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San Francesco d’Assisi

Spuntò un bel giorno un sole nascente, da una francese e da un ricco mercante, venne alla luce, anzi la diede, un bimbo unico, il loro erede. Detto Francesco, ma di nome Giovanni, cresce vivace nei suoi primi anni, intelligente e assai perspicace, però a quel bimbo studiare non piace. Il suo bel sogno, state a sentire, era di essere un gran cavaliere, niente più scuola, ma lancia e spada, questa divenne, così, la sua strada. La bella vita, gli amici, il buon cibo, valevan di più della penna o di un libro, spendeva il denaro senza ritegno e sperperava il paterno guadagno. Andava in guerra come per gioco, ma questo si sa quanto duri poco, però non si arrese neppur prigioniero, voleva ricchezze, possedere un maniero. Così, alla ricerca della fortuna, s’incamminò, voleva la luna. Cosa poi accadde non è proprio chiaro, certo qualcosa di unico e raro. Nella sua testa un pensiero fu fisso, sempre presente l’effigie di Cristo, l’uomo a cui mai interessò la ricchezza e in povertà trovava bellezza. Ora, si disse, che Cristo non c’era, la Povertà da sola piangeva, nemmeno i preti volevan sposarla e lui per questo volle provarla.

“Voglio lasciare questa vita insana e darmi in sposo alla donna più buona, è Povertà il nome suo santo e io con lei voglio vivere accanto. Cristo era povero ed era felice e nel Vangelo questo si dice; in cerca di un mondo onesto e pulito me ne andrò finché non l’avrò trovato”.

Così divenne ‘il poverello’, senza vestiti, senza castello, e lasciò al padre tutti i suoi averi dicendo: “È Dio il Padre mio e sta nei cieli!”

Il suo esempio fu da tanti seguito, nuova famiglia aveva formato: padre Francesco, madre Povertà, nel nome della pace e dell’umiltà. In una grotta, vecchio e ormai stanco, si ritirò poi con qualche compagno e lì si narra che ricevette le stigmate che Croce a Cristo dette. Prima di andare su in Paradiso, Francesco disse, fermo e deciso, ai suoi fratelli, di protegger sua sposa, la Povertà, moglie amata e preziosa. Così finisce il suo racconto Tommaso, che mi ha colpito e non mi ha deluso, ma un’altra corona di spiriti danza ed una luce, tra le altre, ora avanza. “Io voglio narrarti di un Domenicano: compì un cammino lodevole e sano”. È un Francescano chi parla, di certo, ma non lo vedo pur se mi è dirimpetto. Così continua narrando le storie di quel bambino che fu del Signore. Veniva spesso per terra trovato, perchè, diceva, per quello era nato. Si ferma un attimo quella figura, poi dice: “Sono Bonaventura” e riconosco in lui il cardinale partecipe di una scoperta eccezionale: Bonaventura di Bagnoregio, uno studioso grande ed egregio, insieme ad altri affermò l’esistenza del Purgatorio, luogo di penitenza.

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