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IPOGEI E THÒLOS DELLA GURFA

Architettura dedalica per la catabasi

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Carmelo Montagna

«Noi non dobbiamo […] indovinare il futuro, ma il presente» Cesare Brandi [1]

Figura 1. Alia (PA), la Gurfa. Foto: http://www.comune.alia.pa.it

La Gurfa di Alia (PA) si trova nel cuore della Sicilia protostorica. È un sito rupestre di straordinario interesse storico-artistico ed ambientale; testimonianza di una memoria millenaria, incredibilmente sfuggita agli studi più attenti, anche per l'enigmatica perdita della sua stessa memoria storica. Il complesso ipogeo, nonostante l'uso improprio plurisecolare di stallamagazzino e agricolo-abitativo, di cui resta traccia nella dizione araba "Gurfa", si rivela nelle sue dimensioni monumentali come una grande architettura di soFisticata progettazione e realizzazione. In particolare l'ambiente campaniforme, a thòlos, forato in sommità, il più vasto del Mediterraneo, è direttamente confrontabile ed associabile a tipologie tholoidi di cultura minoicomicenea. Il sito si raggiunge percorrendo la S.S. n.121, da Palermo per Agrigento uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al Km 189 si entra nell’abitato, si attraversa e percorrendo la S.P. 53 si giunge alla collina, dove sul Fianco sud-ovest si aprono suggestivamente nella roccia le aperture di questo antichissimo e misterioso insediamento rupestre. Contrariamente a

Carmelo Montagna (1956) è architetto ed insegna Storia dell’Arte e Disegno al Liceo ScientiFico Statale “E. Basile” di Palermo. Dopo essersene occupato da "curioso"/studente di Architettura, dal 2003 in maniera sistematica conduce ricerche sul sito della Gurfa di Alia e sulla connessa “Civiltà della Thòlos”, su cui ha tenuto conferenze e pubblicato vari scritti. Nel 2008 è stato titolare di incarico di ricerca e studio presso il Dipartimento di Civiltà Euro-Mediterranee e di Studi Classici, Cristiani, Bizantini, Medievali, Umanistici dell’Università degli Studi di Palermo, sul tema “La Via della Thòlos”. I beni culturali volano per lo sviluppo economico locale. Integrazione di risorse e servizi all’interno di aree connotate da identità territoriali forti e riconoscibili. Tutor della ricerca il prof. Alessandro Musco. Un suo saggio, Architettura e mito alla Gurfa, è pubblicato nel Catalogo della Mostra di James Turrell e Alessandro Belgiojoso, Terra e Luce, dalla Gurfa al Roden Crater, ed. Skira, 2009. Ha collaborato con l’OfFicina di Studi Medievali di Palermo, presso le cui edizioni ha pubblicato: Il Tesoro di Minos. L’architettura della Gurfa di Alia tra Preistoria e Misteri, con un saggio introduttivo di Alessandro Musco, ed. OfFicina di Studi Medievali, 2009; Thòlos: struttura di culto, potere e salvezza nell’architettura protostorica siciliana. Luoghi, reperti e relazioni fra mito e realtà del paesaggio archeologico, in: AA.VV., Santi, Santuari, Pellegrinaggi, Atti del seminario internazionale di studio, S. Giuseppe Jato-S. Cipirello (PA), 31.8-4.9.2011, ed. OfFicina di Studi Medievali, PA, 2014. Email: carmont@alice.it .

quanto può fare pensare la loro attuale denominazione, Grotte della Gurfa, non si tratta di grotte naturali ma di un imponente monumento di architettura rupestre. La complessa problematica della datazione ed attribuzione di quest’opera monumentale è resa ancor più enigmatica dalla mancanza apparente nell’area di reperti Fittili che possano orientare nella datazione, essendo gli ipogei ininterrottamente abitati Fino agli anni ’90 del 1900, con uso agricolo. Per contribuire a capire l'asse dei saperi presente alla Gurfa, che è stazione terminale di decine di altri siti rupestri siciliani di struttura e cultura simile, una autentica "Via della Thòlos", da ri-mettere nel cassetto giusto della ricerca storico-artistica, oltre le polemiche sulla sua generica attribuzione a tempi di indistinto "medioevo rupestre troglodita", è utile riFlettere su queste affermazioni di un grande medievista:

