RASSEGNA STAMPA 7 OTTOBRE 2020

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PADOVA

MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE 2020 IL MATTINO

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La competizione continentale

«Biomedicale, a Padova l’Agenzia europea» Alla candidatura sta lavorando (da ben prima delle elezioni) il governatore Zaia con il sindaco Giordani e il rettore Rizzuto Claudio Malfitano

L’acronimo è Barda, cioè biomedical advanced research and development agency. In pratica è la nuova agenzia europea, voluta dalla presidente della commissione Von der Leyen, che avrà il compito di supportare gli Stati nella reazione alle emergenze sanitarie trans-nazionali. In parole povere un’enorme calamita di investimenti e di “cervelli”. Roma si è già fatta avanti con una candidatura avanzata dalla sindaca Virginia Raggi, sostenuta dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti e sponsorizzata dal commissario europeo Paolo Gentiloni. Ora tocca al Veneto, ed in particolare alla città culla della Medicina moderna, provare ad agganciare il treno per inserirsi in un circuito globale di politica sanitaria, ricerca e produzione farmaceutica. Padova è scesa in campo silenziosamente, grazie a un lavoro di triangolazione avviato dal governatore Luca Zaia con il sindaco Sergio Giordani e il rettore dell’università Rosario Rizzuto. IL LAVORO DIETRO LE QUINTE

«Su questo argomento siamo sul pezzo da ben prima delle elezioni», si limita a confermare il governatore Luca Zaia, senza una parola in più. La prudenza infatti è d’obbligo. Brucia ancora la beffa di Milano, con l’Agenzia europea del farmaco (Ema) dirottata su Amsterdam all’ultima votazione. Ma il governo ha appena candidato il capoluogo lombardo a sede del Tribunale europeo unificato sui brevetti e poi Torino a ospitare l’Istituto per l’intelligenza artificiale. Roma si è subito fatta avanti mettendo anche a disposizione una struttura enorme e inutilizzata come l’ex ospedale Forlanini, a due passi dallo Spallanzani diventato punto di riferimento nazionale per il Covid. Il Nordest e il Veneto rischiano di essere, ancora una volta tagliati fuori. «Sono perfettamente a conoscenza dell’opportunità,

i precedenti

A Parma c’è l’Esfa

Nel dicembre 2003 è stata assegnata a Parma la sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Esfa) che gestisce fondi in media per 77 milioni di euro all’anno e ha il compito di fornire consulenze scientifiche sui rischi per la salute dei consumatori a livello alimentare. È stata fondamentale, ad esempio, per gestire i casi di “mucca pazza” o l’influenza aviaria. Oppure sul piano della comunicazione il difficile tema degli Ogm. Il direttore esecutivo è l’austriaco Bernhard Url.

Ema negata a Milano

La beffa brucia ancora perché alla terza votazione per ottenere l’agenzia europea del farmaco (Ema) Milano e Amsterdam avevano ottenuto lo stesso numero di voti. Un pareggio che ha costretto ad affidare la scelta al caso, con un sorteggio. Ha vinto la città olandese lasciando l’Italia con l’amaro in bocca e un credito enorme a livello continentale. L’importanza dell’assegnazione era stata valutata in migliaia di posti di lavoro e due miliardi di euro come indotto economico. Il direttore esecutivo è l’italiano Guido Rasi.

stiamo studiando le carte con la Regione», conferma anche il sindaco Sergio Giordani. GIOCO DI SQUADRA ISTITUZIONALE

Cosa può mettere in campo Padova? Un nuovo modernissimo ospedale in progetto nella grande e libera area di San Lazzaro. «Sarebbe un salto di qua-

il confronto

L’ex ospedale e il futuro nuovo polo In alto a sinistra l’area di San Lazzaro, dietro il Net Center, in cui sorgerà il futuro nuovo polo sanitario di Padova. A destra invece l’ex ospedale Forlanini di Roma, proposto come sede per la Barda. Qui a sinistra il “tocco di gomito” tra il sindaco Sergio Giordani e il governatore Luca Zaia. A fianco il rettore Rosario Rizzuto.

lità importante: un cambio sistemico per valorizzare le nostre eccellenze, a partire dalla scienze biomediche – aggiunge il primo cittadino – Padova lo merita sia per la sua storia che per come ha affrontato la pandemia grazie a un ateneo moderno e prestigioso». E la voce del Bo è concorde.

guerra di dossier per ottenerla

Sarà il luogo in cui la Ue gestirà le future sfide pandemiche La scelta toccherà a Conte che finora non si è sbilanciato Si tratta del centro che avrà il compito di indirizzare tutti i finanziamenti alla ricerca

È un progetto che arriva da lontano, dalle riunioni a Bruxelles. L’Italia infatti presiederà nel 2021 il summit G20 sulla sanità globale (anche su questo Padova si è fatta avanti) ma nel maggio scorso un sum-

mit Macron-Merkel aveva dettato la linea: l’Europa deve dotarsi di un’agenzia che lavori all’autosufficienza del vecchio continente nel settore farmaceutico e della ricerca. Ecco perché nasce la Barda. L’analoga agenzia statunitense gestisce fondi per miliardi di dollari e decide su quali ricerche convogliare le risorse. Ecco quindi che ottenere la sede di questa authority vuol dire assicurarsi una fetta di pote-

re importante a livello continentale. E c’è da scommettere che, come accadde per l’Agenzia per la farmaceutica sfuggita a Milano nel 2017, gli Stati comunitari combatteranno a colpi di dossier per ottenerla. L’Italia a partire proprio dalla vicenda del 2017 vanta un credito. La Penisola, infatti, per dimensioni è il terzo dei Paesi Ue dopo Francia e Germania. Può quindi legittimamente aspirare ad avere due

«È un progetto importante di cui ho parlato con il governatore Zaia – assicura il rettore Rosario Rizzuto – Assegnare a Padova la sede dell’Agenzia europea per la ricerca biomedica rappresenterebbe un meritato riconoscimento non solo per la città, ma per l’intero sistema sanitario del Veneto. Un siste-

ma che vede la nostra Scuola Medica impegnata nel combattere la pandemia, grazie all’impegno appassionato e straordinario del nostro personale sanitario e all’incessante lavoro di ricerca che portiamo avanti. L’Università di Galileo, la scuola medica di Morgagni, Vesalio, Fabrici d’Acquapendente e

Harvey, hanno fatto e continueranno a fare la loro parte all’interno di una squadra che ha risposto con un’efficacia riconosciuta a livello internazionale ad una pandemia che ha visto nel nostro territorio la prima vittima da Covid-19 dell’occidente». —

agenzie, visto che i transalpini ne hanno ben quattro più un ramo dell’europarlamento a Strasburgo, e che la Germania ne ha due ma ha ospita anche la sede della Bce. Nel nostro Paese invece c’è solo la sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) assegnata nel 2003 a Parma. Ovviamente l’assegnazione della Barda aprirebbe le porte allo sfruttamento del Mes, il prestito europeo con interessi modestissimi e senza condizionalità, destinato al finanziamento di strutture sanitarie. A questo si aggiungerebbe il prestigio di essere il luogo da cui si dovrebbero gestire, a livello centralizzato per tutta la comunità, le future eventuali pandemie. E chi può farlo meglio di un territorio che, attra-

verso il caso di Vo’, ha dimostrato di saper controllare un cluster e domare l’incendio prima che si propaghi? La decisione sulla candidatura da avanzare a livello europeo spetta al governo. Ma il premier Giuseppe Conte, tirato per la giacchetta da Raggi e Zingaretti per un impegno sul-

fatto sapere dalle stanze di Palazzo Chigi. È il segnale che i giochi non sono fatti. E che quindi Padova e il Veneto possono giocarsela mettendo in campo una lobby di pressione non solo politica (anche se servirà l’impegno di tutti i parlamentari padovani) ma anche e soprattutto medico-scientifica. Sul piano della ricerca biomedica il Bo può dire la sua a livello europeo ed è importante che a guidarlo ci sia un rettore che proprio in quel segmento non ha mai smesso di svolgere la sua ricerca. La decisione finale non arriverà in poche settimane. Ci sono tempi più lunghi e la sfida è appena iniziata. Padova è scesa in campo, ma si vedrà se sarà in grado di entrare davvero nella partita. —

In Italia c’è a Parma l’autorità alimentare in Francia ben 4 sedi e in Germania due la Capitale, ha preferito non sbilanciarsi: «Il presidente del consiglio non si sbilancerà prima di avere compiuto un’approfondita riflessione», hanno

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C.MAL.


Cronaca 9

L'ARENA

Mercoledì 7 Ottobre 2020

L’emergenzaCoronavirus Collaborazioniterritoriali per contenere lapandemia

IlcostodelCovid sulturismoveneto

Il coronavirus nei primi otto mesi del 2020 ha bruciato 173,5 milioni dipresenzeeoltre48milionidiarrivi turistici internazionali con una contrazione del 52,5% e del 51,1

rispetto ai primi otto mesi 2019, secondo Demoskopika. In picchiata gli incassi comunali dell’imposta disoggiorno:oltre211milionidieuro. Sforbiciata di 16 miliardi delle

spese turistiche di cui 7,2 miliardi, concentrata in Veneto, Toscana e Lombardia. Il Veneto ha ridotto gli arrivi di 9,3 milioni (-63,3%) e le presenzedi35,6milioni (-65,1).

ILFRONTESANITARIO. L’Ulss9hafirmato con leMedicinedi gruppointegratedel Distretto 3perampliarei tamponi

Accordosuitestrapidi Li faranno i medici di base

Trattativaconclusa

Intesafarmacie-Regione Anovembre68miladosi divaccinoantinfluenzale

Siparteda Nogara, Zevio,Isola Rizza,Villa Bartolomea eCerea con50medici e72mila assistiti Girardi:«Èsoloil primopasso» Paolo Mozzo

Il primo accordo è firmato. L’Ulss 9 Scaligera e le Medicine di gruppo integrate del Distretto 3 «Pianura Veronese» trovano l’intesa per ampliare l’esecuzione, «prioritariamente rivolta a studenti e personale scolastico» dei «tamponi rapidi» per individuare i casi di positività al Covid-19. «Altrettanto avverrà prossimamente nel resto del territorio di nostra competenza», preannuncia il direttore generale, Pietro Girardi. Ma la svolta che dovrebbe, nelle intenzioni, segnare l’inizio della fine delle code e dei disagi per l’effettuazione dei test sta nella «collaborazione offerta da 80 medici di base e una quarantina di pediatri di libera scelta che, in strutture dell’Ulss 9, effettueranno l’esame su adulti e bambini, siano o meno loro assistiti». Malcesine, Isola della Scala e Marzana si aggiungono intanto come nuovi «punti di prelievo». PRIMAPROVA. Nogara, Zevio,

Villa Bartolomea, Cerea e Isola Rizza sono il comprensorio apripista, con 50 medici e 72.819 assistiti coinvolti. Flavio Pasini, presidente della

Conferenza dei sindaci e dell’omologo comitato per il Distretto 3, parla di «giornata storica» e, come Girardi, punta l’attenzione sul «gioco di squadra», che aiuta il cosiddetto «screening massivo» per il contrasto della pandemia. Sul fronte dei numeri intanto, in ambito scolastico sono stati effettuati finora 10mila «tamponi rapidi» in 29 istituti, rilevando 10 casi di positività. «I contatti familiari restano comunque un fattore di rilievo sul fronte dei contagi», osserva il direttore generale. COLLABORAZIONE. «Mi augu-

ro che l’approccio di squadra messo in atto a Verona si diffonda al più presto su scala regionale», commenta il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Siamo pronti a cogliere la preziosa collaborazione volontaria, di importanza straordinaria nella diagnostica e nel contrasto al Covid-19, di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e a fornire loro gratuitamente i test rapidi antigenici». «Ci stiamo impegnando nel reperire spazi adatti per l’effettuazione dei test, perché non voglio più vedere le code all’aperto delle ultime

Somministrazionedelvaccino antinfluenzale

Unaragazza si sottopone aun tampone

All’inizioforniti 50kitatesta, prioritariamente rivoltiastudenti epersonale scolastico settimane», osserva il sindaco Federico Sboarina, intervenendo all’incontro nella sede dell’Ulss 9. «La situazione va migliorata, in attesa che, come auspica il presidente Zaia, siano disponibili i test di nuova generazione». MEDICI. Carlo Rugiu, presi-

dente dell’Ordine dei medici veronese, va diritto al punto: «Rappresento circa 7.000

Rugiu:«Progetto pilotamentre arrivanomesiduri Dobbiamo rimboccarci lemaniche» colleghi e sappiamo di avere di fronte mesi difficili, con la ripresa dell’epidemia e la sua sovrapposizione con l’influenza stagionale. È un progetto pilota, che mira ad azzerare i disagi delle ultime settimane. Di certo c’è di che rimboccarsi le maniche». Sul fronte territoriale, Guglielmo Frapporti, presidente provinciale della Federazione italiana medici di medi-

VIAGGIATORI E VIRUS. Chi arriva dovrà compilare l’autocertificazione e fare il test entro 48 ore

Diminuitiivoli daSpagnae Grecia sichiudeil punto tamponial Catullo L’Ulss9 spiega che i numeri alloscalosono ormairisibili Ilpersonalesarà inviato neglialtricentriallestiti Maria Vittoria Adami

Pochi viaggiatori in arrivo dai Paesi a rischio, così l’Ulss 9 Scaligera ha smantellato il punto di test rapido, per la ricerca del coronavirus, rivolto ai vacanzieri in arrivo all’aeroporto Catullo. Il personale sarà spostato sugli altri ambulatori che da settimane sono presi d’assalto al punto che, la settimana scorsa, il direttore generale dell’Ulss9, Pietro Girardi, aveva detto in trasmissione a Telearena che per fronteggiare l’epidemia era necessario un potenziamento del personale di almeno 440 operatori. Finita la stagione delle vacanze, i voli da Spagna e Grecia in atterraggio al Catullo -

che erano circa 3-4 al giorno - sono diminuiti. I numeri di persone sottoposte al test una volta atterrate erano, quindi, «risibili», come ha spiegato l’Ulss9. Da qui l’idea di eliminare il punto di test rapidi, come conferma anche Save, il gestore degli scali di Venezia e Verona. Le postazioni erano state installate allo scalo veronese nel fine settimana di Ferragosto, subito dopo il decreto che indicava l’obbligo di tampone a chi proveniva da Grecia, Spagna, Malta e Croazia. I voli al Catullo arrivavano soprattutto dalle località più gettonate della Spagna, come Ibiza, e da Creta. Chi non arrivava in aereo doveva fare un’altra trafila che ora faranno anche i viaggiatori che arriveranno al Catullo: come per chi viene via terra, dovranno compilare un’autocertificazione scaricabile sul sito dell’Ulss con la quale comunicano all’Ulss9, appun-

Ilpunto per i testrapidi allestitoal Catullo aFerragosto

to, di essere rientrati da un determinato Paese. Entro 48 ore dovranno recarsi, senza appuntamento, in uno dei punti tampone appositi: alla caserma Pianell agli Scalzi a Verona, da lunedì a domenica, dalle 7 alle 13. Oppure da lunedì a venerdì, dalle 7 alle 13, al distretto di Bussolengo di via Dalla Chiesa; all’ospedale Fracastoro di San Bonifacio nell’aula 1; al Mater Sa-

lutis di Legnago. A Verona c’è anche il punto dell’Azienda ospedaliera a Borgo Trento, al padiglione 11 (piano interrato sotto al punto prelievi, vicino all’ingresso principale) dal lunedì al sabato, dalle 7 alle 8.50 prenotando sul sito aouiverona.zerocoda.it. Per le scuole, invece, a Verona l’Ulss ha allestito anche un nuovo punto tamponi all’ospedale di Marzana. •

cina generale (Fimmg) chiarisce: «In questa fase vogliamo testare la possibilità di dare ai cittadini questo servizio in ambulatorio e a domicilio per anziani e soggetti fragili». La forza in campo è di 570 professionisti «alcuni dei quali lavorano in piccoli ambulatori isolati e senza collaboratori». Frapporti è comunque convinto della necessità «di provare, di formarci». «Mi auguro», chiosa, «che questa prima fase ci insegni come lavorare meglio e aiuti a capire quanto sia importante rafforzare i servizi di prossimità che sono la sostanza del modello Veneto». Quelli che, per comune ammissione, hanno fatto la differenza nell’emergenza. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Trentamilavacciniper partire e poiquantitativi pari a quelli dell’annoscorso entrofine novembre.Sichiudel’accordo traRegione efarmacievenete sulvaccinoantinfluenzale, caldeggiatoper consentiredi fronteggiaremeglio la pandemia(aiuta anon sovrapporreisintomi nella diagnosieanon intasare gli ospedalipertradizionali malannidistagione), ma disponibilealle farmacieindosi pressochénulle.Oral’annuncio delpresidentediFederfarma Veneto,Andrea Bellon: «Avremo30.000dosi dal primonovembreper arrivare entrofine dellostessomese a 68.000vaccinidadistribuirein tuttele farmacieterritoriali». Sonoi vaccinidedicati alla fasciaattiva dellapopolazione chenonrientra nellecategorie protette(per le qualila coperturaèassicurata dal sistemasanitario pubblico), ma èmoltoespostaal virus edeve fareriferimentoalle farmacie. Bellonharicevutoieri una

telefonatadall’assessore regionalealla sanità, Manuela Lanzarin,chehaconfermatola disponibilità.«Ilquantitativo totalepromessosiriferisce alle dosichele farmacie territoriali hannodispensato nellapassata stagioneinvernale», prosegue Bellon.«Speravamo,vista la pressanterichiesta recente,di potereoffrirealla popolazione unadisponibilità superioredel40 percento circa, arrivandoalle 90.000dosi.Siamo comunque soddisfattidiavere raggiuntoun accordoche potrebberivelarsi ottimalese arrivasse un’ulteriore quotadall’estero. L’assessoremi hacomunicatoquest’ultima possibilitàgraziea unaccordo governativoinperfezionamento conla Cina», conclude ringraziandoancheGiovanna Scroccaro,direttoredelServizio farmaceuticodellaRegione Veneto,che hasupportatola richiestadelle farmacie.«Inuna faseancoraemergenziale,la vaccinazioneantinfluenzaleèdi estremaimportanza per la fase diagnostica». M.V.A.


V

Primo Piano

Mercoledì 7 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Elezioni, la svolta di Portogruaro

«Il messaggio più bello? I complimenti ricevuti dagli elettori di sinistra» `«La piscina primo problema da risolvere Florio Favero, primo sindaco leghista: «Mi hanno detto che ho un bel programma» Entro 7 giorni la Giunta, senza esterni» `

L’INTERVISTA PORTOGRUARO Il giorno dopo l’esi-

to del ballottaggio che ha incoronato sindaco con il 55 per cento dei voti Florio Favero, primo leghista ad indossare la fascia tricolore, in città c’è chi continua a festeggiare e chi invece si chiede il perché di una sconfitta così netta del candidato del centrosinistra, Stefano Santandrea, che ha perso con ben 1000 voti di distacco. Favero, grazie all’apparentamento con le liste che avevano sostenuto il sindaco uscente Maria Teresa Senatore, è riuscito nell’impresa di ribaltare il risultato del primo turno, che lo vedeva al secondo posto con il 30 per cento dei voti, 7 punti percentuali in meno rispetto a Santandrea. Sindaco, dove ha festeggiato la vittoria? E a chi la dedica? «Abbiamo festeggiato in piazza della Repubblica con tutti i candidati e poi siamo andati a cena qui vicino anche con altri amici. La vittoria la dedico certamente alla mia famiglia e agli amici». Stamattina qual è stato il suo primo pensiero? «Ho pensato che, finita la festa, spenti i riflettori, ora si co-

«FINITA LA FESTA, ORA RAPPRESENTO TUTTI. CI SARA’ DISCONTINUITA’ COL PASSATO: HO GIA’ PARLATO COI DIRIGENTI» GLI SCONFITTI

mincia a far sul serio e a lavorare. Come dopo un master inizia un nuovo lavoro, così dopo la campagna elettorale inizia la vera sfida, che è quella di amministrare bene la città, facendo gli interessi di tutti». C’è un messaggio che le ha fatto particolarmente piacere ricevere? «Ieri mi ha mandato un messaggio Matteo Salvini e mi ha telefonato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. I messaggi che però mi hanno fatto più piacere

sono quelli che ho ricevuto da elettori del centrosinistra, che si aspettano che il programma venga realizzato in tutte le sue parti perché è un bel programma». Come si spiega il risultato ottenuto dalla sua coalizione in tutte le frazioni? «Non abbiamo vinto solo nelle frazioni, abbiamo vinto un po’ dappertutto, nel centro, in zona Frati, abbiamo vinto in 22 sezioni su 27. Credo sia andata così perché è passato un mes-

saggio chiaro sulla volontà di fare grande la città. Un messaggio che è stato veicolato dalle persone giuste nel momento giusto». Lei non ha mai ricoperto ruoli di spicco in amministrazione. Affronta con un po’ di timore questa sfida, che riguarda una città di 25 mila abitanti? «Timore no, ma con la giusta consapevolezza e responsabilità che richiede una città così importante». Ci sarà un incontro per il passaggio di consegne con il sindaco uscente? «Non lo so. Io mi attengo al protocollo. Domani mattina ci sarà la proclamazione del sindaco e dei consigliere e poi vedremo». Dove vedremo concretamente la discontinuità con l’amministrazione Senatore? «Nei punti programmatici che abbiamo portato e nelle no-

MUNICIPIO DI CENTRODESTRA La gioia del post-voto e il bacio alla moglie dopo l’esito del ballottaggio

E’ QUI LA FESTA Netto il successo elettorale di Florio Favero

vità che vogliamo introdurre. La vedremo soprattutto nell’approccio ai problemi e nel modo di far politica e di aprirsi nelle tematiche della città. È un diverso modo di far politica. Questa mattina il segretario comunale mi ha presentato i dirigenti del Municipio, ho già iniziato ad ascoltarli. Il primo passaggio che farò sarà quello di sentire tutti i dipendenti per capire se ci sono le giuste motivazioni per raggiungere l’obiettivo. Rivaluteremo tutta la logistica degli uffici per vedere se si può migliorare l’organizzazione. Per esempio, la Sala del Caminetto è una delle poche sale aperte al pubblico per le riunioni, tiene 99 persone ed è una bella sala.

