Ritorno a Urbino. Copiare San Bernardino - Breviario

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RITORNO A URBINO. COPIARE SAN BERNARDINO

BREVIARIO Enrico Calore, Federico Giordano


Ritorno a Urbino. Copiare San Bernardino Enrico Calore, Federico Giordano Università Iuav di Venezia Dipartimento di Tecniche e Culture del Progetto Anno Accademico 2017/2018 Laboratorio d’anno 2 Proff.ri: Sara Marini, Luigi Latini. Collaboratori: Elena Antoniolli, Serena Bragato, Giacomo Casentini, Egidio Cutillo, Marco De Nobili, Alessandro Michielli, Elisa Monaci, Arianna Mondin, Andrea Pastorello, Alberto Petracchin, Francesco Tosetto, Matteo Vianello, Luca Zilio.


RITORNO A URBINO. COPIARE SAN BERNARDINO

BREVIARIO Enrico Calore, Federico Giordano



Ritorno a Urbino. Copiare San Bernardino

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Sovrapposizione, relazione, ritorno

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Strategie di copia

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Progettare un arcipelago

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Le 14 copie

L’incantevole San Bernardino

NSB-1 NSB-2 NSB-3

112 Il lascito degli autori

Indice


ÈPOCA s. f. – 1. Propr., punto fisso nella storia, segnato da qualche avvenimento memorabile, da cui si comincia a contare una nuova serie di anni; o spazio di tempo compreso fra due di tali punti o momenti della storia. Più com., periodo storico collegato a grandi avvenimenti: l’e. delle Crociate, delle grandi scoperte geografiche; la caduta dell’Impero romano segnò l’inizio di una nuova epoca. Con senso più generico: viviamo in un’e. di grandi trasformazioni; l’e. precedente alla nostra generazione; e nella locuz. agg. dell’epoca (o d’epoca), coevo, contemporaneo, appartenente proprio a quel tempo: una commedia cinquecentesca in costumi (o con arredamento) dell’e.; esecuzione di musica vivaldiana con strumenti originali dell’epoca (con altro sign., un palazzetto d’epoca, arredamento d’epoca, antico, tipico di tempi passati). Meno propriam., tempo in generale, momento e sim.: all’e. del mio matrimonio; nell’e. in cui ero studente; in quell’e., da quell’epoca. Appartiene al linguaggio com. la locuz. fare epoca (calco del fr. faire époque), di avvenimento o fatto notevole, destinato a lasciare traccia di sé: fu una scoperta che fece e.; è una moda che farà epoca.


SOVRAPPOSIZIONE RELAZIONE RITORNO


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Progetto scelto da Federico da Montefeltro come “Mausoleo dei Duchi” 1482, Francesco di Giorgio


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I 3 capitoli di Urbino,


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o strategie progettuali nella sua storia


“Il nuovo ruolo politico del ducato e le conseguenti trasformazioni del territorio comportano la trasformazione di Urbino, [...]. Ogni modifica, d’ora in poi, si sovrappone al tessuto esistente, e comporta la sostituzione o la rielaborazione dei manufatti più antichi.” ¹ La volontà di essere riconosciuti come autorità si concretizza attraverso la realizzazione di progetti dimensionalmente ed idealmente immensi, che non temono di distaccarsi dal contesto in cui sorgono: sia esso il cuore medievale di Urbino, demolito per lasciare spazio al Palazzo Ducale, o la chiesa di San Bernardino, che domina il paesaggio dalla cima di una collina fuori città. il progetto rinascimentale Impone la propria razionalità senza scendere a compromessi.

¹

Leonardo Benevolo, Paolo Boninsegna, Urbino, Laterza, 1986, p.94

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Sovrapposizione


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De Carlo dà grande importanza alle persone, i futuri abitanti dei suoi edifici sono infatti sempre coinvolti fin dall’inizio nel processo ideativo delle sue architetture. Ogni suo progetto inoltre è disseminato di luoghi che facilitino le interazioni interpersonali. ‘’Il luogo diventa memorabile solo quando un intervento <<genera e esprime relazioni armoniche tra la natura e la storia.>>’’ ² ²

nel saggio Il tempo e l’architettura che introduce il libro Architetture di Giancarlo De Carlo, Henry A. Millon cita e parafrasa l’architetto genovese.

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Relazione Giancarlo De Carlo è l’autore del secondo capitolo della storia architettonica di Urbino. L’architetto genovese studia attentamente le relazioni che ogni suo progetto instaura con il contesto. Nel caso dell’operazione mercatale per esempio costruisce uno spazio di raccordo che permette il funzionamento contemporaneo della rampa di Di Giorgio e del sovrastante Teatro Sanzio.


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È stato scelto di ripartire dal cimitero del colle di San Donato. L’obiettivo del progetto trascende il semplice aumento del numero di loculi. È necessario rifondarlo e renderlo parte viva di Urbino. Il compito non è banale, l’intervento infatti oltre ad essere compiuto in se stesso dovrà relazionarsi in maniera armonica a preesistenze estremamente eterogenee: San Bernardino, le cappelle funerarie e gli edifici contemporanei. La costellazione formata da questi edifici costituisce l’area cimiteriale di Urbino. Il colle inoltre è tormentato dal fantasma di un’architettura immaginata da Arnaldo Pomodoro. ³ ”Il Junkspace è ciò che resta dopo che la modernizzazio-

ne ha fatto il suo corso o, più precisamente, ciò che coagula mentre la modernizzazione è in corso, le sue ricadute” Rem Koolhaas, Junckspace, Quodlibet, 2015 p.63

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Ritorno Oggi ad Urbino manca una figura che sia capace di trasformarla nuovamente in una città sperimentatrice ma allo stesso tempo a misura d’uomo. Dai tempi di De Carlo molti errori sono stati fatti e lentamente la città si riempie di Junkspace³.


