RASSEGNA STAMPA 7 NOVEMBRE 2020

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


07-NOV-2020 Estratto da pag. 13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 65

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 65

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 65

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-16

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-35

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-35

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-29

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 40

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-29

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 45

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-11

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 34

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 10

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06-NOV-2020 Estratto da pag. 38

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 23

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 25

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-12

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-10

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-13

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 6

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06-NOV-2020 Estratto da pag. 44

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-25

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 40

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 16

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-40

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 12

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-17

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-17

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-17

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-13

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 19

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 19

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-12

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-18

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-18

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-3

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-29

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-34

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 26

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 26

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 26

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-NOV-2020 Estratto da pag. 40

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 20

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 12

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 7

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 35

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 40

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-NOV-2020 Estratto da pag. 1-58

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-NOV-2020 Estratto da pag. 1-58

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-24

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-24

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 25

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 25

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-NOV-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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07-NOV-2020 Estratto da pag. 1-23

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10

SABATO 7 NOVEMBRE 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

Coronavirus: le storie e i lutti della Marca Giuseppe Rizzotto, 67 anni, ex primario di Otorino a Vittorio Veneto da martedì farà tamponi davanti all’ospedale: «È un dovere aiutare»

«Io, medico in pensione torno in prima linea E ai colleghi dico: ora non abbiate paura» L’INTERVISTA Francesca Gallo

n pensione da un anno, non ha mai smesso di andare in ospedale. Anche ai tempi della pandemia è in trincea schierato contro un nemico invisibile. Giuseppe Rizzotto, 67 anni, è primario emerito dell’unità operativa di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Vittorio Veneto. Alle spalle oltre quarant’anni di servizio ininterrotto, uno specialista conosciuto in Italia e in tutto il mondo per aver permesso ai malati di tumore alla laringe di tornare a parlare e senza alcuna cicatrice evidente. Rizzotto è forse il primo medico in pensione che in questi giorni ha risposto all’appello dell’Usl e della Regione. Dottor Rizzotto, come mai la decisione di mettersi a disposizione per fare tamponi? «Giovedì mattina ho mandato un messaggio al governatore Luca Zaia. Gli ho detto che, viste tutte le difficoltà a reperire personale idoneo per eseguire i tamponi, mi mettevo a disposizione e che sono pronto a fare tutti i tamponi che vuole all’ospedale di Vittorio Veneto. Dopo neanche mezzo minuto la risposta del governatore: mi ha ringraziato». Quindi è già operativo? « Ora bisogna organizzare la cosa. Mi sono messo subito in contatto con il direttore

I

Salemi. Gli ho chiesto: siete d’accordo? Lo facciamo? Io sono pronto e Zaia è d’accordo». E ora? « Adesso ci sono da fare tutti i passaggi necessari. Devono mettersi in contatto con la protezione civile. In ogni caso, ho già detto che martedì mattina alle 7.30 sarò comunque in ospedale. Se è tutto predisposto partiamo. Se non è pronto, richiamo Zaia e gli riferisco che non sono riusciti a mettere in piedi il discorso. Comunque, lo ribadisco, mi metto a disposi-

«La paura? C’è sempre Ma ai medici di famiglia ricordo che questa è la nostra missione» zione». Ma, dica la verità, cosa l’ha spinta a fare questa scelta? «Non potevo restare indifferente davanti a tutta questa difficoltà. I medici di base hanno problemi e fanno resistenza. Allora mi sono detto: mi metto io. Sono in grado di fare centinaia di tamponi tutte le mattine, senza nessuna difficoltà. È un falso problema che non si riesce a trovare personale. Non esiste». Perché dice questo? « Perché, per esempio, se lo avessero chiesto a me, ne troverei dieci disposti a fare tamponi anche domani mattina». Come ha reagito sua mo-

glie a questa sua decisione di tornare in campo? «Non lo sa ancora ... glielo dirò, glielo dirò». Cosa ne pensa dell’appello ai veterinari? Lo ritiene un ragionamento fondato? «Fare un tampone è una cosa semplice, elementare. In una situazione di emergenza potrebbe anche andare bene, ma non servirebbe neppure chiamare in causa i veterinari. Basterebbe che i medici di base si mettessero a fare i tamponi. Il problema non è di tutti: ci tengo a precisare, ce ne sono di bravi, ma altri si sono chiusi in casa e non vogliono più vedere nessuno. Hanno paura di prendere il virus». E lei non ha paura, considerato che ha una età compresa in una fascia ad alto rischio? «La paura c’è sempre, ma l’unica cosa che i medici non devono avere è proprio la paura, perché fa parte della loro vita. Il giuramento di Ippocrate parla chiaro. I medici, quando succedono cose di questo tipo, devono essere in prima linea, non tirarsi indietro». Che idea si è fatto di questa pandemia? «Di questo virus sappiamo ancora poco. Cosa succederà, credo che nessuno sia in grado di poterlo dire. Abbiamo un dato: l’epidemia del 1918, la spagnola. Questa ha fatto tre picchi e al terzo si è esaurita. Però non sappiamo se anche questa volta sarà così. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ex primario di Otorino Giuseppe Rizzotto e a destra l’ingresso dell’ospedale di Vittorio Veneto

aveva 84 anni

È mancato Dalla Libera dipendente della Krull TREVISO

Il virus ha vinto infine la sua strenua resistenza. Francesco Dalla Libera, già dipendente della Krull di viale Luzzatti, è mancato nei giorni scorsi. Aveva 84 anni. Per una vita aveva lavorato nella notissima azienda che produce spazzole. Da anni era malato, poi il sopraggiungere del virus,

Francesco Dalla Libera

ponte di piave

Martedì addio a Serafin “maestro” degli innesti PONTE DI PIAVE

Il Covid ha strappato alla comunità di Ponte di Piave Antonio Serafin persona stimata e conosciutissima per essere stato un grande conoscitore delle piante da frutta e delle rose. Aveva 90 anni che, ovviamente, facevano sentire il loro peso. Fino a qualche anno fa si arrampicava ancora sugli alberi per la potatura, ma soprattutto era un vero maestro nell’innestare nella

Antonio Serafin

che aveva contagiato anche la moglie. Le sue condizioni, alla fine, gli sono state fatali. E il suo fisico minato si è arreso. Commosso l’addio, mercoledì, in Cattedrale, dove in tanti hanno voluto rendergli l’ultimo omaggio. «Una persona splendida, un esempio», dicono commossi gli amici. Dalla Libera era uomo attaccatissimo alla famiglia e al lavoro, insignito anche della medaglia d’oro al concorso «Fedeltà al lavoro e progresso economico» dal 1988. Lascia la moglie Cesarina, il figlio Stefano, la nuora Patrizia, con tutti gli altri parenti. —

pianta selvatica quella fruttifera, un’arte che ormai in pochi ancora conoscono. Era il capostipite di una grande famiglia di agricoltori, uno dei punti di riferimento di una storica borgata, quella di via Calderba, promotrice di tante iniziative spesso incentrate sulla sagra di Ferragosto, sul ciclismo e sul “Pan e vin.” Antonio Serafin aveva un carattere mite e generoso. Lascia la moglie Augusta, i figli Giuseppe, Sandro, Elena e Silvano, le nuore, i nipoti e pronipoti, oltre ai fratelli e le sorelle. I funerali martedì nella chiesa parrocchiale di Ponte di Piave alle 11. È la terza persona di Ponte di Piave che muore per Covid. — ALVISE TOMMASEO


2 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 7 Novembre 2020

IlVenetoelalottaalvirus

Ieriesaminato un recorddi 20.005tamponi molecolari

«Mentre prima si trovavano focolai all’interno di un reparto, ora si è a macchiadileopardo:riusciamoabloccaregrazieallemisuredimonitoraggio stretto». Per questo l’Istituto oncologico veneto Iov non consentitevisite difamiliariincasodipazientepositivo alCovid, eglialtri sonopianificatievincolati al pareredelmedico curante direparto.

ISTITUTOONCOLOGICO

Iov,lottaaifocolai estretta sullevisite

ILMODELLODI PREVISIONEDELLA REGIONE. Ilgovernatoredall’unità dicrisi fotografauna pressione maggiore nelleUlss diTreviso e Belluno.«Mancanoanestesisti»

«Versoilpicco:2milaricoveriin10giorni» Zaia:«InVenetoabbiamogiàmezzopiede dentroallafasedi“allerta4”negliospedali» EsulDpcm:«Nonamicrolockdownprovinciali» Cristina Giacomuzzo

«In Veneto continuano ad aumentare i positivi e i pazienti ricoverati. Stando al piano di emergenza ospedaliero della Regione, abbiamo già mezzo piede dentro alla fase di allerta 4. Siamo, cioè, nel cuore della turbolenza e la tensione è massima sugli ospedali». Lo dice dall’unità di crisi il governatore Luca Zaia che, davanti ai microfoni, per la prima volta, non toglie la mascherina perché da ieri i bambini a scuola devono portarla sempre. «È un gesto di equità», dice. Insomma, il Veneto si sta avvicinando a grandi passi al momento in cui è prevista l’arrivo dell’onda di malati negli ospedali: dal 15 al 20 novembre. PREVISIONI DI PICCO. Zaia an-

che ieri l’ha ripetuto, dando però un quadro ancora più chiaro di quello che dovremo a breve affrontare: «Dai modelli che abbiamo a disposizione, possiamo prevedere che per metà novembre saranno raggiunte le 250-300 terapie intensive. Entrare in allerta 4 vuol dire dare un ulteriore giro di vite alla sanità. Sì, perché quando siamo entrati in allerta 3, abbiamo aperto gli ospedali Covid che sono stati svuotati velocemente dai pazienti con altre patologie per recuperare più letti possibili: non è escluso che nel momento di punta si possa galoppare verso i 1800-2000 pazienti Covid ricoverati in aree non critiche, sempre che non si registri in questi giorni una inversione di tendenza». LIVELLI DIVERSI NELLE ULSS.

L’obiettivo della sanità veneta è quello di riuscire a curare tutti e far in modo che scene come quelle viste ieri del reparto di Torino - con i pazienti Covid sistemati in barella, a terra, e la bombola portatile di ossigeno accanto - non si ripetano qui in Veneto. Come noto, la regione intera è in al-

lerta 3 dalla settimana scorsa. Ma il piano sanitario è modulare e consente dei focus provinciali. «Alcune Ulss sono già in allerta 4 per ricoveri nei reparti non intensivi o nelle rianimazioni - precisa Zaia -. In particolare, Belluno è in allerta 4 per l’area non critica e in allerta 3 per le terapie intensive. Treviso invece è in allerta 4 per entrambe le tipologie».

Laricerca

SOS CERCANSI ANESTESISTI.

Nonostante Covid-19 si manifesti come malattia respiratoria, è la trombosi il segno distintivo della maggior parte dei casi gravi e critici: questo apre scenari di terapie «mirati a diminuire il processo infiammatorio e trombotico nei pazienti più gravi». È quanto viene ribadito da una ricerca pubblicata sulla rivista “Arteriosclerosis, thrombosis and vascular biology” condotta dall’Università di Verona e da quella di Chieti col sostegno di Fondazione Tim, Fondazione Cariverona e Ministero della ricerca. «Nei pazienti Covid si generano piastrine, con fenotipo procoagulante, che sono più predisposte, interagendo con i leucociti, a diffondere l'infiammazione attraverso il circolo sanguigno e a causare la trombosi nella rete vascolare polmonare e sistemica», spiega Pietro Minuz, direttore di Medicina interna a Verona. «Sono stati studiati pazienti con polmonite da virus SARS-CoV-2 in condizioni cliniche non gravi ed in una fase inziale della malattia”, spiega Minuz. La ricerca ha individuato meccanismi nel sangue dei pazienti, per piastrine e globuli bianchi, con una attività proinfiammatoria che «aiuta a spiegare i meccanismi e l’elevata prevalenza di trombosi polmonare nei pazienti»: è lì che si deve quindi concentrare la terapia. •

L’emergenza nell’emergenza riguarda il personale medico: «A noi servono più anestesisti e pneumologi per fronteggiare le nuove richieste della rimodulazione ospedaliera», dichiara il governatore. Una nuova ondata di ricoveri che è peraltro diversa da quella di marzo, quando c’erano molti più pazienti in rianimazione rispetto a quelli nelle aree non critiche. Oggi sta accadendo il contrario. NO A MICRO LOCKDOWN. L’al-

lerta 3 e 4 riguardano solo gli ospedali veneti e non ha nulla a che fare con gli “scenari” del Dpcm che mettono il Veneto, al momento, ad un livello “giallo“, cioè subito dopo il verde, ma prima di arancio e rosso. Scenari che definiscono la vita sociale e produttiva, le aperture e chiusure di attività, per capirci. Su questo ieri Zaia ha precisato: «Anche se come presidente di Regione ne ho la facoltà, non ho intenzione di mettere in atto nessun micro-lockdown». Cioè, niente ordinanze restrittive per far cambiare livello di scenario a una provincia, per esempio. Quando il Veneto passerà alla fase arancione (stop a bar e ristoranti)? «Dipende da noi – chiude Zaia –. Sul fronte ospedaliero siamo sicuri di tenere i parametri in linea anche a fronte del picco che si avvicina. Ovvio che, se aumenta il contagio, vuol dire che non si stanno osservando le regole, insomma, non si sta portando la mascherina». • © RIPRODUZIONERISERVATA

L’Università diVerona: «Malati,rischi datrombosi»

Eccoil diverso gradodi gravitàdei ricoverinelleUlsse Aziendeospedalieredel Veneto

Ulss 1

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Ulss 2

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Ulss 3

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Ulss 4 Ulss 5

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46 56

Ulss 6 Ulss 7

26 30

Ulss 8 Ulss 9

9

AOUPD

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85 25 14

45 89 0

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71 52

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AOUVR

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50

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28

14

Gravità Critico intubato Critica Severo Lieve Pauci-sintomatico Asintomatico Altro

14 8 100

150

200

250

FOCUS. L’interventodi FrancescaRusso acapodella Prevenzione

Contagi sotto controllo E si attende l’influenza «Quandopasseremo allo scenario arancio? Dopo ivariDpcmci aspettiamo unrallentamento» «La diffusione del virus è controllata e controllabile». Parola di Francesca Russo, responsabile della Direzione Prevenzione della Regione. Ieri il presidente, Luca Zaia, l’ha voluta al suo fianco all’unità di crisi, insieme agli assessori Manuela Lanzarin e Gianpaolo Bottacin, per spiegare il flusso di dati che la Regione fornisce al ministero e all’Iss, Istituto superiore di sanità, in base al quale poi il Veneto è stato inserito nello scenario “giallo“, cioè il meno critico di quelli previsti e che accompagnano misure di limitazione alla circolazione e le chiusure delle attività più leggere. E cioè il numero dei ricoveri, dei morti, «ma anche indicatori di processo come quanto tempo ci mettia-

DasinistraLanzarin, Russo,Zaia, e Bottacin

mo a individuare un soggetto positivo e a prenderlo in carico - spiega - e poi qual è la tenuta del sistema sanitario non soltanto in termini di area critica, ma anche di tracciamento dei contatti. È emerso che l’Iss richiedeva 1 operatore su 10 mila abitanti per effettuare il tracciamento, quando in Veneto siamo a 2,5 su 10 mila abitanti. Questi ed altri elementi sono stati messi a sistema in un rappor-

to di monitoraggio che viene pubblicato ogni fine settimana e che categorizza le Regioni calcolando il famoso indice Rt. Un sistema che nasce con l’obiettivo di capire se le Regioni sono organizzate, ed eventualmente, come l’organismo centrale può sostenerle, e per dare alla Regione stessa un sistema di monitoraggio performante per capire dove deve migliorarsi». Sulla base di questi elementi,

è avvenuto l’inserimento in scenari diversi: giallo, arancione e rosso. Il Veneto si è posizionato in fascia gialla e Russo e Lanzarin smentiscono oggi possibile cambio a breve. «Quando passeremo al scenario peggiore - continua Russo -? Ci sono state misure prese sulla comunità avviate con Dpcm precedenti (mascherine all’aperto e stretta su mantenimento della distanza interpersonali, presenza limitata nei luoghi chiusi) di cui vedremo gli effetti fra una decina di giorni a cui si andranno a sommare quelle prese in questi giorni. Qualche riduzione si dovrebbe vedere». Infine, Russo ha spiegato che in questa griglia di informazioni che la Regione invia a Roma, c’è spazio anche per una variabile di cui si sentirà parlare a breve: l’influenza stagionale. «A un paziente con i classici sintomi vengono fatti entrambi i test: Covid e influenza classica. In altri Paesi dove l’influenza è circolata prima della seconda ondata di Covid, si è notata una incidenza più bassa perché le misure che mettiamo in atto per difenderci dal Covid servono anche per questo virus». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

ILREPORT: UNGIORNODI“RESPIRO”. Uncalo di-8 personein corsiae-4 casi gravi. Eintanto il Venetorestaprimo nella classificadella sanità

Ieripausanelleterapie intensivee neireparti Macisono state altre22vittime eun piccodi+3377nuovi positivi Piero Erle

Per un giorno la sanità veneta può tirare il fiato. Dopo la corsa pericolosissima di questa settimana, con una media di una novantina di nuovi ricoveri al giorno, ieri sera il report diffuso dalla Regione ha reso noto che negli ospedali veneti il numero di “ricoveri Covid” è sceso di otto unità, a quota 1308, rispetto alla sera prima. Con il totale di 1099

“attualmente positivi” che è rimasto esattamente lo stesso, mentre dai vari reparti sono stati dimessi 59 malati che quindi hanno più che bilanciato i nuovi ingressi. CASI GRAVI E DECESSI. Anche

nelle terapie intensive, dopo il preoccupante +18 dell’altra sera, ieri c’è stata una pausa: -4 unità nel conteggio globale. Purtroppo però in questo caso bisogna anche ricordare che ieri gli ospedali hanno do-

vuto prendere atto di 18 nuovi “decessi Covid”, con un conteggio che sale a +22 in un solo giorno se si tiene conto di quelli anche delle case di riposo. Il Veneziano in 24 ore ha pianto sei nuovi lutti, il Vicentino altri cinque, il Trevigiano quattro e il Veronese tre, mentre per Bellunese e Padovano ci stati altre due vittime a testa. POSITIVI. Purtroppo il conto

de nuovi positivi invece ieri non ha dato tregua. Con 20 mila tamponi fatti in 24 ore (più quelli rapidi) in Veneto sono stati scoperti altri 3377 casi di infezione da Sar-

sCov2, portando il totale da inizio pandemia a 73.167 mentre solo un mese fa, il 7 ottobre, non si era nemmeno a 30 mila. I negativizzati ieri invece sono stati “solo” 65, e risultano solo 18 mila in isolamento, ma è evidente che i conti qui sono saltati visto che risultano anche quasi 45 mila attualmente positivi. LA SANITÀ DEL VENETO È LA MIGLIORE. Intanto il Veneto è

al primo posto nella classifica delle regioni che assicurano le migliori cure essenziali ai cittadini (mentre in fondo alla classifica c’è la Calabria, che è stata inclusa nella “zo-

na rossa” dall’applicazione dell’ultimo dpcm). Lo ha stabilito la griglia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) relativi all’anno 2018 pubblicata dal Ministero della Salute, i cui risultati erano stati anticipati già a gennaio. Analizzando il trend 2012-2018, si legge, «emerge un sostanziale miglioramento del punteggio medio globale che cresce passando da 191 nel 2017 a 199 nel 2018». La pagella prende in considerazione diversi indicatori, che vanno dall’adesione agli screening oncologici ai parti cesarei, dal tasso di vaccinazione ai ricoveri inappropriati. Nel

Unnuovoricovero

2018 spicca il Veneto che guida con 222 punti su 225, seguito da Emilia Romagna (221), Toscana (220), Piemonte (218), Lombardia (211) e Liguria (211). A segui-

re Umbria (210), Abruzzo (209), Marche e Friuli Venezia Giulia (206). Tutti promossi. A livello “accettabile” anche Basilicata (191), Lazio (va da 180 punti del 2017 a 190), Provincia di Trento (185), Puglia (186), Molise (passa da 167 a 180) e Sicilia (da 160 a 171). In coda la Campania, che balza da 153 punti del 2017 a 170 del 2018, e la Calabria, passata da 136 ai 162. Sono “insufficienti” invece Valle d’Aosta (159), Sardegna (145) e Bolzano (142). Il governatore Luca Zaia: «È un primato di cui andar fieri: lo dedico ai veneti e a tutta la squadra che ha lavorato e lavora ogni giorno sia nella fase operativa dell’erogazione dei servizi, sia in quella della programmazione. • © RIPRODUZIONERISERVATA


III

Primo Piano

Sabato 7 Novembre 2020 www.gazzettino.it

Il Veneto orientale vede la luce «Superato il picco, ora la discesa» `Il 96 per cento è asintomatico e le strutture sanitarie Il dg dell’Ulss 4 Carlo Bramezza: «Il 4 novembre il record di 144 casi, adesso una novantina al giorno» reggono. «Undici decessi: tutti anziani e già malati» `

L’Ego-Hub (dipendenti e non dipendenti)

con con tampone COVID-19 effettuato positivo

con COVID-19 positivo su operatori totali

3.551

87

2,5%

1.136

3

0,3%

DIRETTORE GENERALE Giuseppe Dal Ben

«ABBIAMO SEMPRE BISOGNO DI MEDICI E INFERMIERI SPECIALMENTE IN QUESTA FASE DIFFICILE»

LA PREVENZIONE Tamponi, tamponi, fare tamponi, fare tanti tamponi. Il monitoraggio è considerato da tutti, a partire dal presidente Zaia, l’arma più efficace per circoscrivere il virus. Al punto che il governatore del Veneto ha auspicato spazi dedicati in ogni comune, anche per dare una mano ai medici di base che non sempre hanno locali e personale adeguato. Ma come si stanno attrezzando i Comuni? A San Donà sta per cominciare una collaborazione importante con i medici dell’Esercito, provenienti dalla caserma Capitò di Portogruaro: per due mesi affiancheranno i colleghi “civili” nell’esecuzione dei test. A Mirano invece il Comune è pronto a istituire anche più punti tampone se arriverà la richiesta dai medici. Si muove anche la parrocchia di Zianigo. «Da parte nostre c’è massima disponibilità - assicura il sindaco Maria Rosa Pavanello - abbiamo preallertato anche la protezione civile comunale se fosse necessario allestire tende o strutture di appoggio». Pavanello nei giorni scorsi ha fat-

L’ANDAMENTO

Il caso

SAN DONA’ «Nei giorni scorsi abbiamo raggiunto il picco: dai dati a disposizione possiamo dedurre di essere nella fase discendente della parabola». Così il direttore generale dell’Ulss4, Carlo Bramezza, ha fatto ieri il punto della situazione dei contagi nel territorio del Veneto orientale. Il picco cui faceva riferimento è quello del 4 novembre, con 144 contagiati, ora passati a 90 al giorno. In pratica, se venisse confermato questo trend, nell’area coperta dall’Ulss 4 si starebbe anticipando l’ipotesi di discesa che il presidente del Veneto, Luca Zaia, aveva previsto attorno a metà mese. Bramezza, comunque, invita a non abbassare la guardia e a rispettare le prescrizioni. «Invitiamo la popolazione a continuare ad essere virtuosa nell’impedire la circolazione del virus – ha osservato Bramezza – cioè rispettando le buone pratiche igieniche. Con la situazione epidemiologica attuale abbiamo un contenuto numero di ricoveri e possiamo gestire tutte le attività in essere. Va da sè che se invece dovessimo registrare una impennata di degenze al Covid hospital, dovremmo deviare personale nel presidio di Jesolo e quindi rimodulare l’attività altrove».