«PASSAGGIO DI CONSEGNE CON LA SENATORE? NON LO SO ANCORA, IO MI ATTENGO AL PROTOCOLLO»

Chi ha perso Le analisi del dopo-voto

PORTOGRUARO «È una brutta

sconfitta. Credo non sia stato un problema delle liste, del programma o della figura del candidato. Qui è arrivata l’onda lunga di Zaia e della Lega». Antonio Bertoncello, per due mandati sindaco della città, attuale presidente della Fondazione di comunità Santo Stefano onlus e componente della Direzione regionale e dell’Assemblea metropolitana di Venezia del Partito democratico, non nasconde la sua delusione per il risultato del voto e anzi rimarca l’importanza numerica della sconfitta. «Abbiamo perso male e nelle frazioni, compreso San Nicolò. Detto ciò, - ha detto – c’è stato l’effetto trascinamento di Zaia. Quando hai un leader che prende il 75 per cento dei voti in Veneto e che è venuto a Portogruaro a dire di votare Favero, tu puoi correre quanto vuoi». Bertoncello, che ha alle

Bertoncello: «Vero, il Pd è troppo grigio, ma qui ha pesato l’imprimatur di Zaia» spalle moltissima esperienza amministrativa, essendo stato anche assessore, vicesindaco, membro del cda dell’Ambito territoriale interregionale Lemene, consigliere di amministrazione dell’Opera Pia Francescon e presidente dell’Atvo, ha evidenziato che

L’EX SINDACO: «C’È POCO DA FARE QUANDO HAI UN LEADER CHE PRENDE IL 75 PER CENTO E VIENE A DIRTI DI VOTARE FAVERO»

con il voto delle amministrative è uscito innanzitutto «il fallimento della Senatore, che in questi cinque anni ha mal governato e che per questo non è riuscita ad andare al ballottaggio». L’ex sindaco ha ammesso anche la debolezza del Partito Democratico. «Il Pd – ha aggiunto – è grigio e non riesce a trasmettere in maniera forte quali sono le sue posizioni sui grandi temi, dall’autonomia ai migranti alla sanità. Il partito deve recuperare anche il rapporto con il mondo associativo e imprenditoriale. Oggi manca un collegamento diretto con queste realtà e l’uni-

SINDACO PER DUE MANDATI Antonio Bertoncello

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co modo per costruirlo è partire dai territori». Del fatto che Zaia abbia tirato il voto è convinta anche la capolista e segretaria di Articolo Uno Portogruaro Anita Fiorentino, che si dice «molto arrabbiata». «Noi avevamo l’uomo giusto al momento giusto e sono convinta che potrebbe esserlo anche tra cinque anni. Abbiamo fatto una campagna elettorale fin troppo soft, la gente è abituata all’aggressività. Non abbiamo sbagliato nulla. Sono state manipolate le cose facendo credere ai cittadini che quello che arrivava era il nuovo. Questi ha detto - hanno portato due

Bisognerà valutare se va mantenuta o meno come ufficio tecnico». Qual è il primo cassetto che vuole aprire sulle questione aperte? «Sicuramente, dal punto di vista dei lavori pubblici, la piscina. Verificheremo se sono stati rispettati i tempi dell’intervento e se si può velocizzarne l’apertura. Questo forse è il nodo più sentito dalla comunità, dai giovani e dalla scuole. Anche il campanile del Duomo di Sant’Andrea è un problema che va affrontato, con una soluzione a breve termine». Che tempi si dà per la formazione della nuova giunta? «10 giorni, credo anche 7 da oggi». Come verranno scelti gli assessori? «In base alla competenza e alla territorialità». Ha in mente anche qualche esterno? «Per ora no. Cercheremo tra i candidati eletti». Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA

volte Salvini e due volte Zaia, abbiamo combattuto una battaglia ad armi impari. Loro non hanno vinto per la loro capacità ma per la loro furberia. Quando i cittadini, che si sono fatti prendere dal simbolo, se ne renderanno conto, sarà ormai troppo tardi. Se avessero saputo veramente cosa ha fatto la Lega accanto alla Senatore in questi cinque anni forse le cose non sarebbero andate così. Spero che i consiglieri eletti della minoranza facciano un’opposizione costruttiva ma tenace e combattiva. Da parte mia, - ha concluso - anche se non sarò in consiglio darò battaglia». T.Inf. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANITA FIORENTINO (ARTICOLO 1): «PECCATO PERCHE’ SANTANDREA ERA L’UOMO GIUSTO E POTREBBE ESSERLO ANCHE TRA 5 ANNI»


XI

Castelfranco Vedelago

Mercoledì 7 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Sartoretto studia le strategie «In Consiglio tre gruppi distinti» L’ENTRATA Luciano Dussin potrebbe essere il vicesindaco

Il centrosinistra pronto a riorganizzarsi: «Sarà `Intanto continua la riflessione sull’esito del opposizione dura, ogni civica sarà rappresentata» ballottaggio: «Vittoria sfiorata, non si smobilita» `

CASTELFRANCO Una giornata di lavoro come le altre. Sebastiano Sartoretto, avvocato candidato sindaco del centrosinistra sconfitto al ballottaggio da Stefano Marcon ha trascorso la giornata di ieri nel suo studio. «Ho lavorato come sempre, come ho fatto sempre durante tutta la campagna elettorale – spiega – non ho la pensione da parlamentare io, a differenza di altri…». Il riferimento pungente è a Luciano Dussin, ex sindaco ed ex parlamentare, che dalla prossima seduta del consiglio sarà nel gruppo di maggioranza (probabilmente come capogruppo). Una giornata di riflessione, quella di ieri. Ma nella testa di Sartoretto è iniziata già la stesura della tattica di opposizione. Dura opposizione, questo è chiaro. Si inizia con l’organizzazione dei gruppi consiliari. Il centrosinistra avrà rappresentanti per ciascuna delle 3 civiche. LA VITTORIA Il centrodestra esulta dopo i risultati del ballottaggio che hanno portato alla rielezione del sindaco Stefano Marcon: già ieri ha ripreso il lavoro in municipio da dove lo aveva lasciato solo qualche giorno fa

glio Guido Rizzo e Diego Giovine. Una scelta questa presa non per mancanza di raggiungimento di obiettivi da parte delle due assessori donna uscenti ma per dare una rappresentanza all’interno della giunta di tutte le liste del centrodestra andando comunque a collocare persone competenti per ogni assessorato. A Marcon rimarrebbero in mano i referati alla sicurezza e alla protezione civile. Lucia Russo © RIPRODUZIONE RISERVATA

LE MOSSE Sartoretto non pensa a fusioni, anzi proprio all’opzione contraria. «Non ne abbiamo discusso nel gruppo, ma personalmente ritengo che sia meglio mantenere 3 gruppi distinti – spiega l’avvocato – per una questione di opportunità». Avere 3 capigruppo distinti significa avere 3 rappresentanti aventi diritto a partecipare alla Conferenza dei capigruppo (la riunione organizzativa a porte chiuse che precede tutti i consigli comunali). Tre gruppi differenti significa anche avere maggiore diritto di intervento in consiglio, dove ogni gruppo ha diritto ad esempio ad una propria dichiarazione di voto. E continua la polemica con Punto d’Incontro. «Siamo proprio curiosi di imparare da Zurlo cosa sia la cooperazione con la maggioranza, dato che pare essere un esperto in materia – attacca Sartoretto – con

NUOVO CAPITOLO Il candidato sindaco del centrosinistra Sebastiano Sartoretto in una lettera invita ad allargare il fronte dell’opposizione

ANCORA POLEMICA CON PUNTO D’INCONTRO «CURIOSI DI IMPARARE DA ZURLO COSA SIA LA COOPERAZIONE CON LA MAGGIORANZA» «CON MARIA GOMIERATO ABBIAMO STABILITO UNA CONVERGENZA CHE CONTINUERÀ CON UNA SANA E VIGOROSA OPPOSIZIONE»

CASTELFRANCO

calità Pocol, poco discosta dalla strada che sale verso Passo Giau da Cortina d’Ampezzo. Un’ottantina di persona hanno preso parte all’operazione già nella giornata di lunedì. Sono stati ritrovati un bastone e lo zaino riconosciuti dai familiari come appartenenti all’uomo. Oggetti

che si trovavano lungo il torrente Costeana che, 400 metri più a valle, si immette nella diga d’Ajal. Su quest’area si sono concentrate le ricerche. A confermare il luogo in cui potrebbe essere scivolato il cercatore di funghi anche l’unità cinofila molecolare del Cnsas intervenuta lunedì mattina, che verso quella direzione è stata portata dal fiuto del cane lasciato partire dalla macchina. Per le operazioni è stato utilizzato anche l’elicottero dell’Air service center, convenzionato con il Soccorso alpino Dolomiti Bellunesi, ed alcuni dei droni. Leopoldo Celegon è molto noto in città per il suo lavoro come primario della Cardiologia dell’ospedale. È alto un metro e 80, pesa una novantina di chili, ha capelli castani e occhi scuri. Purtroppo era solo durante la sua escursione alla ricerca di funghi di domenica scorsa. L’intera città attende buone notizie ormai da 2 giorni, che purtroppo al momento non sono ancora arrivate. D.Q. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nazzareno Gerolimetto è in Regione. «Sono molto contento, finiscono così 15 giorni davvero atroci. Ora sono felice». Queste le prime parole del neo rieletto consigliere che in queste ultime due settimane ha vissuto momenti di apprensione dettati dal capitolo della saga elettorale che lo vedeva insieme ad un altro candidato della lista Zaia Presidente, Stefano Busolin, al centro di un vortice d’incertezza. Sembrava una vera e propria telenovela quella che ha investito Gerolimetto che sembrava dover rimanere fuori dal consiglio regionale per 7 voti contro quelli di Busolin, per 4.901 contro 4.908. Il riconteggio dei voti della Corte d’Appello di Venezia che ha cambiato le carte in tavola decretando il sorpasso di Gerolimetto su Busolin per ben 15 voti.

L’ESITO DEL RICONTEGGIO «Sono contento che questo sia l’esito della Corte d’Appello e sono pronto per essere di nuovo al servizio del mio territorio e della mia gente», afferma Gero-

Maria Gomierato invece abbiamo stabilito una convergenza che continuerà a favore di una sana e vigorosa opposizione».

LE SCINTILLE Ancora scintille con il giovane candidato sindaco Lorenzo Zurlo di Punto d’Incontro, definito dallo stesso avvocato un “ignavo” per aver scelto di non schierarsi al ballottaggio. Intanto ieri anche gli altri consiglieri del centro sinistra hanno fatto le loro prime considerazioni post voto. Il commento di Alessandro Boldo, architetto neoeletto consigliere comunale, è arrivato dalla sua pagina Facebook. «C’è chi ha vinto. Noi abbiamo perso. Punto. Le analisi le lasciamo a chi è più esperto di noi – ha scritto Boldo in un post pubblica-

to ieri pomeriggio - Sebastiano ha sfiorato la vittoria nella peggiore congiuntura politica possibile, ha spesso lavorato controvento mettendo su una squadra bellissima che ora ha il dovere di sostenere con ancora più tenacia un’idea alternativa per Castelfranco. Non si smobilita. Adesso c’andiamo a sedere nei banchi dell’opposizione. Da lì faremo domande e da lì pretenderemo risposte». Post condiviso poi dall’altro architetto, Gianni Fiscon, consigliere comunale uscente e confermato in consiglio. Dal canto suo Claudio Beltramello, medico e consigliere comunale uscente riconfermato, ha condiviso un’immagine recante una frase di Rigoberta Menchu Tum, pacifista guatemalteca e premio Nobel per la

Gerolimetto va in Regione «Sono contento»

FESTEGGIA Nazzareno Gerolimetto conquista la Regione

IL VERDETTO DELLA CORTE D’APPELLO DOPO IL RICONTEGGIO DELLE PREFERENZE: DECRETATO IL SORPASSO SU BUSOLIN

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limetto che si appresta ora ad iniziare il secondo mandato in Regione, al fianco di Luca Zaia. «Sarebbe stato un peccato perché in questo secondo mandato avrei potuto mettere tutta l’esperienza acquisita nel primo – spiega – Sono contento di esserci e di potermi mettere al servi-

Pace nel 1992. “L’unica lotta che si perde è quella che si abbandona” recita l’adagio. Come a dire: continueremo la nostra battaglia politica in consiglio comunale. Maria Gomierato e il suo gruppo “Noi la civica” non hanno ancora diffuso dichiarazioni ufficiali. Serena Stangherlin di Campigo ha rinviato l’analisi del voto di qualche giorno. Anche Zurlo non ha rese pubbliche dichiarazioni. Ieri intanto Sartoretto ha pubblicato una lettera di ringraziamenti. «Chiedo a tutti di fare il massimo per non disperdere il patrimonio di consenso e di fiducia dei cittadini che ci hanno votato. Dobbiamo rimanere uniti e allargare ilpiù possibile ill fronte dell’opposizione». Daniele Quarello © RIPRODUZIONE RISERVATA

zio della mia gente. Andrò a leggermi le motivazioni ma questo è il responso della Corte d’Appello che ha anche dato un seggio al Movimento 5 Stelle».

LE TANTE VOCI Nei giorni scorsi c’era stata una fuga di notizie che affermavano che con il riconteggio, Gerolimetto avrebbe avuto 15 voti dalla sua che gli avrebbero permesso di mettersi sulla corsia di sorpasso ma, il consigliere originario di San Floriano di Campagna, era sempre rimasto cauto attendendo l’ufficialità prima di festeggiare. «A darmi la notizia sono stati gli uffici regionali», afferma tirando un sospiro di sollievo. Nell’aria c’era anche la volontà da parte di Gerolimetto di fare ricorso non appena fossero arrivate le proclamazioni ufficiali. «Mi sono state segnalate delle anomalie in diversi seggi da parte dei rappresentanti di lista, in particolare il fatto che vi siano stati seggi in cui abbiamo avuto un numero di schede bianche addirittura del triplo rispetto alla media – aveva affermato dopo lo spoglio dei voti – Non accuso nessuno di aver fatto nulla di male, sia chiaro».(l.r.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Dopo le elezioni

I giudici riammettono in consiglio il M5S Corte d’appello: entra Baldin, out la zaiana Vianello. Gaffe nel verbale elettorale: preferenze raddoppiate agli eletti padovani Filippo Tosatto / VENEZIA

Festa in casa 5 Stelle: escluso in prima istanza dall’assemblea regionale, il movimento rifà capolino a Palazzo Ferro-Fini grazie ai magistrati della Corte d’Appello, lesti ad accoglierne il ricorso nell’ambito dell’avvenuta proclamazione degli eletti. GRILLINA FELICE, LA LEGHISTA AL TAR

In attesa del verbale di camera di consiglio, è ipotizzabile che i giudici di Venezia abbiano recepito l’obiezione grillina secondo la quale, ai fini della soglia minima del 3% richiesta per accedere alla ripartizione dei seggi, non vale la percentuale di voti conquistati dalla lista del M5S (2,7%) bensì quella raccolta dal candidato presidente Enrico Cappelletti (3,3%) e ciò perché, trattandosi di una coalizione composta da un unico soggetto, la volontà dell’elettore non ammette equivoci e il «principio di salvaguardia» conseguente va interpretato nell’ottica più estensiva. L’esito immediato? Erika Baldin,

consigliere veneziana uscente, rappresenterà i pentastellati in aula, viceversa, sul fronte opposto, la candidata Roberta Vianello (Lista Zaia) resterà nella natia Fiesso D’Artico. Nulla di sconvolgente nei rapporti tra maggioranza e opposizione - il blocco leghista e di centrodestra mantiene una prevalenza schiacciante (40 a 10 ) - comprensibile tuttavia

vocare il consiglio entro il 16 ottobre. Tra domani e venerdì, intanto, si svolgeranno le procedure di accreditamento degli eletti. LE SORPRESE DELLA PROCLAMAZIONE

Nella sfida all’ultima scheda Gerolimetto la spunta su Busolin e Sponda brucia Rando l’esultanza della “rediviva” Baldin: «È una grande soddisfazione, non soltanto personale», commenta da Chioggia «dopo una campagna difficilissima siamo riusciti a mantenere la nostra presenza in consiglio, evitando un azzeramento drammatico che avrebbe privato il Veneto di un’opposizione senza compromessi». Di segno assai diverso la reazione in ambito leghista.

Erika Baldin (Movimento 5 Stelle)

Roberta Vianello (Lista Zaia)

Fiutato il pericolo, il parlamentare Giuseppe Paolin aveva depositato una memoria a nome del partito, opponendo alle ragioni degli avversari il dettato della legge elettorale veneta che, «ammettendo il voto disgiunto, esclude la media matematica tra i consensi attribuiti a simbolo e aspirante presidente. Nulla da fare. L’argomentazione è stata respinta ma la sfidale legale non

finisce qui: Vianello non accetta l’estromissione e già prepara l’impugnazione al Tar. L’ASSEMBLEA SI RIUNIRÀ ENTRO IL 16

La circostanza promette una fase d’incertezza definita «preoccupante» dal presidente dell’assemblea legislativa Roberto Ciambetti. Spetterà proprio a quest’ultimo - informa il segretario generale del Ferro-Fini, Roberto Valente - con-

in ballo i treni tra bologna, veneto e brennero

Dl agosto, scontro Pd-Casellati sulla gestione dei flussi ferroviari VENEZIA

Apre le danze il capogruppo Pd in commissione Lavori pubblici a Palazzo Madama Vincenzo D’Arienzo: «La Presidente del Senato ha dichiarato inammissibile un emendamento al Dl agosto, a mia prima firma, che devolveva la gestione dei servizi ferroviari interregionali da Bologna al Brennero, passando per Verona, alla Regione Veneto. Rinnoverò, in ogni caso, la proposta nella Legge di Bilancio, checché ne pensi la Casellati».

«Ho un dubbio» spiega «non è che la Presidente, veneta peraltro, abbia voluto evitare che il merito di questa grande operazione devolutiva fosse attribuito al Pd Veneto? Se fosse così avrebbe agito come parte politica anziché mantenere il proprio ruolo di garanzia. E sarebbe grave. Di fatto la Casellati ha impedito che le funzioni e i compiti di programmazione e di amministrazione dei servizi interregionali ferroviari per quella tratta ferroviaria, nonché i 95 milioni di euro necessari per

gestirla, venissero consegnati alla Regione Veneto. Considero quella decisione un danno vero alle prospettive di sviluppo della mobilità in Veneto e, soprattutto, a quelle di Verona. Potevamo giovarci di un servizio gestito dal territorio, invece la Presidente ha scelto di farlo gestire da Roma. Infatti, quel servizio ferroviario, che non rientra nel servizio di collegamento nazionale, è attualmente gestito da Trenitalia». Gli fa eco a senatrice Tatjana Rojc, sempre del Pd, che

Vincenzo D’Arienzo del Pd

parla di «un’occasione persa per la decisione grave e tutta politica della presidente Casellati di dichiarare inammissibile l’emendamento del Pd che attribuisce alla Regione Friuli Venezia Giulia la gestione della tratta ferroviaria Trieste-Venezia-Udine. La propo-

L’attesa politica, tuttavia, riguardava soprattutto il ricalcolo delle preferenze riguardante due coppie di candidati zaiani separati da una manciata di schede. Ebbene, nella Marca trevigiana Nazzareno Gerolimetto, il consigliere uscente di Castelfranco premiato da 4902 elettori, l’ha spuntata per 15 preferenze su Stefano Busolin, già presidente di Ascotrade e amico personale di Zaia. Nel Veronese, invece, sorride la giovane Alessandra Sponda che ha bruciato sul filo di lana Filippo Rando. È tutto? Quasi. Ipso facto, nel verbale dell’Ufficio elettorale centrale uno scherzo del computer ha pressoché raddoppiato le preferenze degli gli eletti padovani. Troppa grazia, Sant’Antonio: lo svarione appare, obiettivamente, imbarazzante. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

sta era stata accolta da tutti i ministeri competenti e dalle Ferrovie dello Stato, aveva passato il vaglio della commissione Bilancio del Senato e il Governo l’aveva inserita nel testo del maxiemendamento: mancava il voto dell’Aula ma Casellati si è messa di traverso venendo meno ancora una volta al suo dovere di imparzialità». L’ufficio stampa del Senato rimanda alla nota diffusa giovedì scorso: «Le valutazioni circa l’ammissibilità degli emendamenti al Decreto Agosto stanno procedendo d’intesa tra il Presidente Casellati, il Presidente della Commissione Bilancio Pesco e i due relatori Errani e Manca. Come è noto, l’ammissibilità riguarda l’estraneità di materia degli emendamenti rispetto agli articoli e non il contenuto degli stessi». —

Quando i nodi politici vengono al pettine il M5S evapora

F

Il toto-assessori accende la tensione tra i leghisti veneti VENEZIA

L’arcipelago leghista è in subbuglio dopo le indiscrezioni (riferite dal nostro giornale) riguardanti l’ipotesi di nuova giunta allo studio di Luca Zaia. In particolare, l’eventualità di nominare un solo assessore di Padova - Roberto Marcato - rispetto ai due della precedente legislatura, ha spinto il rispettato veterano del leghismo locale a rompere il silenzio: «Padova dev’essere adeguatamente rappresentata nell’esecutivo perché, con la sua sanità d’eccellenza, l’università, l’economia e le sfida infrastrutturali all’orizzonte, è obiettivamente centrale in ambito regionale. Confido perciò nella sensibilità del nostro governatore», è l’appello di Paolo “Fantomas” Tonin. Acque agitate anche nel Veneto Orientale: il ventilato ripescaggio di Gianluca Forcolin, l’assessore al bilancio e vicepresidente azzoppato dal clamore sul bonus Covid, divide il partito; molte le sezioni contrarie, tuttavia la contemporanea promozione in Giunta dello jesolano Francesco Calzavara - storico rivale di Forcolin nel territorio - potrebbe placare gli animi. Infine Vicenza, agitata dalla volontà di Nicola Finco, il capogruppo, di scalare Palazzo Balbi dopo dieci anni trascorsi in consiglio; lo scoglio, in questo caso, è costituito dalla presenza di due “intoccabili” berici - Roberto Ciambetti e Manuela Lanzarin - nonché dalla possibilità che Fratelli d’Italia assegni la poltrona di spettanza alla bassanese Elena Donazzan, assessore uscente, saturando così le nomine nella provincia vicentina. Si vedrà, si vedrà. —

RENZO GUOLO

IL COMMENTO

ine dell’equivoco. I nodi politici legati alla natura del M5S vengono al pettine. Più che le posizioni di Di Battista, un misto di descamisadismo e di rimpianto per il “come eravamo”, sono le dure posizioni di Casaleggio junior a far cadere il velo. Il figlio del fondatore, che ha le chiavi della piattaforma Rousseau, quella che nelle intenzioni paterne, e dei grillini della prima ora, doveva condurre alla democrazia diretta sostituendo il “decrepito” par-

la nuova giunta zaia

lamentarismo, afferma che se il MoVimento si trasformasse in partito, non ci sarebbe più spazio né per lui né per la visionaria eredità del padre. Più che un ultimatum, sembra un doloroso epitaffio. Il tutto mentre deputati e senatori di quello che, solo due anni fa, era il più grande partito italiano, ondeggiano alla ricerca di un futuro, ipotecato dal vertiginoso tracollo dei consensi e dal taglio dei parlamentari. Sullo sfondo, il residuo e ormai rancoroso “popo-

lo cinquestelle”, tagliato fuori dalle decisioni e dalla politica sul territorio, prostrato dai continui cedimenti su istanze ritenute un tempo non negoziabili. Una miscela esplosiva. Una catastrofe politica e organizzativa– Rousseau è anche la cassaforte in cui sono custoditi i dati degli iscritti– che si riverbera sulla tenuta del sistema. Il gigantesco “vaffa” degli italiani ha, infatti, consegnato il paese a un gruppo inadatto a governare. Uno sberleffo co-

stato caro, che costringe gli altri attori politici a supplire e fare da baricentro. Prima la Lega, poi il Pd, si sono fatti carico di questo scarto nella governabilità: meno pesanti in termini di consenso e seggi, hanno dovuto fare da stampella al surrealismo politico cinquestelle. Ora la finzione viene meno. L’abbandono dell’elettorato, le preoccupazioni personalistiche di un ceto politico che da tempo ha dimenticato lo slogan “uno vale uno”, la realistica presa d’atto che una demo-

crazia non può reggersi su una piattaforma on line in cui dovrebbe manifestare la “volontà generale” – mentre la questioncella è “chi decide che cosa si può votare o no?” e il confronto –, portano il M5S alla resa dei conti. Modello di partito, alleanze, linea politica: tutto è in gioco. I Cinquestelle, come già i verdi tedeschi dopo il successo degli anni ’80, si divideranno tra “realisti” e “fondamentalisti”, tra quanti hanno preso atto che il M5S è un partito come

gli altri, e come tale, dovrà darsi un’organizzazione, degli organi decisionali trasparenti, una linea politica non estemporanea, a partire dalle alleanze, anche locali, e quanti, “fedeli alla linea”, cercheranno di restaurare il primigenio movimentismo e piattaformismo. Non tagliare gordianamente questo nodo, nel tentativo di tenere in piedi ciò che strutturalmente non ha fondamenta, sarebbe inutile: l’esito non può essere che polvere di (cinque)stelle. Meglio un chiarimento che consenta di ridefinire gli equilibri di un sistema politico destinato a tornare bipolare. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

GLI ELETTI ENTRANO A PALAZZO FERRO FINI Fra domani e venerdì si svolgeranno le procedure di accreditamento dei consiglieri regionali. Lo annuncia il segretario generale Roberto Valente.

