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Restaurant Manager Struttura del Percorso Formativo


Titolo corso

Restaurant Manager

Struttura del Percorso Formativo a cura di David Polesi e Guglielmo Martone

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Struttura del Percorso formativo

Competenze “verticali” caratterizzanti Competenze “verticali” non caratterizzanti

Competenze trasversali


Competenze trasversali

Cosa analizzeremo durante il nostro percorso?


Competenze trasversali

Cercheremo insieme di migliorare alcuni “verbi”…….


Competenze trasversali Osservare Ricercare Esplorare Prestare attenzione Analizzare Interpretare Dedurre Esprimere giudizi Essere orientati al risultato Essere accurati Pianificare


Competenze trasversali Prendere l’iniziativa Essere flessibili Controllarsi emotivamente Credere in se stessi Essere orientati al cliente Mettersi nei panni degli altri Negoziare Lavorare con gli altri Gestire la propria immagine Esprimere le emozioni Ascoltare attivamente


Competenze trasversali Avere capacità di autocritica Essere determinati Gestire lo stress Persuadere ed influenzare Comunicare efficacemente Migliorare il proprio senso di responsabilità Essere cortesi Generare sempre una impressione favorevole Creare e mantenere legami sociali Adattarsi alle situazione in cambiamento Avere la capacità di usare l’esperienza nata da situazioni difficili per costruire il futuro


Più in dettaglio, affronteremo le seguenti tematiche:

• Responsabilità individuale • Responsabilità collettiva

• Lavoro di squadra • Intelligenza emotiva • Disimpegno morale • Resilienza • Comunicazione • Cortesia • Gestione del tempo

• Problem Solving


Vogliamo partire per il nostro viaggio?


Si parte…….


La ResponsabilitĂ individuale


DA

ll problema è il mio...


L’umanità si divide in due categorie: quelli che cercano sempre la scusa e quelli che cercano sempre la strada.


Ma cosa vuol dire esattamente prendersi la responsabilitĂ ? Essere responsabili vuol dire esattamente essere capaci di rispondere in maniera abile , appropriata a qualsiasi evento. Responsabile non significa colpevole, ma capace di agire in maniera

efficace.


Essere responsabili significa chiedersi sempre:

“Cosa posso fare io per affrontare al meglio questa situazione?�


Significa scegliere i propri pensieri, le proprie azioni, e non vivere in balia degli eventi, lasciando che il proprio stato d’animo sia determinato da fattori

esterni, o che

alibi,

scuse e

giustificazioni ci impediscano di agire.


Ma cosa sono gli alibi? GLI ALIBI SONO I PEGGIORI NEMICI DI NOI STESSI.


Le 10 frasi killer 1. Il problema non è mio!

2. Chi me lo fa fare! 3. Cosa ci guadagno?

4. Che sfortuna! 5. Poi vediamo‌


6. Sono qui solo per lavorare! 7. Abbiamo sempre fatto così! 8. Ci si doveva pensare prima! 9. Non ci sarà mai il tempo per farlo 10. Non è responsabilità del

nostro ufficio!


Spesso rovesciamo sugli altri le colpe di ciò che non va, o l’onere di provvedere al cambiamento.


Ci lamentiamo del traffico, dello stress, della salute, dell’inquinamento, dell’economia.


Ma cosa facciamo concretamente noi ogni giorno? Spetta a noi cambiare le cose, fare la pi첫 grande rivoluzione di tutti i tempi. Iniziare a vivere in maniera consapevole.


Il mondo è ciò che esattamente pensate di esso.


Non siete in balÏa di un qualche mondo buono o cattivo. Voi, e solo voi decidete quale sia il vostro mondo. Voi, e solo voi decidete se il vostro mondo è buono o cattivo, bello o brutto, felice o infelice.


Vogliamo un mondo migliore?

Iniziamo ad essere noi un pochino migliori.


L’estetica come percezione dal greco “aisthánesthai” cioé percepire

Il mondo è ciò che esattamente pensate di esso.


Mia moglie è ciò che penso di lei. Mio marito è ciò che penso di lui. I miei figli sono ciò che penso di loro. I miei collaboratori sono ciò che penso di loro. Il mio capo è ciò che penso di lui.

I miei clienti sono ciò che penso di loro. La recessione è ciò che penso di essa.

Ecc. ecc.


A Il problema è il nostro!


Da soli si va pi첫 veloci. Insieme si va pi첫 lontano.


La vita non è solo quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.


Da un’intervista al Professor Richard Sennett “Insegno alla London School of Economics, in un corso di dottorato al quale accedono studenti con altissimo potenziale intellettuale. Come professore, ogni giorno sento la necessità morale di non limitarmi a trasmettere ai miei allievi soltanto un sapere scientifico, ma cerco di insegnargli a usare le loro non comuni capacità per fare meglio il loro lavoro, la loro ricerca e la loro tesi. In questo modo otterranno il tipo di rispetto più prezioso, quello che deriva dal “craft-love” o amore per il proprio mestiere. Quell’amore che ti spinge a fare una cosa bene per il solo gusto di farla il meglio possibile, è anche la via maestra per maturare il massimo rispetto di se stessi”.


Se ti piace quello

che fai non lo chiami

lavoro.


Ricordiamoci anche che ...


E’ IMPORTANTE CIÒ CHE SI FA, MA SOPRATTUTTO COME LO SI FA.


PerchĂŠ ...


Siamo responsabili non solo di quello che facciamo, ma anche di quello che non facciamo.


Infine ...


“La storia siamo noi nessuno si senta offeso…. Nessuno si senta escluso” Noi siamo responsabili di tutto ciò che ci accade. Spetta a noi e a nessun’altro prendersi la responsabilità delle cose.


Essere squadra (concetti base)


“Trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso, lavorare insieme un successo”. Henry Ford


INSIEME Aggregato casuale di individui. GRUPPO Insieme di persone che interagiscono.

SQUADRA Piccolo gruppo di persone unite da un obiettivo.


Per essere un membro della Squadra Ascoltare attivamente.  Comprendere.  Dimostrare sincero interesse.  Prestare attenzione per le piccole cose. 


Per essere un membro della Squadra Essere coerente.  Saper chiedere scusa quando si sbaglia.  Essere disponibile.  Contribuire. 


Per fare squadra BUON FLUSSO COMUNICATIVO Una comunicazione costante e pluridirezionale rappresenta la linfa vitale di qualsiasi gruppo. Una comunicazione scarsa e poco chiara può dare origine a fraintendimenti, eccessive aspettative, difficoltà o imbarazzo su ruoli e obiettivi.


Per fare squadra RUOLI CHIARI E BEN DEFINITI In ogni squadra che si rispetti, ciascun giocatore ha un ruolo ben definito, solitamente assegnatogli in base alle capacitĂ ed attitudini.


Per fare squadra ALLINEAMENTO Come una squadra sportiva possiede energia e abilitĂ condivisa per ottenere la vittoria, cosĂŹ una squadra lavorativa deve possedere energia e abilitĂ condivisa per raggiungere con successo i propri obiettivi.


