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GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2020 - ANNO XVIII - N. 209
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Live
La scomparsa
Vicenza in festival Elisa e Arisa star sul palco
IMPRESE, UN NUOVO MODELLO di Piero Formica
P
er l’occupazione nel Veneto suona la campanella d’allarme. Secondo Assindustria Venetocentro, l’87% degli imprenditori trevigiani e padovani intervistati ritiene «abbastanza (53,5%) o molto prevedibile (33,6%) un forte aumento della disoccupazione nei prossimi sei mesi». L’Associazione sottolinea la necessità di «incidere sui nodi strutturali con riforme e investimenti, volti al rilancio dell’economia, dell’impresa e del lavoro». Tra i nodi da troncare con un colpo di spada, c’è l’invecchiamento dell’imprenditorialità veneta e dei giovani che non creano imprese. A tirare un fendente dovrebbe contribuire FinTech, la combinazione di tecnologie digitali e servizi finanziari che nel 2019 aveva registrato una crescita del fatturato nell’ordine del 40%. Il Veneto copre solo il 3% delle 278 società FinTech attive in Italia. Per più del 50% di queste, la sede è in Lombardia. Il Veneto, come l’intera comunità nazionale, soffre della debolezza di finanziamenti da destinare a investimenti con alte prospettive di reddito e di rischio. L’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano ha riscontrato che «in Italia nel Venture Capital si investe ancora solamente 1/7 di quanto fanno le controparti tedesche e circa 1/6 di quanto finanziato in Francia». Conseguentemente, il nostro paese è stazionario al decimo posto nella classifica europea delle startup tecnologiche che riescono a scalare la montagna della crescita.
continua a pagina 12
2.52 Km/h 67%
VEN
SAB
DOM
LUN
17°/ 26° 18°/ 27° 19°/ 27° 19°/ 26°
a pagina 15 Visentin
VENEZIA E MESTRE
LE ALTRE EDIZIONI: Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona
25°
Sereno
Daverio, gli amici veneti: «Arguto e appassionato»
a pagina 15 Verni
Oltre la crisi
Distribuito con il Corriere della Sera - Non vendibile separatamente
Gregorio Magno
corrieredelveneto.it
Verso la riapertura delle scuole I risultati su 32 mila tra insegnanti e amministrativi che si sono sottoposti allo screening
Cinquecentoprofpositivialtest Il piano: tamponi rapidi se c’è un alunno infetto. Il governatore: boom di contagi per i vacanzieri La Mostra
del Cinema
VENEZIA Sono 481 su 32mila gli insegnanti risul-
tati positivi al test: verranno ora sottoposti al tampone di verifica. Il dato è stato reso noto ieri. In Veneto, inoltre, unica regione assieme al Lazio, scatteranno i tamponi rapidi a scuola se un alunno risulterà infetto. a pagina 6 Bonet NE MANCANO CINQUECENTO
«Bus privati, servono garanzie da Roma» di Martina Zambon
P
iù domande che risposte sul rebus trasporti-scuole. Con la capienza all’80% servirebbero 500 bus in più e una sessantina di milioni (che ci sono solo in parte). a pagina 6
VERONA LA REGIONE: PUNIREMO I RESPONSABILI
Batterio killer all’ospedale, il pm: omicidio colposo di Andrea Priante e Davide Orsato
L
a procura di Verona indaga per omicidio colposo, nell’ambito dell’inchiesta sulle cause del batterio killer che ha ucciso quattro bimbi ricoverati in terapia intensiva neonatale a Borgo Trento. Intanto infuria la polemica poltica, con il governatore Zaia che chiede al dg di prendere provvedimenti.
Lido, l’orgoglio sul red carpet e l’appello del Leone Tilda VENEZIA Le star, il primo red
carpet, i direttori uniti sul palco: è partita al Lido la Mostra del Cinema più coraggiosa. L’appello di Tilda Swinton, che ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera: «Che bella Venezia senza grandi navi». a pagina 2 D’Ascenzo
a pagina 7
CIRCOLARE NON CONTEMPLA LA LISTA ZAIA
SispingesololaLega ildiktatdividelabase
IL VIAGGIO
E i selfie stick superano il muro di Camilla Gargioni
VENEZIA Dopo
l’indicazione di Fontana, «Sostegno solo alla lista Lega», Zaia minimizza «Avrei fatto lo stesso» ma la base è in subbuglio e nei gazebo si promuovono tutte e tre le liste del Carroccio. a pagina 5
a pagina 3
Sondaggio,Brugnarooltreil60percento Baretta fermo al 24. Polemica sul volantino del sindaco. I big arrivano a Venezia L’ultimo sondaggio, commissionato all’istituto demoscopico Noto, da Luigi Brugnaro oltre il 60 per cento già al primo turno, con il candidato del centrosinistra fermo al 24 per cento. Una sfida che con questi numeri sarebbe tutta interna al centrodestra tra Lega e fucsia. Intanto ieri l’ex assessore Ugo Bergamo ha attaccato Brugnaro sul volantino/giornale che sta inviando alle famiglie: «Dipinge una città che non esiste, lascia un’eredità pesante».
VENEZIA
a pagina 10
VENEZIA, DECISIONE DELLA FONDAZIONE PINAULT: È DIBATTITO
OLTRE 60 SOCIETÀ AFFILIATE IN TUTTA ITALIA Uccide la compagna, opera rimossa a pagina 8 Zicchiero
Un progetto unico per promuovere e diffondere il modello tecnico di Udinese Calcio
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Corriere del Veneto Giovedì 3 Settembre 2020
VE
Politica Uomini e partiti Nominato da Speranza
Mantoan diventa dg dell’Agenas e lascia il Veneto Si rafforza Dal Ben
VENEZIA «Buongiorno a tutti, si
ribadisce che tutte le sezioni territoriali devono fare campagna elettorale solo per la lista Lega. Ringraziando per la collaborazione si unisce un cordiale saluto» firmato «La Segreteria Regionale Liga Veneta per Salvini Premier». Tre righe in croce capaci di scatenare uno tsunami di malcontento in casa Lega. Il «repetita iuvant» inviato dal commissario Lorenzo Fontana a tutte le sezioni del Carroccio in pieno fermento da campagna elettorale ha creato più di qualche mal di pancia. Soprattutto a Padova dove capita che il neo commissario provinciale (ma anche deputato e sindaco di Borgoricco) Alberto Stefani non faccia mistero del suo sostegno incondizionato a Giulio Centenaro. Il
Si prepara a lasciare il Veneto, Domenico Mantoan, direttore generale della Sanità regionale. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il decreto di nomina del manager vicentino a direttore generale di Agenas, l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali, di cui Mantoan era commissario da maggio. Da quando cioè lo stesso Speranza, con il decreto legge «Liquidità» e alla luce dell’emergenza Covid-19, decise di commissariare una struttura ferma da fine 2019 per l’allontanamento dell’ex dg Francesco Bevere, consegnando al responsabile della sanità veneta «i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione». Ora, alla vigilia della scadenza del mandato legato al-
VENEZIA
Insieme Nella foto, da sinistra, il commissario regionale Lorenzo Fontana, Matteo Salvini e Luca Zaia durante il «patto delle ciliegie» a Verona
Zaia-Lega, si accende il derby E la base ora è in subbuglio
CaoserecriminazionidopolacircolarediFontana:«Sostegnosoloallalistadipartito»
problema è che l’enfant prodige della Lega sostiene un nome candidato in lista Zaia. Gli avversari interni si chiedono se il commissario provinciale non dovrebbe essere più neutro ma, in generale, sono molti i militanti che avrebbero apprezzato indicazioni più percorribili come lasciare «libertà di coscienza» alle sezioni che esprimono un candidato, che sia in lista Zaia o in lista Lega, e alle altre sezioni la comprensibile indicazione di sostenere i candidati della lista «ufficiale». Tensioni interne a parte, i gazebo di questi giorni parlano da soli: i vessilli del Carroccio svettano per tutti ma sui tavolini convivono pacificamente i materiali elettorali delle «tre liste Lega», quella ufficiale, quella del presidente e la terza lista Veneta Autonomia. In tanti, a microfoni spenti, fanno spallucce: «E se anche mi colgono sul fatto a fare campagna per la lista Zaia cosa fanno? Mi sospendono? Mi commissariano la sezione? Tanto sono già tutte commissariate...». L’effervescente mood della campagna elettorale vivifica il derby in campo leghista che,
pare sempre più lampante, sarà il vero risultato a cui guardare a urne chiuse. Ci mette del suo anche il governatore Luca Zaia che, interrogato sulla vicenda, ha commentato: «Io avrei fatto lo stesso, non ho mai trovato un partito o, diciamo, un’azienda che lavora per un’altra azienda. Non comprendo il problema, tant’è che nella pubblicità si investirà molto per la Lega». L’evocazione di due par-
❞
Sbrollini È la conferma che Zaia lotta per la leadership nazionale, nel 2023 elezioni anticipate...
titi, pardon, aziende distinte, alludendo alla lista del presidente e a quella del Carroccio, somiglia a un lapsus freudiano. «Ci sta, è normale che la Lega difenda la lista Lega, - filosofeggia Flavio Tosi - a livello nazionale viene data una lettura competitiva sulle due liste ed è molto probabile se non scontato che la lista Zaia sorpassi la Lega, fa parte della politica di oggi, una politica
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Lorenzoni Le dinamiche interne alla Lega non mi appassionano, si lavino i panni sporchi in casa loro
fortemente personalizzata. È capitato anche a me nel 2012, la mia lista fece il 38%, quella della Lega l’11%. A me mancano un po’ i partiti tradizionali, la Lega non lo è più, porta il nome di Salvini». Se l’ex antagonista di Zaia si avventura in una previsione(«Lista Zaia 30%, lista Lega 20%») nelle sterminate praterie degli avversari alle Regionali, l’unico affondo arriva dalla renziana Daniela Sbrollini: «Questo conferma la guerra aperta fra due partiti per la leadership nazionale della Lega. Quindi chi sceglie Zaia oggi si ritroverà ad andare ad elezioni anticipate nel 2023 quando lui lascerà per Roma. Zaia ha già abbandonato questa regione, gli interessa solo gareggiare a livello nazionale. Italia Viva è l’alternativa alle due Leghe e alla sinistra, questo il mio appello per un voto utile alla nostra lista». Laconici sia Arturo Lorenzoni (centro sinistra) che Enrico Cappelletti (M5s): quasi all’unisono commentano «Mi appassiona poco il tema, i problemi sono ben altri, si laveranno i panni sporchi in casa loro». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenico Mantoan È anche presidente dell’Aifa
La vicenda ● Due giorni fa il commissario regionale della Lega, Lorenzo Fontana, ha scritto alle sezioni del partito ribadendo che la campagna elettorale va fatta sulla lista Lega ● Ieri Zaia ha commentato: «Non ci vedo niente di strano, non ci sono aziende che lavorano per altre aziende, credo avrei fatto lo stesso
l’ultimo decreto Conte che fissa al 15 ottobre il termine dello stato di emergenza sanitaria, la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al nome di Mantoan in anticipo rispetto alla data di metà settembre indicata dal «decreto agosto». In questi giorni il manager firmerà il contratto e poi manderà la lettera di dimissioni al governatore Luca Zaia, con il quale dovrà trovare un accordo sui 30 giorni di preavviso previsti dal contratto in Veneto, che sarebbe scaduto sei mesi dopo la nomina della prossima giunta regionale, quindi a marzo 2021. Mantoan, a capo della Sanità regionale dal 2010, dall’anno scorso è anche presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco, carica che manterrà perché non incompatibile con il ruolo in Agenas, del cui cda ha fatto parte dal 2012 al 2017. Di fatto ha già iniziato a lavorare per rimettere in piedi l’Agenzia, in attesa del presidente, che le Regioni nomineranno dopo le elezioni dei prossimi 20 e 21 settembre. L’anno scorso la scelta era caduta su Manuela Lanzarin, assessore veneto alla Sanità, però mai insediata proprio perché la struttura ha smesso di funzionare. Per la non facile successione al trono di Mantoan il nome che circola più insistentemente è quello di Giuseppe Dal Ben, dg dell’Usl Serenissima e fedelissimo di Zaia. Nell’ambiente si parla anche di Giovanni Pavesi, dg dell’Usl Berica, però penalizzato dal peccato originale di aver coperto il primo mandato, alla guida dell’ex Usl 17 di Monselice, su designazione di Giancarlo Galan, allora governatore. M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario
Piano per la scuola: un solo positivo non farà chiudere l’intera classe Lanzarin illustra le linee guida: prima test a tappeto. Istituti in lockdown solo se gli epidemiologi segnalano rischio di focolai rà assistito dal medico di base o dal pediatra per la valutazione clinica, il test diagnostico e la successiva, eventuale, presa in carico da parte del sistema sanitario».
Filippo Tosatto / VENEZIA
Se uno studente, un docente o un collaboratore scolastico risultasse positivo al test rapido sul coronavirus, il dipartimento prevenzione del Veneto avvierà un’immediata indagine epidemiologica sui contatti trasversali del contagiato ma non disporrà la chiusura “automatica” della classe o dell’intero istituto. L’eventualità sarà valutata alla luce dell’esito degli accertamenti e assunta, extrema ratio, qualora si profilasse il rischio di un focolaio. È questa la principale novità che emerge dalle linee guida dell’Istituto superiore di sanità riguardanti il circuito dell’istruzione (dall’infanzia alle superiori) trasmesse alla Regione, cui spetta la responsabilità del contrasto e della profilassi in materia di pandemia.
