MAGAZINE settembre 201o numero 12 anno II
PUBBLICAZIONE MENSILE - SETTEMBRE - 2010 - Distribuzione: TERNI MAGAZINE
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ore 24: LA MUsiCA diVenTA rUMore GioVAni e GesTori si riBeLLAno
iL BALLeTTo dei poLiTiCi sULLA sALUTe deLLA GenTe
si TornA A sCUoLA: TAGLi e CAro LiBri
GUidA ALLA LeTTUrA CorreTTA deLLe BoLLeTTe
TAriCone, Fine di Un MiTo A Terni
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EDITORIALE
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RESTITUITECI IL FUTURO
are il punto positivo della situazione in città non è facile, soprattutto se vogliamo cercare sullo sfondo un bagliore di luce. Quali progetti per il prossimo decennio? Ospedale nuovo, Centro fiera, trasferimento dello stadio tra Narni e Terni, opere ed infrastrutture viarie. Nulla. Si tagliano le spese, non i consigli di amministrazione, non si chiudono le società inutili partecipate, il SII ecc. L’ASL ed il Comune si accorgono solo ora che i costi del Welfare, sono fuori parametro ed incontrollati, ma non ci si accorge ancora di quanto ci costi l’immondizia; come se non bastasse, la società dei trasporti regionale sta cercando di inserire i costi di gestione del minimetrò perugino e delle scale mobili di Spoleto nel proprio bilancio, così che anche i ternani debbano andare in soc-
corso delle casse perugine e spoletine; per non parlare dell’aeroporto di S.Egidio, inutile secondo l’ente nazionale ENAC ma in eterno ammodernamento plurimilionario ed in ristrutturazione. E per noi ternani nulla?
(si dovrebbe impugnare la legge in Corte Costituzionale). Figli di un dio minore per sempre? Anche nella sanità, dove il mancato progetto per un nuovo ospedale baricentrico tra Terni e Narni ci sta impedendo di poter at-
Ci siamo stufati della Regione peruginocentrica che ha addirittura “scippato” con la legge elettorale regionale i 3 seggi che spetterebbero ai ternani per numero di abitanti nel consiglio
tivare fondi statali per realizzarlo. Per non parlare del piano della viabilità, dei trasporti ferroviari, dei raddoppi e completamenti delle linee esistenti. Terni pare non abbia voci autorevoli
Corsivo
Ieri, 9 Settembre 2010, ore 16, Corso Tacito era gremito di persone inneggianti. Cosa si festeggiava? Una nuova Liberazione? Il Santo Patrono? Qualche festa nazionale? Già dalla mattina un muro di palloncini multicolore celava chissà quale segreto. Un segreto di Pulcinella, in verità: il Grande Evento che ha sconvolto per un giorno la vita del centro di Terni altro non era che l’apertura di un punto vendita Coin, al posto della storica Upim. Avete letto bene, centinaia di persone accalcate aspettavano come il Messia l’apertura di un negozio di abiti. La musica da discoteca a tutto volume faceva tremare le vetrine dei minuscoli e demodé negozietti limitrofi; la voce di
un presentatore della domenica chiedeva ai ternani di gridare la propria approvazione, mentre giovani virgulti dai corpi scolpiti danzavano e giocherellavano (s)vestiti all’interno delle vetrine. Ben venga l’apertura di nuove realtà commerciali, soprattutto se portano lavoro ed indotto (6 impiegati in più della vecchia Upim). Non siamo certo noi i nemici della modernità; non rimpiangiamo il Vecchio Corso Tacito fatto di botteghe alimentari (di cui non resta traccia) ed artigianali (in via di estinzione). No, sappiamo benissimo che il mondo continua a girare, che ci piaccia o meno. Quello che induce a riflettere è che l’apertura di un negozio, che in un mondo ideale dovrebbe al massimo offriTERNI
in grado di concepire e proporre progetti che possano prepararla al prossimo futuro, nè di creare ricchezza nel realizzarli, né di metterla al centro di un distretto economico umbro-laziale con le proprie industrie, aziende e servizi. Questa impasse va superata con tutti gli strumenti possibili, sono le istituzioni e le rappresentanze della società a doverlo fare, ma nessuno si muove per non disturbare la quiete delle rendite e posizioni raggiunte. I giovani non possono aspettare: è ora di creare un gruppo di lavoro che miri esclusivamente all’approvazione del piano di rilancio del territorio con le persone competenti in grado di portarlo alla realizzazione. Sindaco se ci sei batti un colpo e coordina questo gruppo sovrapolitico istituzionale. A. M.
re un aperitivo gratis e qualche scontarello, sia stata capace di creare un tale entusiasmo nei nostri concittadini. Ormai ci riuniamo soltanto quando si materializza la possibilità di spendere, spendere, spendere in un luogo vecchio ma tirato a lucido, per comprare cose che raramente ci servono, utilizzando soldi che, a volte, nemmeno possediamo davvero. Neanche ci si guardava in faccia, ieri pomeriggio: tutti gli occhi erano puntati verso quelle vetrine, come davanti ad uno schermo TV. Non si poteva parlare, la musica lo impediva. Si era soli, benché pigiati in una massa di persone. F.P.
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Lettere al direttore LA POSTA DI TERNIMAGAZINE: Inviateci le vostre lettere a posta@ternimagazine.it
Bene l’uso del writing se è artistico
Vorrei intervenire in favore di entrambe le iniziative che il Comune ha deciso di portare avanti sui graffiti. Bella la prima: l’uso del writing e dell’arte urbana per riqualificare (o addirittura Qualificare direttamente) luoghi della città altrimenti degradati; bella anche la seconda: l’idea di organizzare una squadra di ripulitura, dotata di alto senso civico, che tolga le scritte deturpanti sui muri degli edifici degradati, proprio, dalle scritte non autorizzate. […] Tra le scritte “non autorizzate” ce ne sono molte che hanno comunque un alto
valore artistico, alcune, inoltre, hanno addirittura valore storico! Bisognerebbe catalogarle tutte e infine scegliere, dopo un ragionamento approfondito, quali mantenere e quali no. […] Questa può essere l’occasione buona per avere il primo catalogo di museo di arte urbana informale della città di Terni, tra l’arte e il decoro urbano, tra l’amministrazione e la cittadinanza, tra il concreto vivere quotidiano e il sogno che ci accompagna in ogni luogo fisico!
La movida nel centro di pulire lo sporco creato dal business della “cultura”…ma Terni non è cultura
Salve, sono residente nel centro storico e mi chiedo come si possa sostenere che sia cultura lo stare ad ubriacarsi fino a tarda notte ascoltando tra l’altro musica di pessima qualità, il decoro di una città è dato da chi la abita, di giorno e di notte, Terni in questo mi sembra peggiorata, basta farsi un giro al mattino presto, sui marciapiedi trovi di tutto, bottiglie, bicchieri di vetro, volantini pubblicitari di discoteche, vomitate, se questa è cultura allora io non ho lettera firmata capito nulla, senza contare che l’ASM deve impiegare almeno tre operatori per ri-
come scriveva un altro lettore il degrado è anche altro, le cacche dei cani che ti obbligano a improbabili slalom sui marciapiedi, le macchine e le moto parcheggiate selvaggiamente, i muri imbrattati, i giardini pubblici ridotti a discariche (vedi quelli centralissimi di via Primo Maggio) o isole pedonali trafficate come strade provinciali. I proclami servono a riempire le pagine vuote di amministratori incapaci,ma se non si attuano i controlli sono del tutto inutili. Mario da Terni Web & Books
L’opinione TERNI RIDIVENTA PIU’ UMANA Ignoranza, pretestuosità, interessi personali, demagogia. Questi gli stati d’animo che muovono chi con il pretesto di una Terni dormitorio e della necessità di offrire momenti di incontro e addirittura spazi culturali, vuole imbottire d’alcol e di rumore i giovani fino ad oltre l’una di notte, nei locali del centro storico. E i risultati si vedono, nonostante la musica sia stata vietata, intorno alle 2 del mattino via Fratini e vicoli limitrofi sono affollati di giovani solo imbottiti di alcolici. Ma quale cultura! Bottiglie sparse qua e là nelle strade, bicchieri, escrementi. Tremila firme raccolte, dicono i responsabili dell’Associazione dei locali del centro storico, che hanno addirittura attaccato quelli di Cavour Art per la deroga a quest’ultima manifestazione di un’ora rispetto all’ordinanza antirumore emessa dal sindaco Leopoldo Di Girolamo. Tremila firme raccolte tra amici, parenti, conoscenti anche di altri quartieri, molti dei quali sicuramente si riversano nel vie del centro cittadino per dar vita alla cosiddetta “movida”, rappresentando di fatto un pericolo sociale altissimo, vista l’alta percentuale di incidenti anche dalle conseguenze gravissime che si verificano in città e dintorni. Occorrerebbe che la polizia stradale e municipale mettesse delle pattuglie da una certa ora in poi all’uscita di questo diabolico intreccio di vicoli per misurare il tasso alcolico delle persone che si accingono a mettersi al volante di un’auto o alla guida di una moto. Fino a mezzanotte? Il tempo c’è e avanza per imbottirsi di alcool e ascoltare musica da sballo dagli stereo dei localini del centro storico. Questo il livello culturale di chi organizza la movida? Terni città civile, moderna, accogliente, proiettata verso il futuro; o villaggio del mitico Far West? Un graffito lungo Corso Tacito la dice lunga sulla situazione che negli anni si è determinata: “Terni ridiventa più umana”. Stiamo assistendo a uno spettacolo da baraccone: prima la scesa in campo di Associazioni come quella che gestisce il centro di aggregazione giovanile di Palmetta, poi i gestori dei locali del centro, contro la sentenza antirumore del sindaco Leopoldo Di Girolamo che stabilisce di interrompere suoni e rumori a mezzanotte, poi la proroga solo per le iniziative legate a Cavour Art, poi i gestori dei locali di Terni centro contro quelli di Cavour Art. Dall’altra parte i residenti che hanno diritto alla loro quiete: lavoratori, coppie con bambini piccoli, anziani anche malati, costretti a non dormire per il troppo rumore. E dulcis in fundo le scorribande degli avventori del circolo “Horatorium” del Duomo che fino alle 2 di notte urlano, bestemmiano e insultano i residenti che protestano per questo stato di cose. Giancarlo Padula
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Editoriale
Pag 3
Corsivo
Pag 3
Lettere e L’opinione
Pag 4
CRONACA Incidenti mortali
SOMMARIO
Pag 6
ATTUALITÀ Politica
Pag 8
Il Fatto
Pag 10
Società
Pag 12
Forum salute
Pag 14
Ambiente
Pag 18
Dossier
Pag 20
Terni dimenticata
Pag 23
Formazione
Pag 33
Scuola
Pag 34
Chiesa e società
Pag 36
La finestra sul cortile
Pag 37
Contromano
Pag 39
Usi e costumi
Pag 51
Il Personaggio
Pag 41
Psicologia
Pag 53
Grande fratello
Pag 55
Alimentazione
Pag 57
Benessere
Pag 58
Fermate il mondo voglio scendere
Pag 60
Ricette,Vernacolo, Proverbi
Pag 61
CULTURA & ARTE Cultura
Pag 42
L’intervista
Pag 44
Musica
Pag 46
politica Un anno di attività del Comune: pro e contro
pag.8
INSERTO: COME, DOVE, QUANDO
Eventi e non solo
pag. 25
RUBRICHE
il fatto Guida al pagamento delle bollette
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CRONACA
Una lunga scia di sangue sulle strade del comprensorio ternano:
14 MORTI IN SETTE MESI,
UNA MEDIA DI 2 DECESSIAL MESE: BISOGNA SPEZZARE QUESTA CATENA INFERNALE!
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a terribile tragedia accaduta questa notte ci ha spezzato il cuore”. ha dichiarato il sindaco di Narni Stefano Bigaroni “Un’immane tragedia, non ci sono altre parole per definire la morte assurda di tre giovanissimi. Il nostro pensiero in questo momento va alle famiglie di Maria Chiara, Marianna, Michael, alle quali porgo il mio cordoglio personale e quello dell’intera comunità narnese. Un lutto così grave, ancora una volta prodotto dalla strada, ci deve spingere di nuovo a riflettere sul valore della vita e sulla prevenzione. Ora prevale il dolore e la voglia di stare in silenzio per riflettere, per chiederci come poter evitare assurde disgrazie come questa. A Narni, tutti conosciamo le due ragazze e il ragazzo che la notte scorsa si
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sono spenti in quel modo, per questo lo sgomento coglie tutti noi sul piano umano e personale che viene prima di quello istituzionale. L’enorme rabbia che proviamo oggi ci dovrà servire nei prossimi mesi per fare tutto il possibile affinché tali tragedie non accadano più”. “Una tragedia. L’ennesima, che si perpetra nella strada di questo territorio.” Queste le prime parole che si leggono nel comunicato emesso dal presidente de Consiglio comunale di Narni. E ancora: “Questa volta sono tre narnesi, due ragazze ed un ragazzo, giovanissimi, Maria Chiara, Marianna, Michael, 18 e 17 anni, che sono rimasti coinvolti dolorosamente in un incidente stradale, nella notte. Tre giovani vite stroncate improvvisamente, in estate, durante le vacanze. Non è questo il momento per guarda-
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re a colpe e responsabilità: verranno i giorni in cui verranno accertate fino all’ultimo da chi ha l’obbligo di farlo. Adesso è l’ora del dolore, della partecipazione, della vicinanza a tre famiglie, che sono disperate, colpite negli affetti più cari, quelli dei figli. Personalmente, poi, conoscevo quasi tutti quei ragazzi, ed ecco che il mio messaggio di cordoglio travalica l’aspetto istituzionale, che pure è forte, di Presidente del Consiglio Comunale, per arrivare, personalmente, nelle braccia dei famigliari dei giovani deceduti ieri notte. Questo Consiglio Comunale porterà la propria testimonianza ai funerali ed anche nelle prossime sedute dell’Assemblea cittadina. Con il cuore rotto dal dolore, invio allora, a nome del Consiglio e mio personale, in attesa di farlo personalmente, le condoglianze più senti-
te alle famiglia.” Era una Narni diversa quella che si svegliò appena appresa la notizia della tragedia: volti increduli, attoniti, sotto choc. L’unico a salvarsi Amedeo Trappetti, 20 anni, che si trovava al volante dell’Alfa e che ha fatto di tutto per estrarre dalle lamiere gli amici. Gli accertamenti tossicologici diranno se il giovane aveva assunto sostanze alcoliche o droghe, per capire a cosa sia dovutala perdita del controllo del mezzo. Forse una macchia d’olio in terra, o breccino, o si procede ad alta velocità. Come ha fatto a perdere il controllo della macchina Tiziano Bordi a Terni andando a finire contro una Panda, poi contro un albero, e quindi prendere fuoco? In un altro tragico incidente in cui hanno perso la vita carbonizzati tre ragazzi del quartiere di Cospea: Marco, Alessio, Antony. Impianti delle auto poco sicuri: gasolio e metano? Una risposta ci deve pure essere. In via Alfonsine a Terni un apposito guard rail avrebbe forse evitato la morte dei tre giovani, l’assenza del pilastro di cemento sulla curva a Stifone, la perdita della vita dei tre studenti narnesi. E ancora gli impianti delle auto erano a norma? E ancora, non sarebbe il caso di irrigidire le regole per prendere la patente, o addirittura portare da 18 a 21 l’età per essere abilitati agli esami? Ma se questo fa parte delle dinamiche
CRONACA degli incidenti, occorre pensare a sei giovani vite spezzate a sei famiglie distrutte dal dolore. Due comunità attonite per le due terribili disgrazie. A Narni Lutto cittadino, a Terni Lutto cittadino: una guerra. Una catastrofe. E intanto si susseguivano, come di rito, i messaggi degli amici e conoscenti su Facebook. Fortissima impressione aveva provocato a Terni la notizia dei tre giovani che sono morti. Le vittime avevano 16, 18 e 19 anni: Marco Pelini e Alessio Bernardi, frequentavano l’Istituto per Geometri, tutti residenti a Terni. L’incidente era avvenuto in via Alfonsine, dove le vittime abitavano, dove una Panda, per cause in corso di accertamento, si e’ scontrata con una Punto alimentata a gas. A bordo di questa ultima vettura c’erano 5 giovani: dopo l’urto il conducente e quello che gli era accanto sono riusciti a scendere. I tre giovani che erano sul sedile posteriore, sono rimasti incastrati nell’auto che ha improvvisamente preso fuoco.”Mercoledì 4 agosto per alcune ore la città si è fermata”, dichiarò il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo,”era da dare l’ultimo addio a tre nostri figli, Marco, Alessio ed Antony che ci hanno lasciato in seguito ad un terribile, tragico incidente. Tutta la città si è raccolta nel Santuario di S. Antonio, che è riuscito a contenerne solo una parte, per stare vicina a loro, ai ragazzi morti ed alle loro famiglie, per condividere un dolore immenso, insopportabile, per portare idealmente tutti a spalla quelle tre bare bianche e
dividerne il peso. La Chiesa era piena di ragazzi, dai 14-15 anni in su, vestiti con le diverse “divise” che oggi i giovani usano come segno di appartenenza ma tantissimi con le magliette nere, a testimoniare il buio che per quel momento si è impadronito dei propri cuori e della propria mente. I loro volti non erano segnati solo dalle lacrime e dallo strazio, ma dalla incredulità per quello che era accaduto. E non poteva essere diversamente. La morte di un giovane resta incomprensibile anche per noi adulti che pure siamo segnati dalle molteplici esperienze della nostra vita, come possono farsene una ragione quelli che sono nell’età in cui la vita, con tutte le sue opportunità, ti si apre davanti, e si cerca di afferrarla, di mangiarla avidamente? Ed ha ragione Fiorella, mamma di Marco, persona splendida e coraggiosa, a ricordare a noi adulti che la gioventù è l’età delle nuove esperienze e che non possiamo e non dobbiamo negarle ma dare ai nostri ragazzi gli strumenti affettivi, culturali e giuridici idonei ad affrontarle. Ed ha ragione anche quel ragazzo che dal leggio, piangendo, ha invitato le istituzioni, quindi in primo luogo il Comune, a fare tutto quello che è possibile e doveroso per evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi. Noi lo faremo. Lo dobbiamo a questa città meravigliosa che anche ieri ha saputo mostrare quel senso profondo di appartenenza, di solidarietà, di condivisione, che ne rappresenta l’anima e la forza.” G.Pa.
Michael, Chiara e Marianna
ECCO GLI INCIDENTI MORTALI DEL 2010: 14 MORTI IN SETTE MESI, DUE OGNI MESE Daniele Antonelli, 33 anni. Il 23 febbraio con la sua moto si è schiantato contro un palo della segnaletica stradale posto sulla rotonda Bianchi-Riccardi di via Gramsci, tre mesi dopo, il 5 maggio, Carmelina Abbate, 36 anni, perde la vita nello scontro fra il suo scooter e un’auto, in via Sulmona. Il 22 maggio la strada all’altezza della frazione di Cervara, Paolo Mangialaio, 46 anni, alla guida del suo scooter si scontra con una Mercedes. Muore sul colpo. Il 12 giugno muore un albanese di 54 anni in via Martin Luther King. Perde il controllo della motocicletta che stava guidando. Finisce sull’asfalto: muore poco dopo. Due incidenti in due giorni in strada di Santa Maria Maddalena. il 1 luglio muore un pensionato di 78 anni che era alla guida di una vespa in uno scontro con uno scooter. Il 14 luglio , dopo una lunga agonia, muore un ciclista di 83 anni che il 3 luglio era stato travolto da una vettura , lungo la stessa strada. Il 30 luglio Alessio, Anthony e Marco, 16,18 e 19 anni muoiono carbonizzati nell’incendio della Fiat Punto sulla quale viaggiavano insieme ad altri due amici che rimangono feriti. La Punto sbanda in via Alfonsine, si schianta contro un albero e sfiora una fiat Panda che viaggiava sull’altra corsia. Un fatto che ha sconvolto la città, il sindaco proclama il lutto cittadino e migliaia di ternani si riversano nel Santuario di Sant’Antonio per l’ultimo saluto, poi Matteo. E la sera dopo la 72enne Anna Cerasoli, falciata sulle scrisce da una moto a Campomicciolo, stessa sorte era toccata al fratello un anno prima, a venti metri di distanza. L’ultima tragedia, nei pressi di Narni, dove perdono la vita il 17enne Michael Cipiccia, dopo essere stato trasportato in ospedale e due studentesse che invece, sono decedute sul colpo, Maria Chiara Latini e Marianna Boccalini. W&B
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POLITICA
iL BiLAnCio di Un Anno di GoVerno:
“AVAnTi sULLe MonTAGne rUsse” “
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n anno di lavoro intenso attraverso una crisi pesantissima di carattere mondiale, ma che ha avuto conseguenze particolarmente delicate sulla nostra città”. Così il sindaco Leopoldo Di Girolamo ha definito, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamattina a Palazzo Spada, il primo anno del suo mandato amministrativo. “Ci sono stati elementi positivi, primo fra tutti il nostro impegno che ha consentito di mantenere l’equilibrio di bilancio”. “Poi c’è lo spirito unitario dimostrato dalla città in due passaggi fondamentali come quello della difesa e del consolidamento del polo universitario e l’altro, sul versante economico, della salvaguardia del polo chimico con la vertenza Basell sulla quale siamo ancora impegnati”. “Crediamo – ha continuato il sindaco – di aver dato segnali importanti anche rispetto ad uno stile e ad un metodo di lavoro che si sono caratterizzati nella sobrietà e nel rigore per come abbiamo trattato i temi del bilancio, ma anche per tutta una serie di progetti che abbiamo realizzato e messo in cantiere per il decoro urbano, la manutenzione della città, oltre che per la sua modernizzazione, a cominciare dalla macchina comunale”. “Il Comune di Terni – ha sottolineato il sindaco – non ha alcun debito ed è uno dei Comuni che rispetta i vincoli del patto di sta-
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bilità con un avanzo di amministrazione certificato dal bilancio 2009. Siamo al 28° posto in Italia per quel che riguarda la sicurezza urbana e quindi possiamo considerarci tra i Comuni più sicuri del nostro Paese, con i dati sui reati, tranne i furti, in netta diminuzione; abbiamo realizzato una forte lotta agli sprechi, non abbiamo consulenti ed abbiamo ridotto al minimo le spese per le missioni; abbiamo puntato molto sulle manutenzioni contro il degrado e crediamo che la città sia più pulita rispetto al passato, grazie anche alle squadre di pronto intervento che abbiamo attivato”. Tra le attività che hanno caratterizzato il primo anno di mandato il sindaco ha poi elencato l’avvio della riforma e del riassetto del piano della mobilità urbana “puntando ad una maggiore vivibi-
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La giunta comunale
lità della città”; l’avvio della progettazione del nuovo Piano Regolatore Sociale; il completamento della dotazione infrastrutturale nel settore della cultura con la consegna alla città del teatro Secci e con il completamento della casa delle musiche a Borgo Bovio; la gestione della fase d’avvio delle nuove circoscrizioni; l’ulteriore valorizzazione della Cascata delle Marmore ed il suo inserimento, insieme a Piediluco, in programmi d’area vasta riconosciuti e premiati a livello nazionale nell’ambito del progetto Eden; la riqualificazione del centro e dei quartieri attraverso i Puc, con il trasferimento del mercato coperto in atto; la riqualificazione delle aziende partecipate con il bando in corso per il rinnovo del Cda dell’Asfm e con nuove opportunità per Usi e Asm.
In conclusione il sindaco Di Girolamo ha sottolineato le minacce che incombono sul bilancio del Comune per il prossimo anno a seguito dei tagli previsti dal Governo per gli enti locali, che “se dovessero essere confermati impedirebbero di fatto qualsiasi scelta all’amministrazione comunale costringendola ad un ‘bilancio piatto’, privo di spese libere”. G.Pa.
POLITICA POLITICA
L’opposizione risponde: debiti, sprechi, sicurezza, degrado
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seguito della conferenza stampa di bilancio di un anno di attività da parte della Giunta Di Girolamo, il coordinamento comunale del Pdl diffonde una nota nella quale si legge: “La nostra risposta al ‘va bene nonostante tutto’ espresso in conferenza stampa dal Sindaco, sono i manifesti che in questi giorni abbiamo affisso in città. Ci sono i principali concetti che caratterizzano questi primi 365 giorni della gestione Di Girolamo: Debiti, Sprechi, Sicurezza e Degrado. DEBITI: Ci sono quelli fatti negli ultimi dieci anni che si cercano di coprire facendo cassa con le multe, “svendendo” parte del patrimonio comunale e con possibili entrate a bilancio non sicure. C’è poi la disastrosa gestione delle partecipate. Ci sono i conti dell’ASM, ci sono i debiti dell’ASFM che il comune è costretto a coprire: il bilancio si chiude ogni anno in rosso (questo è l’ottavo bilancio consecutivo). Ancora non si riesce ad invertire la tendenza e por-
tare le partecipate a produrre utili da ridistribuire in ricchezza e servizi alla comunità; è da febbraio che attendiamo per ASFM la nomina dei nuovi vertici e l’avvio della fase di privatizzazione. SPRECHI : Tanti e ripetuti; necessari solo ad alimentare il clientelismo amministrativo messo in piedi dalle amministrazioni di sinistra. L’unico in grado di garantire a questa parte politica il successo elettorale. Non ci sono state ancora quelle scelte difficili e coraggiose, non c’è stata la ristrutturazione dell’ente di cui c’è troppo bisogno, non ci sono stati quei segnali forti di cambiamento anche in termini di razionalizzazione delle spese. Nessuna consulenza? E quelle scoperte per il piano regolatore sociale… una vicenda ancora poco chiara. Scandalosa la gestione del sistema museale (il Flop della Mostra su Piermatteo d’Amelia, l’ex Siri più utile ad ospitare feste di capodanno e di partito che vera e propria cultura). Gli ultimi sprechi in ordine di tempo sono il mega-risarci-
mento alla Coop. Anche sul raddoppio non preventivato delle spese per i lavori al tribunale, occorre approfondire e capire se siamo di fronte ad altri possibili sprechi. La gestione della macchina comunale fortemente clientelare, gli studios di Papigno ormai deteriorati nel totale abbandono e inutilizzo, l’evidente fallimento dei sogni di gloria del CMM e la raccolta rifiuti porta a porta che non riesce a partire. Tra gli sprechi anche il tempo. Si sta sprecando tempo. Terni necessita di interventi importanti ed urgenti utili a ripensare totalmente la città, e invece troppo spesso questa amministrazione tergiversa, vittima di una maggioranza politica confusa, debole, rissosa e poco coesa. SICUREZZA: Tanti gli episodi di violenza urbana sia diurna che notturna, nel centro storico come in periferia. Si deve prendere seriamente coscienza del problema. Invece si continua a sottovalutare la questione sicurezza che tanto incide sulla qualità della vita (proprio sul fronte sicurezza, ricordiamoci che la città è scesa nettamente nelle recenti classifiche sulla vivibilità). A ben poco sono serviti il sistema di videosorveglianza e le inutili, non equilibrate e quasi proibizioniste ordinanze sull’alcool e sulla musica, che non risolvono nulla. DEGRADO : il degrado cittadino avanza, tante le aree dimenticate. Dalla passeggiata abbandonata, adatta a questo punto solo ad ospitare feste di partito
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(scandalosa la vicenda dei giochi) al parco di Cardeto, alle tante strade “groviera” all’ex Foresteria, alle piscine di V.le dello Stadio, al caos della ZTL, alle condizioni in cui versa piazza Tacito ed in particolare la fontana. Situazioni che si sommano ai tanti problemi ambientali ancora irrisolti. Il Sindaco ha ragione solo quando ricorda come la città in modo unitario ha gestito le delicate vicende Università e Basell. Unitarietà degli intenti politici a cui hanno lavorato responsabilmente, con passione e dedizione i rappresentanti del PDL in Consiglio Comunale, in Provincia e in Regione. Tutto il resto è solo una bella favola. Ciò che si racconta nelle favole, siamo abbastanza adulti per saperlo, non corrisponde alla realtà. La realtà è ben diversa, lo sanno bene i cittadini ternani. Se questa Amministrazione continuerà comodamente a barcamenarsi nella gestione del quotidiano senza pensare seriamente al futuro di questa città, e se la sola strategia politica sarà quella di continuare ad addossare le colpe ai tagli del Governo senza guardare alle proprie mancanze e responsabilità, allora non potrà esserci per la nostra comunità, rimanendo in tema di favole, nessun epilogo a “lieto fine”, tanto meno quello con il classico “…e vissero tutti felici e contenti”.