Per fare squadra FIDUCIA

Sapere che si può contare al 100% sul proprio collega.


Per fare squadra ECCELLENZA L’importante non è solo partecipare, ma puntare alla vittoria! Per questo, ogni componente si impegna a dare il meglio di sé e persegue con determinazione il risultato.


Una regola di squadra diminuire il proprio “io” e lasciare spazio al “noi”.


Non c’è squadra senza un’identità, un senso di appartenenza.


Etimologia della parola identità Idem Stesso

• Ciò significa che la prima persona che il cliente vede, rappresenta “la stessa cosa” della Società: ecco perché ognuno di noi è così importante.


Appartenenza significa “essere”, “sentirsi parte di un gruppo”, lavorare “insieme” e non solo a fianco.


“Una organizzazione non ha altra esistenza se non quella delle persone che la fanno vivere�. Gareth Morgan


Fare squadra approfondimenti


“La via verso il successo si percorre con gli altri.� Baltasar Gracian


Lavorare in gruppo  Obiettivi  Metodo  Ruoli  Clima  Comunicazione  Sviluppo individuale  Gestione delle differenze  Gestione del conflitto


Obiettivi


Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile.


“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.� Seneca


Obiettivi

Regole da seguire per fissare gli obiettivi in maniera efficace:

Gli obiettivi “S.M.A.R.T.� (Le cinque caratteristiche che l’obiettivo deve possedere per essere tale).


Obiettivi

L’obiettivo deve essere:

Specifico (ben definito e dettagliato).

Misurabile (orientato su indicatori oggettivi). Accessibile (consistente e raggiungibile). Realistico (fondato su fatti concreti e non ideali).

Tempificato (con una scadenza chiara).


Metodi


Metodi

Il miglior modo per lavorare in gruppo è “cooperare.”


Metodi

COMPETIZIONE Vs. COOPERAZIONE Un’opinione molto diffusa è quella secondo cui la competizione è l’essenza della produttività.


Metodi

COMPETIZIONE vs. COOPERAZIONE Diversi studi di natura psicologica hanno dimostrato che una buona prestazione non richiede un approccio competitivo, in quanto spesso provoca ansia e stress.


Metodi

COMPETIZIONE vs. COOPERAZIONE Nella situazione competitiva ciascuno pone la propria attenzione esclusivamente sulla propria prestazione, sul proprio “io” a discapito del gruppo.


Metodi

COMPETIZIONE vs. COOPERAZIONE Nella situazione collaborativa, invece, scopi individuali e collettivi si identificano; emerge la consapevolezza del “noi”.


Metodi

COOPETITION Permette di unire gli aspetti di competitivitĂ e cooperazione, creando una competizione collaborativa.


Metodi

COOPETITION Si tratta di una competizione costruttiva che abbia come intento il confronto come opportunitĂ di crescita.


“Se la strada esiste, noi la percorreremo. Se la strada non c’è, noi la costruiremo.” Annibale


Ruoli


Ruoli

La connessione con gli altri acquisisce senso

quando i membri del gruppo riescono ad integrare il contributo operativo di ognuno con

quello altrui ďƒ˜ Individuando competenze.

ďƒ˜ Attribuendo compiti. ďƒ˜ Assegnando ruoli.


Ruoli

I ruoli devono essere definiti in maniera

chiara e

esplicita.


Ruoli

Il buon funzionamento di un gruppo richiede l’integrazione dei contributi caratteriali di ogni

membro che lo compone.


Clima


Clima

Secondo Bion, ogni gruppo è formato da una componente razionale, orientata al compito e

da

una

irrazionale,

componente

rivolta

al

soddisfacimento

dei

emozionali

membri

dei

bisogni

del

gruppo. W.R. Bion, Psicoanalista


Clima

Ogni persona sviluppa una serie di sentimenti, affetti, fantasie, motivazioni, desideri, frustrazioni e

aspettative verso i colleghi, il leader sĂŠ stesso, l'organizzazione e le persone esterne al gruppo.


Clima

Il clima relazionale può ostacolare il lavoro di gruppo sommergendo la sua parte razionale. Si perdono di vista l’obiettivo e il compito e il gruppo diventa dispersivo e poco produttivo a

causa di un insieme inespresso di vissuti e di relazioni.


Clima

La componente irrazionale può essere una fonte di energia e di produttività se viene accolta dal gruppo di lavoro nella sua

completezza. Può essere fonte di grave disagio se viene espressa in un contesto individuale o di coppia.


Comunicazione


Comunicazione

La comunicazione aperta è uno degli elementi principali del lavoro di gruppo.

Quando le persone non esprimono il loro pensiero e i loro sentimenti, le decisioni vengono prese sulla base di informazioni incomplete e insufficienti.


“Non trascurate mai il parere di chi sta zitto.� Proverbio cinese


Comunicazione

La comunicazione deve essere:  Chiara e trasparente  Orientata all’ascolto di tutti  Orientata a fornire feed-back  Pragmatica e finalizzata


“Sappiate ascoltare: il silenzio produce spesso lo stesso effetto che la scienza� Napoleone


Comunicazione

La capacitĂ di comunicare in maniera

aperta è strettamente connessa con il sentimento di

fiducia che ogni persona

nutre nei confronti del proprio gruppo.


Sviluppo individuale


Sviluppo individuale

La crescita delle competenze dell'individuo nel gruppo si ripercuote sull’intera competenza del gruppo.

Il gruppo non può crescere se il processo di crescita non viene sperimentato dai singoli membri.


Sviluppo individuale

L’individuo cresce insieme al proprio gruppo.

La squadra cresce insieme ai propri giocatori.


Sviluppo individuale

La capacità dell’individuo di favorire i processi di crescita della propria squadra è connessa al rapporto tra ciò che investe in questa squadra e ciò che la squadra gli restituisce.


Sviluppo individuale

Bilanciamento Investimento / Ritorno  I ritorni dell’appartenenza alla squadra devono essere equivalenti o superiori agli investimenti effettuati.  La squadra deve essere utile all’individuo e farlo crescere.  Quando l’equilibrio è raggiunto, si ha un ambiente ottimale per il gioco di squadra.


Sviluppo individuale

Bilanciamento Investimento / Ritorno Quando il bilanciamento tra investimento e ritorno non è mantenuto nel tempo, si manifestano insoddisfazione, riduzione della produttività e diminuzione dell’interesse verso la finalità della squadra.

Le persone tendono a fare il minimo richiesto, non sono più giocatori di squadra. Questo interferisce con i processi di crescita della squadra.


Gestione delle differenze


Gestione delle differenze

Le differenze sono parte

identitĂ di gruppo.

dell’

In una squadra vincente, le differenze non sono fonti di conflitto ma di

ricchezza.


Gestione delle differenze

Le squadre efficaci massimizzano la sinergia derivante dalle differenti competenze, conoscenze e capacità individuali stimolando la creatività.

