Anno 45 | N°23 del l’12.11. 2014 | quindicinale | €. 5,50 | www.fashionmagazine.it
Il magazine di news, business e trend
Retailer vs Dotcom Chi, come e quando nel dossier e-commerce Airoldi al timone di Benetton: «Il marchio è vivo e vegeto»
Aspettando il Mapic Protagonisti e novità del real estate
retail
revolution Come le nuove tecnologie cambiano il volto della distribuzione tra reale e virtuale
courtesy vente-privee
Sommario
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n°23
12 NOVEMBRE 2014 www.fashionmagazine.it
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L’Editoriale
NEws 8
In primo piano
12 Retail & Mercati
BusINEss 14 Il futuro oltre Yoox
Un settore in pieno fermento 16 E-commerce e internazionalizzazione In copertina Un’immagine elaborata da vente-privee
Il made in Italy alla prova delle vendite cross-border 18 Acquisti digitali
La moda è la più heavy spender 20 Amazon, Google e eBay tra online e offine
Convergenze 2.0
22 LuisaViaRoma.com
«In Italia? C’è ancora energia per crescere» 24 Mytheresa.com
26 Full service provider alla prova
Nell’e-commerce vince il servizio su misura 30 Arvato sbarca in Italia
«Pensiamo in grande anche per i piccoli» 32 Piattaforme a confronto
Pregi e difetti da Hybris a Magento 35 AtelierOnweb
Piccoli multimarca alla ribalta del web
«L’online meglio del brick & mortar»
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Sommario
n°23
12 NOVEMBRE 2014 www.fashionmagazine.it
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36 56 36 Farfetch.com
Motore virtuale dei multimarca offine
TRENd
PERsONE
62 Brand to watch
78 Protagonisti dell’online
Maria Fanjul di Inditex
Nuovi nomi alla ribalta
38 digital fashion 68 Limited Edition
79 Carriere
72 store to watch
80 dieci domande
41 Qvc Italia
La vendita come un Tv Show 42 Come cambia la distribuzione
La formula “salva retail” 48 Commercial Real Estate
Prove generali di ripresa
Bergamo: Coffee.N.Television
Massimiliano Bizzi
74 Fashion Education
81 Bloc Notes
76 In mostra
82 Get Together
77 I libri
50 Reportage da Lugano
L’ultima frontiera del fashion retail 52 Massimo Moretti/Presidente Cncc
«Lancio una proposta al mondo del lusso»
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54 Retail Tech 56 Parla il Ceo di Benetton
Il nuovo corso di Marco Airoldi 58 La sfda di Marc Cain
Maglieria tedesca per il mercato italiano
60 Retail News 4
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l’editoriale
Marc Sondermann Direttore
é tempo di rivoluzione
D
ire che gli scenari della distribuzione siano in pieno mutamento è un eufemismo bello e buono. In realtà la corretta padronanza, da parte delle aziende, delle tecnologie digitali sta rapidamente diventando il singolo fattore di successo più importante per chi fa business. Per quanto riguarda il settore moda, le inchieste condotte da Fashion in questo numero parlano chiaro. Non solo i prodotti del tessile-abbigliamento totalizzano, sul canale e-commerce, scontrini medi sempre più elevati (vedi il servizio a pag. 18). Anche il segmento del luxury è ormai, digitalmente parlando, a tutti gli effetti sdoganato. Da un lato i brand, sulla scia di precursori quali Ralph Lauren, Tory Burch e Burberry, partono all’attacco e tendono a essere sempre più esigenti nei confronti dei loro fornitori di tecnologia (pag. 14). Il nostro giornale compie dunque un ampio tour d’horizon delle realtà più accreditate, in Italia e all’estero, tra le piattaforme informatiche e i full service provider. Realtà che si contenderanno, negli anni a venire, come non mai il business delle nostre maison, ancora assai arretrate in termini di volumi di vendita digitale. Sull’altro versante, gli stessi multimarca di moda sono tutt’altro che inattivi. Come dimostrano i casi di LuisaViaRoma e MyTheresa (interviste a pag.
22 e 24), chi si è mosso per tempo è ora capace di generare oltre il 90% del proprio giro d’affari dal canale e-commerce. Tanto da stuzzicare l’interesse di frontrunner americani quali Neiman Marcus, che di recente si è aggiudicato la realtà bavarese per una cifra intorno ai 150 milioni di euro. Ma anche chi opera su scala minore, come i negozianti italiani che hanno scelto di appoggiarsi a un aggregatore come Farfetch.com, registrano risultati di tutto rispetto. Motivo per cui siamo andati a dare un’occhiata dietro le quinte della struttura fondata da José Neves, fornitrice di opportunità straordinarie. E abbiamo messo sotto la luce dei riflettori anche una startup nostrana come Atelier98, che offre un servizio analogo. Ovviamente, quando si affronta il tema dell'online, non si può non parlare di colossi quali Amazon, Google ed Ebay, che proprio in questi giorni hanno messo a punto le loro offerte in fatto di fashion (vedi a pag. 20), con cui aggrediscono ora il mercato italiano. Confrontandosi con i loro team, salta all’occhio un livello di professionalità ed entusiasmo contagioso. Perché vincere ai tempi di rivoluzione digitale è innanzitutto un fatto culturale. Come dimostra l’ultima nomina avvenuta all’interno del gruppo Inditex, dove è una 31enne veterana di Internet a reggere le sorti della divisione digital (vedi il nostro ritratto a pag. 78).
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news IN PRIMO PIANO
Nelle immagini, da sinistra, Consuelo Castiglioni fotografata da Stefano Galuzzi, Shayne Oliver e Olivier Saillard, quest’ultimo immortalato da Gregoire Alexandre
Pitti Uomo 87
Galleria Vittorio emanUele ii
Marni special guest. Rifettori puntati anche su Hood by Air e Cloakroom
Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune: ben vengano le griffe
In programma dal 13 al 16 gennaio, Pitti Uomo vedrà in scena 1.090 espositori, cui si aggiungono i 70 di Pitti W, con un 40% di realtà provenienti da oltre 30 Paesi esteri. “Walkabout Pitti” è il tema scelto per questo appuntamento, che esplorerà la dimensione del viaggiare a piedi. Un argomento caldo per quanti visiteranno la rassegna, ai quali gli organizzatori hanno dedicato una nuova app, Pitti Smart, che consentirà di registrarsi online e di muoversi agevolmente negli spazi della Fortezza. Menswear Guest Designer della manifestazione è Marni, che festeggia il 20esimo compleanno e sfilerà il 15 gennaio in una location da definire. Altro ospite atteso è Hood by Air, marchio luxury con sede a New York, creato nel 2006 da Shayne Oliver, protagonista di un evento speciale in calendario il 14 gennaio. Altra novità è Cloakroom, una mise en scène al Saloncino della Pergola, a cura della Fondazione Pitti Discovery, con la regia di Olivier Saillard e l’interpretazione di Tilda Swinton. Una performance speciale sarà dedicata a T.Lipop e Alberto Premi Design, vincitori di Who is On Next? Uomo 2014. Per il progetto Pitti Italics, dedicato alle nuove generazioni di marchi che progettano e producono in Italia, protagonista sarà una collezione a quattro mani ispirata agli anni eroici del ciclismo, battezzata Arrivo e frutto della collaborazione tra Matteo Gioli di SuperDuper Hats e Stefano Ughetti di Camo. Da segnalare il ritorno di Andrea Incontri, che presenterà a Palazzo Corsini la sua collezione uomo di abbigliamento e accessori, l’evento di Emiliano Rinaldi al giardino del Palacongressi e la presenza di Peuterey con una performanceevento. Guest nation di questa edizione è la Russia. Ma al meglio della creatività d’oltrefrontiera il salone dedica anche un’iniziativa che riunirà 20 marchi nati e prodotti negli Stati Uniti e un’enclave riservata a sei aziende svedesi del menswear. (c.me.) 8
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«È un imprescindibile dovere dell’amministrazione pubblica quello di mirare alla riscossione degli importi più elevati […] valorizzando i propri beni e ricavando dai suoi utilizzatori il massimo importo percepibile, sulla base di procedimenti precostituiti e trasparenti». ll Consiglio di Stato ribalta così la sentenza di fine agosto del Tar della Lombardia e, in merito alla politica dei subentri di marchi in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, dà ragione al Comune del capoluogo lombardo. La sentenza del Consiglio di Stato accoglie infatti l’appello di Palazzo Marino, dopo che il Tar lombardo aveva dato ragione alla ditta Viganò Alta Moda contro la delibera del 2012 che regolamenta la pratica dei subentri. Una normativa che permette a una realtà di rilevare in corsa il contratto di concessione dei locali della Galleria (di proprietà comunale) da un’altra, a fronte del nulla osta della Giunta e del raddoppio del canone di locazione. Prassi che aveva consentito di far subentrare ai vecchi affittuari alcune grandi (e.a.) griffe, da Versace a Prada e Armani.
Foto Luciano Paselli
HermÈs
H&m
Yoox
Rallenta in Asia-Pacifco, ma conferma un +10% per fne anno
Sold out per la capsule di Wang e un nuovo negozio in Duomo a Milano
Nove mesi positivi ma gli analisti tagliano il target price
Hermès archivia il bilancio a nove mesi con ricavi che sforano i 2,9 miliardi di euro (+8,8%). Nel maggiore mercato di riferimento, l’Asia-Pacifco (Giappone escluso), le vendite hanno raggiunto i 999 milioni di euro, in aumento dell’11,6%. Hermès ha registrato un +10% nelle Americhe e un +6,9% nel critico mercato europeo. Positivo anche il terzo trimestre: il fatturato globale si è attestato a 991 milioni di euro (+10,6%). Su base trimestrale la performance in Asia-Pacifco (senza Giappone) resta a due cifre (+10,8%), ma in rallentamento rispetto al secondo (+11,3%) e al primo quarter dell’esercizio (+12,8%). La maison guidata da Axel Dumas (nella foto) sembra dunque non del tutto immune, come altri grandi marchi, al rallentamento dei consumi cinesi nel lusso estremo. E mentre non si hanno ancora stime degli effetti, sul retail, delle recenti proteste democratiche a Hong Kong, il management non cambia le previsioni: +10% la crescita organica del fatturato. L’ebit margin dovrebbe risultare inferiore al record del 2013 (32,4%), per l’effetto negativo dei cambi, in particolare dello yen. (e.f.)
