PROGETTO DI RESTAURO: LUOGHI DELLA MEMORIA ENRICO CALORE FEDERICO GIORDANO 1
Progetto di restauro: Luoghi della memoria Enrico Calore, Federico Giordano Università Iuav di Venezia Dipartimento di Tecniche e Culture del Progetto Anno Accademico 2018/2019 Progetto di restauro Prof.ssa: Francesca Salatin. Collaboratori: Elena Simion, Mattia Marzi.
Progetto di restauro: luoghi della memoria
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17
Venzone città in bilico 8
Un po’ di storia..
15
La ricostruzione
San Giovanni 29
Rilievo dello stato di fatto
39
Mappatura del degrado
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Intervento conservativo
91
58
Mappatura degli interventi
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Schede tecniche di intervento
Il progetto 93
Il progetto in breve, tavole comparative
100 La facciata 112 La porta 122 La pavimentazione 131 Bibliografia e sitografia
Indice
VENZONE
CITTÀ IN BILICO
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Venzone Venzone è un piccolo comune italiano posto alla scenografica confluenza delle valli di Carnia e del Ferro in provincia di Udine. Il centro storico fortificato misura a malapena 300m in lunghezza, ma la sua bellezza ha fatto meritare al piccolo borgo il titolo di monumento nazionale.
Venzone
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Un po’ di storia.. Venzone appare per la prima volta in documenti ufficiali nell’anno 1000, come luogo di scambio e di comercio. Al medioevo risalgono i suoi maggiori monumenti e la sua cerchia di mura ad esagono irregolare con porte turrite e fossato. Il Duomo, dedicato a Sant’Andrea Apostolo, è degli inizi del trecento, mentre il Palazzo Comunale è della fine dello stesso secolo. Dopo un breve periodo di autonomia comunale, nel 1420 entra a far parte della Serenissima Repubblica di Venezia. Una storia quindi millenaria, fatta di agricoltura, povertà ed emigrazione, almeno fino al Novecento. Quella di Venzone è una storia simile a quella di tante parti del Friuli.
1906
1908 Venzone e San Giovanni con il suo campanile visti dall’alto.
8
1939 La piazza del municipio.
1944 Durante la seconda guerra mondiale, a causa della sua posizione strategica, Venzone subì estesi danni al patrimonio costruito.
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1958 Il campanile di Di San Giovanni intravisto da porta San Genesio.
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1976
Maggio
Il 6 maggio 1976 prima, e l’11 e 15 settembre poi, violenti scosse sismice si abbattono su Venzone ed il Friuli intero. La potenza sprigionata dalla terra riesce quasi a radere al suolo alcuni paesi. Le ricostruzioni prosegueranno per decenni.
Settembre La chiesa di san Giovanni al termine della prima scossa crolla parzialmente, al termine della seconda, la facciata è l’unico elemento verticale rimasto integro. La situazione del duomo è anche più tragica.
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Dicembre Il municipio di venzone dopo le scosse è uno dei pochi edifici ancora in piedi.
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Messa in Sicurezza delle rovine del Duomo ed inizio della sua ricomposizione per anastilosi.
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VENZONE
SAN GIOVANNI
FORTIFICAZIONE MEDIEVALE
MUSEO TIERE MOTUS PALAZZO COMUNALE
BATTISTERO DI SAN MICHELE
DUOMO DI VENZONE
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La ricostruzione Il Duomo di Venzone, come quasi tutte le altre chiese del territorio, era crollato, in questo caso dopo la scossa di settembre. Vi fu un dibattito su quale posizione dovessero assumere, nell’ordine delle ricostruzioni le chiese: l’allora arcivescovo di Udine, Monsignor Alfredo Battisti, disse: <<Prima ricostruiamo le fabbriche, poi le case e infine le chiese>>. Una frase che divenne storica, che voleva affermare la preminenza della necessità di ricostruire il tessuto sociale ed economico, indispensabile a trattenere la gente in territori come quelli, a partire dalle fabbriche e da quel che poteva garantire il collegamento tra società e luoghi. In effetti la ricostruzione del Duomo si avvia ad oltre 10 anni di distanza dal sisma nel 1988. Tempo nel quale si dibatte intensamente sulle modalità con cui sarebbe dovuto essere ricostruito. Vi era chi, come Salvatore Boscarino, ma non solo, allora professore ordinario di restauro presso quello che allora semplicemente si chiamava iuav, era apertamente contrario ad una ricostruzione a “l’identique”, Non ritenendo che si potesse affrontare neppure l’idea di un’anastilosi, in un caso come quello del duomo, e preferendo l’ipotesi della conservazione a rudere. Ma vi erano anche altre opinioni, tra le quali quella che poi avrebbe guidato Francesco Doglioni, assieme ad altri, nella ricostruzione: l’idea che si potesse operare “per anastilosi” in un cantiere in cui 9000 pietre erano da ricollocare.Nel 1980 l’idea venne finalmente accettata e partirono le operazioni di censimento e catalogazione delle pietre. Quando, verso la fine degli anni ‘90, il lavoro venne concluso, la ricostruzione del Duomo “per anastilosi” divenne un caso da manuale che oltre a rappresentare un esperimento di frontiera per la disciplina, rappresenta completamento della Ricostruzione del Borgo di Venzone.
