Direzione Letture • Letture 5

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IMPARIAMO A COMPRENDERE

LETTURE IMPARIAMO A COMPRENDERE

ritorno SCUOLA a 6 Nostalgia delle vacanze 7 Che cos’è la scuola?

8 Il test dei testi

10 Parole per... EMOZIONARE strategie di lettura

12 La punteggiatura

13 Leggere con espressione

14 A teatro con Harry Potter

15 Manu, tocca a te!

tEsti

NARRARE

Il pianto della balena

L’ape e il calabrone l’analisi della tipologia testuale

19 ANALIZZARE IL TESTO NARRATIVO • MAPPA

20 Timmi avrà le ali

comprensione del testo

21 COMPRENDERE IL TESTO • MAPPA 22 Avevo le zampe legate 23 Gabì e la lucertola 24 Due strani amici 26 Helfrid è il pericolo

Lessico appropriato! 28 Un sorriso sul bus 30 Robin Hood • EDUCAZIoNE ascolto ALL’

Per colpa del vento

fantascienza GENERE

Una strana nebbia

ANALIZZARE IL RACCONTO

FANTASCIENZA • MAPPA

Dopo la Guerra Totale • dentro il racconto di fantascienza

Pell e Mell

Dopo la Grande Piena

Allarme per Sigrid

Ho incontrato un terrestre Verifica

È questione di empatia

Lo scricciolo biondo è…

Nao aba tu scopriamo il giallo GENERE

52 Indagine in alto mare

ANALIZZARE IL RACCONTO GIALLO • MAPPA

Il patto • dentro il racconto giallo

L’importanza di una foto

Delitto in casa Rossi

Il diamante Suzy

Io, apprendista detective

Chi ha preso l’anello d’oro • EDUCAZIoNE ascolto ALL’

Jacques Mystère indaga Verifica bugie e verità

per CRESCERE

Che bestia sono

Il bugiardo per eccellenza

Un piano andato in fumo

Bugie e mezze verità 72 Parole per... EMOZIONARE Il mantello dell’invisibilità

scopriamo il

74 La maledizione di Anubi

75

76 La grande sagoma nera

78 Il fantasma della villa

79 Un licantropo sul bus

80 Il demone della fattoria

82 Misteriose impronte

86

INDiCe

scopriamo il poetico TESTO

142 Quiete • Il lago d’oro

143 ANALIZZARE IL TESTO POETICO • MAPPA

144 La tempesta • In riva al mare • La descrizione

145 Addio • Alessia • L’emozione

146 Filastrocca del piccolo gesto importante • Il diritto di essere accolti • La poesia insegna

147 Il perplesso millepiedi • Un dottore di Ferrara

• Divertimento

148 La pioggia porta sandali d’argento • Autunno

• La personificazione

149 Il cielo è • Ciao, luna

• La similitudine e la metafora

150 Viva la pioggia viva • L’anafora

151 Un ghepardo pien di rughe • Mi lavo le mani

• L’allitterazione e l’onomatopea

152 L’haiku • L’haiku

153 Davanti a San Guido • La parafrasi

154 Magari Verifica

155 Perle d’argento Verifica

letture per CRESCERE

156 Batticuore

emozioni

157 Non sono come gli altri

158 Un trasloco improvviso

160 La risposta di carta

162 Parole per... EMOZIONARE Leucotea e il velo fatato

164 Plastica: che brutta fama! i tEsti per INFORMARE e ARGOMENTARE

scopriamo il informativo e misto TESTO

166 I droni

167 ANALIZZARE IL TESTO INFORMATIVO • MAPPA

168 Le case degli antichi romani • dentro il testo informativo

169 La Terra è artificale: ora ci sono più oggetti che esseri viventi

170 L’effetto serra

172 Salvataggio animali

174 La stella più lontana

175 Per convincere

176 Siamo in evoluzione? Verifica

letture per CRESCERE

conoscenze

178 Dietro la cattedra

179 Gli occhi della ragione

180 Scegli il tuo futuro

182 Un pitone? Verifio

183 Un gatto: di carta o vero?

scopriamo il argomentativo TESTO

184 La magia esiste?

185 ANALIZZARE IL TESTO ARGOMENTATIVO • MAPPA

186 Libro o film • dentro il testo argomentativo

187 Tacere o ascoltare

188 Chi entra in squadra

190 Essere vuoti signifia…

191 Elefanti: sì o no?

192 Cane e gatto • EDUCAZIoNE ascolto ALL’

194 Il petrolio: risorsa o inquinamento? Verifica

opinioni letture per CRESCERE

196 Opinioni

197 Anonimi commenti in rete

198 Vicino ai maschi… nooo!

200 Cambiare opinione si può!

CRESCERE con...

L, Educazione

CIV i Ca

202 REFERENDUM NEL CONDOMINIO

203 DEMOCRAZIA

204 SULLA STRADA IN SICUREZZA

206 LA PROTEZIONE CIVILE

208 TROPPI RIFIUTI IN QUESTA RADURA

210 BUGIE O VERITÀ IN INTERNET

211 CHE COSA SONO LE FAKE NEWS

212 IL MANIFESTO DELLA COMUNICAZIONE

NON OSTILE

214 IL BULLISMO? SMONTALO!

215

la filastrocca delle

STAGIONI

AUTUNNO

216 Buongiorno autunno!

217 Arriva l’autunno?

218 Fa davvero freddo?

219 Fiocchi di neve

220 Io porto la carota

222 Egregio Natale, Signor Babbo INVERNO

PRIMAVERA

224 È primavera

225 È tornato il sole

226 Festa di primavera

ESTATE

227 È estate

228 Che bella stagione!

229 Festa di Mezza Estate

230 INV aLsI prove DIREZIONE

DIREZIONE SECoNdAR iA

238 Per responsabilizzarmi

239 Per tranquillizzarmi

Cinque anni di sveglie e merende

tutte le letture sono speakerate

ritorno SCUOLA a

Nostalgia delle vacanze

Ma come si fa a pensare ai compiti quando hai la testa piena di cose belle dell’estate da ricordare?

Sono cresciuto più in questa vacanza che nel resto dell’anno.

Anche in vacanza senza fare i compiti si imparano un sacco di cose….

C’è un intero libro di esercizi, colorati quanto vuoi, di italiano, di matematica, e tutte quelle cose lì, che aspetta di essere completato.

Più una sfilza infinita di operazioni: anche se le copio da Giosuè, ci metto un mese!

Come si fa a pensare a queste cose quando si ha il cuore pieno di:

... mare: il fluttuare languido dell’ondina sopra lo Scoglio Piattino, le stupide alghe che le vanno dietro, i molluschi e i crostacei…

... sale: il bruciore di occhi, di naso, di bocca.

... Diana che salta dietro le pecore di Melo da un masso a un altro. Non la rivedrò mai più anche se mi ha promesso che sarebbe venuta a trovarmi in città.

Claudio Madia, L’isola della paura, Feltrinelli Kids

SI RICOMINCIA!

La nostalgia delle vacanze è tanta.

Ma si sa: prima o poi si ricomincia!

Se ci pensi, la scuola non è poi così male.

Che cos’è la scuola?

La scuola è il posto dove stiamo insieme. Ci conosciamo, parliamo, ascoltiamo. Il posto dove incontriamo personaggi che sono vissuti tanto tempo fa, ma in qualche modo sono ancora presenti. Il posto dove leggiamo storie, scopriamo emozioni scritte da altri. Dove cerchiamo di capire i segni con i quali comunichiamo, dove litighiamo con i numeri, li incaselliamo, li facciamo ruotare dentro imbuti di problemi che hanno sempre una soluzione.

La scuola è il posto dove facciamo esperienza.

Dove cresciamo un po’ di più. Tutti insieme, giorno per giorno.

La scuola è dove sbagliamo e lo comprendiamo.

Ripariamo agli errori e ricominciamo a fare tante cose. E magari altri sbagli…

Emanuela Da Ros, Odio la grammatica, Parapiglia Edizioni

Probabilmente nella testa ti frullano alcuni di questi pensieri... Condividili con qualcuno/a e... niente paura!

Aiuto! Non ricordo più nulla! Sono contento/contenta. Cominciavo ad annoiarmi!

Che bello, ritroverò i miei compagni e le mie compagne! Sono in quinta: le difficoltà aumenteranno.

DOPPIO AIUTO! Non ho finito i compiti!

Quante cose ho imparato questa estate!

Non sembra vero! Inizia il vostro ULTIMO ANNO nella Scuola Primaria!

Quanta strada avete fatto! Questo è l’ultimo tratto che vi condurrà al vostro traguardo.

Anche quest’anno passerà in fretta, quindi... assaporatelo!

Ancora una volta, buona scuola a tutti e a tutte ! Alba e Lilli, le autrici.

Il test dei testi

Lo scorso anno hai imparato che uno scrittore o una scrittrice scrive per comunicare il suo pensiero. Importante è come lo comunica, cioè qual è il suo scopo: narrare • informare • descrivere • suscitare emozioni • divertire

Ricordi? Mettiti alla prova!

Per ogni testo di queste due pagine scrivi se è: un racconto realistico; un testo informativo-espositivo; un racconto fantastico; una lettera; un racconto fantasy; un testo descrittivo; un diario; un’autobiografia; un testo poetico; una biografia.

Il saggio del villaggio

disse: – La scuola è lì, non si sposterà. Il sapere può attendere, la pancia degli uomini no. Imparare la Storia, la Matematica, le Scienze… per noi è un lusso.

Tahar Ben Jelloun

– Aiuuuutooo! Mi servono scolari. Scolaaaariii! – piagnucolò Inkiostrik. Era un mostro di una specie che vive soprattutto nelle scuole. Durante l’anno scolastico, Inkiostrik era sempre grasso.

Ma durante le vacanze se la passava davvero male.

Ursel Scheffler

Vado a scuola, vedo amici, gioco, parlo, imparo, rido, più si è, più si è felici.

Roberto Piumini

La porta si spalancò.

Si vide una strega alta, vestita di verde smeraldo. Il primo pensiero di Harry Potter fu: “È una persona che bisogna evitare di contrariare”.

Joanne Kathleen Rowling

Caro diario, ho cambiato casa e domani comincerò a frequentare una nuova scuola. Che cosa mi aspetto dalla scuola: fare amicizia subito, insegnanti bravi, simpatici e divertenti.

Ruth McNally Barshaw

Era una scuola tutta di vetro. C’erano dei corridoi molto ampi. Le larghe vetrate molto basse davano su di un immenso prato verde, di erba fitta e rasata.

Lucia Tumiati

Fu solo scrivendo la tesi di laurea che cominciai ad appassionarmi al lavoro di ricerca. Nell’estate del 1936 mi laureai in medicina.

Vichi De Marchi, Roberta Fulci

Per scrivere, i ragazzi mesopotamici utilizzavano tavolette di argilla. Incidevano i loro segni cuneiformi con una cannuccia appuntita. Gli Egizi adoperavano fogli di papiro. I Greci e i Romani si servivano di tavolette cerate.

Viviano Domenici

Cara Marie, hai ricevuto le mie lettere?

Vorrei tanto che tu fossi qui. Prima non mi piaceva tanto leggere. Adesso è tutto diverso.

Dominique Demers

Quante tipologie testuali hai individuato senza aiuto?

9: Da 6 a 8 : da 3 a 5 : meno di 3 :

Parole per... EMOZIONARE

di CRISTINA DELL’ACQUA

Bentornati e bentornate nella biblioteca con il tetto trasparente della mitica maestra Margherita!

Lo scorso anno, attraverso il racconto di alcuni miti, la maestra Margherita ci ha fatto scoprire e conoscere diverse emozioni: il coraggio, la rabbia, la curiosità.

Quest’anno ci accompagnerà alla scoperta di nuove emozioni e lo farà attraverso i racconti di un personaggio della mitologia greca: Ulisse.

Ulisse è nato dalla fantasia di Omero, un famoso scrittore.

Ulisse, famoso per i suoi viaggi e le sue avventure, è un personaggio dotato di grande astuzia, capace di far fronte ai pericoli grazie alla sua intelligenza. È un personaggio molto curioso verso tutto ciò che è misterioso e sconosciuto. Questa sua curiosità spesso lo porta ad avventurarsi nel pericolo. Nonostante questo, è molto prudente.

Attraverso le avventure di Ulisse potremo scoprire l’eroina o l’eroe che c’è in ognuna e in ognuno di noi. Potremo trovare la voglia di scoprire e conoscere attraverso la curiosità, l’ingegno e la ragione. Io sono pronta per iniziare. E voi?

strategie LETTURA di

LEGGERE BENE

La punteggiatura

INTONAZIONE giusta

Quando leggi a voce alta sono importanti l’intonazione e l’espressività della lettura.

Leggi rispettando i segni di punteggiatura.

Per leggere con la giusta intonazione ed espressione devi rispettare i segni di punteggiatura , che ti indicano la durata delle pause .

Sarà un fantasma?

Guarda , si muovono le tende!

Usciamo ! Zitti zitti , diamocela a gambe! Che ne dite?

Leggi a voce alta dando espressività. Cambia il tono per sottolineare gli incisi, scritti in rosso.

In perfetto silenzio, trattenendo il respiro, i tre amici andarono verso la porta. La aprirono piano piano. Uscirono sul corridoio e, senza voltarsi , cominciarono a scendere le scale. I gradini di legno scricchiolavano: il fantasma stava per raggiungerli?

Si sentì la voce della mamma: – Chiudete la finestra: c’è un vento terribile!

Tutto fu chiaro. I tre bambini, felici per lo scampato pericolo, tornarono in camera e guardarono la tenda come avessero appena affrontato un pericolo; non avrebbero mai confessato la loro paura!

Potrebbe essere il vento , ma... non si sa mai !

La punteggiatura ti indica anche quando la voce deve salire o scendere per dare espressività . Le parole comprese tra due virgole si chiamano incisi . Servono per aggiungere particolari e vanno letti con un tono di voce più basso.

INCISI Gli

Leggere con espressione

giusta

ESPRESSIONE

Leggere bene vuol dire dare espressione a ciò che stai leggendo.

Per farlo devi leggere il testo: prima nella tua mente per capire di che cosa parla, il significato di tutte le parole, quali sono le situazioni che presenta, il carattere e le particolarità dei personaggi; poi a voce alta, dando la giusta intonazione suggerita dalla punteggiatura, dalla situazione narrata, dalla tipologia del personaggio.

Nella lettura a voce alta è importante variare il ritmo seguendo i suggerimenti che ci offrono i segni di punteggiatura .

Leggi il testo prima nella tua mente, poi a voce alta seguendo le indicazioni per dare espressione.

IL LUPO E L’AGNELLO

Voce neutra del narratore

Voce bassa, come se stesse parlando tra sé e sè

Con voce roca e cavernosa

Con voce sottile e spaventata

Con voce decisa e imponente

Con un filo di voce, implorante

Con voce decisa e cattiva

Voce del narratore, che invita a riflettere

C’era una volta un lupo cattivo e prepotente che, spinto dalla sete, andò ad abbeverarsi a un ruscello dove, poco sotto, stava bevendo un agnello. Nel vedere la bestiola indifesa il lupo pensò:

“Che fortuna, com’è grasso! Devo trovare un pretesto per attaccare lite così nessuno potrà dirmi che l’ho mangiato senza motivo.”

“Ehi tu, laggiù, stai sporcando l’acqua che io sto bevendo.”

“Ma signor Lupo, lei si sbaglia. Come faccio a sporcarle l’acqua se sono più in basso? L’acqua scende, non sale!”

“Mi hanno detto che sei mesi fa tu mi hai dato del violento e del prepotente.”

“Ma signor Lupo, le assicuro di no. Sei mesi fa non ero ancora nato!”

“Se non sei stato tu, sarà stato tuo padre!”

E il lupo si avventò sull’agnello. Purtroppo l’innocenza non sempre basta a salvarci dalla prepotenza.

Esopo, Favole, Einaudi

LEGGERE BENE

I testi teatrali si basano sui dialoghi. Sono utilissimi per imparare a leggere dando intonazione ed espressione.

il testo teatrale

Il copione (il testo da recitare) contiene: le battute, cioè le parole che pronunciano i personaggi; i suggerimenti per gli attori e le attrici: come si devono muovere e recitare; queste parti non vanno lette ad alta voce; la scenografia , cioè la spiegazione di com’è la scena.

A teatro con Harry Potter

Prima leggi autonomamente, poi recita con tre compagni e compagne questo copione. Troverete non solo le indicazioni per la lettura, ma anche come sottolineare, con i movimenti, la recitazione.

Una stazione affollata, piena di gente. Due grandi gabbie sferragliano in cima a due carrelli pieni di bagagli. I carrelli sono spinti da due ragazzi:

JAMES e ALBUS POTTER. La loro madre, GINNY, li segue. HARRY porta la figlia LILY in spalla.

A lbus : Papà, continua a dirlo.

H A rry : James, lascialo stare.

JA mes : Ho detto solo che potrebbe finire in Serpeverde. Ed è poss… (vedendo l’occhiataccia di suo padre) Va bene.

A lbus : (guardando la madre) Mi scriverete, vero?

G inny : Tutti i giorni, se vuoi.

A lbus : No. Non tutti i giorni. James dice che gli altri ricevono lettere da casa una volta al mese. Non voglio…

G inny : L’anno scorso scrivevamo a tuo fratello tre volte alla settimana.

A lbus : Cosa? James?

H A rry : Non devi credere a tutto quello che ti racconta di Hogwarts. A tuo fratello piace scherzare.

JA mes : (sorridendo) Possiamo andare adesso?

A lbus : (impaurito guarda suo padre, poi sua madre).

G inny : Devi solo andare dritto contro il muro tra il binario nove e il binario dieci.

l ily : Non vedo l’ora.

HArry : Non ti fermare e non aver paura, altrimenti sbatterai contro il muro, è molto importante.

Meglio farlo di corsa se non sei tranquillo.

A lbus : Sono pronto.

Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e la maledizione dell’erede, Salani

Manu, tocca a te!

Con tre compagni e compagne recitate questo copione. Prima leggete autonomamente, individuando i diversi stati d’animo nelle due scene. Poi leggete nel modo adatto.

PRIMA SCENA

PAdre: Manuela.

FiGliA: Sì, papà?

PAdre: La mamma non ti ha detto di apparecchiare la tavola?

FiGliA: Sì, lo faccio subito, finisco il capitolo del libro.

PAdre: Il capitolo del libro lo puoi finire dopo.

FiGliA: Potrebbe apparecchiare Stefano.

PAdre: La stai facendo un po’ lunga, Manuela. Anche perché non è la prima volta che te l’abbiamo detto. Non hai fame?

FiGliA: Sì, ho fame, papà, però...

Suona il telefono del padre, che si alza e va nell’altra stanza a rispondere.

SECONDA SCENA

FiGliA: Mamma.

m A dre : Sì, Manu?

FiGliA: Prima di cena, papà mi ha sgridata perché non avevo apparecchiato la tavola.

m A dre : Sì, ho sentito.

FiGliA: Tra l’altro, toccava proprio a Stefano, stasera...

Potevi dirglielo tu che...

m A dre : Manu, bisogna che cominci a capire che una donna, e anche una ragazza, deve stare attenta ai bisogni degli altri, prima che ai suoi passatempi.

FiGliA: Vuoi dire ai bisogni dei maschi?

m A dre : No, a quelli di tutti, capisci?

Voce F uori c A m P o: Bambine e bambini, vi è piaciuto il contenuto di questa recita? A me no. Voi siete d’accordo con quello che dicono i due adulti?

Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! gli stereotipi di genere, Manni Edizioni

LEGGERE BENE

Nei testi teatrali cambiano le scene. Cambiano gli stati d’animo dei personaggi.

L’intonazione e l’espressività sottolineano questi cambiamenti.

Spesso nel testo teatrale sono indicate le scene. Queste servono per sottolineare il cambio di luogo, l’intervento di nuovi personaggi. le scene

CIV i Ca educazione

Su che cosa invita a riflettere la voce fuori campo? Tu che cosa ne pensi? Una femmina ha diritti, doveri, compiti diversi da quelli di un maschio?

per NARRARE i tEsti

Il pianto della balena

La notte diede alla luce una luna enorme, la più grande che si fosse mai vista. La balena salì in superficie e si fermò ad ammirarla, la bocca spalancata.

Una lacrima scese dall’occhio rotondo e si sciolse nell’acqua. E un’altra e un’altra ancora: la balena piangeva. A poco a poco i pesci del mare, che di solito si tenevano a buona distanza dalla grande signora, le si avvicinarono.

– Perché piangi? – le domandò con un filo di voce un’acciughina non più lunga di un mignolo.

– Piango perché mi sento piccola – rispose la balena. I pesci reagirono con un sospiro di sorpresa.

– Piccola?

– Piccola!

La balena non la smetteva di piangere. E ciascuno dei pesci del mare, per quanto fosse piccolo o minuscolo, si sentì un po’ più grande.

Nicola Cinquetti, Ultimo venne il verme, Bompiani

le t tu r a CRITICA

Leggendo questo racconto ti sono venuti in mente momenti in cui ti è sembrato di essere così o gli altri ti hanno fatto sentire così? Oppure momenti in cui ti sei sentito/a grande o gli altri ti hanno fatto sentire grande?

Il TESTO NARRATIVO racconta storie REALISTICHE o FANTASTICHE.

Anche un film racconta… ma ti offre un piatto già pronto, con personaggi e ambienti già decisi. La lettura e il poter immaginare, invece, lasciano libertà alle “cellule grigie” di andare oltre le parole.

Quest’anno conoscerai nuovi generi letterari e nuove tipologie testuali: fantascienza , giallo, horror, umoristico, storico, argomentativo, testi misti .

INTELLIGENZA

VISIVA

Gli effetti straordinari della lettura sono stimolare la fantasia e permettere di provare molte emozioni diverse. Osserva le immagini e colora la cornice. Chi sta vivendo una bella emozione?

Chi fa volare la fantasia?

scopo

Lo scopo di un testo narrativo è: raccontare una storia. dare informazioni.

contenuto

Il contenuto di questo testo è: descrivere i personaggi. narrare i fatti.

elementi

I personaggi sono realistici, ma si comportano in modo

Il tempo è: determinato. indeterminato.

I luoghi sono

struttura

Nel testo è presente un flashback. Evidenzialo.

L’ape e il calabrone

Un’ape andò al mercato per vendere il miele. Mise in mostra il boccale.

I raggi del sole illuminavano il contenuto dorato e un tiepido venticello trasportava dappertutto il profumo del miele.

Passò di là un calabrone e si mise a cercare il modo di ingozzarsi di miele senza pagarlo.

Negli anni precedenti il calabrone aveva ronzato nei tribunali e aveva imparato meglio di chiunque altro quali cose si possono fare e quali no. Si lasciò cadere nel boccale.

Quando l’ape se ne accorse, del miele non c’era più neanche il profumo.

L’ape si disperò, gridò al ladro e, insieme al calabrone, venne condotta in tribunale.

– Perché hai mangiato il miele? – domandò il giudice all’accusato.

– Per necessità, eccellenza! Ero caduto nel boccale; il miele è vischioso: se non lo mangiavo, ci rimanevo per sempre. Ho agito per legittima difesa: con ogni probabilità l’ape mi aveva fatto cadere per derubarmi. Il giudice pensò: – Quell’ape è un’imbrogliona! È un bandito travestito da mercante!

Diede così ragione al calabrone. Fece perquisire l’ape: le fu trovato il pungiglione e la misero dentro per porto d’armi abusivo.

Giuseppe Marotta, Cavallucci di carta, Elmo

Un testo narrativo racconta fatti realistici o immaginari

Tutti i racconti sono testi narrativi .

ANALIZZARE IL TESTO NARRATIVO

SCOPO

Raccontare una storia e appassionare chi legge.

CONTENUTO

Il contenuto può essere:

• realistico;

• fantastico

ELEMENTI

Personaggi:

• protagonista;

• personaggi principali;

• personaggi secondari.

Tempo: determinato o indeterminato.

Luogo: reale o immaginario.

STRUTTURA

Introduzione • Svolgimento • Conclusione Il testo narrativo può essere scomposto in sequenze .

NARRATORE/NARRATRICE

Il narratore o la narratrice può essere: esterno/a (narra in terza persona); interno/a (narra in prima persona).

Le sequenze possono essere narrative , descrittive , dialogiche o riflessive .

L’ordine della narrazione può essere:

• cronologico;

• con flashback o anticipazioni (flashforward).

Timmi avrà le ali

LE INFORMAZIONI

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Chi ha incontrato oggi Timmi?

Timmi capisce che l’insegnante: le darà brutti voti. la aiuterà.

LA RELAZIONE TRA LE PARTI

Trova le relazioni tra gli elementi del testo.

“Questo nuovo” si riferisce a: uno sport.

l’insegnante di ginnastica.

IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE

Trova il significato delle parole. “È una frana” è un’espressione usata: in senso proprio. in senso figurato. comprensione

Oggi Timmi ha conosciuto l’insegnante di ginnastica. Temeva questo incontro perché Timmi in ginnastica non brilla, anzi è una frana. Quando c’è salto in alto lei salta in… medio; quando c’è salto in lungo lei salta in… corto. A pallavolo la palla non le vola mai, a pallacanestro mai che si sogni di entrare nel canestro.

Nella vecchia scuola, con l’insegnante che aveva, più era imbranata più fioccavano i brutti voti; e più fioccavano i brutti voti, più era imbranata.

Questo nuovo invece, finalmente una bella sorpresa, pare migliore. Non la guarda con un’espressione che sembra dire a chiare lettere: “Ho capito al volo, sarai l’ultima in corsa e in salto striscerai”. No, lui non è così; la guarda come per dire: “Sei come tutti gli altri, dovrò solo disimbranarti un po’! Insieme ce la faremo!”.

Disimbranare, non credo che questo verbo si possa trovare nel vocabolario, però è bello: è come togliere cellophane e lacci a fiori prigionieri di un mazzetto; come spalancare una finestra in una stanza buia buia; come aprire lo sportello a un uccellino prigioniero di una gabbia.

Insomma come ridare le ali a Timmi che le aveva perse.

Vivian Lamarque, La timida Timmi cambia scuola, Il Battello a Vapore, Piemme

Comprendere un testo significa mettere insieme tutte le informazioni esplicite e implicite che ci sono al suo interno. La mappa che segue evidenzia i punti che servono per capire nel profondo che cosa ha voluto dire l’autore o l’autrice.

COMPRENDERE IL TESTO

• Il tipo di testo.

• Lo scopo comunicativo.

Gli elementi del testo (protagonista • tempo • luogo).

• L’ idea principale.

• I fatti principali.

Le informazioni che possono essere:

• esplicite, cioè chiaramente espresse;

• implicite , cioè “nascoste tra le parole” (inferenze).

Il significato delle parole.

Le relazioni tra gli elementi del testo (cioè a chi si riferiscono le informazioni).

LE 5 W + H

Per verificare se hai compreso il contenuto di un testo, segui il metodo delle 5 W + H.

• Who? (Chi?) Le persone coinvolte nell’accaduto

• What? (Che cosa?) Il fatto

INTELLIGENZA

VISIVA

• Where? ( Dove?) Il luogo

• When? (Quando?) Il tempo

• Why? ( Perché? ) Le motivazioni, le cause

• How? (Come?) Il modo

Capisci il significato della parola “banda” nelle diverse situazioni?

Formula tre diverse frasi immaginando tre differenti tipi di testo.

a n al i s i

Il personaggio principale è:

Il personaggio secondario è: ................................................................................................

Il tempo è: ................................................................

Il luogo in cui si svolge la vicenda

è: ..........................................................................................

Il narratore è: esterno. interno.

Riconosci la struttura del testo narrativo dividendo e colorando la barra laterale in: introduzione; svolgimento; conclusione

Avevo le zampe legate

Quella sera, quando Ellie ha finito i compiti, si è messa al computer.

Ho aspettato. E aspettato (scusate se sbadiglio).

E finalmente – era ora! – ho sentito la chiamata dalle scale: – Ellie, tesoro! La cena è pronta, scendi!

– Ora devo andare, Tuffy. Ma farai il bravo, vero?

Certo, Ellie! Sarò un angioletto.

Non appena la porta si è chiusa alle sue spalle, sono zompato sulla scrivania e mi sono posizionato di fronte al suo portatile.

Statemi a sentire: non è facile schiacciare le lettere giuste quando non hai le dita. I cuscinetti delle zampe non si piegano. Quindi continuavo a premere i tasti sbagliati.

Sono stato un filino goffo. Volevo solo stampare una copia della foto della rana dorata. Giusto una, da mostrare alla mia banda di amici gatti.

Ma non sono un esperto di computer, no?

Non capisco come mi possano incolpare di non aver notato quella finestrella piccola piccola sullo schermo in alto, con la domanda “Quante copie?”. Sono un gatto. Quindi perché mi sarei dovuto accorgere che c’era scritto nella casellina-ina-ina non 1 copia, ma 31?

Non è colpa mia. È tutta colpa di Ellie.

La prima copia era venuta fuori.

Stavo ancora fissando il foglio di carta, quando mi sono accorto che la stampante continuava a produrre copie.

Non sapevo come fermarla. Avevo le zampe legate.

Anne Fine, Sbagli sempre, Gatto Killer!, Edizioni Sonda

Gabì e la lucertola

Sono arrivate le vacanze, Gabì e i suoi genitori partono per il campeggio. La mamma ha noleggiato un pulmino tutto per loro. Gabì ha l’impressione di essere in una casa con le ruote. Il pulmino si ferma accanto a un ruscello. Sulla riva si può giocare nell’acqua, bagnarsi, e anche giocare nell’erba, cercare gli insetti, leggere un libro. La mamma di Gabì riesce a prendere una lucertola. La mette subito in una scatola che copre con un po’ di pellicola trasparente, mentre Gabì fa tanti buchi nel cartone per farla respirare e darle da mangiare. Gabì vorrebbe addestrarla. Gabì porta la lucertola ovunque: è la sua nuova amica. Quando arriva il momento di ripartire, il papà dice che si deve liberare la lucertola. Lei vorrà stare con la sua famiglia.

Gabì va a prendere la scatola, ma la lucertola non c’è più; si è nascosta nel pulmino. Gabì trova la lucertola. La prende in mano, le accarezza un po’ il dorso, le parla, le dice che sono amiche, ma deve lasciarla libera di tornare dalla sua famiglia. Appena la posa sul prato, la lucertola corre via velocissima.

Gabì guarda fuori dal finestrino in cerca della lucertola. Forse la sta salutando dal prato, ma lei non la vede… l’erba è un po’ troppo alta.

Soledad Bravi, Viva la vita, Gabì, Babalibri

Il contenuto di questo testo narrativo è: realistico. fantastico. Il narratore è: esterno. interno.

Questo testo narrativo può essere diviso in Per ogni fatto, colora la sequenza a cui si riferisce:

Gabì e i suoi genitori partono per il campeggio. Si fermano accanto a un ruscello.

La mamma di Gabì prende una lucertola.

Gabì diventa amica della lucertola.

Alla partenza il papà dice di liberare la lucertola.

Gabì trova la lucertola e la libera.

Le sequenze di questo testo sono: narrative. dialogiche. riflessive.

Due strani amici

Il lupo era lì, immobile. Da qualche giorno, il lupo stava seduto sopra le uova e le covava.

Un vecchio riccio dagli aculei brizzolati lo incontrò.

– Scusi, ma lei è un lupo? – gli chiese tremebondo.

– E che cosa sta facendo, se non sono importuno?

– Quello che vede.

– Ma io vedo che sta covando. Però, mi permetta, essendo un lupo…

– Essendo un lupo cosa?

– … non dovrebbe covare!

– E perché?

– Perché i lupi non covano!

– E chi l’ha detto?

Il riccio ci pensò su a lungo. Non era un vero e proprio pensatore.

Nel passato lui di mestiere aveva fatto il gonfiatore di palloncini.

Suo padre lo aveva educato con rigore e gli aveva ripetuto per anni:

– Scegli sempre la cosa più difficile, ragazzo mio!

Così, quando s’era trattato di decidere del suo futuro, aveva scelto di gonfiare palloncini. Che, per un riccio, è sicuramente il mestiere più difficile del mondo, avendo tutti quegli aculei che sembrano fatti per bucar palloncini.

Comunque il riccio ci pensò un bel po’, ma proprio non gli tornava che i lupi covassero: non l’aveva visto in nessun film, dunque non era realistico.

– Lei mi vuole dire che la realtà spesso contraddice i film?

Il lupo ci pensò bene. Non capiva che cosa c’entrassero i film, ma non voleva contraddire colui che gli pareva stesse per diventargli amico. Perché, a contraddirli subito, gli amici nuovi appena nati, poi si rischia di perderli.

– Scusi – s’intromise il riccio, – di questo passo combinerà una bella frittata! Lei è un lupo, signor Lupo, e i lupi sono pesanti…

– Se permette – continuò il riccio, – avrei un’idea…

Si assentò per un certo tempo e tornò trascinando la sua personale, vecchia gonfiatrice di palloncini.

Gonfiò una mezza dozzina di palloncini, poi li legò uno all’altro formando una specie di ciambella che sistemò attorno alle uova, e disse:

– Si accomodi, signor Lupo, adesso secondo me potrà covare tranquillo.

Il lupo si sedette sui palloncini. Stava comodo e, cosa ben più importante, non schiacciava le uova, le sfiorava soltanto, dando loro comunque quel tepore di cui avevano bisogno. Il grugno gli si aprì in un sorriso, ringraziò il riccio e i due divennero amici. Mai può nascere migliore amicizia che quando uno dei due è felice di rendersi utile all’altro, e l’altro è felice che qualcuno si renda utile a lui.

Si presentarono, dunque, stringendosi la zampa:

– Piacere, Lupo – disse il lupo.

– Piacere, Richmond – disse il riccio.

Paola Mastrocola, E se covano i lupi, Ugo Guanda Editore

Le sequenze segnate con la parentesi sono: narrative. dialogiche. riflessive.

Le sequenze segnate con la parentesi sono: narrative. dialogiche. riflessive.

La sequenza segnata con la parentesi è un flashback, un particolare tipo di sequenza narrativa.

Il flashback indica qualcosa: avvenuto prima dei fatti narrati.

avvenuto contemporaneamente ai fatti narrati, ma in un altro luogo.

che deve ancora avvenire. a n al i s i

comprensione

Trova le informazioni esplicite. Sottolinea con i colori indicati: qual era il mestiere del riccio;

perché il riccio si sorprende vedendo il lupo; perché il lupo non voleva contraddire il riccio?

Trova l’idea principale.

L’idea principale è: bisogna essere gentili con chi non si conosce. l’amicizia può nascere dall’aiuto reciproco.

Helfrid è in pericolo

Era ormai sera. Tutto intorno il buio si faceva profondo. Helfrid entrò nella vecchia capanna abbandonata che si trovava ai margini del bosco.

Nella giornata che era appena trascorsa si era fermato vicino alla sorgente del fiume ed era apparsa Cleofe, la ninfa che abita le limpide acque del ruscello. Helfrid le aveva raccontato che era dovuto fuggire dal suo villaggio. Cleofe gli aveva regalato un flauto: se avesse avuto bisogno di lei, avrebbe solo dovuto soffiarci dentro.

Helfrid, sentendosi al sicuro nella capanna, si preparò un letto di foglie secche sotto le quali nascose il flauto, che aveva tenuto per tutto il giorno tra le mani come un oggetto prezioso. Non poteva immaginare quello che sarebbe accaduto la mattina seguente. Sarebbe arrivato Lumnis, il malefico principe della Notte, accompagnato dal suo branco di lupi e lui si sarebbe trovato in serio pericolo. Helfrid avrebbe però avuto una via d’uscita: doveva solo suonare il flauto per ricevere l’aiuto della sua amica Cleofe.

Quando la luna fu alta nel cielo Helfrid si addormentò avvolto dal tepore del fuoco del camino.

Helfrid si addormenta. comprensione

Sottolinea con i colori indicati: anticipazione; flashback. a n al i s i Abbiamo scritto i fatti nell’ordine scelto dall’autore per la narrazione. Riordinali in modo logico e cronologico, numerando.

Helfrid entra nella capanna.

Helfrid incontra Cleofe che gli dona un flauto.

Helfrid nasconde il flauto.

Arriva Lumnis.

Lessico appropriato!

Il mio papà è prof d’italiano. Oh, scusate: mio padre insegna la lingua e la letteratura italiana.

L’altro giorno mi sono tagliato il pollice. Un taglio profondo. Sono corso da papà che leggeva nel salone.

– Papà, papà! Corri a prendermi un cerotto, è un macello, schizzo sangue dappertutto! – ho urlato tenendomi il dito ferito.

– Ti prego di farmi la cortesia di esprimerti correttamente – ha risposto mio padre senza neanche alzare il naso dal libro.

– Mio caro padre, – ho riformulato – mi sono tagliato il pollice e il sangue cola abbondantemente dalla ferita.

– Ecco un’esposizione dei fatti chiara e precisa –ha dichiarato papà.

Ha abbassato il libro e ha visto che tenevo stretto il pollice grondante di sangue.

– Ma sei fuori o che? – ha gridato furioso. – Fila in bagno, bendalo, fa’ qualcosa! Non voglio vedere ’sto macello!

Stavo per rispondere: “Adorato papà, il suo modo di parlare mi lascia oltremodo stranito. Le sarei quindi grato se volesse farmi la cortesia di esprimersi con un lessico appropriato” . Ma ho preferito non dire niente. Tanto, avevo capito perfettamente. Ho un talento per le lingue, io.

Bernard Friot, Il mio mondo a testa in giù, Il Castoro

Trova il significato delle parole.

LEGGERE BENE

Il bambino usa due tipi di linguaggio: uno è colloquiale, l’altro è più ricercato. Leggi con un tono che sottolinei i due linguaggi.

Questo racconto è: realistico. fantastico. Lo scopo dell’autore è: divertire.

insegnare a esprimersi correttamente.

Traccia una linea a sinistra del testo per indicare: introduzione; svolgimento; conclusione

Il narratore è: interno. esterno.

Con quale frase potresti sostituire: “Ma sei fuori o che?”

Ma che cosa stai dicendo?

Non mi disturbare! comprensione

a n al i s i

Il protagonista è

Altri personaggi sono:

Il racconto è narrato: in prima persona. in terza persona.

In questo testo ci sono sequenze dialogiche?

Un sorriso sul bus

– Alzati, Stefano, dai, è tardi!

La voce della mamma rimbomba per la seconda volta. Lo zaino è già pronto, per fortuna! Almeno quello c’è. Sbircio verso il bagno: la luce è accesa, ci sarà ancora mia sorella dentro.

Intanto mi tolgo il pigiama, mi infilo i calzini e anche le scarpe.

Si libera il bagno e, trascinando un po’ i piedi, lo occupo io. La luce sopra lo specchio è accesa e sono colto a tradimento: vedo un viso piuttosto largo e in mezzo sta un gran naso; no, questo proprio non è mio.

Mi hanno sempre detto che avevo il naso a patatina, ma ciò che vedo, lì in mezzo alla faccia, è un tubero sproporzionato, orribile, non mio di certo.

Provo a tirarmi su i capelli, a cresta, come li portano molti miei amici.

Vediamo con la cresta: oh, no! Giù subito sugli occhi, anche se quel naso si vede molto di più con la frangia. Sono proprio brutto, anzi BRUTTISSIMO. Potrei dire alla mamma che non mi sento troppo bene e starmene a casa, per non farmi vedere da nessuno… Eh… domani, comunque, sarebbe lo stesso. Lascio perdere lo specchio; mi ha rovinato la giornata.

Compio le essenziali funzioni mattutine, poi mi vesto. Prendo lo zaino e il giubbotto e vado in cucina.

La mamma mi ha preparato la colazione, ma ingoio solo due sorsi di latte, senza niente, sono di malumore e stiamo per uscire.

Io mugugno e andiamo. Cerco di guardare a terra, per non essere visto. Sì, però così facendo vedo quelle scarpe simili a due windsurf, ma pazienza, tanto non devo rendere conto a nessuno.

Lo scuolabus sta per arrivare. Istintivamente alzo e giro la testa e proprio lì, accanto a me, all’altezza della mia spalla incrocio due meravigliosi occhi che mi guardano.

Chissà da quanto tempo?

Quegli occhi appartengono al volto dolcissimo di una brunetta, che mi sorride. A me!

Saliamo e siamo come le acciughe nel barile vicino all’ingresso.

La brunetta e io ci troviamo l’uno di fronte all’altra. Non l’ho mai vista prima. Sono obbligato a guardarla.

E lei mi guarda, poi accenna a un altro sorriso, ancora più espressivo del primo.

A fatica riesco a scostare il lungo ciuffo dagli occhi.

Pare soddisfatta di questo mio gesto e il suo sorriso diviene smagliante. Ricambio il sorriso. Mi sento BELLISSIMO !!!

Carla Gariglio, Ciuffi al vento, Edizioni Angolo Manzoni

Trova l’idea principale.

L’idea principale è: il bambino non vuole andare a scuola. il bambino si sente a disagio in mezzo agli altri.

il bambino non accetta il cambiamento del suo corpo.

Trova le informazioni esplicite.

Che cosa fa il bambino per migliorare il suo aspetto?

Che cosa ha rovinato la giornata al protagonista?

Che cosa fa stare meglio il protagonista? comprensione

ALL’

EDUCAZIoNE ascolto

Il testo è tratto da Francesco Matteuzzi, Robin Hood, La Spiga Edizioni

Robin Hood e gli Allegri Compari della foresta di Sherwood combattono coraggiosamente contro il malvagio principe Giovanni e lo sceriffo di Nottingham, che opprimono la popolazione con tasse e soprusi. Quindi Robin e i suoi amici sono costretti a dedicarsi a… rubare ai ricchi per dare ai poveri !

ascolta attentamente il racconto e poi svolgi le attività.

ROBIN HOOD

Riordina le immagini in modo logico e cronologico, numerando.

Con quali termini potresti sostituire queste parole?

“Piccoli drappelli”: piccole squadre. piccoli eserciti. piccoli nascondigli.

“Imperterrito”: impaurito. ostinato. agitato.

Chi avvista le guardie?

Robin Hood. Alan. Little John.

Chi attraversa il ponte?

Robin e Little John. Robin e Alan. Lo sceriffo.

Qual è il ponte?

Little John è il soprannome dell’amico di Robin Hood. Come te lo immagini?

Nella tua scelta sei stato guidato/a dal nome (Little), hai visto il film o hai pensato che fosse un soprannome “al contrario”?

imparare ad ASCOLTARE

Dopo l’ascolto del racconto, se non capisco il significato di alcune parole: alzo la mano.

cerco di dedurne il significato. mi confondo.

Verifica

Per colpa del vento

C’è sempre qualcuno che vive a fianco di qualcun altro.

A volte i vicini sono tipi molto diversi. A volte i vicini sono ben strani.

Ad esempio i Bislunghi e i Biscorti abitavano in nazioni confinanti.

I Bislunghi erano molto molto alti.

I Biscorti erano di statura molto molto ridotta,

Il presidente dei Bislunghi si chiamava GiovanniCamilloSergioMaria. Il presidente dei Biscorti si chiamava Ugo e firmava i documenti solo con la “U”.

A volte vivevano in pace e a volte litigavano.

Il loro ultimo litigio fu così spettacolare che divenne una guerra.

La famiglia Bocconcelliccini un giorno fece il bucato: aveva steso un pigiama all’aperto.

I pantaloni avevano gambe veramente luuuuuuunghe e a ogni folata di vento i calzoni si allungavano oltre il confine.

Una sola gamba riusciva a fare ombra su tutta la casa della famiglia Pù, che abitava lì accanto, ma nel territorio dei Biscorti.

Il signor Pù quel giorno era nervoso per il vento e si arrabbiò molto per l’invasione del bucato.

La signora Pù si irritò moltissimo per il nervosismo del marito.

L’unica iniziativa che prese fu sgridare il figlio senza averne nessun motivo.

Offeso da quell’ingiustizia, il bambino si fece una scorpacciata di rabbia, ma, quando si guardò intorno, non trovò a portata di mano nessun altro su cui scaricarla.

Uscì, prese la sua fionda, ci mise una manciata di terra bagnata e la scagliò verso il pigiama. Il danno fu minimo: una macchiolina di terra. Il figlio dei signori Pù insistette in quel lancio per un paio d’ore.

La signora Bocconcelliccini uscì per controllare che i panni fossero asciutti. Quando si accorse delle costellazioni di macchioline di terra, la donna bislunga lanciò un grido che fece tremare l’intero quartiere.