«Didattica a distanza ma i bus servono ancora»

gione), sono stati attivati altri posti letto alla casa di cura Rizzola (dove sono ricoverati tre pazienti) e altri verranno attivati molto probabilmente nella casa di riposo di Cinto Caomaggiore, come già fatto la scorsa primavera. Azzerati, infine, i contagi nelle case di riposo. «Un dato molto positivo – ha spiegato il direttore dei servizi socio sanitari dell’Ulss 4, Mauro Filippi – arriva dalle case di riposo dove l’unico positivo si è negativizzato. Tra i 1200 ospiti di queste strutture ad oggi non c’è quindi nessun contagio». Lo stesso vale anche per i centri diurni per disabili. Le case di riposo del Veneto orientale continuano ad accogliere ospiti e anche le visite dei familiari restano consentite. Fabrizio Cibin

NOALE «La didattica a distanza non esclude attività in presenza nelle scuole superiori e dunque gli studenti non vanno lasciati a piedi». La segnalazione di possibili disservizi ai trasporti ora che, con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm, gli istituti superiori hanno di fatto chiuso i battenti, arriva dagli studenti che fruiscono della linea 11E da Mirano a Noale e viceversa. Il rischio che venga soppressa, essendo stata istituita praticamente per l’Enaip di Noale, è reale: «Questo lamentano gli utenti creerebbe seri problemi di trasporto ai ragazzi e alle loro famiglie che, pur avendo pagato un abbonamento annuale, si trovano senza mezzo di trasporto per raggiungere l’istituto e tornare. Anche perchè, visto che facendo riferimento al Dpcm del 3 novembre, si dice che rimane salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori, la didattica in presenza non è del tutto esclusa». La segnalazione è già stata inviata dalle famiglie degli studenti coinvolti sia all’Ufficio scolastico regionale, sia allo stesso istituto Enaip, oltre ovviamente ad Actv. L’azienda di trasporto però fa sapere di essere in contatto con gli istituti di tutta l’area di operatività, ai quali è stato chiesto di comunicare quali siano i laboratori che prevederanno la presenza degli alunni in istituto e gli orari: sulla base del riscontro di questi aspetti, Actv si dice pronta a rimodulare le corse di linea a supporto del servizio che prevede come origine o destinazione gli istituti secondari superiori del territorio. (F.Deg.)

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OSPEDALE DI JESOLO La Terapia intensiva; a sinistra, il dg dell’Ulss 4 Carlo Bramezza

I NUMERI

IL RESPONSABILE DELLA TERAPIA INTENSIVA: «SIAMO BENE ORGANIZZATI E NON AFFRONTIAMO PIU’ UNA COSA NUOVA COME A PRIMAVERA»

Oggi sono complessivamente 798 le persone positive al Covid19 nel territorio dell’Ulss 4, che equivalgono allo 0,3% della popolazione del Veneto orientale, e il 96% dei contagiati è asintomatico. Sul fronte scuole, al 3 novembre il numero complessivo dei casi indice (contagiati) è 73, questi hanno generato 2255 tamponi a stu-

L’OTTIMISMO DERIVA ANCHE DALL’ASSENZA DI CONTAGI NELLE CASE DI RIPOSO: «L’UNICO POSITIVO SI E’ NEGATIVIZZATO»

denti e personale scolastico, coinvolgendo 20 istituti e 70 classi. All’ospedale di Jesolo sono 29 le persone ricoverate nel reparto di malattie infettive, una in terapia intensiva (altre due sono a San Donà e Portogruaro). «La situazione nella nostra Ulss è sotto controllo», ha detto il responsabile di terapia intensiva, dottor Fabio Toffoletto. «Abbiamo strutture organizzate già a marzo e aprile e che hanno dato un’ottima risposta. E non siamo più di fronte a una cosa nuova». Ci sono stati undici decessi, e si tratta di persone anziane, il cui quadro clinico era gravato da altre patologie. Oltre al Covid-hospital di Jesolo ed una serie di posti letto covid alla casa di riposo Stella Marina di Jesolo (dove sono già stati trasferiti cinque pazienti in fase di guari-

Anche i medici dell’Esercito alla “guerra” dei tamponi mentre i Comuni si attrezzano to contattare tutti i medici di base del territorio per sondare l’eventuale richiesta di spazi aggiuntivi dove effettuare test. Solo uno studio associato del capoluogo ha manifestato interesse, anche se non subito. Il Comune comunque è pronto a offrire più strutture: palestre, strutture sociali come la Casa della musica o il centro civico di Scaltenigo e la sala al piano terra di Corte Errera. A Zianigo invece ha offerto disponibilità dei propri spazi esterni la parrocchia, in particolare del tendone permanente dove si tiene la sagra. Se necessario il Comune è pronto anche a mettere a disposizione alcune aree all’aperto, come parcheggi, laddove fosse necessario allestire un punto-tampone “drive-through”, direttamente con accesso in auto. Va detto che la scarsa richiesta, per ora, a Mirano è determinata dal fatto che spazi aggiuntivi agli stu-

di medici sono già stati offerti dal distretto sanitario dell’Ulss, che si trova in città a due passi dall’ospedale e dunque per ora molti dottori si affidano a strutture che sono già sanitarie e ambulatoriali. A Chioggia «la parola d’ordine è sicurezza. Per noi e per i pazienti», assicura la dottoressa Cristina Zennaro, della medicina di gruppo integrata (Mgi) Santo Spirito. E per garantire la sicurezza, i medici si stanno letteralmente “inventando” le soluzioni più ido-

LA SINDACA DI MIRANO PRONTA A ISTITUIRE SPAZI PER I TEST IN BASE ALLE RICHIESTE CHE ARRIVERANNO DAI MEDICI DI BASE

nee: «E’ impensabile eseguire i tamponi negli ambulatori (il nostro è anche stretto) frequentati dalla generalità dei pazienti. Avevamo pensato di chiedere un locale apposito all’Ulss, poi ci siamo accordati con la mgi Madonna Marina, non lontana da noi, per usufruire di uno spazio in cui i medici delle due associazioni potranno alternarsi». Due ingressi permetteranno, invece, agli utenti della Tombola, di usufruire dell’ambulatorio della Mgi Medical Service. «I sei medici del gruppo si avvicenderanno un giorno ciascuno, in orario 18-20. Alla fine di ogi giornata ci sarà la disinfezione dei locali», spiega il dottor Angelo Carullo. «Il nostro ambulatorio ha tre ingressi – dice il dottor Roberto Nordio, della Mgi Madonna Marina – potremmo organizzare dei percorsi differenziati, ma preferiamo usare il corridoio esterno, con tettoia,

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TEST RAPIDI Tamponi “drive” in una foto d’archivio

A CHIOGGIA LE VARIE MEDICINE DI GRUPPO SI ORGANIZZANO CON NUOVI LOCALI E PERCORSI DIFFERENZIATI TRA I PAZIENTI

dove è possibile arrivare in auto e farsi il tampone dal finestrino». Insomma il modello drive trough già applicato dalla stessa Ulss 3. «Si accederà per appuntamento, nelle ore di minor affollamento. Credo che potremo essere operativi la prossima settimana, se ci arriveranno i tamponi che ancora non abbiamo». Analoga situazione a Cavarzere dove «non ci hanno mai mandato i guanti – dice la dottoressa Ornella Mancin di Medicina Futura – i tamponi si faranno alla Cittadella socio-sanitaria, su prenotazione. Abbiamo predisposto un percorso, per le auto, in modo da effettuare i tamponi rapidi. Risposta in un quarto d’ora e, in caso di positività si avverte l’utente, e l’operatore dovrà cambiare completamente le protezioni. Contiamo anche sull’aiuto della Protezione civile». A San Donà invece, come anticipato nell’edizione di ieri, la crescente esigenza di tamponi sarà soddisfatta dalla Casa delle associazioni di via Svezia, dove è stato trasferito il centro operativo visto che i locali dell’Ulss 4 in via Girardi erano diventati troppo piccoli e troppo affollati. (F.Deg.) (D.Deg.) (D.Deb.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Sabato 7 Novembre 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest

Giallo o arancione? «Decisivi in Veneto i prossimi 10 giorni» Russo, capo Prevenzione: «Valutazione `Si attendono i risultati delle misure epidemiologica nell’arco di tre settimane» scattate il 26 ottobre e rafforzate da ieri `

LA CLASSIFICAZIONE VENEZIA Da ieri il Nordest fa i conti con le limitazioni alle attività economiche e sociali comportate dall’inserimento nella zona gialla, secondo la classificazione prevista dal decreto del premier Giuseppe Conte e dall’ordinanza del ministro Roberto Speranza. Ma quand’è che scatterà la prossima valutazione, con la riconferma oppure la modifica della fascia? Il dpcm prevede una verifica settimanale degli indicatori, ma cruciali per il Veneto saranno «i prossimi dieci giorni» secondo Francesca Russo, responsabile regionale (e coordinatrice nazionale) della Prevenzione.

dei compartimenti stagni. La collocazione viene valutata nell’ambito dell’andamento delle ultime settimane, tanto che alcuni indicatori hanno valenza settimanale e altri mensile. La sanità pubblica ci insegna che bisogna aspettare circa venti giorni, per vedere cambiamenti sul piano epidemiologico rispetto a determinate misure». In questo momento ci troviamo a circa metà del percorso di osservazione. Il 26 ottobre erano infatti scattate la chiusura di palestre, cinema e

teatri, la riduzione nell’orario di apertura di bar e ristoranti, la didattica a distanza al 75% nelle scuole superiori, l’obbligo della mascherina all’aperto. Dal 6 novembre le restrizioni sono state poi rafforzate, con la serrata anche dei musei, lo stop ai centri commerciali nel fine settimana, le videolezioni al 100% negli istituti secondari di secondo grado, la riduzione al 50% della capienza dei mezzi pubblici. «Da qui ai prossimi dieci giorni – rimarca dunque la dirigente – forse un

Totale regionale

cambiamento potrebbe anche esserci». In meglio, si auspica, per cui il Veneto potrebbe ulteriormente consolidare il posizionamento in giallo. AL VERTICE Francesca Russo e Manuela Lanzarin ieri a Marghera

I DATI Quel colore significa «trasmissibilità sostenuta e diffusa, ma gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo», per citare il verdetto emesso dopo l’esame incrociato dei 21 parametri su cui si basa il monitoraggio, condiviso ormai da 24 settimane

dalle Regioni, dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità. «Sono indicatori che trasmettiamo a Roma quotidianamente – evidenzia Russo – e su cui c’è un confronto statistico ogni martedì. C’era stato quel problema informatico, ma poi lo

Treviso

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1.256

17

225

Posti letto Terapia Intensiva

Posti letto area NON critica

Posti letto Terapia Intensiva

Posti letto area NON critica

I TEMPI Realisticamente nessuna Regione in Italia può sperare di scendere in area verde, in quanto vorrebbe dire trovarsi per almeno 14 giorni nelle stesse condizioni di luglio-agosto: oggettivamente impossibile. Veneto e Friuli Venezia Giulia che sono in fascia gialla, dunque, possono solo confidare di restarci. Se invece dovessero peggiorare, salirebbero in zona arancione, patendo così la chiusura di bar e ristoranti e il divieto di uscire dai confini comunali. «Ma le “scatoline” colorate – spiega Russo – non sono

VIA ALLA SORVEGLIANZA SULL’INFLUENZA: I DOTTORI POSSONO DISPORRE IL TAMPONE PER LA RICERCA DI ENTRAMBI I VIRUS

I CONTROLLI VENEZIA Nelle case di riposo del Veneto sono positivi il 3% degli ospiti e l’1,6% degli operatori. È quanto risulta dalla periodica rilevazione della Regione, aggiornata all’altro ieri, che segnala come contagiati 928 anziani su 31.366 e 513 addetti su 31.468. Trova dunque conferma statistica l’impennata di focolai registrata dalle cronache di questi giorni nelle varie province, tanto che la conta dei morti dall’inizio dell’emergenza si allunga a 1.081.

I NUMERI La ricognizione ha riguardato 335 strutture dislocate in tutte le sette province. Per quanto concerne i degenti, l’ultimo giro di test rapidi ne ha coinvolti 27.637, mentre i tamponi molecolari sono stati 30.697. In termini assoluti, è l’Ulss 8 Berica a registrare il più alto numero di infezioni (177), mentre è l’Ulss 1 Dolomiti a riscontrare l’incidenza relativa più elevata (6,8%). Quanto agli

Legenda limiti area non critica

Legenda limiti terapia intensiva F1 50

F2 F3 F4 F5 150 250 400 1.000

Legenda limiti terapia intensiva

F1 F2 F3 F4 F5 300 900 1.500 2.400 6.000

Belluno

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Legenda limiti area non critica

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Venezia

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Posti letto Terapia Intensiva

Posti letto area NON critica

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Posti letto Terapia Intensiva

Posti letto area NON critica

Legenda limiti area non critica

Legenda limiti terapia intensiva F1 F2 F3 F4 F5 2 6 11 17 43

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Legenda limiti terapia intensiva

F3 F4 F5 72 115 286

Padova

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LE SENTINELLE Legenda limiti area non critica

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F1 54

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Verona

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Posti letto area NON critica

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Posti letto Terapia Intensiva

Posti letto area NON critica

Legenda limiti area non critica

Legenda limiti terapia intensiva F1 F2 F3 F4 F5 11 34 56 90 224

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Legenda limiti area non critica

Legenda limiti terapia intensiva

F2 F3 F4 F5 186 310 496 1.241

Rovigo

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F3 F4 F5 59 94 234

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Posti letto Terapia Intensiva

Posti letto area NON critica

Posti letto Terapia Intensiva

218 Posti letto area NON critica

Legenda limiti area non critica F1 22

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Legenda limiti terapia intensiva F1 8

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F3 38

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meno a spasso». Legenda limiti area non critica

F1 46

F2 F3 F4 F5 139 232 371 928 L’Ego-Hub

Case di riposo, positivi il 3% degli ospiti (con 1.081 morti) e l’1,6% degli operatori operatori, sono stati effettuati 24.373 test e 30.544 tamponi. L’Ulss 2 Marca Trevigiana presenta ben 103 addetti positivi e l’Ulss 3 Serenissima evidenzia un tasso del 2,5%.

GLI ORDINI DEI MEDICI ALLA REGIONE: «VETERINARI? MEGLIO COINVOLGERE I GIOVANI LAUREATI CHE NON LAVORANO»

Il sistema comunque è in evoluzione: prossimamente dovrebbe tener conto anche del peso dell’influenza stagionale. «La settimana scorsa – annuncia Russo – è partita l’annuale attività dei medici-sentinella, con la novità che non sarà più una sorveglianza solo sull’influenza, ma anche sul Covid. Di fronte a sintomi comuni all’una e all’altro, il medico valuterà se disporre il tampone, per la ricerca sia del Coronavirus che del virus influenzale». A.Pe.

Vicenza

12

Legenda limiti terapia intensiva F1 F2 F3 F4 F5 3 10 16 26 64

F2 F3 F4 F5 116 193 308 771

abbiamo risolto e adesso ci identifichiamo pienamente nella fascia gialla. Tengo comunque a precisare che il sistema non era nato come una pagella, ma per centrare altri due obiettivi: permettere agli organismi centrali di vedere se e come le Regioni si sono organizzate; consentire alle stesse Regioni di capire se la propria organizzazione è abbastanza performante o se deve migliorarla». Il problema, ribadisce il governatore Luca Zaia, è che nella fase finale è mancato il confronto: «Le proteste di alcuni presidenti? Se c’è dibattito, vuol dire che c’è un problema di dialogo. Ma se non c’è dialogo, non c’è neanche una formula magica in cui si introducono i dati e viene fuori la zona rossa, gialla o arancione. Per questo motivo ho chiesto che ci sia il contraddittorio con la singola Regione».

LE DIAGNOSI A proposito di diagnosi, intanto, continua il dibattito sul coinvolgimento di veterinari, dentisti e farmacisti nell’attività di accertamento. Chiede di essere ammessa alla discussione la Federazione regionale degli Ordini del medici chirurghi e odontoiatri. Oltre a solidarizzare con le colleghe Franca Mirandola e Adele Di Costanzo (quest’ultima «pesantemente insultata sui social da persone, i cosiddetti negazionisti, che con i loro comportamenti irresponsabili mettono a rischio la vita altrui»), l’organismo rimar-

ca che «in situazioni di emergenza i medici hanno sempre fatto il loro dovere nei secoli , ma è attraverso il dialogo fra istituzioni che si risolvono i problemi tuttora insoluti, non con imposizioni che travalicano collaborazioni e norme istitutive degli Ordini professionali». Inoltre il sindacato degli ospedalieri Cimo esprime perplessità su veterinari, farmacisti e odontoiatri («adesso improvvisamente ci si ricorda di loro e si chiede un aiuto»), lanciando un’altra proposta: «Vi sono molti giovani medici chirurghi neolaureati che potrebbero essere utiliz-

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zati, come nelle Usca, con corsi appositi per il tempo necessario. Non ci sarebbero problemi in quanto regolarmente abilitati ed iscritti all’Ordine giusto ed avremmo qualche giovane di

INTANTO LA SANITÀ VENETA SI CONFERMA AL PRIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DEI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA

I LEA Nel frattempo la sanità veneta ha ottenuto un nuovo riconoscimento sul fronte dei Lea. Infatti il il Veneto è al primo posto nella classifica delle Regioni che assicurano i Livelli essenziali di assistenza, secondo la valutazione relativa al 2018. In fondo alla graduatoria c’è invece la Calabria, inserita in questi giorni in zona rossa proprio per la fragilità del suo sistema sanitario. Soddisfatto il governatore Luca Zaia: «Ottenere 222 punti su un massimo di 225, rispetto a una media nazionale di 199, significa essere riusciti a rispettare il diritto alla salute sancito dalla Costituzione, impresa che si fa di anno in anno più difficile, ancor più in questa fase storica nella quale il Covid costituisce uno stress test che fa tremare i polsi. Il risultato non deve rallentare però la ricerca di migliorare e quindi è uno stimolo ad andare avanti perché in sanità chi sta fermo, in realtà arretra». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

SABATO 7 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: le ricadute sull’economia

Confindustria e sindacati «Dopo il Covid, la crescita» Documento comune tra l’associazione regionale degli imprenditori e Cgil Cisl e Uil «Programmare le risorse per progettare una nuova stagione di sviluppo» Nicola Brillo / VENEZIA

«La situazione economica pre-Covid era già molto complessa, poi si è aggiunta la pandemia a cambiare modelli e abitudini: ora è prioritario preservare e rilanciare il nucleo produttivo e industriale del Veneto». Confindustria Veneto, Cgil Veneto, Cisl Veneto e Uil Veneto fanno propria la grande preoccupazio-

ne dei rispettivi associati e iscritti per l’emergenza sanitaria e le ricadute economiche e sociali nella regione. Con una nota congiunta i rappresentanti di imprenditori e sindacati veneti lanciano al territorio un messaggio di distensione, rassicurazione e forte collaborazione tra le associazioni di rappresentanza. Tre i temi sui quali intervenire. Al primo posto ci sono la

salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro («il rispetto rigoroso dei provvedimenti di salute pubblica e la loro puntuale applicazione hanno confermato che le fabbriche possono essere luoghi sicuri, diventando un ulteriore fattore di tenuta economica»). Poi la coesione sociale, con l’obiettivo di evitare il rischio di strumentalizzazioni (e potenziali infiltrazioni) pronte ad appro-

fittare della difficoltà economica di categorie particolarmente colpite, mantenendo la continuità degli strumenti di tutela dell’occupazione e delle imprese per tutta la durata dell’emergenza. Infine le filiere produttive: qui bisogna evitare di trovarci «dopo la pandemia senza più tessuto industriale su cui far leva per ripartire». «È un dovere istituzionale

poiché le aziende e i lavoratori sono un fondamentale elemento di tenuta economica e sociale soprattutto in questo periodo di grande difficoltà» scrivono le parti sociali nel messaggio «È il momento di pensare al bene comune della difesa e preservazione del lavoro, perché senza lavoro sono le stesse fondamenta della società che rischiano di crollare». I firmatari chiedono di ridisegnare il tessuto industriale del territorio con progetti «in grado di valorizzare le risorse che, come Paese e Regione, abbiamo impiegato per impedire il tracollo economico, occupazionale e sociale». Chiedono che i fondi che saranno messi a disposizione siano destinati a formare e riqualificare i lavoratori, «per aggiungere nuove competenze e fornire prospettive occupazionali, e per rendere più competitive le imprese e il territorio in modo da mantenere

e attrarre investimenti produttivi». «A fronte di ciò, ci rivolgiamo anche alle istituzioni territoriali, in particolare alla Regione Veneto, per valorizzare il ruolo delle parti di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori, per attivare fin da subito le iniziative necessarie a mitigare gli effetti della crisi che arriverà, con un confronto permanente e strutturato, attraverso il quale guardare al futuro e non solo al presente» concludono Confindustria, Cgil, Cisl, Uil del Veneto «Alle opportune misure per sterilizzare gli effetti della crisi economica in atto ne devono necessariamente seguire altre che, a pandemia finita, possano portare a una nuova stagione di sviluppo e crescita, che si traduca nel recupero della competitività, in nuovi posti di lavoro e in un benessere sociale diffuso». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stop anche al diretto per torino