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Esiste un’alternativa all’inerzia del banale4 ? Cosa possiamo imparare dal passato? 4 Così Paolo Volponi si esprime in un dibattito a proposito

delle alternative al cimitero di Pomodoro, vedasi la trascrizione ne Il cimitero sepolto, Feltrinelli 1982, p. 20.

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Questa preesistenza immateriale, nonostante non sia mai stata realizzata, pesa sulla nostra coscienza tanto quanto alcune delle preesistenze tangibili. L’ampliamento del cimitero di Pomodoro infatti è un grande esempio di architettura coraggiosa, che cerca di innovare in un luogo considerato intoccabile. Il progetto di Pomodoro venne bocciato perchè considerato troppo invasivo; paradossalmente al suo posto vennero realizzati edifici incapaci di relazionarsi alla vastità del territorio. Questi corpi contemporanei si nascondono sia dal cielo che da Urbino rifugiandosi sul versante Est della collina sotto un sottile manto di terra. Sembrerebbe quasi che progettista e committenza temessero di prendersi la responsabilità di esprimere un’idea. E’ evidente la natura politica del problema.



L’incantevole Ritratto delle contraddizioni di S.Donato

San Bernardino ...o

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secoli

di

solitudine

2018 Enrico Calore Federico Giordano

sul

colle


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La chiesa originariamente aveva una pianta a croce latina. Purtroppo poco dopo il termine del cantiere l’abside centrale venne abbattuta. Lo sgraziato presbiterio voltato a botte è infatti un’aggiunta del XVI secolo che sostituisce un’abside simile a quelle visibili ancora oggi. L’unica navata è voltata a botte e sfocia nel transetto quadrato. La cupola intradossata è sorretta da quattro colonne e dalle pareti perimetrali. Proporzioni e materiali dell’edifico sono semplici, esterno ed interno vengono infatti caratterizzati rispettivamente da mattone ed intonaco, ma sono accomunati da modanature orizzontali in pietra. Queste fasce sagomate che corrono lungo tutto il perimetro dell’edificio ne evidenziano la scansione prospettica, contribuendo all’inserimento armonico del

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Il cimitero di Urbino si trova sul colle di San Donato, a circa due chilometri a Est dal centro storico. Questo rilievo viene però comunemente chiamato colle di San Bernardino perchè qualificato dalla presenza dell’omonima chiesa. Il santuario venne edificato per volere di Federico da Montefeltro nel 1482 da Bramante, che nel cantiere materializza i disegni di Francesco di Giorgio. L’edificio è composto da due corpi: la chiesa ed il convento.


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FRANCESCO DI GIORGIO Pittore, scultore, architetto (Siena 1439 - ivi 1501). La sua poliedrica attività ha fatto presupporre una giovanile frequentazione dell’ambiente del Taccola, oltre che una più specifica formazione presso il Vecchietta. La prima opera a lui riferita è una statua lignea del Battista (1464; Siena, Museo dell’opera del duomo) e, in campo pittorico, si è voluta vedere la sua mano in una serie di miniature, delle quali la più significativa è una pagina del De animalibus di Alberto Magno. Nel 1469 inizia il sodalizio artistico con Neroccio di Lando ed è nominato operaio dei bottini. Degli anni della società con Neroccio sono due dei dipinti più noti di M.: l’Annunciazione (147072) e l’Incoronazione della Vergine (147274), nella Pinacoteca nazionale di Siena. Dal 1475, a parte la bellissima Natività di Cristo con i ss. Bernardo e Tommaso (1475, Siena, Pinac. naz.), unica opera firmata, è documentata soprattutto la sua attività d’ingegnere militare e di architetto; dal 1476 alla corte di Urbino, al servizio di Federico.

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1 Pianta di S.Bernardino prima e dopo l’intervento 2 Alzato di S. Bernardino


La chiesa è l’unico dispositivo capace di emergere dalle chiome degli alberi del colle, ed agisce come un faro capace di catturare gli sguardi che decidono di correre lungo l’ondulata linea dell’orizzonte urbinate. La tensione tra il tempio e la città è palpabile. La relazione tra mondo dei vivi e dei morti è continuamente riallacciata dal contatto visivo. Urbino si puo’ scrutare attraverso la vegetazione del cimitero, mentre San Bernadino spesso appare negli scorci ritagliati dai vicoli di Urbino. Il convento annesso alla chiesa, anch’esso realizzato in mattone, si sviluppa attorno a due cortili. Il primo cortile possiede dimensioni contenute, è lastricato, e possiede un loggiato. Il secondo cortile invece è uno spazio verde circondato da alte pareti che chiudono le preesistenti logge. A partire dal 1848 alcune piccole cappelle funerarie vengono erette in prossimità del memoriale, alcune ne condividono parti strutturali tanto da diventare vere e proprie appendici, altre sono invece disseminate sul colle tra le lapidi ed i cipressi. Nonostante alcune tombe gentilizie

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mausoleo nel paesaggio.


