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Cultura
Non luogo. Architettura disincarnata per comunità liquide
Ciro Lomonte
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Figura 1. Marco Casamonti, Archea Associati, ingresso della cantina Antinori, San Casciano in Val di Pesa (FI).
L’ architettura dei nostri giorni pare interamente ispirata da quella che potremmo deBinire “l’estetica dell’aeroporto”: non luoghi studiati dai progettisti per passaggi fugaci, con un’attenzione tutta speciale dedicata ad incorniciare il paesaggio con materiali innovativi traslucidi e gigantesche vetrate. Ammesso e non concesso che questa sia la forma migliore per una aerostazione, è mai possibile che si debba applicare la stessa poetica anoressica alle case, agli ufBici, agli ospedali, ai teatri, alle università, agli asili nido? Tutti uguali, peraltro.
Qualcuno sostiene che gli stilemi minimalisti non siano affatto ripetuti. Ci sono inBinite declinazioni degli assoluti razionalisti, nella versione decostruttivista o supermodernista attuale. Sarà vero? A sfogliare le riviste patinate degli architetti viene da pensare all’opera di Raymond Queneau, Esercizi di stile, novantanove modi diversi per raccontare la stessa storia banale. Come banali sono le città, replicanti, senz’anima, che si stanno costruendo in ogni angolo del pianeta. Proviamo a passare in rassegna alcune opere contemporanee. Le aule della scuola materna Hakemiya, in Giappone (Figura 2), sono le sale d’attesa del Bilm The Terminal, nelle quali intrappolare i poveri bambini, che, per quanto orientali, non sono insensibili al calore di decorazioni e colori. Esterni ed interni della cantina Antinori, a San Casciano in Val di Pesa (Figura 1), sono ambienti in cui far galleggiare nella luce e nell’alcool i visitatori. La
Ciro Lomonte (Palermo 1960) è un architetto, personaggio pubblico e politico, esperto in arte sacra. Dopo la maturità ha studiato presso le facoltà di architettura dell’Università di Palermo e del Politecnico di Milano. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso studi privati di architettura; in uno di essi conobbe l’architetto Guido Santoro, con il quale strinse amicizia e sodalizio professionale. Dal 1987 al 1990 ha partecipato all’elaborazione del piano di recupero del centro storico di Erice. Nel 1988 inizia le sue ricerche nel campo dell’arte sacra. Ha partecipato alla rideBinizione di molte chiese, in particolare Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine, Maria SS. Immacolata a Sancipirello, Santo Curato d’Ars a Palermo ed altre. Attualmente, insieme a Guido Santoro, sta adeguando l’interno della chiesa di Santa Maria nella città di Altofonte vicino Palermo. Dal 1990 al 1999 ha diretto la Scuola di Formazione Professionale Monte Grifone (attuale Arces) a Palermo. Dal 2009 è docente di Storia dell’Architettura Cristiana Contemporanea nel Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università Europea di Roma. Nel 2017 è stato candidato sindaco di Palermo per il partito indipendentista Siciliani Liberi. Si candida nuovamente nel 2022. Ef autore e traduttore di numerosi libri e articoli dedicati alla architettura sacra contemporanea. Nel 2009, insieme a Guido Santoro, ha pubblicato il libro “Liturgia, cosmo, architettura” (Edizioni Cantagalli, Siena).
corte interna e i disimpegni del ricco Rijksmuseum di Amsterdam (Figura 3) sono trasformati, sotto nuove coperture in ferro e vetro, nelle banchine di una stazione ferroviaria. Nella pensilina del vecchio porto di Marsiglia (Figura 4), sir Norman Foster cerca di ottenere direttamente un effetto di straniamento. RiBlessi nello specchio, i passanti non sono dove sono, sopra o sotto, diritti o capovolti. La “Casa dell’InBinito”, realizzata a Cadice da Alberto Campo Baeza, è la dimora algida di sentinelle bioniche del pianeta, spoglia di aggettivazioni, ricordi e simboli che possano relazionare la personalità degli abitanti con quella che dovrebbe essere la pelle architettonica della loro anima. L’omologazione architettonica è virale. All’apparenza si tratta di un fenomeno culturale, è l’evoluzione naturale dei linguaggi dell’arte. A ben guardare si scopre che in realtà la componente affaristica è prevalente e la Binanza si serve delle giustiBicazioni della critica architettonica ufBiciale per battere cassa. La griffe è strumentale. Basti pensare, per fare un esempio recente, al degrado indecente in cui è piombato uno dei quartieri più rinomati di Roma da quando i dirigenti di Eur SpA si sono afBidati alle archi-star.
