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04-SET-2020 Estratto da pag. 22
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02-SET-2020 Estratto da pag. 22
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Con interviste a Gabriele Galateri, Luigi Gubitosi, Riccardo Illy, Marco Alverà , Emma Marcegaglia, Nicola Monti, Renato Mazzoncini, Carlo Ferraresi, Carlo Guglielminotti, Walter Ruffinoni, Francesco Profumo e Giuseppe Pasini a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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06-SET-2020 Estratto da pag. 18
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Corriere del Veneto Domenica 6 Settembre 2020
VE
Politica Verso le Regionali Contagiato dal virus «Luca, Lucaaaaa... dov’è Luca? Luca vieni qua che risolviamo questa storia una volta per tutte!». E niente, una volta che i due si ritrovano fianco a fianco, davanti alle telecamere e ai flash dei fotografi, i giornalisti provano a metterli in difficoltà in tutti i modi, a pungolarli, ma non c’è nulla da fare, Matteo Salvini e Luca Zaia giurano che a dividerli ci sono due cose soltanto: il vino (Prosecco per il veneto, bianco fermo per il lombardo) e il calcio (arci-milanista il leader della Lega, simpatizzante interista il presidente della Regione). Stop. Il siparietto va in scena all’M9 di Mestre, dove i due sono protagonisti, per la prima volta da quando è iniziata la campagna elettorale, di un evento pubblico insieme (poi ci pren-
Lorenzoni, già 500 test tra i contatti «Sto meglio»
MESTRE
PADOVA Sono
Scaramantici Matteo Salvini e Luca Zaia ieri all’M9 di Mestre incrociano le dita mentre si parla delle proiezioni dei sondaggi
«Divisisolodalvinoedalcalcio» AMestreilpattoZaia-Salvini
Il segretario: competizione inesistente. Il presidente: a preoccuparmi è l’astensione dono gusto e a sera sono di nuovo l’uno accanto all’altro all’Hotel Antica Postumia di Vedelago, per un comizio a sostegno della ricandidatura di Stefano Marcon nella vicina Castelfranco). L’appuntamento casca giusto l’indomani della pubblicazione dei sondaggi che danno Zaia stravincente il 20 e 21 settembre (74% contro il 16% del principale sfidante, Arturo Lorenzoni), ma soprattutto, ed è il dato politico su cui a questo punto si concentra l’interesse di tutti gli osservatori, la Lista Zaia avanti di oltre 10 punti rispetto alla lista della Lega (34% contro il 23%). Un confronto plastico tra i due leader (sulla lista del presidente c’è il nome di Zaia, su quella del partito il nome di Salvini), alimentato negli ultimi giorni dai diktat del segretario, tutti tesi a rafforzare la compagine della Lega a dispetto di quella della lista Zaia, dove peraltro sono candidati tutti leghisti o quasi. Il primo è stato l’obbligo di ricandidare gli assessori uscenti, giocoforza catalizzatori di preferenze, sotto lo stemma con Alberto da Giussano, co n l ’ u n i ca e cce z i o n e d i Gianpaolo Bottacin ma solo per questioni di equilibri interni a Belluno. Il secondo è stata la circolare con cui è stato ri-
cordato a tutte le 400 sezioni sparse per il Veneto di fare campagna elettorale solo e soltanto per la Lega, un ordine di scuderia su cui Zaia ha abbozzato: «Avrei fatto lo stesso, non si è mai vista un’azienda che fa pubblicità ad un’altra azienda». Con ciò però confermando che di due aziende diverse si sta parlando. C’è perfino chi è arrivato a preconizzare un cambio al timone nel partito, nel caso in cui la forbice tra le due ditte sia molto ampia, con la fine della stagione salviniana, l’avvio dell’era zaiana e il veneto lanciato verso Palazzo Chigi (ma Salvini all’M9 dice sibillino: «Non vedo l’ora di diventare presidente del Consiglio per firmare in due minuti l’autonomia col governatore», dopo che già aveva rassicurato tutti dalle colonne del Giornale di Vicenza: «Zaia farà bene in Veneto per altri 5 anni»)
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Salvini Quando sarò premier firmerò l’autonomia con il governatore in due minuti
Di qui la curiosità di vedere i due sul palco, gemelli diversi, anche nel look: Zaia in giacca e camicia bianca, Salvini in tshirt con leone marciano, abbinata alla mascherina di identica foggia. Ma le differenze, a detta dei due, si fermano qui (e al vino e al calcio). «La sfida Zaia-Salvini finisce così - ha sentenziato Matteo stringendo la mano a Luca -. Il problema non è per noi se da soli prendiamo il 60 o il 70% ma degli altri che tutti insieme non arrivano al 20%». Zaia: «Per favore, questi ragionamenti si facevano anche 5 anni fa e si sa come poi è finita». Salvini: «Vorrei avere sfide interne al 60% anche in Puglia in Lombardia, in Toscana». Zaia: «Voi ogni volta partite con queste fantasie... la lista Zaia è una lista con tutti militanti della Lega, quindi dov’è il problema? Io non ho mai avuto in tasca altre tessere che
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Zaia Sbagliato allestire i seggi lontano dalle scuole, dissuade i cittadini dall’andare a votare
quella della Lega, neppure quella dei boy-scout». A preoccupare il governatore è semmai l’astensione perché «le elezioni si vincono il 22 settembre e ne ho visti tanti piangere per strada... Pancia a terra e lavorare». In questo senso, Zaia pare aver cambiato idea sull’allestimento dei seggi fuori dalle scuole. Lo chiedeva lui per primo al governo all’inizio di giugno («Occorrono stabili alternativi») ma ora che alcuni sindaci stanno in effetti procedendo in quel senso avverte: «È il sistema migliore per dissuadere i cittadini dal voto. Mi metto nei panni di tanti anziani che non troveranno più il seggio al posto di sempre». E sulle opposizioni che lo attaccano per le troppe conferenze stampa stiletta: «Dire che ho ipnotizzato i veneti è dire che i veneti sono stupidi. Se non ti vota manco il tuo partito qualche domanda fattela». Chiude Salvini: «Questo è un voto per chi ha voglia di fare, altroché No Mose, No Tav, No Pedemontana. Ed è anche un voto per l’autonomia, che quando eravamo al governo i Cinque Stelle non ci hanno permesso di fare». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
La vicenda ● Secondo i sondaggi, la lista Zaia potrebbe superare la lista della Lega di 10-15 punti ● Se così fosse, il risultato delle Regionali, unito alla crescente notorietà di Zaia a livello nazionale, potrebbe mettere in discussione la leadership di Salvini ● Salvini, per evitare una forbice troppo ampia, ha dato ordine di ricandidare tutti gli assessori in lista Lega e imposto alle sezioni di sostenere solo il partito
almeno 500, in tutto il Veneto, le persone che, tra ieri e l’altro ieri, si sono recate in ospedale per farsi fare un tampone dopo aver appreso della positività al coronavirus di Arturo Lorenzoni,il professore universitario candidato alla presidenza della Regione per buona parte del centrosinistra (Pd in testa). Nel lungo elenco, figurano non solo molti dei candidati nelle cinque liste che sostengono la corsa dell’ex vicesindaco di Padova, a cominciare da quelli che hanno preso parte agli incontri elettorali dell’ultima settimana (tenutisi a Mestre, Adria, Porto Viro, San Donà di Piave, Portogruaro, Schio e Castelfranco), ma anche tanti cittadini che, pur non avendo avuto di recente un contatto diretto con Lorenzoni, hanno comunque voluto sottoporsi al test in via precauzionale. Inoltre, anche se il loro tampone è risultato negativo, alcuni dei più stretti collaboratori del professore (tra cui Arturo Lorenzoni l’ex assessore alla Sicurezza, Marco Carrai, candidato con «Il Veneto che vogliamo»), sono stati obbligati dai medici a restare in isolamento domiciliare fino al 14 settembre. E la stessa sorte è toccata pure alla moglie e a uno dei tre figli di Lorenzoni. Intanto, le condizioni di salute del professore, in quarantena nella sua casa a due passi da Prato della Valle, sono in netto miglioramento: «La febbre mi è scesa - racconta - e non ho più quel grande mal di testa che avevo venerdì. Martedì o mercoledì della prossima settimana, mi faranno un nuovo tampone. E anche se non potrò uscire fino al 18 settembre (proprio l’ultimo giorno di campagna elettorale, ndr), parteciperò in videoconferenza a tutti gli incontri previsti». Peraltro, proprio per la sera di venerdì 18 settembre, lo staff del professore stava organizzando una grande festa di fine campagna, con tutti i candidati delle sette province e del sindaco di Padova, Sergio Giordani. «Spero davvero che qualcosa si possa fare. Ma in particolare - sorride Lorenzoni - mi auguro di poter andare al seggio con le mie gambe, senza dover ricorrere al voto domiciliare». Quanto al confronto invocato col governatore Luca Zaia, non ci sarà. O almeno non nella forma che ha in mente Lorenzoni, un match uno-contro-uno. Zaia, che ha già detto di voler rinunciare agli spazi tivù a lui riservati come gesto cavalleresco nei confronti dello sfidante, accetterà di prendere parte solo a confronti che vedano accanto a lui tutti gli altri 8 candidati. Un format non semplice da allestire per i tempi televisivi e difatti a differenza di 5 anni fa né Sky né Porta a Porta si sono fatti avanti. Silenzio anche dalle reti locali, l’unica data cerchiata in agenda è il 18 settembre al Tgr Rai. Davide D’Attino © RIPRODUZIONE RISERVATA
● L’editoriale
Elezioni e referendum, il vero dato sarà nei numeri degli sconfitti SEGUE DALLA PRIMA
S
ono i prodotti concorrenti, gli anti-Zaia e il NO, che hanno bisogno di visibilità e di far conoscere le proprie ragioni. Le similitudini tuttavia finiscono qui. Per le elezioni regionali, appurato in anticipo chi sarà il vincitore, la notizia sarà semmai quanto (poco) prenderanno gli sfidanti, o quanto ulteriormente perderanno rispetto agli sfidanti precedenti: la vera competizione, quella che può
mettere un po’ di sale nella campagna elettorale, e risvegliare un qualche interesse, è tutta interna alla compagine vincitrice, e in particolare tra le liste in appoggio a Zaia presidente e la Lega. Di quanto Zaia batterà la Lega? Con tutto il contorno, probabilmente abusivo, di speculazioni sul futuro ruolo nazionale di Zaia in opposizione a Salvini: roba da addetti ai lavori, che forse non tocca nemmeno il diretto interessato, dato che lo aspetta un altro tranquillo mandato da
presidente del Veneto, e nel frattempo, sul piano nazionale, sarà successo di tutto. Per quanto riguarda il referendum, invece, le cose stanno diversamente. È vero, il risultato appare scontato: anche se bisogna tenere presente che sempre più persone decidono il loro voto nell’ultima settimana, una quota tutt’altro che trascurabile direttamente nel seggio elettorale, e gli indecisi o i non informati sono ancora moltissimi (senza contare gli astenuti: che in Veneto saranno meno solo grazie al traino del voto regionale). Ma mentre chi dichiara di votare Zaia o Lega (e qualsiasi altro partito) è probabile sia conseguente con
le sue dichiarazioni, la sensazione è che – almeno nel ceto politico largamente inteso, inclusi i militanti locali – le dichiarazioni ufficiali dei partiti non corrisponderanno affatto ai comportamenti nell’urna, senza contare il fatto che molti elettori i partiti non li ascolteranno proprio – come giusto che sia, trattandosi di un referendum. Stando alle dichiarazioni formali infatti, il SÌ, sulla carta, dovrebbe stravincere, più ancora di Zaia: sono a favore il Movimento 5 Stelle, promotore dell’iniziativa, a destra la Lega e Fratelli d’Italia (Forza Italia appare più divisa), a sinistra il PD (oggi: in passato per tre volte ha votato NO in
parlamento); sulla carta, appunto, oltre il 75% degli elettori, ben oltre l’80% contando FI. Sono contrari esplicitamente solo alcuni partiti della sinistra radicale, +Europa e Azione, il partito di Calenda (un’area, in totale, molto al di sotto del 10%), mentre Italia Viva, il partito di Renzi, dovrebbe lasciare libertà di voto. Ma la carta non corrisponde alla carne viva del paese, e nemmeno dei politici stessi: tra i quali molti, anche nei partiti per il SÌ, voteranno NO, sia dichiarando esplicitamente il proprio dissenso, se lo fanno per convinzione, sia non dichiarandolo se si tratta di un più triviale interesse personale.