Mentre gli adulti analizzavano il danno al pigiama, il figlio dei signori

Bocconcelliccini andò a cercare la propria fionda e con un solo lancio coprì di fango dalla testa ai piedi il giovane Pù.

Così scoppiò la guerra tra i Bislunghi e i Biscorti.

Annalisa Strada, I Bislunghi e i Biscorti, Nord-Sud Edizioni

ANALIZZO An aliz zo

1 Riconosci il contenuto.

Questo racconto è: fantastico. realistico.

2 Riconosci il narratore. Il narratore è: interno. esterno.

3 Riconosci gli elementi del testo.

Il tempo è ...........................................................

Il luogo in cui si svolge la vicenda è: il paese dei Biscorti. il paese dei Bislunghi. il confine tra i due paesi.

4 Riconosci la struttura del testo dividendo e colorando la barra laterale: introduzione, svolgimento, conclusione.

Nell’introduzione l’autrice presenta: i personaggi principali del racconto. i Bislunghi e i Biscorti. gli avvenimenti che hanno scatenato la guerra tra i due popoli.

COMPRENDO comprendo

Trova le informazioni esplicite.

1 Nel testo si legge “Il loro ultimo litigio fu così spettacolare che divenne una guerra”. (riga 9). La causa iniziale del litigio fu: il bucato dei signori Bocconcelliccini. la rabbia del giovane Pù. il vento.

2 La guerra scoppiò a causa di: una macchiolina sul bucato. le costellazioni di macchioline di terra sul bucato. la grande quantità di fango che coprì il giovane Pù.

Trova le informazioni implicite.

3 Per non far nascere la guerra sarebbe bastato che: non ci fosse vento. il figlio dei Bocconcelliccini non avesse avuto la fionda.

che cosa SO? come STO?

Ho riconosciuto le caratteristiche di un testo narrativo?

Sì. No. In parte.

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

scopriamo il fantascienza GENERE

contenuto

Il contenuto è:

il contatto tra gli umani e un popolo alieno. il viaggio degli umani verso un mondo alieno.

elementi

I personaggi sono (indica con più x): umani.

extraterrestri.

mostri costruiti dagli umani. cyborg.

Il tempo è:

il futuro. il passato. Il luogo è: uno spazio interplanetario. la Terra.

struttura

Suddividi la barra laterale e colora: introduzione svolgimento conclusione

Sottolinea in il flashback e in l’anticipazione.

Una strana nebbia

Amanda Macy non avrebbe mai immaginato che la sua fiducia nel prossimo l’avrebbe fatta “soffocare”.

– Non capisco perché la gente si preoccupi – disse la signorina Macy, fiutando l’aria. – Finora non ci hanno fatto niente, no?

In tutte le città regnava il panico. Ma non nel giardino della signorina Macy. Serenamente, ella alzò gli occhi e guardò di nuovo gli invasori, mostruose sagome alte più di mille metri.

Erano sbarcati una settimana prima, da un’astronave lunghissima. Erano usciti in lunga fila, almeno mille. Ora se ne andavano in giro per tutta la Terra.

– E questa è la prova che non vogliono farci del male, non trovi? – disse la signorina Macy a sua sorella.

– Speriamo bene, Amanda – disse la sorella della signorina Macy. – Ma guarda che cosa stanno facendo adesso.

Ora l’atmosfera si andava annebbiando. C’erano due giganti e ciascuno teneva tra le mani un oggetto cilindrico, da cui spruzzava una sostanza vaporosa che scendeva lentamente a coprire la terra.

La signorina Macy fiutò di nuovo l’aria: – Fanno delle nuvole. Forse è il loro modo di divertirsi un po’. Non capisco perché la gente si preoccupi tanto.

Fredric Brown, L’ora di fantascienza, Einaudi

Il RACCONTO DI FANTASCIENZA narra vicende fantastiche ambientate nel futuro o, più raramente, nel passato. Esse, spesso, fanno riferimento a scoperte , dati e strumenti scientifici .

ANALIZZARE IL RACCONTO DI FANTASCIENZA

CONTENUTO

Il contenuto di un racconto di fantascienza è:

• la vita sulla Terra nel lontano futuro;

• la scoperta e l’esplorazione di nuovi mondi per mezzo di macchine in grado di viaggiare nello spazio e nel tempo;

• l’ incontro con altri esseri viventi talvolta dotati di un’intelligenza superiore a quella umana;

• lo scontro con civiltà aliene.

ELEMENTI

I personaggi possono essere:

• personaggi reali: uomini, donne, scienziati/e, astronauti/e;

• mostri costruiti dall’essere umano, creature immaginarie, robot, extraterrestri.

Il tempo in cui si svolge la vicenda è:

• quasi sempre il futuro;

• talvolta il passato.

I luoghi possono essere:

• realistici;

• immaginari (spazi extraterrestri abitati da esseri intelligenti, la Terra nel futuro).

STRUTTURA

Introduzione • Svolgimento • Conclusione

Tra le creature immaginarie si possono anche incontrare:

• mutanti , esseri in grado di trasformarsi;

• androidi , robot con sembianze umane;

• cyborg , essere umani in cui sono stati trapiantati organi artificiali.

La struttura del racconto d fantascienza prevede anche:

• salti cronologici per mezzo di flashback e anticipazioni (flashforward);

• azioni ricche di suspense;

• un finale a sorpresa

Situazione iniziale: presentazione del luogo (la Terra) e del tempo (lontano futuro).

Dopo la Guerra Totale

La Terra era ridotta in pessime condizioni a causa della Guerra Totale.

Le esplosioni delle bombe all’idrogeno avevano cancellato ogni conoscenza.

Flashback . Personaggi della fantascienza: un umano e un robot.

Situazione degli umani .

La Guerra Totale aveva, da tempo, distrutto la Terra. Solo gradualmente la vita sociale si era ripresa sotto la guida paziente dei robot, che ora governavano il pianeta.

– Tu sei un piccolo, sporco… essere umano – strillò il robot di tipo Z.

Donnie scappò via. Era vero: lui era un essere umano in un mondo di robot, e la scienza non poteva farci niente.

– Beh, è successo – disse tristemente Edgar Parks alla moglie al di là del tavolo della cucina. Grace alzò subito lo sguardo: – È successo che cosa?

– Oggi Donnie l’ha saputo. È stato uno dei nuovi robot con cui stava giocando. Lo ha chiamato essere umano. Povero ragazzo. Perché affondano il coltello nella piaga?

Non potrebbero lasciarci in pace?

Edgard Parks si alzò dal tavolo e si diresse verso il soggiorno della sua modesta unità abitativa, ubicata nella zona della città riservata agli esseri umani.

Inventa un finale per questa storia e scrivilo sul quaderno. Puoi prendere spunto da uno di questi disegni.

– Robot! – Edgar strinse i pugni, impotente. – Vorrei averne uno tra le mani per distruggergli i cip, tirargli fuori manciate di cavi, bulloni e parti metalliche.

– Magari succederà, prima o poi.

Edgar si interruppe. Donnie era giunto in soggiorno. – Ciao, figliolo. Vogliamo andare a vedere qualcosa, stasera? Il divertimento preferito dagli umani, la sera, erano i videoschermi. Per divertirsi, gli umani non erano secondi a nessuno.

Quello era un campo nel quale i robot non potevano competere.

Gli esseri umani dipingevano, scrivevano, ballavano e recitavano per intrattenere i robot. Sapevano anche cucinare meglio, ma i robot non mangiavano. Gli esseri umani avevano il loro spazio. Erano apprezzati e richiesti come intrattenitori, giardinieri, meccanici, operai.

Ma quando si parlava di coordinamento del controllo civico o di supervisione del traffico dei nastri che trasmettevano energia ai dodici idrosistemi del pianeta, i robot erano imbattibili. Lo dicevano i nastri. La Guerra Totale aveva ridotto la società in pessime condizioni.

Le esplosioni delle bombe all’idrogeno avevano cancellato ogni conoscenza.

Philip K. Dick, James P. Crown, in I racconti inediti, Fanucci

Cambiamento della condizione degli umani.

I personaggi fantascientifici sono diversi dagli umani. Linguaggio specifico: termini scientifici e settoriali, vocaboli nuovi che indicano qualcosa che non esiste nella realtà.

a n al i s i

Quali aspetti tipici del racconto di fantascienza sono presenti in questo testo?

L’esplorazione da parte degli umani di mondi lontani.

L’incontro tra umani ed extraterrestri dotati di un’intelligenza superiore a quella umana.

Lo scontro tra terrestri e civiltà aliene.

In questo testo gli invasori sono: alieni.

androidi (automi dalla forma umana).

replicanti (copie artificiali di esseri umani).

Quale elemento tecnologico alieno è nominato nel testo?

Pell e Mell

Davanti a lei c’erano due uomini che camminavano tra gli alberi. Uno era basso e l’altro alto, avevano un’aria normalissima e portavano vestiti qualunque. A ogni buon conto, lei si nascose dietro a un cespuglio del parco per non farsi vedere. Fu una buona idea, perché mentre le passavano accanto, l’uomo più basso cominciò a fare una delle cose più spaventose che Jennifer avesse mai visto. Cominciò a cambiare forma. Il suo corpo diventò grosso e pesante, con la pelle lucida e viola, coperta solo in parte da un pezzo di cuoio scuro. Le braccia e le gambe si divisero in quattro grappoli di tentacoli viola gommosi. E la testa si trasformò in qualcosa che sembrava uno strano fungo coperto di filamenti.

Jennifer stava per svenire, ma era una bambina coraggiosa e decisa. Nonostante la paura, strinse i denti e rimase immobile, guardando e ascoltando con attenzione.

Ma quel che sentì fu ancora più terrificante.

– Pell! – stava dicendo l’uomo più alto. – Devi conservare sempre la tua forma umana! Immediatamente la spaventosa creatura si trasformò di nuovo e ridiventò l’uomo basso e normale di prima. – Mi dispiace, Mell! – disse. – Non è facile ricordarsi il linguaggio dei terrestri e allo stesso tempo conservare questa orribile forma umana. Perché non possiamo essere invisibili come la nostra astronave?

– Abbiamo già provato: sai benissimo che sugli esseri viventi il raggio dell’invisibilità non funziona – disse Mell, il più alto. – Ma noi dobbiamo studiare i terrestri da vicino. Sappiamo che le loro astronavi e le loro armi sono molto più rudimentali delle nostre. Adesso bisogna controllare che non abbiano nessun altro modo di difendersi dall’invasione del nostro esercito.

Si allontanarono attraverso gli alberi.

Jennifer era sconvolta dalla cosa mostruosa che aveva appena visto, e soprattutto dalle parole spaventose che i due avevano usato, parole come astronave e invasione.

Era evidente che Pell e Mell erano due alieni, mandati a scoprire se la loro gente poteva invadere la Terra senza incontrare troppi ostacoli. Perché poi la volessero invadere, Jennifer non riusciva a spiegarselo.

Qualunque fosse il motivo, sembrava che l’umanità non avesse nessuna possibilità di salvarsi, a meno che qualcosa non convincesse i due alieni che invadere la Terra era troppo pericoloso. Non era un’impresa da poco.

Douglas Hill, Come Jennifer e Macchietta salvarono la Terra, in 5 storie di mostri e alieni, Mondadori

LE 5 W + H

Who? ( Chi? ) I personaggi coinvolti sono:

What? ( Che cosa? ) Il fatto è: l’invasione della Terra. la scoperta della presenza di alieni sulla Terra.

Where? ( Dove? ) Il luogo è: un parco. un pianeta alieno.

When? ( Quando? ) Il tempo è: il presente. il futuro.

Why? ( Perché? ) Le cause sono: gli alieni vivono tra i terrestri.

gli alieni preparano l’invasione della Terra.

How? ( Come? ) In che modo ?

Gli alieni indossano vestiti umani.

Gli alieni assumono sembianze umane.

comprensione

LEGGERE

BENE

Mettete in atto la lettura collettiva, cioè la lettura fatta da più persone. Lavorate a coppie, immedesimatevi nei ruoli e leggete la vostra parte. Date la giusta intonazione ai personaggi.

Dopo la Grande Piena

– Dai mamma, raccontamelo ancora.

– Ma te l’ho già detto ieri sera…

– Ancora, ancora! Mi devi dire com’erano.

– Erano… bianchi, ma anche giallini. E neri. E colorati.

– Allora non c’era la Telespaziale e il Megacinema.

– Bè, però c’erano il cinema e la tivù, e c’erano anche i giochi elettronici. Ma con i libri era diverso.

– Perché era diverso?

– Perché le figure ce le mettevi tu dentro la testa. Come le volevi tu. I mostri, le principesse, i buoni e i cattivi…

– E a toccarli com’erano i libri?

– Strani. Lisci, ma a volte ruvidi.

– Pelosi?

– Qualche volta. Quelli per i cuccioli, e quelli con i cuccioli.

– E i cuccioli ne avevano tanti?

– Ah, ne avevano tantissimi… di tutte le forme, grandi e piccoli, pesanti e leggeri… Certi suonavano e facevano le voci del mondo.

– E il tuo preferito, dimmi del tuo preferito.

– Il mio preferito era tutto rosso fuori, con una bambina disegnata sopra. Lei si chiamava Prunilla. E la parte più bella era quando Prunilla sognava, perché sognava i miei sogni: una volta voleva fare la ballerina, una volta la scrittrice, una volta l’esploratrice…

– Che sciocchezze. Però belle. E dov’è finito?

– Ah, non lo so. Quando è venuta la Grande Piena immagino che se lo sia portato via insieme a tutto il resto: i nostri mobili, i giochi, la casa…

– E tu hai pianto?

– Ho pianto perché era la mia vita di prima, e non c’era più. Poi siamo dovuti partire, senza niente, solo con i vestiti che avevamo addosso…

– E avete preso le astronavi e siete venuti fin qui.

– Sì.

– E il tuo libro è rimasto sulla Terra.

– Sulla Terra, nell’acqua, sepolto dal fango… non lo so.

– Non essere triste, mamma. Ci sono qua io con te.

Me la fai vedere, la Terra?

– Guarda… è quella là, quella piccola e azzurra subito dopo il grande pianeta rosso...

– Ed è piena di libri.

– Immagino di sì. Nell’acqua, sepolti dal fango, bruciati negli incendi… la Catastrofe è stata brutta, sai.

– I libri si sono perduti, però le storie sono rimaste.

– Certo che sì. Finché ce le ricordiamo. E se vogliamo possiamo scriverle sul computer.

– Promettimi che domani scriviamo questa qui.

S’intitola: “La mamma che raccontava alla sua bambina dei libri abbandonati”. Ti piace?

– Beh sì. Mi piace perché è la nostra storia.

– Peccato che non è un libro, però.

– Peccato. Ma finché ci ricordiamo dei libri, loro restano con noi.

Beatrice Masini, Roberto Piumini, Adriana Paolini, Che rivoluzione!

Da Gutenberg agli e-book: la storia dei libri a stampa, Carthusia

Qual è l’elemento caratterizzante di questo racconto di fantascienza?

Raggiungere mondi immaginati dalla lettura di libri.

Il ricordo del tempo passato.

La catastrofe ambientale e la distruzione di mondi.

comprensione

a n al i s i Trova le informazioni esplicite.

La vicenda si svolge in un pianeta diverso dalla Terra. Sottolinea nel testo le parole che te lo fanno capire.

Quali oggetti del passato non esistono in questa società futura? Quali oggetti di questa società futura non esistono nella società attuale?

CIV i Ca educazione

La “Grande Piena” nel mondo attorno a te potrebbe essere un disastro causato dai cambiamenti climatici . Questo è uno dei grandi problemi dei nostri tempi. Che cosa possiamo fare per evitare disastri di questo tipo?

Allarme per Sigrid

Sigrid dormiva nella sua cuccetta, nella cabina 326 dell’astronave da trasporto intergalattica Principe di Kandara, quando scattò la sirena d’allarme.

Sigrid si tirò su sentendosi soffocare. Senza pensare a quello che faceva, infilò la sua tuta a tenuta stagna, mise il casco e uscì dalla cabina. Nel corridoio tutti correvano avanti e indietro.

– Che succede? – domandò Sigrid rivolgendosi al computer incorporato nel suo casco.

– Siamo stati colpiti da una pioggia di meteoriti – rispose il software con voce tranquilla. – Ti consiglio di raggiungere il più in fretta possibile una delle capsule di espulsione prima che l’astronave si disintegri, cosa che potrebbe rivelarsi estremamente nociva per le tue funzioni vitali.

Con la massima efficienza, Sigrid localizzò una capsula di salvataggio e vi si sistemò dentro.

– Accensione tra tre secondi – annunciò il computer di bordo. – Ci auguriamo che il viaggio in nostra compagnia sia stato piacevole. Se sopravvivrete all’atterraggio di questa navetta avrete diritto, a titolo di risarcimento, a un viaggio gratis su una delle nostre astronavi di lungo corso. Non esitate a segnalarlo alla vostra agenzia di viaggi più vicina! Nello stesso istante la capsula venne scaraventata nel vuoto dello spazio, lontano dall’astronave che si smembrava tra lampi accecanti.

L’accelerazione fu tale che la ragazza, appiattita sul fondo dell’abitacolo, perse conoscenza. Riprese coscienza tre ore più tardi.

– Felice risveglio! – risuonò la voce metallica del computer. – Ho il piacere di annunciarle che lei è l’unica sopravvissuta alla catastrofe. Abbiamo ancora carburante per circa dieci ore prima di perderci per sempre nello spazio.

– Taci! – intimò Sigrid. – Mi fai scoppiare la testa! Qual è il pianeta più vicino?

– Sigma Sigma Delta 777 – rispose il programma di pilotaggio. – Ma è una roccia inospitale, un antico campo di battaglia. Sconsiglio di atterrarvi.

– Possiamo andare più lontano?

– No, non se lei desidera rimanere in vita. Le riserve di ossigeno non lo permettono.

– Fai rotta su Sigma Sigma. Preferisco tentare la fortuna su un mucchio di spazzatura, che morire.

Cinque ore più tardi, la capsula urtò contro

il suolo di Sigma Sigma, sollevando una nuvola di polvere.

Prendendo lo zaino che conteneva il kit di sopravvivenza standard, Sigrid si lasciò scivolare lungo la fusoliera e saltò a terra.

Serge Brussolo, Sigrid e i mondi perduti – La città sommersa, Fanucci Editore

a n al i s i

Il contenuto di questo testo è: un viaggio verso un mondo sconosciuto.

l’arrivo degli alieni.

Indica con più x gli elementi che caratterizzano questo racconto di fantascienza.

Un viaggio intergalattico. La tuta spaziale.

La presenza di un computer pensante.

L’atterraggio su un pianeta lontano.

La presenza di un kit di sopravvivenza.

Ordina i fatti principali del racconto, numerando.

Sigrid deve atterrare al più presto.

Sull’astronave scatta la sirena d’allarme.

La capsula viene scaraventata nello spazio.

Sigrid si dirige verso Sigma Sigma Delta 777.

Sigrid raggiunge la capsula di espulsione.

Sigrid atterra su Sigma Sigma Delta 777.

Verifica

Ho incontrato un terrestre

Un giorno, alle undici e trentasei, ora di Saturno, un marziano in piena regola sorrise bel bello, proprio nel mezzo della piazza della città.

Non ti dico lo stupore dei passanti che tutto si sarebbero aspettati, tranne un incontro a tu per tu a quell’ora del mattino. Lo stupore diventò subito paura, che non si sa mai…

Sono cattivi, i marziani, tutti lo sanno… Sono perfidi, mostruosi, orripilanti, puzzolenti, con la loro pelle verde, tutti lo sanno...

O meglio, nessuno lo sa, nessuno sa come sia fatto un marziano, ma non vorrai mica immaginartelo gentile, simpatico e magari pure sorridente?!

Va da sé che ognuno scappò e in pochi istanti la piazza fu deserta, con il povero marziano solo soletto, senza più nessuno a cui sorridere.

Si avvicinò all’aiuola e colse un fiore, per donarlo al primo o alla prima che avesse incontrato, magari aggiungendo pure un buongiorno, che male non fa.

– Ecco, guardate! – brontolò il giardiniere comunale. – Quel vandalo marziano sta devastando la natura! Brutta gente, i marziani!

E non furono pochi quelli che fecero sì con la testa.

Più solo che mai, il marziano passeggiò fino al parco. Lì vide il nonno, tranquillamente seduto su una panchina, come faceva tutte le mattine, a parte quando pioveva.

– Attento, nonnino! – urlò il sindaco. – Quello è un marziano cattivo!

Il nonno, forse un po’ sordo, forse distratto, non ascoltò nessuno. Anzi, quando il marziano si avvicinò fino a quasi sfiorarlo, lui si scostò un po’ per lasciargli posto sulla panchina.

– Questo è per lei – disse il marziano, porgendogli il fiore.

– Buongiorno a lei! – rispose il nonno. – Posso offrirle un caffè? Lo bevete il caffè, voi, su Marte?

Fu così che alle dodici e quarantotto, ora di Mercurio, i due erano ancora lì che chiacchieravano.

Alle quattordici e sei minuti, ora di Giove, parlavano e parlavano, ogni tanto ridendo di qualcosa.

Alle diciotto e trentadue, ora di Venere, il nonno e il marziano si salutarono, lieti di aver trascorso il pomeriggio in compagnia.

Arrivato a casa, il nonno scrisse subito sul suo diario: “Oggi ho incontrato un terrestre così gentile, affabile e simpatico, quasi lo scambiavo per un marziano.”

An aliz zo

ANALIZZO

1 Riconosci la struttura del genere fantascienza. Questo testo segue la struttura del testo narrativo: introduzione, svolgimento, conclusione ? Se sì, colora la barra accanto al testo.

2 In questo testo è presente un elemento tipico del genere fantascienza. Quale?

La guerra tra terrestri e abitanti di altri mondi. L’incontro tra i terrestri e gli abitanti di altri mondi. La vita sulla Terra in un lontano futuro.

3 Qual è il personaggio fantastico?

4 Quali sono i personaggi realistici?

5 Il tempo: definito. non definito.

6 Il luogo è

7 In questo racconto lo scopo dell’autore è affermare che: gli extraterrestri sono pericolosi. non dobbiamo avere paura di chi è diverso da noi. gli umani sono più gentili degli extraterrestri.

COMPRENDO comprendo

Trova le informazioni esplicite.

1 Nel testo si usa l’espressione “il nonno”. Ciò ti fa capire che egli è il nonno: del marziano. di chi scrive. del sindaco.

2 Il nonno capisce di aver parlato con un marziano? Sì. No.

3 Le persone scappano perché: l’extraterrestre è spaventoso. hanno già conosciuto l’extraterrestre. immaginano che l’extraterrestre sia cattivo.

1 Nonnino è un nome: primitivo. derivato. alterato. riflessione lingua sulla

che cosa SO? come STO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto di fantascienza?

Sì. No. In parte.

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

letture per CRESC E RE

incontri

Parlano di incontri con personaggi di altri pianeti

Pensa a quanti incontri hai fatto

dalla tua nascita. Ogni volta hai imparato qualcosa. Gli incontri sono sempre conoscenza, quindi non bisogna temerli.

Gli incontri sono scambi di saperi, esperienze, sentimenti.

EMPATIA LIFE SKILLS

Provare empatia vuol dire riconoscere le emozioni degli altri.

Vuol dire mettersi nei panni altrui per capire che cosa si prova.

Senza confini

Siamo diversi siamo bambini usiamo una lingua senza confini.

Se le frasi ci pesano un poco avranno ali nel nostro gioco.

Roberta Lipparini, C’è un posto accanto a me, Mondadori

È questione di empatia

Quando incontri dei bambini o delle bambine ai giardini, in spiaggia, al parco giochi… puoi avere due reazioni:

giri i tacchi e te ne vai perché vuoi stare da solo o da sola; cerchi di avvicinarti perché vuoi compagnia e vuoi giocare. Se decidi di andartene non ci sono problemi.

Ma se ti avvicini al gruppetto, che cosa fai?

Sicuramente li osservi. Certamente provi a capire se ti andranno a genio. Poi ti butti, e magari cominci con un “ciao”. È il momento in cui entri in relazione con loro. È il momento in cui avviene veramente un incontro.

Se poi ci pensi bene, è anche il momento in cui scatta l’empatia perché qualcuno ti apparirà più simpatico, più gentile, più simile a te, magari anche nell’abbigliamento.

EMPATIA TEST

Osservi con attenzione ciò che accade alle persone accanto a te?

A. Spesso.

B. Solo qualche volta.

C. Mai.

Riesci a capire le emozioni e i sentimenti di chi ti circonda?

A. Spesso.

B. Qualche volta.

C. Per me è molto difficile.

Quante volte hai scelto la risposta A?

Presti attenzione alle emozioni e ai sentimenti dei tuoi compagni e delle tue compagne?

A. Sempre.

B. Qualche volta.

C. Mai.

Se vedi un tuo amico o una tua amica triste, diventi triste anche tu?

A. Sempre.

B. Qualche volta.

C. Mai.

LIFE SKILLS

Se proviamo empatia, riusciamo ad aprire la porta per entrare in punta di piedi nel mondo di chi ci sta vicino.

a n al i s i

Sottolinea con i colori indicati: i personaggi; i luoghi

Il tempo è: Il narratore è: interno. esterno.

Sottolinea in la sequenza descrittiva.

pa role

Recriminare vuol dire esprimere una lamentela.

Lo scricciolo biondo è…

Minerva si ritrovò davanti il gatto bianco e nero con un fazzoletto rosso legato dietro le orecchie.

– Sta’ tranquilla, zia, è solo Pallino, il gatto della vicina del primo piano, glielo riporto io. Minerva uscì sul pianerottolo con il gatto in braccio e cominciò a osservare il fazzoletto rosso.

– Chi ti ha messo questo in testa?

– Io! – La voce proveniva da uno scricciolo biondo che scendeva le scale in volata fermandosi a pochi centimetri da lei.

– Stavamo giocando ai pirati – tese le braccia piene di graffi e croste verso il gatto. – È fuggito proprio sul più bello dell’assalto! Il monello, che le arrivava appena alle spalle, le tolse Pallino dalle braccia. Era vestito in modo trasandato, con i jeans strappati e la maglietta sporca di gelato.

– Grazie mille per avermelo trovato. Era sceso giù in strada?

– No, no, è solo entrato in casa mia – rispose Minerva indicando la porta del suo appartamento. Ma non ebbe il tempo di finire che l’altro proruppe in un urlo stile coyote.

– Allora sei la figlia della De Floris! Speravo tanto che ci fossero altri bambini. Nel palazzo sono tutti grandi. Minerva stava per recriminare sul fatto che anche lei era grande rispetto a lui, ma non ne ebbe il tempo perché il ragazzino si caricò Pallino sotto un braccio e con l’altro la trascinò letteralmente su per le scale. – Vieni, ti mostro camera mia. Ti piace il cricket? Minerva scosse la testa dicendo: – Non so giocare. – Non ti preoccupare, ti insegno io – disse il ragazzino. Minerva ne approfittò per tastare il terreno in vista di una compagnia più adeguata: – Ma tu non hai una sorella? Io ho un fratello…

– No, niente fratelli. Solo me. Uma – rispose.

– Si dice solo io. Come hai detto che ti chiami, scusa?

Il monello scoppiò in una risata fragorosa: – Uma.

È il nome di una divinità indiana! – aggiunse con fare divertito. – Non preoccuparti, non sei la prima che mi scambia per un maschio!

E così venne fuori che quel monello non era un monello ma una monella, che si chiamava Uma e che, nonostante sembrasse molto giovane, magrolina com’era, aveva ben dieci anni e mezzo. Era più piccola di Minerva di soli sei mesi.

Le due bambine passarono insieme quasi tutta la mattinata e, da quel giorno, avrebbero continuato a passare insieme ancora gran parte del loro tempo.

Trova le informazioni implicite. Nel testo si legge “proruppe in un urlo stile coyote”.

Chi compie questa azione? Il gatto. Uma.

La figlia della signora De Floris. Perché?

Perché è stato ritrovato il suo gatto.

Perché ha scoperto che nel suo palazzo abita un’altra bambina.

Perché stava giocando agli indiani.

Trova le informazioni esplicite.

La figlia della signora De Floris è: Uma.

Minerva. la padrona di Pallino. Che cosa nasce dall’incontro tra le due bambine?

a n al i s i

Il protagonista è

Scegli l’aggettivo che meglio lo definisce: superbo. timido. presuntuoso. silenzioso.

Come termina il racconto? Non si capisce.

C’è un lieto fine.

La situazione rimane in sospeso.

Nao aba tu

– Non voglio venire! – piagnucolò Matteo. – Non li conosco. In realtà li conosceva, almeno da lontano.

Erano gemelli e facevano la sua scuola, in un’altra classe, e si diceva che prendessero in giro tutti.

– Ci stiamo mezz’ora, Matteo, – disse la mamma. – Se non vuoi giocare con loro, leggerai un libro, mentre noi parliamo con i genitori.

Alla porta Matteo sospirò. Non voleva far vedere che aveva paura.

Due adulti molto gentili aprirono la porta.

Papà e mamme si strinsero la mano, e i due signori la strinsero a Matteo, sorridendo.

– I gemelli sono in giardino a giocare – disse la signora.

– Ti accompagno.

Uscirono sul retro della casa. C’era un prato e in fondo una casetta di legno.

– Luca! Manuel! – chiamò la signora. Sbucarono di corsa, e si fermarono davanti a lui.

– Ecco Matteo. Vi conoscete di vista… – disse lei, rientrando. – Fra mezz’ora, merenda.

I gemelli lo guardavano. Lui spostava lo sguardo dall’uno all’altro. Rimasero zitti per un lunghissimo mezzo minuto.

– Sei della terza D? – disse Manuel.

– Sì.

Altro silenzio. Matteo pensò di rientrare in casa, ma restò lì.

– Vuoi diventare un guerriero Nao? – disse Luca. Matteo, zitto. Era una presa in giro, pensò.

– Se diventi un Nao, puoi entrare nel covo –disse Manuel.

– Cosa si fa per diventare un Nao? – chiese Matteo.

– Dieci cose: primo, attraversare il prato calpestando solo le pietre del sentiero. Secondo, farlo all’indietro.

Terzo, arrampicarsi al terzo ramo del melo in meno di trenta secondi, e così via. Non erano prove difficili.

Matteo le superò brillantemente.

Alla fine, i gemelli gli misero una mano su una spalla, e dissero: – Nao aba tu! Aba Nao! – e lo accompagnarono alla casetta di legno.

– Devi toccare i tre lati della porta con la testa, prima di entrare… – bisbigliò Luca.

Matteo, sporgendosi, toccò.

Dentro c’era poco spazio, ma s’accucciarono a gambe incrociate.

“Bello essere un Nao” pensò Matteo.

– Ora ti racconto la storia di noi Nao – disse Manuel, come leggendogli il pensiero.

A Matteo venne da ridere, non solo sentendo quel “noi Nao”, ma anche perché stava bene lì, e perché poi ci sarebbe stata la merenda, insieme ai nuovi amici.

Però non rise, e con l’espressione più attenta del mondo prese ad ascoltare.

Roberto Piumini, I giochi coraggiosi, Librì

comprensione

Trova le informazioni esplicite.

Sottolinea con i colori indicati: che cosa sapeva Matteo dei gemelli; dove possono entrare i Nao;

quante cose deve fare

Matteo per diventare Nao.

Trova le informazioni implicite.

Perché i bambini rimasero zitti per mezzo minuto?

Perché non volevano diventare amici.

Perché non avevano voglia di giocare.

Per studiarsi a vicenda.

LIFE SKILLS

Matteo aveva timore di fare nuovi incontri. Ma i due gemelli hanno saputo accoglierlo con empatia.

scopriamo il giallo GENERE

contenuto

Il misfatto è un incidente: imprevedibile. con colpa.

elementi

Personaggi

L’investigatore è

Il suo aiutante è

Le vittime sono: due ragazze in barca.

Nico e Lulu.

I colpevoli sono: due ragazze in barca.

Nico e Lulu.

struttura

Le indagini si svolgono: cercando gli indizi. attraverso un interrogatorio.

Indagine in alto mare

Era una giornata molto calda e l’ispettore Bracco era felice di trovarsi negli uffici della polizia con l’aria condizionata. L’agente Al Fresco gli stava parlando della coppia che avrebbe dovuto interrogare.

– C’è stato un incidente fra due imbarcazioni.

Un piccolo motoscafo si è scontrato con una barca a remi che ospitava due ragazze. Sono state sbalzate fuori dalla barca, ma non si sono fatte male.

Il ragazzo del motoscafo è già stato fermato in passato per eccesso di velocità. Se riusciremo a provare la sua colpevolezza, stavolta finirà in prigione –spiegò il poliziotto. Quindi chiese all’ispettore di assisterlo nell’interrogatorio.

L’agente Al Fresco lo presentò a Nico Verdesca e Lulu Gambacorta.

– Stavolta sei nei pasticci, Nico – disse l’agente.

– No, non c’entro! – protestò lui. – Era Lulu che guidava. Sto cercando di tenermi fuori dai guai, perciò ho chiesto a lei di guidare. È stato un incidente!

– Lulu – intervenne l’ispettore, – ci racconti che cosa è successo.

– Come ha detto Nico, mi ha chiesto di guidare. Stavo guardando dall’altra parte e ho notato troppo tardi la barca a remi. Appena l’ho vista, ho schiacciato il freno, ma non c’è stato niente da fare! – spiegò la ragazza.

– State mentendo, è evidente – li avvisò Bracco. Perché non crede alla loro versione?

Jim Sukach, Le indagini lampo dell’ispettore Bracco N. 1, Piemme Junior

È probabile che Lulu non ne abbia mai guidato

Soluzione: sui piccoli motoscafi c’è la leva manuale e non un freno a pedale.
uno.

Il RACCONTO GIALLO (chiamato anche POLIZIESCO) è un testo narrativo che presenta sempre un caso poliziesco da risolvere (un furto, un delitto, un rapimento…).

ANALIZZARE IL RACCONTO GIALLO

CONTENUTO

Il contenuto di un racconto giallo è la presentazione di un reato. Il caso viene risolto da chi investiga grazie alla sua indagine e alla raccolta di indizi .

ELEMENTI

Nel racconto giallo agiscono diversi personaggi:

• l’ investigatore/l’ investigatrice ( protagonista);

• il/la colpevole: generalmente è una persona insospettabile;

• la vittima ;

• altri personaggi sono l’aiutante di chi investiga, i testimoni , le persone sospettate .

Il tempo è sempre determinato.

I luoghi sono sempre reali.

STRUTTURA

La struttura del racconto giallo si può scandire in tre fasi:

• introduzione , in cui si presentano la situazione iniziale, generalmente tranquilla, e alcuni personaggi;

• svolgimento, in cui:

• si presenta il delitto che giunge all’improvviso e rompe l’equilibrio iniziale;

• iniziano le indagini condotte da chi investiga seguendo gli indizi , utilizzando la logica, la capacità di osservazione dei particolari e dei sospettati;

• si ricostruiscono i fatti accaduti e si scopre il colpevole;

• conclusione , in cui la situazione ritorna calma e normale.

L’ investigatore o investigatrice può essere un poliziotto o una poliziotta, un o una detective oppure una persona che, grazie alle sue abilità di osservazione, intuizione e logica, risolve il caso.

Nei racconti gialli spesso è presente il flashback , che spiega che cosa è avvenuto prima del delitto.

L’investigatore e il suo aiutante.

Il patto

Non erano ancora le sette del mattino quando una telefonata svegliò il commissario Salvo Montalbano. Montalbano era il commissario della questura di Vigata. Chi telefonava a quell’ora?

Il commissario prese il telefono dal comodino: – Chi mi sveglia a quest’ora?

Era il suo vice, Mimì Augello.

Il crimine su cui

l’investigatore dovrà indagare.

La vittima.

Il luogo del delitto.

– Scusami Salvo, ma c’è stato un omicidio. Sono già sul posto. Ti ho mandato una macchina.

– Chi hanno ammazzato?

– Un professore. Si chiamava Corrado Militello. Arrivato sul luogo del delitto, il commissario vide Augello. Gli disse: – Mimì, come al solito in giacca e cravatta! Augello sorrise compiaciuto. Poi lo informò: – Il professore aveva passato l’ottantina, viveva solo, non era sposato.

Il corpo giaceva riverso sulla scrivania dello studio e nel camino c’era una montagna di carta incenerita.

– La cameriera mi ha detto – precisò Augello – che da due giorni bruciava lettere e fotografie. La vittima ha aperto all’assassino. Non c’è traccia di effrazione. Sicuramente lo conosceva.

Per ciascuna immagine, scrivi che cosa rappresenta. Scegli tra: colpevole • arma del delitto • commissario • vittima • aiutante • indizio

dentro il racconto giallO

Montalbano infilò una mano dentro la cenere. Sotto le dita gli venne un frammento di fotografia. Lo guardò e provò una scossa elettrica: il volto della signorina

Angela Clemenza, la vecchietta che aveva incontrato qualche giorno prima.

Andò a casa sua: – Signorina, lei conosce il professor Corrado Militello? Sono costretto a comunicarle una cattiva notizia.

– Ma la conosco già, commissario. Gli ho sparato io! – Perché?

– Vede, io e Corrado dovevamo sposarci, ma le nostre famiglie si opponevano, così giurammo che nessuno dei due si sarebbe mai maritato. Sei mesi fa, in una telefonata, Corrado mi disse che si sarebbe sposato. Montalbano rispose: – Capisco… la gelosia.

Angela rispose: – Vuole scherzare? Non sono gelosa. Lui aveva fatto un patto con me, un giuramento. Si era preso un impegno e non l’ha rispettato. Questa è una grande offesa.

– Ha gettato via l’arma?

– No! – Aprì la borsetta e tirò fuori una pistola.

Andrea Camilleri, Un mese con Montalbano, Mondadori

L’investigatore trova gli indizi, cioè i fatti che lo indirizzano alla soluzione del caso. La persona sospettata.

Il colpo di scena: l’assassino confessa il delitto. Il movente del delitto: cioè il motivo per cui è stato commesso il crimine.

L’arma del delitto.

Come fa il commissario a giungere alla soluzione del caso? Attraverso: una prova scientifica. una confessione.

Qual è il movente? La gelosia.

La rottura di un patto. comprensione

a n al i s i

Lo scopo dell’autore è: informare chi legge su un fatto di cronaca nera.

coinvolgere chi legge nella soluzione di un misfatto.

Ciccio risolve il caso: raccogliendo testimonianze. in base agli indizi. in seguito a un interrogatorio.

Il colpo di scena che permette di risolvere il caso è: la caduta del ramo dell’albero. una particolare fotografia. l’inizio di un temporale.

riflessione lingua sulla

“Appuntato” è una parola polisemica, cioè con più significati. In questo contesto, che cosa indica?

Annotato su un taccuino. Un grado militare.

L’importanza di una foto

Francesco, che tutti chiamavano Ciccio, uscì per andare a scuola.

Svoltato un angolo, una sorpresa: un enorme ramo era caduto danneggiando due auto, una Cinquecento rossa e una Panda grigia parcheggiata dietro.

Sul posto c’erano un’auto dei carabinieri, un carro attrezzi e un mezzo dei vigili del fuoco.

Un signore parlava con un carabiniere: – Aspetti, voglio vedere se l’auto funziona! – e si diresse verso la Panda, borbottando: – Uno la sera parcheggia l’auto, e la mattina dopo la trova distrutta!

Ciccio scattava foto: l’auto dei carabinieri – click –le automobili danneggiate – click click – il proprietario della Panda che entrava in auto, metteva in moto e la spostava – click click click – il camion dei pompieri con il ramo caricato sul pianale e il carro attrezzi che tirava su la Cinquecento – click click.

– Ehi – gli disse il militare – perché non vai a scuola?

– È ancora presto, e le fotografie le faccio proprio per il giornalino della scuola – rispose Ciccio allegramente. –Gliela posso fare una fotografia per il Giornalino?

– E tu poi me ne farai avere una copia?

L’appuntato diede il biglietto con indirizzo e telefono a Ciccio e si mise in posa.

Più tardi, tornato a casa, Ciccio cominciò a fare scorrere le foto al computer per scegliere le più belle per il giornalino. Ma in qualcuna… c’era qualcosa che…

Ciccio guardò, pensò, pensò… e finalmente capì!

Recuperò il biglietto che gli aveva dato il carabiniere e lo chiamò.

Cinque minuti dopo, l’appuntato Scomazza bussò alla porta di casa.

– Deve arrestare quello della Panda di stamattina.

– E perché?

– Perché è un truffatore. Guardi le foto.

– Ah! Sotto la Cinquecento la strada era asciutta, mentre sotto la Panda era bagnata!

– Sotto la Cinquecento era asciutta perché la macchina è rimasta lì tutta la notte, mentre la Panda è arrivata molto tempo dopo, quando già pioveva e la strada era bagnata. Invece il proprietario ha detto di averla posteggiata la sera prima. È una bugia. Secondo me le cose sono andate così: sul cofano della sua macchina era caduto qualcosa di pesante che aveva fatto un danno. Quando questa notte ha visto il ramo caduto, ha avuto l’idea di inscenare un incidente. Sta facendo tutto il possibile per procurarsi un po’ di soldi per un altro motivo.

– Quale?

– Mi sembrava di averlo già visto, e ora mi sono ricordato dove: scommette alle macchinette mangiasoldi del bar.

– Gran brutto viziaccio, il gioco – disse il carabiniere, –può rovinare una famiglia e persino portare dritto in prigione.

Carlo Barbieri, Dieci piccoli gialli 2, Einaudi Ragazzi

Trova le informazioni esplicite.

Perché Ciccio scatta le fotografie? Sottolinea la risposta nel testo.

Come fa Ciccio a scoprire che il proprietario della Panda mentiva?

Perché sotto la Panda l’asfalto era asciutto.

Perché sotto la Panda l’asfalto era bagnato.

Perché la Panda era dietro la Cinquecento. comprensione

IV i Ca educazione

C

“Scommetti che vinco la gara?” È una frase che non può fare alcun male. Però alcune scommesse sono pericolose!

Scommettere di vincere in situazioni pericolose o scommettere soldi nei giochi può portare gravi conseguenze.

La particolarità di questo racconto giallo è di essere: tragico. umoristico. horror. a n al i s i

comprensione

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Qual è l’alibi del signor Rossi?

La “scientifica” è: un particolare settore della polizia.

una donna che fa esperimenti.

La funzione della “scientifica” è investigare: basandosi sulle parole dei testimoni.

utilizzando tecniche di laboratorio.

pa role

Alibi : la prova con cui una persona sospettata dimostra di non aver commesso il delitto. Movente: il motivo per cui il delitto viene compiuto.

Delitto in casa Rossi

Il commissario si recò sul luogo del delitto. La vittima giaceva privata della testa.

Era innanzitutto necessario trovare il movente.

Il commissario ispezionò la cucina, poiché lì era stato rinvenuto il cadavere. Toccò la vittima. Contrariamente a quanto accade di solito, essa scottava.

Il commissario decise di interrogare tutti gli abitanti dell’appartamento.

Incominciò dal signor Rossi. Il suo alibi era di ferro: era stato in ufficio fino a quel momento.

Il figlio sembrava sospetto. Non aveva alibi poiché era stato tutta la mattina a casa con l’influenza. Ma era difficile immaginare quale movente lo avesse spinto al delitto.

Restava la madre, la signora Rossi. Alle domande del commissario rispose in maniera evasiva. Raccontò di una mattinata che l’aveva molto occupata, affermò di non sapere nulla.

Il commissario capì che doveva trovare un indizio. La “scientifica” aveva rilevato abbondanti tracce di olio e burro sul cadavere.

Il commissario ebbe un lampo di genio. Tornò dalla signora Rossi e le esaminò le mani: erano ancora unte dello stesso olio e burro di cui aveva cosparso la vittima. Non vi erano dubbi: era lei l’assassina! Il movente? Preparare il pranzo. La vittima? Il pollo.