L’uso di tecniche di creatività aumenta la produttività di un gruppo di lavoro e crea un’atmosfera relazionale in cui le persone diventano meno restie a presentare idee innovative.


“Se io do una moneta a te, e tu ne dai una a me, ognuno di noi ha una moneta.

Se io do un'idea a te, e tu ne dai una a me, ognuno di noi ha due idee.� Anonimo


Gestione delle differenze

L'integrazione delle differenze di pensiero è resa possibile dalla

negoziazione.

negoziazione è una procedura centrale del gioco collaborativo. La


Gestione delle differenze

Negoziare vuol dire: ďƒ˜ Identificare il proprio punto di vista. ďƒ˜ Confrontarlo con quello altrui considerando che il pensiero del gruppo di lavoro deve essere costruito.

ďƒ˜ Coniugare il punto di vista degli altri con il proprio secondo la

logica dell'e, e non la logica dell'o.


Gestione delle differenze

Negoziare vuol dire allargare il campo delle possibilità e delle alternative, considerando che un pensiero completo può essere sviluppato solo articolando le differenze e non eliminandole.


Gestione del conflitto


“Quando due uomini nella stessa azienda sono sempre d'accordo, uno dei due è superfluo”. William Wrigley


Gestione del conflitto

Tutte le squadre vengono attraversate da dinamiche

conflittuali. Se il conflitto non viene espresso e risolto, la squadra

non può raggiungere il consenso e il coinvolgimento necessario per il raggiungimento degli obiettivi. Il conflitto può essere trasformato in una forza

produttiva se viene gestito in maniera adeguata.


“Nessun problema può essere risolto congelandolo.” Winston Churchill


Gestione del conflitto

Esprimere e risolvere il conflitto è parte essenziale di una comunicazione aperta. Il sintomo di un conflitto non risolto può essere

subdolo. Le interruzioni frequenti, il sarcasmo, l’irritabilità e il disimpegno sono segni di un conflitto irrisolto.


Gestione del conflitto

Schema di risoluzione del conflitto: 1. Riassumere il conflitto: Focalizzarsi su problemi specifici, non su dispute personali, evitare etichettature e generalizzazioni.  Utilizzare messaggi con “Noi”.


Gestione del conflitto

Schema di risoluzione del conflitto: 2. Confermare l’esattezza:

ďƒ˜ Chiedere alla squadra la conferma. A volte il conflitto nasce tra persone che dicono la stessa cosa in maniera diversa, il conflitto può essere risolto a questo punto.


Gestione del conflitto

Schema di risoluzione del conflitto: 3. Stabilire punti di accordo: ďƒ˜ Definire obiettivi comuni sui quali ciascuno concorda. ďƒ˜ Tornare indietro nel tempo e trovare l’ultimo punto di accordo.


Gestione del conflitto

Schema di risoluzione del conflitto: 4. Esplorare i punti di disaccordo:  Dare a ciascuna persona o sottogruppo l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista.  Utilizzare le capacità di ascolto attivo per chiarire e confermare.  Assicurarsi che ciascuno sia soddisfatto di come è stato ascoltato e capito.


Gestione del conflitto

Schema di risoluzione del conflitto: 5. Generare una soluzione possibile: ďƒ˜ Elencare i modi di raggiungere finalitĂ e obiettivi. Si può utilizzare la tecnica del brainstorming.


Gestione del conflitto

Schema di risoluzione del conflitto: 6. Selezionare e realizzare una soluzione:  Valutare le possibili soluzioni confrontandole con finalità /obiettivi e ricordarsi di valutare i rischi.  Combinare e/o modificare le alternative come maggiormente opportuno.  Decidere come valuterete se la soluzione è appropriata.


“Ciò che contraddistingue un’organizzazione di successo non è il fatto che non ha problemi ma che non ha gli stessi dell’anno scorso” Anonimo


Essere squadra


La filosofia dei Masai 10 regole per vivere insieme


1. Nella comunità tutti danno un contributo: tratta le persone con rispetto, non urlare né litigare.

2. Usa l’aggressività con saggezza contro chi minaccia davvero le cose importanti per la comunità. Non lasciare che la tua furia determini le tue azioni.

3. La comunità è forte solo se resta unita: per rendere minime le divisioni, in ogni conflitto cerca una soluzione che ti dia un compenso per il danno subito e non semplicemente vendetta. Poi vai avanti e dimentica il torto.


4.

Assumiti le tue responsabilitĂ nei confronti della comunitĂ in cui vivi, rispetta il tuo ruolo e quello degli altri, concentrandoti sui tuoi doveri piĂš che sui tuoi diritti.

5.

La natura ci da quello che ci serve per vivere: rispetta ogni essere vivente e non essere inutilmente crudele e distruttivo.

6.

Ricorda che chi viene da una cultura diversa ha valori e abitudini diverse dalle tue, altrettanto legittime. Rispettali e non giudicarli con i parametri della tua cultura.


7.

Liberati dalle false necessità, non lasciare che il possesso o la ricerca di cose che non ti servono veramente ti rende infelice.

8.

Preparati alle sfide che la vita ti presenterà: impara a

sopportare il dolore e le avversità senza lamentarti.

9. Per prevenire rischi e sfruttare le opportunità che ti si presentano, fai attenzione ai particolari e al mondo che ti circonda.

10. Educa i tuoi figli con coerenza, senza paura di essere severo: quel genitore che ha paura di sentire piangere il proprio figlio, prima o poi sarà lui a piangere.


“Quello che dobbiamo imparare lo dobbiamo imparare facendo.� Aristotele


‌.Adesso parleremo di una questione intima, molto importante, che ha una grande influenza sui nostri comportamenti sociali‌‌


Le emozioni


“Le nostre emozioni sono i nostri migliori percorsi di conoscenza�.

Audre Lorde


Un nuovo modo di essere intelligenti ‌

l’Intelligenza Emotiva


Cos’è l’intelligenza emotiva

È la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri e di gestire efficacemente le emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni con gli altri.


Esiste un flusso continuo di sentimenti che scorre parallelo a quello dei nostri pensieri. Di fatto abbiamo due menti: una che pensa, l'altra che sente. Non esiste quindi un piano superiore della ragione che domini l'emozione, bensĂŹ un anello tra intelletto ed affetto.


Attenzione ad alcuni equivoci …

1. Essere dotati di intelligenza emotiva non significa sempre “essere accondiscendenti”: anzi, in certi momenti, questo tipo di intelligenza può richiedere di mettere un interlocutore di fronte ad una verità scomoda che sta cercando di evitare.


Attenzione ad alcuni equivoci ‌

2. Essere dotati di intelligenza emotiva non significa dar sfogo ai sentimenti, ma di controllarli e soprattutto di esprimerli in modo efficace. 3. A livello di intelligenza emotiva non emergono differenze significative tra uomo e donna.