«L’architettura Fisica e sapienziale della Gurfa di Alia, santuario irripetibile di una sacralità tutta mediterranea […] trova le sue ragioni proprie in diversi millenni alle nostre spalle […] la Gurfa di Alia occupa uno spazio di prima grandezza: si tratta, infatti, di un documento assolutamente unico per ciò che si vede e per ciò che, in quanto invisibile, chiede studio, indagine e ricerca a più mani. La sua arcaica ed aristocratica architettura sacrale che ha percorso tutta l’antichità e per intero l’età medievale e moderna, Fino alle pecore cui dava rifugio e tana Fino a pochissimi anni fa (!), è veramente un accumulo catastale di saperi in larghissima misura ancora inedito […]» [2].

Seguono le considerazioni di sintesi, che mi permetto di affermare dopo qualche decennio di studi e ricerche, su quel frammento di memoria architettonica, in quel sito enigmatico, necessarie per l’attualità: Misteri e sapienza costruttiva che delineano il Genius Loci, la Forma e la Sacralità perenne del luogo, nel simbolismo dell’Axis Mundi; eroica Catabasi [3] di Terra & Luce, in un Palazzo/ Telesterion [4] protostorico, di probabile scuola dedalica, cripta funeraria dinastica e santuario tholoide della Grande Madre mediterranea, associata al simbolo di Poseidon, che vi ho rinvenuto; con una continuità di culti che comprende una importante presenza storica dei Cavalieri Teutonici, passando per le fasi bizantina ed islamica. Oltre l’immagine di una Sicilia scontata, ce n’è un’altra, minore e persa/clandestina agli studi accademici, in misura rilevante nell’entroterra, isola nell’isola, dove paradossalmente la marginalità ha preservato strutture culturali e paesaggisticoambientali che meritano di essere pensate per l’avvenire come occasione di sviluppo economico compatibile con la stessa vocazione dei territori. C’è in questa Sicilia altra una incredibile quantità di opere d’arte e beni culturali, spesso di qualità molto elevata, la cui visibilità e fruizione si attesta molto al di sotto della loro reale importanza, quando non sono stati addirittura dimenticati o rimossi dai

Figura 2. Dove si trova la Gurfa.

saperi collettivi riconosciuti dall’ufFicialità accademica. In questo contesto si incardina la “questione della Gurfa”. Sono paesaggi culturali intimi e celati, aspri, segnati nell’abbandono storico dal silenzio e dalle solitudini delle contrade; caratterizzati da misteriose presenze architettoniche, talvolta di dimensione monumentale e di grande impatto estetico, come i nostri ipogei della Gurfa, di cui raramente si trova traccia nella manualistica; capaci di destare meraviglia e stupore sia per la loro bellezza che per la consistente quantità. È la visualizzazione/valutazione della realtà ambientale terribile e rassegnata sulla Sicilia e la sua “insularità d’animo” che G. Tomasi di Lampedusa, ne Il Gattopardo, fa fare al principe Fabrizio Salina:

«[…] questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche, del passato, magniFici ma incomprensibili perché non ediFicati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti […] opere d’arte enigmatiche».