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SAN GIOVANNI Nel corso degli anni, tutto quello che poteva essere ricostruito a Venzone viene ricostruito. Esempio massimo di questa scelta di riportare alla vita la città cancellando i segni del sisma è il duomo, che tramite anastilosi viene ricomposto, pietra su pietra fin quasi a tornare al suo aspetto prima del sisma. Se da un lato ricostruire è necessario per riportare la vita nel paese, dall’altro la ricostruzione totale di ogni manufatto cancella la memoria storica dell’avvenimento. A Venzone, sono solo due gli edifici che, forse anche in maniera troppo estrema, sono stati lasciati sostanzialmente intoccati a seguito dei sismi: le chiese di San Giovanni e Santa Chiara. Ad essi spetta ricordare in maniera tangibile alle nuove generazioni il pericolo di vivere nella terra dell’Orcolat. dell’Orcolat.
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19
20
21
22
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26
27
G
28
13,8 0,5
0,9
5,3
6,6 2,6
0,4
+14,00
+9,00
+7,60
+5,50
+0,40
+0,00
4,9
2,5
4,9
12,2
GSEducationalVersion
Sezione A-A’ Scala 1:100
29
31,02
6,52
13,65
C
A
12,30
0,99
4,75
5,57
28,56
11,73
2,42
5,44
4,56
2,76
13,77
B
+0,00
10,73
11,48
A 32,42
30
+0,05 6,64
D
7,83
2,90
+1,30
0,21
6,01
+0,00
+0,05
C
2,74
+0,10
7,06
+0,40
4,32
0,98
3,46
9,96
16,79
1,23
6,41
+1,10
4,84
5,86
B
+0,60
+0,65
1,47
3,46
1,64
5,73
D
19,42
Sezione orizzontale
Scala 1:100
Quota: +1,20m
1,51
31
+5,30
+4,87
+2,28
+0,40
0,64
4,23
0,97
1,44
1
32
+3,30
+1,10
+0,60
+0,00
2,06
0,91
0,94
3,58
1,24
16,02
Sezione D-D’ Scala 1:50
33
+14,00
+4,00
+0,00
0,9
12,5
1,0
32
34
GSEducationalVersion
4,0 2,6
+5,30
+5,10
+4,87
+3,30
+3,34
+1,10 +0,60
1,2
3,5
9,5
Sezione B-B’ Scala 1:100
35
+5,30
+4,44 +5,30
+4,44
+3,34
+3,34
+0,00
+0,00
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GSEducationalVersion
+4,87
+4,01 +4,87
+4,01
+2,11
+2,11
RACCOLT SECCO
+0,40 +0,00
RACCOLT SECCO
+0,40 +0,00
Sezione C-C’ Scala 1:50
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MAPPATURA DEL DEGRADO Mappare Il rudere per mantenerlo come rovina a cielo aperto o per ricostruire la chiesa com’era dov’era presuppone sguardi diversi. Considerata la nostra volontà di minimo intervento sul luogo non sono stati rappresentati alcuni degradi intrinsechi allo stato di rudere. Allo stesso tempo però è stato necessario confrontarsi con la necessità di trasmettere ai posteri il manufatto e di dover quindi mappare, per potervi poi intervenire, anche degradi come distacco, colonizzazione biologica, fessurazione.. Dalla sintesi tra queste posizioni è conseguita la nostra linea di mappatura ed intervento sulla chiesa.
Il distacco degli intonaci in questa parete non è stato mappato poichè interessa più del 70% della parete.
*
40
*
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42
La colonizzazione biologica sviluppatasi sui rappezzi incongrui non è stata oggetto di mappatura in quanto questi ultimi saranno successivamente oggetto di demolizione.
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In questa parete non è stato mappato il distacco in quanto coprente più del 70% della superficie
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51
Sulla pavimentazione originale della chiesa non sono state mappate né le fessurazioni né la colonizzazione biologica in quanto entrambe coprenti più del 70% della superficie. È stato invece deciso di procedere con la mappatura delle lacune in quanto oggetto di completamento in fasi successive del restauro. Lacuna
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53
54
Colatura
Rigonfiamento
Legenda Rappezzo incongruo Degrado
Rappezzo incongruo Rappezzo incongruo
Fessurazione Rappezzo incongruo
Polverizzazione
Rappezzo Colatura incongruo Distacco Rappezzo Colaturaincongruo
Colatura
Colonizzazione biologica
Alveolizzazione
Alveolizzazione
Colatura Rappezzodi incongruo Presenza vegetazione
Fessurazione Rigonfiamento
Colatura Fessurazione
Fessurazione Fessurazione
Rappezzo Distacco incongruo
Fessurazione
Colonizzazione biologica Colonizzazione biologica Fessurazione Colonizzazione biologic
Disgregazione Colatura
Rigonfiamento Rigonfiamento
Polverizzazione Rappezzo incongruo Polverizzazione
Colatura
Colonizzazione biologica
Presenza di vegetazione Alveolizzazione Colatura Rappezzo incongruo Presenza di vegetazione Colonizzazione biologic Colatura Presenza di vegetazion
Disgregazione Fessurazione differenziale Rappezzo incongruo
Fessurazione Polverizzazione Distacco Distacco Disgregazione Fessurazione Disgregazione Colatura Disgregazione Presenza di vegetazion Disgregazione Colonizzazione biologica Alveolizzazione Rigonfiamento Disgregazione differenzi Colonizzazione biologica Disgregazione Disgregazione differenzi Fessurazione differenziale Disgregazione differenz Disgregazione Presenza di vegetazione
Presenza di vegetazione Colonizzazione biologica Colatura Disgregazione
Presenza di vegetazione Fessurazione Disgregazione differenziale Disgregazione Colonizzazione biologica
Presenza di
Polverizzazione vegetazione
Presenza di vegetazione Colonizzazione biolog
Colonizzazione biologica Disgregazione differenz Disgregazione
Alveolizzazione Disgregazione Presenza di vegetazi 55 Disgregazione differenzi
Legenda Colatura Colonizzazione biologica Interventi A. Pulitura/manutenzione
Fessurazione 1. Diserbo
Presenza di vegetazione
2. Disinfezione
Colonizzazione biologica Disgregazione
B. Rimozione
Rappezzo incongruo
1. De-restauro malta cementizia sulla di vegetazione Presenza sommità muraria Rappezzo incongruo 2. Rimozione tamponamenti in forati Colatura industriali
Rappezzo incongruo Disgregazione Colatura
C. Consolidamento
1. Trattamento all’acqua di calce Fessurazione
Colatura
2. Impregnazione degli Fessurazione intonaci con resine acriliche e siliconiche
Colonizzazione biologica Fessurazione D. Integrazione
Colonizzazione biologica
1. Integrazione pavimentazione
Presenza di vegetazione Colonizzazione biologica
E. Protezione Presenza di vegetazione 1. Ripristino protezione Disgregazione sommità muraria
Presenza di vegetazione Disgregazione
Disgregazione
INTERVENTO CONSERVATIVO
il trattamento all’acqua di calce [C.1] non è stato rappresentato poichè necessario su più del 70% della superficie della parete. A.