Trenitalia cancella altre cinque “Frecce” per Milano e Roma

Un treno Frecciarossa in partenza per Roma VENEZIA

Ancora tagli alle Frecce di Trenitalia che si spostano sulla direttiva Venezia-Padova-Roma e Venezia–Milano. In settimana prossima sarà il turno del secondo step. Ai sindacati è stato prannunciato anche un terzo step visto che la domanda sulle Frecce, in tutta la penisola, è calata drasticamente. Le decisioni prese dal governo, poi, sulle regioni rosse, arancione e giallo, sono state delle concause. A partire dai prossimi 8 e 9 novembre, Trenitalia ha annunciato di eliminare altre 5 treni veloci. Quindi, in tutto, dopo le 12 cancellazioni avvenute dal 3 e 4 novembre, sono 17 le Frecce che non ci saranno più. La prima cosa da notare è che, dalla prossima settimana, sparirà l’unico collegamento diretto che c’era tra Venezia, Padova e Torino, senza la necessità di trasbordare a Milano Centrale perché la città della “Madunina” veniva by-passata attraverso la fermata a Milano Garibaldi. I treni cancellati sono quelli delle 8,18 da Venezia, che passava da Padova alle 8,48 e quello delle 17,10 da Torino Porta Nuo-

va. Non ci saranno, poi, più le Frecce per Milano delle 16,48 da Santa Lucia e da Milano per Padova e Venezia delle 15,45. Via anche la Freccia delle 7,26 per Roma che riparte da Padova alle 7,56. Anche Italo, di Ntv, ha tagliato i collegamenti tra Roma, Napoli e Padova e Venezia. Dal 10 novembre ci sarà un solo treno amaranto per la capitale, quello delle 14,05 da Santa Lucia, mentre al ritorno le possibilità sono solo due. Da Termini alle 8,55 e da Tiburtina alle 9,05 con il treno che arriva da Napoli Centrale. Intanto, a partire da ieri, tutti i treni regionali viaggiano con la capienza che è scesa dall’80 al 50%. Per il momento viaggiano anche dopo le 22, ora in cui inizia il lockdown notturno. Un esempio per tutti. Il regionale Rock può e deve trasportare, al massimo, 400 e non più 800 viaggiatori. Il controllo della capienza spetta al capotreno, ma i sindacati chiedono un diverso sistema di verifica. In queste ultime settimane il trasporto regionale su rotaia ha avuto un calo del 30%. — FELICE PADUANO © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

SABATO 7 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: il rischio sanitario

Emergenza ricoveri Covid nel Bellunese scatta la fase quattro per l’Usl Dolomiti L’aumento degli ammalati ha costretto la direzione ad allestire altri posti letto, 21 saranno ricavati anche ad Auronzo Paola Dall’Anese / BELLUNO

FASE DI RISCHIO – BELLUNO

Ospedali in sofferenza, soprattutto a Belluno. A dirlo è il governatore Luca Zaia nel suo intervento dalla sede della Protezione civile di Porto Marghera. «Belluno è già in fascia 4 (su 5) per quanto riguarda i ricoveri Covid nelle aree non critiche e in fascia 3 per le Terapie intensive». Un’emergenza che l’Usl Dolomiti condivide con l’azienda sanitaria di Treviso, esclusivamente per i letti in area non critica. Si tratta di dati che in gran parte derivano dall’alta percentuale di anziani presenti nella provincia e dai numerosi focolai nelle case di riposo.

7 Posti letto Terapia Intensiva

CROMASIA

LEGENDA LIMITI TERAPIA INTENSIVA F1

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FASE DI RISCHIO – BELLUNO

LEGENDA LIMITI AREA NON CRITICA

84 Posti letto area NON critica

LA SITUAZIONE NELL’USL 1

La preoccupante situazione ospedaliera è stata denunciata ieri anche dal direttore generale dell’Usl 1, Adriano Rasi Caldogno durante una videoconferenza, in cui ha evidenziato i numeri dell’emergenza. A ieri mattina, infatti, c’erano sette posti letto di Terapia intensiva occupati tra Belluno (6) e Feltre (1), mentre i ricoverati nelle terapie subintensive o di intensità ordinaria sia al San Martino sia al Santa Maria del Prato erano 63. Ammontavano a 22 i degenti degli ospedali di comunità (Feltre, Alano e Agordo). «Sono dati in continua evoluzione che rispecchiano un trend, purtroppo, di sostanziale crescita», ha commentato il dg precisando che «la Regione ha diramato il “Piano emergenza autunno”, con una strategia precisa che stiamo adottando per gestire que-

sta emergenza, che prevede 5 fase di rischio. Fasi che corrispondono al riempimento di posti letto che portano a sospensione o rimodulazione degli altri servizi, ed è quello che stiamo facendo. Confermiamo di nuovo l’impegno di tutta l’azienda a garantire al massimo le attività ordinarie sia per quanto riguarda la componente chirurgica che medica, perché, pur nell’emergenza Covid, continuano a registrarsi le patologie ordinarie che talvol-

ta impongono il ricovero». FASE 4

A fronte di questa situazione, Rasi ha annunciato che ci sono e ci saranno delle «rimodulazioni delle attività dei ricoveri programmati in area chirurgica e in area medica, mentre le prestazioni di natura ambulatoriale potranno avere un rallentamento». Quindi i prossimi passi dell’azienda, in risposta alla crescita dei ricoveri Covid, ve-

dranno la trasformazione dell’ospedale di comunità di Auronzo in ospedale di comunità Covid con disponibilità di 21 posti letto. Questi si aggiungono ai 15 al Padiglione Gaggia a Feltre, ai 5 all’ospedale di comunità di Alano e ai 10 in quello di comunità di Agordo. Inoltre ieri al San Martino è stata attivata un’ulteriore area di degenza per pazienti Covid al 3° piano del blocco medico. Complessivamente, a Belluno sono attivi 58 posti letto (Pneu-

F1

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mologia Covid, Malattie Infettive Covid, Geriatria Covid e Medicina Covid) di area non critica - sub intensiva per pazienti a media intensità di cura, e 9 posti in Terapia Intensiva. Al Santa Maria del Prato sono stati attivati tre letti di Terapia intensiva per pazienti Covid che si aggiungono ai 24 in Pneumologia Covid. Sospesa l’attività ortopedica di Agordo per consentire l’attivazione dell’ospedale di comunità, ha precisato il dg rimarcando che

Già 120 mila test molecolari e 25 mila tamponi rapidi

BELLUNO

Sono 120 mila i tamponi molecolari eseguiti dall’inizio dell’epidemia dall’Usl 1 Dolomiti (compresi quelli ripetuti su stessi soggetti), mentre sono 25 mila quelli rapidi. E sono 2000 i test eseguiti al giorno in provincia. «La zona di maggior contagio resta quella del Comelico-Cadore-Ampezzo», ha ribadito ieri il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, che parlando di tamponi ha anche precisato che a breve saranno distribuiti da

Azienda zero i kit ai medici di medicina generale per eseguire i tamponi rapidi antigenici. NON INTASARE I PRONTO SOCCORSO

Il direttore generale ha anche sottolineato la necessità di non intasare i pronto soccorso ai primi sintomi simil Covid. «Alle prime avvisaglie di sintomi simil Covid bisogna contattare il medico di famiglia perchè faccia la diagnosi e prescriva, eventualmente, il ricorso al tampone. Con l’impegnativa ciascuno potrà recarsi liberamente ai Covid point che praticamente sono aperti h 24 in provincia», ha ricordato Rasi che ha precisato come l’esito del tampone rapido antigenico venga rilasciato con un certificato nel giro di 20 minuti, mentre il test mo-

lecolare di norma è comunicato tramite un sms all’interessato. «La comunicazione di positività implica l’obbligo all’isolamento secondo le norme che regolano questo status», ha sottolineato il dg.

Ma qual è l’identikit del paziente Covid degli ospedali bellunesi? Dei 91 di ieri mattina ricoverati nell’Usl la maggior parte, vale a dire 33, va dai 50 ai 69 anni, 23 sono tra gli 80 e 89, 22 tra i 70 e 79. Nove sono gli over 90, mentre quattro sono giovani dai 15 ai 49 anni. Quindi, come si evince dai numeri, la seconda ondata epidemica vede un numero minore di ricoveri in Terapia intensiva e maggiore negli altri reparti. E soprattutto il diffondersi del virus tra le fasce di età più giovani che restano, per la maggior parte, asintomatici o con pochi sintomi, mentre a finire in ospedale sono le persone dai 70 anni in su. LE CONDIZIONI DI SALUTE

Due ricoverati sono intubati, tre sono in condizioni critiche, mentre 48 hanno difficoltà severe. Ventiquattro hanno sintomi lievi. Dei restanti 14, sette sono asintomatici e 6 sono poco sintomatici. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE

SCUOLE

Attualmente le classi in carico al Dipartimento di Prevenzione che abbiano almeno un caso di positività sono 73 in tutta la provincia, di cui 4 classi dell'infanzia, 17 della primaria, 19 delle medie e 33 delle superiori. Di queste, 15 classi sono attualmente in isolamento domiciliare fiduciario secondo protocollo. «Un numero che impone e ha imposto un notevole sforzo per seguire tutte le attività di controllo e di contenimento della diffu-

CHI SONO I MALATI

gente dell’Ic Tina Merlin, Bruna Codogno, grande fautrice della scuola in classe. «Questa epidemia sta mettendo a dura prova noi dirigenti, ma anche i docenti e gli stessi studenti e le loro famiglie. Non è facile, perché la paura e i timori ci sono, ma dobbiamo tenere duro», conclude la preside.

i numeri del contagio

Sono 73 le classi in carico al Dipartimento di prevenzione mentre 15 sono in isolamento domiciliare. «Se ci sono sintomi chiamiamo il medico di base»

«l’Ortopedia sarà riattivata non appena il quadro epidemiologico e la pressione sui ricoveri lo consentiranno». Nei giorni scorsi ci sono state altre sospensioni dovute sia alla necessità di recuperare posti letto e personale che per far fronte alla positività di alcuni operatori sanitari e medici. «Ci impegniamo a recuperare queste sospensioni in tempi brevi. La situazione è monitorata con grande attenzione da parte di tutta la direzione sanitaria», ha detto il dg.

L’esecuzione di tamponi al covid point di Sagrogna

sione del virus», ha detto il direttore generale dell’Usl. Da ieri, inoltre, secondo quanto disposto dal Dpcm, tutti i bambini dai sei anni in su sono obbligati a indossare la mascherina anche quando sono seduti in classe. Una misura che ha trovato

qualche resistenza da parte dei genitori che in alcuni casi hanno chiamato i dirigenti scolastici per protestare. «Ma abbiamo detto loro che la legge è questa e va rispettata. È già una grande fortuna che si possa fare lezione in presenza», precisa la diri-

Per quanto riguarda la vaccinazione antinfluenzale, l’adesione alla campagna da parte degli over 60 è stata del 50%, mentre è ancora in corso quella degli over 65. Infine, il direttore generale dell’Usl ha ricordato come il Veneto sia ora in fascia gialla, ma per «mantenere questo status e anche le libertà che ne conseguono è necessario essere tutti rispettosi delle regole, a cominciare dall’uso della mascherina fino al distanziamento sociale e all’igiene scrupolosa delle mani insieme con l’arieggiamento frequente dei locali in cui si soggiorna a lungo». — PDA


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L'ARENA

Sabato 7 Novembre 2020

PROVINCIA

Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: provincia@larena.it

L’EMERGENZASANITARIA. Per il direttoregenerale della «Scaligera»non siamo ancoraa una situazionediallarme, mala pressionecomincia afarsi sentire

«Ospedalisottostressper il virus» Girardi:«PoliclinicoeBorgo Trento esclusi,ci sono 272persone ricoverate.Ea questopunto nessuna dellestrutture dell’Ulsspuò ritenersiCovid free» Luca Fiorin

«Gli ospedali dell'Ulss 9 sono sotto stress a causa del Covid». A dirlo è stato ieri Pietro Girardi. Il direttore generale della Scaligera ha sottolineato che non c'è una situazione di allarme, ma ha precisato che la pressione si incomincia a sentire». Girardi ha poi rivelato che a questo punto nessuno degli ospedali dell'Ulss è «Covid free». Una situazione che, peraltro, riguarda anche il Sacro Cuore di Negrar. I NUMERI GENERALI. Alle 8 di

ieri mattina risultavano esserci nel Veronese 272 persone ricoverate a causa di malattie causate dal coronavirus. «Questo numero riguarda tutte le strutture pubbliche e private, ad eccezione di quelle dell'Azienda ospedaliera», ha precisato Girardi (vale a dire il Policlinico e l’ospedale di Borgo Trento). In ogni caso si tratta di un dato rilevante. Tanto che lo stesso Girardi ha voluto richiamare con forza i cittadini a seguire le regole volte a contenere la diffusione del contagio. «Il fatto che il Veneto sia stato inserito nella classificazione governativa contraddistinta dal colore giallo non significa che non si debba avere la massima attenzione nell' adottare le misure anti Co-

AlMagalini,ieri mattina,c’erano 99pazientiincura perilCovid eottoinattesa al pronto soccorso

vid», ha precisato Girardi. Secondo il quale, peraltro, gli ospedali continueranno ad essere dei luoghi sicuri solo se tutti continueranno a rispettare le regole. «Sono previsti percorsi precisi per chi deve frequentare le strutture sanitarie, che vanno seguiti per evitare di creare problemi a molte persone», ha rimarcato il dg. LA SITUAZIONE A LEGNAGO. Il

Mater Salutis, che costituisce il caposaldo dell'Ulss nella Bassa, è, secondo Girardi, «una realtà naturalmente deputata a seguire le persone che si ammalano perché hanno contratto il Coronavirus». A sancire questa predisposizione è la presenza di un reparto di malattie infettive. Ieri mattina le persone ricoverate a causa del Covid erano 44. «Il forte impegno delle terapie intensive su questo fronte sta condizionando l'attività delle sale chirurgiche», ha però rivelato Girardi. «C'erano già delle difficoltà dovute, ad esempio, alla necessità di reperire sul mercato degli anestesisti ed adesso, a causa della situazione generale di emergenza, è stato necessario rivedere la programmazione degli interventi». L'ATTIVITÀ A SAN BONIFACIO.

L'ospedale Girolamo Fracastoro sarebbe dovuta rimanere una struttura «Covid free». «Questo era l'intento della nostra programmazione, ma, a causa dell'evolversi della situazione, è stato necessario attivare anche qui delle forme di assistenza specifiche impreviste», precisa il direttore dell'Ulss. Il quale, peraltro, già giovedì aveva preannunciato la realizzazione di 10 nuovi posti letto di tera-

SanBonifacio

Sit-inperprotestare controladifficoltà diprenotarelevisite

pia intensiva a San Bonifacio. «Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) c'erano otto persone ricoverate con Covid, di cui tre in terapia intensiva e tre in reparti psichiatrici, ma questo numero è destinato a crescere già in giornata», ha precisato Girardi. IL«COVIDHOSPITAL»DIVILLAFRANCA. Il Magalini, che già

aveva svolto lo stesso ruolo in primavera, è tornato da qualche tempo a svolgere il ruolo di ospedale di riferimento dell'Ulss per le persone che si ammalano a causa del Sars-Cov-2. Ieri mattina ospitava 99 pazienti Covid e altri otto erano al pronto soccorso, in attesa, almeno alcuni, di essere ricoverati. «Finché ce la faremo terremo aperti anche gli altri servizi, come il percorso nascite e le attività ambulatoriali e diagnostiche», ha rimarcato il direttore. NEGRAR E CASE DI RIPOSO. Al

Sacro Cuore di Negrar ieri risultavano esserci 35 persone ricoverate con Covid. «Le strutture private accreditate hanno un ruolo importante, perché possono dare un'assistenza diretta e cooperare con le realtà pubbliche», precisa il responsabile della Scaligera. Girardi nei giorni scorsi aveva anticipato che sono in corso le procedure per l'apertura di spazi riservati ai pazienti Covid anche nella clinica Pederzoli di Peschiera. Tutto sommato incoraggianti, infine, i dati relativi al manifestarsi del virus in strutture particolarmente a rischio come le case di riposo. Ieri risultavano essere 97 su 5.305 gli ospiti risultati positivi ai controlli e 72 su 5.596 gli operatori. •

Ildirettore generale dell’Ulss9 Pietro Girardi

Protestapubblica perla difficoltàa prenotarevisite ed esaminellestrutture dell'Ulss 9Scaligeraoggi alle 15a San Bonifacio.La organizzail comitatoper ladifesa dell'ospedale«Fracastoro». «Datempo», dicono gli attivisti, «chidevefissareappuntamenti peresami diagnosticio visite affrontaseriedifficoltà». Secondoquantoriferiscono, «spessogli operatori del Centrounicodiprenotazione spieganochenonci sono liste aperte,percui molti devono rivolgersiastrutture private». Perquestosi ritroveranno in piazzaCostituzioneper esprimerelalorocontrarietàa unasituazioneche, a quanto dicono,si verificavagià prima

dell'insorgeredellapandemiae chesitraduce inun depotenziamentodellasanità pubblica.Lamanifestazionesi svolgeràcon un sit-in.«Mi auguro chequestainiziativanon portiad assembramenti»,dicePietro Girardi,direttore dell'Ulss. Secondoil quale,nonostante la fasediemergenza, laScaligera nonhachiuso nessunservizio e continuaa garantire visite ed esami.«Certosarebbe bellopoter darea tuttila possibilitàdiavere subitole prestazionisanitarie che richiedono,però,purtroppo,ci sonosituazioni oggettivecon cui dobbiamofareiconti, comei concorsiper i medici chevanno deserti»,diceil dg. Secondocui oralapriorità nonsono comunque levisite di controllo. LU.FI.

Testrapidi peril Covid

Arrivatiikitpreparati perimedicidibase Ierisono arrivatii kit che verrannodistribuiti aimedici di basechesonodisponibili ad effettuarei testrapidi per il Covid.«Finora 73medici di medicinageneralehanno già cominciatoadoperarein questosensoealtri 80 hanno datola lorodisponibilità,ma l’augurioèchetuttii 570 che operanonelVeronese dianola loroadesionea questa iniziativa»,spiegava ieriPietro Girardi,direttore generale dell’Ulss9Scaligera.Secondo il qualeènecessariometterein campotuttele forzepossibili percompiere le verifiche

relativealla presenzadel virus e tracciareicontatti deipositivi. Perquesto, peraltro,sono in corsoinquestigiorni contatti fra laRegioneei pediatri dilibera scelta.I kit arrivanodirettamente daRomaecontengono,oltreai tamponi,dispositivi diprotezione peri medici. Ovvero,mascherine, visiereecamici. «Inconsiderazione delfatto che nonsempregli ambulatori medici possonoessere idoneia svolgere questaattività,i sindaci si sono impegnatia reperirealtri spazi», hasottolineatoGirardi. Ilquale ha aggiuntochel’Ulss stalavorando perampliareanche lapropria

Unoperatoreeffettua un test rapido attività.Lunedì partiranno un serviziospecificoa Roncà edun secondodrive-ininfieraaVerona, grazieadunprogetto che coinvolgeanchel’esercito, eduno spaziotamponi verràattivatonei prossimigiorni a Tregnago.

Itest edi loroesitivengonotutti registratialivello regionale,in modochepossano partire anche leverifiche sui contatti. Un’operazionecheriguarda, solo nelVeronese,centinaia dipersone algiorno. LU.FI.

BUSSOLENGO. Prendespunto dalle conferenzestampa delgovernatore egli inviail disegno

Facolpo suZaiaeInstagram graziealfumetto Sakusa

Emmaritraeilpopolaremangachediceall’amico:«Usalamascherina» Francesca Lorandi

Un invito ai giovani a indossare la mascherina. Un appello creato con matita e colori, che strizza l’occhio ai moltissimi seguaci dei manga giapponesi, agli appassionati dei disegni chiamati «anime», che spopolano tra i ragazzi. Il disegno realizzato da Emma Girelli, una tredicenne di Bussolengo, rappresenta uno dei personaggi più noti di quei fumetti, Sakusa, che invita il proprio amico a indossare il dispositivo, in un linguaggio internazionale,

l’inglese: «Wear the mask», gli dice. Probabilmente il presidente della Regione Veneto Luca Zaia poco sa di manga e fumetti giapponesi. Eppure quando si è trovato quel disegno davanti, gli è piaciuto così tanto da volerlo pubblicare sul suo profilo Instagram: «Emma ha 13 anni e vive a Bussolengo. La sua passione è il disegno, e ascoltandomi in diretta promuovere l'uso della mascherina ha deciso di inviarmi questo suo lavoro che raffigura un ragazzo che la indossa e dice al suo amico di fare lo stesso. Grazie Em-

ma!». In una manciata di ore la foto ha ricevuto 20mila «mi piace» da tutto il Veneto e una valanga di messaggi di apprezzamento, da «Grazie Emma, ora grazie a Sakusa mi metto la mascherina ogni giorno», a «Una statua di Emma e Sakusa in ogni piazza». E poi quel commento, «Mi è venuta una improvvisa voglia di andare in vacanza a Bussolengo», che ha reso particolarmente orgoglioso il papà di Emma, Massimo Girelli, assessore al turismo del Comune. «Tutte queste reazioni non me le aspettavo pro-

Ilgovernatore Luca Zaia

prio», ammette. «Ho realizzato questo disegno nei giorni scorsi, mentre con mio papà guardavo la conferenza stampa di Zaia: in un passaggio esortava i gio-

EmmaGirelli: èfiglia dell’assessorealturismo di Bussolengo

vani a usare la mascherina e allora mi è venuta l’idea di questo disegno, ispirandomi alle anime, i cartoni giapponesi che amo molto», ricorda Emma che, appassionata di disegno fin da piccola, trascorre le ore nella sua camera a creare storie. Il disegno, su suggerimento della ragazzina, è stato mandato alla segreteria di Zaia. Il presidente lo ha visto e ha fatto il resto. Emma a quel messaggio veicolato dal suo disegno ci crede molto: «Io faccio la terza media e a scuola ora devo portare la mascherina per tutte le sei ore di lezione. Certe volte è dura, mi viene mal di testa, fortuna che sono vicina alla finestra. Però tra i miei compagni vedo molto senso di responsabilità. Certo, fuori da scuola purtroppo la situazione cambia un po’». Ma l’invito di Sakusa, dipinto nel suo disegno, sembra aver già spinto più di qualche ragazzo al rispetto delle regole. •


V

Primo Piano

LE MANIFESTAZIONI PADOVA A rischio i mercatini che animano il Natale padovano. Com’ è accaduto anche a Treviso dove sono stati praticamente azzerati tutti gli eventi legati alle festività natalizie, anche a Padova si sta pensando di ridimensionare in maniera drastica le iniziative legale al Natale. La crescita esponenziale dei contagi, infatti, starebbe inducendo l’amministrazione Giordani a fare un passo indietro rispetto al programma a cui stava lavorando nelle scorse settimane. Anche se tutti i settori coinvolti hanno già avviato le procedure per organizzare i festeggiamenti natalizi, nei prossimi giorni potrebbe arrivare il temuto contrordine.