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IL FATTO
BoLLeTTe: QUAnTo pAGHiAMo dAVVero? il rapporto tra tariffe e consumo effettivo di acqua,
luce e gas non è sempre chiaro. La causa: i contatori
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ri o semplicemente tenere acceso il frigorifero per iù o meno a scaden- conservare il cibo; per ultizaza bimestrale si rinnova, mo, ma non certo per imper ogni italiano, il triste portanza, è grazie all’acqua appuntamento con gli uffici che gorgoglia nei rubinetti postali, dove, armati di por- che ci laviamo, e che postafogli pieni (si fa per dire) siamo cucinare (vorremdei nostri sudati risparmi, ci mo poter scrivere anche accingiamo di malavoglia a che è grazie a quella stespagare il prezzo del nostro sa acqua che beviamo, ma stile di vita: le bollette. E’ ormai nessuno si fida più grazie al gas che scivola si- degli acquedotti pubblilenzioso nei nostri tubi che ci). Attorno alla disponibipossiamo cucinare pasti lità di queste risorse ruota caldi per i nostri figli, fare la il mondo intero. Per enerdoccia o combattere il fred- gia e acqua si combattono do invernale; senza l’ener- guerre, si stipulano alleangia elettrica che crepita nei ze geopolitiche, si costrufili di rame non potremmo iscono gasdotti colossali. guardare la tv, accedere ad E’ il prezzo della moderniinternet, ricaricare i cellula- tà, dell’opulenza del nostro mondo occidentale, un CONSUMARE MENO ELETTRICITà prezzo che dobbiamo -INSTALLARE LAMPADINE A RISPARMIO ENERGETICO. Quelle fluorescenti compatte pagare voche consentono risparmi di oltre l’85%. Meglio lenti o nomeno lampadine più potenti che molte meno lenti. potenti: una lampadina da 100 watt illumina Ma è un come 6 da 25 watt, che però consumano il 50% prezzo giuin più. sto? Pochis-LAVATRICI E LAVASTOVIGLIE: utilizzarle solo sime persoa pieno carico. Non utilizzare l’asciugatura per ne si preocla lavastoviglie permette di risparmiare il 45% cupano di di elettricità. capire dav-FRIGORIFERO: posizionarlo a 10 cm dalla pavero in che rete, lontano dalle zone calde della casa. Non caricarlo troppo, non introdurre cibi caldi, sbri- modo alzare di uno o narlo spesso. Aprirlo il meno possibile. -SPEGNERE TV, HI-FI ECC, senza lasciarli in due gradi stand-by di notte. Si risparmia il 10% di energia. la tempe-CONDIZIONATORI: non usarli con le finestre ratura delaperte; regolare la temperatura con una diffe- la caldaia renza massima da quella ambientale di massi- si traduca mo 5 gradi (non solo si risparmia, ma si evita- davvero in no sbalzi di temperatura eccessivi dannosi per un costo rela salute). ale. Abbia-
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mo delegato questa misurazione ai famigerati contatori, ricevendo in cambio di questa fiducia, qualche volta, delle solenni fregature. Soltanto nel 2008 si scoprì come moltissime fatturazioni del gas risultavano falsate a causa della vetustà dei contatori. Il cittadino ha pagato, sotto forma di bollette gonfiate, il prezzo del proprio disinteresse (e, forse, della disonestà altrui). Ternimagazine è andato, nel suo piccolo, ad informarsi sul funzionamento di questi contatori. Acqua I contatori domestici più diffusi misurano la velocità di un fluido in movimento, mediante la rotazione di una turbina o di un mulinello, montati su un asse verticale. L’acqua, convogliata nella direzione adatta, fa ruotare il mulinello che è collegato ad un numeratore a tamburi decimali. Questo metodo ha una oscillazione nella misurazione del 2%, vale a dire che la quantità di acqua consumata che risulta dalla misurazione può essere sbagliata in eccesso o in difetto. Il 2% è una quantità trascurabile, considerato che nessuno strumento di misurazione è esatto al 100%. Quali sono i fattori che possono rendere più ampia la possibilità di errore? Innanzitutto la possibilità che l’acqua contenga bollicine d’aria (che sia, in pratica, gasata) può far aumentare la percentuale di errore in
eccesso: la turbina ruota più velocemente, conteggiando quindi più acqua di quanta se ne consumi effettivamente. Un altro fattore di errore dipende da alcuni impianti che raccolgono e pressurizzano l’acqua in un autoclave prima di immetterla nelle utenze singole: può capitare allora, quando l’acqua nell’autoclave sia troppo poca per soddisfare tutte le utenze, che questi pompi altra acqua, la quale, miscelata con quella presente nell’apparecchio, arriva ai contatori provocando una leggera maggiorazione della lettura. Elettricità Il contatore per l’elettricità sfrutta un principio analogo a quello del contatore dell’acqua, ma invece del liquido misura la quantità di elettroni liberi che scorrono, in una unità di tempo, nel conduttore (ovvero i fili elettrici). In ogni caso la tecnologia di questi contatori è molto diversa da quelli dell’acqua. Fino a poco tempo fa si utilizzava un contatore elettrico monofase di Galileo Ferraris, oggi sostituito da contatori elettronici digitali multifunzione, che, stando alle case costruttrici, assicurano maggiore precisione ed affidabilità; consentono (o meglio, consentiranno) la rilevazione a distanza dei consumi (niente più addetto Enel che bussa alla porta per leggere il contatore, insomma); consentono inol-
IL FATTO tre l’attivazione/disattivazione da remoto (in altre parole, se ci dimentichiamo di pagare la bolletta, il gestore potrà sospenderci la fornitura comodamente da casa propria). L’unico vero vantaggio per il consumatore, a quanto pare, è la possibilità, fornita da questi nuovi apparecchi, di applicare una tariffazione multioraria (ovvero la variazione dei prezzi al consumo a seconda del periodo della giornata: molte società di fornitura elettrica offrono questa possibilità). Gas Qui vengono le note dolenti. Il contatore del gas è di tipo volumetrico: misura la quantità di metri cubi di gas consumati. E’ costituito da due casse, una delle quali è a sua volta divisa a metà da una parete mobile fissata con una membrana. La parete mobile si sposta a seconda, appunto, del volume di gas immesso, in modo che un volume ben determinato di gas (quello che poi viene effettivamente conteggiato) passi da una mezza camera all’altra. A determinare il corretto funzionamento dei contatori del gas contribuiscono una molteplicità di fattori diversi. Innanzitutto il volume di un gas dipende essenzialmente dalle condizioni di temperatura e pressione dello stesso. Al variare della temperatura varia anche la quantità di gas contenuta nel volume conteggiato: in altre parole, un metro cubo non contiene sempre la stessa quantità di gas. In questo modo variazioni significative di temperatura determinano variazioni del gas conteggiato: dato che il contatore considera i volumi, può capitare che 5 metri cubi contengano quantità differenti di gas. Noi paghiamo una quota fissa che non dipende effettivamente da
quanto gas utilizziamo! Se ad esempio il nostro contatore è esposto alla luce solare, viene sottoposto a sbalzi di temperatura, con gli effetti che abbiamo già descritto. La misurazione è inoltre influenzata anche dai materiali con cui è costruito il contatore. Ad esempio, se la membrana che tiene la parete mobile è fatta in materiali naturali, col passare del tempo perderà la sua elasticità falsando il conteggio. Ancora, il rendimento effettivo del gas che immettiamo nel circuito domestico dipende anche dalla provenienza del gas stesso. Alcuni gas hanno un Potenziale Termico (ovvero la quantità di calore generata da un metro cubo di gas bruciato completamente) più elevato, altri più basso. Questo potenziale si misura i MegaJoule: la tariffa si calcola secondo questo ultimo parametro, secondo una serie di mediazioni difficilmente verificabili. Conclusioni Insomma, dopo questa piccola (e necessariamente manchevole) analisi, possiamo concludere che il rapporto tra l’ammontare delle bollette che paghiamo ogni mese, rispetto all’effettivo consumo, non è sempre cristallino. Di fronte ad una spesa tanto importante, che incide in modo determinante nell’economia di una famiglia, ci si aspetterebbe un minimo di accortezza in più, ed il costante tentativo di migliorare il servizio. Succede invece che le Agenzie fornitrici facciano orecchie da mercante alle domande legittime degli utenti, e si occupino di migliorare le cose soltanto quando scoperte da inchieste e denunce, ovvero solo quando vengono colte con le mani nella marmellata.
CONSUMARE MENO ACQUA Il modo migliore per pagare di meno è stare attenti ai propri consumi. Ecco qualche consiglio: -CHIUDERE IL RUBINETTO quando si lavano i piatti, ci si fa la barba o si lavano i denti -USARE ELETTRODOMESTICI ECOLOGICI, quelli contrassegnati con la classificazione A+ -ATTENZIONE CON LO SCIACQUONE: i più vecchi utilizzano fino a 10 litri di acqua potabile. Abbassare il livello del galleggiante oppure installare un regolatore -FARE LA DOCCIA BREVE (consumo di 20 litri) INVECE CHE IL BAGNO (150 litri) -ANNAFFIARE LE PIANTE DI SERA: l’acqua evapora di meno. Usare l’annaffiatoio che evita gli sprechi -PULIRE L’AUTO CON IL SECCHIO, invece che con l’acqua corrente -INSTALLARE REGOLATORI DI FLUSSO NEL LAVANDINO
CONSUMARE MENO GAS COIBENTARE L’ABITAZIONE: isolando la casa si conserva il calore d’inverno ed il fresco d’estate MANTENERE IL TERMOSTATO SUI 20°: ogni grado in più aumenta il consumo del 7%. Meglio indossare un maglione in più! LIBERARE ITERMOSIFONI DA COPERTURE, di qualsiasi tipo (oggetti, mobili) INSERIRE TRA IL TERMOSIFONE E LA PARETE UN PANNELLO ISOLANTE, se collocato sotto ad una finestra o in corrispondenza di una parete esterna.
F r a n c e s c o Pone
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SOCIETà
ORE 24:
LA MUSICA DIVENTA RUMORE Giovani e gestori si ribellano
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ontinua l’acceso dibattito sull’ordinanza antirumore del sindaco Leopoldo Di Girolamo in merito alla chiusura dei locali entro la mezzanotte. Siamo stati tempestati di telefonate e lettere da parte di diversi residenti, tutti in difesa dell’ordinanza del sindaco. Per la tutela della privacy non rendiamo noti i nomi ma ne assicuriamo l’autenticità anche perché si tratta di lettere firmate: “Mi piacerebbe tanto creare un comitato di quartiere e raccogliere firme in replica alle 2000 (di chi poi…) almeno qui firmerebbe davvero chi è interessato a far si che questa città abbia un minimo di regole e rispetto per tutti, ormai il centro storico è frequentato da tantissima gentaccia, tossici e quant’altro, la sera vieni svegliato in continuazione da grida, cori, bestemmie… di giorno le aree pedonali sono sempre invase da motorini e macchine, […] ma già queste cose le notiamo noi cittadini e non chi di dovere!” “Salve,
come residente nel centro storico adiacente ai famosi locali,non posso che essere d’accordo con l’ordinanza, e mi chiedo come facciano i gestori dei locali a parlare di cultura, visto quello che rimane in strada la mattina dopo, sono un operatore ASM e quando faccio il turno domenicale nel centro e in particolare la zona di via Fratini, via Lanzi, etc quello che dobbiamo ripulire è lo schifo totale, vomitate, bicchieri e bottiglie in quantità industriale, senza parlare degli odiosi e stupidi volantini pubblicitari lanciati a terra a creare uno scivoloso tappeto…vorrei avere il piacere di chiedere a questi gestori se sia giusto sottrarre risorse al resto della città per impiegare una squadra a ripulire lo schifo prodotto dalla loro attività ”culturale” […] Gli schiamazzi delle persone che affollano i locali vanno avanti fino alle 5 e oltre, piccoli e grandi atti vandalici fanno da corona all’epilogo di serate “cultuMovida
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rali”. “Grazie Sindaco, noi abitanti di Via G.B.Vico per anni abbiamo lottato inutilmente contro le fracassonerie del Circolo Lavoratori Terni di Via Muratori. I primi anni feste e musica a tutto volume fino alle ore 4.00! Nel periodo estivo. Non si alzò una sola voce in nostro aiuto. Speriamo che si possa mettere la parola fine a tale diffuso malcostume, irrispettoso di tutto e tutti. Grazie ancora”. “Anch’io abito in centro e onestamente mattina e sera vedere ubriaconi e tossici mi ha davvero stancato, ci sono dei punti dove eviti di passare con i bambini per quanto sono indecenti. […] Visto che i cittadini che vi abitano, pagano affitti, mutui, tasse e permesso ztl forse hanno diritto a vivere, e le regole devono essere rispettate, qui a Terni i controlli non ci sono, basta guardarsi intorno[…] “Salve, sono un residente di via Primo Maggio, […], so che esistono anche ordinanze che dovrebbero ridare decoro alla città, come il divieto di bere in strada, o di gettare volantini pubblicitari a terra, ottimi provvedimenti ma che senza nessuno che controlla e li fa rispettare divengono assolutamente nulli: alle 6 di questa mattina sabato 14 Agosto, ho scattato una foto ripresa di fianco al mio portone, una vomitata bottiglie di birra e una siringa piena di sangue[…]. Aggiungo anche che in diverse occasioni, sempre nel fine settimana, ho trovato siringhe e profilattici anche all’interno del portone”. “Sono
completamente d’accordo”, scrive un altro cittadino, “il problema è la assoluta carenza di qualunque controllo contro chi fa rumore, chi bivacca, chi disegna oscenità sui muri dei palazzi, chi bighellona per strada danneggiando le macchine in sosta, chi fa musica (e che musica) fuori dalle regole, chi parcheggia nei posti dei disabili…il degrado della città è fatto da queste cose…peraltro la petizione dei gestori dei locali è firmata da tanti che con il centro storico non c’entrano nulla, addirittura da persone residenti in altre città d’Italia…. voglio sperare che il destinatario vorrà tener conto di questo particolare non di poco conto…per gli interessi di pochi, dobbiamo patire in tanti…..” Ora questa situazione si estende quella piccola porzione di città (via Fratini, Piazza dell’Olmo e zone limitrofe, in via Lanzi ) costretta a sentire rumori e schiamazzi sino a tarda. Tutto questo per accontentare fannulloni che evidentemente la mattina non hanno alcun bisogno di essere sobri. Piuttosto i proprietari dei locali del centro potrebbero proporre concertini e momenti di aggregazione piacevoli, piuttosto che far girare la solita musica scontata e sgradevole ai più. Ora stanno raccogliendo firme e per il 23 hanno annunciato la “serrata”: l’Associazione locali sostiene che “in centro si è sviluppata un’importante funzione sociale e di intrattenimento, ma anche
SOCIETà una funzione economica rilevante sul fronte dell’occupazione”. L’Associazione chiede che “sia revocata l’ordinanza antirumore e che sia estesa quella antialcol anche ad altre attività che possono distribuire alcolici agevolmente e in modo incontrollato”; la possibilità di posizionare tavoli all’esterno tutto l’anno e di collocare elementi di arredo urbano, concordati con l’amministrazione, a spese degli esercenti: l’apertura 24 ore su 24 dei parcheggi di Piazza San Francesco e Corso del Popolo, l’apertura della Ztl dalle 18 alle 9; la pedonalizzazione di alcune aree della zona. I locali si impegnano ad adottare un proprio codice deontologico, con sanzioni in caso di inosservanza che preveda la figura di un delegato di zona, non vogliamo che la città diventi un dormitorio”. Organizzare una serrata perché si vuol prolungare l’orario di apertura dei locali con rumori e mescita di bevande alcoliche, sembra proprio essere una scelta insensata, anzi, all’uscita dei locali dovrebbero esserci agenti della polizia e dei carabinieri per misurare il tasso alcolico delle persone, perché costoro per tornare a casa si mettono alla guida di auto e moto. Il che con l’aria che tira a Terni in questi ultimi tempi in quanto ad incidenti stradali, sembra proprio una cosa dissennata. Terni non è una città turistica (purtroppo), lo confermano i dati diffusi dalla Confcommercio in questi giorni, parecchie visite alla Cascata delle Marmore, ma nessun turista che passa per la città. I localini del centro storico, in particolare quelli di Via Fratini e vicoli limitrofi, oltre alla mescita di bevande e stuzzichini, cosa propongo-
no? Musica a tutto volume, sempre la stessa, mandata da normalissimi apparecchi stereo. Queste sarebbero le attrazioni tali da dover intrattenere il pubblico fino alle 1, una e mezza di notte? Questo giustifica la raccolta di 2000 firme pro serrata contro il Comune, raccolte tra amici, parenti, conoscenti e gente che in via Fratini magari non ci viene mai? Tutto questo per chiedere al sindaco Leopoldo Di Girolamo di prorogare l’ordinanza alle una di notte pro rumore e alcol? Un manipolo di gestori di pub, i quali addirittura sostengono che in via Fratini ci vengono a Viterbo, Rieti e (addirittura) che dall’Aquila, per dimenticare i disastri del terremoto, (“riticuli ecco che semo riticuli”, direbbe il grande comico spoletino scomparso, AlbertoTalegalli), si sono incaponiti a voler disturbare decine e decine di cittadini che di notte dormono, che spesso la mattina si svegliano presto per raggiungere uffici, enti ed aziende. Senza parlare di chi fa i turni in Ospedale o nelle Fabbriche. I bimbi, poi, che già stentano ad addormentarsi, stanno con gli occhi spalancati quando i giovinastri che frequentano i Pub sono a nanna, perché evidentemente la mattina non hanno nulla da fare. I gestori, invece con un fare arrogante sul piede di guerra, addirittura parlano nei confronti del sindaco che si “ravveda” che deve concedere “senza esitazione la deroga”. Cioè addirittura senza esitazione! Siamo al delirio. Tutto questo per accontentare gruppi minoritari di giovani sfaccendati. Ma il Comune non deve cedere. G.Pa.
MA SIAMO SICURI CHE SIA QUESTA LA SOLUZIONE? La questione dei rumori notturni può esser vista, forse un po’ banalmente, come una sorta di guerra fra giovani sfaccendati e famiglie di lavoratori. I primi vogliono godersi la tenera età riempiendo la notte di musica e brindisi, i secondi vogliono semplicemente mettere i figli a letto e godersi un po’ di pace prima di timbrare il cartellino del giorno dopo. Messa così, la questione è semplice e la risposta dell’amministrazione è stata altrettanto semplice: un colpo di rasoio. Visto che nessuno si sogna di far prevalere il diritto alla bisboccia di chi non lavora contro il diritto al riposo di chi lavora, l’ordinanza taglia di netto la musica dopo le 24. Se così davvero stessero le cose, poco ci sarebbe da discutere. Ma guardando le cose più da vicino, la soluzione escogitata dal sindaco rivela delle falle. Val la pena di leggerla, quest’ordinanza. Al termine dell’articolo 1 vi si trova questa sconcertante affermazione: dopo aver stabilito che dopo le 24 la musica deve tacere anche dentro al locale, vi si legge che “gli apparecchi televisivi […] potranno funzionare fino all’ora di chiusura dell’attività, a condizione che non siano utilizzati allo scopo di diffondere musica”. Dunque, se il gestore dovesse decidere di tenere l’apparecchio televisivo sintonizzato su una televendita, potrà farlo fino alle 5 del mattino! L’equazione che sembra aver guidato Di Girolamo è la seguente: musica = rumore=molestia. Quando andiamo a leggere le lettere dei nostri lettori, scopriamo invece che le lamentele riguardano anche e soprattutto i motorini che smarmittano, le siringhe, la bisboccia per strada, l’immondizia. Come se togliere la musica dopo le 24 serva ad eliminare questi problemi. Le persone hanno ragione a lamentarsi, a voler dormire in santa pace: ma il bersaglio dell’ordinanza è sbagliato, incolpare la musica in quanto musica è colpevolmente riduttivo. Possibile che l’unica soluzione che il sindaco sia riuscito ad escogitare sia un banalissimo “muoia Sansone con tutti i filistei?” L’ordine pubblico non si garantisce con un’ordinanza, facile (e soprattutto sbrigativa) scappatoia. Si garantisce con la promozione della legalità, del rispetto reciproco, l’organizzazione di spazi dedicati ad eventi musicali che non si riducano al concerto della superstar ma che valorizzino anche il tessuto di piccole band ternane, e infine, ma non ultimo, la costante presenza sulle strade di chi è predisposto a vigilare sull’ordine pubblico. Ma queste ultime cose costano, mentre un po’ di inchiostro su una carta intestata Comune di Terni, non costa niente. F.Po.
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iL BALLeTTo deGLi ospedALi: GioCHi poLiTiCi sUGLi inVesTiMenTi per LA sALUTe dei CiTTAdini
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el 2010 si è tornati a parlare insistentemente dei “nuovi” progetti in sanità: la città della salute a Colle Obito, la ristrutturazione dell’ospedale “S. Maria”, per cui sono stati destinati 24 milioni di euro dalla regione, e la costruzione del nuovo ospedale di Narni - Amelia, per cui si parla di circa 50-60 milioni di euro. Forte è il dibattito nei luoghi della politica: chi appoggia questi progetti e chi chiede di destinare tutti questi fondi, invece, per la costruzione di un nuovo ospedale a Terni nella zona di Maratta, rottamando la struttura ormai obsoleta del “S. Maria”, per una all’avanguardia nella struttura e vicino alle direttrici stradali per essere più facilmente raggiungibile e decongestionare una zona, quella dove sorge l’attuale ospedale, con molti problemi di traffico. Il nuovo ospedale comprensoriale di Narni Amelia sarà costruito in località Cammartana, nel terreno donato dalla società calce S.Pellegrino. A marzo 2010 è stato rimosso anche l’ultimo blocco che aveva obbligato a uno stop l’iter procedurale in preparazione della nuova struttura. Il direttore generale della Soprintendenza per i beni culturali e paesaggistici dell’Umbria, Francesco Scoppola ha comunicato a Stefano Bigaroni, sindaco di Narni, territorio nel quale ricade la zona di
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Cammartana, che la Soprintendenza ha dato l’ok. Nel corso dell’ultima conferenza di servizi la Soprintendenza aveva evidenziato dei possibili fattori di criticità riguardo al terreno boschivo nel quale dovrebbe orientarsi l’attività della cava presente di San Pellegrino. La Soprintendenza si era riservata di approfondire e valutare, bloccando di fatto l’iter verso il nuovo ospedale e vincolandone ogni ulteriore passo poiché si era parlato di quest’area come boschiva
nascerà il nosocomio. La Soprintendenza per i beni culturali e paesaggistici dell’Umbria, dopo attenta valutazione, con parere favorevole, ha sciolto il nodo e ha consentito il via libera ai passi successivi; la cava San Pellegrino si estenderà nell’area in questione, in direzione opposta all’ospedale, in funzione dunque del suo nuovo piano di sviluppo, così la società calce S. Pellegrino potrà procedere alla donazione dell’area di sua proprietà all’Asl 4: cinque ettari de-
teressati, Stefano Bigaroni e dell’assessore regionale con delega alla Sanità Vincenzo Riommi riguardo le finalità, i tempi e i costi per la costruzione del nuovo ospedale di Narni Amelia. Vincenzo Panella, direttore Asl 4 di Terni: “Il nuovo ospedale comprensivo di Narni – Amelia si farà, si sta provvedendo a riaggiornare il progetto che è vecchio di cinque anni. La posizione e la dimensione della struttura rimangono invariate, è localizzato a Cammartana con circa 400
l’ospedale Santa Maria di Terni
di pregio. L’area in oggetto non sarebbe quella dove dovrebbe sorgere il nuovo ospedale, area di bassi e comuni arbusti, ma quella individuata dalla cava San Pellegrino come area nella quale poter continuare l’attività estrattiva, nel verso opposto rispetto a dove
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stinati alla realizzazione dell’ospedale. Donazione alla quale i proprietari della cava avevano dato il loro ok da novembre 2009. Terni Magazine ha sentito l’opinione del Direttore generale dell’Asl 4 Vincenzo Panella, del sindaco di Narni, uno dei comuni in-
posti auto, però sarà dedicato prevalentemente alla riabilitazione. Per il profilo finanziario, l’Asl 4 accenderà un grosso mutuo, ma una parte sarà riservata per la Città della Salute a colle Obito, c’è spazio per un project financing, un’altra parte verrà dalla
FORUM SALUTE vendita immobiliare delle proprietà dell’Asl come l’immobile di via F. Cesi attuale sede dei laboratori analisi, che entro fine anno saranno raggruppati presso l’ospedale di Terni”. Stefano Bigaroni, sindaco di Narni: “Il progetto sta andando avanti, entro fine 2010 dovremo essere in grado di pubblicare il bando di gara per poi scegliere l’esecutore e partire con l’affidamento dei lavori, si tratta di un progetto molto importante, molti addetti ai lavori in campo nazionale e internazionale vorranno partecipare. Il costo totale per la costruzione della nuova struttura è stato previsto in 40- 50 milioni di euro, parte verranno dal grosso mutuo che contrarrà l’Asl 4, parte dall’alienazione dei beni immobili e terreni dell’Asl 4, ad esempio la vendita dei due vecchi ospedali di Narni e Amelia, e il restante verrà messa dalla regione Umbria. Ritiene il nuovo ospedale indispensabile per la comunità che rappresenta? “Si, perché sarà più vicino alle esigenze dell’utente, c’è l’esigenza della regione, inoltre non impegnerà risorse aggiuntive, perché si andranno a chiudere due ospedali e se ne fa uno nuovo”. Si parla di struttura a vocazione prevalentemente riabilitativa? “No, sarà un ospedale nel vero senso della parola, ci sarà una caratterizzazione per la riabilitazione, non prevalenza”. Vincenzo Riommi, assessore regionale con delega alla sanità, durante il consiglio comunale straordinario dedicato alla sanità del 27 luglio , ha affermato che la regione Umbria non ostacola la nascita dei nuovi ospedali, a condizio-
ne che non sia un doppione, ma serva ad integrazione del S. Maria di Terni. “Il nuovo ospedale di comunità di Narni – Amelia dovrà avere le specialità mediche e chirurgiche di base, un centro Alzheimer e un centro riabilitativo sia intensivo che di lunga durata. Quest’ultimo è il vero punto di criticità dell’area ternana, perché esportiamo nei centri sanitari delle regioni limitrofe circa 3 milioni di euro per cure a carattere riabilitativo. Il nuovo presidio avrà circa 160 posti letto, la metà destinati alla riabilitazione, l’area su cui sorgerà verrà donata dalla società Calce S. Pellegrino. La cosa grave è, secondo me, che manca la destinazione urbanistica dell’area. Mi auguro che si chiuda la conferenza dei servizi quando si darà la destinazione d’uso, perché altrimenti il privato, Società calce S. Pellegrino, dovrà pagare per l’incremento di valore. Allora diventa un problema. I comuni, Narni e Amelia, devono in tempi brevi approvare i rispettivi strumenti urbanistici. Siamo, anche, in attesa che il ministro Tremonti firmi il decreto per 18 milioni di euro previsti nel fondo nazionale per la costruzione dei nuovi ospedali. I costi sono stimati in circa 50 milioni di euro, il cantiere, avendo l’esperienza degli altri ospedali costruiti nella zona di Perugia, dovrebbe impiegare 4-5 anni”.
