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Le sequenze descrittive

Nel rias sunto delle vicende di un racconto non sono neces sarie le sequenze descrittive: devi dunque tralasciarle nella suddivisione del racconto in sequenze.

Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.

SIGFRIDO E IL DRAGO

Sigfrido e il fabbro Regin giunsero nella Landa di Gnita. Ai loro occhi si presentò uno spettacolo sconfortante: La landa era una terra cupa e desolata dove si scorgevano solo rocce, sassi e un terreno arido e polveroso. Sigfrido e Regin capirono che il drago Fafnir era vicino; si nascosero dietro un masso e non dovettero attendere molto. Accompagnato da un boato di tempesta e da violenti sommovimenti del suolo, dal cuore della terra emerse il mostro. Era una creatura gigantesca e davvero ripugnante! Il lungo corpo di serpe si avvolgeva e dipanava in spire incessanti; due enormi ali palmate incapaci di qualunque volo gli appesantivano i fianchi e tozze zampe artigliate tentavano inutilmente di sostenerlo. Il capo era quanto di più mostruoso fosse dato vedere: piccolo rispetto alla montagna del corpo, con fauci schizzanti veleno tra file e file di denti acuminati e narici vomitanti fuoco, aveva terrificanti occhi piccoli piccoli e senza palpebre. Con il fiato sospeso Sigfrido e Regin seguirono con gli occhi quel mostro. Egli si diresse fino alla sorgente dove, tra minacciose nuvole di vapore, si abbeverò e alla fine scomparve nella sua tana. I due si scambiarono un’occhiata prima di uscire dal loro riparo: Regin aveva il volto pallido, terrorizzato dalla paura. Sigfrido si mise subito all’opera: lungo il percorso che portava alla sorgente scavò una fossa.

Era una buca grande quanto bastava a contenerlo e a permettergli di maneggiare la spada, la sua impagabile Gram. Lì si calò e non dovette attendere molto. Il mostro tornava verso la sorgente. Si sentiva un rombo pauroso, un fracasso assordante accompagnava la bestia che sputava veleno tutt’intorno e sollevava nuvole di polvere. Sigfrido aspettò impavido che l’orribile essere fosse proprio sopra alla sua testa, quindi, con animo inflessibile e braccio fermo, affondò la spada Gram sotto alla sua spalla sinistra. Fafnir, colpito a morte, era scosso da violenti spasmi; si dibatteva su di un fianco dimenando capo e coda con una furia cieca e mandando in pezzi tutto quello che gli si trovava attorno. Sapendo di essere in punto di morte, Fafnir parlò: – Chi sei tu, che hai arrossato la spada nel mio sangue e affondato la lama fino alle radici del cuore? Di quali genitori sei figlio? Gli rispose l’eroe: – Io sono Sigfrido, figlio di Sigmund, della gloriosa stirpe dei Volsunghi! Francesca Caddeo, Sigfrido e la leggenda dell’oro maledetto, Nuove Edizioni Romane

Segna con parentesi rosse le parti che descrivono: il luogo dove sono giunti Sigfrido e Regin; l’aspetto del drago; la buca che ha scavato Sigfrido; l’arrivo del drago; le reazioni del drago dopo che è stato ferito a morte.

Dopo aver individuato le sequenze descrittive che devono essere eliminate, rileggi il testo: capisci comunque la trama?

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