Sabato 7 Novembre 2020 www.gazzettino.it

Natale senza banchetti salve solo le luminarie L’assessore al Commercio, Antonio Bressa `Il “Black friday” è invece confermato: «Stiamo valutando: troppi assembramenti» notte dei super sconti dilatata in 24 ore `

I SUPER SCONTI

LA PROSPETTIVA La prospettiva potrebbe essere quella di annullare tutte le manifestazioni, i tradizionali mercatini e lo spettacolo pirotecnico di San Silvestro in Prato della Valle. Per lasciare almeno un piccolo barlume di speranza, però, si sarebbe deciso di non rinunciare alle tradizionali luminarie e agli alberi natalizi distribuiti su tutto il territorio cittadino. La prospettiva che fino a una decina di giorni fa era un assoluto tabù, ieri non è stata affatto esclusa dall’assessore al Commercio Antonio Bressa . «Sì stiamo facendo un ragionamento di questo e, assieme a noi, lo stanno facendo anche alcuni ambulanti che, solitamente, animano i mercatini - ha spiegato ieri l’assessore – Purtroppo l’evoluzione dell’epidemia sconsiglia di organizzare eventi che, potenzialmente, possono dare luogo ad assembramenti. Proprio per questo stiamo valutando la possibilità di annullare una serie di eventi che erano già in programma». Insomma chi sperava di ritrovare una quasi normalità con le festività natalizie, rischia di rimanere deluso. La stragrande maggioranza degli eventi che tradizionalmente accompagnano il

PROBABILE LA RINUNCIA ALLE MANIFESTAZIONI E AL TRADIZIONALE SPETTACOLO IN PRATO: ALBERI NATALIZI IN TUTTA LA CITTÁ

CITTÁ DESERTA Solo rider in giro ieri sera dopo il coprifuoco scattato alle 22. Erano tra i pochissimi autorizzati a muoversi

Da ieri sera è scattato il coprifuoco

Ore 22: strade deserte, solo rider autorizzati e spacciatori Il silenzio è interrotto solo dal rumore delle ruote delle bici dei rider. Qualche risata in compagnia mentre si consegna l’ordine di qualche padovano affamato. Ieri sera poco prima del coprifuoco alle 22 Padova ha visto un gran fuggi fuggi. Auto che lasciavano il centro storico a tutta velocità, incappando nei controlli della polizia e dei vigili urbani, bici e pedoni che correvano per le strade ansimanti: alle 21.50 è scattata la corsa verso casa per non

sforare l’orario, moderne Cenerentole senza autocertificazione. Alle 22 i pochi ritardatari si sono affrettati, arrivando con il fiatone sulla porta di casa. Un rider, passando velocemente in via Portello, ha quasi investito un signore che portava il cagnolino a spasso per l’ultima passeggiata, provocandone l’ira e diverse parole poco cortesi: fino alle 5 del mattino niente pipì nemmeno per i migliori amici dell’uomo. In stazione i tassisti

chiacchieravano tra loro, in attesa di un’altra notte forse ancora più spoglia delle altre. Ma poco più avanti, attraversato il cavalcavia Borgomagno, c’era chi del coprifuoco non si interessava. Gli spacciatori continuavano a passeggiare in via Tiziano Aspetti, sotto il portico di Galleria San Carlo e di fronte al Bingo. Completamente diversa la scena in centro storico. Il Liston era vuoto, nemmeno i piccioni si sono fatti vedere. Le Piazze hanno

trovato come unica compagnia quella dei poliziotti e la Gran Guardia vuota, senza giovani seduti sui gradini, ricorda un qualcosa che non c’è più. Niente risate, niente bottiglie di birra vuole dimenticate. Anche Prato della Valle è quieto, disturbato solamente dal passaggio degli ultimi autobus. I padroni della città sono loro, i rider, tra i pochissimi autorizzati a uscire dopo le 22. Silvia Moranduzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA

La Regione consente i mercati all’aperto Gli ambulanti: «Era assurdo chiuderci» LA SVOLTA PADOVA Alla fine i mercati all’aperto di oggi e di domani si faranno. Così come quelli di tutte la settimana, almeno per 15 giorni. Una interpretazione “autentica” della Regione sul dpcm consentità agli ambulanti di lavorare. Oggi dunque c’è il mercato in Prato della Valle con 197 banchi, poi ce ne sono a Este, Piove e Ponte di Brenta. Oltre che, ovviamente, nelle piazze della Frutta e dei Signori. Mentre domenica ci sono i mercati a Bastia, Agna, Solesino. Sono quasi 600 i posteggi impegnati nel fine settimana sui mille concessi a duemila ambulanti in tutta la provincia. «Dal 18 maggio, giorno in cui siamo ripartiti abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, presidi, gel, e sorveglianza. Sarebbe stato un dramma perdere il 30 per cento del fatturato

Natale padovano – dall’accensione del grande abete davanti a palazzo Moroni all’inizio di dicembre fino al falò della Befana in Prato della Valle – di fatto sono incompatibili con il distanziamento sociale. Di conseguenza sono destinati a essere rimandati all’anno prossimo. A patto naturalmente che entro dicembre del 2021 il virus possa essere definitivamente sotto controllo.

settimanale per una lettura non appropriata del decreto» dice Enzo Tuis presidente Anva Confesercenti. «Già abbiamo visto un calo negli acquisti perché molta gente ha cominciato a stare a casa. Sarebbe stato un dramma chiudere tutto, soprattutto per il fatto che siamo all’aperto. Evidentemente il richiamo nel dpcm ai “mercati” si riferiva a quelli al chiuso. Ma come dicevo la crisi sta mordendo, soprattutto nei mercati delle terme, dove il calo dei turisti ha portato al meno 70 per cento delle vendite. Se dovessimo rimanere chiusi per due settimane in tutta la provincia il danno per i mancati incassi potrebbe arrivare quasi a un milione di euro. Pensi che ieri già c’erano degli ambulanti decisi ad andare lo stesso in Prato, per protesta». «Sarebbe stata proprio una beffa - continua Ilario Sattin presidente di Fiva Confcommercio Padova e Veneto - in un fine settimana in cui è conces-

La manifestazione

FdI: «Niente tasse, siamo al collasso» IN PIAZZA PADOVA “No tasse e no tributi, le aziende sono al collasso, non arriveranno a Natale”. Flash mob ieri davanti alla Prefettura organizzato dal Circolo cittadino di FdI presieduto da Gabriele Zanon. Tra i presenti il consigliere regionale Enoch Soranzo: «Siamo qui nel rispetto delle norme e senza simboli di partito per sottolineare come il nuovo dpcm non aiuti tante realtà che rischiano ormai la chiusura. Il governo continua a procedere in modo confuso. Gli aiuti annunciati come affermano gli esperti sono totalmente insufficienti, noi vogliamo dare voce al territorio che ha urgente bisogno di supporti concreti». Tra i presenti Filippo Ascierto

il consigliere comunale Elena Cappellini e Raffaele Zanon che rileva: «Padova sta subendo fortemente la situazione anche se la recrudescenza del virus in questa stagione era prevista». L.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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so di aprire ad Ikea, e noi chiusi... Ci saremmo sentiti truffati. E oltretutto senza nessun ristoro. Ci era subito sembrata un’assurdità per cui ci eravamo mossi per evitare, da un lato, l’esasperazione dei colleghi e, dall’altro, di fornire un’informazione sbagliata ai consumatori. Non aveva senso chiudere i mercati che si svolgono il sabato e la domenica prevedendo la sola eccezione dei banchi che vendono generi alimentari». «Così il nostro presidente PatrizioBertin – spiega – ha contattato sia l’assessore regionale Roberto Marcato che il presidente Luca Zaia i quali, tempestivamente, e di questo li ringraziamo, hanno fornito un’interpretazione autentica d

Se il Natale sembra essere in forse, altrettanto non si può dire del Black Fridady in programma per il prossimo 27 novembre. La notte dei super sconti che rappresenta, dal punto di vista commerciale, l’inizio delle festività natalizie, infatti , per il momento è confermata e, la settimana prossima, sarà presentata in una conferenza stampa ad hoc. A quanto si capisce, per evitare che migliaia di persone si ammassino in centro storico dalle 20 a mezzanotte, si sarebbe deciso di applicare i maxi sconti durante tutto l’arco della giornata. In tutti i casi, ad oggi non ci sarebbe alcuna intenzione di annullare la manifestazione. Black Friday (Venerdì nero) è il nome informale utilizzato per indicare il venerdì successivo al Giorno del ringraziamento negli Stati Uniti che si celebra il quarto giovedì di novembre. Dal 1952, il giorno dopo il ringraziamento è inoltre considerato l’inizio della stagione dello shopping natalizio nel paese, anche se il termine “Black Friday” non è stato ampiamente utilizzato fino a decenni più recenti. Le grandi catene sono solite offrire in questa occasione notevoli ed eccezionali promozioni al fine di incrementare le proprie vendite: per questo motivo tra le persone che fanno acquisti in occasione del Black Friday una buona parte trascorre la notte fuori dal negozio in cui vuole fare acquisti il giorno successivo aspettando l’apertura delle porte. Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA GIORNATA DEL 27 NOVEMBRE SARÁ DEDICATA ALLA CELEBRAZIONE DEGLI ACQUISTI A PREZZI STRACCIATI

i quanto scritto sul dpcm sulla fattibilità dei mercati all’aperto». La Regione scrive che il dpcm “si riferisce evidentemente a mercati “chiusi” all’interno dei quali operano esercizi commerciali, locuzione quest’ultima non applicabile alle postazioni mobili dei mercati periodici svolti su area pubblica”. Il risultato è che oggi si svolgerà regolarmente il mercato di Prato della Valle e nelle piazze cittadine, come immediatamente sottolineato anche dall’assessore comunale Antonio Bressa, oltre che in alcuni comuni della provincia. «Naturalmente – conclude Sattin – se avessimo dovuto sospendere i mercati, il danno economico sarebbe stato di notevole rilevanza. In ogni caso si sarebbe trattato di un’ingiustizia priva di qualsiasi valore pratico e anche punitiva nei confronti di chi, pur con tutte le difficoltà connesse a chi opera su area pubblica, in questi mesi di convivenza col virus, ha messo in atto ogni accortezza pur di operare in un contesto di sicurezza». M.G. © RIPRODUZIONE RISERVATA


22

REGIONE

SABATO 7 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO

In Veneto persi 38 mila posti di lavoro Crolla il settore del turismo, ma il saldo reale tra cessazioni e nuovi ingressi è positivo con 20 mila nuove assunzioni

VENEZIA

Il blocco dei licenziamenti con la proroga della cassa integrazione Covid fino a marzo 2021 decisa dal premier Conte ha evitato lo spettro della disoccupazione di massa. Il leader di Confindustria Bonomi non condivide affatto la proroga, ma i conti veri sul piano sociale si faranno in primavera. I dati che arrivano dal Veneto si prestano a una duplice chiave di lettura e sono nettamente migliori rispetto a quelli della Lombardia, che con il lockdown bis segna pesanti battute d’arresto. Lo spunto arriva dal report firmato da Luca Candido, ricercatore di Veneto Lavoro, secondo il quale da gennaio a ottobre 2020 si sono persi 38 mila contratti a termine rispetto al 2019. Si tratta degli stagionali rimasti a spasso per la crisi del turismo e del terziario che sta perdendo colpi per il boom dell’on line con Amazon che riduce sul lastrico botteghe storiche. Ottobre segna un saldo negativo di 11.500 addetti. A questo dato va contrapposto quello del saldo reale tra

cessazione e assunzioni chiuso con 20.865 nuovi posti di lavoro creati. Ciò significa che le misure imposte dai 4 Dpcm di Conte hanno congelato le crisi aziendali nell’industria veneta, che registra un incremento di 7.124 nuovi contratti mentre in agricoltura sono addirittura 22.755. Appena 236 invece nel terziario. Il totale fa 30.115 ingressi in azienda, stando a quanto riportato dal bollettino socio-economico elaborato dalla Regione.

Cassa integrazione record fino a ottobre 269 milioni di ore Boom di colf italiane L’uscita di lavoratori Electrolux con le mascherine

Basta per consolarsi? No, perché nel 2019 il saldo positivo aveva raggiunto quota 74.589 con i servizi a guidare il trend positivo. I settori più colpiti sono il turismo (-40%), la moda con una flessione del 35% e poi il metalmeccanico. In crescita invece il chimico-farmaceutico, stabili l’agricoltura e la sanità. C’è da dire che a

iniziativa della regione

Progetto informatico per tutti i servizi legati a caccia e pesca VENEZIA

Un progetto innovativo dal punto di vista informatico che propone, al mondo veneto della pesca e della caccia, un unico software, con una sola univoca anagrafica, per accedere più facilmente e digitalmente ai vari servizi. Si tratta del nuovo “Sistema informativo regionale ittico-venatorio” che sostituirà, in un’ottica di semplificazione, i sette distinti applicativi provinciali, con tutte le problematiche relati-

Pescatori in una valle

luglio, agosto e settembre gli alberghi e i ristoranti hanno ingranato il turbo per la ripartenza a razzo che purtroppo difficilmente sarà bissata nella stagione invernale dello sci, per i limiti imposti dal Covid. Il 2020 era iniziato abbastanza bene: fino al 22 febbraio si registra un saldo positivo di 40.000 posizioni

contro le 45 mila del 2019. Da marzo è scattato il massiccio ricorso alla cassa integrazione per l’emergenza Covid che ha raggiunto il record di 269 milioni di ore, 25 delle quali solo ad agosto, quando le aziende hanno continuato a produrre spesso a pieno regime. Poi sono scattate anche le tutele ai settori senza l’integra-

ve alla duplicazioni di anagrafiche, fino ad oggi in uso. «Anche in un periodo delicato e difficile come quello che stiamo vivendo» ha esordito l’assessore regionale alla Pesca e alla Caccia Cristiano Corazzari in occasione della presentazione di ieri «non ci siamo fermati. Insieme, Regione e associazioni di categoria, lo dimostrano con questa novità che cambierà la vita, dal punto di vista amministrativo, a cacciatori e pescatori». Questo strumento permetterà l’informatizzazione di diciotto procedimenti, nove per il mondo della pesca (come il rilascio delle licenze, delle autorizzazioni alla pesca del pesce novello o della pesca con il bilancione) e nove per il mondo della caccia (come il rilascio del certificato per l’esercizio venatorio e delle autorizzazioni per gli allevamenti). Entro i

primi mesi del 2021 tutte le procedure saranno accessibili online. Il progetto, in questa prima occasione, è stato presentato, con il supporto della Direzione Agroambiente, Programmazione e Gestione Ittica e faunistico-venatoria regionale, alle rappresentanze associative del mondo venatorio regionale che conta quasi 38 mila cacciatori. La nuova gestione informatica, che prevede un archivio regionale di tutti i soggetti e di tutte le autorizzazioni e procedure, nasce innanzitutto da un’esigenza normativa che prevede, per la Pubblica amministrazione, di scommettere sulla digitalizzazione, ma anche per garantire un accesso alle informazioni e alle procedure più snello, veloce e democratico. — ALESSANDRO CESARATO © RIPRODUZIONE RISERVATA

zione salariale: stiamo parlando degli alberghi, del turismo e dei pubblici esercizi con altri 98,5 milioni di ore di Cig, il triplo rispetto a quelle accordate nel 2013, l’anno più duro della crisi. Va tenuto d’occhio il trend: secondo l’Istat in Veneto il tasso di occupazione è pari al 65,9% con una flessione di due punti sul 2019 e un in-

cremento del 10% di inattivi. A ottobre si registra la perdita di oltre 11.500 posti, con una flessione del 13% di assunzioni rispetto al 2019: tirate le somme la flessione tocca quota 38.600. Ma per fugare ogni dubbio sulle statistiche l’assessore Elena Donazzan precisa che «semplicemente è aumentata la platea di persone che hanno smesso di cercare un lavoro perché sfiduciate e per mancanza oggettiva di opportunità, se non in alcuni settori e per specifiche qualifiche che, paradossalmente, risultano ancora più difficili da reperire in questo periodo di crisi. Ciò che va scongiurato assolutamente è un nuovo lockdown come a marzo». Un ultimo flash sul lavoro domestico, che coinvolge in primis le donne. A partire dal 23 febbraio i contratti risultano quadruplicati e si passa nell’arco di un anno da 265 a 1.250 assunzioni, con un forte incremento delle italiane. Le badanti dopo la fuga all’estero sono rientrate in Veneto dopo il 4 maggio.— ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA

le nomine in consiglio regionale

Lorenzoni portavoce dell’opposizione VENEZIA

Arturo Lorenzoni ce l’ha fatta. «Ieri i capigruppo di minoranza in consiglio regionale, all’unanimità, mi hanno nominato Portavoce dell’opposizione. I rappresentanti di Pd, Veneto che Vogliamo, Europa Verde e M5S hanno deciso di lavorare insieme per portare avanti un’opposizione solida alla presidenza di Luca Zaia. Il ruolo di Portavoce è istituito per la prima volta nel Consiglio perché per la prima volta c’è un’opposizione che si

riconosce in una linea condivisa. Una bella sfida, che è sia organizzazione del lavoro in Consiglio, che costruzione di un progetto politico comune, con l’aiuto di tutti coloro che sono interessati a una nuova prospettiva attenta all’ambiente, all’innovazione economica e sociale, alla prosperità del Veneto» afferma Lorenzoni. Nella Lega invece non si placa la polemica per la bocciatura di Fabrizio Boron alla guida della commissione sanità che Zaia ha dato a una fedelissina di Treviso, la Brescacin. —

brugine

banche

Trimestrale positiva per Carel Industries

Federazione Nord Est Utile di 24,3 milioni del credito cooperativo a settembre per Zignago

BRUGINE

Ricavi consolidati pari 248 milioni di euro, un +1,2% (a cambi costanti) rispetto ai primi nove mesi del 2019. Trimestrale positiva per il gruppo Carel Industries spa, la multinazionale padovana leader mondiale nel mercato del condizionamento dell’aria e della refrigerazione. «I risultati approvati» dichiara l’ad Francesco Nalini «sono motivo di particolare soddisfazione per-

ché raggiunti in un contesto decisamente complicato. I ricavi passano in territorio positivo nonostante la chiusura temporanea di due dei nostri impianti più importanti, quello italiano e quello cinese, rappresentanti circa il 60% dell’intera capacità produttiva. Ciò dimostra ancora una volta l’abilità di Carel nello sfruttare al meglio le proprie caratteristiche tecnologiche, logistiche e strategiche e nel cogliere importanti opportunità». —

VENEZIA

È nata la Federazione del Nord Est – Credito Cooperativo Italiano, l’organismo associativo delle BCC aderenti al Gruppo Cassa Centrale Banca. La Federazione, che riunisce tutti gli Istituti veneti di credito cooperativo che fanno capo a Cassa Centrale Banca, ha sede a Padova. Alla costituzione della nuova Federazione hanno contribuito finora Banca Adria Colli Euga-

Portogruaro

nei, che ha sede ad Adria (Rovigo), Banca Alto Vicentino di Schio (Vicenza), Banca Prealpi SanBiagio, con sede a Tarzo (Treviso), Banca del Veneto Centrale, di Longare (Vicenza), nata dalla recente fusione di Centroveneto Bassano Banca con Rovigobanca, la Cassa Rurale di Vestenanova nel Veronese e Cortina Banca di Cortina d’Ampezzo. La Federazione resta tuttavia aperta a future adesioni di altre banche. —

PORTOGRUARO

Risultati in netto miglioramento nel terzo trimestre per Zignago Vetro, nonostante gli effetti della pandemia da Covid-19. Nei primi nove mesi dell’anno la flessione del fatturato scende a –4,2% (rispetto a –6,3% nella semestrale) e il margine operativo lordo sale a 25,6% (rispetto a 24,9% nei primi sei mesi). I ricavi nei primi 9 mesi dell’anno sono stati 302,2 mi-

lioni, di cui il 30,5% fuori del territorio italiano. Utile netto del gruppo è stato di 24,3 milioni. Nel terzo trimestre del 2020 è proseguita la ripresa dei mercati di riferimento in cui operano le società del gruppo veneziano specializzato in contenitori in vetro. In particolare, è proseguito il buon andamento della domanda di contenitori per alimenti, in Italia e in Europa, e la conferma della ripresa in altri segmenti. —


4

PRIMO PIANO

SABATO 7 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: il rischio sanitario

Ospedali sotto forte stress: sale l’allerta Ridotte le prestazioni, limiti ai privati Veneto a rischio 4, Zaia: «Entriamo nella fase di massima turbolenza, entro la metà di novembre possibili duemila ricoveri» Filippo Tosatto / VENEZIA

Cambio di marcia. I ricoveri aumentano rapidamente e l’allerta sanitaria del Veneto si avvia alla fase 4, quella che precede il temuto allarme rosso. «Siamo in una situazione di massima turbolenza e tensione negli ospedali», le parole di Luca Zaia, lesto a distinguere il provvedimento dalle controverse fasce colorate stabilite dal Governo: «Questa soglia riguarda esclusivamente la rimodulazione delle prestazioni e non include restrizioni sociali. Il nostro modello matematico prevede a metà novembre 250-300 pazienti nelle terapie intensive. Oggi il loro tasso di occupazione è pari al 14% a fronte di un 40% in altre regioni, ma ci prepariamo a fronteggiare un afflusso elevato di malati in area non critica, che potrebbe culminare in 2 mila degenze complessive. L’obiettivo essenziale è garantire un letto a tutti e ciò richiede un giro vite nei reparti, con ulteriori limitazioni delle attività, incluse quelle della sanità privata, che sarà partner del servizio pubblico con tecnologie e personale, in particolare richiediamo anestesisti e pneumologi, analogamente a quanto è avvenuto in primavera».