Mercoledì 7 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Il tribunale dà un seggio ai 5 stelle La Corte d’Appello ha accolto la memoria del Movimento che così `Rovesciata la lettura data finora alla legge elettorale: il partito rientra nel Consiglio regionale veneto. Zaia perde una consigliera premiato anche se non ha superato il 3% come il suo candidato `

IL PROVVEDIMENTO VENEZIA Clamoroso al Ferro Fini: il Movimento 5 Stelle ritorna in Consiglio regionale. Ribaltando i pronostici usciti dalle urne del 20 e 21 settembre, ieri la Corte d’appello ha emanato il provvedimento di proclamazione degli eletti, che in provincia di Venezia fa rientrare la pentastellata Erika Baldin e fa uscire la zaiana Roberta Vianello, mentre per il resto conferma gli zaiani Nazzareno Gerolimetto a Treviso e Alessandra Sponda a Verona, per cui la maggioranza scende a 41 e l’opposizione sale a 10. È stata dunque rovesciata la lettura finora data della legge elettorale, nella parte in cui prevede la soglia di sbarramento al 3%: la quota minima per l’ingresso di un partito a Palazzo non viene intesa in relazione alla singola lista (M5s si era fermato al 2,7%), bensì al simbolo che accompagnava il candidato presidente (Enrico Cappelletti era arrivato al 3,2%), un’interpretazione contestata dalla Lega per cui si profila già un ricorso al Tar.

LA NORMATIVA Dunque l’Ufficio centrale regionale, presieduto da Francesco Giuliano e composto anche da Fabio Laurenzi e Mariagrazia Balletti, ritiene che la soglia del 3% sia stata superata da «un gruppo di liste della coalizione». Per capire cosa significhino queste parole, occorre rifarsi alla normativa approvata nel 2012 e parzialmente rivisitata nel 2018. L’articolo 13 afferma due elementi. Da un lato, «è definito gruppo di liste l’insieme delle liste provinciali presentate in più circoscrizioni elettorali e contrassegnate dal medesimo

LA MAGGIORANZA SCENDE A 41 E LA MINORANZA SALE A 10, MA I LEGHISTI SONO GIÀ PRONTI A RIVOLGERSI AL TAR

simbolo». Dall’altro, «è definita coalizione il gruppo di liste o l’insieme di gruppi di liste collegati ad un medesimo candidato Presidente della Giunta regionale». L’articolo 21 disciplina poi la clausola di sbarramento: «Non sono ammesse alla assegnazione dei seggi le coalizioni che abbiano ottenuto meno del cinque per cento del totale dei voti validi, a meno che siano composte da almeno un gruppo di liste che ha ottenuto più del tre per cento del totale dei voti validi espressi a favore delle liste».

IL VERDETTO Oscura prosa da legulei? Probabilmente sì, visti i dubbi interpretativi. Ma tant’è, i magistrati hanno pronunciato il verdetto, a cui sono arrivati in cinque passi. Numero 1: «La percentuale per l’applicazione della clausola di sbarramento da prendere in con-

RINNOVATO Una seduta dello scorso Consiglio regionale Veneto

Dentro Erika Baldin

Fuori Roberta Vianello

«Giusto così, ora dobbiamo radicarci» «Lista unica agevolata illogicamente» Due settimane fa Erika Baldin non poteva nascondere la delusione per l’esclusione del Movimento 5 Stelle: «Non è giusto». Invece ieri la 31enne di Chioggia non riusciva a trattenere la soddisfazione per la riconferma nell’assemblea legislativa: «Sono contenta, siamo soddisfatti, è giusto così. Il nodo interpretativo della legge è stato sciolto con un risultato di buon senso. La sparizione del M5s sarebbe stata un dramma. Per questo sorrido: non solo per me, ma anche per tutto il Movimento e per i nostri cinque anni trascorsi in Consiglio». Nei corridoi di Palazzo si fa notare come sia stata accolta la tesi argomentata dai giuristi di rango governativo. «Abbiamo presentato una memoria, a cui

hanno lavorato più mani», taglia corto Baldin. Questa vittoria potrebbe però contribuire a ricucire lo strappo, mostrato in tivù e sui social, in cui la consigliera uscente lamentava di essere stata abbandonata dai parlamentari. «Non tutti si sono impegnati alla stessa maniera – conferma – e manca un nostro radicamento territoriale. Questo problema va affrontato, perché è dura fare una campagna senza il supporto delle persone. La mia riconferma, al netto dei ricorsi, sarà un primo tassello di ricostruzione». E di asse giallorosso, ora che l’unica pentastellata sarà all’opposizione con 9 esponenti del centrosinistra. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roberta Vianello si era definita «orgogliosa», dopo aver partecipato agli incontri con gli altri neo-eletti consiglieri regionali, prima a Venezia insieme a Luca Zaia e Matteo Salvini, poi a Roma di nuovo con il segretario federale della Lega. Ieri è però arrivata la doccia fredda, con l’esclusione della 49enne di Fiesso d’Artico dalla proclamazione degli eletti. Ma la candidata della lista Zaia Presidente è già pronta a passare al contrattacco, presentando ricorso al Tar del Veneto contro il provvedimento della Corte d’Appello. Dalla sua parte la zaiana, che è assessore ai Lavori pubblici e alla Protezione civile nel proprio Comune, avrà anche

siderazione è quella del 3%, oltre che, alternativamente, quella del 5% del totale dei voti validi espressi a favore della liste». Numero 2: «Questa interpretazione è in linea con il principio espresso da Corte Costituzionale con pronuncia n.193/2015 che valorizza il vincolo che lega il Consiglio Regionale al Presidente eletto in forza del principio simul stabunt simul cadent (“insieme staranno oppure insieme cadranno”, ndr.)». Numero 3, quello cruciale: «L’elettore che ha espresso il proprio voto in favore del candidato Presidente non poteva che avere presente quella unica lista e, pertanto, in favore di quella esprimere consapevolmente il proprio voto». Numero 4: «Solo in tal modo si dà pieno valore alla volontà espressa dagli elettori, al principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze». Numero 5: «In tal modo il peso del voto del singolo elettore risulta equivalente a quello espresso dall’elettore che ha votato in favore di un candidato Presidente di una coalizione costituita da liste disomogenee».

LA CONVOCAZIONE

la Lega, di cui è consigliera nel direttivo locale. Non a caso era stato il deputato leghista Giuseppe Paolin, nella sua qualità di delegato e rappresentante del candidato governatore Luca Zaia, a firmare la memoria presentata in opposizione alle osservazioni firmate dal Movimento 5 Stelle. I leghisti sostengono infatti la tesi secondo cui la soglia di sbarramento del 3% deve valere per la singola lista, in quanto «qualsivoglia diversa interpretazione» altrimenti «finirebbe per agevolare, del tutto illogicamente, “le coalizioni” composte da un’unica lista rispetto a quelle “multipartitiche”». (a.pe.)

È stato quindi fatto valere il principio del “favor voti”, già invocato con la modifica normativa di due anni fa, quando era stato deciso di ammettere la preferenza anche se scritta accanto al simbolo sbagliato, con il risultato di dare il voto a quell’aspirante consigliere, alla sua vera lista e pure al candidato presidente collegato. «Un boomerang che si è ritorto contro il centrodestra», gongola Piero Ruzzante (Leu), all’epoca contrario. «Giusto così, la volontà dell’elettore è di premiare il presidente», sottolinea Marino Finozzi (Lega), che fu relatore della riforma. La prima seduta del Consiglio sarà convocata «entro il 16 ottobre». Ma già oggi l’Osservatorio elettorale acquisirà i verbali della Corte. Al ricorso della zaiana Vianello, potrebbero sommarsene anche degli altri, dato che comunque viene contestato pure il calcolo dei resti che fa rientrare la pentastellata Baldin anziché altri. Angela Pederiva

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Il costituzionalista Guido Rivosecchi

G

uido Rivosecchi è professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Padova.

Come si spiega giuridicamente il ribaltamento nella proclamazione degli eletti? «Si contrapponevano due tesi. Da un lato la prospettiva di chi fa valere la possibilità di esprimere “soltanto il voto per il candidato presidente”, che la legge elettorale intende così “validamente espresso anche a favore della coalizione”, insieme al fatto che, se un partito si presenta da solo, c’è una coincidenza tra “la coalizione” e “il gruppo delle liste collegate”. Leggere insieme gli articoli 20 e 13 significa che il voto dato al presidente vale anche per quell’unica lista, per cui nel caso in esame è stata superata la soglia del 3%».

«Ci sono argomenti per ambedue le tesi la norma poteva essere scritta meglio» Questa era l’argomentazione del Movimento 5 Stelle. Qual era invece quella sostenuta dalla Lega?

«CHI DECIDE DI ANDARE DA SOLO FA LA SCELTA PIÙ RISCHIOSA RISPETTO A CHI SI COALIZZA MA OGNI TESTO PUÒ ESSERE INTERPRETATO»

«L’altra tesi è basata sul tenore letterale dell’articolo che disciplina la clausola di sbarramento, secondo cui si può accedere al riparto dei voti se si ottiene il 3% come lista. Quindi un conto sono i voti dati alla lista e un altro sono i voti dati al candidato presidente».

conda tesi valorizza il tenore letterale, che sembrerebbe mantenere distinti i voti della lista e i voti del candidato presidente. Come si può vedere, la questione è molto spinosa e di difficile interpretazione, perché ci sono argomenti in un senso ma anche nell’altro».

In sintesi? «La prima tesi valorizza il fatto che il voto espresso solo al candidato presidente si intende anche per la lista, perché la coalizione coincide con la lista. La se-

Legge poco chiara? «Davanti a un testo normativo, c’è sempre un problema interpretativo. Indubbiamente in questo caso alcuni passaggi della formulazione non sono feli-

ef939f91-2d9d-4318-b116-a7832c41be0f

cissimi. La norma sulla soglia di sbarramento poteva essere scritta meglio, armonizzando la definizione di “coalizione” e “gruppo di liste” con la disciplina della soglia di sbarramento. Sarebbe stata più chiara una cosa del tipo: “La singola lista deve avere raggiunto il 3%, a meno che non sia collegata a una coalizione che ha raggiunto il 5%”. Detto questo, però, quando si interpreta una legge bisogna anche tenere conto della sua ratio e del senso complessivo».

Quindi? «Secondo una lettura sistematica della legge elettorale regionale, chi decide di andare da solo, compie una scelta più rischiosa rispetto a chi accetta di aggregarsi, che invece viene premiato. Detto in altri termini: se vado da solo, non posso poi pretendere che si applichino a me le norme fatte per chi si coalizza». Però qui M5s ha visto riconosciute le sue ragioni. «Sì, perché le leggi sono sempre interpretate e ci sono argomenti favorevoli alla sua tesi». Ma anche all’altra... «Ecco, appunto. A questo punto penso che se la vedrà il Tribunale amministrativo regionale». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


10 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA Mercoledì 7 Ottobre 2020

IlVenetoelalottaalvirus

«Abbiamodatopiùpossibilitàalvirusditrasmettersiaprendolescuoleefacendoripartirel’economia,bisognabilanciareaumentandoitamponi». Così su Sky Tg24 il noto microbiologo Andrea Crisanti. E sull’ appImmuni:«L’hoscaricata.Pensochesiautile,maperfarlafunzionarebisognaarrivare all’80-90%diadesioni, siamomoltolontani».

ILVIROLOGO CRISANTI

«Hoscaricatol’app Immuni:è un aiuto»

Ieriprocessati quasi 11 mila tamponi:positivoil 2,3%

ILREPORTSEMPREPIÙ”PESANTE”DELLAREGIONE. Ieriseraèrisultatounbalzoancheneiricoverinegliospedali:+27inungiorno.Epurtroppocisonostatianchecinquedecessi

Covid,ivenetiinisolamentoorasono10mila Unnumerocosì nonsivedeva Inprovincia dal 22 aprile, in piena emergenza Gliinfetti consintomiche sonoin Sosanziani curaincasasonoperòsolo190 Ipositivi

TAMPONI. Ieri il Veneto risul-

ta aver processato quasi 11 mila tamponi molecolari (esclusi cioè quei “tamponi rapidi” che si fanno ad esempio nelle scuole e negli aeroporti): in tutto sono stati scoperti 251 nuovi casi di positivi, vale a dire il 2,3% dei tamponi fatti. La Regione segnala peraltro che una trentina di casi sono

ha fatto registrare infatti un balzo di ricoveri da virus SarsCov2 nei reparti ospedalieri del Veneto: adesso in tutto ci sono 286 persone, cioè 27 in più rispetto alla sera prima (è quasi un intero reparto) e di questi sono 217 i casi di malati attualmente positivi al virus, cioè 22 in più dell’altra sera. Il balzo di ricoveri in più pare sia da registrare soprattutto nel Veneziano, nel Bellunese e nel Trevigiano. I numeri vanno meglio nelle terapie intensive, dove ieri sera risultavano presenti 25 malati gravi registrati come “Covid” (solo 15 però sono quelli che risultano ancora positivi al virus) e quindi c’è stato un calo di 4 unità rispetto all’altra sera. Un calo che se si vuole può essere legato ai 15 malati dimessi ieri dagli ospedali (in tutto hanno curato e dimesso 4168 persone) ma che purtroppo potrebbe essere legato anche alla pagina più nera: quella dei lutti. ALTRE CINQUE VITTIME. Il re-

port di ieri sera infatti riporta altri cinque lutti legati al coronavirus che sono stati registrati nelle ultime 24 ore negli ospedali veneti: si tratta di due casi tra i cittadini veronesi (in tutto ora sono a 604 vittime) e uno ciascuno tra i vicentini (sono a 401), i trevigiani (sono a 353) e i veneziani (sono a 332). MASCHI E FEMMINE. C’è un al-

tro dato che emerge invece dal report sui dati della scorsa settimana pubblicato da Azienda Zero: torna a crescere la differenza tra maschi e femmine rispetto alla malattia Covid-19: tra tutte le persone ricoverate i maschi ora sono il 57%. •

C’è un nuovo ulteriore caso di contagio alla casa di riposo “Bisognin” di Sarego. All’esito dei tamponi realizzati nella giornata di lunedì, che erano stati una trentina, ne è purtroppo emerso uno in più con positività al coronavirus. È un altro anziano ospite che fa così salire a 15 il numero dei contagiati all’interno del centro servizi agli anziani che ha sede nella frazione di Meledo. Si tratta, in questa particolare contabilità, di 12 anziani ospiti, dei 125 in totale, e di 3 operatori, sul centinaio che prestano servizio nella struttura. «L’ospite contagiato per fortuna è anche lui asintomatico - spiega la presidente della “Bisognin”, Iside Bonavigo -. Si trova in isolamento, come tutti gli altri ospiti del secondo piano che come lui erano risultati positivi. Quindi, dopo questi ultimi tamponi, non dovrebbero più essercene. Questo almeno, è quanto ci auguriamo tutti». Resta invece ancora ricoverata all’ospedale di Vicenza l’anziana che era stata trasferita venerdì in via cautelativa per la concorrenza con un’altra patologia. Anche all’Ipab “La Pieve” di Montecchio Maggiore sono arrivati i risultati degli ultimi 10 tamponi effettuati nei giorni scorsi. In questo caso, sono però tutti quanti negativi. Un primo respiro di sollievo in attesa di poter avere gli altri esiti il cui arrivo è previsto per domani o, al più, dopodomani in giornata. Il numero dei contagi, dunque, nella casa di riposo castellana resta fermo ai 30 positivi. M.G. © RIPRODUZIONERISERVATA

© RIPRODUZIONERISERVATA

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I RICOVERI. La giornata di ieri

aSarego salgonoa15 N° tamponi

«Essere positivo non vuol dire essere malato, e a volte anche neanche essere contagioso», ricorda il noto virologo Giorgio Palù riferendosi ai tantissimi contagiati veneti che in realtà non hanno alcun sintomo. Insomma, non bisogna pensare che sia allarme rosso. Ma certo le cifre dell’andamento della pandemia del coronavirus in Veneto fanno preoccupare un po’ di più ogni giorno. La voce che statisticamente fa più impressione nel report di ieri è quella delle persone poste in isolamento: 10 mila, conto tondo tondo. E per capire di cosa stiamo parlando bisogna dire che era dal 22 aprile, cioè nel pieno dell’ondata di pandemia di oltre cinque mesi fa che aveva messo in crisi gli ospedali, che non c’era un dato simile. Ma dentro quei 10 mila, ed è questo che tranquillizza di più, ci sono “solo” 4340 persone che davvero sono risultate positive al virus e che sono confinate in casa (più 240 circa in ospedale), mentre le altre 5400 sono solo “contatti” messi in quarantena precauzionale in attesa di verificare che abbiano un tampone negativo. Tra questi positivi, poi ci sono solo 190 persone che hanno sintomi evidenti di malattia, mentre tutti gli altri sono asintomatici. Insomma, il numero di isolati fa spavento ma non siamo certo in allarme rosso. Però altri dati stanno continuamente salendo, sia pure lentamente.

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L’EGO-HUB

Piero Erle

rientrati nel conteggio di ieri ma sono di tamponi fatti da un laboratorio privato nel giro di sette giorni e “caricati” in sistema solo ieri.