L’INTERVENTO DEI GENITORI
Che accadrà nel frattempo a a scuola? «Inizierà la ricerca dei contatti e se il tampone risulterà positivo saranno avviate le procedure di quarantena, sia per il contagiato che i familiari e i contatti più stretti, previste dalla legislazione nazionale. I controlli nell’istituto? Il dipartimento di prevenzione valuterà la strategia più adatta circa lo screening al personale e agli alunni, in considerazione della situazione specifica e delle mi-
Il trasporto pubblico locale sarà insufficiente La Regione stanzia 8 milioni per rafforzarlo
DALL’INFANZIA ALLE MEDIE SUPERIORI
Ad illustrare le misure in atto a partire dal 14 settembre, messe a punto con il contributo specifico del capo dipartimento prevenzione del Veneto Francesca Russo (il piano prevede che ogni scuola abbia un referente diretto nel dipartimento e un «collegamento» con medici curanti e pediatri) è l’assessore alla Salute Manuela Lanzarin che, nel dettaglio, prefigura così l’iter: «In premessa, c’è il “patto di responsabilità” tra scuola e famiglie, i genitori sono impegnati a controllare la salute dei figli e a trattenerli a casa in presenza di febbre o di altri segnali di malessere. Detto questo, in linea generale, il ragazzo (o l’operatore) che presenti sintomatologia sospetta per Covid-19 a scuola, dovrà essere allontanato dalla classe e fatto permanere in altro ambiente indossando la mascherina chirurgica. Attenderà l’arrivo dei genitori e sa-
Pochi giorni al rientro in classe, sono state messe a punto le procedure sanitarie
il rePort Quotidiano
Crescono i positivi e i ricoveri Il governatore: «Effetto vacanzieri» In Veneto sale ulteriormente il numero dei positivi al test coronavirus: ora sono 23.238, +117 nelle ultime ventiquattr’ore. Solo una piccola parte (1,5%) è sintomatica e ha sviluppato effettivamente la malattia, ma la tendenza resta preoccupante. «C’è un sensibile apporto dei vacanzieri a questa impennata e mi riferisco in particolare a quelli che rientrano da Sardegna, Malta, Croazia,
Zaia illustra il report sanitario
I pensionati Cgil-Cisl-Uil lamentano la stagione di tagli nel pubblico e chiedono maggiori investimenti in personale delle Ulss e posti letto
I sindacati: con il pretesto del virus cresce il ricorso alla sanità privata LA PROTESTA
iminuzione dei posti letto e del numero di impegnative di cura domiciliare, riduzione del personale delle Ulss, trasferimento di risorse dal pubblico al privato:
«D
la sanità veneta, che pur risulta fra le migliori in Italia, era “malata” ben prima dell’emergenza coronavirus». Lo affermano, i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, esibendo a riguardo una serie di ricerche indipendenti: «Sono sei mesi che parlare di sanità vuol dire quasi esclusivamente parlare di Covid», os-
servano Elena Di Gregorio, Vanna Giantin e Fabio Osti, «salvo i casi gravissimi, l’accesso agli ospedali e l’assistenza generale per le altre patologie preesistenti e l’attività ordinaria, già caratterizzati da liste d’attesa lunghe o lunghissime, sono stati per circa tre mesi interdetti con un effetto di trascinamento che subiamo oggi e
Spagna» commenta il governatore Luca Zaia «Nulla di drammatico, la situazione resta sotto controllo e l’impatto sul sistema sanitario è del tutto sostenibile, ma è giusto sottolineare questa dinamica». Ancora, i decessi restano invariati - 2.123 - mentre i ricoveri dei pazienti in condizioni non critiche salgono lievemente (da 152 a 156) così come quelli dei degenti nelle terapie intensive che lievitano da 13 a 15. Imponente il numero delle persone in isolamento domiciliare fiduciario: sono 7.618, un terzo dei quali risulta positivo al test. I dimessi, infine, salgono a 3.865. —
sconteremo ancora nei prossimi mesi». Ancora: la mancata attuazione di uno dei progetti più ambiziosi della Regione, che negli ultimi due Piani sociosanitari aveva assunto come priorità “meno ospedale più territorio” . «I posti letto negli ospedali sono sì diminuiti (-1258 nel periodo 2013/2019), ma quelli territoriali fra ospedali di comunità, unità riabilitative e hospice sono stati attivati solo per il 59% rispetto alla programmazione. Siamo poi di fronte a una costante diminuzione del numero di impegnative di cura domiciliare, per dare due parametri: -2566 quelle per anziani con basso bisogno assistenziale, –956 quelle per anziani con demenza. E ancora, il personale delle Ulss si è ridotto
sure preventive adottate dall’istituto dove si è verificato il caso». In proposito, ad oggi 32 mila gli insegnanti hanno aderito al test sierologico volontario: 481 i “falsi positivi” (è uno screening utile a restringere il campo accertando in partenza la negatività). Quelli reali non dovrebbero superare la mezza dozzina. CHIESTI I TERMOSCANNER
Intanto il Veneto ribadisce al Governo la richiesta di termoscanner all’ingresso di elementari, medie e superiori: «Al momento, il ministero si limita a “raccomandare” la misurazione della temperatura. Nel Veneto, dove abbiamo competenza in materia di asili e materne, l’abbiamo invece resa obbligatoria d’intesa con i responsabili scolastici» puntualizza Lanzarin. La
del 2,4%, e la sua età media è in continua crescita: nel 2021 sarà di 50 anni per il personale sanitario e di 54 per i tecnici e amministrativi». A queste riduzioni, tuttavia, corrisponde un aumento dei bisogni sanitari della popolazione: «A questi si sta sempre più rispondendo il privato, con un pericoloso spostamento di risorse pubbliche» contestano i sindacalisti «Per superare il problema delle liste d’attesa aggravato oltre misura dal Covid, il decreto di agosto consente alle Regioni di aumentare fino a 10 milioni di euro il monte ore di assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata (erano 6 milioni a marzo): per il Veneto significa 682 mila euro di spesa suplementare». —
riammissione in classe? In caso di positività al virus si attenderà la conferma di avvenuta guarigione - leggi effettuazione di due tamponi risultati negativi a 24 ore di stanza con attestazione rilasciata dal medico- in presenza di sintomi sospetti ed esito negativo del test, il rientro avverrà «previa attestazione di conclusione del percorso terapeutico raccomandato». Infine, se lo studente è assente per condizioni cliniche estranee al Covid, saranno i genitori a presentare «una specifica autocertificazione». LA GRANA DEI TRASPORTI
Altra mina vagante ai tempi del coronavirus è il trasporto pubblico locale. A riguardo, Luca Zaia ha annunciato uno stanziamento di 8 milioni di euro, destinati a far fronte alle prime spese di rafforzamento del servizio che si varrà anche dell’aiuto privato alla luce della riduzione del 20% dei posti utilizzabili sui mezzi decisa dal ministero. Snocciolate le cifre - sul territorio regionale i mezzi pubblici compiono ogni giorno 350 mila km su gomma, mille ore di navigazione e 700 corse ferroviarie - il governatore non cela la preoccupazione. «Se facciamo riferimento alla capienza piena e ai flussi pre-Covid, vediamo che il problema è ancora complesso, nonostante la vittoria del Veneto che, per primo, aveva chiesto a livello nazionale di elevare la capienza all’80%. Per rimpiazzare la quota rimanente, ci servirebbero 500 veicoli in più: solo per arrivare a fine anno il costo complessivo ammonta a 30 milioni, è evidente allora che i finanziamenti governativi, 200 milioni da suddividere in tutto il Paese, sono assolutamente insufficienti». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il ministro
D’Incà: «Entro domani in Veneto arriveranno 3.660 nuovi banchi» «Il Governo sta lavorando con impegno per l’avvio del nuovo anno scolastico in piena sicurezza. Tra le misure adottate è prevista l’adozione di nuovi banchi singoli e di sedie per garantire la distanza tra gli studenti», afferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. «In Veneto», fa sapere a riguardo «entro domani arriveranno i primi 3.660 banchi, 1.835 sedie e 1.406 sedute innovative per i nostri ragazzi: arredi scolastici per le scuole della provincia di Treviso e per quella di Padova».
GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
domani a padova
Il Piano per l’Innovazione all’anteprima Digitalmeet La ministra Pisano incontra Università, categorie economiche e giovani imprese per un confronto sulle scelte e gli investimenti nelle tecnologie più avanzate genza artificiale e della cyber security e favorire uno sviluppo trasparente, inclusivo e sostenibile. Sono questi gli obiettivi di un Piano per l’Innovazione 2025 di cui il Paese ha davvero un profondo bisogno se è vero che l’Italia rimane ancora in fondo a tutte le principali classifiche europee in materia di competitività digitale.
Riccardo Sandre / PADOVA
Passa per Padova e approda al Digitalmeet il Piano nazionale per l’Innovazione 2025. Sarà infatti l’anteprima della più grande Kermesse di alfabetizzazione digitale del Paese, pronta ad aprire i battenti tra il 20 e il 24 ottobre 2020, ad ospitare la ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano domani a partire dalle 14.30 agli spazi all’Icenter di via Savelli 30, a Padova. Un incontro a numero chiuso, 50 i posti disponibili a causa delle norme sanitarie di emergenza, che sarà invece aperto a tutti in versione digitale come è previsto dalla grande parte degli eventi di questo ottavo Digitameet. Realizzare una società digitale con accesso ai servizi online della PA per imprese e cittadini, potenziare l’innovazione nel Paese con nuove tecnologie nei campi della robotica, della mobilità, dell’intelli-
Alfabetizzazione digitale: l’edizione 2020 è in programma dal 20 al 24 ottobre
La ministra per l’Innovazione tecnologica Paola Pisano
verso le elezioni regionali / 1
Battaglia di Guadagnini «Riaprire le case chiuse lo vogliono 3 veneti su 4» PADOVA
Secondo un sondaggio dell’istituto Fabbrica Politica, la maggioranza dei veneti è a favore della riapertura delle case chiuse, e il Partito dei Veneti vuole essere in prima linea per portare avanti quella che il candidato governatore Antonio Guadagnini definisce una «battaglia di civiltà». Lo fa con l’appoggio dello speaker di Radio 24 Giuseppe Cruciani, storico conduttore del celebre program-
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REGIONE
ma “La Zanzara”, sostenitore della legalizzazione della prostituzione in Italia. «Milioni di italiani vanno a prostitute, e molti vanno a portare la loro ricchezza all’estero, nei paesi dove è legale» ha argomentato Cruciani. Questione di pragmatismo: «Così si perde un’opportunità di guadagno per degli imprenditori italiani e per lo Stato». A rispondere al quesito posto dal sondaggio presentato ieri dal movimento indi-
pendentista è stato l’85% degli intervistati; di questi, il 73% si espresso a favore della riapertura delle case chiuse, vietate nel 1958 con la Legge Merlin. Il conduttore ha poi aggiunto: «È un tema che un impatto diretto sulla vita quotidiana delle persone, sugli incassi dello Stato». «La scelta non è tra l’esistenza o l’eliminazione della prostituzione. Parliamo di un fenomeno che esiste da sempre e che non si può eliminare» ha spiegato il leader del movimento Guadagnini «Si tratta di creare degli spazi dove si possa esercitare questa professione in modo libero e sicuro, per contrastare lo sfruttamento e assicurare degli standard sanitari. In Austria la prostituzione di strada è scomparsa. È una questione che va affrontata
A discutere non solo degli obiettivi ma anche e soprattutto delle potenziali azioni concrete da mettere in campo saranno, oltre alla ministra Pisano anche i rappresentanti di tre giovani imprese innovative (Prorob, Raintonic, SmartMold), il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Padova Rosario Rizzuto, il
a livello nazionale, ma visto l’immobilismo che c’è in Italia bisogna quantomeno aprire una breccia in Regione. Avevamo già presentato una proposta di legge, arrivata in Commissione sanità in Consiglio regionale, ma è stata affossata dalla Lega per un mero calcolo politico». E direttamente dalla «famiglia della Zanzara» viene uno dei candidati al Consiglio regionale per il Partito dei Veneti nella lista della provincia di Venezia, Giancarlo Dolfin, coinvolto nel progetto proprio da Cruciani dopo essersi interessato alla causa autonomista del movimento. «Con le case chiuse spariscono protettori e sfruttatori. L’alternativa è lasciare delle persone in strada senza tutele». — ROBERTO RAFASCHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
presidente della Camera di commercio di Padova Antonio Santocono, Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere, Roberto Santolamazza, direttore generale dell’Incubatore t2i, e Gianni Dal Pozzo, Ad di Considi. Il compito di coordinare l’incontro è affidato a Gianni Potti, Cofounder Digitalmeet e Presidente Cnct Servizi Innovativi Confindustria. «Siamo davvero molto orgogliosi di ospitare per la prima volta a Padova il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano» ha detto Potti «Una scelta che è per noi testimonianza di un’attenzione e volontà di ascolto del territorio ma pure un tributo a tutti i volontari, gli evangelist, il Comitato scientifico e gli ambassador di questo evento che dilaga oramai da alcuni anni in tutto il Paese grazie all’entusiasmo che i temi dell’innovazione portano con loro. L’incontro di domani sarà occasione per una riflessione concreta su di un Piano nazionale per l’innovazione 2025 che deve riempirsi di contenuti, fondi e operatività strategiche per garantire al Paese quella spinta infrastrutturale e culturale di cui ha la necessità». Ma sarà compito della ministra Pisano anche di insignire Aspiag Despar Nordest del Digitalmeet Award per l’alfabetizzazione digitale. Un riconoscimento che l’organizzazione ha voluto assegnare per un percorso iniziato nel 2016 e mai venuto meno. —
decreto rilancio
Superbonus Volksbank finanzia i lavori edili VENEZIA
Anche l’altoatesina Volksbank affianca privati e aziende con prodotti finanziari per sfruttare il Superbonus 110%, la maxi agevolazione fiscale per specifici interventi su immobili residenziali, in ambito di efficienza energetica, interventi antisismici, installazione di impianti fotovoltaici o infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici. «Con la partnership di Ernst&Young abbiamo predisposto un processo snello per condomìni privati e imprese che intendano avvalersi delle agevolazioni fiscali previste nel decreto Rilancio» commenta il direttore generale di Volksbank, Alberto Naef. Il meccanismo del credito di imposta consente la possibilità di richiedere lo sconto in fattura da parte dell’impresa o in alternativa di cedere direttamente il credito di imposta alla banca. Anche l’impresa che esegue i lavori avrà la possibilità a sua volta di cedere il credito alla banca. — N.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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verso le elezioni regionali / 2
Zaia: «Le sezioni votano lista Lega? Giusto così» VENEZIA
«Lo trovo giusto, al posto di Fontana avrei fatto lo stesso, d’altronde la nostra campagna investirà molto a sostengo della lista Lega». Così Luca Zaia commenta l’iniziativa del direttorio leghista che, attraverso una circolare firmata dal commissario del partito, ha sollecitato tutte le sezioni venete «a fare campagna elettorale solo ed esclusivamente per la la lista Lega». Una mossa dettata da più ragioni e
condivisa dallo stesso governatore: evitare un divario eccessivo di consensi tra la Lista Zaia (accreditata di un boom dai sondaggi prevalenti) e il simbolo ufficiale del Carroccio, eventualità che riattizzerebbe l’ira di Matteo Salvini, per nulla entusiasta del crescendo di popolarità del presidente veneto; e garantire un sostegno adeguato alla squadra degli assessori regionali, quasi tutti - per volontà salviniana - candidati nella lista Lega. —
VeneziaMestre android-a-08348bf3b0770889
OGGI
DOMANI
75 ore 12:35
Giovedì 3, Settembre 2020
PANE E LIBERTA’ DA DOMANI AL GOLDONI LE STORIE DI PAOLO ROSSI
CODICE VERDE
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17°C 25°C
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Il Sole Sorge 6:33 Tramonta 19:45 La Luna Sorge 20:43 Cala 7:28
Chioggia
Calcio Aramu è pronto a colpire ancora «Ora il Venezia deve darci dentro»
Residence e negozi alla Turati cordata in campo con 5 milioni Nuova proposta di acquisto per l’ex colonia Turati: una cordata immobiliare mette sul piatto 5 milioni per insediarvi negozi e residence.