B.
C.
D.
E.
A2
C1
C1
E1 B1 E1
A2 C1 A2
B1 E1 C1
A1
58
59
A. B. C.
A2
A1
A2
B1
B2 C1
B2 C1
D. E.
60
E1
E1
A2 B1 C1
A1 B2 C1
E1
61
A. B.
A2
A2
A2
B1
B1
C. D. E.
62
E1
E1
A2
A1
B1
A2
A1
B1 C1
E1
B1 C1
C1
E1
Disinfezione [A.2] e trattamento all’acqua di calce [C.1] non sono stati rappresentati poichè interessano più del 70% della superficie della parete.
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A.
A1
A1
B. C.
A2 B1
C1
C1
C1
C1
D. E.
64
E1
E1
A2 B1
A1 B1
E1
E1
65
A2
A2
B1
B1 C1
C1
E1
66
B1
A.
A2 B1
B1
B. C. D.
E1
E1
E.
67
A. B.
A2
A1
A2 B1
C. D. E.
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E1
A2
A2
A1
A1 B1
E1
E1
B1
B1
E1
B1
E1
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A.
A2
A1
A1
B. C. D.
C3
C3 D1
E.
Disinfezione [A2] e Consolidamento [C3] della pavimentazione non sono state mappate in quanto coprenti più del 70% del manufatto
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A1
A2
A1
C3
A2
A1
A1
C3 D1
D1
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A.
A2
A1
A2
B. C.
A1 B1
C1
C1 C2
C1
C2
B2
B1
C1 C2
D. E.
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E1
E1
E1
A2
A2
A2 B1
C1
C1
C1
C1
Le decorazioni lapidee non soffrono di distacco, si è deciso però di trattarle con acqua di calce perchè capace di mineralizzarle e rallentare quindi il processo erosivo della pioggia.
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Fase intervento: Pulitura A.1
Scheda tecnica intervento
Tipologia di degrado: Presenza di vegetazione di ordine superiore
Colonizzazion
Substrato: Pietra calcarea, mattone industriale, malta di calce
Presenza di ve Intervento: Diserbo
Operazioni preliminari: ispezione del supporto ed individuazione delle specie coinvolte nella colonizzazione.
Disgregazione
L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Protezione delle aree non interessate -Applicazione puntuale dell’erbicida indicato in soluzione appropriata -Raccolta delle piante ad essiccazione avvenuta, apparati radicali compresi, indicativamente dopo 15-20 Giorni. - Pulitura accurata dell’area interessata dalle parti radicali - Eventuale chiusura del foro lasciato dall’apparato radicale con stilatura a filo interno di malta a base di calce avvalendosi di siringhe. Strumenti e mezzi d’opera: pennelli, spazzole in setola, spazzolini, specilli, siringa, spugne, spruzzatore manuale, teli in polietilene, guanti, occhiali, maschere con filtri per prodotti chimici, contenitori per le piante rimosse e per amalgamare la calce, cazzuola. Materiali: prodotto erbicida a base di Imazapir, calce, sabbia di fiume, acqua dolce. Descrizione della procedura esecutiva: Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da sottoporre al trattamento, si assicurano non vi siano zone in fase di distacco e controllano che le condizioni climatiche consentano il trattamento. Fase 2: l’operatore provvede a realizzare un sistema di raccolta delle piante essiccate e a proteggere opportunamente le parti non interessate dal trattamento. Fase 3: l’operatore applica mediante irrorazione manuale, alla opportuna diluizione, il diserbante fogliare in grado di essiccare le radici (imazapir). Fase 4: gli operatori, dopo i giorni necessari alla completa essiccazione delle piante (compresi gli apparati radicali), provvedono alla rimozione manuale della vegetazione infestante, con particolare attenzione all’asportazione completa dell’apparato radicale
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Fase 5: l’operatore provvede all’accurata rimozione di ogni traccia di terriccio o di altri depositi organici o incoerenti con pennelli, specilli, spruzzatori manuali e mediante aspirazione. Fase 6: l’operatore sigilla aiutandosi con una siringa il foro lasciato dall’apparato radicale precedentemente rimosso utilizzando una malta a base di calce di viscosità appropriata alla dimensione del foro. Elenco dei controlli: gli operatori si assicurano che le sostanze utilizzate non interagiscano con il supporto.