Il più compatto (per il SÌ) è il M5S, compattissimi (per il NO) Azione e +Europa, mentre il più diviso sembra essere il PD, e a seguire FI. Per il referendum, dunque, la partita si giocherà tra la gente, e soprattutto nella pubblica opinione organizzata: opinion leader a vario titolo, giornali, associazionismo, intellettuali, che si stanno schierando per conto proprio, e che potrebbero riservare qualche significativa sorpresa rispetto a un SÌ plebiscitario, in quanto voto anticasta. Per le elezioni regionali, invece, non ci sarà partita: si misureranno i nuovi equilibri – tutto qui. Stefano Allievi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 6 Settembre 2020 Corriere del Veneto
VE
L’emergenza sanitaria
IL VIRUS
Report del ministero dell Salute, che prorogherà al 30 settembre l’obbligo di tampone per chi rientra dai Paesi a rischio: scade lunedì
I focolai crescono, ora sono 329 e il 17% dei casi arriva dall’estero VENEZIA Crescono da 234 a 329 i
focolai di Covid-19 in Veneto, benché la classificazione del rischio scenda da «moderata» a «bassa». Emerge dal nuovo report del ministero della Salute, che a proposito della regione scrive: «Casi in aumento. Nei cinque giorni precedenti la fine del monitoraggio sono stati notificati nuovi soggetti colpiti dal virus sotto i 50 anni, ma si conferma l’indice del contagio Rt sotto l’1 (la soglia di guardia, ndr), a 0,87. Sono segnalati 329 focolai attivi, in aumento, di cui 146 rilevati nella settimana di monitoraggio in corso. Non si registrano segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali ospedalieri». Negli ultimi 14 giorni il Veneto
ha però raggiunto il tasso di incidenza più alto d’Italia: 35,19 contagi per 100mila abitanti, contro una media nazionale di 23,68. Al secondo posto l’Emilia Romagna, con 30,98, e al terzo la Liguria con 30,59. La Lombardia scende a 27,83. Ieri il bollettino regionale ha riportato altri 206 casi (contro i 311 di venerdì), per un totale da inizio emergenza di 23.862, nessun decesso (restano 2130), un solo ricovero in più in reparto (complessivamente 151) e tre in Terapia intensiva (16). Il cluster maggiore resta quello di Treviso, con ulteriori 76 sog-
getti positivi al tampone, legati per lo più all’Aia di Vazzola e ai vacanzieri al rientro dai Paesi a rischio. Ma tra gli ultimi contagiati c’è anche una giovane donna incinta alla 14ma settimana, ricoverata all’ospedale di Conegliano. E’ stata inviata dal consultorio all’ambulatorio delle urgenze ostetriche per il persistere e l’aggravarsi di nausea e vomito gravidico e quando è arrivata all’ospedale non presentava i segni sospetti del Covid-19. Ma il tampone prericovero è risultato positivo al coronavirus e quindi la direzione medica ha disposto lo
screening immediato sui contatti della donna e sul personale del reparto di Ostetricia e Ginecologia. I primi 30 test rapidi sui sanitari hanno evidenziato 29 negativi e un positivo, che ora dovrà sottoporsi a tampone di conferma. Finora negativi gli accertamenti sugli altri contatti della giovane (i familiari e le tre compagne di stanza). «Ora è isolata in una camera singola — spiega la direzione medica — la situazione del reparto non deve destare preoccupazione, stante l’immediato testing per tutti». L’altro fronte caldo sono ap-
punto gli arrivi da Malta, Spagna, Grecia e Croazia: il ministero della Salute rinnoverà fino al 30 settembre l’obbligo di tampone, che scade lunedì, come la quarantena per i soggetti in entrata da Romania e Bulgaria, anch’essa prorogata a fine mese. Del resto solo nell’ultima settimana il 17% dei nuovi contagi di Covid-19 in Veneto (142) sono importati dall’estero. Senza contare le 8305 persone in isolamento domiciliare. «Sì, ma solo 144 sono sintomatiche — sottolinea il governatore Luca Zaia — a riprova che il 94% degli attuali conta-
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L’intervento di Antonella Viola* e Alessandro Quattrone**
Antonella Viola Direttore scientifico della Città della Speranza
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a qualunque punto di vista la si guardi, la pandemia in atto rappresenta una prova durissima da superare, un evento drammatico a livello globale. Lo stupore con cui il mondo ha reagito all’invasione da parte di questo virus - che fatichiamo persino a chiamare «essere vivente» – ha sollevato questioni sulla fragilità della società umana come oggi organizzata. E, purtroppo, come spesso accade, invece di riflettere sui fatti importanti che questa pandemia ci sta sventolando sotto il naso, qualcuno continua a lanciare profezie (o anatemi) del giorno dopo. Un argomento utilizzato in modo fastidioso e fuori contesto scientifico è quello che vede la pandemia come conseguenza dello sfruttamento della Natura da parte dell’uomo, quasi come una punizione per le sue malefatte recenti. La pandemia viene messa sullo sfondo dell’alterazione ambientale che stiamo perpetrando sempre di più, in modo sempre più pericoloso e irreversibile, nell’era geologica dell’antropocene, quella dell’impronta massiva – e distruttiva - dell’uomo sulla biosfera. Lungi dal sostenere che le questioni ambientali non siano il vero, cruciale problema del nostro tempo, la storia dell’umanità ci dice che questo argomento non regge. I nostri guai col coronavirus sono cominciati con un evento di spillover, come dicono gli scienziati, dal pipistrello all’uomo, con un possibile passaggio intermedio nel pangolino. Nessuna alterazione climatica o nessun disastro ambientale può aver favorito
giati dal coronavirus non ha sintomi e si negativizza in fretta. Infatti non c’è emergenza ospedaliera. Stiamo comunque suddividendo i casi degli ultimi due mesi per categorie: vacanzieri, immigrati, lavoratori, per capire meglio le dinamiche dell’epidemia. E poi sono preoccupato per l’influenza che arriverà in autunno e avrà l’esigenza di una diagnosi differenziata in tempo reale, anche per evitare psicosi. In termini di strumenti diagnostici siamo molto avanti, da mesi stiamo testando i più sofisticati». Come il tampone multiplo, capace di rilevare sia il Covid19 che l’influenza. Michela Nicolussi Moro
Biologo Alessandro Quattrone, direttore del Cibio di Trento
In aeroporto a Venezia Turisti al rientro in Italia dalle vacanze mentre si sottopongono al tampone all’uscita dall’aeroporto
La lezione del coronavirus? Investire nella ricerca ascoltando gli scienziati
questo evento, come non è difficile immaginare. Tali cose accadono, da migliaia d’anni, perché mangiamo animali selvatici, e perché da un certo punto in poi, in assenza di sistemi efficienti di preservazione delle carni, questi animali abbiamo cominciato a portarli vivi in vendita nei mercati. Ma anche senza chiamare in causa discutibili abitudini culinarie, il problema degli spillover, e delle epidemie che ne conseguono, nasce circa dodicimila anni fa, nel periodo cruciale della storia umana che chiamiamo «transizione neolitica». Nasce in una pianura alluvionale circondata da due fiumi, il Tigri e l’Eufrate, in quella che comunemente, memori del suo passato, chiamiamo la mezzaluna fertile. Nasce, il problema, come sottoprodotto di due notevoli invenzioni che i cacciatori-raccoglitori paleolitici della
zona realizzano: la domesticazione delle piante, ovvero l’agricoltura, e quella degli animali, ovvero l’allevamento. Così notevoli, le invenzioni, da essere il fulcro per la nascita di ciò che chiamiamo oggi civiltà umana. Queste due pratiche comportarono il concentrarsi dei cacciatori-raccoglitori, prima organizzati in bande, in aggregati da centinaia e poi migliaia di individui, che diventarono stanziali, e che daranno vita, al culmine di questo processo, al primo regno della storia, quello dei Sumeri. Ed è allora, alla transizione neolitica, che appare anche il fenomeno, prima sconosciuto, delle epidemie. Aggregazioni di uomini e di animali, prima a vita libera, innescano spillover a catena: batteri e virus, selezionati per milioni di anni a infettare gli animali, trovano sul loro percorso un nuovo, curioso mammifero bipede,
che imparano rapidamente a conquistare. Capiamo il big bang dell’era delle epidemie in Mesopotamia da dati indiretti ma inequivocabili. Per esempio la natura «a singhiozzo» della sedentarizzazione nella mezzaluna fertile: siti occupati, nascita di architetture domestiche, e subitaneo abbandono, non giustificato da eventi ambientali: tutto è lo stesso, ma gli uomini spariscono misteriosamente nello spazio di anni, o addirittura mesi. Il quadro che ci si para davanti è una successione continua di micidiali epidemie, che hanno falcidiato le comunità agricole fra il Tigri e l’Eufrate ree di concentrarsi in città e di domare mammiferi selvaggi. E nella storia a venire, virus e batteri hanno imperversato ciclicamente, lasciando dietro di sé tracce molecolari che oggi possiamo rintracciare, per
esempio, nelle mummie egizie. In tempi più recenti, nei tempi della storia raccontata, Tucidide ci parla della «peste di Atene» che eliminò gran parte della popolazione e che non sappiamo ancora se fosse tifo o qualcosa di simile a Ebola. E, nell’Impero romano, la «peste di Galeno», così chiamata in onore del medico che la descrisse, era anch’essa, come l’attuale pandemia, probabilmente di natura virale. Tutta la storia umana che segue è una successione ininterrotta di fenomeni epidemici o pandemici, finché molto tardi, nel diciannovesimo secolo, Robert Koch, Louis Pasteur, Edward Jenner ed altri scienziati meno noti compresero il fenomeno e aprirono la strada alla vaccinazione. Diventa allora chiaro, a questo punto, che la pandemia da coronavirus è parte di un processo cominciato – e mai interrotto – con la nascita della civiltà umana, e che l’invocare le altrimenti sacrosante istanze ecologistiche, in questa precisa fattispecie, dovrebbe corrispondere alla decisione di ritornare allo stato di cacciatori-raccoglitori, magari dopo aver dato una grande sforbiciata al numero di individui che ora popolano il mondo.
Meglio sarebbe, dunque, richiamare l’attenzione del mondo su alcuni aspetti critici del nostro rapporto con la natura che la pandemia ha evidenziato. La prima è che il virus, da fantastico acceleratore di processi qual è, ci ha mostrato, seppur drammaticamente, che un altro modo di vivere è possibile. Quel modo di vivere di cui gli ecologisti seri parlano da anni, basato sulla riduzione degli spostamenti allo stretto necessario grazie a strumenti come smart working, teleconferenze, pianificazione dei bisogni. Quel modo di vivere basato sulla riduzione dei consumi, su uno stile di vita più consono allo sbilanciamento causato dal continuo aumentare della popolazione e l’esaurimento delle risorse. La seconda è che ascoltare la voce della scienza, e aiutarla a crescere forte, conviene a tutti. Così come gli scienziati si aspettavano uno spillover capace di causare una pandemia globale e non sono stati coinvolti nelle decisioni politiche necessarie a essere preparati per affrontarla, allo stesso modo non vengono ascoltati quando mostrano come il cambiamento climatico sia la più grave emergenza che dobbiamo fronteggiare. Una lezione cruciale che ci viene impartita da questo virus è che non possiamo aspettare che l’emergenza climatica ci travolga, per poi ricordarci della scienza e chiederle di trovare una soluzione immediata. Contro i danni causati dalla distruzione della biosfera non basterà un vaccino, seppur innovativo e rapidissimo. Ci conviene, dunque, piuttosto che ricominciare a setacciare insetti per i prati o contare assurdamente su catastrofi demografiche, incoraggiare, finanziare, stimolare, sostenere in ogni modo la ricerca scientifica. Ci conviene iniziare a pensare e a governare con lungimiranza, ascoltando, prima di qualunque altra, la voce di chi, dati alla mano, ci chiede di agire adesso prima che sia troppo tardi. * Università di Padova ** Università di Trento
PRIMO PIANO
Corriere di Verona Domenica 6 Settembre 2020
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In prima linea Francesca Frezza, la mamma di Nina, una delle quattro vittime del Citrobacter scoperto a Borgo Trento
«Sospensioni, atto dovuto ma solo un punto di partenza»
La mamma della piccola Nina: «Adesso vanno accertate le responsabilità» VERONA «Le sospensioni? Un atto dovuto e rappresentano un punto di partenza». Francesca Frezza, mamma di Nina, la persona che, con la sua denuncia ha scoperchiato il caso Citrobacter, ha appreso nella mattinata di ieri la decisione dell’Azienda ospedaliera. Anche lei del resto, in buona compagnia di molti esponenti politici e non solo, aveva chiesto a gran voce l’azzeramento dei vertici. «Ora che si sono tolti il camice — prosegue Frezza
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A Borgo Trento è successa una cosa enorme, vanno chiariti tutti i silenzi a partire da fine 2018
—. si può cominciare ad affrontare la vicenda e accertare le responsabilità di tutti. Ciò può aiutare, forse a risanare qualche piccola ferita, anche se la grande ferita rimane. Quello che è successo a Borgo Trento è una questione enorme e vanno chiariti tutti i silenzi che ci sono stati a partire da fine 2018». A subire il provvedimento della sospensione, alla fine, due dirigenti ai massimi livelli, Chiara Bovo, direttrice sanitaria, Giovanna Ghirlan-
da, direttrice medica e Paolo Biban, primario della pediatria a indirizzo critico e dunque responsabile delle terapie intensive, sia quella neonatale, sia quella pediatrica, una delle prime mai realizzate in Italia proprio per sua iniziativa. Frezza, nei giorni scorsi, aveva chiesto le dimissioni sia del dg Cobello che di Massimo Franchi, attuale direttore del dipartimento materno infantile. «In quest’ultimo caso, non sapevo che il
professor Franchi avesse preso l’incarico a giugno — specifica ora — e che quindi non avesse altri ruoli inerenti nel periodo precedente. In ogni caso anche solo un segnale era quantomeno opportuno». Sono stati tantissimi a chiamarla, in questi giorni. «Non è mancata la solidarietà — racconta — da parte delle istituzioni, non solo a Verona, ma anche fuori i confini provinciali». Tra le persone che hanno parlato con lei anche il presidente della
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È mancato il rispetto delle norme d’igiene e poi è mancata la trasparenza nella comunicazione
IlPd:«C’èomertà»,maTosidifendeidirigenti
Politica divisa dai provvedimenti dell’Azienda ospedaliera. Brusco (M5S) attacca Zaia Immediate e numerose reazioni politiche alle sospensioni cautelari decise dopo la vicenda del Citrobacter all’Ospedale di Borgo Trento. Elisa La Paglia (Pd) che per prima, nei giorni scorsi, aveva chiesto la sospensione del dottor Paolo Biban, direttore della patologia neonatale, ma anche quella del direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria integrata Francesco Cobello Cobello, afferma che «ciò che è accaduto nel più grande punto nascite del Veneto ha messo in luce un’infezione che da anni ha colpito la nostra sanità:
VERONA
La Paglia «Dall’ elenco manca chi è stato nominato direttamente da Zaia»
l’omertà. Oggi finalmente – conclude La Paglia - sono stati sospesi alcuni dei vertici coinvolti; sarà la magistratura a trovare le responsabilità giuridiche, le sospensioni di oggi sono un piccolo passo per permettere di curare il sistema, ma manca nell’elenco colui che dirigeva l’azienda ospedaliera e che è stato nominato direttamente da Zaia». Secondo l’ex sindaco Flavio Tosi «l’accertamento delle responsabilità esige giustizia e un’inchiesta imparziale quale solo la magistratura può effettuare, e la decisione del direttore di sospendere in via cau-
telare 3 suoi medici non risponde a queste necessità. Non è giusto – aggiunge Tosi adottare misure sospensive nei confronti di medici prima che siano accertate loro effettive, precise e personali responsabilità e né l’azienda ospedaliera, direttamente interessata, né la commissioni nominata dalla Regione, che è pure parte in causa, possono garantire la necessaria imparzialità e obiettività». Secondo Manuel Brusco (Movimento 5 Stelle) «ormai è chiaro che Zaia se ne lava le mani e scarica tutto su quelli che gino a ieri chiamava eroi. Zaia – aggiun-