De Lazzari a pagina XXI
Petito a pagina XXIII
R. Perini a pagina XIII
Brugnaro al governo: Venezia, soldi e autonomia `L’emendamento
al Decreto Agosto: l’aiuto di Salvini, Meloni, Brunetta I leader nazionali del centrodestra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno assicurato l’appoggio incondizionato a Luigi Brugnaro nella battaglia per far modificare la legge che costituisce la nuova Autorità per Venezia. Saranno proprio loro, attraverso i propri rappresentanti in Parlamento, a presentare il pacchetto di emendamenti preparato dal sindaco
assieme al governatore del Veneto Luca Zaia e all’Avvocatura civica «contro il tentativo del Governo di espropriare i poteri a Venezia». Brugnaro e Zaia chiedono in sostanza autonomia e finanziamenti certi, ritenendo la nuova Autorità per la Laguna, ad esclusiva connotazione ministeriale, una «prevaricazione tale che esclude di fatto tutte le funzioni civiche degli enti territoriali». Quanto ai soldi, si chiede che vengano «assicurati subito finanziamenti alla Legge speciale per Venezia pari a 150 milioni all’anno per 10 anni». Trevisan a pagina VI
Enti e politica
Porto, cambiano le regole: più poteri al ministro sulla revoca del presidente «Non succederà più quello che è accaduto a Venezia, dove beghe locali hanno bloccato il presidente del Porto». Un emendamento del senatore Andrea Ferrazzi porta in capo al ministro ogni valutazione in merito, dandogli più potere per rimuovere il presidente. IL CONFRONTO Brugnaro e il premier Conte sotto gli occhi di Zaia
Fenzo a pagina VII
SENATORE Andrea Ferrazzi
Scuole piene per Covid, bimba esclusa Il caso a Mestre: la mamma non ha ancora potuto iscrivere la figlia in quarta elementare perché non c’è più posto
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Il bilancio
Salgono a dieci i poliziotti contagiati In Questura l’allarme non è ancora finito: sono saliti a una decina gli agenti risultati positivi dopo una cena tra colleghi. Tra i sottoposti al tampone c’è anche il questore Masciopinto, risultato negativo. Nella giornata di ieri, sono stati 26 i nuovi contagi nel Veneziano. In totale, 338 i casi attualmente positivi con il numero dei decessi fermo da due giorni a quota 324. Sono cresciuti, nel frattempo, i ricoveri ospedalieri, saliti a 21. Diciannove i casi non in area critica a Dolo, uno a Mestre. A pagina II
A giorni dovrebbe andare in quarta elementare, ma non ci sono al momento classi disponibili. Succede a Mestre, dove una bambina - la cui famiglia è da poco tornata in città - non riesce a trovare una sistemazione, a causa delle restrizioni alla capienza imposte dalla normativa anti Covid. «Abbiamo provato a chiamarne tante - racconta la mamma - ma le scuole continuano a risponderci che a causa delle misure anti-coronavirus non hanno possibilità di aggiungere nuovi studenti». La famiglia si è allora rivolta al Comune, che però non ha competenza sulle scuole statali, e ad altri istituti nonché ad altri genitori residenti in quartieri differenti dal suo, affinché un posto da una parte o dall’altra lo si riesca a trovare. Al momento la situazione è irrisolta, Ma questo caso rischia di non essere l’unico. Fusaro a pagina II
Il turismo e gli eventi Servizi ridotti per gli ospiti del festival
Lo studio
In 250 scoprono di avere l’epatite C
C’è la Mostra, l’aeroporto gira a metà VENEZIA Servizi ridotti in aeroporto durante la Mostra del cinema
Trevisan a pagina V
In 250 hanno scoperto da un giorno all’altro di avere l’epatite C. Nessun sintomo evidente, ma il virus c’era eccome ed è emerso grazie ad un’indagine compiuta all’interno dell’ospedale dell’Angelo di Mestre tra tutti gli undicimila pazienti transitati nei reparti chirurgici. Un semplice test che ha fatto emergere come l’incidenza di questo tipo di epatite arrivi in realtà fino al triplo di quanto si ipotizzava. I risultati di questo screening di Gastroenterologia sono diventati uno studio scientifico. Fenzo a pagina XI
La Reyer sbanca Trento e si conferma regina di Supercoppa Un successo che fa ben sperare. Ieri sera l’Umana Reyer ha battuto per 77-73 il Trento. Con questo risultato la Reyer conserva la vetta del Girone C di Supercoppa a punteggio pieno a braccetto con l’Allianz Trieste, che batte 81-77 la De’ Longhi Treviso al Palaverde, in attesa dello scontro diretto di sabato al PalaRubini. Come al solito è un avversario ostico la Dolomiti Energia Trento che la Reyer, nonostante una schiacciante superiorità a rimbalzo offensivo (20 totali) vanifica però con imprecisioni al tiro. La vittoria solo nelle battute finali grazie al talento di Austin Daye. Garbisa a pagina XX
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Jesolo
Il presepe di sabbia cambia “sede” scoppia la battaglia tra le piazze Serviva uno spazio più grande per il Presepe di sabbia 2020, ma il passaggio da una piazza all’altra (da piazza Marconi a piazza Trieste) innesca la polemica a Jesolo. Saranno le “guarigioni di Gesù” il tema di Sand Nativity, scelta legata all’attualità del virus Covid. Ma gli operatori della zona protestano: «Non ci hanno informati». DECISIVO Austin Daye
Babbo a pagina XVII
JESOLO Una scultura del Natale
Corrado Cancian Massofisioterapista Osteopata Per maggiori informazioni o per prenotare un appuntamento: Via Piavon 25 Ceggia (VE) 0421 32 24 26 - 348 7913966 c.cancian@ancorterapiefisiche.it
Redazione Venezia: 30124 - Venezia, San Marco 4410 - Tel. 041.5239301 - fax 041.665173 venezia cronaca@gazzettino.it - Redazione Mestre: Via Torino 110, 30172 - Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 - fax 041.665160 mestrecronaca@gazzettino.it
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Castelfranco
IL CONFRONTO Anche in questa tornata elettorale ci sarà il faccia a faccia tra candidati sindaci organizzato da Confartigianato ma la data ancora non c’è
Giovedì 3 Settembre 2020 www.gazzettino.it
treviso@gazzettino.it
CASTELFRANCO I big del Carroccio schierati a sostegno della candidatura di Stefano Marcon mentre gli altri candidati continuano il tour tra le frazioni. La presentazione-evento è in programma per sabato dalle 18 all’hotel Antica Postumia di Vedelago. A benedire la candidatura del sindaco uscente ci saranno il segretario della Lega Matteo Salvini e il governatore Luca Zaia. Per Zaia è un ritorno: era già stato a fianco di marco a inizio di questa campagna mentre per Salvini si tratta della seconda tappa in città: era accaduto 5 anni fa sempre per sostenere Marcon. «È molto gradita e attesa la visita di Salvini perché le istanze della Lega sono quelle del nostro territorio – commenta Marcon – Il ritorno di Zaia fa sentire la vicinanza del Comune alla Regione e per noi è molto importante. Non può far altro che piacere avere i big del partito ad appoggiare la mia candidatura». La
Salvini e Zaia in città per sostenere Marcon `Il segretario della Lega ritorna dopo I big del Carroccio presenti sabato all’hotel Antica Postumia di Vedelago 5 anni. «Importante l’appoggio del partito» `
candidatura di Marcon vede la corsa congiunta di tutto il centrodestra con Lega, Forza Italia, Marcon sindaco e Fratelli d’Italia che si prepara a mantenere la poltrona con un programma fat-
to di sette punti per tutte e sette le frazioni.
IL PROGRAMMA Tra i punti salienti del programma della coalizione che cor-
re sotto il motto di “La città che amiamo” ci sono crescita economica, sanità salute benessere, welfare, sicurezza, istruzione e sport, cultura e turismo, territorio e ambiente. Programma strutSUPPORTO Il candidato sindaco Stefano Marcon tra il governatore Luca Zaia e Matteo Salvini in una foto di 5 anni fa: sabato prossimo come la scorsa tornata elettorale Zaia e Salvini saranno in città
LA GOMIERATO DOMANI SERA SARÀ A SAN FLORIANO PUNTO D’INCONTRO CON ZURLO OGGI A SALVATRONDA
«Piazza Giorgione, liston con più plateatici e verde» CASTELFRANCO I “piassarotti” sognano piazza Giorgione a misura di cittadino. Sono Roberto Rizzato, Dino Giacomazzi e Matteo Massarotto, rappresentanti di un comitato spontaneo più ampio fatto di persone che considerano la piazza una seconda casa. «Siamo tutti molto legati alle bellezze storiche e artistiche della nostra città e consapevoli delle rilevanti potenzialità che esse rappresentano – spiegano – Siamo comuni cittadini innamorati di Castelfranco e vogliamo che il potenziale della città e della piazza venga espresso al meglio. Suggeriamo quindi ai candidati sindaco un migliore utilizzo degli spazi pubblici antistanti il porticato che va dall’angolo di via San Pio X a quello di via Monte Grappa riservando questa fascia in modo permanente al posizionamento di tavoli e sedie per il servizio bar e caffetterie». Una sorta di “liston” dei locali che si svilupperebbe in corrispondenza dei portici e di fronte alle attività.
e il castello. Per creare i primi rendering del progetto, i tre si sono affidati allo studio architetti associati Giampietro e Stefano Cinel. «Noi abbiamo dato dei suggerimenti e creato un progetto di massima che comunque deve passare in Comune e alla Soprintendenza – spiega Giampietro Cinel – L’idea era di ampliare la parte del porticato attuale creando un plateatico antistante ai portici. Si volevano quindi ampliare i parcheggi per creare un plateatico dove fare anche una zona pedonale estensibile coperta anche con dell’arredo urbano e delle panchine. Si pensava poi a degli elementi simili a una serra che possano essere utilizzati dalla ristorazione come piccole aree per mangiare o fare degli spuntini». Si tratta di strutture di metallo e vetri trasparenti, in armonia con l’esistente. «Devono essere strutture minimali e
removibili per non andare in conflitto con il paesaggio – spiega Cinel – Si potrebbero inserire fioriere o piante e sicuramente anche un’illuminazione adeguata per valorizzare la piazza oltre ai 500 metri di portici».
L’APPELLO A questo, Rizzato, Giacomazzi e Massarotto aggiungono anche la pulizia dei soffitti di tutti i portici e la revisione della rete elettrica. «Ci sono diversi cavi penzolanti e sporcizia, serve una bella pulizia – spiegano – Non è possibile vedere la piazza e i portici così anche perché i cavi penzolanti possono diventare un pericolo. Invitiamo le forze politiche che vorranno condividere con noi questo progetto di evidenziarlo nel loro programma». L.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma il progetto proposto è ancora di più ampio respiro e prende a modello alcune delle maggiori piazze europee, come quella di Paris Saint Germain, Verona, Ferrara e anche la vicina Abano. L’idea è di un plateatico coperto e riscaldato che crei uniformità tra i locali e al contempo dia alle persone la possibilità di avere un luogo al coperto esterno dal quale ammirare la piazza
E, sulle zone periferiche si stanno concentrando anche le attenzioni della coalizione rosa di “Noi, la civica” con candidata Maria Gomierato supportata dalla consigliera uscente Grazia Azzolin. Gomierato domani sera sarà a San Floriano alle 18.30 nel cortile di villa Balbi insieme ad Azzolin alla candidata della frazione Erika Visentin. Un luogo significativo quello scelto per quest’incontro con i cittadini, teatro di battaglie per far mantenere il suo ruolo scolastico anche dopo la cessione del contratto d’affitto che il Comune aveva stipulato con i proprietari della villa, i canonici lateranensi poi prorogato fino al 2022. «Villa Balbi è un bene dei cittadini dal punto di vista affettivo, è espressione delle nostre radici, delle nostre identità e dobbiamo salvaguardarlo - afferma Azzolin – Io di fronte alla co-
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GODEGO Il torrente Brenton è ritornato a far paura a Castello di Godego. Ieri mattina poco prima di mezzogiorno e dopo una mattinata di pioggia intensa, il torrente è uscito dagli argini e ha invaso via Scalo merci, via Matteotti e via De Gasperi. Questo ennesimo episodio ha fatto tornare la gente che abita nel borgo, in strada, molto preoccupata per una situazione che si sta ripetendo troppo spesso. Infatti lunedì sera il torrente Brenton è esondato ancora mettendo in allarme via De Gasperi, via Scalo Merci, via Mazzini e via Matteotti. E quella di lunedì era la seconda volta che succedeva negli ultimi mesi e questo sta creando una certa apprensione tra i residenti del posto. Infatti la situazione del torrente Brenton non è nuova in questa zona anche se negli ultimi anni l’acqua non aveva mai superato gli argini. Negli anni ’60 e ’70 però usciva spesso dagli argini andando ad allagare
IL RENDERING Come sarebbe la piazza nel progetto dei “piassarotti”
GLI ALTRI APPUNTAMENTI
APPRENSIONE Il Brenton è uscito dagli argini anche ieri allagando le aree circostanti: residenti preoccupati per il ripetersi del fenomeno
I LAVORI
I MODELLI
turato non solo per il centro ma anche per le frazioni.
municazione dei canonici di voler alienare Villa Balbi ho chiesto di aprire una trattativa per l’acquisto in modo da preservare il polo scolastico e di rendere fruibile al pubblico il meraviglioso parco, importante polmone verde e autentico tesoro del territorio mettendo anche a disposizione nuovi spazi per le associazioni e gli eventi». Prosegue anche il park tour di Punto d’Incontro con lo scambio di battute giocando a ping pong con il candidato sindaco Lorenzo Angelo Zurlo e la sua squadra. Oggi alle 18 saranno nell’area verde di via Campardo a Salvatronda, domani in quella di via Verdi e sabato in quella di Bella Venezia in via Camavitto. Domenica Punto d’Incontro si dividerà tra San Floriano alla mattina dalle 10.30 e l’area verde di via Avenale dalle 17. Tempo di presentazioni e confronti con i cittadini anche per la coalizione di centrosinistra con candidato Sebastiano Sartoretto che oggi alle 18.30 sarà presente nel parco del quartiere Abruzzo. Il Movimento 5 Stelle prosegue invece gli incontri con i cittadini da piazza Giorgione con un banchetto nei fine settimana. Tutti i candidati saranno poi presenti al confronto su varie tematiche organizzato da Confartigianato in data ancora in fase di definizione e su uno scambio di idee sul futuro e sulle possibili soluzioni per la pista di atletica il prossimo 12 settembre. Lucia Russo
IERI A MEZZOGIORNO L’ACQUA È USCITA DAGLI ARGINI COME GIÀ ACCADUTO LUNEDI’ SERA SOS DEI RESIDENTI
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Il torrente Brenton è esondato di nuovo «Ora abbiamo paura» tutta l’area circostante, case e cantine della zona. Poi con gli anni sono stati eseguiti dei lavori di sistemazione degli argini, di pulizia del letto del torrente e piano piano, intervento dopo intervento il corso d’acqua è stato per così dire domato. Per diversi anni anche in occasione di nubifragi violenti l’acqua si ingrossava ma rimaneva entro gli argini.
IL FENOMENO Fino allo scorso mese di giugno, l’8 giugno per la precisione, quando improvvisamente dopo un nubifragio il Brenton è uscito nuovamente dagli argini allagando le strade. E poi ancora ieri mattina e lunedì sera è esondato allagando le strade ma fortunatamente non le abitazioni. «Si, siamo proprio preoccupati per questa situazione-spiegano alcuni residenti -
nostri amministratori comunali sono già al corrente di questo fenomeno e noi confidiamo vengano prese delle decisioni per non avere problemi più seri di quanti già non ne abbiamo. Purtroppo la situazione si ripete con una certa regolarità quando piove e non osiamo pensare cosa potrà capitare questo autunno». Questa situazione potrebbe essere stata generata da alcuni lavori che sono stati eseguiti in passato nel tratto di Brenton più a nord nel comune di Loria dove si chiama “Pighenzo” per risolvere altre situazioni analoghe soprattutto in centro a Bessica. Ora in quella zona le cose sono state sistemate ma potrebbero invece creare qualche problema a Castello di Godego come infatti si sta verificando. Gabriele Zanchin © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 3 Settembre 2020
VENETO
Il manager Domenico Mantoan, che il 21 lascerà il vertice della sanità veneta, è il nuovo direttore generale di Agenas, agenzia per i servizi sanitari regionali. In maggio era stato nominato commissario, ma ora leRegionihannodettosìallapropostadelministroRobertoSperanza chesanciscecosìlapossibilitàpurediunritornoallanominadiunCda.