Emilio Vigo, Parole animate, Editrice Bibliografica

Il diamante Suzy

Il re di Francia e la sua consorte aspettavano il momento giusto per fuggire da Parigi con l’aiuto del maresciallo Axel Fersen, un caro amico della regina. Qualche giorno prima della loro fuga, un ambizioso conte che viveva a palazzo chiamò il capo della polizia per denunciare la scomparsa del grande diamante Suzy dalla Camera del Tesoro Reale. Il conte accusò la regina Maria Antonietta di aver pianificato il furto. Il conte cominciò la sua esposizione al capo della polizia per argomentare la sua accusa. Fornì alla polizia la sua versione dei fatti. – Era una notte di pioggia e senza luna. Un rumore mi svegliò e mi affacciai alla finestra senza accendere le luci.

Passò poi a descrivere ogni dettaglio: – Il palazzo era completamente al buio, ma riuscii a scorgere l’ombra di Axel.

Poi continuò dicendo: – Subito uscii dalla mia camera e notai che la Camera del Tesoro era spalancata. Il conte insinuò che il piano fosse dalla regina.

– Scoprii che avevano rubato il diamante Suzy e diedi l’allarme. Tutti sanno che Fersen ha bisogno di denaro e che la regina gli dà tutto ciò che chiede…

Dopo aver ascoltato la sua dichiarazione, il capo della polizia sbottò: – Signor conte, per favore, restituisca subito il diamante.

È ovvio che sta mentendo.

Victor Escandell, Ana Gallo, Enigmi, Il Castello

a n al i s i

Qual è il caso da risolvere?

Chi risolve il caso?

Il caso viene risolto: per mezzo di indizi e deduzioni. per mezzo di prove concrete.

La struttura del testo contiene: sequenze narrative e descrittive. sequenze narrative e riflessive.

comprensione

Trova le relazioni tra le parti del testo.

Perché il poliziotto accusa il conte?

Se era una notte senza luna non si poteva notare che la Camera del Tesoro era spalancata. Per proiettare delle ombre è necessario che ci sia luce, e quella notte non c’era la luna, pioveva e il palazzo era completamente al buio.

Io, apprendista detective

Mia nonna è un’investigatrice dilettante. A forza di leggere romanzi polizieschi e di studiare i metodi di Sherlock Holmes, di Hercule Poirot e del commissario Montalbano, si è detta: – E perché non io?

Ho deciso di calcare le sue orme e le ho chiesto di prendermi come apprendista detective.

– D’accordo – ha detto lei, – sarai il mio assistente.

Ebbene, oggi stesso, a casa nostra, ho avuto l’occasione di seguire la nonna e di osservare i suoi metodi.

La mamma ha scoperto il misfatto: della crema al cioccolato che aveva preparato per la cena ne restava appena la metà.

Nonna si è messa al lavoro. Ha interrogato la vittima:

– A che ora hai scoperto il furto? – ha chiesto alla mamma.

– Alle tre e mezzo, quando sono andata a prendere uno yogurt.

– A che ora hai messo la crema in frigo?

– Verso le dieci, stamattina – ha risposto la mamma.

a n al i s i

In questo testo il misfatto è

La detective è

Il suo aiutante è

In questo racconto le indagini si svolgono attraverso: l’analisi di indizi come le impronte digitali. gli interrogatori di più persone.

l’intervento di esperti.

L’alibi, elemento tipico del giallo e presente anche in questo racconto, è: la testimonianza resa alla polizia. il sopralluogo sulla scena del misfatto. la dimostrazione di non essere stato sul luogo del misfatto.

– Bene – ha concluso la nonna – possiamo dunque dedurre che il malfattore ha operato tra le dieci e le quindici e trenta. E adesso esaminiamo la scena del crimine in cerca di indizi.

Innanzitutto, voleva rilevare le impronte digitali sulla ciotola della crema, ma sono riuscito a impedirglielo: non volevo che rovinasse quello che restava della crema al cioccolato!

Ha poi convocato i sospetti, ovvero mio padre e mia sorella, i soli, oltre a me e alla mamma, ad avere libero accesso alla cucina. Anna, la mia sorellina, aveva un solido alibi: era in trasferta con la scuola di danza e poteva vantare una trentina di testimoni.

L’interrogatorio di papà è stato nettamente più interessante. Inizialmente ha sostenuto di aver passato tutta la giornata in ufficio. Ma poi ha ammesso di aver annullato due appuntamenti con dei clienti per andare a pescare con il suo amico Marco.

A questo punto quella più contrariata era la nonna: se tutti i sospetti avevano un alibi, il caso si complicava!

Ma non era ancora detta l’ultima parola.

– Seguimi! – mi ha ordinato. – Risolviamo questo problemino.

Improvvisamente si è alzata di scatto e si è precipitata in salotto. Ha puntato il dito verso la mamma gridando: – Ci sono! Hai mangiato tu la crema al cioccolato!

Ne è venuta fuori una tragedia mai vista. Mamma ha chiamato nonna “Sherlock Holmes da strapazzo”. Alla fine la nonna si è dovuta scusare.

Ma era soprattutto per me che le dispiaceva!

Le ho detto che non doveva dispiacersene, che andava bene lo stesso.

Ed è vero che andava bene, anzi benissimo, così.

Perché il colpevole, il divoratore di crema al cioccolato, io lo conosco bene. Anzi, benissimo.

Bernard Friot, Altre storie a testa in giù, Editrice Il Castoro

Trova le informazioni implicite. Chi potrebbe dire queste parole? comprensione

Speriamo che non si scopra il colpevole!

Nessun detective è meglio di me!

Sono io che ho denunciato il fatto!

ALL’

EDUCAZIoNE ascolto

Il testo è tratto da Stefano Bordiglioni, Un attimo prima di dormire, Einaudi Ragazzi

Sherlock Holmes è il più famoso investigatore di tutti i tempi.

Michele e Gianni vogliono imitarlo. Perciò cercheranno di risolvere il caso ispirandosi al loro detective preferito.

ascolta attentamente il racconto e poi svolgi le attività.

CHI HA PRESO L’ANELLO D’ORO?

Che cosa prendono i fratelli per assomigliare a Sherlock Holmes?

Che cosa ha perso la signora Bianchi?

Scrivi il nome di chi impugna ogni attrezzo.

Che cosa c’è nel nido oltre ai gioielli della mamma?

Perché i bambini ritagliano finti gioielli di carta stagnola? Per regalarli alla mamma. Per giocare. Per portarli alla gazza.

Colora la cornice in questo modo: introduzione; conclusione.

EDUCAZIoNE

Ordina i fatti, numerando.

I bambini aiutano la mamma a cercare i gioielli.

I gioielli sono ritrovati nel nido.

I bambini e i genitori salgono in soffitta.

In soffitta un uccello fugge dal suo nido.

I bambini vedono una penna nera e un’impronta.

I bambini sentono un rumore.

imparare ad ASCOLTARE

Quando ascolti un testo ricco di particolari: cerchi di memorizzarli. ti concentri solo sulla trama.

Verifica

Jacques Mystère indaga

La signora Granier Deferre, di anni 71, vedova, era alta e molto robusta.

– Vede signor… – stava dicendo a Jacques, nell’ufficio della sua agenzia investigativa, – signor Mystère… A casa mia ci sono i marziani.

Jacques disse: – Vuole raccontarmi tutto dall’inizio?

– Oh bella, giovanotto, sono venuta apposta! Dunque, il mio povero marito mi lasciò in eredità due villette in via Pirandello, quella strada isolata. Ne affittai una a questo signor Dupont. All’inizio sembrava una persona

Museo delle Cere, sa? Poi ha cominciato a ricevere certa gente… con certe facce… quando poi, di notte, ho sentito degli strani rumori…

– Rumori? Che rumori?

– Metallici, come di macchine in movimento. Ieri sera non ho resistito e sono andata a vedere. Ho usato il mio duplicato della chiave e sono entrata. E l’ho visto.

– Visto chi?

– Come chi, giovanotto? Il marziano verde, no? Stava in mezzo alla stanza, piccolo, squamoso. Sono andata alla polizia, ma non mi hanno nemmeno dato ascolto! Quindi sono venuta da lei. Stasera verrà a casa mia e vedrà lei stesso.

E, con passo marziale, uscì.

Jacques Mystère arrivò a casa Granier Deferre verso le 11. La signora gli porse una chiave e disse: – Apra!

Jacques aprì e vide l’omino verde, fermo in mezzo alla stanza, davanti a loro, squamoso, con due antenne sulla testa. Jacques, cautamente, avanzò e lo toccò.

– È di cera – disse, – una statua di cera con la testa mobile.

– E il rumore? – chiese la signora Granier Deferre.

– Lo saprà presto. Dov’è la porta della cantina?

– Di là.

Scesero le scale: videro una vera e propria tipografia, tre uomini che lavoravano a stampare denaro falso e un intrico di fili ai quali, con delle mollette, erano appesi biglietti di banca ad asciugare. Travolgendo i fili con il loro “bucato” Jacques si lanciò contro Dupont e insieme rotolarono per qualche metro. Gli altri due gli furono addosso. Jacques stramazzò a terra.

Riuscì a metterne K.O. due, ma il terzo gli fu sopra con tutto il suo peso: era il doppio di lui e Jacques pensò che stavolta fosse finita. Poi successe una cosa strana: il bandito volò via. La signora Granier Deferre lo aveva afferrato per i pantaloni e la camicia e lo aveva scagliato sulla rotativa.

Guardò Jacques con un misto di disprezzo e compassione. – Si alzi, giovanotto. Eh, i ragazzi di oggi…

Tiziano Sclavi, I misteri di Mystère, Mondadori

An aliz zo

ANALIZZO

1 In questo testo trovi alcuni elementi tipici del racconto giallo. Quali? Indica con più X.

Un fatto su cui indagare. La presenza di marziani.

La soluzione di un caso. Un investigatore.

L’aiutante dell’investigatore. Un anziana signora.

2 A causa di quale fatto si avvia l’indagine?

Il lavoro del signor Dupont.

La presenza di strani rumori e di uno strano personaggio.

La presenza di tante persone nella villetta.

3 Quale reato viene scoperto?

COMPRENDO comprendo

1 Il “bucato” (riga 32) di cui si parla nel testo è:

una particolare banconota bucata. l’insieme delle banconote prodotte. l’insieme delle banconote lavate.

compito

2 La signora guarda Jacques con “un misto di disprezzo e compassione” (riga 38) perché Jacques: ha messo K.O. il signor Dupont. non è riuscito a fermare l’ultimo colpevole. ha travolto i fili del bucato.

non La rotativa è una macchina per stampare. Quale di queste è una rotativa? Indica con una X.

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto giallo?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco. che cosa SO? come STO?

Sì. No. In parte.

letture per CRESC E RE bugie e verità

Nei RACCONTI GIALLI ci sono le bugie del colpevole e le verità di chi investiga.

Se racconti una bugia, non dici la verità. Se dici la verità, non racconti una bugia: ovvio!

Spesso le bugie si raccontano perché non si ha la forza di mostrarsi per quelli che si è veramente.

A volte le bugie servono per difendersi.

AUTOCONSAPEVOLEZZA LIFE SKILLS

Un antico filosofo greco diceva: “Conosci te stesso”. Più ti conosci, più sai reagire a ciò che ti succede. Avrai così la forza di imparare a dire la verità ed eviterai di dire bugie per giustificarti nei momenti in cui ti senti insicuro/insicura.

Che bestia sono

Mi sento dentro come un grosso struzzo che nasconde la sua testa nella sabbia, invece vorrei essere una tigre che ruggisce e racconta la sua rabbia.

Dentro non so ancora come sono, se sono gatto oppure leonessa, ma forse più che essere animale mi piacerebbe essere me stessa.

Janna Carioli, I sentimenti dei bambini, Mondadori

Il bugiardo per eccellenza

– Il burattinaio Mangiafuoco mi dette alcune monete d’oro da portare al mio babbo – disse Pinocchio.

– E ora le quattro monete, dove le hai messe? –gli chiese la Fata dai capelli turchini.

– Le ho perdute – rispose Pinocchio. Ma disse una bugia, perché le aveva in tasca.

Appena detta la bugia, il suo naso gli crebbe subito di due dita.

– E dove le hai perdute?

– Nel bosco.

A questa seconda bugia il naso seguitò a crescere.

– Se le hai perdute – disse la Fata, – le cercheremo.

– Oh, ora che mi rammento bene – replicò il burattino, – le monete non le ho perdute.

Le ho inghiottite.

Il naso gli si allungò in modo così straordinario, che il povero Pinocchio non poteva più girarsi

da nessuna parte. Se si voltava di qui, batteva il naso nei vetri della finestra, se si voltava di là, lo batteva nella porta, se alzava un po’ più il capo, correva il rischio di ficcarlo in un occhio della Fata.

E la Fata lo guardava e rideva.

– Perché ridete? – gli domandò il burattino.

– Rido della bugia che hai detto.

– Come mai sapete che ho detto una bugia?

– Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua, per l’appunto, è di quelle che hanno il naso lungo.

letture per CRESCERE bugie e verità

comprensione

Trova l’idea principale.

L’idea principale di questo testo è: non è possibile nascondere le bugie non si devono mai dire bugie.

Trova il significato delle parole. “ Seguitare” significa: seguire. continuare.

riflessione lingua sulla

Puoi sostituire le parole “mi rammento” con

LIFE SKILLS

Si dice Pinocchio e si pensa alla bugia. A volte non è facile non dire bugie. Il primo passo è saper riconoscere dentro di sé che le bugie non andrebbero dette.

LEGGERE BENE

Leggi con due compagni e compagne. Dividetevi le parti e leggete con la giusta intonazione, dando risalto al comportamento dei personaggi.

a n al i s i

Il narratore narra in persona.

Sottolinea in introduzione e in conclusione. Quale tipo di sequenza usa l’autrice per rendere vicace il racconto?

Un piano andato in fumo

Non voglio andare al centro estivo. Ho provato di tutto. Secondo giorno prima della partenza: mi disegno con il pennarello rosso dei puntini per fingere di avere il morbillo. Fa caldissimo e il sudore mi cancella tutte le macchie.

Ultimo giorno prima della partenza: mi faccio furba, dico alla mamma che non vedevo l’ora di andare. Anche il nostro gatto, una palla di quindici chili che abbiamo chiamato gatto Cucciolo (sì, lo so, è un nome assurdo) si ferma ad ascoltarmi.

– Tu? Oliva? Tu hai appena detto che non vedi l’ora di andare al centro estivo?

– Sì, perché, che male c’è? È bello il centro estivo…

– Ma se hai sempre detto che lo odi!

– Ti sbagli, ma’, io il centro estivo lo A-DO-RO!

Forse ricordi male…

– Ma se hai anche finto di essere malata pur di non partire!

– Chi? Io?

– Sì, Oliva, tu.

– Ti ricordi male, ma’, io muoio dalla voglia di andarci. In quel momento mia mamma mi tocca la fronte.

– No, non sei calda, non hai la febbre.

– Perché dovrei avere la febbre? Vado di corsa in camera mia e preparo la valigia. Farò un bel lavoro, vedrai!

Le dico così mentre corro verso la mia camera e poi mi nascondo dietro la porta della cucina.

Il piano funzionava. Mamma stava pensando che stessi diventando pazza e lo aveva detto a mia zia al telefono. Ce l’avevo quasi fatta a non partire, ero così vicina… se non fosse che mia sorella mi vede accucciata dietro la porta e dice: – Visto Olly! Tana per Olly!

– Sshht! – le sussurro. – Dopo giochiamo, non ora…

Se fai così la mamma mi scoprirà. Sto facendo finta di essere impazzita.

– Olly pazza! Olly pazza!

– Basta, Ari. Zitta, ti prego!

Stavo cercando di tirarla verso di me per non farci scoprire, quando noto contro il muro una grossa ombra. – Impazzita, eh? – dice la mamma in piedi davanti a noi.

– No, no… che cos’hai capito? Sto giocando con Arianna a un nuovo gioco che ha inventato lei, si chiama: “Fai la pazza oppure spazza”. In pratica funziona così: chi fa meglio la pazza vince, chi perde invece deve spazzare, cioè mettere a posto i giochi in camera.

– Ho una notizia per te, Oliva: hai perso. E ora corri a fare la valigia e poi metti a posto i giochi.

– Ma mamma… – mugugno andando in camera mia.

Ecco che lì ho imparato la prima grande lezione: se hai un piano, non dirlo a tua sorella (soprattutto se è più piccola di te).

Sarah Spinazzola, Manuale di sopravvivenza senza genitori, Marcos y Marcos

Trova le informazioni esplicite e implicite.

LIFE SKILLS

Oliva racconta una bugia perché pensa di non avere la forza di affrontare le vacanze da sola al centro estivo. Le nuove esperienze spesso spaventano, ma ancora più spesso… aiutano a crescere!

Quali sono le due bugie che la protagonista inventa per non andare al centro estivo?

Perché Oliva pensa di “avercela quasi fatta”? comprensione

Numera per trovare il giusto ordine dei fatti.

Oliva finge di avere il morbillo.

Interviene la sorella di Oliva.

Oliva si nasconde per osservare le reazioni della mamma.

La mamma scopre il trucco.

Oliva tenta di giustificarsi con la mamma.

Oliva prova una differente strategia per non partire.

La mamma pensa che Oliva non stia bene.

a n al i s i

La struttura di questo racconto ha introduzione, svolgimento , conclusione.

In quale parte l’autrice: fa riflettere il protagonista su quanto accaduto?

spiega perché Luca è triste?

scrittura

“Luca ha mille pensieri che gli si affollano in testa”.

Quali potrebbero essere?

Scrivili in un brevissimo testo sul quaderno.

Bugie e mezze verità

Quando arrivano a casa, Luca fila subito in camera. Per essere accettato nel gruppo ha detto una grossa bugia ai suoi amici, ma ora, loro e suo padre, hanno scoperto tutto!

Luca si butta sul letto. Non si alzerà mai più. Non dirà mai più una sola parola! Non andrà mai più a scuola né al campo di calcio. Scapperà, per sempre! Al Polo Nord, almeno lì non c’è nessuno. E starà zitto per il resto della sua vita, perché chi tace non può mentire.

– Luca! – da dietro la porta sente la voce di suo padre.

– Vuoi bere una cioccolata con me?

– No! – risponde Luca.

Poi il suo stomaco comincia a brontolare. Apre piano la porta della camera e sguscia in corridoio.

– Ciao Luca! – lo saluta il papà. – Vorresti mangiare qualcosa? – lo invita il papà. Da quando suo padre è stato licenziato, è lui che si occupa della casa e di Luca.

“Perché non mi sgrida?” si interroga Luca.

– Sai una cosa? – comincia suo padre. – Da quando viviamo in città, a volte i vicini mi chiedono che lavoro faccio. E io rispondo che sono un impiegato di banca. Ho mentito? Sì, anche se ho detto la verità, perché, di mestiere, in effetti, sono un bancario.

Luca è perplesso.

– La cosa stupida, però, è che non mi sento a mio agio con questa mezza verità, o mezza bugia che dir si voglia –spiega il padre. – Quando trovo abbastanza coraggio, dico che sono un bancario ma al momento senza lavoro.

A volte mi chiedo perché non dico la verità. Di che cosa mi vergogno? Ho un figlio fantastico e una moglie affettuosa. E ne sono sicuro: presto troverò un nuovo lavoro.

– Quando la mamma dice che mangia volentieri gli affettati, e invece non li sopporta più, ha detto una bugia? – chiede Luca.

– Sì – risponde il papà. – Ma non è una vera bugia. Tua madre vuole solo essere gentile con me. Sa che non mi piace cucinare.

– Allora ci sono bugie vere e bugie finte? – chiede Luca.

– Sì, credo di sì – conferma suo padre. – Quando qualcuno, con una bugia, cerca di ottenere un vantaggio, è una brutta cosa. A volte si dicono le bugie per evitare che l’altro si arrabbi.

Ma quando tua madre dice una bugia solo per essere gentile, è un’altra cosa. Non trovi?

Luca ha mille pensieri che gli si affollano in testa. Non sa proprio che cosa pensare... si alza e va in camera sua. Prende una penna e un quaderno per fare i compiti. Ma, invece di studiare Matematica, resta a riflettere a lungo.

Annette Neubauer, Piccole bugie, mezze verità, grossi pasticci, Piemme

Trova l’idea principale.

L’idea principale di questo racconto è: non si devono mai dire bugie, di nessun tipo. non è giusto dire bugie, ma a tutti può capitare.

Trova le informazioni esplicite.

Sottolinea con i colori indicati: perché Luca ha detto una bugia ai suoi compagni; quando una bugia è brutta; quando una bugia non è “così brutta”.

Trova le informazioni implicite.

Il papà racconta a Luca le sue esperienze perché:

vuole insegnargli l’importanza di essere sempre sinceri. vuole aiutarlo a superare il momento difficile.

Il papà dice “Ho mentito? Sì, anche se ho detto la verità…”. Qual è la verità? Che presto troverà lavoro. Che ha lavorato come bancario.

Qual è la bugia?

Il papà non ha mai lavorato in banca.

In quel momento il papà non ha un lavoro.

Parole per...

EMOZIONARE

di CRISTINA DELL’ACQUA

Alzi la mano chi non ha mai desiderato essere invisibile almeno una volta! Per esempio quando ci rifugiamo nelle BUGIE per toglierci d’impaccio, quando vogliamo proteggere un’amica o un amico oppure quando non vogliamo far trapelare le nostre emozioni.

La maestra Margherita ci racconta di quando persino Ulisse diventa invisibile. Noi che cosa faremmo al suo posto?

Il mantello dell’ invisibilità

– Ulisse è approdato alla terra dei Feaci – inizia a raccontare la maestra Margherita. – È abitata da un popolo straordinario, è ricca di frutti che crescono spontaneamente e, cosa più importante ancora, per i Feaci è sacro qualunque ospite arrivi nella loro terra a chiedere aiuto.

– Inoltre, hanno delle navi molto particolari – aggiunge Margherita. – Solcano il mare senza nocchieri né timoni. Conoscono la mente degli uomini, conoscono le loro città. Esse solcano il mare veloci, avvolte da nuvole e nebbia: non possono essere danneggiate né distrutte. A bordo di una di queste navi fantastiche Ulisse parte alla volta di Itaca.

Ulisse dormiva tranquillo a bordo di una di queste navi quando, dopo vent’anni di viaggi, arriva a Itaca.

La nave viaggiava veloce come uno sparviero!

Ulisse viene lasciato a terra ancora addormentato. Intorno a lui, tutti i doni che la regina e il re dei Feaci avevano messo a bordo della nave.

Quando l’eroe si sveglia è sulla sua isola, ma non la riconosce: è stato lontano per troppo tempo.

Intorno a lui la dea Atena, sempre pronta a proteggerlo, diffonde una nebbia che gli fa da mantello per renderlo invisibile e avere il tempo di dargli tutti i consigli necessari: Ulisse ha bisogno di tempo per vedere e farsi vedere.

Lentamente, Ulisse studia la situazione ed è felice quando capisce di essere in patria.

Una persona con un altro carattere, tornato dopo tanti anni, sarebbe corsa d’impulso nella sua casa per rivedere subito la sua famiglia.

Ma non Ulisse: lui sa trattenere la sua gioia, prima deve capire.

Sua moglie si ricorda ancora di lui? E suo figlio? Chi vive nella sua reggia? Deve saper aspettare con pazienza.

Mentre Ulisse ragiona, Atena disperde la nebbia che rendeva tutto invisibile e così gli appare Itaca. Ulisse bacia la sua terra. È ora di andare.

LIFE SKILLS PAROLE per PENSARE

Che cosa fai quando rivedi una persona dopo tanto tempo?

Hai mai avuto il desiderio di essere invisibile per non provare un’emozione? Si può anche piangere di felicità e dire una bugia perché non si ha il coraggio di mostrarlo agli altri!

Anche Ulisse ha avuto bisogno di tempo per comprendere che cosa stava accadendo. Non sempre è facile capire l’emozione che stiamo provando in quel momento e, a volte, si dicono delle bugie per paura di non essere capiti. Piano piano si impara a conoscere le emozioni e anche il proprio carattere. Più vi conoscete, più sapete reagire a ciò che vi succede in maniera unica e personale.

di CRISTINA DELL’ACQUA

scopriamo il Horror GENERE

contenuto

Il contenuto è:

un fatto oscuro e misterioso.

un fatto terribile realmente accaduto.

elementi

Il personaggio che incute terrore è:

un faraone.

la mummia di un faraone. Anubi.

Il luogo è: realistico.

immaginario.

struttura

La struttura di questo testo prevede (indica con più x):

un’introduzione che non lascia intendere che cosa accadrà.

un’introduzione in cui si annuncia il mistero.

uno svolgimento che non crea attesa di mistero. uno svolgimento sempre più incalzante.

un finale a sorpresa.

La maledizione di Anubi

Nel vecchio scantinato buio e maleodorante i due uomini osservavano la cassa coperta di ragnatele. Il professor Jelly esaminò i geroglifici e tradusse: – Chi apre questo sarcofago sarà maledetto da Anubi. I due aprirono il sarcofago ed ecco Sennapod, vecchio di oltre quattromila anni, completamente avvolto in bende giallastre. Jelly rimase senza fiato.

Sotto i loro occhi sbarrati, trasfigurati dal terrore, la mummia prese vita. Le dita giallastre si mossero.

La bocca lottò per farsi largo tra le bende e finalmente l’aria fresca penetrò tra gli antichi polmoni, che cominciarono a respirare di nuovo.

La testa si sollevò di colpo e il corpo si mise seduto.

Una gamba si sollevò dal sarcofago e la mummia si alzò lentamente in piedi, mentre le bende si allentavano e cadevano a terra.

Gremstone e Jelly fecero per gridare, spalancarono la bocca, ma le loro voci erano così soffocate che ogni loro sforzo risultò vano. I due cercarono di fuggire, ma i piedi sembravano inchiodati al pavimento.

Il faraone Sennapod, signore dei serpenti, re degli ippopotami e calpestatore di vermi, superò i corpi tremanti, raggiunse la porta e uscì nella notte buia e piovosa. Proprio in quel giorno ricorreva il suo quattromilaseicentesimo compleanno.

Jeremy Strong, C’è un faraone nel mio bagno! Piemme

Il RACCONTO HORROR o DEL BRIVIDO è un testo narrativo che racconta eventi immaginari , episodi spaventosi , situazioni terrificanti Si avverte una sensazione di pericolo perché non si riescono a trovare le cause dei fatti o dei fenomeni che accadono.

ANALIZZARE IL RACCONTO HORROR

CONTENUTO

Il contenuto di un racconto horror è rappresentato da:

• fatti oscuri e misteriosi;

• fatti inspiegabili e terribili.

ELEMENTI

Il/La protagonista è una persona comune che vive situazioni terrificanti e raccapriccianti.

I personaggi sono:

• personaggi comuni che hanno strani comportamenti e terribili progetti;

• mostri fantastici che si trasformano: vampiri, streghe, zombie…

Il tempo in cui si svolge la vicenda è generalmente la notte o un giorno tetro.

I luoghi spesso causano inquietudine, ansia, paura.

STRUTTURA

La struttura del racconto horror prevede:

• un’ introduzione , che presenta la situazione e il/la protagonista;

• uno svolgimento, in cui esseri mostruosi assalgono il/la protagonista;

• la conclusione , non sempre a lieto fine.

Nel racconto horror ci sono molte descrizioni di personaggi dall’aspetto terrificante, di forti emozioni, di luoghi come vecchi castelli, cimiteri, case diroccate, cantine…

I fatti sono narrati con un ritmo incalzante per creare un’atmosfera di paura, attesa, suspense.

Situazione iniziale apparentemente normale.

Ambientazione generalmente notturna, che suscita ansia e paura: il paesaggio è freddo, la luce è scarsa.

La grande sagoma nera

Sofia non riusciva a prendere sonno. Scivolò fuori dal letto e si avvicinò alla finestra.

Sotto l’argentea luce lunare la strada del paese sembrava completamente diversa.

Ogni cosa era pallida e spettrale.

Sofia lasciò vagare lo sguardo più lontano e improvvisamente si sentì gelare.

Si verifica qualcosa di insolito e inquietante: compare un personaggio cupo e misterioso.

Cresce la tensione e la suspense: ci si aspetta che accada qualcosa di terribile.

Qualcosa risaliva la strada. Qualcosa di nero. Qualcosa di grande. Una cosa enorme, magrissima e oscura. Non era un essere umano. Non poteva esserlo.

Era quattro volte più grande del più grande degli uomini. Era così grande che la sua testa sovrastava le finestre del primo piano.

Sofia aprì la bocca per gridare, ma non emise suono.

La gola, come il resto del corpo, era paralizzata dalla paura.

La grande sagoma scura veniva verso di lei.

Camminava rasente le facciate, risalendo la strada e nascondendosi nelle rientranze buie non raggiunte dalla luce della luna.

Questi disegni rappresentano:

le sequenze narrative del testo.

le sequenze descrittive del testo.

Riordina le immagini in modo logico e cronologico, numerando.

Ora la sagoma era più vicina e Sofia poté distinguerla meglio.

Osservandola, dovette concludere che in qualche modo si trattava di un individuo.

Non di un essere umano, ma proprio di un individuo.

Di un individuo grande, anzi gigantesco.

Il gigante portava una lunga palandrana nera.

In una mano teneva un oggetto che a prima vista sembrava una tromba molto lunga e sottile.

Nell’altra mano reggeva una grande valigia.

A un tratto girò la testa e lanciò un’occhiata alla strada.

Nella luce lunare Sofia intravide, in una frazione di secondo, un’enorme, lunga faccia, pallida e rugosa, con due orecchie smisurate.

Il naso era affilato come la lama di un coltello e sopra brillavano due occhi che ora fissavano proprio Sofia.

Quello sguardo fisso le sembrò feroce, diabolico.

Tremando in tutto il corpo si ritrasse dalla finestra, saltò nel letto e si nascose sotto le coperte.

E lì si raggomitolò, silenziosa come un topo.

Roal Dahl, Il GGG, Salani

Mancano due sequenze molto importanti per suscitare terrore e suspense. Sono due sequenze . Disegnale tu.

Descrizione del personaggio utilizzando particolari che incutono terrore.

Conclusione: il protagonista reagisce alla situazione di pericolo.

LEGGERE BENE

Leggi la descrizione del fantasma dando la giusta intonazione per suscitare terrore.

a n al i s i

Sottolinea con i colori indicati: l’introduzione; la parte in cui cresce la suspense e la tensione; il momento di massima tensione; le reazioni del ragazzo; la conclusione.

Il fantasma della villa

I coniugi Crow avevano comprato una casa in collina ed erano andati ad abitarci con il figlio Andrei di tredici anni.

Il ragazzo iniziò subito a perlustrare quella villa immensa e misteriosa.

Una notte, mentre i genitori dormivano, volle entrare in un locale che non aveva ancora visto. Spinse una pesante porta di legno che si aprì con un forte cigolio e si trovò in uno stanzone buio, rischiarato appena dalla luce fioca di una lanterna appoggiata su un tavolo. Ma ecco che gli apparve un fantasma. Lo spettro aveva un aspetto terrificante: fra le sue labbra gonfie e secche si intravedevano denti neri e scheggiati; una barba lunga e trascurata gli copriva il volto; le mani avevano unghie lunghissime e bianche arricciate su loro stesse.

A un tratto la bocca del fantasma si spalancò, mostrando una voragine buia.

Il ragazzo sentì sul viso il freddo alito dello spettro e sgranò gli occhi sconvolto.

Poi indietreggiò, andò verso la porta, la aprì e la richiuse con un colpo secco in faccia all’orrenda creatura.

In preda al terrore, Andrei corse per il lungo corridoio e si rifugiò nella sua camera mentre il cuore gli batteva all’impazzata.

Robert Westall, Silenzio di morte, Franco Cosimo Panini

Un licantropo sul bus

Il conducente dello scuolabus è balzato dal suo posto e si è liberato del suo abbigliamento.

Ha il corpo rivestito di una folta pelliccia ispida e le mani si sono tramutate in artigli.

Il maestro non crede ai propri occhi. “È solo un incubo!” pensa, guardando incredulo la testa di Onnoval tramutato in muso di lupo dagli occhi gialli.

Giuly è la prima a ridestarsi dal torpore.

– Un licantropo ! – grida. – L’autista è un licantropo!

D’un tratto tutto è panico: – Aiuto! Si salvi chi può!

Nel vocio generale il lupo emette un agghiacciante ululato: – Uuuuuuuuuuuuu!

Strillando, tutti cercano di raggiungere la portiera anteriore.

Il lupo mannaro ghigna soddisfatto: – Sarà una facile vittoria, come sempre…

Qualcosa si muove sul sedile dietro il posto di guida. È Liselore, che per tutto il tempo non si è mossa e ora si sta avvicinando.

Il lupo mannaro sul momento non la nota, intento com’è a decidere chi sbranare per primo.

La mano di Liselore fruga nella borsetta e ne riappare impugnando una minuscola pistola.

Un colpo secco e il mostro precipita a terra.

– Liselore – chiede il maestro sbigottito, – avevi con te una pistola? E con un proiettile d’argento?

Liselore sapeva che Onnoval era un licantropo e si era preparata. Perché un lupo mannaro si può eliminare solo con un proiettile d’argento.

Paul van Loon, L’autobus del brivido, Salani

L’ambiente in cui si svolge l’azione è tipico dell’horror?

Sì. No.

Qual è l’elemento horror di questo racconto?

a n al i s i comprensione

Trova le informazioni esplicite.

Sottolinea con i colori indicati: perché il licantropo non nota Liselore; come si elimina un licantropo.

Ispido: ruvido, pungente.

Licantropo: personaggio immaginario capace di trasformarsi in lupo. pa role

a n al i s i

Quali sono gli elementi che suscitano paura?

Indica con più X.

La descrizione del mostro.

Il luogo in cui sorge la fattoria.

L’atmosfera creata dai fatti apparentemente inspiegabili.

Sottolinea nel testo le parole che indicano il momento della giornata in cui si svolgono i differenti fatti.

Qual è il personaggio terrificante?

La struttura del racconto horror non prevede sempre il lieto fine. In questo racconto il finale non lieto è: un secondo demone, Jack, spaventa i vecchietti.

il demone trasloca con Horace e Hetty.

Il ritmo narrativo è: incalzante. tranquillo.

Il demone della fattoria

Horace e sua moglie Hetty vivevano in una fattoria. Tiravano avanti tranquillamente, finché un vecchio demone peloso non entrò nella loro vita.

La creatura si era annunciata con una scritta sul muro del fienile: – È arrivato George.

Ogni notte la creatura apriva e chiudeva le finestre.

Danzava sul tetto sopra la loro camera facendo un gran fracasso.

Con il passare dei giorni, le cose andarono sempre peggio.

La situazione era già abbastanza terribile, ma il suo ultimo scherzo fu il peggiore di tutti.

Una notte la creatura si mise ad abbaiare come un cane sul viottolo e Horace uscì di casa per vedere di che cosa si trattasse.

A metà strada la sua lanterna si spense.

Horace si fermò nell’oscurità e gli parve di sentire qualcosa ridacchiare malignamente dietro di sé.

Quel suono lo fece rabbrividire.

Un istante dopo, la cosa gli saltò sulla schiena.

Le lunghe braccia del demone si avvolsero intorno al collo di Horace, facendolo quasi soffocare, e le sue gambe pelose gli cinsero la vita. Il vecchio poteva sentirlo, ma non riusciva a vederlo.

Il demone obbligò Horace ad andare al fosso, dove saltò giù dalla sua schiena e lo fece precipitare con un tonfo nel fango.

Horace restò in fondo al fosso, bagnato, infreddolito e pieno di lividi.

– Ho paura di quello che potrà combinare la prossima volta! – disse Horace a Hetty. – Penso che dovremo andarcene da qualche parte. Non dobbiamo dirlo a nessuno, per evitare che lui lo scopra e decida di venire con noi. Traslocheremo, ma nessuno lo saprà.

Stabilirono che avrebbero caricato tutti i loro averi sul carro in gran segreto. Poi se la sarebbero svignata quatti quatti. La creatura non avrebbe saputo della loro partenza finché non fossero stati lontani. In questo modo, Horace e Hetty sarebbero stati sicuri.

La notte seguente, tutto era tranquillo. Avevano programmato ogni cosa con cura. Caricarono il carro nel cortile ancora immerso nell’oscurità.

– Si parte, ragazza mia! – disse Horace. Partirono proprio mentre il sole sorgeva in fondo al viottolo. Mentre il carro passava sotto un melo, dalle foglie dall’albero echeggiò una voce cavernosa. – Traslocate, vecchio George? – chiese.

E la voce del demone rispose da sotto gli oggetti che Horace e Hetty avevano accatastato sul carro.

– Sì, Jack, traslochiamo! – disse. – Traslochiamo, ma non deve saperlo nessuno!

Martin Waddell, Storie di demoni e fantasmi, Einaudi Ragazzi

comprensione

Trova il significato delle parole. Con quale espressione puoi sostituire “tiravano avanti tranquillamente”?

Vivevano senza preoccupazioni.

Avevano un buon lavoro. Non litigavano mai con i vicini.

Che cosa significa “se la sarebbero svignata quatti quatti”?

Si sarebbero allontanati: strisciando per terra. prima dell’alba. in silenzio.

scrittura

Continua il racconto scrivendo che cosa avranno pensato Hetty e Horace. Metti in risalto il loro terrore.

Verifica

Misteriose impronte

La tormenta imperversava oramai da molti giorni e ogni cosa era ricoperta da una spessa coltre di neve. Gli abitanti del paese restavano chiusi in casa: quando il vento urla e la neve percuote le montagne non è proprio il momento di mettere il naso fuori, perché è là fuori che si aggira la donna di neve, pronta a braccare chi si è smarrito o chi è stato imprudente.

Imprudente, ecco che cos’era quel viaggiatore. Gli avevano consigliato di non avviarsi per quei sentieri pieni di neve ma lui aveva fretta.

Ma era anche curioso: che cosa c’era di vero dietro la storia di quella donna fantasma di cui gli avevano parlato con così tanto terrore?

A mano a mano che la notte cupa, tetra e minacciosa si faceva più scura, però, il viaggiatore era sempre meno curioso di scoprirlo. Aveva freddo e aveva anche fame. Sognava un riparo, un fuoco per scaldarsi e una presenza umana, però non si vedeva nessuna luce.

Poi, improvvisamente, le vide, impresse nella neve: erano impronte di piedi nudi. Erano così piccole che non potevano essere che femminili: ma che cosa ci faceva una donna in giro di notte, a piedi nudi, in quella gelida landa desolata?

Senza riflettere, seguì quelle tracce e non si accorse che abbandonavano il sentiero per addentrarsi nel bosco e poi perdersi. Quando vide un’ombra fra le sagome nere degli alberi, iniziò a tremare e il sudore si gelò. L’ombra bianca si mise a fluttuare davanti ai suoi occhi, come un’apparizione.

“La donna di neve…” fecero per articolare le sue labbra gelate, ma dalla bocca non uscì alcun suono. Tirò fuori il coltello, le si avvicinò. Quando le fu davanti, cercò di colpirla, ma l’ombra si allontanò. Il viaggiatore avanzava e l’ombra indietreggiava, attirandolo a ogni passo nel fitto del bosco, sempre di più. Sfinito, lui cadde in ginocchio nella neve; si rialzò e ricadde. Allora gli tornò alla mente tutto quello che gli era stato detto sulla donna di neve. Le sue mani cominciarono a tremare per la paura. Si avventò contro l’ombra, ma questa scomparve definitivamente, lasciandolo solo nell’oscurità, un corpo inerte che la neve ricoprì a poco a poco.

Hélène Montardre, Mille anni di storie di paura, Edizioni EL

ANALIZZO

An aliz zo

1 In questo testo trovi alcuni elementi caratteristici del racconto horror. Completa. Il tempo è Il luogo è

Il personaggio horror è .................................................. Il finale è ...........................................................................................

2 L’autrice crea la suspense per mezzo: delle descrizioni. del susseguirsi di avvenimenti incalzanti.

COMPRENDO comprendo

Trova le informazioni esplicite.

1 Segna V (vero) o F (falso).

Il viaggiatore vuole verificare se i racconti della gente sono veri. V F

Le vittime della donna di neve sono le persone paurose. V F

Il viaggiatore quando incontra l’ombra non riesce a fuggire. V F Il viaggiatore non è mai assalito dal terrore. V F

2 Perché il viaggiatore voleva una “presenza umana” (riga 13)?

Perché voleva chiedere informazioni sulla donna fantasma. Per ritrovare la strada del ritorno. Per avere compagnia.

Trova il significato delle parole.

3 La coltre è: una coperta. una fitta nevicata. uno spesso strato di ghiaccio.

4 “Braccare” (riga 5) significa: cercare. nascondere. aiutare

5 “Mettere il naso fuori” (riga 4) significa: affacciarsi alla finestra. curiosare. uscire di casa.

che cosa SO? come STO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto horror?

3 La strategia narrativa che crea suspense è: l’uso di verbi che indicano il susseguirsi di azioni spaventose. avverbi che indicano il cambio di tempo e di luogo. Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

Sì. No. In parte.

letture per CRESC E RE

paura

Hai letto che i RACCONTI HORROR suscitano paura .

Chi non ha mai avuto paura alzi la mano!

Paura per un brutto sogno, paura per una verifica, paura del buio… Ci sono, però, paure ben più grosse: la paura della guerra, della malattia, del terremoto… Le paure… ci fanno paura!

AFFRONTARE I PERICOLI LIFE SKILLS

Un pizzico di paura può servire a metterci in guardia in situazioni pericolose e ci avvisa che dobbiamo evitare i pericoli.

Se riusciamo a non terrorizzarci, riusciamo ad affrontare i pericoli!

La notte

La notte fonda, fredda, lunga e scura spaventa bimbi e grandi al suo passaggio solo che i grandi, anche se han paura, fan sempre finta di avere più coraggio.

Janna Carioli, I sentimenti dei bambinispremuta di poesie in agrodolce, Mondadori

Paure utili

Se devo attraversare la strada e vedo un autobus arrivare di corsa, ho paura di finirci sotto e mi fermo.

Se devo inserire una spina in una presa di corrente, sto attenta perché ho paura di prendere la scossa.

Se sono in cima a una scala o su un tavolo, ho paura di cadere e faccio attenzione.

Le paure di finire sotto l’autobus, di prendere la scossa e di cadere ce le hanno tutti, adulti e bambini.

Ed è giusto avere paura di queste cose, perché sono veramente pericolose.

Monica Colli, Maria Cristina Luchetti, Grazia Mauri, Saviem, Caccia alle emozioni, Erickson Edizioni

Quali, secondo te, sono paure utili, tra quelle scritte?

Puoi usare i colori per definirlo: circonda in le paure utili e in le paure inutili.

Pensa ad alcune paure che ti hanno fatto battere il cuore.

Scrivi:

una paura utile che a volte hai provato.

una paura inutile che a volte hai provato.

tagliare con i coltelli i mostri

il fuoco

sconosciuti che ti invitano ad andare con loro

sporgersi dai balconi

la strega e L’orco

il sibilo del vento

dormire soli

comprensione

Trova il significato del testo.

Alcune paure sono utili perché

a n al i s i

Colora le barre laterali con i colori indicati: la sequenza in cui il protagonista cerca di allontanare la paura; la sequenza in cui l’autore crea suspense.

Bastava un punto

L’ultimo secondo dell’ultimo minuto dell’ultimo quarto d’ora della partita era pronto per scoccare.

Sulle tribune intorno al campo, i suoi mille compagni di scuola, a trattenere il fiato: duemila occhi

rivolti verso il tabellone, dove il risultato segnava inesorabilmente gli stessi punti all’una e all’altra squadra. Bastava un punto; bastava un ragazzo che, serio, si avvicinasse alla lunetta di fronte al canestro.

Martin afferrò il pallone con entrambe le mani. Poi lo fece rimbalzare con vigore, per riprenderlo e mollarlo ancora.

Intanto camminava e si fermò nel punto esatto in cui si incrociavano gli sguardi di tutti.

Attraverso il tabellone poteva vedere le espressioni eccitate e preoccupate dei suoi compagni, e chissà quanti avrebbero voluto essere al suo posto. Ma anche lui, sotto sotto, avrebbe preferito essere in tribuna ad assistere.

Di nuovo guardò il pallone, poi si mise in posizione di tiro.

Con la coda dell’occhio scrutò l’ingresso degli spogliatoi, dove si sarebbe chiuso se avesse sbagliato.

Pareva più pesante, il pallone, amico e nemico.

Martin chiuse gli occhi e tutto, improvvisamente, si fermò.