Circola voce che le code davanti allo store H&M in San Babila, a Milano, per accaparrarsi la limited edition frmata da Alexander Wang (nella foto), siano iniziate alle 6 del mattino al debutto, il 6 novembre. All’ora di pranzo era esaurita. Sull’onda di questo successo il colosso della moda low cost si prepara all’opening di un altro store milanese. Sarà sotto i portici di piazza Duomo, all’angolo con via San Raffaele e con i suoi 4mila metri quadrati (su quattro livelli, uno interrato) si candida a diventare il più grande fagship italiano del gruppo svedese. «Il nuovo punto vendita - spiega Andrea Lorenzato, alla guida della società di intermediazione immobiliare Sviluppo Negozi, che ha seguito il deal - occupa la location dell’ex gioielleria Rocca, successivamente Bliss e Twin-Set Simona Barbieri. Sul retro si estende negli spazi dell’ex Grand Hotel Duomo, dove stiamo affttando altri 5mila metri quadri come uffci e showroom». L’immobile dell’ex Grand Hotel Duomo è del Gruppo Statuto, che solo di recente ha acquisito da Damiani gli spazi dell’ex gioielleria Rocca, per (e.c.) garantirsi lo sbocco su piazza Duomo.
I ricavi a nove mesi dell’e-tailer Yoox si sono attestati a 366,3 milioni di euro (+14,7%). A trainarli è stato il business maggiore, quello dei multimarca, salito a 270,7 milioni (+17,7%). Le vendite dei monomarca si sono attestate a 95,6 milioni (+7,1%). Nel periodo l’ebitda è aumentato del 26,3% a 27,1 milioni e l’utile ha totalizzato 4,6 milioni (+29,6%). Il management ritiene «ragionevole» un’ulteriore crescita di fatturato e proftti per il 2014. Da Bologna puntano anche a potenziare dell’offerta mobile e al rilascio di funzionalità cross-channel, per un numero crescente di partner monomarca (saliti a 37, dopo il recente accordo con Lanvin). Tuttavia, dopo i risultati, gli analisti hanno tagliato i target price sul titolo Yoox. Citigroup è passata da 25 a 23,5 euro, pur mantenendo il giudizio “buy” (acquistare). Jp Morgan ha ridotto il prezzo da 25 a 24 euro, confermando il giudizio “overweight” (sovrappesare). Attualmente Yoox vale in Borsa circa 925 milioni di euro. (e.f.) 12_11_2014
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news IN PRIMO PIANO Via Gesù diVenta la Via dell’eleGanza maschile Via Gesù, a Milano, diventerà la Via dell’Uomo, epicentro dell’italian style al maschile. Per promuovere la nuova dimensione della strada è nato anche un Consorzio che rappresenta tutte le realtà che vi si affacciano. A partire da gennaio sarà presentato un calendario di eventi patrocinato da Pitti Immagine. Tra i primi happening, l’inaugurazione della boutique Caruso (marchio che fa capo a Umberto Angeloni): 400 metri quadri su via, nello spazio in precedenza occupato da Saint Laurent.
+6,4%
mOncleR nella bufeRa di Piume
i ricavi trimestrali di Puma a cambi costanti
Kering
Ipotesi di cessione per Puma, mentre il felino riprende a vendere Quando ha rilevato Puma, nel 2007, si chiamava ancora Ppr. Oggi che il gruppo francese ha cambiato nome in Kering e ha creato un polo dello Sport & Lifestyle (oltre al più noto business del lusso), si mormora della vendita del marchio tedesco dello sportswear proprio mentre sta cominciando a riprendere quota. Tra i potenziali interessati a rilevare l’86% in capo al colosso guidato da François-Henri Pinault nei giorni scorsi si è fatto il nome di VF Corporation, il colosso americano già proprietario di marchi come The North Face, Vans e Timberland. Da tempo Puma, che controlla anche i brand Cobra Golf, Tretorn, Dobotex e Brandon, sta penalizzando i bilanci di Kering, con i suoi segni meno. Ma sotto la direzione del ceo Bjørn Gulden, ex-Pandora, nominato nel luglio 2013, nel terzo trimestre 2014 ha visto aumentare i ricavi a 843 milioni di euro (+3,7% e +6,4% a cambi costanti). Il footwear, in particolare, ha ripreso il segno positivo per la prima volta in sette trimestri. «Sento che ci stiamo muovendo nella giusta direzione - ha dichiarato Gulden - ma il riposizionamento e il turnaround necessitano di tempo». Nel quarter l’ebit del gruppo, che risente delle maggiori spese di marketing (Usain Bolt, nella foto, e Mario Balotelli, solo per citare due volti della nuova campagna pubblicitaria) è sceso da 80 a 46 milioni e l’utile netto è diminuito da 53 a 29 milioni. Nei nove mesi il turnover è diminuito del 2,9% a 2,2 milioni, il margine operativo lordo è sceso da 190 a 117 milioni e i profitti da 121 a 69 milioni. Per la fine dell’esercizio Gulden ha rivisto al rialzo le stime sui ricavi, da una precedente previsione di crescita zero a un tasso “low single digit” (a cambi invariati). Il profit margin è atteso stabile, dal leggero incremento ipotizzato inizialmente. (e.f.) 10
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Dalla messa in onda dell’inchiesta di Report, lo scorso 2 novembre su Rai 3, in cui si mostrava lo sfruttamento degli animali in Ungheria per la produzione di piume d’oca, Moncler non ha avuto più pace. Il giorno dopo il titolo è scivolato in Borsa, perdendo il 4,88%. Il gruppo dei piumini di lusso ha replicato alle critiche mosse dal programma della Gabanelli, rispondendo punto su punto e annunciando azioni giudiziarie. «Moncler utilizza solo piuma di alta qualità, acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal nostro codice etico», ha ribadito, tra l’altro, l’azienda. Ma su quest’ultima dichiarazione sono piovute altre insinuazioni. Il team della Gabanelli sostiene infatti che il paragrafo sulla tutela degli animali sia comparso nel codice etico della società solo il 7 ottobre scorso, quando Moncler era a conoscenza dell’inchiesta che Report stava realizzando.
ad altana i Piumini ecO-fRiendly di saVe the duck Save the Duck entra nell’orbita di Altana. Il gruppo veneto del childrenswear ha acquisito il 51% della Forest, realtà milanese a capo del marchio di piumini ecosostenibili e di Ganesh. Una sinergia strategica che ad Altana consentirà di cimentarsi nell’abbigliamento da adulto e a Forest di ampliare il network wholesale, soprattutto oltreconfne. Con il debutto nel retail: prima tappa, Parigi.
news RETAIL & MERcATI
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Le vendite online crescono più rapidamente di quelle brick & mortar. Il nostro e-commerce corre a ritmi del 50% annui
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MACY’S
DSquAreD2
L’offensiva internazionale parte da Abu Dhabi
I Caten valutano New York per le sflate dopo l’opening di Los Angeles
Macy’s ha deciso di compiere il grande passo: aprirà ad Abu Dhabi, nella primavera 2018, il suo primo store al di fuori degli Stati Uniti. Lo spazio di 19mila metri quadrati, su quattro livelli, sarà inaugurato all’interno di Al Maryah Central, nell’omonima isola dell’emirato. Stessa location e stessa data anche per Bloomingdale’s, che appartiene sempre alla galassia di Macy’s Inc. Il department store inaugurerà un punto vendita di 21mila metri quadrati. Entrambe le insegne andranno ad arricchire l’offerta commerciale del mega progetto Al Maryah Central, la super-regional shopping destination (previsti 213mila metri quadri di superfcie pari a un investimento di 789 milioni di euro) di Gulf Related, artefce anche del luxury mall The Galleria ad Abu Dhabi. Come il department store newyorchese – che è già presente in Medio Oriente con un punto vendita a Dubai – anche Macy’s sarà gestito in licensing dal Al (e.c.) Tayer Group basato a Dubai. 12
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Jens Riewenherm managing director di mytheresa.com a pag. 24-25
I gemelli Caten hanno celebrato l’opening della prima boutique americana Dsquared2 con un party. Tra un brindisi e l’altro con celebrity come Paris Hilton, Dita Von Teese (nella foto), Ireland Baldwin, Dylan Penn e Alexander Ludwig si è parlato anche di una possibile virata delle sflate del brand Oltreoceano. Il monomarca di Los Angeles, in Rodeo Drive, rappresenta un nuovo capitolo della storia del marchio, prodotto e distribuito dalla Staff International di Renzo Rosso, che aprirà anche a Miami (in dicembre) e New York (nel gennaio 2015). Interpellati dai media Usa sulla questione del trasloco dello show - al gala del 28 ottobre, in una residenza privata di West Hollywood - i designer canadesi hanno fatto capire che l’idea di sflare oltreoceano, anziché a Milano, è in valutazione, vista l’espansione negli Stati Unti. La decisione è tutt’altro che immediata però. Dipenderà dalla concomitanza di più fattori: una data favorevole in calendario, una buona location e (e.f.) «se tutto andrà per il verso giusto».
