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LIVIO PROLI/MISSONI
«Un'offerta più ampia è il motore della nuova fase. Serve un dialogo con la new gen»
La scelta di Angela Missoni di lasciare la direzione creativa del marchio segna l'inzio di una nuova fase. «Il nuovo piano strategico punta sul rafforzamento nel segmento lusso, l'allargamento della gamma agli accessori e più attenzione all'uomo e al digital», dice il nuovo ceo
DI ANDREA BIGOZZI
Per una anno ha lavorato in silenzio. Perché per Livio Proli, il manager italiano divenuto amministratore delegato di Missoni nel 2020 dopo una lunga carriera trascorsa ai vertici di Giorgio Armani, prima si fa e poi si racconta. Durante la pandemia Proli ha studiato la situazione e aperto una riflessione con la famiglia fondatrice del marchio che ha portato Angela Missoni a lasciare la direzione creativa per dedicarsi al ruolo di presidente della società. Proli è intervenuto anche sulla struttura manageriale, costruendo un nuovo team composto da professionisti in larga parte abbondantemente under 40. Ha lavorato sul potenziamento della distribuzione, previsto una serie di colab (si inizia con Acbc), messo ordine nelle licenze, internalizzando la linea casa attraverso l’acquisto di T&J Vestor. E, soprattutto, è intervenuto sul prodotto, con l’obiettivo di posizionarsi nel segmento lusso, «ma facendo attenzione al value for money». Adesso che la riorganizzazione è stata fatta e il terzo capitolo della maison è pronto a cominciare, il ceo di Missoni annuncia l’intenzione di arrivare in quattro anni «a 150 milioni di euro di ricavi. Sono ottimista, è un progetto solido e c’è grande armonia tra i soci».
Alla sfilata di settembre, per la prima volta, a disegnare le collezioni non sarà qualcuno della famiglia, ma Alberto Caliri. Come la vede?
Caliri è una garanzia di continuità, perché è da 15 anni che affianca Angela allo stile. Da gennaio ha preso in mano la collezione: la cruise 2022 è un assaggio di quello che sa fare e a settembre vedremo la sua interpretazione del dna Missoni.
Si tratta di una scelta transitoria?
Né a tempo, né definitiva: Alberto se la gioca, vediamo cosa succederà. Sono state prese in considerazione anche altre ipotesi, ma per il momento vogliamo dare l'opportunità a questo designer, che conosce bene il marchio, di tirare fuori il lato nuovo di Missoni.
Qual è questo lato nuovo?
Vogliamo dimostrare che Missoni e le nuove generazioni parlano lo stesso linguaggio. Millennials e Gen Z danno valore a empatia e diversity, caratteristiche che accompagnano il marchio sin dalla nascita. Da qui partiremo per costruire un linguaggio nuovo e moderno per dialogare con il consumatore under 35, senza disorientare la clientela storica. Sarà un percorso innovativo, fatto di collaborazioni speciali e selezionate, ma anche di riprogettazione delle collezioni: potenzieremo l'offerta daywear, perché non possiamo più accontentarci del successo dell'offerta sera e del beachwear, attualmente i nostri best seller. Anche il menswear va ripensato: sarà uno degli asset della crescita dei prossimi tre anni. Ci aspettiamo molto dallo sportswear, attualmente una componente della collezione moda, ma che presto potrebbe tornare ad essere indipendente, con il rilancio della linea Missoni Sport.
Quali sono gli obiettivi fissati dal piano strategico 2021-25?
Il 2019 l'avevamo chiuso a quota 110 milioni di euro e nel 2020 ci siamo difesi al meglio, ma le vendite sono calate del 33%. Il primo trimestre del 2021 sta facendo vedere segnali positivi: le vendite globali sono a +20,5%, con l'homewear e l'e-commerce best performer
grazie a tassi di crescita rispettivamente del 43% e 54%. Fino al 2023 saremo impegnati a recuperare fatturato e marginalità pre Covid, mentre il biennio successivo sarà all'insegna della crescita double digit e ci porterà a toccare i 150 milioni di euro di ricavi nel 2025.
Che energia si respira ora in azienda? Ottima. C'è sintonia tra i soci e il nuovo management. Abbiamo rinnovato la squadra, con almeno 10 new entry nelle postazioni di comando. Sono cambiati i capi del commerciale e del retail, abbiamo introdotto la figura del merchandising director non prevista prima d'ora. Si tratta di professionisti giovani e innovativi, dove forse sono io il più vecchio (Proli ha 53 anni, ndr). Molti di loro saranno operativi nella nuova sede appena inaugurata in via San Marco a Milano, dove troverà spazio anche l'ufficio stile, storicamente basato a Sumirago, confermata come centro della produzione. Manterremo anche lo showroom di via Solferino, che ospiterà le collezioni uomo, donna e home e diventerà il salotto lifestyle di casa Missoni, aperto tutto l'anno e non solo per le campagne vendita.
Nella nuova Missoni c'è spazio per la terza generazione della famiglia?
Non tutti gli azionisti Missoni lavorano in azienda, ma Rosita resta coinvolta in MissoniHome, Angela è presidente del cda e Luca Missoni ha da poco riorganizzato l'archivio storico, che presto sarà aperto al pubblico, ed è impegnato su Missoni Lab: un progetto di formazione che partirà a settembre con cinque giovani designer provenienti dal Politecnico di Milano e Polimoda. Lo spazio per la terza generazione è rappresentato da Ottavio, che si occupa di sostenibilità, e da suo fratello Giacomo che andrà a guidare Missoni negli Stati Uniti, un mercato ancora centrale per la maison.
Che piani avete invece per la Cina?
Praticamente non ci siamo. A gennaio è stata finalente aperta una filiale, guidata da un nuovo ceo, e nell'ultimo trimestre dell'anno sarà inaugurato il primo negozio a Shanghai, mentre nel 2022 toccherà a Pechino.
Che ruolo occupa il wholesale nel vostro piano?
Sarà potenziato. Lavoreremo con circa 1.000 clienti in giro per il mondo, con l'obiettivo di alzare l'ordine medio. Il nostro fatturato deriva per il 65% dal wholesale, una percentuale che resterà invariata anche in futuro, perché vogliamo crescere in maniera omogenea su tutti i canali. Sul fronte retail, contiamo su una ventina di monobrand, ma siamo convinti di poter superare i 40 entro il 2025, aprendo sia in Usa che in Europa e Asia. Nell'e-commerce cresciamo, come è normale che sia: pensiamo di arrivare a 7 milioni di euro con il nostro e-shop nel 2021, ma la cifra potrebbe raddoppiare se consideriamo le vendite sugli altri e-tailer. ■