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Fase intervento: Pulitura A.2
Scheda tecnica intervento Tipologia di degrado: Colonizzazione biologica diffusa
Substrato: Pietra calcarea, mattone industriale, malta di calce
Fessurazione
Colonizzazion
Intervento: Disinfezione
Presenza di v
Operazioni preliminari: ispezione del supporto ed eventuale individuazione delle classi delle specie coinvolte nella colonizzazione (funghi, batteri, alghe, licheni o muschi).
L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Approntamento di un sistema di raccolta del deposito incoerente per lo smaltimento alle discarice adibite. Disgregazion -Rimozione dei depositi incoerenti. -Trattamento biocida. -Risciacquo e leggera spazzolatura. Strumenti e mezzi d’opera: pennelli, spazzole con setole di diversa durezza, spazzolini, spugne, spruzzatore manuale, guanti, occhiali, maschere con filtri per prodotti chimici, teli in polietilene, contenitori per la raccolta delle acque. Materiali: prodotto biocida a base di sali di ammonio quaternario o in alternativa sali sodici dell’acido dimetilditiocarbammico, acqua deionizzata. Descrizione della procedura esecutiva: Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da sottoporre al trattamento, si assicurano non vi siano zone in fase di distacco e controllano che le condizioni climatiche consentano il trattamento. Fase 2: l’operatore provvede a realizzare un sistema di raccolta dei residui e delle acque a proteggere opportunamente le parti non interessate dal trattamento. Fase 3: l’operatore, dopo aver eventualmente irrorato le superfici con acqua al fine di ammorbidire la superficie della colonia biologica, provvede alla rimozione dei depositi incoerenti con una spazzola con setole di durezza appropriata. Fase 4: gli operatori, applicano con irrorazioni a bassa pressione una soluzione in concentrazione adeguata (comunque compresa tra lo 0,3% ed il 3%) del biocida scelto. Nel caso di colonizzazioni di batteri e funghi sono da preferire i sali di ammonio quaternario, mentre nel caso di alghe, licheni e muschi è più appropriato l’uso dei sali sodici dell’acido dimetilditiocarbammico.
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Fase 5: trascorso il tempo d’azione della sostanza la superficie viene sciacquata per ruscellamento con acqua deionizzata nebulizzata e leggera spazzolatura. Fase 6: l’operatore ripete le fasi 3-4-5 fino alla scomparsa dell’infestazione. Elenco dei controlli: è necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: -segni superficiali degli strumenti utilizzati nelle fasi operative -permanenza sulla superficie di residui dei prodotti impiegati - rimozione di tracce di strati policromi di intonaci.
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Fase intervento: Rimozione B.1
Scheda tecnica intervento
Tipologia di degrado: Rappezzo incongruo in malta cementizia
Substrato: Pietra calcarea, mattone industriale, malta di calce Intervento: Rimozione malta cementizia
Operazioni preliminari: ispezione del supporto.
Rappezzo inc
Colatura
L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Approntamento di un sistema di racolta dei materiali di risulta. -Rimozione meccanica delle integrazioni. -Pulizia della sommità muraria.
Fessurazione Strumenti e mezzi d’opera: pennelli, secchi, spazzole, scalpelli, spazzolini, spatola, specilli, martelli, guanti anti abrasione, vibroincisori ad alimentazione pneumatica, occhiali, maschere con filtri per le polveri, compressore silenziato, teli in polietilene.
Descrizione della procedura esecutiva: Colonizzazion Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da sottoporre alla rimozione, si assicurano non vi siano zone in fase di distacco e verificano visivamente la presenza di fessurazioni o cavillature.
Fase 2: l’operatore provvede a realizzare un sistema di raccolta dei materiali rimossi e a proteggere Presenza di v opportunamente le parti circostanti.
Fase 3: l’operatore provvede alla rimozione meccanica con strumenti manuali (bisturi e scalpelli) o con strumenti pneumatici (vibroincisori) della malta cementizia applicata sulle sommità superiori delle muratura in precedenti interventi che per composizione risultano non idonei Disgregazion alla muratura. Fase 4: gli operatori provvedono alla pulizia della sommità muraria de eventuali polveri e depositi incoerenti rimasti aiutandosi con getti d’aria di modesta intensità. Elenco dei controlli: è necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: -segni superficiali degli strumenti utilizzati nelle fasi operative.
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Fase intervento: Rimozione B.2
Scheda tecnica intervento
Tipologia di degrado: Rappezzo incongruo in mattone forato e malta cemenzizia
Substrat: Pietra calcarea, mattone industriale, malta di calce Intervento: Rimozione
Operazioni preliminari: ispezione del supporto, valutazione della resistenza della muratura superiore e circostante al tamponamento. L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Approntamento di un sistema di raccolta dei materiali di risulta. -Rimozione meccanica delle integrazioni. -Pulizia da eventuali resuidui. Strumenti e mezzi d’opera: carriole, secchi, spazzole, scalpelli, martelli, guanti anti abrasione, vibroincisori ad alimentazione pneumatica, occhiali, maschere con filtri per le polveri, compressore silenziato. Descrizione della procedura esecutiva: Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da sottoporre alla rimozione, si assicurano dell’integrità statica della muratura. Fase 2: l’operatore provvede a realizzare un sistema di raccolta dei materiali rimossi e a proteggere opportunamente le parti circostanti. Fase 3: l’operatore provvede alla rimozione meccanica con strumenti manuali (martelli e scalpelli) della muratura in mattone forato occludente aperture e nicchie sulle pareti interessate. Fase 4: con l’ausilio di strumenti pneumatici (vibroincisori), pennelli e getti d’aria di modesta potenza, gli operatori si assicurano la rimozione della malta cementizia superstite e della polvere residua alla demolizione. Elenco dei controlli: è necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: -segni superficiali degli strumenti utilizzati nelle fasi operative.