Nel buio dei suoi pensieri vedeva il canestro di fronte a lui e null’altro. Sollevò la palla tra le dita, sopra la testa, molleggiando appena le ginocchia, quindi la lasciò andare libera nell’aria e non osò aprirli, gli occhi serrati. Ormai era fatta.

Pensò ai compagni di squadra, Martin, e restò ancora di più fermo e solo, sulla lunetta.

Pensò ai compagni di scuola, pensò ai compiti da fare per il giorno dopo e pensò che dei compiti non gli importava nulla; pensò a qualsiasi cosa gli venisse in mente, tranne che al canestro, ormai lontano dalle sue mani.

Fu il rumore del pallone contro il ferro a ridestarlo e a fargli riaprire gli occhi.

Ogni cosa intorno a lui era come prima. L’unica differenza era che gli sguardi di ognuno non erano più su di lui, ma avevano seguito la parabola della palla, che ora rimbalzava sul canestro, lasciando mille respiri in sospeso.

Quasi al rallentatore il rimbalzo condusse la sfera sul tabellone e di nuovo sul ferro.

Non volle più guardare Martin, e si coprì il volto con le mani, che avevano appena lasciato il pallone. Il silenzio del pubblico e dei mille compagni si tramutò in un boato, la sirena fischiò.

Senza badare a nulla, Martin corse negli spogliatoi e si infilò sotto la doccia ancora vestito, aprendo l’acqua per coprire ogni altro suono. La paura lentamente si sciolse via.

Andrea Valente, Piccola mappa delle paure, Pelledoca Editore

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Perché il tiro di Martin era importante.

comprensione

Perché alcuni compagni avrebbero voluto essere al suo posto.

Come termina la partita.

In questo testo l’autore vuole insegnare che:

• si può aver paura di sbagliare.

• è giusto vergognarsi dei propri errori.

Sì. No.

Sì. No.

• nelle situazioni di stress è normale avere paura. Sì. No.

• a volte si vorrebbe fuggire dalle proprie responsabilità. Sì. No.

LEGGERE BENE

Leggi con espressione le frasi in colore.

Drammatizza queste parti usando gesti ed espressioni del volto.

LIFE SKILLS

Questo testo, in modo spiritoso, fa capire che a volte gli scherzi possono ritorcersi contro chi li fa.

Hai mai vissuto una situazione in cui uno scherzo preparato per qualcuno se ha creato problemi a te?

Il Saltapicchio Strizzabudella

– Vorrei tanto essere come mia sorella – disse Tommy. – Come Mizzi? – si meravigliò Peter. – MA QUELLA LÌ CHE

COSA VUOI CHE SAPPIA FARE? NIENTE DI SPECIALE!

– E invece sì! – ribatté Tommy. – Lei non ha paura di niente e di nessuno.

Peter scosse il capo: – Ognuno di noi ha paura di qualcosa o di qualcuno!

– Be’, se di notte le piombasse un fantasma in camera, le prenderebbe di sicuro un colpo!

E fu allora che Tommy decise di costruirne uno.

UN FANTASMA RACCAPRICCIANTE, DA FAR VENIRE

LA PELLE D’OCA.

A notte fonda, sarebbe entrato di soppiatto nella camera di sua sorella e avrebbe fatto dondolare sopra il suo letto il pupazzo.

Imitando ovviamente I GEMITI, GLI ULULATI E LE STRIDA

tipici degli spettri. MIZZI SI SAREBBE SVEGLIATA E AVREBBE

FINALMENTE TREMATO DI PAURA!

Costruire un fantasma raccapricciante, però, non è facile. Per fortuna Tommy era bravissimo a costruire le cose. Recuperò dal ripostiglio il vecchio cuscino poggiatesta della mamma, rivestito di un tessuto peloso verde brillante.

Legò un’estremità con lo spago: quella sarebbe stata la testa. Poi infilò un lungo asciugamano dentro un paio di guantini grigi. ADESSO IL FANTASMA AVEVA

DUE BRACCIA!

Delle gambe gli spettri non hanno bisogno perché, come tutti sanno, fluttuano nel vuoto.

Poi con lo smalto per unghie rosso DIPINSE

UNA GRANDE BOCCA, per gli occhi usò quello verde.

Infine, prese una vecchia tenda di tulle e ne ricavò un lungo vestito da fantasma.

LO SPETTRO INCUTEVA IL GIUSTO TERRORE.

Però Tommy intendeva renderlo ancora più spaventoso, anzi TERRIFICANTE: con una massa di capelli bianchi svolazzanti la sua creazione sarebbe stata perfetta!

Ma gli rimase della colla sulle dita e dei fili di lana gli restarono appiccicati ai polpastrelli. Cercò di staccarseli, ma la cosa si rivelò alquanto laboriosa e Tommy si arrabbiò tantissimo.

Così, quando si sentì sul punto di scoppiare, per calmarsi gridò: –

SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA!

E lo ripeté per altre due volte, perché era davvero arrabbiato.

Non fece in tempo a chiudere la bocca che IL FANTASMA SI DRIZZÒ SEDUTO SUL TAVOLO e disse: – BUONASERA.

Tommy ammutolì. Poi riuscì a balbettare:

– CO – CO – CO... COME HAI FATTO A PARLARE?

Strano ma vero, il fantasma rispose: – Se si costruisce un SALTAPICCHIO STRIZZABUDELLA e si ripete per tre volte SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA, la creatura prende vita, non lo sapevi? I SALTAPICCHI STRIZZABUDELLA esistono da sempre.

E anche la parola Saltapicchiostrizzabudelladicacca . Adesso lascia che ti tolga questa lana dalle dita.

Christine Nöstlinger, Saltapicchio Strizzabudella, Piemme

a n al i s i

Il testo è: realistico. fantastico.

Sottolinea nel testo le parole che suscitano suspense, come nei racconti horror.

Completa le frasi-chiave, che indicano i fatti principali.

• Tommy decide di fare uno scherzo ...........................................................

• Tommy si procura il necessario per

• Alcuni fili di lana

• Tommy si arrabbia e

• Il fantasma riassunto

scopriamo il umoristico GENERE

contenuto

L’autore ha voluto mettere in risalto: un comportamento stravagante. malintesi che creano situazioni buffe.

elementi

Il protagonista è: un ragazzo. un personaggio stravagante.

Il luogo è: realistico. immaginario.

struttura

In questo racconto ci sono due malintesi. Uno è già sottolineato. Sottolinea l’altro.

Spiritoso per caso

Oggi in classe ero distratto. Non riuscivo a non pensare a Maristella.

La maestra improvvisamente mi ha chiesto:

– Nadir, dimmi due pronomi.

– Chi? Io?

– Bene, benissimo! Ora sentiamo un altro.

Mi è andata proprio bene!

Torno sempre allegro da scuola.

– Bravo Nadir. Se torni allegro dalla scuola significa che ci vai volentieri! – esclama la mamma.

– Mamma, non confondiamo l’andata con il ritorno! –preciso un po’ seccato.

Ieri sera sono passato in bici sotto casa di Maristella e ho visto la luce accesa.

Ho sentito l’aria fresca sul viso e gli insetti sfiorarmi le gambe.

Ho rallentato e ho pedalato a tempo. Un pipistrello mi ha accompagnato a casa.

Ho voglia di telefonare a Maristella per chiederle

se domani le va di fare un giro in bici, però ho sempre paura che risponda sua madre, a cui non sono simpatico. Ci provo.

– Pronto? Con chi parlo?

– Calzoleria Scarpetti!

– Oh, scusi, ho sbagliato numero!

– Non si preoccupi: venga pure e le cambieremo il paio di scarpe.

Antonio Ferrara, Pane arabo a merenda, Falzea Editore

Il RACCONTO UMORISTICO è un testo comico. Narra situazioni divertenti , strane e inconsuete che si sviluppano intorno a un tema.

ANALIZZARE IL RACCONTO UMORISTICO

CONTENUTO

Il contenuto di un racconto umoristico è la narrazione di situazioni assurde , fuori dal normale, che presentano malintesi e giochi di parole .

ELEMENTI

I personaggi hanno caratteristiche e comportamenti ridicoli e divertenti.

Il tempo e il luogo sono quelli della vita quotidiana.

STRUTTURA

La struttura del racconto umoristico prevede:

• imprevisti;

• malintesi ed equivoci;

• battute spiritose;

• contrasti;

• cambi di scena ridicoli;

• giochi di parole, equivoci nati dall’uso di parole che hanno più significati;

• paradossi, situazioni illogiche, fuori dal comune.

I personaggi spesso sono persone stravaganti , pasticcione , buffe, maldestre . A volte intervengono anche oggetti personificati.

Nei racconti umoristici sono importanti i dialoghi perché danno ritmo alla narrazione e spesso contengono battute spiritose .

Personaggi strani o stravaganti.

Gioco di parole. dentro il racconto umoristico

Tanti espedienti narrativi

Non è semplice scrivere un racconto umoristico. Spesso ci sono situazioni umoristiche all’interno di un testo narrativo. Queste situazioni sono create da espedienti narrativi particolari.

D’ARTAGNAM

Un tempo in Francia viveva un moschettiere, D’Artagnam, che, anziché colpire di spada, se ne andava in giro armato di forchetta e di coltello.

Al posto del pugnale aveva lo stuzzicadenti.

Lui i duelli non li faceva a mezzanotte dietro la chiesa, ma a mezzogiorno in punto all’osteria. Il vino lo lasciava scegliere allo sfidante, e poi... via! Tortelli, lasagne, spaghetti, salsicce, mortadella...

Ben presto tutti gli sfidanti erano vinti e venivano trasportati di peso fuori dall’osteria...

Andrea Valente, Chissà perché, Gallucci

L’ABBAINO (CANIS DISCRETUS)

Piccolo cane di città che vive nelle soffitte e nelle mansarde degli appartamenti nei centri urbani. L’abbaino ama infatti vedere le cose dall’alto e passa le giornate sui tetti a osservare quanto succede nelle strade sottostanti. L’altra sua attività preferita è quella di rincorrere passerotti e merli che fanno il nido fra le tegole, abbaiando in tono sommesso per non disturbare gli inquilini del piano di sotto.

Gualtiero Bordiglioni, Zoovocabolario, Emme Edizioni

ALLA STAZIONE

Un signore aveva la vista molto debole, ma non si metteva mai gli occhiali. Un giorno stava aspettando un treno alla stazione. – È in ritardo il treno? – chiese a un ferroviere.

Quello sorrise gentilmente, ma non gli rispose.

– Mi dice che ore sono? – ma il ferroviere continuò a sorridere.

– Lei è un gran maleducato!

Rabbioso, il signore si avvicinò al naso del ferroviere e scoprì finalmente che si trattava di un manifesto pubblicitario.

Ursula Wölfel, Storie un po’ matte, Nuove Edizioni Romane

COMPITO DI GRAMMATICA

Che differenze ci sono tra nomi mobili e promiscui?

I nomi-mobili sono quelli che arredano le stanze, come letto, comodino, tavolo, sedie, libreria, divano.

I nomi promiscui non li ho mai sentiti nominare e quindi penso che questa sia una domanda trabocchetto.

Emanuela Da Ros, Odio la grammatica!, Parapiglia

In un negozio di camicie.

– Mi dia una camicia bianca, di cotone e a manica lunga.

– La taglia?

– No, la porto via intera.

Completa inserendo falsi alterati per ottenere frasi umoristiche.

Nella botte si nascose un ladro con il suo di bottoni.

Malinteso.

Gioco di parole.

Battuta spiritosa.

La merla disse al merlo: – Riporta al nido il nostro piccolo.

Lui tornò con un , non con un merlino.

a n al i s i

Il contenuto di questo racconto è:

un comportamento stravagante.

un fatto ridicolo.

Riconosci la struttura del testo narrativo dividendo e colorando la barra laterale in: introduzione; svolgimento; conclusione.

Il fatto umoristico si trova: nell’introduzione. nello svolgimento. nella conclusione.

Prude, punge, pizzica

Cinque vichinghi avanzavano avvolti dalla bufera, incerti sul da farsi. Dopo un’accesa azzuffata, infatti, le loro mutande si erano tutte sdrucite e i loro posteriori stavano diventando blu per il freddo… Proprio in quel momento trovarono un piccolo negozio. L’insegna recitava “Mutande di lana”.

Purtroppo, tutti i mutandoni erano stati venduti, e pure la lana era finita!

Ma la sarta disse: – Sulla sommità del Monte del Terrore vive un misterioso Yeti. Se mi portate un sacco pieno del suo pelo, lo userò per sferruzzarvi delle soffici mutande!

E così, i coraggiosi vichinghi partirono. Ma nella Foresta della Disperazione si imbatterono in un orso e furono attaccati da un branco di lupi!

Harald mise in fuga i lupi lanciando contro di loro un calzino puzzolente, mentre l’orso afferrò Grim… il quale, però, se la cavò con un abbraccio stritolatore!

Il gruppetto riuscì finalmente a raggiungere la sommità del Monte del Terrore.

Lì i malcapitati incontrarono una bestia spaventosa (alta almeno tre metri) che aprì la sua enorme bocca e disse: – Non vi preoccupate, non vi mangerò: sono così contento di vedervi! Non viene mai nessuno a trovarmi quassù! Se vi serve un po’ del mio pelo, ne ho un sacco. Guardate, lo tengo in fondo alla mia caverna.

Così i cinque vichinghi tornarono al negozio di mutande. Quando tutte le loro mutande furono pronte le provarono. I mutandoni erano così caldi e morbidi… Ma ben presto i vichinghi iniziarono a saltare, a grattare e ad agitarsi perché le loro mutande nuove… erano infestate da PULCI DI YETI!

Steve Smallman, Prude, punge, pizzica, morde!, Sassi Junior

Nora scende in campo

Gli spettatori sono al loro posto, la maestra Amanita è in piedi. Tutti aspettano Nora alla lavagna.

Nora è in gran forma, ha passato l’estate a fare divisioni. Ha diviso patatine, conchiglie e bastoncini di gelato con i suoi fratellini al mare. Ha diviso la stanza con i cugini grandi.

Ha diviso le pagine del libro delle vacanze per i giorni che le restavano. Ha diviso la pizza in quattro e a volte perfino in otto parti.

La maestra le porge il gessetto e fischia l’inizio.

672 : 32

Nora si scalda le dita, gli spettatori sono tesi.

Nora inizia bene e abbassa subito il 67.

Il 3 entra due volte nel 6, ma il 2 comincia a dare problemi con il 7. Nora spinge in avanti, ma c’è un problema: dalla difesa interviene il resto.

Nora avanza verso il resto, ma quello dribbla, allora Nora fa una finta, attacca a sorpresa e segna: un resto di 3!

Il tifo si scatena, la partita continua: scende in campo il 2, che accanto al 3 di resto forma un bel 32. Ha la vittoria in mano. La tensione è al massimo.

Nora tira e… gol! Il 32 entra dritto nel 32! Nora segna ancora e porta a casa un fantastico 21! Grandissimo risultato! Con il giusto allenamento e tanta grinta, il trentadue può entrare ventuno volte nel seicentosettantadue con l’avanzo di niente, e Nora ce lo ha dimostrato anche oggi. Il tifo è alle stelle, cori e striscioni accompagnano Nora che torna al banco sudata.

Susanna Mattiangeli, Appunti, cose private, storie vere e inventate di Matita HB, Il Castoro Edizioni

a n al i s i

I racconti umoristici, spesso, si basano sul paradosso, cioè una situazione che non si trova nella realtà ed è assurda e illogica. In questo racconto il paradosso è:

i numeri si comportano come persone. i bambini e le bambine fanno il tifo.

LEGGERE BENE

Immagina di essere un/una cronista, la voce narrante di una partita di calcio. Leggi prima a voce bassa per capire quale ritmo devi dare e poi, a voce alta, leggi con ritmo incalzante.

a n al i s i

Il contenuto comico di questo racconto è basato su un malinteso.

Si confonde mattino, che è un nome comune, con Mattino che è un nome

I personaggi sono: realistici. fantastici.

Matto, Mattone, Mattino

Erano in tre e si facevano chiamare I tre matti.

Con questo nome scritto sul telone di un carro sgangherato, giravano le fiere dei paesi come comici.

I tre matti erano in tre, questo l’ho già detto. Il primo era lungo e cilindrico come un mattarello.

Lo chiamavano “ il M atto ”.

Il secondo era un gigante grosso e rosso. Era chiamato “ il Mattone”.

E il terzo era piccolo, ma aveva la testa grande così e la bocca che gli arrivava da orecchio a orecchio. Lui era “ il Mattino”.

Un giorno, mentre erano in viaggio verso un paese dove non erano mai stati, il Matto, il Mattone e il Mattino si persero in un bosco fitto e scuro.

Poi videro della gente accampata in una radura.

– Che fortuna! – esclamò il Matto.

Quella gente risultò essere un’intera famiglia di briganti che avevano un bottino fatto di tante monete d’oro.

Erano: madre, padre, nonno, nonna e una bimbetta di quattro anni appena.

Come li videro, dissero senza tanti complimenti: – O la borsa o la vita.

In quel momento udirono i cavalli dei soldati venuti per arrestarli. Tutti i briganti si arrampicarono come gatti sugli alberi, nonni compresi, e le monete d’oro rimasero sull’erba.

Il Mattino si buttò sull’oro e lo nascose nella sua enorme bocca.

– Avete visto dei briganti? – chiesero i soldati che, nel frattempo, erano arrivati.

– Andavano di là – mentì il Mattone. I soldati ripartirono di gran carriera e i briganti scesero dall’albero.

– Ehi, voi… – disse il capo – che fine ha fatto il nostro oro?

Nessuno rispondeva. Allora la figlioletta, che aveva visto dall’albero come erano andate le cose, cercò di spiegarsi a modo suo.

– Ha l’oro in bocca… non il Mattone, neppure il Mattarello. Il Mattino ha l’oro…

– Zitta, tu – disse l’uomo, che come tutti i genitori non ascoltava la figlia quando era necessario.

– L’hanno preso i soldati l’oro. Sono andati di là –mentirono i tre Matti. E indicarono il sentiero con un dito.

I briganti si lanciarono all’inseguimento, nonni compresi, mentre la bambina strillava:

– Il Mattino ha l’oro in bocca!... Il Mattino, babbo!

Perché non mi stai mai a sentire? Torna indietro, ti dico!

Fu così che i Tre Matti divisero le monete d’oro zecchino in parti uguali e si ritirarono per sempre dalle scene, facendo vita beata.

Anna Lavatelli, Le bugie hanno le gambe corte ovvero i proverbi spiegati ai bambini, CentoAutori

Nel testo la situazione comica

è data anche dai nomi scherzosi dei tre personaggi.

I nomi sono collegati: all’aspetto fisico dei tre fratelli.

all’età.

alla capacità di far ridere.

Trova il significato delle parole.

“Il mattino ha l’oro in bocca”

è un proverbio che usa un linguaggio figurato.

Significa che le ore del mattino sono quelle in cui:

è più facile guadagnare dei soldi.

è importante fare colazione. si ha più energia per svolgere le attività.

scrittura

I briganti riusciranno a recuperare le monete d’oro? Inventa e scrivi sul quaderno un finale diverso.

a n al i s i

La situazione umoristica è data da (indica con più x): giochi di parole. imprevisti. situazioni assurde. malintesi.

Sottolinea la sequenza descrittiva.

Il paese Perbacco

Perbacco era un posto molto bello, ma pure parecchio strano.

Era una montagna attorno al quale il fiume Bagnetto faceva un giro prima di riprendere il suo corso.

Non era questo, però, a rendere speciale Perbacco. La sua vera particolarità era essere un paese tutto a metà.

A Perbacco le case avevano le stanze a metà, con mezzo tavolo, mezze sedie, mezzi divani e mezzi letti.

Anche le finestre e perfino le biciclette e le altalene al parco giochi.

Le persone, invece, erano intere, ma si sentivano sempre come se mancasse qualcosa.

Tutti gli abitanti di Perbacco erano scorbutici.

Se qualcuno avesse chiesto loro: “Come va?” avrebbero risposto con un grugnito e un’occhiataccia.

Perché è così che si comportano gli scorbutici.

Talvolta capitavano delle giornate in cui i perbacchiani giocavano anche a chi è più scorbutico.

Una volta, per esempio, era capitato che l’imbianchino, tornando a imbiancare la facciata della casa del fabbro, avesse deciso di cambiare colore passando così dal bianco al rosso.

– Non sei capace di fare il tuo lavoro! – l’aveva accusato il fabbro. – Un imbianchino come si deve non farebbe mai una casa bianca e rossa senza prima chiedere il permesso a chi ci abita.

– Va benissimo così – aveva replicato l’imbianchino.

– È metà e metà, perfetta per questo posto!

– Non è metà e metà – gli aveva fatto notare il fabbro.

– È almeno un terzo e due terzi. E un imbianchino imbianca, non inrossa, è ovvio!

L’imbianchino allora era andato al proprio furgone e alla scritta Imbianchino aveva aggiunto: e inrossino. – Somaro! – lo rimproverò il fabbro. –L’hai scritto con il giallo!

Allora l’imbianchino aveva provato ad andare verso la facciata della casa con la vernice gialla, ma il fabbro gli aveva fatto lo sgambetto ed erano scivolati tutti e due nel laghetto di vernice che si era formato ai loro piedi.

Disturbato dal frastuono di quel litigio, il tappezziere si era affacciato e aveva gridato: – Si può sapere che sta succedendo?!

La signora Pia, che passava di là, aveva scosso i capelli turchini: – Tutto normale, se ne è appena andata quella grossa nave che girava qui intorno da qualche giorno. – Aaaaah! – aveva detto il tappezziere, come se questo spiegasse tutto.

Insomma, le cose a Perbacco andavano così, e basta.

Annalisa Strada, Perbacco! Che bello!, Einaudi Ragazzi

comprensione

Trova le informazioni implicite.

L’imbianchino sostiene che la casa è perfetta perché: a lui piaceva di quel colore. a Perbacco tutto era a metà. è proprio scorbutico.

Trova il significato delle parole. “Scorbutico” significa: preciso e attento. silenzioso e triste. permaloso e che si arrabbia facilmente.

Verifica

Quante princi!

C’era una volta una principersa . – Una principessa! – direte voi!

No, no: era proprio una principersa !

Infatti, non appena si affacciò a questa storia ed entrò nel libro, trovò un bosco, ci si addentrò, e… si perse!

Gira e rigira, era sempre nel folto del bosco, incapace di trovare una via per uscirne.

La principersa cominciò a disperarsi.

Si addormentò certa di risvegliarsi circondata da dolci cerbiatti che le avrebbero suggerito una soluzione.

La risvegliò invece un grugnito. Quando aprì gli occhi vide che sopra di sé tutto si muoveva velocemente. Infine capì che era lei a muoversi, trascinata per i capelli da una grossa mano!

– Aiuto, aiuto! – cominciò a gridare, ma ormai era una principresa , presa e fatta prigioniera da un orribile gigante puzzolente.

– Zitta, gallinaccia! – le gridò il gigante, infastidito.

La principresa sapeva che, se si viene catturate da orchi, giganti e perfidi maghi, senz’altro c’è un eroe nei paraggi, pronto a correre in aiuto.

– Chi sei, perfido gigante che osi rapire una principresa?

– Io sono il Gigante Maleodorante. Ho intenzione di sposarti!

– Scordatelo! Questo mai! Qualcuno verrà a salvarmi!

– Non arriverà nessuno, non ci contare! – disse sghignazzando il gigante.

La princispera , invece, ci contava. Tutte le sere il Gigante Maleodorante, prima di andare a dormire, le chiedeva: – Ti sei decisa a sposarmi?

E lei tutte le sere rispondeva: – Scordatelo! Questo mai!

Così la princispera diventò una princispazza , perché era obbligata a spazzare il castello e, infine una principressa .

Il Gigante Maleodorante, che puzzava sì, ma non era stupido, capì che la fanciulla non avrebbe mai accettato il matrimonio, e decise di farla diventare una principressa ...

La portò in una stanza dove c’era una macchina terribile con un cartello con scritto PRESSA. La macchina l’avrebbe ridotta in poltiglia. Ma, appena prima di diventare una principressa , lei corse alla finestra e si gettò di sotto.

Verifica

Cadde volteggiando e, alla fine di quel volo, affondò in una poltiglia morbida e maleodorante diventando una principuzza . Cominciò a vagare senza sapere che direzione prendere. Così arrivò al limitare di un bosco, ci si inoltrò e si addormentò in una radura. Si risvegliò diversa. Non si sentiva più smarrita: era diventata una principensa ! Sapete ora che cosa ha pensato? Ha pensato di uscire dal bosco, di uscire dalla fiaba, di uscire dal libro perché, a pensarci bene, non conviene poi tanto fare la principessa.

Silvia Roncaglia, La principersa e altre storie, Nuove Edizioni Romane

ANALIZZO An aliz zo

1 I personaggi sono: reali. fantastici.

2 Ciò che rende umoristica la situazione è: un personaggio stravagante. un gioco di parole. un avvenimento assurdo.

COMPRENDO comprendo

Trova le informazioni esplicite e implicite.

3 Un’altra tecnica narrativa è: utilizzare i personaggi delle fiabe. capovolgere i ruoli dei personaggi. creare situazioni stravaganti.

1 La principessa si comporta come “le principesse delle fiabe”?

Sì. No. Solo all’inizio del racconto.

2 Lo scopo dell’autrice è divertire, ma anche far riflettere sul fatto che: bisogna reagire nelle situazioni difficili. bisogna aspettare che qualcun altro ci aiuti.

3 La principessa decide di uscire dal bosco, dal libro e dalla fiaba. Secondo te, questo è un lieto fine?

Sì. No. Perché? ............................................................................................................................... ....................................................................

Trova il significato delle parole

4 Scrivi un sinonimo di: perfido: ; puzzolente:

che cosa SO? come STO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto umoristico?

Sì. No. In parte.

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

letture per CRESC E RE allegria

I RACCONTI umoristici suscitano, senza alcun dubbio, allegria .

Domanda inutile: preferisci la tristezza o l’allegria?

Si è allegri quando ci si sente di buonumore, cioè si apprezza il divertimento e il lato comico delle situazioni.

Il riso e il sorriso sono dei toccasana che ci aiutano a vivere con leggerezza!

LIFE SKILLS

RELAZIONI INTERPERSONALI

Le relazioni interpersonali sono i legami che costruiamo tutti i giorni con le persone intorno a noi. Il senso dell’umorismo aiuta a mettere noi stessi e gli altri in un atteggiamento positivo nei confronti del mondo.

Che cosa porta l’allegria?

Ti porto un sacco di risate, calde calde, appena sfornate!

Risate salate oppure dolcissime, risate, risate, risatissime!

Puoi usarle quando vuoi, con gli amici o con i tuoi.

Ti metterai a ridere senza un perché che è il ridere più bello che c’è!

Richard Scarry

Ci sono risate e risate

Ridere è bellissimo, è liberatorio, ci unisce agli altri. Una battuta di spirito che fa scoppiare una risata generale può portarci fuori da una situazione di disagio e di colpo quello che sembrava importantissimo non lo è più.

Però ci sono risate e risate. E non tutte fanno bene, anzi: alcune possono renderci persone peggiori. Succede quando ridiamo di qualcuno e, per quel qualcuno, la situazione non è affatto divertente. È la risata perfida di chi trova comico il compagno sovrappeso. È la risata del bullo e dei suoi gregari, davanti alla persona presa di mira. Insomma, sappiamo che ci sono risate bonarie e risate maligne.

Per mostrare allegria non è sempre necessario sganasciarsi: a volte basta sorridere. Sorridiamo perché qualcosa è divertente, piacevole e ci mette di buonumore. Il vero sorriso è il segno di un’emozione che nasce dentro di noi, ed è spesso contagioso: agisce su chi ci è accanto, creando un’atmosfera di fiducia e di collaborazione.

Gli scienziati e le scienziate che hanno studiato il cervello hanno esaminato a fondo gli effetti del sorriso e della risata sul nostro organismo. Hanno concluso che fanno bene al corpo e alla mente. Sono vere medicine e senza spiacevoli effetti collaterali

Umberto Galimberti, Anna Vivarelli, Che tempesta! 50 emozioni raccontate ai ragazzi, Feltrinelli

LIFE SKILLS

Questo testo ti insegna a riflettere sulla differenza tra “ridere per qualcosa” e “ridere di qualcuno”. Ma soprattutto che il buonumore e il sorriso ti aiutano ad avvicinarti alle altre persone. Ridere e sorridere sono medicine. Quante ne prendi ogni giorno?

paappaapera

Lezione d’inglese

La maestra d’inglese si chiama Carmen, ma si fa chiamare teacher .

Oggi ci ha fatto ascoltare la canzone: Old MacDonald had a farm eee–yi–eee–yi–oh!

Ci ha detto che in inglese maiale si dice pig e fa oink oink; mucca si dice cow e fa moo moo; papera si dice duck e fa quack, pollo si dice chicken e fa cook cook.

Poi ci ha dato le fotocopie con i disegni degli animali.

Nelle fotocopie c’erano una mucca, una papera, un pollo e un maiale.

Accanto a ogni illustrazione dovevamo scrivere il nome in inglese dell’animale e il verso che fa.

Vicino alla mucca, io ho scritto cow e poi muuuuuucca, perché secondo me quella mucca inglese aveva l’aria di una che vuole imparare l’italiano.

Vicino alla papera, ho scritto duck e poi paap-paapera, perché secondo me quella papera inglese aveva l’aria di una papera che vuole imparare l’italiano.

Vicino al pollo ho scritto chicken e poi cooooccodè, perché secondo me più che un pollo quella era una gallina.

PIG-PIGIAMA

Vicino al maiale, ho scritto pig e accanto ci ho appiccicata una gomma masticata che era diventata di colore marroncino. Non sono sicuro di aver svolto bene il compito, ma so che la gomma masticata sembrava proprio la cacca di un maiale.

E la cacca del maiale è uguale in italiano, in inglese e in cinese (ho chiesto conferma a Xia Xia).

Quando ho consegnato la fotocopia

alla teacher Carmen, lei ha esclamato:

– E questo che cos’è? – mi ha chiesto.

“Che schifo!”

– La cacca del maiale – ho risposto. – Non so come si dice “cacca” in inglese e quindi non ho potuto tradurlo in parole.

Con una nuova fotocopia ho colorato di nuovo gli animali.

Poi ho consegnato la fotocopia alla teacher Carmen.

La teacher Carmen ha dato un’occhiata al foglio.

– Rocco, perché non hai colorato il maiale?

– Perché si è appena fatto il bagno – ho risposto.

La teacher mi ha detto che il pig era pulito anche colorato di rosa.

Ho colorato il maiale di rosa.

Accanto ci ho scritto pig-pigiama, perché un maiale rosa pastello mi sembrava pronto per andare a nanna.

– Rocco, perché hai scritto pig-pigiama? – mi ha chiesto la teacher Carmen.

Ho risposto: – Perché il maiale ha sonno, maestra.

E non vede l’ora di infilarsi sotto le coperte e dormire.

Sotto le coperte non farà oink oink, ma ronf ronf .

La teacher Carmen ha sorriso, allora ho capito che il sorriso e l’allegria sono uguali in inglese e in italiano.

– E pure in cinese! – ha detto Xia Xia.

Emanuela Da Ros, Io faccio

Il protagonista è: spiritoso. maleducato. disubbidiente.

Trova le informazioni esplicite.

Perché il bambino non ha colorato il maiale?

Perché vicino al pollo ha scritto “cooooccodè”?

Perché ha scritto “pig-pigiama”?

Trova le informazioni implicite. “Sorriso e allegria sono uguali in tutte le lingue” significa che: tutte le persone sono spiritose.

solo gli italiani, gli inglesi e i cinesi amano divertirsi. tutte le persone amano divertirsi.

LIFE SKILLS

Grazie al senso dell’umorismo, sempre rimanendo beneducati, a volte si possono anche migliorare le relazioni con gli adulti. Siete d’accordo?

quello che voglio!, Feltrinelli Kids

a n al i s i

Il fatto che rende umoristico questo racconto è: un personaggio stravagante. un malinteso.

una situazione ridicola.

Il dottor Franco Sorriso

Tutto cominciò quando divenni l’unico bambino nella storia che nel giro di due settimane dovette mettersi sia l’apparecchio ai denti sia gli occhiali. Una specie di tsunami che trasformò la mia esistenza, già poco allegra, in una vita di una infelicità infinita.

Quando il dentista, il dottor Sorriso, lo disse alla mamma (giuro che si chiama così di cognome, mentre il nome è Franco, un Franco Sorriso, insomma), io per poco non caddi dalla poltrona dove ero sdraiato.

– Palato piccolo, espandere il palato, apparecchio fisso.

– Sì, ci deve mangiare.

– No, non si può togliere.

– Dobbiamo prendere un’impronta.

Le frasi arrivavano alle mie orecchie come un ronzio. Una mosca! C’era una mosca che svolazzava nell’ambulatorio. Una mosca che non doveva mettere un apparecchio ai denti. Una mosca fortunata.

Poi la mosca si duplicò! Sì, una doppia mosca. Ne era arrivata una seconda.

Poi, come telecomandate dal mio pensiero, si posarono sulla testa del dottor Franco Sorriso che, voltandosi appena verso di me, mi toccò il braccio appoggiato sul bracciolo della poltrona come per dirmi: “Un attimo ancora, Roberto, ché qui si discutono cose serie”. Le mosche rimasero sulla sua testa come giusta punizione per quello che stava per fare al sottoscritto.

Ah sì, proprio sulla testa. Mi venne un’idea e a malapena mi trattenni dal ridere. Due mosche sulla testa del dottore, due mosche che prima magari avevano camminato sulla cacca di cavallo, anche su quella di cane, anche su quella di rinoceronte.

L’idea diventò di colpo una grande idea. Potevo salvare il dottore da quella orrenda situazione. Di sicuro lui mi avrebbe ringraziato, così in cambio avrei potuto

chiedere di non mettere me nell’orrenda situazione di dover tenere un oggetto di metallo in bocca.

Ecco, sì. Presi allora l’aspirasaliva, un tubo di plastica ricurvo che il dentista ti infila tra i denti appena ti sdrai sulla poltrona, che gorgogliava dentro la mia bocca da un sacco di tempo. Lo puntai velocissimo sulla testa del dottore prendendo bene la mira sulle due mosche.

E il potere succhiante del tubo ebbe il suo effetto.

Anche troppo.

Le mosche furono risucchiate, questo sì, ma tra le urla di mamma e di Sorriso, il tubo si portò via i capelli del dottore.

Chi se lo poteva immaginare che Franco Sorriso avesse i capelli finti?

Loredana Frescura, Marco Tomatis, Roberto e le sfidanzate, Giunti Editore

comprensione

Trova il significato delle parole. Lo tsunami è: un temporale con grandine. un forte maremoto.

Nel testo la parola “tsunami” è usata: con senso proprio. con senso figurato.

Nel testo “ché” è scritto con l’accento perché è: l’abbreviazione di perché. l’unione di che + è.

Metti in ordine le sequenze, numerando.

Roberto va dal dentista.

Roberto scopre che il dentista ha i capelli finti.

Roberto prende l’aspirasaliva.

Roberto vede due mosche sulla testa del dottore.

Roberto tenta di catturare le mosche.

Il dentista dice che deve mettere l’apparecchio.

riassunto

scopriamo il Storico GENERE

contenuto

Il contenuto è:

un episodio fantastico ambientato in un preciso tempo storico.

un episodio reale ambientato in un preciso tempo storico.

elementi

I personaggi sono: realmente esistiti. realistici.

Il tempo è: una precisa epoca storica. indeterminato.

Il luogo è: reale.

fantastico.

struttura

Il testo permette di comprendere l’epoca storica?

Sì. No.

Papylos a Creta

Papylos scese dalla nave titubante: aveva sentito raccontare la leggenda del Minotauro e, arrivando in porto a Creta, non era riuscito a trattenere un brivido. Lui veniva da Atene ed era il figlio di Zeinas il mercante. Non era certo lì per fare da pasto a un mostro mezzo uomo e mezzo toro.

– Scommetto che hai paura di finire nel labirinto! –disse una vocetta allegra dietro di lui.

Papylos si ritrovò davanti un ragazzetto della sua età.

– Non ti preoccupare, quella del Minotauro è solo una leggenda, come quella di Talos.

– Talos?! – si meravigliò Papylos.

– È un gigante meccanico che dovrebbe difendere la nostra isola per ordine di re Minosse. Tu hai forse visto un gigante venendo qui?

– No – rispose il piccolo mercante greco.

– Infatti non c’è, non esiste. Bastano le nostre navi a difendere l’isola – rise il piccolo cretese. – E non esiste neppure il Minotauro.

Papylos lo ascoltava perplesso.

– Andate a Cnosso? – chiese il giovane. – Mi dareste un passaggio?

Zenais gli disse di sì e Papylos fu contento di avere un compagno di viaggio che sembrava sapere tutto sui mostri e sui giganti dell’isola.

Stefano Bordiglioni, Piccole storie di grandi civiltà scomparse, Einaudi Ragazzi

Il RACCONTO STORICO è un testo narrativo ambientato in una precisa epoca storica , in cui gli elementi reali si fondono con quelli inventati da chi scrive.

ANALIZZARE IL RACCONTO STORICO

CONTENUTO

Il contenuto del racconto storico è la narrazione di fatti accaduti a uno o più personaggi reali o inventati. Le vicende sono verosimili perché ambientate in un contesto storico.

ELEMENTI

I personaggi sono reali o realistici. Il tempo è ben definito e fa riferimento a una precisa epoca storica. Il luogo è realistico.

STRUTTURA

La struttura prevede la ricostruzione, attraverso l’utilizzo di fonti storiche, del modo di vivere e di pensare dell’epoca che fa da sfondo alle avventure narrate. Sono ricostruiti in modo realistico gli ambienti e gli usi del tempo.

Nei racconti storici spesso si utilizzano vocaboli specifici relativi a oggetti, ambienti, attività dell’epoca in cui è ambientato il racconto.

I fatti possono essere narrati in prima o in terza persona

L’introduzione presenta il periodo storico e un luogo geografico precisi.

Prima della battaglia di Maratona

Filippo si affrettò a entrare nel laboratorio. Il padre si girò a guardarlo impugnando martello e scalpello.

– Domani, ragazzo mio, non sarai qui! Come sai, i Persiani sono sbarcati a Eubea, un paio di giorni fa.

Filippo annuì. L’Eubea era un’isola che si allungava davanti alla costa orientale della Grecia. I Persiani erano proprio vicini!

Indicazione di fatti storici realmente avvenuti.

Il fatto inventato, ma inserito in una situazione storica.

Il loro re, Dario, che si era proclamato re dei re, dominava un enorme impero che si estendeva ben oltre la Persia, arrivando fino alle coste di fronte alla Grecia.

– Oggi – continuò il padre – all’assemblea di noi cittadini ateniesi, ci hanno detto che i Persiani hanno conquistato l’Eubea. Hanno saccheggiato e distrutto i templi, hanno fatto prigionieri gli abitanti, rendendoli schiavi, ma è probabile che l’esercito di Dario non arrivi direttamente qui ad Atene.

Sembrava infatti che gli invasori avrebbero scelto un buon ancoraggio per le centinaia di navi della loro flotta, a ridosso di una pianura dove schierare i soldati.

– La piana di Maratona è la scelta più ovvia – concluse il padre.

Maratona? Cosa ne sarebbe stato della nonna, degli zii che abitavano nelle vicinanze? Erano in pericolo. Filippo era il solo in grado di portare la notizia ai parenti a Maratona.

Geoffrey Trease, Maratona, un ragazzo nella battaglia che ha cambiato la storia, San Paolo

Publio Aurelio Stazio

Un lungo applauso segnò la fine dell’interminabile seduta e i trecento padri coscritti si riversarono in fretta sui gradini della Curia . Publio Aurelio Stazio era di pessimo umore. A Roma faceva molto freddo, quell’inverno, e quattro ore di immobilità sulle austere panche di marmo del Senato lo avevano ridotto a un pezzo di ghiaccio.

La veste di rappresentanza – tunica col laticlavio e toga drappeggiata sul braccio scoperto – offriva un ben magro riparo ai morsi del gelo.

Il senatore si precipitò nella portantina chiusa e si rincantucciò sotto le coperte: non appena a casa avrebbe fatto un bagno bollente.

– Largo alla lettiga di Publio Aurelio Stazio! – gridavano a squarciagola gli schiavi annunciatori, cercando di farsi largo tra il traffico.

In breve, l’elegante portantina uscì dal caos del centro e cominciò ad arrampicarsi fino alla vetta del Viminale, dove sorgeva la grande domus degli Aurelii.

– Benvenuto, padrone! – lo saluto l’ostiarius Fabello. C’era qualcosa di strano in casa quel giorno, notò il senatore, un silenzio del tutto innaturale, una calma foriera di guai.

Danila Comastri Montanari, Cui prodest?, Hobby & Work

Le parole evidenziate ti fanno capire il periodo storico in cui il racconto è ambientato.

Qual è?

Il luogo è la città di Il protagonista è un a n al i s i

comprensione

Trova le informazioni esplicite. Sottolinea con i colori indicati: qual era il compito degli schiavi annunciatori; dove sorgeva la casa del senatore.

Trova il significato delle parole. Qual è la lettiga?

Laticlavio: è la striscia di color porpora che orlava le tuniche bianche dei senatori nell’antica Roma.

Ostiarius : portinaio. pa role

Piccoli giornalisti ad Atene

Il mattino seguente i nostri viaggiatori del tempo furono svegliati dal canto degli uccelli e dal profumo dei dolci al miele che Nicóstrata aveva fatto preparare apposta per loro.

Nonostante avessero già raccolto tanto materiale per il loro giornale, mancava il pezzo più importante.

Mentre Camilla, Adriano e Lorenzo erano presi da questi pensieri, uno schiavo annunciò che Sofocle li aveva preceduti e ora li aspettava sull’Acropoli.

– Il padrone mi ha dato l’ordine di accompagnarvi. Seguitemi! – disse l’uomo.

Dopo quasi mezz’ora di cammino, finalmente arrivarono a destinazione. L’Acropoli si presentò come un grande cantiere: centinaia di schiavi, sotto l’occhio vigile di guardie armate e guidati da architetti e artisti, lavoravano alla ricostruzione di quella parte così importante della città che era stata, anni prima, distrutta completamente dai Persiani.

In lontananza, proprio nelle vicinanze di un enorme tempio in costruzione, si intravedeva Sofocle che parlava con due uomini, uno dei quali era robusto, fiero e con la testa molto grande, sormontata da un elmo altrettanto grande.

– Quello è Pericle! – esclamò emozionatissima Camilla.

– Come fai a dirlo? – chiese Adriano.

– La maestra Martina ci ha raccontato che lo prendevano in giro chiamandolo testa di cipolla.

Ma in un attimo l’emozione si trasformò in paura.

– Chi siete? Dove credete di andare? Chi vi ha dato il permesso di avvicinarvi al grande Pericle? – urlò un soldato a capo di una pattuglia di militari. – Arrestateli!

Fu allora che lo stesso Pericle intervenne. Bastò un suo gesto per fermare le guardie, le quali si trasformarono miracolosamente in gentili accompagnatori.

– Pericle, questi sono i ragazzi di cui ti ho parlato. Hanno in mente di farti domande molto imbarazzanti – disse Sofocle.

– Ahahahah! – rise Pericle. – Sono proprio curioso di sentire che cosa volete chiedermi.

– Si dice che alla fine dei lavori l’Acropoli costerà l’incredibile somma di 2000 talenti. Non le sembra una cifra esagerata? – chiese Camilla senza troppi complimenti.

– La ricostruzione dell’Acropoli e l’edificazione del Partenone, che sarà il tempio più bello mai visto, rappresentano la chiusura di una dolorosa ferita causata dai Persiani che hanno saccheggiato, bruciato e distrutto questa città. Atene si è sacrificata per sconfiggere l’esercito di Serse ed è giusto che i suoi cittadini e quelli delle città alleate contribuiscano alla nascita della più bella e imponente Acropoli del mondo.

Roberto Melchiorre, Le frittelle di Pericle, La Spiga Edizioni

Il contenuto di questo racconto è:

un episodio fantastico ambientato in un preciso contesto storico. un fatto reale avvenuto in un preciso momento storico.

Il luogo in cui si svolge la vicenda è

a n al i s i

Il tempo in cui si svolge la vicenda è ..........................................................................................................................

Per ogni personaggio, segna se appartiene al passato o al presente e se è realmente vissuto oppure no.

Pericle, politico e militare ateniese, nato nel V secolo a.C.

