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PUBBLICAZIONE MENSILE - DICEMBRE 2009 - Tassa pagata ISI - aut. DCB / TR / 139/09 DISTRIBUZIONE: POSTE ITALIANE
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SANITA’
LAVORO
INSERTO SPECIALE
Le soluzioni dei nuovi dirigenti
Le occasioni di Natale
Forum sull’Urbanistica
MAICO VINCE LA SORDITA' Apparecchi Acustici - 05100 Terni - VIA A. FLORIANO 1/A-1/B tel: 0744 59597
design Danilo Momoli
design Danilo Momoli
EDITORIALE
Se non si cambia non si esce dalla crisi [L
e tempeste finanziarie ci fanno trascorrere giorni davvero difficili, hanno stracciato i bilanci familiari, ed ancor più quelli pubblici. Non esiste nessuna medicina speciale per uscirne fuori, soprattutto in Italia dove i diritti fondamentali sono solo sulla carta. Solidarietà, socialità, bene comune, sono concetti che mal si coniugano con la nostra mentalità egoistica. Con quali difficoltà due aziende da sempre concorrenti si potranno fondere per affrontare ed uscire meglio dalla crisi? Quando mai le banche concederanno prestiti in questi momenti alle imprese per sopravvivere, se le regole finanziarie continueranno a permettere utili tripli e veloci rispetto alle attese degli utili delle aziende produttrici? Se c’è un Moloc contemporaneo da abbattere questo è la fiscalità, che penalizza chi lavora o investe in beni reali ed impresa, mentre le bolle finanziarie hanno agevolato le speculazioni sulle economie virtuali in concorrenza con chi trasforma e crea prodotti. Si delinea sempre più netto il divario tra i pochissimi che godono di privilegi ed il popolo che è costretto a strapagare mantenendoli: la burocrazia inutile, le poltrone politiche, i servizi pubblici obbligatori in concessione con tariffe e balzelli insostenibili per le imprese e le famiglie, i tassi bancari, i carburanti, il gas, le autostrade, i telefonini, gli ipermercati “ammazza” città e centri storici, l’energia elettrica, le assicurazioni e tutte quelle funzioni in cui si concentra per monopoli e cartelli il potere economico. Gli enti territoriali Comuni, Province e Regioni ipertrofici e mal gestiti ora sono messi alle strette dalle scadenze dei debiti e mettono all’asta i beni, terreni ed immobili. Da rilevare poi come in questo caso, le procedure a volte non sono chiare e chi si sente escluso dal bando, perché oggettivamente non interessante, è costretto ad impugnare freedom 2009 AM l’assegnazione perché di lì a poco l’aggiudicatario riesce ad ottenere dalla pubblica amministrazione maggiori vantaggi, che invece sarebbero dovuti essere noti già nel bando per avere maggiori offerte. La crisi quindi per alcuni è ancora un affare o quantomeno sembra, ma nulla si fa per una pianificazione strutturale al fine di uscirne tutti in modo indolore.
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WEB&BOOKS
corsivo 10 PUNTI PER RILANCIARE LA CITTA’ Elenchiamo delle possibili iniziative pubbliche che, oltre a creare direttamente lavoro, getterebbero le basi per una nostra rinascita economica nel sistema nazionale e globale. Iniziative che potrebbero rilanciare Terni ed il suo territorio: 1)Centro fieristico e congressuale localizzato tra Terni e Narni o al posto dello Stadio da trasferire
fuori città; 2)Collegamenti ferroviari con Roma, con l’Aeroporto di Fiumicino e con Perugia - tempo di percorrenza di 40/50 minuti. Completamento della linea ferroviaria: due binari per i treni intercity da Perugia fino a Chiusi per l’ asse Roma/Milano; 3)Creare un unico centro didattico per tutte le facoltà dell’Università di Terni; 4)Costituire un centro di formazione per l’artigianato lavorazione del ferro e del legno; 5)Promozione territoriale, rilancio dell’accoglienza turistica e degli eventi; 6)Coordinare finanziamenti europei per la costituzione di distretti industriali - vedi il recente consor-
zio per la nautica da diporto; 7)Terni città delle acque e dell'acciaio - installazione di sculture di grandissime dimensioni nella città. Esposizioni a rotazione e mostre d’arte inserite nel circuito nazionale di arte contemporanea; 8)Ricostituzione di una fonderia artistica e di un laboratorio per i modelli e gli stampi; 9)Terni e Rieti sinergie da sviluppare in vista del completamento della superstrada e del restauro della linea ferroviaria; 10)Rivitalizzare il centro città con incentivi agli affitti commerciali, al recupero ed al rinnovamento del patrimonio edilizio, nuovi parcheggio con bus navetti con bus navetta.
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Lettere al Direttore
Passeggiata ? Il Foro Boario? Eppure si prevede un bis per la fiera di Santa Lucia. Antonio da Terni
Pietro da Terni Gentile direttore, scrivo ancora sotto shock, dopo la terribile esperienza dell’ ingorgo generato dall’ aver posizionato la famosa fiera del Cassero in Viale Fonderia, mi chiedo come fanno a scrivere i nostri assessori che hanno ricevuto segni di consenso dalla cittadinanza, quando gli stessi vigili urbani erano sfiniti dalle continue lamentele degli automobilisti cittadini e non in transito, se così si può dire. E la nostra
Sono un pensionato che abita al centro, in una modesta e vecchia casa. Io e i miei amici, tutti sugli 80 anni, abbiamo l’abitudine di passeggiare e chiacchierare per strada. Le ristrutturazioni degli anni scorsi hanno reso le vie e le piazze del centro molto belle. Il problema è la maleducazione degli automobilisti, che in teoria non potrebbero nemmeno entrare, ma passano veloci a rischio di investirci. Di fatto ci passano vicini, quasi sfiorandoci, e senza minimamente rallentare. Così quelle che dovrebbero essere ore di
serenità e calore umano vengono inquinate da questi episodi, anche se non permettiamo che ci sciupino la passeggiata. Ma possibile che nessun amministratore prenda in mano questo problema, rendendo “vera” l’isola pedonale?
piazzale dietro il Sim infanzia comincia lo strazio. Dove andare? Ormai sta diventando difficile parcheggiare anche nel piazzale della chiesa del quartiere Matteotti! Ma come può andare avanti un ospedale con vie d’accesso e parcheggi tanto insufficienti?
Adriana da Terni
Giovanna da Terni
Sono la mamma di un bambino ricoverato all’ospedale Santa Maria per un trauma cranico, in seguito a un grave incidente stradale. All’inizio abbiamo anche temuto per la sua vita, ma per fortuna sta migliorando a vista d’occhio. Necessariamente sto con lui molto tempo, ma il problema di parcheggiare è peggiorato drammaticamente. Quando non trovi un posto nel
Fatti i complimenti al vostro ottimo giornale, vi chiediamo di interessarvi con una vostra inchiesta sul problema del rogo di Vascigliano di Stroncone. Noi abitanti della zona ancora non sappiamo nulla sulla pericolosità o meno degli alimenti che produciamo e consumiamo noi stessi. Ci sentiamo completamente abbandonati dalle autorità cittadine.
Scrivete le vostre mail a: posta@ternimagazine.it
L‘opinione
TERNI SNOBBATA dalla rivista delle FF.SS.
Ci risiamo: Terni, la “Cenerentola” dell’Umbria. Dimenticata da tutti. Non solo dai regnanti perugini della real casata Lorenzetti, ma anche dalle Ferrovie dello Stato, che nella loro rivista “Riflessi” dedicano un ampio servizio fotografico ricco di notizie, ai luoghi più caratteristici da visitare in Umbria con tanto di itinerari e segnalazione di ristoranti, trattorie e alberghi. Todi, Spoleto, Montefalco, Gubbio, Fonti del Clitunno, Foligno. Si segnalano mercatini e specialità culinarie, luoghi per relax e mondanità. Ma di Terni e del suo comprensorio neanche l’ombra. E la Cascata delle Marmore? Il Lago di Piediluco? Narni e la sua Festa all’Anello? Le fonti di Sangemini? Il Centro benessere, spirituale ed enogastronomico ex Abbazia San Pietro in Valle? Carsulae? Non esistono. Che questo servizio sia stato ispirato dai soliti perugini? Fatto sta che è a dir poco scandaloso che Le Ferrovie dello Stato dedichino ben 8 pagine ai luoghi più caratteristici dell’Umbria dimenticando le località del comprensorio ternano. E i disguidi di Trenitalia non finiscono qui, purtroppo. Cominciassero a ripulire i treni: sono sporchi, non curati, c’è gente che, non viaggiando spesso, rimane impressionata dalla sporcizia che la circonda quando è in viaggio. Fanno smorfie, si lamentano ad alta voce guardandosi intorno per cercare consensi alle loro lamentele e supporto morale da altri passeggeri. 4 TERNI MAGAZINE 27
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Editoriale Lettere al Direttore Il Fatto Politica Lavoro Cultura Commercio Personaggi Finestra sul cortile Psicologia Salute Ambiente Cronaca Forum Urbanistica Università L’intervista Fede & Business L’evento Costume e società Cultura Arte Benessere Tradizioni Dove Come Quando Occhio sulla Capitale Da visitare Week End nel Ternano Corrispondenze Gerenza
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SFRATTI I
il fatto
GRIDO D’ALLARME DEL SUNIA
Secondo i dati della Bii Umbria, il costo per l’acquisto di un immobile nuovo, nel centro storico di Terni varia da 2400 a 3000 euro al mq, nel semicentro tra 2000 e 2400 euro al mq, fino a quasi dimezzarsi in periferia con una forbice compresa tra 1500 e 1800 euro.
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l mercato immobiliare anche a Terni soffre il particolare momento di crisi economica che sta attraversando il paese. Secondo i dati forniti alla Camera di Commercio della provincia di Terni dalla Borsa Immobiliare dell’Umbria, nel secondo trimestre 2009 nell’ambito del comparto residenziale la domanda ha privilegiato gli immobili di piccolo e medio taglio, antisismici e a basso costo energetico, e i prezzi sono in leggera flessione. Denuncia Federconsumatori che il mercato immobiliare è quasi fermo, ma i prezzi non
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scendono. Secondo i dati della Bii Umbria, il costo per l’acquisto di un immobile nuovo, nel centro storico di Terni varia da 2400 a 3000 euro al mq, nel semicentro tra 2000 e 2400 euro al mq, fino a quasi dimezzarsi in periferia con una forbice compresa tra 1500 e 1800 euro. Il costo degli immobili ristrutturati è inferiore di circa 200 euro al mq rispetto al nuovo. Altro discorso va fatto per gli affitti. Prendendo come riferimento il canone mensile medio di una unità immobiliare per una famiglia di quattro persone,
composta di quattro vani compresa la cucina abitabile, l’affitto nel centro storico tra un minimo di 500 euro e un massimo di 650 euro, nella zona semicentrale tra le 450 e i 500 euro, mentre in periferia si attesta tra i 350 e i 400 euro; nel caso si tratti di appartamenti arredati gli incrementi vanno dal 10% al 20%. Stando così i prezzi di locazione, una buona parte dei ternani in cerca di casa in affitto risulta tagliata fuori dal mercato. Il SUNIA, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari, mostra molta preoccupazione
per la situazione attuale degli sfratti, nonostante sia intervenuto il Decreto Legge 1 luglio 2009 n. 78 che ha ulteriormente prorogato il blocco degli sfratti, per particolari categorie sociali e in determinate città ad alta densità abitativa come ad esempio Terni, esclusi i casi di morosità, al 31 dicembre 2009. Per il segretario provinciale Rossano Iannoni la preoccupazione è data dalla crescita esponenziale degli sfratti per morosità arrivati all’80% mentre gli sfratti per finita locazione, quelli che sono stati prorogati, sono il
20%. Questo fenomeno è stato alimentato dalla crescita negli ultimi 10 anni degli affitti degli immobili del 120-130%, causato da tre elementi esplosivi: la legge 431/1998 che ha istituito il libero mercato, la mancanza di risposte dal Pubblico, infine il fenomeno dell’immigrazione. Purtroppo le fasce più deboli, che hanno un reddito lordo mensile inferiore ai 1000 euro, non rientrano in questo mercato e deve intervenire lo Stato. Coloro che sono sopra i 1000-1200 lordi mensili possono usufruire di interventi in agevolato, ossia privati che insieme al pubblico devono costruire appartamenti a canone concordato in base alla L. 431/98 art. 2, 3°co. Ciò permette a questa seconda fascia di rientrare nel mercato. Il legislatore attento non può rifarsi a logiche di mercato che non esistono più, deve trovare soluzioni valide. La regione Umbria, per la grave situazione di emergenza degli affitti, sta istituendo un’ Agenzia Regionale dell’Affitto, che avrà il compito di trovare nel mercato libero fino a 50 appartamenti. L’agenzia sarà gestita dall’ ATER , con accordo tra privati e ATER, dove questo sarà garante del contratto, in caso di difficoltà economiche dell’affittuario che si prolungano fino a tre anni, può intervenire fino a 250 euro al mese e può pagare la morosità fino a 6 mesi limitatamente al primo anno, inoltre sarà garante della parte normativa. La regione Umbria per stimolare la disponibilità dei proprie-
tari ad affittare a canone concordato, dà loro a fondo perduto 1500 euro, ed è la regione attraverso l’ATER a versare la cauzione equivalente a 2 mesi di canone. “Questo provvedimento si inserisce nella situazione di emergenza”, dice il sindacato SUNIA, “che spera che entro la fine dell’anno vengano emanate le normative della legge che ha istituito l’Agenzia, visto che i fondi per tre anni sono stati trovati, circa 4,5 milioni di euro in proporzione suddivisi tra Terni e Perugia”. La regione Umbria, inoltre, dal 2005 al 2010 ha sviluppato due piani POA, Piano Operativo Annuale per l’edilizia, investendo circa 140 milioni di euro per questa politica d’intervento pubblico-privato che permetterà d’immettere nel mercato abitativo a canone concordato circa 3500 appartamenti tra Terni e Perugia. A Terni una parte sono stati già consegnati nel 2008 e 2009. “Questi sicuramente incideranno a calmierare i canoni d’affitto”, afferma Iannoni, “E’ la strada da percorrere per quei soggetti che hanno un reddito lordo circa di 15000 euro l’anno. Per gli strati più bassi di reddito solo lo Stato può intervenire, ma da circa 10 anni vengono soddisfatte il 5-6% delle domande fatte con i bandi pubblici per l’assegnazione di case popolari. A Terni su 600 domande si assegnano solo 40- 50 case. E’ una situazione grave.” Sabrina Viali
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politica
per risanare il
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Fine anno tempo di bilanci. I cittadini ternani vogliono un quadro completo della situazione finanziaria comunale e si chiedono cosa li aspetti per il futuro. La persona più indicata a rispondere è sicuramente il vicesindaco e assessore al bilancio Libero Paci.
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ine anno tempo di bilanci. I cittadini tern a n i vogliono un quad r o c o m pleto della sit u a zione finanziaria comunale e si chiedono cosa li aspetti per il futuro. La persona più indicata a rispondere è sicuramente il vicesindaco e assessore al bilancio Libero Paci. Già a fine settembre, in occasione dell’equilibrio di bilancio per il 2009, il vicesindaco aveva dettato una sua ricetta per appianare il bilancio: contenimento delle spese non obbligatorie, ridimensionamento delle spese non coperte già con impegni di spesa, selezione degli investimenti nel Piano Triennale delle opere pubbliche, alienazione dell’area di via Alfonsine e recupero dall’evasione fiscale. “Attualmente”, esordisce il vicesindaco Paci, “la spesa è di circa 116 milioni di euro. In
essi sono ricomprese le spese fisse, gli allegati obbligatori tra cui il pagamento degli stipendi dei dipendenti comunali, il pagamento dei mutui accesi, i canoni d’affitto per gli edifici comunali, vi fanno poi parte le destinazioni vincolate e c’è un 20% di spesa su cui si può intervenire, comprendente gli interventi sociali, scuola, eccetera... Ad oggi le entrate non garantiscono una serie di esercizi finanziari e per avere il pareggio di bilancio, si devono attuare politiche di contenimento e veri e propri tagli . Negli anni passati si erano avuti consistenti trasferimenti erariali da parte dello Stato, riguardo all’Ici, molto si era recuperato dalla TARSU, ora Tariffa Igiene Ambientale e dall’evasione dell’ICI”. In quest’ultimo caso, bisogna spiegare si sono obbligati i cittadini ternani al pagamento dell’imposta ICI dove prima non era prevista, come su aree divenute edificabili e con effetto retroattivo. “Certo”, ammette il vicesindaco Paci, “la pressione fiscale è eccessiva,
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buco del bilancio in comune di fatto però i comuni tolta l’ICI, non hanno capacità impositiva, per il resto applichiamo la legge. Il nostro impegno è non aumentare le tariffe dei servizi di nostra competenza quali servizi scolastici, le rette delle scuole materne, ecc., mentre alcune tariffe sono adeguate per legge come la TIA. Al momento attuale si sono notevolmente ridotti i trasferimenti erariali dallo stato, come comune siamo stati penalizzati con il taglio dell’ICI prima casa per un 21% rispetto a quello che incassavamo, il fenomeno dell’evasione ed elusione tributaria si è andato esaurendo l’unica strada che ci rimane da percorrere è il contenimento della spesa, non eliminando solo gli sprechi, ma effettuando tagli.” Il comune ha effett u a t o un’operazione ‘straordinaria’ quale l’alienazione dell’area di via Alfonsine, che ha permesso di incassare 8-10 milioni di euro. Il vicesindaco Paci propone la sua ricetta: “Il comune sopporta una situazione onerosa per i canoni d’affitto che incidono per 2
milioni di euro l’anno, pensiamo di eliminarli a fine 2010 con il trasferimento di tutti gli uffici nel palazzo in via di completamento a Corso del Popolo. Vogliamo attuare una riorganizzazione
propone di rivisitare la spesa riqualificandola, senza indietreggiare rispetto a quei livelli di eccellenza raggiunti come ad esempio nei servizi scolastici od altro.” Chiediamo con quale ottica è
del personale che nel tempo porterà ad un graduale ridimensionamento degli organici. Molto ci costa anche la gestione degli impianti sportivi, vogliamo far compartecipare ad alcuni costi le società utilizzatrici, valutandone la diversa natura. Si
stata proposta la nomina del nuovo direttore generale Aldo Tarquini. Visti i tempi di ristrettezze economiche, il vicesindaco ritiene “necessario mettere in campo una competenza come la sua, che ha il pregio di conoscere la città e la macchina comu-
nale, in vista della programmata riorganizzazione.” Il timore dei cittadini è che si abbia il pareggio di bilancio, ma che poi la politica di blocco degli investimenti rischi di far perdere molte occasioni alla città. Il vicesindaco Paci sostiene:“E’ necessario confermare il patto di stabilità, certo gli investimenti subiranno molte restrizioni, ciò non toglie che dobbiamo effettuare la manutenzione del patrimonio già esistente per il decoro della città e poi la priorità riguarderà la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici e se ne prevede la costruzione di nuovi a Borgo Bovio e Gabelletta. Un’altra strada è l’attivazione di finanziamenti privati, come quelli che ci permetteranno di riqualificare la piscina di Viale dello Stadio, che diventerà un centro polivalente e per la quale è stata concessa la gestione per 29 anni. Ugualmente si dovrebbe pensare al palazzetto dello sport.”
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ccoci qua, di nuovo ad un mese dalla festa più attesa, soprattutto per i bambini: il Natale!! È vero che la crisi c’è, ma in questo periodo dell’anno il protagonista principale è il consumismo,
sto periodo dell’anno sono molto richieste, soprattutto per le serate in cui i grandi si dilettano a giocare a carte. Ecco alcuni spunti: -In Umbria, a Perugia, la Pinkanimation cerca ragazzi disposti ad impersonare Babbo Natale per la notte del 24 dicembre e la mattina del 25. Ottima retribuzione, inviare c.v. con liberatoria sul trattamento dei dati personale a: info@pinkanimation.com. Per chi ha la possibilità di spostarsi, altre aziende cercano animatori: in Piemonte, r.mauro@edoneventi.com; in Lombardia, selezione@lacombriccoladeimonelli.it; a Milano, info@nineplus.net. -Per coloro che scelgono la montagna e la neve: insegnanti di sci, animatori o semplici camerieri in alberghi, è opportuno inviare il
Per chiunque fosse interessato è opportuno inviare un c.v. a theboss@holidayanimazione.com. -Anche i grandi magazzini come Coin, Gruppo la Rinascente, Upim cercano personale; per candidarsi è opportuno mandare c.v. ai from dei rispettivi siti Internet. -Se amate stare con i bambini, negli ultimi anni sono nate delle agenzie di baby sitting, da contattare se interessati a questo tipo di impiego. -Per coloro che invece, un lavoro già ce l’hanno, ma vogliono comunque rendersi utili, è possibile dedicare un po’ del proprio tempo all’iniziativa di volontariato: Le Mani Tese, che si svolgerà dal 6 al 24 dicembre. I volontari dovranno impacchettare i libri acquistati dai clienti in tutte le librerie Feltrinelli d’Italia, racco-
ARRIVA IL NATALE E CON ESSO NUOVE OPPORTUNITA’ LAVORATIVE. dunque è sicuramente più semplice trovare un lavoro. Le opportunità variano: dall’insegnante di sci in montagna, al vetrinista; dal cameriere al commesso; oppure per chi ama stare con i bambini diventare per un paio di giorni Babbo Natale o la Befana, altrimenti più semplicemente fare i baby sitter. Insomma, non è detto che bisogna per forza recarsi in montagna per trovare una piccola occupazione, basta anche fermarsi sotto casa!!! Ogni attività commerciale aumenta il personale: i grandi magazzini, gli alimentari, i fiorai, i call-center. Per queste occupazioni la retribuzione varia, un vetrinista può guadagnare anche 3.000 euro, mentre Babbo Natale e la Befana, che si fanno fotografare con i bambini possono incassare per due ore circa 50-100 euro. Anche le baby sitter in que-
c.v. alle agenzie specializzate come la Valtur. Per la retribuzione si passa dalle 850 euro per le mansioni più semplici ai 1.750 euro. -In Sicilia, la Holiday Animazione, azienda di Trapani, cerca animatori da inserire presso le strutture turistiche siciliane per lavoro a Natale, Capodanno ed Epifania. Le figure più cercate sono: animazione, assistenti bambini,insegnanti di fitness e di balli latinoamericani, hostess, tecnici audio e luci, scenog r a f i , maghi, cabarettisti.
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gliendo dei fondi, destinati al sud del mondo. Per informazioni:
volontar@manitese.it, tel. 02/4075165. Molti giovani amano spesso partire verso ‘terre sconosciute’ per trovare fortuna, perché non a Natale? In Inghilterra c’è una svariata richiesta di lavoro: -Great & Grottos cerca personale per il ruolo di Babbo Natle presso l’Osterley Garden Centre Christmas Grotto. Si offre un’ottima retribuzione. -Molte famiglie cercano baby sitter per il periodo dal 23 dicembre al 3 gennaio, consulta le offerte su Babysitting in London, Babysitting Jobs e Free Childcare. -Harrods, il più famoso dei grandi magazzini inglesi cerca candidati per il suo Wine Shop (Angolo che vende il vino). È richiesta conoscenza e dimestichezza con il prodotto. -Manpower cerca addetti alle spedizioni; Adecco cerca camerieri; Insurance 4 Retirement cerca addetti al call center, per maggiori informazioni cerca sui siti delle agenzie interinali.
Insomma, di scelta ce n’è, auguriamo a tutti un buon lavoro!! Mariana Ribeca
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LA STELLA PIU’ GRANDE DEL MONDO Nel periodo natalizio viene accesa la stella cometa più grande del mondo: 49.000 mq ed una coda lunga 280 m, 81 lampade e 10 km di cavi elettrici. Nel paese sono visibili resti di mura e torri della rocca medievale.
Leggende e Personaggi: "Miranda "significa "da vedere": il toponimo si riferisce al vasto panorama che si gode da questo sito. -Tematismo: “L'altro particolare” (priorità 3) -Sub tematismo: “Sacro e profano” (priorità 2) - Tematismo: “Natura e Ambiente” (priorità 3) -Sub tematismo: “Punti panoramici” (priorità 3) Comune: Terni. Tempo medio di visita: 15 minuti. Distanze: 11 km da Terni; 22 km da Narni; 36 km da Amelia; 86 km da Orvieto.
Leggende e Personaggi. "Miranda" significa "da vedere": il toponimo si riferisce al vasto panorama che si gode da questo sito.