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Cappelle ed edifici funerari sul colle - 2017


I più recenti edifici cimiteriali sono invece il risultato di una corsa ai ripari dovuta alla necessità di nuovi loculi. A causa dell’incapacità dell’amministrazione di prendere una posizione sulla questione del rapporto tra l’ampliamento ed il contesto sono stati eretti edifici anonimi e incapaci di relazionarsi alla scala del territorio. L’accostamento tra contemporaneo e storico in questo colle è ossimorico. Da una parte troviamo uno dei massimi simboli della coraggiosa Innovazione rinascimentale, dall’altra un’architettura contemporanea figlia di standardizzazione e paura. E’ davvero necessario che il nostro progetto sorga in un luogo tanto contraddittorio? Troviamo ragionevole adottare come prima

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siano architettonicamente interessanti, esse si sviluppano secondo un’idea sbagliata di cimitero. I piccoli edifici funerari infatti anzichè essere pacifico luogo di incontro con i propri cari defunti sono usati come strumento di competizione tra le famiglie. Questo tipo di approccio alla morte è irrispettoso sia da un punto di vista laico che religioso.


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SCALA Nel disegno e nella cartografia, s. di riduzione, il rapporto numerico fra le distanze misurate sulla carta e quelle reali, che si esprime con una frazione che ha per numeratore l’unità; pertanto il denominatore è il numero per il quale bisogna moltiplicare le distanze misurate sulla carta per avere la corrispondente lunghezza sul suolo: così, per es., scala 1/100.000 o 1:100.000 (da leggersi: scala di uno a centomila) significa che una unità di misura lineare sulla carta (per es., 1 cm) corrisponde a 100.000 unità sul suolo (cioè a 1 km); il rapporto può essere anche espresso con la s. grafica, costituita da un segmento diviso in più parti con a fianco le indicazioni delle corrispondenti lunghezze reali. Nel metodo delle proiezioni quotate, s. di pendio, la retta graduata che rappresenta un piano, nel senso che è la proiezione ortogonale sul quadro di una linea di massima pendenza del piano. In senso fig. (derivante dall’uso cartografico), proporzione, misura, nelle espressioni su larga s., su vasta s.


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RESTAURO restàuro (ant. o raro ristàuro) s. m. [der. di restaurare]. – 1. a. Genericam., qualsiasi intervento volto a rimettere in buono stato e in condizioni di funzionalità, spec. con lavori di muratura e di rinnovamento degli impianti, un edificio o alcune sue parti, oppure altro manufatto. b. In partic., l’operazione e il procedimento tecnico intesi ad assicurare la conservazione e a reintegrare, per quanto possibile e oppurtuno, gli aspetti compromessi di edifici e monumenti, di opere d’arte, di mobili e di altri oggetti di valore artistico, storico o antropologico, di libri e manoscritti. Nel restauro di manufatti e di opere d’arte prevale oggi la tendenza al cosiddetto r. conservativo, che (diversamente dai r. storici compiuti in passato – nell’età imperiale, nel Rinascimento, nel Settecento – con criterî e tecniche orientati al rifacimento delle opere, con modificazioni spesso sostanziali) si propone di rispettare i caratteri di autenticità delle opere e gli interventi non vengono dissimulati ma sono al contrario resi evidenti.


azione progettuale la demolizione del superfluo e dell’inopportuno. L’aternativa, ovvero l’aggiunta di elementi sul colle, non farebbe che rendere più caotica la situazione. Lavorare sopra un’area occupata unicamente da San Bernardino e dalla vegetazione ci permette di iniziare a pensare ad un progetto unitario, che si relazioni in maniera ponderata anzichè accidentale con il paesaggio e le preesistenze.


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31 Rem Koolhaas and Bruce Mau, S,M,L,XL, 010 Publishers, Rotterdam 1995


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Il progetto...


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...può finalmente svilupparsi


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È davvero perso per sempre?


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Forse no.


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Perchè copiare Come copiare

Strategie di Copia


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“Controllò la citazione; era là. L’incertezza prese a tormentarlo. Variare o sopprimere quelle parole significava indebolire l’espressione; lasciarle, era plagiare un uomo [...]. Implorò il soccorso divino. All’inizio del secondo crepuscolo, il suo angelo custode gli dettò una soluzione intermedia.” J.L. Borges, L’Aleph, Feltrinelli,Milano 2017, p.42

Preso atto della decadenza del XXI secolo e della magnificenza propria del Rinascimento non si può che predere come modello San Bernardino. È necessario omaggiare chi ha saputo intuire l’importanza di coraggio ed innovazione erigendo un’architettura-simbolo capace di ispirare le persone. Il colle verrà letteralmente disseminato di nuove San Bernardino. Ma come è possibile e cosa significa “copiare”?


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“Potremmo addirittura dire che la copia è più originale dell’originale, o che è più vicina all’originale dell’originale, perché più l’edificio invecchia, più si allontana dallo stato in cui era quando è nato. Una riproduzione lo riporta, per così dire, al suo stato originale” Han Byung-chui, La copia è l’originale, Internazionale N.1258, p. 96

Secondo il dizionario Garzanti una copia è una “riproduzione di un’opera presa a modello”, ma in italiano arcaico poteva significare anche abbondanza ed opportunità. Guardando all’etimologia alla lista di significati si aggiungono anche modo, agio e ricchezza. La quantità poteva essere quindi interpretata come una forma di qualità. Un insieme di entità interagenti, seppur identiche, possiede infatti proprietà emergenti che non


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“È necessario [...] realizzare un nuovo originale. Originale perché fedele al vero progetto di Francesco di Giorgio. Nuovo perché capace di portare elementi di novità al suo interno. Copiare è un’operazione antica come l’uomo, ma in questo momento ed in questo contesto viene percepita come sovversiva.” Enrico Calore, Federico Giordano, Ritorno a Urbino, Copiare San Bernardino, Venezia 2018

appartengono al singolo. Un insieme di copie non solo moltiplica ed enfatizza il significato dell’originale, ma implica nuove interpretazioni impreviste. La parola “copia” abbinata ad un secondo termine si arricchisce di sfumature. Di servizio è la copia che l’autore tiene presso di sé per apporvi via via correzioni. Autografa è una copia eseguita dall’autore stesso, mentre imitativa è una copia riprodotta senza l’obbiettivo di falsificazione.