SÌDELLEREGIONIASPERANZA
Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
Agenas,Mantoanora saràdirettoregenerale
LAREGIONEDIFFONDELENUOVELINEE-GUIDA. EchièrimastoassentemasenzasintomicollegabilialCovid-19?«Igenitorilorimandanoinclasseconunaloroautocertificazione»
Febbreascuola?Tamponerapidoesidecide Alunnosubitoda isolaremanon cisarà lachiusura automaticadi classioplessi: sarannoisanitari dell’Ulssavalutarela situazione Piero Erle
INVIATO A MARGHERA
La regola base, si sa, è che i genitori ogni mattina devono misurare la febbre e fare un piccolo check-up ai loro figli prima che prendano su le cartelle ed escano: se c’è qualche sintomo, il ragazzo va tenuto a casa e lo si comunica subito alla scuola. Lo stesso vale su insegnanti e operatori degli istituti: se emergono sintomi, si resta a casa e si chiama il medico di base per poter mandare un certificato a scuola. Ma se tutto è regolare, e invece poi la febbre sale mentre si è già a scuola? La Regione come noto ha già inserito l’obbligo misurazione della febbre a scuola, che è invece solo raccomandata a livello nazionale. E ora, segnalano il governatore Luca Zaia e l’assessore Manuela Lanzarin, ha diramato ieri una lettera che chiarisce i contenuti delle linee guida condivise a livello nazionale con l’Istituto superiore di sanità (come noto il Veneto con la dirigente Francesca Russo e il suo team ha fatto in questi mesi da coordinatore delle Regioni per l’elaborazione delle linee operative nazionali). INDICAREIREFERENTI. La pro-
cedura chiave, sottolinea l’assessore Lanzarin, è la collaborazione tra la scuola e il dipartimento Prevenzione delle Ulss. Quindi ogni scuola dovrà prima di tutto individuare un suo referente per la situazione Covid, e così pure il Sisp (Servizio prevenzione) di ogni Uss dovrà indicare un referente preciso per ciascuna scuola. Se a scuola emerge il caso di un alunno che a sintomi collegabili al coronavirus (febbre, difficoltà di respiro o altro), dovrà essere allontanato dalla classe da un operatore che indosserà mascherina, così come l’alunno. «Vengono chiamati subito i genitori», rassicura l’assessore, che «lo vanno a prendere,
lo portano al proprio medico o pediatra che valuta se va fatto il tampone (incontreremo le rappresentanze dei camici bianchi per formalizzare un accordo)». Si userà da subito quasi certamente uno dei nuovi tamponi rapidi di cui la Regione si sta dotando, precisa Lanzarin, per cui l’esito arriva in 10-15 minuti. Se il tampone è negativo, il ragazzo resta a casa finché è guarito e sarà il medico a scrivere un attestato sulla sua guarigione. E attenzione: se un ragazzo è stato a casa per sintomi che non c’entrano con il Covid (ad esempio per una contrattura) saranno i genitori a fare una autocertificazione per escludere sospetti. IN CASO DI POSITIVITÀ: L’INTERVENTOSISP. E se il tampo-
ne risulta positivo? Non scatta automaticamente - avvisa l’assessore - la chiusura della classe o del plesso scolastico. Saranno i sanitari del Sisp a presentarsi a scuola e «a fare una indagine epidemiologica della classe o dei contatti che ha avuto l’alunno. Scatta quindi il piano di sanità pubblica con i tamponi che come detto saranno rapidi, gli esami, le sanificazioni degli ambienti, e solo in base a questi risultati si decideranno eventuali chiusure più allargate o meno». Per rientrare a scuola, l’alunno dovrà poi avere due tamponi consecutivi con un risultati negativi entrambi. C’è il rischio, conferma l’assessore, di un aggravio di lavoro per i dipartimenti di Prevenzione delle Ulss: «Nel nostro Piano di sanità pubblica è già previsto il loro potenziamento: è chiaro che avranno un forte carico di lavoro. Certo, lo sapete, c’è una carenza di infermieri anche per le strutture sanitarie per cui dovremo attendere ottobre-novembre per avere i nuovi diplomati, e abbiamo trovato difficoltà anche con gli assistenti sanitari». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Positivi:+117 C’è unaltro mini-aumento diricoveri Tamponiboom Record di tamponi ieri per il Veneto: ne risultano esaminati 17.800, tanto che il totale da inizio pandemia è salito a 1,57 milioni, ai quali si aggiungono 1,32 milioni di test rapidi per cui va quasi a tre milioni di esami eseguiti in Veneto. I nuovi positivi scoperti sono stati 117 (quindi è lo 0,6% del totale), distribuiti un po’ in tutte le maggiori province. Quello che può attirare più attenzione è però il nuovo leggero aumento di ricoverati nei reparti medici degli ospedali: ieri sera sono saliti di altre quattro unità a quota 156, dei quali 74 sono quelli attualmente positivi al virus. In parallelo, nelle terapie intensive si è saliti a quota 15, con 11 malati gravi che sono tuttora infetti. Il conto degli “attualmente positivi”, dopo tre giorni di calo e il picco di oltre 8 mila persone raggiunto lo scorso fine settimana, è risalito a 7618, ma di questi solo 117 sono quelli che hanno qualche sintomo, vale a dire solo l’1,53% come sottolinea il presidente Zaia. Anche rispetto agli attuali positivi, che sono 2577 (quindi circa un terzo del totale delle persone messe in isolamento: ieri +54), le persone con sintomi sono solo il 4,5%. Da sottolineare anche che per fortuna ieri non ci sono state altre vittime conteggiabili come “colpite anche dal virus” in questi mesi, e che il numero delle persone che si sono negativizzate al virus è salito di 63 unità a 18.538, mentre le persone curate e dimesse dagli ospedali sono salite a quota 3867. •
Ilcontrollo dellatemperatura adalunni perl’accesso a unistitutoscolastico
ILNODODEITRASPORTIPUBBLICI. IlVenetohagiàottenutovincolimenoforti,mal’allertarimane
«Conillimiteall’80%dicapienza ciservirebberoaltri500mezzi» Zaia:«Abbiamostanziato 8milioniper iniziarea trovareoperatori privati che noleggino bus e autisti» «Non spostiamo l’apertura delle scuole», assicura il governatore Zaia: il 14 settembre si torna sui banchi. E dei 32 mila insegnanti volontari che hanno accettato di sottoporsi al test rapido (goccia di sangue e “saponetta”) ce ne sono solo 481, cioè l’1,5%, che verranno sottoposti a tampone perché c’è il sospetto che possano essere positivi. Ma per l’apertura della scuola, avverte Zaia, resta il problema del trasporto pubblico che deve garantire l’accesso degli alunni a scuola. La Regione Veneto, come noto, al momento ha una ordinanza che consente di utilizzare bus e treni fino alla capienza massima consenta, però con obbligo di mascherina e igienizzazione mani per gli utenti.
L’assessoreManuelaLanzarin eilpresidente Luca Zaia
«Ed è merito della nostra Regione se dopo un lungo confronto adesso le linee guida del governo, che voleva tenere dimezzata la capienza per i mezzi pubblici, parlano della possibilità di arrivare all’80%. Non si capisce perché da aprile si consente di lavorare fianco a fianco nelle aziende, ma con mascherina indossata, e invece sui mezzi pubblici no», rimarca Zaia. L’allargamento dei vincoli c’è stato, ma i numeri però sono impietosi, e li riferisce lo stesso presidente: «Abbiamo
465 milioni di passeggeri l’anno, di cui 45 milioni su rotaia, 275 su gomma e 145 su acqua. E dobbiamo ridurre del 20%». Come si fa? Chiaro: servono più mezzi. «Per il Veneto dovremmo trovare altri 500 mezzi per coprire la stessa affluenza che c’era prima dell’epidemia, garantendo la corsa-bis, nel momento in cui, lungo la linea, si è già all’80% di capienza e non si possono far salire altre persone. Significa che sul Ponte della libertà di Venezia tra le 7 e le 8, quindi, dai 122 mezzi
che passavano prima dovremmo farne passare 200». C’è però da aggiungere, rimarca Zaia, che al momento nessuno è in grado di dire se tutte le famiglie ad esempio manderanno ancora i loro figli a scuola sul bus o preferiranno usare il pezzo privato. Da Roma arrivano pochi soldi. La Regione quindi, sottolinea Zaia, ha stanziato 8 milioni, che serviranno a iniziare a trovare mezzi di aziende private da mettere in campo per cercare di dare lo stesso servizio degli anni scorsi. Ma non potrebbe la Regione usare le deroghe concesse dal governo e confermare la capienza dei mezzi al 100%? «È una grossa responsabilità. Comunque stiamo ragionando su tutto, anche rispetto ad esempio alle tratte più “brevi” di 10-15 minuti, quelle più vicine alle scuole. Entro il 15 comunque dovrò fare un provvedimento». • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
VERONA E LA VICENDA DEL CITROBACTER IN OSPEDALE. Zaia: «Il problema c’era da molto tempo e nessuno ci ha avvisato»
Bimbimorti:«Ildgprendaprovvedimenti» LaRegione aCobello“indica” di sospendere il direttore sanitario La situazione è terribile. Ci sono quattro bimbi neonati che sono morti dal 2017 a oggi per colpa di un batterio incontrato in quell’ “Ospedale della mamma e del bambino” al Borgo Trento di Verona che li doveva curare, e in tutto oltre 90 che sono stati interessati dall’infezione (e alcuni con danni fisici irreparabili). La cosa più inspiegabile è che quel citobacter si annidava nel rubinetto del reparto di Terapia intensiva da tan-
to tempo, fino a interessare 33 ricoveri ogni 100, ma nessuno ha dato l’allarme, e tutto è venuto fuori solo per il coraggio e la determinazione di mamme come Francesca Frezza, che ha perso la sua Nina e ha denunciato. La Regione, col presidente Luca Zaia, conferma di aver saputo solo dai giornali e poi di aver avuto notizia ufficiale l’11 giugno, nominando subito una commissione ispettiva che è giunta alle sue conclu-
sioni. E Zaia - che ringrazia il presidente prof. Vincenzo Baldo di Padova e «il fior fiore dei professionisti veneti e non solo che hanno lavorato in un gruppo che abbiamo voluto chiaramente indipendente dal contesto veronese» - ha spedito tutto in Procura. Ma colpisce anche sapere che anche ieri in videoconferenza con la Regione il direttore generale Francesco Cobello ha assicurato di essere stato informato a sua volta solo a maggio. E le parole di Zaia, per quanto prudenti, sono chiare: «Può accadere che ci siano infezioni negli ospedali, e non è
che deve essere informata sempre la presidenza della Regione, anche se c’è un Servizio infezioni dell’Azienda Zero. Ma questa infezione si è trascinata a lungo, con oltrte 90 pazienti coinvolti: andava assolutamente segnalata vista l’entità del problema, tanto che dopo pochi giorni che abbiamo chiesto chiarimenti è stato chiuso il reparto. Ma è stato chiuso in quel momento, e invece abbiamo scoperto che c’è un pregresso forse di anni: questo è un problema». Zaia l’ha inviata alla Procura augurandosi che i magistrati agiscano in fretta (l’indagine è affidata ai Nas,
come rivela il quotidiano “L’Arena” di Verona) e l’ha resa disponibile alle famiglie delle piccole vittime. Ma c’è anche il lato amministrativo. E ieri, spiega Zaia, il direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan ha inviato al dg Cobello una lettera con il “pressante invito” a verificare le responsabilità e prendere provvedimenti urgenti, anche in via cautelare. La lettera cita ad esempio piuttosto espressamente la facoltà che ha Cobello di sospendere il contratto con il direttore sanitario perché non sarebbe una sanzione ma una «misura cautelati-
Ieriha riapertoilPunto nascite, sanificato, dell’ospedalescaligero
va ed interinale» per «tutelare il buon andamento e l’immagine della Pubblica amministrazione». Inoltre per i dirigenti e i dipendenti coinvolti Mantoan indica a Cobello il «dovere di trasmettere gli atti all’Ufficio competente per i provvedimenti disciplinari». «La vicenda ormai è documentale. Noi inviamo la relazione della commissione e diciamo a Cobello: “leggi e assumi i provvedimenti con-
seguenti”», sottolinea Zaia. Ma la Regione conferma la fiducia al dg Cobello? Il presidente non si sbilancia: premette che «aspettiamo le legittime controdeduzioni dell’Azienda» e poi semmai «assumeremo le decisioni che ci competono e necessarie. Ma la lettera di Mantoan indica che l’operatività clinica è in capo all’Azienda, non a noi». • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
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Primo Piano
Giovedì 3 Settembre 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza Covid LA PRESA IN CARICO
LE INDICAZIONI VENEZIA Se e quando emergerà un caso di contagio in una scuola del Veneto, partiranno i tamponi per tutti i contatti, compresi compagni e colleghi dell’alunno o dell’insegnante, ma non scatterà automaticamente la sospensione delle lezioni. È la novità contenuta nelle indicazioni operative per la gestione dei focolai nel sistema dell’infanzia e dell’istruzione, dunque dalle materne alle superiori (mentre è ancora da definire la situazione dell’università), stilate a livello nazionale da un gruppo di lavoro di cui fa parte anche la Regione. «Abbiamo chiesto ai direttori generali la massima attenzione e il massimo rigore nella loro applicazione», annuncia il governatore Luca Zaia, precisando che al momento la prima campanella è confermata per il 14 settembre a Vo’, con la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Non spostiamo l’apertura delle scuole, a meno che non ci siano gravi impedimenti che ad oggi non ci sono».
A DOMICILIO O IN CLASSE All’elaborazione delle linee guida hanno lavorato l’Istituto superiore di sanità (presieduto dal friulano Silvio Brusaferro), i ministeri della Salute e dell’Istruzione, l’Inail, la Fondazione Bruno Kessler di Trento (rappresentata da Stefano Merler, componente del comitato tecnico scientifico veneto), l’Emilia-Romagna e il Veneto (con Francesca Russo, Michele Mongillo e Michele Tonon). Il documento prescrive le azioni da intraprendere a partire dal momento in cui uno studente, un docente o un bidello manifesta sintomi sospetti o febbre superiore a 37,5 gradi. Se il malessere insorge a domicilio, i genitori avvisano la scuola che l’alunno resterà a casa, così come l’operatore scolastico comunica la propria assenza dal lavoro per motivi di salute con certificato medico.
PROCEDE LO SCREENING SUGLI INSEGNANTI: 32.000 SU 95.000 FINORA, MA I 481 CASI EMERSI DEVONO ESSERE VERIFICATI
IL NODO VENEZIA Quanto vale per il Veneto l’accordo fra Governo e Regioni sul trasporto pubblico locale in tempo di Covid? In soldoni, 500 mezzi e 30 milioni in più, solo per arrivare alla fine dell’anno: secondo i calcoli di Palazzo Balbi, è quello che occorre per servire la quota di passeggeri tagliata dalle esigenze di distanziamento, ora che l’intesa ha stabilito una capienza massima dell’80% con mascherina. «Il superamento del limite del 50% è merito del dibattito che abbiamo sollevato noi – dice il presidente Luca Zaia – ma non c’è comunque da fare i salti di gioia, viste le tante criticità che restano da risolvere».
I PROBLEMI Il sistema veneto del Tpl conta 465 milioni di passeggeri all’anno, di cui 45 su rotaia, 145 su acqua e 275 su gomma, tanto che ogni giorno circolano 700 treni, sono percorsi 350.000 chilometri su strada e vengono svolte 1.000 ore di navigazione. Ora la capacità dovrà essere ridotta del 20%, anche se la domanda è ancora tutta da decifrare, per cui pure l’offerta attende di essere ridefinita. «Rispetto ai livelli
CONTROLLI AI DOCENTI Insegnanti in coda per lo screening sierologico a Treviso: in Veneto sono 95.000 i dipendenti coinvolti
Contagio in aula? Test rapidi ma la scuola non si fermerà Veneto, ecco le linee guida sulla gestione `Lanzarin: «Se un alunno è positivo, sarà dei focolai scolastici: dai sintomi agli esami l’Ulss a valutare se mandare tutti a casa» `
Se invece il soggetto si sente male a scuola, indossa la mascherina chirurgica e, nel caso sia minorenne, viene accompagnato e assistito da un operatore, a sua volta dotato di dispositivo, in una stanza dedicata, in attesa di essere affidato alla famiglia. «È dunque sfatata la leggenda metropolitana sulla sottrazione dei bambini ai loro genitori...», sottolinea Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità. Mentre la persona rientra a casa, scattano le pulizie e la disinfezione degli ambienti e il ricambio d’aria.
salgono a 156 in area non critica e a 15 in Terapia intensiva, dei quali 86 negativizzati. La conta dei decessi resta invece ferma a 2.123. Ulteriori 20 le infezioni diagnosticate in Friuli Venezia Giulia, dov’è stata registrata una nuova vittima, per un totale di 349. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Oltre centomila diagnosi, altri 20 infetti all’Aia hanno sintomi solo 117 delle 7.618 persone in isolamento (1,53%). L’aumento è dovuto al rientro dei vacanzieri, «soprattutto da Sardegna, Malta e Croazia» rimarca la Regione, ma anche da altre 20 infezioni allo stabilimento Aia di Vazzola, dove i positivi sono in tutto quasi 200. I ricoverati
Trasporti pubblici, il conto della Regione «Servono 500 mezzi e 30 milioni in più» pre-epidemia, non possiamo dire se verranno venduti più o meno abbonamenti e non siamo in grado di sapere quanto peserà lo smart working», sottolinea infatti Zaia, Questa situazione di incertezza genera diversi problemi. «Innanzi tutto – spiega il governatore – di natura organizzativa. Per trasportare il 20% dei viaggiatori di prima, sono necessari 500 mezzi. Per fare un esempio, vuol dire che la corriera che va da Treviso a Venezia, se a Preganziol raggiunge l’80% della capienza, lì deve essere affiancata da una corsa-bis. Questo implica una grana economica: il Governo ha annunciato lo stanziamento di 200 milioni per tutta Italia, ma da qui a fine anno solo a noi ne serviranno 30, per cui sappiamo già che la fetta che ci verrà destinata non sarà sufficiente. Perciò abbiamo messo a bilancio 8 milioni per le prime necessità, come il noleggio di bus gran turismo che andranno in supporto ai gestori». Inoltre ci sono gli aspetti logistici. «Prima del lockdown – ricorda Zaia – sul ponte
465 I milioni di passeggeri all’anno in Veneto prima della pandemia
della Libertà a Venezia dalle 7 alle 8 del mattino transitavano 122 mezzi pubblici, mentre con la riduzione della capienza arriveremo a 200: quanto peseranno sul traffico quei 78 veicoli in più? Per non dire poi delle implicazioni amministrative, perché bisogna contrattualizzare gli autisti dei mezzi aggiuntivi, nonché del capitolo sicurezza: quando raggiungerà il tetto massimo consentito, il conducente dovrà lasciare a piedi qualcuno, con tutte le conseguenze giuridiche sul piano dell’obbligo scolastico e della custodia dei minori».