La “Stella di Miranda” verrà accesa quest’anno sabato 15 dicembre:
Nel periodo natalizio viene accesa la stella cometa più grande del mondo: 49.000 mq ed una coda lunga 280 m, 81 lampade e 10 km di cavi elettrici. Nel paese sono visibili resti di mura e torri della rocca medievale.
la posticipazione rispetto al passato – la data tradizionale è sempre stata l’8 dicembre – è dovuta al prolungarsi dell’intervento di manutenzione che è stato effettuato sulla “testa” della cometa e che, per la sua complessità, si è
protratto oltre il tempo previsto. Nel dettaglio, il progetto ha comportato la sostituzione di 40 sostegni metallici con altrettanti supporti in acciaio zincato, dotati di uno snodo nella parte inferiore per agevolare il cambio delle lampade e di 42 corpi illuminanti con dispositivi ad elevata efficienza, di caratteristiche illuminotecniche omogenee a quelle della “coda”. Si è proceduto inoltre al rifacimento di parte della linea elettrica di alimentazione, per uno sviluppo di circa 600 metri, con cavo dotato di doppio isolamento e di protezione meccanica antischiacciamento. Il costo dei lavori è stato pari a 45 mila euro, sostenuto per 30 mila euro dall’Amministrazione comunale, per 10 mila euro grazie ad un contributo concesso da Umbria Energy – il cui presidente Piero Sechi ha voluto così riaffermare concretamente il radicamento sul territorio
cultura
dell’Azienda – e, per la restante parte, dall’ASM. Va comunque ricordato che nel 2000 il Comune e l’ASM già intervennero per il rifacimento della “coda” della cometa, con una spesa di circa 130 milioni di vecchie lire. “La Stella di Miranda - sottolineava il Sindaco Paolo Raffaelli - commentando l’accensione del 15 dicembre, guida verso Terni fin dall’imbocco della Conca, a San Pellegrino. E’ l’emblema della città accogliente, sicura e solidale ed è per questo che abbiamo ritenuto nostro dovere impegnarci direttamente, e con il supporto delle Aziende locali dell’energia, per farla splendere sempre meglio.” Una testimonianza non effimera né consumistica, ma anzi la conferma di un impegno civile per la legalità, i diritti, il sostegno sociale, che costituiscono forti elementi di caratterizzazione identitaria della nostra comunità. WEB&BOOCKS
di Francesco Pandolfi
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PROTESTANO I COMMERCIANTI DEL CENTRO:
I SUPERMERCATI ci stanno togliendo l’ossigeno
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erni, la città dei supermercati. Mentre i piccoli negozianti del centro cittadino a fatica arrivano al bilancio di fine anno e non si impongono nella GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Ma esiste ancora la bottega sotto casa? Quella che ha tutto, anche il prodotto dimenticato all’ultimo momento? Girando per le vie del centro lo abbiamo chiesto ai negozianti che a Terni operano da decenni e chi più, chi meno sono conosciuti da sempre. A pochi passi dal centro imperano le varie catene: Coop, Conad, GS, IperStanda, Eurospin, Todis e Superconti (con circa 36 punti vendita). “Ci lasciano affogare e presto chiuderemo”, è di Olinda Marini, del negozio Massarini Tartufi in Via della Biblioteca 8, da 73 anni sulla piazza ternana con una licenza storica di oltre 100 anni, “da quando sono entrate in funzione le telecamere per la ZTL i clienti sono diminuiti e pensare che io ne ho che vengono da Roma!” Il problema sembra essersi spostato dalla GDO alle disposizioni comunali in materia di traffico. Infatti anche Rosalba Milli della Alimentari Fiordilatte, in via 1° maggio, 41 anni in attività, lamenta la stessa cosa: “Da quando sono state introdotte le telecamere, circa cinque anni fa, la clientela è diminuita subito del 30%, oggi siamo arrivati, grazie anche al proliferare dei vari supermercati ad una diminuzione del 50%, non ci resta che chiudere.” Dure le critiche nei confronti dell’amministrazione, sia per le concessioni che per la
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chiusura del centro al traffico. “Il negozio di paese”, continua la Massarini, “può evitare di esistere e al centro resteranno solo i cinesi. Mi meraviglio dell’Amministrazione Comunale che permette una situazione di questo tipo e non cerca di recuperare al meglio il centro”. Puntare sulla qualità oppure sul prezzo? Potrebbe essere un’alternativa, che non funziona sempre. “Cerchiamo di essere competitivi sul prodotto, puntando all’esclusività o sul prezzo riducendolo fino all’osso per evitare di essere considerati troppo pretensiosi”, spiega la signora Antonella da 11 anni lungo Corso Vecchio con la sua bottega di dolciumi,vini, tisaneria e articoli da regalo, “poi succede che lo stesso prodotto arriva anche al Supermercato oppure nei mercatini allestiti durante il periodo natalizio, che rappresenta l’unico momento dell’anno per poter risollevare un po’ le finanze.” “Speriamo che i nostri amministatori riaprano il centro”, incalza la signora Milla, “ma anche se ciò dovesse avvenire, purtroppo per recuperare quello che si è perso in poco tempo ci vorrebbe un periodo molto lungo. Insomma, a conti fatti dopo 5 anni di chiusura della ZTL, a livello commerciale ci vorranno almeno 10 anni, quindi il mio auspicio è che ciò avvenga
al più presto.” Allora che fare? Magari decentrare la propria attività con l’apertura di un altro punto vendita. E’ il caso di Renato Carni da 40 anni in Piazza del Mercato, da un anno anche in Via Lungonera Savoia. “Non è possibile lavorare così”, afferma Laura la nipote di Renato, “noi siamo noti per le nostre carni, salsicce, prosciutti, e vantiamo la macellazione ancora come si faceva una volta, la GDO non può offrire questo. La qualità è diversa, non possiamo pagare le costolette di maiale al supermercato meno della metà senza pensare a cosa mettiamo in bocca. Quindi il confronto è inevitabile, parliamoci chiaro, perchè andare dal piccolo alimentari quando all'ipermercato lo stesso prodotto costa la metà? Bisogna però precisare, che ipermercato e piccolo alimentari, cosi come ipermercato e supermercato, non sono in concorrenza tra di loro perchè rappresentano una offerta diversa.” Sembra che i piccoli dettaglianti a questo punto abbiano a loro disposizione due scelte: morire o cambiare. Il cambiamento dovrà consistere in una forte specializzazione; il piccolo alimentari dovrà trasformarsi e diventare una "Bottega delle tipicità", vendendo prodotti prettamente caratteristici del territorio, totalmente biologici, prodotti rari da trovare e particolari. Oppure specializzarsi in una categoria di prodotto: oli, vini, formaggi, ecc. Quali sono quindi i vantaggi dell'alimentari? Il prezzo? No. La vicinanza? Non più. La fiducia? Forse. La fiducia è un fattore che ancora regge ma non durerà per molto. L'anziano va dal macellaio che conosce da una vita, è più un amico che un venditore. Il cliente fidelizzato difficilmente abbandona la strada vecchia per la nuova, ma la nuova generazione non ha legami con lui, tanto meno i giovani. Inoltre la tendenza per tutti, soprattutto in questo periodo di crisi, è quella di risparmiare, a discapito purtroppo della qualità. Adamo Campanelli
nuovo look per il campanile di
S. FRANCESCO Sono stati solennemente inaugurati sabato al Santuario di San Francesco i lavori di restauro della torre campanaria. IL RESTAURO Il restauro del campanile del Santuario di San Francesco ha interessato sia la parte strutturale che artistica del manufatto e ha richiesto cinque mesi di lavori. I lavori sono stati finanziati dal fondo otto per mille della conferenza episcopale italiana, dai fondi della presidenza del consiglio dei ministri, dalla fondazione Carit e dalla parrocchia. Dopo una prima fase di attenta pulitura delle superfici esterne e della rimozione di frammenti e blocchi in pericolo di caduta, sono stati effettuati lavori di consolidamento, riempimento e adesione dei distacchi dei blocchi di pietra sponga ad iniezione con malta, stuccature e integrazioni. Un intervento particolarmente delicato e complesso che ha richiesto molto tempo per la consistenza dei materiali da rimuovere in superficie, estranei al contesto costruttivo originario. Tutte le fratture, le fessure e le cavità più profonde tra i blocchi di pietra sponga, sono state riempite con stuccature di profondità. Per quanto attiene alla parte artistica del campanile caratterizzato da una cornice di maioliche verdi e azzurre si è provveduto ad un intervento di parziale sostituzione. Lo stato di conservazione dei manufatti degradati ha imposto un intervento di rimozione, reso
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estremamente complicato dalla gran quantità di cemento immesso posteriormente come adesivo tra corpo ceramico e substrato murario. Si è optato per un intervento di rifacimento da parte di un ceramista professionista di circa trenta pezzi. Il campanile di San Francesco è stato elevato nel 1445 su progetto di Antonio da Orvieto, che pensò di alzare
pite delle misteriose simbologie. La torre campanaria del santuario misura un’altezza massima di circa 37 metri, costituita da pietra sponga locale e travertino per alcuni blocchi inseriti negli spigoli, sugli stipiti delle aperture e lungo il paramento murario. Le colonnine ed i capitelli delle bifore e quadrifore sono in pietra
Quattro sono le campane che vi sono appese. La maggiore e la più piccola sono del XVIII secolo, mentre la mezzana risale al 1831. Una curiosità riguarda invece la quarta campana: fusa nel 1953, battezzata col nome di “Santa Maria”, è stata installata in segno di riconoscenza alla Vergine per aver salvato la chiesa da un ordigno aereo, rinvenuto nel 1944
una struttura visibilmente medievaleggiante, simile alle torri difensive con lo schema romanico dei piani paralleli sovrapposti, con aperture gradatamente più ampie man mano che si sale. Queste sono decorate da inserti lapidei in travertino bianco sui quali sono scol-
sponga con alcuni innesti in travertino bianco. Lo schema composito è diviso da cornici orizzontali marcapiano che delimitano tre moduli architettonici sovrapposti, dei quali l'ultimo è caratterizzato da evidenti quadrifore, in corrispondenza della cella campanaria.
davanti all’altare maggiore, dove si trovava la statua della Madonna Ausiliatrice, che rimase inesploso. Disinnescato dagli artificieri della “Terni” venne in parte fuso con il bronzo della nuova campana. Ora le campane non suoneranno più finché la struttura non sarà restaurata completamente.
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Web & Books
personaggi
PROTAGONISTI della vita del comprensorio
Maria Rita Lorenzetti Per una volta la Lorenzetti non fa la prima donna… E protesta.“Forse sarò legata a vecchie concezioni dei rapporti fra istituzioni ma, un tempo, quando un Ministro della Repubblica si recava in una Regione, i vertici di quest'ultima ne venivano informati per una logica di riguardo istituzionale. Peccato che ciò non sia avvenuto in occasione della partecipazione del Ministro per le infrastrutture, Altero Matteoli, all'ottimo convegno organizzato dall'Università di Perugia sul tema: Le infrastrutture come volano dello sviluppo economico". La Lorenzetti avrebbe voluto porgere al Ministro alcune domande relative allo stato dei lavori per alcune opere molto importanti per l'Umbria.
Aldo Tarquini Problemi di risparmio, di inopportunità politica, proprio mentre si discute a Palazzo Spada del buco nel bilancio provocato dall’inoculata gestione delle precendenti amministrazioni di sinistra. Queste le cause principali che hanno fatto esplodere una rovente polemica in seguito all’annunciata nomina, da parte del sindaco Leopoldo Di Girolamo, a direttore generale del Comune di Terni l’architetto Aldo Tarquini, fido guardiano dello strapotere della sinistra piu’ retriva ternana. Contrari alla nomina anche i sindacati. “Incredibile - afferma e attacca Gino Venturi, responsabile della Uil funzione pubblica - dopo aver speso inspiegabilmente 6-700 mila euro per rottamare dirigenti (Benedetti, Rapisarda, Semproni e Belinci), l’amministrazione continua a sprecare soldi per la dirigenza senza alcun motivo.”
Giuseppe Capiato Con la scomparsa di Giuseppe Capiato, a 76 anni, Terni perde una delle sue figure più rappresentative. Si tratta di una figura storica molto popolare nella nostra città. Impegnato nel mondo associativo e istituzionale, era da anni l'anima del Cantamaggio, studioso e cultore allo stesso tempo della festa popolare per eccellenza dei ternani. Capiato, fin dalla sua costituzione, è stato il presidente dell'Ente, nella sua attività la passione e l'amore per la città si univano alla salvaguardia delle tradizioni popolari più autentiche, con un occhio sempre più vigile e attento alle mutazioni e alle inovazioni del tessuto sociale.
Poliziotto indaga su se stesso Un magistrato del Tribunale di Terni sarebbe riuscito a delegare le indagini a un ispettore di polizia su un procedimento in cui quest’ultimo figurava come indagato. L’agente avrebbe indagato su se stesso, chiedendo e ottenendo la propria assoluzione. Incredibile ma vero, il pm del processo non s’è accorto dell’anomalia, tanto che ha chiesto l’archiviazione. Una leggerezza, spiegano nei corridoi del Palazzo di Giustizia della città umbra, probabilmente dovuta al sovraccarico di lavoro. Ricapitolando, un ispettore della Procura ternana era indagato, in seguito a una denuncia insieme con un’altra persona, per una serie di reati dalla calunnia all’abuso d’ufficio. Il magistrato competente attribuisce all’interessato gli accertamenti sul caso. Dopo qualche settimana, il poliziotto arriva alla conclusione, scontata, che le accuse contro di sé sono infondate. Il pubblico ministero non batte ciglio e chiude il caso. (Fonte - Il Giornale.it)
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la finestra cultura sul cortile
PORTA SABINA LA STORIA INFINITA Il comune promette i lavori
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lavori per il consolidamento di Porta Sabina a Collescipoli e per la sua riapertura al transito di veicoli e pedoni prenderanno il via all'inizio del 2010. Lo ha comunicato ieri sera il sindaco al consiglio comunale che si apprestava a discutere due atti proprio su tale questione, presentati da Marco Vinciarelli (Pd) e da Cinzia Fabrizi (Lista Baldassarre). L’amministrazione comunale ha fatto sapere di aver raggiunto il 14 ottobre scorso un accordo con la Curia, la Sovrintendenza e la parrocchia di Collescipoli per la ripartizione dei lavori e degli oneri. Per questo i presentatori degli atti hanno deciso di predisporre un nuovo dispositivo condiviso che è stato inserito nell'atto approvato all’unanimità dal consiglio comunale. "Preso atto della comunicazione del sindaco – vi si legge – il consiglio comunale impegna lo stesso sindaco e la giunta a fare quanto di sua competenza per realizzare l’accordo quanto prima e nelle modalità previste e a riferire in consiglio in merito all’attuazione e alla realizzazione dei lavori". “L’accordo”, ha dichiarato Marco Vinciarelli, “giunge alla fine di un percorso che ha visto sempre parte attiva l’amministrazione comunale e la sovrintendenza, gli unici due enti che ad oggi hanno eseguito i lavori. Il 21 maggio ci fu un incontro cui parteciparono i soggetti coinvolti compresi i rappresentati della nona circoscrizione. Allora non fu possibile raggiungere l’accordo per l’atteggiamento di
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non disponibilità del rappresentante della Curia. Oggi il fatto nuovo è invece proprio l’impegno della Curia per conto della Parrocchia che va ad aggiungersi a quello rinnovato degli altri enti e così finalmente iniziamo a parlare di tempi e di programmi di lavoro”. “Quando il 29 settembre”, dice Cinzia Fabrizi, “presentai, insieme ad altri consiglieri della Lista Baldassare e del PDL, un atto di Indirizzo per richiamare l’attenzione sulla situazione di Porta Sabina nel paese di Collescipoli, non mi aspettavo da parte dell’amministrazione, dopo tre lunghissimi anni di inattività, una risposta in tempi così brevi. Invece ora la Giunta ha annunciato di aver raggiunto un accordo di cui tuttavia non sono stati riferiti i dettagli.” “A questo punto”, conclude la Fabrizi, “l’amministrazione ha assunto pubblicamente un impegno importante: spero proprio che, nell’interesse dei cittadini, lo rispetti nei tempi indicati. In caso contrario dovrà renderne conto al consiglio e a tutti i ternani”. Web & Books
psicologia
PRECARIATO ANSIA Difendersi dai perversi meccanismi psicologici legati alla flessibilità sul lavoro
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A cura della Dott.ssa Michela Rosati Psicologa e Psicoterapeuta michelarosati@yahoo.it
Così scrive una giovane di Terni su un noto sito internet: “Ho 31 anni, sono laureata e pluriformata col massimo dei voti, ma che ve lo dico a fare...Vivo una situazione drammaticamente uguale a quella di tantissimi miei coetanei, sono qualificata e sottopagata, faccio un lavoro che mi gratifica, ma che mi garantisce intorno ai 700 euro, lavorando anche nel weekend. Guardando la mia situazione mi rendo conto dell'anomalia dei giorni nostri, che ci fa vivere nell'eterna incertezza e nell'eterno indefinito, a causa di queste condizioni lavorative.”
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na storia fra le tante raccontante sul web, sentite per strada, in famiglia, alla televisione. I lavoratori atipici in Italia sono circa 3,5 milioni. Sono impiegati a termine, interinali, collaboratori, stagionali, tutti accomunati dall’instabilità del posto di lavoro. E si ammalano di più: secondo l’ultimo rapporto Eurispes, il 60% soffre di ansia e stress. Del resto, essere lavoratori “flessibili” implica un continuo adattamento a condizioni e contesti differenti, in termini di competenze, relazioni sociali, tempi e aspettative circa il futuro. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Alcuni individui riescono a trasformare questa situazione in qualcosa di positivo, interpretando la flessibilità come uno stimolo a migliorarsi. Sono generalmente persone con una grande fiducia in se stesse, disposte a sopportare la frustrazione e a sfruttare ogni occasione di crescita. Per altri, tuttavia, le cose non vanno affatto così. Passare da un posto di lavoro all’altro, con l’unico obiettivo di riuscire a sbarcare il lunario, può portare la persona a sentirsi davvero precaria, anche rispetto alla propria identità. Non si sa bene quale sia il proprio posto nella società. Ci si sente sottovalutati e costretti ad impegnarsi in qualcosa in cui non si crede, eternamente in bilico fra il desiderio di mollare tutto e l’ansia di essere mollati. La
paura del licenziamento o del mancato rinnovamento contrattuale induce spesso ad accettare le condizioni più bieche, corrodendo poco a poco l’autostima. Dice una stagista di 27 anni: “Tremo solo a pensare che cosa farò dopo questo stage”. Le con-
tinue preoccupazioni e frustrazioni sono fonte di notevole stress, che spesso si traduce in un disturbo d’ansia, come il disturbo di panico, o addirittura in depressione, soprattutto negli intervalli tra un’occupazione e l’altra. Ecco come commenta la sua situazione
A E DEPRESSIONE un concittadino di 34 anni: “Delusione totale! Mi sono laureato, ho studiato, pagato le tasse, mi sono negato i divertimenti e che ho ottenuto? Una vita di privazione negli anni più belli e un futuro nero!” Credere in sé e nei propri obiettivi: i consigli
mente, si finisce con l’attribuirsi tutta la colpa dell’insuccesso professionale. Invece, i precari, esperti nell’affrontare una società tanto complessa, devono sentirsi orgogliosi di se stessi e credere di poter forgiare il proprio destino. La determi-
tuazione. La mossa vincente, invece, consiste nell’aprirsi alla consapevolezza che ansia, delusione e umore nero, capaci di influenzare pesantemente anche l’atteggiamento nei confronti del lavoro, sono stati d’animo che possono essere completamente ribaltati. Esistono alcune tecniche, come quelle derivate dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale o da altre branche della psicologia, che aiutano a cambiare gli schemi mentali, emozionali e di comportamento, consentendo alle persone di sperimentare una vita più soddisfacente, più completa e più ricca. Ognuno ha una sua idea di successo, ma tutti possono raggiungerlo, anche in tempi difficili come questi. Per liberarsi di stati interiori dannosi e controproducenti è importante quindi: 1.Sapere che questo è sempre possibile. 2.Individuare i propri valori e i propri obiettivi. 3.Cercare l’aiuto di persone che possano fungere da modelli positivi 4.Puntare sul proprio benessere psicofisico
per non sentirsi “precari dentro”. Provare rabbia, paura e tristezza è del tutto normale quando ci si confronta con situazioni stressanti, ma nessuno è destinato a diventare vittima delle proprie emozioni spiacevoli. Quando si è arrabbiati e scoraggiati, quasi paradossal-
nazione e la forza d’animo che dimostrano quando, ad esempio, decidono di metter su famiglia, nonostante tutto, sono aspetti della personalità sui quali si può e si deve puntare. Anche nei momenti di crisi, quindi, lasciarsi prendere dallo sconforto serve solo a peggiorare la si-
5.Celebrare i piccoli successi. 6.Coltivare interessi e passioni al di fuori del posto di lavoro. 7.Dedicare spazio alle relazioni interpersonali, creando una rete di sostegno.
E proprio sul grande valore delle relazioni, Simonetta Piccone Stella, sociologa dell’Università di Roma “La Sapienza” e autrice del libro “Tra un lavoro e l'altro. Vita di coppia nell’Italia postfordista”, ha condotto un’indagine, intervistando 156 coppie, formate per la maggior parte da persone tra i 30 e i 40 anni. Afferma la professoressa Piccone Stella: “In generale, le coppie che io stessa ho incontrato si sono mostrate molto coese e solidali, capaci di grande intesa, disponibili a gestire insieme orari e soldi con estrema lungimiranza. E’ ancora l’uomo ad essere considerato il pilastro della famiglia, ma, a differenza del passato, oggi elargisce sostegno e comprensione alla sua compagna, con grande generosità, permettendole di finire gli studi ed aiutandola nella ricerca di un’identità professionale. La donna può contare su un partner protettivo ed un padre affettuoso.” “In certi casi”, conclude la professoressa Piccone Stella, che ringrazio per il prezioso contributo, “le coppie sembrano in qualche modo rafforzate dalla precarietà”. Il precariato, quindi, può complicare l’esistenza, ma non deve necessariamente costringere le persone a mettere la loro vita in stand-by, aspettando giorni migliori. Anzi, si può approfittare di questa fase storica e sociale per crescere e rivalutarsi, accettando le sfide con coraggio, senza farsi bloccare dalla paura di un futuro, che, per sua stessa natura, è sempre e comunque incerto.
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“SANTA MARIA”:
CARENZE TECNOLOGICHE E DI PERSONALE sono la causa delle lunghissime attese per gli esami clinici
A confronto Leonardo Bartolucci, nuovo direttore sanitario, Leo Venturi di Terni Oltre e Mauro Candelori, dirigente della Uil comparto sanità
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n queste settimane sono finite nell'occhio del ciclone l'Azienda ospedaliera e l'Asl n. 4, in relazione alla controversa campagna di vaccinazione per l'influenza A e all'emersione di un estremo disagio degli utenti a causa dei lunghissimi tempi di attesa per le visite specialistiche, gli esami di laboratorio, radiologici e altri accertamenti. Abbiamo dunque interpellato il nuovo Direttore Sanitario del Santa Maria, il dottor Leonardo Bartolucci, Leo Venturi, presidente del gruppo consiliare in Comune TerniOltre e Mauro Candelori, dirigente della UIL Federazione Poteri Locali per il comparto sanità. Al dr. Bartolucci abbiamo chiesto qual è la valutazione complessiva sulla situazione. “L’Ospedale di Terni -risponde - è cresciuto da un
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punto di vista della qualità assistenziale e professionale fino a divenire, in numerosi settori, punto di riferimento per la popolazione non solo della nostra regione, ma anche di regioni vicine. Nel contempo ha continuato ad esercitare la naturale funzione di erogatore di tutte le prestazioni, di alta, media e bassa specialità per la popolazione della città di Terni.” Si sono registrati problemi e criticità? “L’aspetto critico più evidente concerne le condizioni complessive dello stabilimento ospedaliero. Esso infatti è costituito di parti di edifici che risalgono ad oltre 40 anni fa’ e necessitano, solo per questo, di profondi interventi di riqualificazione. Anche le porzioni più recenti, che comunque hanno un’età compresa fra i 30 e i 40 anni, non risultano più adeguate alle necessità assistenziali e di logistica. Pertanto è necessario prevedere una profonda e complessiva opera di ristrutturazione dell’Ospedale S. Maria di Terni, che lo porti allo standard richiesto per le moderne strutture che erogano assistenza sia in regime di ricovero che ambulatoriale.”