Aumenta la percentuale di tamponi positivi rispetto al totale dei test fatti

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17 Febbraio

2

16 Marzo

30

13

27

Aprile

11

25

Maggio

8 Giugno

22

6 Luglio

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3

17 Agosto

31

14

28

Settembre Fonte: Azienda Zero, report settimanale

LACAMPAGNACONTROILVIRUSCHESOMIGLIATROPPOALCOVID. FederfarmaparlaconLanzarin

Influenza, i vaccini in farmacia arriverannodal1°novembre La Regione ne garantirà 30 mila dosi, ma si impegna ad arrivarea68mila:è lacifra chefuutilizzata unannofa Lo sforzo c’è tutto, ma per adesso bisognerà aspettare: i vaccini anti-influenzali non riusciranno ad arrivare nelle farmacie prima di inizio novembre. È questo il risultato del nuovo confronto ieri tra Federfarma e l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin (che era ancora in carica, la proclamazione dei nuovi eletti è arrivata solo ieri sera, ma lei è comunque data per certa di conferma da parte del governatore Luca Zaia). È la stessa Federfarma a chiarire la situazione: ci sarà «un primo quantitativo di 30 mila dosi dal 1° novembre». Ma la novità è che Regione farmacisti hanno concordato ieri che l’obiettivo è «arrivare entro la fine del mese a circa 68 mila vaccini da

ManuelaLanzarin

AndreaBellon

distribuire in tutte le farmacie territoriali venete»: è esattamente la quantità di vaccini che le farmacie distribuirono l’anno scorso ai loro clienti (come noto, sono invece le Ulss e i medici di base a garantire il vaccino gratuitamente a chi ne ha diritto: persone con più di 60 anni, bambini fino a 6 anni, persone con cardiopatia, bronco pneumopatia, diabete, gravi-

danza, addetti a servizi di pubblica utilità). Il presidente di Federfarma Veneto, Andrea Bellon, ricorda che la “fascia attiva della popolazione” che non rientra nelle categorie protette, ma è molto esposta al virus, non può che bussare in farmacia per i vaccini anti-influenza. «Il quantitativo totale promesso ieri si riferisce alle dosi che le farmacie territoriali

venete hanno dispensato nella passata stagione invernale», conferma Bellon: «Noi speravamo, viste le pressanti richieste, di potere offrire alla popolazione una disponibilità superiore del 40% circa, arrivando alle 90 mila dosi. Siamo comunque soddisfatti di avere raggiunto un accordo che potrebbe rivelarsi ottimale se arrivasse un’ulteriore quota dall’estero come riferito dall’assessore». «Seguiremo l’evoluzione delle importazioni che il Ministero dovrebbe fare», ha fatto sapere l’assessore (Roma è infatti in trattative con la Cina). Bellon ringrazia l’assessore «e Giovanna Scroccaro, direttore del Servizio farmaceutico della Regione: hanno compreso e supportato con i fatti l’accorata richiesta delle farmacie venete per il bene della popolazione»: evitare l’influenza significa evitare anche confusioni col Covid. • © RIPRODUZIONERISERVATA

L’APPELLODELL’ASSOCIAZIONE ANCORA. Iconti nontornano,e c’èanche un enorme problemadi carenzadipersonale

Case di riposo al Governo: «È allarme» «Chiediamosubitouncontributo peripicchidicostiinperiodoCovid» È «allarme sulla grave situazione in cui versano le strutture residenziali per persone anziane non autosufficienti in Veneto e in Italia». Lo scrivono direttamente al premier Giuseppe Conte e al ministro Roberto Speranza, oltre che alla Conferenza delle Regioni, gli organismi di assistenza pubblica riuniti nell’associazione nazionale Ancora che è guidata dal vicentino Roberto Volpe, presidente anche dell’Uripa Vene-

to (riunisce i centri di servizi-case di riposo per anziani). Volpe ricorda al governo che le case di riposo hanno fatto sforzi sovrumani nei primi mesi della pandemia per poter garantire dispositivi di protezione dal coronavirus (camici, mascherine, guanti) e per far fronte anche al rallentamento di ricoveri che si registrava dagli ospedali delle Ulss. E sottopone al Governo tre problemi urgenti per le strut-

ture per anziani. Primo, i costi. A cominciare dalle «ingentissime spese di acquisti di materiale per la gestione dell'emergenza che si sono assommate ai maggiori costi previdenziali per maggiori assenze del personale e per le necessarie sostituzioni, e per il ricorso esponenziale a ore di lavoro straordinario». In parallelo, sono diminuite le entrate per il blocco di ingressi di nuovi ospiti nelle strutture. Morale: le cifre reali dicono che in era Covid ogni posto letto ha significato «maggiori costi di non meno di 160 euro mese (5,32 euro al giorno) che per i nove mesi

dell’anno in corso (marzo-dicembre) ammontano a 1.440 euro». Cifre che per l’associazione Ancora diventano verso il Governo una «formale richiesta di contribuzione straordinaria per gli effetti che il Covid - 19 ha avuto nelle strutture per anziani del nostro Paese per il corrente anno». Ci sono però altre due richieste formulate al Governo. La prima è che è un’assurdità che nella nuova “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria della popolazione anziana” istituita dal Ministero della salute non sia stato previsto

nessun rappresentante di queste istituzioni che hanno esperienza quotidiana di come sia cambiata con la pandemia l’assistenza agli anziani negli istituti. Tanto più che il Ministero ha scritto che le vittime da Covid sono per il 50% state registrate in Rsa e case di riposo, ma l’associazione Ancora contesta decisamente questo dato: in Veneto, con 346 strutture e 32.500 risultano solo 70 quelle colpite dal contagio «ovvero il 20% del totale». E il numero di decessi rispetto al 2019 segna circa +650 lutti e per l’80% si sono concentrati solo su un terzo delle 70 strut-

RobertoVolpe

Unacasadi riposo

ture colpite: «Un dato che proietta la stima dell’incremento del tasso di mortalità complessivo» per le strutture venete solo di un +3% o 4% rispetto al 2019. Infine si

chiede al Governo un aiuto urgente per «superare la gravissima crisi della carenza di personale infermieristico nel mercato del lavoro». • © RIPRODUZIONERISERVATA


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PRIMO PIANO

Mercoledì 7 Ottobre 2020 Corriere del Veneto

La politica e i territori

L’autonomia va in Parlamento Zaia: «Non basta, ma aiuta»

La legge quadro del ministro Boccia fra i collegati al Def. Discussione in aula entro due settimane Stefani: «Bene si parli di fabbisogni standard». Bertolissi: «La partita vera sarà sulle materie»

«Discutere di autonomia in Parlamento» per qualcuno è stato a lungo un incubo ma a questo punto, dopo l’interminabile stallo durato due esecutivi e mezzo, oggi c’è chi festeggia il primo segnale di movimento concreto verso l’intesa con le Regioni. Pare, infatti, sia la volta buona: il ddl intitolato «Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata» più conosciuto come norma quadro del titolare degli Affari regionali, Francesco Boccia, è stata inserita fra i collegati alla nota di aggiornamento al Def, documento di economia e finanza, propedeutico alla legge di bilancio 2021. Tradotto: l’autonomia sale a bordo di un treno diretto a Palazzo Madama e Montecitorio e non può più scendere perché se si vuole approvare la manovra bisogna affrontare anche la discussione sui collegati. «È un passo in più. - commenta il governatore Luca Zaia - Ovviamente è già una situazione vincolante sulla carta. Diciamo che non basta ma aiuta. L’operazione vera sarà quando la Regione avrà concordato la famosa bozza da mandare in parlamento che rappresenterà la base dell’intesa. Questo governo e questa maggioranza possono decidere di scrivere una pagina di storia del Veneto e del Paese oppure lasciarla scrivere a chi arriverà dopo di loro, di certo noi veneti sull’autonomia non indietreggiamo di un millimetro». Ieri mattina Stefano Bonaccini, presidente emiliano a capo anche della Conferenza delle Regioni, in audizione alla commissione per le questioni regionali della Camera, commentava: «Bene la legge quadro ma a patto che si svolga con garanzie temporali: non vorrei trovarmi fra quattro anni e mezzo, alla fine della mia seconda legislatura, allo stesso punto perché faremmo ridere il Paese». Il presidente emilia-

VENEZIA

Cos’è la legge quadro

Livelli essenziali di prestazione e principio di sussidiarietà Nelle bozze che circolano della legge quadro sull’autonomia, si inizia, all’articolo 1, con il richiamo all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione in cui si prevedono le intese con le Regioni. Per proseguire con una specifica sui Lep, i livelli essenziali di prestazione, conditio sine qua non per l’attribuzione di funzioni alle Regioni. Si ricorda, subito dopo, l’imprescindibile principio di sussidiarietà dell’articolo 118

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Modalità di finanziamento Si va oltre la spesa storica

no si aspetta «un’accelerazione da parte del governo nelle prossime settimane: l’ho chiesto a nome dei colleghi al ministro Boccia». E questa potrebbe essere una prima risposta. Anche perché la discussione in aula è questione di una, massimo due settimane. Lo conferma Pier Paolo Baretta, sottosegretario al Mef: «Discuteremo del Def a stretto giro per procedere con la legge di bilancio. L’inserimento fra i collegati della legge quadro sull’autonomia consente di accelerare il confronto per arrivare in tempi rapidi a soluzioni condivise con le regioni». Se-

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Sono passati quasi tre anni dalla celebrazione del referendum con cui i veneti hanno chiesto l’autonomia

condo il costituzionalista e alfiere della delegazione trattante veneta, Mario Bertolissi, «è un passo in avanti» anche se il sottotesto è che si tratta della cornice generale, non si entra nel merito delle singole materie. «Qui entra in gioco la questione dei Lep (livelli essenziali di prestazione ndr) previsti dal 2009, questa volta, tutto sommato, il governo mette con le spalle al muro i ministeri, specialmente il Mef. Ora devono tirar fuori le carte». Ma siamo sicuri che il Parlamento voterà anche solo la cornice? «Se non approverà - ragiona Bertolissi sarà comunque una risposta

● La parola LEP

I «livelli essenziali di prestazione» sono l’equivalente dei Lea, «livelli minimi di assistenza» in sanità, per ogni altra materia. Previsti dal 2009, non sono mai stati definiti dai ministeri competenti. Ora i Lep diventano il cardine per le autonomie differenziate

Il nodo cruciale delle modalità di finanziamento delle materie su cui lo Stato cederebbe competenza alle Regioni viene articolato secondo il principio di compartecipazione al gettito erariale maturato nel territorio regionale con l’obiettivo del superamento graduale, per tutti i livelli istituzionali, del criterio della spesa storica a favore del fabbisogno standard

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Dieci anni di autonomia e poi la verifica All’ultimo comma dell’articolo 1, ci sarebbe la specifica di una verifica almeno decennale sugli esiti del regionalismo differenziato. Modalità e tempi (eventualmente anche più corti rispetto all’ipotesi massima dei dieci anni) per la verifica sull’intesa sottoscritta fra Regione e Stato, vengono specificati, di volta in volta all’interno della singola intesa in modo da evitare ogni automatismo

Stato - Regioni Luca Zaia, presidente della regione Veneto, e Francesco Boccia, ministro per gli affari regionali e le autonomie in uno dei primi incontri fra i due. Nell’immagine la conferenza stampa tenutati a Palazzo Balbi, sede della giunta regionale del Veneto

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Firma delle intese i fondi per le aree disagiate Dopo il sì alla legge quadro che succede? Lo schema di Intesa preliminare è sottoposto al Consiglio dei Ministri. Dopo il via libera di Palazzo Chigi si procede alla firma con il presidente della Regione. L’intesa viene poi trasmessa alle Camere per osservazioni ed entro 60 giorni diventa definitiva. Non è certo ci sarà l’articolo 3 dedicato ai fondi per il deficit infrastrutturale delle aree disagiate

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Parlamentare di Fratelli d’Italia

Maschio, il presidente del Consiglio di Verona con 100 multe da pagare La difesa: «Un equivoco, ma non posso oppormi» VERONA Una lunga lista di oltre 100 multe stradali non pagate rischia di creare un delicato «caso» ai vertici del Comune di Verona. Al presidente del consiglio comunale, l’onorevole Ciro Maschio (deputato di Fratelli d’Italia) sono infatti arrivati i verbali per un centinaio di contravvenzioni da lui non pagate negli ultimi 19 mesi, per un totale di oltre 16mila euro. Al di là del dato amministrativo, la questione ha sfiorato anche un sisma

«politico-istituzionale» rischiando di aprire un conflitto d’interessi tra Maschio come consigliere comunale e Maschio quale «debitore» del Comune. Secondo la legge infatti «non può ricoprire la carica di consigliere comunale chi abbia un debito liquido ed esigibile per imposte, tasse e tributi nei riguardi del Comune stesso». L’eventuale contestazione di quel debito sarebbe però arrivata solo alla fine di questo mese: cosa che

non avverrà in quanto, tra ieri e oggi, il senatore ha deciso di pagare le somme che gli erano state addebitate.Se peraltro il presidente del consiglio comunale avesse fatto ricorso, contestando quei verbali, sarebbe finito in causa contro lo stesso Comune, diventando incompatibile con il suo incarico pubblico, e sarebbe stato costretto a dimettersi non solo da presidente ma anche da consigliere. Le multe sono state emesse a partire dal febbraio 2018 fino allo scorso mese di agosto, ma adesso la vicenda è emersa, rischiando appunto di creare un putiferio.Una parte di quelle contravvenzioni sarebbe legata ad alcuni particolari divieti (per esempio come quelli sulle zone pedonali vicine a piazza Erbe) non più «coperti» dai permessi degli amministratori. La notizia sta comunque facendo il giro del Palazzo, con ovvi commenti (finora sottovoce) da più parti.Ma lo stesso Maschio spiega che, a suo avviso, non esiste nessun «caso» politico-istituzionale. «Non capisco perché qualcuno si agiti per nulla – dice il parlamentare, raggiunto al telefono in una pausa dei lavori a Montecitorio – visto che sono stato proprio io per primo ad attivarmi


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Mercoledì 7 Ottobre 2020

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IL VERDETTO DELLA CORTE D’APPELLO

rispetto allo stallo di questi anni, con prevedibili conseguenze politiche. Se invece approverà, dopo aver discettato in astratto, si entrerà nel vivo. Con questo passaggio si arriva finalmente al vedo. Ma è come una partita a briscola...in questa fase è difficile prevedere chi vincerà sulla base delle prime tre carte». Gli addetti ai lavori, quindi, lo registrano come un passo in avanti ma non cedono a facili euforie. «Ovviamente sono contenta di questa novità - commenta la senatrice della Lega Erika Stefani, già ministro in via della Stamperia prima di Boccia - , se ne parlava anche nella legge di bilancio dello scorso anno e poi è sparita. Attendiamo il testo finale per poter fare una valutazione compiuta. Dalle notizie ufficiose, vedo che la legge quadro è, di fatto, la parte generale che avevo premesso da ministro alle bozze d’intesa sulle singole materie. I punti cruciali sono le modalità di finanziamento secondo il principio della compartecipazione al gettito erariale maturato nel territorio regionale e, soprattutto, del superamento della spesa storica arrivando ai fabbisogni standard che è, letteralmente, l’unica strada per arrivare all’autonomia». Stefani, che sull’autonomia si era gettata anima e corpo ma senza riuscire a superare il muro di gomma pentastellato, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Continuo a chiedermi, visto che parte del governo è rimasta la stessa, dove sia andata a finire la posizione dei 5s. Ricordo che l’allora ministro per il Sud, Barbara Lezzi, mi chiese: “Come facciamo ad accettare che una Regione, anche a spese proprie, eroghi condizioni di servizio migliori rispetto a un’altra?”. Ecco, a livello ideologico è lì che è saltato tutto. Ma io credo ancora l’autonomia possa essere uno stimolo verso l’alto per l’efficienza di tutte le regioni, non un pericolo a cui contrapporre un’omogenizzazione al ribasso...». Dal passato al futuro prossimo, secondo Stefani il pericolo sabbie mobili non è ancora scongiurato: «Mettiamo passi lo schema della legge quadro, ma poi che succede? Si torna a discutere materia per materia con i singoli ministeri per ogni competenza?». Martina Zambon

Ribaltone in Consiglio tornano i Cinque Stelle Il giallo delle preferenze c’è chi le ha raddoppiate Fuori Vianello, dentro Baldin. Marcato schizza a 22 mila voti

Gli altri In Lista Zaia si conferma l’ingresso di Gerolimetto e Sponda al posto di Busolin e Rando Gruppo 5 Stelle Il ritorno in consiglio potrebbe recuperare gli esclusi nel ruolo di funzionari del gruppo. In pista Cappelletti e Scarabel

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su questa cosa, come da richiesta scritta con data certa, avendo ricevuto una serie di verbali. C’erano alcuni equivoci, ma non potevo opporne neanche uno per non incorrere in incompatibilità per lite pendente con l’amministrazione. Quindi ho deciso di pagare e amen». Maschio sottolinea poi che «buona parte dei verbali sono già stati pagati, e per la parte rimanente sto aspettando dagli uffici gli ultimi chiarimenti su calcolo interessi e coordinate, per poter chiudere tutto con esattezza. D’altronde – prosegue - in 30 anni di politica non ho mai usato l’auto blu né l’auto elettrica del comune, né ho mai usato l’auto di servizio, muovendomi sempre con la mia auto con tantissimi spostamenti e incontri: a Verona, a Roma e in giro per il Veneto. Mesi fa poi mi sono operato ai legamenti del ginocchio e quindi avevo necessità di muovermi ancor di più in auto non potendo camminare a lungo. Non c’è quindi – conclude Maschio - nessun caso, perché la questione è praticamente già conclusa». Lillo Aldegheri © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA Colpo di scena all’ulti-

ma curva. Nel giorno della proclamazione degli eletti, i giudici della Corte d’appello di Venezia si sono convinti della bontà delle ragioni del Movimento Cinque Stelle ed hanno decretato l’uscita anzitempo dal consiglio regionale di Roberta Vianello, candidata della Lista Zaia, veneziana di Fiesso d’Artico, e il ritorno a Palazzo Ferro Fini della pentastellata Erika Baldin, pure veneziana ma di Chioggia. Una decisione che non incide più di tanto sugli equilibri nell’assemblea, dove la maggioranza mantiene un margine schiacciante di 41 consiglieri a 10 sull’opposizione ma che rappresenta una piccola rivincita per il M5s, che riportando un suo alfiere a presidio della Regione evita lo smacco - più volte sottolineato nelle ultime due settimane dai leghisti - d’essere stato «cancellato» dal Ferro Fini. Soddisfatta Erika Baldin: «Come era prevedibile le nostre ragioni sono state accolte dai giudici, mi pare una decisione di buonsenso. È un risultato importante per il Movimento ma anche un riconoscimento significativo a livello personale, per il lavoro fatto in questi anni in consiglio e sul territorio». Quali sono le ragioni addotte dai Cinque Stelle nella memoria accolta dalla Corte? In sintesi, che per valutare il superamento o meno della soglia di sbarramento per le liste in corsa singola, ossia il 3%, non si deve guardare al risultato di lista (nel caso di specie 2,7%)

ma a quello del candidato presidente (Enrico Cappelletti, 3,3%) perché va tutelata la volontà dell’elettore che con evidenza, secondo i legali del M5s, ha inteso esprimere il suo voto a favore del partito senza distinguere tra voto di lista e voto al candidato presidente. Una tesi che avrebbe trovato conforto anche presso i tecnici dei ministeri dell’Interno e della Giustizia, consultati dai pentastellati. La Lega, ovviamente, non ci sta e col responsabile organizzativo Giuseppe Paolin annuncia immediato ricorso al Tar: «La norma è inequivoca-

● L’editoriale Il Mose funziona: nodi e scenari di una partita aperta SEGUE DALLA PRIMA

Verso mezzogiorno le facce cominciarono a cambiare espressione. L’incredulità si stava sgretolando di fronte all’evidenza della marea bloccata a 75 cm sopra il medio mare: il MoSE ci stava tenendo all’asciutto! I sorrisi si diffondevano veloci, accompagnati dalle prime battute ironiche su prossime svendite di stivali di gomma e pompe idrauliche. Emozioni contagiose e per me amplificate dal ricordo delle molte circostanze speciali che mi avevano fatto incrociare il MoSE. Di MoSE non mi sarei mai occupato se non mi fossi trovato a fare il rettore, il ministro, il sindaco di Venezia e il presidente del Porto proprio e solo in quei diversi singoli momenti. Come

Buon risultato Erika Baldin, originaria di Chioggia, con il candidato presidente del M5s Enrico Cappelleti. Baldin ha preso 1.943 preferenze

bile e riferisce la soglia di sbarramento alla lista, non al candidato. Tanto è vero che ci sono dei precedenti, nel 2010 e nel 1995, e sempre i giudici hanno deciso in tal senso. Non capisco come questa volta possano essersi espressi in senso opposto, anche perché a cascata si dovrebbero riassegnare tutti i seggi alla luce dei risultati conseguiti dai candidati presidenti e non dalle liste. Insomma, il caos». Tant’è, in attesa che si pronunci il Tar, il verdetto quello è: fuori Vianello (1.451 preferenze), dentro Baldin (1.943). Quanto agli altri, tutto confer-

non riandare dunque ai giorni (1995) spesi sul dossier MoSE da esperto del Collegio internazionale incaricato della valutazione di impatto ambientale sull’opera. Al luglio 1998 quando –inversione dei ruoli-- avevo ricevuto da Ministro dei Lavori Pubblici il parere positivo del Collegio internazionale. Ma soprattutto ai primi di aprile 2003 quando si tenne il Comitatone che avrebbe autorizzato l’avvio dei lavori. Vi partecipavo da sindaco di Venezia, pro-MoSE convinto, preso tra l’incudine della mia maggioranza consiliare, sensibile a tutte le sirene anti-MoSE, e il governo Berlusconi, determinato ad accelerare l’iter dell’opera. Dovetti rischiare. Accettai di andare a Roma con un mandato ad oppormi al MoSE «a meno che» il Governo non avesse accettato ben 11 condizioni poste dalla mia maggioranza. A Roma dove si dava per scontato il voto negativo del Comune di Venezia trovai per fortuna la disponibilità del sottosegretario Gianni Letta ad ascoltare le mie ragioni: in fondo chiedevamo «solo» una maggior attenzione alla morfologia lagunare, al rialzo di San Marco e soprattutto- alla salvaguardia della piena agibilità portuale. In

mato, compreso l’ingresso in consiglio di Nazzareno Gerolimetto della Lista Zaia al posto di Stefano Busolin a Treviso e di Alessandra Sponda al posto di Filippo Rando a Verona, pure loro candidati nella lista del presidente (Busolin può sperare nel ripescaggio perché sono alte le possibilità che entri in giunta un eletto trevigiano della Lista Zaia e come noto gli assessori devono dimettersi dal consiglio; non sembrano invece esserci chance in tal senso per Rando). «Ora il presidente uscente Roberto Ciambetti dovrà procedere alla convocazione del consiglio entro il 16 ottobre - spiega il segretario generale Roberto Valente -. Nelle giornate di giovedì e venerdì verranno effettuate le procedure di accreditamento dei consiglieri eletti». Chissà se per allora si sarà risolto un altro piccolo giallo, quello delle preferenze prese dai candidati eletti in provincia di Padova, di tutti i partiti. L’estratto del verbale della Corte d’appello circolato ieri attribuisce infatti a Roberto Marcato 22.219 preferenze contro le 11.603 inizialmente previste, a Fabrizio Boron 12.566 contro 6.558, a Vanessa Camani 11.803 contro 6.133 e via di questo passo. Numeri abnormi, che non si spiegano neppure i diretti interessati, ma che se confermati cambierebbero gli equilibri interni ai gruppi e le aspirazioni dei singoli a questo o quel ruolo. E a proposito di equilibri: ora che il M5s è rientrato in consiglio, si vedrà se qualche big rimasto fuori verrà ripescato in veste di funzionario per dirigere il gruppo. Nei giorni scorsi erano circolati i nomi del candidato presidente Enrico Cappelletti (per legge è eletto solo il primo degli sconfitti, ossia Arturo Lorenzoni) e dell’ex consigliere Simone Scarabel. Entrambi però non sono in buoni rapporti con Baldin, «donna sola al comando» dei 5 stelle veneti. Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA

una notte di trattative la delibera venne ribaltata e, con le 11 condizioni accettate, approvata all’unanimità. Cinque anni dopo da presidente del Porto a avrei constatato, con rabbia, che la conca di navigazione a Malamocco, pensata per garantire l’accessibilità al porto a MoSE alzato, non era stata costruita come dovuto. Bisognava rioccuparsi di MoSE e far accettare al Governo una soluzione aggiornata: una struttura permanente di accesso che accoppiava alla conca una piattaforma d’altura capace di estromettere dalla laguna i traffici container e petroliferi. Una soluzione perfezionata con il meglio dell’ingegneria mondiale e approvata in Comitatone nel 2011. Purtroppo poi miopemente rallentata. Per fortuna senza impedirle di essere ancor oggi la miglior soluzione ricca di vantaggi per Venezia, per il Veneto (la navigazione interna fino a Padova e Mantova) per l’Italia e per l’Europa. Ma questo è tema nuovamente di attualità solo perché «il MoSE funziona». E questa volta saranno altri ad affrontarlo. Paolo Costa