iL proGrAMMA riVoLUzionArio di rioMMi: enTro Fine Anno UnA sAniTA’ MAde in UMBriA Nel corso di una conferenza stampa svoltasi il 23 luglio 2010 l’assessore regionale con delega alla Sanità, Vincenzo Riommi, ha annunciato che “entro il 31 dicembre il sistema sanitario umbro sarà rivoluzionato, per contenere i costi di un sistema sanitario già virtuoso ed efficiente, con sviluppo di reti di servizi e protocolli unitari su tutto il territorio umbro, un’agenzia unica fra le sei Asl ed Aziende ospedaliere, un piano per il contenimento delle liste di attesa con l’attivazione di un centro unico regionale per le prenotazioni, un numero unico per le emergenze”. Una sanità “made in Umbria” vista come una sorta di holding. L’assessore Riommi ha enunciato i dati secondo cui “l’Umbria ha chiuso il consuntivo 2009 in equilibrio, con un avanzo di 15 milioni di euro e che, se si considera a livello pro capite, e’ il più alto tra le Regioni a statuto ordinario. Dall’andamento dei primi sei mesi del 2010 si evidenziano rischi per il mantenimento di questi risultati. A seguito della manovra finanziaria aggiuntiva e del Patto per la salute, infatti, l’Umbria potrà contare su un aumento delle risorse pari solo all’1.08 per cento rispetto al 2009, mentre l’inflazione sanitaria e’ superiore al 4 per cento”. Negli incontri periodici svoltisi con i dirigenti delle Aziende sanitarie umbre sono stati individuati criteri unitari: “entro il 30 settembre le Aziende dovranno individuare gli uffici da sopprimere e le cui funzioni saranno trasferite, entro fine anno, all’Agenzia regionale, strumento di gestione unitaria delle procedure amministrative, verrà riorganizzata la rete di emergenza con un unico punto di accesso e di smistamento che farà capo al numero 118, che diventerà 112, con un unico staff che attiverà su tutto il territorio regionale il servizio necessario e indirizzerà il paziente nella struttura più appropriata per la patologia, saranno ridotti i tempi di attesa per gli interventi programmati riorganizzando la rete ospedaliera in modo che ci sia una integrazione fra le strutture, messe in grado di garantire un utilizzo polifunzionale, e anche prevedendo lo spostamento delle ‘equipe’ mediche”.
S . V.
Sabrina Viali
L’assessore regionale Vincenzo Riommi
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LA riorGAnizzAzione deLL’AsL AL sUon deLLA soLiTA CAnTiLenA dei TAGLi
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Leopoldo Di GIrolamo e Vincenzo Panella
l punto sullo stato dei servizi sanitari a Terni per il 2010 è stato tracciato dal direttore generale dell’ASL 4 dr. Vincenzo Panella, dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni dr. Gianni Giovannini alla presenza del sindaco Leopoldo Di Girolamo. Per il dr. Panella il bilancio, ad un anno dal suo insediamento alla guida dell’ASL 4, è positivo, anche se il futuro si presenterebbe denso di nubi visti i tagli del Governo nazionale che si abbattono sulle Regioni e che inevitabilmente intaccheranno il fondo sanitario regionale e il quadro generale degli investimenti in sanità, ma ciò sarà uno stimolo per riqualificare la spesa
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in termini di efficienza e efficacia a vantaggio del cittadino utente. come sempre gli amministratori locali invece di guardare gli sprechi e il malgoverno degli enti locali prendono come pretesto i tagli dello stato. “Stiamo adottando politiche di integrazione con l’Azienda Ospedaliera di Terni con incontri settimanali fra le due dirigenze”. Per la direzione della Asl 4 è prioritaria, a Terni, la realizzazione della nuova sede centrale dell’azienda sanitaria completando così il progetto della Città della Salute nell’area di Colle Obito. “Un progetto fortemente voluto, oltre che dalla Asl, dall’amministrazione comunale di Terni, che ha già avuto il via libera
della Giunta regionale. La sede potrebbe ospitare, oltre ai servizi Asl, anche i poliambulatori del ‘Santa Maria’ liberando così spazi all’interno dell’area ospedaliera”. Altro punto importante è la spesa farmaceutica e l’appropriatezza delle prescrizioni.“Vogliamo realizzare un unico sistema di gestione delle scorte farmaceutiche, quindi un magazzino unico provinciale sotto il segno dell’integrazione amministrativa e logistica tra la Asl, l’Azienda Ospedaliera e l’Azienda delle Farmacie municipali. Nel contempo stiamo lavorando con i sanitari e i medici di medicina generale per favorire l’appropriatezza nella prescrizione dei farmaci”. Altri progetti di inte-
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grazione con l’ospedale riguardano la creazione, al “Santa Maria” di Terni, di un laboratorio analisi unico, che sarà realizzato entro il 2010 e favorirà una diminuzione dei costi ma anche più efficienza con un maggior numero di operatori nei punti prelievo; si cerca inoltre di risolvere l’annoso problema delle liste di attesa con progetti interaziendali che puntano a qualificare la domanda e a potenziare i servizi specialistici. Il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni dr. Giovannini ha sottolineato “il proficuo clima di collaborazione tra le due aziende e i molti progetti comuni che sono in avanzata fase di realizzazione. Per quanto riguarda l’apertu-
FORUM SALUTE ra, nell’area ospedaliera, del nuovo Spdc, il servizio psichiatrico di diagnosi e cura gestito dalla Asl, saranno agibili entro due mesi i locali del reparto che si ritiene fondamentale per offrire cure dignitose a cittadini fragili e per abbattere, con l’aumento dei posti letto, la mobilità passiva che incide negativamente nei bilanci della sanità provinciale”. Il progetto significativo delle dimissioni protette e della continuità assistenziale per persone anziane con fragilità renderà agevole il percorso dell’assistenza ospedaliera con quella territoriale o domiciliare. Ampia sarà la collaborazione tra l’Asl e il “Santa Maria” nel campo delle cardioscienze (cardiochirurgia e riabilitazione) e tra il reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Terni con la chirurgia ortopedica del presidio ospedaliero di Narni e la collaborazione interaziendale anche nel settore materno - infantile con l’istituzione di un dipartimento per migliorare le attività di ostetricia, punto nascita, chirurgia ginecologica. In avanzato stato di realizzazione il centro di formazione interaziendale con attività integrate di tipo didattico e formativo per il personale. Il sindaco Di Girolamo ha parlato del penalizzante azzeramento del fondo per l’edilizia sanitaria che consentiva di far fronte alle nuove realizzazioni e all’ammodernamento tecnologico delle strutture esistenti. “Solo chi vive sulla luna può oggi parlare di un nuovo, unico ospedale con un investimento di 150 milioni di euro. Si tratta di proposte sganciate da ogni realtà. Molto più concreto rimodulare un nuovo progetto per ristrutturare tutta l’area
del Santa Maria e per concentrarvi tutti i servizi sanitari necessari al cittadino. Sarà uno dei tratti caratterizzanti dell’azione amministrativa quella di creare una fitta rete di collaborazione non solo tra Asl e Azienda Ospedaliera, ma anche con la Facoltà di Medicina e i centri di ricerca che si stanno impiantando e rafforzando sul territorio”. Sabrina Viali
LisTe d’ATTesA in sAniTA’: dA seTTeMBre si CAMBiA L’inchiesta di Terni Magazine, nel numero di maggio, sulle lunghissime liste d’attesa per le prestazioni sanitarie a Terni aveva portato alla luce che l’Asl 4 spende 2 milioni di euro l’anno per convenzioni con strutture private e il cittadino è costretto a dover attendere anche 2 mesi in lista d’attesa, mentre se paga il servizio è immediato. Ora l’Asl 4 corre ai ripari, entro il mese di settembre si dovrebbero vedere gli effetti della rivoluzione in atto. Il direttore generale dell’Asl 4, Vincenzo Panella, dice “verrà aumentata l’offerta, ma dobbiamo anche contrastare il fenomeno, che riguarda molti cittadini (oltre il 35%), che prenotano una visita medica e poi non si presentano agli appuntamenti, o degli utenti che non ritirano i referti. Quindi verrà introdotta la novità del ticket “dissuasivo” cioè il pagamento effettuato contestualmente alla prenotazione, ma il cittadino sarà rimborsato se non verranno rispettati i tempi indicati per erogare la prestazione. E’ allo studio un progetto unico dell’ Asl 4 e dell’Ospedale “S. Maria” per abbattere le liste d’attesa, verrà introdotto il meccanismo dei “Rao”, raggruppamenti di assistenza omogenei: al momento di effettuare le prescrizioni, i medici dovranno indicare il grado di priorità della visita o dell’esame diagnostico richiesto. Intendiamo batterci per l’appropriatezza della prescrizione, indurre i medici a prescrivere gli esami e le visite specialistiche davvero necessarie e utili al paziente. Sarebbe anche opportuno che lo specialista che suggerisce un esame specifico poi lo prescriva. Introdurremo il meccanismo dell’overbooking, verranno accettate prenotazioni in sovrappiù, stiamo contrattando con i sindacati di categoria i costi remunerativi nel caso di sforamento nelle prestazioni prenotate. E’ allo studio il progetto Day-service che darà la possibilità per i malati cronici di svolgere tutti gli accertamenti in un’unica giornata. Da settembre verrà applicata la normativa secondo cui non possono essere erogate in libera professione prestazioni in quantità superiore a quella erogata in SSN e la libera attività dovrebbe essere interrotta quando i tempi di attesa in SSN superano i 30 o 60 giorni a seconda della prestazione. Questo per indurre i professionisti ad aumentare le loro prestazione in campo pubblico”. Entro il 30 settembre dice, l’assessore regionale alla sanità Riommi, verrà anche attivato il Centro unico regionale per le prenotazioni CUP, che permetterà anche di ottimizzare domanda e offerta. Prendiamo nota delle novità e torneremo a verificare i miglioramenti effettivi apportati a difesa del diritto alla salute dei cittadini-pazienti. S.V.
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AMBIENTE
GLi UMBri e i riFiUTi:
più informazione, servizi e partecipazione Presentato al Salone d’Onore di Palazzo Donini la ricerca: I cittadini e la questione dei rifiuti in Umbria, realizzata dalla Fondazione Angelo Celli in collaborazione con Arpa Umbria
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l lavoro si è basato su una serie di interviste/ colloquio, che hanno rappresentato per i cittadini un’occasione per poter esprimere le proprie opinioni su temi rispetto ai quali si sentono in genere ignorati. Una delle considerazioni che possono essere fatte in proposito è che il livello di partecipazione dei cittadini alla gestione del territorio in cui vivono è direttamente proporzionale alle opportunità e ai reali spazi di azione che vengono loro concessi. Nondimeno, le aspettative che molti intervistati hanno mostrato rispetto all’utilizzo dei dati raccolti, agli esiti della ricerca e alle possibilità di un successivo “ritorno” sia informativo che “operativo” dimostrano che la disponibilità a partecipare è molto più ampia di
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quanto si pensi, soprattutto là dove la fiducia e l’impegno dei cittadini vengono contraccambiati con la trasparenza e la reciprocità da parte delle istituzioni. Analogamente è stata riscontrata fra gli intervistati una generale, diffusa sensibilità rispetto alle questioni ambientali e in particolare rispetto al tema dei rifiuti. Il fatto che la maggior parte degli intervistati abbia dichiarato di effettuare, seppur a vari livelli di raffinatezza, la raccolta differenziata, dimostra ancora una volta quanto sia reale e concreta la disponibilità ad occuparsi del bene comune. Sta alle Istituzioni ora fornire risposte adeguate a questa richiesta di partecipazione. È interessante notare come, a tale proposito, i cittadini individuino chia-
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re responsabilità istituzionali e aziendali nella mancata fornitura di servizi adeguati agli obiettivi richiesti. Molti hanno dichiarato che da tempo desideravano aderire alla raccolta differenziata, consapevoli ormai dell’importanza di comportamenti ecologicamente sostenibili, ma che fino ad ora i servizi disponibili nelle aree del proprio domicilio non sono stati “all’altezza” delle loro realistiche aspettative. Mancano le informazioni adeguate per una corretta differenziazione; vi è una insufficiente disponibilità di cassonetti per la raccolta differenziata e in particolare per i rifiuti a smaltimento speciale quali pile e medicinali scaduti; i contenitori sono spesso pieni e costringono gli utenti a lasciare i propri rifiuti incu-
stoditi all’esterno; le aree di raccolta urbane sono talvolta ubicate in punti difficili da raggiungere, ad alta densità di traffico, che non agevolano le operazioni di scarico. Pur nella consapevolezza delle problematiche oggettive che potrebbe comportare, la raccolta differenziata “porta a porta”, ancora poco diffusa nelle aree in cui è stata effettuata la ricerca, viene indicata da quasi tutti gli intervistati come la migliore soluzione per risolvere i problemi citati e come l’unica strada possibile per incrementare la percentuale di raccolta differenziata come previsto dagli obiettivi regionali, nazionali e internazionali. Rispetto alla raccolta differenziata gli intervistati rivendicano l’introduzione di incentivi che sappia-
AMBIENTE I cittadini umbri sono sensibili alla questioni ambientali e in particolare alla questione dei rifiuti I cittadini e la questione dei rifiuti in Umbria è il risultato di una ricerca antropologica condotta in Umbria dalla Fondazione Angelo Celli sulle rappresentazioni, gli atteggiamenti e le pratiche dei cittadini rispetto alla questione dei rifiuti. Lo studio nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Angelo Celli, l’Agenzia di protezione ambientale dell’Umbria (Arpa) e le tre aziende di servizi che si occupano in Umbria di smaltimento dei rifiuti: Gesenu, Asm e Vus. “La ricerca - sottolinea il professor Tullio Seppilli - mostra una diffusa sensibilità rispetto alle questioni ambientali e in particolare rispetto al tema dei rifiuti. Il fatto che la maggior parte degli intervistati abbia dichiarato di effettuare, seppur a vari livelli, la raccolta differenziata, dimostra quanto sia reale e concreta la disponibilità ad occuparsi del bene comune. Sta alle istituzioni ora fornire risposte adeguate a questa richiesta di partecipazione”. Rometti:“Questo lavoro - ha detto l’assessore all’ambiente della Regione Umbria Rometti - si inserisce nell’ambito di una politica regionale che punta a favorire la consapevolezza dei cittadini in fatto di scelte ambientali. Per la Regione Umbria il tema di rifiuti è centrale, come centrale deve essere la capacità di incidere sulle abitudini delle persone, perchè se non c’è condivisione sulle scelte dell’amministrazione i risultati che si ottengono sono di scarso rilievo. Capire quindi come entrare in sintonia con i cittadini è fondamentale e questa indagine ci fornisce gli strumenti per capire come impostare il nostro lavoro”. Secondo Svedo Piccioni, Direttore Generale di Arpa, “si tratta di un lavoro molto importante, perché alla rilevanza dell’indicatore numerico unisce la conoscenza sociale e culturale delle trasformazioni che si sono verificate nel tempo all’interno della società, contribuendo alla costruzione di quello che potremmo definire un “indicatore antropologico” in grado di assumere una valenza pari agli altri indicatori”. La ricerca – realizzata da Sabrina Flamini e Maya Pellicciari, ricercatrici della Fondazione Angelo Celli – si chiude con una appendice numerica che intende rendere in maniera “quantitativa” il lavoro svolto, redatta da Paolo Stranieri e Cecilia Ricci di Arpa Umbria. no premiare i “virtuosi” e stimolare i ritardatari: il non vedere i propri sforzi riconosciuti e tradotti in una qualche forma di agevolazione fiscale diventa particolarmente intollerabile soprattutto quando il cittadino ben informato viene a conoscenza di amministrazioni italiane che già si muovono in tale direzione. L’enorme difficoltà a modificare atteggiamenti e comportamenti acquisiti da tempo conferisce infatti una grande importanza a fattori apparentemente secondari, di cui l’incentivo economico è solo uno degli esempi. Più in generale, è irrealistico pensare di modificare i comportamenti del singolo senza prevedere una più ampia messa in discussione di aspetti significativi dell’assetto sociale che li ha prodot-
ti. Alcuni comportamenti accettati e condivisi sono stati precedentemente indotti proprio perché funzionali a determinate configurazioni economico-sociali: ci sono voluti decenni di condizionamento mediatico per favorire il passaggio da un’etica del risparmio, tipica della società rurale, ad un’etica del consumo, per la quale sono diventati progressivamente funzionali atteggiamenti che prima sarebbero stati definiti un inconcepibile spreco. Si pensi ad esempio alla cultura dell’“usa e getta”, che ha reso possibile la produzione (e quindi il consumo) di oggetti con un bassissimo valore d’uso, pensati per durare poco ed essere gettati immediatamente dopo il consumo. Tali comportamenti si sono radicati nel tempo, tan-
to da strutturarsi in veri e propri stili di vita, che, per essere radicalmente trasformati e ricondotti verso forme responsabili di consumo, richiedono oggi l’impegno in prima istanza del mondo della politica e di quello della produzione. La maggior parte degli intervistati ha dimostrato di avere idee molto chiare sulla necessità di un’azione congiunta di tutti i soggetti coinvolti nel processo di produzione-consumo-smaltimento (decisori politici, imprenditori e consumatori). La riduzione degli imballaggi, o comunque la esclusiva produzione di oggetti riciclabili, è dunque considerata dagli intervistati una priorità che deve necessariamente procedere di pari passo con una sempre maggiore diffusione della raccol-
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ta differenziata e del riciclaggio dei materiali. Solo attraverso la collaborazione sinergica tra chi produce, chi consuma e chi smaltisce è possibile pensare di raggiungere obiettivi ambientali che sono anche la chiave per uno sviluppo più “sano”, equo e sostenibile. WEB & BOOKS
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DOSSIER
Morire VoLAndo
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l 29 Giugno 2010 la notizia dell’incidente paracadutistico avvenuto all’Aviosuperficie di Terni ha scioccato l’intera nazione: per la passione per il volo è morto l’attore PietroTaricone. A nulla sono servite le cure mediche, (un’operazione chirurgica di 9 ore), il decesso è stato dichiarato nelle prime ore del mattino. L’immancabile ed attesa ombra nera è scesa sull’Aviosuperficie ternana. E’ stato ripetuto, nell’arco di questi mesi, che la piattaforma non aveva carichi a riguardo della morte dell’attore e varie indagini lo hanno ricalcato ed affermato: la tragedia andrebbe quindi imputata all’insaziabile voglia di pericolo del 35enne di Frosinone. Terni ha vissuto sulla sua pelle la dolorosa vicissitudine sentendo la responsabilità di quanto avvenuto, rafforzata dai vip e dai media che ne hanno fatto un caso, giustamente, nazionale, ricordando anche le precedenti due vittime nei mesi antecedenti all’incidente in causa. Ma l’Aviosuperficie di Terni era comunque sotto nuove indagini e
soggetto a recriminazioni che, allo stesso tempo, non lasciavano posto ad ulteriori dubbi. Le diatribe createsi vertevano su alcuni punti fondamentali: la questione meteorologica (avallata come causa della manovra azzardata dell’attore), la questione della struttura stessa, (uno delle più grandi centri di paracadutismo d’Europa, rinomato nell’intero paese), la manovra attuata da Taricone, (non conforme e non ammessa dall’Enac in primis). Ritornando allo scorso 29 Giugno, le parole di Kasia Smutniak facevano capolino incrementando la tensione ed il dolore, allontanando il problema della causa dell’incidente: “Non mi aspettavo tutto questo amore da parte di tanta gente. So che Pietro lo sta sentendo. Era una persona speciale, unica, era molto sensibile. Io sono stata la più fortunata perché l’ho avuto per otto anni tutto per me”. Queste affermazioni non hanno però scansato il fulcro della disputa: qual è stata la causa della morte dell’attore? Varie ipotesi hanno infestato l’Aviosuperficie che ha visto
Pietro Taricone in volo
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giorni di chiusura e di controlli. Tutto comincia il 3 aprile scorso, quando a perdere la vita nei cieli ternani è un 27enne romano, che, secondo quanto riportato dai media, aveva all’attivo 450 lanci. Anche un suo compagno resta ferito. Neppure un mese dopo, il primo maggio durante la festa ‘Animal House’, è la volta di Paolo Capretti, trentottenne imprenditore marchigiano. Identica la sequenza del dramma: nella caduta libera si scontra con un altro paracadutista. Ma la vela della seconda persona si apre all’ultimo minuto, attutendo l’impatto con il suolo e salvandola. Poi la tragedia di Pietro Taricone, a cui si attribuiscono circa 500 lanci. Nei primi due casi era stata aperta un’inchiesta, senza però intervenire nelle misure di sicurezza per le operazioni dalla pista umbra. Una manovra effettuata a pochi metri da terra: troppo pochi, ne servivano 50 se non di più. Solo successivamente sono volate le polemiche e i conseguenti comunicati da parte delle autorità ternane, tra queste si ricordano il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e il presidente dell’Atc Sergio Sbarzella : “Il comune di Terni, ente concedente d e l l ’A v i o s u p e r f i c i e Leonardi di Terni, e l’ Atc spa soggetto gestore della stessa, nell’esprimere il più profondo cordoglio ai familiari della vittima per il tragico evento verificatosi
Pietro Taricone
il 28 giugno nell’attività di paracadutismo svoltasi presso la struttura, hanno disposto, di concerto e con il pieno assenso della soc. Rotkopf, titolare dell’attività, la momentanea sospensione, sin dalla giornata odierna, delle attività di paracadutismo, in attesa della conclusione degli approfondimenti e verifiche delle autorità competenti”. Inutile ripercorrere le fasi della tragedia, cui hanno assistito moglie e figlia impotenti. Ora, le discussioni riguardano solo il tasso di mortalità dell’Aviosuperficie e le cause della disgrazia. Si mormora che sia stata, appunto, una manovra azzardata e non ammessa a portare l’attore allo schianto rapido e in velocità sul terreno. Le caratteristiche della struttura sembrano essere estranee alle cause della morte. La questione, trita e ritrita, sarà ancora sui giornali finchè non sarà data una risposta definitiva alle domande. Intanto, Pietro Taricone, riposerà per sempre, nei suoi 35 anni, al cimitero di Trasacco.
Francesca De Santis
DOSSIER
L’ESPLOSIONE MEDIATICA PER “0’ GUERRIERO”:
HA INCARNATO L’ITALIANO MEDIO E I SOGNI CHE SI INFRANGONO COME ACCADDE PER JAMES DEAN
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’Italia è un paese troppo piccolo perché il mito di Pietro Taricone possa aver travalicato i confini dello stivale per irradiarsi in tutto il mondo come è avvenu-
del suo film più celebre: Gioventù Bruciata, in inglese Rebel Without a Cause, letteralmente “ribelle senza una causa”, nel quale ricopre il ruolo del problematico ribelle
to, ad esempio, per James Dean. Eppure qualcosa accomunava questi due attori tragicamente scomparsi all’inizio di una sfolgorante carriera. Dean nasce a Marion, l’8 febbraio 1931 muore schiantandosi con la sua auto a Cholame, 30 settembre 1955. L’importanza di Dean come icona culturale si riassume perfettamente nel titolo
adolescente Jim Stark. La sua estrema popolarità trova le sue radici in soli tre film: Dean morì a 24 anni e queste furono le uniche pellicole in cui compare come protagonista. La sua fama ha raggiunto i paesi di tutto il mondo, preservata intatta dalla precoce morte dell’attore. Viene ricordato come un seguace della filosofia del carpe diem e
spesso come la quintessenza stessa della gioventù statunitense. James Dean morì il 30 settembre 1955, a soli ventiquattro anni, sulla statale 46 (466 in quegli anni) in
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California. La causa fu un incidente stradale, una collisione con un altro veicolo, mentre lui stava guidando la sua Porsche 550 Spyder. La sua macchina in realtà portava il numero 130 ed era stata chiamata da lui stesso “Little Bastard” (Piccola Bastarda). Viene ancora oggi ricordato come “Il gigante”, titolo di un film del 1955 diretto da George Stevens e sua ultima prova di attore, poiché l’incidente stradale nel quale morì avvenne proprio sul finire delle riprese. Pietro Taricone, muore a 35 anni, 10 anni di più, a lui i fans gli appioppano il soprannome di “o’ guerriero”, viene dal Sud, viene da niente,
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DOSSIER James Dean con la sua porsche
diventa l’eroe della prima edizione delle fortunata serie de Il Grande Fratello, la casa dove tutti i giovani italiani vorrebbero abitare, mito e sogni, realtà e fiction, la sfida della sorte, l’amore per il paracadutismo e per le manovre estreme. Una di quelle gli sarà fatale il 29 giugno 2010: si schianta al suole sull’aviosuperificie di Maratta di Terni. Aveva fondato un gruppo di “Arditi”, vicini a un movimento di estrema destra, CasaPound, di cui però diceva di non condividere le idee, gli piacque Mussolini da studente, ma “solo fino alla marcia su Roma”, disse al suo professore di storia. La morte di Taricone ha scatenato un tale putiferio mediatico che non ha avuto eguali per la morte di un attore italiano, da Sordi a Toto’, fino agli ultimi miti, anche se costoro non ebbero la vita spezzata da un tragico evento. E allora perché Taricone, pur giovane, bello e simpatico, per giorni e giorni ha dominato sui giornali, su riviste, siti, facebook, televisioni?