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“Il modello è la natura, dove l’organismo si rinnova attraverso la riproduzione continua delle cellule. Passato un certo tempo, l’organismo diventa una replica di se stesso. [...] Anche in questo caso, la questione dell’originale non c’è: il vecchio muore e viene sostituito dal nuovo.” Han Byung-chui, La copia è l’originale, Internazionale N.1258, p. 96

Il termine copia per come è usato nel linguaggio comune però sopprime la componente di novità rispetto all’originale. Copiato e copiante inoltre possono instaurare un gran numero di relazioni. Per espandere la nostra comprensione della questione troviamo necessario analizzare, sulla base della loro definizione, diverse parole appartenenti al campo semantico della copia.


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Affinità Somiglianza e conformità di idee, sentimenti ed opinioni. In genetica per affinità si intende la capacità fra individui di figliare. Multiplo In ambito artistico per multiplo si intende un’opera progettata per essere prodotta in serie,serie che puo’ essere illimitata ma anche costituita da esemplari numerati.

Le Corbusier, Unità abitativa, Marsiglia 1952


51 Le Corbusier, Unità abitativa, Berlino 1957


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Gemelli Individui nati contemporaneamente da uno stesso parto. In cristallografia una volta veniva usato questo termine per indicare i cristalli risultanti dal concrescimento di due o piu’ gemme. Speculare immagine di un oggetto quando viene riflesso su di uno specchio, simile ma non sovrapponibile all’oggetto originale.

Carlo Rainardi e G. L. Bernini, Santa Maria in Montesanto, Roma 1679


53 Carlo Rainardi, Santa Maria dei Miracoli, Roma 1679


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Caricatura Imitazione volontariamente o involontariamente ridicola di un soggetto ottenuta mediante la distorsione o esagerazione dei suoi tratti caratteristici. Sintesi Risultato di un processo mentale tramite cui da un sistema di informazioni vengono estratti quelli che si reputano i concetti essenziali.


55 Piazza San Marco, Venezia

The Venetian Hotel Casino, Las Vegas

Hotel e Casinò The Venetian, Macao


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Calco Negativo in materiale malleabile utilizzato per ottenere copie di un oggetto originale. Un calco è anche una peculiare forma di prestito linguistico: è il processo attraverso cui l’uso di un forma linguistica si modella sull’uso del corrispettivo in una seconda lingua.

House, Rachel Whiteread 1993


57 Lo stesso luogo, qualche anno prima


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Simulacro Rappresentazione apparente non corrispondente alla realtà oppure simbolo e testimonianza del passato.

Notre Dame, Parigi


59 Notre Dame, Parigi


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Simile Si dice di figure geometriche con forma uguale ma grandezza diversa. Analogia E’ una relazione di somiglianza, in cui dal rapporto tra elementi di due soggetti è possibile dedurre la somiglianza anche tra tutti gli altri elementi. In fisica, due fenomeni si dicono analoghi quando sono descritti da equazioni identiche da cui deriva l’uguaglianza della teoria nonostante l’opposto significato dei simboli. In biologia sono analoghi organi diversi per origine e morfologia che assolvono a funzioni simili in diversi organismi.


61 Dynasty chateau, Tianjin

Museo del Louvre, Parigi


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Questi termini, una volta trasposti nel linguaggio architettonico, molto spesso trovano un corrispettivo. Pensiamo ad esempio alla serie di Caricature di Venezia disseminate in giro per il globo, dalle piccole città come Nova Venezia in Brasile, a quartieri come Little Venice di Londra, fino all’eclatante caso del The Venetian Resort Hotel Casino di Las Vegas. Di questo hotel esiste addirittura una copia imitativa a Macau in Cina, contenente reinterpetazioni delle caricature americane del Ponte Dei Sospiri, di San Marco e di Rialto. Non mancano casi in cui invece sia l’autore stesso a riproporre soluzioni quasi identiche in luoghi diversi: “l’oceanogràfic” di Félix Candela a Valencia non è che una replica simile de “Los Manantiales” realizzato 26 anni prima, da cui ha ripreso forma e funzione. Un caso di repliche contemporanee e quindi gemelle è quello della Basilica di Santa Maria in Montesanto e di Santa Maria dei Miracoli, concepite in maniera unitaria da Carlo Rainardi a metà del XVII. Esistono situazioni in cui l’azione del copiare è percepita come necessità e non come scelta. La Chiesa di Nostra Signora a Dresda, venne distrutta durante la seconda guerra mondiale e ricostruita nel 2005 nella maniera più accurata possibile affinchè i cittadini potessero tornare a godere della sua architettura barocca. Similmente in Francia a Pont d’Arc è stata costruita una ricostruzione accurata delle grotte di Chauvet


Analizzati questi esempi, ci sembra corretto affermare come copiare sia una azione più complessa dell’inventare. Una copia deve non solo, come ogni progetto architettonico, essere coerente in se stessa e con il contesto, ma anche stabilire una relazione armoniosa con l’originale. Cosa qualificherebbe quindi come buona architettura allora le nostre copie?