ge Brusco - ha tenuto a precisare che ‘non sono diretti dipendenti della Regione’ ma finge di dimenticare che lo sono i dirigenti delle aziende sanitarie locali, diretti responsabili di probabili mancati controlli e mancate segnalazioni: Zaia quindi non provi a scaricare tutto sui camici bianchi e pensi ai colletti bianchi che ha nominato lui». Anna Maria Bigon (Pd) sostiene che «è inaccettabile per le famiglie ascoltare il presidente del Veneto che afferma di aver saputo tutto dai giornali appena tre mesi fa: i plenipotenziari di Zaia nella sanità fanno il bello e il
Regione, Luca Zaia. «Mi ha assicurato che sarà pienamente operativo su questa vicenda e che è intenzionato a fare piena luce sulla vicenda». E ora cosa accadrà? «Ho pieno fiducia nella magistratura — dice Francesca Frezza — occorre andare avanti fino ad accertare ogni responsabilità».Venerdì, nel giorno segnato dalla visita degli ispettori ministeriali, guidati dal medico ospedaliero, ex deputata, Maria Grazia Laganà, Frezza ha incontrato il dg Cobello, assieme a Franchi. «Non siamo entrati nel dettaglio di quanto accaduto, ci sono altre sedi — precisa la mamma di Nina— ma ho semplicemente raccontato quella che è stata e continua a essere la mia vicenda umana». Frezza, che non ha mai smesso di informarsi sulle vicende, ha letto anche l’altro atto pubblicato nella serata di venerdì, le controdeduzioni dell’Azienda, in cui viene, tra le altre cose, viene respinta l’ipotesi che il contagio possa essere avvenuto allungando i biberon con l’acqua di rubinetto. «Sono dettagli a cui posso anche credere — afferma — il punto chiave, però, è un altro. È mancato il rispetto delle norme d’igiene e, a danno fatto, è mancata la trasparenza nella comunicazioni con i genitori, non solo nel mio caso». Davide Orsato © RIPRODUZIONE RISERVATA
cattivo tempo e non possiamo accettare questo indecente scaricabarile sul personale». E per Michele Bertucco (Il Veneto che vogliamo) «Zaia conosce bene Cobello perché l’attuale direttore generale dell’azienda ospedaliera di Verona era il suo responsabile del bilancio alla Provincia di Treviso, era annoverato tra i cosiddetti “Zaia boys”, e fu sempre Zaia insieme a Domenico Mantoan, il potente direttore della sanità veneta, a volerlo a capo dell’azienda ospedaliera di Verona: com’è possibile, quindi, che dal novembre 2018 ad oggi si sia sviluppato un cluster epidemico nell’ospedale di Borgo Trento senza che la Regione Veneto o Azienda Zero si accorgessero di nulla?». Lillo Aldegheri © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
DOMENICA 6 SETTEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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Verso le elezioni regionali
In isolamento 5 collaboratori di Lorenzoni Il candidato del centrosinistra: «Vivo come un monaco di clausura a casa». Cattelan e Crisanti seguono la quarantena Albino Salmaso / PADOVA
Vita da monaco di clausura per Arturo Lorenzoni, che da venerdì si è ritirato in una stanza con bagno a casa sua. Il computer sulla scrivania, il telefono che squilla ogni minuto perché «la battaglia continua». La moglie e il figlio negativi al test del Covid sono costretti alla quarantena cautelativa, alla pari della segretaria che lo segue come un’ombra e di altri due collaboratori dello staff che lo hanno accompagnato in auto e cenato con lui nelle 48 ore precedenti i sintomi. Insomma, queste 5 persone tut-
te negative al test Covid sono in autoisolamento cautelativo per due settimane. Lorenzoni si cura con Ibuprofene e vitamina C e misura con un flussimetro l’ossigenazione del sangue. A indicare la terapia Anna Maria Cattelan, che dirige il reparto di Malattie infettive dell’azienda universitaria di Padova. Ma anche il professor Andrea Crisanti fa sentire la sua vicinanza a Lorenzoni: «Sono commosso per l’attenzione e le cure che mi prestano. I medici padovani sono eccellenti nell’assistenza e anche sotto il profilo umano. So che la campagna elettorale su-
birà profondi cambiamenti, abbiamo già annullato l’iniziativa con l’eurodeputata Elly Schlein che a Padova doveva incontrare i nostri candidati. Peccato. Ma torno a chiedere alle tv di coinvolgermi nelle tribune elettorali da remoto: basta un collegamento con il computer per partecipare alle tribune elettorali. Apprezzo il gesto di generosità di Zaia che non vuole andare ai confronti senza di me, ma lui in tv c’è ogni giorno per il suo ruolo istituzionale. In termini di spazio siamo 95 a 5, decisamente asimmetrico. Non solo per la diretta sul Covid», spiega Lo-
Il professor Arturo Lorenzoni
Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, invita a sostenere il sì al referendum «Recovery Fund e Mes: i miliardi dell’Europa vanno destinati alla scuola e alla sanità»
Gelmini: «Forza Italia è il perno del centrodestra in Veneto» LA SFIDA
I
l messaggio è chiaro: la Lega non può scaricare Forza Italia da Palazzo Balbi. Dal 1995 regna la diarchia Galan-Zaia anche se nell’ultimo biennio il partito di Berlusconi è in netto declino. Il patto però non si discute perché è «grazie a una legge di Forza Italia che il Veneto ha celebrato nel 2017 il referendum sull’autonomia che il premier Conte non concederà mai», spiega Mariastella Gelmini. Se fosse per la Lega saremmo ancora all’anno zero, a inseguire la secessione della Padania e l’indipendenza del Veneto. La capogruppo “azzurra” alla Camera, a Venezia incontra il sindaco Luigi Brugnaro e il segretario Michele Zuin e poi arriva a Padova con il de-
putato Marco Marin, che ha conquistato un ruolo di assoluto rilievo nell’organigramma a Montecitorio. Rappresentano l’area moderata e liberal, il dna autentico del partito di Berlusconi. Ad accoglierla i candidati alla Regione, con Maurizio Conte che porta la sua esperienza sull’autonomia e il sindaco Loredana Borghesan decisa a rilanciare Montagnana. C’è anche Katia Noventa, per il debutto in politica: «Ho maturato questa scelta e ne ho parlato con Berlusconi. Con grande interesse ho seguito l’ottima gestione della pandemia Covid e mi piacerebbe affiancare il presidente Zaia come figura della società civile al servizio del mio Veneto». Davanti ai microfoni delle tivù, Mariastella Gelmini va all’attacco di Conte e Zingatetti: «Forza Italia è decisiva
Da sinistra: Noventa, Caon, Marin, Gelmini e Toffanin a Padova
renzoni con il suo consueto garbo. Oggi a Venezia il ministro Boccia lo voleva incontrare per parlare di autonomia con i candidati a palazzo Ferro Fini: «Inutile prendersi in giro, l’articolo 116 l’ha scritto Bressa nel governo di centrosinistra nel 2001 a conclusione della riforma Bassanini. Zaia è stato ministro nel 2008 con Berlusconi e Bossi e non ha fatto un passo avanti. Ora con la legge quadro del ministro Boccia possiamo dire che il processo riformista arriverà al traguardo» spiega Lorenzoni. Ieri è stata una giornata di corsa ai tamponi anche per i
candidati che hanno incontrato Lorenzoni nelle ultime 5 giornate: sono una trentina e i tamponi hanno tutti esito negativo. Poi c’è il pubblico che ha partecipato ai dibattiti, quasi 500 persone. I loro nomi sono registrati ma vengono avvicinati dalle Usl per lo screening. Chi non ha incontrato direttamente il professor Lorenzoni e non ha parlato con lui per 10-15 minuti senza mascherina non ha l’obbligo del tampone. Insomma, chi era seduto a 80 metri dal candidato in palestra a Castelfranco può stare tranquillo. —
nel centrodestra e la nostra mission sta nel dialogo con le imprese. Il Veneto è la locomotiva-laboratorio della ripresa, senza la quale non si esce dalla crisi: il reddito di cittadinanza e la confusione burocratica dei Dpcm di Conte ci portano alla rovina, bisogna cambiare rotta». E a Zingaretti, che il giorno prima proprio a Padova era uscito con una frase perentoria: «Il centrosinistra ha salvato l’Italia dalla pandemia Covid», la Gelmini risponde con due battute: «No. Non ci siamo. Conte, il Pd e il M5s non hanno fatto ripartire l’Italia, il settore del turismo è affondato. E sulla scuola la confusione regna sovrana. Da ex ministra dico che avrei fatto un accordo con le scuole paritarie per trovare nuovi locali, invece hanno lanciato la proposta assurda dei banchi con le rotelle. Non ha fallito solo la ministra Azzolina, ma tutto il governo giallorosso». La speaker di FI a Montecitorio fa gli auguri di pronta guarigione ad Arturo Lorenzoni e a Silvio Berlusconi che è in ospedale al San Raffaele a Milano. «Tocca a me sostituirlo. Siamo preoccupati per l’età del presidente, ma ce la farà». Poi parla del referendum costituzionale: «C’è libertà di voto, ma io sosten-
go il sì al taglio dei parlamentari che andrebbe accompagnato da una riforma dei regolamenti parlamentari per dare maggiore efficienza. Giusto risparmiare sugli stipendi». Quanto alla legge elettorale, la Gelmini difende il maggioritario e si dice sorpresa dall’accelerazione che Zingaretti ha impresso all’agenda. «Il Paese è in ginocchio, non sa come ripartire ma Pd e M5S vogliono tornare al proporzionale per restare a Palazzo Chigi. Non è questa la priorità. Bisogna abbassare le tasse, far ripartire l’edilizia e non parlare di legge elettorale che interessa solo a Zingaretti e Di Maio». Due le proposte concrete: spendere bene i fondi che arrivano dall’Ue, a partire dai 36 miliardi del Mes che i grillini non vogliono. «Credo che il Recovery Fund vada destinato innanzitutto a sanità e scuola: queste risorse non possano essere sprecate in mille rivoli e in bonus perché sappiamo che l’Europa non darebbe mai l’ok a un aumento della spesa corrente». Ultima battuta sulle regionali. Se finisce 5 a 1 per il centrodestra che succede a palazzo Chigi? «Credo che si tratti dell’avviso di sfratto a Conte. Noi ci proviamo». —
Salvini e Zaia insieme a Mestre «Non c’è concorrenza interna»
MESTRE
«Chiedo che Venezia sia vivibile per i veneziani 365 giorni all’anno, senza pagare il peso di quanti vengono in città per fare una foto». Matteo Sal-
vini, leader della Lega, ieri a Mestre per la campagna elettorale assieme a Luca Zaia e al segretario regionale Attilio Fontana, fa gli auguri di pronta vittoria ai candidati alle regionali e al Comune del Carroccio. Centocinquanta persone nel chiostro di M9, con l’intero distretto blindato dalle forze dell’ordine nel timore di contestazioni, ad un passo da piazza Ferretto. «Venezia è
preziosa e va curata, non possono venire migliaia di persone per bere e abbandonare una lattina», dice il leader del Carroccio che a Veneza è arrivato venerdì pomeriggio: prima l’incontro, privato, con industriali e albergatori, poi al Lido con smoking indossato dopo anni per la Mostra del Cinema. Ieri mattina la visita a Murano e nel pomeriggio il comizio, con ingresso su prenotazione e distanziamento
ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA
a Mestre. «Nel prossimo governo ci sarà un ministero del Mare» per affrontare i problemi della città e del porto, promette. «Non si possono aspettare 10 anni per togliere dei fanghi dai canali o attendere il via libera dell’ultimo degli uffici». Per Salvini un passaggio fondamentale è «l’autonomia per favorire impresa e lavoro contro le burocrazie». Il leader della Lega smentisce concorrenze intestine con la lista di Zaia, che dal palco ricorda lo slogan inciso nel suo libretto arrivato in tutte le case. «Vota per chi vuoi ma vai a votare» ribadisce il presidente del Veneto in carica. La chiamata al voto è chiara: si teme l’astensionismo. —
il comizio
«Istituirò il ministero del Mare» promette il leader della Lega «Non si possono aspettare dieci anni per togliere i fanghi dai canali della città»
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Matteo Salvini ieri a Mestre con Luca Zaia
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PRIMO PIANO
DOMENICA 6 SETTEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Tragedia sulle Tre Cime di Lavaredo
Colpito alla testa dalle pale dell’elicottero muore un finanziere e volontario Cnsas Sergio Francese aveva 55 anni. L’incidente è successo al termine dell’esercitazione programmata. Aperta un’inchiesta Luca De Michiel / AURONZO
Colpito dalle pale dell’elicottero fermo in hovering sulla Grande delle Tre Cime di Lavaredo. Un incidente drammatico, costato la vita al finanziere Sergio Francese. È finito in tragedia l’addestramento congiunto tra il Soccorso alpino e speleologico Veneto e il Soccorso alpino della Guardia di Finanza. A perdere la vita ieri sulle Tre Cime di Lavaredo è stato il finanziere appuntato scelto con qualifica speciale Sergio Francese, 55 anni, appartenente alla stazione Sagf di Cortina. Faceva parte anche come volontario del Soccorso alpino di Auronzo. LA TRAGEDIA IN VETTA
Mancano pochi minuti alle 12 e sulla “Piramide” della Cima Grande di Lavaredo una quindicina di soccorritori del Soccorso Alpino e del Sagf hanno da poco concluso l’esercitazione in programma e attendono il ritorno dell’elicottero della Guardia di Finanza di Bolzano per imbarcarsi e scendere a valle. Qualcosa però nelle operazioni di recupero va storto e il mezzo ritorna in velocità ad atterrare nelle vicinanze del rifugio Lavaredo. Proprio lì con gli occhi all’insù per assistere alle operazioni ci sono i vertici della Guardia di Finanza e quelli del Soccorso Alpino, assieme ad alcuni tecnici delegati a coordinare l’esercitazione, al sindaco di Auronzo Tatiana Pais Becher e al consigliere provinciale Massimo Bortoluzzi. Tanti anche i turisti e gli escursionisti che approfittando del sole e del weekend hanno deciso di trascorrere una giornata sulle montagne simbolo di Auronzo e che hanno potuto assistere da terra all’esercitazione. La bella mattinata però si
A sinistra la manovra di hovering dell’elicottero al termine dell’esercitazione; a destra Sergio Francese con la divisa del Soccorso alpino
trasforma in un giorno da dimenticare quando in pochi istanti arriva una comunicazione via radio che segnala un incidente in quota. La macchina dei soccorsi si attiva subito, pur non avendo capito il problema, contattando immediatamente il
Vane le manovre di rianimazione effettuate al rifugio: troppo gravi i traumi 118. Passano alcuni minuti e grazie alle comunicazioni radio si capisce che l’incidente ha interessato uno degli uomini impiegati nell’esercitazione. Si scoprirà poi che durante le fasi di imbarco in hovering sull’elicottero dalla
cengia della Piramide, per motivi al vaglio degli inquirenti, al momento di salire sul mezzo Sergio Francese è stato urtato in testa dalle pale dell’elicottero. LA RICOSTRUZIONE
Non è chiaro cosa sia accaduto, sarà la magistratura a chiarirlo. Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta, affidata al Pm Simone Marcon. Il primo intervento di soccorso viene fatto dai colleghi di Francese, presenti con lui sulla cima della montagna. Dopo una decina di minuti subentra il personale medico dell’Aiut Alpin Dolomites di Bolzano. Infatti è stato necessario attendere l’arrivo dei sanitari che hanno iniziato ad operare già in vetta. Mentre a terra cresce la preoccupazione per il collega, i
medici tentano di stabilizzare sulla Grande il ferito, le cui condizioni paiono gravi fin da subito. Imbarellato, Francese viene portato a valle, sempre nelle vicinanze del rifugio Lavaredo. Qui il personale medico e i colleghi soccorritori
Erano circa le 12 e il velivolo si trovava in hovering sulla Cima Grande proseguono con le manovre di rianimazione per più di quaranta minuti, purtroppo senza risultato. Troppo forte l’impatto con le pale dell’elicottero, che ha provocato al finanziere una grande ferita in testa e un’importante
emorragia. I SOCCORSI
Attorno a lui si raduna subito una buona parte dei soccorritori presenti all’esercitazione, altri invece restano più distanti, con la preoccupazione sui volti e con tanta difficoltà nel trattenere le lacrime. «Speriamo che il Signore guardi giù, forza Sergio che ce la fai, è il momento di essere forte», sospira qualcuno. Purtroppo Francese non ce l’ha fatta, vittima di un tragico destino e di una manovra sì complicata, ma che un soccorritore esperto come lui era abituato a fare. Constatato il decesso, la salma è stata trasportata a valle e poi nella cella mortuaria a Pieve di Cadore, dove si trova a disposizione della magistratura.