C’è chi sostiene che il fenomeno riguardi più che altro l’Italia. In altre nazioni si trovano quartieri residenziali molto più belli e confortevoli dei nostri, perché qui siamo riusciti a deturpare persino i centri storici, vale a dire le città più ricche di opere d’arte del mondo, e abbiamo costruito periferie incredibilmente brutte. Bisogne«L’omologazione architettonica è virale. rebbe allora deBinire se le All’apparenza si tratta di un fenomeno casette del Surrey o quelle culturale, è l’evoluzione naturale dei linguaggi dell’arte. A ben guardare si scopre di Poundbury o i condomini di Le Plessis-Robinson siano architettura dei che in realtà la componente affaristica è nostri giorni o passatiprevalente e la finanza si serve delle smo. Perché la cultura giustificazioni della critica architettonica accademica internazionaufficiale per battere cassa» le ostracizza quei modelli, spingendo gli studenti a moltiplicare i non luoghi anche nei centri storici, per farvi dialogare dentro le nuove non persone: un’estensione terribile dei concetti espressi nel 1992 dal sociologo Marc Augé nel libro Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità. Le autorità ecclesiastiche si sono adeguate all’andazzo corrente, afBidandosi agli star-architects ed ai loro emuli. Risultato? Chiese che non sembrano chiese. La situazione è desolante. Ne abbiamo già parlato sul n. 101 di Radici Cristiane, nell’articolo Nuove chiese, fuochi fatui nella notte fonda [1]. In quel contesto segnalavamo l’importanza del lavoro silenzioso svolto negli ultimi anni dal Master in Architettura, Arti
Figura 2. Kenichirou Ide, Mariko Shimada (Rhythmdesign), Koichi Futatusmata Ritsu Shibata (Case-Real), aula della scuola materna Hakemiya, Kumamoto, Giappone. Figura 3. Cruz y Ortiz Arquitectos, corte interna e disimpegni del Rijksmuseum di Amsterdam.
Figura 4. Norman Foster, pensilina del vecchio porto di Marsiglia.
Sacre e Liturgia dell’Università Europea di Roma, che sarebbe opportuno trasformare in un vero e proprio corso di laurea in Architettura. Paradossalmente, in città come Los Angeles, gli atei hanno cominciato a costruirsi “mega-chiese atee”. Hanno mantenuto tutto: la chiesa, l’omelia, la questua, i dieci comandamenti, i canti, la comunità, la funzione domenicale e l’idea del servizio ai più svantaggiati. L’unica cosa che manca è Dio. L’iniziativa è bizzarra e suscita stupore, ma in fondo dimostra che anche gli atei hanno i loro idoli, più o meno consapevoli. Hanno sostituito Dio con un surrogato, preferendo trovare dentro di sé una verità che va cercata al di fuori e al di sopra di essi. Che forma avranno questi templi dell’ateismo? Forse Biniranno con l’adottare linguaggi classici e neostili, a differenza delle chiese cattoliche, che hanno assunto conBigurazioni sempre più secolarizzate e adatte a visioni orizzontali, quelle della morte di Dio. Non sono più luoghi sacri, dell’incontro con il trascendente. Sono non luoghi, chiese liquide degne di una società liquida. Pensati per essere luogo di incontro dei cristiani (fra di loro, non con Dio), sono al contrario ambienti in cui ci si sente straordinariamente soli e
Figura 5. La “Casa dell’Infinito”, realizzata a Cadice da Alberto Campo Baeza.
Figura 6. Vittorio Gregotti, Menfi (AG), ricostruzione della Chiesa Madre dopo il crollo causato dal terremoto del Belı̀ce nel 1968.
abbandonati. Prendiamo il caso della chiesa madre di MenBi (Figura 6), ricostruita da Vittorio Gregotti nelle forme scatolari da lui predilette, dopo il terremoto del Belice, che non aveva compromesso del tutto l’ediBicio classico. La nuova “facciata”, un muro quasi impenetrabile e muto, allontana i fedeli piuttosto che attrarli. Ef sormontata da un telaio di cemento a faccia vista, che dovrebbe incorniciare il mare per chi lo osservasse dalla pretestuosa “cavea” sul tetto. L’interno è come un’arnia, disarmonica e labirintica. Distrutta l’abside della chiesa antica, i banchi sono stati ruotati verso un altare laterale, in un’aula tormentata da sgraziati piedritti cilindrici e un graticcio di travi disadorne. Alla presentazione del concorso di idee per una nuova chiesa in un altro paese siciliano, dal pubblico si è levata una lamentela sull’inadeguatezza dell’arte sacra contemporanea rispetto alle richieste di bellezza manifestate dai fedeli. I responsabili dell’iniziativa hanno risposto che sarebbero stati organizzati seminari appositi per aiutare i parrocchiani ad apprezzare gli orientamenti più aggiornati. Ormai siamo arrivati a questo, ai campi di rieducazione di coloro che ancora conservano un briciolo di buon senso. Un popolo che è ancora una maggioranza, per quanto silenziosa, tiranneggiata da una minoranza clamorosa. Serve urgentemente un cantore del nuovo Arcipelago Gulag, immenso, in cui è stato trasformato il mondo occidentale. Chi l’avrebbe detto che la democrazia avrebbe sortito effetti peggiori delle dittature post hegeliane del Novecento?
Nota
1. Lomonte C., Nuove Chiese, fuochi fatui nella notte fonda.
Radici Cristiane, n. 101, febbraio 2015. https://www.radicicristiane.it/2015/02/arte-cultura/nuove-chiesefuochi-fatui-nella-notte-fonda/ L’articolo è stato pubblicato anche su Theriaké: Lomonte C., Nuove Chiese. Fuochi fatui nella notte fonda. Theriaké [online]: ISSN 2724-0509, anno II n. 19, luglio 2019, pp. 26-36. https:// issuu.com/email782/docs/theriak__anno_ii_n._19