Sofocle, poeta greco, vissuto nel V secolo a.C.

Camilla, Adriano, Lorenzo

La maestra

Nicostrata

PASSATO PRESENTE reale realistico reale realistico

a n al i s i

Il testo è ambientato nel periodo storico:

degli Egizi.

della Magna Grecia. degli Etruschi.

Quali sono le due informazioni storiche contenute in questo testo. Indica con x (sono due).

La vera origine della sorgente di acqua calda.

La presenza delle classi sociali.

L’organizzazione politica del territorio etrusco.

L’esistenza di Ramtha, un famoso orafo.

Sottolinea in la conclusione.

La conclusione conferma un dato storico di cui si parla nel testo. Quale?

scrittura

Quale lavoro ti piacerebbe fare da grande? Scrivi un breve testo sul quaderno.

Da grande farò…

Per entrare nel santuario delle terme bisognava acquistare almeno un ex voto in terracotta che rappresentasse la parte del corpo che aveva bisogno di cure. Così Petnei, il medico, comprò una testina di ragazzo, perché suo figlio Ramtha soffriva di mal di testa ricorrenti. Padre e figlio entrarono e appesero a una parete del tempio la testina votiva.

Quindi Ramtha entrò nella vasca con prudenza. Sapeva che l’acqua di quella piscina era calda, ma non sapeva ancora quanto.

– Scotta! – strillò il bambino, meravigliato.

– Una volta che ci sarai entrato dentro, il tuo corpo si abituerà e l’acqua non ti sembrerà più così calda –gli spiegò suo padre.

Ramtha aveva qualche dubbio, ma del resto suo padre era un medico molto bravo, che aveva curato perfino il lucumone di Tarquinia. Di certo sapeva quello che diceva.

Il bambino superò la paura del primo contatto con quell’acqua così calda e vi entrò dentro fino al collo. – È fantastico! – esclamò il bambino. – Ma chi scalda quest’acqua, padre?

– Nessuno – gli rispose Petnei, – quest’acqua esce così calda dalla terra.

Ramtha spalancò gli occhi incuriosito: – Ma com’è possibile?

– È stato Ercole – gli spiegò il padre. – Per far vedere quanto fosse forte piantò un’asta di ferro nel terreno e lì sgorgò subito una sorgente di acqua calda.

– Quindi questa piscina è un regalo di Ercole?

Il medico rise: – Sì, è davvero un regalo per noi Etruschi: fare il bagno in queste acque sacre cura molte malattie. Dovrai impararlo se vorrai diventare un bravo medico.

Ramtha storse il naso: – Veramente, vorrei imparare a lavorare l’oro. Vorrei fare gioielli come il mio amico Marce. Lui sa ridurre l’oro in grani finissimi e ci decora anelli e fibule.

Il medico scosse la testa: – Lo sai che nel nostro mondo i figli seguono i passi dei padri. Tu sei figlio di un medico, perché vuoi diventare un semplice artigiano? Non capisco.

E Petnei cominciò a elencare al bambino tutto ciò che avrebbe dovuto imparare.

In Ramtha, che aveva ascoltato tutto il sermone di malavoglia, quando seppe che le protesi dentarie venivano costruite usando l’oro, si accese subito l’interesse.

Se non poteva diventare un bravo artigiano dell’oro, sarebbe diventato il miglior dentista delle dodici città della Tuscia: le sue protesi sarebbero state così belle che gli stessi proprietari avrebbero desiderato esporle. Lui non lo poteva sapere, ma le sue eccezionali protesi sarebbero finite, duemilacinquecento anni più tardi, nella teca di un museo, esposte all’ammirazione degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Stefano Bordiglioni, Piccole storie del mondo etrusco, Einaudi Ragazzi

Trova le informazioni esplicite. Quale ex voto acquista Petnei?

Che lavoro avrebbe voluto fare Ramtha? comprensione

Sermone: discorso importante. pa role

Lucumone: è il re delle città-stato etrusche.

a n al i s i

L’avvenimento storico a cui fa riferimento il racconto è:

la causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. la promulgazione delle leggi razziali.

I personaggi storici citati sono

e I protagonisti sono personaggi: reali. realistici.

Niente sarà come prima

Un giorno di novembre del 1938, il signor Edgardo aprì il “Corriere della Sera” e sedette affranto sul divano di casa.

– Stai bene, papà? – chiese Eva Maria. – Hai una faccia! – Guarda qui, in prima pagina. Sono state emanate le leggi per la difesa della razza – disse lui con voce cupa.

– E adesso?

– Se la prenderanno con noi ebrei. Ecco che cosa sta per succedere.

La sua voce era così desolata che la ragazza non osò più chiedergli nulla.

Ma presto fu tutto chiaro.

Eva Maria e suo fratello Enzo non potevano più andare al cinema, a teatro, al ristorante. Così, da un giorno all’altro. E neanche frequentare club sportivi, sale da ballo o altri luoghi di divertimento pubblico.

Questo significava non trovarsi più con gli amici.

Ma c’erano cose ben più gravi nel futuro dei due ragazzi.

Per esempio, non potevano più andare a scuola. E c’era un’assurda lista di lavori che non potevano più svolgere, come fare il medico, il ferroviere, l’avvocato, l’insegnante, l’impiegato statale, l’allenatore sportivo, il musicista… questo significava, per Eva Maria, l’addio alla carriera di violinista.

I vecchi amici di famiglia, un po’ alla volta, si allontanavano.

Facevano finta di non sapere quel che stava succedendo. Oppure si convincevano che non era qualcosa che li riguardasse. – Sai che cosa pensano? – commentò una volta il fratello. – Pensano: “per fortuna non sono ebreo. Per fortuna non tocca a me.”

La situazione diventava giorno dopo giorno più incerta. I signori Levy parlarono apertamente con i figli.

– Ragazzi – cominciò il padre, – l’odio contro noi ebrei si sta diffondendo a macchia d’olio, ormai.

E Mussolini non fa altro che gettare benzina sul fuoco, ogni giorno che passa. Lo vedete bene anche voi: sui giornali, nei comunicati affissi ai muri. Temo che, prima o poi, dovremo andarcene via, all’estero.

– Io non capisco – si agitò Enzo. – Che cosa gli abbiamo fatto?

– È inutile cercare un senso, non lo troveresti – sospirò sua madre.

Poi, un caldo giorno di giugno, il signor Edgardo rientrò a casa con la notizia che l’Italia entrava in guerra e che Mussolini si era alleato con Adolf Hitler, contro Francia e Inghilterra.

Da quel momento la famiglia Levy cominciò ad ascoltare una radio che captava le notizie dall’estero, anche se era severamente proibito dalla legge.

Era l’unico modo per sapere la verità su quello spaventoso conflitto mondiale, per capire quanto fosse grande il pericolo.

Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Interlinea

LE 5 W + H

Who? ( Chi? ).

Quali sono i personaggi coinvolti?

What? ( Che cosa? )

Di quale fatto si parla?

Where? ( Dove? )

In quale luogo si svolge la vicenda?

When? ( Quando? )

In quale anno si svolge la vicenda?

Why? ( Perché? )

Perché Eva Maria dovrà cambiare vita?

How? ( Come? )

In che modo cambierà la vita della protagonista? comprensione

EDUCAZIoNE ascolto

Il testo è tratto da Maristella Maggi, Mai più!, La Spiga edizioni

La protagonista di questo racconto è Liliana , una bambina ebrea che ha subìto le tragiche conseguenze delle leggi razziali . Le leggi razziali sono state emanate in Italia nel 1939, durante un buio periodo di dittatura in cui le libertà e i diritti non erano garantiti.

ascolta attentamente il racconto e poi svolgi le attività.

LILIANA

A chi porta la merenda nonna Olga?

Dove non può più andare Liliana?

Che cosa c’era scritto sul portone della nuova scuola?

Chi dice a Liliana che sono state emanate le leggi razziali?

Qual è il cognome di Liliana?

Come si comportano le vecchie compagne di classe di Liliana?

imparare ad ASCOLTARE

Questo racconto parla di un periodo storico che probabilmente non conoscevi. L’ascolto ha suscitato in te la curiosità di saperne di più?

Amici per sempre

Achille era un bambino strano. Forte e coraggioso, violento. Achille aveva un amico, Patroclo, che era più fragile di lui: più piccolo di statura, magrolino, delicato. Forse erano amici proprio per questo, perché così Patroclo aveva sempre qualcuno a proteggerlo, e Achille si sentiva più grande e forte dovendosi occupare di un cosino così debole. A volte, non è necessario essere uguali, essere alla pari, per essere amici. Siccome gli adulti ci tenevano molto ad allevare bambini (maschi) che diventassero soldati forti e valorosi, Achille e Patroclo ebbero in regalo corazza, elmi, scudi, spade, gambali in miniatura. Così vestiti sembravano degli eroi rimpiccioliti. I grandi sorridevano guardandoli, anche se non c’è niente da ridere davanti all’idea di una guerra, anche quando è una guerra per finta. Loro, del resto, ce la mettevano tutta a combattere per davvero, anche se le spade erano di legno.

Dei due, quello che faceva più paura era Achille, naturalmente.

Ma ogni tanto, per ridere, lui e Patroclo si scambiavano le corazze, gli elmi e gli scudi, e gli altri bambini ci cascavano. I bulli sfidavano

Achille e combattevano con Patroclo e a volte perdevano lo stesso, perché l’immaginazione conta molto, e loro erano convinti di affrontare il piccolo guerriero più forte di tutti; oppure sfidavano Patroclo certi di batterlo, e si ritrovavano sconfitti e ammaccati senza nemmeno aver capito perché.

Achille e Patroclo non si toglievano gli elmi alla fine delle sfide, e se ne andavano ridendo.

Non è che poi passassero tutto il tempo a combattere: andavano in palestra, a correre, saltare e fare ginnastica, ascoltavano le storie degli dèi che la sera un cantastorie cieco narrava loro vicino al focolare, e la mattina avevano un maestro che insegnava loro a scrivere sulle tavolette di cera e a leggere poesie e leggende sulle pergamene.

Ma il loro destino era comunque segnato, dovevano diventare combattenti, e avere una guerra da combattere. Del resto c’erano sempre guerre in Grecia, a quel tempo; bastava aspettare un poco, e la pace, la piccola pace che si distendeva tra una guerra e l’altra, era pronta a dissolversi.

Beatrice Masini, Amici per sempre, Einaudi Ragazzi

ANALIZZO

An aliz zo

1 In quale epoca storica è ambientato questo racconto?

2 I personaggi sono: veramente esistiti nel passato. eroi mitici del passato.

3 L’autrice nel racconto illustra:

precisi fatti storici avvenuti nel passato. abitudini di vita di quell’epoca storica.

COMPRENDO comprendo

Trova le informazioni esplicite e implicite.

1 Qual è lo scopo dell’autrice?

Raccontare la storia di una grande amicizia di due eroi mitici del passato.

Dare informazioni sulle abitudini di vita nell’antica Grecia.

2 Perché Patroclo e Achille si scambiano le armi e gli elmi?

Per non essere sconfitti.

Per ingannare gli altri bambini.

Perché tutti e due volevano utilizzare le armi di Achille.

3 Sottolinea nel testo le parole usate dall’autrice per far riflettere sul fatto che la guerra sia negativa.

Trova il significato delle parole.

4 Le “pergamene” sono fogli su cui nell’antichità si scriveva. Sono: prodotti con stracci. ricavati dalle pelli di animali. prodotti con le foglie del papiro.

1 “Cantastorie” è un nome: derivato. composto. alterato. riflessione lingua sulla

compito noto

non Achille è uno degli eroi di un grande poema scritto da un cantastorie cieco che racconta della più famosa guerra dei Greci.

Il poema è: La guerr a è: l’Iliade. la Divina Commedia. una guerra punica. la guerra di Troia.

che cosa SO? come STO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto storico?

Sì. No. In parte.

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

letture per CRESC E RE ricordi

Hai letto RACCONTI storici . Questo genere di racconti sono importanti per tenere vivi i ricordi

Il ricordo di ciò che noi abbiamo fatto

è il trampolino di lancio per un salto nel futuro. Il ricordo di ciò che altri

hanno fatto e ci trasmettono

è fonte di conoscenza.

LIFE SKILLS

ACCOGLIERE I CAMBIAMENTI

Ricordare le esperienze vissute, le persone conosciute nel passato, ci aiuta a vedere come tutti i cambiamenti sono stati importanti nella nostra vita. Anche conoscere le esperienze di persone vissute prima di noi ci permette di guardare con occhi positivi i cambiamenti.

Memoria

Quando il nonno ti racconta le sue storie del passato tu lo ascolti e ti senti un bambino fortunato. Ieri e oggi sono i giorni che preparano il domani. Ricordati di ricordare perché i ricordi sono un pezzo di te stesso. Janna Carioli

Il primo grande cambiamento

Nel pancione della mamma – me lo ricordo benissimo – stavo comodissimo, come stare in poltrona nel salotto dei nonni. Loro hanno quelle belle poltrone di una volta, in cui si affonda nei cuscini pieni di piume di gallina (povere galline spennacchiate…).

La mamma mi accarezzava, passando la mano sul pancione, e io ero contento e non avevo nessunissima intenzione di uscire da lì.

Perché mai sarei dovuto uscir fuori? Sentivo le chiacchiere dei grandi, sentivo i loro discorsi spesso poco allegri. Parlavano di soldi, di lavoro, poi c’erano i miei fratelli che litigavano per stupidaggini.

“Chi me lo fa fare,” mi dicevo “a uscir fuori per incontrarli? No, no, no. Io sto qui e non mi muovo”. È così cominciata la mia storia. Sono un tipo tosto, io.

Quando stavo nel pancione, era tutto ok.

Ora che sto nel sole e nell’aria, sta’ a vedere che devo cambiare opinioni.

Vorrei tornare nel pancione. Stavo così tranquillo, lì dentro.

Bisognerà che mi organizzi per bene.

Io strillo e loro non mi capiscono.

Non mi lascio intimidire. Ho già capito che bisogna farsi subito valere.

Finalmente ho sentito la voce della mamma.

Mi ha preso in braccio e mi accarezza come quando ero nel pancione. Ora sì che si ragiona.

Lucia Tumiati, La pace è bella, Giunti Junior

le t tu r a CRITICA

Ti è simpatico questo bambino? Avresti potuto pensare anche tu le stesse cose?

Il testo è narrato in persona.

Colora in l’aspetto realistico, in l’aspetto fantastico. La nascita di un bambino. Un neonato pensa come se fosse un adulto. a n al i s i

LIFE SKILLS

In questo racconto si parla della nascita che è il primo e più grande cambiamento della vita. Si passa, infatti, dalla pancia della mamma, luogo protetto, al mondo, luogo di tutte le nostre esperienze. L’affetto delle persone care aiuta ad accettare i cambiamenti, proprio come è capitato a questo bambino.

Questo testo è: biografico. autobiografico.

La protagonista è anche la narratrice? Sì. No. a n al i s i

LIFE SKILLS

A volte un cambiamento ci può apparire negativo, ma poi si rivela positivo. È successo anche a te?

Da Genova a Milano

Il racconto della seconda parte della mia vita dovrebbe cominciare dal giorno del nostro arrivo a Milano. Ma prima mi sembra necessario raccontarvi qualcosa.

Eravamo d’accordo con le zie che era meglio lasciare a Genova la maggior parte dei nostri mobili, che erano vecchi e malandati, e di comprarne dei nuovi. Eravamo tristi, ma capivamo che stava per cominciare la nostra nuova vita.

Zia Dinuccia aveva chiamato l’impresa edile dove lavorava come idraulico il suo amico Stanislao e l’aveva incaricata di ristrutturare molto semplicemente l’appartamento.

Zia Mitì aveva dato a ciascuno di noi nipoti una copia della piantina dell’alloggio e un catalogo perché scegliessimo l’arredamento che preferivamo per le nostre camerette. Nella nuova casa non avremmo più dormito insieme, ma ognuno avrebbe avuto un bel locale spazioso tutto per sé.

Per il soggiorno avevamo già scelto poltrone, divano, tappeto, tende e mobili nuovi; avremmo anche messo un nuovo televisore grande, di quelli ultrapiatti. Questa era stata un’idea mia, perché volevo godermi qualche bel film.

Abbiamo fatto il trasloco il 3 di settembre, così io e mio fratello avremmo avuto una settimana per ambientarci prima di cominciare la scuola.

Io ero molto emozionata.

Anche se non l’avevamo mai vista, non appena il camion ebbe imboccato la via io, Leo e la mamma riconoscemmo immediatamente la nuova casa. Dal cancello in fondo si intravedeva un cortile lastricato con ciuffi di verde.

Non riuscivo a credere ai miei occhi. Dentro quella casa al centro di Milano c’era un giardino segreto!

– Non esagerare, Colomba. È solo un cortile con qualche albero – disse la zia Mitì.

Quello della casa di Genova era un cortile, col cemento per terra e neppure un filo d’erba.

Qui ci sono sette alberi pieni di rami e di foglie e le radici mezzo fuori dal terreno come quelle del bosco dei nani. Poi ci sono aiuole con cespugli di ortensie e un’enorme pianta di glicine col tronco contorto che si arrampica fino all’ultimo piano.

“È casa nostra, quella!” ho pensato guardando in su con la gola stretta dall’emozione.

Temevamo il cambiamento, ma la nuova vita stava per incominciare.

Bianca Pitzorno, Tornatràs, Mondadori

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Colomba e Leo scelgono i mobili: prima di arrivare nella nuova casa. quando sono già nella nuova casa.

Perché la famiglia della protagonista decide di cambiare l’arredamento?

Secondo te, quali sono i sentimenti che Colomba prova arrivando nella nuova casa?

Qual è la data del primo giorno di scuola di Colomba e Leo? comprensione

Lo scorso anno hai studiato che ci sono tanti tipi di diario. Quali tipi di diario ricordi? a n al i s i

comprensione

Trova le informazioni esplicite.

Sottolinea con i colori indicati:

perché il bambino definisce “rettile” il suo amico Giovanni;

perché il bambino pensa che la sua testa “somiglia a quel baule”; perché il bambino ha avuto una nota.

Quanti ricordi!

Quella del diario non è un’idea originale, ma lo è se si tiene conto che sono un maschio.

I maschi non scrivono diari segreti. Anzi, di solito prendono in giro le ragazze e cercano di rubare il loro, che è sempre nascosto in fondo allo zaino.

E visto che in un diario bisogna essere sinceri, posso anche dire come mi è venuta l’idea.

È una questione di affollamento. Un problema di spazio.

Come nel baule dei giochi in camera mia, dove c’è troppa roba e il coperchio non si chiude. Questo perché mi rifiuto di buttare via i giocattoli vecchi. Io li conservo tutti, anche quelli rotti. Lì dentro ci sono macchinine a cui manca una portiera e macchinine con cui non ho mai giocato (non mi piacevano). Ci sono pezzi di Lego e mostri telecomandati che non funzionano. Ci sono due palline e un solo racchettone (chissà l’altro dove è andato a finire).

Mia madre mi ordina circa due volte al mese di fare un bel repulisti, ma io non ci penso. Ci sono tante cose che non mi ricordo, ma ce ne sono molte di più che ricordo benissimo: mi basta prendere in mano un gioco vecchio e mi vengono in mente mio nonno Eraldo che è morto quattro anni fa, la mia amica Lolla che ho

conosciuto a Milano Marittima, quel rettile di Giovanni che era il mio migliore amico alla materna e poi, quando abbiamo iniziato la scuola, ha smesso di rivolgermi la parola.

Insomma: lì ci sono parecchi pezzi della mia vita e se un domani deciderò di scrivere la mia autobiografia mi serviranno tutti, dal primo all’ultimo.

La mia testa somiglia parecchio a quel baule, soprattutto per il fatto che il coperchio non si chiude e dentro c’è un gran disordine. Ho troppa roba in testa, roba che non voglio dire a nessuno ma che a volte non è male. Così ho pensato di cacciarla in un diario. Naturalmente non lo dirò a nessuno. La faccenda del diario deve rimanere un segreto fra me e il diario. E visto che sono circondato da ficcanaso di ogni genere, seminerò intorno a me false piste.

Per esempio, il diario avrà l’aspetto di un quaderno qualunque: il mio nome e cognome scritti sopra, esattamente come il quaderno di italiano.

Ore nove di sera : mi sono beccato una nota sul diario (quello di scuola) perché ho infilato nello zaino il mio diario (quello segreto) e ho nascosto nell’armadio il quaderno di italiano. E così a scuola non ho portato il quaderno. Che stupido!

Vivarelli, Preferirei chiamarmi Mario, Piemme Junior

le t tu r a CRITICA

Ti è piaciuto questo racconto? Ti ha aiutato a riportare alla mente i tuoi vecchi giochi? A ricordare episodi di quando eri piccolo/a? A rivivere sentimenti, sensazioni, esperienze? Il protagonista dice: “I maschi non scrivono diari segreti”. Sei d’accordo?

MINDFULNESS

La stesura di un diario, come per il protagonista, ti può servire per mettere ordine nei tuoi ricordi e fare in modo di poterli recuperare per rivivere i momenti piacevoli.

Parole per...

EMOZIONARE di CRISTINA DELL’ACQUA

I RICORDI sono i semi della vita. E oggi la maestra Margherita ci racconta di quando Ulisse ritrova i suoi più bei ricordi a Itaca, dopo molti anni di assenza.

I ricordi per Ulisse, come per noi, sono come semi: dentro di noi mettono le radici di ciò che abbiamo vissuto e i frutti del nostro futuro.

Il ricordo di noi ci aiuta a sognare il futuro.

Attraverso il ricordo capiamo meglio chi siamo.

Il frutteto dei ricordi

– Ulisse è a Itaca, ma le sue prove non sono ancora finite – dice la maestra Margherita. – Lo attendono momenti belli e momenti dolorosi. A Itaca ritrova i suoi affetti, su tutti il figlio Telemaco e Penelope, sua moglie. E insieme al figlio Telemaco cerca un modo per affrontare i Proci, pretendenti che occupavano la reggia e tenevano prigioniera Penelope per costringerla a sposare uno di loro perché diventasse il nuovo re. – Un giorno, ragazzi, leggerete queste pagine bellissime dell’Odissea – prosegue la maestra Margherita. – Ora vi racconterò di un frutteto, di tanti ricordi e di un momento emozionante. Ulisse vuole rivedere suo padre e lo trova nel frutteto: sapeva che lo avrebbe trovato lì; quando era bambino ci andavano sempre insieme e il papà gli insegnava i nomi delle piante. Adesso sono uno vicino all’altro, ma Laerte non ha ancora capito che quello è suo figlio. Il vecchio padre curava quello spazio verde come avrebbe voluto curare Ulisse in tutti quegli anni di assenza. Laerte era sporco e trasandato, ma il giardino era perfetto.

LIFE

Chi di noi non vorrebbe sentire di essere ricordato e curato così?

In quel frutteto Ulisse ricorda che un giorno, quando era bambino, Laerte gli aveva regalato tredici peri, dieci meli e quaranta fichi e poi gli aveva promesso cinquanta filari di viti che maturano in tempi diversi. E in quel frutteto pieno di ricordi Laerte e Ulisse riuniscono i fili della loro vita e si abbracciano.

– Non credo ai miei occhi! – continuava a ripetere Laerte. – Neanche io ai miei, papà! Sapessi quante volte ho pensato a te e a questo luogo dove ero così felice da bambino. Adesso però è ora di festeggiare.

E fu così che fu organizzato il banchetto più lungo e allegro che si fosse mai visto a Itaca.

SKILLS

PAROLE per PENSARE

Il ricordo tiene vivo il passato. Quali sono i vostri tre ricordi più importanti?

Ti è mai capitato di ascoltare una persona più grande di te ricordare qualcosa del suo passato?

Hai imparato qualcosa dal suo racconto?

Immagino che ognuno di voi abbia i suoi ricordi da custodire. Il ricordo che riaffiora è una presenza viva che vi accompagna in ogni istante della vita. A volte lo salutiamo con un sorriso di tenerezza, a volte con lacrime di nostalgia. Ma il vostro viaggio per capire chi siete è immerso nel ricordo.

CRISTINA DELL’ACQUA

per ed

i tEsti DESCRIVERE EMOZIONARE

Can da pastore

testo poetico

Filastrocca del can da pastore di ogni taglia e ogni colore, che fa il duro e detta legge all’interno del suo gregge, pronto poi a salvar la vita alla pecora smarrita!

Nicoletta Codignola, Millanta, la gallina canta, Fatatrac

testo descrittivo

Cane da guardia

Vincenzo, il cane da guardia del pastore, era il risultato dell’incrocio di diverse razze: aveva il corpo tozzo e muscoloso del bulldog, le orecchie del cocker, il muso allungato del levriero e le zampette corte del bassotto; il pelo era bianco a macchie nere come il dalmata.

Di sicuro uno dei suoi bisnonni era stato un cane lupo o addirittura un lupo e basta. Infatti nelle notti di luna piena, Vincenzo usciva dalla sua cuccia rapito dalla misteriosa forza dell’istinto, saliva su una collinetta o sul mucchio del letame, si schiariva un attimo la voce con qualche colpetto di tosse e partiva con lunghi ululati, malinconici e un po’ sinistri, indirizzati alla luna.

Stefano Bordiglioni, La fattoria di Luigi, Signorelli

Le DESCRIZIONI ci fanno conoscere ciò che i sensi percepiscono, ma anche il carattere, le abitudini, gli atteggiamenti di persone e animali. Le POESIE, oltre che descrivere, suscitano emozioni.

le t tu r a CRITICA

I due testi che hai appena letto parlano dello stesso argomento, ma utilizzano un linguaggio diverso. Ti sono piaciuti entrambi?

La filastrocca

Il testo descrittivo

INTELLIGENZA

VISIVA

Quale di questi disegni associ a una descrizione? A B

Quale a una poesia? A B

scopriamo il descrittivo TESTO

scopo

Lo scopo dell’autore è: dare informazioni scientifiche su un animale. fare immaginare al lettore un animale con le sue caratteristiche.

elementi

La descrizione è: oggettiva perché il narratore non esprime un giudizio o le sue impressioni. soggettiva perché il narratore esprime le sue impressioni.

L’autore: utilizza similitudini. non utilizza similitudini.

struttura

Nella descrizione: sono presenti solo dati visivi. non sono presenti dati sensoriali.

Lo scorpione

Tra le comunità del muro i più pericolosi di tutti erano gli esseri più timidi e riservati; a meno di cercarlo a malapena ne vedevate uno, eppure nelle crepe del muro dovevano essercene centinaia e centinaia.

Bastava sollevare un mattone ed eccolo là, un piccolo scorpione nero lungo pochi centimetri, che sembrava fatto di cioccolata lucida.

Erano creature dall’aspetto strano, con quel loro corpo ovale e piatto, le zampe storte nettamente disegnate, le enormi chele come quelle dei granchi, bulbose e articolate come un’armatura, e la coda come un filo di perline scure che terminava in un pungiglione che pareva una spina di rosa. Lo scorpione se ne stava perfettamente immobile se lo studiavate, limitandosi ad alzare la coda con un gesto difensivo di avvertimento se lo infastidiva il vostro respiro troppo forte. Se lo tenevate troppo a lungo al sole, vi girava le spalle e si allontanava, per poi infilarsi lentamente, ma risolutamente, sotto un altro pezzo di intonaco. Finii con l’affezionarmi moltissimo a questi scorpioni. Li trovai graziosissimi, senza pretese e, tutto sommato, con delle abitudini affascinanti.

Gerald Durrell, La mia famiglia e altri animali, Adelphi

Il TESTO DESCRITTIVO utilizza le parole per rappresentare persone, animali, oggetti, paesaggi, stati d’animo, comportamenti.

ANALIZZARE IL GENERE DESCRITTIVO

SCOPO

Lo scopo del testo descrittivo è rappresentare la realtà con le parole . Dare un’immagine efficace e completa di ciò di cui si parla.

CONTENUTO

Descrizione di: persone , animali (aspetto fisico, abitudini, carattere…); paesaggi , sentimenti , oggetti

ELEMENTI

Descrizioni oggettive: chi scrive utilizza solo dati oggettivi e non esprime un giudizio.

Descrizioni soggettive: chi scrive accompagna la descrizione con le sue impressioni, emozioni, sensazioni.

STRUTTURA

L’ordine della descrizione può essere: spaziale: segue un percorso dall’interno all’esterno, dall’alto al basso, da destra a sinistra…; logico: descrive dal generale al particolare o viceversa. Chi scrive utilizza: dati sensoriali (visivi, uditivi, tattili, gustativi, olfattivi); dati dinamici (descrizione di un soggetto in movimento); aggettivi qualificativi ; similitudini e paragoni .

Le sequenze descrittive sono spesso inserite in un testo narrativo, ma non sono indispensabili per capire la trama del racconto.

La similitudine e il paragone servono per confrontare una persona, una cosa, una qualità con un’altra simile. Questo aiuta a “vedere” in modo più chiaro ciò che è descritto.

Descrizione generale dell’ambiente.

Nel bosco

Il signor Tiburius si trovava in una radura in mezzo a un bosco. La radura iniziava dalla strada e si distendeva a perdita d’occhio nel paesaggio.

Descrizione spaziale: dal generale al particolare utilizzando gli indicatori spaziali (destra, sinistra…).

Utilizzo dei dati sensoriali (visivi, olfattivi, uditivi, tattili…).

A sinistra si ergeva una parete rocciosa di altezza considerevole.

A destra, a una certa distanza, svettavano alberi di alto fusto, mentre sul davanti lo spazio era chiuso da un fitto intrico verde.

Quando si trovò quasi al centro dello spiazzo avvertì sulla sua pelle un gran beneficio dovuto al sole tiepido. Si sentì estremamente lieto e tranquillo.

Tutto quello che vedeva intorno gli riusciva nuovo e gli piaceva. A sinistra, addossati alla parete, c’erano altri massi: bianchi, gialli, bruni. Nel mezzo cespugli di color ruggine.

A volte una farfalla silenziosa gli passava accanto.

Il signor Tiburius avvertì inoltre un gradevole profumo di more selvatiche.

Continuò a camminare e giunse a un gruppo di tronchi tagliati da cui colava una resina appiccicosa al tatto.

Similitudini e paragoni.

Descrizione soggettiva.

Quelle gocce parevano oro liquefatto, racchiuso in una pellicola.

Riprese il cammino e s’imbatté in genziane, blu come la notte.

Mai avrebbe immaginato di poter essere così felice in un bosco e di riuscire a udire il battito delle ali della farfalla, di apprezzare i colori e i profumi della resina.

Adalbert Stifter, Il sentiero nel bosco, Adelphi

La casa in pietra scura

La nave andò avanti.

L’insenatura si incurvò e poco dopo la nave Orsa Bianca arrivò in un piccolo lago marino circondato dalle ripide pareti della scogliera. Però proprio davanti, nella scogliera, si apriva una grande scena che pareva il palcoscenico di un teatro.

C’era una piccola spiaggia bianca di neve oltre la quale si alzava una larga collina che in alto era coperta da un fitto bosco di abeti, di larici e di cespugli nevosi.

Dove cominciavano gli alberi del bosco c’era una grande casa antica, una villa di pietra scura con un enorme cappuccio di neve.

Sui muri, fra le colonnine delle finestre buie, intorno a piccole statue dentro nicchie profonde, si arrampicavano selve di edera scura.

Dallo spesso cornicione scendevano lunghi ghiaccioli bianchi e, subito sotto, sporgeva una terrazza chiusa da grandi vetrate.

Sotto la villa scendevano i sentieri di un giardino con tante aiuole fitte di cespugli e di alberelli. E ai due fianchi del giardino c’erano delle lunghe serre di vetro trasparente incappucciate di neve e illuminate da una leggera luce celeste.

Quelle serre, si vedeva bene anche da lontano, erano piene di fiori di colori densi, arancioni e turchini, violetti e bruni, gialli, blu, rosso.

Pinin Carpi, Mauro e il leone nel grande mare, Vallardi

Le parentesi azzurre indicano le diverse sequenze descrittive attraverso le quali l’autore descrive dal generale (cioè da lontano) al particolare (cioè da vicino).

a n al i s i

Questa descrizione è oggettiva perché il narratore:

inserisce commenti e sensazioni personali.

non esprime giudizi o impressioni personali.

Sottolinea con i colori indicati: la descrizione dell’aspetto fisico; la descrizione dell’abbigliamento; la descrizione dell’atteggiamento nei confronti degli alunni; la descrizione delle abitudini.

Qual è Mrs Granger? comprensione

La mia insegnante

Viveva da sola in una bella casetta nella zona vecchia della città. Aveva una vecchia macchina azzurra che usava per venire a scuola tutte le mattine, con la pioggia e con il bel tempo. Aveva i capelli quasi bianchi, tirati e raccolti dietro la testa in una cosa che assomigliava a un nido. A differenza di alcune insegnanti più giovani, non portava mai i pantaloni a scuola.

Aveva due completi gonna e giacca, la divisa grigia e la divisa blu, che portava sempre con sotto una camicia bianca e con un piccolo cammeo al collo.

Mrs. Granger era una di quelle persone che non sudano mai. Dovevano esserci almeno trenta gradi prima che si decidesse a togliersi la giacca.

Era piccolina, per essere un’insegnante: in quinta c’erano dei ragazzi più alti di lei. Ma Mrs. Granger sembrava un gigante. Erano i suoi occhi a fare quell’effetto. Erano grigio scuro e quando li accendeva al massimo riuscivano a farti sentire un granello di polvere.

Sapevano anche scintillare e ridere, e i bambini dicevano che era brava a scherzare, a volte.

Ma non erano le sue battute a renderla celebre.

Tutti gli insegnanti di lingua del mondo si divertono a far usare il dizionario ai bambini.

Ma Mrs. Granger non si divertiva a far usare il dizionario. Lei amava il dizionario.

Lo venerava quasi.

Mrs. Granger aveva una collezione di trenta dizionari su uno scaffale in fondo alla classe.

Andrew Clements, Drilla, Fabbri

Dall’alto della collina

Erano le tre del pomeriggio di un lunedì caldo e assolato di luglio.

L’aria limpida, profumata di fieno, era rinfrescata da una leggera brezza marina che soffiava da nord. Dall’alto della collina ricoperta di folta vegetazione si vedeva la strada che serpeggiava. La campagna digradava dolcemente fino a raggiungere lontane scogliere, accarezzate dalla bianca schiuma delle onde che su di esse si infrangevano. Si vedevano i campi di un podere, chiuso da un filare di ginestra gialla. Sembrava una coperta multicolore.

Virginia pensò: “È come una gonna scozzese”.

Virginia immaginò i terreni da pascolo come scampoli di velluto verde, l’oro verdeggiante del fieno appena tagliato come raso brillante, l’oro roseo del granoturco non ancora mietuto come una stoffa soffice di pelliccia, da toccare e accarezzare per sentire la sua morbidezza sotto le dita.

C’era un grande silenzio. Ma quando chiuse gli occhi, i rumori del pomeriggio estivo si imposero alla sua attenzione. Il cantilenare del vento faceva ondeggiare la felce. Una macchina saliva per la collina. Virginia sentì quando l’autista cambiò marcia, accelerò e fece rombare il motore. Da più lontano giungeva il gradevole suono estivo delle mietitrici, come un ronzare di api.

Rosamunde Pilcher, La casa vuota, Mondadori

a n al i s i

L’autrice per descrivere utilizza dati sensoriali, cioè quelli che percepisce attraverso i cinque sensi. Sottolinea con i colori indicati: i dati uditivi; i dati tattili; i dati olfattivi.

L’autrice utilizza delle similitudini. Sottolineane almeno tre.

comprensione

Trova il significato delle parole. Gli scampoli sono: ritagli di stoffa. particolari tipi di tessuto. particolari tipi di terreno. “Mietere” significa: seminare il grano o altri cereali. tagliare il grano o altri cereali. irrigare un campo.

a n al i s i

Un bambino ha fatto la descrizione del suo gatto tenendo presente i punti-chiave di una descrizione.

Sottolinea con colori differenti i punti-chiave a cui ha fatto riferimento, poi rispondi.

Potresti utilizzare questi stessi punti chiave per descrivere una persona?

Sì. No.

Il gatto Gigi

Nome: Gigi, ma anche Micio Macio, Micigno, Bambino Peloso, Bestiasa Cativasa, Signor Gigi (nelle occasioni importanti).

Capelli (meglio parlare di peli): lisci, morbidi. Non è tigrato, ma ha un disegno simmetrico sulle due parti della schiena, come due grosse spirali nere e marrone dorato.

Età : indefinibile. Quando è arrivato poteva avere pochi mesi, ma non si è mai saputo quanti. Per questo non si è mai riusciti a fargli una festa di compleanno come si deve.

Occhi : decisamente gialli.

Segni particolari : una M in stampatello maiuscolo, proprio in mezzo agli occhi. E poi un dito della zampa posteriore destra completamente bianco.

Hobby : dormire sul calorifero oppure dentro la cesta della roba da stirare. Adora giocare con palline fatte con un foglio di alluminio accartocciato.

Piatto preferito: i biscotti per i gatti e il rognone di maiale. Per prenderselo ha imparato ad aprire il frigorifero.

Animale preferito: non conosce animali oltre a sé stesso e agli umani che lo accudiscono. Quindi è probabile che il suo animale preferito sia l’uomo.

Siamo proprio sicuri che lui sappia di essere un gatto?

Sogno nel cassetto: poter dormire tutto il giorno nel cassetto della biancheria.

Linguaggio: “Mao-ao: perché mi avete lasciato qui da solo?”. “Miaaaaaa: allora, ti sbrighi a darmi la pappa?”.

Carlotta Montan Colombo, La sera che abbiamo visto le lucciole, Fabbri

E questa sarebbe la mia scuola?

Oggi sono andato in paese. Una volta arrivati, la mamma ha avuto un’idea.

– Sapete che cosa facciamo? Andiamo a vedere la nuova scuola.

Scuola? E chi se lo ricordava più, che a questo mondo ci sono anche le scuole, e soprattutto che bisogna andarci? E questa sarebbe la mia nuova scuola? È sicuramente una scuola: sopra c’è scritto Scuola Giovanni Pascoli.

Prima sorpresa: non è grigia, ma gialla.

Seconda sorpresa: non è un cubone, ma sembra una casa. Al secondo piano c’è una finestra con il balconcino di ferro.

Terza sorpresa: niente parcheggino, intorno c’è un giardino.

Siamo entrati e c’era un grande silenzio. Per forza, sono tutti in vacanza. C’è un grande atrio, con una porta a vetri in fondo. Aprendola cigolava un po’.

Dietro si vede il giardino. E poi ci sono quattro porte: I A, I B, II A, II B. Io provo a entrare in II B; ci sono tutti i banchi ammonticchiati in un angolo, il pavimento brilla, non ci sono cartacce in giro. Non ci sono i tendoni marroni come nella mia vecchia scuola, ma gli scuri come a casa nostra. Entra poca luce, c’è fresco. Non c’è quell’odore di gomme per cancellare, di matite, di chewing-gum e di pizza che c’è di solito in ogni classe che si rispetti. È strano vedere un’aula così deserta e ordinata, niente zaini per terra, nessuno che gioca a calcio con la palla fatta di fogli di quaderno, niente quaderni da correggere sulla cattedra. Mi fa venire in mente un vascello fantasma.

Le sequenze descrittive all’interno di un racconto permettono di porre attenzione su alcuni particolari e immaginare persone, animali, ambienti di cui si parla nel testo.

La sequenza è: narrativa. descrittiva. riflessiva.

La sequenza è: narrativa. descrittiva. riflessiva.

La sequenza è: narrativa. descrittiva. riflessiva. a n al i s i

Carlotta Montan Colombo, La sera che abbiamo visto le lucciole, Fabbri

Verifica

Nello studio di Silente

La professoressa McGranitt bussò alla porta, che si aprì senza fare rumore. La McGranitt disse a Harry di attendere e lo lasciò da solo.

Il ragazzo si guardò intorno.

Una cosa era certa: di tutte le stanze degli insegnanti che gli era capitato di vedere fino a quel momento, lo studio di Silente era senza dubbio il più interessante.

Era una stanza circolare, grande e bella, piena di rumorini strani.

Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in tante nuvolette di fumo che emettevano un leggero profumo, erano posati molto curiosi strumenti d’argento. Le pareti erano ricoperte di ritratti di vecchi e vecchie presidi.

C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era poggiato un cappello da mago, vecchio e stracciato… il Cappello Parlante.

Il ragazzo esitò. In fondo, che male c’era se prendeva il cappello e se lo metteva in testa un’altra volta? Solo per accertarsi che lo avesse effettivamente assegnato al dormitorio giusto.

Prese il cappello dallo scaffale e cautamente se lo mise in testa. Poi una vocina gli disse: – Pulce nell’orecchio, eh, Harry Potter?

– Ehm, sì – mormorò lui. – Ehm… mi spiace disturbare… volevo chiedere… – Ti chiedi se ti ho messo nel posto giusto? – disse il cappello. – Sì, devo ammetterlo... è stata una decisione particolarmente difficile. Ma rimango del mio parere: saresti stato benissimo tra i Serpeverde. Il ragazzo si sentì mancare il respiro. Afferrò il cappello per la punta e se lo tolse. Quello gli si afflosciò tra le mani. Lo sentì sudicio e consunto.

Lo rimise sullo scaffale, aveva la nausea.

– Guarda che ti sbagli – disse ad alta voce rivolto al cappello. Harry arretrò di qualche passo. Poi un suono gutturale alle sue spalle lo costrinse a voltarsi.

Allora non era solo! Su un trespolo d’oro, dietro alla porta, stava appollaiato un uccello dall’aria decrepita, che assomigliava terribilmente a un tacchino spennacchiato.

Harry lo fissò e quello gli restituì un’occhiata minacciosa. Il suo sguardo era opaco, e mentre Harry lo fissava gli caddero un paio di penne dalla coda.

“Ci manca solo che l’uccello preferito di Silente decida di andare al creatore proprio mentre sono qui con lui, da solo” pensò il ragazzo.

Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, Salani

An aliz zo

ANALIZZO

1 Questo è un testo: descrittivo. narrativo con sequenze descrittive.

2 Le sequenze descrittive riguardano: solo un ambiente. un ambiente un oggetto e un animale.

3 Quali dati sensoriali utilizza l’autrice?

Uditivi. Tattili.

Gustativi. Olfattivi.

Visivi.

COMPRENDO comprendo

1 Lo scopo delle sequenze descrittive è: solo far immaginare. far immaginare per suscitare emozioni.

2 In questo testo è presente una similitudine. Sottolineala.

Trova le informazioni implicite.

3 Perché Harry esita a prendere il cappello?

Aveva paura del cappello parlante. Non sapeva se aveva il permesso di farlo.

Voleva una risposta dal cappello.

Trova il significato delle parole.

4 Un suono gutturale è un suono: acuto. rauco. squillante.

compito

non In quale tra questi testi è più frequente trovare una descrizione oggettiva?

Informativi. Poetici. Narrativi.

che cosa SO? come STO?

Ho analizzato le sequenze descrittive: bene. abbastanza bene. con incertezza. Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

scopriamo il poetico TESTO

scopo

In quale poesia lo scopo dell’autore è:

• suscitare emozioni? A B

• evocare immagini? A B contenuto

In quale poesia si descrive:

• un paesaggio? A B

• un sentimento? A B

struttura

Quale poesia è divisa in strofe? A B

In quale poesia i versi sono tutti in rima? A B

A Quiete

Mi sento quieto come fa le fusa un gatto, come una sera, con il compito già fatto come una foglia che galleggia senza fretta come una lenta pedalata in bicicletta. Mi sento quieto come un giorno di vacanza come la luna quando taglia in due la stanza come sul mare guardando l’orizzonte con i gabbiani che mi ridono di fronte.

Janna Carioli, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac

B Il lago d’oro

Un lungolago d’oro nella valle.

Mille onde mobili alle sponde.

Là una vela gialla sembra viva. Sotto la vela svelto un uomo che la tira. Oltre la vela niente.

E le montagne lente salgono in coro nello spiazzo splendente attorno al lago d’oro

Roberto Piumini, Io mi ricordo quieto patato..., Nuove Edizioni Romane

Il TESTO POETICO è un particolare tipo di testo; chi scrive, usando le parole con ritmo e musicalità, comunica emozioni e sensazioni o diverte. Nei testi poetici rientrano le poesie e le filastrocche

ANALIZZARE IL TESTO POETICO

Lo scopo del testo poetico è esprimere o suscitare in chi legge emozioni e sentimenti . SCOPO

CONTENUTO

Il contenuto di questo tipo di testo è molto vario: emozioni , ricordi , momenti di vita …

STRUTTURA

Il testo poetico è composto da versi , righe più o meno brevi alla fine delle quali si va a capo.

