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L’incontro con Pia de’ Tolomei

Appoggiàti alla roccia, fermi e inerti, stanno i pigri seduti e mai eretti, freschi freschi, all’ombra di un masso, mentre noi fatichiamo ad ogni passo. Se si può, tra tutti ce n’è uno, che pigro come lui non c’è nessuno, però, a sentirsi così da noi osservato, ci guarda un po’ stupito e frastornato. “Andate avanti che mi sento affranto”, lo dice a me che son distrutto e arranco, lo riconosco, fu il più pigro al mondo, diceva sempre a tutti d’esser stanco. Duccio Belacqua, mio concittadino, pigro, più pigro pure di un bambino, dice che è suo compito aspettare, lì accovacciato senza nulla fare.

Vado più avanti, pure se ansimante, resto incantato da un volto affascinante, non la conosco, ma mi colpisce il garbo, come chiedesse sempre scusa del disturbo. Ma la sua storia, da tutti conosciuta, in prosa e in rima è stata raccontata: girava allegra facendosi notare, pensavan tutti “Questa finirà male”. Qualcuno che era strega disse ancora, ma lei a ciò non dava alcuna cura, tanti avevano chiesto la sua mano, lo fecero, poveri loro, sempre invano. Quando da due amici lei fu corteggiata, si sentì per un po’ disorientata, se l’uno o l’altro non sapeva dire perché erano entrambi belli e di valore. Ma quando uno di essi con l’inganno volle al suo amico procurare danno, Pia prese subito la sua decisione, e scelse l’altro per la sua eterna unione. Ma quello mai nel cuor si dette pace e fu ancora più infame e più tenace, con la calunnia distrusse quell’amore e Pia morì nel più grande dolore.

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