Zaia: «Si è spezzata la vita di un angelo delle Dolomiti» «È caduto mentre si esercitava per salvare la vita agli altri, alla sua memoria va tutta la nostra riconoscenza e ammirazione. Nel contempo esprimo la vicinanza mia e dei veneti ai familiari provati da questo grave lutto ed a tutta la Guardia di Finanza». Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime la sua commozione
per la morte sulle Dolomiti dell’appuntato scelto Sergio Francese del Soccorso Alpino delle Fiamme Gialle, durante un’esercitazione congiunta con il Corpo nazionale del Soccorso Alpino e speleologico. «Oggi si è spezzata ancora una vita di quegli angeli che ogni giorno vegliano sulle nostre montagne e assicurano gli interventi di soccorso, a volte impossibili», prose-
gue. «Uno di quell’esercito di uomini e donne della Guardia di Finanza, del Soccorso Alpino, dei reparti specializzati delle altre Forze dell’ordine, del Suem, dei nostri Alpini e della Protezione civile. Veri tutori di chi frequenta le nostre montagne, dediti alla tutela del prossimo, senza i quali andar per monti sarebbe molto più rischioso, privo di qualificati interventi nelle difficoltà».
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«Come in altre occasioni tragiche», conclude Zaia, «la montagna ha chiesto ancora un eroe. La commozione che proviamo e la riconoscenza che dobbiamo ci inviti tutti a riflettere sul corretto modo di affrontare sentieri e pareti; anche per rispetto di questi professionisti sempre pronti. Non è tollerabile, infatti, che queste persone mettano a repentaglio la loro vita mentre si incontrano incoscienti che giocano a fare l’alpinista in ciabattine, con attrezzatura totalmente inadeguata e senza esperienza e preparazione. L’appuntato scelto Francese, purtroppo, con il suo sacrificio ci ricorda che la montagna è una cosa seria». —
la regione
AURONZO
Il Soccorso alpino e speleologico Veneto, con in testa il presidente Rodolfo Selenati presente ieri alla Tre Cime, si stringe al dolore del figlio e dei familiari della vittima. Il cordoglio per la tragica morte di Francese è stato espresso anche dal ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, dal ministro dell’interno Luciana Lamorgese e dal Comandante generale della Guardia di Finanza il generale Giuseppe Zafarana. Analogo sentimento di cordoglio viene rivolto al figlio del militare deceduto. Sergio Francese amava quelle montagne e allo stesso modo amava soccorrere le persone in difficoltà, un lavoro difficile e delicato che l’ha tradito portandoselo via per sempre. —
Rodolfo Selenati e un rappresentante della Guardia di Finanza
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Nordest
L’INCHIESTA VERONA Adesso la poltrona che vacilla a Verona per il caso Citrobacter è quella di Francesco Cobello, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria che gestisce i due grandi ospedali veronesi di Borgo Roma e di Borgo Trento. Anzi, quella del commissario Cobello, perché la sua nomina sarebbe scaduta a dicembre 2019, ma è stata prorogata di un anno, a dicembre 2019, con un decreto dal presidente della Regione Luca Zaia. E questo, due mesi dopo che sui giornali, attraverso le denunce a inizio novembre 2019 di Francesca Frezza, la mamma di Nina una delle piccole vittime, era già scoppiato il caso Citrobacter che ha ucciso quattro neonati e ne ha infettati altri 96 in due anni nell’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona. Venerdì sera è stato proprio Cobello a firmare la lettera di sospensione, poco dopo le 23, del direttore sanitario Chiara Bovo, della direttrice medica ospedaliera per le funzioni igienico-sanitarie e di prevenzione, Giovanna Ghirlanda, e del direttore dell’Unità operativa di Pediatria dell’ospedale della Donna e del bambino di Borgo Trento, Paolo Biban.
Domenica 6 Settembre 2020 www.gazzettino.it
Batterio killer a Verona Cadono le prime teste Sospesi il primario, il direttore sanitario e il `Il Dg Cabello, che ha firmato i provvedimenti, direttore medico. In bilico il direttore dell’Usl nel mirino dell’opposizione perché scelto da Zaia `
condo condizioni contrattuali», per i tre medici, ed arrivate dopo la relazione della Commissione ispettiva regionale, consegnata martedì 1° settembre che ha chiarito come il batterio killer nell’ospedale veronese sarebbe uscito dall’acqua del rubinetto del reparto di Terapia intensiva neonatale. Una relazione a cui,
poche ore prima, poco dopo le 20, sempre Cobello ha cercato di rispondere con cinque fogli nei quali «si sottolinea che viene utilizzato quasi esclusivamente latte già fornito dalle aziende produttrici in forma liquida, per il quale non viene richiesta nessuna manipolazione da parte degli operatori, e solo occasionalmen-
disciplinati per quanto avvenuto), Cobello firma le tre sospensive. Il tutto, attendendo l’indagine della Procura, dove già si prospetta finiranno, oltre ai camici bianchi e ai manager dell’azienda ospedaliera, chi ha progettato e realizzato quel reparto, l’Ospedale della donna e del bambino inaugurato nel marzo
Cgia di Mestre
Un occupato su 4 è “sovraistruito”
I PROVVEDIMENTI Sospensioni che sono scattate ieri mattina, «in via cautelare se-
SUI SOCIAL MINACCE DI MORTE E VIOLENZE L’ORDINE DEI MEDICI: CLIMA DA CACCIA ALLE STREGHE NO AL GIUSTIZIALISMO
te si utilizza latte in polvere reidratato per particolati esigenze del neonato: in questo caso non viene utilizzata acqua potabile presa dal rubinetto, ma acqua minerale in bottiglia». Poche ore dopo, probabilmente ancora una volta spinto dalla regione (il governatore Zaia da giorni chiedeva provvedimenti
SOTTO ACCUSA L’ingresso della Pediatria dell’ospedale di Verona
Sono oltre 5.800.000 gli occupati sovraistruiti presenti in Italia pari ad un addetto su quattro e ciò causa demotivazione. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia. Gli artigiani si riferiscono ai diplomati e ai laureati che svolgono una professione per la quale il titolo di studio maggiormente richiesto è inferiore a quello posseduto. Nel 2019 erano poco meno del 25% degli occupati e la loro incidenza è in costante aumento: negli ultimi 10 anni, infatti, i dati assoluti dei sovraistruiti in Italia sono cresciuti di quasi il 30%. Se, inoltre, calcoliamo la percentuale solo sugli occupati che possiedono un diploma di scuola media superiore o una
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laurea, l’anno scorso l’incidenza degli sovraistruiti è salita al 40%. «L’incremento degli sovraistruiti - rileva Paolo Zabeo della Cgia - è in massima parte dovuto alla mancata corrispondenza tra le competenze specialistiche richieste dalle aziende e quelle possedute dai candidati. Con il ricambio generazionale registrato in questi anni sono usciti dal mercato del lavoro tanti over 60 con livelli di istruzione bassi che sono stati rimpiazzati da giovani diplomati o laureati. Ma la sovraistruzione molto spesso attiva meccanismi di demotivazione e di scoramento che condizionano negativamente il livello di produttività del lavoratore».
2017, con però i rubinetti in cui è stato trovato il Citrobacter in Terapia intensiva neonatale che non avevano i filtri antibatterici, installati solo a luglio di quest’anno. E poi anche i fornitori, da quelli del latte a quelli dell’acqua, perché le ipotesi sono tutte aperte. Ma la prima posizione in discussione è quella di Cobello.
LA POLEMICA E qui entra in gioco la politica, con il centrosinistra che punta contro Cabello: «I primi provvedimenti disciplinari per il personale dell’ospedale Borgo Trento non bastano, Zaia è il responsabile della sanità veneta e deve assumersi le proprie responsabilità quando avvengono casi di malasanità come questo, anche mettendo in evidenza nomine del tutto discutibili come quella di Cabello e chiedendo scusa alle famiglie colpite da questa tragedia». E, dopo le polemiche e gli insulti, sui social sono apparse vere e proprie intimidazioni con minacce di violenze fisiche e di morte contro i sanitari. Un clima da «caccia alle streghe» stigmatizzato dall’Ordine dei medici, che esprime vicinanza alle famiglie e condanna «il giustizialismo». Pure l’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, ed ex assessore regionale alla sanità, è intervenuto contro la decisione di sospendere i medici, perché «soddisfa solo le esigenze di togliere dalla campagna elettorale un argomento strumentalmente utilizzato da chi critica la Regione per la gestione della sanità. Non è giusto - ha spiegato - adottare misure sospensive nei confronti di medici dell’azienda ospedaliera prima che siano accertate loro effettive, precise e personali responsabilità». Massimo Rossignati © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 6 Settembre 2020 www.gazzettino.it
La politica, i temi
Porto, ultimatum al ministro: ottobre limite per decidere Gli operatori vogliono dare fiducia «Riprendere il dossier? Ma cosa ha fatto a De Micheli, ma avvertono: «Basta ritardi» il governo in questi 7 mesi per le crociere?» `
PORTO MESTRE “È l’ultima occasione” o “non c’è più tempo” spesso sono modi dire ma nel caso delle crociere a Venezia il tempo è davvero quasi scaduto. Lo dicono gli operatori portuali alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli che l’altro ieri è arrivata a Venezia ad annunciare che ad ottobre il Governo farà «gli approfondimenti necessari, per poi arrivare al Comitatone a prendere la decisione definitiva». E lo dicono a ragion veduta dato che giusto l’altro ieri l’amministratore delegato della compagnia Costa Crociere, Michael Thamm, giunto a Trieste per seguire la partenza della Costa Deliziosa per il primo viaggio nell’Adriatico post blocco Covid-19, ha detto in un’intervista al quotidiano “Il Piccolo” che pensa di portare sempre più navi nel capoluogo Giuliano, mentre per Venezia «vedremo se ci rivogliono indietro, perché a noi non piace andare dove non siamo invitati».
L’ALLARME E siccome Costa assieme a Msc è socia nella società del Ttp, il Trieste terminal passeggeri (allo stesso modo, del resto, che in Vtp, Venezia Terminal passeggeri, assieme a Msc, Royal Caribbean e al gruppo terminalista turco Global Yatirim Holding), quando Thamm aggiunge che vorrebbe collegare Trieste a Venezia con uno shuttle veloce per raggiungere il centro storico e pure l’aeroporto Marco Polo, significa che è
CENTRODESTRA VENEZIA Nessun incidente e nessuna contestazione dagli ambienti antagonisti. I temuti disordini ( soprattutto dalla questura di Venezia che ha mandato 3 blindati a circondare l’M9) per l’arrivo ieri pomeriggio a Mestre di Matteo Salvini, non ci sono stati. Il segretario nazionale della Lega è arrivato al chiostro dell’M9 atteso dal Governatore del Veneto Luca Zaia, dal segretario regionale Lorenzo Fontana e dal giovane coordinatore provinciale Andrea Tomaella, oltre che da un pubblico contingentato composto da 170 militanti che per partecipare all’evento si sono prenotati sul sito della Lega allegando un certificato che attestasse la negatività al Covid. Occasione dell’incontro la presentazione dei candidati veneziani alle prossime elezioni regionali, comunali e circoscrizionali, che il leader del carroccio ha incontrato dopo aver fatto visita a Murano e a Porto Marghera. «Venezia è una città orgogliosa che non aspetta gli aiuti dell’Inps e del Governo ma che è già ripartita e chiede di difendere l’artigia-
già molto avanti nell’elaborazione di un piano operativo. Piano che, sempre secondo l’ad di Costa, manca invece del tutto a Venezia. Gli operatori e i lavoratori portuali riuniti nella Venezia Port Community, dunque, procedono con i piedi di piombo nell’accogliere le nuove dichiarazioni anche perché la ministra dei Trasporti (Mit) ha aggiunto che dentro al Governo, prima del lockdown, aveva attivato un percorso di analisi sulle varie ipotesi sul tavolo per togliere le navi bianche dal bacino di San Marco e che adesso ha intenzione di riprenderlo, «utilizzando quest’anno dove il traffico crocieristico non sarà particolarmente vivace, per poter predisporre prima le decisioni nel Comitatone, e successivamente le banchine per l’approdo temporaneo a Marghera». Se, però, avevano attivato questo benedetto percorso, perché a Roma hanno aspettato oltre sette mesi per riprenderlo in mano? Questo si chiedono gli operatori veneziani, ritenendo che il Covid non possa essere motivo sufficiente per aver interrotto tutto, dato che si sta parlando della sopravvivenza di
L’ASSESSORE VENTURINI: «PERSI 1034 GIORNI INUTILI L’ENNESIMO RINVIO A DOPO LE ELEZIONI MA LA CRISI E’ FORTE»
Appello di Taverna (Pd)
«Zona speciale subito in Regione» MESTRE «Il primo punto nell’agenda della Regione Veneto nella prossima legislatura deve essere l’istituzione della Zona Economia Speciale e della Zona Logistica Semplificata di Porto Marghera, Campalto, Murano, Arsenale, Zona Portuale e Tronchetto. Sono disponibili 385 ettari dismessi o abbandonati che potrebbero attivare in tre anni 2,4 miliardi di euro di investimenti e quasi 27mila posti di lavoro, come evidenzia da tempo Confindustria Venezia». Alessandra Taverna, candidata al Consiglio
un settore economico che dà lavoro ad oltre 5 mila persone, anzi a 21 mila se si considera anche il porto commerciale e industriale e le banchine di Chioggia. E la Comunità portuale ricorda, in proposito, che si sta ancora aspettando l’approvazione del nuovo Protocollo per i fanghi dei canali da scavare per salvare i canali portuali dall’interramento: a febbraio il ministro dell’Ambiente Sergio Costa aveva promesso che era questione di settimane, poi è toccato alla ministra De Micheli ripetere la stessa cosa ma cinque me-
regionale per il Partito democratico «la battaglia contro la monocultura turistica può passare attraverso la valorizzazione delle eccellenze produttive e commerciali di Venezia, ma non possiamo perdere questa opportunità. Le Zone dove si sostengono gli investimenti privati con agevolazioni fiscali e semplificazioni sono formidabili strumenti di crescita. La Regione deve definire immediatamente il Piano strategico per avviare l’iter della Zls. Finora la Giunta regionale ha perso tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
si dopo, ai primi di luglio; e quel decreto ancora non c’è. Però a Venezia riconoscono pure che la responsabile dei Trasporti, ai primi di agosto, ha aggiunto con un Decreto altri 26 milioni di euro ai 23 già messi da parte dell’Autorità portuale e ha stabilito che i fanghi, in attesa del nuovo Protocollo, possono essere sistemati all’isola delle Tresse, nella cassa del Molo Sali del canale industriale Nord, e, quelli più puliti, potranno essere utilizzati per riempire e ridisegnare le barene. Per questo gli operatori concedono credito alla De Micheli ma
non a occhi bendati: «La ministra ha indicato una strada che apparentemente è aderente a quella del Comitatone con una fase transitoria su Marghera. Questo è comunque un segnale positivo» afferma Alessandro Santi, presidente di Assoagenti e coordinatore della Venezia Port Community, sottolineando che il problema è il tempo: «Siamo ovviamente molto preoccupati a causa delle esperienze precedenti di appuntamenti mancati. L’unica certezza che abbiamo è che, se anche questa scadenza non venisse rispettata, sarà troppo tardi fissar-
ne una successiva perché la crocieristica avrà già abbandonato definitivamente Venezia. Fino alla fine dell’anno scorso la crocieristica e in generale il porto erano la seconda industria della città, dietro al turismo,oggi in seguito al Covid sono la prima».