Amava sfidare se stesso e il mondo, faceva tutto ciò che era estremo. Le ideologie sono cadute, non si vive l’ateismo ma il sincretismo religioso, cioè quel veleno insinuato nella società dal serpente antico secondo cui non ci sono più fedi certe, ma ogni religione, ogni spiritualità è valida, e allora c’e’ bisogno di miti, anche se falsi, anche se improvvisamente scompaiono dalla scena di questo mondo: non si costruisce piu’ sulla roccia,
Pietro Taricone
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ma sulla sabbia, e allora la prima tempesta che arriva si porta via tutto. “Trovo significativa”, ha scritto tra l’altro Lorenzo Mondo sul Corriere della Sera, “la parabola di un ragazzo del Sud che approfitta di un successo fortunosamente azzeccato (favorito dallo scandalo di un amplesso in diretta) per dare una svolta alla sua esistenza. Perché, stando alle sue esibizioni successive e alle testimonianze degli addetti ai lavori, Taricone si è adoperato a far dimenticare l’esperienza del Grande Fratello, ha rifiutato di farsi imprigionare nel ruolo del palestrato e dello sciupafemmine a beneficio del voyeurismo televisivo. Affidandosi al salvacondotto dell’ironia e dell’autodisciplina, ha studiato recitazione, ha intrapreso una dignitosa carriera di attore, ha cercato stabilità col mettere su famiglia”. Come osserva Marco Risi, “aveva scelto la professionalità contro la popolarità”. Quanto basta per meritare il più condiviso rispetto. Ma qui mi fermo. Per ri-
levare le reazioni, spinte fino alle lacrime, dei numerosissimi fans alla
notizia della sua morte. Non era l’attore a commuoverli, ma ancora una volta il protagonista insuperato del Grande Fratello; schiavizzati dal gran baraccone televisivo, come dimostra lo stucchevole appellativo di «Guerriero» profuso nelle rievocazioni, che rimanda ad una sua vetusta, spavalda asserzione rivolta ai compagni di gara: «Io so’ un sanculotto, sono un guerriero, e non posso fare le pulizie». Hanno voluto inchiodarlo cioè a una vicenda ormai dismessa, al trash televisivo, imponendo alla sua figura, senza esserne consapevoli, l’ultimo sfregio. Sia pace alle sue ceneri, sottratte ai rumori e al visibilio degli spettatori accomodati in poltrona davanti al piccolo schermo. Domani, con altri frusti vessilli, si ricomincia. Giancarlo Padula
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iL QUAdriLATero deL deGrAdo: QUArTiere dUoMo, pAsseGGiATA, pArCo CiAUrro e ViALe deLLA rinAsCiTA, piAzzA CLAi.
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l Presidente dell’Associazione Terni Città Futura, Lorenzo Bartolucci, scende in campo per “prendere posizione sulle deprecabili condizioni di incuria e di abbandono in cui versano i giardini pubblici della “Passeggiata”, il parco “Ciaurro” e tutto il verde e l’arredo urbano della struttura del parcheggio interrato di via della Rinascita / Porta S. Angelo”. ”Interveniamo pubblicamente”, scrive Bartolucci, “per cercare di portare il problema all’attenzione dell’intera comunità cittadina e soprattutto dell’Amministrazione Comunale. E’ sotto gli occhi di tutti la situazione in cui si trova il principale parco comunale di cui dispone la città. Lo stato di abbandono e di degrado è generale e diffuso, basta fare una breve ricognizione al suo interno per notare lo stato pietoso in cui versano le poche panchine rimaste (alcune sono del tutto inutilizzabili), la sporcizia e il degrado delle fontane ridotte ad un mero “spettro” di quello che erano un tempo, gli arredi in pietra ormai consumati e completamente imbrattati da mani irrispettose che con troppa facilità scorrazzano all’interno del parco, l’organizzazione del verde è vecchia e priva di una qualsiasi logica distribuzione. E’ poi di questi ultimi
mesi la completa eliminazione dei giochi per i bimbi che, soprattutto con la buona stagione, affollano numerosi il parco. Anche i bagni pubblici costituiscono un vero rebus: negli ultimi anni ne sono stati realizzati ben due, ma entrambi, per motivi vari, risultano quasi sempre chiusi. Se tocchiamo poi il tasto”relativo alla sicurezza la situazione diviene veramente “esplosiva”: i giardini della Passeggiata non dispongono praticamente di nessun controllo, sia per quanto riguarda la video-sorveglianza, sia per quel che riguarda il pattugliamento vero e proprio. Il risultato è che spesso il parco subisce delle vere e proprie incursioni da parte di vandali e sbandati che, oltre a provocare danni materiali agli arredi e al verde, mettono a repentaglio anche la sicurezza di tutti quei cittadini che vorrebbero fruire del parco in tutta tranquillità. Vista quindi la situazione appena descritta invitiamo con forza l’amministrazione comunale a prendere finalmente in seria considerazione l’esigenza di un progetto di completa riqualificazione del parco stesso, riqualificazione volta a valorizzare i giardini pubblici in questione, a renderli più belli, più sicuri e più fruibili per l’intera comunità cittadina. Anche per quel che ri-
guarda il parco Ciaurro, (si chiama così grazie ad una splendida nostra mobilitazione di qualche anno fa), la situazione è simile a quella della Passeggiata: qui il problema più grande è forse ancora una volta quello relativo alla sicurezza e alla sorveglianza. Purtroppo numerosi gruppi
in questo caso, secondo noi, è necessario l’intervento dell’amministrazione pubblica, che da un lato vada ad istituire un efficiente servizio di sicurezza e dall’altro vada ad operare un intervento di manutenzione straordinaria che possa riqualificare l’intero spazio verde. Altro punto dolente è
di “sbandati” frequentano assiduamente il parco ed il risultato è quello di dover registrare frequenti episodi di vandalismo ai danni degli arredi pubblici, per non parlare poi del sempre più crescente rischio di fare brutti incontri all’interno del parco stesso. Anche
costituito, come dicevamo all’inizio, dal complesso del parcheggio interrato di via della Rinascita: quando, circa quindici anni fa, si realizzò l’intera struttura ci si preoccupò di recuperare gli antichi resti medioevali di Porta S. Angelo e dell’antico mulino sotto-
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Viale della Rinascita
stante realizzando una sorta di fruibile giardino botanico. Ebbene, ciò che rimane oggi di tutto ciò, dopo dieci anni di incuria sistematica, è a dir poco disdicevole: in pieno centro ci si trova davanti una piccola “giungla”, cumuli di sporcizia ovunque, percorso botanico inutilizzabile ed impraticabile, giochi d’acqua distrutti, lastre di travertino divelte e tristemente abbandonate al suolo. Una situazione simile si riscontra anche per quel che riguarda l’arredo del livello stradale di via della Rinascita e dei suoi giardini, per non parlare poi della stessa Porta Sant’Angelo, completamente invasa dalle erbacce e lasciata in una condizione di abbandono totale. Di fronte ad una situazione del genere ci sembra ovvio concludere che, ancora una volta, l’amministrazione comunale debba farsi urgentemente
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carico di un’opera di riqualificazione urbana ormai improcrastinabile, visto anche la centralità ed il valore simbolico e storico delle strutture interessate”. Per quanto riguarda Piazza Clai, invece, l’amministrazione comunale ha speso denaro per una pavimentazione di prestigio, imprese edili hanno restaurato diversi palazzi che si affacciano sulla piazza, alcuni resi fatiscenti dai tanti bombardamenti aerei che ha
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subito la città durante l’ultima guerra, ma i ternani non transitano più per quelle vie che una volta erano il fulcro più antico della città. Ora la piazza serve da parcheggio per le vetture dei residenti, ed appartamenti e negozi restano vuoti. In questo periodo si parla dello spostamento del mercato coperto a Largo Manni, della nuova struttura in fase di realizzazione che dovrà ospitare operatori vecchi e nuovi del mercato: si spera che il nuovo flusso di visitatori possa interessare con il suo transito anche questa parte della città che tende a divenire sempre più isolata. Eppure, secondo noi, non sarebbe molto difficile rivitalizzarla, basterebbe destinarla alla funzione di tutte le piazze di tutte le città del mondo: i mercati rionali, le fiere, le esposizioni, i dibattiti. Anche in città famose per la loro cultura come ad esempio Cambridge, in Inghilterra, le piazze servono ancora come nel Medio
Evo, a luogo di incontri, di saluti e di acquisti nel mercato giornaliero, che vende artigianato, libri, generi alimentari, frutta, dolciumi, e sono sempre affollati anche in pieno inverno, senza nulla togliere ai centri commerciali ed ai grandi supermercati. Perché nella nostra città tutto deve essere relegato in strutture fisse, magari lontani dal centro storico? Eppure basta vedere il mercato del mercoledì per notare quanta gente riesce ad attrarre, basterebbe dare dei nuovi permessi per tentare di far rivivere una parte splendida e antica della nostra città. Ma a Terni è tutto così difficile?
Stefano Spanò
Il nome di Piazza Clai sembra derivare dal latino clavus, che sta per chiodi, poiché da sempre nel corso dei secoli nella piazza e nelle vie laterali esistevano numerose botteghe di artigiani, maniscalchi, fabbri. Oggi questi negozi, tranne rari casi, non esistono più, anche alcuni ristoranti hanno tentato di aprire bottega, ma sono passati di mano in mano senza molta fortuna.
inserTo noViTĂ€!
Le rubriche eventi diventano un’inserto che esplora gli appuntamenti sul territorio e non solo
COME, DOVE, QUANDO
in QUesTo nUMero: Focus on
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eventi a Terni
pag 27
Musica
pag 28
occhio sulla Capitale
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Cinema
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Home video
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Libri
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FoCUs on
La giostra dell’Arme A
volo d’uccello, l’Umbria si distende come una terra di verdissime fronde che si inerpicano su colli e montagne, punteggiate come stelle nel cielo da piccoli insediamenti dalle mura bianche. Ognuna di queste piccole comunità è molto più di quello che appare: basta scavare, nemmeno troppo a fondo, per scoprire un coacervo di storia, cultura e religione che attraversa i secoli come un fiume carsico, e che riemerge spesso nelle feste popolari che si fanno carico di tradizioni ormai largamente inconsapevoli. Uno di questi eventi, in cui il passato erutta come un vulcano, è la Giostra dell’Arme di San Gemini. La manifestazione, che nasce nel 1974, ci racconta di cavalieri che giostrano in onore di un monaco siriano che al termine dell’IX secolo dopo cristo giunse in pellegrinaggio nell’antico insediamento pre-romano denominato Casventum. Quest’uomo, figlio di una ricca famiglia di militari della Siria, che secondo la leggenda fu
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sterminata proprio a causa della rivoluzionaria scelta di evangelizzazione di Gemine, (questo il suo nome) determinò la cristianizzazione della città, che cambiò il suo nome in Civitas Sancti Gemini, oggi San Gemini. In occasione del 9 Ottobre, giorno del Patrono, sin dalla settimana precedente l’intera città si mobilita: sfilate in costume, sbandieratori, mostre, musica, spettacoli, gastronomia, fuochi d’artificio si susseguono senza soluzione di continuità, dando vita ad un evento immerso nello
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splendore della città antica. Il tutto culmina nella Giostra vera e propria, in cui i due rioni (Rocca e Piazza) si sfidano: i cavalieri, percorrendo l’anello della piazza, devono infilare la lancia in un anello e poi scagliarla contro un bersaglio (appunto, l’Arme). Una festa che è un po’ rievocazione storica, un po’ sagra di paese, un po’ festa religiosa, senza esaurirsi in nessuna di queste categorie; perché ciò che rende straordinarie queste manifestazioni, che si susseguono anno dopo anno, è proprio
il loro perdurare come memoria di un modo di vivere le città che gli sconfitti abitanti di molte metropoli hanno tristemente dimenticato. Le strade si fanno percorsi da attraversare lentamente, soffermandosi ad osservare i particolari, le piazze sono luoghi dove guardarsi nel volto e parlare, e le sere diventano meravigliose occasioni per lasciare spenta la TV ed avventurarsi tra la gente.
a cura di Francesco Pone
eVenTi A Terni e ... dinTorni Gastronomia I Primi d’Italia Foligno (Pg) - 23 / 26 Settembre 2010
Torna la manifestazione gastronomica che celebra il miracolo della pasta italiana, e di tutti i primi che hanno reso celebre la nostra cucina nel mondo. Un rito annuale imprescindibile per gli amanti della buona tavola, tra le strade del centro storico di Foligno, dove decine di stand offrono il meglio per il palato. I Primi d’Italia, inoltre, da quest’anno è un eco-festival che si pone l’obiettivo di ridurre progressivamente l’impatto ambientale, attraverso nuovi scenari sostenibili di consumo e di gestione degli scarti.
Orvieto con Gusto Orvieto (Tr) - Ottobre 2010
Sotto la stella polare dello Slow Food, la manifestazione promuove la qualità dei vini e dei cibi, con la consapevolezza che un pasto regolato sui ritmi della natura rende la vita migliore. Non mancano, durante la manifestazione, appuntamenti culturali quali le conferenze all’interno dei musei, cene a tema, presentazioni di libri, mostre fotografiche e di pittura, laboratori del gusto e passeggiate enogastronomiche.
Eurochocolate Perugia - 15 / 24 Ottobre 2010
Come ogni anno Perugia si veste di color cioccolato, per festeggiare il gusto di questo miracoloso sapore, in grado di risollevare gli spiriti. Una festa vera e propria che avvolge i cinque sensi nella splendida cornice del capoluogo umbro.
Cultura e Tradizione Es.Terni C.A.O.S Terni 23 Settembre – 3 Ottobre 2010 Quinta edizione
per la kermesse teatrale organizzata dal CAOS. Una manifestazione di respiro internazionale con compagnie teatrali proveniente da tutto il mondo. Laboratori, musica, teatro puro per dieci giorni di cultura in cui la città si fa meltin’ pot di esperienze.
Giostra dell’Arme Sangemini (Tr) - 25 Settembre / 10 Ottobre 2010 Palio di San Michele Bastia Umbra - 18-29 Settembre 2010
La sfida annuale tra i quattro rioni (Moncioveta, Portella, San Rocco e Sant’Angelo) è il nucleo di questa festa dal sapore storico. Tre le sfide in programma: Sfilata, Giochi e Lizza nella piazza sotrica della città di Bastia.
Giochi de le Porte Gualdo Tadino (Pg) - 25 / 26 Settembre 2010
Taverne, sbandieratori, gare storiche per il palio di Sant’Angelo, tradizione ormai decennale della città di Gualdo Tadino. Da non perdere la caratteristica corsa dei somari nell’anello del centro storico.
Il Tevere a Otricoli Vita e Fede sulle rive del fiume Otricoli - Fino al 31 Ottobre
Una straordinaria mostra che si snoda lungo un percorso che partendo dall’atrio della Collegiata, dove sono illustrati gli aspetti religiosi e storico-artistici, passa per l’Antiquarium comunale con la presentazione di testimonianze tessili e ceramiche, per raggiungere la chiesa di San Fulgenzio e l’adiacente museo archeologico, nucleo principale dell’esposizione che si articola in 3 sezioni, corredate di pannelli didattici illustrativi. La vita del Tevere e la sua influenza sull’uomo.
Una mattina, alla radio… 16 Agosto 2010 Zapping alla Radio h 9.00-13.00 8 volte: Cesare Cremonini - Mondo L’ex Lunapop vince la classifica con 8 passaggi in 2 ore. Naturalmente orecchiabile. “Dove finiscono le strade, è proprio lì che nasce un giorno”. Se lo dici tu… 7 volte: Jolanda Be Cool Dcup - We no Speak Americano Fred Buscaglione si rivolta nella tomba. Ritmo psichedelico per una rivisitazione che si impianta nel cervello e non ti abbandona nemmeno quando sei al gabinetto. 6 volte: Max Gazzè – Mentre Dormi Meno male che Gazzè c’è. Nonostante l’insolito testo smielato, il buon Max come al solito non si abbandona alla banalità. “Fra coriandoli di cielo e manciate di spuma di mare…”. Roba d’altri tempi. 5 volte: Katy Perry ft Snoop Dog – California Gurls C’è qualcosa di positivo in questa canzone. Ecco il pop in tutto il suo splendore: testo scemo (“faremo sciogliere il tuo pinguino”), musica da flauto in prima media, eppur piace. 5 volte: Shakira – Waka Waka Niente di meglio che ricordarci ogni 10 minuti la figura ignominiosa dei mondiali col tormentone di Shakira. 4 volte: Lady Gaga – Alejandro “Non dire il mio nome Alejandro, non toccarmi Fernando, lasciami perdere Roberto…” Vorremmo tanto, ma tanto, lasciarti perdere, ma il mondo (radiofonico) è contro di noi… 3 volte: Ryhanna – Te Amo Non sei una cantante pop se non hai in repertorio una canzone col titolo in spagnolo. Almeno “La Isla Bonita” di Madonna aveva ancora una certa dose di ingenuità. “Le dissi ti amo, penso significhi ti amo”. Complimenti per l’intuizione. 2 volte: K`naan y David Bisbal – Wave your flag L’unica cosa buona di questi mondiali. Alla prossima edizione preferiremmo una canzone brutta ma un gioco migliore. 2 volte: Travie McCoy / Bruno Mars - Billionaire “Voglio essere un miliardario così pazzamente sfondato da comprare tutte le cose che non ho mai avuto” Perché le belle canzoni stanno sempre in fondo alle classifiche? F.Po QUOTE Abbiamo deciso che crederci ancora non sia una brutta malattia Luciano Ligabue - Libera uscita
oCCHio sULLA CApiTALe ArTe e CULTUrA Biennale Internazionale di Antiquariato di Roma Roma, 1-10 Ottobre 2010, Palazzo Venezia. In questa settima edizione dell’importante biennale, Palazzo Venezia si anima con l’esposizione di ciò che di meglio può offrire l’antiquariato italiano, che attira visitatori da tutto il mondo. Sculture, quadri e manufatti di grande valore storico e artistico. FLORA ROMANA- Fiori e cultura nell’arte di Romano de’ Fiori (1603- 1673), fino al 31 Ottobre 2010, Villa d’Este. Mario Nuzzi, detto de’ Fiori, è stato uno dei protagonisti del Barocco europeo con le sue composizioni naturaliste. La mostra comprende una vasta selezione di opere inedite o poco note. Kelly-Ingres, fino al 26 Settembre 2010, Villa Medici. Una mostra che vuole illustrare i legame tra il lavoro dell’artista astratto Kelly, e quello di Ingres. Opere recenti, disegni, accuratamente selezionate per un percorso affascinante nelll’arte.
MUsiCA e ConCerTi Renato Zero: Sei Zero, 29-30 Settembre / 2-6/8 Ottobre 2010, Piazza di Siena a Villa Borghese In occasione del suo 60° anno di età, Renato Zero festeggia con una serie di concerti dal vivo e l’allestimento dello Zero Village, all’interno della quale sarà possibile trovare un’arena da 10.000 posti, aree espositive, negozi di dischi e maxischermi su cui saranno proiettati i concerti dal vivo del cantante. Elton John and Ray Cooper, 19-20 Settembre 2010, Auditorium Parco Della Musica Roma. Sir Elton John arriva nella capitale per due concerti in coppia con il percussionista Ray Cooper. Una straordinaria occasione per ascoltare dal vivo la voce ed il pianoforte di uno dei cantautori più longevi del nostro tempo. U2, 6 ottobre 2010 Stadio Olimpico via Foro Italico Roma. La band di Bono Vox fa tappa a Roma, allo Stadio Olimpico. Un tour trionfale per la band irlandese che miete successi da più di 20 anni, con la stessa energia ed entusiasmo degli esordi. Buenos Aires Tango, 8-18 Settembre 2010, Auditorium Parco della Musica di Roma. Terza edizione per questa rassegna del ballo, della musica e del canto argentini. Gli artisti più celebri provenienti direttamente dalla capitale argentina animeranno il Parco della Musica con corsi, conferenze, mostre e spettacoli. a cura di F.P.
PROSSIMAMENTE AL CINEMA a cura di F.P.
L’ultimo dominatore dell’aria
Il 24 Settembre arriva finalmente anche in Italia il nuovo film di Christopher Nolan (Memento, Insomnia, Il Cavaliere Oscuro). Con un budget di 200 milioni di dollari ed un cast stellare (Leonardo di Caprio, Michael Caine, Cyllian Murphy, Marion Cotillard, Ellen Page, Ken Watanabe), il visionario regista porta sugli schermi una vicenda sospesa tra sogno e realtà, che solo in USA ha già incassato la cifra provvisoria di 227 milioni di dollari, e 400 in tutto il mondo. Un successo commerciale che per una volta si unisce a quello della critica. LA TRAMA: Don Cobb (Leonardo DiCaprio) è un abilissimo ladro, il migliore in assoluto nella pericolosa arte dell’estrazione, cioè il furto di preziosi segreti dal profondo del subconscio durante i sogni, quando la mente è maggiormente vulnerabile. La rara abilità di Cobb lo ha reso un attore in questo nuovo ingannevole mondo di spionaggio industriale, ma lo ha anche reso un fuggitivo internazionale costandogli la perdita di tutto ciò che ha amato. Ma a Cobb viene offerta una chance di redenzione: un ultimo lavoro gli può ridare indietro la sua vita, ma solo se riuscirà a realizzare l’impossibile - l’inception, appunto -. Invece del furto perfetto, Cobb e il suo Team devono fare l’esatto contrario: il loro obiettivo non è quello di rubare un’idea ma di impiantarne una. Se hanno successo, potrebbe essere il crimine perfetto. Ma nessuno può metterli in guardia su un nemico che li pedina e che sembra sapere ogni loro mossa, un nemico che solo Cobb può aver visto arrivare... CURIOSITA’: -La sceneggiatura originale di Nolan è del 2001 e comprendeva solo 80 pagine. Nolan la propose già in quell’anno, ma poi decise di rimandare il progetto per fare maggior esperienza con i film ad alto budget: cosa che fece ampiamente girando i due Batman. -La trama del film ed il suo svolgimento sembrano tanto complessi (già in Memento Nolan ci aveva sorpreso al riguardo) che gli stessi attori, durante la produzione del film, hanno stentato a comprenderla appieno. Ha dichiarato Di Caprio in un’intervista: “Per molti di noi invece non aveva alcun senso mentre ci stavamo lavorando. Abbiamo dovuto indagare molto per capire di cosa il film parlasse.” -Il film era concepito inizialmente come un film horror. In seguito le tematiche si sono avvicinate maggiormente a quelle del blockbuster The Dark Knight. -Erano molti anni che Nolan desiderava lavorare con Di Caprio, ma l’attore si era sempre negato a tutti i precedenti film del regista. Soltanto con Inception ha cambiato idea, intrigato dallo script e dalle sue potenzialità. IL TRAILER: Potete trovare il trailer ufficiale del film all’indirizzo web: http://www.youtube.com/watch?v=S2HIda5wSVU
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M. Night Shyamalan (Il Sesto Senso, The Village, E venne il giorno) abbandona le sue solite atmosfere surreali per questo film tratto da una serie di cartoni animati. In un mondo Fantasy diviso geograficamente tra quattro regni, ognuno dedicato ad uno dei quattro elementi (Aria, Acqua, Terra e Fuoco), scoppia una guerra a cui soltanto il giovane Aang (Noah Ringer), guerriero dell’Aria, potrà porre rimedio. Il film, riconvertito in 3D, sarà seguito da due sequel, per cui regista e attori hanno già firmato. Al cinema dal 24 settembre Trailer http://www.youtube.com/ watch?v=acSLYSP_RRY
i Joneses
Graffiante commedia che parla del sogno americano, della finzione a cui tutti ci prestiamo, e all’inganno perpetuo cui la pubblicità ed il marketing ci sottopongono quotidianamente. Per la regia del debuttante Derrick Borte e l’interpretazione di David Duchovny (il più celebre Fox Molder di X-Files). In un tranquillo quartiere di periferia, giunge una famiglia, i Jones, altamente Fashion e ammirabile. Tutti i vicini li invidiano, senza sapere cosa si cela dietro alla loro apparente perfezione… Al cinema dal 1 ottobre Trailer http://www.traileritaliano. com/2010/08/joneses-trailer-filmitaliano.html
QUO
OTE
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LA reGinA dei CAsTeLLi di CArTA di daniel Alfredson
Wall street
il denaro non dorme mai
La crisi economica impazza, i commentatori ne attribuiscono unanimemente le colpe agli speculatori di borsa. Oliver Stone, da sempre attento ai movimenti di opinione, fiuta l’affare (è proprio il caso di dirlo) e torna alla creatura che valse l’oscar a Michael Douglas: Gordon Gekjo, lo spietato broker di Wall Strett. Uscito di prigione, tenta di ricostruirsi una vita e di riconciliarsi con la figlia: per riuscirci si rivolgerà al fidanzato, interpretato da Shia LaBeouf (Transformers). Al cinema il 15 ottobre Trailer http://www.youtube.com/ watch?v=9rFTnYYf_CY
Benvenuti al sud
Frizzante commedia con Claudio Bisio e Angela Finocchiaro, incentrata sul conflitto Nord-Sud, oggi tanto di moda. Alberto (Bisio), responsabile dell’ufficio postale di una cittadina della Brianza, finisce suo malgrado a lavorare in un piccolo paesino della Campania. Con la valigia carica di pregiudizi, il convinto meridionalista incontrerà una realtà che non immaginava, trovando l’amicizia, l’ospitalità e il fascino del meridione d’Italia. Da questo incontro uscirà cambiato per sempre. Per la regia di Luca Miniero. (Questa notte è ancora nostra) Al cinema il 27 Agosto Trailer http://www.italiastreaming. com/2010/06/13/benvenuti-al-sudstreaming-trailer/
Si conclude la fortunatissima trilogia di Millenium (o sarebbe meglio dire, di Lisbeth Salander), tratta dai romanzi del compianto Stieg Larsson. Un successo planetario per i tre libri, (27 milioni di copie in tutto il mondo), che non poteva non essere trasposto in una serie di film di produzione svedese (ma già in odore di remake americano). La fortuna di questa saga è una di quelle variabili imprevedibili che ogni tanto irrompe nel panorama dell’intrattenimento mondiale (Harry Potter e Twilight sono alcuni degli esempi analoghi), che generano una quantità di epigoni per cavalcare il trend e fare cassa. Ma la formula della saga di Millenium è difficilmente replicabile. La storia di Lisbeth Salander, la giovanissima hacker misogina e disadattata, il cui oscuro passato è l’emblema di tutte le vessazioni a cui una donna, per il solo fatto di essere donna, può essere sottoposta: un padre criminale, una madre maltrattata, stupri, il tutto avallato da quel potere statale che dovrebbe proteggere e che invece non esita ad usare i mezzi più biechi per assicurare la propria sopravvivenza. Dietro l’iperbolica vicenda di Lisbeth, magistralmente interpretata sul grande schermo da Noomi Rapace, si muove un mondo di personaggi: dall’eroico e libero giornalista Michael Blomqvist, al sadico Niebermann, fratello di Lisbeth e assassino spietato. Una saga post-femminista che sul grande schermo diventa un patinato thriller giudiziario in cui la fa da padrone il processo per omicidio che la protagonista deve affrontare, e nel quale si mescolano intrighi internazionali e risvolti politici tutt’altro che secondari. Una visione consigliata a tutti gli amanti dei romanzi, che forse stenteranno a ritrovare le atmosfere del libro ma che non potranno non riconoscere nella Rapace la perfetta trasposizione di quel personaggio che, in fin dei conti, costituisce il vero punto di forza di tutta la saga: Lisbeth Salander. QUOTE Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro. Eduardo De Filippo rivolto alla domestica in “Fantasmi a Roma”
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LIBRI del mese
a cura di F.Po
Corrado Augias
i seGreTi deL VATiCAno
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o Stato del Vaticano è un luogo senza analoghi nel mondo. Dal punto di vista strettamente politico, è una monarchia assoluta di tipo elettivo; la sua superficie si estende per pochi chilometri quadrati all’interno di una capitale straniera, Roma. E’ lo stato più piccolo del mondo. Eppure la sua influenza si estende in uno spazio invisibile, che si estende fino all’altro capo del mondo travalicando confini e investendo le coscienze. Protagonista di praticamente tutti gli avvenimenti importanti della storia dell’umanità da 2000 anni a questa parte, è stato al centro, nel bene I Segreti del Vaticano e nel male, Mondadori, 19,50 euro 165 pp di tutte le umane vicende. Ha ispirato artisti, costruito le più belle opere dell’ingegno umano, mosso guerre, umiliato re, soffocato o provocato rivolte popolari. Pane per i denti di Corrado Augias, che prosegue la sua serie di libri sui grandi luoghi del mondo: dopo Roma, Parigi, Londra, New York, lo scrittore posa il suo sguardo indagatore sul Vaticano come luogo fisico e spirituale (d’altra parte, è proprio questa sua doppia natura l’origine
del suo potere, del suo fascino, e forse, anche dei suoi mali). In 16 densi capitoli Augias esplora altrettante, eterogenee vicende che attorno al Vaticano si sono svolte: ad esempio la misteriosa morte di Giovanni Paolo I, la strana vicenda della Donazione di Costantino, falso storico prodotto per giustificare la supremazia del potere della Chiesa su quello dei re e imperatori; ancora, le vicende della costruzione di San Pietro e della Cappella Sistina, la rivalità tra Borromini e il Bernini, il mistero dei Cavalieri Templari; e anche fatti di cronaca, come la scomparsa di Emanuela Orlandi o del triplice omicidio consumatosi all’interno dello storico corpo delle Guardie Svizzere. In ogni capitolo Augias sa adattare il suo stile, qui giornalistico, là storico, spesso saggistico e letterario assieme, senza mai diventare pedante ma ancorando il lettore alla scoperta di una storia profonda 2000 anni. Al termine del libro si rimane con un senso di amaro in bocca. E’ impossibile, infatti, trovare tra queste pagine la conferma delle proprie opinioni sull’istituzione ecclesiastica. Chi la ama non potrà che chiedersi come è possibile che i vicari di Cristo in terra possano commettere tanti e tali errori, da portare spesso a disastri terribili. Chi la odia, non potrà non ammettere la grandezza umana e spirituale di molte delle figure che ne hanno animato la storia artistica e spirituale
Layla Crisanti Lacrime di ghiaccio Ispirato ad una storia vera, e’ il racconto di un emigrante abruzzese che oggi vive in Canada. Attraverso un viaggio sospeso fra presente e passato, fra realtà e ricordo, il romanzo mantiene il lettore sempre in bilico su questi due binari. In questo viaggio - spiega una nota - ognuno di noi si riconosce, riavvolge la pellicola del proprio passato e si riconcilia finalmente con se stesso e con la propria vita.