LA SITUAZIONE DEI RICOVERI ETÀ RICOVERATI REGIONE 121 1 Dolomiti 4 2 Marca Trevigiana 1 8 19 3 Serenissima 4 Veneto Orientale 2 7 5 Polesana 6 Euganea 14 7 Pedemontana 9 8 Berica 9 9 Scaligera 20 Azienda ospedaliera Padova 6 Azienda Ospedaliera Verona 6

Certo, l’infezione sul territorio procede a macchia di leopardo. Adottati i flussi in terapia intensiva e nei reparti non critici quali criteri di valutazione del rischio, i focolai regionali inquietanti si segnalano a Treviso, con l’affollamento delle rianimazioni, e a Bellu-

Età 105 >=90 9 80-89 20 70-79 66 23 50-69 10 4 15-49 19 6 <=14 24 6 30 3 30 4 36 15 21 13 3 36 12

378 22 65

344 23 57

45 6 18 62

38

43

33 45 55

38 62 13

44 32

30

20%

40%

60%

80%

100%

GRAVITÀ RICOVERI REGIONE 98

Regione

229

788

INDICE DI GRAVITÀ Critico intubato Critica Severo Lieve Pauci-sintomatico Asintomatico Altro

164 117

GRAVITÀ RICOVERI PER ULSS 1 Dolomiti 7

24

48 216

2 Marca Trevigiana 3 Serenissima 1 3 1 2 4 Veneto Orientale 8 6 Euganea

26 30

9 Scaligera 9

41

11

71 52

20

17

85 25

45

0

15

14 8 100

150

F2

F3

F4

200

250

PADOVA

TREVISO

VENEZIA

47 Posti letto Terapia Intensiva 197 Posti letto area NON critica

17 Posti letto Terapia Intensiva 225 Posti letto area NON critica

19 Posti letto Terapia Intensiva 212 Posti letto area NON critica

Legenda limiti terapia intensiva

Legenda limiti terapia intensiva

Legenda limiti terapia intensiva Legenda limiti area non critica

F1

28

14

50

TOTALE REGIONALE

23

40

89

Azienda Ospedaliera Verona

Legenda limiti terapia intensiva

14

9

12

Azienda ospedaliera Padova

173 Posti letto Terapia Intensiva

20

19 46 56

8 Berica

22

1 37

5 Polesana 7 Pedemontana

L’EPIDEMIA A MACCHIA DI LEOPARDDO

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LA MASCHERINA “SOLIDALE” SUL VOLTO

Nel concreto, il Piano di salute pubblica approvato il 20 ottobre contempla l’utilizzo di posti letto ricavabili da sale operatorie nei dieci Covid Hospital e la parziale riduzione dell’attività negli ospedali di provincia - leggi sospensione di ambulatori, visite di specialità e diagnostica non urgenti, nonché medicina e chirurgia “programmabili” - mentre le prestazioni ordinarie degli “hub” saranno preservate e i triage al pronto soccorso seguiranno percorsi distinti. Comparso per la prima volta al briefing di Marghera con la mascherina sul volto («Da oggi parlo così, è un segnale e un gesto di equità verso i ragazzi chiamati a indossarla a scuola dal nuovo Dpcm»), il governatore invita a rapportare il boom di contagi all’avvenuta moltiplicazione dei test: «A marzo, l’incidenza percentuale dei positivi rispetto ai tamponi eseguiti risultava doppia rispetto all’attuale, è un dato epidemiologico oggettivo, non una consolazione».

Dati aggiornati al 6/11/2020, ore 8

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no che registra un picco di degenze non intensive; più moderato l’andamento ospedaliero a Padova, Vicenza e Verona; tuttora discreto il margine di sicurezza a Venezia e Rovigo. Resta la pressione sul circuito dell’emergency: «Evitate di recarvi autonomamente al pronto soccorso al primo sin-

ROVIGO

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26 Posti letto Terapia Intensiva 218 Posti letto area NON critica

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tomo, chiamate piuttosto il medico di famiglia, la stragrande maggioranza dei casi è curabile a domicilio con doppia lettura medica». Le mascherine, un mantra ossessivo: «Arrivano insulti e minacce, quasi ci divertissimo a vessare i cittadini, ebbene, a fronte di giovani “fisiologicamen-

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te” veicoli del Covid e di over 70 esposti al rischio della vita, chi calpesta le regole va trattato alla stregua di un carceriere perché la sua condotta limita la libertà di tutti». IL DIALOGO CON IL MINISTRO SPERANZA

Che altro? Preso atto del report giornaliero in calo («Ma

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non facciamoci illusioni, la curva è ascendente»), escluse al momento ipotesi di lockdown o coprifuoco circoscritti e ringraziata la Safilo - «Ci ha donato 5 mila visiere e 3 mila occhiali protettivi per il personale ospedaliero» - Luca Zaia conclude accennando alle tensioni tra Regioni e Governo: «I

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contrasti nascono da un problema di dialogo, non esiste la formula magica, occorre un contraddittorio leale nel merito». Poi saluta e se ne va. Ad attenderlo, in videoconferenza, è Roberto Speranza, il ministro della salute. Ansioso di dialogare, immaginiamo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Sabato 7 Novembre 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest I colori/1

I colori/2

Le 4 fasce nazionali I 5 gradini veneti e i limiti alla socialità sul tasso di degenti Il decreto del premier Giuseppe Conte e l’ordinanza del ministro Roberto Speranza prevedono una classificazione delle regioni in base al livello di rischio. Per ognuna delle 4 fasce (verde, gialla, arancione, rossa) corrisponde un diverso grado di limitazioni alla vita economica e sociale. La valutazione dipende da 21 indicatori, riguardanti la completezza dei dati, la tenuta dei servizi sanitari, la capacità di accertamento diagnostico e di tracciamento dei contatti. Veneto e Friuli Venezia sono in giallo: coprifuoco dalle 22 alle 5, didattica a distanza al 100% alle superiori, mezzi pubblici al 50%, centri commerciali chiusi nel fine settimana.

LE LANCETTE Il governatore Luca Zaia a Marghera mostra il livello di occupazione dei posti letto per pazienti Covid in Veneto

Ospedali, scatta il livello 4 Zaia: «Massima turbolenza» Treviso e Belluno superano la soglia di ricoveri: `Padova e Vicenza sono prossime. Allertati i privati letti anche nelle sale operatorie dei Covid Hospital La Regione: «Recuperare in velocità spazi e sanitari» `

LA SITUAZIONE VENEZIA In questo momento in Veneto risultano occupati da pazienti Covid il 16% delle Terapie intensive e il 19% delle Malattie infettive, delle Pneumologie e delle Medicine generali. Con questi numeri, la regione si colloca al livello 3 su una scala di 5 e cioè in fascia ospedaliera gialla (che però non va confusa con quella della classificazione nazionale, riguardante la stretta alla vita economica e sociale). «Ma con mezzo piede siamo dentro la fase 4, quindi in massima turbolenza e tensione, perché alcune province come Treviso e Belluno ci sono già entrate», avverte il governatore Luca Zaia, annunciando le ulteriori restrizioni in vista all’attività sanitaria ordinaria.

I TACHIMETRI Nella graduale saturazione dei rispettivi nosocomi, i vari territori stanno procedendo con diverse velocità, come si può osservare nei tachimetri provinciali riprodotti nella pagina accanto, aggiornati a ieri mattina. Ciascuna area è infatti caratterizzata da una specifica dotazione di posti letto (parametrata alla propria popolazione) e da un peculiare andamento dell’epidemia. Di

IL GOVERNATORE: «PER ORA NON PREVEDO ORDINANZE RESTRITTIVE MA BISOGNA USARE LA MASCHERINA, È COSÌ DIFFICILE?»

conseguenza le soglie per il passaggio da una fascia all’altra sono differenti fra le Ulss: se in Veneto l’approdo al livello 4 avviene da 251 degenti in Terapia intensiva o da 1.501 negli altri reparti, nel Veneziano le asticelle sono fissate rispettivamente a 40 e 269, mentre nel Veronese a 60 e 319. Secondo l’ultima rilevazione, le lancette indicano l’avvenuto sconfinamento nella zona ospedaliera arancione per le aree non critiche del Trevigiano e del Bellunese e, a breve, pure del Padovano e del Vicentino. Questo significa che le sale operatorie dei Covid Hospital devono ospitare ricoverati e che negli altri ospedali vanno gradualmente sospese le attività ordinarie. «Il modello matematico – sotolinea Zaia – conferma che per metà novembre potremmo rag-

giungere i 250-300 malati in Terapia intensiva, quota che riteniamo verosimile in una “forchetta” che teoricamente potrebbe arrivare addirittura a 500. Dobbiamo recuperare letti in velocità, perché non è escluso che si possa galoppare verso i 1.800-2.000 ricoverati nei prossimi dieci giorni». Di conseguenza, anche se «a parità di tamponi effettuati oggi ci sono metà dei positivi che trovavamo a marzo», gli effetti sulle strutture sanitarie sono tali da richiedere, come in primavera, il supporto delle cliniche private. «Dovremo domandare loro di garantire alcune prestazioni e restringere su altri fronti – annuncia il governatore – perché abbia-

mo bisogno di spazi e operatori. La situazione è pesante per la mancanza di personale, ci servono anestesisti e pneumologi». Ma occorre pure che i Pronto soccorso delle sedi “normali” non vengano ingolfati di accessi per sintomi simil-influenzali. Poche realtà come l’Ulss 2 Marca Trevigiana sono riuscite a separare nettamente i flussi di emergenza-urgenza, riservando il Pronto soccorso del Covid Hospital di Vittorio Veneto ai sospetti contagiati e quello di Conegliano a tutti gli altri pazienti. «Se vostre le condizioni non sono gravi, autoisolatevi in casa e chiamate il medico di base», torna così a pregare Zaia.

Il “Piano emergenza autunno” della Regione Veneto riguarda la situazione degli ospedali. Come in una scala, ciascuno dei 5 gradini (verde, azzurro, giallo, arancione, rosso) indica un tasso crescente di saturazione dei reparti dedicati ai pazienti Covid. In base al livello, scatta una diversa organizzazione dei servizi sanitari, con progressive restrizioni dell’attività ordinaria, come ad esempio la specialistica non urgente e la chirurgia programmata. Al momento la regione nel suo complesso è in zona gialla, ma province come Treviso e Belluno sono già entrate in area arancione, per cui le sale operatorie dei Covid Hospital devono accogliere letti.

NESSUN MINI- LOCKDOWN Allo stato sono invece esclusi mini-lockdown, analoghi a quello che era stato disposto in Comelico. «In linea di diritto – ricorda il presidente della Regione – posso fare in qualsiasi momento ordinanze restrittive. Mentre per eventuali allargamenti delle maglie serve la controfirma del ministro della Salute, se c’è un’emergenza posso intervenire in autonomia in quanto soggetto attuatore. Ma questa è una prerogativa che per ora non abbiamo nessuna intenzione di esercitare». Zaia intende invece ribadire, «in maniera ossessiva», l’importanza dei dispositivi: «Per restare nella fascia gialla della classificazione nazionale e dunque non subire chiusure di attività e limitazioni nella mobilità, non basta che regga il sistema ospedaliero, bisogna anche che tutti rispettiamo le regole. C’è davvero così tanta fatica a tenere una mascherina?». Per dare ulteriormente il buon esempio, da ieri il leghista indossa la protezione pure mentre parla durante la diretta televisiva e social, «anche per equità rispetto ai ragazzi nelle scuole». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Totale regionale 1.000

L’APPELLO PADOVA Il picco dei contagi aumenta in maniera esponenziale giorno dopo giorno. E il bisogno di medici cresce di conseguenza. Ieri, quindi, durante una diretta online dalla direzione dell’Ulss 6 Euganea, che si occupa della sanità del territorio padovano, è arrivato un accorato appello ai sanitari che sono in pensione, affinché diano la disponibilità a rientrare in servizio per assistere i pazienti e per sottoporre a tampone i soggetti che si presentano in massa nei siti preposti a effettuare il test. L’invito è stato lanciato da Patrizia Benini, direttore sanitario, ma è stato colto al volo anche dal

dg Domenico Scibetta. «Abbiamo bisogno di arruolare “riservisti” abili - ha esclamato quest’ultimo -. Stiamo cercando a 360 gradi di iniettare dosi di professionisti nella macchina sanitaria. Di recente hanno preso servizio 37 giovani medici Usca nelle unità territoriali, che stanno facendo un lavoro eccezionale. Però, visto che attendiamo un picco di contagi, non possiamo fare a meno di specialisti che non più in attività, ma che hanno grande professionalità. Siamo in guerra contro il Covid e la macchina bellica si sta muovendo in tutte le sue articolazioni». «Chiedo ai colleghi pensionati - ha detto Patrizia Benini - di dare il loro contributo, non solo per l’attività assistenziale, ma anche

per l’effettuazione dei tamponi. Mi auguro, quindi, che diano la disponibilità a “essere assunti”, o a dare il loro contributo volontariamente. Servono tutti i tipi di specialisti, ma in particolare anestesisti, pneumologi, internisti e igienisti». La protezione civile aveva messo a disposizione del Dipartimento di prevenzione personale sanitario e amministrativo, mentre l’Esercito dà delle risorse per l’effettuazione dei tamponi.

NELLA MARCA Sulla stessa linea anche all’Ulss 2 della Marca Trevigiana dove la situazione è sempre più pressante perchè mancano medici ed infermieri per gestire la seconda ondata di coronavirus. Nel

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L’appello di Padova e Treviso «Siamo pronti ad arruolare anche dipendenti in pensione»

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Area non critica caso del personale paramedico, rispetto alle necessità previste nel medio periodo, servono almeno 80 nuove figure. E l’Usl, di fronte a uno scenario di questo tipo, è pronta anche a richiamarli dalla pensione. «Con questo an-

SPECIALISTI E PNEUMOLOGI, NELLA MARCA SI FANNO I CONTI SERVONO ALMENO OTTANTA PERSONE

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damento – fa il punto Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria – si prevede di arrivare fino a 400 ricoveri nel picco della seconda ondata». Cioè nel giro di una decina di giorni. I reparti Covid devono essere allargati. E se i medici scarseggiano, gli infermieri in servizio proprio non bastano per rendere operative le nuove unità. Così l’Usl ora ha pubblicato un avviso per trovarne altri, anche in pensione. Ne servono più di ottanta, 40 da inserire negli ospedali principali, 30 per gli ospedali di comunità e 11 per avere il personale necessario per l’apertura

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dell’ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene. Appena possibile, quest’ultimo verrà trasformato in un Covid Hospital. Sono pronti 60 posti letto, già attrezzati con il collegamento al sistema di distribuzione dell’ossigeno. Il bando per il reperimento degli infermieri è pubblicato nel sito internet dell’azienda sanitaria. Le persone che verranno considerate idonee potranno entrare in servizio in regime di libera professione. L’Usl ha previsto una retribuzione di 30 euro lordi all’ora. Nicoletta Cozza Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere del Veneto Sabato 7 Novembre 2020

VE

Virus

La seconda ondata

IL LAVORO

L’appello congiunto di Confindustria e sindacati alla Regione. Persi ad ottobre 11.500 posti di lavoro

Pilincaduta,assunzionialpalo «Subitoazionicontrolacrisi» Il punto

● A ottobre il Pil veneto è sceso a meno 10% ● Si temono le conseguenze di un nuovo lockdown (in foto, Elena Donazzan)

VENEZIA Pil in caduta libera di 10 punti percentuali (la media nazionale è 9,6) e 11.500 posti di lavoro in meno a ottobre, nonostante il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione prorogata al 31 dicembre. Nelle aziende la preoccupazione è tangibile: i titolari temono di non superare l’emergenza sanitaria, i dipendenti di ritrovarsi senza occupazione e stipendio. E contro la crisi, arriva una prima risposta di sindacati e industriali, uniti, nel tentativo di fare squadra, in «un messaggio congiunto di distensione, rassicurazione e forte collaborazione tra le associazioni di rappresentanza», scrivono Confindustria, Cgil, Cisl e Uil del Veneto. Inutile negarlo, il mondo del lavoro trema di fronte ai possibili scenari economici del post-pandemia e chiede alla politica di fare la sua parte: «È il momento di pensare alla difesa e alla preservazione

del lavoro, perché senza lavoro sono le stesse fondamenta della società che rischiano di crollare», sottolineano imprenditori e sindacalisti la cui ricetta per far fronte alla crisi passa per il «rilancio» della produzione industriale. «Bisogna investire tempo e fondi per riqualificare i lavoratori, aggiungere nuove competenze e prospettive e rendere più competitive imprese e territorio», continuano. Per farlo serve «coraggio» e «promozione di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro» contro il Covid e anche contro «potenziali infiltrazioni pronte ad approfittare della difficoltà economica delle categorie più colpite». Nell’immediato, poi, serve un salto di qualità, per prepararsi al giorno in cui la pandemia sarà solo un brutto ricordo. «Ci rivolgiamo alla Regione Veneto perché attivi da subito le iniziative necessarie a mitigare gli effetti della crisi che arriverà - concludo-

no Confindustria, Cgil, Cisl e Uil - A pandemia finita, serviranno misure che accompagnino ad una nuova stagione di sviluppo e ripresa». A distanza, risponde l’assessore allo Sviluppo Economico Roberto Marcato: «Stiamo lavorando - dice - Prima dell’estate nell’ambito delle Reti innovative regionali si sono resi disponibili 20 milioni di euro dai fondi europei e abbiamo chiesto alle università venete di elaborare un piano industriale, che non guardi solo all’oggi, al Covid cioè, e che prefiguri scenari possibili per non essere più impreparati di fronte alle emergenze: l’obiettivo è immaginare una

Il progetto Palazzo Balbi ha destinato 20 milioni alle università per lo studio di un piano industriale

Gli studenti e le ultime lezioni

«Tuttiacasa,ingiusto s’imparadimeno nonèunasoluzione»

MESTRE «Così è uno schifo. Chiudere la scuole non è la soluzione al Covid». È amareggiato Cristian, uno studente di quinta dell’istituto tecnico industriale Pacinotti di Mestre, perché quello di oggi, con gli ultimi laboratori, è l’ultimo giorno di scuola in presenza. Lunedì parte la didattica a distanza per tutte le materie, ad eccezione di quelle pratiche, che in questa scuola si svolgono sugli impianti e probabilmente verranno concentrate in un unico giorno alla settimana, per ogni classe a rotazione. «Non sappiamo neanche che orario avremo da lunedì e da casa è impossibile concentrarsi, non è come stare in classe - continua Cristian Si perde tempo e impariamo meno di chi ha finito prima di noi. Ci hanno sempre detto di tenere la mascherina

indossata, e lo abbiamo fatto. Non basta per avere sicurezza? Restare a casa non serve a niente», sbotta Cristian e anche Massimo, che è in classe con lui, è convinto che l’Italia si sia mossa tardi. «In Cina hanno trovato i focolai, messo il lockdown nelle zone e fatto milioni di tamponi. Noi invece chiudiamo le scuole ora che ci sono 30 mila contagi, inutile». Per Davide, che è in quinta, il timore era che non si potessero più fare neanche i laboratori. «Abbiamo capito, stanno organizzando per farci venire lo stesso, ma-

L’orario Preside al lavoro per far fare ai ragazzi i laboratori una volta alla settimana

possibile convivenza del lavoro in situazioni di crisi». A Padova, Venezia e Verona sono stati avviati bandi per finanziare progetti di studio e la prossima settimana ci sarà un incontro per capire a che punto è il lavoro. «Vorrei proporre strumenti anche al governo, sottolinea l’assessore. Intanto, la fotografia di «Bussola» di Veneto Lavoro, il report mensile sull’occupazione nella nostra regione, restituisce un quadro che, dopo cinque anni di lenta ma costante ripresa, sta drammaticamente ritornando ai trend del 2008, l’anno della «Grande recessione», la crisi provocata dal crollo dei mutui subprime negli States. «In Veneto l’effetto della pandemia nei primi dieci mesi dell’anno ha comportato una riduzione di 38.600 di posizioni di lavoro», si legge nel report. L’estate, con le assunzioni di stagionali, ha solo parzialmente compensato quanto perso nei me-