Attenzione ad alcuni equivoci …

4. Il nostro livello di intelligenza emotiva non è innato, né si sviluppa solo durante la prima infanzia. A differenza del Q.I. che può subire pochi cambiamenti dopo l’adolescenza, l’intelligenza emotiva si apprende e continua a svilupparsi durante tutta la vita con il verificarsi delle esperienze.


L’intelligenza cognitiva e quella emotiva riguardano le attività di parti diverse del cervello L’intelletto si basa esclusivamente su elaborazioni che hanno luogo a livello della neocorteccia, di più recente evoluzione.

I centri emotivi si trovano invece in profondità, nelle regioni sottocorticali più antiche.


Il sistema limbico La sede del cervello emozionale è il sistema limbico (dal latino limbus = anello) che elabora le emozioni e le manifestazioni vegetative che ad esse si accompagnano ed è coinvolto nei processi di memorizzazione.


Il regista delle emozioni ‌ Negli essere umani l’amigdala (dal greco, mandorla) è un gruppo di strutture interconnesse a forma appunto di mandorla. Abbiamo due amigdale, una per ogni lato del cervello.



L’intelligenza emotiva è composta da 5 dimensioni: Personali 1. Consapevolezza di sé 2. Padronanza di sé 3. Motivazione

Sociali 4. Empatia 5. Abilità sociali


Le 5 dimensioni dell’intelligenza emotiva 

Consapevolezza di sé: conoscenza dei propri stati interni, inclinazioni e risorse;

Padronanza di sé: capacità di dominare i propri stati interni, i propri impulsi e le proprie risorse;

Motivazione: insieme delle tendenze emotive che guidano la scelta e il raggiungimento degli obiettivi;

Empatia: rendersi conto dei sentimenti, delle esigenze e degli interessi altrui;

Abilità sociali: saper guidare gli altri e crescere con loro.


1. Consapevolezza di sé Conoscere i propri sentimenti per utilizzarli nei processi decisionali; avere una valutazione realistica delle proprie abilità ed una adeguata fiducia in se stessi.

comprende: 

Consapevolezza emotiva: riconoscere le proprie emozioni ed i loro effetti.

Autovalutazione: conoscere i propri punti di forza ed i propri limiti.

Fiducia in se stessi: sicurezza del proprio valore e delle proprie capacità.


2. Padronanza di sé Gestire le proprie emozioni, così che esse non interferiscano con il compito in corso, ma lo facilitino; essere coscienziosi e capaci di posporre le gratificazioni per perseguire i propri obiettivi; sapersi riprendere bene dalla sofferenza emotiva.

comprende: 

Autocontrollo: dominio delle emozioni e degli impulsi

Etica: mantenimento di onestà e integrità

Coscienziosità: responsabilità nel proprio lavoro

Adattabilità: flessibilità nel gestire il cambiamento

Innovazione: apertura di fronte a nuove idee


3. Motivazione Motivare è comunicare, persuadere, rassicurare, incoraggiare. Saper spronare e guidare se stessi e gli altri al raggiungimento dei propri obiettivi, perseverando nonostante insuccessi e frustrazioni.

comprende: 

Spinta alla realizzazione: impulso a migliorarsi o a soddisfare uno standard di eccellenza.

Impegno: capacità di fare propri gli obiettivi del gruppo o dell’organizzazione.

Iniziativa: prontezza nel cogliere le occasioni.

Ottimismo: costanza nel perseguire gli obiettivi nonostante ostacoli e insuccessi.


4. Empatia Percepire i sentimenti degli altri, essere in grado di adottare la loro prospettiva e coltivare fiducia e sintonia emotiva con un’ampia gamma di persone fra loro diverse.

comprende: 

Comprensione degli altri: percepire i sentimenti e le prospettive degli altri, nutrendo un interesse attivo per le loro preoccupazioni.

Assistenza: anticipare, riconoscere e soddisfare le esigenze dell’altro.

Valorizzazione degli altri: percepire le esigenze di crescita degli altri e dar rilievo alle loro abilità.

Sfruttamento della diversità: coltivare le opportunità attraverso la diversità delle persone.

Consapevolezza politica: leggere le correnti politiche e sociali all’interno di un’organizzazione.


5. Abilità sociali Gestire bene le emozioni nelle relazioni e saper leggere accuratamente le situazioni e le reti sociali; interagire fluidamente con gli altri; usare questa capacità per persuaderli e guidarli, per negoziare e ricomporre dispute, come pure per cooperare e lavorare in team. comprende: 

Influenza  Leadership  Comunicazione  Costruzione di legami

Gestione del conflitto  Lavoro in team  Collaborazione e cooperazione  Gestione del cambiamento


Siamo spesso ciechi al cambiamento, perchÊ ci piace che le cose rimangano come sono‌


Durante questo percorso formativo abbiamo parlato di due

concetti importanti, quello dell’Alibi e di quello sul senso di Responsabilità. Un altro tema basilare per una sana vita di relazioni personali e lavorative, è quello

impegno.

dell’


Cos’è l’impegno? L’impegno è una scelta! (ecco perché molti lo temono).


All’impegno è associato il termine

Valore.


Cos’è il Valore? E’ una credenza per la quale le persone ritengono di doversi impegnare.

Sono principi guida della nostra vita.


Meccanismi di autoregolazione mantengono la coerenza tra i propri principi morali e la propria condotta.


Il pensiero morale non è sempre agire morale.


Il disimpegno morale:

L’ANESTESIA della nostra coscienza!


Durante lo sviluppo interiorizziamo gli standard morali, ma spesso ci comportiamo in modo differente rispetto a quanto dichiariamo o rispetto alle nostre regole interne.


Gli standard morali non sono regolatori “rigidiâ€? della nostra condotta. Il controllo morale può essere indebolito...


IL FENOMENO DEL DISIMPEGNO MORALE = Strategie cognitive utilizzate dagli individui per svincolarsi dalle norme, dalle responsabilitĂ e dal senso di colpa.


Ci si mette al riparo dalle proprie sanzioni interne facendo ricorso a meccanismi cognitivi che giustificano condotte incoerenti sul piano etico.


I meccanismi di “disimpegno morale” possono agire sulla valutazione dell’azione per giustificarne o attenuarne la gravità.


Possono agire sulle conseguenze delle azioni; sulla percezione delle persone e sulla responsabilitĂ del soggetto agente.


8 Meccanismi Giustificazione morale

Diffusione della responsabilitĂ

Etichettamento eufemistico

Distorsione delle conseguenze

Confronto vantaggioso

Dislocamento della responsabilitĂ

Attribuzione di colpa Deumanizzazione


GIUSTIFICAZIONE GIUSTIFICAZI MORALE

ONE MORALE

Il comportamento immorale viene considerato accettabile attribuendone la causa a scopi importanti. E’ comprensibile usare anche un linguaggio aggressivo per far valere le proprie idee.