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Quali sono le prospettive e i progetti per il prossimo futuro? “E’ intenzione della Direzione dell’Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni, che solo recentemente si è completata con la nomina del Direttore Amministrativo, nella persona del Dott. Roberto Noto, e Sanitario, nella persona del sottoscritto, definire un programma strategico che, partendo dagli importanti obiettivi sin qui realizzati in campo assistenziale e di ricerca, sviluppi ulteriormente i settori strategici dell’alta specialità. Non si può dimenticare che l’Ospedale di Terni svolge anche una funzione di ospedale dei ternani e pertanto la dovuta attenzione sarà dedicata anche alle specialità di base.” Leo Venturi ha un approccio più complesso e analizza la questione della sanità nel contesto della crisi economica, della pesante situazione finanziaria in cui versa il comune e dell'impasse nell'avviare «riforme e scelte utili a riorganizzare la macchina comunale, a rilanciare le aziende partecipate ed in particolare l’ASM, l’AFM, il SII, il CMM, a dare dignità e forte proiezione esterna all’Università, a colmare i ritardi sull’infrastrutturazione del territorio». A suo avviso - “In questo quadro
il comparto Sanità deve diventare un punto d’attrazione non solo per i cittadini ternani, ma un punto d’efficienza e d’eccellenza, utile allo sviluppo e alla crescita di Terni.” Venturi non ritiene superato il dibattito pre-elettorale sull'opportunità di costruire un nuovo ospedale fra Narni e Amelia. “Una scelta incomprensibile rispetto alla distanza da Terni, con costi realizzativi di circa 70 milioni di euro, e poi una rilevante spesa di gestione, ma utile per la nomenclatura sanitaria e un peso per la comunità.” Rilancia dunque la proposta di “ragionare rispetto alla costruzione di una nuova sede del Santa Maria, in quanto investire su questa struttura vecchia e inadeguata 30 milioni d’euro circa, per le necessarie ristrutturazioni di opere realizzate cinquant’anni fa, significa sprecare risorse ingenti. Questa operazione consentirebbe di valorizzare terreni dell’ASL, che possono ospitare il nuovo ospe-
inadeguati, impianti antincendio obsoleti, rispetto delle norme della legge 626 per la sicurezza sui luoghi di lavoro e via di questo passo. Saranno necessari circa 50 milioni di euro per l'ammodernamento di strutture progettate 50 anni fa, ed anche per colmare il ritardo nell'informatizzazione. Ci sono paradossi come l'incomunicabilità tra il sistema del Pronto Soccorso e quello dei reparti, per cui fanno ancora avanti e dietro le carte e non è possibile effettuare i ricoveri direttamente dal Pronto Soccorso.” “Però - prosegue Candelori - sono molto più preoccupato per i cento milioni che bisogna reperire per il Santa Maria ed il nuovo ospedale a Cammartana. Politici ed amministratori la mettono giù molto facile, invece non è uno scherzo trovare tale somma in questa congiuntura, con le casse regionali e comunali vuote. Si potrebbe vendere i vecchi ospedali di Narni e Amelia, collocati in aree di pregio, e ridimensionare la spesa farmaceutica, che però ha mostrato una notevole rigidità, per cui la riduzione non può essere data per scontata.” dale, di liberare spazi ed aree, dove oggi sorge il Santa Maria, da utilizzare per potenziare le infrastrutture universitarie e della ricerca (Cittadella Universitaria e Centri di Ricerca, Campus universitario). Un salto di qualità prosegue il leader di TerniOltre va compiuto anche sul versante dei rapporti fra Comune, Regione e Università. I nuovi rapporti dovrebbero tendere a fare dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni un autentico punto d’eccellenza e di alta specializzazione, che non veda più emigrare l e energie professionali apicali migliori. Bisognerà pianificare con la Regione una politica sanitaria tesa ad evitare conflittualità fra azienda ospedaliera e ASL e fra le aziende ospedaliere di Perugia e Terni, evitando doppioni di reparti e di specializzazioni, che si traducono in una non ottimizzazione delle risorse e in
una dannosa e incomprensibile concorrenza. Nell’ottica di una razionalizzazione delle strutture, non più sostenibili per una regione delle dimensioni dell’Umbria, occorrerebbe procedere al superamento dell’attuale numero delle ASL, prevedendone solo due.” L'infaticabile animatore di tante battaglie civili non dimentica i lavoratori, auspicando “una politica tesa a valorizzare le risorse umane, non solo premiandone la professionalità e i meriti, ma creando servizi moderni quali: asili nido, strutture scolastiche, pomeridiane ed estive, che aiutino così gli operatori sanitari a seguire meglio e più da vicino le loro famiglie, senza dover ricorrere ad assenteismi. Un centro ospedaliero d’alta specializzazione non potrà non puntare sulla ricerca quale elemento indispensabile per costituire un punto di riferimento regionale, nazionale ed internazionale”. Su questo snodo Venturi colloca “la necessità di un’integrazione organica con l’Università, affinché le risorse economiche e scientifiche
siano meglio utilizzate”. Infine, Mauro Candelori, dirigente della UIL Federazione Poteri Locali per il comparto sanità, fa professione di realismo, prendendo atto che le istituzioni hanno ormai deciso di procedere alla costruzione di un nuovo ospedale tra Narni e Amelia, limitandosi a ristrutturare il Santa Maria. “Sarebbe stato utile un dibattito più serio e approfondito afferma senza incertezze - ma ora abbiamo il compito di adoperarci affinché la nuova struttura sia destinata per il 70 - 80% alla riabilitazione, stando alle stesse indicazioni dell'Asl 4. Il Santa Maria ha raggiunto livelli di eccellenza per quanto riguarda la cardiologia e cardiochirurgia, la neurochirurgia, l'oncologia e la chirurgia urologica minore. Ma c'è pochissimo in materia di riabilitazione. Se il polo ospedaliero di Cammartana dispiegasse compiutamente la sua vocazione riabilitativa, sarebbe sicuramente un bene per i cittadini ternani, ma anche per gli utenti di Rieti o Viterbo. Invece vedo problematica - ammette - la ristrutturazione del vecchio ospedale di Terni: grosse difficoltà dal punto di vista logistico, strade di accesso e parcheggi e strutturale-murario, con troppo pochi ascensori, piccoli e
Tornando al Santa Maria, al di là del problema della ristrutturazione, ci sono altre criticità? “Sappiate che si va avanti contando solo sul sacrificio dei lavoratori, costretti a ritmi ormai insostenibili, con turni che cambiano improvvisamente, salto dei riposi ed eccessivo carico di incombenze. La dotazione di organici è la stessa di otto anni fa, circa 1.150 dipendenti, mentre c'è immediato bisogno di infermieri, tecnici radiologi e di laboratorio, anche di amministrativi - ne restano solo 70 - e di operatori socio sanitari, per porre fine, tra l'altro, all'indecenza dell'assistenza a pagamento con le badanti. I parcheggi vanno ampliati e liberati dai posteggiatori abusivi. Inoltre, è sempre mancata una cultura dell'accoglienza per i familiari dei degenti che vengono da altre zone: non c'è, come altrove, un tessuto di associazioni religiose o di privati capaci di garantire un soggiorno con prezzi diversi dagli alberghi a tre o quattro stelle. A questo punto - conclude il sindacalista con piglio da manager - i livelli di eccellenza raggiunti possono drammaticamente deteriorarsi se non si pone mano a queste urgenze.” Enrico Cardinali Enrico Cardinali
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ARIA DA DEPURA
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erni è penalizzata rispetto a Perugia non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello ambientale. Non che non ci siano problemi, ma i nostri “cugini” possono guardare avanti, proporsi di difendere beni comuni come l'Appennino dagli impianti eolici o altre grandi opere invasive e deturpanti, o beni primari come l'acqua, minacciata dall'industria delle minerali e ormai, come in tutto il paese, dalla decisione del governo di privatizzare il servizio idrico, che ha classificato l'acqua come un servizio di rilevanza economica, equiparato agli altri servizi pubblici locali. Devono tallonare la Regione perché non ceda alle pressioni delle associazioni degli agricoltori, soprattutto dei suinicoltori, volte ad edulcorare il Piano Regionale di Tutela delle Acque. O prepararsi a lottare contro la realizzazione di un grande inceneritore a due passi dalla città, come previsto nel Piano Regionale per i rifiuti. A Terni, invece, siamo impegnati in una ininterrotta guerriglia contro criticità che sopraggiungono a ripetizione e a rincorrere col fiato grosso un corretto equilibrio fra produzione industriale e ambiente. A volte sembra che le istituzioni ci mettano buona volontà, ad esempio con lo studio del Politecnico di Milano, condotto su richiesta dell'Agenzia di protezione ambientale dell'Umbria, che ha stabilito le cause dei cattivi odori che affligono i 64 km quadrati della conca ternana. Dai dati rilevati ed elaborati, in un arco di tempo compreso tra febbraio e settembre 2009, è emersa la configurazione di un problema complesso, frutto del concorso di più impianti industriali, che contribuiscono
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in misura determinante all'impatto olfattivo. In particolare il 51% dei cattivi odori e' attribuibile al Polo Siderurgico, il 29% al Polo Chimico ed un 20% agli altri impianti monitorati. Ma, data la tipologia degli effluvi, l'impatto di questo 20% ha un effetto pari al 51 del Polo Siderurgico. Oppure con la richiesta dell'Arpa di rivedere il sistema di rilevamento delle polveri Pm 10 con le centraline, che rappresentano la fonte ufficiale a cui il Comune di Terni, da sempre, fa riferimento in materia di provvedimenti da adottare per il loro abbattimento. Provvedimenti che coincidono quasi sempre con il blocco del traffico. Si è compreso che «non ha senso piazzare dieci centraline tutte nella stessa zona. In particolare, non ha senso valutare la qualità dell’aria di Terni basandosi anche sui dati registrati dalla centralina di Prisciano» come emerso dallo studio gestito dall’università di Perugia, in collaborazione con la Bocconi di Milano e il Comune di Terni. «Un apparecchio si trova posizionato a due passi dall’acciaieria Tk-Ast di viale Brin e per questo registra sempre valori elevati di Pm 10. Non che la rilevazione sia sbagliata, ma non è attendibile per capire in maniera scientifica, e dunque più precisa, la qualità dell’aria in tutta la città», si è detto saggiamente alla presentazione dei risultati presso la Fondazione Carit, principale finanziatore dell’indagine. Se queste sono le luci nella condotta dei poteri locali, non mancano sicuramente le ombre. E' tornata di at-
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Considerazioni sulle modalità di pubblicizzazione dei risultati dello studio del Politecnico di Milano commissionato dell’Arpa
tualità la vicenda dell'inceneritore di Maratta, con la consegna in Procura, a fine ottobre, della super perizia commissionata a tre esperti dal Gip, Maurizio Santoloci,
per stabilire il nesso di causalità tra le patologie tumorali che hanno colpito quattro lavoratori dell’impianto gestito dall’Asm e la loro esposizione professionale. Il cancro, che ha già ucciso il capo turno Giorgio Moretti, è stato contratto in un contesto in cui i lavoratori erano estremamente preoccupati di dover manipolare e respirare sostanze tossiche, mutagene e cancerogene. Ripetutamente l'avevano manifestato ai dirigenti, ottenendo in risposta punizioni, minacce di sanzioni disciplinari ingiustificate, demansionamenti, un'ininterrotta serie di angherie, mobbing. E' una parte del processo che vede alla sbarra l’ex sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, l’ex presidente Asm, Giacomo Porrazzini, e l’intero consiglio di amministrazione della municipalizzata. Anche l'incendio della ditta Ecorecuperi a Vascigliano di Stroncone è stato complessivamente sottovalutato, come dimostrano le con-
centrazioni di diossina nei foraggi, nel latte e nelle uova della relativamente piccola area circostante e in quel che resta del capannone. Proprio quando i camion erano pronti a partire alla volta di Gubbio, destinati alla discarica di Colognola, le analisi che l’Arpa ha fatto fare su quel materiale hanno accertato senza mezzi
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termini che si tratta di rifiuti pericolosi, e quindi si è bloccato lo sgombero. Contemporaneamente l’Asl ha fatto scattare nuovi controlli, dopo che cinquanta agnelli destinati alla macellazione sono risultati positivi alla diossina. Aumentando la disperazione degli agricoltori della zona, che stimano in un milione e
mezzo di euro i danni causati dal rogo di luglio. E che non sanno come gestire le emergenze quotidiane, come quella dello smaltimento del fieno inquinato. Non si sa dove portarlo. E ancora, lo stralcio dell’indagine avviata su uno dei tre inceneritori di Maratta cinque anni fa dalla Procura di Prato è arrivato davanti al giu-
dice per le udienze preliminari del tribunale di Terni, Pierluigi Panariello, che ha disposto il rinvio a giudizio di due degli ex dirigenti dell’impianto e del gestore della discarica, dove sono finite le ceneri del materiale bruciato, in assenza delle necessarie autorizzazioni. A processo, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, dovranno andare Sante Agarini, che all’epoca dei fatti era il presidente di Terni Ena, l’allora direttore dell’impianto, Francesco Ansuini e Antonio Valerio, il gestore della discarica abruzzese, dove sono state smaltite le ceneri del materiale bruciato nel camino di Maratta. Ricordiamo che il padre, Luigi Agarini, è stato pochi anni fa un personaggio legato a doppio filo alla politica locale, molto chiacchierato per le operazioni non cristalline, dalle Acciaierie alla Ternana, dal progetto della mai realizzata città dello sport all'affare più succulento, Terni Ena appunto. Se tutto questo non bastasse, resta la minaccia di un quarto inceneritore a Maratta, più grosso degli altri, anch'esso previsto dal Piano Regionale per i rifiuti, e la concessione del via libera alla centrale da 90 megawatt, che la ThyssenKrupp vuole costruire all'interno dell'area di viale Brin. Per fortuna sembra che la società civile stia uscendo dal tradizionale torpore. Il 24 ottobre il Comitato per l’ambiente di Terni e il Forum Umbro per i Beni Comuni hanno promosso e partecipato ad un importante convegno, dall'eloquente titolo “Terni città dell'acciaio...
o del cromo esavalente?”, incentrato proprio sull'interrogativo se sia possibile conciliare l'esistenza di un grande indotto industriale, in una realtà come Terni, in cui questo fa storicamente parte del tessuto economico e culturale della città, con un'attenta tutela della salute delle persone e dell'ambiente. Ne sono scaturite alcune proposte sull'immediato: incalzare le amministrazioni perché la smettano col malcostume di una blanda vigilanza e di omessi controlli istituzionali, volti a verificare l'impatto di una serie di azioni della multinazionale sulle aree circostanti; una radicale riforma delle Arpa, che consenta maggiore trasparenza e forme di partecipazione dei cittadini, nel frattempo marcandole strette affinché tutelino effettivamente la salute; un'omogeneizzazione delle strutture di laboratorio, che permetta analisi oggettive, facendo analisi non più solo di tipo chimico (sul suolo e sulle sostanze), come oggi avviene, ma anche di tipo biologico, di incidenza sui viventi; una mappatura delle patologie, che oggi non esiste, e una dell'inquinamento ambientale, che però tenga conto non solo dell'inquinamento del suolo, ma si spinga a determinare quello delle falde acquifere: mettendo le due mappature in relazione tra loro, si avrebbe un quadro abbastanza puntuale del rapporto di causa-effetto tra inquinanti e malattie. Come dicevano le nonne, se son rose fioriranno!
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cronaca
Tragedia all’Ast
Poteva essere una strage
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erni ha passato due settimane di fuoco sul fronte degli incidenti sul lavoro. La metafora è giusta, dato che nel 2008, in Umbria, i dati ufficiali riportano 16 morti di lavoro e 17.088 infortuni. Ormai non è improprio parlarne come di una guerra. Ad aprile un lavoratore delle ditte in appalto era morto alla Thyssenkrupp. Qualche mese di tregua e poi la doccia gelata: il 18 di questo mese infausto un operaio di 62 anni è annegato, cadendo con tutta la motopala con cui stava lavorando in un laghetto di Ponte San Lorenzo di Narni, che si vuole riconvertire a bacino per la pesca sportiva. Il giorno dopo un lavoratore di 54 anni, dipendente delle ditte esterne addette alla manutenzione, è stato travolto e trascinato per 50 metri da un autoarticolato, nel piazzale delle cementerie Barbetti di Gubbio. L'ultima settimana di novembre ha visto un grave incidente al Tubificio, nella zona industriale di Sabbione. Il 1° dicembre, a quasi due anni dal tragico anniversario della strage alla Thyssenkrupp di Torino, è morto a Terni un giovane operaio di 31 anni, intossicato dalle esalazioni di idrogeno solforato. Non sono ancora state precisamente stabilite le cause della reazione chimica che ha provocato la nube tossica larga 500m e alta 30m. Ciò che è avvenuto è pazzesco e rivela la totale assenza di procedure di controllo e sicurezza efficaci. Anche esperti militari di guerra chimica non riescono a comprendere come la nube tossica scaturita da pochi kg di prodotti abbia potuto uccidere l’operaio e procurare svenimenti a chiunque si avvicinasse al luogo per soccor-
rerlo. La città intera, oltre ai lavoratori, si chiede se ci si può considerare al sicuro con questi dirigenti Thyssen. Tragedie che fanno parte della ininterrotta strage, che nel nostro paese vede 4 caduti al giorno, 1.450 l’anno circa. E' di poca consolazione che, stando ai dati ufficiali Inail (notoriamente sottostimati), il trend indichi una diminuzione degli infortuni nel territorio provinciale pari al 4,5% nel 2008 e del 2,8% nel 2007. Una diminuzione che sembra confermata anche per l’anno corrente. Anche gli infortuni mortali sono scesi, da 9 del 2007 a 3 del 2008. Al momento siamo di nuovo a 3. Ma si tratta pur sempre di dati da guerra civile. Prodotta dal concorso di molti fattori: dall’inosservanza delle norme di prevenzione, dall’utilizzo di mano d’opera irregolare in nero, dai tempi di lavoro forsennati imposti dai ritmi di produzione, dalla precarizzazione dei contratti di lavoro. Negli anni '70 ci sono state in Italia importanti esperienze di lotta per la salute e la sicurezza sul lavoro, nel varco finalmente aperto dallo Statuto dei Lavoratori nella ferrea organizzazione del lavoro, in cui poco contava la vita e la soggettività di operai e impiegati. Una, in particolare, le riassume
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tutte: il “Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro”, costituito da lavoratori e lavoratrici chimici della Montedison di Castellanza (VA) e di altre fabbriche dei diversi settori merceologici, uniti nel rifiuto di scambiare i livelli di rischio con gli aumenti salariali. Il “Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro” già allora si proponeva di sviluppare metodologie di intervento in fabbrica sui temi della salute, della sicurezza e dell'ambiente, sperimentate in anni di lavoro, nei molteplici campi della prevenzione dei rischi e delle nocività, della bonifica dei cicli produttivi e dell'ambiente inquinato all'interno come all'esterno dei luoghi di lavoro, con la partecipazione di migliaia di lavoratrici e di lavoratori appartenenti alle piccole, medie e grandi fabbriche italiane, nonché a settori dei servizi, dalle banche agli ospedali. Lavoratori e medici (che poi costituirono il movimento Medicina Democratica, tuttora attivo, ma ormai ridotto alla parodia di quel che era stato alle origini) lavoravano fianco a fianco, con metodologie fondate sui principi : -della partecipazione diretta delle lavoratrici e dei lavoratori alle indagini in fabbrica e della popolazione autoorganizzata nel territorio;
-dell'affermazione della soggettività operaia nella sua accezione più ampia e pregnante, sia sul piano culturale che sindacale e tecnico-scientifico; -del rifiuto della monetizzazione dei rischi e della nocività nei luoghi di lavoro, così come nel territorio; -del rifiuto della delega della propria salute ai tecnici da parte del gruppo operaio di lavorazione omogeneo; -della non accettazione della cosiddetta neutralità della scienza e della tecnica e della oggettività dei cicli produttivi che da esse derivano; -della informazione e formazione permanente, attraverso il corretto rapporto fra gruppo operaio omogeneo e tecnici sugli innumerevoli temi della salute, della sicurezza, dell'ambiente salubre e dei diritti umani. Questo patrimonio è oggi quasi del tutto disperso, mentre l'incontrastata logica del profitto ha portato di nuovo a monetizzare la salute dei lavoratori, con la benedizione del governo, che ha praticamente depenalizzato la responsabilità dei vertici aziendali. E' auspicabile che quella sperimentazione venga rinverdita, sia in termini di accumulo e circolazione di conoscenza, sia costruendo vertenze in nome di una sanità gestita come bene comune. Altrimenti lo slogan “perché non avvenga ancora”, che ha connotato la mobilitazione in seguito alla morte di Diego Bianchina, resterà davvero velleitario, sullo stesso piano dei tanti discorsi di indignazione, cordoglio e solidarietà, che non modificano in alcun modo le concrete situazioni di rischio. E. C.
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INSERTO SPECIALE
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URBANISTICA
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relatori: Paolo Leonelli Aldo Tarquini Leone Tocchi Walter Tocchi Enrico Cardinali
giugno 2009 MONTECAMPANO Amelia TR interventi successivi di Andrea Messi (Confedilizia) Renzo Rossi (Regione Umbria) Paolo Ratini (ANCE) Marco Malatesta (Assessore Urbanistica) Alberto Franceschini (Ord. Ingegneri) Luciano Marchetti (Ord.Architetti)
Il tema dell’urbanistica è uno dei nodi centrali su cui una città deve continuamente confrontarsi e riflettere per migliorare la sua vivibilità e proiettarsi nel futuro secondo le nuove tecnologie ed esigenze di sviluppo economico e sociale, delineando la propria identità e storia. Essa contiene in sé tutte le problematiche amministrative di una città. Decide come il territorio potrà essere utilizzato e modificato per costruire lo scenario in cui la vita dei suoi abitanti si svolge in un contesto di spazi e funzioni architettoniche. Una volta le città ed i paesi sorgevano spontanei secondo le esigenze primarie degli abitanti, ora nella modernità con la grande diffusione delle auto tutti i luoghi sono raggiungibili in poco tempo e la viabilità e i parcheggi sono divenuti di capitale importanza. Una città deve saper coniugare situazioni antitetiche come la salute e la bellezza urbana rispetto al traffico. I centri storici ZTL sono belli ma di più difficile accesso, motivo per cui il commercio soffre così come gli uffici, i quali appena possibile lasciano il centro. La città così abbandonata perde i suoi connotati di vita commerciale e di spazio di aggregazione sociale. La sfida dei prossimi anni è riuscire a rivitalizzare il centro con una politica che incentivi le ristrutturazioni con piani urbanistici di demolizione omogenei, dove possibile, in modo da non sottrarre più territorio al paesaggio ed alle aree verdi, ottimizzando le infrastrutture esistenti e le aree già urbanizzate.
