INTERVISTA Roberta Benaglia Style Capital
«Investire oggi vuol dire gettare il cuore oltre l'ostacolo» «Nuove acquisizioni? Considereremo anche realtà con marginalità ridotte, ma in questo momento ci vuole uno sconto». La ceo del private equity specializzato in moda valuta una serie di opportunità, senza tralasciare i brand in portfolio. E sulla trasformazione del settore dice: «Oggi puntiamo sul Covid-boosted, ma domani potrebbe esserci il digital detox». di andrea bigozzi
«Zimmermann? Mi hanno chiesto perché ho scelto di investire in un marchio che fa party dress quando il mondo è in lockdown, ma sono convinta che quando torneremo alla normalità è su prodotti come questo, che esaltano la voglia di vivere e di libertà, che il mercato si riverserà. Il 2021? Per molti sarà un anno di stabilizzazione in cui tornare ai livelli di vendite di fine 2019 sarà un successo. Nuove acquisizioni? Il mio lavoro è investire in imprese, mi piace dare un contributo per farle crescere. Il mercato è ricco di opportunità». Da Msgm a Forte_Forte e Re/ Done, è lunga la lista delle società partecipate da Roberta Benaglia e dalla sua creatura Style Capital, e prima ancora Dgpa, tra i pochissimi fondi italiani dedicato al settore fashion. Il fiore all’occhiello dell’esperta di private equity è stato Golden Goose, ceduto nel 2015, ma le calzature di lusso restano nel suo mirino, visto che da tempo si parla di un interessamento in Aquazzura. Per il momento l’ultimo investimento resta quello in Zimmermann. L’intervista a tutto campo con Benaglia non poteva che partire da qui. Il mondo è in lockdown e lei scommette su un marchio molto legato al retail (diretto e indiretto). Non è un'azzardo? Non particolarmente. In generale, investire in un momento come questo, dove la visi8
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bilità è ridotta, significa gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma ci siamo sentiti di farlo perché Zimmermann ci forniva diverse garanzie. Per prima cosa, circa un terzo del suo fatturato è realizzato in Australia, che in questo momento è un Paese Covid free. In autunno, quando abbiamo deciso di procedere con il deal, in Europa eravamo alle prese con la seconda ondata del virus, mentre in Australia tutto sembrava quasi dimenticato, con una vera e propria euforia nelle vendite. E poi, se il retail è importante, lo è altrettanto l'online, che è attualmente un canale Covid-boosted. Un altro terzo dei ricavi di Zimmermann arriva infatti dal digital, tra e-tailer, Farfetch ed e-shop dei multimarca. Questi aspetti, l'essere Covid-free e Covid-boosted, hanno consentito al marchio di continuare crescere a doppia cifra. Persino la ridotta presenza in Europa (circa il 5% del fatturato), che era considerata un punto debole del marchio, si è trasformata in un vantaggio, visto che questo mercato più di altri sta soffrendo le conseguenze del lockdown.
Ma quando la pandemia sarà superata, l’Europa e il retail torneranno a essere asset su cui investire? Certamente. In questo momento sono già presenti i negozi monobrand a Londra, Parigi e Milano, a cui si aggiungono i punti vendita stagionali di Capri e Saint-Tropez. Ma in previsione ci sono anche altre aperture come Roma, Madrid, un secondo indirizzo a Parigi, più una serie di località resort. Insomma, il piano retail non è fermo, ma spostato in avanti di sei mesi e con almeno 10 opening in cantiere. Qual è il fatturato di Zimmermann e quali sono le prospettive di crescita? Il brand ha chiuso l’ultimo esercizio con un fatturato di 220 milioni di dollari australiani (140 milioni di euro) e puntiamo a raggiungere l’anno prossimo i 260 milioni di dollari australiani. Sono tassi di crescita importanti, ma al di sotto delle aspettative