ETICHETTAMENTO EUFEMISTICO

Con una forma particolare di linguaggio si riduce verbalmente la gravità di alcuni fatti. Non vi è motivo che le persone si offendano quando vengono prese in giro perché anche questo è un modo di interessarsi a loro.


CONFRONTO VANTAGGIOSO

Un’azione viene resa meno grave grazie al confronto con azioni ancora più gravi. Data la diffusione della corruzione nella società, non si può criticare chi paga per avere favori.


DISLOCAMENTO DELLA RESPONSABILITĂ€

Si mettono in atto azioni che normalmente non si fanno quando ci sono ordini superiori grazie ai quali non si avverte la responsabilitĂ . Le persone non possono essere ritenute responsabili per atti commessi su comandi di altri.


DIFFUSIONE DELLA RESPONSABILITÀ

Tendenza ad attribuire la responsabilità delle proprie azioni ad altri. In particolare questo avviene quando in un’azione c’è il coinvolgimento di molte persone. Evadere le tasse non è così grave rispetto agli sperperi che vengono fatti del denaro pubblico.


DISTORSIONE DELLE CONSEGUENZE

Le conseguenze dannose delle azioni vengono minimizzate o addirittura ignorate. Non ha senso biasimare il singolo che elude una norma quando tutti gli altri fanno la stessa cosa.


ATTRIBUZIONE DI COLPA

Si attribuisce il danno delle proprie azioni alla vittima: “se l’è cercata”… Dimenticare, a nostro favore, di comunicare un danno non è grave, dal momento che è responsabilità di chi lo subisce accertarsene.


DEUMANIZZAZIONE

La persona viene spogliata delle sue caratteristiche umane. Vi sono persone che non meritano di essere trattate come esseri umani.


E’ fondamentale lottare con tutte le nostre forze per non cadere nella trappola del

Disimpegno Morale Noi ci dobbiamo impegnare su tutto ciò che facciamo, nella vita privata, nel sociale e nel lavoro,

SEMPRE!


Impegnandoci a fondo, di cosa abbiamo bisogno per avere successo nella vita e nel lavoro?

Di 3 chiavi.


Sono 3 le principali chiavi per avere successo nella vita come sul lavoro.

Famiglia Impegno

Caso


Impegno

Sviluppo delle capacità . Una preparazione intensa, per anni, è fondamentale per arrivare ad alti livelli in tutti i campi.


Famiglia

Appoggio materiale. La famiglia offre il sostegno materiale per studiare . Ma trasmette anche motivazioni e capacitĂ sociali.


Caso

Le chance della vita. Conta anche trovarsi in una situazione favorevole e poter cogliere particolari opportunitĂ .


Ma poi ci vuole ‌


Motivazione


Motivazione

La spinta piÚ forte è fare le cose prima per sÊ stessi poi per gli altri.


“Prima dobbiamo credere di poter vincere, poi dobbiamo volerlo fino in fondo, dopodichĂŠ non ci resta che combattereâ€?. Napoleone Bonaparte


Forza di volontĂ


Forza di volontĂ

Anche l’autodisciplina si allena facendo un piano con mini obiettivi da superare.


Aspettati il meglio ed è probabile che l’otterrai … … aspettati il peggio ed è certo che ci riuscirai.


CapacitĂ di ripartire dopo un insuccesso


Joanne Rowling Molti editori rifiutarono il suo primo libro di Harry Potter.

“Ogni cosa è possibile, se si hanno i nervi sufficientemente saldiâ€?


Thomas Edison THOMAS EDISON TESTÒ OLTRE 6.000 MATERIALI PRIMA DI TROVARE QUELLO GIUSTO DA USARE COME FILAMENTO NELLE LAMPADINE.

“Non ho fallito, ho solo trovato 6.000 soluzioni che non funzionano”.


Winston Churchill Churchill fu bocciato in prima media; uscì sconfitto da ogni elezione in cui si candidò, fino a che non divenne primo ministro a 62 anni. Scrisse: «mai arrendersi, mai, in nessuna circostanza, importante o futile, seria o frivola che sia, mai arrendersi, se non per motivi d’onore e di buon senso. Mai rinunciare».

“Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”.


Albert Einstein EINSTEIN NON PARLÒ FINO A 4 ANNI E IMPARÒ A LEGGERE A 7. A SCUOLA FU GIUDICATO LENTO NELL’APPRENDERE, ASOCIALE E SEMPRE ASSORTO NELLE SUE FOLLI FANTASTICHERIE. VENNE PERSINO ESPULSO E SUCCESSIVAMENTE NON FU AMMESSO AL POLITECNICO DI ZURIGO.

“Non è che io sia poi così brillante, è solo che rifletto più a lungo su un problema”.


Norman Vincent Peale PEALE, SCRITTORE MOTIVAZIONALE AMERICANO, APOSTOLO DEL PENSIERO POSITIVO. IL SUO LIBRO “IL POTERE DEL PENSIERO POSITIVO” HA VENDUTO 20 MILIONI DI COPIE.

“Spesso il margine tra successo ed insuccesso è semplicemente la volontà di fare lo sforzo in più, percorrere il chilometro in più, bussare ad una porta in più, sopportare la fatica in più”.


A volte ci troviamo in mano un giro di carte semplicemente penoso. A quel punto non rimane altro che attivare la massa grigia per vedere di giocarle meglio che ci riesce.


‌ Ecco cosa serve per mantenere l’impegno fino alla meta.


“Ho sempre creduto che se lavori sodo, il successo prima o poi arriva. Non ho mai fatto le cose a metà perché così avrei ottenuto metà dei risultati”. Michael Jordan


Spesso, però, ci troviamo ad affrontare situazioni difficili, anche di estremo disagio e allora ci viene in soccorso la Resilienza.


RESILIENZA:  In fisica è la capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi.

(Diz. Sabatini – Colletti)


Oggi il concetto di Resilienza va associato anche all’individuo perchĂŠ se si è resilienti ci si rialza con meno fatica da situazioni di disagio.


“Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza”. Johann Wolfgang von Goethe


Ambiti disciplinari Fisica

Biologia

Ingegneria

Resilienza Economia

Informatica

Psicologia


Spesso si confonde una persona

Resistente con una persona

Resiliente


‌ non sono la stessa cosa ‌


Anzi, in psicologia la definizione di Resiliente si contrappone a quella di Resistente


Resistere ad un evento traumatico

Senza danni

Senza perdite Resilienza = capacitĂ di

Superare un evento traumatico

Riformandosi

Rigenerandosi


Resistente è un oggetto o un Sistema

in grado di sopportare, senza cambiamenti significativi, delle forze a cui è o può essere

sottoposto. (es. orologio water-proof)


Resiliente è un Sistema che, se esposto ad un evento perturbativo, può modificare il suo stato, ma è in grado di recuperarlo, addirittura può sospendere momentaneamente il suo funzionamento

ma, attraverso un processo di cambiamento, può ripristinarlo.


Ăˆ piĂš importante essere

Resilienti che Resistenti!