I versi possono essere in rima o non in rima

La rima può essere:

• baciata : i versi consecutivi fanno rima AABB

• alternata : il primo verso fa rima con il terzo, il secondo con il quarto ABAB

• incrociata : il primo verso fa rima con il quarto, il secondo con il terzo ABBA

• incatenata : il primo verso fa rima con il terzo ABA

Più versi formano una strofa: le strofe sono separate tra loro da spazi.

Nelle poesie si usano:

• la personificazione, per attribuire caratteristiche umane a cose inanimate;

• la similitudine , un paragone tra due cose o situazioni diverse che hanno somiglianze;

• la metafora , una similitudine abbreviata;

• l’anafora , la ripetizione di una o più parole all’inizio dei versi o delle strofe.

Nella poesia è importante il suono:

• l’allitterazione è la ripetizione di suoni uguali o simili nelle parole;

• l’onomatopea è usata per riprodurre i suoni della natura o quelli prodotti da persone, animali, oggetti.

A La tempesta

Un fulmine saettò, il bosco crepitò, la grandine scrosciò, il diluvio arrivò all’impazzata, il cielo minacciava, il tuono brontolava, il vento forte urlava, d’un tratto la tempesta era scoppiata. Ma ora che il cielo si rischiara e il sole risplende luminoso, ora nessuno ha più paura e tutto ritorna più radioso.

Sara Coleridge

a n al i s i

Lo scopo di queste poesie è: solo descrivere. descrivere e suscitare emozioni. descrivere e divertire.

B In riva al mare

Dalla capanna dei pescatori guardavamo verso il mare. Le nebbie della sera erano chiare e si alzavano in celesti vapori.

Parlavamo delle foreste nere dove vagano gli orsi bruni e i lupi, della neve sui grandi alberi cupi, dei cacciatori intorno al fuoco a bere.

Pinin Carpi, Nel bosco del mistero, Einaudi Ragazzi

La poesia A è composta da versi

La poesia B è composta da versi

Quale poesia è divisa in strofe?

Sottolinea con colori diversi le parole in rima.

A Addio

Mi volto e la mia casa si allontana, scompare poco a poco la mia terra al passo lento della carovana, al passo indemoniato della guerra.

E dico addio agli amici, alla mia gente, agli alberi che incontro sul cammino, nel sacco quattro stracci e poco o niente, nel pugno della mano un sassolino.

E dico addio al vento e alla sua danza mentre la notte si sorseggia il giorno: nel cuore una promessa di speranza, negli occhi il desiderio del ritorno.

a n al i s i

Quale poesia è divisa in strofe? A B

Quale tipo di rima ha ogni poesia?

Baciata AABB A B

Incrociata ABBA A B

Alternata ABAB A B

B Alessia

Alessia ha paura del buio profondo che nella notte inghiotte il mondo e trasforma ogni forma e ogni rumore in una scena da film dell’orrore. Alessia trema. Un raggio di luna compare un attimo, per sua fortuna.

Chiara Ingrao, Mal di paura, Edizioni corsare

Trova le informazioni esplicite.

Quale poesia suscita questi sentimenti?

Tristezza: A B

Calma: A B comprensione

A Filastrocca del piccolo gesto importante

Un piccolo gesto è una cosa preziosa

Cela un segreto che è molto potente

Qualcosa accade, se tu fai qualcosa

E niente accade, se tu non fai niente

Basta un secchiello a vuotare il mare?

Basta una scopa a pulir la città?

Forse non basta, ma devi provare

Se provi, forse, qualcosa accadrà

È un gesto inutile, ma non importa

Piccoli gesti hanno una forza infinita

Se ognuno spazza davanti alla porta

La città intera sarà pulita

Bruno Tognolini, Un paese bambino, Giannino Stoppani ed.

comprensione

Che cosa vuole insegnare

la poesia A ?

Una persona deve impegnarsi solo per fare gesti importanti.

Ogni persona può e deve impegnarsi per il bene comune anche con piccoli gesti.

E la poesia B ?

I bambini sono diversi, ma tutti hanno uguale importanza.

In ogni classe ci sono bambini che provengono da altri Paesi.

B Il diritto di essere accolti

Lei è cinese e io italiano.

Tu sei cattolica, lui musulmano.

Scarpette lucide o lacci sciolti, a tutti il diritto di essere accolti.

Una poesia è fatta di versi come i bambini, tutti diversi.

Ognuno e tutti siamo importanti dobbiamo accoglierci tutti quanti!

Anna Sarfatti, Chiama il diritto, risponde il dovere, Mondadori

A Il perplesso millepiedi

Un millepiedi stava calmo dentro a un fosso A quando una rana gli chiese, per suo spasso: B

“Con quale piede cominci il primo passo?”

Questa domanda lo lasciò così perplesso che rimase lì a pensare, e ancora adesso è fermo come un sasso e non si è mosso. ...............

A.P. Herbert, in Tante rime per i bambini: corte lunghe lunghissime, a cura di Fiona Waters e Chiara Carminati, Mondadori

B Un dottore di Ferrara

Una volta un dottore di Ferrara

Voleva levare le tonsille a una zanzara

L’insetto si rivoltò

E il naso puncicò

A quel tonsillifico dottore di Ferrara

Gianni Rodari, La grammatica della fantasia, Einaudi Ragazzi

Quale poesia è un limerick?

Nella poesia A completa lo schema delle rime scrivendo le lettere. Poi riporta lo schema metrico.

A La pioggia porta sandali d’argento

La pioggia porta sandali d’argento in primavera per danzare nel vento, e scarpe con stringhe dorate per saltare nei prati d’estate. Per l’inverno ha stivali chiodati di ghiaccio dalla punta al tallone, ma ogni tanto si cambia, li leva e indossa i mocassini di neve.

Mary Justus

B Autunno

Da un buffo rametto cade l’ultima foglia. La natura si spoglia prima di andare a letto.

Maria Loretta Giraldo a n al i s i

Nella poesia A vi è una personificazione perché la pioggia (indica con più x): ha sentimenti umani. fa azioni umane. usa oggetti umani. è paragonata a una persona.

Nella poesia B sottolinea i versi che indicano una personificazione.

A Il cielo è

Il cielo è come un mare e le nubi paiono ombre; la luna è come una barca che naviga tra le stelle. Poesia giapponese da www.filastrocche.it

Quale delle due poesie contiene delle similitudini? A B

Quale delle due poesie contiene delle metafore, cioè similitudini abbreviate? A B

B Ciao, luna

Ciao, luna, luce bianca, fettina, mezza, tonda, che qualche volta manca.

Ciao, luna, lassù in alto, ma non come le stelle: ti prendo, sai, se salto?

Ciao, luna, palla lenta, del gioco che si sogna, del gioco che addormenta.

Roberto Piumini a n al i s i

BENE

Leggi la poesia mettendo l’accento sull’inizio dei versi dispari. LEGGERE

Viva la pioggia viva

Viva la pioggia viva, la pioggia quando arriva.

Viva la pioggia grande, la pioggia quando scende.

Viva la pioggia fresca, la pioggia quando casca.

Viva la pioggia sciolta, la pioggia quando salta.

Viva la pioggia pazza la pioggia quando spruzza.

Viva la pioggia tanta, la pioggia quando canta.

Viva la pioggia nuova, la pioggia quando lava.

Viva la pioggia lieta la pioggia che disseta.

Roberto Piumini

Sì. No. a n al i s i

Quali sono le parole che si ripetono all’inizio dei versi dispari? Sottolineale in .

Quali sono le parole che si ripetono all’inizio dei versi pari? Sottolineale in .

Leggi di seguito le parole che hai sottolineato in . Poi indica con più X.

Il poeta ripete queste parole per: creare una rima.

sottolineare il concetto che vuole esprimere. dare ritmo alla poesia.

I versi di questa poesia sono tutti in rima?

onomatopea l, allitterazione e l,

A Un ghepardo pien di rughe

Un ghepardo pien di rughe larghe larghe come acciughe ghigna sghembo tra le alghe ha le ghette le meringhe e due vaghe ghepardette.

Leggi le due poesie, sottolineando le allitterazioni e le onomatopee per dare ritmo e musicalità alla lettura.

B Mi lavo le mani

Tu-tuff con le mani

nell’acqua cascata cia-ciac fa la panna della saponata scia-sciacquo per bene anche l’ultimo dito…

Pli-pliccan le gocce e il gioco è finito!

Janna Carioli

a n al i s i

In quale poesia viene utilizzata l’allitterazione, cioè la ripetizione di suoni uguali o simili? A B

In quale l’onomatopea, cioè parole che riproducono i suoni della natura o quelli prodotti da persone, animali, oggetti? A B

a n al i s i

In ogni haiku sottolinea l’elemento naturale nominato.

scrittura

Prova anche tu a scrivere il tuo haiku. Scegli l’argomento tra: un elemento naturale (un fiore, un animale, un albero); una stagione.

Ricorda che il tuo haiku deve essere composto da tre versi con poche e brevi parole.

L’haiku

La campana del tempio tace, ma il suono continua a uscire dai fiori.

Matsuo Basho

Ciliegi in fior sul far della sera anche quest’oggi è diventato ieri.

Kobayashi Issa

La grande quercia sui vecchi rami culla piccoli nidi.

Valentina Meloni

L’haiku è una particolare poesia composta solo da tre versi, nata in Giappone per parlare dei sentimenti e delle emozioni che suscitano la natura e i suoi fenomeni.

Davanti a San Guido

I cipressi che a Bólgheri 1 alti e schietti 2

van da San Guido 3 in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar.

Mi riconobbero, e – Ben torni omai –

Bisbigliaron vèr’ me 4 co’l capo chino – Perché non scendi? Perché non ristai 5? Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh sièditi a le nostre ombre odorate ove soffia dal mare il maestrale 6 : ira non ti serbiam de le sassate tue d’una volta: oh non facean già male!

1 piccolo paese della Toscana

2 sinceri

3 località vicino a Bolgheri

4 verso me

5 ti fermi

6 vento che spira da nord-ovest

Per “raccontare” il contenuto di una poesia e comprenderne il significato, si fa la parafrasi

Per fare la parafrasi della poesia. Segui queste indicazioni:

• leggi la poesia per comprenderne il significato generale;

• con l’aiuto del dizionario, sostituisci le parole e le espressioni difficili con sinonimi più facili da comprendere;

• riscrivi il testo seguendo l’ordine della prosa, cioè soggetto, predicato, complementi. a n al i s i

Completa la parafrasi.

Gli alti e sinceri ............................................ che costeggiano entrambi i lati della che va da a mi vennero incontro e mi .......................................... .

Sembravano dei giovani che correvano.

I cipressi mi , piegarono la loro cima verso me, e dissero a bassa : – Sei tornato, finalmente! Perché non scendi dal treno?

Perché non ti ? La sera è ............................................ e tu conosci la .

Siediti alla nostra ombra profumata dove soffia un dal mare. Non siamo arrabbiati con te per i che ci tiravi una volta.

Non ci facevano .

Verifica

Magari

Magari domani va meglio di oggi domani ti aiuto, domani ti appoggi se non lo sai oggi domani lo impari vedrai che ci riesci… … MAGARI

Magari crescesse nel mio condominio un grande giardino di fiori carminio con alberi alti e volatili rari e senza parcheggi… … MAGARI

Magari con tutti i compagni che ho a fianco figli di stranieri nello stesso banco crescendo restassimo simili e pari come siamo adesso…

… MAGARI

Bruno Tognolini, Giulia Orecchia

COMPRENDO comprendo

1 Il tema di questa poesia è: la speranza di un mondo migliore. il desiderio di cambiamento.

2 Associa ogni strofa al desiderio espresso. Scegli tra questi:

• istruzione per tutti

• rispetto della natura

• aiuto reciproco

• uguaglianza tra le persone

• Più verde nelle citta!

1 a strofa

2 a strofa

3 a strofa

ANALIZZO

An aliz zo

1 Questa poesia è composta da versi.

2 I versi sono raggruppati in ............................................

3 Sottolinea le rime.

4 Tutti i versi sono in rima? Sì. No.

5 Quante sono le strofe?

6 Nella poesia è presente l’anafora, rappresentata dalla parola ........................................................................

7 Da quanti versi è composta ogni strofa?

8 L’anafora è: la ripetizione di una o più parole. una parola che evoca un rumore.

Perla d’argento

Goccia di pioggia, perla d’argento, cado dal cielo con altre cento. Ballo, guizzo e saltello, il mio suono è un tamburello.

Tic, toc, tic, toc, tac.

Goccia di pioggia, perla d’argento, balliamo tutti a cuor contento.

A grandi balzi e svelti saltelli suoniamo i nostri tamburelli.

Albena Ivanovitch-Lair

Verifica

COMPRENDO comprendo

1 Il tema di questa poesia è: un temporale. una goccia di pioggia.

2 Nella prima strofa parla: la goccia di pioggia; la gente sotto la pioggia.

3 Nella seconda strofa parla: la goccia di pioggia; la gente sotto la pioggia.

ANALIZZO

An aliz zo

1 Questa poesia è composta da versi, in rima

2 I versi sono raggruppati in

3 Le strofe sono divise da un verso che utilizza: l’allitterazione. l’onomatopea. la metafora. la similitudine.

4 Nella poesia è presente l’anafora. Sottolinea le parole.

5 “Perla d’argento” è: una metafora. una similitudine.

6 Lo schema delle rime è: AABB. ABBA. ABAB. ABA.

7 La rime è: baciata. alternata. incrociata. incatenata.

che cosa SO? come STO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di queste poesie?

Sì. No. In parte. Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

letture per CRESC E RE

emozioni

I TESTI POETICI ci parlano di EMOZIONI .

Le emozioni non sono solo “i colori del nostro cuore”. Sono uno strumento fondamentale per aiutarci a vivere nel nostro mondo e con gli altri. Belle o brutte, le emozioni sono tutte importanti.

GESTIONE DELLE EMOZIONI LIFE SKILLS

Saper gestire le proprie emozioni non è facile, ma è importante!

Per prima cosa, occorre riconoscerle e capire come esse influenzano il nostro comportamento.

Se riusciamo ad affrontarle e a tenerle sotto controllo, non ci faremo travolgere dalle emozioni negative.

Batticuore

A volte, dentro, il cuore, d’improvviso, si mette a battere furiosamente, e batte, batte forte, tormentoso: metti una mano sul petto: si sente.

Cos’è? Perché risuona quel tamburo? Scoppia la guerra? Una rivoluzione? Nessuna guerra o battaglia, davvero: il cuore batte per un’emozione.

Roberto Piumini, Batticuore e altre emozioni, Giunti

Non sono come gli altri

– Mamma, come è andata oggi?

– Bene tesoro, molto bene. E tu?

– Anche io. C’è solo quel Carlo. Mi tormenta.

– In che modo ti tormenta, Luca? Devi dirle alla mamma queste cose, è meglio se ne parli, sai?

– Tanto non c’è niente da fare. Io non sono come gli altri. Così mi tormentano. Sarà sempre così, lo so.

– Non sei come gli altri solo perché nessuno è come gli altri, Luca. Tutti sono diversi da tutti e tutti sono uguali, in un certo senso. Capisci quello che voglio dire?

– Mamma, lo capisco eccome! Non è facile quando sai sempre le risposte alle domande delle maestre e devi far finta di niente per non offendere quelli che arrivano tre ore dopo a capire una cosa.

– Dovresti essere solo felice della tua velocità.

– Ma è tremenda questa cosa dell’essere diverso dagli altri.

– Perché? Dai, Luca, raccontami.

– Perché ti escludono da tutto quello che fanno, dai loro giochi, dai discorsi e ti senti fuori dal giro.

– Ci deve essere un modo per risolvere il tuo problema, Luca.

La mamma crede che ci sia una soluzione, ma io so che non c’è. Comunque il mio problema non mi angoscia più di tanto, ormai fa parte della mia vita, mi ci sono abituato. Se mamma è fiduciosa, poi torna la fiducia anche a me.

A volte gli umori... si trasmettono.

Elisa Prati, I pensieri nell’armadio, Giunti Junior

CIV i Ca educazione

Per fortuna non siamo tutti uguali. Quindi siamo tutti diversi! Se vogliamo che le nostre diversità vengano rispettate, dobbiamo imparare a rispettare le diversità degli altri.

LIFE SKILLS

Per gestire le emozioni è importante anche l’aiuto di chi ci sta vicino. Cerca di trasmettere solo umori “positivi”. Starai meglio tu e staranno meglio le persone attorno a te.

LEGGERE BENE

Leggi solo i dialoghi dando la giusta intonazione. A coppie poi recitateli, come se foste a teatro.

MINDFULNESS

Pit cambierà scuola perché deve trasferirsi. Tu cambierai scuola perché stai per terminare il ciclo della Scuola Primaria. Fai tue le parole di Pit: ti farai un sacco di nuovi amici e nuove amiche!

Un trasloco improvviso

Pit non era mai stato un bambino pauroso e neppure uno che stava lì a fare sempre lagne su lagne.

A scuola non aveva mai avuto problemi e fin da quando andava alla scuola dell’infanzia aveva un gruppetto di amici carissimi con i quali giocava a nascondino o alla Play o a rincorrersi. Insomma, un bambino tranquillo. Poi era successo che sua madre si era trasferita in un’altra città, per lavoro.

Quello che però può sembrare facile da fare, è invece complicato per chi deve trasferirsi. I primi mesi, infatti, la mamma di Pit (che si chiama Gabriella, così non stiamo lì a chiamarla sempre “la mamma di Pit”) si trasferì nella nuova città lasciando da soli Pit e suo padre (il padre di Pit invece si chiama Luigi, così abbiamo fatto le presentazioni).

L’idea era quella di far finire la Scuola Primaria a Pit e poi trasferirsi tutti nella nuova città.

Un giorno, però, proprio mentre Pit stava addentando un piatto di pasta al pesto, il padre gli fece un discorso: – Pit, credo che dovremmo anticipare il nostro trasloco.

– Come mai? La mamma si sente sola nella nuova città? Il papà sorrise: – Certo, si sente molto sola, ma voglio essere sincero con te. Avere due case in affitto è davvero troppo costoso per noi.

le t tu r a CRITICA

Che emozioni ti ha suscitato la lettura di questo brano? Hai capito i sentimenti di Pit? Consiglieresti a qualcuno la lettura di questo brano?

– Quindi mi stai dicendo che non finirò la scuola?

– Certo che la finirai. Ma non qui. Ci trasferiamo la prossima settimana, la mamma ti ha iscritto nella stessa scuola dove insegna lei, così ci potete andare assieme al mattino.

Pit si fece un po’ triste: – Ah – disse solo, – ho capito.

– Che c’è? – gli chiese il padre. – Non vuoi andare a scuola con la mamma?

– Ma no, figurati, non è un problema. È che… insomma, i miei amici…

Il padre gli versò un po’ di aranciata.

Era il loro segreto. La mamma non voleva che Pit bevesse aranciata durante i pasti, ma di nascosto il papà glielo permetteva. Soprattutto in momenti importanti come questo.

– Ormai sei grande, Pit, e so che capirai. Se abbiamo deciso di traslocare proprio adesso vuol dire che non potevamo fare altrimenti.

– Certo – disse Pit. Un po’ triste e un po’ felice perché stava già pregustando il sapore dell’aranciata.

– E non preoccuparti per i tuoi amici. Sono certo che nella scuola dove andrai te ne farai di nuovi, altrettanto simpatici.

Il bambino pensò che il papà avesse ragione: si sarebbe fatto un sacco di nuovi amici.

il

Sottolinea con i colori indicati: l’introduzione (dove si presenta il protagonista); la conclusione. La conclusione è una sequenza: narrativa. riflessiva.

Trova le informazioni esplicite. Sottolinea con i colori indicati: perché Luigi aveva deciso di trasferirsi nella città di Gabriella; perché Luigi e Pit non si sono trasferiti subito; qual è il segreto tra il papà e Pit.

Trova il significato delle parole. “Lagne su lagne” significa: fare i capricci. lamentarsi in continuazione. piangere senza motivo.

La risposta di carta

– Sedetevi per mangiare, ma non seminate cartacce in giro. La voce della maestra superò le grida dei ragazzi, che si sparpagliarono sul prato del Parco archeologico e cominciarono ad aprire gli zaini.

– Ehi, Giò “denti di ferro”, che cosa ti ha dato tua madre per merenda? Un panino con dei bulloni?

A Giovanni avevano messo da poco l’apparecchio per raddrizzare i denti. Il dentista aveva un bel dire: “Alla tua età ce l’hanno tutti”. Nella sua classe lui era l’unico a portarlo e Tommaso, il bullo del gruppo, gli aveva appioppato subito un soprannome: Giò “denti di ferro”, appunto.

Quando il compagno lo chiamava così e gli altri ridevano, lui si sentiva come se gli avessero tirato un sasso nella schiena. Avrebbe voluto diventare piccolo come un topolino, nascondersi in un buco e non uscire più.

Sentiva una rabbia che gli strozzava la gola. Ma gli sembrava che rispondere avrebbe fatto diventare tutto più grande. Grande come un macigno che lo avrebbe schiacciato. Tommaso era molto più alto di lui e chi lo avrebbe affrontato un tipo simile, se fosse finita a botte? Così, come sempre, fece finta di non sentire.

Si sedette sull’erba e cercò la pizza nella tasca esterna dello zaino, ma la trovò vuota. Al posto della pizza c’era un foglio piegato. Possibile che si fosse dimenticato la merenda a casa?

E, soprattutto, quel foglio da dove spuntava? Lo aprì.

Al centro della pagina c’era il disegno di un cuore rosso trafitto da una freccia e un nome scritto con i pennarelli colorati: ”Viola”. Il suo cuore, quello vero, cominciò a battere come se una mandria di cavalli gli galoppasse dentro. Lui di Viola era innamorato fin da quando frequentavano la prima, ma in cinque anni di Scuola Primaria non aveva mai trovato il coraggio di dirglielo.

Quando lei lo guardava con quei suoi occhi dorati, che catturavano le pagliuzze del sole, gli pareva che una mano gli strizzasse lo stomaco e gli si incollava la lingua al palato.

Doveva trovare il coraggio di risponderle. Sì, ma come?

Con un messaggino sul cellulare? No.

Se lei gli aveva scritto un biglietto, voleva dire che voleva una risposta “di carta”. Di quelle che non spariscono, di quelle che restano per sempre, di quelle che si possono conservare in mezzo al diario o in un posto segreto. Era così felice che si sarebbe messo a fare capriole sul prato. Si accorse che sorrideva da solo.

Strappò un foglio dal quaderno.

Janna Carioli, Giò denti di ferro, Giunti Junior

Riconosci il contenuto del testo.

comprensione

Di che colore è la barra che contiene la parte del testo in cui si parla di questi sentimenti?

Colora il quadratino.

Rabbia. Speranza. Rassegnazione. Umiliazione. Amore.

Trova le informazioni implicite ed esplicite.

Sottolinea con i colori indicati: che cosa vuol dire “la rabbia gli strozzava la gola”; perché Giò avrebbe fatto le capriole per la felicità; perché Giò non trova la merenda nello zaino; che cosa significa che Viola voleva una risposta “di carta”.

Trova il significato delle parole.

Collega ogni espressione figurata al suo significato, numerando.

1. Mandria di cavalli che galoppa dentro. Essere in agitazione.

2. Lingua incollata al palato. Essere molto emozionato/a.

3. Strizzare lo stomaco. Non riuscire a parlare.

Parole per... EMOZIONARE

di CRISTINA DELL’ACQUA

La maestra Margherita oggi ci parla di un’avventura di Ulisse e delle EMOZIONI che ha provato durante il suo viaggio: alcune belle, altre brutte. Anche lui, come noi, prova emozioni!

La gioia, la sorpresa, l’ansia, la tristezza, la paura fanno parte di noi. Ma quanto è difficile gestirle! Cominciamo a riconoscerle e a chiamarle per nome: così le affrontiamo, non ci facciamo travolgere e viviamo bene con noi stessi e con gli altri.

Leucotea e il velo fatato

Ulisse naviga per diciassette giorni sulla sua zattera.

Ha appena lasciato l’isola di Calypso: in cuor suo è triste, ma è più forte in lui la gioia di poter tornare a casa.

Il mare è tranquillo quando, al diciottesimo giorno, finalmente avvista la terra dei Feaci.

Mentre Ulisse gusta nel suo cuore la felicità di quel momento, Poseidone da lontano si accorge di lui: il dio del mare odia Ulisse da quando ha accecato suo figlio Polifemo.

Poseidone capisce che Zeus vuole il ritorno di Ulisse a Itaca; perciò scatena una terribile tempesta.

La zattera è alla deriva quando un’onda dall’alto investe Ulisse, che cade lontano dalla sua imbarcazione. In quel momento ha paura.

Per i Greci la paura è una divinità, si chiama Phobos, con la lettera maiuscola, un volto e un nome. Se anche noi diamo un volto e un nome alle nostre emozioni, le possiamo guardare negli occhi, sapere che ci sono e affrontarle. Non cancellarle.

Ulisse è sommerso dalle onde, ma riesce a raggiungere quel che resta della sua zattera e ci si siede sopra.

Mentre vaga angosciato nel mare, un gabbiano si posa con lui sulla zattera. È Leucotea, la dea bianca. Un tempo si chiamava Ino, era una donna che aveva molto sofferto e da allora è sensibile verso il dolore degli altri.

– Prendi questo velo – dice la dea ad Ulisse, – avvolgilo intorno a te e raggiungi a nuoto la terra. È un velo fatato: appena lo indossi non provi più paura. Poi, come tocchi terra, gettalo in mare.

Dette quelle parole, Leucotea vola via.

Ulisse cerca ancora di resistere sulla sua zattera, ma le onde mandate da Poseidone sono troppo alte e violente e lo costringono a gettarsi in mare sdraiato sul velo della dea, dopo essersi liberato di tutto.

LIFE SKILLS PAROLE per PENSARE

Quali sono le tre emozioni più importanti per te? Scrivile sul quaderno e disegnale, immaginando il loro aspetto.

Quando sei felice, quali persone vuoi accanto a te? Quale potere magico hanno? E quando sei triste?

– Quello che Ulisse cerca e di cui ha bisogno è dentro di lui, protetto da un velo fatato – dice la maestra Margherita. – Tutti ne abbiamo uno, per provare le nostre emozioni, chiamarle per nome e capire che effetto hanno su di noi.

E le emozioni ci mettono alla prova, sia quelle belle sia quelle brutte. Ma senza saremmo delle persone spente.

È vero!

CRISTINA DELL’ACQUA

e ARGOMENTARE i tEsti per INFORMARE

Plastica: che brutta fama!

Per il suo impatto ambientale, la plastica gode di una pessima fama. Le materie plastiche derivano da sostanze sintetiche e organiche, tra cui il petrolio (che gode a propria volta di una pessima reputazione).

La plastica è diffusa perché è un materiale estremamente versatile ed economico.

Le moderne automobili in termini di volume sono composte al 50% da vari tipi di materie plastiche. In termini di peso, le plastiche rappresentano solo il 10% di un’auto.

Se dovessimo sostituire la plastica di un’auto con altri materiali, l’auto risulterebbe molto più pesante e molto più costosa da realizzare.

La plastica dal punto di vista ambientale ha un problema dall’enorme impatto: la sua resistenza. Una bottiglia di plastica, abbandonata in un bosco o in mare, vi può rimanere per secoli pressoché inalterata.

La natura è indifesa di fronte alla plastica. Non riesce, per così dire, a “digerirla”.

La soluzione, d’altronde, sarebbe davvero molto semplice. Basterebbe non lasciare oggetti di plastica abbandonati. Riutilizzare e riciclare sempre quelli che abbiamo.

Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei: storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo, Giunti

le t tu r a CRITICA

Questo testo dà informazioni sulla plastica e permette di riflettere su argomenti pro e contro il suo uso.

Tu quali argomenti porteresti a favore dell’uso della plastica? Quali a suo sfavore?

Cosa pensi della soluzione proposta dall’autore?

Un TESTO ARGOMENTATIVO espone un’idea e riporta un parere contrario perché sia possibile confrontarli e farsi un’opinione. Ma per farsi un’opinione e poter argomentare è importante avere INFORMAZIONI certe e verificabili sul tema di cui si vuole discutere.

INTELLIGENZA

VISIVA

Secondo te, è meglio trasformare un’area incolta in un parco o in un edificio? Argomenta la tua risposta.

scopriamo il informativo TESTO

e misto

scopo

Lo scopo di questo testo è: raccontare la storia dei droni. dare informazioni sui droni e sui loro utilizzi.

elementi

I sottotitoli servono a: evidenziare l’idea principale del paragrafo. segnalare che si cambia argomento.

struttura

Il testo è diviso in paragrafi per: dividere le sequenze narrative da quelle informative. suddividere ed evidenziare le informazioni.

Le parole-chiave servono a: dare una spiegazione. capire a colpo d’occhio a che cosa si riferisce un’informazione.

I

droni

I droni sono robot molto speciali : sanno volare. Grazie ai motori che muovono le loro eliche sanno librarsi sopra la tua testa a grandi altezze, volare senza perdere mai la bussola e mostrarti ciò che vedono o sentono anche da chilometri di distanza.

IL “PILOTA” DEL DRONE

I droni sono collegati a un computer che indica loro la rotta , cosa fare in volo e dove atterrare.

UTILIZZO DEI DRONI

Questi robot volanti sono silenziosi e possono stare fermi, sospesi nell’aria.

Se fino a qualche anno fa erano usati solo dai militari per missioni top secret , oggi sono impiegati nei campi più disparati.

Questi robottini, però, sanno infilarsi anche in situazioni divertenti. Li puoi vedere volteggiare sopra i campi di calcio durante le partite importanti per fare riprese aeree dell’area di gioco, sui set cinematografici per girare scene dall’alto o, ancora, durante manifestazioni e concerti.

«Focus Junior» n. 114

I droni servono anche per portare farmaci e attrezzature mediche nelle zone impervie.

Il TESTO INFORMATIVO trasmette a chi legge delle conoscenze su un determinato argomento. Nei TESTI MISTI , le informazioni sono trasmesse, oltre che dalle parole, anche dalle immagini .

ANALIZZARE IL TESTO INFORMATIVO

SCOPO

Lo scopo del testo informativo è trasmettere informazioni e notizie .

CONTENUTO

Notizie e informazioni su persone, avvenimenti, luoghi, animali...

ELEMENTI

Le informazioni possono essere: principali , cioè le più importanti; secondarie , che servono ad arricchire le informazioni principali.

STRUTTURA

Il linguaggio è oggettivo, preciso, con termini specifici dell’argomento esposto.

Le parole-chiave permettono di capire con rapidità di che cosa parla il testo e di ricordare le informazioni. Gli argomenti sono trattati con un preciso ordine .

I testi informativi sono spesso testi misti . Qui le informazioni sono accompagnate da fotografie, schemi, grafici, disegni, mappe, carte tematiche... Il sussidiario delle discipline è un testo misto.

Il testo talvolta è suddiviso in paragrafi , ciascuno dei quali affronta un aspetto dell’argomento. I paragrafi sono spesso introdotti da sottotitoli .

dentro il testo informativo Il titolo annuncia chiaramente il contenuto del testo.

Le case degli antichi Romani

L’ introduzione anticipa ciò di cui si parlerà.

Il titoletto introduce un paragrafo, cioè una parte specifica del testo.

Le case degli antichi Romani erano di tre tipi: la domus (la casa dei patrizi), la villa (la residenza di campagna) e l’ insula (il caseggiato di più piani con gli appartamenti dei plebei).

L’INSULA

Nei paragrafi ci sono informazioni secondarie che si alternano a informazioni più importanti.

L’ insula era il “condominio” dove viveva la maggior parte della popolazione. Le insulae spesso erano costruite in legno ed erano soggette a crolli e incendi.

Al centro dell’insula vi era il cavedio, un cortile interno.

Al primo piano c’era l’appartamento del padrone dell’insula; negli altri piani gli alloggi dei plebei.

Al pianterreno si aprivano le tabernae , le botteghe.

LA DOMUS

Le parole messe in evidenza ( parole-chiave) sono utili per ricordare le informazioni principali.

La domus , la casa dei patrizi, era grande. Si accedeva alla casa attraverso il vestibolo e si entrava nell’atrio, dove c’era l’ impluvium , una grande vasca per raccogliere l’acqua piovana. In un angolo dell’atrio c’era il larario destinato al culto. Alle spalle dell’atrio vi era il giardino, il peristilio. Le camere da letto erano dette cubicola

LA VILLA

Nelle campagne si trovavano le villae . Erano le aziende agricole dei patrizi.

La Terra è artificiale: ora ci sono

più oggetti che esseri viventi

Su un piatto della bilancia ci sono piante , animali e microrganismi . Sull’altro piatto cemento, mattoni , asfalto, auto, cellulari e tanto altro ancora. Ma ora è avvenuta la rottura dell’equilibrio fra i due mondi. Gli oggetti creati dall’uomo da oggi pesano più di quelli creati dalla natura: 1.100 miliardi di tonnellate, secondo una ricerca pubblicata su “Nature” da un gruppo di ambientalisti dell’Istituto Weizmann di Rehovot, in Israele. Anche questo è un segno dell’antropocene , l’era geologica caratterizzata dalla presenza e dall’appetito dell’uomo, spiegano i ricercatori. L’umanità, che in termini di peso rappresenta lo 0,01% degli esseri viventi, da un lato sforna oggetti in continuazione, dall’altro riduce il peso del patrimonio naturale, che dall’avvento dell’agricoltura a oggi, in circa 5mila anni, si è dimezzato, soprattutto a causa della perdita delle foreste. Il mondo animale, da parte sua, in circa 10mila anni di vita dell’uomo ha visto estinguersi 178 specie appartenenti alla megafauna (gli animali di almeno 50 chili).

Elena Dusi in La Repubblica

LEGGERE BENE

Per avere un’idea dell’argomento trattato non leggere subito tutto il testo, ma poni attenzione al titolo, alle parole in neretto, alle fotografie.

In questo testo sono presenti (indica con più x): termini specifici. dati scientifici. paragrafi. parole-chiave. sottotitoli.

L’effetto serra

Si tratta di un fenomeno naturale, ma noi umani lo stiamo alterando. In che modo? Immagina una serra e capirai come funziona questo fenomeno.

Il Sole invia energia sotto forma di raggi di luce che attraversano liberamente l’aria. 1

Una parte di questi raggi è riflessa verso lo spazio per l’azione di nubi, neve, ghiacci, deserti. 2 Un’altra parte di raggi, invece, dopo aver scaldato i continenti e gli oceani, viene rinviata verso lo spazio ma resta intrappolata nell’atmosfera da una specie di “coperta” chimica 3 . Questa “coperta” è composta dai gas a effetto serra naturalmente presenti nell’atmosfera come l’anidride carbonica (CO2 ), il metano e il vapore acqueo 4 . Grazie a loro, la superficie terrestre si riscalda in media fino a circa 15°C 5 , una temperatura che va bene per la vita e per l’uomo. Infatti, se questa coperta chimica atmosferica non ci fosse, la Terra si raffredderebbe troppo e sarebbe interamente ricoperta da ghiacci a una temperatura di -18°C, come un gigantesco freezer.

temperatura media 15°C, ideale per la nostra vita!

energia ri-emessa dalla Terra verso lo spazio

Nell’ultimo secolo però gli uomini, bruciando carbone, petrolio, gas (combustibili fossili), hanno liberato nell’aria miliardi di tonnellate di gas a effetto serra, soprattutto CO2 , rendendo più spessa la coperta chimica.

Una coperta più spessa trattiene più raggi di quelli necessari in natura e riscalda chi sta sotto, cioè noi! Troppa CO2 , infatti, non permette l’uscita dell’energia solare ricevuta dalla Terra e allora il calore resta intrappolato. In questo modo la temperatura della Terra aumenta e l’ambiente soffre per il troppo caldo.

Se l’uomo continua a inquinare così tanto, nei prossimi anni il clima diventerà sempre più difficile da sopportare e l’effetto serra risulterà pericoloso.

Luca Mercalli, Uffa, che caldo!, Electa Kids

Le prime righe sono: un paragrafo. un’introduzione.

Dai un titolo a ciascun paragrafo. Scegli tra i seguenti.

• Come evitare l’effetto serra.

• Come si forma l’effetto serra.

• Dove si riscontra l’effetto serra.

• Le conseguenze dell’effetto serra.

Nel testo si trovano alcuni numeri. Essi servono per: facilitare la lettura.

collegare parti dell’illustrazione alle informazioni nel testo.

Questo testo viene considerato un testo misto perché: nel testo compaiono parole e numeri. la parte scritta e la parte grafica sono strettamente collegate. a n al i s i

L’idea principale di questo testo è:

l’effetto serra è un fenomeno naturale che ha sempre conseguenze negative. l’effetto serra è un fenomeno naturale che, se alterato, diventa pericoloso. comprensione

Completa inserendo “perciò” o “perché” per collegare in modo logico le due frasi. Poi sottolinea in la causa e in la conseguenza.

Gli uomini hanno bruciato combustibili fossili in grande quantità hanno liberato tonnellate di CO 2 .Il calore rimane intrappolato ……………..................... la coperta chimica è diventata più spessa.

CIV i Ca educazione

Conoscere gli effetti dei mutamenti climatici è il primo passo per capire che la salvaguardia dell’ambiente dipende anche da nostri comportamenti.

La cronaca è un particolare testo informativo che compare nei giornali e nelle riviste e riporta notizie di attualità.

SALVATAGGIO ANIMALI

Come in una favola di Esopo, a Santa Maria Hoè la gatta Dea salva cinque leprotti abbandonati

C’era una volta la gatta della zia del sindaco che trovò nel bosco cinque leprotti infreddoliti e affamati. E li salvò. È accaduto a Santa Maria Hoè, paesino del Lecchese di duemila anime.

Tutto ha avuto inizio quando nei giorni scorsi la gatta Dea s’è imbattuta, nel bosco vicino a casa, in cinque leprotti abbandonati, infreddoliti e affamati.

Erano giornate di maltempo; forse i genitori erano scappati per ripararsi dalle grandinate lasciando la cucciolata al suo destino. Sarebbero andati incontro a morte certa se la gatta Dea non li avesse incontrati.

E, afferrandoli per la collottola, non li avesse trasportati sotto il balcone di casa della sua padrona. La donna, attirata dai loro gemiti, ha subito chiesto aiuto al nipote sindaco.

Questa storia a lieto fine è stata raccontata sui Social dal sindaco Efrem Brambilla: – Si è comportata amorevolmente con i leprotti, proprio come se fosse la loro mamma.

– Non sappiamo con esattezza dove Dea li abbia trovati –prosegue il sindaco. – Di sicuro però è intervenuta nel migliore dei modi e proprio al momento giusto, come mi hanno confermato i veterinari. Ha capito che da soli sotto la pioggia quei cuccioli non ce l’avrebbero fatta.

Così li ha portati al riparo, rimanendo accanto a loro fino a quando mia zia si è accorta della loro presenza. Così, caricati in auto gli animali, il primo cittadino si è diretto al centro di recupero della fauna selvatica, dove questa storia ha avuto il suo lieto fine.

– Tre dei piccoli – racconta Brambilla – si sono già rimessi in forze, mentre gli altri due sono ancora in condizioni piuttosto critiche. Ma i veterinari sono fiduciosi sulle loro possibilità di ripresa.

Quando sono arrivati in clinica erano tutti gravemente denutriti.

– Speriamo davvero di essere intervenuti in tempo –conclude il sindaco, – e che tutti i cuccioli superino indenni questa brutta avventura.

Lucia Landoni in La Repubblica

Utilizza le 5 W + H. Scrivi vicino a ciascun paragrafo:

• Sommario • riassume la notizia

• What? (Che cosa?)

• Where? (Dove?)

• Who? (Chi?)

• When? (Quando?)

• How? (Come?)

• Why? (Perché?)

• Conclusione

I fatti di cronaca sono raccontati in terza persona. Chi è l’autrice di questo articolo di cronaca?

Perché questo testo informativo è un testo misto?

LE 5 W + H

la rivista per bambini MISTO

Il testo di questo articolo tratto da una rivista è impaginato in modo particolare.

a n al i s i

È un testo informativo?

Sì. No. Perché?

Puoi considerare i tre box come: paragrafi. capitoli. sequenze narrative. Questa particolare impaginazione, le immagini, le frecce, i fumetti invogliano a leggere?

Sì. No.

La stella più lontana

ASTRO NEWS

La storia di Earendel sembra un racconto fantasy!

Ho visto la stella più lontana!

Probabilmente è già scomparsa miliardi di anni fa, ma noi continuiamo a vederla: è Earendel, la stella più lontana finora mai identificata. Prima di essere raccolta dai telescopi, la sua luce ha viaggiato per 12,9 miliardi di anni! Ma se gli astronomi pensano che sia scomparsa, allora perché la vediamo ancora? Proprio perché è lontana!

più una stella è lontana, più tempo la luce impiega a consegnarci il suo ritratto. Pensa di farti un selfie e di spedirlo: la tua foto viene trasmessa dalla luce sotto forma di onde radio.

queste onde rimbalzano su varie antenne, finché non si riceve la foto. Sulla Terra la ricezione è quasi istantanea ma nello spazio non è così. Quando osserviamo la Stella Polare non la vediamo “in diretta”, ma vediamo la sua immagine trasportata dalla luce, che ha impiegato ben 325 anni per arrivare a noi: un “selfie” scattato tanto tempo fa!

da Focus Junior n. 221
a cura di Martina Tremenda

Per convincere

IL PESCATO DEL GIORNO

LIFE SKILLS

La pubblicità a volte può ingannare. Per questo è importante avere un pensiero critico, cioè essere capaci di capire se il messaggio ci aiuta a conoscere meglio un prodotto o semplicemente vuole convincerci a comprarlo.

Anche le pubblicità sono testi informativi misti. Il loro scopo, però, è “convincere”. Ci sono pubblicità utili, che ci aiutano a riflettere e a modificare in meglio alcune nostre abitudini.

Quale immagine serve per:

• reclamizzare un prodotto? A B

• far riflettere? A B a n al i s i

comprensione

Che cosa ricorda l’immagine utilizzata nella pubblicità A ?

Questa pubblicità vuole comunicare che nel mare c’è troppa plastica utilizzando: solo le parole. solo le immagini. immagini e parole.

Verifica

Siamo in evoluzione?

Gli esseri viventi si stanno ancora evolvendo

LA FALENA CHE CAMBIÒ COLORE

La falena delle betulle è un esempio di evoluzione recente. Questa specie di falena presenta varietà più chiare e più scure.

Trecento anni fa, la maggior parte delle falene delle betulle erano chiare per mimetizzarsi con il tronco delle betulle e sfuggire ai predatori.

Esistevano anche rare falene più scure.

Nell’Ottocento, in Europa si cominciarono a bruciare enormi quantità di carbone. La fuliggine annerì i tronchi degli alberi e le falene più scure riuscivano a mimetizzarsi meglio di quelle chiare.

Le falene scure sopravvissero in maggior numero, trasmettendo i loro geni, e la specie diventò in prevalenza scura.

L’EVOLUZIONE DEGLI ESSERI UMANI

Noi esseri umani ci evolviamo più lentamente delle falene. Tuttavia, gli scienziati possono studiare i nostri geni per scoprire come stanno cambiando.

Questi indicano che ci stiamo evolvendo in vari modi.

DENTI DEL GIUDIZIO

I denti del giudizio sono dei grossi molari che crescono in fondo alla bocca. Nei primi umani, questi denti servivano a masticare il cibo crudo.

Oggi mangiamo soprattutto cibo cotto e non ne abbiamo più bisogno per sopravvivere. Le nostre bocche stanno diventando più piccole e alcune persone nascono senza i denti del giudizio.

MUSCOLO PLANTARE

Il muscolo plantare della gamba si usa per flettere il piede. Alcuni animali lo usano per afferrare cose con i piedi, ma gli esseri umani non ne hanno realmente bisogno.

L’evoluzione ci sta portando verso la perdita di questo muscolo e circa il 10% della popolazione nasce senza di esso.