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per sottrarre l’originale dal flusso di turisti che ne minacciava la conservazione. Gli edifici che sostituiscono l’originale sono dei veri e propri simulacri, dei simboli, fantasmi, che in certi casi non palesano neppure la loro natura fittizia, Notre Dame a Parigi per esempio a causa degli innumerevoli interventi di ampliamento e restauro nel corso dei secoli si è trasformata in una copia di se stessa. Al giorno d’oggi però la maggior parte delle copie non viene realizzata per preservare ai posteri una testimonianza, ma piuttosto per appropriarsi di alcuni dei valori legati all’immagine dell’edificiomatrice. Guardando il cinese Dynasty Chateau per esempio, ed in particolare la sua piramide di vetro, appare palese il rapporto di similitudine con l’intervento di Ming Pei al Louvre. E’ inutile notare come edifici di questo genere non siano il risultato di una ricerca architettonica, ma il ridicolo tentativo di raggiungere un certo risultato con il minimo sforzo.


ARCIPÈLAGO s. m. [voce formatasi nell’ital. ant., forse alteraz. (per incrocio con arci-) del gr. «Mare Egeo»] (pl. -ghi). – 1. Aggruppamento di isole sparse nel mare ma abbastanza vicine tra loro e a volte con caratteristiche morfologiche analoghe. In origine, e come denominazione storica, il termine indicò in partic. il mare fra la Grecia, l’Asia Minore e la costa traco-macedone. 2. In usi fig. (sui quali ha notevolmente influito il titolo di un’opera molto diffusa dello scrittore russo A. I. Solženicyn, Arcipelago Gulag nella traduz. ital. del 1974), il termine ha assunto nel linguaggio giornalistico il sign. generico, che di volta in volta si precisa nei diversi contesti, di unione di «isole», cioè di gruppi, comunità o anche persone singole, isolate l’una dall’altra ma affini per condizioni socio-politiche o per orientamento ideologico, e in rapporto di reciproco e più o meno intimo scambio sia tra loro sia anche, spesso, con gli elementi che costituiscono altri «arcipelaghi»: l’a. della contestazione; l’a. della dissidenza; l’a. culturale laico.


PROGETTARE UN ARCIPELAGO


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Le nostre copie riprendono la volumetria semplificata dell’originale chiesa quattrocentesca. Esse sono però realizzate con calcestruzzo ottenuto dalla miscelazione del cemento con le macerie degli edifici preesistenti precedentemente demoliti . Abbiamo scelto il calcestruzzo perchè estremamente versatile ed immediatamente distinguibile dal mattone con cui è realizzato il mausoleo dei duchi.


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Il nostro obiettivo non è creare falsi storici che riprendano materiali e colori dell’originale, ma lavorare sulla composizione architettonica degli interni: Le nostre copie dall’esterno infatti appaiono tutte identiche. L’interno delle NSB¹² è quindi il punto saliente di ogni copia poichè differenzia e caratterizza ogni singolo edificio. Per il visitatore l’incontro con ogni copia è una sorpresa ed uno spunto di riflessione:


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- Quali sono le reali dimensioni dei volumi semplici che compongono San Bernardino? Esplorandoli da nuovi punti di vista posso comprendere meglio l’edificio originale? - Come si relaziona l’involucro in calcestruzzo all’architettura che vi si annida all’interno? - Un cimitero è davvero un luogo ad uso esclusivo dei morti o i


- Esiste un’alternativa a sepoltura e cremazione? prima di andare a definire le caratteristiche architettoniche ed ideologiche di ogni copia però è necessario posizionare sul colle i nuovi edifici. Le NSB come pedine su di una scacchiera, necessitano di essere inserite strategicamente affinchè governino il territorio.

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vivi possono abitarvi?


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L’orientamento assoluto e reciproco delle copie è pensato per garantire la giusta tensione tra di esse e con Urbino. Triangolazioni e assialità, scivolamenti e parallelismi sono solo alcuni degli esiti che emergono dalla disposizione degli edifici. L’inserimento è stato un processo ponderato perchè concepito come una vera e propria rifondazione, e non come una semplice aggiunta. Un precedente utile


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da cui abbiamo attinto alcuni meccanismi è la trasformazione che ha subito Roma sotto il pontificato di Sisto V (1512-1590). Domenico Fontana, architetto a cui il Papa assegna l’esecuzione dei lavori, descrive così l’intervento: «Volendo Nostro Signore facilitar la strada a quelli che mossi da devozione e da voti sogliono vistitare i più santi luoghi della Città e in particolare le sette chiese tanto celebrate per le grandi


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indulgenze [...] ha aperto strade amplissime e direttissime, talchè può ciascuno a piedi, a cavallo, e anche in cocchio da potersi camminar cinque in paro partirsi di che luogo si voglia [...] là dove prima s’andava per molti giramenti di stradine e chi da una banda e chi dall’altra, la gente era sparsa con grande scomodità.»³. L’architetto in queste righe non menziona però le ragioni simboliche che soggiacciono alla


Nel nostro progetto per il cimitero le rette suggerite dagli assi longitudinali delle chiese uniscono gli edifici e convergono su fulcri disegnando uno schema non dissimile da quello Sistino. Le citazioni alla

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disposizione di strade e luoghi di culto. La posizione delle nuove chiese edificate a Roma rispecchia infatti quella delle stelle del Piccolo Carro. San Pietro corrisponde alla Stella Polare.


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trasformazione romana si limitano però alla grande scala e ad una dimensione concettuale. Scendendo nel dettaglio collegamenti e accessi alle chiese saranno costituiti da percorsi irregolari morfologicamente più simili agli interventi di De Carlo e all’Urbino medievale. Sulla collina profondi solchi si trasformano in sentieri memori delle strette strade Urbinate e del progetto fantasma di Pomodoro. Queste


Abbiamo scelto di inserire nel territorio 13 copie. Il numero 13 risponde a necessità compositive e simboliche. Compositivamente parlando con un numero inferiore di NSB gli edifici sarebbero stati troppo isolati e la

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“trincee” trasmettono al visitatore una sensazione di contrazione spaziale che esalta, per contrasto, lo spazio interno delle copie.