Essere Resistenti significa reagire in modo passivo agli eventi!


Gli studi scientifici relativi al concetto di Resilienza, hanno una storia molto lunga ‌


Per capirla bene, gli scienziati partirono da esperimenti empirici.


Uno dei pi첫 famosi fu quello svolto su un nutrito gruppo di bambini nati da madri tossicodipendenti.


Analizzando negli anni la vita di questi bambini si notò che

il 65% sviluppò gravi disturbi psichici.


‌ perchÊ non accadde nulla al restante

35%?


Quali erano gli elementi che si erano messi in moto in quegli individui per spiegare la vita normale?


‌ senza saperlo erano diventati

RESILIENTI


Quindi …


Essere Resilienti significa assumere una posizione attiva. La Resilienza sviluppa capacità di apprendimento ed è legata al pensiero creativo.


La Resilienza non è solo sopravvivere a tutti i costi, ma è avere la capacità di usare l’esperienza nata da situazioni difficili per costruire il futuro.


“Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti là

dove sono stati spezzati”. Ernest Hemingway


La Resilienza nel linguaggio comune indica la forza d’animo, la capacità di reagire, riferendosi a quell’insieme di risposte positive che ciascuno di noi mette in atto quando si trova a dover affrontare momenti e passaggi difficili o anche a veri e propri traumi.


“Tutto ciò che non mi fa morire mi rende più forte” Friedrich Nietzsche


La Resilienza è un tratto della personalità capace di mobilitare le risorse più profonde dei singoli, dei gruppi e delle comunità; non è la semplice capacità di resistere alle frustrazioni della vita, ma esprime la voglia di combattere e di non lasciarsi andare.


Proprio per la capacità di mobilitare le risorse dei gruppi e delle comunità , la Resilienza è un fattore caratterizzante delle organizzazioni moderne.


Come spiega il Prof. Perrone della Bocconi, “Nelle organizzazioni dove prevalgono: la caccia al colpevole, la svalutazione costante del contributo individuale, l’assenza di riconoscimenti nel caso di risultati positivi, si deprime la resilienza individuale e si aumenta la vulnerabilità rispetto alle crisi per l’intera organizzazione”.


Sempre in linea con quanto detto, in uno studio fatto su un campione di 85 managers di Chicago, emerge che quelli con profili psicologici resilienti, in media sono risultati pi첫 efficaci, pi첫 efficienti e si ammalano meno.


Perché …


… la Resilienza è quella risorsa che promette di superare delusioni, sconfitte, tensioni e di continuare più forti, il cammino dell’esistenza.


Numerose ricerche rivelano che la Resilienza è inversamente correlata allo stress, all’ansia e alla depressione.


Tabella di Holmes e Rahe Evento stressante

IntensitĂ dello stress

Morte del coniuge Separazione Morte di un parente stretto Malattia personale Perdita del lavoro Pensionamento Lavoro intenso

100 65 65 55 50 45 42

DifficoltĂ sessuali

35

Cambio della mansione lavorativa

35

Morte di un amico Stipula di un ipoteca Trasloco di un figlio da casa

35 31 29

Evento stressante

IntensitĂ dello stress

Inizio o fine della scuola Cambiamento delle abitudini personali (dieta, sport, cattive abitudini) Cambiamento degli orari lavorativi Cambiamento di scuola Periodo pre-mestruale Richiesta di un prestito esiguo

26

Divorzio Prigionia Menopausa Matrimonio Ricongiunzione coniugale Malattia di un familiare Gravidanza Arrivo di un nuovo membro nella famiglia Mutamento della situazione economica Contrasti insoliti con il partner Rifiuto di un prestito Problemi con la legge Inizio o cessazione del lavoro del partner o coniuge Cambiamento delle condizioni sociali

23

Problemi con un superiore sul lavoro 22

20 20 15 15

Cambiamento di residenza Cambiamento degli hobby Cambiamento di fede religiosa Cambio del ritmo sonno-veglia

20 18 15 15

variazione delle abitudini alimentari

13

Vacanza

11

Grandi feste (Natale, Pasqua)

10

Piccole infrazioni alla legge

10

Conquista personale (lavorativa, economica, sociale) 26

70 65 60 55 45 43 40 35 35 32 30 29

26 25


All’inizio avevo paura, ero pietrificata, continuavo a pensare che non avrei potuto vivere senza di te al mio fianco, ma poi ho passato cosi tante notti pensando a quanto ti eri comportato male con me. E sono cresciuta forte, e ho imparato ad andare avanti e cosÏ sei tornato, dallo spazio sono semplicemente entrata e ti ho trovato qui con quello sguardo triste sul tuo viso avrei dovuto cambiare quella stupida serratura avrei dovuto farti lasciare le chiavi se avessi saputo anche solo per un secondo che saresti tornato a darmi fastidio.


Và, adesso và via, esci dalla porta và a farti un giro perchè non sei più il benvenuto qui non eri tu quello che ha cercato di ferirmi con un addio? pensavi che sarei crollata? pensavi che mi sarei buttata giù e sarei morta? oh no, non io! sopravviverò oh finché saprò come si ama so che resterò viva ho tutta la mia vita da vivere ho tutto il mio amore da dare e sopravviverò, sopravviverò...


Ho usato tutte le mie forze non potevo crollare e ho provato a mettere insieme i pezzi del mio cuore spezzato e ho passato cosi tante notti dispiacendomi per me stessa, piangevo, ma ora tengo alta la testa e mi vedrai, sono una persona nuova non sono piĂš quella ragazzina incatenata ancora innamorata di te, e cosĂŹ ti senti di passare a trovarmi e ti aspetti che io sia libera, ora sto conservando tutto il mio amore per qualcuno che mi ami


Evento traumatico

Trauma

Tipologia

IntensitĂ

Frequenza

Durata


Cosa accade alle persone quando sono esposte ad una forte fonte di stress o ad un evento traumatico?


Da un punto di vista biologico, lo stress implica un intervento dell’Ippotalamo, dell’Ipofisi e del Sistema Nervoso Simpatico, con liberazione nel sangue di sostanze come l’adrenalina.


Inizialmente queste sostanze ci rendono pronti alla “lotta o alla fuga�, poi, se lo stress continua, provoca danni e ci rende meno adatti ad affrontare i problemi reali.


La Resilienza non è soltanto la capacità di alcuni individui di tollerare lo stress, ma è la forza di adattarsi, si cerca cioè di trovare un nuovo equilibrio a seguito di un evento avverso.


La psicologa Anna Oliverio Ferraris

definisce la Resilienza:

“Il sistema immunitario

della psiche�.


Esistono tre strade:

Adattarsi

Morire

Auto commiserarsi


Dobbiamo essere Resilienti a tutto ‌


La Resilienza allo spread


La Resilienza ai media


La Resilienza al pessimismo e al catastrofismo


Sale lo spread?

Un rossetto ci salverĂ .