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Scheda tecnica intervento
Fase intervento: Consolidamento C.1
Tipologia di degrado: Distacco¹
Rappezzo inc Materiali: intonaci, pietra
Intervento: Trattamento all’acqua di calce, stuccatura puntuale dei bordi degli intonaci
Colatura
Fessurazione Operazioni preliminari: ispezione del supporto, identificazione della tipologia delle pietre scolpite e verifica della compatibilità dell’intervento sulle stesse. Vanno inoltre identificati i pigmenti presenti negli intonaci e la compatibilità di questi ultimi con soluzioni acide come l’acqua di calce.
L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Analisi visiva e rilievo fotografico degli intonaci. Colonizzazion -Pulitura degli intonaci con pennelli morbidi. -Nebulizzazione dell’acqua di calce fino a rifiuto e pulitura superficiale della stessa. -Il ciclo andrà poi ripetuto dalle 30 alle 40 volte nell’arco di qualche giorno.
Strumenti e mezzi d’opera: pennelli, guanti, nebulizzatore manuale, carta giapponese, nebulizzatore fine manuale, soffiante ad aria calda, maschere per prodotti chimici, teli in polietilene. Presenza di v Materiali: acqua deionizzata, calce idrata in polvere, sabbia di fiume, terre naturali.
Descrizione della procedura esecutiva: Fase 0: gli operatori, aggiungono acqua alla calce o al grassello in polvere in proporzioni tali da Disgregazione ottenere una sovrasaturazione dell’acqua e lasciano decantare per 24h circa all’interno di un contenitore ermetico. Si separano infine componente solida e liquida della soluzione, ponendo l’acqua di calce in un contenitore ermetico posizionato in un luogo fresco. Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da sottoporre alla rimozione, si assicurano non vi siano zone in fase di distacco e verificano visivamente la presenza di fessure o cavillature, documentano con fotografie la situazione precedente al restauro. Ci si assicura che le condizioni meteo climatiche siano favorevoli all’intervento. Sono da preferire giornate fredde e umide. Ci si assicura di proteggere adeguatamente le zone non interessate dal trattamento. Fase 2: l’operatore provvede alla pulizia da eventuale polvere e depositi incoerenti con pennelli a setole morbide o flussi d’aria di debole potenza. Ci si accerta che manufatto ed acqua di calce siano approssimativamente alla stessa temperatura. ¹Le decorazioni lapidee non soffrono di distacco, si è deciso però di trattarle con acqua di calce perchè quest’ultima è capace di cristallizzare nei pori di alcuni tipi di pietra rallentando quindi il processo erosivo di pioggia e vento.
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Fase 3: Gli operatori nebulizzano l’acqua di calce sui manufatti fino a rifiuto, avendo poi cura di rimuovere immediatamente ogni eccesso con l’ausilio di una spugna umida. Il procedimento va ripetuto dalle 30 alle 50 volte (a seconda delle condizioni climatiche) nell’arco di pochi giorni per garantire la penetrazione della calce nel manufatto. Fase 5: a discrezione dei restauratori è possibile realizzare sulle piccole lacune degli intonaci non dipinti ad affresco dei salvabordi realizzati stuccando i bordi dell’intonaco con malta compatibile al supporto e cromaticamente simile all’intonaco grazie all’aggiunta di terre naturali. Gli intonaci di calce andranno integrati con malta di calce mentre gli intonaci a base di cemento saranno integrati con malta a base di cemento e calce. Elenco dei controlli: è necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: -rimozione di porzioni di intonaco in fase di pulizia -dicioglimento dei pigmenti nelle soluzioni applicate agli intonaci -incompatibilità chimico-fisica con i substrati (intonaci e pietra).
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Scheda tecnica intervento
Fase intervento: Consolidamento C.2
Tipologia di degrado: Distacco
Colonizzazion Materiali: intonaci di calce dipinti ad affresco
Presenza di ve Intervento: Impregnazione con resine acriliche e siliconiche
Disgregazione
Operazioni preliminari: ispezione del supporto, identificazione dei pigmenti e verifica della compatibilità di questi ultimi con i solventi.
L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Analisi visiva e rilievo fotografico degli intonaci. -Pulitura degli intonaci con pennelli a setole morbide. -Eventuale preconsolidamento degli intonaci mediante nebulizazzione di soluzione in clorotene a bassa concentrazione di Paraloid B72 e silicone Dri Film 104. -Consolidamento per assorbimento capillare attraverso impacchi di carta giapponese delle resine sopra indicate a concentrazioni via via superiori. -Sigillatura dei bordi degli intonaci. Strumenti e mezzi d’opera: pennelli, guanti, nebulizzatore manuale, carta giapponese, nebulizzatore fine manuale, soffiante ad aria calda, maschere per prodotti chimici, teli in polietilene. Materiali: acqua deionizzata, Paraloid B72, silicone Dri Film 104, clorotene, alcool polivinilico. Descrizione della procedura esecutiva: Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da sottoporre alla rimozione, si assicurano non vi siano zone in fase di distacco da preconsolidare e verificano visivamente la presenza di fessure o cavillature, documentano con fotografie la situazione precedente al restauro. Ci si assicura che le condizioni meteo siano favorevoli all’intervento. Sono da preferire giornate secche e soleggiate. Fase 2: l’operatore provvede alla pulizia da eventuale polvere e depositi incoerenti con pennelli a setole morbide. Fase 3: gli operatori procedono a ricoprire l’intera zona da trattare con fogli appropiatamente dimensionati, di carta giapponese, incollandola con una soluzione acquosa al 3% di un alcool polivinilico. Fase 4: si procede all’asciugatura tramite flusso d’aria calda della superficie precedentemente coperta e si cerca di essiccare il più possibile l’intonaco, per permettere una impregnazione ed un consolidamento più profondi in seguito.