il classico
Margherite Yourcenar
Memorie di Adriano
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a Storia è un pozzo senza fondo di materiale letterario. Lo capì nel 1951 Marguerite Yourcenar, quando diede alle stampe questo splendido diario da un mondo lontanissimo, scritto da un personaggio umano ed eroico: l’imperatore Adriano. All’infaticabile ricerca nei meandri della storia si affianca un altrettanto profondo tuffo nei recessi dell’animo umano. Il risultato è lo sguardo saggio e distaccato di un uomo che ha saputo governare per tutta la vita, ma che ha potuto amare soltanto una volta. QUOTE Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato. George Orwell - 1984
FORMAZIONE
TERNI E LA SUA CUCINA: L’istituto F.Angeloni presenta la tradizione culinaria della nostra città dagli inizi del ‘900 Un viaggio indimenticabile nell’arte del mangiare ha accompagnato la presentazione dell’area di progetto delle classi 5A e 5B dell’Istituto F. Angeloni. E’ stato lungo il percorso di scoperta che hanno dovuto affrontare gli studenti, prima di raccoglierlo in un meraviglioso racconto-realtà
poi presentato in data 4 Giugno presso l’Antica Osteria Friozzu. Il fulcro del progetto era inizialmente l’educazione alla salute, ma in seguito questa continua raccolta di informazioni riguardante i tanti luoghi storici (relativi alla cucina) di Terni, ha portato il lavoro al di là di ogni aspettativa. Il lunghissimo tragitto non poteva essere percorso solo dagli studenti e dal docente Edoardo Bevilacqua, coordinatore dell’area, ma anche da una guida speciale, frutto del coinvolgimento significativo che l’intero
chierate con gli amici dopo trionfanti vittorie sportive, da Alfio per gli gnocchi, e così via, incrociando le licenze di Pazzaglia, intervistando i proprietari della pizzeria Elio. Nel frattempo, mentre in signor Scrocchiafave ricorda, l’area di progetto affronta i temi importanti della giusta nutrizione, dell’obesità, dell’effetto serra, dell’acqua, del cibo come arte (presentando celebri quadri come il Caravaggio), addirittura dell’economia mondiale, riproponendo frasi di illustri politici come Pertini, passando per la filosofia di Moro e riproponendo l’immancabile citazione “Le pecore mangiano gli uomini”. Un’area di progetto la classe 5°A dell’Istituto Angeloni di grande valore e riandri di Terni, raccon- lievo, presentata con artando aneddoti e sto- guzia ed una strana semrielle importanti, tutte plicità, tanto da far nerelative a luoghi su cui cessariamente volgere vige l’impronta antica di il capo per prestargli atprofumi deliziosi, di ristoranti e di bar. Attraverso Gerolamo è stata presentata l’area, attraverso i suoi ricordi dialettali e inerenti alla propria collocazione all’interno di una cartina ben realizzata dagli studenti. Lui si muove, e con lui, si muove la storia della cucina ternana. Gerolamo va al Friozzu per le ciriole, passa all’ormai chiuso Bar Rossi ricordando lì le sue chiaccorso aveva generato nei giovani coinvolti in modo spontaneo: lui, Gerolamo Scrocchiafave. Un vecchietto classe 1918 è diventato l’anima del racconto, con il suo segno particolare nella carta d’identità che suscita riso e divertimento: “ternano fino a lu midollu”. E’ lui che viaggia nei me-
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tenzione. Inoltre, è bellissima la storia che fa da sorgente al diramarsi dei vari argomenti del corso, quella del vecchio Gerolamo con la carta d’identità scaduta che sembra di accompagnarlo nel suo tragitto; una storia coinvolgente, che spinge a esclamare “ma pensa te!” ad ogni suo cenno storico e ad ogni sua emozionante ed incredibile risvolto…e non tutto è stato inventato, anzi, diciamo l’esatto contrario. Terni Magazine vuole dare il giusto riconoscimento a questo progetto, sperando che faccia molta strada. Per ora, continuiamo a sognare con la nostra guida e ad attraversare le vie di Terni con un pizzico di storia culinaria in più nel nostro Dna.
Francesca De Santis
Il professor Bevilacqua con le ragazze della classe 5°B
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SCUOLA
MISERA SCUOLA IN MISERO STATO Proseguono i tagli agli organici scolastici: 153 posti nella sola provincia di Terni. Ed è una delle meno colpite
“Caro Signor Gianni- egli dice – anche a me le novità fanno piacere. Che belle macchine ci sono nelle fabbriche, che belle astronavi in cielo. E anche il frigorifero, com’è bello. Ma la mia scuola, l’ha vista? E’ tale e quale a come era ai tempi di mio nonno Garrone e dei suoi compagni: il Muratorino, De Rossi e Franti, quel cattivello. Di belle macchine, là dentro, neanche l’ombra. Gli stessi banchi graffiati e scomodi di una volta. Vorrei che la mia scuola fosse bella come un bel televisore, come una bella automobile. Ma chi mi aiuta?” No, non è la lettera di un maestro disperato dopo gli esiti della famigerata legge 133, targata Mariastella Gelmini. Né di uno di quei genitori a cui tocca pagare ti tasca propria la tinteggiatura delle classi, la carta igienica ed i gessetti. E nemmeno di un dirigente scolastico con le mani ormai fermamente piantate in mezzo ai capelli, perché non sa come pagare le supplenze o i corsi di recupero. E’ un brano insospettabilmente tratto da una favola per bambini scritta nel 1962 da Gianni Rodari (Favole al telefono, ed.
Einaudi), da cui possiamo trarre un insegnamento importante: la malattia della scuola italiana non comincia due anni fa. I fatti Innanzitutto i numeri. A partire da quest’anno scolastico saranno tagliati nella sola provincia di Terni 153 posti: 75 di docenti e 78 di personale ATA, che vanno ad aggiungersi ai 189 dell’anno appena concluso (bidelli, amministratori e tecnici). “ Appare del tutto evidente – afferma Tommaso Dionisi, segretario generale Flc Cgil provinciale - che un riduzione di questa portata inciderà pesantemente sul funzionamento delle scuole della nostra provincia. Assisteremo infatti ad un eccessivo affollamento delle classi e in alcuni casi
si supereranno i 30 alunni per aula, con buona pace dei parametri di sicurezza che non potranno essere garantiti e a tutto discapito della qualità dell’insegnamento che naturalmente sarà fortemente compromessa”. Alla riduzione del numero di insegnanti, infatti, non corrisponde una riduzione del numero degli alunni, con il risultato che il numero di studenti per classe aumenta vertiginosamente a fronte del numero uguale di insegnanti. Non ci vuole granché a comprendere la differenza che intercorre tra il seguire una classe di 20 alunni ed una di 30: gli insegnanti rischiano di trasformarsi in dei babysitter ultra-qualificati. “E’ come se chiudesse una
Studenti in corteo
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media fabbrica del nostro territorio - ha aggiunto Lucia Rossi, segretaria generale della Cgil di Terni -, ma quando si parla di scuola si fa più fatica a far passare l’idea. E poi questa fabbrica che ci stanno chiudendo a suon di tagli e’ molto speciale per il tipo di bene che produce, ovvero la cultura e la preparazione delle nuove generazioni, un bene fondamentale per un territorio come il nostro’’. E’ facile infatti leggere sui giornali o vedere in tv le vicende delle moltissime aziende a rischio chiusura, ma non si spiega l’indifferenza che accompagna la mole di licenziamenti conseguenti alla politica di tagli indiscriminati inaugurata negli ultimi anni. Eppure la scuola in Italia non fa notizia. La crisi preme sui conti pubblici, è vero: ma non si spiega allora come mai paesi come la Germania e gli Stati Uniti, proprio nell’intento di uscire da questa situazione, abbiano messo in atto massicci investimenti nel settore dell’istruzione, mentre in Italia la scuola è sempre in cima alla lista dei tagli. Segno di una miopia che colpisce i go-
SCUOLA verni di ogni estrazione, incapaci di guardare oltre il proprio naso e di voler investire sulla prima risorsa di ogni nazione: i suoi giovani. Incertezza A questi problemi di carattere economico si sommano i numerosi dubbi che il riordino degli indirizzi scolastici ha lasciato insoluti ancora adesso che ci troviamo alle porte dell’apertura di un nuovo anno scolastico. La riforma Gelmini ha incontrato diversi ostacoli, non ultima la bocciatura delle circolari attuative da parte del TAR del Lazio a causa di vizi procedurali (a quanto pare, non erano state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale pur avendo forza di legge), che si è andata ad aggiungere alla bocciatura del Consiglio di Stato (che ha ritenuto che l’impianto della riforma abbia ecceduto i limiti della delega). Le scuole non sanno come organizzare le classi e gli insegnamenti, quando i genitori sono già in pieno periodo di pre-iscrizione. Persino la formazione dei nuovi insegnanti naviga in alto mare. Dopo l’abolizione delle SISS, scuole di specializzazione all’insegnamento, da parte del governo Prodi nella persona del Ministro Fioroni, si parla in via del tutto ufficiosa di un Tirocinio Formativo Attivo (TFA), i cui termini di svolgimento sono però ancora avvolti nel più assoluto mistero, tanto da metterne in dubbio l’attuazione per quest’anno (e sarebbe il secondo consecutivo per cui coloro che avevano programmato la propria vita lavorativa all’interno della scuola non hanno sbocchi per abilitarsi alla professione).
Aperture Non tutto è perduto, per fortuna. Ogni tanto qualche buona notizia riesce a trapelare. Nonostante il decreto Brunetta, infatti, che bloccava le nuove assunzioni nel pubblico impiego, il Ministero dell’istruzione ha confermato il via libera all’assunzione di 52 docenti nella scuola dell’infanzia, 10 docenti per la primaria, 21 docenti per la media, 9 alle superiori e 63 insegnanti di sostegno. In totale, sul fronte docente, ci saranno 155 assunzioni, nella regione Umbria. Sul territorio nazionale, pare che saranno immessi in ruolo 10.000 docenti, 6.500 Ata, 170 dirigenti scolastici. “ Solo difettando totalmente di senso della realtà - dice la segretaria generale della Cisl scuola Ivana Barbacci - Si può ritenere questo un fatto insignificante, stante la situazione di sostanziale blocco delle assunzioni in tutto il resto del pubblico impiego. Le assunzioni sono il segnale chiaro e concreto che la strada per superare il precariato è solo quella della copertura graduale dei posti vacanti. Ed è con questi obiettivi che la Cisl continuerà a lavorare nei prossimi mesi. Risulta importante anche aver confermato, per l’anno scolastico prossimo, le misure straordinarie destinate al personale precario che, a causa della contrazione degli organici, non ritrova la possibilità di un incarico annuale”. F.Po
CARI LIBRI... I professori non ridono, i genitori piangono. Nonostante il Ministero dell’Istruzione abbia lasciati invariati i tetti di spesa inaugurati due anni fa, il prezzo che le famiglie dovranno pagare per mandare un figlio al primo anno di scuola superiore sarà ancora una bella botta per i bilanci sempre più in rosso degli italiani. Molti istituti, anche a causa della confusione creata dalla riforma Gelmini che inaugura nuovi orari e nuovi indirizzi senza indicare i tetti di spesa (che allo stato attuale si aggirano attorno ai 300 euro), addirittura sforano il massimo anche di 100 euro. Il ministero promette controlli, ma intanto l’anno scolastico comincia ed i figli da qualche parte dovranno pur studiare. Ed i contributi comunali per le famiglie disagiate? Abbattuti dai tagli alla spesa pubblica. Che il diritto allo studio stia diventando un lusso? Qualcuno prova a correre ai ripari, come l’Istituto Majorana di Brindisi, che già dall’anno scorso ha messo in campo una strategia inedita: far scrivere i libri di testo ai propri insegnanti, vendendoli in blocco, in versione digitalizzata a soli 35€. La soluzione? Forse, e forse no. I libri di testo computerizzati, con gli aggiornamenti da scaricare ogni anno, vengono additati come la risposta al problema: e lo sarebbe davvero, se gli italiani fossero connessi tutti ad Internet, e se le scuole fossero tutte davvero fornite di un computer per studente. Ma la realtà è ben diversa. Difficile immaginare un computer per banco con i tagli degli ultimi anni. Per ora, si consiglia, a chi può, di recarsi nei mercatini del libro usato, e sperare nel colpo di fortuna. F.P.
Libri sempre più cari
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CHIESA E SOCIETà
LE NUOVE LINEE GUIDA DELLE PARROCCHIE TERNANE PER LA CATECHESI DEI RAGAZZI
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on Luciano Avenati, con il vescovo di Terni-NarniAmelia e il presbitero diocesano, ha tracciato le linee su cui si deve attivare la catechesi dei ragazzi, per tornare a svolgere la finalità che le è propria. Infatti il cantiere della catechesi dei ragazzi. che fino a metà degli anni ’80 è stato aperto e molto vivace, oggi sembra socchiuso e stanco. Queste linee guida comuni-ecclesiali, condivise anche se adattate alle varie realtà, consentono di riaprire il cantiere della catechesi. Con ciò, non si mette in discussione il pedobattesimo, anche se sempre più ragazzi chiedono di essere battezzati, evitando la tentazione di rimandare il completamento dell’iniziazione cristiana dei ragazzi (ICR) troppo in la con l’età, ad esempio la cresima a 16-18 anni. L’unica soluzione
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possibile è di aprire la discussione per scelte condivise e più efficaci sui ragazzi, sulle finalità, sull’ordine dei sacramenti, sull’Eucarestia domenicale anzitutto e sul clima di familiarità e simpatia percepito. I due testi fondamentali della CEI da tener presente sono: Il Rinnovamento della Catechesi, documento base, e L’Iniziazione Cristiana, Orientamenti per l’IC dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni. Finalità della catechesi è “costruire il cristiano”, ma come cristiano ragazzo, non proiettando sui ragazzi le frustrazioni pastorali che si hanno con gli adulticosa che non è accettabile pedagogicamente ne evangelicamente: Gesù non lo ha seguito né con gli apostoli né con le altre persone incontrate. Nel linguaggio antico gli adulti che desideravano diventare cristiani erano chiamati “simpatizzantes”, poi catecumeni, quindi cristiani. Questo termine “simpatizzantes” è appropriato, perché i ragazzi sono cristiani per grazia perché battezzati, ma per età sono simpatizzanti perché nella fase della scoperta, della meraviglia, della novità e in questa età deve essere alimentato questo stato d’animo e di spirito, di simpatia nei confronti di Cri-
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sto, della fede e del vangelo. Questa categoria dei “simpatizzantes” è la chiave di volta della ICR, occorre creare nei ragazzi la simpatia per Cristo sentendosi suoi amici, per la Chiesa, per la parola del Vangelo. Solo così in adolescenza e giovinezza arriverà il resto, altrimenti sarà l’inizio della fine. Il metodo della catechesi più adatto all’età dei ragazzi è quello esperienziale, perché, dice il documento base sul rinnovamento della catechesi, la finalità della catechesi è creare una mentalità di fede: pensare, amare e vivere come Cristo. Nel metodo esperienziale sono importanti tre affermazioni: l’esperienza conta e incide più della dottrina, quindi l’eucarestia la domenica incide più dell’incontro settimanale; gli atteggiamenti di vita contano più che i valori astratti; le relazioni contano più che le affermazioni o le convinzioni, per la crescita in senso cristiano conta la qualità delle relazioni che il ragazzo vive, nel gruppo, con il parroco, con gli amici, con gli adulti e in particolar modo nella celebrazione eucaristica domenicale. Secondo questa proposta di nuove linee guida, la priorità della catechesi è l’eucarestia domenicale che ne è il vertice. La liturgia domenicale potrebbe quasi bastare, anzi occorrerebbe invertire la tendenza: eucarestia sempre, ogni domenica, catechesi di tanto in tanto perché nell’Eucarestia c’è tutto. Quindi il martirio moderno sta proprio nell’essere fedeli all’eucarestia domenicale dentro una vita complicata e complessa per i singoli e per le famiglie. Affinché l’eucarestia domenicale sia ritenuta
tale c’è qualche condizione: che venga celebrata e preparata come attività pastorale più importante; che sia gioiosa, familiare, partecipata, condivisa, attenta alle diverse età e situazioni del popolo di Dio. L’omelia deve toccare la vita, interpellare, interrogare, consolare, illuminare, dare speranza, riscaldare il cuore, quindi far sentire che la Chiesa conosce e ha a cuore i problemi delle persone. La celebrazione eucaristica e l’omelia deve avere una parola per i ragazzi, li deve coinvolgere, poi parlare e incoraggiare i loro genitori nel difficile compito educativo. I vescovi italiani dicono “ se l’omelia non funziona la casa di Dio piomba nel buio”. Ovviamente ci sono delle obiezioni che occorre tentare di risolvere: il problema dei genitori che non vengono a messa e quindi non portano i figli e le attività sportive fatte di domenica. Per il primo punto, è utile far circolare il pensiero positivo dell’importanza e della bellezza dell’eucarestia domenicale attraverso un lavoro paziente all’interno della comunità parrocchiale. Per il secondo, dialogare e trovare accordi con i responsabili sportivi o chiedere ai ragazzi di andare a messa il sabato sera. A conclusione, va ribadita nella catechesi dei ragazzi, ma anche degli adulti, la centralità dell’eucarestia domenicale, quindi ai vertici dell’iniziazione cristiana c’è l’Eucarestia, che si fa ogni domenica, non la Cresima, che si fa una sola volta.
Sabrina Viali
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QUARTIERE DUOMO TEATRO DI SCORRIBANDE IL VESCOVO VA IN CONGO MA LE tribù sono SOTTO I PORTICI DELLA CATTEDRALE
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iazza del Duomo, la più bella area del centro storico di Terni, non solo per la presenza di palazzi storici e vie d’epoca, con la Maestosa Cattedrale che domina il quartiere, il millenario campanile, la Chiesa che custodisce una reliquia del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo, è diventato luogo di scorribande. Un saloon proprio sotto i portici, dal quale fanno irruzione peones e orde di giovanotti che poi in sella a motorini assordanti fanno caroselli sulla piazza e per le strade circostanti. Rumori assordanti dei condizionatori che insistono sulle case di diversi residenti al quartiere Duomo, urla e schiamazzi provenienti dal “circolo” citato dove si fuma, si beve, si gioca a carte. Un tempo lì i giovani venivano seguiti e formati verso la vita cristiana, ora è in mano ai “mercanti” del templi; orde di balordi che assediano lo”stato di Paglia”, e che si “ubriacano” di video giochi (e non solo) dai contenuti devianti, schiamazzi, bestemmie e intimidazioni ad alcuni cittadini residenti. Un sacerdote si ammala di cuore, con i polmoni pieni di fumo passivo proveniente dal citato circolo. Il vescovo Paglia, più volte sollecitato, ha sempre ignorato tutto questo, anzi, nel mese di luglio è partito per il Congo per stipulare un fruttuoso e senz’al-
tro lodevole accordo con la diocesi di ‘Ntambwe, senza però accorgersi che l’Africa è proprio sotto i suoi portici e nella piazza del Duomo, fatta sempre doverosamente sgombrare dai vigili urbani in occasione di determinate celebrazioni liturgiche, ma mai per queste scorribande. Una delle ultime: una festa organizzata sulla piazza, con altoparlanti a tutto volume per ore con musiche da discoteca e afrocubane, gruppi di giovani ululanti accompagnati da motorini “smarmittati” che sgommavano. I residenti dunque devono subire tutto questo perché un’esigua minoranza di persone incivili ha preso pieno possesso, nelle ore serali e notturne, di questo gioiello del centro storico, ignorando che ci sono regole da seguire anche prima del-
la mezzanotte per i suoni emessi da amplificatori o impianti stereo, e che queste regole sono ancora più severe per la tutela dei centri. Il Procuratore dei cittadini, Pier Paolo Marconi, presidente anche di Cittadinanza Attiva, ha scritto un’accorata lettera al Vescovo, ma anche al Sindaco Leopoldo Di Girolamo: “Eccellenza , non è la prima volta che le scrivo […]. Nella sua ultima lettera “Eucaristia e Città” del 2009, lei ripropone una riflessione teologicamente profonda e coerente con la sua formazione, alla luce, ancora vivissima, del Concilio Vaticano II. “ La città ferita e l’amore della Chiesa “ è il capitolo che meglio esprime questa coerenza. Forse un altro titolo avrebbe meglio sintetizzato i contenuti descritti: “L’amore della Chiesa dentro la città fe-
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rita”. Credo che i discorsi sulla città ferita non siano altra cosa, come lei spiega, dall’amore della Chiesa. Distinguere l’amore della Chiesa che è l’amore di Dio, dal dolore del prossimo, sarebbe come dividere le ossa dalla carne, improponibile; in tutto ciò che è dramma umano c’è Gesù che vi muore dentro. Purtroppo dobbiamo constatare che la città ferita, è presente anche dentro le mura della sua Chiesa. Gli abitanti della zona Duomo e vie adiacenti più volte si sono rivolti al ns Ufficio e per i ripetitori installati sul campanile che provocano inquinamento elettromagnetico e danni, soprattutto ai bambini, e per l’inquinamento da rumore assordante, da fumo e da schiamazzi che si protraggono fino a tarda notte proprio sotto le sue
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finestre. La gente viene svegliata di soprassalto ed in maniera particolare protestano i lavoratori che fanno i turni. Lei, come fece Gesù, dovrebbe molto adirarsi con i profanatori del Tempio, (VANGELO DI MATTEO CAPITOLO 21, VERSETTO 12), tempio inteso come cuore dell’uomo e quindi casa di Dio. Gesù si adira con i profanatori perché hanno trasformato la casa del Padre, che è il cuore dell’uomo, in un consumismo, in una spelonca di ladri. Lì dove adesso c’è un bar, c’era un oratorio, in una lapide sotto i portici della Cattedrale campeggia la scritta “Horatorium” (orare= pregare), varcata la soglia, invece, c’è un locale dove si fuma, si beve, si gioca a carte, ci sono videogiochi. La sicurezza dei cittadini è in pericolo. Era un luogo di preghiera e di formazione per i gio-
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vani adolescenti, tutti i ternani ricordano l’oratorio di Don Peppino, che ha dato alla società e alla Chiesa solide colonne. Monsignor Paglia, cosa sta cambiando? Come è possibile che non si accorga dei profanatori del Tempio? Mi scusi ancora se, indegnamente, le ricordo che le ferite della città non sono solo quelle di cui lei parla nella lettera pastorale, e la pedofilia non è il solo “peccato” di cui anche il Papa ha riconosciuto l’esistenza e la gravità: c’è anche la condizione di solitudine e di “abbandono” dei sacerdoti, soprattutto anziani. Vorrei ricordare il mio parroco, deceduto da qualche anno, e credo non sia il solo esempio: Don Eralvio è stato parroco di Casteldilago per più di quarant’anni, una vita vissuta in perenne solitudine; non aveva né madre né sorelle che
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lo assistessero nella sua malattia, non aveva neppure le risorse sufficienti per una perpetua. […] E’ vissuto da solo e da solo ha lasciato questa terra, anche all’obitorio è rimasto per molte ore da solo; sicuramente il Padre celeste è stata la sua compagnia e l’avrà accolto tra le sue braccia misericordiose. Vi sono ancora troppi sacerdoti anziani e malati che non trovano ascolto ai loro problemi causati proprio dall’ambiente in cui vivono, magari dentro la Chiesa insieme ad altri confratelli e sono soli. A questo proposito non può non venirle in mente la lettera di S. Paolo ai Corinti: “….prima di tutto sento che quando vi riunite in assemblea, vi sono tra di voi delle scissioni……. non è affatto un consumare la cena del Signore; ciascuno infatti nel mangiare si mette innanzi il
suo proprio pasto sicché l’uno ha fame e l’altro è ubriaco. Non avete dunque case per mangiare e bere.?” S. Paolo non voleva certamente dire che a casa propria uno può essere ingiusto, è soltanto una battuta dialettica cioè vuol dire i pagani fanno come voi. Poi c’è il punto più importante della lettera: “ciascuno esamini se stesso e se vede che è indegno mangerà la sua condanna.” E S. Paolo non si riferiva certamente ai peccati del sesto comandamento, come per secoli è stato interpretato questo passo, ma voleva dire: guardi se ha rotto la distribuzione dei beni, (materiali e immateriali ovviamente) cioè se ha mangiato lui ed ha lasciato gli altri affamati, allora si ricordi che mangerà la sua condanna”.”. Giancarlo Padula
CONTROMANO
a cura di Francesco Pone
ArresTATo Un ConsiGLiere CoMUnALe Dopo la “Tangentopoli Rossoverde” degli anni ’90, le forze dell’ordine tornano ad ammanettare un politico ternano: Alessandro Chiappalupi, dipendente di Equitalia Terni (s.p.a. incaricata di riscuotere i tributi per conto del fisco) ed anche presidente della terza commissione Bilancio a Palazzo Spada in quota PD, è stato arrestato. L’accusa: avrebbe intascato i soldi che fiduciosi cittadini gli consegnavano per pagare le tasse. Secondo gli inquirenti, Chiappalupi avrebbe messo a punto un complesso sistema di pressioni ed interessamenti volti a approfittare dello stato di bisogno di contribuenti. Non un’accusa da poco, per uno dei politici che l’amministrazione ha chiamato a contribuire nella gestione dei soldi pubblici. Chiappalupi si dichiara innocente, ma il Comune intanto ha sospeso dai suoi incarichi. Nella speranza che le accuse si rivelino infondate (più che altro per un sentimento di umana decenza), attendiamo fiduciosi i risultati delle indagini.