Il vasto comprensorio archeologico e paesaggisticoambientale del Fiume Platani, antico Halykos (“Fiume del sale”), è uno di questi luoghi straordinari, che non ha ancora la fama e la visibilità culturale che meriterebbe ampiamente, in particolare per l’autentica civiltà Fluviale che vi è attestata nell’età del Bronzo, che da sola, per rinvenimenti presenze e mitologia, dovrebbe costituire un capitolo nei manuali di Storia dell’Arte. Discorso strategico ed urgente che mi permetto di fare, in particolare per colmare le narrazioni di una corretta Storia dell'Architettura Antica in Sicilia prima dei Greci. Questo è purtroppo ancora lo “stato degli studi” in proposito:

«Nella premessa alla sua “Breve storia dell’architettura in Sicilia”, pubblicata da Laterza nel 1938, Enrico Calandra si chiedeva se, allo stato degli studi dell’epoca, il suo libro non fosse prematuro. […] Da cinquant’anni a questa parte non ci sono stati molti importanti contributi che abbiano gettato nuova luce sulla storia dell’architettura in Sicilia, in particolare sul periodo siceliota. Se pur notevoli sono stati i recenti apporti da parte degli archeologi […]» [5].

Ecco cosa aveva scritto E. Calandra:

«L’architettura degli abitatori della Sicilia anteriormente alla venuta dei Greci ha lasciato solo un nome, di grande risonanza, ma di attività completamente leggendaria; un nome di architetto ricordato come un semidio, Dedalo – qui riparato da Creta, messosi al servizio del re dei Sicani, Cocalo. Fuggendo da Minosse […] La storia dell’architettura comincia ad avere pagine d’interesse generale solo con la colonizzazione greca […]» [6].

Figura 3. Pàtera d’oro rinvenuta a S. Angelo Muxaro (AG). British Museum, Londra.

È più recente l'attenzione “revisionista” di P. Culotta alla thòlos della Gurfa di Alia:

«[…] un’architettura quasi sconosciuta alla storiograFia e alla critica ma che, per età, dimensione, conservazione, caratteristiche tipologiche e morfologiche, non esito a deFinire Monumento dei più signiFicativi delle culture che hanno segnato la presenza umana nel territorio della Sicilia. […] Dal neolitico all’età del bronzo, nei millenni in cui possiamo collocare la Gurfa, per quanto riguarda la Sicilia la ricerca specialistica ha appena sFiorato la conoscenza dei percorsi della storia e delle civiltà degli uomini […] L’arco temporale dentro cui collocare queste strutture può andare dal neolitico, all’età del bronzo […]» [7].

Su questa linea d'indagine, da architetto e storico dell'arte, entrando in punta di piedi nell'ambito archeologico, con il massimo rispetto per quegli studi specialistici (ancora in larga parte da fare) ho fatto notare che in tutta la Valle del Platani/Halykos sono presenti tombe a thòlos, che collegano in modo sorprendente ed inequivocabile la storia dei luoghi nell’età del Bronzo con la civiltà Minoico-Micenea. Questo strettissimo legame è comprovato anche dai numerosi reperti archeologici oggi custoditi al Museo “Paolo Orsi” di Siracusa, all’Antiquarium di Mussomeli con la civiltà di Polizzello (CL), al Museo Archeologico di Marianopoli (CL), oltre che nei maggiori Musei Archeologici stranieri: per tutti cito la bellissima e preziosa “Patera d’oro con teoria di tori” da Sant’Angelo Muxaro presso il British Museum di Londra. Luoghi, reperti ed architetture meritevoli di riguardo nella Valle sono accomunati dal fascino arcano delle cose da “scoprire”, da “svelare” compiutamente nella dimensione protostorica della Sicilia pre-Greca: circa un millennio di documentazione in più da percorrere e “vedere” rispetto ai dati delle guide turistiche ed ai

Figura 4. Sopra e sotto: schemi d'impianto degli ipogei della Gurfa ed attribuzione di ricerca degli ambienti. Da: Montagna C., Il Tesoro di Minos, ed. Officina Studi Medievali, 2009.