82
Fase 5: gli operatori con l’ausilio d’un pennello procedono a bagnare la superficie con una miscela delle due resine, una acrilica (Paraloid b72 al 30% in solvente nitro) e una siliconica (silicone Dri Film 104 al 70% in solvente organico) diluite in clorotene nelle percentuali di Io%, 10% e 80%. Gli operatori applicano la stessa soluzione in concentrazioni via via superiori fino a rifiuto, lasciando però al materiale il tempo necessario affinchè la soluzione penetri il più possibile nell’intonaco. Fase 6: gli operatori utilizzando siringhe del diametro appropriato provvedono alla sigillatura di eventuali fessurazioni sui bordi dell’intonaco con una soluzione appropriatamente concentrata e viscosa realizzata con le sostante indicate nella fase 5. Elenco dei controlli: è necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: -rimozione di porzioni di intonaco in fase di pulizia -dicioglimento dei pigmenti nelle soluzioni applicate agli intonaci -formazione di velature sulla superficie dell’intonaco.
83
Fase intervento: Consolidamento C.3
Scheda tecnica intervento Tipologia di degrado: Fessurazione
Materiali: Pavimentazione lapidea
Intervento: incollaggio con resine
Non mappato precedentemente poichè riguardante più del 70% della superficie
Operazioni preliminari: ispezione del supporto. L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Analisi visiva e rilievo fotografico. -Approntamento di un sistema di raccolta dei frammenti della pavimentazione. -Rimozione, pulizia e numerazione di porzioni della pavimentazione. -Preparazione delle superfici di alloggio dei frammenti con strumenti manuali. -Trattamento delle superfici di contatto con resina acrilica. -Inserimento del tassello in pietra. Strumenti e mezzi d’opera: teli in polietilene, pennelli, guanti, maschera per agenti chimici, siringhe, scalpello, martello, spugne, compressore silenziato, vibroincisori. Materiali: acetone, Paraloid B72, lastre di pietra locale di colore e spessore simile alla preesistenza. Descrizione della procedura esecutiva: Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da tassellare. Fase 2: gli operatori provvedono alla realizzazione di un sistema di raccolta. Ci si assicura che le condizioni meteo climatiche siano favorevoli all’intervento. Ci si assicura di proteggere adeguatamente le zone non interessate dal trattamento. Fase 3: vengono preparati gli alloggi dei tasselli con strumenti meccanici come vibroincisori e scalpelli. L’operatore provvede alla pulizia da eventuale polvere e depositi incoerenti con spazzole, pennelli o getti d’aria. Fase 4: i frammenti vengono ricomposti in tasselli incollandoli fuori opera, eventualmente appongiandosi ad un supporto a perdere compatibile dal punto di vista fisico e chimico con materiali ed interventi. Piccole mancanze nel tassello saranno colmate con frammenti di pietra, simile per cromia al tassello che completa, accuratamente sagomati in cantiere. Fase 5: gli operatori trattano le superfici di contatto con resina acrilica Paraloid b72 in concentrazione adeguata (20% circa).
84
Fase 6: il tassello ricomposto viene inserito nella cavità predisposta. Fase 7: gli operatori si assicurano che le microscopiche fughe tra i frammenti e tra i tasselli siano sigillate efttuando eventuali iniezioni con siringhe. Gli operatori si assicurano inoltre di pulire da eventuali residui di resina il piano di calpestio utilizzando il suddetto solvente. Elenco dei controlli: è necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: -percolazioni ed infiltrazioni -verifica che non permangano sulla superficie residui dei prodotti impiegati -che i frammenti abbiano caratteristiche cromatiche e morfologiche simili al tassello che completano -che la superficie abbia nel complesso una inclinazione tale da permettere all’acqua di scivolare sulla superficie.
Integro
Totalmente fratturato
85
Fase intervento: integrazione D.1
Scheda tecnica intervento Tipologia di degrado: Lacuna
Materiali: Malta di calce
Intervento: Integrazione
Operazioni preliminari: Ispezione del supporto. L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Analisi visiva e rilievo fotografico. -Pulizia della pavimentazione. -Preparazione delle superfici di alloggio della pavimentazione con strumenti manuali. -Trattamento delle superfici di contatto con resina acrilica. -Inserimento del tassello in pietra. -Incollaggio e sigillatura con resina acrilica. -Pulizia da eventuali residui di resine. Strumenti e mezzi d’opera: teli in polietilene, pennelli, guanti, maschera per agenti chimici, siringhe, scalpello, martello, spugne, compressore silenziato, vibroincisori. Materiali: acetone, Paraloid B72, lastre di pietra locale di colore simile alla preesistenza. Descrizione della procedura esecutiva: Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici da tassellare. Fase 2: gli operatori si assicurano che le condizioni meteo climatiche siano favorevoli all’intervento. Ci si assicura di proteggere adeguatamente le zone non interessate dal trattamento. Fase 3: vengono preparati gli alloggi dei tasselli con strumenti meccanici come vibroincisori e scalpelli. L’operatore provvede alla pulizia da eventuale polvere e depositi incoerenti con spazzole, pennelli o getti d’aria. Fase 4: gli operatori trattano le superfici di contatto con resina acrilica Paraloid b72 in concentrazione adeguata (20% circa). Fase 5: inserimento del tassello nella cavità predisposta avendo cura di conservare il disegno a scacchiera della pavimentazione originale.