47%

sono i posti di lavoro in meno nel turismo rispetto all’autunno del 2019

28%

è l’occupazione giovanile persa con la crisi sanitaria, è a meno 26% la femminile

si del primo lockdown e ottobre si è chiuso con un saldo negativo di meno 11.500 posti. La crisi maggiore è nel turismo dove rispetto al 2019 è venuto a mancare il 47 per cento di assunzioni. Potrebbe, infine, sorprendere la diminuzione di disoccupati (meno 13,5 per cento) ma «è frutto di più concause: lockdown, effetto scoraggiamento sempre rilevabile nei periodi di crisi economica e le misure di salvaguardia dei posti di lavoro», precisa Veneto Lavoro. «Semplicemente è aumentata la platea di persone che hanno smesso di cercare lavoro perché sfiduciate e per mancanza oggettiva di opportunità - commenta l’assessore al Lavoro Elena Donazzan - Sul mercato del lavoro e sullo stato di salute dell’economia regna l’incertezza, resa ancora più preoccupante dal recente evolversi della pandemia: i giovani e le donne sono i più colpiti dalla crisi (rispettivamente 28 e 26 per cento di posti di lavoro persi, ndr). Un nuovo lockdown, pur nella consapevolezza di dover mettere la salute dei cittadini al primo posto dell’agenda pubblica, potrebbe vanificare il lento e tiepido recupero iniziato a giugno». Gloria Bertasi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sms ai clienti gari non la prossima settimana, ma quella successiva». Non c’è niente che possa sostituire il far esperienza su un impianto elettrico o di condizionamento come il metterci le mani. Per questo il dirigente, Candeloro Di Biagio, è al lavoro su una circolare che tenga insieme lezioni pratiche e rispetto delle norme anti Covid. Giacomo e Gabriele, della prima B di Elettronica, raccontano delle difficoltà a seguire soprattutto le lezioni di matematica. La didattica a distanza per loro come per tutti non è una novità, l’avevano fatta anche in terza media. Però a casa al mattino quest’anno dovranno star da soli davanti allo schermo: i genitori sono al lavoro e i fratelli più piccoli a scuola. «La materia più difficile da seguire è la matematica - spiegano - perché perdi il filo durante gli esercizi, magari va via la connessione e non capisci più. Invece è più divertente fare educazione fisica da casa - scherzano Giacomo e Gabriele - Quella non possiamo più farla. Per ora ci insegnano le regole degli sport». Come se di norme e prescrizioni non ne avessero sentite abbastanza. Alessandra Caberlotto, docente di inglese è pronta a ricominciare. «Avevamo già sperimentato la Dad a marzo, possiamo riprendere a farlo - dice - resta il problema della connessione, non sempre è ottima e c’è da lavorare per tenere alta l’attenzione degli studenti. Il fatto è che la distanza si aggiunge a una serie di nodi non risolti: assegnazioni di cattedre, orario ancora provvisorio». Antonella Gasparini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo strappo di alcuni ipermercati: «Aperti oggi e domani»

Oggi è il primo fine settimana in cui i centri commerciali dovranno restare chiusi, nel rispetto delle nuove misure anti-Covid previste dall’ultimo decreto Conte, ma c’è già qualcuno che «svicola». Con il sistema degli sms ai clienti fidelizzati e non, da ieri sera alcuni marchi importanti hanno cominciato ad avvertire che sarebbero rimasti aperti. «Zanchetta a Marcon aperto anche sabato e domenica, offerta 3x2 su abbigliamento e calzature»; «Mazzorato a Selvazzano Dentro aperto anche sabato e domenica. Offerta 3x2 su abbigliamento e calzature». E ancora «QuelloGiusto»: «Sabato e domenica il negozio di Marcon è chiuso. Ci trovi a Mirano, scopri gli orari sul sito. Shopping e sicurezza da noi si abbracciano». Il punto è che stiamo parlando non del singolo neVENEZIA

gozio al dettaglio, ma di vere cittadelle dello shopping sopra i mille metri quadri di superficie. «E infatti devono essere considerati centri commerciali — dichiara Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto — in questa situazione è già difficile lavorare, non è il caso di farci la guerra tra noi. E’ anche vero che il decreto Conte di mercoledì non è chiarissimo e si presta a diverse interpretazioni su vari punti. Per esempio fino a 24 ore fa sembrava che la chiusura al sabato e alla domenica coinvolgesse anche i

Confcommercio «Sappiamo che alcuni imprenditori se ne fregano delle regole, ma sono disperati»

mercati all’aperto. Ipotesi scongiurata». Eh, ma in questo caso è diverso. «Lo so, chi oggi lavora contrariamente alla legge può rischiare una sanzione — avverte il presidente di Confcommercio — ma da una parte capisco lo stato d’animo. Siamo una nave in tempesta, con il comandante ubriaco e i marinai che non sanno che fare. Ci ritroviamo in balìa di tutto e tutti, non abbiamo riferimenti, la situazione è vergognosa e non dobbiamo stupirci se scatta il si salvi chi può». Impossibile parlare con i responsabili dei grandi centri che oggi e domani hanno deciso di tenere aperto, ma le commesse confermano il contenuto degli sms. «E’ vero, anche a noi è giunta notizia di imprenditori protagonisti di iniziative sbagliate, che rischiano di danneggiare se stessi per un verso e la concorrenza per un altro — aggiunge Bertin —. Stiamo controllando, verificando se ce ne siano altri. Ma va anche detto che tanti commercianti tra lockdown prima e crollo degli incassi adesso non sanno come pagare gli stipendi, le tredicesime, è un dramma. Ci sono segnalazioni di esercenti che se ne fregano delle regole, però non riesco a condannarli se lo fanno per sopravvivere. Siamo tutti messi male, ma qualcuno è più disperato di altri». L’appello di Confcommercio, al lavoro per ottenere dalle banche prestiti agevolati a favore dei negozianti in crisi, è di fare squadra. E nel frattempo sta pensando di riattivare il numero verde lanciato in passato per aiutare coloro che non riescono a vedere la luce in fondo al tunnel. M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

SABATO 7 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO

In Veneto persi 38 mila posti di lavoro Crolla il settore del turismo, ma il saldo reale tra cessazioni e nuovi ingressi è positivo con 20 mila nuove assunzioni

VENEZIA

Il blocco dei licenziamenti con la proroga della cassa integrazione Covid fino a marzo 2021 decisa dal premier Conte ha evitato lo spettro della disoccupazione di massa. Il leader di Confindustria Bonomi non condivide affatto la proroga, ma i conti veri sul piano sociale si faranno in primavera. I dati che arrivano dal Veneto si prestano a una duplice chiave di lettura e sono nettamente migliori rispetto a quelli della Lombardia, che con il lockdown bis segna pesanti battute d’arresto. Lo spunto arriva dal report firmato da Luca Candido, ricercatore di Veneto Lavoro, secondo il quale da gennaio a ottobre 2020 si sono persi 38 mila contratti a termine rispetto al 2019. Si tratta degli stagionali rimasti a spasso per la crisi del turismo e del terziario che sta perdendo colpi per il boom dell’on line con Amazon che riduce sul lastrico botteghe storiche. Ottobre segna un saldo negativo di 11.500 addetti. A questo dato va contrapposto quello del saldo reale tra

cessazione e assunzioni chiuso con 20.865 nuovi posti di lavoro creati. Ciò significa che le misure imposte dai 4 Dpcm di Conte hanno congelato le crisi aziendali nell’industria veneta, che registra un incremento di 7.124 nuovi contratti mentre in agricoltura sono addirittura 22.755. Appena 236 invece nel terziario. Il totale fa 30.115 ingressi in azienda, stando a quanto riportato dal bollettino socio-economico elaborato dalla Regione.

Cassa integrazione record fino a ottobre 269 milioni di ore Boom di colf italiane L’uscita di lavoratori Electrolux con le mascherine

Basta per consolarsi? No, perché nel 2019 il saldo positivo aveva raggiunto quota 74.589 con i servizi a guidare il trend positivo. I settori più colpiti sono il turismo (-40%), la moda con una flessione del 35% e poi il metalmeccanico. In crescita invece il chimico-farmaceutico, stabili l’agricoltura e la sanità. C’è da dire che a

iniziativa della regione

Progetto informatico per tutti i servizi legati a caccia e pesca VENEZIA

Un progetto innovativo dal punto di vista informatico che propone, al mondo veneto della pesca e della caccia, un unico software, con una sola univoca anagrafica, per accedere più facilmente e digitalmente ai vari servizi. Si tratta del nuovo “Sistema informativo regionale ittico-venatorio” che sostituirà, in un’ottica di semplificazione, i sette distinti applicativi provinciali, con tutte le problematiche relati-

Pescatori in una valle

luglio, agosto e settembre gli alberghi e i ristoranti hanno ingranato il turbo per la ripartenza a razzo che purtroppo difficilmente sarà bissata nella stagione invernale dello sci, per i limiti imposti dal Covid. Il 2020 era iniziato abbastanza bene: fino al 22 febbraio si registra un saldo positivo di 40.000 posizioni

contro le 45 mila del 2019. Da marzo è scattato il massiccio ricorso alla cassa integrazione per l’emergenza Covid che ha raggiunto il record di 269 milioni di ore, 25 delle quali solo ad agosto, quando le aziende hanno continuato a produrre spesso a pieno regime. Poi sono scattate anche le tutele ai settori senza l’integra-

ve alla duplicazioni di anagrafiche, fino ad oggi in uso. «Anche in un periodo delicato e difficile come quello che stiamo vivendo» ha esordito l’assessore regionale alla Pesca e alla Caccia Cristiano Corazzari in occasione della presentazione di ieri «non ci siamo fermati. Insieme, Regione e associazioni di categoria, lo dimostrano con questa novità che cambierà la vita, dal punto di vista amministrativo, a cacciatori e pescatori». Questo strumento permetterà l’informatizzazione di diciotto procedimenti, nove per il mondo della pesca (come il rilascio delle licenze, delle autorizzazioni alla pesca del pesce novello o della pesca con il bilancione) e nove per il mondo della caccia (come il rilascio del certificato per l’esercizio venatorio e delle autorizzazioni per gli allevamenti). Entro i

primi mesi del 2021 tutte le procedure saranno accessibili online. Il progetto, in questa prima occasione, è stato presentato, con il supporto della Direzione Agroambiente, Programmazione e Gestione Ittica e faunistico-venatoria regionale, alle rappresentanze associative del mondo venatorio regionale che conta quasi 38 mila cacciatori. La nuova gestione informatica, che prevede un archivio regionale di tutti i soggetti e di tutte le autorizzazioni e procedure, nasce innanzitutto da un’esigenza normativa che prevede, per la Pubblica amministrazione, di scommettere sulla digitalizzazione, ma anche per garantire un accesso alle informazioni e alle procedure più snello, veloce e democratico. — ALESSANDRO CESARATO © RIPRODUZIONE RISERVATA

zione salariale: stiamo parlando degli alberghi, del turismo e dei pubblici esercizi con altri 98,5 milioni di ore di Cig, il triplo rispetto a quelle accordate nel 2013, l’anno più duro della crisi. Va tenuto d’occhio il trend: secondo l’Istat in Veneto il tasso di occupazione è pari al 65,9% con una flessione di due punti sul 2019 e un in-

cremento del 10% di inattivi. A ottobre si registra la perdita di oltre 11.500 posti, con una flessione del 13% di assunzioni rispetto al 2019: tirate le somme la flessione tocca quota 38.600. Ma per fugare ogni dubbio sulle statistiche l’assessore Elena Donazzan precisa che «semplicemente è aumentata la platea di persone che hanno smesso di cercare un lavoro perché sfiduciate e per mancanza oggettiva di opportunità, se non in alcuni settori e per specifiche qualifiche che, paradossalmente, risultano ancora più difficili da reperire in questo periodo di crisi. Ciò che va scongiurato assolutamente è un nuovo lockdown come a marzo». Un ultimo flash sul lavoro domestico, che coinvolge in primis le donne. A partire dal 23 febbraio i contratti risultano quadruplicati e si passa nell’arco di un anno da 265 a 1.250 assunzioni, con un forte incremento delle italiane. Le badanti dopo la fuga all’estero sono rientrate in Veneto dopo il 4 maggio.— ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA

le nomine in consiglio regionale

Lorenzoni portavoce dell’opposizione VENEZIA

Arturo Lorenzoni ce l’ha fatta. «Ieri i capigruppo di minoranza in consiglio regionale, all’unanimità, mi hanno nominato Portavoce dell’opposizione. I rappresentanti di Pd, Veneto che Vogliamo, Europa Verde e M5S hanno deciso di lavorare insieme per portare avanti un’opposizione solida alla presidenza di Luca Zaia. Il ruolo di Portavoce è istituito per la prima volta nel Consiglio perché per la prima volta c’è un’opposizione che si

riconosce in una linea condivisa. Una bella sfida, che è sia organizzazione del lavoro in Consiglio, che costruzione di un progetto politico comune, con l’aiuto di tutti coloro che sono interessati a una nuova prospettiva attenta all’ambiente, all’innovazione economica e sociale, alla prosperità del Veneto» afferma Lorenzoni. Nella Lega invece non si placa la polemica per la bocciatura di Fabrizio Boron alla guida della commissione sanità che Zaia ha dato a una fedelissina di Treviso, la Brescacin. —

brugine

banche

Trimestrale positiva per Carel Industries

Federazione Nord Est Utile di 24,3 milioni del credito cooperativo a settembre per Zignago

BRUGINE

Ricavi consolidati pari 248 milioni di euro, un +1,2% (a cambi costanti) rispetto ai primi nove mesi del 2019. Trimestrale positiva per il gruppo Carel Industries spa, la multinazionale padovana leader mondiale nel mercato del condizionamento dell’aria e della refrigerazione. «I risultati approvati» dichiara l’ad Francesco Nalini «sono motivo di particolare soddisfazione per-

ché raggiunti in un contesto decisamente complicato. I ricavi passano in territorio positivo nonostante la chiusura temporanea di due dei nostri impianti più importanti, quello italiano e quello cinese, rappresentanti circa il 60% dell’intera capacità produttiva. Ciò dimostra ancora una volta l’abilità di Carel nello sfruttare al meglio le proprie caratteristiche tecnologiche, logistiche e strategiche e nel cogliere importanti opportunità». —

VENEZIA

È nata la Federazione del Nord Est – Credito Cooperativo Italiano, l’organismo associativo delle BCC aderenti al Gruppo Cassa Centrale Banca. La Federazione, che riunisce tutti gli Istituti veneti di credito cooperativo che fanno capo a Cassa Centrale Banca, ha sede a Padova. Alla costituzione della nuova Federazione hanno contribuito finora Banca Adria Colli Euga-

Portogruaro

nei, che ha sede ad Adria (Rovigo), Banca Alto Vicentino di Schio (Vicenza), Banca Prealpi SanBiagio, con sede a Tarzo (Treviso), Banca del Veneto Centrale, di Longare (Vicenza), nata dalla recente fusione di Centroveneto Bassano Banca con Rovigobanca, la Cassa Rurale di Vestenanova nel Veronese e Cortina Banca di Cortina d’Ampezzo. La Federazione resta tuttavia aperta a future adesioni di altre banche. —

PORTOGRUARO

Risultati in netto miglioramento nel terzo trimestre per Zignago Vetro, nonostante gli effetti della pandemia da Covid-19. Nei primi nove mesi dell’anno la flessione del fatturato scende a –4,2% (rispetto a –6,3% nella semestrale) e il margine operativo lordo sale a 25,6% (rispetto a 24,9% nei primi sei mesi). I ricavi nei primi 9 mesi dell’anno sono stati 302,2 mi-

lioni, di cui il 30,5% fuori del territorio italiano. Utile netto del gruppo è stato di 24,3 milioni. Nel terzo trimestre del 2020 è proseguita la ripresa dei mercati di riferimento in cui operano le società del gruppo veneziano specializzato in contenitori in vetro. In particolare, è proseguito il buon andamento della domanda di contenitori per alimenti, in Italia e in Europa, e la conferma della ripresa in altri segmenti. —


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PRIMO PIANO

SABATO 7 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: il rischio sanitario

Russo: il livello arancione non è imminente La manager della prevenzione: «Quest’anno la circolazione dell’influenza sarà minore, doppio tampone ai soggetti fragili» Filippo Tosatto / VENEZIA

CROMASIA

LA SITUAZIONE ATTUALE dati aggiornati alle 17 di ieri

Negoziati politici sottobanco? Sgambetti di Conte e Speranza alle regioni avverse? Cordata trasversale di governatori per scongiurare la linea dura dell’Istituto superiore di sanità? A dissipare la ridda di fantasie circolate intorno alla graduatoria di Roma, che ha assegnato al Veneto la

FASE GIALLA

1.308 -8

Ricoverati Covid in ospedale

Premio della Regione a docenti, ricercatori e specializzandi che combattono l’epidemia fascia gialla di minimo rischio epidemiologico, ci prova il capo del Dipartimento prevenzione, Francesca Russo. Lesta a chiarire che il grado colorato «non è un’estrazione a premi» ma risponde a più requisiti: il fatidico tasso di contagiosità Rt, il rapporto tra tamponi eseguiti e positivi scovati, l’incidenza di asintomatici, la capacità del sistema ospedaliero, i tempi di presa in carico e dimissione dei malati e l’ampiezza del contact tracing; al riguardo, si richiede la presenza di 1 “tracciatore” ogni 10 mila abitanti... «Nel Veneto la media è 2,1», puntualizza lei. MONITORAGGIO E CALCOLO DEL RISCHIO

Che incalza: «Il protocollo dell’Iss definisce testualmente l’area gialla come “situa-

All’esame del consiglio regionale l’App veneta di biosorveglianza per mappare il territorio zione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve e medio periodo”. È esattamente il nostro caso». Ma quanto reggerà la classificazione? La forte crescita dei ricoveri alimenta lo spaurac-

73.167 44.971 +3.377 +3.290 Positivi dal 21/2

2.552 +22

Deceduti dal 21/2

La situazione nelle case di riposo SITUAZIONE OSPITI

SITUAZIONE OPERATORI (DIPENDENTI E NON DIPENDENTI)

OSPITI OSPITI OSPITI OSPITI OSPITI CON OPERATORI OPERATORI OPERATORI CON NUMERO NUMERO CON TEST CON RICOVERATI CON DECEDUTI CON OSPITI NUMERO COVID-19 CON TEST OPERATORI CON COVID-19 TAMPONE COVID-19 STRUTTURE OSPITI RAPIDO TAMPONE COVID-19 COVID-19 COVID-19 DAL POSITIVO OPERATORI RAPIDO POSITIVO SU COINVOLTE TOTALE EFFETTUATO EFFETTUATO POSITIVO USL POSITIVO 20/02/2020 SU OSPITI TOTALI TOTALE EFFETTUATO EFFETTUATO POSITIVO OPERATORI TOTALI 1 Dolomiti 1.443 2.003 145 21 120 6,8% 2.151 1.546 1.979 47 2,2% 29 2.125 2 Marca Trevigiana 5.917 5.574 160 25 161 2,7% 5.467 4.697 5.267 103 1,9% 53 5.920 3 Serenissima 3.192 3.192 146 12 110 4,6% 3.551 3.551 3.551 87 2,5% 31 3.192 1.151 1.151 4 0 17 0,3% 1.136 1.136 1.136 3 0,3% 4 Veneto Orientale 15 1.151 1.859 1.998 55 6 7 2,7% 1.818 1.648 1.784 17 0,9% 5 Polesana 19 2.036 3.661 4.550 75 0 143 1,6% 4.328 2.393 4.309 76 1,8% 6 Euganea 37 4.550 2.825 3.256 73 0 135 2,2% 2.881 2.381 2.770 16 0,6% 7 Pedemontana 33 3.388 3.245 3.670 177 3 100 4,8% 4.302 3.123 4.129 94 2,2% 8 Berica 38 3.677 4.344 5.303 93 5 288 1,7% 5.834 3.898 5.619 70 1,2% 9 Scaligera 80 5.327 27.637 30.697 928 72 1.081 3,0% 31.468 24.373 30.544 513 1,6% TOTALE 335 31.366

chio arancione, con limiti e restrizioni conseguenti: «Il monitoraggio degli indicatori sensibili è costante e la verifica avviene su base settimanale, poi l’indice di rischio viene rivalutato da ministero e Istituto di sanità. L’opzione arancione non è imminente e in ogni caso dipenderà dal

nostro comportamento. Mi riferisco a mascherine, distanziamento, igiene». La buona notizia allora giunge sul versante della sindrome di stagione: «Quest’anno la circolazione dell’influenza risulterà sensibilmente minore, all’accresciuta profilassi, vaccinale in primis, concorre-

rà il “doppio tampone”, rivolto a influenza e Covid-19, effettuato sui soggetti fragili dai medici-sentinella». DUE NUOVI PROVVEDIMENTI LEGISLATIVI

Restando in tema, spiccano due delibere di Palazzo Balbi trasmesse alla commissione regionale bilancio; la prima

«Manca fondamento giuridico all’utilizzo di veterinari, odontoiatri e farmacisti» «Lasciamo perdere soluzioni destituite di fondamento giuridico, non è il caso». Giovanni Leoni, segretario veneto del sindacato Cimo Fesmed, chiarisce la questione di chi ha la competenza per eseguire i tamponi. Negli ultimi giorni si è parlato di reclutare veterinari e odontoiatri, affiancandoli a medici, infermieri, medici di famiglia (se ci sarà l’accordo).

Casi attualmente positivi

Ricoverati Covid in terapia intensiva

Luca Zaia con Francesca Russo ieri alla conferenza stampa a Marghera

cimo fesmed sulla chiamata regionale a far tamponi

Mitia Chiarin / VENEZIA

174 -4

«I colleghi Medici Veterinari sono in grado di eseguire perfettamente un tampone dal punto di vista tecnico ma ne sono esclusi da una serie di normative nazionali non facilmente superabili, pena la denuncia per esercizio abusivo della professione medica. Per l’esecuzione dovrebbero lavorare in ambulatori dedicati autorizzati per gli umani e non per gli animali. Anche secondo il Presidente dell’Ordine dei Medici

Veterinari di Belluno e di quello di Venezia la situazione non è facilmente risolvibile». E gli odontoiatri, ricorda, si erano proposti ma nessuno li ha considerati: «Gli Odontoiatri privati, che eseguono il 98% delle prestazioni della categoria, avevano chiesto in primavera alla Regione di accedere ai tamponi periodici di controllo come i Medici dipendenti, per interesse di sanità pubblica visto lo stretto contatto

quotidiano con i loro pazienti, ma ne sono stati esclusi. Adesso improvvisamente ci si ricorda di loro e si chiede un aiuto; ma anche loro necessiterebbero di una struttura terza fornita dalle Ulss». I Farmacisti hanno «ruolo e competenze ben definite», continua Leoni, «ma vi sono molti giovani Medici Chirurghi neolaureati che potrebbero essere utilizzati, come nelle USCA, con corsi appositi per il tempo necessario, e

prevede un riconoscimento economico a docenti, ricercatori e medici specializzandi dell’ultimo e penultimo anno impegnati nel contrasto all’epidemia nelle università di Padova e Verona; decisa la destinazione, l’entità dei fondi erogati sarà definita in sede di manovra economica.

non ci sarebbero problemi in quanto regolarmente abilitati ed iscritti all’Ordine giusto e avremmo qualche giovane di meno a spasso». Intanto la federazione degli Ordini dei medici del Veneto, in un duro comunicato, stigmatizza la situazione e solidarizza con i medici costretti a «colpi di ordini di servizio» a spostarsi dai reparti di competenza ai reparti Covid. «In situazioni di emergenza i medici hanno sempre fatto il loro dovere nei secoli, ma è attraverso il dialogo fra istituzioni che si risolvono i problemi tuttora insoluti, non con imposizioni che travalicano collaborazioni e norme istitutive degli Ordini Professionali». La categoria vede già 180 colleghi morti curando i pazienti affetti da Covid. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ancora, è in arrivo l’App regionale di biosorveglianza distinta da Immuni e finalizzata alla mappatura dinamica del contagio sul territorio. Entrambi i provvedimenti saranno posti in discussione martedì dal neopresidente Luciano Sandonà. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

ministero salute

Veneto primo in Italia nella qualità dei servizi sanitari essenziali Il ministero della salute ha collocato il Veneto al primo posto in Italia per qualità dei servizi sanitari offerti ai cittadini, riconoscendogli un punteggio di 222 su 225. Il riconoscimento investe i livelli essenziali di assistenza (Lea) includendo l'adesione agli screening oncologici, l’incidenza dei parti cesarei, il tasso di vaccinazione, l’appropriatezza dei ricoveri e molti altri parametri. «È un primato di cui andar fieri, lo dedico ai veneti e a tutta la squadra che lavora ogni giorno con noi a tutela della salute», il commento del governatore Luca Zaia.