testi divulgativi; miti e saghe da ri-sentire, da rivedere con altri occhi, per cercare di capire un tratto importante e sconosciuto degli inizi della cultura dell’Occidente, da riguardare appunto. Bisogna fare tesoro delle tracce architettoniche e materiche che hanno lasciato nella Valle quei sapienti costruttori dal bordo della Grande Storia e del Mito: questa è la lezione che può esserci narrata negli affascinanti ambienti thòloidi ingrottati e dai reperti archeologici di Sant’Angelo Muxaro (AG), Milena (CL), Cammarata (AG), Polizzello di Mussomeli (CL) o della Gurfa di Alia (PA); a partire dalla saga di Minosse, approdato con la sua armata sulla costa di Heraclea Minoa, alle foci del Platani, alla ricerca di Dedalo fuggito dal Palazzo del Labirinto di Creta dopo la morte del Minotauro e qui rifugiatosi, accolto ad Inico dopo il mitico “volo” dal Re Sikano Kokalos. Oltre il Mito dare quindi per certo che Dedalo abitò da qualche parte lungo il Platani/ Halykos; che la sua casa/dimora si trovasse in qualche luogo da queste parti. Gli studi ed i rinvenimenti archeologici di G. Castellana attestano, a supporto del Mito, la frequentazione della costa agrigentina da parte dei navigatori minoici almeno dal XVIII sec. a.C., per il commercio mediterraneo dello zolfo. Tutto porta a dedurne che la penetrazione nell'entroterra Fluviale sia stata conseguente ed immediata, per l'approvvigionamento del sale ed altri minerali di pregio ivi presenti [8]. Di certo ed importante in questa parte dell'entroterra Sikano c'è l’evidenza archeologica di reperti molto antichi, ritrovati durante i lavori di costruzione della ferrovia Palermo-Catania, attorno al 1882, proprio a ridosso della Gurfa e noti come “Bronzi di Valledolmo”, di cui aveva scritto A. Mosso in Le armi più antiche di rame e di bronzo, nel 1908; oggetti di grande interesse non solo per la storia del territorio, ma soprattutto per ricostruire i contatti tra i primi esploratori egeo-micenei e le regioni interne della Sicilia “prima dei Greci” [9]. Altrettanto certa è la presenza della “cultura della Thòlos” alla Gurfa, così attestata archeologicamente nella necropoli eneolitica da almeno un “reperto”: «[…] Nel costone più basso circa 30 metri alla

sinistra del complesso trogloditico è stata da noi localizzata una piccola camera a tholos la cui fronte risulta notevolmente rimaneggiata» [10]. In fondo, per sdrammatizzare e senza il timbro dell'archeologia ufFiciale, mi sto quindi assumendo la responsabilità di “spostare di circa 30 metri a destra” il limite “certo” della Cultura della Thòlos nell'entroterra Sikano, con il solo supporto di cercare di dare un senso alla presenza nel sito archeologico del più vasto ambiente a thòlos del Mediterraneo. Sulla base di questi indizi probanti emerge dunque l’evidenza del grande lavoro di ricerca che ancora

resta da fare, alla Gurfa e nel paesaggio culturale circostante. La portata ed il signiFicato della presenza degli ipogei monumentali della Gurfa scandisce la ricerca “sottile”, umbratile e ctonia, del contatto “profondo” con il grembo della “Grande Madre Mediterranea”, nel ciclo di vita-morte-rinascita che passa dai “misteri” del sottosuolo, noto mitologicamente per il culto di Demetra e Kore. Per quanto ne sappiamo è il rito misterico/ sciamanico della Catabasi: la discesa rituale ed “eroica” del Minos/Wanax/Basileus di tradizione minoico-micenea, o indigena, al mondo degli antenati morti, dopo l’adeguata preparazione di “incubazione” che doveva avvenire nell'inquietante “vano ad utero” con sovrastante cisterna, sospeso da terra, presente sulla parete della seconda stanza del piano superiore della Gurfa: è questa l’unica spiegazione sensata che se ne può dare. Bisogna dunque pensare a questa seconda “stanza” del piano superiore, di dimensioni rilevanti, come ad un Megaron: «[…] In greco il di'u accadico si chiamò mègaron, parola di etimo misterioso, forse risalente alle radici dell'ebraico me'arah. Ciò che vi deve accadere è un movimento della psiche, che si denomina “discesa”, catabasi. Erano cripte dove si scendeva Figura 5. Thòlos della Gurfa: Equinozio di Primavera appena prima delle ore 12 solari. per prepararsi all'ascesa in cielo. La meglio nota stava nel santuario di Trofonio a Lebadea e ne parla Pausania. Ci si calava scivolando prima su una corda, penetrando quindi in un buco, dove un turbine avvolgeva il corpo spengendo la coscienza e sospingendolo all’interno: lì sopravvenivano visioni. […] Chi giunge a questo luogo mortuario senza essere morto prima dà prova di essere iniziato. […] Lì si sognava e si poteva guarire mercé un sogno guaritore. Era la catabasi, l'immersione nel regno prossimo alla morte, dal quale era possibile ritornare in vita riabilitati alla salute (p. 99)» [11]. Tracce antichissime di questo tipo oscuro di "visitazioni" rituali del sottosuolo a scopo funerario