«ABBIAMO BISOGNO DI PRIMI CITTADINI CHE DICANO “NO” QUANDO SCARICANO SUI COMUNI GLI IMMIGRATI»
è fondamentale sia per Venezia che a livello nazionale e difatti abbiamo chiesto l’impegno di tutto il centrodestra perché quando si torna al Governo non si perda altro tempo come si è fatto con i Cinquestelle. Quindi, non vedo l’ora di tornare da presidente del Consiglio a incontra-
»1034 GIORNI INUTILI» Molto più pessimista è l’assessore comunale allo Sviluppo economico, Simone Venturini, che ha contato i giorni trascorsi inutilmente dall’ultimo Comitatone del 7 novembre 2017: «Sono 1034. Cosa è stato fatto dal ministero
Salvini in tour per Brugnaro e a Portogruaro con Favero: «Pronti a un trionfo storico» nato locale – ha osservato Salvini – ma serve anche un turismo di qualità e una legge speciale perché questa non è una città come tutte le altre. Venezia è un gioiello per il mondo e per i veneziani e le cose preziose vanno curate e protette e per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico sarebbe fondamentale una legge che metta in galera tutti gli spacciatori e allora vedreste che la situazione sarebbe migliore». Salvini ha poi smentito qualsiasi competizione con Luca Zaia. «Non c’è nessuna sfida, insieme in Veneto
«A VENEZIA SICURI DI VINCERE AL PRIMO TURNO CON LUIGI UN PATTO CHIARO, L’AUTONOMIA E’ FONDAMENTALE»
A MESTRE Matteo Salvini all’M9 con Luca Zaia
prenderemo il 60 % – ha sottolineato Zaia – nella mia lista ci sono tutti militanti della Lega. L’unica cosa che ci divide è che io preferisco il Prosecco mentre Matteo beve il rosso fermo ». A Mestre Salvini ha chiuso la due giorni veneziana, con presenza alla Mostra del cinema e, ieri mattina, a Murano e poi in campo Santo Stefano. «Se pensiamo di i farcela al primo turno con Brugnaro candidato sindaco? Assolutamente sì - ha detto Salvini a Venezia - anche perché al ballottaggio ci sono tante città dove tornerò, ma a Venezia penso che la partita sia, come in Regione Veneto, fortunatamente, positivamente, brillantemente a vantaggio della Lega e del centrodestra di Zaia e di Brugnaro». «Quest’anno - ha ricordato il segretario della Lega - abbiamo messo per iscritto progetti, programmi, futuro, idea di città e di Venezia. Il tema dell’autonomia
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Centrosinistra
Rischio Covid passato: Baretta verso la ripresa dell’attività
Il candidato bengalese: «Io, preso di mira per un biglietto» Abdul Hamayun, in lizza per il Pd in municipalità a Marghera, risponde alle accuse di Crovato (fucsia). Ma in rete monta la polemica. Pd solidale `
IL CASO
`VENEZIA A ieri sera,
dei Trasporti e dall’Autorità di Sistema Portuale in tutto questo tempo? Sembra sia scaturito solo l’ennesimo rinvio a dopo le elezioni. Anche il Comitatone, annunciato entro fine dicembre 2019, è stato posticipato sine die. Noi siamo abituati ai fatti, che sono testardi e non mentono. Il Mit è assente. Ingiustificato. Mentre la comunità portuale soffre la crisi che il Covid ha acuito. Il Porto sarà una delle priorità della nostra Amministrazione». Elisio Trevisan
l’ufficialità ancora non era arrivata, ma è solo un nulla osta formale: Pierpaolo Baretta potrà riprendere presto la campagna elettorale, dopo l’auto-isolamento che si era imposto venerdì a seguito della scoperta di contatti con Arturo Lorenzoni, il, candidato del centrosinistra in Regione, risultato positivo al virus. Baretta si è sottoposto a tampone, risultando negativo, ma si è fermato per prudenza. Le autorità sanitarie (il Servizio igiene e sanità pubblica dell’Ulss) gli hanno fatto sapere che non ha corso rischi, incontrando Lorenzoni molti giorni prima della “soglia” di rischio e comunque all’aperto e con mascherina. In attesa del via libera formale, intanto, Baretta ieri è intervenuto sulla crisi di Murano, ricordando: «incentivi fiscali attraverso la Zls, che come governo abbiamo espressamente voluto allargare anche all’isola». «Serve sostegno - ha detto Baretta - per le spese del gas e sviluppo di un marchio che tuteli davvero la produzione artistica e artigianale in isola, con un progetto di promozione internazionale di questa eccellenza straordinaria della nostra città. Questa è la posizione espressa già lo scorso 7 luglio in occasione di una prima visita a Murano e in occasione dell’incontro proprio con alcuni cittadini, artigiani, commercianti e industriali del vetro e una seconda volta durante un incontro all’Abate Zanetti».
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VENEZIA «Il volantino? Ne ho solo uno ed è nella mia lingua, l’italiano». Abdul Hamayun, candidato del Pd alla municipalità di Marghera, chiude così la polemica che suo malgrado lo ha visto protagonista nelle ultime 24 ore. Il consigliere comunale fucsia uscente Maurizio Crovato, facendo dell’ironia nel soprannominarlo “Abdul de Cannaregio”, ha pubblicato sui social un post in cui contesta l’utilizzo della lingua bengalese in un volantino pubblicato in rete e fatto circolare.
GLI AUGURI Ma in realtà non si tratta del santino del candidato ma di un messaggio di auguri dei suoi amici che con lui sono iscritti ad alcune associazioni di Marghera. «Non sono io l’autore di quel volantino e nemmeno del post che lo accompagna. Io scrivo sempre nella mia lingua, l’italiano, e il mio volantino, autorizzato dagli uffici, è come quello di tutti gli altri. Quella che è stata pubblicato dal consigliere Crovato è una immagine condivisa da alcuni amici in Facebook, con un messaggio di auguri per la mia candidatura. Hanno voluto farlo nella nostra lingua madre ma non è una mia iniziativa». Infatti la condivisione della cartolina (che tradotta recita qualcosa tipo “Buona fortuna ad Abdul Hamayun, candidato alla municipalità” non viene dalla sua pagina, nella quale compaiono solo i santini in italiano. «È una polemica senza senso» conclude Abdul che vive a Venezia da 16 anni e a Marghera è conosciutissimo. Fa il cameriere e da anni è volontario per la Protezione civile e dell’Associazione carabinieri, ma anche di altre realtà associative del quartiere. «Abbiamo lavorato tanto per aiutare le famiglie quando c’è stata l’acqua alta e durante il lockdown. Tante poi le iniziative ambientali per
Marghera. Io faccio parte della seconda generazione della comunità bengalese, ormai integrata e che qui, nella città che ama, sta costruendo il suo futuro fianco a fianco con gli italiani».
LA POLEMICA Ma per il consigliere fucsia Crovato “scrivere nella loro lingua significa sfruttare i bengalesi per il loro voto” e così ribatte alle tante critiche che gli piovono addosso in queste ore. Alle centinaia di commenti che seguono il suo post “Abdul de Cannaregyo” (e che si dividono tra accuse di razzismo e le difese di chi si dice scandalizzato per il post in bengalese e pretende la traduzione) si aggiungono le reazioni del mondo della politica veneziana: «Questi discorsi sono troppo lontani dalla cultu-
«NESSUN VOLANTINO NELLA MIA LINGUA SU FACEBOOK SOLO UN MESSAGGIO DI AUGURI DEI MIEI AMICI»
SOLIDARIETA’ La capogruppo del partito in consiglio, Monica Sambo, esprime la sua solidarietà: «Abdul abita a Marghera da 16 anni e ha deciso di impegnarsi per la sua città, è un ragazzo veramente molto generoso. È inaccettabile “ridicolizzare” una persona solo per il suo nome, la sua lingua e le sue origini». E mentre giunge anche la solidarietà delle Sardine veneziane, Alvise Ferialdi aggiunge: «È un iscritto alla mia Associazione a Marghera in cui ognuno ha libera scelta. Lui con me parla in italiano. Vedo che a Marghera tutte le etnie parlano italiano fra di loro. È pure iscritto alla Protezione civile e parla italiano anche durante le emergenze. È un tema poco liberale che non fa parte del nostro dna». Lorenzo Varponi, che rappresenta “Un’altra città è possibile” nella compagine per Baretta, conclude: «Crovato cerca di fare ironia chiamandolo ‘Abdul de Cannareygio’. Mi auguro che Humayun possa essere eletto, non solo per rappresentare la comunità bengalese che conta migliaia di residenti e lavoratori, ma l’intera realtà multiculturale di Marghera». Melody Fusaro
«Portiamo le istanze di 25mila musulmani» LA POLEMICA VENEZIA (m.fus.) Non solo la “car-
tolina di auguri” in bengalese ma nel botta e risposta si pesca anche il tormentone dell’autobus pieno di bengalesi da portare ai seggi. Secondo Clark Manwar, imprenditore veneziano nato in Bangladesh e candidato di “Venezia è tua” al consiglio comunale, significa screditare e giudicare inferiore la comunità bengalese, descrivendola come incapace di discernere e di decidere per chi votare. «Sono falsità e propaganda. Non sono mai stati organizzati autobus e io, in tanti anni, ho ricordi di una sola famiglia che aveva fatto più giri per accompagnare degli amici che non avevano l’auto. Ma nessuno ci dice per chi votare e diffondere queste notizie è una discrimine senza naziopreceden-
vero. «Se la Lega va al ballottaggio ci rivediamo. E se vince, sarete tutti ospiti ad una cena: paga Renzi - ha detto ironico. Salvini ha toccato molti argomenti, dalla scuola all’immigrazione, alle elezioni regionali che «segneranno un trionfo della Lega che rimarrà nella storia». Il segretario ha incitato il pubblico a non dare per scontato l’esito delle elezioni. «Il vero sondaggio sarà il 20 e 21 settembre - ha detto. Avere un sindaco piuttosto che un altro cambia. Ci hanno fatto arrivare 20mila migranti nell’ultimo anno. Fino alle elezioni, a Roma staranno in silenzio. Poi prenderanno l’agenda con i numeri di telefono dei Comuni e quando arriveranno alla P chiameranno anche il sindaco di Portogruaro per chiedergli se ne può ospitare 40. Noi abbiamo bisogno di un sindaco che dica ‘no grazie’. Se vincesse un sindaco di sinistra, questo chiederebbe non 40 ma 80 immigrati, perché fanno colore e sono divertenti. Faccio una promessa: se qui la Lega va al ballottaggio torno a Portogruaro». Paolo Guidone Teresa Infanti
ti». Manarrivato a war è Venezia quando aveva 12 anni, accolto da una famiglia affidataria con la quale tuttora ha un forte legame. Ha studiato all’alberghiero, nel 2002 ha iniziato a lavorare in hotel diventando direttore fino a quando, 7 anni fa, ha deciso di diventare imprenditore. «Ora gestisco i miei alberghi - spiega - Sono integrato e conosco benissimo la città che voglio rappresentare. Non potrei candidarmi a parlare a nome dei bengalesi se non conoscessi e rispettassi profondamente Venezia, la legge italiana e le regole della città. Questa è per me la vera integrazione». Tra i tanti interessi condivisi tra italiani e cittadini di tutte le etnie di cui vuole farsi portavoce, ci sono anche due necessità molto sentite non solo dai bengalesi ma da tutta la comunità musulmana: «A Venezia siamo più di 25mila ad avere fede musulmana e i tempi sono maturi per fare un passo importante verso la realizzazione di un cimitero e di una grande moschea che unisca tutta la comunità. Sarebbe fondamentale, per vivere tutti più sereni e in sicurezza, avere un grande centro culturale e moschea che possa ospitare 2 o 3 mila persone e che centralizzi i momenti di preghiera oggi diffusi per tutta la città e quindi meno sicuri». Un luogo adatto potrebbe essere l’area industriale di Marghera: «Ci sono tanti stabili abbandonati. Permetterci di sistemarne e utilizzarne uno sarebbe utile per tutti e un segnale importante sulla strada dell’integrazione. Così come avviene a Londra, New York o Sydney».
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CANDIDATO Humayun Abdul
A PORTOGRUARO Salvini alla Villa Comunale con il candidato sindaco Florio Favero
re il sindaco Brugnaro e il governatore Zaia». Nel pomeriggio di ieri poi Salvini è andato a Portogruaro, dove stato accolto da una marea di persone che si sono date appuntamento nel parco della Villa Comunale per l’incontro a sostegno del candidato sindaco Florio Fa-
ra di Venezia, c’è un limite oltre al quale non si dovrebbe andare» commenta il segretario Pd, Giorgio Dodi, nel ribadire che i volantini sono tutti in italiano. L’ex sindaco Ugo Bergamo, che ha voluto in lista un altro rappresentante della comunità bengalese, l’imprenditore Clark Manwar, è tranchant: «Quella di Crovato è una polemica rozza, fuori tempo e fuori luogo, che nel 2020 non dovrebbe più esistere. I cittadini di origine bengalese sono parte integrante della vita della città, sono onesti e laboriosi e contribuiscono all’economia di Venezia più di tanti altri». E si chiede perché non dovrebbero essere rappresentati: «Fa pensare per esempio il fatto che non possano nemmeno seppellire i loro cari».
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Verso le Regionali
CON LE MASCHERINE Matteo Salvini e Luca Zaia ieri sera a Vedelago (foto GIULIO COSSU / NUOVETECNICHE)
IL COMIZIO dal nostro inviato
VEDELAGO (TREVISO) Salvini nel suo giro in Veneto è stato a Vicenza e al Lido, a Mestre e a Portogruaro. Ma è qui a Vedelago, nel cuore trevigiano dello “Zaiastan” dove già cinque anni fa la lista del presidente doppiava ampiamente il simbolo del partito, che “Matteo” misura quant’è alta la temperatura per “Luca” in vista delle Regionali. Febbre del sabato sera, in 200 a tavola con il sottofondo di “Vincerò” per tirare la volata anche al ricandidato sindaco Stefano Marcon nella vicina Castelfranco, ma soprattutto per capire se è vero che il segretario e il governatore sono divisi e per sentirsi assicurare in stereo che «no, i nostri rapporti sono ottimi, se insieme arriveremo al 60% mentre Pd e M5s insieme non faranno neanche il 20%, vorrà dire che i problemi li hanno gli altri e che il Governo deve andare a casa», e via con l’applauso.