business digital commerce
Il futuro oltre
Yoox
Al pioniere italiano del fashion e-commerce si è aggiunta una folta schiera di aziende che aiutano il made in Italy a farsi strada nel mondo digitale. In attesa di qualcuno che riesca veramente a bucare lo schermo, il business online con le eccellenze nostrane lo fanno soprattutto gli stranieri. Ma non è un’egemonia destinata a durare per sempre di Marc Sondermann
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arlare di rivoluzione digitale è ormai diventata un’ovvietà. Secondo gli ultimi dati disponibili, nei Paesi più evoluti e ricettivi come la Gran Bretagna, fino al 20% dei prodotti di moda e abbigliamento è venduto online, mentre l’influenza della comunicazione digitale sulle restanti decisioni di vendita aumenta di giorno di giorno. Allo stesso tempo assistiamo allo sfondamento del canale mobile che, tra tablet e smartphone, genera già oggi oltre il 50% del traffico web commercialmente fruibile. Non è più dunque un’opzione per le aziende del Bel Paese adottare un’ottica di “wait and see”, tipica di tanti player del luxury, che tuttora sembrano vivere il contatto con il mondo interattivo con una sorta di timore reverenziale. «Il mio capo mi approva il budget per le innovazioni digitali solo se gli dico che le stanno già usando realtà come Dior, Chanel, Hermès, Gucci e Prada», confida l’e-commerce manager di un grande marchio di grido. Si tratta di un approccio timido, solo apparentemente attento alla tutela del brand, perché refrattario a cogliere occasioni che potrebbero restituire le luci della ribalta globale a un sistema moda capace di esprimere eccellenze assolute, ma che cade poi in errore quando si tratta di monetizzare, moltiplicandolo, il proprio appeal online. La stessa Yoox, nata da un’intuizione geniale di Federico Marchetti, e che opera in esclusiva i monobrand store online di colossi con fatturati miliardari come Giorgio Armani, Diesel, Dolce&Gabbana ed Ermenegildo
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Zegna, viaggia ben al di sotto del potenziale dei propri luxury client. Nel 2013 con i propri monobrand totalizzava un fatturato di 127 milioni di euro per un totale aggregato, a occhio e croce, di 7 miliardi di euro per tutti i brand clienti messi insieme. Cifre importanti, che corrispondono a una penetrazione dell’1,8% del fatturato dei propri partner. Ma che sono lontane anni luce da realtà come Ralph Lauren, negli Stati Uniti, che supportata da eBay Enterprise arriva a penetrare con l’online circa il 15% del fatturato complessivo. O come Esprit, in Germania, che coadiuvata da Arvato (ex Netrada) arriva a toccare con l’online il 25% del sell out totale. Percentuali in linea con quelle realizzate da Burberry, in Gran Bretagna, leader digitale indiscusso tra i big del luxury. In Italia, oggi, nessuno è in grado di fare altrettanto. Neanche Gucci, vero frontrunner del settore, che - secondo fonti vicine al gruppo Kering - arriva a sfiorare con l’online il 3% del proprio giro d’affari. In attesa allora che tante nuove Yoox, presentate nelle prossime pagine, modernizzino i sistemi informatici su cui poggiano le strategie online dei player italiani, il business con i nostri marchi migliori nei mercati più competitivi lo continuano a fare i grandi multimarca locali. Primo fra tutti il luxury department store americano Neiman Marcus, grande wholesale client del lusso italiano, che ormai genera ben oltre il miliardo di dollari con l’online: un quarto del proprio business totale. Non a caso il gruppo Usa sta ora tentando, strategicamente, di mettere le mani sull’Europa con l’acquisto del multimarca online tedesco Mytheresa.com. Una realtà che, con un giro d’affari di cento milioni di euro, dovuto interamente al luxury full price, realizza da sola quasi quanto Yoox con tutti i propri oltre 30 monomarca. Nel quadro d’insieme va inserito anche Net-A-Porter, che nell’anno fiscale 2013/14 (chiuso il 29 marzo 2014) viaggiava sui 677 milioni di euro di fatturato, fatti in gran parte con articoli in season e full price. Mentre il vero di motore di Yoox è l’outlet multimarca Yoox.com, rifornito di prodotto out of season e low price, che totalizzava nel 2013 vendite per 328 milioni di euro. È qui che evidentemente vengono assorbite le migliori energie di Yoox Group, mentre si vocifera che alcuni tra i suoi più grandi clienti stiano valutando di porre fine al rapporto. Ovviamente è una partita ancora tutta da giocare. Il team di Marchetti punterà a rilanciare. In ogni caso, il titolo di campione online del made in Italy è nuovamente da assegnare. Il sistema moda attende con ansia. n Alcune screenshot dei siti di e-commerce del settore luxury tra i più performenti a livello mondiale 12_11_2014
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business DIGITAL COMMERCE E-COMMERCE E INTERNAZIONALIZZAZIONE
Il made In Italy alla prova delle vendite croSS-border Le esportazioni italiane realizzate grazie all’e-commerce crescono del 24% e superano i 2,5 miliardi di euro nel 2014, ma il saldo tra export e import digitale è ancora fortemente negativo. La moda made in Italy, in particolare, ha grandi potenzialità di sviluppo sul web. Le iniziative e i consigli per cogliere tutte le opportunità di Elena Azzola
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i parla molto dell’e-commerce come leva per l’internazionalizzazione delle aziende italiane della moda. Purtroppo però c’è ancora molto da fare e i dati presentati dall’Osservatorio eCommerce b2c del Politecnico di Milano insieme a Netcomm (il consorzio del commercio elettronico italiano), a fine ottobre, parlano chiaro: sebbene l’e-commerce b2c cresca in Italia del 17% nel 2014, per un valore di 13,3 miliardi di euro, e l’abbigliamento si confermi un fondamentale motore dello sviluppo, con un +25% sul 2013 e una penetrazione che passa dal 2,9% a quasi il 4% sul totale delle vendite retail, per quanto riguarda le transazioni cross-border da siti italiani siamo drammaticamente indietro. Le esportazioni made in Italy realizzate grazie all’e-commerce crescono sì del 24%, superando i 2,5 miliardi di euro nel 2014, «ma ciò non toglie che il saldo tra export e import digitale sia ancora fortemente negativo», sottolinea Roberto Liscia, presidente di Netcomm. In Europa sono le piattaforme presenti in Germania, Gran Bretagna e Francia ad attrarre il maggior numero di compratori transnazionali. La Penisola è tra i Paesi-fanalino
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di coda. Questo in un contesto in cui la competizione si è fatta veramente globale e in cui si stima che le vendite cross-border, da qui al 2018, cresceranno più del doppio rispetto a quelle domestiche (+21% contro +9%). Questa la fotografia d’insieme. Il fashion vale un terzo delle esportazioni generate da siti italiani, grazie alla presenza di alcuni operatori con una spiccata vocazione internazionale (il report dell’Osservatorio indica Yoox Group, LuisaViaRoma e Giglio) e alle iniziative di e-commerce di alcuni brand (Diesel, Franklin & Marshall, La Perla, Liu Jo, Max Mara e Prada sono
i nomi menzionati dalla ricerca). Alla lista andrebbe aggiunto d’ufficio Gucci, che nel digital commerce è da considerarsi un best practice benchmark. Nel 2002 è stato tra i primi marchi del lusso ad aprire il canale e-commerce, quando i più pensavano che non fosse adatto all’alto di gamma. Oggi è possibile acquistare su gucci.com da 28 Paesi. Per la griffe l’e-shop è strategico e viene gestito internamente. Nel 2011 è stata avviata l’espansione del “mezzo” in Oriente, affrontando la Corea e il Giappone, e nel 2012 è stata la volta dell’Australia. Indiscrezioni di stampa sostengono che Gucci realizzi 100 mi-
lioni di euro l’anno con l’online e che una quota significativa venga dall’estero. Altre realtˆ italiane si stanno muovendo ora in questa direzione: si pensi ai recenti lanci di Coccinelle, del portale sulle collezioni “curvy” di Miroglio o, ancora, dell’Online Luxury Shop di Lanificio Colombo. Ma le difficoltà e gli ostacoli da superare non sono pochi. «Noto un livello di cultura digitale molto basso nelle imprese italiane, soprattutto della moda - osserva Andreas Schmeidler, country manager Italia di vente-privee, pio-
lo scorso 22 ottobre. «Gli italiani hanno idee fantastiche sul piano dei contenuti ma molto spesso sono carenti per quanto concerne i modelli di business e le conoscenze tecnologiche ha affermato il giovane Rosso -. Il mio suggerimento è di non rimanere in Italia ma di rivolgersi a realtà straniere più avanzate, magari facendo lavorare insieme risorse interne o agenzie del nostro Paese con full service provider basati magari in Inghilterra o Israele. Il nostro punto di forza è la creatività, il senso estetico, la bellezza e il sex
raccontare e vendere nel mondo (anche se per il momento i mercati serviti sono quello italiano, britannico, francese e tedesco) i prodotti d’eccellenza delle Pmi italiane. I settori presi in considerazione sono il tessile, la moda, gli accessori, il design, l’arredo e la gastronomia. «Si tratta della prima vera “proposta di sistemaÓ del made in Italy, per entrare nel mercato globale del commercio elettronico - spiega Paolo Zegna -. Si parte con una trentina di aziende, che dovrebbero arrivare a una sessantina entro l’estate. Unendo
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niere e leader in Europa nelle vendite-evento -. Nelle Pmi, molto spesso di impostazione famigliare, che formano il tessuto nazionale, c’è la consapevolezza che su Internet bisogna esserci, ma spesso vengono create business unit senza competenze adeguate e non è nemmeno chiaro a quale area aziendale debbano riportare. Gli imprenditori dovrebbero capire una volta per tutte che l’e-commerce ha un potenziale enorme e che dal business online potrebbero ottenere quote significative di fatturato». Venteprivee rimane saldamente fedele al suo business model, basato sulla valorizzazione degli stock delle marche attraverso vendite a tempo (con una media europea di pubblico per evento di 400mila persone), sebbene in Francia stia affrontando anche il mondo del full price, occupandosi di lanci di nuovi prodotti da parte delle aziendepartner. Detto questo, su come affrontare un progetto di e-commerce nella sua globalità un input significativo l’ha dato Stefano Rosso (ceo di Otb) dal palcoscenico di Decoded Fashion Milan, l’evento su moda e tecnologia presentato da e-Pitti.com alla Pelota
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appeal che sappiamo mettere nei siti, ma sul piano prettamente informatico è meglio affidarsi a chi sa fare meglio di noi». Conferme dell’originalità tutta italiana di approccio all’e-commerce vengono da Storytalia, progetto già operativo, presentato pochi giorni fa a Milano da Paolo Zegna, in un’ottica di superamento delle barriere che bloccano l’affermazione del made in Italy all’estero tramite il canale digitale. I prodotti italiani godono di grande interesse anche online: si stima che il volume delle ricerche abbia superato i 165 milioni nel 2013, con una crescita costante dell’8%. Partendo da questa considerazione, ma anche dai tassi di penetrazione dell’e-commerce previsti nel 2016 nei mercati di riferimento per il fatto in Italia (si parla di 2-3% di Russia e Cina, di 12% di Usa e Germania e di 20% del Regno Unito), Paolo Zegna ha fortemente creduto e seguito personalmente lo sviluppo di questo portale di e-commerce, concepito per