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tensione nello spazio tra essi si sarebbe persa. Dal punto di vista simbolico il numero 13 richiama invece alle stazioni della Via Crucis e quindi all’idea di cammino spirituale. A differenza del rituale religioso della Via Crucis il nostro itinerario è però aperto a interpretazioni. I punti di partenza sono multipli, e una rete di percorsi ricchi di biforcazioni permette alle persone di scegliere il proprio personale percorso, o di deragliare


Riferimento essenziale per il nostro progetto è il cimitero di Stoccolma, realizzato a partire dal 1917 da Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz. Tale progetto è caratterizzato dalla scomposizione del cimitero in diversi episodi all’interno di un parco. Alcuni edifici

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all’inseguimento delle apparizioni che si susseguono durante la visita. Ogni chiesa, come una bussola, è orientata e suggerisce una direzione.


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si affacciano su ampi prati e appaiono e scompaiono a seconda del punto di vista, altri invece sono immersi nel verde, come la famosa Cappella nel bosco di Asplund. Le lapidi, tutte uguali e di piccole dimensioni, sono all’interno di una foresta sacra diventata ormai centenaria. All’interno del cimitero gli edifici assolvono diverse funzioni, pratiche e spirituali. Vi sono luoghi di meditazione e preghiera, luoghi


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per l’inumazione e la cremazione. Ovunque regna una sensazione di pace e l’esperienza paesaggistica cimiteriale è stata studiata fin nei minimi dettagli. Per esempio il percorso processionale che porta alla Cappella della Resurrezione è affiancato prima da betulle e poi da conifere per rendere via via più solenne l’esperienza. Gli alberi che circondano la Cappella del Bosco invece si fanno progressivamente più


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fitti, ad anticipare e facilitare il momento di raccoglimento. Perfino panchine e scalinate sono state pensate con in mente l’esperienza cimiteriale. Come le cappelle nel cimitero Svedese alcune delle NSB sul colle di San Donato accompagnano le persone durante ogni fase di saluto e sepoltura dei defunti.E’ permesso non solo visitare i propri cari e pregare in luoghi tranquilli, ma anche


Il nuovo cimitero di Urbino a differenza di come viene normalmente concepito nell’immaginario

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trasformare i corpi dei defunti secondo le loro ultime volontà. Una San Bernardino potrebbe essere quindi crematorio, ed un’altra ossario, una delle copie potrebbe opitare una nursery per gli alberi da piantare sopra le tombe ed un’altra essere semplice luogo di meditazione.


¹ Acronimo di Nuove San Bernardino o Nuova San Bernardino ² «Lo stesso nome [...] diventa un acronimo [...], si trasforma non per sintetizzare un marchio e la sua ripetibilità, ma per condensare principî [...] di cui ricordare logica e struttura, forma e dimensione immaginaria» Sara Marini, Sull’autore, Quodlibet Studio, Macerata 2017, p.7 ³Leros Pittoni e Gabrielle Lautenberg, Roma Felix, Feltrinelli,Viviani Editore, p.73

Planimetria degli interventi di Sisto V su Roma

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collettivo è sopratutto un luogo per i vivi. Uno studentato, un auditorium ed una biblioteca potrebbero per esempio affiancare gli edifici con funzione prettamente funeraria e così contribuire alla costituzione di una comunità stabile sul colle.


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Planimetria del cimitero di Stoccolma

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Cimitero di Stoccolma

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LE 14 COPIE


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Le NSB non possono essere pensate come edifici autonomi. L’indissolubile legame che le unisce all’originale e la natura territoriale del progetto rende impossibile progettarle singolarmente. Bisogna quindi procedere nel progetto per episodi. Il primo episodio in cui il visitatore si imbatte entrando nel sito da Sud-Est, dove è collocato il Mausolei dei Duchi, sono le tre gemelle NSB1, NSB2 ed NSB3. Le prime due copie sono paralle e guardano provocatoriamente la terza. NSB3 però rifiuta la sfida e spezza la simmetria volgendo la facciata, e quindi il suo asse, ad Urbino. L’eccessiva monumentalità del sistema è evitata da un sistema di solchi-trincea che permette l’accesso alle chiese, che penetrano a fondo nel terreno. A causa della vicinanza all’originale e della compiutezza della loro disposizione queste copie saranno le prime ad essere edificate. In quanto prime di un sistema più ampio esse dovranno assolvere alle funzioni vitali del colle, che noi riteniamo essere quelle dei vivi. Ogni architettura nasce infatti dalle necessità dei vivi: un’architettura non abitata nella quotidianità progressivamente viene abbandonata e muore. Se iniziassimo a progettare luoghi per i morti fin dall’inizio la rifondazione del cimitero finirebbe per fallire.