LA Ue CHiede 80 MiLiArdi di eUro ALL’AsT
Mamma Europa ritira la paghetta alla Terni Acciai. Secondo il Tribunale UE, la tariffa scontata per l’energia elettrica di cui hanno beneficiato le “società ex-Terni” dal 2005 è un aiuto di Stato che l’Italia deve recuperare presso tali società: 80 milioni di euro pagati in bolletta dai consumatori italiani e che ora ThyssenKrupp, Norsk Hydro e Caltagirone dovranno restituire. Non una bella notizia per la già malandata industria siderurgica ternana. La crociata della UE contro i cosiddetti aiuti di Stato, dopo l’analogo caso della Alcoa, fa quindi un’altra vittima. Lo sconto, stabilito per trenta anni dal 1964, aveva poi ricevuto un paio di proroghe, che non si negano mai a nessuno: ed è proprio l’ultima di queste proroghe, datata 2005, che è finita nel mirino dei sempre solerti commissari UE. 80 milioni di euro non sono mica bruscolini, soprattutto in tempi grami come questi: per ora lo Stato Italiano non sembra avere alcuna fretta di riprenderseli. E’ più importante la libera concorrenza oppure la protezione dei posti di lavoro? Per un governo sedicente liberista la domanda non dovrebbe nemmeno porsi. CoperTe, pAnini e sprAY AnTipULCi: eCCo GLi ACCorGiMenTi per CHi ViAGGiA Con Le Fs Quando Moretti, il direttore generale delle FS, l’anno scorso, consigliò ai viaggiatori di portarsi coperte e panini in caso i treni andassero incontro a qualche disguido imprevedibile (ovvero la tanto insolita pioggia d’inverno), si dimenticò di aggiungere alla lista l’indispensabile Spray Antipulci. Oppure un bel collare rubato a Fido, in modo da lanciare anche la moda dell’estate. Con questi piccoli accorgimenti il lettore che ci ha segnalato che “sul treno delle 19.32 ES9334 Roma-Terni molti viaggiatori sono stati infestati dalle pulci nella carrozza n.6”, avrebbe potuto continuare tranquillamente il viaggio. Invece ci racconta che “ad un certo punto sono arrivate un gruppo di persone che lamentavano di essere state “disturbate” da numerose pulci nella carrozza n.6. Il capotreno ha raccolto le denunce e poi ha avvertito la base operativa delle FS che ha fatto svuotare la carrozza infestata. Il capotreno ha lasciato detto ai querelanti che avrebbe rilasciato una copia della denuncia alle FS e che le stesse FS si sarebbero subito attivate per sostituire la carrozza n.6. Quando sono arrivato a Terni verso le 20.45, il treno è rimasto fermo per un pò alla stazione, da quel momento in poi non so come sia andata a finire (se è intervenuta la ASL o i NAS o se è stata sostituita la carrozza)”. Povero lettore, rispondiamo noi, che è ancora convinto che le Ferrovie dello Stato (ovvero di proprietà dello Stato), siano tenute a offrire un servizio di pubblica utilità al popolo italiano! I treni dei pendolari, così come i treni merci, sono lentamente destinati all’estinzione, e non a causa di un meteorite, ma per i ritardi (secondo uno studio della Cisl, nel solo Lazio ogni 1000 km di spostamenti si registra un ritardo medio di 98 minuti) ed i fastidiosissimi parassiti saltellanti. Lasciamo gli utili ma poco redditizi treni regionali alle pulci: chi vuole andare a lavorare, prenda l’Alta Velocità: spenderà la maggior parte del suo stipendio in biglietti, ma vuoi mettere il poter arrivare al lavoro a 300 km/h?
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CONTROMANO Ai posteri l’ardua prenotazione “Le prescrivo un ecocardiogramma: non ne ha bisogno, ma da qui a cinque mesi non si sa mai cosa può succedere”. Ecco come si dovrebbe concludere una visita medica di routine nella ridente Terni, visti i tempi minimi di attesa per un esame cardiologico all’ospedale. Così, ai tanti giovani ternani che, secondo un sondaggio del Rotary, vorrebbero studiare medicina, dovremmo dire di approfondire anche la nobile arte della chiromanzia per indovinare in anticipo gli esami di cui i loro pazienti necessiteranno per sopravvivere. Una bella sfera di vetro poggiata sulla scrivania, accanto a stetoscopio e sfigmomanometro. “Al di là delle chiacchiere da salotto e delle statistiche politico-sanitarie la verità è il muro che ogni giorno la povera gente incontra di fronte ad una sanità pletorica, che costa moltissimo ma che non funziona e non garantisce neanche il minimo indispensabile”, scrivono Enrico Melesecche e Cristiano Crisostomi, “E’ vergognoso che una pensionata al minimo dell’INPS sia costretta a rivolgersi ad uno studio privato pagando 75 € per un ecocardiogramma di cui ha assoluto bisogno e, con le lacrime agli occhi, ci dica che non ha 273 € per pagarsi tre tipi di doppler che le ha prescritto il medico di base, solo perché la mastodontica macchina pubblica non è in grado di fornire in tempo utile neanche prestazioni di routine.” Eppure, ci chiediamo noi di Ternimagazine, paghiamo con le nostre tasse i lauti stipendi di “6 Direttori Generali, 6 Direttori Sanitari, 6 Direttori Amministrativi, una pletora di Direttori di Dipartimento, in 4 ASL ed in 2 Aziende Ospedaliere”: possibile che con tutti questi cervelli al lavoro non si riesca ad assicurare un minimo di funzionalità alla macchina sanitaria ternana? Le alternative sono due: o non vogliono farlo, per rispondere a chissà quali interessi, o non possono farlo, per incapacità. Tertium non datur
Tutti a pranzo all’autobotte Vietato l’uso di acqua per l’alimentazione ai quartieri Polymer e Campomaggiore Tetracloroetilene. Ecco il nome del nostro mostro di Loch Ness. Infesta le acque dei pozzi della conca, impedendo l’uso alimentare a ben 153 famiglie, che possono comodamente servirsi presso le autobotti messe gentilmente a disposizione dal Comune. La differenza tra il nostro mostro e quello scozzese, è che il primo non porta turisti, anzi: probabilmente farà fuggire quei pochi che abbiamo. Entrambi i mostri sono invisibili ad occhio: ci è voluta una segnalazione dell’ARPA, non si sa quanto tempestiva, per far sapere ai cittadini che si stavano bevendo del veleno. Comunque, l’Amministrazione ha la situazione in pugno: talmente tanto, che non sa ancora chi sia responsabile della contaminazione. I rifiuti inceneriti che si sedimentano nei nostri polmoni ringraziano: cominciavano a sentirsi soli.
PASSATO BURRASCOSO DI DEODATI La Ternana passa di mano Dopo anni di contestazioni e raccolte di firme, Longarini finalmente cede le Fere all’imprenditore Angelo Deodati. Ma chi è Deodati? Collezionista di squadre di calcio (ha avuto il Latina, la Viterbese, l’Ancona), imprenditore legato al business dello smaltimento dei rifiuti (pare venisse chiamato “il re della mondezza”). In entrambe le sue passioni ha avuto qualche screzio con la giustizia: coinvolto in un’inchiesta sulla gestione dell’Ancona dalla procura del capoluogo marchigiano nel ’96 (senza esito), e in un’altra sulla gestione del ciclo rifiuti a Pomezia, assieme ad altre persone (ancora senza esito). Deodato vuole puntare alla serie B, ai tifosi, per il momento, basterebbe non perdere per 4-0 con la Lucchese.
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IL PERSONAGGIO
Emanuela Aureli,
la ternana che fa ridere l’ItaliA
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manuela Aureli, (nella foto), è un’imitatrice e attrice italiana originaria di Cesi. Sui teleschermi esordisce nel 1992 con il programma “Stasera mi butto... e tre”, trasmesso in prima serata su Raidue. Da quel momento in poi è tutto un fiorire di apparizioni, partecipazioni a numerosi programmi TV, radio ma anche film, tra cui “Alice”, di Oreste Crisostomi, “I mostri oggi”, di Enrico Oldoini e la serie televisiva “Carabinieri 4” in onda su Canale 5. I suoi pezzi forti sono senza dubbio le imitazioni e nel suo carnet ne conta davvero tante. Tra le molte possiamo citare le imitazioni di: Milly Carlucci, Barbara D’Urso, Mara Venier, Rosanna Lambertucci, Loredana Bertè, Ornella Vanoni, Raffaella Carrà, Simona Ventura, Monica Bellucci… e tantissime altre. Ma anche personaggi maschili come Beppe Grillo, il giudice Santi Licheri e il compianto Raimondo Vianello. Nel 2010 fa parte del cast comico di “Voglia d’aria fresca”, condotto da Carlo Conti. Ed è proprio da qui che vogliamo iniziare il nostro colloquio con Emanuela. La domanda è, come si dice, d’obbligo: quando hai “voglia di aria fresca”, ossia per riprenderti dallo stress, cosa fai? «Torno nella mia casa umbra, a Terni, dove c’è la mia famiglia che mi dà tanta energia e mi fa riappropriare della mia vita fatta di cose semplici, di affetti,
che sono il mio punto fermo nella vita». È la prima sincera risposta che Emanuela ci dà. Ma noi vogliamo sapere qualcosa di più su di lei, ma soprattutto sui suoi personaggi. Che sensazione dà a livello psicologico il calarsi in uno dei tanti personaggi che imiti? «Una bella e sana sensazione; quella di poter cambiare e assumere le vesti di altre persone, di giocare con personalità molteplici senza annoiarsi mai; diventare un’altra persona pur rimanendo con la mia anima». Già, restare con la propria anima. Ma non si crea confusione calandosi nei panni di altri? Lo abbiamo domandato proprio a lei. Nella vita di tutti i gior-
ni riesci poi a essere completamente te stessa o, a volte, affiora qualche “tic” di uno dei tuoi personaggi? «Nella vita sono sempre me stessa, anche se a volte esce fuori spontaneamente la voce di qualcuno che imito... a tal proposito molte persone sentendomi parlare mi hanno detto che pronuncio le parole con la voce di Raimondo Vianello e ciò avviene senza che io me ne accorga... È come se i personaggi che imito albergassero in me e ogni tanto uscissero spontaneamente fuori... sono posseduta praticamente! Scherzo!!!», ride Emanuela. Ma ora passiamo a cose più “serie”, come la salute. Hai mai sofferto di qualche malanno un po’ più “serio” che non il semplice raffreddore o influenza? «Mai!». Per fortuna, e ne siamo lieti.
Però anche Emanuela, qualche volta, avrà sofferto di qualche piccolo disturbo. Quando sei vittima di qualche disturbo, come ti curi? «Ho paura del responso medico e quindi quando sto male cerco di curarmi da sola fino a che ciò è possibile... chiaramente dipende dall’entità della malattia: se è grave bisogna ricorrere subito al medico». Quindi, per Emanuela Aureli, Benessere è...? «Sentirsi bene con se stessi». Vedo, prevedo… Cosa c’è nella sfera di cristallo per il futuro di Emanuela? «Non saprei... magari potessi sapere cosa accadrà domani! Il problema è che mi si è rotta la sfera di cristallo e ora devo solo immaginare il mio futuro... In questo mestiere si vive di continue incertezze e di piacevoli sorprese improvvise per cui attendo fiduciosa che qualcosa di bello arrivi nuovamente e poi ora ho le serate estive in tutte le piazze italiane dove girerò con il mio spettacolo; nuovi progetti teatrali per il prossimo anno e poi il resto si vedrà... L’importante è la salute... con questa si possono fare tante cose, basta prefiggersi degli obiettivi e pensare sempre positivo! Un forte abbraccio a tutti e grazie del pensiero...» (Fonte: Luigi Mondo & Stefania Del Principe - La Stampa)
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CUlTURA
L’Archivio fotografico alterocca deve essere valorizzato e trovare una nuova sistemazione
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rano gli anni della Belle Epoque, quel periodo storico a cavallo di due secoli, in cui il progresso sembrava alludere ad un brillante futuro per la civiltà umana. A Parigi si organizzava l’Esposizione Universale, mentre l’Italia, ancora fresca dell’Unità, cominciava a sperimentare l’industrializzazione, seppur timidamente rispetto agli altri paesi europei. In quegli anni Virgilio Alterocca, educatore, politico, editore, rilevava la bottega artigianale che avrebbe trasformato nella prima industria italiana di cartoline illustrate: un’impresa che, secondo l’industriale, doveva innalzare il livello culturale della città di Terni. Una fortunatissima attività che mischiava alla moderna produzione in serie l’arte di illustri fotografi e tecnici del fotoritocco: attività che all’epoca non poteva contare sulle magie informatiche del Photoshop ma che doveva svolgersi con il pennello sui negativi. Una vera e propria magia: la notte che diventa giorno, particolari da cancellare, nubi da aggiungere in un cielo terso, papi mai esistiti (in occasione degli enclavi, i compositori montavano i volti dei papabili sul corpo di un pontefice, in modo da avere pronta l’immagine il giorno stesso dell’ele-
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zione). Un miscuglio virtuoso che negli anni ha prodotto una quantità immensa di materiale, istantanee di un’Italia rurale e metropolitana che tentavano, con successo, di fissare nel rullino la bellezza dei piccoli paesi con le loro feste patronali, le loro fiere, le pompe di benzina che rappresentavano il segno tangibile del progresso. Virgilio Alterocca morirà nel 1910, ma la sua attività proseguirà per molto tempo ancora. Oggi di quel lavoro rimane un archivio di più di un milione di immagini, edite ed inedite, riferibili a circa cinquemila località italiane: non solo cartoline postali, ma immagini pubblicitarie e turistiche, alberghi, ristoranti, per la stampa di periodici e per istituzioni religiose italiane ed estere. Un immenso tesoro, memoria storica di 100 anni italiani, acquistato nel 1995 dalla società Alterocca Media e oggi ospitati dal Comune di Terni a Palazzo Carrara. Il Centenario A cento anni dalla morte di Alterocca, oggi l’Archivio si trova ad un bivio della sua esistenza. Nell’ottica di una ristrutturazione del Palazzo, deve trovare una nuova casa. A questo punto si aprono due possibilità. Innanzitutto, venderla a privati. La società Alterocca che gestisce l’Archivio ha già ricevuto alcune of-
CULTURA ferte da diversi compratori, interessati a recuperare le immagini riguardanti la propria città. In questo modo tutto il materiale finirebbe per dissiparsi in una molteplicità di rigagnoli. Sebbene sia di certo l’alternativa più redditizia, non è la preferita per la società proprietaria, che evidentemente non considera le foto un mero prodotto da smerciare ma piuttosto un nucleo identitario della città di Terni, che a Terni deve rimanere. L’Archivio può diventare una risorsa della città intera, attraverso un percorso di valorizzazione che veda impegnati pubblico e privato assieme. La mole di materiali di cui è composto l’Archivio, una quantità im-
pressionante di negativi, sono catalogate secondo un ordine approssimativo: la località rappresentata (con pochissimi riferimenti al soggetto della foto), la data apposta sulle lastre di conservazione, e non sulle foto stesse. Un approfondimento della catalogazione va eseguito da un personale più ampio delle due archiviste part-time che si occupano attualmente del lavoro: soltanto in questo modo l’Archivio potrà, innanzitutto, raggiungere i requisiti minimi per diventare il centro di un’attività legata al mondo della fotografia (convegni, corsi), a quello della storia e dell’antropologia (le fotografie sono una memoria storica senza uguali di un se-
colo intero della storia d’Italia), e, perché no, anche per un rilancio turistico della città (ad esempio grazie all’organizzazione di una fiera annuale della cartolina illustrata, che si apra al settore del collezionismo, da sempre disposto a spendere, e che si traduca in indotto per gli esercizi commerciali ed alberghieri). In altre parole, l’Archivio può diventare un valore aggiunto per la città. Ovviamente ogni idea lascia il tempo che trova, senza che l’amministrazione pubblica manifesti la chiara e precisa volontà di farsi carico di un progetto condiviso. Volontà che, tanto per cominciare, dovrebbe manifestarsi nella forma di una nuova locazione, di almeno 300
metri quadri, dotato di impianto di refrigerazione. Vogliamo credere che il Comune non ci pensi su troppo. Si spendono tante parole sulla necessità di proiettare Terni verso il futuro, di donarle una propria identità peculiare. Ma che senso ha guardare avanti, se non si sa, o non si vuole, conservare il proprio passato ed investire su di esso? Soltanto conoscendo cosa siamo stati possiamo immaginare cosa saremo. E non esiste, forse, luogo più carico della Storia di Terni,e non solo, dell’Archivio fotografico Alterocca. F. Po
Terni, via Lungonera Savoia
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L’INTERVISTA es.Terni: parla Massimo Mancini
“Accompagnamo la metamorfosi di Terni”
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arliamo con Massimo Mancini, coordinatore di Indisciplinarte, il gruppo che si occupa di organizzare EsTerni. Parliamo del tuo ruolo e della funzione del tuo gruppo, Indisciplinarte. Indisciplinarte è un collettivo che opera a Terni dal 2006. Concepiamo la cultura come uno strumento, come una sorta di infrastruttura, ed abbiamo scelto questa città come il territorio di una vera e propria sperimentazione, in cui l’evento che organizzi non è il fine ma piuttosto il mezzo con cui aiuti i soggetti a dialogare tra loro. Oltre ad essere, inutile negarlo, anche una sorta di impresa. Un’impresa che, nel vostro caso, da lavoro a quante persone? E’ difficile quantificarle. Tra noi, le società che gestiscono appalti di manutenzione, comunicazione, collaborazioni esterne, possiamo dire che ruotiamo attorno a 50 persone. Sono persone a cui diamo un lavoro, che dipende anche da altre entrate, come i ser-
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vizi accessori: il bar, il bookshop. A Terni è più facile o più difficile operare in questo campo? E’ impossibile fare paragoni. Ogni luogo ha la sua storia, e per lavorare in un luogo bisogna munirsi di alcuni prerequisiti. Io, ad esempio, sono l’unico non ternano del gruppo, e nel venire qui ho dovuto fare una scelta ben precisa: ho scelto di vivere qui. Sembra banale, ma è molto importante: probabilmente molti dei fallimenti di progetti analoghi derivano dal fatto che erano controllati a distanza. Fermarsi in un luogo, viverlo, significa invece far sviluppare delle competenze, creare uno staff di cui ci si fida. Solo così è possibile rilevare i punti di forza di un luogo, e Terni ne ha diversi. Io ho lavorato in molti luoghi: a Milano, in Germania. Questo ci porterebbe a parlare della situazione della cultura in Italia... Non si tratta soltanto di una situazione italiana. Proprio recentemente parlavo con un operatore norvegese, il
quale mi raccontava di come i tagli al settore nel suo paese fossero consistenti. Il problema della cultura è che non è facile esprimere il proprio dissenso, e quindi dare visibilità al disagio. Non è possibile, per esser più chiari, non fare uno spettacolo per protesta, perché lo spettacolo stesso è la protesta, nel senso più alto del termine. Non in senso golpistico, ovviamente, ma come mezzo per acquisire consapevolezza e capacità di analisi del mondo che ci circonda. Quali sono le peculiarità del territorio ternano? Uno dei limiti più grandi che ho trovato qui in Italia è stata la burocrazia. Eppure trovo che a Terni la macchina amministrativa funzioni molto bene. Ribadisco che parlo del lato amministrativo, e non di quello politico su cui non esprimo giudizi. Ho trovato tra gli amministratori delle professionalità importanti. Inoltre Terni suscita il nostro interesse perché è evidentemente una città con una identità in trasformazione, anche se c’è chi tenta inva-
no di porre delle resistenze. Solo Torino, in Italia, ha caratteristiche simili, sta cioè subendo una trasformazione radicale. Il vantaggio di Terni è che, essendo una provincia più piccola, può mutare più velocemente, e ti restituisce un feedback immediato: ogni piccola sperimentazione restituisce risultati immediatamente verificabili, che ti permettono di correggere il tiro in tempo utile, nel bene e nel male. Ad esempio? Ad esempio parliamo dell’ordinanza sulla mezzanotte: a Milano probabilmente ci sarebbero voluti 5 anni per farla passare. Qui ci sono voluti pochi mesi, grazie a un piccolo gruppo di pressione che è riuscito a far sentire la propria voce. Questo rende Terni sicuramente più interessante. E cosa starebbe diventando, per te, Terni? Ciò che sarà non si può prevedere. Il rischio è che diventi, da Città dell’Acciaio, a Città vicino Roma, ad esempio. La nostra intenzione, comunque, non è di guidare questo
Il laghetto dell’Ex-siri MAGAZINE SETTEMBRE SETTEMBRE 2010 2010
L’INTERVISTA processo di trasformazione, ma di accompagnarlo. E il pubblico? Che genere di pubblico è quello ternano? Il pubblico è eccezionale, checché ne dicano. Si tratta di un pubblico assolutamente trasversale: per la maggior parte sono giovani, ma non mancano componenti di tutte le età. Inoltre, una delle cose che ci piace di più è che si tratta di un pubblico vero: non operatori del settore, ma persone che chiudono il loro negozio e vengono a vedere EsTerni.
Qualcuno ci critica accusandoci di fare della cultura di nicchia, ma poi la risposta è alta. Sebbene noi puntiamo sulla qualità piuttosto che sulla quantità, Il Festival (EsTerni ndr), che è poi il nostro evento di punta, registra sempre il tutto esaurito; gli spettatori vengono anche da fuori per vederci. In realtà io credo che occupare una nicchia vuota sia proprio quello che la cultura deve fare. A che servirebbe inseguire la massa? Ci sono già moltissime altre attività per questo. In realtà non credo esista più niente che sia veramente popolare. Lo dimostrano ad esempio e partite di calcio: la domenica allo stadio va una media di 500 persone, che in rapporto alla popolazione della città sono davvero poche. E non lo dico per partigianeria: io amo il calcio. Dico solo che tutto è
nicchia: occupandone una noi forniamo delle risposte, dando vivacità alla città che si apre a tutte le sensibilità. Fornite un’alternativa, insomma. Sì. E’ inutile fare qualcosa di popolare, non se ne accorge più nessuno. Se organizzo un concerto di Amici di Maria De Filippi, passati due giorni chi se ne ricorda più? Puoi trovarli quando vuoi, semplicemente accendendo la televisione, per cui se c’è una pioggerellina, la gente resta a casa a guardarla sul divano. Io invece devo portare quel qualcosa che è difficile da trovare. Questa è per me è la nicchia, che va trovata e sperimentata. Ad esempio abbiamo in cantiere di sperimentare la diretta delle opere liriche dalla Scala. Il 10 Settembre, ad esempio, inizieremo probabilmente, non con la Scala ma con la Royal Albert Hall di Londra. La cultura, in altre parole, non insegue una domanda, ma è un’offerta. Che crea la domanda stessa. La crea, oppure fa uscire una domanda latente che c’è, ma che non si riesce ad esplicare perchè mancano punti di riferimento. In questo la storia ci insegna molto: se pensiamo a quanti comici e attori che vengono fuori da Sant’Arcangelo di Romagna, dove da 40 anni c’è un festival, grazie al fatto che chi viveva lì ci è cresciuto assieme, ha scoperto che esiste una realtà culturale e ha deciso di farne parte. Passiamo a parlare di EsTerni. C’è un tema in base al quale scegliate cosa presentare durante il Festival?