86
Fase 6: gli operatori si assicurano che microscopiche fughe tra i tasselli ed i frammenti siano sigillate effettuando eventuali iniezioni con siringhe. Gli operatori si assicurano inoltre di pulire da eventuali residui di resina il piano di calpestio utilizzando il suddetto solvente. Elenco dei controlli: è necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: -percolazioni ed infiltrazioni -verifica che non permangano sulla superficie residui dei prodotti impiegati -che i frammenti abbiano caratteristiche cromatiche e morfologiche simili al tassello che completano -che la superficie abbia nel complesso una inclinazione tale da permettere all’acqua di scivolare sulla superficie.
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Fase intervento: Protezione E.1
Scheda tecnica intervento Tipologia di intervento: Protezione
Materiali: pietra calcarea locale, malta a base di calce, mattoni industriali
Presenza di v
Disgregazione
Intervento: realizzazione protezione sommitale
Operazioni preliminari: Ispezione del supporto. Verifica della compatibilità del meteo con le fasi dell’intervento. L’intervento verrà eseguito con il seguente ciclo: -Perforazione della sommità muraria. -Pulizia della sommità muraria. -Applicazione a strati alternati di malta magra di calce e tessuto non tessuto imbevuto di resina. -Applicazione di frammenti di pietra sullo strato sommitale. Strumenti e mezzi d’opera: teli in polietilene, cazzuola, secchi, scalpelli, spatola, guanti anti abrasione. Materiali: acqua, sabbia di fiume, polvere di pietra locale di granulometria sottile, calce, resina epossidica e relativo catalizzatore, tessuto non tessuto in fibre di basalto, malta impermeabilizzante. Descrizione della procedura esecutiva: Fase 1: gli operatori verificano la consistenza del supporto e delle superfici. Fase 2: l’operatore dopo aver opportunamente protetto le parti circostanti provvede a stendere uno strato di magrone di calce sulla sommità muraria della stessa larghezza della muratura su cui poggia, raccordandolo a finire. Fase 3: l’operatore attende l’essiccazione dello strato di magrone, poi procede all’applicazione, sopra lo stesso, di uno strato di TNT in fibre di basalto imbevute di resina epossidica di dimensione leggermente inferiore allo strato di magrone su cui poggia. Si attende poi l’essiccazione di quest’ultima. Fase 4: si ripetono i punti 2 e 3 per altre due volte, al fine di ottenere complessivamente, 4 strati di magrone e 3 strati di TNT imbevuto. Fase 5: viene gettato l’ultimo strato di magrone sulla sommità muraria, realizzato in malta impermeabilizzante. l’operatore procede alla lisciatura della superficie.
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Fase 6: sul magrone appena lisciato viene immediatamente applicato uno strato di polvere di pietra. Si applica su quest’ultimo una leggera pressione per facilitarne l’adesione al magrone. Elenco dei controlli: È necessario assicurarsi non avvengano inconvenienti quali: segni superficiali degli strumenti utilizzati nelle fasi operative.
Interventi previsti ma non descritti nelle schede tecniche: -Rimozione di elementi incongrui come specchietto stradale e cartelli di sicurezza. -Rimozione della gronda sulla parete nord per eliminare la percolazione sulla muratura. -Pulitura scheletro metallico del rosone mediante: raschiatura con carta abrasiva, lavaggio con acqua deionizzata, applicazione di trattamento anticorrosivo e stesura di vernice protettiva finale. Il rosone sarà mantenuto appoggiato alla parete est in sito.
89
IL PROGETTO PER SAN GIOVANNI Il nostro progetto non si pone l’obbiettivo di ricostruire la chiesa né di trovarle una nuova destinazione d’uso, bensì di renderla pienamente agibile alla cittadinanza nella sua forma odierna, ovvero di naturale estensione della piazza del municipio. La cittadinanza infatti periodicamente fa propria San Giovanni secondo le sue necessità: durante la sagra della zucca ed i mercatini natalizi per esempio parte degli stand arrivano fino al suo interno. Prospicente la chiesa si trova inoltre una casa di riposo i cui abitanti non potranno che giovare dalla costituzione di uno spazio pubblico di qualità nelle vicinanze. Dopo essere intervenuti sulle forme di degrado, il progetto architettonico sulla chiesa si concentrerà quindi nel: ·mettere in sicurezza la facciata della chiesa in ottica antisismica ·realizzare una pavimentazione sicura ·riqualificare l’ex sacrestia, oggi usata come discarica, rendendola capace di ospitare piccoli spettacoli.