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1. Un momento di lavoro negli uffci di vente-privee a Parigi 2. Andreas Schmeidler, country manager Italia di vente-privee 3. Liz Bacelar, president e founder di Decoded Fashion con Stefano Rosso, ceo di Otb 4. Roberto Liscia, presidente di Netcomm 5. Una pagina di Storytalia 6. La App per mobile di Gucci
le forze si potrà portare con sufficiente incisività un messaggio completo, di quello che soltanto il nostro Paese continua a essere capace di inventare, esprimere e realizzare». Tra le aziende della moda coinvolte troviamo, ad esempio, Bagutta, Ballin, Fratelli Rossetti, Herno, Rubinacci Napoli, Vitale Barberis Canonico e Zanone. Per i piccoli produttori e commercianti della Penisola c’è poi l’opportunitˆ di aprire una “finestra” sulla propria attività nei grandi marketplace internazionali, come Amazon e eBay. «Esistono tante storie di artigiani e retailer che con un negozio su Amazon sono riusciti a vendere in tutto il mondo, grazie all’originalitˆ delle loro proposte e al supporto da noi offerto, anche sul piano della logistica», ha raccontato Martin Angioni, a.d. di Amazon Italia, al convegno organizzato dall’Osservatorio b2c del Politecnico con Netcomm, dal titolo significativo: “Le dot com corrono, i ren tailer inseguono”. 12_11_2014
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business DIGITAL COMMERCE sTATIsTIChE
La moda è la più heavy spender L’European Digital Behaviour 2014 indaga i comportamenti di 25mila utenti web di Elisabetta Fabbri
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ontactLab (digital direct marketing), in collaborazione con Hybris Software (commerce platform), ha deciso di sondare i comportamenti digitali degli utenti Internet in Italia, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, coinvolgendo quasi 25mila internauti, tra i 16 e i 65 anni di età, che si connettono almeno una volta alla settimana, indipendentemente dal device e dalle occasioni d’uso. Dal report European Digital Behaviour 2014 presentato lo scorso ottobre, è emerso in primis che, tra tutti i mercati sotto la lente, l’abbigliamento è la categoria più acquistata. Il fashion risulta in assoluto il segmento più heavy spender: 1.900 euro la spesa annuale, sommando i totali dei cinque Paesi (vedi tabella in basso), contro i 1.250 della media, tenendo conto di tutti i prodotti/servizi acquistati generalmente online. E il trend è crescente: +138% l’incremento annuale in Italia, +110% in UK, +75% in Spagna, +43% in Francia e +17% in Germania. Il principale driver di acqui-
Gli e-tailer europei Asos e Zalando
sto di capi di moda online è il medesimo in ogni Stato: si tratta del sito web ufficiale. In Italia il secondo veicolo più importante è il “sito di e-commerce che mostra la scheda prodotto”, contro i “consigli di amici” della Germania, il “sito di comparazione prezzi” dell’Inghiltera, la “newsletter” della Francia e il “negozio fisico” della Spagna. gli italiani scelgono e-shop specializzati
Quanto ai canali prediletti per lo shopping di moda in Rete, il nostro Paese e la Spagna mettono al primo posto i “siti specializzati per tipo di prodotto”. UK e Germania preferiscono i “negozi online di rivenditori che hanno anche negozi fisici”. In Francia vanno per la maggiore i siti di “vendite private”. La ricerca traccia anche un profilo dell’online shopper di moda in Italia. Per il 55% si
tratta di uomini. L’età media è 38 anni. La maggioranza (61%) è in possesso di un diploma, è occupata (69%) e convive (91%). Il 30% e dislocato nel NordOvest, il 26% al Sud e Isole, il 22% in Nord-Est e un altro 22% al Centro. I più si collegano, per gli acquisti fashion, in mobilità (68%). Il tempo medio giornaliero speso allo scopo è di 4,3 ore. Alla domanda “Quali attività avete svolto online negli ultimi sette giorni?”, gli intervistati hanno risposto che si sono dedicati soprattutto ai social network (74%) e alla ricerca informazioni su prodotti e servizi (75%). Il 96% si dichiara un newsletter user e il 46% ammette di consultare lo smartphone, nel punto vendita, per ottenere informazioni o confrontare prezzi. I momenti preferiti per l’e-commerce? Sera (64%) e pomeriggio (41%). n
GLI ACQUISTI ONLINE DI MODA IN EUROPA
Acqurenti online (*) Acqurenti online di moda (°) Spesa media annuale online per la moda
ITALY
UK
GERMANY
FRANCE
SPAIN
40% 45% 478 E
93% 81% 507 E
90% 74% 339 E
80% 66% 274 E
52% 58% 347 E
(*) Base: campione di utenti Internet di 16-65 anni, intervistati nell’aprile 2014 sul loro comportamento d’acquisto nell’arco di 12 mesi (°) Base: campione di online shopper, che hanno acquistato almeno un prodotto in 12 mesi Fonte: ContactLab - Hybris Software
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business DIGITAL COMMERCE ONLINE E OFFLINE
Convergenze 2.0 Online e offline sono canali sempre più integrati: lo dimostrano le strategie di big player come Amazon, Google e eBay, che si sfidano sul fronte della tecnologia, della logistica e del servizio. Mentre l’aspetto della condivisione, introdotto dai social network, rivoluziona i modelli di business. Anche nella moda di Elena Azzola
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inora è stato quasi rassicurante pensare che Amazon fosse uno sterminato grande magazzino virtuale, in cui fare incetta soprattutto di libri e di gadget tecnologici. Così come credere che Google si limitasse solo (si fa per dire) al ruolo di motore di ricerca, il più utilizzato dai navigatori del pianeta. O, ancora, che i siti di e-commerce servissero per acquistare, i magazine online per informare e i social network per comunicare e condividere. Chi aveva queste poche ma solide certezze deve ora rimetterle in discussione, alla luce delle notizie che si rincorrono sulla stampa. Iniziamo da quella che ha suscitato forse più scalpore. Dopo 20 anni di ìonorato” commercio elettronico, Amazon apre a New York il suo primo negozio ìbrick and mortar”. Si tratta di una superficie di 1.300 metri quadri circa, che sarà attiva per le vacanze di Natale sulla 34esima Strada, di fronte all’Empire State Building, in una zona con un traffico pedonale altissimo, affollata di grandi magazzini. Ancora non è chiaro se si tratterà di un punto vendita permanente o di un pop up store. Ma la sfida che il colosso guidato da Jeff Bezos sembra voler lanciare è alle catene della grande distribuzione, seppur partendo un po’ in sordina. Il negozio fisico di 20
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1. Un drone sperimentato da Amazon per le consegne rapide a domicilio 2. Un ritratto uffciale di Jeff Bezos, fondatore e ceo della e-company americana
Amazon servirà, almeno inizialmente, come deposito per prodotti già ordinati online: un cliente che non vuole farseli recapitare a casa, non ha una portineria per le consegne in sua assenza o preferisce ritirare il pacco da sé, può far riferimento a questo indirizzo. Lo spazio fungerà anche da centro di restituzione di prodotti difettosi o insoddisfacenti e da deposito per i fattorini, permettendo di risolvere eventuali problemi di spedizione, almeno per la zona di Manhattan. Insomma, una via di mezzo fra
il tradizionale magazzino di Amazon e un vero punto vendita. Ma Bezos, con le sue scelte strategiche sempre all’avanguardia (si pensi alla sperimentazione dei droni per le consegne rapide a domicilio) impensierisce persino una realtà come Google. Negli Stati Uniti la società di Mountain View ha lanciato la sfida a quello che considera un competitor («La gente non pensa che Amazon sia un motore di ricerca, ma se cercate qualcosa da comprare, in genere lo cercate su Amazon», ha dichiarato di recente Eric Schmidt, presidente del consiglio di amministrazione di Google), per accaparrarsi una fetta significativa delle spese dei consumatori americani: amplierà infatti il proprio servizio di delivery, includendo un maggior numero di città (prima solo Los Angeles, San Francisco e New York, ora anche Washington, Boston e Chicago). Una mossa per tenere a freno Amazon, che già controlla un’importante quota di mercato. Il servizio - che si chiamava Google Shopping Express ed è stato rinominato Google Express - consente di comprare prodotti in negozi fisici
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di catene come Staples e Walgreen e di vederseli poi recapitare a casa. Una sola nota dolente: le consegne saranno a pagamento, mentre prima, durante il progetto pilota, erano completamente gratuite. Dall’America arriva anche un altro mega trend: la sempre maggiore attenzione riservata alla moda da parte dei giganti delle vendite online, in primis eBay e ancora Amazon, secondo un modello che viene trasferito progressivamente ai siti localizzati nei vari Paesi del mondo. Nel mese di settembre, ad esempio, e.Bay.it, dopo aver rafforzato a più riprese la sezione eBay Moda, ha presentato con un evento a Milano eBay Collezioni, una nuova opportunità offerta agli utenti del sito, all’insegna dell’”inspired shopping”: un concetto che sta particolarmente a cuore a questo big player di Internet e che va nella direzione di una maggiore interattività e condivisione da parte dei navigatori (i social network in questo senso hanno fatto scuola). Grazie a eBay Collezioni, gli utenti possono realizzare vere e proprie ìtavolozze ispirazionali digitali” con gli oggetti desiderati e disponibili all’istante su eBay.it, creando il proprio profilo personalizzato, come pure seguire i profili di altri utenti, magari famosi. Amazon Italia non sta a guar-
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dare: a ottobre è avvenuto il varo ufficiale di Amazon Moda, sezione partita a maggio con un centinaio di marchi in vendita sulla piattaforma di e-commerce di Jeff Bezos dedicata al nostro Paese e arrivata a includere 400 brand circa, con un’offerta di abbigliamento e accessori uomo, donna e bambino, destinata a diventare sempre più completa. Si tratta di articoli che Amazon acquista direttamente dalle aziende, come un qualsiasi altro buyer del settore. Per l’autunno-inverno in corso, ad esempio, è stata fatta una selezione di capispalla (300 maschili e altrettanti femminili) di marchi come Wrangler, Great Plains, French Connection, Esprit e LeviÕs. Amazon.it, che ha registrato 8 milioni di utenti unici nel mese di luglio (dati ComScore), prevede nel suo modello di business anche l’offerta moda proposta da venditori terzi, permettendo all’utente di acquistare o direttamente da Amazon, o da negozianti che su Amazon hanno aperto la loro vetrina. L’e-tailer è in grado di segnalare nuovi articoli di possibile interesse al navigatore, sulla base degli acquisti già effettuati e delle scelte fatte da altri clienti che hanno comprato il medesimo item. L’intenzione di Amazon Moda è di ampliare progressivamente la gamma di proposte
1. La 34esima Strada a New York, dove aprirà il primo negozio fsico di Amazon 2. Una pagina di eBay Collezioni con i prodotti preferiti di Filippa Lagerback 3. Il layout di Amazon Moda