L’ORDINANZA Fino a metà mese in Veneto ri-
IN VAPORETTO Posti disponibili e vietati: la capienza calerà del 20%
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LE SAPONETTE Nel frattempo continua lo screening dei 95.000 docenti del Veneto, con le “saponette” fornite dal Governo. Finora sono stati effettuati 32.000 controlli e 481 sono risultati positivi. «Ma questo non vuol dire che si tratti di insegnanti contagiati – puntualizzano Zaia e Lanzarin – in quanto l’esito deve ancora essere confermato dal tampone e ci aspettiamo di trovare un’incidenza dell’1,5-2%». Al momento sarebbe proprio questa, ma occorre attendere la controprova. Angela Pederiva
Il bollettino
VENEZIA Boom di tamponi in Italia: ieri ne sono stati contabilizzati 102.959. Ancora una volta il primato spetta al Veneto, con 17.809, che portano il totale a 1.578.767, a cui vanno aggiunti 1.320.000 test rapidi. Numeri che contribuiscono a spiegare i 117 nuovi casi rilevati in ambito regionale, anche se
A quel punto comincia la presa in carico da parte del sistema sanitario regionale. Va infatti contattato il pediatra o il medico di base, che fa una valutazione clinica del caso e decide se prescrivere il tampone. «Useremo i test rapidi, in modo da completare le procedure entro la giornata», assicura Lanzarin. Se il risultato è positivo, il dottore lo segnala al Servizio di igiene e sanità pubblica, che avvia l’indagine epidemiologica, la tracciatura dei contatti e dispone l’isolamento o la quarantena di quelli stretti. I referenti Covid individuati nel Sisp e nella scuola collaborano fra loro, in modo da rendere disponibile l’elenco degli alunni, degli operatori scolastici e di tutti coloro che sono entrati in contatto con il caso confermato nelle 48 ore precedenti la comparsa dei sintomi. «Nessuno stop automatico alle lezioni: è l’Ulss a valutare e indicare l’eventuale misura in base alla situazione, le altre azioni di sanità pubblica da intraprendere, gli interventi di sanificazione straordinaria e l’informazione alle famiglie», rimarca l’assessore. Per il rientro in comunità bisogna attendere la guarigione clinica e la conferma molecolare, attraverso due tamponi negativi a distanza di 48 ore, con attestazione del pediatra o del medico. Se invece l’esito del test è negativo, il soggetto resta a casa fino alla guarigione clinica e può rientrare a scuola solo con un certificato medico che attesta la conclusione del percorso diagnostico e terapeutico raccomandato. Nota a margine: in caso di assenza per motivi che non riguardano il Covid, lo studente viene riammesso in classe solo con l’autodichiarazione del genitore.
GLI EFFETTI DEL TAGLIO DELLA CAPIENZA ALL’80% SU TRENI, BUS E BARCHE ZAIA: «VANNO RISOLTI PROBLEMI ORGANIZZATIVI, LOGISTICI ED ECONOMICI»
sulta in vigore l’ordinanza che autorizza il pieno carico, ma entro il 14 settembre quelle disposizioni dovranno essere revocate o comunque sostituite, alla luce del provvedimento nazionale che sarà assunto. «Abbiamo sempre la possibilità di andare in deroga e ci stiamo anche ragionando – ammette il governatore – però oggettivamente la responsabilità, su una partita come questa, sarebbe pesante. Ne sto parlando anche con dei colleghi presidenti, perché qualcuno propone ragionamenti diversi sugli ultimi dieci minuti di viaggio, ma al momento credo che resteremo sull’80%».
I BANCHI In vista della prima campanella, intanto, prosegue la prima fornitura di 3.660 banchi, 1.835 sedie e 1.406 sedute innovative (cioè a rotelle) per le scuole trevigiane e padovane. Lo conferma il ministro Federico D’Incà: «Il Governo sta lavorando con impegno per l’avvio del nuovo anno scolastico in piena sicurezza. Il nostro Paese è uno dei pochi in Europa ad avere lavorato per il distanziamento, indispensabile per garantire la sicurezza degli studenti». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
18 Cronaca
IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 3 Settembre 2020
VERSOLE ELEZIONI. Secondo leprevisionii leghistiparlano diquattro consiglierielettiin città fra i candidaticollegatialgovernatorecontro i due delCarroccio
Lalista Zaiaprontaa “doppiare” laLega Maino:«Manonc’èalcunasfidainternaconSalvini Èfantasiachecisiaunacontrapposizionetraloro» InlizzaCiambettiediversiamministratoricomunali Roberta Labruna
Quattro a due. Le previsioni che circolano tra i leghisti vicentini sono che, a conti fatti, i consiglieri eletti nella lista Zaia dovrebbero essere il doppio rispetto a quelli eletti nella lista della Lega. E non è un caso se in Veneto si è registrata nelle scorse settimane la corsa per provare ad entrare nell’elenco dei candidati della lista direttamente collegata a Luca Zaia. A Vicenza ne fa parte anche il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, ma è un’eccezione: tutti i big uscenti, infatti, sono stati dirottati nella lista di partito. Gli altri nomi? L’assessore a Colceresa Dania Bertinazzi, il segretario di circoscrizione per l’Ovest Vicentino Fabio Biasin, l’assessore al patrimonio di Vicenza Silvia Maino, il capogruppo a Bolzano Vicentino Gianluigi Feltrin, la consigliera comunale di Montegalda Francesca Miotto, il vicesindaco di Creazzo Stefano Giacomin, la capogruppo a Schio Ilenia Tisato e l’ex sindaco di Orgiano Marco Zecchinato. Tutti quanti sulla carta hanno chance, visto che quasi la metà di loro verrà eletta. Tra chi si mette in gioco c’è, appunto, anche un assessore del capoluogo e cioè Silvia
Maino, che insieme ad altri due colleghi di giunta, il vicesindaco Matteo Tosetto per Forza Italia e l’assessore Silvio Giovane con Fratelli d’Italia, ha deciso di scendere in campo. Chiaro che se uno o più di loro dovesse staccare il biglietto per Venezia, a palazzo Trissino scatterebbe un rimpasto di giunta. Ma questo lo si vedrà. Intanto, Maino è pronta per la corsa. «Mi piacerebbe – spiega la diretta interessata – portare la voce di Vicenza in consiglio regionale. Penso che avere una rappresentanza sia importante per il capoluogo». Con quali priorità? L’assessore ha le idee chiare: «Una è di certo quella di portare avanti la madre di tutte le battaglie: l’autonomia. Si tratta di un meccanismo virtuoso che porterebbe ad un effetto-domino in grado di rendere il Veneto ancora di più un’eccellenza. La gestione dell’emergenza coronavirus è un esempio in più di quanto la Regione sappia fare bene. Ecco, l’autonomia consentirebbe al Veneto di volare ancora più in alto». Basta? No. «Un’altra questione sulla quale, se eletta, mi piacerebbe concentrarmi è l’edilizia residenziale pubblica - aggiunge Maino -. In Veneto ci sono 13.700 famiglie in attesa di un alloggio popolare, è un tema che mi sta par-
ticolarmente a cuore». Tra i tanti amministratori che vengono schierati c’è anche Stefano Giacomin, militante dal 1997, per due mandati sindaco di Creazzo e oggi vicesindaco: «Penso che noi amministratori locali possiamo portare pragmatismo ed esperienza. Io spero, proprio grazie agli anni vissuti in presa diretta con i cittadini e i loro problemi, di poter portare un contributo utile al nostro territorio». Una delle parole d’ordine per Giacomin è “impresa”: «Credo che una delle priorità della Regione debba essere il sostegno al mondo produttivo. Un altro aspetto secondo me importante è anche quello di mantenere un collegamento tra Regione ed enti locali, perché questo è fondamentale in termini di finanziamenti ed opere pubbliche nei territori». Opere pubbliche significano anche imprese che lavorano. «Faccio un esempio: quando sono diventato sindaco nel 2009 ho vissuto i tagli dei diversi governi sugli enti locali. Ci era inibito l’uso dell’avanzo di bilancio, anche se in cassa avevamo le risorse disponibili, e questo ha comportato la possibilità di finanziare meno lavori con un conseguente depauperamento anche a livello di imprese». Anche Giacomin, poi,
L’appuntamento
Ilministro Bonetti oggiincittà Ilministro alle pariopportunità eallafamiglia ElenaBonetti interverràoggi alle 15 inpiazza delleErbenellasedeelettorale dellaListaSbrollini suscuola, aiutialle famiglieealle donne, familyescuole paritarie. Sempreoggi ilministro incontreràanche ilpresidente dellaCnaCinzia Fabris eGrazia Chisin,consiglieradiparità dellaProvincia. Restandointema discuola, DanielaSbrollini, candidataalla presidenzadelVenetoper Italiaviva,Psi,Pri eCivica peril Veneto,propone vaccini antinfluenzalietamponi per docentiepersonale non docente,visto chela scuolapuò rappresentareun luogo di contagiosoprattuttoper gli insegnantipiùanziani che stannochiedendo l’esonero dal lavoro.Vaccinoinfluenzale che, vistal’emergenza sanitaria, Sbrollinivuole acquistareper tuttii cittadiniveneti:«Non possiamopermetterciun altro collassodellascuola eunaltro lockdown.Lascuola nondeve essereostaggiodelvirus, soprattuttole persone fragili checilavorano, macosì importantisia per lamacchina scolasticacheper l’educazione deinostrifigli». © RIPRODUZIONERISERVATA
LAPRESENTAZIONE. Laneonata formazionesostiene lacorsa diLorenzoni agovernatore
RobertoCiambetti
SilviaMaino
StefanoGiacomin
DaniaBertinazzi
IleniaTisato
MarcoZecchinato
punta sull’immancabile autonomia: «Questa partita è cruciale per dare più servizi ai cittadini». Per loro, come per gli altri, la partita è aperta. E capire chi riuscirà ad andare Venezia è uno delle poche incognite. Insieme ad un’altra, non di poco conto. Se l’esito della tornata elettorale viene dato per scontato, visto che vengono assegnate al governatore uscente percentuali da capogiro, il vero dato politico sarà capire come andrà a finire il derby interno tra la Lega e la lista Zaia. Anche se tutti, a microfoni accesi, negano l’importanza di questa sfida. «No – dice Maino – non c’è nessuna sfida interna e non esiste una contrapposizione tra Zaia e Salvini, questa è una fantasia. Loro hanno obiettivi comuni ma ruoli diversi, quello di Zaia è amministrativo e quello di Salvini è politico». E se è vero che Zaia ha ripetuto ad ogni piè sospinto di non aver alcuna ambizione nazionale, è altrettanto vero che il governatore uscente si è costruito un’immagine assai meno divisiva di Salvini e che supera il “capitano” nei sondaggi di ogni ordine e grado. Di parecchio. Per questo, si immagina, Salvini guarderà con attenzione al risultato in Veneto. Perché, se come sembra, la “sua” Lega dovesse prendere diversi punti in meno rispetto alla lista Zaia, sarebbe un segnale inequivocabile: quello che l’effetto-Zaia conta di più dell’effetto-Salvini. • © RIPRODUZIONERISERVATA
AISEGGI. Richieste da inoltrare entroil 17settembreaiservizisociali
Ambiente, sostenibilità e sanità Trasportodeidisabili Itemicomunidi+EuropaeVolt Il servizio va prenotato Icandidati: «La nostralistaè quellaconil più alto numero di under30» Sono previste sezioni senza barriere architettoniche Giulia Armeni
Il leone di San Marco, le stelle dorate d’Europa, lo sfondo verde ecologista. Simboli e colori della scenografia di “+Veneto in Europa e Volt”, la lista nata dall’unione dei due partiti, +Europa di Emma Bonino e, appunto, Volt. Un tandem inedito ma non sorprendente, se si considerano i tanti valori comuni delle due formazioni, che ieri hanno presentato la candidatura ufficiale della squadra a sostegno della corsa di Arturo Lorenzoni a presidente della regione Veneto. Al Best Western Hotel Aries di viale Leonardo Da Vinci il gruppo è stato introdotto dal portavoce veneto di +Europa, Corrado Cortese, che ha aperto la campagna elettorale annunciando quelli che saranno i cavalli di battaglia. «Ambiente, economia sostenibile, digitalizzazione, riforma europea della sanità», elenca davanti agli aspiranti consiglieri. Tutti meno il capolista Davide Zurlo, in diretta streaming da Ginevra, dove si trova per motivi lavorativi: è impiegato al consiglio economico e sociale delle Nazioni unite. Un curriculum, quello del coordinatore
Icandidati vicentinialleprossime elezioni regionalidellalista“+Veneto in Europae Volt”
regionale di Volt, che è l’emblema dello spirito del neonato (a Vicenza c’è da appena un anno) partito paneuropeo che è sorto nel cuore del vecchio continente con la Brexit. «Siamo europeisti, progressisti e ambientalisti ma non abbiamo nulla a che vedere con i Verdi», precisa Luisa Maria Nastase, studentessa magistrale in European and global studies. Una lista giovane «con il più alto numero di under 30», sottolineano i promotori, e che schiera 9 candi-
dati, cinque uomini e quattro donne. Per Volt, oltre a Davide Zurlo e Luisa Maria Nastase, ci sono Paolo Parisen Toldin, 35 anni, dottorato di ricerca in informatica e impiegato nel settore sanitario, e Samuel Rossi, 20 anni, studente di scienze politiche e consigliere comunale a Zovencedo. Per +Europa Veneto corrono Gerardina Iannazzone, insegnante di discipline giuridiche ed economiche; Ermes Massignani, 28 anni, di Arzignano, esperto
di analisi economico-calcistiche; Maria Trombetta detta Moira, 47 anni, laureata in ingegneria civile e imprenditrice nel ramo dei servizi digitali alle pmi; Anna Lisa Nalin, giornalista (dirige la rivista Voice), manager e già amministratrice delegata del parco termale del Garda Villa dei Cedri; Davide Sguazzardo, responsabile commerciale in una multinazionale, attivo con “Fare per fermare il declino” e i Radicali. • © RIPRODUZIONERISERVATA
In occasione delle elezioni regionali e del referendum costituzionale del 20 e 21 settembre, per usufruire del servizio di trasporto gratuito i cittadini con difficoltà di deambulazione certificata possono richiedere il passaggio ai seggi con un mezzo attrezzato con pedana elettrica elevatrice a uso carrozzina, un’auto e un’ambulanza. Le richieste devono essere fatte entro il 17 settembre. Il servizio va prenotato chiamando i servizi sociali allo 0444222517, dalle 9 alle 12. Il richiedente sarà richiamato il 18 settembre entro le 12 per confermare la prenotazione e definire l’orario del trasporto al seggio. Oltre a un documento di identità valido, l’interessato dovrà essere in possesso di certificazione medica (da esibire all’autista) che attesti la difficoltà di deambulazione. I richiedenti che riescono a muoversi autonomamente o con l’aiuto di un accompagnatore dovranno attendere il servizio di trasporto nella strada di transito adiacente al proprio domicilio. Chi è impossibilitato ad alzarsi dal letto potrà invece attendere gli addetti al trasporto a casa. È possibile richiedere, se necessario, la presenza di un accompagnatore.