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DORMITÒRIO s. m. [dal lat. dormitorium, der. di dormire «dormire»]. – 1. Grande stanza di edifici per comunità (collegi, ospizî, orfanotrofî, ecc.) con molti letti; anche, la parte dell’edificio di una comunità contenente stanze da letto o celle. D. pubblico, nome di asili notturni, tenuti nelle grandi città da enti assistenziali per il ricovero di non abbienti, con ampio stanzone fornito di brande (il dormitorio propriam. detto), servizî annessi per l’igiene e locali per l’amministrazione. 2. Con uso estens., città-d., o quartiere-d., agglomerato residenziale caratterizzato da edifici di tipo urbano per lo più molto elevati e addensati, povero di spazî verdi e scarsamente funzionale per l’insufficienza dei servizî: è frequente nelle aree metropolitane a rapida crescita industriale, ed è abitato generalmente da operai e impiegati che, avendo il proprio posto di lavoro in altri centri dell’area, sono costretti a spostamenti pendolari giornalieri e vi rientrano solo per trascorrervi la notte (donde la denominazione). contestazione; l’a. della


Dormitorio San Donato, Urbino Competizione 2018 91

NSB-1

Libreria Veliero, Franco Albini, 1940.


92


93

Il collegio per studenti è concepito come reinterpretazione in scala architettonica di una libreria. Le librerie sono strutturate per alloggiare libri e permettere di vederne il dorso in maniera agevole. Il collegio è pensato per alloggiare studenti e permettere loro di vedere da punti di vista inaspettati la riproduzione in calcestruzzo della chiesa di San Bernardino che li circonda. La struttura in cui vivranno è quindi estremamente permeabile allo sguardo, ad eccezione del box servizi. La mensola presa come riferimento non è una mensola qualsiasi però, si tratta di Veliero, progettata da Franco Albini nel 1940. Di questo manufatto vogliamo riprendere la sensazione di leggerezza e trasparenza, al fine di non entrare in competizione con la monumentalità del manufatto rinascimentale.


94

La permeabilità dello spazio facilita inoltre le interazioni tra studenti. Sono infatti assenti aree private chiuse da muri o altri ostacoli. Per ragioni di rispetto del progetto del guscio in calcestruzzo, La nostra struttura è completamente autonoma ed autoportante.


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98


NSB-2 99

NSB2 è caratterizzata dalla convivenza di diversi spazi: una biblioteca, un auditorium adibito a sala studio di gruppo e teatro, intime salette di studio ed un appartamento per il custode. 5,8

6,2

5,0

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0,1

5,0 0,1 0,1 6,0 6,4 0,1 3,1 4,3

9,42 9,1 2,1 2,0 1,


100

Essi sono mediati da tendaggi che permettono di separate visivamente o meccanicamente diverse aree a seconda che siano fissati o liberi di muoversi. In questo edificio abbiamo approfondito il tema dell’antimonumentalità iniziato nella prima copia, l’esito spaziale è però diametralmente 6,3

8,1

8,1 0,2 6,0

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8,9

3,5

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47,3

9 ,1 8,4

5,7


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-2,00 opposto. È infatti impossibile godere di una visione d’insieme dell’involucro in calcestruzzo se non nel teatro, dove comunque è possibile intravederlo a seconda della disposizione dei tendaggi. Il solaio nella biblioteca nega l’orizzontalità dell’originale, mettendo le persone in una situazione di instabilità

00

17,2

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3,3

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1,1 1,1 1,1 1,0


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che incita allo spostamento verso le zone predispose alla lettura e allo studio. La biblioteca è pensata come equivalente di cimitero per libri, ospita quindi volumi rari o dimenticati. Riferimento fondamentale è il lavoro del gruppo Inside Outside guidato da Petra Blaisse, i cui interventi negli interni prevedono spesso l’inserimento di tendaggi innovativi. Impianti audio incorporati, rotaie automatizzate e tagli-finestra sono alcune delle peculiari soluzioni da cui abbiamo attinto.

19,4 4,8

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6,5

6,5

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0,4

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7,9


103 Team Inside Outside in collaborazione con OMA, Tenda nel Kunsthal Rotterdam, 1999.


Ishigami Junya, Esposizione Freeing architecture, Fondazione Cartier, Parigi, 2018.

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GRÒTTA s. f. [lat. «nascondere, coprire»; v. cripta]. – 1. Cavità naturale a sviluppo prevalentemente orizzontale, formatasi in seguito all’azione di forze esogene o endogene, che si addentra nel sottosuolo o nei fianchi di un monte (per es., le g. di Postumia e la G. Azzurra). In geologia: grotte di origine primaria, dovute a processi costruttivi, come quelle di origine magmatica, di scogliera corallina, di deposito di travertino; grotte di origine secondaria, dovute a fenomeni distruttivi, come quelle di origine tettonica o di erosione, quelle di origine carsica, ecc.; si hanno inoltre g. fumanti, dalle quali fuoriescono correnti d’aria ricche di umidità che, nel caso di temperatura esterna più bassa, si condensa in nebbie e fumi, e g. soffianti, dalle quali, per varie cause, esce aria con violenza. Con riguardo allo sfruttamento per cure idroterapiche: g. umide, in cui l’ambiente è particolarmente ricco di vapore acqueo sprigionato da una sorgente termale, e g. secche, a temperatura elevata, senza vapore


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NSB-3

La terza chiesa è un refettorio non condizionato sviluppato su due quote. All’interno del solaio in calcestruzzo rialzato si sviluppa la zona più protetta dalle intemperie. L’ambiente riprende le grotte per morfologia e comportamento termico. Le spesse pareti in calcestruzzo garantiscono infatti un’elevata inerzia termica ed una temperatura pressocchè costante durante tutto l’anno. Nell’ambiente superiore si sviluppa un giardino abitato da piante sciafile come il Fagus sylvatica (faggio purpureo) e la Vinca minor (pervinca minore). L’ingresso è chiuso da una grata la notte, ma dalle finestre possono sempre entrare piccoli animali. Il giardino è utilizzabile a piacimento. I visitatori potranno farvi un picnic su dei tavoli all’ombra quando fuori fa troppo caldo, ma nessuno vieta loro di piantare e coltivarci piccole piante del sottobosco.