LE INTENZIONI
Le bandiere gialle e rosse con il leone, le magliette blu e bianche con la provocazione: «Processate anche me!». Ne indossa una pure il commissario provinciale Gianangelo Bof, quello che «fare il segretario della Lega a Treviso è come essere il presidente della Ferrari a Maranello», solo che adesso le intenzioni di voto danno la Liga Veneta per Salvini Premier al 14% e Zaia Presidente al 44%. «I sondaggi li vedo nella cabina elettorale», minimizza il segretario. «Sui sondaggi si rischia di adagiarsi come sugli allori», teme il governatore. L’appello congiunto è così ad andare alle urne. «Il risultato del Veneto sarà un record a livello europeo e il voto di ogni veneto sarà un voto per l’autonomia: abbiamo perso un anno con i Cinquestelle, ma ora abbiamo fatto firmare un patto agli alleati, quindi tranquilli che a Palazzo Chigi ci torno io e chiudo la partita», promette Salvini. «Attenzione perché i candidati non sono nove, ce n’è anche un decimo ed è l’astensionismo: ecco perché non sono assolutamente d’accordo con i Comuni che stanno spostando i seggi dalle scuole, quello è il miglior modo per dissuadere gli elettori dal partecipare, pensiamo solo al caos ingenerato negli anziani», lamenta Zaia.
IL DERBY
Attorno al palco i consiglieri uscenti e gli aspiranti entranti si mescolano ai parlamentari nazionali ed europei, da Gianpaolo Vallardi, Sonia Fregolent e Giuseppe Paolin, a Gianantonio Da Re e Mara Bizzotto. Al microfono sale il commissario veneto Lorenzo Fontana: «Gli altri dicono che ci sia il derby, fanno campagna elettorale sostenendo che noi saremmo divisi al nostro interno. Senza illudersi eh, perché il vero sondaggio sarà il 20 e il 21 settembre, ma vi dico che la buona amministrazione e la forza della Lega daranno un segnale forte a Roma. E il voto per la Lega sarà un gesto di solidarietà a Matteo, che il 3 ottobre sarà a processo semplicemente per aver fatto quello che i cittadini gli hanno chiesto di fare».
LA FORCHETTA E IL VINO
Rivolto alla folla, Zaia fa il padrone di casa («Vi invito a fare un bel saluto al nostro segretario, benvenuto in provincia di Treviso»), ben attento ad omag-
LE BANDIERE COL LEONE E LE MAGLIE A SOSTEGNO DELL’EX MINISTRO POI LA CENA PER 200 MA IL GOVERNATORE RIPARTE PRIMA
Salvini e Zaia: «Insieme faremo un risultato da record europeo» Treviso, il segretario minimizza lo scarto dei sondaggi `Il presidente: «Non adagiamoci sugli allori. Sbagliato «Fra noi rapporti ottimi, così il Governo andrà a casa» spostare i seggi dalle scuole, si alimenta l’astensione» `
giare l’ospite: «Non c’è contrapposizione fra le nostre liste, del resto è la quarta volta che corro anche con la mia in aggiunta a quella del partito. Forchetta più ampia che in passato? Amministrando è inevitabile intercettare il consenso di persone che non sono nostri elettori. Ma
quando qui abbiamo inaugurato il primo lotto della Pedemontana, c’era un solo ministro: lui». E l’ex titolare dell’Interno, che di sé parla come «prossimo presidente del Consiglio» che «blinderà tutti i confini contro gli sbarchi di ventimila balordi che non sono frutto di incapacità ma di
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complicità», scherza proprio sulla Spv: «Fosse per la De Micheli (la dem Paola, responsabile delle Infrastrutture, ndr.), la superstrada sarebbe una pista per i monopattini elettrici e io me li vedo gli artigiani veneti sfrecciare su due ruote...». La platea scoppia a ridere e il segre-
tario ci prende gusto: «È vero, io e Luca abbiamo delle cose che ci dividono e questa sera ve le svelo. A lui piace il vino mosso, il Prosecco, e a me quello fermo, il rosso. Inoltre io sono milanista e lui ha l’enorme torto di non esserlo». Finisce il comizio, iniziano i selfie. Zaia li ha già smaltiti,
TRIBUNALE DI BELLUNO
FALLIMENTO N. 10/2018 R.F. G.D.: Dr. Paolo Velo Curatore: Dr. Christian De Bona
FALLIMENTO N. 218/2015 R.F. G.D.: dr. Antonello Fabbro Curatore: dr. Andrea Cester
AVVISO D’ASTA
AVVISO D’ASTA Il Dr. Andrea Cester comunica che il giorno 30 OTTOBRE 2020, alle ORE 09:30, presso la sede dell’ISTITUTO VENDITE GIUDIZIARIE DI TREVISO in Silea (TV), Via Internati 1943-‘45, n. 30, procederà, tramite procedura competitiva semplificata autorizzata ai sensi dell’art. 107, co. 1, L.F., all’esperimento d’asta finalizzato alla vendita delle unità immobiliari site nel Garage multipiano “PRÀ SAN MARCO” in Vittorio Veneto (TV), loc. Serravalle, Viale Camillo Benso di Cavour. A seguire l’elenco dei Lotti in vendita. LOTTI N. 28, 29, 30, 48, 60 e 65: UNITÀ IMMOBILIARI, a destinazione POSTO AUTO, site al piano terzo interrato del Garage multipiano “PRÀ SAN MARCO”. Per ciascuna unità, vendita per le quote di proprietà e/o per i diritti di superficie ed al prezzo base d’asta ridotto come specificati nell’avviso d’asta pubblicato sul Portale delle Vendite Pubbliche e sul sito www.ivgtreviso.it. LOTTO N. 76: TRE UNITÀ IMMOBILIARI, ciascuna a destinazione POSTO AUTO, site al piano terzo interrato del Garage multipiano “PRÀ SAN MARCO”. Vendita in blocco unico, per la piena proprietà, al prezzo base d’asta pari all’offerta pervenuta di Euro 12.000,00. LOTTO N. 77: DUE UNITÀ IMMOBILIARI, ciascuna a destinazione POSTO AUTO, site al piano terzo interrato del Garage multipiano “PRÀ SAN MARCO”. Vendita in blocco unico, per la piena proprietà, al prezzo base d’asta pari all’offerta pervenuta di Euro 7.380,00. LOTTO N. 78: TRE UNITÀ IMMOBILIARI, ciascuna a destinazione POSTO AUTO, site al piano terzo interrato del Garage multipiano “PRÀ SAN MARCO”. Vendita in blocco unico, per la piena proprietà, al prezzo base d’asta pari all’offerta pervenuta di Euro 11.500,00. LOTTO N. 79: SEI UNITÀ IMMOBILIARI, di cui quattro a destinazione POSTO AUTO e due a destinazione MAGAZZINO, site ai piani secondo e terzo interrati del Garage multipiano “PRÀ SAN MARCO”. Vendita per le quote di proprietà e/o per i diritti di superficie come specificati nell’avviso d’asta pubblicato sul Portale delle Vendite Pubbliche e sul sito www.ivgtreviso.it, al prezzo base d’asta pari all’offerta pervenuta di Euro 8.000,00. Ciascuna unità immobiliare viene posta in vendita, a corpo e non a misura, per i diritti in avviso d’asta specificati, nello stato di fatto e di diritto in cui si trova. Non sono dovute mediazioni a terzi. Si rinvia all’AVVISO D’ASTA NELLA VERSIONE INTEGRALE pubblicato sul Portale delle Vendite Pubbliche, sui siti internet www.tribunale.treviso.it, www. asteannunci.it, www.asteavvisi.it, www.canaleaste.it, www.rivistaastegiudiziarie.it, www.astagiudiziaria.com nonché sul sito internet www.ivgtreviso.it Per maggiori informazioni, anche sulle “Condizioni di Vendita” o sulle modalità e termini di partecipazione all’asta, rivolgersi al Curatore dott. Andrea Cester (tel. 0438-23355; andrea.cester@studiodevido.it) oppure all’ISTITUTO VENDITE GIUDIZIARIE DI TREVISO (tel. 0422-435022/435030; asteimmobiliari@ivgtreviso. it). Gli appuntamenti per visione saranno evasi previa richiesta scritta pervenuta a mezzo Portale delle Vendite Pubbliche oppure a mezzo email all’indirizzo email asteimmobiliari@ivgtreviso.it
L’ISTITUTO
VENDITE GIUDIZIARIE
comunica che il giorno 27 OTTOBRE 2020, alle ORE 09:30, presso la propria sede in Belluno (BL), Via Masi Simonetti n. 48/D, si procederà, tramite procedura competitiva semplificata autorizzata ai sensi dell’art. 107, co. 1, L.F., all’esperimento d’asta finalizzato alla vendita delle seguenti unità immobiliari. LOTTO N. 03: UNITÀ IMMOBILIARE a destinazione RESIDENZIALE sita nel Comune di Belluno (BL), loc. “Orzes”, in Via Orzes. Prezzo base d’asta Euro 61.500,00. LOTTO N. 04: UNITÀ IMMOBILIARE ad uso CANTINA sita nel Comune di Belluno (BL), in loc. “Salce”. Prezzo base d’asta Euro 2.130,00. LOTTO N. 05: UNITÀ IMMOBILIARE a destinazione RESIDENZIALE sita nel Comune di Belluno (BL) – loc. “Salce”, in Via Salce. Prezzo base d’asta Euro 86.375,00. LOTTO N. 06: UNITÀ IMMOBILIARE DA COMPLETARE (SUB. 14) sita nel Comune di Belluno (BL) – loc. “La Cerva”, tra Viale Fantuzzi. Prezzo base d’asta Euro 128.870,00. LOTTO N. 07: UNITÀ IMMOBILIARE DA COMPLETARE (SUB. 17) sita nel Comune di Belluno (BL) - località “La Cerva”, tra Viale Prezzo base d’asta Euro 127.290,00. LOTTO N. 08: UNITÀ IMMOBILIARE DA COMPLETARE (SUB. 18) sita nel Comune di Belluno (BL) – loc. “La Cerva”, tra Viale Fantuzzi e Via Diziani. Prezzo base d’asta Euro 118.895,00. LOTTO N. 09: UNITÀ IMMOBILIARE a destinazione RESIDENZIALE (SUB. 16) sita nel Comune di Belluno (BL) - località “La Cerva”, tra Viale Fantuzzi e Via Diziani. Prezzo base d’asta Euro 126.025,00. LOTTO N. 10: UNITÀ IMMOBILIARE a destinazione AUTORIMESSA (SUB. 1) sita nel Comune di Belluno (BL) - località “La Cerva”, tra Viale Fantuzzi e Via Diziani. Posto Auto. Prezzo base d’asta Euro 13.985,00. LOTTO N. 11: UNITÀ IMMOBILIARE a destinazione AUTORIMESSA (SUB. 19) sita nel Comune di Limana (BL), con accesso da Via Giuseppe Garibaldi. Posto auto coperto (GARAGE). Prezzo base d’asta Euro 13.050,00. LOTTO N. 12: UNITÀ IMMOBILIARE a destinazione AUTORIMESSA (SUB. 20) sita nel Comune di Limana (BL), con accesso da Via Giuseppe Garibaldi. Posto auto coperto (GARAGE). Prezzo base d’asta Euro 10.125,00. LOTTO N. 13: UNITÀ IMMOBILIARE a destinazione RESIDENZIALE sita nel Comune di Sedico (BL), in Via S. Ubaldo. Vendita, per la quota di 1/3 della piena proprietà indivisa, al prezzo base d’asta Euro 7.500,00. LOTTO N. 14: APPEZZAMENTO DI TERRENO EDIFICABILE sito nel Comune di Limana (BL), in Via Garibaldi. Superficie di circa mq. 710. Prezzo base d’asta Euro 70.500,00. LOTTO N. 15: APPEZZAMENTO DI TERRENO EDIFICABILE sito nel Comune di Sedico (BL), in località Longano. Superficie pari a circa mq. 3.160. Prezzo base d’asta Euro 162.000,00. LOTTO N. 16: APPEZZAMENTO DI TERRENO EDIFICABILE sito nel Comune di Sedico (BL), lungo Via San Felice. Superficie pari a circa mq. 11.800. Prezzo base d’asta Euro 435.000,00. LOTTO N. 17: APPEZZAMENTO DI TERRENO EDIFICABILE sito nel Comune di Sedico (BL), località Roe Alte. Superficie pari a circa mq. 8.640. Prezzo base d’asta Euro 406.500,00. Si rinvia all’AVVISO D’ASTA NELLA VERSIONE INTEGRALE pubblicato sul Portale delle Vendite Pubbliche ed anche sui siti www.ivgbelluno.it e www.ivgtreviso.it Per maggiori informazioni, anche sulle “Condizioni di Vendita” o sulle modalità e termini di partecipazione all’asta, rivolgersi all’ISTITUTO VENDITE GIUDIZIARIE (tel. 0422-435022/435030; asteimmobiliari@ivgbelluno.it).
