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Chemi-Vit

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Alessio Arbuatti

Medico veterinario, docente di Zoologia ed Ecologia, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Teramo

La rogna è una condizione presente in cani, gatti e piccoli mammiferi causata da specifici acari. Diverse per localizzazione, età del soggetto colpito e approccio terapeutico, tutte le rogne sono condizioni che necessitano di un rapido intervento veterinario. Per tale motivo, il responsabile del pet shop e il toelettatore possono essere utili nell’aiutare il proprietario a riconoscere comportamenti e condizioni anomale del pelo. Non da ultimo, la resistenza nell’ambiente di alcuni di questi parassiti ne impone la conoscenza da parte degli operatori di settore al fine di mettere in atto tutte quelle manualità di rimozione dei parassiti dall’ambiente di lavoro.

La rogna sarcoptica

Sarcoptes scabieivar. canis è l’agente della forma rognosa più nota, quella sarcoptica. Questo piccolo acaro dalla forma rotondeggiante, dal diametro massimo di 0,4 mm, ha un particolare apparato buccale specializzato nello scavo di gallerie nella cute dell’ospite (Fig. 1).

Durante la lenta ma costante progressione si nutre di cellule e linfa causando nel frattempo un danno alla cute e seguente reazione infiammatoria e immunitaria. Queste azioni si traducono in un prurito costante, con comparsa di lesioni, zone prive di pelo e croste a carico delle regioni colpite tra le quali i gomiti, i garretti e il muso. All’interno dei canalicoli creati le femmine depongono anche le uova (Fig. 2) che si schiudono dopo tre/cinque giorni liberando forme larvali che creano nuovi scavi divenendo adulte in tre settimane. Tanto il contatto diretto tra esemplari quanto la capacità di sopravvivere nell’ambiente per diverse settimane favoriscono la trasmissione tra i cani. È FREQUENTE DESCRIVERE QUALCOSA DI DIFFICILE DA RISOLVERE COME UNA “ROGNA”. VEDIAMO DI SFATARE IL SENSO COMUNE: ECCO UN CIRCOLO VIRTUOSO PER PREVENIRE E RICONOSCERE LE ROGNE NEL CANE E NEL GATTO

LA ROGNA

NON È PIÙ UN PROBLEMA

JacLou DL - Pixabay

Se non trattata, la patologia può causare una grave debilitazione del pet (Fig. 3) anche a seguito dell’insorgenza di infezioni batteriche secondarie. I trattamenti farmacologici veterinari garantiscono una risoluzione del problema e una progressiva ricostituzione del mantello. Le varietà di S. scabiei sono ospite-specifiche e la trasmissione al proprietario consegue alla capacità dell’acaro di sopravvivere, ma non riprodursi, sull’uomo. La specie umana è infatti colpita dallo specifico acaro della rogna S. scabiei var. hominis.

La rogna notoedrica

Questa particolare forma di rogna è sostenuta dal patogeno Notoedres cati e colpisce principalmente felini e conigli. Gli studi condotti hanno evidenziato un ciclo biologico quasi del tutto sovrapponibile a quello di Sarcoptes, ma più breve. Inoltre, le

Michael Wunderli-CC BY 2.0

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femmine non scavano gallerie ma costruiscono dei “nidi cutanei”. Una volta schiuse, dalle uova emergono forme larvali che in un periodo massimo di tre settimane raggiungono la maturità riproduttiva. La rogna notoedrica ha un’elevata contagiosità e si trasmette tra gli esemplari per semplice contatto diretto o per via indiretta (condivisione degli spazi o manualità dei proprietari).

Negli esemplari colpiti le lesioni primitive interessano la nuca, i bordi auricolari e la parte frontale della testa ma si estendono man a mano su tutto il capo e sul collo (Fig. 4). Superfici crostose, secche, molto pruriginose sono alcuni dei segni clinici più comuni che richiedono un rapido intervento veterinario poiché tale patologia parassitaria può divenire molto debilitante per il soggetto colpito fino a portarlo persino alla morte.