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Mercoledì 7 Ottobre 2020 Corriere del Veneto

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Il virus

La ripartenza

LE REGOLE

Limiti ai poteri dei governatori, Zaia chiede all’esecutivo di inserire la retromarcia. Ieri 251 contagi, in lieve calo

Scontro tra Regione e governo sulle ordinanze anti Covid

Il nuovo Dpcm slitta un po’. Il Consiglio dei ministri in agenda per ieri sera, infatti, è stato spostato a oggi ma pare che Palazzo Chigi non abbia intenzione di fare alcuna retromarcia: le nuove norme per il contenimento della seconda ondata di Covid-19 saranno nazionali. E prevedono la proroga al 31 gennaio dello stato d’emergenza e l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto. Al massimo alle Regioni sarà concesso, com’è stato nei mesi di lockdown, intervenire con ordinanze esclusivamente più restrittive. Un cambio di marcia che non piace ai governatori. Si pone a brutto muso il ligure Giovanni Toti (che si gioca la battaglia per la VENEZIA

Zaia/1 Il Veneto è stato l’avanguardia in tema di test pungidito, test rapidi e in tanto altro

presidenza della Conferenza delle Regioni), ma neppure il veneto Luca Zaia, dall’alto del suo 76% di consensi alle ultime elezioni, ci sta a fare un passo indietro. Zaia sottolinea, come il collega emiliano Stefano Bonaccini, che nei mesi scorsi le Regioni hanno dimostrato grande senso di responsabilità. «Il Veneto è stato l’avanguardia in tema di test pungidito, tamponi rapidi e in tanto altro — ha ribadito in un’intervista al Corriere della Sera —. Sappiamo meglio noi cosa serve al nostro territorio». Zaia parla di un «dirigismo» come segno di sfiducia nei confronti delle Regioni. L’appello alla condivisione delle scelte tailor made sui diversi territo-

ri non si fa attendere: «Spero sia un errore e che ci ripensino perché sarebbe grave se ci trovassimo ancora a questo punto». Il presidente veneto concorda sì sulla necessità di una visione nazionale sulla pandemia ma pone il tema della fiducia nei confronti di Regioni che hanno dimostrato sul campo la loro efficienza nel contenimento del virus. Ci si può girare intorno ma, alla fine, la faccenda dell’autonomia rispunta caparbia. E la novità incontestabile del «blocco dei governatori», di quella «terza Camera» costituita, trasversalmente, dalle Regioni, è difficile da evitare. Zaia non smentisce il suo stile improntato al più rigoroso pragmatismo: porta aperta al

Zaia/2 Spero sul Dpcm ci ripensino perché sarebbe grave se ci ritrovassimo ancora a questo punto

governo, dal ministero della Salute a quello degli Affari regionali per concordare, com’è stato dal 18 maggio in poi, qualsiasi anticipo d’apertura ma in un dialogo alla pari che non torni a relegare le Regioni al ruolo di controllori dei divieti nazionali. Qualcosa, a dire il vero, le Regioni l’hanno già ottenuto. Dai confronti degli ultimi giorni è tramontata l’idea di chiusure anticipate alle 22 dei locali. Un canale di dialogo ancora c’è, con tutta evidenza. Il tema, verrebbe da dire, è un altro. I mesi di piena emergenza Covid hanno cementato un soggetto nuovo, una consapevolezza diversa da parte delle Regioni nel confronto dialettico con Roma e

sembra una metamorfosi, ormai, irreversibile. Intanto ieri nel Veneto si sono registrati altri 251 contagi (che portano il totale dall’inizio dell’emergenza a 29.178) e cinque decessi, saliti a 2200. Torna l’allarme case di riposo: 25, tra degenti e operatori, sono risultati positivi al tampone alla «Angelo Maioni», di Cortina; 31 i contagi a «La Pieve» di Montecchio, 14 alla «Bisognin» di Sarego; 38 all’«Opera Pia Ciccarelli» di San Giovanni Lupatoto, che ieri ha visto coinvolte altre residenze oltre la prima. Nella Rsa per anziani dell’ospedale riabilitativo Fatebenefratelli di Venezia, infine, è divampato un focolaio di 13 ospiti e 5 operatori. Tre degenti sono stati

Lo screening di Davide Orsato

Lunedì le Usl hanno cominciato a inviare a medici di famiglia e pediatri di libera scelta la richiesta di aderire alla campagna di tamponi rapidi sulla popolazione programmata dalla Regione, che ai camici bianchi interessati distribuirà 50 test rapidi antigenici ciascuno, per iniziare. Il debutto spetta all’Usl Scaligera, che ieri ha siglato un accordo con cinque Medicine di Gruppo del territorio, composte da un totale di 50 medici per oltre 72mila pazienti. I test rapidi loro consegnati saranno dedicati principalmente agli studenti e al personale scolastico. La fornitura sarà successivamente calibrata in base al numero di assistiti e all’evoluzione del quadro epidemiologico. Alla presentazione è intervenuto in videoconferenza il governatore Luca Zaia, che ha dichiarato: «Siamo pronti a cogliere l’opportunità della preziosa collaborazione volontaria dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta e a fornire loro gratuitamente i test rapidi antigenici da effettuare sui loro assistiti. Il Veneto è sempre stato in prima linea nella lotta al Covid19 — ha aggiunto Zaia — sperimentando tutto quello che poteva essere utile e arrivando per primo ai test rapidi e poi ai test rapidi antigenici con i cosiddetti mini tamponi a invasività zero e tempi di risposta sui dieci minuti massimo. È su nostra sollecitazione che il ministero della Salute ha validato il tutto». Non c’è una data comune, ogni cittadino dovrà contattare il medico o pediatra per sapere quando avrà a disposizione i tamponi. O sarà da loro contattato. Anche perché l’adesione delle due categorie VENEZIA

Primi tamponi negli ambulatori iniziano i medici di base di Verona

Zaia: «Grande opportunità». Ma tanti non li vogliono, anche tra i pediatri

I pediatri Non siamo attrezzati per dedicare un percorso riservato ai bambini con sintomi sospetti

è tutt’altro che scontata. I pediatri, attraverso le loro sigle di categorie Fimp e Sip fanno sapere di non essere propensi a utilizzare i test per la ricerca del coronavirus, perché non hanno ambulatori attrezzati a organizzare percorsi separati da dedicare ai pazienti con sintomi sospetti e poi il tampone classico al momento disponibile prevede l’inserimento nel naso di un cotton fioc da 12 centimetri. Procedura invasiva per un bambino, peraltro da adottare senza la presenza di infermieri, che i

pediatri del territorio non hanno. Possibilisti invece qualora, quando le forniture lo permetteranno, le Usl dovessero consegnare loro l’ultima generazione di test rapido, che prevede l’inseriemento di mini tamponi sono alla base del naso. Si spaccano a metà i medici di base. Favorevole Domenico Crisarà, vicepresidente nazionale della Fimmg e operante a Padova, contrario il collega Salvatore Cauchi, segretario regionale dello Snami e al la-

voro a Treviso, indeciso il collega Francesco Noce, che rappresenta le province di Rovigo, Vicenza, Treviso e Belluno per la Fimmg. «Il problema è quello più volte evidenziato alla Regione, che però non ha mai risposto — dice Cauchi — ovvero: dove faremo i tamponi? Nei nostri ambulatori, rischiando di mescolare pazienti sani a infetti? E con quali protezioni? Non abbiamo nemmeno un’assicurazione, perciò se ci ammaliamo e dobbiamo chiudere lo studio che facciamo?». «Prima di

Cauchi Non siamo assicurati per questa nuova mansione e non ci hanno consegnato protezioni

procedere dobbiamo avere le adeguate garanzie — concorda Noce — a partire dai dispositivi di protezione individuali. Stiamo poi valutando anche il problema della logistica». Intanto c’è una buona notizia almeno sul fronte dei vaccini anti-influenzali. «Un primo quantitativo di 30mila dosi dal primo novembre per arrivare entro la fine del prossimo mese a 68mila sarà distribuito dalla Regione alle farmacie del Veneto — annuncia il presidente regionale di Federfarma, Andrea Bellon, dopo una telefonata ricevuta dall’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin —. Vista la pressante richiesta dell’utenza, speravamo di arrivare a una disponibilità superiore del 40% circa, arrivando alle 90mila dosi, ma siamo comunque soddisfatti di avere raggiunto un accordo». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA Mercoledì 7 Ottobre 2020

VENETO

CORTINA.Benetton:«TuttoprontoperiMondialidisci»

Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

ÈgiàtuttoprontoaCortinaperospitareiMondialidiscidifebbraio2021,«nelrispettodituttistandarddi sicurezza richiesti dall’attuale situazione pandemica».Lo ha detto ieri ilpresidente di Fondazione Cortina 2021,AlessandroBenetton,inoccasionedelMediaDaydellaFisi,all’HangarBicoccadiMilano.

COLPODISCENADALLA CORTED’APPELLO. Viene elettalachioggiotta ErikaBaldin, chelascia fuoriuna zaianaveneziana.Manei verbali scoppia un giallopreferenze

Regione,i 5Stellerientranoin Consiglio Asorpresa igiudici nei conteggifanno prevalere latesi secondocuila listache candidava Cappelletti può“tenersi” ivoti alpresidente: cosìsuperail3% Piero Erle

Quello che conta è il verdetto dei giudici: anche nelle elezioni, visto che sono loro a verificare alla fine che tutto si sia svolto secondo legge e a stilare il “verbale” che conta, quello che proclama i nuovi eletti in Regione Veneto per la legislatura 2020-2025. E ieri nel verbale dell’Ufficio elettorale centrale della Corte d’Appello è arrivata la sorpresa. Dopo che per oltre due settimane i titoli di giornali e media avevano dato la notizia clamorosa, e cioè che i 5Stelle rimanevano addirittura fuori dal Consiglio regionale come era accaduto dieci anni fa, ieri i giudici hanno di fatto accorto la memoria scritta dei

Èscontatoche cisaràilricorso alTardeileghisti Forsemartedì laprimaseduta, poilanuovagiunta

consiglieri uscenti grillini ricandidati che faceva ricorso contro questa conclusione. E l’hanno ribaltata. VOLONTÀ. La questione è no-

ta: la legge veneta prevede che entrino in Consiglio solo le coalizioni che superano almeno il 5% dei voti, e le liste singole che superino almeno il 3%. Gli scrutatori e gli uffici regionali guardarono al risultato dei 5Stelle: il candidato presidente Enrico Cappelletti aveva solo il 3,3% (79 mila voti) e la lista 5Stelle solo il 2,7% (55 mila voti). Morale: sono fuori. Per la Corte però non è così perché, in sostanza, ritiene che laddove il presidente è appoggiato da una sola lista si possono assegnare a quella lista i voti ottenuti dal candidato presidente, come del resto vengono assegnati anche alla coalizione di più liste i voti ottenuti dal suo candidato presidente. Un principio, scrivono, in linea con quanto scritto dalla Corte costituzionale nel 2015 (il presidente e il Consigli sono legati: restano in carica insieme e decadono insieme). In que-

sto caso per i giudici non c’è dubbio che chi ha segnato con la croce Cappelletti (esclusi i voti disgiunti, che infatti non sono stati computati) voleva appoggiare anche la sua unica lista: «Solo in tal modo si dà pieno valore alla volontà espressa dagli elettori, al principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze», anche perché così «il peso di un elettore» risulta equivalente nel caso che voti un candidato presidente con una sola lista o con più liste. COSA CAMBIA... E CAMBIERÀ?

Secondo quanto stabilito dalla Corte, quindi, è risultata eletta l’ex consigliera regionale Erika Baldin, che “soffia” il posto alla zaiana Roberta Vianello tra i nove eletti della provincia di Venezia. Su questo però già ieri sera circolavano pesanti dubbi, perché la decisione di rimettere in pista i 5Stelle significa che quei 79 mila voti grillini entrano tutti nella “torta generale”, per cui bisogna rifare tutti i conti e verificare se per caso invece il seggio che cambia non sia quello di un’altra pro-

L’auladelConsiglioregionale delVenetoa palazzoFerroFini

ErikaBaldin(5Stelle)

Lacomposizionedel Consiglioregionale sancitadalla Corte LISTAZAIA PRESIDENTE: RobertoCiambetti,Fabiano Barbisan,RobertoBet, SimonaBisaglia, Fabrizio Boron,Gianpaolo Bottacin, SoniaBrescacin, Francesco Calzavara,ElisaCavinato, GiulioCentenaro,Silvia Cestaro,Nazzareno Gerolimetto,Stefano Giacomin,SilviaMaino, GabrieleMichieletto, Filippo Rigo,SilviaRizzotto, Luciano Sandonà,FrancescaScatto, AlessandraSponda,Stefano Valdegamberi,Alberto VillanovaeMarcoZecchinato.

LEGASALVINI: Federico Caner,CristianoCorazzari, EnricoCorsi,Elisa DeBerti, MarcoDolfin,Marzio Favero, NicolaFinco,RobertoMarcato eManuela Lanzarin. FRATELLID’ITALIA:Elena Donazzan,Daniele Polato, TommasoRazzolini, Enoch Soranzoe Raffaele Speranzon. FORZAITALIA: AlbertoBozza edElisaVenturini. LISTAVENETAAUTONOMIA:

TomasPiccinini. MOVIMENTO5 STELLE:Erika Baldin. PARTITODEMOCRATICO: AnnaMariaBigon, Vanessa Camani,Jonatan Montanariello,Giacomo Possamai,AndreaZanonie FrancescaZottis. ILVENETOCHE VOGLIAMO: ElenaOstanel. EUROPAVERDE:Cristina Guarda

Brugnarorispettaipatti:Lega con vicesindaco e due assessori Eunassessorato ciascuno ancheperFratellid’Italia eForza Italia VENEZIA

Squadra che vince, (quasi) non si cambia. Può essere questa la chiave di lettura della nuova Giunta che governerà per i prossimi 5 anni il Comune di Venezia. Il riconfermato sindaco Luigi Brugnaro ha sciolto le ultime riserve e ha ufficializzato ieri il gruppo formato da nove assessori e vicesindaco (oltre a 5 consiglieri comunali a cui sono state affidate deleghe specifiche) che lo accompagnerà nel secondo mandato. Su 15 componenti, le novità sono infatti solo 4 per lo più di marca leghista, equamente suddivise tra uomini e donne. Nonostante la sua lista civica “fucsia” sia andata oltre ogni più rosea previsione, risultando con ampio margine il partito più votato in città, il primo cittadino ha tenuto fede e confermato gli impegni pre-elettorali. Tre delle poltrone, compresa quella di vicesindaco, sono andate alla Lega, e una ciascuna a Fratelli d’Italia e Forza Italia. A differenza della prima elezione, Brugnaro stavolta ha infatti corso fin dal primo turno con il sostegno di un’ampia coalizione di centro-destra, evitando così il ballottaggio.

Lanuovagiunta delsindaco LuigiBrugnaro

La Lega, nella precedente Giunta, era entrata sulla base degli accordi per iol ballottaggio. E gli assessori erano stati scelti tra consiglieri con una posizione più “laica” rispetto ai puristi del partito. Adesso, invece, le tre figure leghiste che occuperanno le caselle di Ca’ Farsetti rispondono maggiormente alle attuali espressioni di forza del partito. A partire da Andrea Tomaello, il più giovane della nuova Giunta con i suoi 30 anni e anche l’unico assessore “esterno”, non avendo preso parte in prima persona alla tornata elettorale. È però l’attuale segretario provinciale della Lega, individuato fin dall’inizio come principale candidato a

quella poltrona che, in effetti, adesso gli è stata assegnata, come successore di Luciana Colle (fresca di nomina al fianco del Provveditore alle Opere pubbliche Zincone). La Lega, inoltre, ha ottenuto le deleghe a cui mirava principalmente: Sicurezza e Commercio. Una conferma, nel primo caso, con Silvana Tosi, 69 anni, assessore meno giovane della nuova Giunta, che prenderà il posto di Giorgio D’Este (non rieletto dopo il passaggio a Fratelli d’Italia) non appena sarà dimessa dall’ospedale per i problemi di salute accusati negli ultimi mesi (questione di settimane, ha assicurato Tomaello, che ha specificato co-

CONVOCAZIONE. Se il verbale

resta così, il presidente uscente Roberto Ciambetti potrebbe convocare il Consiglio per martedì 13 o nei giorni seguenti. Fatta la prima seduta, il governatore Luca Zaia potrà nominare la sua giunta (ieri è decaduta) e se, come sarà, ci saranno consiglieri promossi assessori toccherà a chi al momento è tra i primi esclusi delle liste di maggioranza festeggiare la chiamata a entrare in Consiglio. • © RIPRODUZIONERISERVATA

VENEZIA. Il sindaco rieletto conferma in gran parte il team uscente, sacrificando un po’ i “fucsia”

Alberto Minazzi

vincia (non Vicenza di sicuro, però). Già 5 anni fa la Corte cambiò verdetto con un provvedimento in autotutela, per cui è meglio restare in allerta per vedere se tutto sarà confermato anche in questi giorni. Di certo, peraltro, la lista Zaia farà ricorso sulla proclamazione dell’elezione di un consigliere grillino invece che di uno di maggioranza, ma su questo si dovrà in caso pronunciare il Tar: i tempi sono più lunghi e non bloccano l’insediamento del nuovo Consiglio regionale, che semmai cambierà “in corsa”. C’è peraltro un altro giallo: nel verbale della Corte le preferenze degli eletti a Padova risultano tutte raddoppiate o quasi: si teme che anche lì ci sia un errore da correggere nelle prossime ore.

me, nell’attesa, darà una mano sulle delicate questioni dell’assessorato). Si tratta di un ritorno nelle mani leghiste, e nello specifico in quelle di Sebastiano Costalonga, per l’assessorato al Commercio e alle Attività produttive, la cui delega, dopo un paio di tentativi andati a vuoto con esponenti leghiste, il sindaco Brugnaro aveva scelto di tenere per sé nella parte finale del mandato. L’ultima novità arriva invece dalla Lista Brugnaro ed è la 37enne Laura Besio, neoeletta in Consiglio e subito promossa in Giunta per occuparsi di Politiche educative e Personale al posto di Paolo Romor (ora uno dei 5 consiglieri delegati con i confermati fucsia Alessandro Scarpa Marta, Paolino D’Anna e Gavagnin e il leghista Giovanni Giusto). Conferme, con qualche spostamento di delega, invece, per gli assessori fucsia Simone Venturini, Renato Boraso, Paola Mar e Massimiliano De Martin, più Francesca Zaccariotto di Fratelli d’Italia e Michele Zuin di Forza Italia. “Continueremo a lavorare in squadra, con tanta passione e la massima apertura ai contributi dell’opposizione», dice Brugnaro. • © RIPRODUZIONERISERVATA

PDVENETO ATTACCA

Losfogodel sindacocontro il decreto

«NoalMosegovernato daun’agenzia“romana”» Lagestione delleacque e dell’ecosistemadellaLagunadi Venezia,Mosecompreso, si allontanasempre piùdal Veneto.Il cosiddetto “Decreto Agosto”contiene infatti,tra le altremisure,la costituzione dellanuovaAutoritàdestinata insostanzaaprendere ilposto, conancor piùcompetenze, del ProvveditoratoalleOpere pubbliche,ex Magistrato alle Acque.El’approvazione del Decretoinquestione sembra ormaidietro l’angolo,dopo il frescook, attraversoil voto di fiducia,arrivatoin Senato. Perdomani èprevisto il passaggioalla Cameraper la decisionefinale,cheperò sembraormai indirizzata.Con buonapacedeglienti locali, Comunee Regioneinprimis, checontestanoal nuovoentela spiccatamatricecentralista. Eccoperché, inoccasionedella presentazionedellanuova Giuntacomunale, il sindacodi Venezia,LuigiBrugnaro,è tornatoalla carica,a distanzadi pochigiornidall’eventoepocale del“buona laprima” per le barrieremobili alle bocchedi porto.Sistema diprotezione dalleacquealtechedovrebbe andarea regime entrofine 2021,risolvendonel frattempo anchelaquestione ancora apertasuchi sarà chiamato alla suagestione ealla sua manutenzione. «Abbiamodimostrato– sono leparole delprimocittadino -

Leparatoie delMose cheilMose puòfunzionare.E di questoringrazioil commissario Spitzeil provveditoreZincone, maanchetutte le persone di buonavolontà, operai,tecnicie commissari,chehanno lavorato insiemeper rendere possibile questorisultato.Seperò il decretopasserà, lacittà sarà tradita.Lanuova Agenzia,come hosottolineatoal Capodello Statoefatto sapereal Presidente delConsiglio,èunesproprioe un’offesaallacittà”. «Speroquindi -haconcluso Brugnaro-che cisia unrecupero dapartedelGoverno: poi noi continueremoa farela nostra parte.Ma,voglio ricordarea tutti colorochemanifesterannoin settimanaper il futurodelloscalo veneziano,le responsabilitàsul progettodelportosono totalmentedel Governo.E nonso conche facciasi possa darel’ok a un’Agenziatuttaromana». AL.MI.