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Salvini si sottopone al rito. Poi dalle cucine del ristorante “Antica Postumia” cominciano a uscire i tagliolini al San Daniele e zeste di limone. Ma li mangia solo “Matteo”, perché “Luca” è già ripartito a stomaco vuoto. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’iniziativa
Giovani e territori a scuola di politica
`Oltre 70 ragazzi, da tutte le
sette province e anche da fuori regione, a scuola di democrazia, rappresentanza, bilancio, sostenibilità, urbanistica. La prima edizione della “Officina socio-politica giovani”, organizzata a Castelfranco Veneto in collaborazione con “Veneto laboratorio civico” e “Un’altra idea di mondo”, era già stata un mezzo miracolo lo scorso anno. Dopo la crisi sanitaria, l’impresa diventa completa: nel rispetto delle prescrizioni anti-Covid, l’iniziativa torna per la seconda edizione, con sei appuntamenti fra il 25 settembre e il 24 ottobre. «L’obiettivo del progetto è dare ai giovani gli strumenti e la possibilità concreta per imparare a partecipare alla vita politica», spiega la promotrice Laura Puppato (in foto). “Amministrare le città: idee e strumenti” è il titolo del ciclo, che sarà concluso dal parlamentare Graziano Delrio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
DOMENICA 6 SETTEMBRE 2020 IL MATTINO
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Verso le elezioni regionali
In isolamento 5 collaboratori di Lorenzoni Il candidato del centrosinistra: «Vivo come un monaco di clausura a casa». Cattelan e Crisanti seguono la quarantena Albino Salmaso / PADOVA
Vita da monaco di clausura per Arturo Lorenzoni, che da venerdì si è ritirato in una stanza con bagno a casa sua. Il computer sulla scrivania, il telefono che squilla ogni minuto perché «la battaglia continua». La moglie e il figlio negativi al test del Covid sono costretti alla quarantena cautelativa, alla pari della segretaria che lo segue come un’ombra e di altri due collaboratori dello staff che lo hanno accompagnato in auto e cenato con lui nelle 48 ore precedenti i sintomi. Insomma, queste 5 persone tut-
te negative al test Covid sono in autoisolamento cautelativo per due settimane. Lorenzoni si cura con Ibuprofene e vitamina C e misura con un flussimetro l’ossigenazione del sangue. A indicare la terapia Anna Maria Cattelan, che dirige il reparto di Malattie infettive dell’azienda universitaria di Padova. Ma anche il professor Andrea Crisanti fa sentire la sua vicinanza a Lorenzoni: «Sono commosso per l’attenzione e le cure che mi prestano. I medici padovani sono eccellenti nell’assistenza e anche sotto il profilo umano. So che la campagna elettorale su-
birà profondi cambiamenti, abbiamo già annullato l’iniziativa con l’eurodeputata Elly Schlein che a Padova doveva incontrare i nostri candidati. Peccato. Ma torno a chiedere alle tv di coinvolgermi nelle tribune elettorali da remoto: basta un collegamento con il computer per partecipare alle tribune elettorali. Apprezzo il gesto di generosità di Zaia che non vuole andare ai confronti senza di me, ma lui in tv c’è ogni giorno per il suo ruolo istituzionale. In termini di spazio siamo 95 a 5, decisamente asimmetrico. Non solo per la diretta sul Covid», spiega Lo-
Il professor Arturo Lorenzoni
Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, invita a sostenere il sì al referendum «Recovery Fund e Mes: i miliardi dell’Europa vanno destinati alla scuola e alla sanità»
Gelmini: «Forza Italia è il perno del centrodestra in Veneto» LA SFIDA
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l messaggio è chiaro: la Lega non può scaricare Forza Italia da Palazzo Balbi. Dal 1995 regna la diarchia Galan-Zaia anche se nell’ultimo biennio il partito di Berlusconi è in netto declino. Il patto però non si discute perché è «grazie a una legge di Forza Italia che il Veneto ha celebrato nel 2017 il referendum sull’autonomia che il premier Conte non concederà mai», spiega Mariastella Gelmini. Se fosse per la Lega saremmo ancora all’anno zero, a inseguire la secessione della Padania e l’indipendenza del Veneto. La capogruppo “azzurra” alla Camera, a Venezia incontra il sindaco Luigi Brugnaro e il segretario Michele Zuin e poi arriva a Padova con il de-
putato Marco Marin, che ha conquistato un ruolo di assoluto rilievo nell’organigramma a Montecitorio. Rappresentano l’area moderata e liberal, il dna autentico del partito di Berlusconi. Ad accoglierla i candidati alla Regione, con Maurizio Conte che porta la sua esperienza sull’autonomia e il sindaco Loredana Borghesan decisa a rilanciare Montagnana. C’è anche Katia Noventa, per il debutto in politica: «Ho maturato questa scelta e ne ho parlato con Berlusconi. Con grande interesse ho seguito l’ottima gestione della pandemia Covid e mi piacerebbe affiancare il presidente Zaia come figura della società civile al servizio del mio Veneto». Davanti ai microfoni delle tivù, Mariastella Gelmini va all’attacco di Conte e Zingatetti: «Forza Italia è decisiva
Da sinistra: Noventa, Caon, Marin, Gelmini e Toffanin a Padova
renzoni con il suo consueto garbo. Oggi a Venezia il ministro Boccia lo voleva incontrare per parlare di autonomia con i candidati a palazzo Ferro Fini: «Inutile prendersi in giro, l’articolo 116 l’ha scritto Bressa nel governo di centrosinistra nel 2001 a conclusione della riforma Bassanini. Zaia è stato ministro nel 2008 con Berlusconi e Bossi e non ha fatto un passo avanti. Ora con la legge quadro del ministro Boccia possiamo dire che il processo riformista arriverà al traguardo» spiega Lorenzoni. Ieri è stata una giornata di corsa ai tamponi anche per i
candidati che hanno incontrato Lorenzoni nelle ultime 5 giornate: sono una trentina e i tamponi hanno tutti esito negativo. Poi c’è il pubblico che ha partecipato ai dibattiti, quasi 500 persone. I loro nomi sono registrati ma vengono avvicinati dalle Usl per lo screening. Chi non ha incontrato direttamente il professor Lorenzoni e non ha parlato con lui per 10-15 minuti senza mascherina non ha l’obbligo del tampone. Insomma, chi era seduto a 80 metri dal candidato in palestra a Castelfranco può stare tranquillo. —
nel centrodestra e la nostra mission sta nel dialogo con le imprese. Il Veneto è la locomotiva-laboratorio della ripresa, senza la quale non si esce dalla crisi: il reddito di cittadinanza e la confusione burocratica dei Dpcm di Conte ci portano alla rovina, bisogna cambiare rotta». E a Zingaretti, che il giorno prima proprio a Padova era uscito con una frase perentoria: «Il centrosinistra ha salvato l’Italia dalla pandemia Covid», la Gelmini risponde con due battute: «No. Non ci siamo. Conte, il Pd e il M5s non hanno fatto ripartire l’Italia, il settore del turismo è affondato. E sulla scuola la confusione regna sovrana. Da ex ministra dico che avrei fatto un accordo con le scuole paritarie per trovare nuovi locali, invece hanno lanciato la proposta assurda dei banchi con le rotelle. Non ha fallito solo la ministra Azzolina, ma tutto il governo giallorosso». La speaker di FI a Montecitorio fa gli auguri di pronta guarigione ad Arturo Lorenzoni e a Silvio Berlusconi che è in ospedale al San Raffaele a Milano. «Tocca a me sostituirlo. Siamo preoccupati per l’età del presidente, ma ce la farà». Poi parla del referendum costituzionale: «C’è libertà di voto, ma io sosten-
go il sì al taglio dei parlamentari che andrebbe accompagnato da una riforma dei regolamenti parlamentari per dare maggiore efficienza. Giusto risparmiare sugli stipendi». Quanto alla legge elettorale, la Gelmini difende il maggioritario e si dice sorpresa dall’accelerazione che Zingaretti ha impresso all’agenda. «Il Paese è in ginocchio, non sa come ripartire ma Pd e M5S vogliono tornare al proporzionale per restare a Palazzo Chigi. Non è questa la priorità. Bisogna abbassare le tasse, far ripartire l’edilizia e non parlare di legge elettorale che interessa solo a Zingaretti e Di Maio». Due le proposte concrete: spendere bene i fondi che arrivano dall’Ue, a partire dai 36 miliardi del Mes che i grillini non vogliono. «Credo che il Recovery Fund vada destinato innanzitutto a sanità e scuola: queste risorse non possano essere sprecate in mille rivoli e in bonus perché sappiamo che l’Europa non darebbe mai l’ok a un aumento della spesa corrente». Ultima battuta sulle regionali. Se finisce 5 a 1 per il centrodestra che succede a palazzo Chigi? «Credo che si tratti dell’avviso di sfratto a Conte. Noi ci proviamo». —
Salvini e Zaia insieme a Mestre «Non c’è concorrenza interna»
MESTRE
«Chiedo che Venezia sia vivibile per i veneziani 365 giorni all’anno, senza pagare il peso di quanti vengono in città per fare una foto». Matteo Sal-
vini, leader della Lega, ieri a Mestre per la campagna elettorale assieme a Luca Zaia e al segretario regionale Attilio Fontana, fa gli auguri di pronta vittoria ai candidati alle regionali e al Comune del Carroccio. Centocinquanta persone nel chiostro di M9, con l’intero distretto blindato dalle forze dell’ordine nel timore di contestazioni, ad un passo da piazza Ferretto. «Venezia è
preziosa e va curata, non possono venire migliaia di persone per bere e abbandonare una lattina», dice il leader del Carroccio che a Veneza è arrivato venerdì pomeriggio: prima l’incontro, privato, con industriali e albergatori, poi al Lido con smoking indossato dopo anni per la Mostra del Cinema. Ieri mattina la visita a Murano e nel pomeriggio il comizio, con ingresso su prenotazione e distanziamento
ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA
a Mestre. «Nel prossimo governo ci sarà un ministero del Mare» per affrontare i problemi della città e del porto, promette. «Non si possono aspettare 10 anni per togliere dei fanghi dai canali o attendere il via libera dell’ultimo degli uffici». Per Salvini un passaggio fondamentale è «l’autonomia per favorire impresa e lavoro contro le burocrazie». Il leader della Lega smentisce concorrenze intestine con la lista di Zaia, che dal palco ricorda lo slogan inciso nel suo libretto arrivato in tutte le case. «Vota per chi vuoi ma vai a votare» ribadisce il presidente del Veneto in carica. La chiamata al voto è chiara: si teme l’astensionismo. —
il comizio
«Istituirò il ministero del Mare» promette il leader della Lega «Non si possono aspettare dieci anni per togliere i fanghi dai canali della città»
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Matteo Salvini ieri a Mestre con Luca Zaia
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L'ARENA
Domenica 6 Settembre 2020
VERONA
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BATTERIO KILLER. Il giorno dopo la sospensione di Biban, Bovo e Ghirlanda interviene ancora il presidente della Regione
Zaia:«Non siescludono altriprovvedimenti» Nellarelazionedei commissariemergonodubbi suitamponieseguitiaMicrobiologiaperisolare ilCitrobacter: non sonostati segnalatii tanti positivi? Camilla Ferro
Il «giorno dopo», se nel famoso film americano è quello delle disastrose conseguenze della guerra nucleare, nella realtà del Citrobacter è quello delle polemiche. Se le sospensioni del primario della pediatria Paolo Biban, del direttore sanitario Chiara Bovo e di quello ospedaliero Giovanna Ghirlanda, sono state accolte dalle famiglie dei bambini morti («le uniche che hanno sempre avuto e hanno il diritto di parlare», ha commentato Zaia) come «il primo importante passo verso la verità e il riconoscimento delle responsabilità», dai politici «contro» l’amministrazione regionale sono invece state giudicate come un gesto arrivato tardi ed incompleto, inderogabile e di compromesso. Chi ha seguito la vicenda del batterio killer da quando la mamma di Nina per prima (a novembre scorso) e poi quella di Alice (quest’anno in primavera) insieme ad altre due, sono andare in Procura a presentare esposti, punta il dito contro i «tempi lunghi» con cui è intervenuta la Regione. E, in secondo lungo, accusa il fatto che, se i vertici della direzione Aoui dovevano saltare dopo l’agghiacciante relazione degli ispettori regionali, perchè quello più in alto di tutti, il dg Cobello, invece no? La spiegazione che arriva da ambienti veneziani è di carattere logistico: se anche il direttore generale fosse stato sollevato dall’incarico, Zaia avrebbe dovuto nominare un nuovo commissario e i tempi per procedere con i provvedimenti disciplinari non sarebbero stati così veloci, anzi. A Natale, insomma, sarem-
mo ancora qui ad aspettare che l’ipotetico nuovo numero uno dell’Aoui decida di firmare le famose lettere di sospensione che invece Cobello, venerdì notte, in poche ore ha sottoscritto e invito ai destinatari. I tempi con cui il dg ha rimosso i tre camici bianchi, nel giro di 48 dal diktat di Zaia («trova i responsabili e procedi), si sarebbero quindi prolungati, mettendo ancora di più l’ospedale di Borgo Trento e i suoi lavoratori in una condizione di disagio per il clima insostenibile - con tanto di minacce di morte - arrivato a livelli inaccettabili. «Perchè sia chiaro, lo ribadisco», interviene il presidente Zaia, «è prerogativa esclusiva del direttore generale di un’Azienda ospedaliera sospendere, rimuovere o richiamare i suoi dipendenti, nessun altro è titolato a farlo: solamente Cobello poteva, come ha fatto, scrivere le sospensioni del direttore sanitario, di quello ospedaliero e del primario. In Regione, ripeto, siamo stati informati
IlGovernatore: «Lesentenzelefa iltribunale,noi abbiamogarantito difarechiarezza. Ecosìèstato» Ildgsarebbestato lasciatoalsuo postoperpoter procederesubito conlemisure disciplinari
del Citrobacter in giugno, il giorno prima che la direzione decidesse di chiudere la maternità. Da lì, è subito partita la macchina delle verifiche, della commissione, della relazione resa subito pubblica e del richiamo a Cobello a controbatterla e a procedere rispetto agli eventuali responsabili». E ancora: «Abbiamo fatto tutto quello che si poteva per fare luce nella stanza buia in cui s’è consumata questa tragedia. Certo, la più grande incongruenza è quella dei tempi, si parla di anni dal primo caso e di numeri impressionanti, poi si denunciano le carenze strutturali e delle procedure assistenziali, la relazione lo dice chiaramente, tanto che proprio per questo Cobello ha sospeso i vertici dirigenziali dell’Aoui». «Insomma», conclude Zaia, «le sentenze le fa il tribunale, con il quale tra l’altro la Regione s’è messa a disposizione dal primo momento, noi per quello che abbiamo potuto abbiamo garantito alle famiglie che avremmo fatto chiarezza e così è stato. Era il minimo nel rispetto di questi bambini e dei loro genitori». Ma non finisce qui. «Non escludo», termina il presidente della Regione, «che il dottor Cobello possa fare ulteriori approfondimenti e procedere con altri provvedimenti, sempre sulla base di quanto rilevato nella relazione dei commissari regionali». Nella quale, ad un certo punto, si solleva il dubbio sui tamponi eseguiti dal laboratorio di microbiologia per isolare il Citrobacter nella Tin e nella Tip dell’ospedale: davanti a migliaia di esami positivi, come si fa a non aver segnalato nulla? • © RIPRODUZIONERISERVATA
Lereazionipolitiche
«MaCobellol’hamesso ilpresidente,cisono responsabilitàpolitiche» «IlPresidente dellaRegione VenetoZaiaconosce bene FrancescoCobello perchéagli alboridellasua carriera politica,quand’era presidente dellaProvinciadiTreviso, l’attualedirettore generale dell’AziendaOspedaliera UniversitariaIntegratadi Veronaera ilsuo responsabile delbilancio,edera annoverato trai cosiddetti “Zaiaboys“, affermaMichele Bertucco, consiglierecomunale diVerona eSinistrainComune e candidatoal Consiglio regionaleper «IlVenetoche Vogliamo– Lorenzoni Presidente». «Efu sempreLuca Zaia insiemea DomenicoMantoan, ilpotentedirettore dellasanità veneta,avolerlo a capo dell’AziendaOspedalieradi Veronastrappandolo alla sanitàdelFriuliVenezia Giulia», incalza.«Com’èpossibile che dalnovembre 2018adoggi si siasviluppatoun cluster epidemiconell’ospedale di BorgoTrentosenza chela RegioneVenetoo Azienda Zerosiaccorgessero dinulla? Perquestononrisulta credibileZaia quandodichiara: «Puòaccaderechenegli ospedalicisiano infezioni temporanee,maquestaèuna storiachesi ètrascinataper mesi,se nonper anni. Il problemaèchel’abbiamo saputosolo dai giornali...». Ora sonoarrivati i primi provvedimentidisciplinari per il personaledell’ospedale Borgo Trentosono stati sospesiinvia cautelaretremedici.Però non bastanole sospensioni deitre mediciper poter continuarea nasconderele proprie responsabilità». «Zaia,inqualitàdi presidente
dellaRegioneèilresponsabile dellasanitàvenetaedeve assumersile proprie responsabilità»,aggiunge Bertucco,«anche quando avvengonocasidimalasanità comequestoenonsolo chiedendo l’interventodellamagistratura e provvedimentidisciplinari ma anchemettendo inevidenza nominedeltuttodiscutibili e chiedendoscusa alle famiglie colpitedaquestatragedia. Le segnalazionierano statefatte per tempodaparte dellemammeche abbattendoimuri delsilenzio sonoriuscitea far conoscerea livellonazionale igravissimi casidi contagiodacitrobacter nell'ospedalediBorgoTrento». Quattroneonati morti,nove rimasticerebrolesi eben 91 risultatipositivi al batterio:sono numeripesantissimi «che impongonoaltriprovvedimenti a caricodichi non hasaputogestire comeaziendaospedaliera ecome Regionequestagravetragedia». «Èincredibilecome solodopoun annoemezzodianalisi einseguito allabattaglialegaleavviatadauna mamma,si siafatto chiarezzasui tragiciepisodiche hanno coinvoltol'Ospedale dellaDonna e delBambinodiBorgoTrento», dichiaraEnricoCappelletti, candidatoalle regionaliper il MovimentoCinquestelle. «Intuttociò,èinaccettabile che ilgovernatore LucaZaia parlidella vicendacome diqualcosa chenon loriguardie sucuinon poteva averealcuna possibilitàdi intervento.Non bastano le sospensioni.Zaia, inqualità di presidentedellaRegione,è responsabiledellasanità veneta. Enonsoloper prendersi i meriti quandosi parladi“eccellenza sanitaria“ma ancheper assumersi responsabilitàquandoavvengono casidimalasanità comequesto».