Lipstick effect Ăˆ quello strano fenomeno che fa

crescere le vendite dei rossetti (specialmente quelli nelle tinte forti)

durante i periodi di

crisi.


E’ già successo dopo il crollo delle borse del 1929. E’ accaduto dopo la tragedia dell’11 settembre 2001. Del fenomeno

“indice lipstick”,

scoperto da Esteè Lauder, se ne è occupato molto seriamente il Financial Times con un articolo in prima pagina.


La

crisi fa aumentare il bisogno

di cocooning, di coccolarsi.


È sorprendente scoprire cos’altro entra nel pacchetto comfort-zone, sotto monitoraggio da parte degli economisti.

Ricerche effettuate dall’University of British Columbia dalla Harvard University e dall’University of Virginia dimostrano che:


I Bijoux sono cresciuti del 18%. I prodotti tecnologici sono cresciuti

dell’8%. Altre voci come:

caffè, fiori freschi, cioccolato, preparati per dolci e il rito dell’happy hour hanno avuto un notevole incremento .


Prima di continuare a parlare della

Resilienza, soffermiamoci un po’ sui concetti di

Crisi e

Cambiamenti


Prima di continuare a parlare della

Resilienza, soffermiamoci un po’ sui concetti di

Crisi e

Cambiamenti


Oggi siamo in momento storico per fare un passo avanti, non soffermarsi su un problema, non continuare a dire che tutto va male, ma prendere quota, vedere le cose dall’alto tutte insieme.


Dobbiamo smettere di curare l’effetto, dobbiamo curare invece

la causa.


PerchĂŠ si parla di crisi finanziarie, economiche, ecologiche, ma alla loro radice c’è la mancanza di consapevolezza.


Concentrandosi sull’instabilitĂ del nostro tempo e sulle crisi che lo attraversano si dĂ

forma ad un pensiero rivoluzionario, indicando come via alla felicitĂ proprio il cambiamento di valori, di paradigmi e di

riferimenti culturali.


“Un uomo dovrebbe riconoscere le sue sconfitte garbatamente così come festeggia le sue vittorie Max. Col tempo vedrai che un uomo non

impara niente quando vince. Perdere invece può condurre a grande

saggezza. Il nocciolo della quale poi è quanto sia più gradevole vincere. E' inevitabile perdere di tanto in tanto. Il trucco è che non diventi un'abitudine”.


. “Max, ti ho mai detto perché fare il vino è per me fonte di grande piacere? Io amo fare il vino perché questo nettare sublime è semplicemente incapace di mentire, vendemmiato presto o tardi non importa, il vino ti bisbiglierà in bocca sempre con completa e imperturbabile onestà ogni volta che ne berrai un sorso”.


Crisi come cambiamento


Crisi come punto cruciale

Wei problema

Ji opportunitĂ


Crisi come avvertimento


“L’unica crisi che dobbiamo temere è l’incompetenza.”


La crisi secondo Einstein


“…..Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso. La creatività nasce dall'angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.

Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce le proprie sconfitte e i propri errori alla

crisi, violenta il proprio talento e mostra maggior interesse per i problemi piuttosto che per le soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza.


Il più grande difetto delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora; senza

crisi qualsiasi vento diventa una brezza leggera. Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece. Smettiamola, una volta per tutte, l'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla.”

Albert Einstein Da “il mondo come io lo vedo” (articolo giornalistico) 1931


Anche la storia ha avuto diversi momenti di discontinuitĂ , che vennero sempre visti come periodi critici.


Finisce il mondo greco romano ed inizia l’alto medioevo. Quello che gli storici chiamano tardo antico. Si è ancora in parte pagani e non si è ancora cristiani.


La fine di un mondo

Cambio di paradigma


Fine del Medio Evo

Fiorire del Rinascimento


Cambio di paradigma Modello al tramonto (vecchia economia)

Nuovo modello (crescita sostenibile e armoniosa)


Il termine paradigma è stato introdotto per la prima volta nel gergo filosofico-scientifico da

Thomas Samuel Khun nel celebre saggio “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”. Secondo Khun, la scienza non si modifica per processi graduali, ma per cambiamenti paradigmatici e cioè per nuovi modi di vedere il

mondo.


Rapporto tra crisi e cambiamento


Il cambiamento determina la crisi. Non è la crisi che determina il cambiamento.


Oggi il cambiamento è planetario


I

Il cambiamento genera dei mutamenti naturali


Gli organismi vanno continuamente in crisi come le aziende.


Il bruco perde ogni riferimento con la sua vecchia realtĂ e affronta una drastica riorganizzazione cellulare prima di trasformarsi in farfalla.


In tutte le culture, il bruco è il simbolo della perfezione spirituale attraverso il processo della metamorfosi.


Da A Esempio di metamorfosi industriale


Crisi deriva dal greco Krisis sostantivo del verbo

Krino = separo (separare il grano dalla pula)


Cioè distinguere le cose negative da quelle positive.


Krino vuole anche dire: determinazione, decisione, svolta, cambiamento, rimettere in discussione.


La crisi è il punto di giuntura tra il prima e il dopo. E’ la partenza di un nuovo percorso.


La crisi non è il problema, ma la partenza per la soluzione.


Nell’edizione del dizionario italiano Tommaseo del 1870: attenzione non tutte le crisi sono benefiche



Clienti, fornitori, dipendenti, istituzioni sul territorio, azionisti...

Efficienza energetica riduzione sprechi eco-tecnologie

Cultura della sostenibilità verso i dipendenti.

Utilizzo di prodotti e servizi ecocompatibili. Energia, mobilità, materiali consumabili, packaging,...

Rapporti etici con gli stakeholder.

Nuova Impresa People Planet Profit

Struttura organizzativa che fissa obiettivi e relativi incentivi.

Processi di marketing e comunicazione di prodotto coerenti.

Offerta di prodotti e servizi a “5 elementi”

Comunicazione istituzionale e PR adeguate. Sponsorizzazioni, report di sostenibilità, certificazioni...


Le Radici della crisi 1) I nodi dell’insostenibilità 2) Comportamenti irrazionali

3) Aspirazioni obsolete


Fine della cultura materialistica L’umanità non sta vivendo una fase di crisi

negativa. L’uomo sta conoscendo una delle migliori stagioni della sua esistenza:

quella del CAMBIAMENTO.


Il cambiamento spaventa Il cambiamento non è sempre una rinuncia; non è

stato difficile sostituire i clorofluorocarburi, fare la raccolta differenziata e non sarà difficile rinunciare

alle auto inquinanti e agli acquisti che vanno al di là delle nostre possibilità.


Il nuovo mondo deve nascere su stili di vita differenti.


Civiltà senza valori

Civiltà dei valori

• Avere.

• Essere

• Vivere alle spalle della natura. • Agricoltura con Ogm e pesticidi. • Scegliere il lavoro in base all’avere”. • Sopravvalere sul prossimo. • Vivere superficialmente. • Business is business. • Interessi personali. • Conoscenze di interesse. • Sfruttamento. • Condizionamento. • Consumi sconsiderati. • Seriosità. • Essere spettatore. • Soldi.