«Bocciato ilpassaggio delleferrovie allaRegione» «La presidente del Senato ha dichiarato inammissibile un emendamento del sen. Vincenzo D’Arienzo del Pd, capogruppo nella commissione Trasporti e infrastrutture, che devolveva la gestione dei servizi ferroviari interregionali da Bologna al Brennero, passando per Verona, alla Regione Veneto». Così il Pd denuncia quanto avvenuto ieri al Senato. «La proposta era stata accolta da tutti i ministeri competenti, dalle Ferrovie dello Stato ed era stata votata favorevolmente dalla commissione Bilancio del Senato, tanto che il Governo l’aveva inserita nel maxiemendamento a sostegno della questione di fiducia posta sul Decreto Agosto». Tutto era fatto, dice D’Arienzo, «ma la presidente Casellati all’ultimo minuto ha inspiegabilmente dichiarato inammissibile l’emendamento. Ho un dubbio: non è che la presidente, veneta peraltro, abbia voluto evitare che il merito di questa grande operazione devolutiva fosse attribuito al Pd Veneto? Se fosse così ha agito come parte politica anziché mantenere il proprio ruolo di garanzia. Sarebbe grave». E il capogruppo Andrea Marcucci lamenta anche il blocco a proposte «sulle autostrade venete, sulle Olimpiadi, e sulla nautica». • © RIPRODUZIONERISERVATA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Mercoledì 7 Ottobre 2020

3 VE

IL VERDETTO DELLA CORTE D’APPELLO

rispetto allo stallo di questi anni, con prevedibili conseguenze politiche. Se invece approverà, dopo aver discettato in astratto, si entrerà nel vivo. Con questo passaggio si arriva finalmente al vedo. Ma è come una partita a briscola...in questa fase è difficile prevedere chi vincerà sulla base delle prime tre carte». Gli addetti ai lavori, quindi, lo registrano come un passo in avanti ma non cedono a facili euforie. «Ovviamente sono contenta di questa novità - commenta la senatrice della Lega Erika Stefani, già ministro in via della Stamperia prima di Boccia - , se ne parlava anche nella legge di bilancio dello scorso anno e poi è sparita. Attendiamo il testo finale per poter fare una valutazione compiuta. Dalle notizie ufficiose, vedo che la legge quadro è, di fatto, la parte generale che avevo premesso da ministro alle bozze d’intesa sulle singole materie. I punti cruciali sono le modalità di finanziamento secondo il principio della compartecipazione al gettito erariale maturato nel territorio regionale e, soprattutto, del superamento della spesa storica arrivando ai fabbisogni standard che è, letteralmente, l’unica strada per arrivare all’autonomia». Stefani, che sull’autonomia si era gettata anima e corpo ma senza riuscire a superare il muro di gomma pentastellato, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Continuo a chiedermi, visto che parte del governo è rimasta la stessa, dove sia andata a finire la posizione dei 5s. Ricordo che l’allora ministro per il Sud, Barbara Lezzi, mi chiese: “Come facciamo ad accettare che una Regione, anche a spese proprie, eroghi condizioni di servizio migliori rispetto a un’altra?”. Ecco, a livello ideologico è lì che è saltato tutto. Ma io credo ancora l’autonomia possa essere uno stimolo verso l’alto per l’efficienza di tutte le regioni, non un pericolo a cui contrapporre un’omogenizzazione al ribasso...». Dal passato al futuro prossimo, secondo Stefani il pericolo sabbie mobili non è ancora scongiurato: «Mettiamo passi lo schema della legge quadro, ma poi che succede? Si torna a discutere materia per materia con i singoli ministeri per ogni competenza?». Martina Zambon

Ribaltone in Consiglio tornano i Cinque Stelle Il giallo delle preferenze c’è chi le ha raddoppiate Fuori Vianello, dentro Baldin. Marcato schizza a 22 mila voti

Gli altri In Lista Zaia si conferma l’ingresso di Gerolimetto e Sponda al posto di Busolin e Rando Gruppo 5 Stelle Il ritorno in consiglio potrebbe recuperare gli esclusi nel ruolo di funzionari del gruppo. In pista Cappelletti e Scarabel

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su questa cosa, come da richiesta scritta con data certa, avendo ricevuto una serie di verbali. C’erano alcuni equivoci, ma non potevo opporne neanche uno per non incorrere in incompatibilità per lite pendente con l’amministrazione. Quindi ho deciso di pagare e amen». Maschio sottolinea poi che «buona parte dei verbali sono già stati pagati, e per la parte rimanente sto aspettando dagli uffici gli ultimi chiarimenti su calcolo interessi e coordinate, per poter chiudere tutto con esattezza. D’altronde – prosegue - in 30 anni di politica non ho mai usato l’auto blu né l’auto elettrica del comune, né ho mai usato l’auto di servizio, muovendomi sempre con la mia auto con tantissimi spostamenti e incontri: a Verona, a Roma e in giro per il Veneto. Mesi fa poi mi sono operato ai legamenti del ginocchio e quindi avevo necessità di muovermi ancor di più in auto non potendo camminare a lungo. Non c’è quindi – conclude Maschio - nessun caso, perché la questione è praticamente già conclusa». Lillo Aldegheri © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA Colpo di scena all’ulti-

ma curva. Nel giorno della proclamazione degli eletti, i giudici della Corte d’appello di Venezia si sono convinti della bontà delle ragioni del Movimento Cinque Stelle ed hanno decretato l’uscita anzitempo dal consiglio regionale di Roberta Vianello, candidata della Lista Zaia, veneziana di Fiesso d’Artico, e il ritorno a Palazzo Ferro Fini della pentastellata Erika Baldin, pure veneziana ma di Chioggia. Una decisione che non incide più di tanto sugli equilibri nell’assemblea, dove la maggioranza mantiene un margine schiacciante di 41 consiglieri a 10 sull’opposizione ma che rappresenta una piccola rivincita per il M5s, che riportando un suo alfiere a presidio della Regione evita lo smacco - più volte sottolineato nelle ultime due settimane dai leghisti - d’essere stato «cancellato» dal Ferro Fini. Soddisfatta Erika Baldin: «Come era prevedibile le nostre ragioni sono state accolte dai giudici, mi pare una decisione di buonsenso. È un risultato importante per il Movimento ma anche un riconoscimento significativo a livello personale, per il lavoro fatto in questi anni in consiglio e sul territorio». Quali sono le ragioni addotte dai Cinque Stelle nella memoria accolta dalla Corte? In sintesi, che per valutare il superamento o meno della soglia di sbarramento per le liste in corsa singola, ossia il 3%, non si deve guardare al risultato di lista (nel caso di specie 2,7%)

ma a quello del candidato presidente (Enrico Cappelletti, 3,3%) perché va tutelata la volontà dell’elettore che con evidenza, secondo i legali del M5s, ha inteso esprimere il suo voto a favore del partito senza distinguere tra voto di lista e voto al candidato presidente. Una tesi che avrebbe trovato conforto anche presso i tecnici dei ministeri dell’Interno e della Giustizia, consultati dai pentastellati. La Lega, ovviamente, non ci sta e col responsabile organizzativo Giuseppe Paolin annuncia immediato ricorso al Tar: «La norma è inequivoca-

● L’editoriale Il Mose funziona: nodi e scenari di una partita aperta SEGUE DALLA PRIMA

Verso mezzogiorno le facce cominciarono a cambiare espressione. L’incredulità si stava sgretolando di fronte all’evidenza della marea bloccata a 75 cm sopra il medio mare: il MoSE ci stava tenendo all’asciutto! I sorrisi si diffondevano veloci, accompagnati dalle prime battute ironiche su prossime svendite di stivali di gomma e pompe idrauliche. Emozioni contagiose e per me amplificate dal ricordo delle molte circostanze speciali che mi avevano fatto incrociare il MoSE. Di MoSE non mi sarei mai occupato se non mi fossi trovato a fare il rettore, il ministro, il sindaco di Venezia e il presidente del Porto proprio e solo in quei diversi singoli momenti. Come

Buon risultato Erika Baldin, originaria di Chioggia, con il candidato presidente del M5s Enrico Cappelleti. Baldin ha preso 1.943 preferenze

bile e riferisce la soglia di sbarramento alla lista, non al candidato. Tanto è vero che ci sono dei precedenti, nel 2010 e nel 1995, e sempre i giudici hanno deciso in tal senso. Non capisco come questa volta possano essersi espressi in senso opposto, anche perché a cascata si dovrebbero riassegnare tutti i seggi alla luce dei risultati conseguiti dai candidati presidenti e non dalle liste. Insomma, il caos». Tant’è, in attesa che si pronunci il Tar, il verdetto quello è: fuori Vianello (1.451 preferenze), dentro Baldin (1.943). Quanto agli altri, tutto confer-

non riandare dunque ai giorni (1995) spesi sul dossier MoSE da esperto del Collegio internazionale incaricato della valutazione di impatto ambientale sull’opera. Al luglio 1998 quando –inversione dei ruoli-- avevo ricevuto da Ministro dei Lavori Pubblici il parere positivo del Collegio internazionale. Ma soprattutto ai primi di aprile 2003 quando si tenne il Comitatone che avrebbe autorizzato l’avvio dei lavori. Vi partecipavo da sindaco di Venezia, pro-MoSE convinto, preso tra l’incudine della mia maggioranza consiliare, sensibile a tutte le sirene anti-MoSE, e il governo Berlusconi, determinato ad accelerare l’iter dell’opera. Dovetti rischiare. Accettai di andare a Roma con un mandato ad oppormi al MoSE «a meno che» il Governo non avesse accettato ben 11 condizioni poste dalla mia maggioranza. A Roma dove si dava per scontato il voto negativo del Comune di Venezia trovai per fortuna la disponibilità del sottosegretario Gianni Letta ad ascoltare le mie ragioni: in fondo chiedevamo «solo» una maggior attenzione alla morfologia lagunare, al rialzo di San Marco e soprattutto- alla salvaguardia della piena agibilità portuale. In

mato, compreso l’ingresso in consiglio di Nazzareno Gerolimetto della Lista Zaia al posto di Stefano Busolin a Treviso e di Alessandra Sponda al posto di Filippo Rando a Verona, pure loro candidati nella lista del presidente (Busolin può sperare nel ripescaggio perché sono alte le possibilità che entri in giunta un eletto trevigiano della Lista Zaia e come noto gli assessori devono dimettersi dal consiglio; non sembrano invece esserci chance in tal senso per Rando). «Ora il presidente uscente Roberto Ciambetti dovrà procedere alla convocazione del consiglio entro il 16 ottobre - spiega il segretario generale Roberto Valente -. Nelle giornate di giovedì e venerdì verranno effettuate le procedure di accreditamento dei consiglieri eletti». Chissà se per allora si sarà risolto un altro piccolo giallo, quello delle preferenze prese dai candidati eletti in provincia di Padova, di tutti i partiti. L’estratto del verbale della Corte d’appello circolato ieri attribuisce infatti a Roberto Marcato 22.219 preferenze contro le 11.603 inizialmente previste, a Fabrizio Boron 12.566 contro 6.558, a Vanessa Camani 11.803 contro 6.133 e via di questo passo. Numeri abnormi, che non si spiegano neppure i diretti interessati, ma che se confermati cambierebbero gli equilibri interni ai gruppi e le aspirazioni dei singoli a questo o quel ruolo. E a proposito di equilibri: ora che il M5s è rientrato in consiglio, si vedrà se qualche big rimasto fuori verrà ripescato in veste di funzionario per dirigere il gruppo. Nei giorni scorsi erano circolati i nomi del candidato presidente Enrico Cappelletti (per legge è eletto solo il primo degli sconfitti, ossia Arturo Lorenzoni) e dell’ex consigliere Simone Scarabel. Entrambi però non sono in buoni rapporti con Baldin, «donna sola al comando» dei 5 stelle veneti. Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA

una notte di trattative la delibera venne ribaltata e, con le 11 condizioni accettate, approvata all’unanimità. Cinque anni dopo da presidente del Porto a avrei constatato, con rabbia, che la conca di navigazione a Malamocco, pensata per garantire l’accessibilità al porto a MoSE alzato, non era stata costruita come dovuto. Bisognava rioccuparsi di MoSE e far accettare al Governo una soluzione aggiornata: una struttura permanente di accesso che accoppiava alla conca una piattaforma d’altura capace di estromettere dalla laguna i traffici container e petroliferi. Una soluzione perfezionata con il meglio dell’ingegneria mondiale e approvata in Comitatone nel 2011. Purtroppo poi miopemente rallentata. Per fortuna senza impedirle di essere ancor oggi la miglior soluzione ricca di vantaggi per Venezia, per il Veneto (la navigazione interna fino a Padova e Mantova) per l’Italia e per l’Europa. Ma questo è tema nuovamente di attualità solo perché «il MoSE funziona». E questa volta saranno altri ad affrontarlo. Paolo Costa

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MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE 2020 LA TRIBUNA

CASTELFRANCO

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Elezioni a Castelfranco il rammarico per la sconfitta di misura

Sinistra a vuoto nelle frazioni «Protestano ma non ci votano» Il rammarico di Lamberti: «Scelte di consuetudine, non per il cambiamento» Fiscon: «Non ci arrendiamo, opposizione battagliera senza cali di tensione» CASTELFRANCO

Stefano Marcon e Sebastiano Sartoretto Per il sindaco uscente è arrivata la riconferma al ballottaggio contro di domenica e lunedì ma è stata una vittoria più sofferta del previsto

la terza forza

Presidente di comitato frazionale – di Bella Venezia, nello specifico – e candidato con il centrosinistra nella lista “Democratici per Castelfranco – Sartoretto sindaco”. Quello di Vincenzo Lamberti è un osservatorio di prima linea, se non proprio una trincea. Se da una parte il day after è addolcito dalla soddisfazione per il ribaltone sfiorato, quasi accarezzato, dall’altra c’è il peso della domanda: perché nelle frazioni Marcon ha dominato, ancora? Ancor più pesante la risposta: «Non me lo spiego – dice Lamberti – i problemi delle frazioni sono noti a tutti, e Marcon non ha fatto nulla per risolverli. Tutti si lamentano, ma poi non votano per il cambiamento». E perché? Fedeltà leghista, nonostante tutto? «In parte, forse, ma il primo turno ha dimostrato che ci sono molti leghisti che votano Zaia ma non Marcon. Quello al ballottaggio lo leggo più come un voto di consuetudine, che non guarda alle problematiche». TEMI SUL PIATTO

Gomierato crea un suo gruppo «Obiettivo: essere costruttivi» Insieme agli altri due consiglieri “civici”, Maria Gomierato ora costituirà un suo gruppo in consiglio comunale. «I consiglieri di minoranza hanno un compito di vigilanza e di controllo ma anche di proposta e di stimolo alla maggioranza. Nell’interesse di tutti i cittadini noi lo svolgeremo al meglio utilizzando gli strumenti a disposizione, ovvero mozioni, interpellanze e ordini del gior-

no. Sarà una opposizione attenta ma costruttiva». Sul ballottaggio sottolinea invece sottolinea lo stretto margine con cui ha vinto Stefano Marcon: «Ora dovrebbe farsi qualche domanda e ricordarsi che dovrà essere il sindaco di tutti i cittadini. Sartoretto è passato da 4.500 a 6.800 preferenze, quindi 2.300 persone al ballottaggio hanno fatto una scelta per il cambiamento».

Problematiche che sono tante, secondo Lamberti, «legate all’isolamento, alla trascuratezza, alle promesse non mantenute». Le frazioni sono in uno stallo fatto di «isolamento culturale», in cui tutte le iniziative «sono demandate alla buona volontà delle associazioni». Altro tema centrale è quello del trasporto locale: «Un servizio pubblico sarebbe fondamentale per unire le frazioni e diminuire smog e inquinamento, nel programma di Sartoretto era uno dei punti di forza, con la creazione di un vero sistema di trasporto che pas-

Al centro, Gianni Fiscon. Con lui Laura Viola e Alessandro Boldo

sasse anche per la stazione e che cercasse di ottenere finanziamenti europei per bus ecologici ed elettrici. Le possibilità c’erano, se ne sente la mancanza, eppure...». Puntini sospesi come le spiegazioni che non arrivano, come il rammarico per un’impresa sfiorata davvero di un soffio: alla fine, tra Marcon e Sartoretto, ballavano qualcosa come cinquecento voti, non una montagna inscalabile. LA STRATEGIA PER RIMEDIARE

Come tentare di farcela, allora, la prossima volta? «La vera questione è raggiungere le persone e far capire loro quali sono le soluzioni con-

crete ai problemi», dice Gianni Fiscon, capogruppo di “Castelfranco civica” a sostegno di Sartoretto, «Dove ci siamo riusciti, nonostante una campagna elettorale difficile e atipica a causa del Covid, abbiamo ottenuto i risultati. Altrimenti non si spiegherebbe il solo 47 per cento ottenuto da Marcon al primo turno». “Solo” si fa per dire, però: nessuno ha mai vinto al primo turno, facciamo notare a Fiscon, anche se in effetti si è visto il solco pesante tra le preferenze di Zaia alle regionali e quelle del sindaco uscente. «Esatto, è rispetto al settanta per cento di Zaia che quello di Marcon è “solo”

Zurlo non accetta le accuse «Da noi un approccio nuovo» Dante nella Divina Commedia non li ritenne degni né di partecipare alle gioie del paradiso e neppure alle pene dell’inferno, collocandoli in un luogo a parte nell’oltretomba: non è stato dunque un complimento, tutt’altro, quello di «ignavi» rivolto dal candidato sindaco del centrosinistra Sebastiano Sartoretto all’indirizzo di chi non ha preso posizio-

ne nella scelta tra lui e Marcon al ballottaggio. Non ha fatto nomi, ma escludendo chi invece gli ha assicurato il suo sostegno – ovvero Maria Gomierato e il M5S – rimangono fuori i nomi di Grazia Azzolin, capolista della civica Castelfranco Rinasce, e quello della lista Punto d’Incontro che candidava il 22enne Lorenzo Zurlo, a differenza di Azzolin entrato in consiglio grazie alla vittoria di Marcon. Azzolin, che si è sem-

pre dimostrata battagliera, ha scelto di non commentare quanto detto da Sartoretto. A differenza di Lorenzo Zurlo: «Mi ha stupito questo giudizio di Sartoretto: mi auguro che con la sua esperienza politica possa comprendere che l’emergere di una nuova forza politica come la nostra comprende anche una modalità diversa di approcciarsi». Per Zurlo non c’è stata alcuna contraddizione nel non dare indicazio-

BICCHIERE MEZZO PIENO

Il bicchiere mezzo pieno è che il centro vi ha premiati. «Sì, il centro ha lanciato un messaggio per cambiare la città, anche se ci aspettavamo un’affluenza maggiore – conclude il consigliere eletto – comunque adesso i problemi non sono finiti e faremo opposizione battagliera, senza cali di tensione». – FABIO POLONI © RIPRODUZIONE RISERVATA

ni di voto: «Punto d’Incontro ha una linea che non punta il dito contro nessuno e non intende farlo ora. Ricordiamo che un semplice calcolo sui risultati del primo turno dimostra che senza la nostra iniziativa civica non ci sarebbe stato il ballottaggio. Come approccio noi abbiamo adottato la modalità di proporre e non di giudicare: è un approccio nuovo, la capiamo, ma è quello che ci siamo voluti dare fin dall’inizio e a cui continueremo a essere fedeli. Per questo in consiglio comunale saremo minoranza ma non opposizione, nel senso che entreremo nel merito delle varie proposte indipendentemente da dove arrivino». —

dopo l’attacco di sartoretto agli «ignavi»

CASTELFRANCO

il 47», sottolinea Fiscon, «dopo dieci anni di governo leghista e con il treno che aveva... e hanno portato in città lo stesso Zaia e Salvini più volte».

D.N.

Lorenzo Zurlo, il più giovane candidato sindaco, entra in consiglio

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MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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BELLUNO

E mail belluno@corrierealpi.it Belluno Piazza Martiri, 26/b Centralino 0437/957.711 Fax 0437/957.750 Abbonamenti 800.860.356 Pubblicità 0437/942.967

mobilità

Studenti e lavoratori non si fidano dei bus Calo del 30 per cento per gli abbonamenti Anche smart working e cassa influiscono in negativo Dai Fondi di confine 500 mila euro per Dolomitibus

giunto finora è di 121. Eppoi, per rispettare la sicurezza sanitaria, sono state attivate 23 nuove corse con 15 pullman». I SOLDI A COPERTURA DEL DEFICIT

Il presidente della Provincia ha annunciato che lo Stato, tramite la Regione Veneto, ha stanziato 800 mila euro per Dolomitibus (500 milioni sono stati stanziati per tutta Italia) e altri 400 mila (su 8 milioni complessivi) arriveranno dalla giunta Zaia. «A tutto questo potrebbero aggiungersi altri 500 mila euro tramite i Fondi dei comuni confinanti: abbiamo a disposizione 8,5 milioni di euro e stiamo valutando con i sindaci la possibilità di utilizzare una parte di queste risorse anche per il trasporto pubblico». RIMBORSO ABBONAMENTI

Calano gli abbonamenti del bus: -40% per i lavoratori, -30% per gli studenti. Sono questi i numeri forniti da Dolomitibus a tre settimane dall’avvio delle lezioni. Numeri che fotografano la situazione di crisi in cui versa il trasporto pubblico locale e che sono emersi al tavolo svoltosi in Provincia.