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Enrico Cardinali ha coordinato il forum per Terni Magazine svoltosi nel giugno 2009 con gli architetti Paolo Leonelli, Leone Tocchi, Walter Tocchi, Aldo Tarquini (Dirigente settore urbanistica del comune di Terni, con interventi successivi di Renzo Rossi (Amministrazione Provinciale di Terni) e Andrea Messi (Confedilizia). La discussione prende le mosse da una considerazione preliminare: la mancanza di una cultura che concepisca il territorio come un bene comune. Paolo Leonelli - Di conseguenza, l'urbanistica si è sempre scontrata con gli interessi particolari dei proprietari di terreno. Walter Tocchi - In Italia la collettività paga un tributo enorme alla sovrapposizione di diritto di proprietà e diritto di costruzione, un costo che ovviamente grava sul debito pubblico. Non so in quale
NISTICA La mancanza di una cultura che concepisca il territorio come un bene comune... misura, perché non ci sono studi in proposito, a nessuno interessa farli e, in definitiva, si preferisce dimenticare questo problema. I primi tentativi in questo senso risalgono agli anni '60, con il progetto di riforma urbanistica del ministro dei Lavori Pubblici Fiorentino Sullo, con Amintore Fanfani presidente del Consiglio. Tale proposta si prefiggeva l’obiettivo di un effettivo controllo e un’efficace razionalizzazione del territorio, e suscitò nel paese un acceso dibattito. Da un lato, esperti della materia, studiosi, architetti, ambientalisti, intellettuali, lo giudicarono molto positivo, innovativo ed originale e soprattutto idoneo a fermare l’ondata speculativa che si era venuta a creare nel paese unitamente alla crescente corruzione, denunciata da molti giornali (da ricordare le inchieste del settimanale “L’Espresso”, che all’epoca suscitarono molto scalpore). La riforma, inoltre, forniva gli strumenti a garanzia di un ordinato sviluppo del territorio ed un assetto razionale delle città, che crescevano in modo caotico e spontaneo sotto la spinta di interessi privati. Dall’altro lato, le forze conservatrici politiche ed economiche, che avevano i loro punti di riferimento nella Confindustria, nell’alta finanza milanese, nel partito liberale e in larga parte nel partito della Democrazia Cristiana, orchestrarono, in men che non si dica, una violenta campagna contro il ministro Sullo attraverso i giornali che ad essi si riferivano e attraverso la stessa televisione di stato, che si rifiutò addirittura di permettergli di spiegare le sue ra-
gioni, ma fece da portavoce, attraverso le tribune elettorali, della protesta. Si era in piena campagna elettorale e le votazioni per eleggere la terza legislatura ci sarebbero state a breve. Il Movimento Sociale riempì le città di manifesti che, con una grossolana falsità, annunciavano la fine del diritto alla proprietà della casa. Paolo Leonelli - La proposta di riforma contenuta nel progetto Sullo rappresentava il tentativo, compiuto per la prima volta sull’esempio di quanto avveniva da decenni in Gran Bretagna, in Olanda e nei Paesi Scandinavi, di limitare gli effetti negativi della speculazione edilizia e di decentrare poteri, che erano prima dello Stato, a favore delle Amministrazioni locali e dei loro strumenti urbanistici. Dopo la sfortunata conclusione di questa vicenda non si parlò più nel nostro paese di mettere un freno alla rendita fondiaria, che paghiamo tutti e che grava, ad esempio, sul prezzo di ciascuna casa per circa il 30% ma, ciò che è gravissimo, ha distorto la crescita delle città in totale obbedienza ai proprietari terrieri. Da allora la rendita parassitaria ha minato e continua a minare l'intera economia nazionale. Aldo Tarquini - Dovremmo riandare al clima culturale dei primi anni '70, dopo le lotte operaie, studentesche e naturalmente sulla casa, che avevano mutato significativamente la società italiana. In particolare, la legge 865 del 1971 stabiliva una partizione delle città in due aree, quella pubblica e quella pri-
vata. Si potevano espropriare i terreni basandosi sul valore agricolo; infatti a Cospea, Maratta, Sabbione e nelle zone destinate a insediamenti PEEP e PAIP si espropriarono i terreni a due lire. Con ovvio disappunto dei proprietari. Si ebbe poi, ancora una volta, una vicenda moderata, squisitamente italiana, che, a partire da una famosa sentenza della Corte di Cassazione, portò ad una revisione totale del regime degli espropri. Dapprima si fissò al 50% il rimborso, ma da circa due anni bisogna pagare il valore totale di mercato. A questo punto interviene tuttavia un dispositivo di perequazione, che stabilisce la parità di tutti i soggetti interessati dalla trasformazione urbanistica, sia che si tratti di case, sia che si tratti di servizi. A prescindere dalla quantità: ad esempio, se si vogliono costruire grattacieli non ci sono ripercussioni sul valore dei terreni. E' inoltre fissato un coefficiente di edificabilità piuttosto basso, a Terni 0,5 metri cubi su 1 metro quadro. Altro punto fondamentale è che tutti i terreni per gli spazi pubblici vengono consegnati gratuitamente all'ente; quindi i comuni non pagano più per strade, parcheggi, verde e così via. Questa mi sembra una ragionevole mediazione tra i diritti della proprietà e il bene comune. Il valore di mercato dei terreni continua a scaricarsi sul prezzo di abitazioni e servizi, ma è calmierato da un basso indice di edificabilità. Si tratta di un modello comune nel nord Europa, ma non tanto diffuso in Italia; in Umbria siamo l'unico comune ad applicarlo, ma la regione sta spin-
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gendo tutti gli altri in questa direzione. Walter Tocchi - Certo, resta la considerazione che tale perequazione è comunque interna ad una categoria privilegiata di cittadini, mentre il plusvalore e i benefici generati dalla trasformazione urbanistica soltanto in parte tornano alla collettività. E' un passo avanti, ma confinato all'interno di una logica proprietaria. Aldo Tarquini - Sicuramente. Ma non trascurerei il cambiamento ottenuto da quando un metro quadro costava in talune aree anche 500 euro, per arrivare agli attuali 80-90. Inoltre, non c'è più per il comune l'obbligo di pagare un indennizzo dopo cinque anni dall'approvazione del piano regolatore, quando i vincoli relativi ai terreni soggetti ad esproprio venivano a decadere e bisognava rinnovarli. Ora i vincoli non scadono perché tutte le aree sono edificabili. A Terni sono stato io a mettere a punto questo dispositivo, rifacendomi ad esperienze emiliane e assemblando diverse norme. Leone Tocchi - Tuttavia, constato che alla fin fine l'urbanistica, quella che sceglie, resta subalterna al valore dei terreni e inscritta in un orizzonte privatistico. Il risultato finale è poi che il costo delle abitazioni è troppo elevato, direi proibitivo. Trovo che il bene della comunità, da questo punto di vista, ma anche sotto il profilo estetico o ambientale, continui ad essere sacrificato; l'urbanistica deve incessantemente condurre una lotta strenua, impari, con
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E’ mancata e manca ancora la qualità progettuale ... l'interesse della rendita. Renzo Rossi - Mi inserisco al dibattito in corso facendo rilevare come la “provocazione culturale” dell’abitare, posta dal nuovo piano regolatore , deve far cogliere gli aspetti positivi che ci sta offrendo l’istituto della perequazione come scelta alternativa all’esproprio. I vari operatori delle rendite fondiarie saranno protagonisti di acquisizioni di aree da parte dell’Ente con una efficacia senza precedenti. La perequazione urbanistica innova le modalità di acquisizione dei ruoli destinati allo sviluppo delle attrezzature collettive e delle infrastrutture. Questa sperimentazione
di mercato. Per completare l’opera, la Regione dell’Umbria ha emanato una legge nel 2004 ove prevedeva di istituire una Commissione per la Qualità Architettonica e del Paesaggio con funzione consultiva, dovendosi esprimere esclusivamente nel merito della qualità dell’intervento proposto. Questi tre momenti potranno garantire sia l’equa politica fondiaria, sia la qualità del progetto in termini temporali brevi. Con i nuovi strumenti operativi che abbiamo a disposizione, l’area interessata alla trasformazione, scelta a monte dall’amministrazione comunale, senza dubbio debole dal punto di vista della sua attuazione, può essere
stemi del ruolo territoriale della città”. All’interno dei sistemi individuati è fondamentale sviluppare il tema delle infrastrutture e della mobilità. L’indicazione che ci suggerisce il nuovo piano regolatore permette di attivare subito la coniugazione tra obiettivi strategici dello strutturale e la metodologia applicativa dello spazio fisico; favorendo il rinnovamento infrastrutturale e l’attivazione dello sviluppo propulsivo raccordato con le potenzialità offerte dal centro storico ricercando e valorizzando quelle peculiarità oggi ancora inespresse nel territorio delle periAndrea Messi
darà vita a nuovi piani attuativi, ove da un lato sono gestiti e guidati da una esperienza ormai trentennale da parte dell’amministrazione comunale e dall’altra la garanzia che qualsiasi proprietà presente “ospita” i diritti di altri proprietari meno incisivi nella scelta finale, mettendo tutti sullo stesso piano, guidati dal progettista che non è più legato a poteri
modificata ai vari livelli, morfologico, nei contenuti, proprio per facilitare l’accordo con la proprietà. Il problema dei sottotetti delle inclinate ecc. non saranno più argomenti centrali negli uffici e nelle commissioni edilizie, dando spazio a tematiche più qualificanti. Sulle priorità urbanistiche della città vedo ormai tracciata la strada nei “cinque si-
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ferie. La periferia, a mio modo di vedere, si qualifica in maniera completa se la propulsione viene dal centro o parte dalle “porte del centro”. Vedo in questa cerniera della città un nodo ove la mobilità può avere un ruolo fondamentale. Il nuovo piano regolatore ha dato alcuni input in tal senso, condividendo alcuni percorsi indicati dagli enti territoriali
che hanno concorso alla sua stesura definitiva. Dobbiamo fare in modo che gli intenti condivisi siano anche attuati, per essere di aiuto alla “riqualificazione” che tutti esigiamo. Andrea Messi - Non credo che il problema di espansioni urbanistiche incontrollate o mal progettate derivi esclusivamente dal desiderio dei proprietari terrieri. Nel caso di Terni poi, grandi proprietari ce ne sono s t a t i solo 2 o 3 e sicur a mente n o n sono stati loro a progettare la città. E poi non mi pare che il valore dei terreni abbia minimamente impedito lo sviluppo edilizio in Italia. E’ mancata e manca ancora la qualità progettuale sia urbanistica che architettonica. I cattivi maestri delle università italiane hanno molte responsabilità, così come la scarsa autonomia degli architetti dal mondo politico. La politica fondata sul clientelismo per ottenere consenso anche nei confronti dei piccoli proprietari di lotti in aree vocate ad essere urbanizzate concedendo cubature notevoli, ha fatto il resto. Terni è rimasta con la stessa popolazione di 60 anni fa ma occupa un territorio grande almeno 4 volte. Non più periferie luoghi di incontro ma veri e propri non luoghi, dove la vita viene scandita, dopo il lavoro, dalla televisione e dalle visite negli ipermercati. La città è altrove, dove era prima, dentro le sue mura e nei pochi frammenti delle periferie a misura d’uomo degli anni 30 e 50. Ora si rischia che il modello di vita indotta dalle automobili e dagli ipermercati provochi, con lo svuotamento commerciale, la
sua morte. L’impossibilità di accedere al centro, la fuga delle attività ed uffici dalla ZTL e la tendenza a vivere vite sempre più isolate attraverso i media, tv ed internet, senza una socializzazione diretta ma con comunicazioni fredde e a distanza, vivendo il mondo come una città globale. Si rischia quindi di perdere interesse per tutto ciò che non rientri nei modelli trendy del momento, smarrendo il significato e la funzione della città.
al teatroVerdi con centinaia di persone, il dopocena, e non c’erano solo addetti ai lavori li-
Paolo Leonelli - Tutto è reso più difficile dalla mancanza di partecipazione: sulla stampa, in televisione, nell'università non compare mai niente, l'ordine degli architetti e le sue commissioni in pratica non esistono più. E dire che si tratta di temi fondamentali per il cittadino!!! E' vergognoso che non ci si interessi, non si protesti, questo silenzio totale... Ricordo che negli anni ‘58‘60, quando si discuteva il piano regolatore Ridolfi, si tenevano assemblee popolari
velli di partecipazione pazzeschi su come ricostruire la città e la vita quotidiana, sui viali, sul verde, su come modellare il centro... anche noi architetti, quando eravamo più giovani. Tutt'altra temperie! Oggi accadono cose paradossali e inammissibili, come il concorso di idee per ampliare la scuola media di Sangemini. Il concorso di idee è una cosa interessante, c'è solo l'impegno intellettuale, non bisogna spendere per una quantità di tavole...
Ho scritto al consiglio nazionale e provinciale sia degli architetti sia degli ingegneri, contestando tre punti: il premio irrisorio - tremila euro al primo classificato, duemila al secondo e mille al terzo consideriamo le spese e le tasse... Si sa, i comuni hanno pochi soldi; l'assenza di tecnici in commissione e, la cosa più assurda, l'incarico di realizzazione non è affidato al vincitore ma a un costruttore scelto in un secondo tempo, alla faccia di ogni diritto di proprietà intellettuale, ormai applicato per qualunque sciocchezza, per una canzoncina o una musichetta! Bene, gli ordini non hanno detto niente. Racconto questo episodio per rendere la sciatteria e il menefreghismo con cui ci si occupa di questa materia. Leone Tocchi - Sono completamente d'accordo. Il problema oggi è che, se discussione c'è, si aggrappa agli interessi particolari e immediati – questo vale per i cittadini, per i costruttori,
per gli architetti. C'è una delegittimazione del nostro ruolo dal momento che siamo bypassabili su mille piani, dal fatto che i progetti li firma il geometra o il figlio che ha studiato bene o male architettura, dal fatto che ogni persona a casa sua si sente in grado di progettare, un po' come quando si dice che siamo tutti allenatori... Ecco, tutte queste spinte portano al risultato che, si abbia uno studio o si lavori nel-
l'ente, non entriamo più nel meccanismo produttivo. Quindi gli ordini sono diventati evanescenti, si sta
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schiacciati sulle strategie dei costruttori, si perde ogni criterio di qualità, si dimenticano tutti i saperi vicini, la sociologia, la psicologia, l'antropologia e via di questo passo. Non è che l'urbanistica sia morta, è che la fanno anche altri. Walter Tocchi - La traduzione di tutto questo è l'Expo di Milano, il mero marketing urbano, il grattacielo inclinato, quello storto, quello brutto... finito! Mentre si sente in generale un gran bisogno di ristrutturazione delle periferie - basta costruire all'infinito, recuperiamo la città esistente, trattando un quartiere dismesso o che soffre di degrado come un edificio da restaurare! E Dio sa quanto bisogno abbia Terni di ristrutturare i quartieri periferici, Borgo Bovio, Borgo Rivo e la Polymer!
del mercato! Invece, recuperare senza espandere la città! Walter Tocchi - Ecco, Aldo, ti rivolgo formalmente la richiesta di impegnarti nella nuova amministrazione ad elaborare seri piani particolareggiati di ristrutturazione di alcune periferie, perchè ne hanno davvero bisogno.
Paolo Leonelli - Ci sono quartieri stupendi, anche l'edilizia popolare ha costruito in passato cose egregie, al contrario di oggi che ne fa di orrende. Quanto è bello ad esempio villaggio
Aldo Tarquini - Prima rispondo ai discorsi sulla morte dell'urbanistica. Quando elaboro il piano regolatore ho in mente una visione della città, non la mappa dei valori; attraverso il piano regolatore ogni comunità si costruisce regole e criteri di scelta, a seconda delle particolarità storiche, culturali e così via. L'Italia è piena di piani regolatori, addirittura c'è un eccesso di pianificazione, la questione è come incidono. A Terni l'unica struttura organizzata efficace è quella degli imprenditori edili che, con la collaborazione di consulenti, si esprime e si fa valere sul piano regolatore, ovviamente in linea con i propri interessi. Mentre non c'è stato grande dibattito sulle scelte tecniche, come si è in-
Borgo Bovio Italia! Un tema intrigante, oggi, sarebbe togliere le macchine da questi luoghi, lasciarle in parcheggi verticali, liberare i viali alberati che molte città ci invidiano, riscoprire i centri sociali... Stesso discorso per Città Giardino. Un paesaggio diametralmente opposto a quanto avvenuto a Borgo Rivo e Campitello, con quei lotti 5x5, i vialetti di due metri... lo spontaneo funzionamento
S. Valentino vece verificato nelle istituzioni e nelle commissioni, c'è stata una grande attenzione all'aspetto gestionale, che ha portato al perfezionamento e alla riuscita del meccanismo di perequazione. Insomma, è un rapporto che funziona. La questione di fondo è riuscire ad elaborare un linguaggio di qualità, diverso da quello che gli industriali riescono a promuovere e che raccolga le istanze di tutti gli
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altri soggetti interessati dalla trasformazione urbanistica, che sono una platea molto più ampia dei costruttori stessi, ad esempio tutti coloro che, come i commercianti o gli artigiani, investono ma sono estranei al meccanismo speculativo sulle aree e debbono gestire e patrimonializzare beni e servizi, sentendo al contrario sulla propria pelle l'eccessivo valore delle aree, dato che non possono rifarsi su una rivendita con tasso speculativo. Bene, tutta quest'area non è rappresentata, perché chi ha la voce forte sono quelli interessati dal meccanismo edilizio, dell'acquisto delle aree, della costruzione e della rivendita. Prima parlavo di una buona dialettica con loro, ma, beninteso, la mediazione è sempre fatta sul massimo quoziente di guadagno. Ad esempio, l'ultimo tema preoccupante è quello dei sottotetti; ormai tutta l'architettura ternana è orientata dai sottotetti. Ora, tamponato in qualche modo il problema dei sottotetti, la nuova frontiera sarà il sottosuolo: ormai tutti raddoppiano la cubatura realizzando vani seminterrati e interrati, cantine, taverne e chi più ne ha più ne metta. Quello dei sottotetti è un malcostume che viene da lontano. Ridolfi aveva creato una regola per cui, se si fa un tetto inclinato più del 35%, lo si deve calcolare in cubatura, ma questo è stato interpretato nel senso che tutto ciò che è inferiore al 35% non fa cubatura. Poi, si è sovrapposta la nuova normativa sull'agricolo, restrittiva, proprio quando c'era una spinta a costruire; così, chi ha gestito l'edilizia a Terni ha ritenuto di avallare tale “fraintendimento”, permettendo di realizzare case con un piano in più e con cento, con duecento , anche con trecento metri cubi, per soddisfare quel tipo di domanda: questa è in estrema sintesi la storia, si è creato il costume del trucco e quello che domina l'edilizia è il tetto. A danno, naturalmente, della qualità architettonica, dal
momento che tutte le case sono orientate da tale esigenza. Paolo Leonelli - Un'altra follia riguarda i portici. C'è ora una indicazione regionale per cui i portici nuovi devono considerarsi superficie utile, ma il rovescio della medaglia è che, se si sono chiusi, la situazione può essere sanata senza spendere una lira. Insomma, il portico chiuso abusivamente viene sanato, ma in una casa nuova non posso prevedere un portico! Walter Tocchi - Queste vicende permettono di comprendere bene la degenerazione del ruolo del progettista: nei primi anni '70 i costruttori si presentavano negli studi quasi con il cappello in mano, oggi ci sono costruttori che si stupiscono dell'abilità di speculare e trovare escamotage dei progettisti. Appunto questa è la trasformazione antropologica del professionista. Negli anni '70 aveva una sua dignità e non soggiaceva immediatamente ai voleri della committenza, c'era meno concorrenza, ma soprattutto non giocata su un piano squallido di artifici e furbizie. Ma voglio sottolineare un altro elemento: la cronica povertà delle casse dei comuni, la necessità di avere un bilancio in attivo o almeno in pari, li ha consegnati ad una inesausta rincorsa allo sviluppo edilizio. In vista dell'incasso degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, previsti dalla legge Bucalossi, io do maggiore sviluppo, metto più carne al fuoco, zonizzo, rendo edificabili più aree possibili perché ho un ritorno economico immediato, anche se così non è nel lungo periodo, perché, in primo luogo, devo farmi carico di tutte le spese per la realizzazione dei servizi, strade, fogne, trasporti, ma poi le città non le gestisco più, diventano invivibili e così via, ottengo lo sprawl, quella marmellata indifferenziata e informe che vediamo in tutte le periferie. Sarebbe interes-
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Carlo Aymonino, Aldo Rossi e la EX SIRI
sante, ed è stata sempre una mia curiosità, andare a vedere quanto è stato in questa spirale il consumo del territorio, proprio qui a Terni; vedere il rapporto tra l'edificato e l'intero territorio comunale, certo, escludendo le aree di montagna. Un coefficiente corretto è considerato il 5055%; al di sopra di questi valori siamo in una situazione di degrado. Paolo Leonelli - E’ presto detto: la conca è tutta piena. Le zone di campagna sono una casa dietro l'altra, una casa dietro l'altra! Aldo Tarquini - A mio avviso questa propensione a far costruire c'è, ma è mediata, non è un disegno, anche perché i sindaci non hanno la bacchetta magica, nel senso di poter far costruire a proprio piacere. Semmai, ci può essere una malizia sull'Ici dei terreni, anche se calcolata sull'indice di edificabilità dello 0,5. A questo proposito Terni si muove in controtendenza rispetto all'Umbria: partendo dalla “città compatta” ridolfiana, ho pensato che fosse giusto disegnare l'intera città, mentre norme regionali mi dicono no, tu prevedi zone dove potrai crescere e lì poi preciserai in futuro. Questa è una tendenza non progettuale, che potremmo chiamare di “disegno occulto” della città, di progettazione graduale. Si tratta di un chiaro vantaggio per chi deve pagare l'Ici. Ma io, che avevo previsto da dieci, quindici anni un rallentamento del mercato edilizio, in sostanza per esaurimento, perché le case non sarebbero più servite, almeno con quel ritmo, e che mi sono dovuto ricredere osservando la sua tenuta, comincio a preoccuparmi per i riflessi della crisi dell'economia globale, che, quando si sentiranno, saranno pesantissimi, come è accaduto venti anni fa a Genova, come accade oggi negli Usa, in Spagna e così via. Soprattutto in considerazione del suo ruolo di volano di tutta l'economia. Tornando al consumo di territorio, mi sento di affermare