• Essere parte armonica nell’ecosistema • Agricoltura biologica • Scegliere il lavoro in base “all’essere” • Considerare gli altri • Dare senso alla propria vita • Life is life • Interessi della comunità • Amicizie vere • Rispetto • Libertà • Consumi etici • Serietà • Essere partecipe • Amore


Vediamo ora un esempio di un’Azienda Italiana, che, in un momento di crisi è andata

controcorrente e oggi è diventata un punto di riferimento per il suo mercato.


La Fattoria Scaldasole è stata promotrice del biologico in Italia nel 1993, quando NESSUNO parlava di Bio ed oggi, con il suo successo è diventata il punto di riferimento di 60.000 aziende che ora fanno prodotti biologici portando l’Italia dall’ultimo al primo posto nella produzione bio.


“Stiamo vivendo in modo relativamente incruento il tempo che in un futuro verrà chiamato il secondo rinascimento. Cambiano i modi di fare politica, comunicazione e industria. Stanno cambiando i giochi del sistema. La gente chiede valori spirituali: • Nella politica onestà e chiarezza. • Nella comunicazione verità e concretezza. • Nell’industria rapporti a misura d’uomo e di ambiente. Il naturale non è più vissuto come un fatto di immagine e un argomento suggestivo. Potremmo riassumere tutto con una frase:

il cervello deve lasciare un po’ di spazio al cuore”.


Quella che avete appena letto è una comunicazione pubblicitaria apparsa il 13 Gennaio 1994 sul Corriere della Sera.

Come si può evincere La Fattoria Scaldasole va controcorrente anche nel modo di comunicare con i suoi clienti.


Si cambia quando non si è ancora schiavi di ciò che si sa.





‌..Riprendiamo il discorso sulla

Resilienza


“Nessuna paura che mi calpestino … L’erba calpestata diventa sentiero”. Blaga Nikolova Dimitrova


La Resilienza è un processo non una condizione.


Il processo della Resilienza è diviso in 4 parti.


I CAOS


Fase iniziale caotica con un atteggiamento rassegnato che tende alla sopravvivenza.


II RIGENERAZIONE


Fase successiva al caos, in cui l’individuo si fa forza su se stesso e/o su persone a lui care, sapendo che ciò gli darà sostegno.


III ADATTAMENTO


Successivamente, il soggetto entra in una fase adattativa in cui i suoi comportamenti tornano ad essere in linea con l’ambiente che lo circonda (es. torna al lavoro dopo un lutto).


IV VITALITA’


L’ultima fase è un momento fiorente, in cui l’individuo è pronto a ricominciare a vivere uscendo rinforzato dalle avversità.


Ăˆ la Resilienza ad essere la norma negli esseri umani, non la fragilitĂ .


Una buona notizia: gli esseri umani sono stati progettati per affrontare con successo difficoltĂ e stress.


La persona resiliente presenta una serie di caratteristiche psicologiche inconfondibili:  È ottimista.  E’ empatico  Ha il senso dell’umorismo

 Legge i momenti negativi come circoscritti.  Ritiene di avere ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda.

 È fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato.  Tende a vedere i cambiamenti come una sfida e come un’opportunità, piuttosto che come una minaccia.

 Di fronte a sconfitte e frustrazioni è capace di non perdere comunque la speranza.


Le 7 caratteristiche della Resilienza 1

Insight CapacitĂ di esaminare se stessi, farsi domande difficili e darsi risposte sincere.

2

Indipendenza CapacitĂ di mantenersi ad una certa distanza fisica ed emozionale dai problemi, ma senza isolarsi.

3

Interazione CapacitĂ di stabilire relazioni positive con altre persone.

4

Iniziativa CapacitĂ di affrontare i problemi, capirli e riuscire a controllarli.


5

Creatività Capacità di creare ordine, bellezza e obiettivi partendo da ciò che è frammentato e in disordine.

6

Allegria Essere orientati con lo spirito e la mente all’allegria per allontanarsi dalla tensione e per positivizzare gli avvenimenti che ci colpiscono.

7

Morale Capacità di interiorizzare i valori condivisi da una società e farsi guidare da essi.


La Resilienza può essere potenziata,

possiamo imparare a migliorarla.


Come sviluppare la Resilienza 1. Crea rapporti.

2. Evita di vedere le crisi come problemi insormontabili. 3. Accetta il fatto che il cambiamento è parte della vita. 4. Muoviti verso i tuoi obiettivi. 5. Compi azioni decise.


Come sviluppare la Resilienza 6. Crea opportunitĂ per imparare. 7. Nutri una visione positiva di te stesso. 8. Mantieni le cose in prospettiva.

9. Mantieni una visione fiduciosa. 10. Prenditi cura di te stesso.

11. Impara dal tuo passato.


Nel temperare una matita, essa prova una certa sofferenza, ma alla fine essa risulta pi첫 appuntita.

Imparando a sopportare alcuni dolori si diventa migliori.


Ma…che cos’è il dolore?


Il dolore viene definito come una sensazione di sofferenza che si presenta come risposta soggettiva a uno stimolo avvertito dall’organismo come nocivo o comunque riduttivo del suo benessere


Si possono distinguere due tipi di dolore:

ďƒ˜ Dolore fisico ďƒ˜ Dolore psichico


Dal punto di vista psicologico, il dolore è una delle tonalitĂ emotive fondamentali che accompagnano l’esistenza.


Il dolore, seppur provoca

sofferenza, non è sempre negativo ‌


Il dolore è “essenziale” per la

vita dell’individuo.


Per diventare grandi professionisti è necessario

conoscere il dolore.



Non dobbiamo preoccuparci del

dolore, ma occuparci del dolore.


Molte volte il dolore entra nei nostri uffici e in quelli dei nostri collaboratori quando ci troviamo di fronte ad eventi stressanti.


I comportamenti degli individui di fronte alle situazioni,

specialmente quelle difficili, possono essere molto diversi tra loro.


Esistono prevenire

varie

strategie

per

e/o

affrontare

con

successo gli eventi stressanti.


Nelle strategie “focalizzate sul problema�, la persona cerca di intervenire stressante.

sulla

situazione


Nelle strategie “focalizzate sulle emozioni”, se l’individuo non può modificare direttamente una situazione stressante, può cercare di rielaborare la propria percezione di essa o le emozioni da essa prodotte.


William Ernest Henley


Storie di straordinaria Resilienza.



“Che bisogno ho dei piedi se ho le ali per volare?� Frida Kahlo



“Mi sveglio sempre in forma, sono

gli altri che mi deformano�. Alda Merini



“Non avere le gambe offre un piccolo vantaggio: non sentire

freddo ai piedi quando ti alzi la mattina d’inverno”.

Alessandro Zanardi


“L’avversità rivela il genio, la prosperità lo nasconde”. Quinto Orazio Flacco


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