Gravi difficoltà anche per le società che espletano il servizio scuolabus

GLI ABBONAMENTI

Rispetto al 2019, gli abbonamenti degli studenti alle linee extraurbane sono scesi da 872 a 631, con una perdita del 25%. Stesso decremento anche per gli Investi scuola. Calano addirittura del 42% gli abbonamenti per le corse urbane. Alla fine, le tessere vendute tra urbano ed extraurbano sono 6.182 riseptto alle 8.785 del 2019, per una riduzione complessiva del 30%. Per quanto riguarda i lavoratori, gli abbonamenti sono passati dai 2.447 dello scorso anno ai 1.513 del 2020 con una riduzione del 38%. Calo del 39% per i titoli di viaggio dei dipendenti degli stabilimenti Luxottica di Agordo e Sedico e del 27% per quelli relativi alla zona industriale di Longarone. «Il calo consistente del numero di lavoratori che utilizzano i mezzi pubblici è dovuto al fatto che molte dipendenti so-

SAVE S.p.A. ESTRATTO AVVISO DI GARA PER PROCEDURA NEGOZIATA (D. Lgs. n. 50/2016) Ente aggiudicatore: SAVE S.p.A. in nome e per conto proprio e in nome e per conto delle proprie società partecipate, Viale Galileo Galilei 30/1, 30173 Venezia Tessera, Italia, tel. +39-041-2606261, telefax +39041-2606689. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Oggetto: Appalto servizi assicurativi ripartiti in cinque lotti. Durata dell’appalto: 12 mesi per il lotto n. 1; 36 mesi per i lotti nn. 2, 3, 4 e 5. Importo a base d’asta dell’appalto: Euro 2.651.000,00. Termine ultimo di ricezione delle domande di partecipazione: 20.10.2020 ore 12.00. La procedura viene gestita interamente per via telematica sul portale https:// save-procurement.bravosolution.com. SAVE S.p.A.

all’89% delle pratiche approvate dalla società. Con il rimborso, sono stati acquistati 3.097 biglietti o abbonamenti. GLI SCUOLABUS

Alcuni mezzi di Dolomiitbus

no in smart working o in cassa integrazione», commenta il presidente della Provincia, Roberto Padrin, che poi aggiunge: «La speranza è che, con l’arrivo del freddo, gli studenti che al momento utilizzano bici o scooter per andare a scuola, possano passare agli autobus». I DISAGI

Dopo qualche disagio registra-

to all’inizio delle lezioni nel servizio di trasporto pubblico locale, «pian piano la situazione sta migliorando», dice il presidente di palazzo Piloni, ricordando che i mezzi pubblici sono sicuri e rispettano appieno le indicazioni ministeriali. «Nei pullman lunghi 18 metri, con capienza di 159 persone tra sedute e in piedi, possono salire 127 passeggeri, ma il numero massimo rag-

Cercansi aule-container bando provinciale del valore di 1,1 milioni

Serenella Bogana con il responsabile del settore De Bastiani

Per quanto riguarda la richiesta di rimborso degli abbonamenti non utilizzati lo scorso anno scolastico, Dolomitibus sta provvedendo a pagare il dovuto. Ad oggi sono stati rimborsati 300.700 euro, pari

Paola Dall’Anese / BELLUNO

scuola

Al tavolo del trasporto non sono passate inosservate le difficoltà che stanno attraversando le società che gestiscono il trasporto scolastico per i singoli comuni. «Molte aziende, spesso esterne, come riferito da Confartigianato e Appia, hanno avuto ingenti perdite per il mancato servizio a causa del Coronavirus. Noi abbiamo attivato un monitoraggio per verificare l’ammontare preciso di questo deficit. Non appena avremo il quadro della situazione, dovremo decidere come muoverci per provare ad aiutare anche queste aziende», ha concluso Padrin. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

BELLUNO

Cercansi aule per tre istituti superiori. Sarà pubblicato oggi da Palazzo Piloni il bando del valore di 1,1 milioni di euro per la fornitura dei container per le scuole superiori della provincia. Ad attendere questi moduli esterni, necessari a garantire il distanziamento sociale tra gli studenti, sono il liceo scientifico Galileo Galilei (dove alcune classi stanno seguendo le lezioni da casa a settimane alterne per mancanza di spazi idonei ed adeguati) e gli istituti superiori Renier e Calvi. «Non sono molte le ditte che possono fornire strutture mobili che possano soddisfare le esigenze delle varie scuole», precisa il consigliera provinciale con delega all’edilizia scolastica Serenella Bogana, «ma c’è già qualche azienda che ci ha chiamato per sapere quando sarebbe uscito il bando. Il nostro intento», prosegue la consigliera, «è quello di riuscire a installare i container entro la fine di ottobre», sottolinea con un pizzico di ottimismo Bogana. Nel frattempo, per cercare di accelerare l’iter, la

occhialeria

Safilo rinnova la licenza con Pierre Cardin LONGARONE

Safilo e Pierre Cardin, maison storica della moda parigina, annunciano il rinnovo dell’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione della collezione di montature da vista e occhiali da sole a marchio Pierre Cardin. Questo rinnovo, che avrà durata fino al 31 dicembre 2026, testimonia la forte collaborazione professionale tra

i due gruppi, la cui partnership è iniziata con la presentazione della prima collezione a marchio Pierre Cardin nel 1991. «Siamo lieti di poter continuare il percorso al fianco di un brand di caratura mondiale come Pierre Cardin», commenta Angelo Trocchia, amministratore delegato del Gruppo Safilo. «Questa partnership si basa su una relazione solida e un rapporto di fiducia costruito in oltre 29 anni

Provincia cercherà anche le ditte che possano realizzare i sottoservizi necessari per l’installazione e il funzionamento dei moduli nuovi. «Certo non stiamo parlando di un privato che può chiamare chi vuole a svolgere un lavoro, come ente pubblico sottostiamo a tutta una serie di procedure che allungano i tempi per la realizzazione di qualsiasi intervento. Ma ce la stiamo mettendo tutta per dare una risposta adeguata nel più breve tempo possibile alle scuole», tiene a precisare il consigliere delegato provinciale. Bogana evidenzia, inoltre, che i 500 mila euro ottenuti grazie a i fondi europei “Pon” sono già esauriti e che la gran parte dei lavori sono stati completati. «In questo momento ci stiamo dedicando alla conclusione degli interventi di edilizia leggera che ci erano stati richiesti dai singoli istituti superiori del territorio. Stiamo rispondendo a tutte le richieste che ci sono pervenute per rendere quest’anno scolastico il più normale possibile». — PDA © RIPRODUZIONE RISERVATA

di collaborazione. L’estensione ci permette di rafforzare ulteriormente il nostro posizionamento nel segmento contemporary con un marchio che per tipologia di prodotto e target di consumatore si inserisce perfettamente nel nostro portafoglio di brand». «Sono molto lieto di continuare la lunga e proficua collaborazione con Safilo», ha dichiarato Pierre Cardin. «Il rinnovo dell’accordo di licenza è la conferma della fiducia che da anni la mia Maison ripone nel Gruppo, che si è dimostrato un perfetto partner strategico in grado di comprendere appieno il Dna del nostro marchio e di tradurre i nostri valori in collezioni e prodotti unici dal design contemporaneo». —


REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Mercoledì 7 Ottobre 2020

E I GIOVANI trasferiti all’ospedale civile di Venezia, dove cresce il cluster a Medicina: i casi di coronavirus sono trenta e gli ultimi sarebbero perlopiù malati dello stesso reparto. Poi c’è il caso Comelico, che in tre Comuni conta un centinaio di infetti, al quale si aggiunge l’alert scattato nella clinica «Villa Salus» di Mestre, dove una dipendente è risultata positiva al tampone. Ieri test su un centinaio di persone, tra pazienti e lavoratori. In atteso dell’esito, sono state interrotte le visite e bloccate le dimissioni. Alla luce dell’aumento dei contagi, da ieri è stata riattivata nell’ospedale di Jesolo una sezione di Malattie infettive dedicata a pazienti Covid. E sono subito state ricoverate quattro persone. «L’evoluzione epidemiologica fa registrare un aumento dei contagi — spiega il dg dell’Usl 4, Carlo Bramezza — quindi si rende necessaria la riattivazione di posti letto di Malattie infettive. Per quanto riguarda l’organizzazione dell’ospedale, la sezione aperta è protetta e distinta dagli altri percorsi». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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A Piove di Sacco il primo caso veneto di contagi multipli nello stesso istituto. A rilevarli la nuova procedura veloce

Nel Padovano di Gabriele Fusar Poli

Finora si era quasi sempre parlato di casi isolati e tutti riconducibili a contagi prettamente familiari. Ora, però, la storia del coronavirus in Veneto si arricchisce di un nuovo capitolo, e al pari di quelli che lo hanno preceduto nessuno lo avrebbe decisamente voluto leggere: all’istituto superiore statale «Albert Einstein» di Piove di Sacco è stato registrato il primo vero cluster scolastico, con 15 studenti di tre differenti classi risultati positivi al tampone rapido. Per raccontare la storia completa bisogna doverosamente fare un passo indietro fino a venerdì 2 ottobre, quando nel primo pomeriggio un professore della scuola superiore informa la preside Alessandra Buvoli della sua positività al Covid-19. La dirigente scolastica non perde tempo e contatta subito l’Usl 6 Euganea, proprio nelle ore a cavallo tra l’annuncio di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, delle nuove «Linee di indirizzo per la gestione dei contatti di casi confermati di Covid-19 all’interno delle scuole e dei servizi per l’infanzia» e l’effettiva pubblicazione delle stesse. Un protocollo operativo immediatamente recepito dalla stessa Usl, che decide di seguire le indicazioni regionali e di esaminare tutti gli studenti della scuola superiore di Piove di Sacco entrati in contatto con il professore risultato positivo tramite test rapido antigenico da svolgere direttamente nell’istituto. Lunedì 5 i genitori degli alunni delle quattro classi coinvolte hanno sottoscritto - su richiesta della dirigente scolastica -

Test a scuola trova 15 positivi: è il primo contagio multiplo e nasce da un prof

PIOVE DI SACCO (PADOVA)

c’è chi può anche relativamente sorridere: l’intera classe di terza superiore entrata in contatto con il professore, infatti, è risultata negativa, e gli studenti sono potuti rientrare subito in classe al pari di altri tre docenti, a loro volta esaminati con il test rapido. Per le tre classi in cui sono state riscontrate positività è scattato, invece, l’isolamento domiciliare per le prossime due settimane. Raggiungiamo telefonicamente la preside Alessandra Buvoli, sconsolata nell’apprendere che quello da lei diretto è il primo istituto in cui i molti casi riscontrati potrebbero essersi diffusi all’interno del plesso scolastico stesso a partire da quello dell’insegnante: «Va detto che bisogna aspettare l’esito dei tamponi

Cluster scolastico E’ il primo, ma adesso bisogna aspettare i tamponi di conferma delle 15 positività

La preside Siamo rimasti sconcertati, anche perché nessuno degli studenti contagiati mostra sintomi riconducibili al coronavirus

l’autorizzazione a svolgere i test e ieri mattina intorno alle 9 un’équipe del distretto socio-sanitario 3 Padova Piovese, formata da personale medico Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) e infermieristico, si è recata in via Parini per effettuare i tamponi rapidi validati dal Ministero della Salute. Per la prima volta in assoluto nel Padovano 93 studenti di quattro diverse classi - dalla seconda alla quinta superiore - vengono chiamati a turno e

radunati in una tensostruttura utilizzata quale palestra dall’istituto e analizzati uno per uno. Basta aspettare pochi minuti per avere ogni singolo esito, ma è il computo totale a far strabuzzare gli occhi: a fine mattinata figurano 15 alunni asintomatici positivi al Coronavirus, di cui 9 in una singola classe e tre in altre due. Per loro scatta immediatamente - e in loco - l’effettuazione del tampone «classico», il cui esito si avrà già oggi o al massimo domani, mentre

molecolari, ma siamo rimasti sconcertati quando abbiamo appreso delle 15 positività tra gli studenti, anche perché nessuno dei quali possiede evidenti sintomi riconducibili al Coronavirus. Abbiamo fatto i salti mortali per garantire ai 1.529 alunni delle nostre 62 classi di poter tornare in aula e siamo stati più che attenti a rispettare ogni singola norma igienico-sanitaria, ma a quanto pare non è bastato», chiude la preside dell’istituto Einstein. La dirigente scolastica si congeda elogiando la professionalità degli operatori sanitari e l’efficacia del servizio, sottolineata anche da Patrizia Benini, direttore sanitario dell’Ulss 6 Euganea: «Si tratta di un sistema flessibile, duttile e versatile, pronto a essere modellato di volta in volta in base alle diverse situazioni scolastiche». La speranza generale è che non ci sia bisogno di ricorrervi (molte) altre volte. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cattedre vacanti e personale da assumere

I fondi Covid spesi solo da quattro scuole su dieci

Direttrice Carmela Palumbo dell’Usr

PADOVA Sei scuole su 10 non hanno ancora usato i fondi per rinforzare l’organico di bidelli e insegnanti nell’emergenza Covid. Solo 250 istituti, meno della metà dei 600 nella nostra regione, hanno attinto al calderone di fondi annunciato ad agosto - 112 milioni di euro in due anni destinato ad assumere personale a.t.a. in più per sorvegliare ingressi e corridoi, ma anche docenti per dividere in due classi troppo affollate. 11 i milioni spesi dai dirigenti; poco meno di 1.300 i contratti a tempo determinato attivati

VE

fino a giugno, per la maggior parte di personale a.t.a. «Il budget dipende dal fabbisogno - spiega la direttrice dell’ufficio scolastico regionale (Usr), Carmela Palumbo - che ciascun dirigente scolastico ha segnato sotto la sua responsabilità. C’è ancora la possibilità di assumere molto». Le potenziali assunzioni d’emergenza si sommano agli oltre 15mila posti vacanti nelle scuole venete: un rebus che dal suono della prima campanella, lo scorso 14 settembre, l’ufficio scolastico regionale ha cercato di

risolvere a marce forzate che ora proseguono a spron battuto. «Per noi è il rush finale con le ultime chiamate», aggiunge Palumbo. «Stiamo vivendo una situazione inedita che ha spiazzato tutti. Penso riusciremo a coprire tutti i posti entro fine settimana». In alcune province il traguardo è già tagliato: a Rovigo e Belluno, dove i numeri sono «ridotti» a 600 e 700. Bruscolini in confronto alle tre o quattromila cattedre da assegnare nelle altre province. Fino a lunedì, a Treviso rimanevano da

trovare oltre 250 insegnanti. Circa 160 i ruoli in corso di assegnazione a Padova, 400 a Venezia e a Vicenza, 200 a Verona. Quasi ovunque i talloni d’Achille sono quelli «cronici» delle cattedre di sostegno nelle scuole secondarie, medie e superiori, ma in parecchi casi restano vacanti le materie «comuni». I sindacati avvertono: i tempi rischiano di dilatarsi. «Per la secondaria le nomine richiederanno questa settimana e anche la prossima», vaticina Sandra Biolo, segretaria di Cisl Scuola Veneto. «La

Sindacato Sandra Biolo segretaria Cisl scuola

previsione dell’Ufficio scolastico regionale è ottimistica: difficile finire prima di metà ottobre». Intanto, rimane irrisolto un altro nodo: spesso i precari hanno denunciato punteggi in graduatoria sballati – gonfiati, in alcuni casi, sottozero in altri. Ora spetta ai singoli dirigenti passare ai raggi x il fascicolo di ogni supplente. Chi fosse trovato «irregolare» perderebbe il posto all’istante, in favore di un nuovo supplente. Mettendo a repentaglio la continuità didattica. P. Carc.

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MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Coronavirus: il rischio sanitario

Sempre più test positivi, siamo al 2,8% Percentuale salita dello 0,4 in sette giorni. Cattelan: «Il tracciamento funziona». Nel Padovano il primo grande focolaio scolastico Laura Berlinghieri / VENEZIA

È una curva che, di giorno in giorno, si fa sempre più ripida. Sono 251 i nuovi casi registrati ieri in tutto il Veneto, cinque i decessi (due a Verona, i rimanenti tra Venezia, Treviso e Vicenza), 17 i nuovi ricoveri ospedalieri (217 in area non critica e 15 in rianimazione) e esattamente 10 mila gli isolamenti domiciliari, di cui 190 (oltre ai ricoverati) con sintomi. Ma, soprattutto, aumenta la percentuale dei tamponi positivi, a partire dagli 85.484 eseguiti nell’arco de-

gli ultimi sette giorni: sono il 2.8%, contro il 2.4% della settimana scorsa. «Una situazione, tutto sommato, stabile. Le piccole variazioni delle percentuali delle positività individuate dipendono anche dal numero di tamponi effettuati, che sono sempre di più, mirando a un “contact tracing” efficace» commenta Annamaria Cattelan, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Padova «I focolai sono per la maggior parte di natura familiare e questi riusciamo a isolarli. Poi ci sono delle altre situazioni: i cluster che nascono

all’interno delle fabbriche, delle Rsa; a Padova, ad esempio, c’è il Torresino. Casi tutti individuati precocemente, quindi circoscritti e confinati». Certo è che aumenti a “colpi” di oltre 200 nuovi positivi al giorno non rassicurano. «L’allerta deve continuare a rimanere alta, ma non credo torneremo alle cifre della primavera. È vero che c’è un importante aumento dei casi, ma a questo non corrisponde un parallelo aumento dei ricoveri ospedalieri. Stiamo attraversando una fase stazionaria, in cui ci sono tanti posi-

Annamaria Cattelan

L’associazione Uripa Veneto scrive al presidente del Consiglio Conte e al ministro Speranza «Subito un tavolo sulla riforma dell’assistenza sanitaria e soluzioni per la carenza di personale»

Allarme istituti per anziani «Urgono aiuti economici» IL CASO

oggetto è semplice solo in apparenza, contenendo al suo interno un’enormità di sfumature che rendono ogni caso un mondo a sé. Si tratta della «grave situazione in cui versano le strutture residenziali per persone anziane non autosufficienti in Veneto e in Italia». È grido d’allarme e denuncia la lettera che l’Associazione nazionale di coordinamento degli organismi di assistenza pubblica Uripa – che riunisce associazioni regionali ed è presieduta dal veneto Roberto Volpe –, ha inviato al premier Conte, al ministro Speranza, a Bonaccini e a tutti parlamentari italiani. Tre le richieste: sostegno economico immediato alle

L’

strutture, partecipazione alla commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria della popolazione anziana e nuove assunzioni tra medici, soprattutto geriatri, e infermieri, professioni che l’associazione indica come indispensabili, nella prospettiva del progressivo innalzamento dell’età media della popolazione. «In quei mesi – il riferimento nella lettera all’acme della pandemia – non avevamo a disposizione dispositivi di prevenzione individuali, non c’erano tamponi per il controllo del diffondersi del contagio, i ricoveri ospedalieri dei nostri ospiti contagiati ci erano rifiutati, perché eravamo alla stregua delle regole della “medicina di guerra”. E, ad aggravare tutta questa situazione, il nostro personale (infermieri e operatori sociosa-

influenza stagionale

Le farmacie riceveranno 68 mila dosi di vaccino VENEZIA

Alla fine Federfarma è riuscita a “spuntarla”: saranno 68 mila (e non più solo 20 mila, come previsto in un primo momento) i vaccini distribuiti nelle 1500 farmacie della regione. «Un primo quantitativo di 30 mila dosi dal primo novembre, per arrivare entro la fine del mese a circa 68 mila» spiega Andrea Bellon, presidente di Federfarma Veneto. Vale a dire lo stesso quanti-

tativo dell’anno scorso. Ma, in un certo senso, anche di più, visto l’ampliamento delle categorie che avranno diritto al vaccino gratuito: i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni e gli over 60, non più 65. Eppure la cifra non soddisfa pienamente i farmacisti. «Vista la pressante richiesta di queste settimane, speravamo di arrivare a 90 mila dosi» spiega Bellon, ringraziando comunque l’assessora Lanzarin e Giovanna Scroccaro, diret-

Incontri protetti fra anziani e familiari in una casa di riposo

trice del Servizio farmaceutico della Regione «Siamo soddisfatti di avere raggiunto una soluzione che potrebbe rivelarsi ottimale se arrivasse un’ulteriore quota dall’estero, come riferito dall’assessore, che mi ha comunicato questa possibilità grazie a un accordo governativo in fase di perfezionamento con la Cina». Con un’incognita, però: i tempi, che con ogni possibilità si allungherebbero notevolmente. Basti pensare che all’inizio della campagna vaccinale mancano appena cinque giorni. Nelle ultime settimane, le farmacie hanno già iniziato a raccogliere centinaia di richieste sia di privati che di aziende. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

intesa a verona

Test rapidi effettuati da cinque team di medici di base Cinque Medicine di gruppo integrate veronesi, formate da medici di base, eseguiranno i tamponi rapidi nei loro ambulatori. La prima intesa dell’Usl scaligera è stata commentata positivamente dal presidente della giunta regionale Luca Zaia: «In Veneto siamo pronti a cogliere l’opportunità della preziosa collaborazione volontaria dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e a fornire loro gratuitamente i test rapidi antigenici per gli assistiti».

tivi, ma che per la maggior parte sono asintomatici o con sintomi lievi, che possono quindi trascorrere a casa il periodo di quarantena». Intanto, la regione segna un nuovo “punto” nella sua lotta al Covid. Sono studenti dell’istituto Einstein di Piove di Sacco i primi 15 casi individuati con i “neonati” test rapidi antigenici, effettuati direttamente in aula. Tre le classi interessate (una delle quali con 9 alunni positivi) e che rimarranno in isolamento per 14 giorni. Intanto il dibattito più recente si concentra su una previsione che dovrebbe

essere inserita nel prossimo dpcm, come anticipato ieri dal ministro Speranza: l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto. «Assolutamente necessario, se siamo insieme ad altre persone, se ci troviamo in luoghi di assembramento o in aree particolarmente frequentate, come può essere il centro di Padova. Ma il fatto che una persona, da sola, debba indossare la mascherina, magari mentre va a fare attività fisica o mentre porta a spasso il cane, non ha alcun senso» la chiosa di Cattelan. —

nitari) veniva assunto in massa dalle aziende sanitarie» la cura ricostruzione. L’associazione prosegue con l’analisi della condizione in cui versa l’intero sistema delle rsa: «Fragile, per effetto di un’oggettiva disattenta decennale azione di politiche nazionali che oggi non possono essere giustificate con la sola responsabilità delle regioni» il duro “j’accuse”. Quindi, le richieste: più fondi. L’associazione stima che un posto letto accreditato ora determini una spesa mensile aggiuntiva di 160 euro, vale a dire 5,32 euro al giorno e, nel 2020, di complessivi 1.440 euro, da marzo a dicembre. «Ingentissime spese di acquisti di materiale per la gestione dell’emergenza; maggiori costi previdenziali per assenze del personale, sostituzioni e ricorso esponenziale agli straordinario» si legge ancora. «Costi che, combinati alla contrazione dei ricavi per effetto del blocco degli ingressi di nuovi ospiti e la riduzione dei posti letto occupabili per la gestione degli isolamenti, stanno evidenziando perdite ingentissime nei bilanci preconsuntivi». L’associazione chiede poi di essere inserita nella commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria della po-

polazione anziana, confutando i dati ufficiali circa la mortalità per il Covid nelle case di riposo, che indicano i decessi nelle Rsa pari al 50% del totale delle morti registrate. «Delle 346 strutture operanti in Veneto con 32.500 posti letto, il numero di quelle colpite dai contagi non risulta essere più di 70, ovvero il 20% del totale. In queste strutture risulta esserci stato un aumento di circa 650 decessi rispetto al 2019, non tutti ascrivibili al Covid. Di questi, l’80% si è concentrato in 25 strutture colpite. Un dato che proietta la stima dell’incremento del tasso di mortalità complessivo degli ospiti delle 346 strutture venete con un incremento per l’anno in corso di 3-4 punti percentuali rispetto al 2019» . La lettera si conclude con un «accorato» appello al Governo, «affinché ponga in essere tutte le azioni straordinarie più opportune per superare la gravissima crisi della carenza di personale infermieristico nel mercato del lavoro i cui effetti, nel breve – medio periodo, potrebbero avere per le persone anziane non autosufficienti ospiti delle strutture conseguenze ben più tragiche della stessa pandemia». —

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LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA

rischio contagi in fabbrica

Prevenzione volontaria a Luxottica e Versace MILANO

Luxottica e Versace annunciano che Luxottica condividerà con Versace parte del suo programma interno di prevenzione, screening e ricerca contro il Covid-19 in Italia, incentrato su meccanismi di sorveglianza attiva e di monitoraggio del rischio. Obiettivo del programma, sviluppato in collaborazione con l’Università di Padova, è sottoporre a tampone

all’interno dell’organizzazione aziendale i profili maggiormente a rischio di contagio per individuare eventuali casi di positività, anche se asintomatici. L’opportunità sarà estesa ai principali partner di Luxottica in Italia, a cominciare da Versace. I dipendenti di Versace potranno sottoporsi a un tampone su base volontaria per rilevare la presenza del nuovo coronavirus. —


VII

Primo Piano NUOVA ALLERTA Riaperto all’ospedale di Jesolo un reparto di malattie infettive, con una decina di ricoverati. Mentre all’istituto Scarpa di San Dona chiusa una classe per il sospetto contagio di tre studenti. L’evoluzione della situazione Covid-19 nel territorio dell’Ulss4 Veneto Orientale ha, dunque, portato la dirigenza a prendere questa decisione per quanto riguarda il nosocomio della cittadina balneare. Dopo poco più di quattro mesi (era il 30 maggio) dalla chiusura ufficiale del Covid-Hospital, ieri pomeriggio è stata riattivata una sezione dedicata alle malattie infettive per accogliere alcuni pazienti (sembra una decina) sintomatici contagiati da Covid-19. Quindi un solo reparto su due, capace di 11 posti letto (che possono diventare 22) e non il malattie infettive, che continua a rimanere chiuso. «L’estate è ormai trascorsa, l’evoluzione epidemiologica fa registrare un aumento dei casi positivi anche in questo territorio, quindi si rende necessaria la riattivazione di posti letto di malattie infettive per accogliere pazienti del Vento Orientale, ciò allo scopo di garantire sia la loro salute e sia quella in generale della popolazione», ha spiegato il direttore generale dell’Ulss 4, Carlo Bramezza.