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Sabato 7 Novembre 2020 Corriere del Veneto

VE

Virus

La seconda ondata

«Situazione molto critica, servirà l’aiuto dei privati» BOOM DI RICOVERI Zaia: Influenza: doppio test sui tamponi per trovarla oltre al Covid

Emergenza ospedali: «È fase 4» «Con mezzo piede siamo già in Fase 4: massima turbolenza, massima tensione per gli ospedali e conferma dai nostri modelli che per metà novembre raggiungeremo verosimilmente 250-300 terapie intensive». Il presidente del Veneto, Luca Zaia, non nega che la pressione sul sistema sanitario regionale sia alta. Molto alta. Al punto da essere, quasi, in Fase 4. E, in una scala da 1 a 5, 5 è un contagio incontenibile secondo il piano di sanità pubblica del Veneto. Secondo il governatore, il range per i ricoveri in terapia intensiva, arriva addirittura a 500 «ma probabilmente ci attesteremo sui 250-300». Il «cruscotto» della Regione, racconta un Veneto in cui, con piccoli scarti, i ricoveri crescono sempre di più e con loro lo stress per gli ospedali. Se la media regionale si attesta ancora in Fase 3, vale a dire sotto le 250 terapie intensive e sotto i 1.500 letti in area non critica, le realtà provinciali risultano più in bilico. Belluno e Treviso hanno già sconfinato in Fase 4 per l’area non critica e Vicenza è a un soffio. «Questa è la fase più critica - conferma Zaia - ma ricordiamo che il tasso di occupazione delle terapie intensive qui è al 16%, in altre regioni al 40%». Dal report presentato ieri dalla Regione, arriva la conferma che a finire in ospedale sono soprattutto gli over 70 ma i contagi fra i giovani sono alti. In corsia ci sono 594 pazienti Covid sotto i 70 anni e 827 sopra. Dei ricoverati solo 327 non destano particolari preoccupazione, la stragrande maggioranza presenta condizioni da «severe» a «critica con intubazione». «Ma gli anziani non vanno rinchiusi in casa come carcerati, - ammo-

nisce Zaia - bisogna che ognuno abbia il senso civico, etico e morale di proteggerli». Cosa comporta un aumento tanto significativo dei ricoveri? «Fase 4 per noi significa un ulteriore giro di vite per trovare i letti - spiega ancora Zaia - perché non è escluso si possa galoppare sulle 1.800-2.000 persone ricoverate nei prossimi 10 giorni. Qui entra in campo la sanità privata». Il governatore ricorda come in Veneto il privato copra il 10-12% ma, spiega ancora il governatore «i privati non sono una controparte, fanno parte del sistema sanitario del veneto. Come a marzo chiederemo loro di garan-

VENEZIA

Russo L’area gialla in cui è il Veneto prevede trasmissibi lità sostenuta ma sostenibile dal sistema sanitario

Zaia Contagio diffuso fra i giovani ma a finire in ospedale sono soprattutto gli over 70, vanno protetti

L’evento in bilico

A Treviso, Belluno e Vicenza letti in area non critica ormai vicini alla saturazione

I ricoveri Totale regionale 173

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Sono gli anni passati dall’istituzione, nel 1630 a Venezia, della Festa della Madonna della Salute per celebrare la fine della peste

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● Don Fausto Bonini (in alto) andrà in basilica, don Gianni Antoniazzi (sotto) aprirà la parrocchia a Mestre

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Gravità ricoveri REGIONE

Il punto

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sentite della comunità veneziana. Siamo, però, in piena pandemia, i contagi salgono sempre più velocemente e i rischi per tutti sono altissimi», fa presente il consigliere comunale di opposizione Giovanni Andrea Martini, «penso le modalità siano in totale contrasto con le basilari misure di precauzione». Il dubbio in effetti si estende anche più in là. «Venezia offre il segno di essere ancora una città vitale. Quanto però alla partecipazione fisica è importante vedere come si evolverà la diffusione del Covid e invitare la gente alla preghiera nel luogo più vicino a casa», afferma il parroco mestrino don Gianni Antoniazzi, che aprirà la sua chiesa di Carpenedo in orario rispettoso del coprifuoco, dalle 5 alle 22. Salvaguardare la tradizione? «Non so proprio come

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Regione

Migliaia di fedeli per la «Salute» I sacerdoti: meglio non celebrarla

La tradizione

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Fonte: Regione Veneto

spingono nella splendida Basilica a un passo da Punta della Dogana. Nonni, bambini, malati: «Da un lato una storia di fede potente, dall’altro la pandemia in corso. Il senso e l’origine della festa quest’anno ci interroga: di fronte alla peste del 2020 non facciamo nulla? Difficile mettere un ago nella bilancia». Don Renato Mazzuia, vicario nel sestriere di San Marco, pone così la questione che il Patriarcato ha per ora gestito con un comunicato ufficiale: distanziamento, poche celebrazioni a numero chiuso, servizio d’ordine eccezionale e niente candele tradizionali da accendere. Limitazioni che di fatto confermano la festa, per cui l’amministrazione comunale ha già concesso la realizzazione del ponte votivo. «La festa è tra le più belle e

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54 161 268 429 1.072

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Il Patriarcato: «Pellegrinaggio in sicurezza e niente candele» VENEZIA Siamo ben lontani dalla «presontuosa fiducia», citata dal Manzoni, che guidò la processione di supplica contro la peste del 1600 per tutti i quartieri di Milano, facendone poi esplodere il contagio. Eppure il dilemma si ripropone identico a quattrocento anni di distanza tra le calli di Venezia: rinunciare o no al pellegrinaggio del 21 novembre, Festa della Madonna della Salute che salvò la città dall’antica pestilenza, nel pieno della seconda ondata di coronavirus? Nella Venezia popolare che lentamente sparisce, il rito del cero portato alla «Salute» attraverso il ponte votivo di barche sul Canal Grande, è forse uno dei pochi gesti autentici rimasti a battere nel cuore della città. Ogni anno migliaia di veneziani di acqua e di terra si

tire alcune prestazioni ordinarie ma anche di mettere a disposizione operatori e spazi. Il tema vero è l’emergenza ospedaliera, noi siamo in grossa difficoltà e non vogliamo ricoverare i pazienti lungo i corridoi. Servono anestesisti e pneumologi. Il tema è ricalibrare l’offerta ospedaliera, penso a Negrar, che si mette a disposizione». Ieri la conta parlava di 3.290 nuovi positivi e altri 21 morti. Zaia spiega che parametrati ai tamponi che si eseguono oggi rispetto alla primavera, il numero di nuovi contagi è però dimezzato e che non si pensa, per ora, a micro lockdown. Numeri che si rincorrono come quelli che

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>=90 80-89 70-79 50-69 15-49 <=14

Gravità

Criticointubato Critica Severo Lieve Pauci-sintomatico Asintomatico Altro

si possa fare. La sfida si vince sull’essenziale», scrive ai fedeli don Natalino Bonazza. Altri preti veneziani, come Fausto Bonini «nato affianco alla Basilica» non rinunceranno al pellegrinaggio «nel rispetto di tutte le clausole che le autorità vorranno fornire». Celebrazioni ridotte e distanziamento rigoroso anche nelle due parrocchie di terraferma intitolate alla Salute: a Mestre il rettore don Gianni Bernardi conferma «il massimo delle precauzioni», a Marghera don Lio Gasparotto ha riposto la statua votiva della festa nella chiesetta antica di Catene rinunciando alle benedizioni di malati, disabili e bambini. Il Seminario patriarcale adiacente alla Basilica chiarisce: «Stiamo lavorando perché la festa possa essere celebrata anche in casa, in famiglia, in parrocchia, in ospedale, nelle carceri – dice il rettore don Fabrizio Favero - la basilica durante il lockdown è sempre rimasta sempre aperta, accoglieremo chi potrà venire con le dovute norme di sicurezza». Maria Paola Scaramuzza © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Sabato 7 Novembre 2020

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Terapie intensive

SANITÀ PRIVATA

I positivi Il bollettino di ieri parlava di 3.290 casi positivi in più I dati Ogni martedì gli statistici della Regione si confronta no con Roma Influenza I tamponi di sintomatici saranno testati per il Covid e per l’influenza

le regioni trasmettono a Roma con cadenza regolare. A spiegare minuziosamente il meccanismo sotteso ai celebri 21 parametri che hanno collocato il Veneto in area gialla è la dottoressa Francesca Russo, Dipartimento di prevenzione. «Quanto tempo ci mettiamo a individuare un soggetto, a prenderlo in carico e così via. Tutti elementi messi a sistema in un rapporto di monitoraggio che viene pubblicato ogni fine settimana e calcola anche l’Rt. È uno strumento che facilita le decisioni degli organi centrali e locali. Ogni martedì i nostri statistici controllano e discutono alcuni parametri con l’Iss. Parametri che sono ancora della Fase 2 tanto che abbiamo scritto al ministero per ritararli. In un altro documento ancora, realizzato con Regioni, ministero e Iss, si sono delineati gli scenari epidemiologici che corrispondo alle fasce colorate. Per arrivarci, si valutano diversi pesi degli indicatori. Il giallo in cui siamo noi è «trasmissibilità sostenuta e diffusa ma sostenibile dal sistema sanitario nel medio e breve periodo». Per il contact tracing, ad esempio, è previsto un operatore ogni diecimila abitanti, il Veneto ne vanta 2,5. «Non abbiamo certo evitato di mandare i dati: avevamo già avvisato di un ritardo - spiega Russo - nel caricare quelli sulla data di inizio sintomi dei pazienti». Novità sull’influenza. I tamponi chiesti dai medici sentinella saranno testati sia per Covid che per l’influenza stessa. Intanto ieri il ministero della Salute ha pubblicato la griglia sui Lea (livelli essenziali di assistenza) con il Veneto primo per qualità dei servizi offerti. Martina Zambon

Chi è

● Marco dal Brun, 49 anni, è coordinatore per il settore Sanità di Confindustria Veneto ● È parte del gruppo tecnico «Scienze della Vita» di Confindustria nazionale

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La case di riposo di Michela Nicolussi Moro

La sanità privata si fa avanti per contribuire ad allentare la pressione sul sistema sanitario regionale. Marco dal Brun, è il coordinatore per la Sanità di Confindustria Veneto. In una recente intervista a Lan, lei ha prospettato una partenership pubblico-privato più stretta e il presidente della Regione ha parlato della necessità di “dividersi i compiti” fra gestione Covid e attività programmata... «Di fatto è una seconda ondata che causa l’aumento di pressione sul sistema sanitario ma resto ottimista. Io dico che riusciremo a frenare in tempo e per fortuna i mesi intercorsi fra la prima e la seconda ondata sono serviti ad allestire reparti, a fare scorte di Dpi (dispositivi di protezione individuale ndr), ad affinare l’approccio alla malattia. Questo mi fa ipotizzare uno scenario: diciamo che da marzo del prossimo anno si possa sperare nel vaccino e in cure mirate per traghettarci fuori dall’emergenza. Questa lunga premessa per arrivare al punto: abbiamo davanti cinque mesi in cui bisogna resistere.Vuol dire che abbiamo 5 mesi in cui bisogna resistere». Come? «Oltre all’emergenza Covid, la sanità sta pagando un doppio prezzo: l’arretrato sulla prevenzione e sulle patologie non acute. Non parliamo di costi solo socio sanitari ma, concretamente, di costi in prospettiva. Anche solo a la-

sciar indietro la prevenzione è chiaro che ci sarà un contraccolpo successivo. Ecco, in quest’ottica servirà un dosaggio perfetto nella migliore integrazione possibile fra pubblico e privato che diventa efficienza e necessità». Come immagina concretamente quest’integrazione potenziata? «La immagino su due livelli. Il primo, sulla falsariga di

quanto già avvenuto nella primissima fase della pandemia in cui, anche al netto di protocolli e confini rigidi, nel costante dialogo con i direttori delle singole Usl, ci si prestava tecnologie e personale. E questo continua ad accadere ovunque in uno spirito che definirei etico. Ora, però, serve mettere in campo anche una capacità di visione. Da qui la mia proposta».

Il caso a Verona

Muore a 35 anni di Covid «Nessuna patologia pregressa» VERONA Morire di Covid a 35

anni. È accaduto mercoledì all’ospedale di Borgo Trento di Verona. La vittima è un uomo di nazionalità moldava, da tempo residente in provincia di Verona, che aveva accusato i primi segni della malattia appena una settimana prima. Ne è conseguito il ricovero, prima all’ospedale di Villafranca, sempre nel Veronese, poi, quando il quadro clinico è peggiorato, in quello del capoluogo. Un caso, il suo, che ha colpito particolarmente i medici che, pur, nel corso della prima ondata, avevano visto diverse forme severe della malattia. «Ci ha sorpreso spiega Enrico Polati,

direttore del reparto di rianimazione di Borgo Trento - il rapido evolversi della malattia su una persona che, peraltro, non aveva patologie pregresse». Secondo quanto si apprende, l’uomo sarebbe morto a seguito di una grave forma di trombosi, una delle complicanze note del Covid. Lascia la moglie e tre figli. L’abbassamento dell’età media nei reparti critici è un fenomeno che è stato osservato in diversi ospedali veneti. Tra gli attuali ricoverati in terapia intensiva a Treviso, un uomo di 37 anni e una donna di 44 anni e nessuna patologia cronica. (d.o.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rsa, infetto il 3% degli anziani «E mancano 1500 infermieri»

Roberto Volpe Pochi operatori e allo stremo. Le nuove leve vanno negli ospedali

dei morti per Covid-19 aveva dagli 85 anni in su e il 44% apparteneva alla fascia d’età 6584. «E siamo solo all’inizio — allarga le braccia Volpe — il 30 aprile l’infezione era penetrata in 60 Rsa, ma allora c’era il lockdown. E quindi i nostri 25mila operatori quando finivano il turno tornavano al domicilio senza incontrare nessuno. I loro familiari erano già a casa, in smart working o, nel caso di minori, in didattica a distanza, quindi le occasioni

513 Dipendenti

Sono stati colpiti dal Covid-19, su un totale di 31.468, cioè l’1,6%. I degenti contagiati sono invece 928 su 31.366

di contagio erano pressoché inesistenti. Oggi invece tutti escono e quindi i dipendenti rischiano di infettarsi fuori dalle case di riposo e portare il virus tra gli anziani, che non hanno altri contatti, visto il blocco delle visite dei parenti, benché non abbiano mai infettato nessuno, in quanto supercontrollati. Sono autorizzati a entrare solo i familiari dei pazienti in fin di vita e in quel caso vengono sottoposti a tampone e bardati con tutti i dispositivi di protezione previsti». Gli altri anziani possono invece mantenere i contatti con i loro cari attraverso le videochiamate. Con la ripresa della curva del contagio, a metà ottobre, una nuova minaccia incombe su queste strutture, che ospitano i cittadini più fragili. Per prevenire nuove tragedie, la

Ce la spieghi... «Partiamo dalla chirurgia non urgente su cui, già nella prima fase della pandemia, si sono accumulati ritardi importanti. La sanità privata ha a disposizione intere équipe che avrebbero le competenze e il tempo per intervenire. Ora, in regione ci sono strutture ospedaliere dismesse che meritano al massimo la cartolarizzazione ma ce ne sono altre, penso all’ospedale di Monselice già parzialmente recuperato per alcuni servizi, incluso il Covid, ma che vanta un blocco operatorio stupendo non utilizzato. Oltre a Monselice, penso a Valdobbiadene, Zevio e Isola della Scala. La proposta quindi è: il pubblico potrebbe mettere a disposizione del privato strutture come questa insieme alla lista di prestazioni inevase che crescono ogni giorno. Al privato l’onere di investire per portare allo stato di funzionamento queste strutture con costi relativamente contenuti. Chiaramente in cambio, il privato, chiederebbe la garanzia che il volume di lavoro dei prossimi 6-8 mesi fosse tale da recuperare investimenti fatti». Investimenti d’emergenza o con una prospettiva diversa per “pesare di più” sul sistema sanitario regionale? «È prematuro. Ma se a giugno 2021 vedremo la fine del tunnel, si possono tirare le somme dell’attività parallela all’emergenza, arrivando a riflessioni ulteriori. Sia chiaro, il Veneto è una delle regioni che ha la quota più bassa di privato in italia, il tema vero non è quanto privato, ma quale privato e come viene governato. Credo che nel pubblico debba continuare ad essere il grande garante di trapianti, malattie rare, terapie ad alta complessità e alto costo. Il privato riesce ad essere straordinario con le economie di scala e può garantire al sistema tariffe più basse e produzione più alta». M.Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Da febbraio morti mille ospiti. Il virus portato dagli operatori VENEZIA «Siamo di nuovo in guerra, abbiamo il nemico fuori dalla porta e ci mancano i soldati per difenderci». E’ l’immagine che più rende l’idea della situazione in cui si ritrovano per la seconda volta da marzo le 346 case di riposo del Veneto (32.588 letti). A tracciarla è Roberto Volpe, presidente dell’Uripa, l’associazione che le rappresenta, anche alla luce degli ultimi dati diffusi dalla Regione. Sulle 335 strutture monitorate, per un totale di 31.366 ospiti, il Covid-19 è stato diagnosticato a 928 di loro (il 3%), 72 dei quali ricoverati in ospedale. Dal 21 febbraio, data di inizio della pandemia, nelle Rsa il coronavirus ha ucciso 1081 anziani e colpito anche 513 operatori (l’1,6%) su 31.468. Stando agli ultimi dati diffusi da Palazzo Balbi, quasi il 51%

VE

Dal Brun: «Possiamo smaltire gli arretrati della chirurgia»

«Pronti ad investire per aiutare, affidateci gli ospedali dismessi»

Il range dice che entro metà novembre si potrebbe arrivare a 500 terapie intensive occupate ma la stima più verosimile è 250-300

3

Regione ha disposto un tampone a settimana per i dipendenti e ogni venti giorni per i degenti. «Ma il vero problema è che non abbiamo più personale — dice il presidente dell’Uripa —. Mancano 1500 infermieri sui 3500 previsti e duemila dei 23mila operatori sociosanitari necessari, che però arriveranno tra sei mesi, al termine dei nuovi corsi di formazione. Il vero anello debole è la carenza di infermieri, continuamente chiamati dalle Usl, alle rispondono volentieri: presente! Se già lavorano nelle case di riposo se ne vanno, se invece vincono nuovi concorsi la prima scelta non sono certo le Rsa. La vocazione dei giovani è di lavorare in ospedale, anche perché durante il tirocinio non fanno nemmeno un’ora di formazione nelle nostre strutture».