che la città è compatta, radiale ma compatta, grazie soprattutto alle idee di Ridolfi ed implementata, lo dico sorridendo, dagli amministratori che innalzarono gli indici e dalla stessa corsa allo sfruttamento delle cubature. Ma accanto abbiamo una campagna che è infestata, non da un'edilizia intensiva, ma da un'edilizia estensiva, che di fatto non compromette definitivamente il territorio naturale e però sarebbe condizionante se un giorno Terni avesse necessità di crescita e di costruire ancora. Bisogna dire che Terni ha risentito di una grande pressione nelle aree agricole, lo stesso è accaduto a Perugia, mentre per i comuni, come Amelia, Narni, la stessa Spoleto, che hanno avuto minore pressione è stato più facile resistere, anche se va loro riconosciuto questo merito. Ora vengo alla provocazione di Walter e di Paolo sul recupero delle periferie. Ne parlate come di una cucina del futuro, invece è un impegno del presente. Bene, le città hanno delle fasi e le fasi sono legate alle risorse disponibili, che in Italia sono scarsissime. Negli anni '70 abbiamo fatto le periferie, devo dire con buoni risultati; negli anni '80 abbiamo recuperato il centro storico, lavoro quasi completato; negli anni '90 e 2000 abbiamo lavorato sulle aree dismesse. Adesso le priorità urbanistiche sono, dal mio punto di vista, la riqualificazione delle periferie, su cui comunque stiamo lavorando, e quelli che io chiamo i cinque sistemi del ruolo territoriale della città. Bisogna mettere in moto nella situazione ternana un binomio urbanistica-architettura, perché questa è la nostra buona tradizione, da Bazzani a Ridolfi, agli anni '70, al postmoderno - e purtroppo dopo il postmoderno si vede ancora poco. Sono stati tutti episodi orientati, ad esempio, le realizzazioni degli anni '70 nelle periferie risentono delle esperienze dell'architettura urbana – Carlo Aymonino, Aldo
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Rossi, Alessandro De' Rossi, ai quali ci siamo ispirati. Tutto il postmoderno a Terni non è da sottovalutare – voi vi siete appunto occupati dell'ex Bosco e di tantissimi altri interventi. Ma anche il postmoderno postdatato, come la Ex Siri, orientato dalla Soprintendenza, ha una sua dignità, anche se io l'avrei vista in tutt'altro modo. Adesso le aree strategiche sono: l'asse Tulipanovia Bramante-Bosco, area direzionale- terziaria- servizi; l'asse San ValentinoOspedale, università, servizi, ecc., con alcuni interventi come il completamento del
polo universitario di San Valentino, il parco, che in parte è stato realizzato, poi la facoltà di Medicina; l'asse del fiume Nera, ricordando che una delle cose più significative realizzate a Terni è appunto la rqualificazione del piano del Nera, perché via dell'Argine è finanziata col PUC, poi c'è il tratto Ponte Carrara-Ponte Garibaldi. A Ponte Garibaldi, uscendo dalla città, vedete che sulla destra c'è un serpentone di corten, che rispondeva sem-
plicemente all'esigenza di alzare il muro dell'argine ed è stato trasformato in un percorso pedonale, che va da Ponte Garibaldi a Ponte Romano. Bellissimo: è venuto un serpentone casualmente, perché il muro è irregolare. Poi abbiamo Corso del Popolo, e qui ricordo che l'unica finalità di tutto quel tunnel è offrire la possibilità di arrivare a piedi al Nera. Se metti insieme il Lanificio Gruber, l'ex Siri, Corso del Popolo, Palazzetto dello Sport, Città dello Sport, polo natatorio, hai tutto l'asse del ruolo territoriale di Terni, con attività auspicabilmente
rivolte al fuori, perché ci si aspetta che il polo culturale Siri non sia soltanto per noi; stesso discorso per il polo dello sport; a Corso del Popolo, con il Palazzo Comunale a punta, il nuovo Palazzo del Tribunale, Palazzo Spada, Ridolfi, alla fine avremo un polo amministrativo-giudiziario, che dal punto di vista direzionale non è poco. Poi avremo altri due sistemi: l'asse di Maratta, che spero si qualifichi, e l'asse Papigno- Marmore-
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Piediluco. Insomma, il lavoro sulle periferie è avviato, ma è un lavoro da certosino. All'interno della visione che sottende la mia impostazione del piano regolatore, per cui ogni periferia ha la sua specificità, il suo carattere, Borgo Rivo è considerato città-natura, e dunque si è pensato al modello delle torri merlate di Bruno Zevi, alternando verso valle elementi verticali ed elementi naturali; Borgo Bovio è la cittàfabbrica; Campomicciolo è la storia della casa popolare in Italia, con alternanza denso-estensiva; Polymer è la città artigiana. Mante-
niamo e valorizziamo tali caratteri - ci siamo detti. Queste sono le quattro periferie. Ma il piano regolatore prevede una miriade di piani attuativi - una delle parti più belle di questo mestiere - sia nella città sia all'esterno. In questo periodo ci stiamo concentrando su Villaggio Matteotti e sulla sua parte naturalistica, che sopravvive negli spazi interstiziali; su Borgo Bovio, dal campetto di via Puglie al Pan Pot – questo è un intervento mirato
sul quartiere, che, appena aperto, apre uno scenario completamente diverso, per cui dall'ex O.N.M.I. al Pan Pot, nella zona posteriore, si ottiene tutto un percorso pedonale nel verde. E così a Sant'Agnese o alla Passerella di via del Cassero. Sono tutti micro-interventi, un paziente lavoro di sedimentazione che riqualifica notevolmente il territorio. Leone Tocchi - Quello che spiazza è l'abissale differenza tra la grande attenzione dedicata ad alcune aree, soprattutto, ma non soltanto, del centro, dove, al di là delle fisiologiche divergenze di valutazione, accordo o disaccordo, disgusto o ammirazione delle opere, è comunque garantita la qualità, e, sul versante opposto, l'abbandono di altre aree alla colonizzazione degli impresari, che naturalmente, come a Borgo Rivo e Campitello, compiono degli autentici scempi. Eppure voi, come Comune, avete il coltello dalla parte del manico; potreste marcarli stretti... Io non sono d'accordo nel dare la responsabilità ad altri, che poi se la prendono volentieri perché ci fanno i soldi. Su questo terreno i piani sono forse l'ultima carta da giocare, ma una carta potente. Andrea Messi - Sono d’accordo. I piani particolareggiati o i piani attuativi devono essere approvati riferendosi ad un disegno urbano quantomeno del comparto, se non del quartiere, inserito nel contesto della politica urbanistica comunale. Porre grande attenzione alle destinazioni d’uso, a non creare esagerate aspettative commerciali che la città per il suo bacino di utenza non ha. Chi costruisce, costruisce su uno scenario definito dai tecnici, poi la qualità architettonica e lo stile non si possono imporre. Una uniformità architettonica, pur nelle sue varianti non ha mai preso piede in città, mai hanno collaborato gli architetti tra loro per raggiungere una qualità diffusa,
tranne nei grandi quartieri di edilizia pubblica di Cospea e Campomicciolo. Il problema dei sottotetti è nato da un regolamento assurdo e dal divieto di poter sopraelevare di un piano, dove possibile, favorendo gli allineamenti dei tetti. Gli orrori visibili sono il frutto di una norma che, invece di reprimere e favorire la possibilità di costruire sul costruito migliorandolo, è stato lo strumento dello scempio. Il Comune e la Regione dovrebbero incentivare dove possibile, sia tecnicamente che esteticamente, la possibilità di costruire sul costruito, ottenendo oltretutto introiti cospicui senza investimenti e sfruttamento di territorio.Il nuovo piano casa lo prevede, ma per me in alcuni casi non è sufficiente il premio di cubatura che la regione ha limitato al 25%. Non bisogna aver paura o schierarsi dietro falsi ideologismi, impedendo di trasformare la città demolendo, ovviamente seguendo criteri di omogeneità all’interno dei comparti. Il patrimonio edilizio vecchio e fatiscente, senza dignità architettonica, deve nel futuro essere abbattuto. Gli architetti e gli imprenditori devono cominciare a pensare in questo senso e la politica urbanistica deve dare le linee guida. Walter Tocchi - sì, ci sono macroscopiche deturpazioni, come nel caso della Chiesa di Santa Maria della Misericordia, quella costruita di recente. Bene, quando esci ti trovi di fronte, vicinissimi, due edifici. E' un affronto proprio all'istituzione Chiesa, alla sua sacralità! Per dire, già nel 1942, con la legge 1150, con tutti i suoi piani a cascata, tu non potevi costruire finché non c'era il piano particolareggiato. Ora, ricostruire una cosa del genere non sarebbe così difficile. Del resto, Aldo, tu sei bravissimo nel trovare escamotage e potresti stabilire, senza disegnare tutto, degli schemi, delle indicazioni prestazionali su quello che vuoi ottenere da quel quar-
tiere o da quel brano di città, conseguendo un ordine, un'armonia. Non facendo questo, l'urbanistica abdica al suo compito, fallisce. Borgo Rivo ha sofferto esattamente di questo. Perché non si è fatto a Borgo Rivo come si è fatto nel quartiere Clai, con dei limiti ad ogni singolo edificio, un preciso numero di piani, in sintesi, con un quadro complessivo che tutelava la qualità futura? Paolo Leonelli - infatti è uno schifo! Si è lasciata mano libera ai palazzinari, mentre i piani particolareggiati dovrebbero servire anche a condizionarli... Invece fanno quello che vogliono. Ma, a monte, c'è un altro errore dell'ente: nelle aree edificabili si dà insufficiente spazio ai progettisti per fare delle scelte. E' chiaro che, se si assegna un'area molto piccola, il costruttore la riempie, abbatte gli alberi, non realizza un giardino né un parcheggio, non ha preoccupazioni estetiche ed edifica di fronte alla chiesa! Andrea Messi –si, va bè, ma gli architetti la loro deontologia professionale non ce l’hanno? La qualità è il risultato di una cultura profonda, del rispetto di una storia che tutti dovrebbero aver studiato e di una ricerca del nuovo che dovrebbe muovere le loro matite nel disegnare luoghi e spazi funzionali e belli. Luoghi e non “ghetti dormitorio”. Ma quanti esempi abbiamo di eccellente architettura ed urbanistica in tutta Europa e mai portata sul nostro territorio, e magari anche più economica. Il modello della palazzina con il “ piano pilotis” a terra immersa in una ex campagna con quattro parcheggi asfaltati, da cui andarsene subito in automobile perchè non c’è un punto di incontro nel raggio di 1 km. Questo è quello che è stato fatto e non doveva essere permesso o addirittura pianificato. Le regole hanno invece permesso di farlo. E le regole le approva la politica, sentiti tutti gli
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operatori del settore nelle fasi di partecipazione. Tutti d’accordo. Tecnici, teorici, imprenditori, politici. Per non parlare della mancanza totale di un piano parcheggi adeguato e congiunto ad un piano del trasporto pubblico che decongestioni le zone di maggior attrazione al centro, dando così una ragione alla ZTL. Aldo Tarquini - Beh, a Borgo Rivo ci sono luci ed ombre: accanto a moltissima edilizia
brutta e sgangherata, abbiamo grandi potenzialità ambientali e una risorsa come la metropolitana – sperando che entri in servizio il prima possibile; abbiamo poi aree di edilizia popolare anche interessanti. Ma voglio riprendere i vostri quesiti: il piano particolareggiato è uno strumento attuativo, regola tutti i rapporti tra ente pubblico e privati, convenzioni, ecc. Il nodo di fondo è “il piano attuativo perfetto”, che corrisponde ad un disegno preciso, prefigura un insieme e poi si attua per parti, per giungere all'esito finale predefinito. Bene o male, Terni vive in una cornice certa di regole, che certo, ultimamente, si sono molto alleggerite, specialmente appunto nel settore dell'edilizia. La proliferazione degli ultimi sette, otto anni ha aperto molti varchi alla non cultura e alla non etica. In particolar modo alla non cultura umanistica, perché se ci si preoccupa solo della cubatura, dei marchingegni e dei trucchi, alla fine avete ragione voi quando dite “che ci sta a fare l'archi-
tetto? Chi si preoccupa del bello?”. Ora stiamo cercando di ricostruire tale orizzonte di certezza, abbiamo scritto ad esempio nel nuovo regolamento edilizio che alcuni snodi devono andare in commissione edilizia e così via. Personalmente non mi rassegno al fatto che ci sia mezza città bella e mezza brutta! Partiamo di nuovo da un disegno generale, da un'idea guida, da realizzare poi in maniera dinamica e con elasticità. Per esempio, al quartiere Clai abbiamo arretrato alcune costruzioni, ascoltando la richiesta della gente di conservare un determinato slargo. Ecco, considero importantissima la capacità di gestire in modo elastico i processi. In conclusione, penso che siamo in mezzo ad una partita sempre aperta, dove nulla è garantito in partenza e saranno decisivi i rapporti di forza, sempre mutevoli, tra i diversi soggetti: proprietari di terreno, costruttori, ingegneri ed architetti, coloro – privati ed aziende commerciali o artigianali – che abiteranno gli edifici, le forze politiche e la loro capacità di interpretare i bisogni della comunità e di offrire una visione generale. Io sono fiducioso, sapete che non s o n o orientato all'autoe-
logio, ma ritengo di aver fatto, e di stare ancora facendo, un buon lavoro con i miei collaboratori. Renzo Rossi - In questo senso, vorrei introdurre una tematica divenuta di attualità e che riveste una primaria importanza. Rilanciare oggi una riflessione critica sulle vicende urbane degli ultimi 30 anni è una sfida coraggiosa per una programmazione che ha visto il benessere sociale, facendo scoprire l’interesse per gli spazi collettivi, della condizione abitativa e della qualità della vita. Oggi, sotto l’incalzare della crisi economica finanziaria le condizioni generali della qualità della vita nella città hanno fatto emergere nuove povertà, estese fino a quelle classi che, fino all’ultimo ventennio, erano considerate “medie”. Mentre ieri il ruolo della politica sociale era quello di finaliz-
zare scelte volte a raggiungere standard omogenei, diritto alla casa ecc. Oggi la priorità è cambiata. Nella vita della persona ha preso il sopravvento l’incertezza, l’instabilità, dando spazio al rischio e alla paura del futuro. Sono rischi che riguardano l’ambiente e la sicurezza urbana. Le formule che oggi l’urbanistica deve applicare sono quelle che riguardano progetti tendenti ad arginare i rischi quotidiani, che vanno da una attenzione verso prospettive di una città sostenibile da un punto di vista soprattutto ambientale a quella della sicurezza urbana, fenomeno ormai dilagante, anche se tenuto a fatica e con dedizione sotto controllo, dagli addetti nella nostra città. Queste questioni irrisolte devono essere il tema principale delle azioni che dovranno agire sul piano della riqualificazione dello spazio fisico, a sostegno della vitalità dei quartieri periferici; rispolverando anche l’istituto della partecipazione intesa come coesione e organizzazione dei cittadini. Proviamoci ora, prima che il problema prenda proporzioni più ampie. Il progetto urbano, insomma, deve riconoscere e formulare le condizioni di sicurezza reali percepite da parte dei fruitori, e tenerle continuamente monitorate. In questo contesto i progettisti hanno un ruolo importante, e ritengo fondamentale il coordinamento fra le istituzioni pubbliche che gestiscono le strategie attuative dello stesso progetto.
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UNIVERSITA’:
ANCORA COMPLOTTI dal potere perugino? Grande preo ccupazione per il futuro del polo ternano Regna ancora una grande confusione nel nostro polo universitario, invece che diminuire le incognite e i dilemmi vanno sempre più aumentando. Protagonista dello scandalo, questa volta, è la facoltà di Medicina e Chirurgia, per precisare la nuova sede che è ormai in fase di attivazione, su cui, però, si sta estendendo pian piano una nube a forma di punto interrogativo. Ebbene sì… Soltanto adesso, dopo i svariati lavori di edificazione, ci si è resi conto che la nuova struttura, ultra moderna nella sua maestosità, sarà un grave peso per le tasche del polo universitario ternano, ma soprattutto perugino. Un edificio che vanta una superficie di 7.800 metri quadrati con una volumetria di 44.000 metri cubi, per cui sono stati spesi 1.800.000 euro, ripartiti fra Regione dell’Umbria, Provincia di Terni e Comune di Terni per il 24,5% ciascuno, con aggiunta del 21% da parte dell’Università di Perugia ed il 5,5% erogati dall’azienda ospedaliera ternana. Unico obiettivo da perseguire affinché la nuova struttura venga inaugurata è l’inserimento dei materiali nelle aule didattiche e i rispettivi laboratori, praticamente indispensabili per gli studi, ma l’ateneo di Perugia ha già ‘messo le mani avanti’ affermando di non poter permettersi tutte le spese,
chiedendo quindi l’aiuto di tutti gli enti ternani. Sembrerebbe, infatti, che per poter sopravvivere la nuova facoltà avrà la necessità di circa 400 mila euro all’anno in entrate. Se non si arriverà al più presto ad un accordo l’unica soluzione attuabile è l’accorpamento di tutte le facoltà presenti a Terni all’interno del nuovo “colosso”, tranne l’indirizzo di Ingegneria. In tal modo si creerà una piccola città universitaria, poco distante dal futuro campus (in via Prampolini, accanto alla basilica di S.Valentino), soldi permettendo…chiaramente. Futuro incerto per la facoltà di Ingegneria, sopra citata, il preside, infatti ha minacciato, davanti agli studenti, al sindaco Leopoldo Di Girolamo e al presidente della Provincia Feliciano Polli, di chiudere i battenti se nell’arco del prossimo anno non cominceranno i lavori per ristrutturare lo stabile, che vanta aule inadeguate per la didattica. Gravi problemi subentrano anche nella facoltà di Economia di Collescipoli: gli studenti, infatti, avranno la possibilità di poter sostenere gli esami soltanto in sei appelli durante il corso dell’anno accademico, di norma, invece, gli appelli erano otto. Ciò ha provocato il disappunto di tutti gli studenti, soprattutto dopo aver saputo il motivo: si pensa, infatti
che ci sia stata questa diminuzione di appelli per tagliare i costi di trasferimento dei docenti, che ogni volta si devono spostare da Perugia a Terni. Insomma, prima la riorganizzazione dei corsi, la quale ha fatto sì che molti studenti perseguiranno una laurea, fondamentalmente già ‘vecchia’ dato che gli ordinamenti sono stati aggiornati, poi la costrizione ad effettuare gli esami in una diversa sede…tutti questi punti hanno evidenziato che lo studio e la cultura non vengono messi in primo piano; gli unici ad essere penalizzati sono gli studenti, fulcro del futuro. Nella sede universitaria di Narni, invece, l’aria è ancora più inquinata! Sebbene il corso in
università
Scienze dell’Investigazione e della Sicurezza abbia emesso nuovi dottori, durante gli ultimi giorni di novembre, molti studenti, tra cui neo laureati, sono scesi in Piazza dell’Università a Perugia per manifestare contro l’Ateneo, a causa di una promessa non mantenuta. Infatti, molti dei nuovi dottori non hanno la possibilità di frequentare i due anni di specialistica, che sarebbe dovuta essere attivata già da quest’anno, ma per via delle varie riforme ministeriali, che porteranno alla modifica degli assetti organizzativi all’interno delle facoltà, non è stato possibile darle inizio. Ciò che più stupisce e crea rabbia tra gli studenti è che non sono riusciti ad avere ancora una risposta decisiva sul futuro della facoltà e chi non vuol perdere tempo è costretto a trasferirsi a Milano per poter accedere alla laurea magistrale. Tirando le somme, dunque, non è proprio un bel periodo per il nostro polo universitario, purtroppo tutte le scelte e le decisioni dipendono dall’ateneo di Perugia e noi saremo costretti a studiare da ‘eterni secondi’.
Mariana Ribeca
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Associazione Nazionale Dentisti Italiani
l’intervista
Al servizio della prevenzione
I
ntervistiamo, in merito alle informazioni sulla prevenzione sanitaria, il dottor Andrea Vena, medico chirurgo dentista, presidente per la provincia di Terni dell’ANDI (Associazione nazionale dentisti italiani) e il dottor Stefano Cerquaglia, segretario dell’ associazione.
“Per quale scopo è nata la vostra associazione di categoria?” “L’ANDI è nata 60 anni fa come istituzione a scopo culturale. Solo in quest’ ultimo periodo si sta trasformando in sindacato nazionale con ben 23000 iscritti, di cui 126 operanti nella provincia di Terni . Il fine principale dell’associazione è: 1)Promuovere la salute orale, 2)Aggiornamento costante degli iscritti, 3)Mantenere rapporti con il governo e le istituzioni, per questo il nostro presidente nazionale è anche un membro del consiglio superiore della sanità”. “La vostra associazione opera anche in campo sociale?” “La nostra istituzione ha stipulato un importante accordo per l’odontoiatria sociale. Con il precedente ministro Livia Turco era stato fatto il primo passo, poi ripreso con l’attuale governo per erogare prestazioni a tariffa ridotta rivolte a categorie sociali a basso reddito economico. A Terni hanno aderito circa trenta colleghi e per usu-
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fruire di questa agevolazione basta compilare un apposito modello che certifica le reali condizioni economiche. Questo accordo ha naturalmente una valenza nazionale .” “I medici dentisti hanno in cantiere proposte anche per il mondo della scuola”? “Esiste un progetto portato avanti dal Ministero della salute e dalla casa farmaceutica Mentadent, per far si che avvengano degli incontri tra medici e dirigenti scolastici. Si cerca così di raggiungere lo scopo di sensibilizzare gli alunni all’igiene orale e alla prevenzione, abituandoli a visite periodiche di controllo dei propri denti. Gli incontri sono previsti per gli asili e per le scuole elementari, e si rila-
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sciano ai bambini o ai loro genitori dei kit medici e dei pieghevoli illustrativi.”
è poi diffusa la pratica dell’ortodonzia e lo studio delle malocclusioni dentali.”
“Secondo voi questo sforzo informativo è stato recepito dalla cittadinanza ?”
“Secondo la vostra esperienza l’abusivismo può essere un ostacolo ai progressi sociali dell’ odontoiatria?”
“Mancano ancora statistiche attendibili, tuttavia constatiamo una migliore igiene orale nei bambini che vengono nei nostri studi medici. Questo proviene naturalmente da una maggiore attenzione sul problema da parte dei genitori. Inoltre, oggi nella nostra società si fa più attenzione sia ai problemi estetici, che alla possibilità di una migliore masticazione. Da parte nostra, grazie alle migliori tecniche conservative si fa di tutto per evitare estrazioni dentarie un tempo invece molto frequenti. Si
“Certamente. La professionalità degli odontoiatri italiani è eccellente, superiore perfino agli standard qualitativi dei nostri colleghi europei. Questo importante risultato, che onora la nostra nazione, deriva dal buon funzionamento dell’odontoiatria privata che ha investito molto nella ricerca, nella velocità degli aggiornamenti e nella qualità delle attrezzature presenti nei propri studi professionali, in questo la struttura pubblica è più lenta e deficitaria.