disponibili e di arricchirla nel prossimo futuro di contenuti editoriali. Proprio su questo piano, del resto, assistiamo a una rivoluzione che mescola ulteriormente le carte nel mondo in costante evoluzione del web 2.0: big delle vendite online sempre più spesso costituiscono redazioni giornalistiche di tutto rispetto. Per contro, testate storiche progettano di abbinare all’informazione online portali d’acquisto. Esempi del primo tipo sono Net-a-Porter e Yahoo Fashion. Mentre sul fronte dei giornali che studiano nuove formule di business legate al digitale, in Italia è partito, ad esempio, il canale verticale dedicato alla moda del Gruppo Rcs, che fa leva sulla redazione fashion del Corriere, in sinergia con quelle di Io Donna, Amica e Style. E nei piani dell’azienda pare ci sia il lancio dell’e-commerce, attraverso piattaforme di proprietà o partnership con siti di vendite online, per creare occasioni di shopping coerenti con i contenuti editoriali. Un ultimo tassello manca allo scenario magmatico che si sta definendo: secondo quanto riporta la stampa internazionale, i social network Twitter e Facebook stanno testando il bottone ìbuy”: un pulsante che consente agli utenti di comprare i prodotti delle aziende ìconnesse” direttamente dalle piattaforme, senza doverle abbandonare. I test del player di social networking e microblogging sono effettuati in tandem con Stripe, una start up per i pagamenti, e in collaborazione con un primo gruppo di marchi (tra cui si fa il nome di Burberry, da sempre all’avanguardia nelle strategie Internet) e cantanti (di cui sono in vendita i biglietti per i concerti). n 12_11_2014
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business digital commerce
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1. LuisaViaRoma ha venduto “in diretta” la capsule collection di Moschino ispirata alla Barbie 2. Nicola Antonelli 3. Andrea Panconesi 4. Il sito vende abbigliamento e accessori donna, uomo e bambino 5. I diversi formati del packaging di LuisaViaRoma
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luisaviaroma
«In Italia? C’è ancora energia per crescere»
Per il multimarca fiorentino, che ha profondamente modificato il proprio modello di business in funzione del web, nel nostro Paese è previsto un boom di clienti online. Per questo si continua a investire sulla Rete con progetti come #LVR1ST e la formazione
di Andrea Bigozzi
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erto in Italia, come accade anche in altri settori, siamo indietro rispetto al resto dell’Europa e del mondo con percentuali di acquirenti online che sono circa un terzo rispetto agli altri Paesi. Ma questa non è una notizia solo negativa. Ha anche un lato positivo: il numero dei clienti web in Italia crescerà molto velocemente nei prossimi anni, garantendo ottimi risultati ai player che sono sul mercato». Il quadro descritto da Nicola Antonelli sul commercio elettronico è nel complesso positivo. Il manager gode di un osservatorio assolutamente privilegiato per realizzare analisi e previsioni realistiche in materia di e-commerce di abbigliamento e accessori di lusso: è il responsabile marketing di LuisaViaRoma, il multibrand fiorentino di proprietà di Andrea Panconesi, che in 5 anni è passato da 10 a 100 milioni di fatturato. Tutto merito dell’ecommerce «lanciato nel 2000, gli albori del web», che ormai pesa per il 90% sul totale del giro d’affari grazie ai click provenienti da 120 Paesi (in testa fra tutti Stati Uniti, Germania e Cina) e a uno scontrino medio che supera i 500 euro. Nei primi dieci anni le vendite online sono state trainate
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dai clienti internazionali che prima erano passati fisicamente dal negozio di via Roma. Negli ultimi tempi, sta avvenendo l’opposto. Oggi luisaviaroma.com conta più di 4 milioni di visitatori al mese. Delle 150 persone che lavorano per Luisa Via Roma, 120 sono dedicate al business dell’online e anche tutte le nuove iniziative messe a punto dal multimarca toscano sono rivolte al potenziamento del canale digitale: come il progetto #LVR1ST che permette ai clienti di acquistare via web i capi visti sfilare alle fashion week prima che arrivino nei negozi e che è già stato testato con Versus, Moschino e Fausto Puglisi. «La maggior parte dei nostri investimenti - prosegue Antonelli - vanno nel marketing e nello sviluppo
I numerI del retaIler 100 milioni 90% 4 milioni Oltre 500 euro 150 Principali mercati 500
giro d’affari l’incidenza dell’e-commerce visitatori mensili scontrino medio dipendenti (di cui 120 sull’online) Stati Uniti,Germania e Cina le collezioni in vendita
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di nuove tecnologie e nella formazione di personale competente. Ma non è sempre facile trovare quello che fa al caso nostro in Italia, che soffre di un grave ritardo in fatto di cultura digitale». L’arretratezza cronica del nostro Paese non ha scalfito la voglia di LuisaViaRoma di scomettere sul made in Italy. Delle circa 500 collezioni vendute online e offline la maggior parte è italiana. Inoltre la brand list del retailer fiorentino, non include solo i marchi più famosi e di successo commerciale. Un risultato importante per i nuovi talenti che, una volta scelti dai buyer della boutique fiorentina (che questa stagione scommettono su Simone Rocha, J.W. Anderson e Yang Li), possono contare su una vetrina davvero globale. Ma la moda sul web non vuol dire solo e-commerce. Ci sono anche i social media (Facebook e Twitter in testa), che consentono alle aziende di parlare e confrontarsi direttamente con i clienti e i fashion blog che, con i loro commenti, possono influenzare in maniera decisiva i comportamenti di acquisto. Lo sa bene Panconesi di LuisaViaRoma, che per primo ha organizzando un evento-party dedicato proprio ai blogger. Un mondo, dunque, in grande evoluzione. E i cambiamenti sono solo all’inizio. «L’esperienza d’acquisto del futuro sarà sempre più digitale - conclude Antonelli - e di questo non devono tenere conto solo i commercianti e le aziende. Gli utenti di contenuti editoriali via web pretenderanno di acquistare ciò di cui leggono in tempo reale. La convergenza sarà quindi n fondamentale. Specie per gli editori».
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Lo store nato con la camicia
Dimensioni medio-piccole, facile gestione e una veloce rotazione del prodotto sono i plus di un format di successo, che prosegue il suo decennale percorso introducendo alcune novità.
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el 1993 And Camicie apre il suo primo negozio monomarca, caratterizzato da dimensioni medio-piccole, facile gestione e una veloce rotazione del prodotto. Un format di successo, che defnisce ancora oggi i 160 punti vendita a marchio And Camicie (di cui 150 presenti in Italia). Gli store sono stati concepiti per poter essere gestiti da un unico imprenditore, almeno nelle metrature più contenute dei centri cittadini. Lo stile And Camicie è inconfondibile: un’offerta completa, dove i numerosi contenuti fashion si affancano alle proposte più basic, riuscendo a soddisfare tutte le occasioni d’uso, dal tempo libero al lavoro, passando per eventi speciali, per i quali si desidera qualcosa di distintivo. And Camicie non è un franchising, ma è un’affliazione con contratto di fornitura esclusiva, senza fee d’ingresso (e di uscita) e senza royalty. L’affliazione prevede delle agevolazioni e dei servizi di ispirazione franchising, come la progettazione gratuita del negozio, assistenza commerciale, consulenza nelle fasi precedenti l’apertura (analisi costi/ conto economico), tutoraggio e formazione del personale in store. Nel 2014 And Camicie vede un rinnovamento totale dell’approccio con il mercato: a settembre ha debuttato il nuovo marchio, restyling del primo, che esprime i contenuti del brand in modo più sofsticato, senza tuttavia compromettere la notorietà acquisita negli anni. Ultima importante novità è l’apertura dell’e-shop and-camicie-store.com, che diventa un vero e proprio compendio per gli acquisti, una vetrina virtuale aggiornata, che funge anche da costumer service per il pubblico del web.
Via Cavin di Sala 388 30035 Mirano (VE) - Italy Tel +39 041 57 09 211 info@and.it www.and.it
business digital commerce
Dalla Baviera a Dallas è il futuro di myTheresa Vendere online è come vendere in boutique: prodotto, immagine e servizio fanno la differenza. Parola Jens Riewenherm, managing director di mytheresa.com, store tedesco reale e virtuale con vendite in crescita del 50% all’anno dal 2006. E che ora, con l’acquisto da parte di Neiman Marcus, promette una vera rivoluzione digitale di Andrea Bigozzi Jens Riewenherm
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ra passato, presente e futuro. Non c’è formula migliore per riassumere il momento storico che sta vivendo mytheresa.com. Il negozio multimarca tedesco, fondato a Monaco nel 1987 da Christoph e Susanne Botschen, è divenuto oggi una ìe-boutique” tra le più note grazie a un giro d’affari di circa 100 milioni di euro e la collaborazione con i fashion brand più famosi del mondo. Le prospettive poi sono rosee: la recente acquisizione da parte di Neiman Marcus proietta mytheresa verso un ruolo centrale nel panorama dei department store digitali di lusso. «Il web ha cambiato tutto: anche se non dimentichiamo di essere nati come insegna su strada, oggi è internet il modo migliore per accrescere la popolarità internazionale dei marchi e le collezioni più ambiti del momento», racconta Jens Riewenherm, managing director di mytheresa.com, che in questa intervista spiega come il gruppo creda nell’evoluzione del web e ne accetti le sfide.
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I numeri visitatori unici mensili
2 milioni 100 milioni
oltre
il fatturato annuo
185 mila
i downloads attraverso iPhone e iPad
170 brand disponibili con Versace e Rick Owens new entry dipendenti più di
200
Il vostro e-commerce è nato nel 2006 come servizio aggiuntivo ai clienti della boutique reale, ma oggi ha assunto livelli di business ben più consistenti. Le vendite in Rete crescono molto più rapidamente di quelle brick & mortar. Il nostro e-commerce corre a ritmi del +50% l’anno e oggi spediamo abiti e accessori femminili in oltre 120 Paesi. Più del 70% del nostro giro d’affari è realizzato al di fuori della Germania. Che requisiti deve possedere un marchio per rientrare nella vostra selezione? La nostra buying strategy si basa sulla selezione dei migliori designer di fama internazionale. Presentiamo circa 170 collezioni che rappresentano il meglio dell’offerta stagionale delle case di moda. Sono griffe anche molto diverse tra loro, ma con una cosa in comune: sono nomi famosi in tutto il mondo.
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Cosa pu˜ dirci del cliente italiano? Ha richieste particolari o si comporta come gli shopper del resto del mondo? Gli acquisti degli italiani sono molto simili a quelli di tutti gli altri Paesi in cui mytheresa.com è presente, anche se in effetti registriamo una forte richiesta di marchi locali. Questo aspetto non è così tipico, come si potrebbe pensare. Nella vicina Francia, per esempio, i consumatori non privilegiano le griffe nazionali rispeto ai brand internazionali. Quanti dei marchi tra quelli venduti da mytheresa sono italiani? Sono all’incirca una trentina su di un portafoglio brand fatto di circa 170 nomi (tra gli altri Bottega Veneta, Dolce&Gabbana, Fendi, Tod’s, Miu Miu, Moncler, Valentino, Ferragamo, ndr). UnÕazienda come la vostra pu˜ diventare il luogo in cui far decollare definitivamente il suo brand? Siamo realisti: le griffe nostre partner sono dei numeri uno, quindi non hanno bisogno del nostro aiuto per imporsi sul mercato, anche perché la maggior parte di loro può contare su un lungo e solido brand heritage. Nonostante questo, lavoriamo a stretto contatto con tutti i marchi per creare operazioni di co-marketing che siano vantaggiose per entrambi.