3,4 3,9 0

3,6

1,4

14,4

Giardino s. m. [dal fr. jardin, ant. gart, jart, dal germ. *gart o *gardo (cfr. ted. Garten, ingl. garden)]. – 1. Terreno, per lo più cinto di muro, steccato o cancellata, coltivato a piante ornamentali e fiorifere, destinato a ricreazione e passeggio; può essere privato, adiacente a villa o casa d’abitazione, oppure pubblico, nell’interno o alla periferia dei centri abitati: g. all’italiana o classico, a tracciato regolare, simmetrico, con siepi tagliate a

3,4

1,0

23,8

3,4

0,6

1,5

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REFETTÒRIO (ant. refettòro) s. m. [dal lat. tardo (eccles.) refectorium, neutro sostantivato del lat. tardo refectorius «che serve a ristorare», der. di reficere «ristorare», part. pass. refectus]. – Negli edifici di abitazione collettiva (collegi, conventi, caserme, reclusorî, ospizî, ecc.), o destinati alla permanenza prolungata di un certo numero di persone (scuole, officine, laboratorî, ecc.), l’ambiente nel quale si consumano i pasti in comune: r. di un convento, di un collegio, di un asilo infantile; il «Cenacolo» di Leonardo nel r. delle Grazie a Milano.


0

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4,1

0,7


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mano in forme regolari o ornamentali, in cui ogni spazio è definito e ridotto in forme geometriche anche in presenza di forti dislivelli, con scalinate, terrazze, cascate d’acqua, e in cui la vegetazione appare in forme artificiali e quasi mai nel suo aspetto naturale; g. alla francese, con tracciato simmetrico e composizioni ordinate a linee prevalentemente rette, di solito pianeggiante, con aiuole, specchi d’acqua e nicchie; g. inglese o all’inglese, con tracciato irregolare, non architettonico, che nella disposizione e nello sviluppo delle piante tende a riprodurre artisticamente la natura mediante una successione di scenarî caratterizzati da ampî prati in contrasto con fitti boschetti e, in alcuni casi, con elementi artificiali costituiti da grotte, rovine, tempietti; g. pubblico (spesso al plur., g. pubblici), ampia zona di verde, con viali, alberi e piante varie, panchine, giochi per bambini, arricchita spesso di monumenti o statue, creata all’interno o alla periferia di una città per riposo e svago degli abitanti; è un g.


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Con il secondo episodio iniziamo ad entrare nella parte strettamente cimiteriale del progetto. Le tre chiese centrali, NSB7, NSB8 e NSB9 si guardano vicendevolmente e sono rispettivamente: un ossario-catacomba, un crematorio ed un centro di compostaggio. Queste copie permettono alle persone di esaudire le volontà dei propri defunti riguardanti il destino dei loro resti terreni. La zona paesisticamente nasce come uno spoglio prato, ma progressivamente si riempirirà di alberi. Queste piante sono capaci di fruttificare, e vengono concimate anche attraverso resti umani opportunamente trattati. La foresta sul colle viene quindi qualificata come luogo spirituale e di rinascita,


111



IL LASCITO DEGLI AUTORI


114

Ultima pagia del quaderno degli schizzi “Ritorno ad Urbino”


«E voi, che cosa cercate?»¹ ¹Renè Daumal, Il Monte Analogo, Gli Adelphi, Milano 2017, p.129

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Così, Enrico Calore e Federico Giordano si sono fermati a metà di una frase del quinto capitolo del ‘Breviario’. L’abituale cortesia di Enrico vietò di far attendere il visitatore che bussava alla porta in quel giorno di Maggio del 2018 che fu l’ultimo in cui sia lui che Federico poterono ancora tener in mano la penna. L’intima amica Rina Samira che non poteva ignorare che la coppia fosse condannata, e prevedeva che non avrebbero potuto portare a termine il ‘Breviario’, li pregò di indicare in poche parole in qual modo avrebbero dovuto progettare i futuri episodi sul colle, col pretesto che suo marito Aligi Nuiti, il quale aveva letto le parti già scritte, era impaziente di conoscere la fine del progetto. Con quella mescolanza di gravità e di humor che li era abituale, Federico ed Enrico riassunsero le loro intenzioni in queste poche parole, rimaste impresse nella memoria di suo marito Aligi. «Ci siamo preparati a descrivere, nel corso dell’ultimo capitolo, l’episodio terzo. In esso le chiese vengono utilizzate come luogo di meditazione e preghiera.» «Gli ultimi episodi del colle sono invece pensati per essere liberamente realizzati secondo possibili impreviste necessità del committente Da qualche parte sulla scrivania puoi trovare l’Atlante». Il titolo del loro ultimo capitolo doveva essere:


BIBLIOGRAFIA


Leonetti Francesco Il cimitero sepolto Feltrinelli,1982 Henry A. Millon Il tempo e l’architettura in Giancarlo De Carlo, Architetture, Mondadori,1988 Pittoni Leros; Lautenberg Gabrielle Roma felix : la citta di Sisto 5. e Domenico Fontana Viviani, 2002

René Daumal Il Monte Analogo Adelphi, 2017 Sara Marini Sull’autore : le foreste di cristallo di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Quodlibet, 2017 J.L. Borges L’Aleph Feltrinelli, 1961 Rem Koolhaas Junkspace Quodlibet, 2015 Rem Koolhaas and Bruce Mau S,M,L,XL 010 Publishers, 1961 www.garzantilinguistica.it http://www.treccani.it



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