No, non esiste un tema, proprio perchè, come dicevo, per noi il Festival stesso non è un fine, ma un mezzo. Se vogliamo scegliere un filo conduttore, è quello della contemporaneità. Quali artisti avete chiamato, e quali sono stati i criteri di scelta? Abbiamo girato molto alla ricerca degli artisti per quest’anno. Qualcuno è un gradito ritorno; nel complesso abbiamo cercato di non rimanere legati al teatro frontale, o inquadrabili in un genere: abbiamo scelto l’attraversamento di generi. Sono artisti che fanno della partecipazione e la collaborazione con lo spettatore il fulcro del loro lavoro. Molto lavoro sulla città, sui suoi spazi urbani, proprio per lavorare sulla sua identità culturale. Che è fatta innanzitutto di luoghi. Ad esempio, la compagnia Blast Theory, che fa montare un palmare su delle biciclette, registrando il percorso fatto dallo spettatore per le vie della città, chiedendogli di scegliersi un proprio tragitto. Altri esempi? Ad esempio c’è un laboratorio di una decina di giorni legato all’ambiente della città giardino, in cui secondo il modello anglosassone si crea una collaborazione tra lo spettatore-dilettante e l’artista. Oppure un gruppo romagnolo, che farà tre giorni di laboratorio lavorando sulla musica, per concludere con un concerto di chitarre elettriche suonate dai partecipanti. C’è Caterina Mongesi che torna per la terza volta con un progetto sull’Urlo. EsTerni è concepito come un prodotto, o come un servizio? Abbiamo degli obiettivi concreti, in parte autoimposti, in parte ricevuti dai finanziatori. Ovviamente non possiamo puntare a radunare 50.000 persone. Quello che cerchiamo è un riconoscimento. In Umbria siamo l’unico festival veramente in-
ternazionale. A New York, una rivista del settore segnala solo 5 Festival italiani: non c’è Spoleto, c’è EsTerni. Il Festival è internazionale. Da Terni avete preso qualcuno? Quello che vogliamo è generare mobilità, nel senso ampio. Per favorirla io devo creare contesti d’incontro, per cui invito persone da fuori e li faccio venire qui ad interfacciarsi con la realtà ternana. Creare relazioni che diano possibilità di crescita anche agli artisti locali, a cui dedichiamo progetti particolari durante tutto l’arco dell’anno. Riceviamo molti progetti che selezioniamo accuratamente, affinché i giovani non si brucino con un debutto sbagliato. Ma lo scopo è portare qualcosa alla città. Se ad esempio guardi i lavori del Progetto Mandela, con cui abbiamo collaborato, scopri i segni di quello che abbiamo portato con EsTerni. E’ quello che dicevamo prima: in un territorio così, quello che fai lo puoi leggere in breve tempo nella città. I media come rispondono alle vostre iniziative? In modo ambivalente. Molti ne parlano, altri restano sul vago. La natura di certi media, poi, rende difficile confrontarsi con una realtà come la nostra. Il Corriere dell’Umbria, ad esempio, ci da una buona copertura. Il Messaggero praticamente ci ignora. Ricordo ad esempio quella compagnia che portammo a Terni, che stava facendo un lavoro sui sette peccati capitali: i giornali riportarono soltanto la notizia degli attori che urinavano sul palco, una cosa che nel teatro si fa dagli anni 60, ignorando il contesto della rappresentazione e puntando il dito soltanto su quel minuscolo particolare. E’ una cosa che ancora scontiamo: spesso parliamo con persone che ci ricordano per “l’urina sul palco”, e ci chiudono la porta in faccia.
F.P.
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Riposa a Terni accanto a sua moglie uno dei più grandi cantautori italiani: Sergio Endrigo, mentre nascono nuovi falsi miti ed eroi
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erto la sua tomba non è mèta di “pellegrinaggi” come accade con altri grandi cantautori italiani scomparsi: Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, solo per citarne alcuni; eppure il suo nome nella storia della canzone d’autore italiana va posto a fianco di Gino Paoli, Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, autori e cantanti che portarono una ventata di rinnovamento nel chiuso panorama musicale italiano ancora fermo sulle rime cuore-amore. E tra questa cerchia di cantautori che Sergio Endrigo si farà conoscere per la sua fre-
sca vena poetica, delicata ed un po’ malinconica, con canzoni quali “Aria di Neve”, “Via Broletto” e con la più sbarazzina “Viva Maddalena”, anche se inizialmente la sua notorietà rimarrà per il momento ancora ristretta ad un pubblico di elite. Ha cantato in tantissimi Paesi del mondo: Stati Uniti, Canada, ex Unione Sovietica, ex Jugoslavia (Croazia, Bosnia e Serbia), ex Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria, Giappone, Israele, Grecia, Svizzera, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Francia, Germania, Turchia, Uruguay. Il maggior successo lo avuto in Brasile dove ho cantato moltissime volte. La pri-
Sergio Endrigo
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ma volta nel ’64 a Saõ Paulo e poi a Bahia, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Curitiba, Porto Alegre e Caixas do Sul. Ha vinto il Festival di Sanremo proprio nell’anno della contestazione giovanile, il 1968, in coppia con Roberto Carlos. Ma forse non tutti sanno che Sergio Endrigo riposa a Terni, accanto alla moglie, ternana, nella tomba di Famiglia Bartolocci. Si spense il 7 settembre del 2005, dopo lunga malattia, all’età di 72 anni. Dopo qualche ovazione, i media si sono dimenticati di lui, nessuno special, nessun tributo. Il silenzio totale. Sua figlia Claudia disse: “non ci saranno funerali perché non siamo
credenti”. E così fu una cerimonia riservatissima. Il cantautore era nato a Pola il 5 giugno 1933 ed era diventato famosissimo grazie a alcuni successi come “Io che amo solo te”, “Viva Maddalena”, “Teresa” e “Lontano dagli occhi”. Il suo ultimo lavoro in studio “Altre Emozioni”, prodotto da Edoardo De Angelis per la D’Autore, aveva riportato l’attenzione su questo grande cantautore, ingiustamente messo da parte dai mass media negli ultimi anni. Recentemente Endrigo aveva duettato con il giovane cantautore Simone Cristicchi, per una nuova versione di “Questo è amore”, un grande pez-
Maria Scirri
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zo della sua carriera. Endrigo non aveva perso la voglia di vivere e scrivere canzoni. Chi scrive lo aveva più volte incrociato negli ultimi anni. Me lo ricordo ancora a Sulmona, quando nel dicembre del 2003 gli venne conferito dalla direzione artistica del Premio “Un giorno insieme – Augusto Daolio – Città di Sulmona” un premio speciale alla carriera. Endrigo ha portato una grande rivoluzione nella musica italiana. Con la sua morte scomparve un cantautore elegante e riservato, amato dal pubblico e apprezzato dalla critica, mai fuori dalle righe e grande amante della melodia classica italiana e della canzone francese. Endrigo è stato uno dei più pionieri della musica italiana così come la conosciamo ancora oggi. Figlio di un
cantante lirico, i suoi primi studi musicali li farà a dieci anni seguendo le orme del padre, crescendo però si renderà conto che la sua strada non è quella del cantante lirico. Comincia così a cantare musica leggera a Venezia nel 1954 e ad incidere i suoi primi dischi all’inizio degli anni ‘60 contribuendo al fiorire del filone dei cosiddetti cantautori, la nuova figura di autore e contemporaneamente di cantante che prende piede in Italia in quel periodo. Nel 1962 incide “Io che amo solo te” con cui finalmente arriva anche il grande successo popolare, che verrà consacrato definitivamente nel 1968 con la vittoria al Festival della Canzone di Sanremo, la massima manifestazione canora italiana, con “Canzone per te”, cantata insieme al brasiliano Roberto Car-
los, (cosa che lo renderà assai popolare anche in Brasile, come del resto in tutta l’America Latina nei cui paesi le sue canzoni saranno spesso presenti nelle classifiche dei dischi più venduti). In seguito della vittoria al festival
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di Sanremo partecipa nel 1968, con la canzone “Marianne”, all’Eurofestival della Canzone, ovvero al Song Contest Eurovision Grand Prix de la Chanson, che in quell’anno aveva luogo nella prestigiosa Royal Albert Hall di Londra. Nel 1969, sempre a Sanremo, guadagna la seconda posizione con “Lontano dagli occhi” in coppia con Mary Hopkin, e la terza nel 1970 con “L’arca di Noe” in coppia con Iva Zanicchi. Con questa canzone vince anche il Premio della Critica come miglior testo. Altre sue partecipazioni a Sanremo sono del 1971 con “Una storia”, del 1973 con “Elisa Elisa” e l’ultima risale al 1976 con “Quando c’era il mare”. La sua fortuna presso il grande pubblico, dopo gli splendori del 1968-71, venne rinnovata con canzoni per l’infanzia come “Ci vuole un fiore” scritta in collaborazione con Rodari. Nel 1970 partecipò ad uno dei concept album più belli espressi in Italia, quello prodotto dal suo grande amico e sodale Sergio Bardotti intitolato “La vita, amico, è l’arte dell’incon-
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MUSICA APPELLO DI CLAUDIA ENDRIGO Sul sito ufficiale del cantautore CARI amici, Vi scrivo per la prima volta e con molta difficoltà. Mio padre mi manca da morire, mi mancano le sue risate, le sue incazzature, mi manca l’odore del suo sigaro, mi manca il suo odore, svegliarmi la mattina al suono dello sbattere dei mobiletti della cucina, mi manca il suo “Claudia”, più o meno ogni dieci minuti per le cose più futili. Ma si sa i genitori ad un certo punto diventano figli anche se un pò cresciuti.! Papà se n’è andato e, dopo l’iniziale interessamneto dei massmedia, il buioTOTALE... Ora a me è venuta un’idea...perchè non ci muoviamo tutti insieme affinchè la musica di papà non riprenda quota??? A questo punto ho pensato, con il vostro prezioso aiuto, di cominciare a tempestare le reti MEDIASET, la RAI e le radio di email e telefonate con la precisa richiesta di voler ascoltare ancora la stupenda voce di mio padre e sopratutto le incredibilmente poetiche parole dei suoi testi...che ne dite?? Io sono in attesa di altri suggerimenti se li avete...ma credo che comunque questo sia già un inizio. Vi abbraccio. Sergio Endrigo”
Girotondo IntornoAl Mondo :
tro”. Album che riunisce attorno alla figura del grande poeta e compositore brasiliano Vinicius de Moraes, il maggiore poeta italiano del ‘900 Giuseppe Ungaretti, che traduce e legge alcune splendide poesie di Vinicius, e per l’appunto il E se tutti i ragazzi nostro Endrigo, che canI ragazzi del mondo ta stupendamente alcuVolessero una volta ne sue canzoni, il tutto Diventare marinai Allora si farebbe un grande ponte accompagnato dalla stupenda chitarra del brasiCon tante barche liano Toquinho. L’album Intorno al mare nasce appunto dall’incontro e dall’amicizia di E se tutta la gente questo ristretto grupSi desse una mano po di amici con Vinicius Se il mondo finalmente de Moraes allora in esiSi desse una mano lio a Roma per sfuggire Allora ci sarebbe un girotondo alla dittatura al potere in Brasile in quel periodo. In Intorno al mondo questi ultimi anni EndriIntorno al mondo . go è entrato in polemica con il mondo dell’inSe tutte le ragazze Le ragazze del mondo Si dessero la mano Si dessero la mano Allora ci sarebbe un girotondo Intorno al mondo Intorno al mondo
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dustria musicale italiana che non gli concede più lo spazio e l’attenzione dovutagli. Risale al 1996 una sua intervista sull’Unità in cui diceva tra l’altro: “Qui in Italia vige solo la filosofia dell’usa e getta. Non frequento più questo mondo, l’industria ha privilegiato i ragazzini e le ragazzine”. Ciò nondimeno la musica di Endrigo, il suo mondo poetico, fa parte oramai integrante del bagaglio musicale collettivo italiano ed è del 1999 l’album di Franco Battiato, in cui il grande cantante italiano raduna le sue canzoni della memoria, che significativamente accoglie due classici di Endrigo: “Aria di neve” e “Te lo leggo negli occhi”. Sarà anche
per questo rinnovato interesse per la sua produzione che il cantautore e produttore Edoardo De Angelis, riesce a convincere Endrigo a tornare in studio per un nuovo album. Nasce così “Altre emozioni”, contenente una serie di reinterpretazioni di classici insieme alla figlia e a Rossana Casale, oltre al nuovo brano omonimo. Nella sua carriera artistica ha scritto più di 160 canzoni ed ha composto anche opere letterarie e sceneggiature teatrali.
Giancarlo Padula
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Un grande ritorno, musicista e cantautore DOC, riparte daLL’UMbria Successo della rassegna “Spoleto Back Beat”
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n gradito ritorno e un’accoglienza davvero calorosa quella che ha riservato il pubblico di Spoleto al Chiostro San Nicolò, al cantautore e musicista Alberto Fortis, uno della “vecchia guardia”, che non solo ha saputo resistere al tempo e alle tentazioni del business, ma che con coerenza e grande professionalità è cresciuto in personalità musicale e vocale. Un concerto acustico, quello proposto all’Edizione “’2010” di “Spoleto Back Beat”, dedicata alla figura di John Lennon, nel settantesimo anniversario della nascita e a trenta anni dalla sua scomparsa. Una dedica simbolica, in quanto il concerto di Fortis, corredato da stupende immagini, si è aperto con la mitica “Magical mistery Tour” dei Beatles, ma si è tutto incentrato sul repertorio del cantautore milanese con pezzi vecchi e nuovi, riarrangiati e proposti in versione acustica: piano a coda e armonica. Titolo del concerto “Fragole infinite”, forse il migliore di tutta la serata. Per l’occasione Alberto Fortis si è avvalso della collaborazione artistica di Rolando Giambelli, Presidente dei Beatlesiani Associati d’Italia, e
oramai ‘storico’ amico e collaboratore di Spoleto Back Beat. Fragole infinite è il quarto album di Alberto Fortis pubblicato nel 1982 dalla Philips Records. Disco dedicato a John Lennon, nel titolo è libera traduzione di ‘Strawberry Fields Forever’ dei Beatles. Durante la registrazione di ‘Fragole Infinite’ realizzata negli ‘storici’ studios di Abbey Road della EMI a Londra, nel 1982, George Martin, il mitico produttore dei Beatles, rivolgendosi ad Alberto Fortis, gli disse che nello stesso posto e con lo stesso microfono che aveva appena utilizzato per incidere il brano, John Lennon, nel 1967 aveva inciso ‘Strawberry fields fore-
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ver.’ Musicista di alto livello, per un concerto che ha coinvolto il pubblico sia sotto il profilo strettamente musicale per i virtuosismi al piano di Fortis che per le liriche. Il cantautore è tornato sul palco per i bis con grande grinta e simpatia. Alberto Fortis è un uomo impegnato in diverse battaglie civili: è presidente dell’Associazione Nazionale City Angels, collabora con Rita Levi Montalcini alla lotta alla sclerosi multipla ed è presidente di una Associazione di Nativi d’America.
Francesco Padula
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GrAnde sUCCesso ALLA VALLe deL sAVUTo:
peperonCino JAzz FesTiVAL
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di scena i “MALAndro BrAsiL QUArTeTo”
a musica brasiliana come ricerca della bellezza; una ricerca musicale intesa come viaggio; un’immersione nell’animo popolare del Brasile e un’esplorazione delle melodie e dei ritmi carioca con una sensibilità tutta moderna, caratterizzata dalla esaltazione delle preziose trame della bossanova e del samba. Tutto questo è ciò che ci si è proposto mercoledì 4 agosto con i Malandro Brasil Quarteto nella serata in cui, per la prima volta, il Peperoncino Jazz Festival (rassegna musicale itinerante nelle più belle località del Cosentino organizzata dall’Associazione culturale Picanto e diretta da Sergio Gimigliano) è approdata a Grimaldi, nel cuore della Valle del Savuto, grazie al volere del Sindaco Giovanni Notarianne e dell’Assessore alla Cultura Giustino Mauro e all’appoggio di tutta la Giunta comunale. Nel grazioso anfiteatro che sorge nell’area sportiva di Via Tommaso Maio, nei pressi del centro storico del paese,
a partire dalle ore 22.00 il festival musicale più piccante d’Italia, in collaborazione con l’evento Savutambiente Jazz a cura di Tommaso Caporale, ha presentato una delle formazioni più interessanti del genere nel panorama nazionale, composta dalla splendida Margherita Rinaldi, (cantante ternana influenzata nello stile oltre che dalle maggiori jazz singer da Elis Regina e Luciana Souza, nonché da musicisti quali Jobim, Stan Getz, Joao Gliberto, Caetano Veloso, Chico Buarque, e Ivan Lins), dal chitarrista Stefano Calderano, dal bassista Francesco Luzzio e dal batterista Marco Calderano. In quello che è stato un vero e proprio viaggio nella storia della musica brasiliana, il repertorio proposto, che ha avuto per epicentro le composizioni di Noel Rosa (“Feitiço da Vila”), è andata dai brani resi celebri dall’indimenticabile Antonio Carlos Jobim (da “O Corcovado” a “Insensatez”, fino a “Garota de Ipanema”) a quelli
di Caetano Veloso (“Minha Voz, Minha Vida”, “Coração Vagabundo” ecc.), passando per la musica di N. Cavaquinho (“Luz Negra”) e Djavan (“Oceano”). La serata è stata a ingresso libero, nel corso della quale grazie alla Fisar di Cosenza è stato gustato il “Britto”, Savuto Superiore DOC offerto dall’Azienda Colacino Wines, si concluderà in perfetto stile con degustazione di caipirinha cocktails.
I Malandro Brasil Quarteto durante la loro esibizione al Peperoncino Jazz Festival 2010.
www.peperoncinojazzfestival.com
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LE RAGAZZE DELL’EST ALLA CONQUISTA DEL MASCHIO ITALIANO
A.A.A.: MARITO CERCASI
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n Italia potrebbero moltiplicarsi sempre di più i matrimoni tra gli italiani e le donne dell’est. Ci sono decine e decine di siti, blog e agenzie matrimoniali online, che fanno da intermediari tra le ragazze straniere e i single italiani. Un successo tanto strepitoso rivela forse i problemi di incomprensione tra le donne e gli uomini italiani, e analogamente, un disaccordo tra i sessi opposti nei paesi dell’est. Tante donne di quelle parti, russe, ucraine, lituane, rumene, moldave, bulgare, kazake, non condividono il modo di vivere dei loro compaesani e spesso si lamentano del comportamento che questi hanno nei loro riguardi. La maggior parte delle foto espo-
ste nei siti internet sono di ragazze russe, speranzose di maritarsi con l’uomo italiano, che nel loro paese non sono soddisfatte della propria vita affettiva e non hanno grandi probabilità di trovare un marito russo che le rispetti e le sappia amare. All’età di 20 anni non hanno problemi a trovare fidanzati, ma è più tardi che sorgono i problemi. I bravi uomini si sposano presto ed è difficile che divorzino per tornare “sul mercato”. Gli altri non potranno mai essere bravi mariti. Per una donna di 30 anni è quasi impossibile trovare un marito russo coetaneo o più anziano. I motivi sono essenzialmente due: l’alcool (il numero di uomini russi alcolizzati è altissimo e la vita media non supera i 57 anni a causa delle malattie legate a questa
dipendenza, mentre le donne vivono molto più a lungo). L’altra ragione è per la sproporzione demografica: nella ex URSS ci sono molte più donne che uomini. La Lettonia, ad esempio, sta nel guinnes dei primati per questo motivo: 100 donne per 88 uomini e di questi 88 una buona metà sono alcolizzati. Gli uomini russi sono spesso persone interessanti ma non bravi mariti. Non esiste una tradizione familiare in Russia e gli uomini si comportano secondo gli usi della società in cui sono cresciuti. Danno più importanza all’alcool e al fumo piuttosto che alla propria moglie, e spesso diventano maneschi, anche violenti. In Russia la donna non ha un posto di rilievo nella società, persiste una forte
Giovane russa ha trovato l’amore in Italia
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discriminazione sessuale. Non esiste uguaglianza e la violenza sulle donne, per di più, è un argomento quasi tabù: questi maltrattamenti costituiscono reato ma in realtà sono largamente tollerati. A Mosca un’indagine ha mostrato che un terzo delle donne divorziate erano state picchiate dal marito. Spesso quelle non divorziate non parlano. Si stima che le denunce non superino l’1% dei casi. Inoltre, quando in Russia il marito abbandona la famiglia, non ha più nessun obbligo o quasi. Altro che assegni di mantenimento! La scelta dell’uomo straniero è dunque una scelta quasi obbligata. Le donne russe desiderano in primo luogo avere una famiglia, dei figli e con il proprio uomo sono molto romantiche ed affettuose. Nell’uomo italiano cercano romanticismo, premure e rispetto. In poche parole, cercano l’uomo giusto che fa per loro. Per una donna russa non è l’aspetto bello che conta in un uomo ma la devozione, la sincerità e comprensione reciproca nel rapporto. Non mancano però le delusioni. A volte si verifica che queste ragazze una volta arrivate in Italia e sistemate, soprattutto se il marito è più anziano di loro, poi tagliano la corda e cercano una soluzione migliore sempre in Italia. Qualcuno dice: “Ma le ragazze italiane sono così belle, perché gli uomini italiani pre-
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ragazza russa
feriscono quelle dell’est ?” E’ vero, ma esiste un’attrazione forte e reciproca tra gli uomini e le donne di nazionalità diverse, proprio per la diversità di provenienza culturale. Comunque una buona maggioranza degli uomini italiani preferiscono sposare una donna italiana, prevalentemente per gli stessi ideali, per una tracciabilità geneti-
ca, per il nucleo di conoscenza. Hanno paura di creare una famiglia con una donna straniera, perché dopo 5 anni di matrimonio, per motivi di nostalgia del proprio paese, per il desiderio di ritornare a vivere con i propri familiari, potrebbe portare via il figlio che hanno in comune. Inoltre, alcuni hanno ritenuto che avere una rela-
zione con una ragazza straniera sia un impegno morale. Perché, se le cose, un giorno, non dovessero più andare bene tra loro, la coscienza non li permetterebbe di dare un taglio netto al rapporto. Per un semplice motivo di tenerezza, perché ci si rende conto che la ragazza non ha un posto in cui andare. Subentra il dovere di aiutarla e trovarle un’altra sistemazione, un lavoro, un alloggio. A proposito di creare una famiglia con un uomo straniero le ragazze rumene hanno precisato di non discriminare nessuna nazionalità. Hanno notato che gli uomini italiani sono pazienti e fanno sentire importante una donna, sono emozionali e sanno trasmettere emozioni. Secondo loro l’uomo italiano è un bravo marito, si dedica molto alla famiglia anche dopo la separazione. Vorrebbero sposare un uomo italiano ma a condizione che lui accetti la loro cultura e permetti di conoscerla anche ai loro figli. Un matrimonio tra un uomo e una donna di na-
Il modo migliore per corrispondere con una donna russa è l’email. Scrivete una bella lettera spiegando che le vostre intenzioni sono serie e che pensate di andare a trovarla entro qualche mese. In effetti non più del 10% degli uomini occidentali decidono poi di spostarsi per andare a trovare la loro corrispondente, per cui le donne russe si trovano spesso disilluse e non hanno fiducia negli uomini. La vostra corrispondente deve pensare che siete veramente interessato a lei. Solo così vi risponderà. Una delle parole chiave per ottenere attenzione di una donna russa è serietà. Può essere utile fare tradurre le vostre lettere in lingua russa, anche se la donna parla l’inglese o l’italiano. Le donne russe hanno in generale un ottimo livello di istruzione e conoscono almeno una lingua straniera. Tuttavia, non è detto che riescano a leggere tutte le lettere che arrivano. Le donne più belle ne ricevono tante. Una lettera scritta in russo avrà la precedenza. Quando poi la donna vi avrà conosciuto come corrispondente serio e leale, potrete proporre di passare all’inglese. Se la vostra corrispondente non ha l’email e usate la posta tradizionale, aggiungete un coupon di risposta internazionale nella vostra prima lettera. Questo vostro gesto verrà considerato come un’attenzione nei suoi confronti, vi compenserà e risponderà prima.
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zionalità diverse può funzionare ma richiede grandi sacrifici da parte di entrambi. Soprattutto per una ragazza straniera ci sono tante cose a cui adeguarsi e a cui rinunciare. Deve decidere con fermezza ed essere consapevole del passo che sta per fare. Rendersi conto che d’ora in poi passerà il resto della sua vita in Italia. Dovrà accettare il fatto che i figli inevitabilmente subiranno l’influenza della cultura italiana più che quella della sua origine. Spesso le ragazze straniere, trovando l’amore in Italia, fanno di tutto per creare un nido familiare con il loro amato, ma con il passare del tempo potrebbero giungere dei sensi di colpa per aver lasciato i genitori anziani nel loro paese d’origine, al quale le ragazze dell’est sono molto attaccate: il marito italiano deve quindi rivelarsi comprensivo e consentire che di tanto in tanto le loro spose vadano a trovare genitori e parenti.
Maira Nurkhabayeva
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CRITICHE: SAPERLE FARE, SAPERLE RICEVERE
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ecentemente mi è stato posto un quesito interessante: come mai alcune persone si offendono quando si fa loro notare come si sono comportate, rifiutando la critica e tentando di negare l’evidenza? La psicologia può spiegare un simile atteggiamento? E’ senza dubbio una riflessione che vale la pena di approfondire. A prima vista potrebbe sembrare solo un problema relativo a chi riceve il giudizio negativo. Ad esempio, osservando un genitore che incolpa il figlio di non ascoltarlo oppure un partner che accusa l’altro di fare sempre come gli pare, o ancora un politico che disapprova un suo avversario, saremmo portati a considerare irragionevole il comportamento di quanti, sapendo di aver sbagliato, invece di accettare di buon grado la critica, si ritengono invece vittime di un affronto. Ma la questione è ben più complessa. Cominciamo col dire che ammettere i propri errori non è mai un’operazione facile, perché in generale desideriamo essere accettati ed apprezzati. Certe volte, è così grande il desiderio di apparire agli occhi degli altri in una buona luce da rifiutare categoricamente
qualsiasi commento che sottolinei errori ed incongruenze a nostro carico. Il fatto che qualcuno porti allo scoperto quello che noi vorremmo rimanesse nascosto, potrebbe venire interpretato come un gratuito e maligno attacco personale. Quando poi la critica ricevuta non è formulata in modo costruttivo, allora finiamo seriamente per metterci sulla difensiva: essere giudicati ci fa sentire insicuri, suscita un doloroso senso di colpa e ci costringe ad affrontare le conseguenze delle nostre azioni, anche quando ne faremmo volentieri a meno. Per questo se qualcuno ci fa presente che abbiamo sbagliato, potremmo negare, rifugiarci dietro ad un gelido “no comment” oppure reagire con aggressività o cercare di scaricare la responsabilità su altre persone. Quando le critiche vengono espresse con arroganza, magari condite da sarcasmo o disprezzo, ci offendiamo e focalizziamo l’attenzione sull’emozione spiacevole che quella affermazione ha suscitato in noi. Eppure le critiche, se ben fatte, diventano alleate preziose e possono migliorare la nostra vita: sono informazioni di ritorno (feedbacks, nell’ac-
cezione estesa del termine) utili a modificare il proprio comportamento, in modo da raggiungere un qualsiasi obiettivo più facilmente. Servono infatti ad evidenziare eventuali errori o impedimenti, al fine di correggerli e superarli. Chi, nella società, è addetto alla supervisione e valutazione dell’operato degli altri svolge un ruolo fondamentale, che richiede una solida preparazione. Saper criticare è tanto importante quanto saper accettare una critica. Per cominciare è necessario imparare a distinguere i fatti dalle opinioni. I fatti sono realtà che potremmo definire oggettive (anche se non
in senso assoluto), tutti li sperimentiamo più o meno allo stesso modo attraverso i nostri sensi, perché si riferiscono ad un mondo osservabile (ad esempio: “Sto leggendo un libro di 256 pagine” ). Un’opinione invece è sempre soggettiva, non descrive fatti osservabili da tutti, ma le nostre idee personali su tali fatti (ad esempio “Il libro che sto leggendo non vale niente”). Nel corso del normale sviluppo psicologico, ognuno di noi supera la posizione infantile secondo la quale il nostro punto di vista è l’unico possibile, abbandonando la convinzione
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di detenere il monopolio della verità. Le opinioni, cioè il modo in cui giudichiamo le circostanze dell’esistenza, possono essere più o meno utili. Kofman definisce addirittura “tossica” un’opinione mascherata da fatto: “Per come viene espressa, l’opinione tossica appare sempre come l’espressione di un fatto oggettivo. Per esempio ‘I broccoli sono amari’ oppure ‘Edward è un tiranno’, oppure ‘Il vero problema è che tu ti ostini a fare le cose a modo tuo’, o ancora ‘Il tuo comportamento è veramente deplorevole’. Questi giudizi vogliono essere più che sem-
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plici opinioni e lo fanno utilizzando il linguaggio dei fatti. Il problema delle opinioni tossiche è che pretendono di descrivere una realtà oggettiva e, pertanto, molto spesso portano a conflitti.” E’ bene quindi prendere coscienza della differenza fra fatti e opinioni, prima di muovere qualsiasi critica. Una buona critica, inoltre, si concentra sulle azioni che una persona ha compiuto, e, soprattutto, su quelle che può ancora compiere, senza, per forza, voler ravvisare in un lavoro inadeguato il segno della “personalità inadeguata” del suo autore. Quando gli individui pensano che i loro
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fallimenti siano attribuibili a un proprio difetto costituzionale ed immodificabile, si disperano e tendono a perseverare nell’errore. Per questo la critica dovrebbe essere precisa, non generica e capace di offrire soluzioni alternative: è quasi sempre inutile dire che qualcuno ha sbagliato senza che si spieghi cosa è stato fatto bene, cosa male e soprattutto come si potrebbe migliorare. Quindi, tenendo presente che la critica non equivale ad un insulto, poiché si propone non già di offendere ma di risolvere un problema, è buona norma mettersi nei panni dell’altro ed essere sensibili, poiché l’effetto di una critica umiliante è distruttivo. Chi è abile nell’arte della critica non desidera suscitare risentimento o frustrazione, per questo si rivolge alla persona criticata faccia a faccia e lascia che questa possa dare le sue spiegazioni e chiedere eventuali chiarimenti. Ovviamente, chi riceve delle critiche costruttive dovrebbe cercare di non viverle come un attacco personale, ma
come preziose istruzioni per potenziarsi. Dovrebbe aprirsi al confronto e fare tesoro dei feedbacks ricevuti: le critiche non sono da considerare come indice di una situazione di conflitto, ma come un indispensabile strumento di cooperazione, che ci permette, in ogni ambito, di agire sempre meglio per noi stessi e per la società in cui viviamo Per approfondire: Fred Kofman, Conscious Business, Sounds True, 2006
A cura della Dott.ssa Michela Rosati Psicologa Psicoterapeuta info@michelarosati.it
GRANDE FRATELLO
IL MERCATO DELLA CARNE
Il corpo della donna in televisione diventa un prodotto di serie usa e getta, adatto al consumo di massa.