30 35 IL FUTURO DEGLI UOMINI

Gli scienziati pensano che in futuro gli esseri umani potrebbero evolversi in vari modi:

• con l’alzarsi del livello del mare, potremmo diventare più bravi a nuotare e a trattenere il fiato, e sviluppare mani e piedi palmati;

• potremmo diventare meno muscolosi, visto che non abbiamo bisogno di tanta forza per sopravvivere nel mondo moderno.

Anna Claybourne, Meravigliosa evoluzione – Il viaggio della vita, Editoriale Scienza

ANALIZZO

COMPRENDO comprendo An aliz zo

1 Questo testo è suddiviso in

Trova le informazioni esplicite e implicite.

1 L’esempio dell’evoluzione delle falene serve per: spiegare che tutte le specie si evolvono. chiarire i meccanismi dell’evoluzione. dimostrare che le falene scure sono più forti di quelle chiare.

2 Il muscolo plantare: sta scomparendo. si sta evolvendo. si sta modificando.

2 I sottotitoli servono a: evidenziare i termini scientifici. introdurre l’argomento dei paragrafi. suddividere le sequenze in informative e narrative. Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

3 Gli scienziati pensano che gli esseri umani: si evolveranno. non cambieranno.

Trova il significato delle parole

4 Con quale termine potresti sostituire la parola “flettere” (riga 25)?

Spostare. Piegare. Prendere. Unire.

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo testo informativo?

Sì. No. In parte.

letture per CRESC E RE conoscenze

Le INFORMAZIONI sono molto importanti per arricchire le tue conoscenze .

Conoscere non vuol dire solo acquisire informazioni. Se impariamo a mettere in relazioni tutte le informazioni che riceviamo a scuola, a casa, dagli amici e dalle amiche, dai mass media, costruiremo la nostra vera conoscenza.

LIFE SKILLS

SENSO CRITICO

Saper analizzare le informazioni in modo oggettivo vuol dire avere “senso critico”. A che cosa ci serve? Ad avere un salvagente per non affogare nel mare delle informazioni. Avremo così anche una bussola per decidere noi quale rotta seguire.

Dietro la cattedra

Vorrei scriverle tutte le vostre domande ma non esiste un foglio così grande.

Io non conosco tutte le risposte ma v’insegnerò a cercarle ovunque sian nascoste. Roberta Lipparini, C’è un posto accanto a me –Poesie per una scuola senza barriere, Mondadori

Gli occhi della ragione

Scommetto che non vedi l’ora di crescere per andare dove vuoi senza essere accompagnato da un adulto.

Per Kant*, però, l’unica cosa che dimostra che sei diventato grande è il coraggio di pensare da solo. Ora ci sono persone che pensano per te, come la maestra che ti dice che la Terra è tonda, o la mamma che ti dice che le verdure fanno bene.

Crescerai davvero quando, avendo imparato a usare la tua testa, non lascerai che gli altri ti dicano come stanno le cose, ma ti sforzerai di conoscerle

Per Kant è l’uomo il protagonista della conoscenza, e capirlo fu la sua rivoluzione.

Per conoscere qualsiasi cosa, mettiamo un fiore, c’è bisogno di due elementi: la cosa da conoscere, cioè il fiore, e qualcuno che la conosce.

Prima di Kant tutti pensavano che per conoscere il fiore bisognasse analizzare solo il fiore. Invece Kant capisce che bisogna studiare come funziona chi vuole conoscere il fiore, ovvero come funziona la mente dell’uomo.

Conoscere per Kant vuol dire usare correttamente la ragione, quindi i suoi occhi, per vedere ciò che ci circonda. E per prima cosa dobbiamo sapere come sono fatti gli occhi.

Umberto Galimberti, Irene Merlini, Maria Luisa Petruccelli, Perché? 100 storie di filosofi per ragazzi curiosi, Feltrinelli Kids

“Immagina che su Marte un astronauta e un marziano si trovino davanti allo stesso cratere: secondo te vedrebbero la stessa cosa?”

Rispondi a questa domanda con un breve testo.

LIFE SKILLS

Concordi con le parole sottolineate nel testo?

*IMMANUEL KANT (1724 - 1804) è stato tra i maggiori filosofi di tutti i tempi. Sollecitava sempre l’uso del ragionamento.

scrittura

Il brano è narrato in: prima persona terza persona. a n al i s i

Scegli il tuo futuro

– Che cosa vuoi fare da grande?

Odiavo questa domanda, e la odio tuttora.

Quand’ero piccolo volevo fare il biologo marino, poi desiderai diventare un paleontologo e in seguito, a dieci anni, decisi di voler diventare un dottore specializzato in malattie gravi… strano, eh?

Non è strano: seguivo la curiosità del momento. La mia curiosità mi ha portato a scoprire e conoscere tante cose.

Anche il mio fratellino non era da meno: lui voleva diventare un’auto della polizia… non un poliziotto, ma proprio la macchina! Bè, lui non è diventato un veicolo e io non sono diventato un patologo. Avevo diciassette anni quando cambiai di nuovo idea ed entrai nel panico.

– Cosa ti piace? – mi chiese mia madre.

La mia risposta fu semplice: – La natura.

– Allora occupati di quello. Fai qualcosa che ami. Cerca di trovare un mestiere che ti faccia sorridere ogni giorno.

Mia madre disse che non importava se non avevo un progetto: dovevo considerare la vita come un percorso ricco di strade.

– Tu non sai dove queste strade ti porteranno, ma vai a esplorarle, prova cose diverse.

Ed è quello che da allora ho sempre fatto. Ho svolto più lavori di quanti riesca a ricordarne: sono stato, cameriere, ho fatto ricerche sugli squali, inseguito orsi polari, salvato scimpanzé e oranghi, presentato documentari televisivi su dinosauri. Adesso insegno all’università e scrivo libri, proprio sui dinosauri, per voi bambini.

Ho lavorato in Sud America, ai Caraibi, nell’Artico, in Africa e in Asia. Non so che cosa farò l’anno prossimo e neppure la prossima settimana, e non ho ancora idea di cosa farò “da grande” (e grande credo di esserlo già da un po’).

Se è possibile, provate quante più cose potete per scoprire quello che davvero vi piace. Forse volete salvare gli esemplari più rari di aquila (in questo caso iniziate da subito a osservare gli uccelli), o diventare paleontologi (prendete un taccuino e andate a caccia di fossili). In fondo la Scienza è proprio questo: non sempre si hanno tutte le risposte (e va bene così) e spesso si finisce per fare qualcosa di completamente diverso da quanto avevate progettato. E anche questo va bene.

La scienza è divertente perché si tratta di un viaggio strano e meraviglioso, nel quale non sapete mai che cosa scoprirete.

Ben Garrod, Sai proprio tutto del Triceratopo?, Piemme Edizioni

Trova le informazioni implicite.

L’autore, da bambino, non sapeva che cosa avrebbe voluto fare da grande; da adulto non ha ancora idea di che cosa farà “da grande”.

Perché: si stanca in fretta del lavoro che fa. vuole seguire le sue curiosità. cambia spesso il luogo in cui abita.

Trova il significato delle parole.

Un mestiere che “faccia sorridere ogni giorno” è un mestiere: che fa ridere la gente. che piace e arricchisce le conoscenze. che fa stare a contatto con la natura.

Sottolinea in l’esortazione che l’autore rivolge ai ragazzi e alle ragazze.

Collega il nome di ciascuno scienziato e ciascuna scienziata a ciò che studia.

Biologo/Biologa

Patologo/Patologa

Paleontologo/ Paleontologa

Scienziato/a che studia i fossili di animali e piante e le specie estinte.

Scienziato/a che studia i vari aspetti degli organismi che abitano il nostro pianeta, come gli organismi vivono e come entrano in relazione tra loro.

Scienziato/a che identifica le malattie, studiando le cellule e i tessuti.

comprensione

LEGGERE BENE

Dai la giusta intonazione e il giusto ritmo alla lettura prestando attenzione ai segni di punteggiatura e alle parole scritte in colore.

Un pitone? Verifico

Il giovane esploratore se ne andava esplorando la foresta, altrimenti che esploratore era?

Bada , poi, che ho scritto giovane, non coraggioso.

Ma un po’ di coraggio, per andarsene a esplorare il mondo avrà pur dovuto averlo, non credi? Un po’ di coraggio e tanta curiosità!

Fatto sta che il giovane esploratore, mentre se ne andava esplorando la foresta, si trovò a tu per tu con una bestia lunga lunga e stretta stretta, che strisciava tra il fogliame del sottobosco.

ATTENTO, ATTENTO, SARÀ STATO UN PITONE! dirai tu

E lo pensò anche lui, tanto che si arrampicò in fretta e furia sul tronco dell’albero più vicino. Che spavento, ragazzi!

Da lassù non era facile distinguere quello che strisciava tra le foglie e il giovane esploratore tutto avrebbe fatto, tranne che scendere a far quattro chiacchiere con il pitone. Tu sai che lingua parlano i pitoni?!

Preso fiato, il giovane esploratore estrasse da una tasca una grossa lente d’ingrandimento.

Mise a fuoco la scena, misurò con un righello, osservò la bestia da un capo all’altro, verificando ogni cosa nel libro di scienze, quindi giunse alla conclusione che quel pitone non era per nulla un pitone... bensì... un lombrico!

Più che coraggioso, il giovane esploratore aveva evidentemente un sacco di fantasia.

Scese dall’albero, badando bene di non saltare proprio sopra il lombrico, e riprese la sua esplorazione del mondo.

Andrea Valente, Eh! Come emozione, Lapis Edizioni

a n al i s i

Il testo ha una struttura particolare perché: l’autore immagina un dialogo con chi sta leggendo. l’autore usa molte sequenze riflessive. l’ambiente è particolare.

Sottolinea in cosa ti aiuta a capire la particolare struttura del testo.

Un gatto: di carta o vero?

Un topo di biblioteca andò a trovare i suoi cugini.

– Voi conoscete poco il mondo! – egli diceva ai suoi timidi parenti.

– Per esempio, avete mai mangiato un gatto?

– Ma da noi sono i gatti che mangiano i topi.

– Io ne ho mangiato più d’uno.

– E di che sapevano?

– Di carta e d’inchiostro. Avete mai mangiato un cane?

– Per carità.

– Io ne ho mangiato uno ieri. Si è lasciato mangiare quieto quieto.

– E di che sapeva?

– Di carta, di carta. E un rinoceronte l’avete mai mangiato?

In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare dietro un baule, balzò fuori con un miagolio minaccioso. Era un gatto vero, di carne e d’ossa. I topolini volarono a rintanarsi, tranne il topo di biblioteca, che per la sorpresa era rimasto immobile. Il gatto lo agguantò e cominciò a giocare con lui.

– Tu saresti il topo che mangia i gatti?

LIFE SKILLS

– Io, Eccellenza… Lei deve comprendere… Sono sempre in libreria…

– Capisco, capisco. Li mangi stampati nei libri.

– Ma solo per ragioni di studio.

– Ma non ti pare che avresti dovuto studiare un pochino anche dal vero? Avresti imparato che non tutti i gatti sono fatti di carta. Per fortuna del povero prigioniero il gatto si distrasse, perché aveva visto passare un ragno sul pavimento. Il topo di biblioteca, con due salti, tornò tra i suoi libri.

Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi

Trova le informazioni implicite ed esplicite.

I cugini capiscono che il topo parla di immagini sui libri? Sì. No.

Sottolinea in perché il topo rimane immobile quando vede il gatto.

Perché gli altri topolini, invece, scappano?

Sviluppare senso critico ci aiuta a capire se i fatti che ci vengono raccontati, che leggiamo sui giornali o su internet, che ascoltiamo in TV possono essere veri, verosimili o assolutamente falsi.

Il senso critico ci aiuta a non diventare persone “credulone” che possono facilmente essere abbindolate.

Trova l’idea principale. Una vera conoscenza è fondata: sullo studio. sull’esperienza. sull’esperienza e sullo studio. comprensione

scopriamo il argomentativo TESTO

scopo

Lo scopo di questo testo è: dare informazioni particolareggiate su un argomento. esprimere opinioni diverse su un argomento. contenuto

Il contenuto è: pareri differenti sulla magia.

la storia della magia.

struttura

La struttura di questo testo argomentativo è: argomento da dibattere, tesi, antitesi, conclusione. Scrivi le parole al posto giusto.

La magia esiste?

A volte succedono cose strane che fanno discutere sull’esistenza della magia.

Molte pratiche magiche di origine antichissima si basano sull’idea che ogni azione compiuta dal singolo produca un effetto sul tutto.

Questa è la ragione per cui alcuni considerano la magia importante quasi come una scienza.

Molti filosofi, invece, hanno considerato la magia una forma di superstizione, condannandola. Nel XVII secolo, inoltre, si rafforza l’idea che la ragione basti a spiegare la realtà e le pratiche magiche cominciano a cadere in disuso, ma senza scomparire del tutto.

Anche oggi la ragione, di fronte a certi fatti, si deve fermare accettando che nella vita esistano cose misteriose e ancora inspiegabili. Ma pensare che la ragione abbia dei limiti non significa dover credere a filtri e pozioni. Forse significa solo rendersi conto che la vita è già un po’ magica così com’è e che lo straordinario è intorno a noi, basta solo avere la sensibilità per coglierlo.

«Focus Junior» n. 81

Nel TESTO ARGOMENTATIVO chi scrive affronta un problema o un argomento esponendo la propria opinione in merito e quella di altri in contrapposizione alla sua.

ANALIZZARE IL TESTO ARGOMENTATIVO

SCOPO

Lo scopo del testo argomentativo è discutere un argomento portando valide considerazioni per sostenere le proprie idee.

CONTENUTO

Tratta temi di varia natura. Su di essi si esprime la propria opinione e si riporta quella degli altri.

STRUTTURA

Nell’introduzione, chi scrive propone l’argomento da dibattere. Poi presenta una tesi , cioè un’opinione a favore dell’argomento.

Oltre alla tesi può essere presentata anche un’antitesi , cioè un’opinione contraria.

Nello svolgimento chi scrive propone prove , ragionamenti , opinioni ed esempi a sostegno della tesi o dell’antitesi.

L’autrice/L’autore usa i connettivi logici per rendere chiaro l’ordine logico del testo. I connettivi logici: indicano un ordine (prima o dopo); introducono un argomento (per esempio...); formulano un’ ipotesi (se...); esprimono una contrapposizione (ma…); esprimono un’aggiunta (anche…).

I testi argomentativi favoriscono e sollecitano la riflessione su un determinato argomento.

dentro il testo argomentativo

Libro o film

Presentazione della questione da dibattere.

Tesi a sfavore della lettura dei libri.

Tesi a favore della lettura dei libri.

La maggior parte dei giovani preferisce guardare un film invece di leggere un libro. Infatti è raro che un giovane vi dica: “ho letto un bel libro”; semmai vi dirà: “ho visto un bel film”.

Questo accade soprattutto quando esce un nuovo libro e subito dopo ne esce la versione cinematografica. Molti ragazzi a questo punto pensano: “Ma perché devo leggere il libro se posso vederlo al cinema?”

Il fatto è che un film può avere effetti speciali, scenografie importanti, colonne sonore commoventi; insomma: le possibilità che dà il grande schermo, il libro non riesce a darle.

Per fortuna c’è ancora gente che preferisce leggere un libro sostenendo che sia più emozionante, più ricco di particolari, più avvincente di quanto possa esserlo un film.

In effetti , può sembrare più coinvolgente vedere un film, ma i libri sono speciali proprio perché sono libri: semplici, senza luci, senza effetti speciali, solo delle pagine bianche impresse da parole che, se si leggono attentamente, possiedono dei veri e propri effetti speciali!

E poi , mentre si legge un libro la nostra immaginazione spazia, viaggia, noi siamo i registi della storia e non abbiamo bisogno di nessun sceneggiatore esterno. Questa è, dunque, la vera magia dei libri.

dal web

Le parole evidenziate sono connettivi: servono per collegare in modo logico le frasi.

Il testo argomentativo deve esporre la tesi e l’antitesi in modo logico, perciò in questo tipo di testo si utilizzano spesso i connettivi.

Tacere o ascoltare

Viviamo in un mondo pieno di rumore. I suoni ci inseguono ovunque, dentro e fuori casa. In ogni negozio o bar o stazione c’è un sottofondo musicale, spesso a volume altissimo. In casa, le nostre voci lottano spesso contro la TV. Come se il silenzio ci facesse paura.

A scuola, gli insegnanti ti ammoniscono di stare zitto. Non ti stanno solo chiedendo di tacere: ti stanno chiedendo di ascoltare.

Qualcuno invece dice che tacere e ascoltare sono la stessa cosa.

No, tacere quando qualcuno si rivolge a noi oppure ascoltarlo non sono affatto la stessa cosa.

Ma l’ascolto non è qualcosa che ha a che fare solo con la scuola. Un filosofo del secolo scorso, Hans George Gadamer, ha scritto che “essere umani significa sapersi ascoltare reciprocamente”.

Quante volte apriamo bocca per non dire nulla?

Quante volte parliamo senza prima pensare? E, infine, quante volte parliamo senza ascoltare?

Leggiamo il pensiero di un altro filosofo del Novecento, Martin Heidegger: “Dire e parlare non sono la stessa cosa. Uno può parlare, parlare senza fine, e quel suo parlare non dice nulla”.

Naturalmente, per ascoltare non basta sentire. Io posso sentire il suono della voce di chi mi parla, ma questo non significa che io lo stia realmente ascoltando.

Shakespeare fece dire al personaggio di una sua opera: “Porgi a tutti l’orecchio, a pochi la tua voce. Ascolta le opinioni altrui, ma pensa con la tua testa”.

a n al i s i

La tesi sostiene che: è importante saper ascoltare.

è importante ascoltare i rumori.

L’antitesi afferma che: tacere e ascoltare sono la stessa cosa. è importante tacere.

comprensione

Quale di queste due frasi del testo rappresenta la sintesi?

“Uno può parlare, parlare senza fine, e quel suo parlare non dice nulla”.

“Porgi a tutti l’orecchio, a pochi la tua voce.

Ascolta le opinioni altrui, ma pensa con la tua testa”.

Anna Vivarelli, Pensa che ti ripensa. Filosofia per giovani menti, Piemme

RISPOSTA

Chi entra in squadra?

DOMANDA

L’allenatore della nostra squadra di basket insiste nel fare giocare tutti, anche quelli che giocano malissimo. Ok, se sono riusciti a entrare in squadra vuol dire che il coach deve aver pensato che potevano portare qualcosa di buono, ma forse semplicemente non sono capaci di gestire la tensione delle partite. Quando l’allenatore li fa entrare al posto di quelli bravi (di solito a fine partita, quando stiamo vincendo), mi arrabbio moltissimo, perché non è giusto. Secondo me o il coach li fa lavorare di più negli allenamenti o li caccia. Devono imparare che, se non segnano, non vengono fatti entrare in campo.

L’allenatore dice che sono ingiusto verso quelli che non hanno il dono che ho io. Chi ha ragione? Io o il coach?

Sia tu sia l’allenatore invocate il principio di giustizia.

Dunque, per te giustizia nello sport significa che giocano solo i più bravi, mentre per l’allenatore significa che a tutti deve essere data una possibilità. Tuttavia , se fosse corretta la tua interpretazione del principio, come farebbe uno a sviluppare le sue abilità, visto che non viene mai coinvolto in una vera partita? Certo, ci saranno sempre dei giocatori che non riusciranno in alcun modo a essere bravi come gli altri, anche se si allenano moltissimo. È giusto che debbano giocare anche loro?

Assolutamente sì: l’allenatore sa bene che far giocare questi ragazzi potrebbe mettere a rischio la vittoria, per questo è giusto che vengano fatti entrare quando ormai è chiaro che la partita è vinta.

Dopo tutto, lo scopo di ogni partita è sempre quello di vincere. Ciò detto, però, vincere non è la sola cosa importante nello sport: compito degli allenatori è anche quello di promuovere lo spirito di squadra, il senso di appartenenza e il divertimento. Ma, se giustizia significa che ognuno abbia quello che si merita, allora ci pare veramente troppo crudele non fare giocare per niente quelli che sembrano meno portati.

Un conto è cercare di fare in modo che non mettano a rischio la vittoria, diverso è impedirgli di provare il brivido di una partita vera. Dunque, non solo è possibile, ma è anche preferibile trovare un modo per dare ai più forti la chance di vincere la partita (facendoli giocare all’inizio) e ai meno bravi l’occasione di divertirsi sul campo. Infine, potrebbe sempre succedere che uno di questi ragazzi, che sembrano incapaci di toccar palla, ci stupisca tutti e faccia un bel canestro!

Bruce Weinstein, E se nessuno mi becca? Breve trattato di etica per ragazzi, Editrice Il Castoro

Il contenuto di questo testo è: spiegare le regole delle gare sportive. esporre opinioni diverse riguardo la partecipazione alle gare sportive. La tesi del bambino è: i giocatori che non raggiungono il livello degli altri devono restare in panchina o uscire dalla squadra. il coach ha il diritto di scegliere i giocatori.

L’antitesi del coach è: tutti i membri della squadra devono giocare. i giocatori meno bravi si devono allenare di più.

La sintesi proposta dall’autore è che bisogna dare a tutti l’occasione di giocare e di divertirsi: dando ai più bravi la possibilità di influenzare il risultato. senza preoccuparsi del risultato. Le parole evidenziate nel testo sono connettivi logici. Servono a: collegare in modo logico le diverse argomentazioni. mettere in ordine di importanza le argomentazioni.

a n al i s i

La tesi di Lao -Tzu è l’importanza del ……………..............................................................………….

Sottolinea in l’antitesi.

Essere vuoti significa…

Leggi le frasi che indicano le tesi di Lao-Tzu e indica V (vero) o F (falso).

• Il vuoto è importante perché può essere riempito. V F

• Una persona piena di conoscenze vale più di una che non sa nulla. V F

• La vita è importante se è piena di impegni. V F

• Essere “pieni di cose” non aiuta ad apprezzare ciò che ci circonda. V F

• Essere “vuoti” vuol dire essere aperti a nuove conoscenze. V F comprensione

Immagina un pacchetto regalo con tanto di nastro e carta luccicante. È il momento di aprirlo e... toh! dentro non c’è niente. Che scherzi sono questi? E se ti dico che non è vero che dentro non c’è niente, ma che è un pacchetto vuoto, per te fa differenza? Non so se hai mai pensato al vuoto. Devi sapere che per Lao-Tzu* il vuoto era importantissimo. Prendiamo un vaso, diceva: la sua utilità sta proprio nel vuoto che c’è dentro. Già, perché se fosse pieno di argilla anche il suo interno, come lo potremmo usare? Una stanza senza buchi per la porta e le finestre sarebbe senz’aria e senza luce, non ci potremmo entrare. Il vuoto, allora, sembra preziosissimo! Per Lao-Tzu contava addirittura più del pieno, al contrario di quanto pensiamo noi comunemente. Normalmente, infatti, crediamo che una casa piena di oggetti valga più di una vuota, che una persona piena di conoscenze valga più di una che non sa niente, che una vita piena di impegni valga più di una senza appuntamenti.

Secondo Lao-Tzu, invece, più siamo vuoti e meglio è: se ci svegliamo già pieni di desideri, di vestiti che vogliamo indossare, di persone che vogliamo vedere… be’, se poi accade qualcosa non ci facciamo neanche caso. Invece, se ci svegliamo vuoti ci accorgiamo di tutto. Dei dettagli, delle piccole cose. Essere vuoti non significa che ci manca qualcosa, significa essere aperti, come una finestra. Aperti alla luce, al buio e all’aria, che devono entrare, uscire e girare.

*Lao-Tzu è un filosofo cinese vissuto più di 2500 anni fa.

Irene Merlini, Maria Luisa Petruccelli (a cura di Umberto Galimberti), Perché? 100 storie di filosofi per ragazzi curiosi, Feltrinelli Kids

Elefanti: sì o no?

Annibale aveva rotto la tregua con Roma, avanzando, con decine di migliaia di uomini al suo seguito, oltre i confini spagnoli. Appena il Senato di Roma lo seppe, inviò a Cartagine un ultimatum: – Volete la guerra, dunque? E allora… che guerra sia!

Annibale non si impensierì.

Ammirava Pirro, il re del popolo dei Molossi, che aveva sfidato l’esercito romano con un’arma segreta: una ventina di elefanti. La vista di quelle bestie dai barriti assordanti, rivestite di placche metalliche, aveva terrorizzato i soldati romani.

“Gli elefanti…” si ritrovò a pensare e a valutare. In verità, come armi in sé e per sé non valevano molto. Erano creature di indole pacifica. La loro presenza però bastava a spaventare i cavalli del nemico.

All’occorrenza, potevano essere impiegati come forza di sfondamento delle linee avversarie.

Il problema era che nel pieno di un conflitto tendevano ad agitarsi e se venivano feriti perdevano il controllo: era facile che chi li montava non riuscisse più a governarli.

Eppure, si disse, erano il simbolo delle terre d’Africa, qualcosa che l’Europa non possedeva: schierarli nel suo esercito significava non solo suscitare reverenza e paura, ma anche esibire la potenza di Cartagine in tutta la sua magnificenza.

Ed erano già stati utilizzati con successo più volte, nel corso delle guerre puniche, anche da suo padre Amilcare.

La decisione era presa. – Pirro ne aveva con sé una ventina? Allora, io ne porterò con me trentasette!

Jacopo Olivieri, Che storia! Annibale e gli elefanti, Edizioni EL

Questo NON è un testo argomentativo. È un testo: informativo. storico. descrittivo.

All’interno del testo, sottolinea in la parte argomentativa. Segna a sinistra del testo, con i colori indicati: almeno due frasi che indicano la tesi a favore dell’uso degli elefanti; due che indicano la tesi a sfavore (antitesi).

Il titolo: fa intuire il tema. non fornisce alcuna anticipazione. comprensione

EDUCAZIoNE ascolto

Il testo è tratto da Anna Vivarelli, Come cane e gatto, Piemme

Un cane e un gatto brontolone vivono insieme. La loro visione della vita è opposta: gatti e cani hanno diverse opinioni su tutto. Ma poi trovano il modo di andare d’accordo.

ascolta attentamente la lettura e poi svolgi le attività.

CANE E GATTO

Scrivi il nome dei personaggi.

Il cane pensa che il gatto non voglia uscire perché: non ama le novità. non vuole uscire con il cane. non c’è un guinzaglio adatto per il gatto.

Il gatto non vuole uscire perché: non vuole il guinzaglio. preferisce stare a casa con la gattina. in casa ha tutto ciò che gli serve.

Dove si trova il guinzaglio del cane?

Quali erano le pantofole di Pietro?

Collega ogni caratteristica al personaggio corrispondente.

Esuberante

imparare ad ASCOLTARE

Indifferente

Impaziente Pigro

Giocherellone

Permaloso

Durante la lettura dell’insegnante, riesco a immaginare ciò che succede e a visualizzare i personaggi, il luogo e le loro caratteristiche?

Il petrolio: risorsa o inquinamento?

Il petrolio è una importante risorsa per l’economia, ma il suo nome evoca scenari catastrofici.

Pozzi in fiamme, petroliere che affondano, un liquame che travolge l’ecosistema provocando la devastazione di animali e piante.

Soprattutto, una delle principali cause dell’aumento di gas serra nell’atmosfera è la combustione di sostanze ricavate proprio dal petrolio, come la benzina.

Tuttavia l’opinione a riguardo era diversa in passato.

Nell’ultimo secolo, il petrolio ha fornito buona parte dell’energia che ha permesso all’umanità di progredire. Il petrolio e i suoi derivati sono sicuramente all’origine dell’inquinamento; ma non dimentichiamo che il petrolio ha in gran parte sostituito il carbone, che era molto più inquinante.

L’avventura del petrolio si può far cominciare negli Stati Uniti, nel 1859, quando si attiva il primo pozzo per l’estrazione petrolifera.

Da allora, il mondo è passato dall’era del vapore a quella del motore a scoppio alimentato dalla benzina. Perciò è grazie al petrolio che abbiamo le automobili, gli aerei e una serie di materiali derivati, come la plastica.

Ma che cos’è esattamente il petrolio? Non è una sostanza artificiale.

È una sostanza di origine organica.

Il petrolio può essere utilizzato a costi relativamente contenuti. In teoria, una volta estratto, basta accenderlo... e il petrolio ci restituisce energia termica che può essere trasformata in energia meccanica, come nel motore delle automobili, oppure in energia elettrica.

Ma, nonostante abbia ben servito l’umanità, si tratta di una risorsa che dobbiamo abbandonare, per il suo impatto ambientale. Il petrolio ha fatto il suo tempo, ed è necessario andare avanti a trovare altre fonti di energia, più sostenibili.

Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei: storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo, Giunti Editore

ANALIZZO

An aliz zo

1 Il titolo:

non fornisce alcuna informazione sul tema trattato. introduce l’argomento.

2 Nell’introduzione: si presentano due opinioni contrapposte. si presenta solo una tesi.

3 Tra queste frasi, solo una è una tesi sostenuta nel testo a favore dell’uso del petrolio e solo una è la sua antitesi. Sottolineale in la tesi e in l’antitesi e scarta le altre.

• Il petrolio è una sostanza organica, perciò non inquina.

• Il petrolio è uno dei fattori principali dell’inquinamento.

• Il petrolio è una risorsa che permette il funzionamento di macchine e la produzione di altri materiali.

• Il petrolio è meno inquinante del carbone.

• Il petrolio ha impedito all’umanità di crescere e progredire.

4 Sul tema del petrolio, l’opinione sostenuta:

• nel passato era

• nel presente è

5 La sintesi è

6 Sottolinea nel testo almeno tre connettivi logici.

COMPRENDO comprendo

1 Quale forma di energia si produce con il petrolio? Energia termica. Energia meccanica. Energia elettrica. Trova il significato delle parole.

2 In una di queste frasi puoi inserire il verbo “evocare” (riga 2). Completala.

• Queste foto bellissimi ricordi di vacanze.

• L’insegnante tutti gli alunni e le alunne facendo l’appello.

Il liquame (riga 3) è: un prodotto utilizzato nelle industrie. un liquido formato da sostanze di rifiuto.

che cosa SO? come STO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo testo argomentativo?

Sì. No. In parte.

Nel testo si parla dell’era del vapore. Quali tra questi mezzi di trasporto erano mossi dalla forza del vapore? Locomotive. Navi. Aerei. Biciclette.

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

letture per CRESC E RE Opinioni

I TESTI ARGOMENTATIVI ci fanno conoscere OPINIONI diverse.

Due persone possono avere opinioni diverse sullo stesso argomento. Ognuno dice la sua, senza litigare, ma esponendo il proprio punto di vista. Non è facile, ma se ci provi già da ora… ci riuscirai sicuramente!

COMUNICAZIONE EFFICACE LIFE SKILLS

Per comunicare in modo efficace la nostra opinione dobbiamo prima di tutto riflettere su ciò che vogliamo dire. È importante anche cercare di dare un ordine alle nostre idee: solo così la nostra comunicazione sarà efficace.

Opinioni

Un millepiedi dai capelli lisci disse, sprezzante, a un verme: “Tu strisci”. Rispose il verme dai tondi occhi gialli: “Meglio strisciare che aver mille calli”.

Maria Loretta Giraldo

Anonimi commenti in rete

Un giovane cavallo nitriva contro tutti i suoi simili, notandone solo i difetti, e si sfogava anche in Rete, postando commenti maligni su chiunque, sempre protetto dall’anonimato: una pessima moda sempre più diffusa su Internet. Così il padre volle impartirgli una lezione.

– Guarda quel quadro – lo esortò dopo averlo condotto a visitare un museo. – Rappresenta un’antica scena di caccia alla volpe.

– Lo vedo: e allora?

– Che cosa noti, innanzitutto?

– Il valore dei nostri antenati.

– Appunto: anch’io. Gli uomini, però, notano anzitutto i loro simili. E scommetto che i cani apprezzano il valore di quei loro antichi parenti, mentre, se passassero di qui, le volpi si commuoverebbero soprattutto pensando al triste destino delle prede. Ma questa è solo una parte, poi c’è tutto il resto… – Certo.

– Lo stesso ci accade ogni giorno: vediamo innanzitutto ciò che ci interessa. E a te interessa solo trovare i difetti e criticarli. Poi, però, c’è tutto il resto. Esattamente come in questo quadro. Quindi, cerca di andare oltre e scoprirai negli altri tante qualità.

Christian Stocchi, Favole in wi-fi, Esopo, oggi, Edizioni EL

Metti in ordine i fatti, numerando.

Nel quadro il cavallo nota il valore dei cavalli ritratti.

Il padre invita il cavallo a scoprire anche le qualità degli altri.

Il padre fa notare che uomini, cani e volpi guardando il quadro noterebbero solo il valore dei loro simili.

Un cavallo criticava tutti.

Il padre fa osservare al cavallo un quadro.

LIFE SKILLS

Le immagini, che sembrano il mezzo di comunicazione più chiaro ed efficace, possono suscitare opinioni diverse.

A maggior ragione dobbiamo usare le parole in modo adeguato per comunicare bene il nostro pensiero.

Nell’introduzione di questo testo è contenuta una riflessione sull’uso di Internet. Qual è?

Vicino ai maschi… nooo!

– Si può sapere perché non volete stare vicino ai maschi?

Questa è la maestra.

Non capisce perché facciamo storie ogni volta che mette una femmina al banco con un maschio. Lei dice che è importante perché dobbiamo imparare a stare bene con tutti. Dobbiamo imparare a SO-CIA-LIZ-ZA-RE. Alla mia maestra la parola “socializzare” piace moltissimo e la usa sempre. Soprattutto quando ci cambia di banco e vede che qualcuno fa le smorfie perché non gli va bene il nuovo compagno. Ma lei non ha mai dovuto “socializzare” con Giorgio, che occupa due banchi e finisce sempre sul mio con gomito, astuccio, quaderno.

Sì, insomma. Non ha neanche mai provato a stare con Andrea che ti prende in giro per ogni parola che dici e per ogni penna che usi.

– Perché scrivi con la penna con i brillantini?

– Perché piace a me… – sibilo io. – E stai zitto, che è meglio. Per non parlare della fortuna di finire, come adesso, vicino ad Alberto!

Ma dico io, proprio con lui dovevo capitare? È il tipico maschio. Sa tutto lui. E come tutti i maschi crede di avere sempre ragione. Come quando attacca le schede sul quaderno. Chissà come mai ogni volta mette un po’ di colla anche sui miei capelli

a n al i s i

I luoghi in cui è ambientato il racconto sono la e la

Il personaggio principale è .....................................................

I personaggi secondari sono ...................................................................................................................................

Queste affermazioni riguardano il contenuto del testo. Indica V (Vero) o F (Falso).

• Spiega perché la bambina preferisce le femmine come compagne di banco. V F

• Spiega perché la mamma e la maestra hanno opinioni diverse. V F

• Spiega che cosa vuol dire socializzare. V F

e poi dice che è colpa mia, perché sono lunghi e vanno sul suo quaderno. Ma non è vero. Lo fa apposta. Io allora mi arrabbio e gli dico di smetterla, così la maestra mi sente e mi sgrida perché parlo e disturbo la lezione.

Alla fine è anche colpa mia!

– Dai, Laura, finiscila. Hai sempre la scusa pronta – mi dice, se cerco di difendermi.

Ma è una femmina o un maschio, la mia maestra? No, no, è proprio una femmina.

Arriva a scuola con delle pile di libri.

Ce ne legge sempre qualche pezzo e bisogna dire che ha un fiuto speciale per le storie che preferisco. Poi non è una di quelle che si arrabbia per niente. Vabbè, non è che non si arrabbi mai! Anzi! E quando si arrabbia non c’è da scherzare.

Però ha anche tante altre qualità... ma allora perché prende sempre le parti dei maschi? Dovrebbe saperlo quanto sono antipatici.

– Ma ti immagini come sarebbe monotono senza maschi?

Questa, invece, è la mamma.

Cerca di convincermi che sbaglio, se le dico che vorrei essere in una classe di tutte femmine.

– Io credo che sia bello potersi confrontare con chi magari la pensa diversamente da te.

– Mamma! Stai scherzando? Ma tu lo sai come sono i maschi della mia classe?

No, non lo sa!

Mariapia De Conto, Maschi contro femmine, Lapis Edizioni

comprensione

Trova le informazioni esplicite.

Sottolinea con i colori indicati: che cosa alla bambina piace della sua maestra; che cosa non le piace; perché per la mamma è importante la classe mista; che cosa fa la maestra per far socializzare i bambini e le bambine.

Chi pronuncia la frase “Dai, Laura, finiscila”?

Cambiare opinione si può!

Un giorno un’astronave atterrò in un giardino pubblico di una grande città. Tra i presenti vi fu un fuggi fuggi generale. Il terrore regnava sovrano. Quando si aprì il portellone e due esseri coloratissimi balzarono a terra, sapete che cosa accadde?

La curiosità ebbe il sopravvento sulla paura.

Adulti e bambini si avvicinarono lentamente: gesticolando, cantando, facendo inchini, mostrando biglietti con cuori o parole affettuose.

Gli astronauti risposero saltellando e roteando su se stessi.

La comunicazione era stata efficace!

LIFE SKILLS

Non solo le nostre parole comunicano. Qualsiasi comportamento, qualsiasi atteggiamento dice agli altri qualcosa di noi. Ricorda però che, per comunicare bene, devi allenare anche la tua capacità di ascoltare.

Gli extraterrestri avevano capito che le persone presenti era state giustamente terrorizzate dal loro arrivo, ma poi… avevano cambiato opinione!

CHE FATICA COMUNICARE IN MODO EFFICACE!

Rispondi con sincerità. Poi conta quante volte hai risposto “Sì”.

1. Riesco a comunicare i miei pensieri e le mie emozioni. Sì No

2. Guardo negli occhi le persone con cui parlo. Sì No

3. Se esprimo un’opinione, non mi sento giudicata/o dagli altri. Sì No

4. Ascolto con attenzione chi parla con me. Sì No

5. Non interrompo le persone che parlano. Sì No

6. Non alzo la voce per affermare la mia opinione. Sì No

7. Prima di parlare, cerco di mettere in ordine le mie idee. Sì No

Da 0 a 2 Sì: per te comunicare in modo efficace è una gran fatica. Ma non è detta l’ultima parola!

Da 3 a 5 Sì: per te la comunicazione non è una gran fatica. Ti serve solo un po’ di allenamento!

Da 6 a 7 Sì: per te comunicare non è affatto una fatica. Sei sulla strada giusta: continua così!

CRESCERE con...

CIV i Ca L‚ educazione

Diventare cittadine e cittadini responsabili e tecnologicamente consapevoli aiuta a costruire una società migliore . Significa anche essere attenti/e ai problemi dell’ambiente e a una comunicazione corretta.

Vuol dire comprendere che tutti e tutte abbiamo dei diritti , ma anche dei doveri .

QUALI

BUSSOLE POTRAI UTILIZZARE PER ORIENTARTI NEL PERCORSO PER DIVENTARE UNA CITTADINA

O UN CITTADINO CONSAPEVOLE?

CONOSCERE LA NOSTRA COSTITUZIONE.

IMPARARE A USARE CORRETTAMENTE

I MEZZI DI COMUNICAZIONE (CITTADINANZA DIGITALE).

SVILUP PO SOSTE N I B ELI

SVILUPPARE COMPORTAMENTI RESPONSABILI NELL’ECONOMIA, NELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, NEL RISPETTO DEL BENESSERE COLLETTIVO E INDIVIDUALE.

CIV i Ca educazione

Quante volte, insieme ai tuoi amici e delle tue amiche,

ti sei trovato/a a prendere decisioni, ad esempio sulla scelta di un gioco?

– Giochiamo a calcio?

– No, con le figurine!

– Io preferisco pallavolo.

– Io non voglio giocare!

E così, se non vi mettevate d’accordo, passavate il tempo a discutere.

C’è un modo democratico e veloce per risolvere le questioni: il referendum . Poi però occorre accettare l’esito della votazione.

REFERENDUM NEL CONDOMINIO

I condòmini e l’amministratore sono insensibili ed egoisti. La nostra crociata per conservare il campo da calcio è stata un fallimento.

Le nostre richieste sono state prese a calci. Comunque la maestra ci ha dato un consiglio eccezionale.

Ci ha detto che per far valere le nostre ragioni non dobbiamo ricorrere né alla forza né ai piagnistei. Dobbiamo “percorrere le vie legali”: vuol dire che dobbiamo comportarci difendendo le nostre tesi con le leggi che fanno al caso nostro.

E la legge che fa al caso nostro è il referendum . Il referendum sarebbe una cosa che i cittadini hanno a disposizione per cambiare una legge che non piace. A noi non piace la legge che vuole eliminare il nostro campo da calcio, allora dobbiamo far votare i cittadini del condominio Larry.

Se la maggior parte dirà che è giusta la legge nuova, dovremo rassegnarci; ma se la maggior parte dirà che era meglio la vecchia legge, nessuno potrà toglierci il nostro campo da calcio.

Emanuela Da Ros, Il giornalino Larry, Feltrinelli Kids

una votazione in cui si eleggono le persone più adatte a risolvere problemi.

un modo per chiedere alle persone che cosa dove si impara a diventare liberi, dove si prova a essere felici.

Roberto Piumini, Valerio Onida, Emanuele Luzzati, La Costituzione è anche nostra, Edizioni Sonda

un evento STORICO

Un referendum molto importante per tutti i cittadini e le cittadine del nostro Paese è quello che si tenne il 2 giugno 1946. Per la prima volta in Italia alle donne fu riconosciuto il diritto di voto. Questa è la scheda di quel referendum.

Che cosa dovevano scegliere i cittadini e le cittadine?

CIV i Ca educazione

SULLA STRADA IN SICUREZZA

LA BICICLETTA

La bicicletta è agile e veloce e alla natura intorno non nuoce, nelle strade sa esser silenziosa al contrario dell’auto rumorosa.

La bicicletta è agile e veloce e con lei l’avventura è strepitosa: se la parcheggiamo, non occorre spazio, in più pedalando, si combatte l’ozio.

Noi tutti, bambine e bambine, per diventare buoni cittadini, vogliamo spazio e piste ciclabili strade sicure e molti giardini. dal web

I desideri di Giulio e Ludovica sono stati esauditi. Potranno spostarsi con maggiore velocità e maggiore autonomia. Potranno gareggiare con i loro amici e le loro amiche. Potranno divertirsi…

E tu? Indica con una x.

• Hai una bicicletta? Sì. No.

• Hai un monopattino? Sì. No.

• Usi la bicicletta o il monopattino: da solo. con gli adulti.

• Usi la bicicletta o il monopattino: su tutte le strade della città. solo sulle piste ciclabili. solo ai giardini e in luoghi in cui non transitano automobili.

• Conosci le regole della strada: no, per niente. solo alcune. quasi tutte.

CI HANNO REGALATO LA BICICLETTA.

USARE UNA BICICLETTA O UN MONOPATTINO È BELLO…

MA…

… OCCORRE TUTELARE SE STESSI/E!

Di che cosa deve dotarsi chi usa la bicicletta o il monopattino?

Per ciascun oggetto, scrivi a che cosa serve e perché è importante.

È una

È importa nte perché

È un

È importa nte perché

Sono

Sono impo rtanti perché

È un ...................................................

È importa nte perché

Ecco alcuni comportamenti pericolosi per sé e per gli altri.

Serve a

Serve a

Servono a

Serve a .................................................................................

È pericoloso perché È pericoloso perché

della STRADA il CODICE

Il codice della strada è un insieme di norme che regolano la circolazione su strada di pedoni, veicoli e animali. Seguire con attenzione queste norme permette di garantire a sé e agli altri di muoversi in condizioni di sicurezza.

La conoscenza del codice della strada e il rispetto delle sue norme è un dovere di tutti i cittadini e le cittadine.

CIV i Ca educazione

LA

PROTEZIONE CIVILE

Ciascuno/a di noi ha il dovere di proteggere se stesso/a.

Che cosa vuol dire?

Vuol dire curare il proprio corpo, prestare attenzione alla propria alimentazione, evitare situazioni rischiose.

Purtroppo però a volte ci sono eventi che non dipendono da noi, ma che ci mettono in grave pericolo.

Osserva alcune situazioni che sono fonti di gravi rischi per tutti/e. Sono varie e hanno cause differenti.

Associa ogni immagine al tipo di rischio che rappresenta, numerando.