L’ingressodell’ospedaledellaDonna e delBambino,aBorgo Trento
Sindacatoe Ordine
UnespostoallaProcura «Gognasocialsuimedici» Ilsindacato deimedici dirigenti Anaao-Assomeddell’Azienda OspedalieraUniversitaria di Veronahadeciso didepositare unespostoinProcura, a firma delsegretarioaziendale Flavio Guerrazziedelvice-segretario regionaleAndreaRossi, per denunciarela gravitàdelle intimidazioni,degliinsulti e delleminaccedimorte comparsesuisocial-network in questigiorni,aggravateda un’attivitàdivolantinaggionon autorizzatoinospedale. «Anaao-Assomedcondanna lagognamediatica eiprocessi sommariintentatiinmodo indiscriminatocontro i colleghi dellapediatria»,silegge nella nota,«ritenendocheogni
decisionespettialla magistratura. Ilclima inaccettabilevenutosia crearemina la serenitàdichi ha sempredimostratograndespirito diabnegazioneal lavoroeai propri doveriistituzionali». Anchel’Ordinedi categoria scendeincampo.«Dopo i volantini denigratori,sono apparsiinsulti e attacchiviolenti sui socialamedici einfermieri,con tantodiminacce fisicheedimorte. Stigmatizziamo questoclimadiviolenzaverbale. Siamovicini allefamiglie dei bambinivittimedel Citrobacter e faremotuttoil possibile perché vengafatta luce», ribadisce il presidenteCarloRugiu. «Anche noichiediamo giustizia e confermiamola nostra fiducia nellamagistratura».
REPORTAGE. All’ospedaledella Donnae delBambino dopoil «terremoto» aiverticilegato alla vicendadell’infezione
«Qui adesso si respira un’aria pesante» «Vicenda assai mal gestita» «InaccettabileinItalia» «Miofiglio natoqui, mi fido» «Allafinepaghiamo tutti» Paolo Mozzo
L’atrio è deserto. Il padiglione 30 dell’Ospedale della Donna e del Bambino, nel giorno dopo il terremoto ai vertici sanitari in seguito alle morti di quattro neonati per l’infezione da Citrobacter koseri, sembra una terra di nessuno. «È un’assurdità, tanto più perché siamo qui e non in un Paese dell’Africa», spiega
Nady, egiziano per nascita e da 30 anni in Italia. «Una situazione che si sposa con leggi sfornate da chi prende stipendi alti, cui non seguono I controlli. Ho lavorato in Norvegia, in un motel poco sotto il Circolo Polare: c’era un incaricato che, tutti i giorni, passava a verificare la salubrità dell’impianto idrico...». Il sole batte sul cemento all’esterno. È deserto anche l’atrio del padiglione 29, che ospita il «day service» ostetrico-ginecologico e pediatrico. Quanto a misure di sanificazione anti-Covid-19 l’intera struttura è attrezzata alla perfezione. Ma la tragedia si è
compiuta nei reparti dei piani alti, inaccessibili (giustamente) se non ai familiari. «Una vicenda gestita male, il clima di questi giorni è davvero brutto e le persone sono ancora molto preoccupate», confida un operatore. Tutti offrono soltanto parole ma niente nomi. L’impatto della disgraziata vicenda, ormai anche di competenza dell’autorità giudiziaria, resta da assorbire. E servirà tempo. «Sì, so tutto. Per fortuna nel mio reparto (chiede di ometterlo, ndr) tutto funziona regolarmente», ammette una studentessa di medicina mentre si avvia a prendere servi-
zio per il tirocinio. Matteo, da poco papà di un maschietto, offre una lettura diversa: «La vicenda purtroppo la conosco ma, per quanto mi riguarda, non ho nulla di che eccepire sull’igiene, l’attenzione e la discrezione da parte degli operatori». Fiducia? «Questo è ciò che vedo e non ho alcun motivo di recriminazione». Poi si infila nell’ascensore verso la sua famiglia, da poco ampliata. La conferma di «un’aria pesante» arriva da due operatrici sanitarie, reduci dalla «pausa caffè» al bar. «Qui si lavora con attenzione e scrupolo», è la premessa. «Di fat-
to adesso la pressione, anche mediatica, è davvero elevata». In parallelo con la gravità di una situazione emersa anche grazie alla cassa di risonanza dell’informazione. «Ma il risultato non cambia, qui paghiamo, alla fine, tutti», osserva una di loro. «Le infezioni nosocomiali, purtroppo, esistono, come i batteri ormai sempre più resistenti. Il fatto è che un anziano morto per queste cause non conquista le prime pagine dei giornali. I bambini, per forza di cose, sì». È una chiara evidenza clinica. Ma a chi ha perso un figlio di certo non può bastare. •
Ingressoaipadiglioni dell’OspedaledellaDonna edelBambino
CASTELFRANCO
DOMENICA 6 SETTEMBRE 2020 LA TRIBUNA
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Verso le elezioni del 20 e 21 settembre alle urne per regionali, referendum e amministrative
Zaia e Salvini tirano la volata «Marcon merita la conferma» I big del Carroccio ieri sera all’Antica Postumia per la tripla campagna elettorale Mentre il governatore pare “blindato”, a Castelfranco la partita è tutta da giocare Davide Nordio / CASTELFRANCO
La Lega carica i suoi per il doppio appuntamento elettorale del 20 e 21 settembre di Castelfranco, dove si voterà oltre che per le regionali anche per le amministrative. E all’Antica Postumia di Fanzolo mette in campo, oltre a Stefano Marcon e Luca Zaia che cercano la conferma, anche il segretario Matteo Salvini. E a tutti e tre emerge una preoccupazione: l’astensione. CHIAMATA AL VOTO
Anche se, almeno per le regionali, i sondaggi danno Zaia per supervincente, Salvini fa innanzitutto l’appello ad andare a votare: «Un voto che per il Veneto sarà importante anche in vista dell’autonomia. Abbiamo perso troppo tempo. Abbiamo impegnato su questo anche gli alleati. Quando arriviamo al governo, la partita sarà chiusa in pochi minuti. Per il voto sia in Veneto che a Castelfranco, squadra vincente non si cambia». Anche per Zaia è importante che tanta gente vada a votare: «Mi preoccupa il fatto che qualche amministrazione stia cercando seggi alternativi alle scuole dove ci sono quelli tradizionali. Spostarli adesso e creare disorientamento è il sistema migliore per favorire l’astensionismo». E pure Marcon sottolinea il concetto. PARTITA CASTELLANA
Ma la domanda che tutti si
fatto per l’ospedale e su altre partite. Noi confermiamo tutto quello che abbiamo fatto». ASSE CON VENEZIA
E i rapporti tra Regione e Comune sono anche il tema dell’intervento di Marcon: «Si dice che Marcon sia prono a Zaia (in riferimento all’ospedale, uno dei principali temi di confronto in questa campagna elettorale castellana, ndr): io lo prendo come un complimento perché quando si critica Zaia e la sanità veneta a mio avviso si prende un granchio, perché la sanità veneta è tra le migliori d’Europa. Per l’ospedale di Castelfranco si può sempre ancora migliore e alcune idee sui servizi territoriali li abbiamo già in pista per dopo il 20 settembre». Sull’onda dell’entusiasmo leghista che vede dal palco, Marcon ricorda che la Lega per lui è stata un faro nell’amministrazione fin degli esordi del suo primo mandato: «Ricordo che appena eletto ma non ancora insediato in città ci hanno mandato 21 clandestini. La mia reazione ferma e immediata con una ordinanza di sgombero ha permesso che non ci fossero più sorprese di questo tipo da noi».
pongono è come sia la percezione dalle parti del Carroccio su quello che sarà il risultato dell’appuntamento elettorale a due settimane dal voto. Non tanto, stando ai sondaggi, per Luca Zaia, quanto per Stefano Marcon: «Le sensazioni sono
ottime, basta vedere quanta gente c’è qui oggi – dice Zaia – anche per Castelfranco. Marcon ha modo di portare in dote la sua buona amministrazione ed è giusto che io sia qui a sostenerlo. La Regione supporta tutti i Comuni e non lo
fa per la campagna elettorale, l’azione messa in atto sia nei cinque anni dell’amministrazione Marcon sia in quella precedente di Luciano Dussin sono sotto gli occhi di tutti in termine di investimenti. Basti pensare a quello che è stato
Lorenzoni positivo Covid «Qui norme rispettate» CASTELFRANCO
«Dateci fiducia, datecela ancora – è l’appello finale di Marcon – Abbiamo cominciato gli incontri con i cittadini, dove abbiamo illustrato le tante cose che abbiamo fatto per la città, almeno un macro intervento per frazione. L’ultima ciliegina è la trasformazione del padiglione L dell’ospedale in scuola, una riqualificazione del patrimonio pubblico che abbiamo fatto soprattutto con i soldi nostri perché i fondi del governo potevano essere impiegati solo per edifici già ad uso scolastico. Occorre lo spirito di essere concreti, di saper far sintesi e di decidere. Io il bicchiere lo vedo mezzo pieno», conclude il sindaco che punta al bis. —
Tra gli eventi cui ha partecipato Arturo Lorenzoni, il candidato presidente della Regione del centrosinistra risultato poi positivo al Covid, c’era anche quello di Castelfranco dove mercoledì scorso nell’aula magna delle medie Giorgione sono stati presentati i candidati castellani del centrosinistra alle elezioni regionali davanti a un pubblico di novanta persone: sul palco, assieme a lui, Claudio Beltramello, Giovanni Colombo, Lucia Ammendolia, Lucia Celi, e il candidato sindaco Sebastiano Sartoretto. Ma per il servizio igiene e prevenzione dell’Usl 2 il rischio di contagio è praticamente zero, grazie alle norme applicate dagli organizzatori: «Siamo andati ben oltre alle precauzioni richieste – spiega Michele Seno, segretario provinciale di Articolo 1 – oltre all’uso permanente della mascherina, il distanziamento tra relatori e pubblico e tra il pubblico (che non si è mai mosso dal suo posto), l’igienizzazione delle mani e dell’unico microfono a ogni passaggio di mano, abbiamo predisposto, seppur non prevista, anche la misurazione delle temperatura per tutti: anche per Arturo Lorenzoni che è risultato avere una temperatura di 36 gradi e qualcosa». L’invito è comunque di sottoporsi al test: «Soprattutto – conclude Serena – chi ha avuto contatti fuori dalla sala senza inavvertitamente rispettare le norme». —
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D.N.
L’APPELLO FINALE
Matteo Salvini, Luca Zaia e Stefano Marcon ieri sera all’Antica Postumia di Fanzolo
l’incontro in città
il caso
presentata la lista
Braccio teso della candidata «Era un gesto involontario»
«C’è un lavoro da finire» Forza Italia giura fedeltà Il vicesindaco Giovine difende la bontà di quanto fatto finora «Continuiamo a impegnarci per il futuro della città»
CASTELFRANCO
Dopo la polemica scatenata dall’Anpi per i post razzisti e sessisti di un candidato di Fratelli d’Italia, ora arriva quella per un’altra candidata dello stesso schieramento, Angela Tirelli. Qualcuno ha notato che sulla prima pagina del nostro giornale un anno fa, precisamente il 26 agosto 2019, appariva all’interno di un gruppo che faceva il saluto romano in occasione della commemorazione dei caduti della Repubblica sociale italiana al Bus de la Lum sul Cansiglio. E a prima vista anche lei pare con il braccio alzato. «L’ho ben presente quella foto – dice Tirelli,
CASTELFRANCO
Angela Tirelli, nel cerchio: saluto romano o gesto involontario?
presidente del circolo FdI di Paese – ma non stavo facendo il saluto romano: lo scatto mi ha colto con il braccio un po’ alzato, ma è stata una pura coincidenza. E quando l’ho vista, ho pensato che non sarebbe passata inosservata. Ma ripeto, non era assolutamente intenzionale. Questo nulla toglie a quanto penso come persona di destra: ritengo fonda-
mentale che la nostra storia non venga dimenticata, nel bene o nel male. E ritengo doveroso onorare la memoria di chiunque abbia dato la vita per l’ideale in cui credeva e per il nostro Paese, senza alcuna distinzione». Una retromarcia parziale che probabilmente non basterà a spegnere le polemiche. — D.N.
Portare a termine i progetti decollati in questi cinque anni, sempre in stretta collaborazione con il sindaco Stefano Marcon: anche Forza Italia ha presentato ieri la sua squadra che correrà nella coalizione “Castelfranco la città che amiamo”. «I contatti avuti in questo periodo – spiega Gianfranco Giovine, capolista e vicesindaco uscente – ci dicono che il lavoro di questi anni è stato molto apprezzato, sia da
parte mia che da quello dei consiglieri Claudio Bergamin e Fiorenzo Basso. Come assessore, nei miei tre referati, i risultati sono stati importanti: per il turismo, la città ha superato nel 2019 la soglia delle centomila presenze anche per merito di un lavoro di promozione che oltre ai canali classici, ha visto la divulgazione televisiva sui principali canali. Inoltre abbiamo riaperto lo sportello Iat. Sulla progettazione europea va sottolineato il progetto Varcities che in collaborazione con l’università di Padova, creerà un laboratorio a cielo aperto tra casa di riposo, ospedale e parco Bolasco per il benessere della persona: e Castelfranco è l’unico partner ita-
liano. Sul fronte del personale del Comune, pur scontando una carenza di organico, abbiamo puntato sulla formazione. E ci stiamo preparando per la creazione di sportelli polifunzionali che saranno un unico punto di riferimento non solo per i servizi comunali, ma anche per quelli energetici e l’Inps». Giovine sottolinea anche l’apporto dei consiglieri Basso e Bergamin: «Il primo ha continuato il suo impegno per vedere realizzata la pista ciclabile di Campigo, attualmente in costruzione, mentre il secondo si è interessato del recupero della ex scuola di Treville, i cui lavori sono pressoché ultimati». — D.N.