Figura 6. Thòlos della Gurfa: lama di luce/Axis Mundi.

nella Valle del Platani, in areali vicini alla Gurfa, sono attestate da indagini archeologiche, condotte da Domenica Gullì in oltre quaranta cavità con frequentazioni preistoriche, dal Neolitico al Bronzo recente [12]. Per quanto riguarda il “funzionamento” come struttura calendariale del monumentale ambiente campaniforme/thòlos, come il Pantheon di Roma suggestivamente forato in sommità, per la misurazione/controllo del tempo cosmico, ritualità propria di tutti i centri sacri dell'antichità, invitiamo alla visita del sito in occasione degli equinozi e dei solstizi, per la veriFica di quanto abbiamo sperimentato con largo seguito testimoniale: «Equinozio di primavera da trascorrere al complesso rupestre Gurfa e poter osservare, a mezzogiorno, il suggestivo raggio di luce che colpisce la fossa centrale del pavimento dell’ambiente a Thòlos più vasto del Mediterraneo: segno visibile dell’uso rituale e calendariale dell’ambiente campaniforme […] A mezzogiorno in punto i raggi solari Filtrano attraverso una fessura nella roccia della Tholos e colpiscono esattamente la fossa del Nadir pavimentale. […] luce suggestiva che determina il rinnovarsi ciclico del tempo cosmico, nella grandiosa architettura ipogeica campaniforme della Gurfa» [13]. A questi risultati indiziari portano gli esiti della mia ricerca: dopo la catastrofe culturale della perdita della sua memoria storica, alla Gurfa di Alia c’è quello che resta di un impianto ipogeico dell’età del Bronzo, di soFisticata progettazione, in una necropoli eneolitica, dove è possibile rintracciare l’uso di moduli di “geometria aurea”. Il suo costruttore mostra di conoscere la memoria dei modelli di casetombe a thòlos ciprioti di Choirokotia e del Megaron ligneo anatolico-frigio di Gordion, in una struttura unitaria che ha al piano inferiore una vasta camera funeraria dinastica collegata ad un grandioso ambiente a thòlos per il culto, con sovrapposte le “stanze” di un santuario, in cui si praticava il rito dell’“Incubazione” e della “Catabasi”: rimandi straordinariamente simili alle descrizioni che le fonti storiche fanno per la tomba-tempio di Minosse, da ricercarsi nella valle del Fiume Halykos/Platani. La Gurfa si trova in un importante sito nel cuore della Sikania dell’età del Bronzo, nel punto di snodo strategico fra i sistemi Fluviali Platani-Fiume Torto, che in antico collegava Himera, sul Tirreno, con Heraclea Minoa, sul Canale di Sicilia; da lì dovette passare il tiranno agrigentino Terone nel 480 a.C. quando, in marcia su Himera per la sua conquista, “rinvenne” e distrusse la tomba-tempio di Minosse. In assenza di reperti archeologici da scavi ufFiciali, le tracce evidenti di distruzione ed incendio dei