Chiha difficoltà acamminarepuò richiedere ilserviziogratuito
Gli elettori non deambulanti possono inoltre accedere ai seggi senza barriere architettoniche, anche se diversi dalla propria sezione di appartenenza. Devono essere in possesso di un’attestazione medica rilasciata dall’Ulss 8 Berica, anche in data precedente per altri scopi, in cui sia evidenziata la capacità ridotta alla deambulazione; oppure di una copia autentica della patente di guida, dove deve risultare l’impossibilità o la capacità gravemente ridotta
alla deambulazione; oppure dell’attestato di ammissione al voto, richiesto all’ufficio elettorale entro le 18 del 18 settembre, se si intende accedere a un seggio diverso da quello di appartenenza e di propria iscrizione elettorale. Per il rilascio del certificato medico occorre rivolgersi al servizio di igiene e sanità pubblica dell’Ulss 8 Berica in via IV Novembre 46. L’ufficio è aperto da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30. • © RIPRODUZIONERISERVATA
CULTURA&SPETTACOLI
GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2020 IL MATTINO
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Lutto nella cultura
Addio a Daverio, un intellettuale “totale” che stava per diventare veneziano A 70 anni lo ha ucciso un tumore. Storico dell’arte e del design, aveva preso casa in laguna, sognando di fare il sindaco Enrico Tantucci
Stava per diventare “veneziano”. Era quasi pronta la grande casa di via Candia al Lido dove pensava di venire ad abitare. Già si informava da amici e conoscenti su come si vivesse in isola, lasciando il pied-à–terre che occupava in occasione delle sue frequenti incursioni lagunari. Nel novembre scorso, parlando con alcuni amici in una trattoria veneziana, si era lasciato tentare dall’idea – poi tramontata – di candidarsi a sindaco di Venezia, per promuovere un grande progetto di cambiamento legato alla cultura e all’Europa. Si era già candidato alle Europee dello scorso anno nelle file di +Europa nel collegio del Nordest, raccogliendo oltre 13 mila preferenze. Perché Philippe Daverio amava profondamente Venezia, soffriva per la deriva turistica a cui era stata abbandonata nell’ultimo decennio e sperava di poter incidere sul cambiamento. E invece la morte s’è portata via prima, a 70 anni di età, questo intellettuale “totale”, raffinato e provocatorio – il papillon al collo, il panciotto, le giacche coloratissime ed eleganti, come marchio di fabbrica – che nel suo cursus honorum artistico, mediatico, politico, aveva provato di tutto, sempre con successo. Si è spento l’altra notte all’Istituto dei Tumori di Milano per un male incurabile affrontato nella massima discrezione. Era nato a Mulhouse, in Alsazia, ma, dall’università in poi – dopo gli studi di Economia alla Bocconi –
Milano era diventata la sua città. Da qui era partita la sua straordinaria avventura culturale e umana, che da intellettuale di “nicchia” lo ha reso invece popolarissimo anche al grande pubblico. La prima tappa è quella del gallerista, sospeso tra arte moderna e contemporanea. Inaugura tre gallerie: la prima, la “Galleria Philippe Daverio”, nasce nel 1975 a Milano in via Montenapoleone, è dedicata all’arte italiana del XX secolo. Nel 1986, invece, sbarca in America e apre la “Philippe Daverio Gallery” a New York, anch’essa rivolta all’arte del XX secolo. Tre anni dopo inaugura una seconda galleria a Milano, in corso Italia, con uno spazio dedicato all’arte contemporanea. Il successo è assicurato, ma non gli basta, forse si annoia un po’. E così – seconda tappa – nel 1993 decide anche di misurarsi con la politica, entrando in giunta a Milano per la Lega da indipendente. Daverio, infatti, è per quattro anni assessore alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione e Relazioni Internazionali della giunta Formentini. Facendolo bene. Ma la sua vera natura era quella dello storico dell’arte, del costume e del design. Uno storico narrante, però, per la straordinaria capacità di affabulatore. Si misura allora con la televisione. Ed è la terza tappa. Dal 2002 al 2012 con una trasmissione come “Passepartout” – poi interrotta dalla Rai tra l’afflizione dei suoi molti appassionati – inventa un nuovo modo di narrare arte, storia, alto artigianato e costume con un
in giuria dal 2006
Veterano del Campiello amava stupire il pubblico Pur non essendo propriamente uno che di professione si occupava di letteratura, Philippe Daverio era il veterano della “giuria dei letterati” del Campiello. Dal 2006 vi era entrato in pianta stabile, resistendo a diverse rotazioni, a polemiche e anche ai mutamenti di linea del Premio. Per questo la Fondazione Campiello ha voluto ricordare con grande affetto la sua figura. Per un personaggio noto e dalle molteplici attività come Daverio, stare nella giuria del Campiello e leggere ogni anno almeno duecento libri era segno di grande attaccamento. E del resto ogni anno, nelle sedute pubbliche della giuria, ricordava quanto fosse importante la commistione tra cultura e industria che il premio rappresentava. Ma anche il Cam-
Daverio giurato al Campiello
piello era molto legato a Daverio e non è difficile capire il perché. Era entrato in giuria un momento particolare, quando si voleva rendere più popolare il responso dei giurati tecnici, inserendo oltre a esperti di letteratura anche intellettuali con specializzazioni di-
Philippe Daverio, storico e critico dell’arte, è stato un grande divulgatore. È morto all’età di 70 anni
approccio trasversale e brillantissimo, sorretto da una cultura enciclopedica che sfiora l’erudizione, se non fosse per la sua costante e ironica capacità di non prendere e non prendersi sul serio. Ma nel suo pedigree c’è anche l’u-
verse. Lui aveva portato ben altro. Soprattutto la sua verve, il suo taglio tra l’antropologico e il sociologico che rendeva i suoi interventi nella seduta pubblica i più attesi da parte del pubblico. Qualche volta con aperte provocazioni, come quando propose di premiare solo donne, in riconoscimento di una superiorità spesso ribadita anche negli anni successivi. O come quando decise di votare “fino alla morte” Alain Elkann, solo perché la sua candidatura era stata guardata con sospetto perché in quel momento era consulente del ministro della Cultura. Per lui insomma i libri erano libri, ma erano anche altro, erano uno specchio del paese della sua evoluzione o più spesso della sua involuzione, un termometro culturale e politico con cui misurava, con ironia e un briciolo di cinismo, la febbre del paese. Voleva sorprendere, perché nulla riteneva più terribile dello scontato, soprattutto in letteratura. — N.M.I. © RIPRODUZIONE RISERVATA
niversità – dal 2006 è professore ordinario di Disegno Industriale all’Università di Palermo – e altri incarichi come quello di direttore artistico del Grande Museo del Duomo di Milano. Un uomo brillante, colto e ironico quanto
anticonformista e spiazzante. E per questo il cordoglio per la sua scomparsa è unanime e trasversale: dai politici come il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, il presidente della Regione Luca Zaia, lo stesso sindaco di
il ricordo
Sgarbi: «Un bene comune parlava per essere capito» «Quando sono morti notissimi critici d’arte, nessuno se ne è accorto, perché non rappresentavano una mancanza per nessuno, non c’era un senso di perdita del bene comune condiviso. Si rimpiange chi ci appartiene e Daverio era questo». Il critico amico e collega Vittorio Sgarbi, ha il telefono bollente. Tutti chiedono, cercano una parola. «Oltre a essere amicissimi siamo entrambi popolari, che non vuole dire divulgativi, ma significa avere un rapporto condiviso con quelli a cui racconti le cose e non, al contrario, raccontarle in modo incomprensibile alla tua élite». Continua: «Siamo sempre stati insieme sulle posizioni d’arte e osteggiati da piccoli mafiosi che hanno fatto loro il potere con il mercato d’arte. Da-
Daverio con Vittorio Sgarbi
verio non ha fatto la squadra di nessuno, lui ha parlato per la storia, per l’umanità. Oggi rimane il rimpianto per una persona che ha cercato di raccontare la felicità dell’arte, l’aria aperta e libera dell’arte che risponde all’idea di paradiso dell’infanzia». Ricorda:
Venezia Luigi Brugnaro, tra gli altri, al mondo della cultura. Ma Venezia – era anche presidente del Premio di Pittura di Mestre – resta un suo grande rimpianto, per le idee che aveva per un suo possibile rilancio, rispetto alla situazione attuale verso la quale il suo giudizio era spietato. «Venezia è ormai un turistodromo» declamava solo pochi anni fa dal palco di un Teatro Goldoni gremito all’inverosimile per ascoltarlo in uno dei Dialoghi promossi dalla Fondazione Ligabue «un cadavere con un numero di abitanti pari a un terzo delle sole prostitute che la abitavano nel Settecento. Una città a cui può ridare vita solo l’Europa, trasformandola nella terza capitale dell’Unione europea, quella culturale, oggi assente. E Venezia è l’unica città che può ricoprire questo ruolo». «Venezia può essere salvata?» si chiedeva allora. «Dipende dalle scelte che si faranno nei prossimi dieci anni e che non dipendono più né dai veneziani, che sono ormai troppo pochi, né dal governo italiano, troppo debole. Solo l’Europa può arrestarne il declino, “adottandola”, favorendone qui la conoscenza tra i popoli. Ormai i veneziani vivono questa città con un misto di affetto e depressione, mentre molti dei turisti giornalieri la vivono come il luogo che giustifica la gondola di plastica che hanno appena acquistato in autostrada». Eppure Philippe Daverio stava per diventare uno di loro. Ma non ha fatto in tempo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Quando raccontava sembrava un attore comico, pittoresco, narrava l’arte per essere capito e perché altri potessero condividere, la sua è stata un’azione di servizio e non divulgativa, un tentativo riuscito di dimostrare che l’arte non è per pochi. Gli altri non hanno fatto politica, ma erano più politici di lui, che mai ha compromesso la sua autorità». Non solo: «Daverio era politicamente scorretto, questa era la sua libertà. Era originale come mercante d’arte, assessore, narratore». Sapeva che era malato? «Certo. Ma oggi la riservatezza della malattia è un bene da proteggere». Riflette il critico: «La sua morte serve a capire quanto fosse ritenuto un bene comune, raccontando, anche nel modo di vestirsi e nel suo “stile Daverio”, qualcosa per tutti». Era pop? «Sì. Aveva una componente moderna, ma era un uomo di cultura consolidata e di tradizione. Difendeva solo l’interesse dell’arte». — MARTA ARTICO © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2020 IL MATTINO
REGIONE
La strage dei bimbi a Verona
La Regione chiede la testa del direttore sanitario Zaia: «Siamo stati tenuti all’oscuro per anni, ho appreso la notizia dai giornali» Lettera di Mantoan all’Azienda scaligera: licenziare subito i dirigenti inadempienti Filippo Tosatto / VENEZIA
«Ho chiesto al direttore dell’Azienda universitaria ospedaliera di Verona di valutare tutte le misure possibili verso gli attori di questa tragedia. Non spetta a noi giudicare, la Procura faccia prima che può e a riguardo penso che la relazione ispettiva sia assolutamente chiara e lapidaria». Luca Zaia, il governatore del Veneto, pre-
annuncia così un’epurazione ai vertici della sanità scaligera, scossa dagli effetti devastanti dell’infezione batterica, a lungo sottaciuta, nella Clinica della Mamma e del Bambino all’ospedale Borgo Trento. Nell’arco di cinque anni, il Citrobacter koseri annidato in un rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della terapia intensiva neonatale e anche nei biberon, ha ucci-
so quattro neonati. Altri nove hanno riportato danni cerebrali permanenti e, complessivamente, i contagi sfiorano il centinaio. Com’è potuto accadere? «La dinamica è ricostruita puntualmente nel rapporto della commissione indipendente che ho istituito appena appresa la notizia, tutti gli elementi raccolti dagli esperti sono stati già trasmessi alla magistra-
tura. Non sono un infettivologo e non anticipo valutazioni sulle responsabilità dei singoli ma c’è un aspetto inquietante che non può passare sotto silenzio: siamo stati tenuti all’oscuro». Che intende dire? «Affermo che ho appreso la notizia dai giornali. Appena ho avuto sentore del dramma in corso, ho chiesto un report al direttore generale della sani-
tà, Domenico Mantoan, e poi ho voluto incontrare la mamma di Nina (Francesca Frezza, instancabile nel chiedere giustizia per la figlioletta decedutandr) per apprendere la verità da chi l’aveva vissuta in prima persona, a fianco della bimba». Una congiura del silenzio su fatti di gravità straordinaria che si trascinavano dal 2015. Quando ha ricevuto una comunicazione ufficiale a riguardo? «Il direttore dell’Azienda, Francesco Cobello, ci ha informati sui fatti l’11 giugno, affermando di averli appresi a sua volta alla fine di maggio. Non è possibile riparare allo strazio di chi ha perso un bambino, però abbiamo il dovere di fare luce e di assumere ogni iniziativa necessaria ad evitare che ciò si ripeta. Il punto nascita di Verona, sanificato, è stato riaperto e ieri è venuta alla luce una bambina. Un se-
la ricerca della veritÀ
Neonati morti o resi invalidi per sempre Il Nas indaga a caccia dei colpevoli Inchiesta per responsabilità colposa. Il procuratore: «Capire se c’è nesso tra criticità rilevate e decessi» La mamma che ha dato il via all’indagine: «Si devono dimettere tutti». Il primario: «Ora ci sono i filtri» Enrico Ferro / PADOVA
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necologia dallo scorso mese di giugno, il giorno dopo la riapertura del reparto. «I rubinetti incriminati si trovavano in uno stanzone unico, dove ci sono i fasciatoi e le culle termiche» continua il professore «La Terapia intensiva neonatale è uno stanzone unico. Sono stati sottoposti a tampone tutti gli operatori che toccavano i bambini ed erano tutti negativi. Abbiamo raggiunto il massimo livello di sicurezza. Quello che oggi sembra evidente, poteva non esserlo per i colleghi all’epoca». MAMME IN PROTESTA
La Procura di Verona ha aperto un’inchiesta sulle morti da Citrobacter koseri all’Ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento a Verona. Le indagini sono state affidate ai carabinieri del Nas di Padova e già c’è l’ipotesi di reato: responsabilità colposa per morte e lesioni, commessi in ambito sanitario (articolo 590 sexies del codice penale). «Il punto nodale dell’inchiesta è capire se c’è un nesso di causalità tra le criticità riscontrate dalla commissione regionale e le morti e le lesioni dei neonati», spiega il procuratore di Verona Angela Barbaglio. Intanto il Ministero annuncia l’invio degli ispettori. CARABINIERI IN REPARTO
I militari del Nucleo anti sofisticazioni, diretti dal maggiore Marco Passarelli, si stanno coordinando con il pubblico ministero Maria Diletta Schiaffino e a breve inizieranno con le verifiche in reparto. Si parte, ovviamente, dalla relazione di 52 pagine stilata dalla commissione regionale. Saranno acquisiti i registri dei reparti di Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica. Gli uomini del Nas puntano a entrare nelle maglie della procedura, per individuare la catena di comando di ogni singola operazione: dal lavaggio dei bambini, all’inserimento delle flebo, alla sanificazione. Medici, infermieri e operatori sociosanitari sono chiamati a rispondere di accuse gravi mosse dagli
gnale di speranza». D’intesa con lei, Mantoan, sollecita all’Azienda misure immediate all’Azienda e ventila in modo esplicito il licenziamento del direttore sanitario dell’ospedale, qualora la sua responsabilità sia accertata, oltre che l’avvio di procedimenti disciplinari a carico di quanto hanno violato le regole di comportamento. «Si tratta di figure che non sono alle dipendenze della Regione perciò non possiamo agire direttamente. Chiediamo però che si intervenga, senza caccia alle streghe ma con tutto il rigore richiesto dalla gravità del caso». Dal Pd ai 5 Stelle. l’opposizione parla di “storia dell’orrore” e la accusa di cadere dalle nuvole e rimpallare e responsabilità... «No comment, è una questione di decenza». —
Elisa Bettini e Francesca Frezza, mamme in protesta davanti al reparto. A destra, il primario Massimo Franchi indica il filtro ai rubinetti
specialisti che hanno scandagliato il reparto su mandato del manager della sanità veneta Domenico Mantoan. LA RELAZIONE
Una situazione che lascia pochi dubbi, quella illustrata dai medici, coordinati dal professor Vincenzo Baldo (ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova). “I 963 tamponi complessivi analizzati evidenziano un aumento del numero