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1. e 4. mytheresa. com, oltre alle vetrine online ha un servizio di fashion advisor con cui dà consigli alle clienti 2. Il centro logistico di Heimstetten 3. L’ordine di mytheresa.com viene consegnato in una busta con focco
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Per quale motivo un marchio italiano dovrebbe scegliere mytheresa. com per lo shopping on-line, e non un partner made in Italy? Mytheresa.com mette sempre in primo piano l’immagine del designer e il suo costumer service. Le nostre operazioni sono ben organizzate: raccogliamo l’eccellenza operativa dell’ecommerce made in Germany e la mettiamo al servizio del lusso e della creatività internazionale.
Come vede il futuro della moda online? Quali sono le nuove tendenze? Data anche la grande diffusione dei dispositivi mobili tra i consumatori, notiamo un ruolo sempre più importante del Mobile Commerce. Su scala globale tutte le aziende si stanno concentrando su come migliorare i loro servizi su tablet e smartphone. Quali sono i nomi nuovi su cui punterˆ prossimamente mytheresa.com? Questa stagione abbiamo inserito molte new entry importanti, tra cui Versace, Calvin Klein Collection e Rick Owens. E abbiamo diverse novità in arrivo anche con la spring-summer 2015. Per questo vale sempre la pena tenere gli occhi n aperti sul nostro sito. 12_11_2014
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business digital commerce eBaY eNterprise
Full service provider
Nell’e-commerce
Un partner globale in un mercato globale
vince
il servizio su misura Dietro le quinte dell’e-commerce esistono realtà dinamiche e articolate che supportano i brand della moda nella messa a punto dei loro siti di vendita online e li aiutano a gestirli all’insegna dell’efficienza. Dal full outsourcing ai progetti di tipo modulare, i service provider studiano soluzioni su misura per il singolo cliente. Perché, come nel commercio tradizionale, le logiche cambiano a seconda del target del brand, delle esigenze specifiche e dei mercati su cui si intende operare. La partita più avvincente si gioca sul terreno dell’omnicanalità, in un mercato che cambia a velocità stratosferiche. Per rimanere competitivi, bisogna essere altrettanto vivaci e ragionare in un’ottica trasversale. La parola ai player di Carla Mercurio
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Michael Kliger
arte di eBay Inc., eBay
PEnterprise è un provider
di e-commerce e servizi marketing che punta ad agevolare i marchi e i retailer a vendere i loro prodotti a livello globale. L’azienda è organizzata in tre aree di business: soluzioni di marketing, commerce technologies e operazioni omnichannel, per offrire ai clienti sia un servizio end-toend, sia formule modulari. Presente in tre continenti, è organizzata in modo da aiutare i clienti a operare sia a livello globale, sia a livello locale. Ce ne parla il vice president international, Michael Kliger. Quando è nata eBay Enterprise? L’azienda è partita negli Stati Uniti con il nome di Gsi Commerce, per fornire a dettaglianti del segmento sport e moda servizi end-to-end di e-commerce in outsourcing. Una realtà che ha ampliato gli orizzonti nei mercati asiatici ed europei, fino a divenire eBay Enterprise nel 2011, quando fu acquisita da eBay Inc. Dove ha sede? I nostri headquarters internazionali sono a Barcellona ma abbiamo anche uffici internazionali a Berlino, Londra, Manchester, Singapore, Shanghai e Hong Kong. Abbiamo una forte presenza negli
Stati Uniti, dove abbiamo la sede a King of Prussia, in Pennsylvania. Che tipo di servizi offrite ai vostri clienti? Le nostre marketing solution comprendono una vasta gamma di servizi studiati per aiutare i brand ad acquisire, coinvolgere e fidelizzare i clienti. Per quanto riguarda il software, la piattaforma di e-commerce Magento è parte di eBay Enterprise e aiuta i clienti a controllare con facilità il contenuto, la funzionalità, il look e il feel dei loro negozi online. Garantiamo inoltre un insieme integrato di strumenti, servizi e infrastrutture che consentono ai fornitori di organizzare e coordinare i vari aspetti della gestione degli ordini in tutti i loro diversi canali. Ci occupiamo anche dell’elaborazione dei pagamenti per i clienti. Offriamo più di 20 metodi di pagamento internazionali in virtù di un contratto unico. Ciò prevede anche la protezione contro le frodi e la gestione dei rischi. Il nostro servizio di fulfillment instore comprende spedizioni dal negozio, servizi di click and collect e di in-store pickup. Possediamo e gestiamo più di 3 milioni di metri quadrati di spazi per la realizzazione e la gestione a livello globale di oltre 20 milioni di pacchi all’anno per conto dei nostri clienti. Quanto contano i marchi della moda sul vostro business totale? Lavoriamo con grandi realtà quali Harvey Nichols, Guess, Ralph Lauren, Levi’s, Paul Smith, Christian Louboutin e Tiger of Sweden. Molti brand del fashion nostri partner servono i loro clienti nel mercato italiano dell’e-commerce e in generale in tutta Europa. Siamo attivi in molti altri settori: dall’arredamento ai viaggi fino all’hospitality. Qual è il vostro turnover e in quanti Paesi lavorate? La nostra casa madre, eBay Inc., ha registrato un turnover di 16 miliardi di dollari nell’anno solare 2013, muovendo un volume di vendite totali di 175 miliardi di dollari. In Europa forniamo siti web a 17 Paesi, tradotti in più di 10 lingue. Offriamo anche assistenza ai clienti in oltre 10 lingue. Cosa vi rende diversi dai competitor? Le nostre dimensioni e la portata dei nostri investimenti. Non solo abbiamo un’offerta a 360 gradi completamente integrata, ma
siamo in grado di operare a livello globale. Quali sono i vostri progetti per il futuro? Vogliamo collaborare con i retailer, al fine di convincerli dell’importanza di adottare le opportunità dell’omnichannel. Crediamo che i dettaglianti che rispondono con successo alle mutevoli esigenze del consumatore di oggi saranno nella posizione migliore per vincere. Fornire questa visione significa anche continuare a investire nelle nostre persone e nelle tecnologie. Recentemente abbiamo investito svariati milioni di dollari in Europa, per una nuova sede più grande e un magazzino centrale.
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Del servizio full optional faranno parte anche i pop up
di soluzioni mirate che tengano conto del posizionamento del marchio per individuare il tipo di soluzione ideale, sia dal punto di vista dell’immagine sia del packaging, delle risposte telefoniche, delle consegne e via discorrendo. Quale il vostro punto di forza? La tecnologia è il minimo comune denominatore di tutti i nostri progetti e questo fa la differenza. Da lì si costruisce un progetto in funzione delle esigenze del cliente e degli asset che il cliente ha già in piedi. Per fare un esempio, ci sono dei gruppi ai quali in alcune nazioni forniamo solo la tecnologia, in altri diamo anche il magazzino e l’intermediazione commerciale, in altri ancora ci appoggiamo a distributori che hanno magazzini e vendono online. È un lavoro di taglia e cuci per arrivare ad affiancare il posizionamento online a quello offline per ciascun cliente. Quale lÕorientamento nel vostro settore in questo momento? La tendenza sempre più marcata è l’integrazione tra online e offline. Noi per alcuni clienti facciamo le consegne nel negozio fisico, oltre che a casa, mentre per altri diamo la possibilità di acquistare online direttamente nel negozio anche il prodotto
Giovanni Meda
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ata nel 2000, Zerogrey si è affermata prima in Spagna e poi in Italia, negli Stati Uniti, in Irlanda, in Cina e, ultimamente, a Londra, dove quest’anno è stato aperto un ufficio. Realizza e gestisce negozi online e la politica multicanale per i marchi della moda e del lusso, proponendo soluzioni taylor-made. Con le sue tre divisioni, “Top on demand”, “Zerogrey OperationsÓ ed ÒExpertailÓ, è in grado di fornire un servizio a 360 gradi che va dal software di gestione al supporto delle operazioni con i partner internazionali, fino alla consulenza strategica. Ne parliamo con Giovanni Meda, fondatore dell’azienda. Qual è la vostra mission? Abbiamo scelto di focalizzarci esclusivamente sul mondo della moda e del lusso perché vogliamo andare in profondità con un numero selezionato di clienti, lavorando in direzione
caso incoraggiamo il nostro cliente a usare il suo magazzino per ottimizzare l’investimento finanziario. Quali i vostri progetti pi• interessanti per lÕimminente futuro? Abbiamo in progetto la realizzazione di negozi pop up: un’idea di evento più che di business, che solletichi l’interesse del consumatore e diventi un volano per le vendite online. Un progetto molto efficace, al momento se consideriamo che oggi in alcune città ci sono dei quartieri focalizzati sui pop up. Un’altra cosa interessante che ci accingiamo a fare per un grande gruppo è il carrello condiviso per i suoi diversi marchi: quindi i singoli siti saranno uniti all’interno di un portale.