Mercoledì 7 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Jesolo, riapre la trincea Torna l’ospedale Covid Una decina i ricoveri in Malattie infettive Il reparto era stato disattivato quattro mesi fa `

Tre casi sospetti tra gli studenti dell’istituto Scarpa Mattei a S. Donà, via ai protocolli di sicurezza `

modi l’emergenza sanitaria che si era creata.

POLIAMBULATORIO

ORGANIZZAZIONE «Per quanto riguarda l’organizzazione dell’ospedale di Jesolo – continua Bramezza - la sezione aperta è, ovviamente, protetta e distinta dagli altri percorsi per la sicurezza sanitaria dell’utenza. Riguardo l’ingresso in ospedale, allo stato attuale per l’utenza non cambia nulla e le attività erogate restano invariate». A dirigere la sezione malattie infettive “Covid 1” è, come già in precedenza, il dottor Lucio Brollo, coadiuvato dagli stessi professionisti (medici e infermieri) che avevano operato nel Covid-Hospital. Era il 4 marzo quando nel Veneto Orientale si registrò il primo caso ufficiale di contagio da Covid-19; persona che abitava (ed abita) a San Donà di Piave. La decisione di fare del nosocomio jesolano un vero e proprio Covid-Hospital, completamente dedicato al ricovero e alla cura dei malati da Covid-19, anche quelli più gravi e costretti alla terapia intensiva (in questo caso diretto dal dottor Fabio Toffoletto) è di metà novembre. Come dichiarò fin da subito lo stesso Bramezza, avere avuto a disposizione una struttura come quella di Jesolo fu la salvezza per il territorio, che riuscì ad affrontare nel migliore dei

PASSO INDIETRO Jesolo torna a essere la struttura di riferimento per i ricoveri covid nel Veneto Orientale

Martellago

Focolaio alla “Goldoni”, il direttore Sbrogiò: «È un caso chiuso» «La situazione è sotto controllo: il caso è chiuso». A rassicurare sul primo focolaio scolastico del Veneziano, alla primaria del comprensivo “Goldoni”, è Luca Gino Sbrogiò, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl 3 da cui dipende il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, dopo l’esito dei tamponi, tutti negativi, effettuati lunedì all’ospedale di Noale sui 17 alunni della seconda classe dell’istituto, una prima, finita in quarantena, da domenica. Il provvedimento (per le prime

l’isolamento è d’obbligo anche con una sola positività) è scattato dopo che un’alunna asintomatica è risultata positiva: è la sorella di uno dei sei studenti contagiati, oltre a due maestre, della quarta, la prima classe a essere posta in quarantena, dal 28 settembre. «Su questo caso abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo - spiega Sbrogio, chiarendo alcune modalità operative e tempistiche che hanno destato perplessità tra i genitori - Abbiamo avuto conferma con il tampone

molecolare della positività dell’insegnante, sintomatica (il primo caso scoperto, ndr) domenica 27: il martedì avevamo già sottoposto tutti gli alunni della sua classe, la quarta, al tampone rapido e sui sei risultati positivi abbiamo fatto subito anche il molecolare, che richiede 24-36 ore per l’esito. Quindi attraverso il tracciamento abbiamo sottoposto al test tutte le persone che avevano avuto contatti con loro ed è così che è emerso il caso in prima». Ora però il contagio pare arginato. «Con gli ultimi

test rassicuranti, oggi la situazione è sotto controllo conclude Sbrogiò - Le positività dei bambini non destano preoccupazione dal punto di vista sanitario, resta da ultimare la quarantena»: giovedì gli alunni di quarta rifaranno il tampone e, se negativi, lunedì potranno rientrare a scuola. I compagni di prima dovranno aspettare la settimana successiva. L’insegnante è ricoverata all’ospedale di Dolo. N.Der. © RIPRODUZIONE RISERVATA

In questi giorni verrà attivato, sempre all’ospedale di Jesolo, il poliambulatorio nella nuova sede al piano terra del presidio ospedaliero, allestita per consentire un accesso dedicato e distinto dai percorsi ospedalieri. L’attività di controllo svolta all’ingresso principale dell’ospedale continuerà regolarmente a Jesolo così come nelle sedi di San Donà e di Portogruaro. «A questo proposito si ricorda all’utenza il rispetto delle regole di accesso che non sono mai cambiate dal termine del lockdown quali: l’obbligo di misurazione della temperatura, l’igiene delle mani, il mantenimento della distanza fisica, l’utilizzo della mascherina, l’accesso alla struttura ospedaliera solo per necessità». Intanto si registrano tre (sospetti) nuovi casi all’interno della scuola. Si tratta di tre studenti dell’istituto Scarpa-Mattei. Una volta rilevato il contagio (avvenuto esternamente alla scuola), è stata avvisata l’Ulss4 che ha avviato il protocollo, che prevede la chiusura dell’aula frequentata dai tre e il tampone per i ragazzi, lasciati a casa. Naturalmente tutto il resto della scuola ha continuato a funzionare regolarmente, senza alcun intoppo. D’altra parte anche questo istituto segue rigidamente i protocolli anti covid e si è organizzato in modo tale da assicurare il regolare funzionamento delle lezioni in completa sicurezza per studenti e personale. Fabrizio Cibin © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL DG BRAMEZZA: «PER GLI UTENTI NESSUN CAMBIAMENTO TUTTE LE ATTIVITÀ NON SUBIRANNO VARIAZIONI»

Tra un mese i vaccini antinfluenzali agli ambulatori 167mila dosi in arrivo L’ALTRO FRONTE VENEZIA I vaccini antinfluenzali arriveranno nelle farmacie a novembre. Significa che quanti non rientrano nelle categorie a rischio che hanno diritto alla somministrazione gratuita presso il proprio medico di base, ma volessero comunque proteggersi dalla malattia di stagione, dovranno aspettare il prossimo mese per comprarsi il vaccino. Nei giorni scorsi Il Gazzettino aveva evidenziato il problema della carenza di fornitura delle dosi nelle farmacie, mentre la Fimmg – Federazione dei medici di medicina generale – fissava ufficialmente per lunedì prossimo, 12 ottobre, il via alla campagna antinfluenzale, fermo restando che per motivi organizzativi in qualche ambulatorio può essere posticipata di qualche giorno. Quest’anno la campagna parte in anticipo rispetto agli scorsi per l’emergenza Covid che ha fatto impennare le richieste dei vaccini per due semplici moti-

vi: alcuni studi sostengono che il vaccino contro l’influenza proteggerebbe di più dal rischio di contagio da coronavirus e poiché i sintomi delle due patologie si sovrappongono, diventa più facile capire se un paziente vaccinato ma sintomatico, sia stato colpito

LA CAMPAGNA INFORMATIVA È PARTITA IN ANTICIPO RISPETTO AL PASSATO PER L’EMERGENZA SANITARIA BELLON (FEDERFARMA): «AI PAZIENTI CHIEDIAMO DI NON PRENDERE D’ASSALTO LE FARMACIE MA DI ASPETTARE LE FORNITURE»

da Covid. Negli ambulatori dei medici di base l’Ulss ha inviato 167 mila dosi, il 40% in più dello scorso anno e le segreterie stanno fissando gli appuntamenti per le persone con diritto alla somministrazione gratuita: chi ha dai 6 mesi ai 6 anni, chi più di 60, i malati cronici a rischio di complicanze, i soggetti ricoverati in strutture di lungodegenza, chi svolge un lavoro di pubblica utilità, i donatori di sangue. Chiunque non rientri in queste categorie, il vaccino deve acquistarlo in farmacia, ma fino a ieri Fedefarma calcolava che la disponibilità media per esercizio era di appena una dozzina di dosi, a fronte di una lista di prenotazioni che in certi casi arriva a 150-200 unità. Ieri il presidente Andrea Bellon ha annunciato lo sblocco della situazione dopo aver parlato con l’assessore regionale alla Salute Manuela Lanzarin. «Da novembre le farmacie del Veneto avranno 30 mila vaccini, una quota parte del milione 400 mila in disponibilità totale al Veneto ma

per cui non era ancora stata definita la destinazione – ha detto Bellon – Le 270 farmacie presenti in provincia di Venezia ne avranno circa 6 mila. L’obiettivo è di arrivare alla dotazione regionale dello scorso anno, 68 mila dosi, entro fine novembre. Speravamo, vista la pressante richiesta di queste settimane, di potere offrire alla popolazione una disponibilità superiore del 40%, arrivando alle 90mila dosi. Siamo comunque soddisfatti di avere raggiunto un accordo che potrebbe rivelarsi ottimale se arrivasse un’ulteriore quota dall’estero, come riferito dall’assessore, che mi ha comunicato questa possibilità grazie ad un accordo governativo in fase di perfezionamento con la Cina». Finora i farmacisti non hanno potuto far altro che spiegare ai pazienti che non ci sono le disponibilità dei vaccini, raccogliere le prenotazioni con l’impegno a comunicare eventuali novità e sentirsi dire dai magazzini che scorte non ce n’erano. Quanto riferito dal presidente di

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FARMACIA Federfarma raccomanda di aspettare novembre

Federfarma può rappresentare la svolta, ma con un’avvertenza: «Ai pazienti chiediamo di non assaltare le farmacie in queste settimane, ma di aspettare novembre quando le forniture saranno più consistenti – ha sottolineato Bel-

lon –. D’altronde l’influenza arriva sotto le feste di Natale, c’è tutto il tempo per potersi vaccinare in tempo perché la profilassi sia efficace». A.Spe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L'ARENA

Mercoledì 7 Ottobre 2020

VERONA

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NUOVA «ONDATA» COVID. Presidente della Regione e sindaco in conferenza all’Ulss 9 alla vigilia del nuovo decreto presidenziale sulla scia della proroga dell’emergenza

Zaia: «Mascherine? Si deve usarle» «Non avremmo accettato restrizioni agli orari di bar eristoranti».Sboarina:«Veronesidisciplinati» InVeneto10mila personein isolamentofiduciario Paolo Mozzo

È una questione di ore ormai. Il nuovo Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, il quattordicesimo dal 4 marzo, è in arrivo sulla scia della proroga dello stato di emergenza per la pandemia di Covid-19 fino al 31 gennaio. Due i capisaldi: l’uso delle mascherine sempre e comunque, anche all’aperto e la possibilità per le Regioni di varare regole meno stringenti solo se ciò sia previsto dal Dpcm e con il benestare del Comitato tecnico scientifico. «Non avremmo mai accettato comunque la restrizione negli orari di bar e ristoranti», precisa in video conferenza Luca Zaia, a margine dell’incontro in cui l’Ulss 9 «Scaligera» annuncia l’estensione della rete di prevenzione con «tamponi rapidi». Il presidente del Veneto era ieri a Roma per gli incontri con le Regioni in vista del nuovo decreto a firma di Giuseppe Conte. «Noi abbiamo puntato sulla diagnostica e continuiamo su questa strada. Quanto alle mascherine, vanno usate. Punto e basta». Intanto sono 10mila le persone poste in isolamento fiduciario secondo i dati del Bollettino regionale. In cui si segnalano anche 189 nuovi casi, per un totale di 29.043. CAPOFILA. La rivendicazione

di Zaia è chiara e netta: «Se oggi si usano i tamponi rapidi il merito va al Veneto, da

cui è venuta la sollecitazione per l’adozione di questo metodo». «Anche oggi stiamo sperimentando tutte le novità a livello mondiale», aggiunge, «e siamo capofila di una gara per garantire i test veloci anche per Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige». Oltre che, ovviamente, fornire la dotazione diagnostica «a tutti i medici e pediatri del nostro territorio che vorranno fare parte del gioco di squadra». PROSPETTIVA. Nei magazzini

della Sanità veneta sono stivati attualmente dispositivi per 700mila esami molecolari e mezzo milione per i test rapidi. «L’obiettivo finale è arrivare all’esame in autonomia, che possa essere effettuato individualmente in caso di sintomi sospetti», premette Luca Zaia. «Quanto all’affidabilità degli esami veloci (che includono il cosiddetto “baby-tampone“ di recente introduzione e meno invasivo per i bambini, ndr), va tenuto conto del fatto che l’amplificazione della sensibilità sia fissata al livello 33 quando, per la scienza, oltre la soglia 25-30 il virus non è più tale ma solo una serie di frammenti di Rna (acido ribonucleico, ndr). Ci sono gli “innamorati“ del molecolare», osserva il presidente del Veneto, «ma il mondo va ormai in questa direzione». IN CITTÀ. «La situazione è

complicata e non serve fare

Ilbollettino

Dueidecessi Maincalo inuovicontagi

altra confusione», mette in chiaro durante l’incontro nella sede dell’Ulss 9 Scaligera il sindaco, Federico Sboarina. Il riferimento è alla tesi, circolata nelle ultime ore, di restrizioni di orario serale per ristoranti e bar. «Non servirebbe», dichiara in sintonia con Luca Zaia. «Ciò che è necessario è invece l’uso della mascherina, oltre al rispetto delle regole di distanziamento». Materia su cui sono in arrivo regole più stringenti. «Potrà sembrare un sacrificio portare la protezione ma è indispensabile per evitare di tornare come eravamo a febbraio. Vale la pena di ricordarlo, tutti», osserva, confermando di non prevedere «a breve alcun provvedimento». CONTROLLI. Il Dpcm in arrivo

poggerà anche sull’intensificazione delle verifiche sul rispetto del divieto di assembramenti. «Saranno aumentate, come da disposizioni già notificate alle prefetture. I controlli sono una garanzia per tutti, non un desiderio di punire», spiega. «Nelle vie della città vedo sempre più veronesi che, contrariamente a molti dei bentornati turisti, indossano la mascherina anche durante i normali spostamenti quotidiani, sebbene non sia ancora un obbligo. Mi sembra un ottimo segnale di responsabilità: dobbiamo evitare, tutti insieme, di tornare indietro di mesi». Alle troppo lunghe settimane senza libertà. •

Apasseggioindossando lamascherina qualchesettimanafa in piazzaBra

L’obiettivoè arrivareaesamiche ognunopossafare dasoloincaso disintomisospetti LUCAZAIA PRESIDENTEDELLA REGIONE

© RIPRODUZIONERISERVATA

Rispettoalbollettino del5 ottobre,ierisera inumeri diffusidall’Aziendazero della Regioneregistravanodue nuovidecessi a Verona,che arrivaa604 vittime dall’inizio dellapandemia.Sono una ventinaanchei nuovi casi- la mediadegli ultimigiorni eradi trenta-ecittà eprovincia giungonoa contare771 attuali positivi.Il dato restasotto quellodiTreviso (1.043)e Venezia(869),la primaalle presecon i focolai neicentri permigranti, la secondacon quellisviluppatisisui cantieri navali.In totaleinVenetosono 4.582le persone oggi positive. Ècostanteancheil numero dei ricoverati:sono 39,dicui trein terapiaintensiva.Sono aumentatii pazienti alMagalini diVillafranca(8, nongravi), tre sonoa SanBonifacio, mentre a Peschieraea BorgoTrento non cisono piùricoverati. Quellicon ilmaggiornumero dipazienti sonoil policlinicodi Borgo Roma(15,compresounoin terapiaintensiva)eil Mater SalutisdiLegnago (10,con uno inintensiva). M.V.A.

Vedomolti concittadiniin stradaindossare la protezione anche senonèd’obbligo FEDERICOSBOARINA SINDACO

IL CASO. Pd e tosiani: «Con la scusa dello smart working circoscrizioni inaccessibili, la gente deve andare in via Adigetto»

Ufficicomunalichiusineiquartieri, parte la polemica: «Disservizi e disagi» L’assessorePolato: «Impossibile fare diversamente, lo impongono le misure del Dpcm» Enrico Giardini

Ancora chiusi gli sportelli dell’anagrafe decentrati, nei quartieri. E scoppia la polemica. Sollevata dal Pd, che un’interrogazione in Consiglio comunale presentata da Stefano Vallani chiede all’Amministrazione «quali soluzioni ha intenzione di individuare» per ridare il servizio ai cittadini. Ma anche dai consiglieri Flavio Tosi e Alberto Bozza (Lista Tosi) e Paolo Meloni (Fare Verona), che stigmatizzano «questo disservizio, soprattutto nei confronti di anziani che devono sobbarcarsi code e tempi lunghi all’anagrafe centrale, in via Adigetto». «Sono riaperte le scuole, sono agibili i mercati a chilometri zero, ma le otto circoscri-

zioni rimangono chiuse, praticamente inaccessibili al pubblico e in particolare gli sportelli polifunzionali sono chiusi. E non si capisce perché, come fanno altre città, non possano essere riaperti soltanto su appuntamento, come in altre città», dice Vallani, con il consigliere della Settima circoscrizione (San Michele, Porto San Pancrazio) Carlo Pozzerle. I due esponenti del Pd sostengono che tra la motivazioni della chiusura la Direzione servizi ai cittadini porta «la mancanza di personale a causa dello smart working, che però va applicato in modo sensato, garantendo i servizi ai cittadini nei quartieri». Anche Tosi, Bozza, Meloni, con Simone Meneghelli, coordinatore di Fare!, rimarcano la chiusura e se la pren-

dono con l’Amministrazione. «Il caso emblematico è in Terza circoscrizione, di Borgo Milano, Chievo, San Massimo, Stadio e Borgo Nuovo, con sessantamila abitanti, un quarto di quelli di Verona», dice Tosi, «il cui ufficio decentrato in via Fratelli Cervi, in Borgo Milano, è chiuso. Si rimanda al sito web del Comune in cui si dice che riaprirà in una nuova sede, ma questa non c’è. Ma sono un grave disservizio in tutti i quartieri, queste chiusure». Bozza, neoeletto consigliere regionale in Forza Italia, precisa che «comprendiamo le difficoltà dovute al Covid e all’organizzare lo smart working, ma ora bisogna tornare progressivamente a riaprire, in sicurezza, questi uffici nei quartieri, dove tante persone, soprattutto anziani, devo-

no avere servizi vicini, tra l’altro anche per evitare assembramenti negli autobus, e in via Adigetto. E in Valdonega, Borgo Trento e Borgo Roma, tra l’altro, sono già chiusi anche uffici postali. L’Amministrazione deve provvedere». Interpellato, l’assessore ai servizi demografici Daniele Polato - anch’egli neoeletto consigliere regionale, per Fratelli d’Italia - replica senza mezze misure. «La chiusura degli sportelli polifunzionali periferici è imposta dal Dpcm con le misure anti-Covid», spiega, «e tra l’altro queste critiche arrivano in un momento in cui si profila un ulteriore giro di vite. In pratica non hanno la metratura sufficiente per rispettare le distanze e quindi abbiamo applicato le linee guida del Datore del lavoro del Comune, cioè il

responsabile del personale, e di quello dei servizi demografici». Ma Polato va oltre: «Proprio io, quando dal 2007 a 2012 ero stato pure assessore ai servizi demografici, ampliati gli uffici e gli sportelli decentrati nei quartieri, come tra gli altri a Montorio, Quinto, Santa Maria in Stelle, Borgo Milano, mentre semai l’ex sindaco Tosi, nell’amministrazione successiva, li ha poi chiusi». E da Palazzo Barbieri si sottolinea che lo Sportello Adigetto è quello fisicamente idoneo a garantire il servizio nel rispetto della tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori. Così non è per quelli di Borgo Milano, Borgo Roma, Borgo Trento, Porta Vescovo, e poi a Santa Lucia-Golosine e a San Michele. Da qui la chiusura. •

L’ingressodegliuffici dell’anagrafedi viaAdigetto


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