1. rischio incendio

2. rischio idrogeologico (alluvioni, esondazioni, frane)

3. rischio valanghe

4. rischio sismico

5. rischio antropico (minaccia di inquinamento)

6. pandemia

Nei casi di gravi rischi o grandi calamità una persona da sola non ha la possibilità di porvi rimedio, ma ha bisogno di soccorso e di aiuto.

Ecco che interviene la Protezione Civile

Essa ha il compito di coordinare le azioni delle istituzioni e degli enti che intervengono per proteggere i civili, cioè i cittadini e le cittadine.

La Protezione Civile mette in campo strutture e attività per proteggere la vita delle persone, i beni e l’ambiente dai danni derivati da calamità naturali, anche causate dall’incuria.

Della Protezione Civile fanno parte anche uomini e donne che offrono il loro lavoro in modo del tutto gratuito, come volontari.

la protezione

CIVILE

Ogni Stato ha un Ministero che si occupa della salute delle persone. Studia la situazione, propone leggi e indica le norme per i medici, i cittadini e le cittadine. In caso di emergenza o in particolari condizioni come incendi, alluvioni, valanghe, terremoti, pandemie, interviene anche la Protezione Civile.

Questo è il logo ufficiale della Protezione Civile italiana Il disegno centrale ha la forma di triangolo. Ti fa pensare a un segnale stradale di pericolo, divieto o indicazione?

CIV i Ca educazione

TROPPI RIFIUTI IN QUESTA RADURA

QUALCUNO HA BUTTATO LA SPAZZATURA IN QUESTA BELLISSIMA RADURA!

LE FUTURE CIVILTÀ

SCOPRIRANNO DI NOI PIÙ DI QUANTO VORREMMO FAR LORO SAPERE.…

GLI ESSERI UMANI!, SE NON STANNO BRUCIANDO RIFIUTI TOSSICI O COLLAUDANDO ARMI NUCLEARI, SONO IN GIRO A SPARGERE PATTUME!

CI SONO MOMENTI IN CUI SONO ORGOGLIOSO DI NON APPARTENERE ALLA SPECIE UMANA. ... SONO CON TE!

ADESSO MI TOCCA PORTAR VIA QUESTA COSA SCHIFOSA!

Bill Watterson, Domenica è sempre domenica, Franco Cosimo Panini

che cosa dice la nostra

COSTITUZIONE?

Articolo

9

La Repubblica… tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Da gennaio 2022 i piatti, le posate, i bicchieri di plastica non possono più essere prodotti e venduti. Però esistono ancora altri oggetti monouso inquinanti, per esempio le bottiglie.

Che cosa ne pensi?

Che cosa pensi della proposta di abolire completamente gli oggetti di plastica monouso, cioè quelli che si gettano dopo l’uso?

Hai mai provato in un pranzo al sacco a utilizzare bottiglie che possono essere riempite di nuovo o piatti in materiale biodegradabile?

Sì. No.

CIV i Ca educazione

BUGIE O VERITÀ IN INTERNET

Un gattino, internauta accanito, passava tutte le giornate chattando e postando bellissime foto; ed era così entusiasta di questa nuova scoperta dell’uomo, che sosteneva che in rete sta scritta tutta la verità.

Facendo una ricerca in Internet, aveva trovato scritto che i gatti sono buoni e generosi e che i topi sono esseri sporchi e ripugnanti. Insomma, la rete, a suo parere, era un’invenzione eccezionale, perché stabiliva, una volta per tutte, realtà indiscutibili, come aveva sempre pensato.

Un giorno il gattino incontrò una vecchia pantegana e le riferì le verità finalmente sancite dalla rete.

Dopo un po’ di tempo, trovò un post nella bacheca del suo social network, che, con una emoticon con linguaccia, recitava:

“Caro micetto, ho cercato e Internet dice tutta la verità, ma al contrario di quanto sostieni tu i gatti bianchi sono esseri infidi ed egoisti, la famiglia dei topi vanta simpatici e intelligenti esserini, amici anche dei bambini, soprattutto nei fumetti…”. Il gatto comprese, così, che la verità è una faccenda molto complicata e che Internet non contiene una sola verità, ma tante, tutte da decifrare. E capì soprattutto che ognuno sul web è pronto ad ascoltare solo quello che vuole sentirsi dire.

Christian Stocchi, Il lupo furbo e il cavallino furbo. Raccontare ai bambini i pericoli della rete attraverso le favole, Mondadori

Hai capito qual è la morale della favola?

CHE COSA SONO LE FAKE NEWS

Le “fake news” (“notizie false” in italiano) sono anche chiamate “bufale”. Sono notizie, pubblicate attraverso Internet e i social media, per ingannare e disinformare. Si tratta di notizie false, ma il modo in cui vengono presentate le fa sembrare vere. Chi le divulga vuole ingannare chi le riceve.

FAKE NEWS come difendersi dalle

IN RUSSIA ESISTONO PIRAMIDI PIÙ ANTICHE

DI QUELLE EGIZIE: HANNO PIÙ DI 9000 ANNI!

Questa notizia è stata diffusa sui principali social network e ha fatto il giro del mondo, corredata da foto. Ma era una fake news. Molte persone volevano prenotare un viaggio per ammirare questi reperti archeologici. Però, se avessero fatto un’attenta ricerca, avrebbero scoperto che quelle che sembrano due piramidi sono in realtà montagne! Si trovano in Danimarca, nelle isole Faroe.

NON BISOGNA “BERE” TUTTO CIÒ CHE CI DICONO. ADOTTIAMO UN MOTTO: CONTROLLARE E VERIFICARE PER NON FARSI IMBROGLIARE!

BASTAVA UN CLICK PER SCOPRIRE LA VERITÀ!

Isole Faroe, Montagna Klakkur

CIV i Ca educazione

Troppo spesso, quando ci si rivolge agli altri, si usano parole “appuntite”, ostili e quindi molto offensive.

È solo questione di maleducazione?

No, è molto più grave. È mancanza di rispetto.

Questo è ancora più grave se ci si nasconde dietro l’anonimato della rete Internet. E allora, che cosa si può fare?

Leggi questo decalogo. È un progetto per sensibilizzare contro la violenza delle parole .

IL MANIFESTO DELLA

COMUNICAZIONE NON OSTILE

1 VIRTUALE È REALE

La rete non è un gioco. È un posto diverso, ma è tutto vero.

E anche in rete ci sono i buoni e i cattivi: bisogna stare attenti.

2 SI È CIÒ CHE SI COMUNICA

In rete bisogna essere gentili. Dietro le foto ci sono persone come noi.

Se dici cose cattive, penseranno che sei una persona cattiva.

3 LE PAROLE DANNO FORMA AL PENSIERO

Prima di parlare, bisogna pensare: puoi contare fino a 10!

Così riesci a trovare proprio le parole giuste per dire quello che vuoi.

4 PRIMA DI PARLARE, BISOGNA ASCOLTARE

Nessuno ha ragione tutte le volte. Imparare ad ascoltare è molto bello, perché si capiscono i pensieri degli altri e si diventa amici.

5 LE PAROLE SONO UN PONTE

Ci sono delle parole che fanno ridere e stare bene, come una coccola o un abbraccio.

E abbracciarsi con le parole è bellissimo.

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LE PAROLE HANNO CONSEGUENZE

Le parole cattive graffiano e fanno male. Se tu fai male a qualcuno con le parole, poi non è più tuo amico. Tante parole belle, tanti amici e tante amiche!

7 CONDIVIDERE È UNA RESPONSABILITÀ

La rete è come un bosco: meglio farsi accompagnare da una persona adulta.

E non dire mai a chi non conosci il tuo nome, quanti anni hai, dove abiti.

8 LE IDEE SI POSSONO DISCUTERE. LE PERSONE

SI DEVONO RISPETTARE

Qualche volta non si va d’accordo: è normale.

Ma non è normale dire parole cattive a un amico o un’amica se non la pensa come te.

9 GLI INSULTI NON SONO ARGOMENTI

Offendere non è divertente. Le altre persone diventano tristi e arrabbiate.

Adesso sei grande e sai parlare: non hai bisogno di urlare e offendere.

1

0 ANCHE IL SILENZIO COMUNICA

Qualche volta è bello stare zitti. Quando non sai che cosa dire, non dire niente!

Troverai il momento giusto per dire la cosa giusta.

Anna Sarfatti, Parole appuntite, parole piumate, Franco Cosimo Panini

E tu, che cosa ne pensi? Sei d’accordo con questo decalogo? Hai dei punti da aggiungere?

CIV i Ca educazione IL BULLISMO? SMONTALO!

L’immagine si riferisce al bullismo, un fenomeno purtroppo diffuso nelle scuole. Osservala attentamente e poi completa.

È stata disegnata la chiave inglese perché è l’attrezzo che

La chiave inglese è retta da tre bambini e bambine per indicare che

Chi ha compiuto l’atto di bullismo è un “bullone”. Bullone non è un accrescitivo di bullo, ma è una parola che si presta bene a indicare qualcosa che può essere smontato!

Spesso di fronte a un atto di bullismo nessuno interviene in aiuto della vittima. Secondo te, perché? È paura? Timore di peggiorare la situazione? Non fare la figura della spia chiamando un adulto?

delle STAGIONI la filastrocca

Se il sole è sparito e non sta più nel cielo, se mi giro intorno e c’è un freddo gelo, se meglio star dentro che fuori all’esterno o sono nel frigo o è arrivato l’ inverno.

Se invece lassù splende un bel sole e su ogni albero spunta un bel fiore, se vedi una foglia che prima non c’era, o sei in una serra o è primavera .

Se fa molto caldo e ti vesti leggero e vedere la pioggia è un evento assai raro, se con un gelato trascorri le serate, o sei un po’ matto o è arrivata l’estate

E se per la strada calpesti le foglie e pioggia battente il terreno scioglie e verso la scuola passeggia ogni alunno, questa filastrocca finisce in autunno !

Claudio Cutolo

AUTUNNO

La poesia parla di alcuni aspetti dell’autunno. In autunno cambiano i colori della natura, cambia il tempo, arrivano le piogge e le prime giornate fredde.

Cambiano anche le abitudini degli animali: alcuni vanno in letargo, altri migrano verso Paesi caldi.

Tu, quali abitudini cambi?

Buongiorno autunno!

Alberi, prati, giardini e fiori perdono piano foglie e colori. Venti ghiacciati, terre gelate, migran gli uccelli ad ali spiegate.

Buongiorno autunno, addio estate!

Albena Ivanovitch-Lair

Arriva l’autunno?

Quell’anno sembrava quasi che l’autunno non volesse proprio arrivare. Poi arrivò, ovviamente, come tutti gli anni.

Una mattina i pochi alberi del quartiere, quasi si fossero dati un appuntamento notturno, decisero di perdere tutti insieme le foglie. Iniziò anche a soffiare un vento tumultuoso; quindi, passando di lì, sembrava di camminare in mezzo a una tormenta fatta di polvere, smog e foglie.

Dovete sapere che nel quartiere in cui è ambientata la nostra storia quasi tutti i genitori portavano i figli a scuola in macchina, e non era raro che parcheggiassero in seconda e anche in terza fila, sia da un lato sia dall’altro della strada.

Insomma, fra foglie volanti, vento nei capelli, polvere negli occhi, portiere aperte e chiuse di continuo, bambini che salivano e scendevano e automobilisti che suonavano il clacson perché volevano passare in mezzo a tutto quel via vai, quella mattina il nervosismo sembrava quasi si potesse toccare con mano.

Gianni Biondillo, Il mio amico Asdrubale, Ugo Guanda Edizioni

Leggi a voce alta. Sottolinea con il tono della voce la descrizione dell’arrivo dell’autunno.

AUTUNNO

Fa davvero freddo?

Uno di questi bambini si chiamava Marco. Appena uscito dalla macchina la madre gli chiuse subito la cerniera lampo della giacca a vento. Non faceva poi così freddo, ma la donna era ansiosa di natura. Sapeva che i bambini dovevano essere vestiti a cipolla e continuava a tenere fede a tale regola. Quindi, strato dopo strato, Marco era ricoperto di, nell’ordine:

• canottiera di cotone (“che se sudi serve sempre”),

• T-shirt (con stampigliato Hulk, il personaggio dei fumetti preferito di Marco),

• camicia a quadretti (da falegname, regalo di papà),

LEGGERE BENE

Leggi la parte che parla dei vestiti di Marco come se tu facessi un elenco. Infine, leggi con tono ironico l’ultima frase.

A R T E

• un gilet senza maniche (regalo di nonna),

• una felpa con il cappuccio (molto ammirata dai suoi compagni) e la giacca a vento: quella appena serrata dalla mamma. Insomma, moriva di caldo e non vedeva l’ora di entrare in classe per spogliarsi, come consigliava sempre la maestra che ogni mattina vedeva entrare questi bambini imbacuccati neppure dovessero attraversare la Siberia in inverno e, pietosa, dava loro cinque minuti per riprendere fiato. D’altronde, fra casa, macchina e scuola – ambienti tutti riscaldati fino all’eccesso – non avrebbero mai potuto prendere freddo, neppure a volerlo.

Riproduci in grande questi disegni. Colorali, incollali su un cartoncino e ritagliali. Poi vesti “a cipolla” il bambino.

Gianni Biondillo, Il mio amico Asdrubale, Ugo Guanda Edizioni

INVERNO

Fiocchi di neve

Fiocchi di neve cadono, fiocchi di neve scendono, fiocchi di neve scivolano, fiocchi di neve coprono.

La neve imbianca, la neve è tanta, la neve canta la neve incanta!

Gli occhi brillano, le mani sfiorano, le gambe ballano, i cuori amano!

Cuoreparole (poesie di poeti bambini d’Italia)

Neve, fiocchi sono parole che ricordano una sola stagione: l’inverno. Per le persone adulte, soprattutto in città, la neve non è sempre un piacere. Per i bambini, invece, la neve è sempre un incanto. È così anche per te?

INVERNO

LEGGERE BENE

Leggi con toni diversi le parti dialogate per evidenziare i diversi personaggi e sottolineare i loro stati d’animo.

Io porto la carota

L’inverno sembrò giungere all’improvviso, quando nessuno se l’aspettava più.

Era una domenica mattina, il telefono di casa squillava all’impazzata. La madre di Marco gli porse la cornetta: – È per te – disse al figlio, vagamente stupita.

– Pronto? – disse Marco con la voce intorpidita.

– Sveglia, dormiglione! – urlava pazza di gioia Mirka, dall’altra parte del cavo. – Alzati e apri la finestra! Marco eseguì, come un automa, sbadigliando.

Sul balcone, sui tetti, per strada, sulle macchine, insomma, ovunque, ogni cosa era completamente ricoperta di un manto bianco e soffice di neve.

Inutile dire che non ci fu modo di fare ragionare il bambino. Più la mamma parlava e più il bambino rovistava nell’armadio alla ricerca di sciarpa, guanti, scarponi.

Tempo un quarto d’ora ed era a fare a palle di neve sotto

Asdrubale, il grande albero del giardino. Lui, Mirka e tanti altri bambini del quartiere. Ché le guerre combattute a palle di neve sono le più divertenti di tutte, diciamocelo.

Le uniche guerre che dovrebbero esistere al mondo.

Fra pause tattiche, merende e arrembaggi la battaglia terminò solo quando ormai il sole stava calando.

– Ci vediamo domani! – disse Mirka a Marco, dopo aver salutato gli altri bambini. – Magari facciamo un pupazzo di neve, che ne pensi?

– Certo! – disse lui, colmo d’entusiasmo. – Io porto la carota per fare il naso. A domani!

Quando Marco entrò in casa, completamente bagnato dalla testa ai piedi, con le mani fradice e il naso ghiacciato, alla mamma quasi venne un mancamento.

– Ma come ti sei conciato? – disse, tutta agitata.

– Sembra che ti fatto una nuotata nel fiume… Sei impazzito?

Così ti prendi di sicuro la bronchite! Spogliati subito, che ti preparo un bagno caldo!

Ma Marco era così eccitato dalla giornata appena trascorsa che continuava a ripensarci. E si immaginava che cos’altro poteva fare con tutta quella neve domani e dopodomani e il giorno dopo ancora.

Il giorno dopo, fuori dalla scuola, c’era il caos. Uno spazzaneve provava a passare il sale sulla carreggiata, ma le macchine in terza fila glielo impedivano.

Nel frattempo, la temperatura si era alzata di un paio di gradi e i fiocchi di neve si trasformarono in pioggia.

INVERNO

A R T E

Se non puoi fare un pupazzo di neve vero, disegnalo! Riproduci su un foglio a quadretti un pupazzo simile a questo e coloralo. Poi inventane uno tu!

Gianni Biondillo, Il mio amico Asdrubale, Ugo Guanda Edizioni

INVERNO

Egregio Natale, Signor Babbo

Se ne stava, Babbo Natale, assorto nella lettura delle cartoline postali e dei messaggi spediti da bambine e bambini di ogni angolo del mondo. Quando ecco che una, dall’aspetto più ufficiale del solito, attirò la sua attenzione. Era una lunga busta bianca, con l’indirizzo scritto a macchina:

Babbo Natale la sollevò con cura.

La scrutò, la soppesò, la annusò, infilò gli occhiali per leggere il nome del mittente.

In alto a sinistra c’era scritto a caratteri piuttosto grandicelli:

C.I.S.S.R.E.B.N.

Che senso poteva avere una sigla di cui nessuno conosceva il significato?

Tanto valeva scrivere qualche lettera a caso, tipo XTRLPP o GUGULUR. Non pensi?

Babbo Natale, però, si assestò meglio gli occhiali sul naso per mettere ancora più a fuoco il tutto.

Sotto la sigla incomprensibile c’era infatti una scritta più piccina e più lunga: Comitato Internazionale di Studi Scientifici e Razionali sull’Esistenza di Babbo Natale.

Babbo Natale estrasse il foglio, lo distese stiracchiandolo per bene e si apprestò a leggere.

Babbo Natale non disse nulla.

Dopo studi approfonditi, ricerche e sperimentazioni, ipotesi, tesi e sintesi del caso, lo scrivente Comitato con la “C” maiuscola è giunto alla inconfutabile, imprescindibile, ineluttabile conclusione che la persona di Natale Babbo nella reale realtà non esiste affatto. Prova ne sia che nessuno al mondo a oggi sa quale sia il di lui nome e quale il cognome.

Cordiali saluti

Poi però sbottò, urlacchiando anche un poco, che da Babbo Natale non me lo sarei mai aspettato. Ma quando ci vuole – siamo tutti d’accordo – ci vuole.

– Come sarebbe a dire, non esisto? E tutte queste lettere, i bambini a chi le scrivono? E sul campanello là fuori non c’è forse scritto Babbo Natale? Che non so nemmeno io quale sia il nome e quale il cognome, ma non mi sono mai posto il problema… E il mio vestito rosso con il ponpon sul cappello? Vogliamo parlarne?

Babbo Natale aveva davvero un diavolo per capello, e fortuna che di capelli ne aveva giusto un paio, qua e là sulla zucca.

Ma poi concluse: – Il mio tempo preferisco dedicarlo ai bambini, che con la loro fantasia non hanno necessità di prove ed evidenze. Se questi scienziati non vogliono credere che io esista, affari loro!

Soddisfatto e rasserenato, Babbo Natale si rimise a spulciare tra le tantissime lettere dei bambini, non prima di aver spedito una cartolina postale alla sua amica

Befana con una precisa richiesta: due chiletti di carbone ben stagionato ai membri del C.I.S.S.R.E.B.N.

Andrea Valente, Quando Babbo diventò Natale, Gallucci Editore

Non ha importanza se tu credi o no che Babbo Natale esista. Babbo Natale apprezza la capacità che hanno i bambini di fantasticare.

Scatena la tua fantasia per scrivere al C.I.S.S.R.E.B.N. una risposta, sostenendo l’esistenza di Babbo Natale.

PRIMAVERA

È primavera

Sorge il sole sul monte, è primavera.

Apri gli occhi e ammira la natura.

In un istante la terra è fiorita, nel cielo il vento soffia e prende vita, la bella collina di bianco s’è vestita.

Apri gli occhi e ammira la natura.

Sorge il sole sul monte, è primavera.

Nella poesia si dice che la collina si veste di bianco. Ma non è neve, sono i fiori degli alberi e dei prati. Il bianco è solo uno dei tanti colori della primavera. Se tu dovessi scegliere un colore per definire la primavera, quale sceglieresti?

È Tornato il sole!

L’inverno era stato lungo e triste. Gli alberi spogli dormivano.

La prima pianta che si svegliò fu il sambuco.

– La luce! Il Sole! – gridò.

E dalle gemme dei suoi rami spuntarono le prime tenere foglioline.

Poi chiamò gli altri amici alberi: – È tornato il Sole, mettiamoci il vestito nuovo e facciamo una bella festa!

La prima pianta a dire di sì fu la forsizia che si illuminò di giallo come un sole.

Poi il mandorlo si ornò di un velo bianco da sposa.

L’albicocco si vestì di rosa.

Il ciliegio si preparò una soffice pelliccia di fiori bianchi.

Il noce mise una parrucca di foglioline nuove.

Il nocciolo indossò un mantello verde chiaro.

I gelsi, che erano stati potati, si fecero delle treccine con i pochi capelli rimasti: meglio che niente.

I fiori avevano già indossato abiti da ballerini dai molti colori: bianchi, gialli, viola e azzurri.

Persino alcune erbe di frumento, nate lì per caso, si fecero crescere i capelli dritti alla moda e la spiga verde.

Le felci si levarono la pelliccia marrone che avevano quando erano secche e indossarono giacche a righe verdi brillanti.

PRIMAVERA

A R T E

Rappresenta i mille colori dei fiori e delle foglie degli alberi in primavera. Disegna un ramo di albero. Poi “vestilo” con fiori di tanti colori, fatti con materiali diversi: carta velina, carta crespa, stoffa, bottoni...

Mario Lodi, Favole di pace, Edizioni La Meridiana

PRIMAVERA

LEGGERE BENE

L’autore usa la personificazione per rappresentare gli alberi, i fiori, il vento. Lavora con i tuoi compagni e le tue compagne. Leggete in modo collettivo, alternando le voci, e drammatizzate ciò che viene letto. Inventate anche un dialogo tra due o più piante.

Festa di primavera

È arrivata la primavera, è ora di far festa. Tutti erano pronti. Il sambuco invitò anche il vento e il vento arrivò.

Fischiò, suonò, fece danzare erbe e piante. Nessuna, però, voleva danzare con le robinie, perché avevano le spine pungenti. Allora ballarono il bughi-bughi e il rock and roll, senza toccarsi.

Poi il vento soffiò più forte e portò alla festa tante piccole nuvole bianche che si univano e giocavano a formare strane figure. Le rondini cantavano e facevano acrobazie.

Le piante si scatenarono nei balli; incrociavano le braccia, dondolavano le chiome e si mandavano baci. I pioppi lanciarono nuvole di piumini che portavano i semi lontano.

I soffioni facevano volare le piccole piume che il vento portava via.

I fiori si scambiavano baci di polline. E il Sole giocava con i raggi d’oro tra le foglie.

Infine il vento cessò e la festa finì.

Mario Lodi, Favole di pace, Edizioni La Meridiana

È estate

Il sole è salito al colmo del cielo, trema nell’aria un luminoso velo.

Scoppia la vita nei semi il mare desidera i tuffi, i remi.

A volte nel caldo così afoso il mondo si fa silenzioso.

Puoi sentire uno che fischietta per le scale, o lontano, nell’oro del grano, le cicale.

del mare sulla spiaggia, il canto degli uccelli e il rumore delle onde…

Se pensi all’estate, quale profumo, quale sapore, quale sensazione ti vengono in mente?

A R T E

Le spighe di grano sono il simbolo dell’estate. Il grano permette di realizzare la pasta.

Perché non fare ritornare la pasta una spiga?

Su un cartoncino realizza spighe di grano usando differenti tipi di pasta.

Usa tutta la tua fantasia!

Che bella stagione!

Estate! Che bella stagione! Che vacanze! Che voglia di fare niente! Passerei le mie giornate a prendere il sole, fare un bagno nello stagno e il pisolino pomeridiano all’ombra di un papavero.

Invece, in questo mio territorio assolato, sembrano tutti pieni di vita.

Insetti che ronzano, lepri che saltano, uomini che mietono, scoiattoli che si ingozzano… ma dove la troveranno tutta questa energia con il caldo che fa?

In questa stagione il sole balza su presto la mattina. Nel silenzio della campagna tutti gli animali si svegliano e si mettono in attività.

È tempo di raccolta, per chi coltiva i campi!

Mentre tutti voi bambini ve ne andate in vacanza, chi lavora la terra deve lavorare a ritmo serrato.

Il frumento da giallo è divenuto bruno e i papaveri incupiscono ancora di più questo colore.

Vedete il campo laggiù, pronto per la mietitura? Ditemi, secondo voi quante pagnotte si otterranno da tutto quel grano? Tante, tante, tantissime!

Silverio Pisu, Il libro delle stagioni, Editrice Piccoli

Festa di Mezza Estate

Ieri era la notte di Mezza Estate. Una giornata che non dimenticherò mai. Ma per sicurezza ne stenderò un resoconto da potere mettere in mano a mia figlia – se mai ne avrò una, –quando tornerà a casa raggiante di gioia dopo una festa di Mezza Estate e mi chiederà: – Anche tu, mamma, ti sei divertita tanto, da ragazza?

LEGGERE BENE

E allora io le indicherò le pagine ingiallite di questo diario e le dirò: – Qui puoi leggere come se la passava la tua povera mamma per via dei tuoi terribili zii!

Ma, a onor del vero, neppure gli zii più terribili di questo mondo potrebbero offuscare la luminosità di una festa di Mezza Estate sull’Isola dei Gabbiani. Nessuno può rovinare lo splendore e la bellezza di questa estate in fiore. Tutto profuma, tutto fiorisce, tutto è estate, tutti gli altri uccelli cinguettano e gorgheggiano. La terra gioisce, e io con lei. Alte sopra la mia testa, mentre sto scrivendo queste righe, le rondini volano in veloci caroselli.

Il papà si era alzato molto per tempo. Io mi sono svegliata sentendolo cantare. Balzai su, mi vestii in fretta e corsi fuori. Vidi che la baia era di un azzurro splendente e che i miei cari fratellini erano svegli e sfaccendati, così imposi loro di seguirmi fino al recinto delle mucche. Tornammo a casa con le braccia cariche di fiori di campo e tralci verdi.

Astrid Lindgren, Vacanze all’Isola dei Gabbiani, Salani

Prima di andare in vacanza, leggi a voce alta questo brano a qualcuno per dimostrare come conosci tutti i segreti per leggere bene.

L’ingegnere nautico

– Corri Samuel, qui sta arrivando il finimondo!

Ismael e Samuel stanno tornando da scuola e li ha sorpresi un violentissimo temporale. I due ragazzi si riparano sotto una tettoia.

– Quanta acqua! Le strade sono ormai tutte allagate.

Samuel, come suo solito, comincia a lamentarsi.

– Qui non hanno mai scavato canali per far scolare le acque e basta un po’ di pioggia per farci annegare!

La loro città, Douala, è un grande centro urbano del Camerun affacciato su quella immensa curva dell’Oceano Atlantico che è il Golfo di Guinea.

– Invece di lamentarti, guarda là!

Trascinate dall’acqua torrenziale che scorre sulla strada, ci sono decine, centinaia, migliaia di bottiglie vuote che viaggiano veloci.

– Guarda quanta plastica! Adesso finirà tutta in mare. Dobbiamo fare qualcosa.

– Lo so, Ismael, proprio oggi a lezione ci hanno parlato delle grandi isole di plastica che si sono formate negli oceani. Se va avanti così, tutta la superficie marina ne sarà coperta, sarà sempre più difficile lo scambio d’ossigeno tra acqua e atmosfera e piano piano in molte aree oceaniche scomparirà ogni forma di vita. Ma noi che cosa possiamo fare?

Samuel si sente impotente, ma Ismael è determinato: – Prima di tutto possiamo raccoglierne il più possibile, e poi possiamo riutilizzarle.

L’idea di raccogliere spazzatura e poi di farci qualcosa non entusiasma Samuel. Ma conosce il suo amico e sa che quando ha quel luccichio negli occhi non sarà un “no” a fermarlo. Quindi decide di assecondarlo: – D’accordo, ma come? – È già un po’ che voglio comprarmi una canoa, ma non me la posso permettere. E guarda lì: niente galleggia meglio di una bottiglia vuota. Dai, dammi una mano a raccoglierle.

Incurante della pioggia, Ismael si precipita in un bazar lì vicino per prendere dei sacchetti e comincia a raccogliere quante più bottiglie di plastica possibile. Poi mette in pratica il suo progetto; centinaia di bottiglie da un litro e mezzo, chiuse dai loro tappi, vengono legate tra loro da una corda molto robusta.

La barca che ne viene fuori galleggia bene. Ma “l’ingegnere nautico”, come ormai lo chiamano i suoi amici, non è ancora soddisfatto.

– La inaugurerò ufficialmente in una giornata di tempesta: solo così potrò essere sicuro di aver costruito un’imbarcazione effettivamente utilizzabile.

Gli amici scuotono la testa e sperano che ci ripensi. Anche Samuel cerca di convincerlo, ma come era prevedibile, nessuno riesce a far cambiare idea a Ismael.

La tempesta arriva e la barca viene varata in acqua. Ismael sale a bordo, mentre

Samuel la tiene a riva con una cima. Oltre agli amici, a osservare la scena ci sono alcuni vecchi pescatori dallo sguardo un po’ perplesso.

Un grido dal mare: – Ecco, adesso molla la cima!

Le onde sono alte, le pagaie servono a poco. La barca scompare e riappare più volte, ma continua comunque a galleggiare. Dopo un po’ il mare si calma e, remando, Ismael torna a riva.

Il ragazzo è strafelice: la sua canoa di plastica ha superato la prova!

Rossella Köhler, Possiamo cambiare il mondo. L’Educazione Civica raccontata ai bambini, Mondadori

1 La vicenda si svolge:

A. in Africa. B. in Italia. C. in Asia. D. al Polo Nord.

2 Perché le strade di Douala si allagano?

A. Perché è la prima volta che piove così forte.

B. Perché non ci sono canali di scolo.

C. Perché c’è troppa plastica per strada.

D. Perché la città sorge vicino al mare.

3 “Gli amici scuotono la testa e sperano che Ismael ci ripensi” (riga 35). Perché? Pensano che:

A. Ismael non sia capace di costruire una barca.

B. Ismael possa mettersi in pericolo.

C. non ci saranno più tempeste.

D. le bottiglie di plastica possono essere utilizzate in altro modo.

4 Samuel si sente impotente (riga 22). Quale potrebbe essere il suo pensiero?

La plastica è troppa.

Ismael ha già cominciato il lavoro.

È colpa del cambiamento climatico.

È un problema che riguarda i pescatori.

5 Le forme di vita scompariranno dagli oceani a causa di:

A. mancanza di ossigeno nell’atmosfera.

B. cambiamento della composizione chimica dell’acqua.

C. aumento del numero delle isole di plastica negli oceani.

D. mancanza di scambio di ossigeno tra l’acqua e l’atmosfera.

6 Ismael propone:

A. di raccogliere le bottiglie di plastica e gettarle nella spazzatura.

B. di raccogliere le bottiglie di plastica e riutilizzarle.

C. di utilizzare le bottiglie di plastica per fare una canoa.

D. di vendere le bottiglie per comperare una canoa.

7 Il “bazar” (riga 27) è:

A. un bar dove si utilizzano solo bottiglie di plastica.

B. un mercato di pesce all’aperto.

C. un negozio dove si vende di tutto.

D. un negozio dove si vende un particolare tipo di plastica.

8 Perché i ragazzi chiudono le bottiglie con i loro tappi?

A. Per riciclare anche i tappi.

B. Per evitare che le bottiglie si riempiano d’acqua.

C. Per legarle più facilmente.

D. Per evitare che si capovolgano.

9 Indica se l’informazione è vera, falsa o non si può dedurre dal testo.

Metti una X per ogni riga.

AFFERMAZIONE

a) Ismael è tenace.

b) I pescatori sono certi dell’ottimo risultato dell’impresa di Ismael.

c) Douala è soggetta per la maggior parte dell’anno a violenti temporali.

10 Un ingegnere nautico è un esperto che:

Vera Falsa

A. studia la plastica. C. studia l’ecosistema mare.

B. costruisce oggetti di plastica. D. progetta barche.

Non si può dedurre dal testo

11 Nel testo si legge “la barca viene varata in acqua” (riga 37).

Con quale parola potresti sostituire “varata”?

A. Buttata.

B. Calata.

C. Coperta.

D. Riparata.

12 “Cima” (riga 38) è un nome polisemico.

a) Se è riferito alla montagna, è:

A. il versante.

B. il valico.

C. la parte più alta.

D. la parte più bassa.

13 Qual è la grande speranza di Ismael?

A. Avere una canoa.

B. Dotare i pescatori di barche efficienti.

b) Se è riferito al mare, è:

A. una corda per legare le barche.

B. una specie di ancora.

C. il timone.

D. l’anello del porto a cui si legano le barche.

C. Preparare mezzi di soccorso per le prossime tempeste.

D. Contribuire a diminuire la plastica in mare.

14 L’acqua torrenziale (riga 11) è quella:

A. che scorre veloce e impetuosa.

B. che scorre con lentezza.

C. delle piogge.

D. accumulata da una tempesta molto forte.

15 Perché Samuel asseconda l’idea di Ismael?

A. È convinto che Ismael abbia ragione.

B. Sa che non riuscirà a far cambiare idea a Ismael.

C. Non vuole fare arrabbiare Ismael.

D. Non vuole fare brutta figura.

seconda prova

Agenda 2030 : mari e oceani

1.

Le acque di oceani e mari coprono circa il 70% della superficie terrestre e creano il più vasto ecosistema del pianeta. Grazie agli organismi vegetali che in esse vivono, le acque forniscono oltre metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono l’anidride carbonica. Regolano anche il clima; accumulano calore nei mesi più caldi e lo restituiscono d’inverno: in questo modo fanno sì che sulla Terra si creino degli habitat perfetti per la vita delle persone e degli altri esseri viventi.

Sono, poi, un’importantissima riserva di cibo (pesci, molluschi, crostacei, alghe) per milioni di persone.

Per secoli gli ambienti marini sono stati considerati una risorsa infinita e sempre disponibile. Oggi, invece, sappiamo che il loro equilibrio viene modificato sempre più velocemente dalle attività umane.

2.

Nei mari e negli oceani, alle varie profondità, vivono circa 250 000 specie animali che gli scienziati e le scienziate hanno catalogato, ma ce ne sono ancora milioni completamente sconosciute. Nonostante una fauna così abbondante, da un po’ di anni è sempre più grave il pericolo della pesca eccessiva (overfishing).

La richiesta di pesce è in aumento in tutto il mondo e, soprattutto nelle acque non lontano dalle coste, si rischia di esaurire completamente le specie più richieste dal mercato.

In questo modo si danneggia l’intera fauna marina, perché si interrompono le catene alimentari.

3.

Atmosfera e acque oceaniche fanno parte di un solo sistema climatico. Il riscaldamento dell’atmosfera, provocato dall’inquinamento, ha perciò fatto aumentare la temperatura degli oceani con gravi conseguenze per gli ecosistemi.

La fauna e la flora acquatiche, per esempio, si sono spostate in aree diverse da quelle di origine, seguendo le temperature più adatte al loro sviluppo. Ma non solo: l’aumento della temperatura dell’acqua provoca più uragani, perché traggono la propria forza dal calore che assorbono sulla superficie del mare.

Inoltre, lo scioglimento dei ghiacciai polari provoca un aumento del livello delle acque marine, creando problemi sulle coste, soprattutto delle piccole isole.

4.

In settant’anni, dall’inizio dell’era della plastica, ne abbiamo prodotta otto miliardi di tonnellate: pensa che il peso di tutti gli animali terrestri è di “appena” cinque miliardi di tonnellate! Solo il 10% è stato riciclato, mentre la maggior parte è finita in mare e lì resterà per molto tempo: un sacchetto si degraderà in una trentina d’anni, ma per una bottiglia ci vorranno anche quattro secoli.

A causa delle correnti oceaniche, la plastica si accumula in immense isole: la più estesa si trova nell’Oceano Pacifico e ha una superficie grande come la Francia. Molto pericolosi sono i frammenti di plastica più piccoli di due millimetri (chiamati microplastiche) che vengono ingoiati da pesci, tartarughe, uccelli e mammiferi marini, a volte causandone la morte.

5.

Se tu e la tua famiglia mangiate pesce:

• fate attenzione alla taglia del pesce che comprate: è infatti proibito pescare pesci troppo piccoli, perché questo ne compromette la riproduzione;

• scegliete i pesci di stagione. Le varie specie fanno le uova in periodi diversi dell’anno, e pescarli nel momento sbagliato può creare problemi alla loro riproduzione;

• informatevi sul metodo di pesca. Alcuni metodi sono illegali, perché uccidono indiscriminatamente la fauna e distruggono i fondali.

Rossella Köhler, Possiamo cambiare il mondo. L’Educazione Civica raccontata ai bambini, Mondadori

INV aLsI prove DIREZIONE

1 Quale di questi grafici rappresenta la presenza dell’acqua di mari e oceani ( ) sulla Terra?

2 Indica se l’informazione è vera o falsa. Metti una X per ogni riga.

Le acque presenti sulla Terra:

a) forniscono ossigeno.

b) forniscono anidride carbonica.

c) assorbono ossigeno.

d) assorbono anidride carbonica.

Vero Falso

3 Questo testo è composto da 5 paragrafi. Per ogni titolo, scrivi a quale paragrafo si riferisce.

a) L’acqua bolle! paragr afo n.

b) Un mare di plastica. paragr afo n.

c) Una pesca eccessiva. paragr afo n.

d) La vita sulla Terra dipende da oceani e mari. paragr afo n.

e) Che cosa puoi fare tu. paragr afo n.

4 Le catene alimentari del mare si interrompono perché:

A. milioni di specie animali sono sconosciute.

B. la fauna marina è troppo abbondante.

C. la pesca di alcune specie è eccessiva.

D. si pesca molto lontano dalle coste.

5 L’overfishing (riga 16) è:

A. la pesca di specie sconosciute.

B. la pesca di specie protette.

C. la pesca lontano della costa.

D. la pesca di una grande quantità di pesce.

A.

6 La temperatura dell’acqua è aumentata. Indica se l’affermazione è una causa o una conseguenza dell’aumento della temperatura dell’acqua. Metti una X per ogni riga.

Causa Conseguenza

a) Aumento dell’inquinamento.

b) Spostamento in aree diverse della flora e fauna acquatiche.

c) Riscaldamento dell’atmosfera.

d) Aumento degli uragani.

e) Scioglimento dei ghiacci polari.

7 Per ogni informazione, scrivi in quale paragrafo viene riportata.

a) Le attività umane modificano l’equilibrio delle acque. paragr afo n.

b) La pesca eccessiva rischia di far estinguere alcune specie. paragr afo n.

c) Il riscaldamento dell’atmosfera causa gravi conseguenze per l’ecosistema mare. paragr afo n. ...............

d) La plastica ha tempi diversi per degradarsi. paragr afo n. ...............

e) Bisogna prestare attenzione all’acquisto dei pesci. paragr afo n. ...............

8 La plastica è presente sulla Terra da 70 anni. La plastica prodotta in questo periodo:

A. ha un peso maggiore del peso degli animali terrestri.

B. ha un peso minore del peso degli animali terrestri.

C. corrisponde al 10% del peso degli animali terrestri.

D. corrisponde al 10% della superficie delle isole della Terra.

9 La maggior parte della plastica prodotta:

A. è finita su un’isola del Pacifico.

B. è stata ingoiata dagli animali marini.

C. è finita in mare.

D. è sulla terraferma.

10 Le microplastiche (riga 41) sono:

A. plastiche che possono essere mangiate dai microbi.

B. plastiche che si possono degradare in poco tempo.

C. pezzetti di plastica di dimensione ridotta.

D. fogli di plastica sottili.

DIREZIONE SECoNdAR iA

Per responsabilizzarmi

CHE COSA MI DICONO?

Kamo è Kamo, il mio amico da sempre. Ci conosciamo fin dalla nascita. La culla accanto alla mia. È il mio compagno.

Quel giorno Kamo era molto nervoso e si mise a urlare, gesticolando:

– Mio padre dice che non avrò tempo per guardare la tele quando sarò alla Secondaria. Sciocchezze! Solo sciocchezze! Se lo stessimo ad ascoltare non potremmo più fare niente, con il pretesto della prima media!

– Ah! No, mi dispiace tanto, l’anno prossimo scordati la piscina, visto che farai la Secondaria! Che cosa? Il cinema? Non se ne parla neanche!

Farai meglio a ripassare le tabelline, se vuoi che ti accettino alla Secondaria!

Tutti! Tutti, senza alcuna eccezione, non riescono a parlare d’altro, mia madre, i tuoi genitori, il pescivendolo: la Secondaria! Persino il cane della panettiera, quando mi guarda, ho l’impressione che stia per dirmi: “Ehi, tu laggiù! Sta’ attento, non dimenticare che il prossimo anno andrai alla Secondaria…”.

C’è soltanto una persona adulta che non parla mai della Secondaria, una sola! Il nostro maestro.

Un attimo dopo, la classe intera si rovesciò dentro l’aula.

– Che cosa state facendo qui, ragazzi? L’intervallo non è ancora finito…

– Possiamo farle una domanda? – disse Kamo. – Lei non parla mai della Secondaria, perché?

– Perché non c’è niente da sapere.

La prima della Secondaria è come la quinta della Primaria, né più né meno. Le stesse materie, gli stessi compiti… progredendo un po’, naturalmente, come se ci s’inoltrasse sullo stesso sentiero, ecco tutto.

Daniel Pennac, Kamo, l’idea del secolo, Emme Edizioni

MINDFULNESS

MIND FULNESS

Probabilmente anche a te parlano allo stesso modo della Scuola Secondaria di primo grado. Non è per farti spaventare, ma solo per farti capire che dovrai cambiare alcune delle tue abitudini. Vedrai che, dopo un po’ di iniziale assestamento, “ingranerai” senza problemi.

Per tranquillizzarmi

Queste sono le sagge conclusioni di chi ha terminato il primo anno di Scuola Secondaria.

1. In quinta Primaria ti sentivi grande, ma poi sei ripartito dalla prima Secondaria e ti sei ritrovato improvvisamente piccolo. Nella vita va sempre così, regolati.

2. Prima di entrare a scuola avevi una gran paura di tutto, poi hai scoperto che era solo paura dell’ignoto.

3. Anche i peggiori compagni di classe hanno dei lati buoni. Magari non basta un anno per trovarli, ma puoi essere ottimista.

4. I voti non sono altro che numeri, per aumentarli basta impegnarsi un po’ di più.

5. La scuola non è solo stare in aula, ma anche viversi tutti gli altri momenti. A scuola devi sempre decidere da che parte stai, come nella vita.

6. A scuola puoi continuamente migliorare o peggiorare, come nella vita.

7. A scuola è anche questione di fortuna: se incontri le persone per bene va meglio, come nella vita.

8. A scuola nessuno è uno qualsiasi, come nella vita.

Annalisa Strada, Ok… panico!, Giunti Junior

MINDFULNESS

Le parole di chi ha un anno più di te, e ha concluso il primo anno alla Scuola Secondaria, sono consigli che possono esserti utili per iniziare con serenità la tua nuova avventura scolastica.

Cinque anni di sveglie

e merende

I compagni, i giochi, i quaderni, cinque anni di sveglie e merende sono finiti così all’improvviso che non sai quanta ansia mi prende. Tutto quanto il mio mondo sparisce come fosse calato il sipario e dovrò cominciare a riempire tante pagine nuove di un diario. È come lanciarsi dall’alto e sperare nel paracadute, però in fondo le cose lasciate non diventan cose perdute. È come tuffarsi a occhi chiusi: l’avventura non è una tragedia e ci son tanti amici da fare anche nella scuola media!

Janna Carioli

BUONA SCUOLA

SECONDARIA!

Quanta strada hai percorso insieme a insegnanti, compagne e compagni! Sicuramente in questi anni avrai acquisito un buon paracadute di ESPERIENZE , abilità e competenze che ti permetteranno di affrontare questo importante tuffo nel mare di una NUOVA ESPERIENZA!

SECONDARiA ASPETTAMiii! ARRiVOOO!!!

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