Oggi, per aprire uno studio odontoiatrico serve un iter complesso, una autorizzazione regionale, l’abbattimento delle barriere architettoniche per i disabili, un corredo di attrezzature tecnicamente all’avanguardia, una serie di complessi protocolli operativi che mirano alla profilassi e all’igiene. Non è più possibile aprire uno studio da un semplice appartamento: questi standard qualitativi non possono conciliarsi con una “odontoiatria abusiva”, non basta infilarsi un camice per essere dentisti. Gli stessi cittadini devono stare in guardia e porre attenzione a questo problema, che non garantisce la loro salute e un reale risparmio economico. A supporto di questa realtà facciamo due esempi accaduti recentemente nella cittadina di Orvieto. Nel primo era un semplice meccanico dentista che si occupava di tutto quello che compete ad un vero odontoiatra, senza alcuna preparazione. Nell’altro addirittura un ex carrozziere che si spacciava per dentista esperto, senza curarsi minimamente dell’igiene dei pazienti. L’odontoiatra qualificato è un’assicurazione nel tempo e una garanzia per prevenire malattie trasmissibili come l’epatite virale e l’AIDS. È fondamentale soprattutto l’anamnesi, cioè l’ accertamento che il medico fa della storia clinica del paziente, per evitare interazioni pericolose tra farmaci e interventi odontoiatrici. Ci sono poi i tumori della bocca che sono il 7 % di tutti i carcinomi nel maschio, e tante altre patologie intercettabili solo da un occhio esperto .” “La vostra categoria ha diffuso queste informazioni sulla prevenzione?” “Certamente, infatti il 12 Settembre si è tenuto l’ “ORAL CANCER DAY” , che oltre a sensibilizzare la cittadinanza con un gazebo a Largo Villa Glori, offre la possibilità di effettuare visite completamente gratuite durante il mese di Ottobre presso gli studi dei soci AMDI. L’informazione di questa importante opportunità per la propria salute è stata divulgata tramite opuscoli, pubblicità nei nostri studi e informazioni nelle scuole. “Siete stati contattati da per-
sone interessate a questa iniziativa?” “Purtroppo questa opportunità è stata poco sfruttata , ancora non è ben chiara la possibilità che esiste di poter collaborare tra odontoiatra e paziente. D'altronde, non esistono più neanche le visite mediche che si eseguivano nelle scuole elementari e che potevano essere utili per la vista e per la dentizione dei bambini ,che diventa permanente proprio a cominciare dai 6 anni.” “Ritenete consigliabile una visita odontoiatrica in caso di cefalee, malattia così frequente nella nostra società attuale?” “E’ sempre consigliabile nel caso di cefalea, tensione muscolare a causa di una genesi occlusale, una visita odontoiatrica sulla situazione del paziente: una occlusione dentale non corretta può essere causa di alterazioni della postura e dolori articolari e muscolari notevoli. Inoltre, il problema delle cefalee e delle tensioni muscolari è in rapporto di 5 a 1 a sfavore delle donne . Vogliamo aggiungere inoltre che avere malattie parodontali non riconosciute , genera rischi di complicazioni in pazienti cardiopatici, per possibili infezioni dovute ad una maggiore presenza di batteri nel sangue. Ricordiamo inoltre che da due anni esiste una guardia medica odontoiatrica, che ha già effettuato più di 200 prestazioni nei giorni festivi. Le notizie sugli studi aperti sono visibili al Pronto soccorso cittadino, presso le farmacie, nelle guardie mediche .” “Secondo lei, dottor Vena, l’introduzione dei test attitudinali per l’ingresso alle facoltà di Medicina e di Odontoiatria ha contribuito ad una maggiore professionalità della classe medica?” “I riscontri in mio possesso sono positivi, gli studenti di oggi sono più motivati e ben preparati, quindi pur con qualche cosa che può essere migliorata, l’ introduzione del numero chiuso si è dimostrato un vantaggio per tutti .” Stefano Spanò
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Milioni E Mirac le false guarigioni dei CARISMATICI
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iovedi’ 29 ottobre il Giornale dell’Umbria, a pagina 37, ha proposto un lungo servizio su presunti miracoli di guarigione avvenuti nell’ambito di un movimento carismatico cattolico. Ma forse non si hanno sufficienti informazioni su chi sono i cosiddetti carismatici, così Terni Magazine è andato a scavare. Per quasi un anno circa 100 persone aderenti al movimento religioso più discusso del momento, (un ibrido a cavallo tra le dottrine protestanti pentecostali dominanti rispetto al Catechismo della Chiesa Cattolica e il rinnovamento carismatico), la “Koinonia Giovanni Battista”, si sono riunite in incontri di preghiera e “Messe di guarigione”, nella parrocchia di San Paolo in via Rossini, a Terni, retta dal parroco don Roberto Tarquini, (nella foto), ignare (parroco compreso), del fatto che il fondatore del suddetto movimento, il sacerdote argentino padre Ricardo Arganaraz, fosse stato condannato in Cassazione per truffa con il risarcimento di 800 milioni (in euro) per aver promesso una guarigione miracolosa ad una donna malata di cancro, che invece mori’. Strano ma vero, a Terni succede anche questo. La spinosa questione, a suo tempo, è probabilmente sfuggita di mano al vescovo della diocesi Vincenzo Paglia, preso da tanti appuntamenti mondani. “Veniva un sacerdote, padre Corrado Sperotto da Roma”, (poi trasferito dalle au-
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torità vaticane a Santiago di Campostela ndr)”, ha dichiarato don Roberto, “faceva tutto lui, preghiere, canti, Messe, una volta al mese, mi sembravano brave persone, non mi sarei mai immaginato che la Koinonia Giovanni Battista non fosse approvata dalla stragrande maggioranza dei vescovi italiani e, anche all’estero, e soprattutto, ignoravo tutta la vicenda giudiziaria che si è trascinata per diversi anni.” Addirittura il parroco di Santa Maria Strambi a Piediripa di Macerata, don Franco Pranzetti, non dà l’assoluzione a chi frequenta la Koinonia (presente nelle Marche con una grossa sede in quel di contrada Ricciola 78 , nelle campagne di Recanati), il motivo? “Semplicemente uno”, dichiara don Sandro, “perché le dottrine della Koinonia sono in larga parte eretiche, cioè protestanti, inoltre essi chiedono agli aderenti “esterni” la decima parte di quanto guadagnano, un precetto biblico non in uso nella Chiesa Cattolica, ma solo nel mondo protestante.” Ma i motivi non sono solo questi, per uno strano meccanismo del Diritto Canonico la “Libera Associazione di Fedeli Koinonia Giovanni Battista” è riconosciuta da un vescovo della Repubblica Ceca, (al quale si sono uniti un’altra ventina di vescovi sparsi in Paesi sperduti del mondo), ma è disconosciuta da tutti i vescovi italiani, (è stato ritirato un riconoscimento da parte del Cardinale Camillo Ruini, all’epoca presidente della Cei), fatta eccezione di quello della Diocesi di Caltanissetta, Mario Russotto. Un vero e proprio pasticcio. A don Ricardo Arganaraz furono concessi, da parte del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, gli arresti domiciliari ( fu invece respinta la richiesta di affidamento alla sua comunità), a causa della sua
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coli malattia.. Il Tribunale gli concesse di svolgere, all’interno della struttura denominata “Giardino”, in località San Savino di Ripatranzone nei pressi di San Benedetto Del Tronto, solo l’attività di giardiniere, ma non quella didattica. All’epoca la condanna era per “circonvenzione di incapace”: 3 anni di reclusione con il risarcimento di 800 milioni (all’epoca della truffa, primi anni novanta, in lire). Infatti in questo tipo di situazioni vengono a trovarsi sempre persone in difficoltà, deboli, fragili, bisognose di affetti e cure, con problemi di salute o esistenziali o d’altra natura e come costoro vengono a trovarsi in condizione di soggezione, di dipendenza, da medici, psichiatri, spesso maghi, tanto più da chi sostiene di essere stato scelto da Dio per fondare una nuova chiesa o trasformare profondamente quella attuale. Quella cattolica. Di chi sostiene di essere “parola della bocca di Dio”. I beni “don miliardo” fino alla metà degli anni novanta furono valutati dagli inquirenti che aprirono l’inchiesta giudiziaria, (a seguito della denuncia dei famigliari di Iolanda Martignago, l’anziana che sborso’ all’epoca, in più fasi, la somma di 800 milioni di lire in cambio della guarigione della sorella Roma, gravemente ammalata, guarigione che non vi fu, poichè la donna morì, nel novembre del 1996), intorno ai 10 miliardi di lire. Alla fine dell’iter giudiziario, dopo il processo d’appello, padre Ricardo Arganaraz fu condannato per truffa: la sentenza è stata emessa dalla Corte Suprema di Cassazione (Seconda Sezione) il 13 giugno 2001. “La corte rigetta il ricorso (fatto da don Ricardo) e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Padre Ricardo ha riconsegnato poi alla povera signora Iolanda Martignago la somma da essa versategli in più riprese e utilizzata per ristrutturare la cosiddetta “Oasi di Recanati” della Koinonia Giovanni Battista. Vediamo come era stato formulato originariamente, dai giudici, il capo di imputazione: Ricardo Jacinto Arganaraz: “….per aver con più azioni consecutive di un medesimo disegno criminoso, abusando delle stato di deficienza psichica di Iolanda Martignago, incapace a fronteggiare con successo le gravissime condizioni di salute della sorella Roma e della nipote Iolanda Ligabue e quindi, in condizioni di fragilità psicologica, indotto la predetta a versargli, a più riprese, la somma di lire 800 milioni, essendo invece la prima successivamente deceduta ed essendo la seconda peggiorata nelle sue condizioni di salute, con le aggravanti di aver cagionato alla medesima un danno patrimoniale di rilevantissima gravità ed avendo commesso i fatti abusando della propria qualità di ministro del culto cattolico (In Camparmò, Valli del Pasubio, nella metà dell’anno 1991, e cessata dell’agosto dell’anno 1992). L’Arganaraz era stato accusato anche di altri episodi tra i quali: “…per aver con più azioni consecutive del medesimo disegno criminoso, abusando dello stato di fragilità psicologica e della necessità di una guida di riferimento di patrizia Manzan, che già in precedenza si era affidata ad altra istituzione perché dichiaratamente incapace di autogestire la vita propria e quella dei propri figli, indotto la stessa, promettendole falsamente la riconciliazione col marito nonché generico benessere, a corrispondergli la somma complessiva di 150 milioni di lire, nonché a cedergli gioielli e svariati mobili antichi di valore imprecisato, con le aggravanti di aver cagionato alla medesima un danno patrimoniale di rilevantissima gravità ed avendo commesso i fatti abusando della propria qualità di ministro del culto cattolico (In Camparmò, Valli del Pasubio, dall’anno 1988 all’anno 1993). Quello che è interessato ai giudici è stato: “accertare la presenza della libera volontà dei soggetti indicati nel capo d’imputazione”. Giancarlo Padula
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VISIONIMUSICA
L’evento Enzo De Caro
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l mosaico di eventi che Silvia Alunni, Direttore Artistico di Visioninmusica, ha preparato per la nuova stagione 2010 è ispirato ai contrasti. Scorrendo il nuovo cartellone ci si può chiedere: generi, forme e origini così differenti possono essere accostati e avere senso nel loro complesso? Pensati come tessere di natura diversa, ma giustapposte a regola d’arte, la risposta è sicuramente positiva. Visioninmusica affida l’apertura ad “Us and Them – omaggio ai Pink Floyd”. Rita Marcotulli interpreta il suo personale “best of” pinkfloydiano, dalle prime pagine psichedeliche, ai pezzi ormai consacrati come classici del rock degli anni ’70, ’80 e ’90. Il concerto vede esibirsi la pianista e compositrice romana insieme a una formazione atipica: un ensemble jazz allargato a musicisti che jazzisti non sono (tra loro Raiz, ex cantante degli Almamegretta e Fausto Mesolella, chitarrista degli Avion Travel). La diversa estrazione musicale degli artisti coinvolti – jazz, pop, rock – conferisce agli arrangiamenti un’impronta peculiare, ricca di inaspettati spazi “open”. Pur facendo propri i brani di Barrett, Waters, Mason, Wright e Gilmour, lo spirito e le atmosfere originali non vengono mai completamente traditi. È efficace quanto scritto nelle note di copertina dell’album, espressione di questo progetto: “È jazz? Sì, anche. È rock? Sì, certo. Più di ogni
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una fantasmagoria di generi per tutti i i gusti altra cosa questo è un insieme di suoni, ritmi, improvvisazione e scrittura definita in continuo divenire. Una sorta di esperanto in musica, libero e coinvolgente." C’è chi lo ha definito “jazz psichedelico mediterraneo”. Per il secondo appuntamento della stagione, Enzo Decaro, con il sassofonista Thierry Valentini, creatore di suggestive ambientazioni sonore, recita “Il Gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach. Decaro sceglie di nuovo Terni, dopo il concerto “Poeta Massimo” del 2006, per una delle primissime performance del suo ultimo lavoro letterario-musicale. Il singolare romanzo, racchiuso in un audio-libro, ma qui presentato dal vivo, narra la storia di un gabbiano e della sua passione per il volo. Per Jonathan volare non è soltanto una necessità legata alla sopravvivenza, ma una vera vocazione, un’elevata ragione di vita. Frustrato dal materialismo e dal conformismo dello stormo dei suoi simili, si allontana da loro, dedicandosi completamente a perfezionare le sue abilità e il suo stile. Assieme a Jonathan, e grazie alla coinvolgente voce di Enzo Decaro, si partecipa a una entusiasmante avventura in un susseguirsi di incontri e straordinarie esperienze. Un’occasione per riscoprire Jonathan Livingston sotto una nuova luce e in più dimensioni. Per il terzo spettacolo Visioninmusica ha individuato un progetto che sintetizzasse altri due mondi musicali di-
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Gatto
stanti: Roberto Gatto e la sua band celebrano il rock progressive con un concerto dall’emblematico titolo “Progressivamente”. Si tratta di un omaggio del poliedrico batterista ad un genere che ha avuto un ruolo rilevante nella sua formazione musicale. Il Rock progressive è una corrente della musica pop britannica che, tra la fine degli anni ’60 e la metà dei ’70, ha conferito al rock dei decenni precedenti una dimensione più complessa e sofisticata dal punto di vista formale, impiegando un organico strumentale ampliato,
quasi sinfonico. Per questo progetto Gatto ha coinvolto musicisti jazz che hanno condiviso con lui le suggestioni progressive proprio in quel periodo, e musicisti più giovani, che si confrontano con la musica dei Jethro Tull, Genesis, Van Der Graaf Generator, Yes, Emerson Lake & Palmer, etc… da una prospettiva attuale. Gli Aca Seca Trio rappresentano una delle ultime evoluzioni della musica in Argentina. La peculiarità di questo trio – chitarra, piano, percussioni – è di essere costituito da tre strumentisti allo
stesso tempo cantanti. Gli Aca Seca offrono una caleidoscopica immagine musicale del Sud America, che non sempre è possibile identificare secondo rigidi canoni: Argentina, Brasile, Uruguay, jazz, bossa nova, musica di tradizione popolare e del folklore – chacarera – si susseguono in un variegato mix di brevi brani come vivide miniature. Gli Aca Seca giungono in Italia durante il loro breve tour europeo per il lancio dell’ultimo album: “La musica y la palabra”. Tra le pochissime date nel nostro paese c'é
l’esclusiva regionale di Terni, che segue il debutto italiano a Veneto Jazz nell’aprile del 2009. La loro popolarità, suffragata da Pat Metheny, che li ha voluti per aprire alcuni dei suoi concerti, è destinata a crescere rapidamente. In una stagione dal carattere sperimentale, il quarto appuntamento – un’altra esclusiva regionale – vede protagonisti il percussionista indiano Trilok Gurtu insieme all’Arkè String Quartet. Il concerto, dal titolo “Arkeology”, è una particolarissima performance che ha riscosso un successo inter-
nazionale: dal Muziekcentrum Frits Philips di Eindhoven alla Queen Elisabeth Hall di Londra. Un quartetto d’archi insolito – con un contrabbasso invece del violoncello – arricchisce di spessore timbrico e melodico i ritmi ora indiani, ora celtici, ora balcanici suggeriti di volta in volta da Trilok Gurtu. Si tratta di una delle più suggestive espressioni di world music del momento: l’album frutto di questo progetto ha ricevuto il massimo riconoscimento sul Songlines magazine, una delle principali riviste del settore. Carlo Fava ha interrotto il suo silenzio discografico con “Neve” un disco che traccia il suo nuovo percorso artistico fra canzone d'autore e musica classica, tra ispirazione letteraria e nuove soluzioni compositive. I compagni di viaggio di Carlo Fava sono Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala e il pianista Cesare Picco, già protagonista di Visioninmusica 2009. A quest’ultimo si devono i raffinati arrangiamenti dei brani, i cui testi si ascrivono invece a Gianluca Martinelli. Nelle canzoni di Fava “trovano posto storie d'amore e ricordi letterari, divertissement musicali e considerazioni politiche, profonde malinconie e un sereno desiderio di ridere ancora. Ed è proprio la neve, peraltro mai citata in nessuna canzone, a coprire e a trasformare il paesaggio che vediamo, a rendere tutto suggestivo e silenzioso, a coprire tutto di bianco, a rimanere per un pò, per poi sciogliersi e sparire”. Il gran finale della stagione è affidato a Elio (di Elio e le storie tese) in scena con lo spettacolo “Fu... turisti”. In occasione del centenario della nascita del Futurismo, appena celebrato, Elio si cimenta da far suo con un’esilarante e irriverente riscoperta della suddetta corrente artistica, tra canzoni originali, reperti d'epoca, sketch e letture semi-serie. Accompagnato da musicisti di primo livello Elio intraprende, nella prima parte dello spettacolo, un vero e proprio viaggio nel mondo futurista narrato in dieci canzoni, con testi originali scritti da Elio e Piero Bordato, con musica di Nicola Campogrande. La seconda parte contiene un’antologia di canzoni futuriste composte da Rodolfo De Angelis ed arrangiate da Alessandro Nidi: da "Ma cos'è questa crisi?" (1933) a "Tinghe Tinghe Tanghe", inframmezzate da letture del "Manifesto futurista" e di "Come si seducono le donne” di Filippo Tommaso Marinetti. Gli spettacoli si svolgeranno a Terni presso il Teatro Verdi e l’Auditorium Gazzoli. Orario d’inizio ore 21,00. Visioninmusica, coerentemente con la sua missione di diffusione culturale e musicale di qualità, offre l’abbonamento all’intera stagione 2010 (7 spettacoli) a un prezzo di euro 65,00. I biglietti per i singoli eventi (a partire da euro 10,00 fino ad un massimo di euro 18,00) si potranno acquistare dal 14 dicembre 2009 presso tutte le rivendite Greenticket, da quest’anno senza diritto di prevendita, o la sera stessa al botteghino del teatro.
John De Leo
WEB & BOOKS
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“ SulTrasimeno il “CEM” e un “Love Hotel” dove trasgredire è d’obbligo: una struttura per vacanze erotiche...
L’
Umbria non è solo una Regione di Santi, non è solo gastronomia, buon vino o vari festival, ma c’è anche un’Umbria trasgressiva. Intanto, l’unico “Centro benessere sessuale” d’Italia. C’è poco da ridere: al CET (Centro Europeo Toscolano) fondato da Mogol, si sfornano gli artisti di domani e si insegna a suonare, cantare, recitare e c’è anche una sezione dedicata ai parolieri; invece al CEM, puoi fare cure dimagranti e rimetterti in forma, sul Trasimeno , inoltre, un Resort Hotel Disco Club and Privè “Love Hotel” dove trasgredire è d’obbligo. In uno scenario di naturale bellezza, con vista mozzafiato sul Lago Trasimeno e sul verde paesaggio umbro, sorge una struttura unica in Italia: il Divina Club Centro Vacanze Erotiche, Love Hotel. Può considerarsi un quattro stelle super ed è adatto ad una clientela in cerca di emozioni, di piccole e grandi trasgressioni. L’ Hotel accetta solo coppie che desiderano vivere le loro vacanze tra persone che condividono la stessa mentalità erotica. I singoli vengono accettati solo se altamente qualificati e possono soggiornare solo una notte. Le camere sono tutte dotate di TV, frigobar, collegamento ad internet, TV con lettore DVD e collegamento a SKY. A disposizione degli ospiti una piscina con una terrazza solarium che dona una vista bellissima sulla campagna circostante; un ristorante di livello, che viene incontro alle esigenze dei “nottambuli”, un club privè con un ricco programma di spettacoli e intrattenimenti; la noia non abita proprio qui! Disponibili aree per fumatori. Nel club privè non vengono accettati clienti in jeans o maglione, è d’obbligo la giacca: una certa cura nel vestire è gradita. Per chi non è ospite del Love Hotel, ma usufruisce solo del Privè, i prezzi d’ingresso – che danno diritto ad una consumazione - sono: 100 euro per i singoli, 50 per le coppie e le singole gratis!
“
In Umbria il primo
CENTRO BENESSERE SESSUALE ” D’ITALIA
Oltre al trattamento di mezza pensione, le quote di soggiorno comprendono l’ingresso al Divina Club Privè con tre consumazioni a testa. Il venerdì e il sabato le coppie che soggiornano al Divina Club per la prima volta, con un’età compresa dai 20 ai 40 anni, hanno uno sconto del 30%. Offerte speciali per soggiorni più lunghi, con possibilità di usufruire di trattamenti presso il centro estetico convenzionato. Le camere doppie sono tutte dotate di servizi privati, alcune dispongono di balcone. Sono arredate con alcuni particolari atti a stimolare la fantasia e… la voglia di “giocare” Servizi: telefono, aria condizionata, TV color, vasca/doccia. Royal suite, spaziosa e dotata di area salotto, ha un’ottima vista sul parco ed è molto luminosa. Servizi: telefono, balcone, aria
condizionata, asciugacapelli, TV color, vasca/doccia.
Quanto costa trasgredire:
costume e società
biamo un privè: L’Incontro. Molto alla mano, non professionale come quello del Trasimeno. Ma si può trasgredire anche nei night club! Eccoli: Barone Night Club a Perugia, Nostalgia a Perugia, Privilege Night Club a Perugia, Blu a Città di Castello, Torricella Night Club a Spoleto, Borgonova Club ad Orvieto, a Terni zona Polymer. Web & Books
I prezzi si intendono per ca-
Giovedì Venerdì Sabato Domenica
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mera, ovvero per 2 persone. Il prezzo comprende: Viaggio di andata e ritorno in Sexy Bus, pernottamenti di martedì, mercoledì e giovedì e relative cene e prime colazioni, tessere e accesso al Disco Club Privé con tre consumazioni a testa. Anche a Terni (zona amerino) ab-
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cultura
un bel
“CAOS” GIOVANE E INNOVATIVO, IL CAOS: MUSEO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA CHE SI DEFINISCE CENTRO CULTURALE DOVE VIGE LA MESCOLANZA DEI GENERI, AL FINE DI CREARE UNA COMUNICAZIONE TRASVERSALE E DI AMPIO RESPIRO PER IL SUO PUBBLICO.
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Un freddo lunedì di novembre, giorno di chiusura per i musei, Terni Magazine decide di irrompere nel Caos per farsi un giro nei suoi ariosi spazi e per chiacchierare un po’ con i giovani che se ne occupano. Linda Di Pietro, Luca Dentini e Massimo Mancini ci accolgono gentilmente in questo mondo e Linda risponde alle nostre domande, raccontando con entusiasmo e precisione il loro operato. Come, quando e perché nasce il Caos? “Il Caos nasce istituzionalmente il 28 marzo 2009, data che segna la sua inaugurazione, da un’idea che attraversa quattro anni di lavoro dell’amministrazione comunale insieme a tutta una serie di soggetti privati. Nel 2007 esce un bando di gara sul Gazzettino ufficiale europeo per la gestione e la programmazione dell’area Ex Siri, dove il Comune mantiene comunque un potere decisionale su una parte di tale disegno culturale della città di Terni, pianificazione che deve essere quinquennale, quindi un progetto a lungo ter-
mine. Nel 2008 vengono presentate le domande da due soggetti: Civita Servizi, una società romana e Indisciplinarte. Quest’ultima è sia un’associazione culturale di attività no profit, sia una società di profit a responsabilità limitata, ossia una S.r.L., perché questo richiedeva il bando: una capacità economica di gestione di una collettività”, ci tiene a spiegare questo concetto, “Partecipano al bando anche altri soggetti: la Silvano Editoriale con la casa editrice di Milano, la società cooperativa Kairos che gestisce il personale di accoglienza e di guida del museo e un soggetto multiplo di Firenze. Passa un anno intero dalla data di scadenza della gara e alla Cordata viene finalmente assegnato tutto l’appalto. La nostra volontà e quella dell’amministrazione comunale è creare un polo culturale della e per la città, che metta insieme arti visive e performative in modo dinamico, per attrarre pubblici diversi: dal teatro, alla musica, all’arte, in una mescolanza dialogante dei diversi generi, a livello territo-
riale, nazionale e internazionale. Non a caso il Comune ha scelto di chiamare Caos tale spazio, insomma un nome che ben rappresenta l’intento di questa area: un luogo multiplo dove accadono cose diverse in grado di intersecarsi. Altra scelta fatta dal Comune quella di non nominare un Direttore Artistico, infatti ad occuparsi della programmazione e dei contenuti sono Indisciplinarte e Civita, un gruppo creativo di ragazzi (tutti sotto i 30anni) che gestiscono mostre ed eventi, dalla curatela all’organizzazione dei vari progetti, decidendo di volta in volta come suddividere compiti e responsabilità, attraverso un continuo dialogo con gli uffici amministrativi del Comune.
fondi a voi di Indisciplinarte, ai vostri progetti, ecc. anche per scelte politiche… Come rispondete?
6000mq che comprendono il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Aurelio De Felice, il Museo Archeologico, una grande area dedicata alle esposizioni temporanee, il Teatro Sergio Secci, una biblioteca specializzata, laboratori didattici, atelier di residenza creativa e un bar bookshop.”
a noi e a Civita trovare i fondi per le mostre ecc. Noi facciamo fund raising tutto il giorno, tutti i giorni, perché le cose di qualità e belle costano, anche tanto.”
Tempo fa si è polemizzato sul fatto che il Comune dia molti
“A noi la politica non interessa, ci interessa fare un buon lavoro di sviluppo culturale di questa città. Lavoriamo con Confindustria, con associazioni di matrici politiche diverse, con la Coop, la Carit, con società private.. L’80% dei fondi sui singoli progetti viene dai privati. L’investimento della direzione comunale c’è ed è sicuramente importante, ma copre esclusivamente i costi del personale e del mantenimento in buone condizioni di tutti gli spazi compresi nell’appalto. Per quanto riguarda programmazione e contenuti sta
Chi sono i curatori? Scelgono loro le opere? “Si, la curatela può cambiare, può essere interna o esterna. L’inaugurazione ha previsto la presenza di una collezione permanente che è quella che poi era una parte della Pinacoteca Co-
munale, che è stata ampliata grazie ad una serie di acquisizioni che il Comune ha fatto in questi anni. Due nostri giovani curatori hanno seguito tutto l’allestimento: Francesco Santaniello per il contemporaneo e Saverio Ricci per la parte antica. Gli altri spazi son stati occupati dalla mostra temporanea Up Games sulla Cina.” La risposta al Museo è positiva sia nella città, che fuori? “Assolutamente si. Il pubblico c’è, sia del posto, tra l’altro collaboriamo con le scuole, con l’Istituto d’Arte e l’Accademia d’Arte privata di Terni, che turisti italiani e stranieri. Ma il Caos è conosciuto soprattutto
all’esterno, ci fa molto piacere vedere visitatori stranieri che arrivano con le guide dove il Caos è segnalato. Tra l’altro siamo anche in un paper dell’Unione Europea come esempio di buona prassi, unico caso italiano il nostro”, precisa uno dei ragazzi.