di soggetti positivi al Citrobacter koseri, con il passaggio dallo 0,5% del totale nel 2018 all’8,2% dei primi sette mesi del 2020”, scrivono. Il Citrobacter koseri causa infezioni del sistema nervoso centrale, che possono portare alla morte o, comunque, a gravissime conseguenze. Le analisi eseguite in reparto hanno portato alla luce positività al batterio dopo alcuni campionamenti fatti nei “punti acqua” della Terapia
intensiva neonatale e nella Terapia intensiva pediatrica: complessivamente quattro rubinetti e ben undici biberon sono risultati veicoli della grave infezione. Ma non è la sola causa, secondo quanto accertato dalla commissione. Ci sono anche molti comportamenti non corretti rilevati dal 15 maggio al 26 maggio, durante l’ispezione: “utilizzo di cellulare da parte del genitore senza igiene, prodotti in uso senza da-
ta di apertura e senza tappo, utilizzo di un ecografo in zona rossa, porta aperta, genitori che non aderiscono ai percorsi, mancanza dell’igiene delle mani, contenitori rifiuti distanti dall’unità di vita del paziente”. IN REPARTO
«Ora abbiamo messo filtri antibatterici in ogni rubinetto» spiega il professor Massimo Franchi, direttore del Dipartimento di Ostetricia e Gi-
Ma a Francesca Frezza, madre di Nina e a Elisa Bettini, madre di Alice, poco importa delle rassicurazioni che si fanno ora e delle misure di sicurezza raggiunte adesso. La loro ferita è ancora aperta. Ieri mattina erano entrambe davanti all’ingresso del reparto per chiedere le dimissioni in blocco di tutta la catena di comando: il dirigente dell’azienda ospedaliera Francesco Cobello, il direttore della Patologia neonatale Paolo Biban e il direttore sanitario Chiara Bovo. «Ci sembra il minimo che siano sollevati dai loro incarichi» evidenzia Francesca Frezza «Il reparto non può riaprire con queste persone ancora nei ruoli di comando». C’è stato anche qualche momento di tensione nella lunga mattinata delle mamme che hanno visto morire le loro bambine tra atroci sofferenze. Vedere passare infermiere e operatrici che in quei giorni dopo la nascita avevano preso in braccio i neonati, vederle ora rientrare in reparto senza alcuna conseguenza, fa male e scatena la rabbia. «Almeno qualcuno avesse chiesto scusa» grida Francesca contro una di loro «Nessuno si è preso la briga di venire qua e dirci: scusate, abbiamo causato la morte di ciò che di più caro avevate al mondo. E quindi io rimarrò qui ancora a lungo, mi presenterò qua davanti fino a che non sarà fatta giustizia». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ATTUALITÀ
GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2020 IL PICCOLO
Sanità sotto accusa Strage di bimbi per il batterio killer nell’acqua del reparto di terapia intensiva neonatale. Ieri primo parto dopo la chiusura
una madre
Verona, tutta la rabbia delle mamme «Adesso qualcuno deve pagare»
«Mio figlio ha il batterio E l’ospedale ha taciuto»
IL REPORTAGE
Alberto Mattioli INVIATO A VERONA
È
una strana giornata: bambini che nascono e mamme che chiedono giustizia per quelli morti, la gioia e la disperazione, l’ansia per l’inchiesta chiusa della Commissione regionale e per quella che va avanti della Procura, un ottovolante di emozioni in questo modernissimo e sventurato Ospedale della Donna e del Bambino di Verona. Dentro, le madri hanno ripreso a partorire; fuori, altre urlano la loro rabbia per i loro figli portati via dal Citrobacter, un nome strano come questo batterio che colpisce solo i neonati prematuri, e senza pietà. È bastato (forse) un rubinetto infetto per provocare il macello: quattro bebè morti, nove menomati, 96 casi complessivi, forse addirittura di più. Sono storie parallele, maternità uguali e contrarie, le Madonne sorridenti di Raffaello e le madri disperate della strage degli innocenti. C’è la signora siciliana che nella sala parto al terzo piano appena riaperto mette al mondo subito dopo mezzanotte la sua terzogenita Annamaria, due chili e 840 grammi, parto perfetto e nessun problema, a parte l’assalto continuo dei giornalisti: all’ennesima infornata di fotografi che le mandano in camera, la neomamma decide che ne ha avuto abbastanza, fa chiudere la porta e, finalmente, dorme con la sua bambina. E c’è Francesca Frezza, la madre di Nina morta di Citrobacter. Ha fatto scoppiare lo scandalo, portato in Procura la prima denuncia e adesso non molla, staziona davanti al padiglione 30, insieme con un’altra mamma coraggio, Elisa Bettini, poi a un certo punto non regge più, entra come una
Diversi bambini sono stati infettati dal batterio killer
Un frame della diretta Facebook della conferenza del presidente della Regione Veneto Luca Zaia
furia e investe la prima infermiera che incontra: «Almeno delle scuse me le dovete, dite almeno che vi dispiace, fatelo per mia figlia che non c’è più», una scena surreale e straziante perfino i cinici dei media. La Tin, la Terapia Neonatale Intensiva dove si annidava il batterio killer, è ancora chiusa. Riaprirà, se va bene, fra un mese. In maternità viene mandato ad affrontare i giornalisti il direttore del Dipartimento (ma solo da giugno, quando è scoppiato lo scandalo), il professor Massimo Franchi, che mostrando un rubinetto incorniciato da un filtro nuovissimo ripete che è stato sanificato quanto umanamente possibi-
le. Però sì, la Commissione nominata da Zaia «ha lavorato in maniera corretta» e «ha identificato delle mancanze. Alla magistratura, adesso, stabilire le responsabilità». Lo ammette, Franchi: «Oggi per noi doveva essere una festa e, invece, non lo è. Il personale è preoccupato, ha passato mesi difficilissimi, l’angoscia per quel che è successo è di tutti» . Le bocche sono cucite, nessuno vuol parlare, con un’inchiesta in corso e Zaia che fa dichiarazioni pesantissime, dopo le quali, è chiaro, qualche testa dovrà cadere ancora prima delle sentenze, se e quando ci saranno. Finalmente un sanitario («Il nome? No, per carità»)
racconta: «Lavorare in queste condizioni è difficile. E poi bisognerà vedere se la gente avrà ancora fiducia nel nostro ospedale. Se lei avesse la moglie incinta, le consiglierebbe di venire a partorire qui?». In effetti, la media era di dieci parti al giorno, ieri sono stati appena tre, «però non sapevamo quando avremmo riaperto, abbiamo dirottato altrove molte gestanti», spiega Franchi. La mamma di Annamaria non ha avuto dubbi: «Un po’ di paura l’avevo già prima, per il Covid, ma speravo di far nascere qui la mia bambina. È comprensibile che ci siano perplessità e che la gente abbia paura. Però io sono stata seguita dai
medici di questo ospedale e volevo partorire qui». E, tuttavia, c’è anche Ilaria, settimo mese di gravidanza, a dire che lei invece andrà altrove: «Da qui a dicembre, quando è previsto il mio termine, non sarà passato abbastanza tempo per verificare che tutto vada bene». Fuori, Francesca Frezza, accanto al fratello avvocato che la assiste, ripete le sue accuse e grida la sua sete di giustizia: «Perché hanno aspettato due anni per chiudere? Mia figlia oggi sarebbe qui con me. La Commissione ha stabilito che ci sono state gravi carenze igienico-sanitarie, ma anche ritardi e un silenzio inaccettabili. Ho fiducia nella magistratura, ma intanto voglio che i vertici dell’Azienda ospedaliera e del reparto si dimettano» . Qualcuno, non le mamme, ha appeso alle colonne del cortile dei cartelli fra i disegni dei bambini: «Non fidatevi dei medici» . L’atmosfera è pesante. Passano anche i sindacalisti della Cisl, preoccupati che lo scaricabarile delle responsabilità le faccia precipitare addosso al personale, «quando invece il problema è organizzativo e l’epidemia è stata ampiamente sottovalutata», accusa Giovanni Zanini, segretario generale della Funzione pubblica di Verona. E cita stralci del rapporto della Commissione, implacabili, «mentre sui social la gente sta già crocifiggendo i sanitari». Troncare e sopire, pare, è l’usanza dell’Aoui, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata: «La vede quella?», e indica un palazzone meno moderno e più malmesso di quello ostetrico: «Quella è geriatria. Durante il Covid si è verificato un focolaio di contagi. Se non l’avessimo segnalato noi non ne avrebbe parlato nessuno. Solo dopo che si era saputo hanno chiuso, sanificato e riaperto. Anche lì si negava l’evidenza». Come con il Citrobacter, insomma. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Mio figlio piange in continuazione. Un pianto che strazia il cuore. In ospedale ha contratto il Citrobacter e, dopo 20 settimane, è ancora malato. Desidero solo che il mio bimbo guarisca. Che i medici mi dicano che il suo tampone è negativo e lui in salute. Cinque giorni fa ha compiuto 4 mesi». Sono le parole di una madre sofferente, Chiara, una dei genitori che in questi giorni si trova a vivere la tragedia del batterio killer trovato nell’acqua a Verona. La sua testimonianza – pubblicata oggi sul quotdiano La Stampa - è straziante. «Sembra impossibile, ma è così: si è ammalato nel luogo in cui avrebbero dovuto prendersi cura di lui. Mio figlio è nato prima del tempo, per questo è stato ricoverato nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento, a Verona», prima di essere trasferito all’ospedale Sacro Cuore di Negrar. Poi quella telefonata. «Il 15 maggio, il telefono ha squillato. Il nostro piccolo era stato infettato dal Citrobacter che può comportare gravissime conseguenze alla salute, in alcuni casi la morte». «Solo una mamma, il 12 maggio, dopo che sua figlia era stata trasferita, mi aveva parlato di un batterio. Ma dall’ospedale hanno sempre tenuto la bocca chiusa. Come si fa a fare finta di nulla quando di casi ce n’erano già stati? E alcuni bambini erano anche morti?». Il tampone a cui viene sottoposto il piccolo continua ad essere positivo. «È un calvario. Oggi arriveranno gli ennesimi risultati, posso solo pregare. So solo che ha subito dei danni». Assistiti dal legale Guariente Guarienti, Chiara e il suo compagno hanno presentato querela in Procura per lesioni ed epidemia colposa. E continuano a sperare. —
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L'ARENA
Giovedì 3 Settembre 2020
VERONA
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ILBATTERIO KILLER. Primiinterventidopo larelazionedella Commissioneispettiva suldramma deineonati infettati
Citrobacter,Zaia ordina «Oraprovvedimenti» LetteradellaSanitàregionaleaCobello:«Verificare eindividuareresponsabilitàdei collaboratori» Siindica lavia della rimozionedel direttore sanitario Maria Vittoria Adami
Prendere provvedimenti, in breve tempo. La Regione passa la palla al vertice dell’ospedale di Borgo Trento, sul tema citrobacter. Ieri il presidente della Regione Luca Zaia ha inoltrato al direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Francesco Cobello, la lettera del direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, con la relazione della Commissione ispettiva che lunedì ha confermato la presenza del citrobacter nel rubinetto della Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale della donna e del bambino dove, dal 2017 a oggi, sono stati infettati dal citrobacter 91 bambini: quattro sono morti e nove hanno gravi danni cerebrali. Nella lettera si chiede a Cobello di verificare e individuare la responsabilità dei collaboratori e - va da sé - prendere i provvedimenti anche in via cautelare nei confronti di chi, dall’aprile del 2017 ha operato nei reparti di Terapia intensiva neonatale e pediatrica. E ne indica anche la strada. Per il direttore sanitario, ad esempio, spetta al direttore generale, ovvero a Cobello, una eventuale risoluzione per inadempimento del contratto, che non è discrezionale, ma ha una procedura precisa: «nel rispetto del contraddittorio» il dg stabilisce la risoluzione del contratto, ne dichiara la decadenza e provvede alla sostituzione. Per i dirigenti e il personale dipendenti dell’Azienda, invece, Cobello è invitato a trasmettere gli atti all’«Ufficio competente per i procedimenti disciplinari» che avvierà appunto eventuali procedi-
LucaZaia
FrancescoCobello
menti o provvedimenti di sospensione cautelare. Mantoan chiede di essere informato di ciò che sarà fatto. In queste ore Zaia sarà di nuovo a Verona per incontrare Cobello. Ma quello dei provvedimenti è un tema sul quale quest’ultimo, ieri, non si è espresso. Sulla vicenda interviene, invece, il direttore del dipartimento materno-infantile Massimo Franchi: «Tutto questo ci ha angosciato e ci ha portato a vivere dei momenti brutti, certo non come chi ha subito questa vicenda in maniera ben differente e dolorosa. Quando si sono verificati i primi eventi abbiamo studiato la situazione e quella dell’acqua poteva essere una delle cause possibili. Questo germe si trasmette per acqua, per aria, attraver-
so le persone e con gli oggetti. L’acqua è stata immediatamente presa in considerazione». Non parla, invece, il direttore di pediatria a indirizzo critico, Paolo Biban: «Non sono autorizzato a dare commenti o informazioni». Quanto alle voci recenti che lo vedevano in via di trasferimento, non sono confermate. «Attualmente lavoro come e più del solito», si limita a rispondere. Su dimissioni e licenziamenti Zaia passa la palla a Verona: «La Regione non può licenziare: lo fa l’Azienda ospedaliera. Giuridicamente non siamo noi i datori di lavoro. L’azienda assume, licenzia, sospende. Noi possiamo solo chiedere si prendano provvedimenti e abbiamo detto a Cobello di valutare tutte le misure da prendersi, ma gli abbiamo chiesto anche di inviarci eventuali controdeduzioni alla nostra relazione». Il dg Cobello, però, è di nomina regionale. Resta la fiducia nei suoi confronti? «Attendiamo le controdeduzioni dell’Aoui e assumeremo le decisioni che ci competono e necessarie. L’operatività clinica è in capo all’azienda ospeda-
Ilpresidente: «LaRegionenon licenzia,lofa l’Azienda.Aldgho chiestoeventuali controdeduzioni»
liera», glissa Zaia. E resta ancora pendente la domanda delle mamme. Perché attendere così tanto? Perché non chiudere i reparti già l’anno scorso e aspettare il 12 giugno 2020? Un arco di tempo nel quale si sono infettati e sono morti altri piccoli. «Cobello», risponde Zaia, «dice di aver saputo della vicenda a fine maggio di quest’anno. Noi subito dopo. E infatti abbiamo nominato la commissione». È la prima volta che il presidente interviene in merito alla vicenda del citrobacter. Lo ha fatto ieri all’appuntamento settimanale sul coronavirus con la stampa. «Quella del citrobacter è una situazione che ci ha toccato da vicino umanamente, la storia di Nina come quella di tante altre famiglie. Ho sentito di persona la mamma di Nina, per capire da chi ha vissuto in prima persona ciò che accade in reparto. Ne parlo perché voglio che la Regione sia un palazzo di vetro», dice spiegando di aver saputo la storia dai giornali e rivelando un cortocircuito di comunicazione dell’Azienda ospedaliera veronese con il suo primo referente: la Regione competente in materia di sanità. «Avevo scarne informazioni, così sono entrato nella stanza buia e ho acceso la luce: ho istituito la commissione indipendente con tecnici lontani dal contesto veronese», spiega Zaia. «Siamo davanti a uno batterio terribile. Possono accadere infezioni temporanee, circoscritte, che si spengono, ma questa si è trascinata per mesi, se non per anni. Alcuni bimbi hanno perso la vita, altri l’hanno pregiudicata. La relazione ci pone di fare delle riflessioni. Ho chiesto che sia inviata a Procura, Aoui e familiari dei bambini. Non ripaghiamo le vite umane. Ma osserviamo con attenzione. E ci appelliamo alla magistratura perché faccia il prima possibile». •
L’Ordine
«Acolloquio alcunimedici segnalati»
CarloRugiu Anchel’Ordinedei medicidi Veronafarà alcuni passi nella vicendadel citrobacter.Ma attenderàprimale operazioni dellamagistratura.«L’Ordinesi muoverànei confrontidi alcuni medicisegnalati.Lì sentiremo, maun procedimentoadesso nonsarà apertoperchéè prematuro»,spiegail presidentedell’Ordine,Carlo Rugiu.«Finché lamagistratura stalavorando,l’Ordinenon si pronuncia.Noi cimuoviamo nell’ambitodelladeontologia, inoltre,enon semprec’è corrispondenzatra reatie deontologia».Nelle prossime settimanesarannochiamatia colloquiodal presidentealcuni colleghidunque. Sonoquelli segnalatiinun espostoda FrancescaFrezza. Lamamma diNina,infatti, oltreall’esposto inprocura,ne haconsegnato unoall’Ordine delmedici.La sua battaglianonfiniscequi.Da duegiorni picchettal’Ospedale delladonnaedelbambino chiedendole dimissioni del direttoregeneraledell’Azienda ospedalieraFrancesco Cobello, deldirettoredel dipartimento materno-infantileMassimo Franchi,del primariodi pediatriaa indirizzocritico PaoloBibanedel direttore sanitarioChiaraBovo. M.V.A.