triBoo digitale
Progetti taylor made e competenza verticale
Alessio Barbati
che non è in store. Abbiamo anche progetti di delivery point to point: nel centro di Londra, per esempio, garantiamo la consegna in 30 minuti, dalla boutique o dal magazzino. Quanti clienti avete oggi e quale il vostro giro di affari? Gestiamo in totale 60 clienti, con un fatturato di 25 milioni di euro, per un totale di 200 progetti assistiti nel corso del tempo. Nomi come Gruppo Miroglio, Italia Independent, Blumarine, Blugirl, Blauer, Kocca, Pollini, Havaianas, Yamamay, Carpisa. Sono realtà principalmente italiane ma il nostro raggio di azione si estende a tutto il mondo, in particolare a Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Asia ed Europa. L’Italia copre il 17% del nostro giro di affari. Siamo tradotti in 15 lingue. Abbiamo magazzini in Francia, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Italia e Cina, ma se è il
riboo è una holding a cui fanno
Tcapo due società operative: Triboo Media, realtˆ editoriale online quotata all’Aim dal marzo 2013, e Triboo Digitale, che si occupa di e-commerce. La moda-luxury è il focus di Triboo Digitale, con clienti come Benetton, Lanificio Colombo, Stefanel, LÕAutre Chose, Testoni, Les 12_11_2014
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business digital commerce Copains, Coccinelle, seguita da merchandising e mass market. Il gruppo fattura 80 milioni di euro, di cui 45 in capo a Triboo Digitale. Ma il business è in crescita, come spiega l’e-commerce ceo, Alessio Barbati. Come opera Triboo Digitale? Siamo una e-commerce company, con headquarters a Milano e reparto creativo a Napoli, in grado di offrire un servizio di commercio elettronico che va dal full outsourcing - comprendente logistica, fatturazione, incasso, customer-care, store management, gestione del piano marketing e piattaforma software - a un approccio di tipo modulare. In questo caso garantiamo solo lo sviluppo della piattaforma o alcuni dei servizi elencati. Quanto è importante per voi la moda? Abbiamo circa 50 store gestiti conto terzi, di cui il 50% nel settore fashion-luxury. Di questi 50 store l’80% sono seguiti in full outsourcing e il 20% secondo il modello modulare. La parte fashion e design è la più importante, anche se il mass market e il food sono in crescita: rappresentano una chance importante ma si portano dietro problematiche più complesse. Siamo in grado di garantire una competenza di tipo verticale, forti di tre divisioni: mass market, fashion luxury e merchandising, ciascuna con i propri specialisti. Qual è il vostro cliente principale nel fashion? In termini di giro di affari, Benetton è il numero uno. Per quanto riguarda i risultati, stiamo avendo riscontri sorprendenti con High del gruppo Stefanel, che ha un tasso di conversione altissimo. Quali plus offrite a un brand che vuole crescere oltrefrontiera? L’online va ad acquisire un nuovo target in crescita nei mercati in cui il brand è già presente. Noi nel fashion promettiamo alle aziende, nell’arco di tre anni, di portare a casa dal 5% al 10% del fatturato offline. Oggi operiamo in oltre 160 Paesi per un totale di 10 lingue. Europa e Stati Uniti sono i nostri mercati consolidati. 28
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FiloBlu
La moda come core business e un focus sulle startup
di sviluppo dello store online fino alla gestione della attività del canale di e-commerce, con la possibilità da parte del cliente di svolgere una parte delle attività tramite strutture proprie. Nel secondo caso, come accade con la new entry Philipp Plein, il team che si occupa del progetto è interno alla griffe e noi ci occupiamo della grafica, del nuovo sito, delle campagne di web marketing, della gestione della newsletter o delle attività omnichannel. Quanto conta per voi la moda? È diventata il settore più importante per noi. Basti pensare che nelle nuove assunzioni (ben 40 solo quest’anno) ci focalizziamo su personale che viene da questo settore. Il direttore delle risorse umane, per esempio, viene da Moncler. In portfolio abbiamo realtà come Philipp Plein, Liu Jo, La Perla, Santoni, Malìparmi, Camomilla Italia, Tucano Urbano, Mcs.
Christian Nucibella
ato nel 2009, FiloBlu è specializzato N nell’ideazione e nello sviluppo di canali e-commerce tagliati ad hoc sulle esigenze
del cliente. Oggi la moda rappresenta circa il 70% del giro di affari dell’azienda, con clienti del livello di Philipp Plein, La Perla e Liu Jo, seguita da food, merchandising, design e cosmetici. Christian Nucibella, socio fondatore e a.d. dell’azienda veneta, ci racconta quali sono i plus della realtà con headquarters a Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, che nel tempo ha aperto sedi a Milano, Napoli e, di recente, Londra, con la prospettiva di approdare entro l’anno vicino a New York. Una realtà che si accinge a festeggiare il quinto compleanno con un summit dedicato all’ecommerce, in programma a Santa Maria di Sala il 27 novembre. Che tipo di servizio offrite ai vostri clienti? Da una parte seguiamo i progetti di e-commerce in outsourcing, ossia il cliente si affida a noi per le gestione della vendita online, partendo dalla definizione del piano strategico
Quante persone operano in FiloBlu e quali i numeri raggiunti? Oggi FiloBlu impiega in totale 70 persone e ha una media di 2.500 ordini al giorno, con un fatturato quadruplicato nell’anno in corso e un totale di 50 store online realizzati nell’arco degli ultimi tre anni. Quali i Paesi in cui operate e quanto conta avere un sito di e-commerce per crescere oltrefrontiera? Operiamo con consegne in 200 Paesi, con una piattaforma aperta a tutte le lingue straniere. Fra i principali Paesi, spiccano l’Europa (Germania e Nord Europa in primis), la Russia, dove gli scontrini sono molto interessanti e la Cina, dove serve avere un partner e un progetto forte. Essere all’estero con un sito di e-commerce, oggi, è molto importante perché, soprattutto per un brand di piccole dimensioni, è un’opportunità unica per sondare il mercato e capire come orientare il posizionamento e le strategie retail. Quali i progetti più interessanti e le novità più curiose? Stiamo investendo sulle startup, con una focalizzazione sulla multicanalità e la tecnologia mobile. Iwish, fra le start up finaliste del concorso Fashion Pitch alla scorsa edizione di Decoded Fashion a Milano, permette di mandare un regalo abbinando una card dove registrare un video augurale. Facciamo degli shoppable video, ossia si può vedere il filmato di una sfilata, avere informazioni e prezzo di un determinato prodotto e comprarlo online. E poi lanceremo un inedito sistema di ricerca di prodotto: si può scattare una foto a un articolo che interessa e trovarne immediatamente uno simile online.
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Orario di apertura Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20. Chiuso Natale e 1 gennaio.
Più moda, più entertainment: il mondo si incontra a Mondovì Mondovicino Outlet Village chiude il 2014 con fatturato e presenze in crescita a doppia cifra. Merito di un’offerta completa di grandi frme della moda e dei lifestyle e di azioni mirate per convogliare su questa struttura i visitatori italiani ed esteri. Puntando sullo shopping, ma anche su eventi ad alto valore aggiunto.
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70 grandi frme della moda, sport, casa e bellezza: questo il biglietto da visita di Mondovicino Outlet Village di Mondovì (Cuneo) che, giunto al settimo anno di attività, consolida la sua offerta commerciale, proponendo alla clientela il meglio dei brand di prêt-à-porter e accessori. Negli ultimi mesi sono stati aperti nuovi punti vendita tra i quali Borbonese, The Luxury Box (Boutique all’interno della quale si trovano i migliori marchi della moda italiana e internazionale), Converse e Vans. Il 2014 sta registrando a Mondovicino Outlet Village una crescita sia delle presenze (+19%), sia del fatturato (+14%). Il target turistico extra Ue sta rispondendo con un trend di crescita positivo alle attività di marketing messe a punto per soddisfare ogni esigenza di chi cerca in una struttura di queste dimensioni la varietà delle proposte, ma anche la qualità del servizio e la selezione dei marchi. La presenza alle fere turistiche di settore, in Italia e all’Estero, ha permesso a Mondovicino Outlet Village di siglare importanti accordi con i principali tour operator stranieri sul territorio. L’Expo 2015, unito al fatto che l’area Langhe Roero e Monferrato è stata nominata Patrimonio Mondiale dell’Unesco, rendono sempre più appetibile il pacchetto shopping/turismo offerto da una struttura che presta anche una notevole attenzione all’aspetto dell’entertainment, investendo su eventi di impatto, in grado di trasformare l’outlet in un centro di cultura, informazione e divertimento, al di là del concetto di shopping propriamente detto. Un valore aggiunto che fa la differenza con altri centri
apparentemente simili. Infne, la collocazione di Mondovicino Outlet Village, nel cuore del Piemonte alle porte delle Langhe, non solo è ideale per chi vuole scoprire una terra ricca di paesaggi incantevoli, attrattive enogastronomiche tra cui i vini pregiati e i tartuf, conosciuti in tutto il mondo, ma è strategica per i collegamenti autostradali con Torino, la Liguria e la Costa Azzurra.
Per maggiori informazioni Tel +39 0174 55 30 35 info@mondovicino.it www.outlet.mondovicino.it
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Pensiamo
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in grANde anche per i piccoli» Nel febbraio 2014 Arvato, leader nel global service providing inserito nell’orbita del grande gruppo tedesco Bertelsmann, ha acquisito Niels Weithe, managing director di Arvato Netrada, realtà di prima grandezza nei servizi di e-commerce e logistica per la fashion industry. Ne è scaturito un colosso da 4,4 miliardi di euro, di cui 400 milioni di euro rappresentati dalla divisione consumer product. Una realtà in grado di rispondere a tutte le esigenze dei brand che vogliono essere protagonisti sul palcoscenico di Internet. Credenziali importanti: ma bastano per superare la diffidenza dei marchi del lusso e delle realtà di dimensioni medio-piccole, quali quelle del fashion system italiano, spesso alla ricerca di una consulenza molto personalizzata? Lo abbiamo chiesto al managing director Niels Weithe di Alessandra Bigotta
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e soluzioni per l’e-commerce sono uno dei pilastri di un colosso come Arvato. Quanto è importante la moda nella vostra attività di global service provider? Grazie anche al recente ingresso nella nostra ìfamiglia” di Netrada, il business di Arvato in questo campo si è notevolmente rafforzato nell’ultimo anno, fino ad arrivare a un 80% del totale, generato da 70 e-shop. Del resto la crescita dell’e-commerce a livello mondiale, stimata intorno a un +12% l’anno, è trainata dal fashion, con la moda propriamente detta al primo posto, la bellezza e la cosmesi al secondo. L’high tech non va oltre la terza posizione. Non deve essere stato facile fondere due aziende di dimensioni così importanti come Arvato e Netrada... I merger di strutture come Arvato e Netrada comportano sempre un processo profondo e complesso di integrazione. Ma la macchina si è messa rapidamente in moto. Facendo parte di una multinazionale come il Gruppo
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Bertelsmann, un colosso da 16,5 miliardi di euro, Arvato è già leader in ambiti come il customer service, il data management, l’IT, il supply chain management e molto altro. Netrada, dal canto suo, ci ha portato il suo prezioso bagaglio di esperienza nel fashion e nel lifestyle. Di fronte a un colosso come il vostro, per giunta tedesco, qualche azienda del made in Italy, soprattutto di piccole-medie dimensioni, potrebbe avvertire un po’ di soggezione e chiedersi: «Perché scegliere Arvato anziché un partner italiano?». Voi che argomenti portate a vostro favore? L’Italia rientra nella top five dei nostri Paesi-clienti, insieme a nazioni come il Regno Unito, la Francia e, naturalmente, la Germania. Merito anche del fatto che presidiamo il territorio con una filiale a Bergamo (vedi box). Non dimentichiamo che il nostro motto è ìThinking globally, acting locally”. Le realtà italiane, soprattutto della moda, oggi
sono fortemente proiettate verso l’internazionalizzazione, in Europa ma anche molto più lontano, e hanno bisogno di qualcuno con le spalle larghe che le affianchi in questo processo. Come accennavo prima, Arvato è presente in oltre 40 Stati, con migliaia di strumenti e servizi, disponibili tanto per i big brand quanto per i piccoli. Qual è il più grave errore che una Pmi può fare nell’approcciare l’ecommerce? Pensare che sia semplice ottenere risultati sul web, tanto c’è posto per tutti. Non è così, soprattutto in un’epoca in cui si compra attraverso vari canali, che interagiscono tra loro ma che hanno ognuno la propria peculiarità, e in cui lo scenario virtuale si sta facendo affollato. Anche perché le insidie sono moltissime. Per esempio? Parlando genericamente, si può dire che ogni cliente perso, per mille ragioni sia di fruibilità del portale, sia di esteti-
ca (un fattore determinante nell’ambito del fashion e del lusso, non tanto concentrato sui volumi in sé, quanto sull’appeal del sito), è un’occasione di business che ci si lascia scappare e che ne trascina con sé molte altre, in una reazione a catena. Fra i principali problemi ci sono le frodi: la merce viene ordinata e consegnata, ma si scopre che il pagamento non è mai stato effettuato o che la copertura di una carta di credito è insufficiente. Sono necessarie analisi incrociate complesse per individuare i comportamenti fraudolenti. Per farlo noi ci avvaliamo di una squadra interna di veri detective, esperti in business intelligence che vanno a scovare ogni anomalia, spesso utilizzando azioni di mistery shopping. Qual è il tasso di conversione nei negozi online gestiti da Arvato? Non posso fornire un dato preciso e univoco, perché a seconda degli e-store cambiano le premesse e i risultati. Esistono differenze, anche marcate, tra Paesi, mercati, singoli marchi, che incidono sulle performance finali. Ma considerando un tasso di conversione medio del 2,5%-3%, noi di Arvato siamo in grado di fare meglio, in alcuni casi decisamente meglio. Questo anche perché all’interno del nostro organico esiste un team concentrato su un unico obiettivo: n ottimizzare il tasso di conversione.