A Terni ci sono molti artisti, qualcuno è davvero molto bravo e quotato, penso a Va-
lentina Crivelli, Sergio Silvi e Cristiano Carotti. Vedremo qui i loro quadri? “Sono i curatori a scegliere. Sicuramente vedremo degli artisti del posto, ma non tutti, perché la qualità implica una certa selezione.” Prima di andare via Luca ci accompagna e ci fa da guida per tutto il Caos nonostante sia lunedì. La struttura è davvero bella, le prospettive e gli intenti pure, ci sono tante iniziative intelligenti. La volontà di questi ragazzi è che questo progetto non sia un altro fallimento, perché purtroppo a Terni ce ne sono stati a livello culturale, quante delusioni! Ternimaga-
zine si impegna per la buona riuscita dei progetti validi e dell’arte in generale; già nel quinto numero abbiamo aperto la rubrica pittura con l’artista Valentina Crivelli. Qui parliamo del Caos e continueremo a farlo nel prossimo numero riportando per voi lettori le opinioni di artisti quali Paolo Liberati in merito al Caos e all’arte in generale, esponendo critiche ed encomi per un dibattito vivace e costruttivo, in grado di creare dibattiti “colorati”… (continua) Ilaria Barbaccia
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orridente, poi beffarda e infine seria: la mutevole espressione della Gioconda da secoli è un enigma per chiunque la osservi. Ora però, due ricercatori spagnoli sostengono di aver risolto il mistero: il segreto del sorriso del più celebre quadro di Leonardo da Vinci è negli occhi di chi lo guarda, per la precisione nelle diverse cellule che compongono la retina e che trasmettono informazioni differenti al cervello. Secondo Luis Martinez Otero - il ricercatore dell'istituto di neuroscienza di Alicante che ha condotto lo studio insieme a Diego Alonso Pablos - questi flussi di informazioni, detti 'canali', che codificano i dati relativi alla grandezza di un oggetto, alla sua luminosità e al suo posizionamento, variano di volta in volta, creando una percezione diversa dell'espessione della Gioconda.
arte
ecco
IL SEGRETO DEL SORRISO della
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“A volte un canale prende il sopravvento e si vede il sorriso, altre volte invece prevalgono altri canali ed il sorriso scompare”, ha spiegato Otero alla rivista scientifica britannica New Scientist. Per dimostrare la loro teoria, i due studiosi hanno dapprima chiesto ad un gruppo di volontari di guardare immagini di diversa grandezza del dipinto da distanze diverse e hanno scoperto che più vicini si è al quadro più è facile captarne il sorriso. Con il secondo test, i ricercatori hanno cercato invece di determinare come la luce influisca sulla percezione del quadro. La luminosità di un oggetto in relazione a ciò che gli sta intorno viene distinta dalla retina attraverso le cellule gangliari, che sono di due tipi: le 'centro-on', stimolate quando ad essere più luminoso è l'oggetto stesso (una stella nel cielo notturno per
esempio) e le 'centro-off', attivate quando invece è l'oggetto ad essere più scuro (ad esempio le lettere su una pagina bianca). Per confondere questi due diversi canali, Otero e Pablos hanno fatto guardare ad altri volontari uno schermo nero o bianco per 30 secondi e hanno poi mostrato loro un' immagine della Gioconda. Il sorriso, hanno scoperto, veniva notato di più da quelli ai quali era stato mostrato lo schermo nero, spingendo i ricercatori a concludere che sono le cellule centro-on a distinguere il sorriso. Ad influire su come l'espressione viene percepita sarebbero anche, infine, la visione centrale e quella periferica: i volontari che avevano un minuto di tempo per guardare il dipinto tendevano a vedere il sorriso quando focalizzavano lo sguardo sul lato sinistro della bocca, ovvero utilizzando la loro visione centrale. Quando però
La tesi del rof
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avevano solo una frazione di secondo per discernere il sorriso, i volontari tendevano a usare la loro visione periferica e a focalizzarsi invece sulla guancia sinistra. Otero e Pablos non sono i primi a proporre una soluzione al mistero della Gioconda. Nel 2000, Margaret Livingstone, una neuroscienziata della Harvard Medical School, aveva dimostrato che il sorriso è più evidente nella visione periferica che in quella centrale. Secondo una ricerca pubblicata nel 2005 da un'equipe di ricercatori americani, invece, a far sì che il sorriso venga visto o meno è il rumore visivo che interferisce con la percezione dell'immagine mentre le informazioni viaggiano dalla retina alla corteccia cerebrale. Ma questo enigma, Leonardo lo avrebbe escogitato apposta, per confon-
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on voglio minimamente mettermi in competizione con scienziati e studiosi del dipinto più famoso e discusso di tutti i tempi, ma anche io nel mio “infinito” piccolo, sono un appassionato, non tanto di Leonardo come artista, ma come genio indiscusso dell’ambiguità e del linguaggio recondito della comunicazione visiva. Ricordo che poco più che diciottenne, andai in visita al “Louvre” ed attratto dall’alone di mistero che da sempre avvolge questa opera, mi misi, come tanti altri, presenti nel grande salone che lo custodisce, a fissare quel volto così “enigmatico”. E’ vero, commentai tra me e me, non si riesce a capire se stia sorridendo o se abbia un’espressione triste, e se ti sposti da un lato o dall’altro del dipinto, poi, sembra che il suo sguardo
derci. Otero non ha dubbi: “In uno dei suoi quaderni egli scrisse che stava cercando di dipingere espressioni dinamiche perché era così che le vedeva per strada.” G.P.
continui a fissarti. Con lo spirito dissacrante e disincantato dello studente liceale, continuando ad osservarla mi accorsi per caso che la parte sinistra della bocca era curvata verso il basso mentre l’altra lo era all’insù. Proprio come nel gioco degli “smiles”, che tutti abbiamo disegnato sui nostri diari di scuola, il volto cambia espressione a seconda di quale parte della bocca si stia fissando. E cosa dire dello sguardo inquietante della Monna Lisa? Un semplice strabismo di venere, per cui se ti sposti a sinistra sei fissato dall’occhio di destra e viceversa ... avete presente quella professoressa con gli occhi storti che a scuola sembrava non ti guardasse e poi ti beccava a copiare? Beh,... Grande Leonardo, che dopo più di mezzo millennio, continua a divertirsi come un matto a far parlare di sé, a far azzuffare studiosi e cultori della storia e dell’arte. Danilo Momoli
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FENG SHUI
LAO TZE
Ci siamo la volta scorsa occupati dello space clearing, l’arte che ci insegna a far spazio nelle nostre case, sbarazzandoci di tutto ciò che è inutile o superfluo per aprirci al nuovo e vivere meglio. Oggi scenderemo ad un livello più profondo, scopriremo che il nostro benessere dipende anche dall’energia che circola negli ambienti. Il concetto di “energia cosmica”, a seconda delle culture, è stato declinato in vari modi: “prana” per gli indiani, “grande spirito” per i nativi americani, “spirito” per la tradizione latina, che percepiva il “genius loci”, lo spirito del luogo. E nella visione quantica, il mondo viene interpretato come un “immenso brodo di energia” in cui anche il nostro corpo fisico fluttua. Queste percezioni della realtà trovano una risonanza nella disciplina del Feng Shui (pronuncia [feng sciuè]), l’antico sistema nato in Cina 4000 anni fa per creare armonia tra noi e ciò che ci circonda. Il feng shui è oggi una filosofia e una scelta di vita piuttosto popolare, arrivata anche da noi tramite il mondo anglosassone e nordamericano. Una gran quantità di personaggi del mondo della cultura, artisti, politici hanno rivoluzionato l’architettura e l’arredamento delle loro abitazioni per far fluire armoniosamente le energie. Ma niente paura, a volte basta
qualche piccolo cambiamento per sintonizzarci sull’onda del benessere. I principi fondamentali della cosmologia orientale sono: Tao, yin e yang, ch’i, pa kua, teoria dei 5 elementi. In lingua cinese antica gli ideogrammi feng e shui significano rispettivamente vento (feng) e acqua (shui). Uno simboleggia il movimento, l’altro la quiete. Entrambi trasportano sulla terra l’energia cosmica, detta ki o ch’i, che utilizza e applica gli stessi principi della medicina cinese ed è anche alla base di alcune arti marziali, quali l’ Aikido, il Qigong e il Taijiquan. Le energie cosmiche possono manifestarsi anche con grandi distruzioni, utili però a purificare e rinnovare. Nel mondo tutto è interconnesso, perché il ch’i, respiro della natura, pervade ogni cosa. Riconoscere le energie del ch’i consente di saper predisporre e orientare case, uffici, negozi e terreni per beneficiare di forze astrali positive. La casa è un microcosmo, una lente che focalizza l’energia dell’universo. Lo squilibrio del ch’i ha conseguenze sulla vita interiore, relazionale e sociale, sulla salute e sul nostro futuro. Pare che in Oriente occorrano oggi 30 anni di studio per diventare esperti in geomanzia! Tuttavia, gran parte del feng shui è buon senso, unito, mi viene da dire, ad un sesto senso. Nell’antica Cina
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un esperto, uno hsien – sheng, era portato su una portantina in segno di rispetto. E già nel 4° secolo a. C. il saggio Mencius era consapevole della necessità di tutelare il paesaggio! Il Tao è un processo cosmico costituito da un continuo divenire di cicli e mutamenti, una azione dinamica reciproca tra lo yin e lo yang, che sono ovunque, anche dentro ognuno di noi. Yin è femminile, fresco e acquoso; è la forza presente nella luna, nell’acqua e nella terra. Yang è maschile, pesante e caldo; è la forza presente nella terra, nel sole, nel tuono e nel fuoco. Il feng shui fa corrispondere ad ogni area della casa un’area della nostra vita e viceversa. I cinesi hanno messo a punto uno schema, denominato pa kua o ba gua, letteralmente “otto trigrammi”, un ottagono composto da otto spicchi. Sovrapponendolo alla pianta di casa si trovano incredibili analogie fra le zone della casa e le situazioni o relazioni della vita. Il pa kua è ampiamente adottato dalla medicina cinese tradizionale, sia per la diagnosi che per la terapia a base di erbe o con l’agopuntura. Secondo il feng shui, la casa ideale deve essere in armonia con i 5 elementi, fuoco, terra, metallo, acqua e legno. Al legno corrispondono mobili, piante, soggetti floreali e forme slanciate; al fuoco sono asso-
ciate luci elettriche, candele, luce del sole, il rosso, forme triangolari; la terra ha per simbolo gli oggetti in ceramica, mattoni e piastrelle, ma anche il giallo e forme rettangolari o quadrate; al metallo appartiene tutto ciò che è fatto in qualsiasi metallo, ma anche pietre, cristalli, colori chiari, forme arrotondate; all’acqua si associano fontane, lavandini e specchi, ma anche vetri, sfumature del blu e forme piatte. Quindi è di capitale importanza scoprire come distribuire in modo armonico forme, colori e materiali intorno a noi. Si può essere scettici al riguardo, e in effetti questa consapevolezza non si acquisisce razionalmente, si può comprendere solo facendone e s p e rienza. Nel numero di Y O G A JOURNAL di Novembre, c’è un interessante articolo su alcuni corsi di
Abitare con l’acqua e il vento Per ottenere la conoscenza aggiungi una cosa ogni giorno Per ottenere la saggezza, togli una cosa ogni giorno
formazione professionale in Chue style Feng Shui e sull’EcoHotel “La Residenza” di Milano, creato secondo i fondamenti della bioarchitettura e del feng shui. Del resto, quando andiamo al ristorante non scegliamo in modo istintivo il posto che fa per noi? E non è vero che da certi posti non vorremmo più andar via? Esistono quindi luoghi con “un migliore feng shui”. Al contrario, vi sarà capitato di entrare in una stanza ed essere assaliti da una sottile angoscia, o di percepire una tensione “che si taglia con il coltello”. Mi viene in mente il sito archeologico di Carsulae, a pochi Km da Terni, dove possiamo sperimentare un senso di pace e benessere totali, ecco, lì siamo in grado di avvertire l’intima e impercettibile connessione che ci unisce all’ambiente circo-
stante; immagino voi sappiate cosa intendo. Stiamo bene nei luoghi dove percepiamo, a livello sottile, un’armonia, una giusta quantità di luce e di colore ed una giusta alternanza fra vuoti e pieni. Il mio primo feng shui kit lo acquistai a Venezia, dove allora risiedevo, nel 1996, ed è di Man - Ho Kwok , edizioni Il Punto d’Incontro. Contiene una bussola feng shui, uno specchio pa kua e un pratico manuale. Prenderci cura della casa è un po’ come coccolarci, è bello pulire, spolverare ogni giorno qualcosa, senza tralasciare i punti difficili, come sotto il letto o dietro i mobili, così da evitare i campi di energia stagnante. Del resto, dopo aver passato l’aspirapolvere non ci si sente già immersi in un’atmosfera più “frizzante”? Secondo il feng shui, la casa ideale deve essere in armonia con i 5 elementi: legno, fuoco, terra, metallo e acqua. Per riequilibrare l’energia basterebbe avere un acquario con pesci rossi in numero dispari, perché vi sono presenti i 5 elementi: l’acqua, i pesci rossi rappresentano il fuoco, le piante acquatiche il legno, le rocce il metallo, e la sabbia la terra. La luce e i colori sono anch’essi energia pura. Ho scoperto che la combinazione di rosso e verde è per i cinesi fortunata e autorevole: un buon auspicio per la no-
stra amata squadra di calcio! Attenzione anche a ciò che esponiamo, le immagini hanno un forte potere evocativo nel nostro inconscio. Del resto, la parola “immagine”, dal latino, significa “in me agisce”. Se siete ritratti da soli, si rafforzerà inconsciamente in voi l’idea che volete rimanere soli. Dedichiamo tempo a risistemare casa e a capire ciò che vogliamo, senza pensare di voler ottenere tutto e subito. Portiamo la natura in casa, le piante sono energia naturale preziosa. Alcune di esse, ad esempio il ficus Benjamin, aiutano a neutralizzare l’inquinamento atmosferico. Aeriamo le stanze ogni giorno e respiriamo con la pancia, grati per ogni respiro che viviamo. E’ piacevole accendere incensi naturali, candele ed oli essenziali, riempire la casa di musica e di fiori freschi. A proposito, suonare strumenti dal vivo consente di far circolare l’energia ferma o stagnante, gong, tamburi, campane, ma anche fontanelle zen, semplici battute di mani o il canto del mantra “OM” o “HU” innalzano l’energia. Chiediamo a noi stessi di accettare la nostra vita e i nostri limiti, andando incontro alla giornata con gioia. Apprezziamo ciò che abbiamo, non diamolo per scontato, e immaginiamo il bicchiere mezzo pieno. E sorridiamo, perché la felicità è contagiosa.
Sandra Sillani
Ricette PARMIGIANA DI GOBBO Ingredienti: 1 gobbo di circa 1 o 1,5 kg, farina, olio di oliva, sale, 1kg di salsa di pomodoro fatta in casa, parmigiano grattugiato. Preparazione: Pulire e tagliare a pezzi non molto grandi il gobbo. Lessarlo in abbondante acqua salata. A cottura avvenuta sgocciolarlo e lasciarlo raffreddare. Poi passarlo nella farina e friggerlo in olio bollente. Metterlo a scolare su della carta paglia. Preparare il sugo con olio, sedano e cipolla. Far soffriggere un po’. Aggiungere la salsa di pomodoro con il sale, e lasciar cuocere lentamente per circa 20 minuti. Quando tutto è pronto, preparare la parmigiana. Versare in un soletto qualche cucchiaio di salsa, adagiarvi sopra uno strato di gobbo, ancora salsa, una manciata di parmigiano e continuare così fino a esaurimento degli ingredienti. Mettere al forno ben caldo per circa 15 minuti prima di servire.
PAMPEPATO Ingredienti: 2,5 kg di noci (con guscio), 500 g di nocciole, 500 g di mandorle pulite, 300 g di uvetta, 300 g di canditi, 100 g di pinoli, 1 pizzico di pepe1,2 kg di miele, 500 g di cioccolato fondente, 2 tazzine di caffè, 1 buccia grattugiata di arancia, 1 noce moscata grattugiata, 1 cucchiaino di cannella, 500 g di farina, 2 cucchiai di cacao. Preparazione: In un grande recipiente mettere tutti gli ingredienti. Il miele e il cioccolato spezzettato versarli nel recipiente, insieme con il caffè, dopo averli sciolti in una pentola. Aggiungere la farina e mescolare con le mani, amalgamando bene. Far riposare qualche ora. Poi, aiutandosi con un cucchiaio, fare delle palle grandi come una mela e adagiarle in un vasetto infarinato. Cuocere nel forno a 180° per 15-20 minuti. Alla dose, a piacere, si può aggiungere un bicchiere di mosto cotto.
MINESTRA DI LENTICCHIE Ingredienti: spaghetti trafilati al bronzo, lenticchie, vino bianco, cipolla, olio extravergine d'oliva, sale, peperoncino. Preparazione: Unire in una pentola la cipolla tritata finemente, l'olio, il sale, il peperoncino, un poco d'acqua per la cottura, una spruzzata di vino. Aggiungere le lenticchie con l'acqua di cottura. A parte cuocere gli spaghetti tritati finemente con le mani. Condire il tutto. Accompagnare con un bel vino rosso leggero.
Vernacolo IL NATALE DI UNA VOLTA C era una vorda cuminciava cuci`, nunnittu mia a raccontane la vigilia de Natale. Noi fiji stessimo sentenno in cerchiu assettati li` lu focolare. D un fiancu ci stea lu presepiittu, Mamma c ea fatta ogni statuetta addopranno la mollica de lo pane, la rena l essimo presa giu` la Sera, Quella che c era tanta, era la paia intorno je cantassimo Tu scenni quanno s era ardunata tutta la famija. Quant era bellu lu Natale, allora. Nonnu seguitava a raccontane, po` da un zicchiu ce cacciava fora certe bistonne patatucce, non capate, e mentre nui stessimo a senti`, co la boccuccia aperta e co` l occhietti fissi, la storia de li Paladini a Roncisvalle lui le schiaffava, a cupri`, sotto la cennere e stea bene attento a non brucialle. Poi quann erano cotte e scrocchiarelle ce le dea e quillu de piune addormentatu, tra lo ride pe lu callu improvviso uno zampu e uno strillo ce facea Quanta fatica facessimo pe` tene` l occhitti aperti anche se nonnu arzaa un po` la voce pe raccontavve quilli strani fatti. Poi finalmente le campane tutte Squillavano, con tanta nostra gioia Era natu lu desideratu caru Bambinu a mamma Lu mettea sopra la paja. Noiandri Lu guardassimo felici Sgranocchianno, era ora, un torroncinu. Quant era bellu lu Natale, allora.
NATALE 1966 (Tregua lì lu Vietnam - 5 dicembre 1966)
PROVERBI
-Pasquarella Bbifania, tutte le feste se porta via. J’arispose… Se n’arsente bbarbabbianca: zzitti zitti, damme tempu che cci sta la mia -Pe’ l’Innocentini, finite le feste e li quadrini -Predicator che predichi l’Avventu, non predica’ per me ché pperdi tempu -'Gni lassata è pperza -La bbiga è la sia e cce fa montà chi ji pare -La femmina bbella fa cascà lu cavaliere da la sella -La femmina de quarant’anni, bbuttela a fiume co’ ttutti li panni -A cchi lo tantu bbene e a cchi lo male avanza -A cchi ttocca non z’arroscia -Ce vedemo a ppaja noa, se la morte non ciartroa -Chi fferra ‘nchioda e cchi cammina ‘ngiampica -All’occhiu de l’avaru, ‘gni paja é ‘n pajaru. A ccasa tia, quanno pioe è un mare! -Bisogna avecce l’occhi anchi de dietro -Ammazza ammazza, so’ tutti’ na razza! -Chi ccià voce e penna, tutto ’mondo regna
Va´rdeli! varda tu come so bboˆni a Natale, li capi de gni statu! Te fo pure azzittatte li cannoni pe fatte strozza` ggiu` lu pampepatu! Po , t arcumingiaro` lu pangrattatu pe San Stefanu, senza discussioni; quistu qui perlomeno ho sendenziatu ste gran capoccie de li mi cojjoni . S accostaro` a li sandi sagramendi po , doppu ben biutu e ben magnatu lu giorn appressu, ggiu` bombardamenti. E ci avro` anghi la soddisfazione, da sape` che lu papa se` affacciatu e ha datu a tutti la binidizzione. Tratti da: Lu lepre snobbe di Elchide Trippa e 221 sonetti di Antonio Pecorelli
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q wertyuio p a DOVE sdfgh jklz⌧ COME cvbnm q we rQUANDO tyuio a cura di Mariana Ribeca pasdf ghjkl zxcvb nm nostro mondo è adesso”, una mostra gni, 3 sculture di impegno sociale e che
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collettiva di arte contemporanea caratterizzata dalla presenza di dodici artisti umbri. Un progetto, promosso dalla Regione Umbria, che nasce con lo scopo di valorizzare le innumerevoli risorse del territorio. Orari di apertura: 10.30/13.00 e 15.30/18.00 (venerdì, sabato e domenica). Chiuso il 25 di-Terni, dal 12 dicembre: in mostra cembre. Info: tel. (+39) 0744 978120 Piermatteo D’Amelia, presso il Caos (Centro Arti Opificio Ex Siri). Una -Orte, fino al 27 dicembre: Festival Ingrande mostra dedicata ad uno dei ternazionale di Organo e Strumenti Anmaggiori protagonisti del Rinascimento tichi. Novità di quest’anno è che il e al secondo Quattrocento nell’Umbria Festival, per alcuni concerti, esce da Orte per recarsi in luoghi prestigiosi meridionale. come Viterbo, Roma, Civitavecchia,Terni, -Terni, venerdì 11 dicembre e 18 di- Perugia, ecc. Per informazioni sul procembre ore 21.00, due incontri orga- gramma: Associazione Culturale Inconnizzati per la 35° stagione tri Mediterranei - Palazzo Archi - Via dell’Associazione Filarmonica Umbra. Principe Umberto, 16 - Orte (VT) L’11 presso l’Auditorium Gazzoli (sala 0761.402893 - 333.2214656. blu) ci sarà un concerto Corrado Giuffridi clarinetto, Danilo Rossi viola, Linda -Guardea, domenica 20 dicembre ore Di Carlo pianoforte; musiche di Bruch, 17.30: Concerto di Natale, presso la Piazzola, Kovacs, Schumann. Il 18 di- Sala Consiliare; Eugenia Ottaviano viocembre, presso il Teatro Verdi alle ore lino, James Maddox pianoforte, musi21.00 Concerto di beneficenza:The Art che di Beethoven- Schubert- Ravel. tango Ensemble. -Cascia, fino al 31 dicembre: “MèA. Il -Terni, sabato 19 dicembre: Terni in nostro mondo è adesso”, una mostra Jazz presenta Bearzatti Finissima collettiva di arte contemporanea caratQuartet: “Malcolm X Project” ore terizzata dalla presenza di dodici artisti 21.00 presso l’Auditorium di Pazza umbri. Un progetto, promosso dalla ReGazzoli. Un progetto multimediale, che gione Umbria, che nasce con lo scopo unisce la forza delle immagini all’inten- di valorizzare le innumerevoli risorse sità e l’energia di un caleidoscopio di del territorio. Lisa Wade è uno dei dodici linguaggi musicali, dal jazz al rock, al- artisti del progetto che espone al l’elettronica, interpretato da quattro so- Museo Comunale di Palazzo Santi, Via Gaetano Palombi. Orari di apertura 23 listi. dicembre-31 dicembre 10.30-Narni, sabato 26 dicembre: Concerto 13.00/15.00-18.00. Chiuso il 25 didi Santo Stefano, “Un pomeriggio a cembre. Info: tel. (+39) 0743 751010. Vienna”: l’estro di Mozart (Roberto Romitelli oboe, Augusto Ottavini violino,Va- -Orvieto, fino al 6 gennaio 2010: molentina Mariani viola, Giuseppe Dolci stra di pittura e scultura di Thomas violoncello, Moira Nichelini pianoforte) Lange e Mutzo Hirano: “La melodia Teatro Comunale ‘G.Manini’ ore 17.30. apocalittica”, presso il Museo Opera del Duomo, Museo Greco, ex Chiesa di -Amelia, fino al 27 dicembre: Antiqua- Sant’Agostino. La mostra è sul tema riato sotto le Mura, il mercatino dell’An- dell’Apocalisse, dedicato alle xilografie tiquariato, del Modernariato e del di Durer. Orario: 9.30-19.00. Info: Collezionismo, che si svolge in Piazza Opera del Duomo, tel. 0763.342477. XXI Settembre e in Viale dei Giardini. Una buona occasione per chi ama e chi -Viterbo, dal 12 al 22 dicembre: è alla ricerca di oggetti rari. Ingresso li- Esodo del popolo balcanico, presso la basilica Romanica di Castel sant' Elia, bero. Info: tel. 0744.981453. Viterbo, si terrà la mostra del Maestro -Amelia, fino al 31 dicembre: “MèA. Il Matteo Frattaruolo: 17 dipinti, 20 dise-
EVENTI SPETTACOLI…A TERNIe dintorni DAL 10 dicembre 2009
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parleranno della sofferenza di un popolo che fugge dalla guerra. La mostra durerà 10 giorni ed è aperta al pubblico gratuitamente. Arte, cultura, politica e tempo libero: un mix vincente.
-Viterbo (Porano), Stagione concertistica: 3 gennaio, si terrà il concerto "Il musical e i suoi derivati" tenuto dal gruppo romano Around Gershwin, un ensemble di giovani artisti capitanati dalla pianista Alessandra Bottari che propongono al pubblico un percorso piacevole nella storia del musical americano, cominciando da Gershwin, per arrivare agli autori moderni, attraverso pagine celebri delle filmografia (Il mago di Oz) e del teatro musicale (My fair Lady, Cat'z...). Conclude la stagione concertistica il chitarrista umbro Alessandro Zucchetti che si esibirà in un recital solistico, dedicato all'arte chitarristica dall'800 ai giorni nostri. Il teatro ha in oltre organizzato la prima rassegna corale natalizia, che si svolgerà nelle giornate del 19 e 20 dicembre, con concerto finale la domenica sera alle ore 17.30. -Rieti, fino al 17 gennaio 2010: Mostra di Pittura "Maggiori e Rambaldi" nel centenario della nascita. La mostra sarà aperta venerdì ,sabato e domanica dalle ore 10.00 alle ore 20.00, Ingresso Libero. Per info e prenotazioni tel 0746.91422. -Rieti, 13 dicembre: Fiera di Santa Lucia, mentre nella cittadina di Contigliano si terrà nello stesso giorno: Fiera, merci e prodotti tipici. Per informazioni: Comune di Contigliano tel:+39 0746 706125. -Rieti, 13 dicembre: “Rieti in vista: Gusto Tradizioni e Artigianato”, siete invitati all'appuntamento mensile con il gusto le tradizioni e l'artigianato presso il Pattinodromo a Villa Reatina. Degustazione di piatti e prodotti tipici locali. -Greccio, 26 dicembre: Rievocazione storica del "Primo Presepio del Mondo di Greccio 1223". Nel 1223, tra le colline di Greccio, San Francesco volle rivivere il mistero della venuta al mondo del Signore. Ogni anno, negli stessi luoghi, quel mistero rivive, esattamente come lo descrisse Tommaso da Celano.