Al lavoro

● Roberto Volpe, presidente Uripa, dialoga con l’assessore Manuela Lanzarin

Ecco perché i centri per anziani fanno doppiamente fatica a organizzare le aree in cui tenere in isolamento gli eventuali contagiati dal coronavirus. «Ormai tutte le strutture tengono letti e stanze liberi per questa evenienza — conferma Volpe — ma diventa difficile poi gestirli senza personale. Quando un anziano deve stare in quarantena non può lasciare la sua camera e allora un infermiere dev’essere a sua disposizione, ma come si fa se non ce ne sono abbastanza per il resto degli ospiti? Ormai gli operatori sono allo stremo delle forze, hanno già otto mesi di guerra sulle spalle e devono ricominciare tutto daccapo con le poche forze rimaste». Il governatore Luca Zaia ha annunciato che la Regione non intende svuotare di personale le case di riposo, ma è pur vero che un infermiere ha tutto il diritto di partecipare ai concorsi lanciati da Azienda Zero per potenziare «le truppe» degli ospedali. E anche di chiedere il trasferimento. M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Sabato 7 Novembre 2020

500

Terapie intensive

SANITÀ PRIVATA

I positivi Il bollettino di ieri parlava di 3.290 casi positivi in più I dati Ogni martedì gli statistici della Regione si confronta no con Roma Influenza I tamponi di sintomatici saranno testati per il Covid e per l’influenza

le regioni trasmettono a Roma con cadenza regolare. A spiegare minuziosamente il meccanismo sotteso ai celebri 21 parametri che hanno collocato il Veneto in area gialla è la dottoressa Francesca Russo, Dipartimento di prevenzione. «Quanto tempo ci mettiamo a individuare un soggetto, a prenderlo in carico e così via. Tutti elementi messi a sistema in un rapporto di monitoraggio che viene pubblicato ogni fine settimana e calcola anche l’Rt. È uno strumento che facilita le decisioni degli organi centrali e locali. Ogni martedì i nostri statistici controllano e discutono alcuni parametri con l’Iss. Parametri che sono ancora della Fase 2 tanto che abbiamo scritto al ministero per ritararli. In un altro documento ancora, realizzato con Regioni, ministero e Iss, si sono delineati gli scenari epidemiologici che corrispondo alle fasce colorate. Per arrivarci, si valutano diversi pesi degli indicatori. Il giallo in cui siamo noi è «trasmissibilità sostenuta e diffusa ma sostenibile dal sistema sanitario nel medio e breve periodo». Per il contact tracing, ad esempio, è previsto un operatore ogni diecimila abitanti, il Veneto ne vanta 2,5. «Non abbiamo certo evitato di mandare i dati: avevamo già avvisato di un ritardo - spiega Russo - nel caricare quelli sulla data di inizio sintomi dei pazienti». Novità sull’influenza. I tamponi chiesti dai medici sentinella saranno testati sia per Covid che per l’influenza stessa. Intanto ieri il ministero della Salute ha pubblicato la griglia sui Lea (livelli essenziali di assistenza) con il Veneto primo per qualità dei servizi offerti. Martina Zambon

Chi è

● Marco dal Brun, 49 anni, è coordinatore per il settore Sanità di Confindustria Veneto ● È parte del gruppo tecnico «Scienze della Vita» di Confindustria nazionale

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La case di riposo di Michela Nicolussi Moro

La sanità privata si fa avanti per contribuire ad allentare la pressione sul sistema sanitario regionale. Marco dal Brun, è il coordinatore per la Sanità di Confindustria Veneto. In una recente intervista a Lan, lei ha prospettato una partenership pubblico-privato più stretta e il presidente della Regione ha parlato della necessità di “dividersi i compiti” fra gestione Covid e attività programmata... «Di fatto è una seconda ondata che causa l’aumento di pressione sul sistema sanitario ma resto ottimista. Io dico che riusciremo a frenare in tempo e per fortuna i mesi intercorsi fra la prima e la seconda ondata sono serviti ad allestire reparti, a fare scorte di Dpi (dispositivi di protezione individuale ndr), ad affinare l’approccio alla malattia. Questo mi fa ipotizzare uno scenario: diciamo che da marzo del prossimo anno si possa sperare nel vaccino e in cure mirate per traghettarci fuori dall’emergenza. Questa lunga premessa per arrivare al punto: abbiamo davanti cinque mesi in cui bisogna resistere.Vuol dire che abbiamo 5 mesi in cui bisogna resistere». Come? «Oltre all’emergenza Covid, la sanità sta pagando un doppio prezzo: l’arretrato sulla prevenzione e sulle patologie non acute. Non parliamo di costi solo socio sanitari ma, concretamente, di costi in prospettiva. Anche solo a la-

sciar indietro la prevenzione è chiaro che ci sarà un contraccolpo successivo. Ecco, in quest’ottica servirà un dosaggio perfetto nella migliore integrazione possibile fra pubblico e privato che diventa efficienza e necessità». Come immagina concretamente quest’integrazione potenziata? «La immagino su due livelli. Il primo, sulla falsariga di

quanto già avvenuto nella primissima fase della pandemia in cui, anche al netto di protocolli e confini rigidi, nel costante dialogo con i direttori delle singole Usl, ci si prestava tecnologie e personale. E questo continua ad accadere ovunque in uno spirito che definirei etico. Ora, però, serve mettere in campo anche una capacità di visione. Da qui la mia proposta».

Il caso a Verona

Muore a 35 anni di Covid «Nessuna patologia pregressa» VERONA Morire di Covid a 35

anni. È accaduto mercoledì all’ospedale di Borgo Trento di Verona. La vittima è un uomo di nazionalità moldava, da tempo residente in provincia di Verona, che aveva accusato i primi segni della malattia appena una settimana prima. Ne è conseguito il ricovero, prima all’ospedale di Villafranca, sempre nel Veronese, poi, quando il quadro clinico è peggiorato, in quello del capoluogo. Un caso, il suo, che ha colpito particolarmente i medici che, pur, nel corso della prima ondata, avevano visto diverse forme severe della malattia. «Ci ha sorpreso spiega Enrico Polati,

direttore del reparto di rianimazione di Borgo Trento - il rapido evolversi della malattia su una persona che, peraltro, non aveva patologie pregresse». Secondo quanto si apprende, l’uomo sarebbe morto a seguito di una grave forma di trombosi, una delle complicanze note del Covid. Lascia la moglie e tre figli. L’abbassamento dell’età media nei reparti critici è un fenomeno che è stato osservato in diversi ospedali veneti. Tra gli attuali ricoverati in terapia intensiva a Treviso, un uomo di 37 anni e una donna di 44 anni e nessuna patologia cronica. (d.o.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rsa, infetto il 3% degli anziani «E mancano 1500 infermieri»

Roberto Volpe Pochi operatori e allo stremo. Le nuove leve vanno negli ospedali

dei morti per Covid-19 aveva dagli 85 anni in su e il 44% apparteneva alla fascia d’età 6584. «E siamo solo all’inizio — allarga le braccia Volpe — il 30 aprile l’infezione era penetrata in 60 Rsa, ma allora c’era il lockdown. E quindi i nostri 25mila operatori quando finivano il turno tornavano al domicilio senza incontrare nessuno. I loro familiari erano già a casa, in smart working o, nel caso di minori, in didattica a distanza, quindi le occasioni

513 Dipendenti

Sono stati colpiti dal Covid-19, su un totale di 31.468, cioè l’1,6%. I degenti contagiati sono invece 928 su 31.366

di contagio erano pressoché inesistenti. Oggi invece tutti escono e quindi i dipendenti rischiano di infettarsi fuori dalle case di riposo e portare il virus tra gli anziani, che non hanno altri contatti, visto il blocco delle visite dei parenti, benché non abbiano mai infettato nessuno, in quanto supercontrollati. Sono autorizzati a entrare solo i familiari dei pazienti in fin di vita e in quel caso vengono sottoposti a tampone e bardati con tutti i dispositivi di protezione previsti». Gli altri anziani possono invece mantenere i contatti con i loro cari attraverso le videochiamate. Con la ripresa della curva del contagio, a metà ottobre, una nuova minaccia incombe su queste strutture, che ospitano i cittadini più fragili. Per prevenire nuove tragedie, la

Ce la spieghi... «Partiamo dalla chirurgia non urgente su cui, già nella prima fase della pandemia, si sono accumulati ritardi importanti. La sanità privata ha a disposizione intere équipe che avrebbero le competenze e il tempo per intervenire. Ora, in regione ci sono strutture ospedaliere dismesse che meritano al massimo la cartolarizzazione ma ce ne sono altre, penso all’ospedale di Monselice già parzialmente recuperato per alcuni servizi, incluso il Covid, ma che vanta un blocco operatorio stupendo non utilizzato. Oltre a Monselice, penso a Valdobbiadene, Zevio e Isola della Scala. La proposta quindi è: il pubblico potrebbe mettere a disposizione del privato strutture come questa insieme alla lista di prestazioni inevase che crescono ogni giorno. Al privato l’onere di investire per portare allo stato di funzionamento queste strutture con costi relativamente contenuti. Chiaramente in cambio, il privato, chiederebbe la garanzia che il volume di lavoro dei prossimi 6-8 mesi fosse tale da recuperare investimenti fatti». Investimenti d’emergenza o con una prospettiva diversa per “pesare di più” sul sistema sanitario regionale? «È prematuro. Ma se a giugno 2021 vedremo la fine del tunnel, si possono tirare le somme dell’attività parallela all’emergenza, arrivando a riflessioni ulteriori. Sia chiaro, il Veneto è una delle regioni che ha la quota più bassa di privato in italia, il tema vero non è quanto privato, ma quale privato e come viene governato. Credo che nel pubblico debba continuare ad essere il grande garante di trapianti, malattie rare, terapie ad alta complessità e alto costo. Il privato riesce ad essere straordinario con le economie di scala e può garantire al sistema tariffe più basse e produzione più alta». M.Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Da febbraio morti mille ospiti. Il virus portato dagli operatori VENEZIA «Siamo di nuovo in guerra, abbiamo il nemico fuori dalla porta e ci mancano i soldati per difenderci». E’ l’immagine che più rende l’idea della situazione in cui si ritrovano per la seconda volta da marzo le 346 case di riposo del Veneto (32.588 letti). A tracciarla è Roberto Volpe, presidente dell’Uripa, l’associazione che le rappresenta, anche alla luce degli ultimi dati diffusi dalla Regione. Sulle 335 strutture monitorate, per un totale di 31.366 ospiti, il Covid-19 è stato diagnosticato a 928 di loro (il 3%), 72 dei quali ricoverati in ospedale. Dal 21 febbraio, data di inizio della pandemia, nelle Rsa il coronavirus ha ucciso 1081 anziani e colpito anche 513 operatori (l’1,6%) su 31.468. Stando agli ultimi dati diffusi da Palazzo Balbi, quasi il 51%

VE

Dal Brun: «Possiamo smaltire gli arretrati della chirurgia»

«Pronti ad investire per aiutare, affidateci gli ospedali dismessi»

Il range dice che entro metà novembre si potrebbe arrivare a 500 terapie intensive occupate ma la stima più verosimile è 250-300

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Regione ha disposto un tampone a settimana per i dipendenti e ogni venti giorni per i degenti. «Ma il vero problema è che non abbiamo più personale — dice il presidente dell’Uripa —. Mancano 1500 infermieri sui 3500 previsti e duemila dei 23mila operatori sociosanitari necessari, che però arriveranno tra sei mesi, al termine dei nuovi corsi di formazione. Il vero anello debole è la carenza di infermieri, continuamente chiamati dalle Usl, alle rispondono volentieri: presente! Se già lavorano nelle case di riposo se ne vanno, se invece vincono nuovi concorsi la prima scelta non sono certo le Rsa. La vocazione dei giovani è di lavorare in ospedale, anche perché durante il tirocinio non fanno nemmeno un’ora di formazione nelle nostre strutture».

Al lavoro

● Roberto Volpe, presidente Uripa, dialoga con l’assessore Manuela Lanzarin

Ecco perché i centri per anziani fanno doppiamente fatica a organizzare le aree in cui tenere in isolamento gli eventuali contagiati dal coronavirus. «Ormai tutte le strutture tengono letti e stanze liberi per questa evenienza — conferma Volpe — ma diventa difficile poi gestirli senza personale. Quando un anziano deve stare in quarantena non può lasciare la sua camera e allora un infermiere dev’essere a sua disposizione, ma come si fa se non ce ne sono abbastanza per il resto degli ospiti? Ormai gli operatori sono allo stremo delle forze, hanno già otto mesi di guerra sulle spalle e devono ricominciare tutto daccapo con le poche forze rimaste». Il governatore Luca Zaia ha annunciato che la Regione non intende svuotare di personale le case di riposo, ma è pur vero che un infermiere ha tutto il diritto di partecipare ai concorsi lanciati da Azienda Zero per potenziare «le truppe» degli ospedali. E anche di chiedere il trasferimento. M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENEZIA E MESTRE

Corriere del Veneto Sabato 7 Novembre 2020

NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina

ritorio sempre più stretto dalla morsa del covid che – come detto – investe anche le persone più giovani. L’età media dei positivi è passata dai 56 anni di marzo ai 48 di novembre; ed è proprio la fascia di età media quella che conta il maggior numero di persone in isolamento: il 37 per cento degli isolati ha tra i 40 e i 59 anni. E poi ci sono i casi in studio: un paziente, positivo a marzo, si è di nuovo contagiato in questa seconda ondata. L’attenzione, però, è concentrata sull’atteso picco: per affrontarlo è sceso in campo anche l’esercito. Ieri, in piazzale Giustiniani, i militari hanno montato una postazione dove effettueranno tamponi. Anche nell’Usl 4 sono arrivati i militari che hanno allestito una tenda vicino al covid point H24 di San Donà. Qui, una squadra dell’esercito composta da 7 persone tra le quali 1 medico, 2 infermieri e 4 movieri affiancherà i medici nello svolgimento dei test. «Sarà un aiuto importante – sottolinea il dg dell’Usl 4 Carlo Bramezza – perché negli ultimi tempi personale di questa azienda sanitaria sta facendo fronte a un’enorme mole di lavoro. Il tutto sarà in questa location fino alla prossima settimana, poi l’ambulatorio tamponi dell’Usl 4 e la tenda dell’Esercito verranno trasferiti nella sede delle associazioni in via Svezia». L’Usl 4 sta a sua volta riorganizzando gli ospedali: se i ricoveri aumentassero velocemente personale sarà trasferito nell’ospedale di Jesolo la cui attività ordinaria verrà rimodulata altrove. Nella battaglia al covid, il fronte più caldo sono le case di riposo. Sui 3192 ospiti delle residenze del territorio dell’Usl 3 i positivi sono 146; mentre l’Usl 4 non ha nessun positivo tra i 1200 ospiti delle strutture del suo territorio. Da ottobre, nel Veneto Orientale, sono però decedute 11 persone: pluripatologiche provenivano quasi tutte da Rsa. Matteo Riberto © RIPRODUZIONE RISERVATA

vita». E non voleva sentire i parenti che gli dicevano che ormai era il momento di fermarsi e riposare. Bruno non ne voleva sapere e appena finito il lockdown per i barbieri a maggio scorso era tornato a riaprire il suo negozio, anche se durante l’estate a più di qualcuno era sembrato più stanco del solito. «Bruno era energico, solare, disponibile. Ha dedicato la vita al servizio dei clienti - racconta chi lo conosceva - e fino a due anni fa gli piaceva andare a ballare». Un pomeriggio di circa 20 giorni fa aveva iniziato ad avvertire più male del solito alle gambe, e aveva deciso, eccezionalmente, di chiudere bottega un paio di ore prima. Poi il ricovero all’ospedale di Dolo. Bruno ha lasciato la moglie Paola, di 77 anni, due figli e i nipoti. Per i funerali i famigliari stanno aspettando le disposizioni dall’autorità sanitaria. Le esequie saranno celebrate nella chiesa dei santi Vito e Modesto di Spinea. (a.gas.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

0412385648 0412385668 0412385653

Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio

0412385659 0412385661 0412385678

MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino

0412385631 0412385639 0412385642

FARMACIE AlCastoro SantaLucia Lauretta

0415223025 041716332 0415261130

S.Liberale AiDueAngeli Piumelli

9 VE

0415950333 041938023 041943608

Actv, piano per ridurre le linee E c’è il rischio cassa integrazione Il no secco dei sindacati. Metà biglietterie sarebbero chiuse. Meno bus di notte

Corse scolastiche su misura per le classi che frequentano i laboratori e gli alunni in presenza, le motonavi da e per Punta Sabbioni sostituite da battelli foranei e dalle 22, invece dei soliti bus, le linee notturne N1 e N2 che anticipano l’entrata in servizio in linea col coprifuoco. Tirano forti venti di riduzione dei servizi di trasporto in Avm Actv e soffia pure aria di cassa integrazione. Nulla di deciso: se ne riparlerà martedì sera, quando le sei sigle sindacali, il direttore generale Giovanni Seno e l’assessore al Bilancio Michele Zuin si incontreranno per fare il punto dopo il nuovo monitoraggio che è iniziato ieri e terminerà martedì per capire quanti viaggiano sui mezzi in tempo di «zona gialla». «Il decreto è appena entrato in vigore e il calo dei passeggeri è del 35% - dice Seno – In navigazione non è mai stata fatta una corsa bis e abbiamo avuto vaporetti che viaggiavano con sei, sette persone. Continueremo il monitoraggio per capire qual è la domanda di trasporto reale e come garantire un servizio in piena sicurezza sanitaria con un riempimento massimo dei mezzi del 50%». L’azienda era pronta a partire con le riduzioni già da lunedì prossimo: in laguna linee 3 e 6 garantite nella fascia oraria 6-10 e per il ritorno a casa a fine lavoro; la linea 2 in canale della Giudecca ogni 24 minuti invece che ogni 12; diradamento delle corse negli orari non di punta anche nell’automobilistico, anticipo dei bus notturni, chiusura di metà biglietterie con cassa integrazione per il 50% del personale di Vela, il 30% degli imVENEZIA

La vicenda ● L’azienda dei trasporti Actv deve fare i conti con l’obbligo di garantire servizi con il 50 per cento di occupazione e con il calo di studenti e pendolari

Mestre Aperta Per il weekend il Comune sponsorizza i negozi del centro città

piegati Avm e il 10% di autisti, piloti e marinai. Invece da lunedì entreranno in vigore solo gli aggiustamenti delle corse scolastiche, ridisegnate su misura in base ai dati dei presidi su numero, origine e destinazioni degli studenti. Il resto è rinviato al confronto con i sindacati. «Invitiamo Comune e azienda a non applicare questo piano, bensì a ridurre servizi nelle ore del coprifuoco e per lo scolastico e riposizionare nelle altre ore i mezzi in modo da rispettare la necessità di ridurre capienza e rischio contagio», dice il segretario della Filt Cgil Valter Novembrini. «Tagliare le linee di giorno non è giustificato: anche l’assessore regionale ai

trasporti Elisa De Berti l’altra sera ha chiesto di spostare nelle ora di punta le corse serali e scolastiche - ricorda il segretario Uilt Francesco Sambo – Ovviamente non siamo d’accordo sulla cassa integrazione». Il pallino sta in mano al presidente Luca Zaia che dovrà ridisegnare il trasporto tenendo conto del calo di passeggeri e dell’obbligo di riempire i mezzi al massimo al 50%. Non solo i servizi essenziali, altrimenti in laguna circolerebbero esclusivamente le poche linee contribuite dalla Regione. «A Venezia non si cammina sull’acqua e un vaporetto è essenziale anche per un solo passeggero – scandisce Marino De Terlizzi, segretario Fit Cisl – Vale anche per i

● Nell’incontro di giovedì con i sindacati ha prospettato una riduzione delle corse della navigazione nelle ore non di punta e dei bus nelle ore notturne ● L’azienda ha illustrato anche un possibile piano di cassa integrazione a partire dalle biglietterie di Vela

bus che attraversano il ponte della Libertà perché certo i cittadini passeggeri non possono percorrerlo a piedi o in monopattino. La cassa integrazione sarebbe una sconfitta. Attiviamo misure alternative, come il part time verticale temporaneo e volontario». Che a Venezia non si cammini sull’acqua lo ricorda anche l’interrogazione presentata dalla consigliera comunale di Venezia è Tua Cecilia Tonon: enumerando la riduzione dei mezzi sul Canal Grande della linea 1, la soppressione del 2 tra Rialto e San Marco e di corse bis per le linee 1 e 5.1, la sospensione dell’approdo di Sant’Angelo e del servizio ferry boat per le auto tra Pellestrina e Lido, chiede al sindaco come e se intenda rimediare e se ha intenzione di potenziare le gondole traghetto riattivando San Samuele e prolungando alle 14 il servizio del Carbon. Intanto oggi nei centri commerciali debutta la chiusura di tutti i negozi non-alimentari. Provvedimento che non vale per i mercati rionali all’aperto, regolarmente aperti anche con i banchi di abbigliamento, accessori, casalinghi: il chiarimento è arrivato direttamente dal Governo all’assessore regionale Roberto Marcato. «Inoltre per oggi e domani abbiamo lanciato l’iniziativa Mestre Aperta – annuncia l’assessore comunale al Commercio Sebastiano Costalonga – Molte attività commerciali funzioneranno regolarmente anche di domenica: vogliamo dare il messaggio che la città è aperta e non abbassa le serrande». Monica Zicchiero © RIPRODUZIONE RISERVATA

Scuola, petizione delle mamme al ministro «Otto ore con le mascherine sono troppe»

Critiche anche ai dispositivi forniti da Roma: «Fastidiosi». Primi casi di fai-da-te Mamme di Venezia, Mestre, Lido, Pellestrina: il provvedimento contenuto nell’ultimo Dpcm che prevede l’obbligo di indossare la mascherina per gli alunni di elementari e medie anche quando sono seduti al banco ha sollevato le proteste di diversi genitori. E nell’era dei social le proteste viaggiano veloce: alcune mamme hanno organizzato una raccolta firme per inviare una petizione al governatore Luca Zaia e alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per chiedere di ritirare l’obbligo. «Un bambino non può tenere una mascherina per otto ore al giorno: è una tortura – dice Daria, che ha una bambina che frequenta la primaria Virgilio di Mestre – chiediamo poi che, nei momenti di movimento, i bambini possano indossare le mascherine chirurgiche che noi acquistiamo in farmacia e non quelle che dà la scuola (forniVENEZIA

te dal commissario Arcuri) che sono troppo strette e hanno già provocato danni alla cute di diversi bimbi». Daria ha messo a disposizione la sua Erboristeria in viale Garibaldi a Mestre per sottoscrivere la petizione. E ieri c’era un via vai di mam-

Pediatra «Non c’è nessun problema a indossarle per 8 ore se sono omologate»

me. «Ho un figlio che frequenta la Querini – aggiunge Chiara, mentre firma – perché deve indossare la mascherina se come ci hanno detto c’è un metro tra i banchi?». Anche a Venezia diversi genitori si sono mossi. «Ci sono tre negozi dove è possi-

bile firmare – aggiunge Veronica, che coordina la raccolta in centro storico – altri punti verranno attivati a Murano e Pellestrina. Per ora abbiamo raccolto alcune decine di firme. La mascherina la porto io a lavoro per tutto quel tempo e la sera ho mal di testa». Tra le mamme che hanno fatto partire la protesta, molte hanno i bambini iscritti alla primaria Virgilio di Mestre. Tra queste, alcune hanno mandato una lettera alla preside per sollevare il problema della mascherina al banco e anche di quella «scolastica», considerata stretta e pericolosa, precisando che avrebbero mandato i figli a scuola con una chirurgica propria. La preside - riportano i genitori - ha richiamato alla necessaria collaborazione sottolineando che, secondo un sondaggio fatto con i bambini, pochissimi genitori misurano la febbre ai figli prima di mandarli a scuola. Pare, inve-

ce, che in altre scuole i genitori siano riusciti a ottenere di poter comprare loro le mascherine per i propri figli. Al circolo Spallanzani la preside aveva sottoposto la questione al ministero, ricevendo come risposta che quella è la fornitura e che comunque quelle con gli elastici «pelosi», che i genitori ormai ben conoscono, sono in esaurimento. Molti genitori inoltre ritengono che anche le «classiche» chirurgiche, se indossate da un bambino per otto ore al giorno, provochino danni alla salute. «Parliamo di bambini sopra i 6 anni e non c’è nessuna evidenza che dimostri che portarle, anche a lungo, provochi problemi – spiega il dottor Vito Francesco D’Amanti, pediatra e segretario provinciale Fimp Venezia – se è una mascherina corretta, omologata, non c’è nessun problema». M. Ri. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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