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ul finire degli anni ‘70 una TV privata ebbe un’intuizione che avrebbe cambiato per sempre la storia della televisione italiana. In un bianco e nero sbiadito, all’interno di un set spartano ricavato in un bar, il conduttore incravattato conduceva un telequiz in cui i telespettatori, da casa, rispondevano a svariate domande. Il premio non era in denaro: ad ogni risposta esatta, una donna mascherata si toglieva un indumento. Lo scopo, ovviamente, era di vederla nuda: o almeno, quello che allora era considerato nudo, ovvero, vederla in bikini. Ieri e Oggi A riguardare quella vecchia trasmissione, colpisce una tecnica che viene utilizzata ancor oggi, in tempi in cui il linguaggio televisivo si è talmente raffinato da arrivare al punto di influenzare il mondo reale. Il conduttore è un uomo di mezza età, ed è vestito di tutto punto: giacca nera, cravatta e camicia. Al suo fianco, la donna seminuda siede attendendo le risposte dei concorrenti, ancora pudicamente nascosta da una maschera di carnevale che ne garantiva l’anonimato. Le sue forme erano quelle di una casalinga un po’ in carne. Basta fare un balzo in avanti di qualche decennio, per notare che nella stragrande maggioranza dei casi quella formula,
oltre ad essersi riprodotta al punto da occupare praticamente ogni canale, ad ogni orario, è rimasta quasi invariata, se si fa eccezione per alcuni, fondamentali, particolari. Ciò che resta uguale è quella giustapposizione dell’uomo ben vestito (il conduttore, spesso uomo, di mezza età) e la donna seminuda (la cosiddetta “valletta”, sempre giovane), l’uno a fianco all’altra, come se fosse normale. Il primo esprime autorevolezza, è il centro della trasmissione, di lui lo spettatore si fida poiché riconosce la sua professionalità, le sue qualità affabulatorie, l’ironia, la scioltezza nel parlare e nel condurre il gioco. La seconda non esprime altro che il potere di seduzione, la perfezione delle forme, il seno tornito, le lunghe cosce ed il sedere a mandolino. Del primo è importante conoscere il nome, poiché ogni conduttore possiede una sua individualità ben precisa; della seconda, non c’è ancora alcun bisogno di conoscere l’identità. E’ come se indossasse una maschera, come la sua collega d’annata: non importa come si chiama, chi sia, ma importa cosa ha dal collo in giù. E’ assolutamente intercambiabile, e difatti, verrà cambiata quando
la sua popolarità verrà meno: vuoi per sopraggiunti limiti di età, vuoi per i proverbiali rovesci del destino catodico. La sua unicità è un’unicità di serie, facilmente riproducibile nelle sale operatorie dei chirurghi plastici. Fuori una, avanti un’altra. Le Tecniche Ancora, le telecamere che inquadrano il conduttore uomo sono fisse, lo riprendono frontalmente, in primo piano o a figura intera, in lunghe inquadrature che spingono lo spettatore a guardarlo ed ascoltarlo. Quando si rivolgono invece alle ragazze seminude, l’inquadratura si fa movimentata e minimalista, scorrendo sul corpo come a guidare uno sguardo indiscreto, indugiando sul sedere; il montaggio diventa sincopato: una
tecnica molto utilizzata è quella di inframezzare particolari piccanti del corpo della donna con primi piani di pubblico ammiccante ed entusiasta. Una differenza affascinante è che mentre la trasmissione degli anni ‘70 andava in onda in tardo orario, ed era chiaramente rivolta ad un pubblico adulto e maschile (target sintetizzato dalla location, un tipico bar dello sport), oggi la donna seminuda appare in trasmissioni rivolte a tutti i tipi di pubblico. Quella trasmissione era costruita attorno al nudo femminile, queste invece sono telegiornali, telequiz, varietà, candid camera, talk-show; si rivolgono alla famiglia intera. Con la solita capacità di anticipare i tempi, parodizzandoli, Renzo Arbore nella sua ormai una puntata di Scherzi a parte storica trasmissione “Indietro Tutta” riuscì nella perfetta rappresentazione di ciò che le donne (o sarebbe meglio dire, il corpo delle donne) sarebbe diventato negli anni a venire. Le sue ragazze brasiliane che pubblicizzavano un prodotto inesistente mediante balletti ammiccanti (chi si ricorda il Cacao Meravigliao?) costituirono il prototipo della donna-cornice, che veniva evocata e tolta di mezzo da un semplice annun-
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GRANDE FRATELLO Una puntata di Velone
cio del conduttore, intermezzo piacevole per gli occhi dell’uomo e, inspiegabilmente, anche per le telespettatrici. Che altro sono, altrimenti, le ragazze-coccodè, le veline, le letterine, le schedine? Costrette a tenere un sorriso dipinto in faccia ogni volta che le telecamere le inquadrano, sono un contorno ormai necessario, la cornice, appunto, all’interno della quale si rappresenta lo spettacolo televisivo che, in realtà, non le vede mai protagoniste. Ed infatti, da perfette comparse, vagano da una trasmissione all’altra, senza togliere o aggiungere nulla, senza fare nulla che una qualsiasi altra persona non sappia fare. Sorridere, spogliarsi, esibirsi.
E le altre? Che fine fanno, in questa televisione, “le altre”? La bruttezza e la vecchiaia vengono rappresentate sostanzialmente in due modi diversi. Da un lato, c’è un’agghiacciante omologazione: quando la presentatrice è la donna stessa, persino se di età avanzata, non può fare a meno di esibire vistose scollature. Il seno, le gambe, sono il segnale identificativo della donna in televisione. Il volto viene chirurgicamente trasfigurato per trasmettere un inespressivo alone di falsa gioventù, standardizzato su labbra gonfie, pelle liscia e nasi dritti. Le nonne ballano come le nipoti, mascherate dal trucco (vedi la trasmissione “le Velone”).
copertina del documentario di Lorella Zanardo:“il corpo delle donne” sul rapporto tra tv e identità femminile.
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Dall’altro lato, la donna brutta viene rappresentata come una livorosa urlatrice del pubblico, che insulta le giovani e fresche cantanti e ballerine, accusandole di non valere nulla, di essere solo apparenza, ed in fondo prestandosi allo spettacolo (“Amici”, “Uomini e donne”). Tv e Società La donna è prodotta in serie, deve rispondere a determinate caratteristiche di qualità, e affianca l’uomo senza mai poterlo davvero sostituire. Viene da chiedersi se questo modello di donna sia figlio della televisione, o se invece non rispecchi piuttosto la società in cui questa televisione è stata ideata. Ha dichiarato il capogruppo di Rifondazione Comunista alla Regione Umbria, Damiano Stufara: “Solo nel mese di luglio, in Italia, 18 donne sono state uccise per mano di un uomo ‘vicino’, familiare, compagno o ex compagno, conoscente, mentre quasi 70 sono sopravvissute ad aggressioni, atti persecutori, sopraffazioni di ogni genere. Si tratta delle molteplici espressioni di quel fenomeno strutturale della nostra società che è la violenza maschile sulle donne, e che in Umbria ha raggiunto un tragico primato..Nella nostra regione (insie-
me a Liguria e Molise) si registra una percentuale più alta di uccisioni di donne, rispetto alla media nazionale, all’interno di una crescita accelerata del fenomeno del ‘femminicidio’”. I dati sull’occupazione femminile in Italia sono sconcertanti: secondo l’Istat, a tutto il 2008 la metà delle donne italiane non lavora; generalmente, quelle che lavorano sono pagate in media meno degli uomini a parità di mansioni, e fanno meno carriera. In filigrana, la televisione ci mostra qualcosa di più di quanto appare: ci mostra la verità su ciò che siamo.
F. Po.
ALIMENTAZIONE
Viva la pappa con il pomodoro
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a pianta del pomodoro (Lycopersicon esculentum) è una Solanacea originaria delle Ande, dove ancora oggi è possibile trovare specie selvatiche dai frutti piccoli simili al pomodoro ciliegino. Fu addomesticata in Messico e portata in Europa dai navigatori spagnoli e portoghesi. Qui la pianta fu usata per più di due secoli solo a scopo ornamentale, poiché si pensava che fosse velenosa (infatti le foglie lo sono). Solo in Italia, e precisamente in Sicilia, si ritrovano le più antiche ricette a base di pomodoro, verso la fine del XVI secolo, soprattutto per condire la pasta. Attraverso il possedimento spagnolo di Napoli il pomodoro arrivò nel continente, dove gli fu attribuito il nome di “mela d’oro o pomo d’oro”, riferito al colore giallo carico dei primi frutti apparsi in Europa. La composizione nutrizionale del pomodoro è condizionata da numerosi fattori, quali varietà, condizioni ambientali, grado ed epoca di maturazione. A maturazione completa è composto dal 96% di acqua, 2,9% di carboidrati semplici, 1% di proteine, 1,8% di fibre e 0,2% di grassi, con un valore energetico di circa 19 kcal/100 g, per cui risulta essere un frutto dissetante, rinfrescante e dietetico. La sostanza gelatinosa che circonda i semi è molto ricca di vitamina C, mentre la polpa e la buccia contengono quantità discrete di vitamina A. Dato il suo lar-
ghissimo consumo nella nostra dieta, rappresenta una delle principali fonti di vitamine e sali minerali, quali potassio, magnesio e calcio. Anche le sostanze che gli conferiscono il colore, in particolare il licopene, rosso, ed il b-carotene, giallo, hanno importanti proprietà. Il licopene possiede una spiccata azione antiossidante e, da studi condotti da ricercatori dell’Università dell’Illinois in pazienti affetti da cancro alla prostata, è stato evidenziato che può ridurre i danni causati dal tumore e dalla chemioterapia ed anche essere di aiuto come azione
preventiva. Questo certo non significa che il pomodoro curi il cancro, ma i risultati di questi studi incoraggiano i consumatori a mangiare pomodoro e suoi derivati. Il b-carotene è una sostanza che a contatto con l’acidità dello stomaco si trasforma in vitamina A, fondamentale per la salute di molti organi. Tra le diverse virtù del pomodoro se ne aggiungono delle altre scoperte da un team di ricercatori del CNR, che dopo aver sfruttato le bucce per realizzare delle buste ecologiche, ora ne utilizzano la polpa per ricavarne creme
di bellezza, contro l’invecchiamento della cute; contro punti neri e imperfezioni della pelle, il succo di pomodoro può essere usato come se fosse una lozione detergente, rinfrescante e astringente. Una maschera purificante estemporanea si può fare mettendo sul viso per venti minuti delle fettine di pomodoro fresco e poi sciacquando bene con acqua tiepida. Con le foglie di pomodoro (facendo attenzione perché macchiano!) si tengono lontane le zanzare appendendone un mazzetto nella stanza, oppure si allevia il fastidio delle punture applicando una foglia fresca tritata sulla parte. Attenzione però, meglio evitare di consumare pomodori acerbi perché contengono solanina, una sostanza tossica che può provocare mal di testa. Chi soffre di allergie deve essere cauto con questo ortaggio: contiene istamina, sostanza che può scatenare reazioni nei soggetti predisposti.
A cura della Dott.ssa Monia Zambernardi Biologa Nutrizionista cell 329-5431900
info@consulentealimentare.it
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BENESSERE
BENESSERE IN AUTUNNO con cacao, vino e castagne
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l rientro in città dopo le ferie è sempre traumatico, comincia con le file in autostrada, continua con il conto di quanto si è speso e peggiora al rientro al posto di lavoro. Cosa fare per compensare lo stress da dopo vacanza? Molti prodotti hanno inserito nella lista dei componenti dei prodotti cosmetici domiciliari sostanze apprezzate per le loro proprietà benefiche come il cioccolato, il vino e le castagne. Il loro profumo e consistenza stimola le endorfine (“ormoni del benessere”) donando una sensazione di appagamento, mentre le proprietà nutrienti del burro di cacao idratano a fondo la pelle con un effetto ringiovanente.
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Alcune ricette di facile realizzazione anche in casa:
Cacao Con il cacao è possibile effettuare un choco peeling depurativo e con la crema al cioccolato si può avvolgere il corpo con un impacco levigante. Inoltre, un bagno cacao e latte è un vero toccasana per l’umore e la tonicità fisica. Il cioccolato (strano a dirsi!) ha anche proprietà dimagranti: la teobromina, di cui sono ricchissimi i semi di cacao, se assorbita dalla pelle consente un’azione lipolitica che può contribuire alla riduzione di adiposi localizzate, la forte concentrazione di potassio viene utilizzata con finalità drenanti
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Vino Il nettare di Bacco ha note proprietà rigeneranti che agiscono come elisir di bellezza per la pelle. Grazie agli ultimi ritrovati nel campo della scienza estetica, la vinoterapia si applica per la risoluzione di diversi disturbi con risultati eccellenti. Ecco alcuni tra i trattamenti più interessanti: •Remineralizzanti ed emollienti, per pelli atone ad alipiche •Stimolanti e anti-aging per le pelli senescenti •Drenanti per cellulite e edematosità •Riducenti per adiposità localizzata, sovrappeso e cellulite diffusa •Nutrienti e idratanti per tutte le pelli, anche quelle più sensibili •Energizzanti e rivitalizzanti per trattamenti calmanti e anti-stress •Rassodanti e tonificanti per pelli e tessuti atoni e rilassati •Detossinanti e riequilibranti per pelli impure, intossinate e seborroiche Da fare in casa: scrub a base di acini e vinaccia dall’azione esfoliante e rigenerante, il massaggio con l’olio dei semi di uva (vinacciolo), l’applicazione del vino sulla pelle fino ad arrivare al tradizionale bagno nella caratteristica tinozza di legno. Se poi ne bevete anche un bicchiere non può che migliorare.
BENESSERE Castagne Tipico prodotto stagionale e abbondante dalle nostre parti vengono utilizzate nell’ambito della cura personale soprattutto in autunno. Il principio attivo utile di questo frutto è l’escina, che agisce positivamente sul microcircolo e sulla tonicità capillare, utile in caso di gambe stanche e pesanti. Inoltre le castagne contengono in buona misura sostanze come carboidrati, potassio e vitamine e rappresentano un ottimo antiossidante, ideale per trattamenti estetici. Per finire, la polpa della castagna è nota per le qualità astringenti e disinfettanti, quindi perfetta per le maschere viso
Di certo non manca la scelta tra i cosmetici di qualità in commercio per la bellezza del viso e la salute dei capelli, che fanno quotidianamente parte della nostra vita, ma li conosciamo abbastanza da poterci fidare? Spesso non sappiamo cosa sono di preciso, cosa contengano, se sono giusti per noi o possono provocare ad esempio delle reazioni sgradevoli. Spesso li utilizziamo senza farci domande, altri cercano di informarsi scoprendo un abisso di notizie non sempre corrette. E’ per questo che Unipro, l’Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche ha dato origine ad un nuovo sito internet www.abccosmetici.it già online da qualche giorno. L’obiettivo è quello di offrire le giuste informazioni sui cosmetici più usati, con particolare attenzione alla sicurezza e alla tutela della salute. Il dentifricio è di certo uno dei prodotti più utilizzati anche perchè i denti in-
vecchiano con noi, perdendo inevitabilmente l’originaria luminosità, a causa del naturale scorrere del tempo, ma anche a causa di cattive abitudini o di problemi di salute. I nostri denti sono soggetti a continui stress chimico-fisici che possono provocare antiestetici e indesiderati effetti tra cui opacità e macchie scure fino ad un vero e proprio ingiallimento della dentatura. Se avere denti bianchi è di certo un desiderio molto comune, riuscire in quest’impresa non è così facile, in parte perchè il colore dei denti è dovuto alla tinta dello smalto, determinata da una componente genetica e in parte dalla presenza di eventuali macchie cromogene, derivate da abitudini alimentari o stili di vita che causano la pigmentazione della superficie dei denti (fumo, eccessiva assunzione di caffé, the, vino…). Non bisogna pensare però che basti asportare le macchie per rendere più lu-
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minoso il colore naturale. Infatti, se l’igiene orale professionale rimuove la patina che causa il grigiore, l’usura e l’erosione degli elementi dentari possono essere causate dall’azione continuativa di cibo troppo duro, spazzolini con setole rigide, fumo, dentifrici eccessivamente abrasivi. La pelle messa a dura prova durante l’estate e deve ritrovare nel periodo autunnale ristoro e consistenza. I mezzi e la scelta non mancano, come sempre è tutto nelle nostre mani. A cura di Patrizia Maria Cavallo
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FERMate il mondo voglio scendere
ECCO PERCHé l’apocalisse non sarà nel 2012
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ilioni di persone si domandano, o tempestano di domande i siti specializzati, se il 21 dicembre del 2012, come “previsto” dalla profezia Maya, che ha anche portato alla realizzazione del film catastrofico che molti forse hanno visto, avverrà la fine del mondo. La riposta è sicuramente no! Ne’ sotto il profilo scientifico, ne’ sotto il profilo religioso. “Davvero in un dato giorno del 2012 moriremo tutti? Una superstizione di un popolo, i Maya, che ormai ha dimenticato le proprie tradizioni? E se non è vero perché tutti ne parlano?”, si legge nel portale Archeoastronomia. Innanzitutto una precisazione sulle conoscenze astrologiche Maya: non è affatto vero che fossero così progrediti, infatti in Cina e in Arabia i loro ‘colleghi scienziati’, potremmo definirli
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oggi, erano più avanti. Noi occidentali, invece, eravamo in pieno Medio Evo. Ai tempi di Carlo Magno nemmeno l’Imperatore sapeva leggere e scrivere decentemente, e per fortuna esistevano i monasteri con i monaci amanuensi, altrimenti il latino e il greco sarebbero lingue morte e misteriose come lo furono i geroglifici egizi. Dicevamo che i Maya erano sì progrediti a livello astronomico, ma non più di tanto; per esempio non sapevano nulla di precessione degli equinozi, (e come avrebbero potuto senza cannocchiale?) d’altronde i calcoli che facevano per contare i tempo che trascorreva erano abbastanza esatti, per prevedere eclissi, per la semina, il raccolto, ma da qui a fare previsioni sulla fine del mondo ce ne corre. Sapevano qualcosa che Noi ora ignoriamo? Per un ragionamento di logica è (praticamente) impossibile. Il prati-
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camente l’ho messo volutamente fra parentesi in quanto io, per definizione sono MOLTO, ma molto possibilista. D’altronde questo articolo è più adatto ad Analisi Transazionale, ma tant’è, infatti se questa notizia ha avuto tanto clamore è perché nell’attuale società consumistica-edonistica non si accetta più la morte, ed è questo è il vero problema: abbiamo il terrore di morire. Fino ad un paio di generazioni fa la religione aiutava l’uomo a darsi una ragione di vita, ma ora, visto che (scientificamente) sappiamo di poter solo vivere qui e ora, cosa possiamo fare? Diventare immortali, è ovvio, ma come? Lasciando delle opere (materiali, intellettuali) imperiture, oppure una progenie che sarà la proiezione della Nostra anima. Se proprio vogliamo andare a ‘cercare’ una possibile fine del mondo dobbiamo farlo fra vari scenari. Cioè pestilenze, guerre termonucleari, grandi meteoriti che colpiscono la terra, oppure le ‘strangelets’, cioè la creazione, tramite i nuovi ‘reattori termonucleari’ di particelle di antimateria che, diventando stabili, iniziano a risucchiare la materia che gli è intorno e iniziano a formare dei veri e propri ‘buchi neri’. Gli scienziati del Cern dicono di no, che non c’è problema, ma personalmente se mi dovessi preoccupare di qualcosa mi
preoccuperei più di questo, visto tra l’altro la grande ‘smania’ di energia che pervade tutta l’umanità. L’errore, fatale, potrebbe veramente esserci? Dal punto di vista religioso è provato che le uniche profezie che si sono avverate sono quelle bibliche. Ora dal punto di vista biblico le Sacre Scritture nulla dicono in merito ad una presunta data della fine del mondo che per i cristiani coincide con la seconda venuta di Cristo, la discesa della Gerusalemme celeste e il Giudizio Universale. Nonostante il capitolo più profetico del Vangelo sia il n 24 di Matteo, dove Gesù Cristo annuncia, in linea di massima eventi futuri. Egli stesso sia nei Vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) che nel Vangelo di Giovanni, dice che nemmeno lui conosce quella data, né gli angeli, ma solo il Padre (per la religione cristiana Dio sono tre persone: Padre, Figlio, Spirito Santo). Però Cristo offre solo una vaga possibilità orientativa: il giorno del Signore, cioè la fine dei tempi, non avverrà prima che tutti gli uomini non abbiano conosciuto la Buona Novella. Attenzione però, non dice, quando tutti gli uomini si saranno convertiti al cristianesimo.
Giancarlo Padula
a cura di F.P.
Curiosità Carsulae è spesso utilizzata dai Ternani per le gite della domenica, o addirittura per pic-nic all’aria aperta. Qualcuno però avrà notato, passeggiando accanto ad alcuni dei suoi pavimenti a mosaico, delle strane decorazioni: niente più e niente meno che svastiche rovesciate. I romani erano nazisti ante-litteram? Nient’affatto: la svastica è un simbolo religioso (qualcuno direbbe esoterico) che esiste da millenni: se ne trovano persino in India. Secondo l’archeologo ternano Farinacci, sarebbe la prova dell’origine celtica (i celti erano una popolazione indoeuropea di religione druidica, che nella massima espansione giunse fino in Italia) della città di Carsulae. Secondo Farinacci, a Carsulae sarebbe presente persino un obelisco fallico, costruito dai celti per intercettare le energie positive che scorrono sulla superficie del mondo.
le Ricette 1/Smulicata
Ingredienti: nAsCe A Terni iL priMo • 800 g di bietole
MUAY THAi CAMp
• 2 spicchi di aglio • 2 cucchiai di pane raffermo, finemente sbriciolato • olio extravergine di oliva • sale Preparazione: Mondate le bietole, separate le coste dalle foglie, quindi tagliate le prime a pezzetti. Lavate bene il tutto, poi versate le bietole in una pentola, salate, coprite di acqua e fatele bollire per 10 minuti; scolatele passandole subito sotto il getto dell’acqua fredda corrente per fermare la cottura. In una capace padella fate appassire in 3 cucchiai di olio gli spicchi di aglio, sbucciati e leggermente schiacciati, quindi unite le bietole e fatele insaporire bene mescolando con una forchetta di legno; cospargete di pane, fate cuocere per altri 5 minuti, poi regolate di sale e servite.
GrAzie ALL’AssoCiAzione
2/ Umbricelli in bianco
Proverbi Chi rubba ccià la robba, chi lavora ccià la gobba.
Chi vole ‘l pan sel fetti, chi ji rode ‘l cul sel gratti
Chi ccià la mojie bella sempre canta e chi ccià pochi quatrini sempre conta.
Ingredienti : • 600 g di farina • 1 uovo • 3 spicchi di aglio • 3 cucchiai di pane raffermo sbriciolato • olio extravergine di oliva • sale • pepe bianco • farina per la spianatoia • foglie di prezzemolo per decorare (facoltativi) • spicchi di aglio fritti per decorare (facoltativi) Preparazione: Versate la farina sulla spianatoia, fate la fontana e unite al centro l’uovo leggermente sbattuto; lavorate bene il tutto aggiungendo circa 1 dl acqua tiepida, poca per volta. Impastate energicamente fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. Spolverizzate la spianatoia con poca farina e stendete l’impasto con il matterello in una sfoglia di circa 5 mm di spessore. Tagliatela con il coltello a cordoni lunghi, assottigliateli ancora premendo con il palmo della mano e arrotolateli dando loro la forma di grossi spaghetti. Sbucciate l’aglio, tritatelo finemente e fatelo rosolare in un tegamino in 3 cucchiai di olio caldo; salate, pepate e unite il pane raffermo, facendolo tostare e insaporire per circa 2-3 minuti. Lessate gli umbricelli in abbondante acqua bollente salata, scolateli al dente e conditeli con il sugo preparato; se necessario, aggiungete ancora un filo di olio nel condimento. Disponeteli nei piatti individuali e servite, decorando a piacere con foglioline di prezzemolo e spicchi di aglio sbucciati e fritti.
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ULTiMi nUMeri
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LA redAzione DIRETTORE EDITORIALE Andrea Messi
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