Occhio sulla capitale
EVENTI A ROMA DAL 10 dicembre -Fino al 27 dicembre 2009 Mercatino Conca D'Oro, dalle ore 09:00 tutti i sabati e le domeniche. Un mercatino amatoriale per rivivere il passato e scoprire il presente in Via Conca d'oro. -Fino al 27 dicembre 2009 Passato…Presente. Appassionati e curiosi si danno appuntamento ogni sabato e domenica dalle 09,00 alle 20,00 nella struttura coperta di Via San Basilio, per la grande mostra mercato che espone e vende oggetti d'antiquariato, collezionismo, artigianato, dischi, prodotti tipici, rigatteria e libri. Via Casale San Basilio. -Fino al 17 gennaio 2010: La pittura di un impero, dalle ore 10:00 alle ore 22:30. La mostra rappresenterà un periodo cruciale della storia di Roma, quello che va dal I secolo a.C. fino al V d.C. Sei secoli che vedono l'Impero Romano nascere e svilupparsi. Circa cento opere di eccezionale eleganza e raffinatezza, organizzate in cinque diverse sezioni. Scuderie del Quirinale Via Ventiquattro Maggio, 16. -Fino al 10 gennaio 2010: Cesare Zavattini inedito, dalle ore 09:00 alle ore 19:00. La mostra si inserisce nell'ambito di "MACROradici del Contemporaneo": il progetto intende rivelare alcuni protagonisti storici della realtà artistica di Roma attraverso nuclei inediti di opere, biografie meno note, oggetti e feticci. In esposizione duecento eccezionali opere inedite, presentate al pubblico per la prima volta. La mostra è visitabile al primo piano del MACRO, Sala Panorama S. Museo Arte Contemporanea - Via Reggio Emilia, 54. -Fino al 17 gennaio 2010: Niki De Saint Phalle, dalle ore 10:00 alle ore 20:00. Femminismo, mitologia, violenza, le inquietudini private e quelle sociali, sono i temi che permeano le opere di Niki de Saint Phalle, la celebre artista francese esponente della pop art. L'itinerario della mostra segue il percorso interiore dell’artista, partendo dai numerosi dipinti del suo primo periodo fino ad arrivare alle celebri sculture policrome. Ingresso gratuito fino ai 14 anni. Museo Fondazione Roma (ex Museo del Corso)Via del Corso, 320. -Fino al 10 gennaio 2010: Divus Vespasianus. Il Bimillenario dei flavi, dalle ore 08:30 alle ore 16:30 - In occasione del bimillenario della nascita dell'Imperatore Vespasiano, la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma ne celebra l'anniversario offrendo al pubblico la straordinaria mostra allestita al Colosseo, che accompagnerà il visitatore in un viaggio nel tempo attraverso alcuni tra i monumenti più significativi dell'area centrale. Chiuso il 25 dicembre 2009 e I gennaio 2010. Colosseo Piazza del Colosseo. -Fino al 10 gennaio 2010: Wildlife Photographer of the Year: le più belle immagini di natura da tutto il mondo, dalle ore 09:00 alle ore 19:00. Animali e piante da guardare con occhi nuovi, in una diversa relazione uomo natura. 85 immagini che a volte fanno sorridere a volte volutamente provocatorie in una sorta di celebrazione della natura e dei suoi territori
selvaggi. E' 'Wildlife Photographer of the Year', l'occhio inedito dell'uomo dentro la natura, diventato negli anni il massimo evento per fotografi professionisti e amatoriali e ospitato a Roma, nella sua importante tappa italiana. Museo Civico di Zoologia Via Ulisse Aldrovandi, 18. -Per tutto il mese di dicembre e gennaio 2010: Galileo: cose mai viste. Fascino e travaglio di un nuovo sguardo sul mondo', dalle ore 09:00 alle ore 19:00. La mostra focalizza la propria attenzione sulle osservazioni condotte da Galileo tra il 1609 e il 1610, proponendo al visitatore un percorso che permetta di immedesimarsi nell'esperienza di Galileo cogliendone tutte le sue sfaccettature. Palazzo della Cancelleria Piazza della Cancelleria. -Fino al 20 dicembre: Aldo Silipigni, dalle ore 09:00 alle ore 19:30. Nelle opere affiora la ricerca di un pacato e conciso, quasi ascetico, rapporto con la realtà visibile, fondato anche su una tavolozza sempre misurata e su un saldo equilibrio compositivo, doti innate della pittura toscana. Castel Sant'Angelo - GiardiniLungotevere Castello, 50. -30 dicembre 2009: La Traviata di Giuseppe Verdi ore 20.30, Accademia d’Opera italiana di Santa Cecilia, Chiesa Anglicana All Saints, via del babuino 153. -31 dicembre ore 19.00 e 1gennaio 2010 ore 20.30: I Solisti dell’Opera: Opera Gran Galà, Concerto di Capodanno. Chiesa Anglicana All Saints, via del babuino 153. -Dal 20 al 25 dicembre: Natale all’Auditorium e Festival Gospel: Sala Sino poli, Auditorium Parco della Muisca. Viale Pietro de Coubertin 30. -Dal 26 al 30 dicembre: Natale All’Auditorium, Caludio Baglioni. Sala Santa Cecilia , ore 21.00. Auditorium Parco della Musica, viale Pietro de Coubertin 30. -Il 5 e 6 gennaio 2010: Natale all’Auditorium: La Chiarastella. I Canti di Natale nella tradizione popolare italiana. Sala Sino poli ore 21.00. Orchestra Popolare Italiana dell’auditorium Parco della Musica, Ambrogio Sparagna direttore. Auditorium Parco della Musica, viale Pietro de Coubertin 30. -21 e 22 dicembre: Renato Zero, Zeronovetour SOLD OUT. Palalottomatica, Eur Piazzale dello sport. -12 dicembre: Deep Purple in concerto. Palalottomatica, Eur Piazzale dello sport. -Fino al 10 gennaio 2010 al Teatro Sistina: Aggiungi un posto a tavola, Con Gianluca Guidi ed Enzo Garinei. Commedia musicale, classico del teatro italiano. -Dal 4 al 10 gennaio 2010 al Teatro Olimpico (Piazza G. di Fabriano 17): Lo Schiaccianoci, presentato dal Balletto di Roma con Andrè de La Roche.
prodotti per celiaci
da visitare
RELAIS VILLA
UN ANGOLO DI RELAX E BU nella Valle Santa reatina Chissà come apparve a Cicerone, quando ospite del Console Quinto Assio, vide per la prima volta quell’angolo di Valle Santa Reatina che prende il nome di Campagna Roséa. Certo è che la paragonò alla Tempe greca, luogo celebrato dai poeti come uno dei luoghi preferiti da Apollo e dalle Muse. Varrone, quasi nello stesso periodo, decantò la villa del Console come una delle magioni più belle mai viste neppure a Roma stessa: “Quoi ille; Num minus villa tua erit ad angulum Velini, quam neque pictor neque tector vidit umquam, quam in Rosea quae est polita opere tectorio eleganter, quam dominus habes communem cum asino?” [ Varrone “De re rustica” libro III] Una vera gioia per gli occhi immersa in una campagna florida e ridente. In epoca più tarda, “(San)Francesco ha santificato Assisi, sua città natale ma rifulse nella provincia di Rieti per una speciale predilezione e per lo splendore dei molti miracoli” [Anonimo Reatino “Actus Beati Francisci in Valle Reatina” ed porziuncola 1999 Nel 1600 circa, nella campagna Rosea, sorse un insediamento rurale, costruito usando proprio le pietre già squadrate della Villa del Console Assio. Attorno al 1800 circa, questo entrò a far parte dei possedimenti del Principe Ludovico Veralli Spada Potenziani fino al decadimento e all’abbandono durante il periodo della seconda guerra mondiale. Qui, nella splendida cornice della riserva dei laghi oasi naturalistica a salvaguardia di un ambiente caratteristico ed unico, sorge oggi il Relais Villa D'Assio, a pochi metri da quella che fu la villa del console Assio e possedimento rurale del Principe Potenziani, che, proprio per la vicinanza di due laghi importantissimi per la fauna lacustre stanziale e migratoria, volle qui la sua casina di caccia.
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L
a struttura principale sorge su un borgo agricolo del 1600 e si compone di 5 corpi separati, costruiti in pietra viva, utilizzando materiali della villa Romana e altri provenienti dal territorio, attraverso una paziente opera di restauro conservativo per riportare all'originario incanto questo luogo immerso nel verde e nella pace. Da questa paziente opera umana, vengono restituiti alla collettività ed agli ospiti del Relais Villa d’Assio, quei casali dal sapore antico, che ben si armonizzano con il paesaggio e con l’atmosfera bucolica e rilassante studiata per rendere il soggiorno di un cittadino stressato dai frenetici ritmi della odierna società il più riposante e rigenerante possibile. L'albergo che ne è nato consta di 40 camere tra standard e superior ed il ristorante Tempe, così chiamato a ricordare l'elogio che fece Cicerone della natura di questo angolo di campagna. Ristorante dove poter gustare ottimi piatti della cucina tipica, regionale modificata e mediterranea in genere oltre ad una nutrita carta di vini regionali e delle regioni limitrofe; una cucina semplice, ma non banale che tende sempre a valorizzare le materie prime del territorio impiegando tecniche moderne come ad esempio la cottura delle carni a bassa temperatura. Dall’azienda agricola, annessa al Relais provengono, in stagione, legumi ed ortaggi nonché grano e granoturco che viene macinato ad un vicino molino della zona ed usato dallo Chef per la preparazione delle paste fresche. Poco più in là, in posizione panoramica, dalla villa del principe, sono state ricavate 3 suites: Fuoco, Prato e Neve, le quali godono di una meravigliosa vista sulla vallata circostante. In particolare, la suite Prato è dotata di una finestra panoramica che occupa tutta
D’ASSIO
UON GUSTO
una parete, lasciando incantati gli ospiti. In seguito è stata realizzata una piscina, ed accanto ad essa una sala banchetti con ristorante annesso, dalla quale si può godere del sole e di una piacevole brezza estiva, passando le proprie gior-
nate in completo relax. Oppure, è possibile divertirsi sui campi da tennis, da basket e calcetto studiati per fornire il massimo svago agli ospiti. Ma il Relais Villa D'Assio, non è solo riposo, è anche una splendida location per matrimoni, battesimi, comunioni ed ogni evento che meriti di essere festeggiato in maniera elegante ed esclusiva. Inoltre, sono a disposizione degli ospiti 2 sale convegni, di dimensioni differenti, adatte a meeting e team building. La sala Cicerone atta a contenere congressi fino a 250 persone, dotata di connessione internet WiFi, impianto di amplificazione, DVD, vari tipi di lavagne e impianto video su schermo panoramico e la sala Rosea più raccolta, fino a 30 persone, sono situate alla base di una terrazza panoramica con vista sull’affascinante campagna circostante. Le sale, completamente oscurabili, godono della luce naturale del sole grazie alla bellissima vetrata che si affaccia sul giardino. La qualità dei servizi offerti, e la stupenda posizione, rendono il Relais Villa D'Assio un luogo ideale sia per le vacanze che per soggiorni di lavoro.
Week end nel ternano tra relax e buona tavola
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Bar/Restaurant
erché mangiare una pizza? I motivi sono molteplici e variano da caso a caso. La motivazione più diffusa, in un periodo di crisi come questo, è sicuramente quella economica, oggi si può gustare pizza, antipasto e bevanda, ad un costo che varia, per la nostra zona, dai 15 euro ad un massimo di 25. Ci sono poi locali, frequentati soprattutto da ragazzi, con orari da “discoteca” che offrono pizza, patatine e birra a 10 euro. Ma spesso la scelta è anche dettata dalla volontà di passare una serata in compagnia, in modo informale, senza dover troppo badare al proprio look, degustando cibi semplici, che soddisfano più la voglia di qualcosa di sfizioso che quella di una cucina ricercata. Inoltre, oggi, in zona, si può scegliere tra molti esercizi, che si differenziano per il tipo di locale, scelta di birre italiane ed estere e soprattutto per la tipologia della pizza, bassa e sottile , nella maggior parte dei casi, o, nella migliore tradizione partenopea, alta e soffice. Il classico “stasera ci facciamo una pizza?”, insieme al “ci mangiamo una cosa?” è entrato nel linguaggio corrente dei rapporti interpersonali più confidenziali, una cosa poco impegnativa, mirata più allo stare in sieme che alla scelta gastronomica.
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Ristorante Vecchia Osteria Terni-Rieti Vocabolo Valle Spoletina, 9 - Km 28 ss79 Terni-Rieti tel: 0744 369111 info@vecchiaosteria.it Un antico fabbricato riportato al suo uso originale. La denominazione "Vecchia Osteria" è rimasta invariata nel tempo; infatti, pur essendo fino a qualche tempo fa una casa colonica, in precedenza era una stazione di posta. E' proprio qui che i viaggiatori che transitavano lungo la strada sottostante, si fermavano per riposare e rifocillarsi. Era anche una " gabella " cioè vi si pagava il dazio per il passaggio, essendo il confine fra i comuni di Piediluco e Labro proprio qui sotto, sul ponte "Catenaccio", così chiamato perché chiuso da una catena che si apriva appunto solamente dopo il pagamento della tassa. Fra i documenti ritrovati, c'è anche una lettera di Antonio da Sangallo il Giovane, che vi soggiornò quando seguiva, per conto dello Stato della Chiesa, i lavori di ripulitura del canale della Cascata delle Marmore; era l'anno 1.545. Nella missiva il Sangallo si lamentava con il Cardinale del trattamento riservatogli dall'oste di allora, che lo faceva dormire sulla paglia e gli dava da mangiare del pane fatto con pessima farina, ma vi assicuriamo che da allora le cose sono cambiate, ed oggi troverete poche, ma confortevoli ed eleganti camere ed una cucina fra le migliori della zona.
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Hotel Ristorazione Relais
Ristorante Pizzeria
Primula Papigno (TR) La Nuova
LA NUOVA PRIMULA VOC.CASALI DI PAPIGNIO 05100 TERNI tel: 0744279004 fax: 0744279039 www.lanuovaprimula.com centro.vergari@tiscali.it katrin.pink@tiscali.it Ristorante - Pizzeria LA NUOVA PRIMULA si trova a circa 2km dalla Cascata delle Marmore, nella frazione Papignio. E’ convenzionata con il CENTRO VERGARI (bar - supermercato) aperto tutti i giorni dalle ore 05,00 alle ore 24,00. La Nuova Primula offre ottimi servizi: -Ampio parcheggio -giardino all'aperto -pizzeria con forno a legna -personale qualificato -sala per banchetti e cerimonie fino a 300 persone -sconti per i gruppi. MENU RUSTICO Bucatini all'amatriciana Fagioli con le cotiche Cicoria ripassata Zuppa Inglese 1/2 l acqua 1/4l vino Caffe'. Il nostro Ristorante offre ottimi servizi: - 10 % di sconto prenotazione on-line - ogni 25 persone 1 gratis - prezzi speciali per i gruppi - cerimonie e banchetti - feste di compleanni pomeridiani.
Ristorante Pizzeria Sotto Sopra Terni Vialle 8 marzo 2 05100 Terni tel: 0744-279039 fax: 0744-276781 cell: 329-1571674 centro.vergari@tiscali.it Sottosopra è uno spazioso e accogliente locale concepito per fondere diverse necessità in un'unica soluzione. Il buongiorno si vede dal mattino!!! E allora perché non cominciare con un gustoso cappuccino e un cornetto caldo? Anche un caffè cremoso è fondamentale e, come il “LA” che segna l’inizio della sinfonia, per noi chiamata giornata, non si può rischiare che non sia più che perfetto!!! A pranzo un menù ricco e completo vi aspetta nella tavola calda per chi vuole unire il piacere di mangiare con poco tempo a disposizione. Prima di sera un momento di relax nell’arco della giornata è obbligatorio per tutti. Da Sottosopra puoi trovare ciò che ti aiuterà a rilassarti per qualche minuto in compagnia del tuo partner o dei tuoi amici.. Inoltre all'interno potrete trovare anche un supermarket fornitissimo per una spesa completa e sempre di qualità: -sconti per i gruppi -il menu' fisso -convenzione con Centro Vergari -forno a legna -personale qualificato.
MONTALTO
E’ la meta preferita dei ternani in vacanza: facilmente accessibile, dai prezzi contenuti e piena di divertimenti. Sono moltissimi, infatti, gli abitanti di Terni e provincia che hanno acquistato una casa sul litorale di Montalto per trascorrervi i mesi estivi, anche se, in realtà, non si tratta affatto del paradiso felice che a prima vista potrebbe apparire. Ne sa qualcosa M., la ragazza vittima di uno stupro di gruppo proprio nella pineta di Montalto Marina. Era il 2007 quando la giovane venne violentata senza pietà da otto coetanei. All’epoca dei fatti, forte fu il clamore destato dalla vicenda, anche per situazioni contingenti che hanno dell’incredibile ma che, purtroppo, sono tremendamente vere. Quando si verificò la drammatica circostanza, l’allora sindaco di Montalto, Carai, offrì, sottraendoli
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dalle casse comunali, 5.000 euro ciascuno a tutti gli stupratori, per sostenere le spese di difesa. La ragazza invece, sembra assurdo, ma è stata doppiamente abusata. Oltre a quella fisica si è aggiunta, infatti, anche la violenza sociale: dall’oblio dal quale è stata sommersa all’epoca dei fatti stenta ancora oggi a risalire. Né un avvocato, né uno psicologo, né un assistente sociale si sono fatti vivi e, come denuncia ora il suo legale, Piermaria Sciulli: “La legge prevede che gli stupratori, poiché minorenni, siano aiutati a reinserirsi in società, la loro vittima però è stata completamente abbandonata a se stessa. Non ha ricevuto solidarietà né dalle istituzioni locali né da chi aveva promesso di aiutarla”. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo la messa in onda, domenica 25 ottobre, di uno scandaloso collegamento con gli abitanti del paese su Domenica Cinque. All’interno della trasmissione infatti, l’intero paese si è schierato dalla parte degli stupratori, insultando e sbeffeggiando la povera ragazza. Il caso è così di nuovo balzato prepotentemente agli onori della cronaca, determinando profonde spaccature di pensiero tra esponenti civili e politici. In seguito ai fatti, la Provincia di Viterbo si è costituita parte civile
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con votazione unanime, e, addirittura, la scrittrice Lara Cardella ha creato un gruppo ad hoc su Facebook, con il quale chiede a gran voce «le scuse e le dimissioni del sindaco» del paese dell'Alto Lazio. “La storia di quella ragazzina mi assomiglia per il fatto di avere un paese contro. Solo che io ero più grande e quando mi sono sentita dire in coro 'puttana, puttana' li ho affrontati”, spiega Lara Cardella, autrice di «Volevo i pantaloni», romanzo uscito nel 1994 e poi film di successo sulla storia di un’adolescente costretta nelle restrizioni mentali della Sicilia. Secondo la scrittrice, il primo cittadino di Montalto, peraltro assente anche durante la trasmissione su Canale 5, «sta permettendo che una ragazzina vittima di violenza venga emarginata e umiliata dai suoi concittadini. “Da quando so di questa terribile vicenda non dormo più. Abbiamo scritto al Comune e ci ha risposto l’assessore al Turismo dicendo di non voler entrare nel merito e se-
gnalando le infinite bellezze archeologiche e ambientali del nostro paese. Ma siamo impazziti?” La presidente di Telefono Rosa, Gabriella Carniere Moscatelli, rincara la dose affermando: “Il fatto che il sindaco di Montalto abbia ignorato la ragazza violentata e giustificato il comportamento degli stupratori, ed abbia poi esteso il suo comportamento a tutta la popolazione, mi indigna.” La dichiarazione va ben oltre la semplice presa di posizione, concludendosi con un fermo e deciso invito rivolto direttamente alle donne di Montalto di Castro: “Aprite gli occhi e giudicate serenamente quanto è accaduto. Non vorrei”, conclude, “che, per tutelare la sicurezza delle donne, si dovesse arrivare a boicottare il turismo, anche estivo, verso Montalto, luogo non sicuro per loro.”
Simona Tenentini (Foto, per gentile concessione di www.tusciaweb.it)
NARNI
Il Comune di Narni insieme al Centro per l’Impiego della Provincia di Terni ha indetto un bando per selezionare progetti di impresa nel settore agroalimentare. Sindaci ed Assessori di 12 Comuni, quelli dell’Ambito Territoriale n°11 (Amelia, Attigliano, Avigliano Umbro, Calvi dell’Umbria, Alviano, Giove, Guardea, Lugnano in Teverina, Montecastrilli, Narni, Otricoli, Penna in Teverina), hanno optato per il “Progetto conoscere, progettare, e comunicare se stesse e il proprio lavoro”, per l’attuazione del Piano Territoriale per i giovani, previsto dall’Accordo di Programma Quadro “I Giovani sono il presente”. I ragazzi dovrebbero in effetti “farlo” il presente, a patto che ne abbiano, giustamente, le possibilità. Il Piano rientra nell’obiettivo di medio termine dell’Assessorato alle Politiche giovanili della Regione Umbria di imporre tutta una serie di azioni volte a valorizzare e promuovere il ruolo della nuova generazione, nel cuore delle realtà locali. Il senso di questo progetto, su base triennale (bando 2008-2010), è quello di favorire l’occupazione giovanile e combattere la precarietà. L’intento di tale concorso, che comprende i comuni sopra citati, è quello di lanciare l’im-
piego per i giovani finalmente, con un occhio di riguardo, in questo paese maschilista, per le ex studentesse e per le ragazze! La scelta dell’Ambito territoriale n°11 si è basata sui dati pubblicati nel rapporto sul mercato del lavoro, nella provincia di Terni, relativamente all’anno 2007. Nel mercato appunto, è emersa tanta disparità tra ragazze e ragazzi, sia per quanto riguarda le opportunità classiche che quelle innovative, nonostante la scolarizzazione femminile sia molto più alta di quella maschile. E’ doveroso recuperare la distanza che esiste tra potenzialità femminili ed opportunità economiche e lavorative, combattendo e vincendo tutte quelle discriminazioni, dirette ed indirette, indotte dai condizionamenti sociali, culturali e da una tipica mentalità maschilista, purtroppo tuttora vigente. Il progetto prevede interventi e servizi sperimentali che vanno dalle opportunità concrete di formazione alla creazione di spazi per un maggiore protagonismo nel mondo del lavoro e delle professioni. Il bando triennale 2008-2010 è stato pensato per il settore agroalimentare, considerato come uno dei
più sviluppabili. Per il 2009 è previsto un tirocinio formativo gratuito di due mesi per altri sette intraprendenti giovanotte/i, al termine del quale verranno valutati i progetti migliori in termini di innovazione, ricaduta sul territorio, occupabilità e verrà assegnato un premio di 3.000,00 euro per ciascuno dei sette propositi, da parte di un gruppo tecnico composto dai rappresentanti dei Comuni dell’Ambito, delle associazioni degli agricoltori e dalla Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Terni. Per il 2010 altri sette laureati concluderanno il lavoro. In totale 21 ragazzi saranno coinvolti nel suddetto piano. La recessione economica che stiamo vivendo ormai da un po’ di tempo, ha colpito anche il settore alimentare; tuttavia quello dell’ agroalimentare rappresenta una grande speranza per l’economia italiana ed ha tutte le carte in regola per
crescere: quasi 7.000 imprese e 270mila dipendenti, un mercato interno da 175 miliardi di euro e un export di quasi 20 miliardi di euro. L’industria alimentare italiana si rivela quindi un settore strategico per l’economia nazionale, stando ai dati della Federalimentare. L'industria alimentare europea è il numero uno del proprio settore (280000 aziende, 4 milioni di posti di lavoro), in termini di fatturato (800 miliardi di euro circa), ma non è esente dalla crisi. Perciò il Vice Presidente della Commissione Europea Verheugen insieme ai Commissari per la tutela del consumatore Meglena Kuneva e all’agricoltura Mariann Fischer Boel, si sono riuniti il 6 luglio scorso per discutere cosa fare e come dare all’industria alimentare europea un nuovo impulso, suggerendo alle imprese e alle autorità degli stati Membri di migliorare la competitività del settore agroalimentare a favore dei consumatori e degli agricoltori, promuovendo l'alta qualità dei prodotti alimentari. Ila. B
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Chiuso in redazione il 04/12/2009 ore 10,00