Lariaperturadelpuntonascite dell’Ospedaledelladonnae delbambino conildiretto
Ilmaggiore Passarelli
LeindaginiaffidatealNas «Acquisiamolarelazione» Saràil Nasdei carabinieridi Padova,il Nucleo antisofisticazioneesanità, a faregliapprofondimenti sulla relazionedellacommissione nominatadalla regione Veneto perfar lucesuquanto accaduto negliultimidue anni nell’ospedaledellaDonna edel Bambino. «Acquisiremola relazione dellacommissione e approfondiremoogni segnalazione,sudisposizione dellaProcuradellarepubblica», diceilcomandante delNas, maggioreMarcoPassarelli. L’indagineèaffidataal
pubblicoministero MariaDiletta Schiaffino.Peroranon c’èun reatoipotizzato, siamoancora nellafasedireperimentodati e prove.I Nas eranostati già coinvoltinei mesiscorsi,in attesa dellerisultanzedellecommissioni, chesonostati più diuna. Siprospettaunlavoro complicatoelungo.Saranno decinele persone, (personale sanitarioeamministrativo) quelle cheverranno sentite,inProcura oltreaigenitori deibambiniche sonostati contagiati, osono diventatihandicappatia seguito dell’infezione,oppuredeceduti in questidueanni. A.V.
tri specifici, carenti a Borgo Trento, secondo la relazione. Così la vicenda apre anche una riflessione sui tagli alla spesa pubblica. «I medici non sono santi. Se sono cinque invece di dieci o se non fai arrivare loro il materiale che chiedono, per logiche di spesa, queste cose succedono. Non parlo del caso veronese e il mio è un discorso di politiche, oltre le logiche di partito, trasversale alle amministrazioni regionali. In terapia intensiva servono determinati materiali e non ci si può sentire dire che si spende troppo. L’attenzione alla spesa è sacrosanta, ma i tagli indiscriminati a casaccio sono criminali. Faccio un discorso generico che vale dalla cura del neonato al novantenne. Spesso ci sentiamo dire: perché usate tutta questa ro-
ba? E la storia di Verona ce lo dice. Perché serve». E ci dà anche un monito: «La mamma di Nina ha detto che forse Nina è servita per altri bambini. Ed è così. Questa storia ci dice che si devono migliorare alcuni aspetti affinché non quelle dei bimbi non siano morti inutili. Le infezioni nei nosocomi ci saranno, noi dobbiamo lavorare puntando allo zero. È un processo all’infinito, ma non dobbiamo rinunciarvi». Castagnola ha partecipato a sopralluoghi e intrecciato dati per lavorare alla relazione: «È stato un bel ragionare tra professionisti. Qualunque cosa sia accaduta, è una sconfitta per il sistema, il sistema delle procedure da fare. Non c’è stata cattiva fede. Occorrerà imparare da questi errori. La medicina funziona così». • M.V.A.
IL MEDICO. Elio Castagnola, direttore diMalattie infettive al Gaslini di Genova, hapartecipato alla commissione ispettiva
«Attenzionealla scure suifondi» Ilbatterio puòannidarsi anchea casa nostra «Macolpisce i neonati perchésono meno maturi» Il citrobacter è un batterio subdolo. Può annidarsi ovunque, anche nelle nostre case, ma il motivo per cui non ha effetti su di noi è perché siamo fisici maturi, più forti. Lo spiega in maniera semplice, Elio Castagnola, membro della commissione ispettiva regionale - presieduta da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e sanità pubblica dell’ università di Padova - che è giunta alla conclusione che il citrobacter a Borgo Trento
era nel rubinetto. Castagnola, direttore di Malattie infettive al Gaslini di Genova, ospedale che ha accolto per i suoi ultimi giorni di vita Nina, la bimba di Francesca Frezza ammalatasi per il citrobacter a Verona (che Castagnola, però, non ha seguito), spiega che il batterio è particolare: «Possiamo averlo nell’intestino senza che ci faccia alcunché, ma se una persona è provata malattie il batterio può causare infezioni e un piccolo neonato può essere equiparato a una persona con malattia, perché è più fragile». E così dall’intestino può passare al sistema nervoso. «Sì perché parliamo
di persone lunghe 20 centimetri: dallo sfintere al collo passa poca distanza e gli strati che rivestono il cervello del neonato sono meno maturi. Noi abbiamo intestino maturo e non siamo bucati da cateteri. Per questo loro sono più esposti alle infezioni. E per questo occorrono cautele e abbiamo precise prescrizioni sul lavaggio delle mani o su come indossare i guanti senza contaminarli». E come arriva in reparto? «L’acqua non è sterile, può avere delle colonie anche nel nostro rubinetto di casa. Ma appunto, noi stiamo bene, e non ci succede niente». Per questo in ospedale ci sono supporti e fil-
ElioCastagnola,direttore di Malattie infettivealGaslini di Genova
GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2020 LA TRIBUNA
REGIONE
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La ripartenza economica Cosa c’è nel piano export del ministro degli Esteri?
roadshow di sostegno al made in italy
Di Maio: «Contate sullo Stato per esportare meglio e di più» Il ministro sceglie Padova per la tappa lombardo-veneta: «Ecco due miliardi per sostenere la produzione in Italia e la vendita fuori dai confini nazionali» Albino Salmaso / PADOVA
Di Maio arriva in Veneto, mette sul piatto due miliardi di euro per rilanciare l’export e agli imprenditori indica una strada precisa: «Abbiamo una rete con 320 uffici e ambasciate su cui potete contare. Esportare significa portare i nostri prodotti all’estero e lasciare il lavoro qui in Italia. Si tratta di una grande tradizione che rappresenta il 32% del nostro Pil e sarà fondamentale per la ripresa dopo la pandemia». Nelle tre ore di road show, il ministro degli Esteri incontra le categorie economiche alla Camera di Commercio e anche una delegazione di risparmiatori della Popolare di Vicenza, che attendono i rimborsi mai arrivati. Lo salutano con urla da stadio, lui risponde con un sorriso e trova il tempo per incontrare Jacopo Berti, capogruppo grillino in Regione che ha promosso il meeting, e l’ex senatore Enrico Cappelletti che sfiderà Zaia il 20 settembre.
Due miliardi cash per assumere manager e organizzare fiere, una rete di 320 uffici nel mondo tra ambasciate, Ice e Sace e da quando la competenza del commercio estero è stata trasferita alla Farnesina dopo un duro braccio di ferro con il Mef di Gualtieri, è Di Maio a dettare la linea. Il road show a Padova ha coinvolto 600 imprese di Veneto e Lombardia e nell’éra della pandemia il web la fa da padrone: Di Maio con il suo staff ha presentato l’e-book con il portale unico dell’e-commerce. Ora bisogna pensare alle fiere in formato digitale per raccogliere nuovi contratti e il governo nel decreto Rilancio ha stanziato 30 milioni per ristorare gli eventi fieristici soppressi per il Covid. Poi da Simest ci sono altri 900 milioni per partecipare a eventi internazionali e una mano arriverà dell’Ue con il Recovery Fund. Basta per essere ottimisti?Pare di sì,
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I COMMENTI: TUTTI SODDISFATTI
del M5s senza alcun tentennamento, anche se il centrodestra punta a conquistare 5 poltrone con la speranza di far cadere il governo. Alle 15,50 il ministro arriva a Padova accolto dal sindaco Giordani, dal prefetto Franceschielli e dal presidente della Camera di commercio Santocono. La sala con il droplet è semideserta e sullo sfondo sventola il leone di San Marco, accanto al tricolore e al vessillo d’Europa. Di Maio non lo voleva perché da quando la Lega ne ha fatto il simbolo dell’autonomia, è un incubo
che rovina anche i convegni più autorevoli. Lo staff del ministero degli Esteri si è però piegato con eleganza al cerimoniale e a incontrare Di Maio c’era il Gotha dell’imprenditoria veneta. PIOVESANA: MENO BUROCRAZIA
Con un elegante vestito nero e mascherina, Maria Cristina Piovesana, vicepresidente nazionale di Confindustria, dice che il vero nodo si chiama execution: passare dalla teoria ai fatti concreti. A parole l’Ice e le ambasciate sono degli avamposti per il made in Ita-
BIANCHI
ly, ma poi le procedure sono elefantiache. «Idee ottime ma speriamo non siano come l’ecobonus energetico al 110% che richiede 36 documenti diversi per decollare. Vediamo se ce la faremo a far sistema con le piccole e medie aziende con processi semplici per l’export. Il vero nodo è scaricare a terra i grandi progetti. Padova e soprattutto Treviso hanno subito forti contraccolpi con la pandemia, ma sono convinta che sapranno riconquistare le fette di mercato perse», spiega la Piovesana con grande realismo.
zia di un rimborso pari a 29 miliardi di euro. «Siamo al ridicolo. Tutte e 5 le banche fallite fanno 14 miliardi di capitalizzazione e ho spiegato a Consap di aver sparato bugie. Purtroppo il sottosegretario Villarosa ha criticato le nostre richieste. Ma il colpo di scena arriva con l’articolo 50 del decreto Cura Italia del 28 marzo. Ai risparmiatori è possibile dare un anticipo del 40 per cento a fine istruttoria, dopo aver valutato se la domanda è congrua. Ciò significa il 12 per cento reale del capitale investito: non è possibile. La legge prevede che il rimborso sia del 30% sulla somma investita e non si torna indietro», dice Ugone. La battaglia continua. —
la protesta dei risparmiatori
«Consap ha bloccato i rimborsi Ok al 30% di quanto investito» PADOVA
I tempi cambiano, ma i protagonisti sono sempre gli stessi. Nel 2018, le associazioni dei risparmiatori Bpvi e Veneto Banca hanno incontrato Di Maio a Venezia e ieri Luigi Ugone ha strappato un faccia a faccia con il ministro degli Esteri a Padova, prima del convegno sull’export. Il motivo? Tutto è fermo, da Roma non è arrivato un solo centesi-
mo. L’Anac e Consap sono in forte ritardo, non solo hanno bloccato i fondi ma anche i documenti che sono stati secretati, perché la magistratura ha avviato i processi a Treviso e Vicenza. Al termine dell’incontro Enrico Cappelletti ha incontrato gli attivisti dell’associazione “Noi che credevamo nella popolare di Vicenza” e ha raccolto un profondo malcontento. Nel mirino la presidente della com-
missione Ruocco e il sottosegretario Baretta: «Se fosse per lui, ai risparmiatori sarebbero arrivati 100 milioni in tre anni, una presa in giro. Invece con le nostre proteste il fondo è salito a 1 miliardo e mezzo. Ma i soldi sono fermi a Roma», ha spiegato Ugone. Presentare la domanda per il Fir è un’impresa disperata, il portale di Consap è andato in tilt ma a metà luglio ha pubblicato sul sito la noti-
PADOVA
Il più soddisfatto è Mario Pozza, presidente veneto di Unioncamere: «Non ci interessa l’appartenenza politica, il ministro Di Maio ha presentato un piano concreto per formare le imprese e potenziare l’export. Ha scelto Padova e non Milano come segnale di attenzione al nostro territorio che non rappresenta la grande impresa e non ha più la finanza. Veneto e Lombardia rappresentano il 40% dell’export e sapranno uscire dalla crisi». Sulle stessa lunghezza d’onda la riflessione di Agostino Bonomo di Confartigianato: «Questi progetti vanno accompagnati con nuovi accordi commerciali con gli Stati: quelli sottoscritti dal 2009 al 2013 sono obsoleti. Il governo ha accolto parte delle nostre proposte per il rilancio delle aziende, siamo pronti per la sfida d’autunno». —
ma Confindustria è perplessa.
L’arrivo del ministro degli Esteri di Maio, accolto dal sindaco di Padova Giordani
Finco irritato «Imprenditori lasciati soli Ecco la verità» Com’è nel suo stile, Massimo Finco, vicepresidente vicario di Assindustria Veneto centro, va controcorrente. Un po’ indispettito perché non ha avuto diritto di tribuna, racconta ai giornalisti la sua opinione sull’export. «Gli imprenditori sono lasciati soli. Io che produco gabbie per galline e le esporto anche in Cina, mi devo arrangiare. Ai miei manager raccomando di non mettere piede nelle sedi estere dell’Ice perché lì troveranno solo dirigenti superpagati scelti con criteri che spesso non si conciliano con la meritocrazia. La mia gabbia per galline deve essere perfetta per competere e può essere prodotta anche fuori Italia. Anzi, per uscire dall’emergenza Covid, non vogliamo aiuti a pioggia ma il sostegno del sistema Paese per vincere la sfida della globalizzazione. E quando il ministro Di Maio dice che bisogna produrre solo qui in Italia, si sbaglia di grosso: siamo la seconda manifattura d’Europa perché abbiamo vinto la sfida della globalizzazione, che va sostenuta. Mi pare che il convegno sia perfetto per promuovere il Prosecco di Valdobbiadene e il prosciutto di Montagnana, ma non delinea alcuna strategia per la grande impresa che si muove sui mercati internazionali. L’unica nota di merito va a Unioncamere che sta mettendo assieme Padova, Treviso, Venezia, Rovigo e Belluno: sono molto contento perché vince solo il gioco di squadra del Veneto». Dopo la polemica Massimo Finco lancia una proposta: i 14 giorni di quarantena obbligatori per i dipendenti che rientrano dai 29 Stati a rischio, siano pagati dall’Inps o dal governo con un fondo ad hoc e non dalle aziende. —
Categorie soddisfatte Piovesana: «Procedure elefantiache che bisogna tagliare»
IL REFERENDUM. VOTATE SÌ
Il leader storico del M5s concede due battute alle tv a sostegno del sì al referendum per tagliare 345 parlamentari: «Così l’Italia si mette al passo dalla Germania e risparmia un po’ di soldi». Anche perché oltre a Camera e Senato ci sono i consigli regionali, i comuni, le Province, le comunità montane e i consigli di quartiere per dare voce alla rappresentanza istituzionale. Tutte cariche con indennità, magari simboliche, ma il volontariato in politica è virtù assai rara. Quanto al voto delle regionali, ammette che è mancato il coordinamento con il Pd ma poi lancia l’appello a sostenere i sei candidati presidenti
IL PIANO VIAGGIA SUL WEB
il controcanto
Luigi Ugone durante l’incontro con il ministro Luigi Di Maio a Padova
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