IL PROGETTO IN BREVE B
A
A
D
D
C
C
B
92
Demolizioni
Gli elementi demoliti e costruiti nella precedente fase di minimo intervento di restauro sono stati mappati con gialli e rossi in trasparenza del 50% B
A
A
D
D
C
C
B
0
5m
Costruzioni
93
Sezione A-A’
94
GSEducationalVersion
Demolizioni
0
5m Costruzioni
95
Sezione D-D’
96
GSEducationalVersion
Demolizioni
0
5m Costruzioni
97
Sezione C-C’
98
GSEducationalVersion
RACCOLTA SECCO
Demolizioni
Costruzioni 0
5m
99
LA FACCIATA
100
101
13,77
B
E
C
A
+0,00
A GSEducationalVersion
102
32,44
4
+0,00
+0,80 +0,30
-0,20
+1,30
+0,00
+0,40
16,63
C
+0,00
+1,10
B
+0,60
E
+0,00
+0,00
Sezione orizzontale
Scala 1:100
Quota: +16m
103
G
Sezione A-A’
104
1:100
Schema degli inghisaggi
1:100
105
Dettagli dei nodi strutturali in facciata
1:20
50cm
120cm
93cm 16cm
50cm
50cm
106
G
1:50
GSEducationalVersion
107
Sezione E-E’
108
GSEducationalVersion
1:100
109
Sezione E-E’, dettaglio copertura
1:20
1,20
1+1 profilo UPN 160 Malta di allettamento fibrorinforzata, spessore variabile
2,90
Barra d’acciaio Dywaidag Ø 35 mm
3+3 barre Ø 15 mm ancoraggio in acciaio inox, inghisate con resina epossidica, foro Ø 24 mm
Giunto sferico MERO KK Ø 80 mm Manicotti di serraggio a bloccaggio per attrito della barra Dywaidag
110
0,50
Lastra in acciaio 50x50 cm, sp. 15 mm
Sezione E-E’, dettaglio fondazione
1:20
Barra d’acciaio Dywaidag Ø 35 mm
Scatola acciaio inox Olio ad alta densità
Innesto barra filettata Manopola sferica acciaio inox 0,65
Alloggio manopola sferica acciaio inox Piastra metallica 66 x 66 x 2 cm Malta reoplastica 3 cm Tirafondi Ø 14 mm Plinto fondazione Membrana bugnata 20mm
Palo cls Ø 200 mm
GSEducationalVersion
1,62
0,70
111
LA PORTA
112
113
B
13,77
E
C
A
+0,00
A
114
32,44
D +0,00
+0,80 +0,30
-0,20 +0,00
+0,40
+0,60
+1,10
E
+0,00
B
16,63
C
+0,00
+0,00
D
Sezione orizzontale
Scala 1:100
Quota: +1,20m
115
Sezione D-D’
+0,80
+0,30
-0,20
116 GSEducationalVersion
1:50
+1,10
+0,60
+0,00
117
Struttura ed Inghisaggi dei supporti agli archi murari
1:20
118cm
229cm 223cm
95cm
118
Sezione D-D’ dettaglio porta
1:20 TNT in fibra di basalto impregnato di resina 6mm Malta di calce impermeabilizzante 1cm Malta di calce 1cm Magrone d’allettamento in calce
Inghisaggio 40cm, Ø 1cm
Profilo metallico 2cm Magrone 10cm Membrana impermeabilizzante 3 mm
Fondazioni preesistenza
119
Sezione C-C’
+5,30
+4,44
+0,00
120
GSEducationalVersion
1:50
+4,87
+0,40
-0,20
121
LA PAVIMENTAZIONE
ABACO ELEMENTI LAPIDEI
1:20
Il progetto prevede 5 pavimentazioni, una per ogni spazio della chiesa. Ognuna di esse è realizzata attraverso un’oculata combinazione dei segueti tasselli in travertino. Le leggere variazioni cromatiche naturali della pietra permettono di vibrare le superfici ed esaltare la trama del disegno. Il drenaggio è assicurato dalle fugature proporzionate alla dimensione dei tasselli. Esse infatti oscillano fra il centimetro della sagrestia ed i cinque centimetri del teatrino.
13,5 13,50 0
50 53,,50 3 5
50 29,,50 29
,50 13,50 13
50 29,,50 9 2
124
13,5 13,50 0
5,5 5,50 0
5,5 5,50 0
,50 13,50 3 1
50 61,,50 1 6
50 29,,50 9 2
,00 100 ,00 0 10
13,5 13,50 0
29,5 29,50 0
29,5 29,50 0
57,5 57,50 0
CAPPELLA
1:20
Lastre lapidee, spessore 5 cm Sabbia fine, spessore 4 cm Ghiaietto 11-22, spessore 15 cm Ghiaia naturale 40-50, spessore 18 cm Doppia membrana di TNT, spessore 6mm
125
AULA
1:20
Lastre lapidee, spessore 5 cm Sabbia fine, spessore 4 cm Ghiaietto 11-22, spessore 15 cm Ghiaia naturale 40-50, spessore 18 cm Doppia membrana di TNT, spessore 6mm
126
GSEducationalVersion
G
ALTARE
1:20
Lastre lapidee, spessore 5 cm Sabbia fine, spessore 4 cm Ghiaietto 11-22, spessore 15 cm Ghiaia naturale 40-50, spessore 18 cm Doppia membrana di TNT, spessore 6mm
GSEducationalVersion
127
SAGRESTIA - PALCOSCENICO
1:20
Lastre lapidee, spessore 5 cm Sabbia fine, spessore 4 cm Ghiaietto 11-22, spessore 15 cm Ghiaia naturale 40-50, spessore 18 cm Doppia membrana di TNT, spessore 6mm
128
G
SAGRESTIA - SEDUTE
Sedute monolitiche
Lastre lapidee, spessore 5 cm Sabbia fine, spessore 4 cm Magrone, spessore 15 cm Ghiaietto 11-22, spessore 15 cm Ghiaia naturale 40-50, spessore 18-22 cm Doppia membrana di TNT, spessore 6mm
GSEducationalVersion
129
Progetto di restauro: luoghi della memoria
G. Carbonara, Trattato di restauro architettonico III, Torino 1996 A. Zimmermann, Constructing landscape, Büdelsdorf 2008 https://architettura.unige.it/sla/marsc/absguide.htm
Bibliografia e Sitografia