La rogna demodettica

Esiste una seconda forma di rogna che può colpire il cane e il gatto sostenuta da alcune specie di acari appartenenti al genere Demodex. Tra queste le più comuni sono Demodex canis e D. injai nel cane mentre D. cati e D. gatoi colpiscono il gatto. Pur con piccole differenze nella conformazione, tutti gli appartenenti al genere Demodex sono piccoli acari (0,2 - 0,3 mm) dalla tipica forma a sigaro e otto corti arti (Fig. 5). La loro sopravvivenza è legata alle strutture annesse alla cute dei pet, infatti non sopravvivono al di fuori di questa se non per brevi periodi. Tutti i cani, i gatti, nonché molti mammiferi, uomo compreso, ospitano popolazioni di Demodex che si insediano nei bulbi piliferi e nelle ghiandole sebacee (organismo commensale). Nei pet il passaggio avviene a seguito dei numerosi contatti tra il neonato e la cute materna durante la suzione e il lambimento. Una volta giunti sulla cute del nuovo ospite, i Demodex penetrano lungo i peli e nelle ghiandole compiendovi all’interno un intero ciclo ogni circa 30 giorni. Le femmine depongono circa 20-25 uova dalle quali si schiudono nuovi individui che, dopo una serie di mute, divengono adulti. Nella maggior parte dei casi questi piccoli ospiti non causano alcuna manifestazione clinica negli esemplari, ma in particolari condizioni favorite anche da predisposi-

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zioni genetiche, possono dar luogo alla sintomatologia tipica della rogna demodettica.

Occhi aperti fin dai primi mesi del pet

Alcuni fattori predisponenti possono favorire l’insorgenza della patologia sia negli esemplari giovani, sia negli adulti. Nei primi si assiste a una maggior frequenza in alcune linee genetiche pure entro i 12-18 mesi d’età, sia con forme localizzate sia generalizzate. La sintomatologia clinica si manifesta con zone più o meno estese prive di pelo (alopecia), desquamate, arrossate e talvolta ispessite, mentre il prurito non è sempre presente a meno che non vi siano sovrainfezioni batteriche. Anche quando presente solo sottoforma di piccole lesioni alopeciche, la rogna non deve mai essere sottovalutata.

Solo i regolari controlli veterinari potranno garantire la giusta terapia e consentire di mettere in atto tutta una serie di comportamenti utili nel diminuire la possibilità di una ricomparsa in età adulta. Nei soggetti maturi la comparsa di rogna demodettica è più comune a partire dai quattro anni d’età ed è spesso conseguenza di una sottostante condizione patologica che merita approfondimenti diagnostici. Infatti, patologie sistemiche, neoplasie, stati infettivi e trattamenti che riducono le difese immunitarie sono alla base della comparsa della forma generalizzata.

In questi casi si assiste spesso a forme squamose accompagnate da sovrainfezioni batteriche ed è anche

LE PRECAUZIONI DA OSSERVARE

La rimozione di possibili acari dal luogo di lavoro è fondamentale per il toelettatore e per il negoziante poiché in questi spazi comuni transitano numerosi cani e gatti. L’utilizzo di guanti monouso, la detersione e la disinfezione dell’attrezzatura da lavoro dopo ogni cliente, unita a una pronta rimozione del manto caduto a terra con un potente aspirapolvere, sono senza dubbio comportamenti utili alla rimozione di eventuali acari. A queste manualità vanno uniti la disinfezione della suola delle calzature di lavoro, l’utilizzo di retine per capelli e una pulizia profonda giornaliera sia meccanica (aspirazione e utilizzo di sistemi a vapore) sia basata su una detersione e disinfezione dei pavimenti. Non da ultimo, quando si lavora in ambienti limitati come la stanza per la toelettatura, è possibile pianificare periodici trattamenti ambientali con spray acaricidi che consentono la penetrazione delle molecole nei più piccoli pertugi.

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possibile apprezzare un tipico odore intenso.

Un parassita che vive nei padiglioni auricolari

L’evoluzione ha portato alla nascita di organismi molto specializzati anche tra i parassiti. Otodectes cynotis (Fig. 6) ne è un esempio poiché vive nei padiglioni e nei canali auricolari di cane e gatto causando la rogna otodettica. Caratterizzata da un’elevata contagiosità, favorita anche dalla capacità degli adulti di sopravvivere nell’ambiente 8-12 settimane, questa forma è tanto localizzata quanto fastidiosa poiché causa un’infiammazione (otite) molto pruriginosa che comporta un quasi costante grattamento da parte del pet colpito. Alla lunga, si assiste alla comparsa di lesioni a carico della faccia esterna del padiglione auricolare e dell’intera zona che possono portare fino alla formazione di un otoematoma. ●

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