Figura 7. Sezione verticale dell’ambiente tholoide con oculus, su rilievi della Facoltà di Architettura di Palermo, che dimostra la compatibilità progettuale con moduli di Geometria Aurea, che il suo dedalico progettista conosce ed applica alla Gurfa.

rivestimenti lignei alla Gurfa ancora aspettano una datazione. Occorre perciò guardare all'opera partendo dal fascino e dai Misteri che contiene: basta entrare in quell'ambiente a thòlos, sotto la lama di luce zenitale, per capirne senza tante parole la sacralità ancestrale, nella sua armonia aurea che narra dei suoi millenni. È la percezione di altissima ierofania in versi che ha espresso un poeta siciliano contemporaneo in visita alla Gurfa [14]:

Diu/comu fazzu a tràsiri/nnò to vacanti/ca ia un nenti /chinu di lustru.

(Dio/ come faccio a entrare/ nel tuo vuoto/ che è un niente/ pieno di luce).

12. Gullì D., L'occupazione delle grotte in età preistorica nel territorio agrigentino, in Cucchi F., Guidi P. (a cura di),

Diffusione delle conoscenze: Atti del XXI Congresso

Nazionale di Speleologia. Trieste, 2-5 Giugno 2011, EUT

Edizioni Università di Trieste, 2013, pp. 258-267; https://www.openstarts.units.it/handle/10077/9070 13. https://www.esperonews.it/201503142509/categoriaa-f/alia/equinozio-di-primavera-alla-gurfa-amezzogiorno-un-suggestivo-raggio-di-luce-colpisce-lafossa-centrale-del-pavimento-dell-ambiente-atholos.html 14. Ognibene V., Villàurea Signura quasi Himera. Poesie 1994-2010, ed. Coppola-Margana, 2011, p. 27.

Bibliografia note e sitografia

1. Brandi C., La \ine dell'Avanguardia, ed. Quodlibet, 2013, p. 177. 2. Dalla presentazione di Musco A., Il Catasto Intellettuale

Mediterraneo e la Gurfa di Alia, pp. XI-XV, in Montagna C.,

Il Tesoro di Minos. L’architettura della Gurfa di Alia tra

Preistoria e Misteri, ed. O.S.M., 2009. 3. La Catàbasi è l'antico rito sacrale di discesa eroica nell'Ade. Se ne parla nell'XI libro dell’Odissea. Oltre quello di Ulisse, dalla mitologia greca sono note la discesa agli inferi di Eracle e quella di Orfeo. Virgilio ne parla nell’Eneide e Dante nella Divina Commedia. 4. Il Telesterion ad Eleusi era il “palazzo delle iniziazioni”.

Per approfondimenti: Damiano G., Un cammino per le anime. Note sull’opera di V. Magnien, I Misteri di Eleusi, in "Margini" n. 19, dal sito http://web.tiscali.it/libreriaar/ spiritoepsiche.htm 5. Caronia G., L’architettura dei Sicelioti, Edizioni Grifo, 1988, pp. 5-6. 6. Calandra E., Breve storia dell’architettura in Sicilia, Ed.

Laterza, 1938, p. 10. 7. AA.VV., La Gurfa e il Mediterraneo. Atti del Convegno di studi /Dic. 1995, pp. 81-85, intervento di Culotta P.,

L’architettura della Gurfa, Comune di Alia. 8. Castellana G., La Sicilia nel II millennio a.C., Salvatore

Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma, 2002. 9. De Miro E., Pro\ilo storico-archeologico della Sicilia Centro

Meridionale, in Tusa V., De Miro E., Itinerari archeologici – Sicilia occidentale, ed. Newton Compton, 1983. 10. Tomasello F., Le tombe a tholos della Sicilia centro meridionale, Cronache di Archeologia 34-35/1995-96, ed.CNR-Università di Catania, 1997, p. 146. 11. Zolla E., Discesa all'Ade e resurrezione, ed. Adelphi, 2002, pp. citate.

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