Arvato Italia Nell’e-commerce del lusso spicca la customer experience uali sono gli elementi necessari per rendere l’esperienza di shop online esclusiva e il più vicina possibile a quella delle boutique? Da questo interrogativo è partita l’indagine sull’e-commerce nel settore dei luxury goods, effettuata di recente da Arvato Italia, la sede italiana del colosso tedesco, guidata dall’amministratore delegato Stefan Mayer. Una realtà che ha sede a Bergamo, dove opera uno staff con un’età media al di sotto dei 36 anni. Sono stati incrociati i dati forniti da tre sondaggi: i risultati emersi da questionari sottoposti agli e-commerce manager di 20 aziende del lusso italiano e internazionale, un servizio di mistery shopping per testare la performance dei marchi al top e interviste a manager delle griffe. È emerso, su tutti, un dato imprescindibile: la customer service è l’elemento principale per una shopping experience nella sfera del lusso in grado di
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equiparare quella che avviene nel negozio fsico. In particolare è importante curare la qualità del servizio con un team dedicato e con operatori gentili e disponibili, forti di una conoscenza approfondita del prodotto e, preferibilmente, madrelingua. Oltre al team dedicato, strategica è l’integrazione tra business online e offine, con un customer service unico. L’indagine di Arvato Italia porta in primissimo piano anche la logistica, un termine che rimanda a due aspetti fodamentali: le consegne (con argomenti basilari come il recapito in giornata nelle aree metropolitane, le delivery su appuntamento, la consegna e il cambio in store e il servizio worldwide) e il packaging, soprattutto per quanto riguarda i materiali di imballaggio e la brandizzazione. Fra le tematiche emerse ci sono infne il frontend, gli aspetti fnanziari e l’online marketing. Non sempre, però, come rivela l’attività di mistery shopping svolta, questi aspetti sono affrontati in maniera soddisfacente dalle aziende. La maggior parte degli operatori che hanno risposto alle chiamate e-mail, ad esempio, non ha soddisfatto i requisiti di Stefan Mayer, a.d. di Arvato Italia qualità indicati come essenziali nel questionario. Per quanto riguarda i servizi fnanziari, solo per 6 aziende su 22 c’è stato un controllo effettivo che ha bloccato l’acquisto con dati errati. Quanto alla logistica, le maggiori diffcoltà evidenziate riguardano i tempi di reso e rimborso, a volte troppo lunghi, e quelli di consegna. «I marchi made in Italy non sono ancora dei “frst mover” sul web, ma l’interesse nei confronti di questo mezzo di comunicazione e di vendita è alto - spiega Stefan Mayer -. Il mercato è pronto e noi ci siamo». E prosegue: «Se cinque anni fa andare online, soprattutto per una griffe della moda, era “chic”, oggi è necessario. E soprattutto, il sito “bello” non basta più. Deve essere ricco di funzionalità, completo, sicuro. Non ci interessa affatto far emergere il nostro nome, Arvato, ma quello del brand sul quale abbiamo lavorato, la sua personalità e diversità rispetto agli altri». 12_11_2014
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Brand a un Bivio all’alba del retail 3.0 La moda si trova di fronte a un interrogativo: e-commerce in outsourcing o gestito in casa? Mentre la tecnologia avanza, parlano i produttori di soluzioni per il commercio online e multicanale di Elisabetta Fabbri
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e qualcuno non se ne fosse ancora accorto, è scattata l’era del retail 3.0. E anche l’e-commerce - che proprio nel 2014 compie 20 anni - sembra ormai superato. Era l’agosto del 1994 quando un uomo, davanti al suo computer, per la prima volta effettuava un acquisto sicuro via Internet (l’oggetto del suo desiderio era un CD di Sting). Oggi a rimescolare le carte delle vendite al dettaglio e del marketing è un consumatore che vuole usare tutti i mezzi a sua disposizione per fare shopping (store, PC, tablet, smartphone, cataloghi e TV) e che ama saltare da un canale all’altro a seconda delle sue esigenze d’acquisto, ormai estese a tutto l’arco della giornata e a ogni latitudine. La moda deve essere in grado di rispondere a queste esigenze. Ne sono convinti i produttori di piattaforme di vendite online e i fornitori di soluzioni per una gestione ottimale della multicanalità.
il consumatore non è uno sconosciuto
«Il consumatore cambia - dice Roberto Lei, country manager della unit italiana di Hybris Software (Gruppo Sap) - e l’approccio al consumatore si deve adeguare di conseguenza. Se un potenziale acquirente entra in negozio, non può essere visto come un emerito sconosciuto. Su di lui si possono raccogliere molte informazioni grazie al web. Anche perché si esprime in maniera esplicita, 32
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per esempio visitando il sito o inviando una e-mail. E implicita: navigando in determinate categorie di prodotto e soffermandosi su alcune proposte piuttosto che su altre». Sono tutti dati su cui ragionare per formulare proposte mirate al cliente, «che in genere si aspetta informazioni rilevanti e pertinenti al suo essere». Alcuni possono mostrare delle resistenze a essere ìindividuati”. «La questione della privacy - sostiene il manager di Hybris - si supera informandoli che tutte le informazioni ottenute devono avere il loro consenso». Parlando di fashion industry, Roberto Lei è convinto che il settore stia abbandonando il format statico del sito «mero catalogo con carrello» e che stia via via abbracciando il concetto di omnicanalità. «L’Italia però è arretrata. Manca l’alfabetizzazione digitale dell’intera azienda, per organizzare una proposta efficace nei confronti del consumatore. Bisogna creare una cultura digitale. I picLa soluzione e-commerce di Sopra, presentata di recente a Milano, all’evento Decoded Fashion by e-Pitti.com coli ma anche molti grandi si appoggiano a servizi in outsurcing per l’e-commerce ma adesso il consumatore si aspetta di sempre di più i negozi fisici organizzati entrare in contatto con il brand e di esin modo digitale». Potremo interagire sere riconosciuto, quando varca la soglia con vetrine intelligenti. Entrando in uno dello negozio». Il passo successivo al store consulteremo il catalogo con l’iPhocambio di mentalità è però un ingente ne e verificheremo la disponibilità di una investimento in tecnologie. «Le solumerce. Proveremo un vestito in un camezioni di Hybris - precisa rino dotato di uno speLei - sono indirizzate ad chio interattivo e pagheNelle aziende aziende con un fatturato remo senza fare la coda italiane manca tra i 150 e i 200 milioni cassa, utilizzando il l’alfabetizzazione alla l’anno. Per andare incondevice del commesso. «I tro ad alcune, abbiamo digitale per concepire pagamenti diventeranno deciso di condividere i un risposta efficace ancora più semplici ora rischi con il criterio delle la tecnologia NFCalle domande del che revenue. Nella formula Near Field Communiconsumatore ìpay as you grow”, i costi cation (ìcomunicazione di licenza sono proporin prossimità”, ndr) sarà zionali ai ricavi attesi». inclusa non solo in molti «Avere una strategy digitale - prefigura il dispositivi Android ma anche su quelli manager - presto diventerà per tutti una Apple». Sarà sempre più in uso la geoloquestione di pura sopravvivenza». E procalizzazione per trovare uno store o un fila uno scenario per il retail: «Vedremo prodotto, ma anche per inviare messag-
gi mirati agli shopper. «Il consumatore - conclude Lei - è sempre più volubile, difficile da convincere e difficilie da comprendere, in termini di gusti. Richiede determinate esperienze d’acquisto. Per crescere, ormai, il brand non basta più». delegare l’e-commerce è limitativo
«All’esordio dell’e-commerce in Italia racconta Fabio Arrigoni, direttore business unit Industria e Servizi di Sopra Italia (Sopra) - grandi e piccoli marchi della moda hanno scelto di delegare in toto l’attività a operatori esterni, non avendo un’idea precisa del fenomeno. Man mano che il business è cresciuto si sono resi conto dei limiti: scarsa marginalità, impossibilità di controllare il canale e di conoscere il cliente web. Oggi si trovano a un bivio: continuare così o gestire le vendite online in casa?». Una scelta da ponderare visto che il commercio via web necessita di un’organizzazione ad hoc. «Di fatto - spiega - l’e-commerce va visto come un’azienda parallela, che ha bisogno delle stesse attenzioni dedicate al negozio fisico. Una vetrina accattivante, una comunicazione coerente con il brand, progressivi aggiornamenti, store manager, sales assistant che aiutano a concludere l’acquisto e fanno cross selling, social network, chat, nonché attività di pre- e post- vendita. Serve un’organizzazione interna che si occupi di servizi quali la logistica, i pagamenti
Consigli per l’uso
La base dell’e-commerce? Le persone e i contenuti giusti C onsigli strategici e spunti pratici per cogliere le opportunità di un approccio multicanale alle vendite: è stato il tema di un incontro, il 29 ottobre a Milano, organizzato da Re-comm, rete d’impresa costituitasi con l’obiettivo di offrire alle imprese un servizio integrato di e-commerce, che conta al suo interno Sopra Italia, Temera, Clx, 77 Agency, Els e Contact Lab. «La tecnologia è la base dell’e-commerce ma occorre affdarsi alle persone giuste»: questo il primo consiglio alle imprese di Alessandro Santamaria, general manager di Italiantouch, l’e-commerce company del Gruppo Diego Della Valle, cui fanno capo i negozi online dei brand del Gruppo Tod’s (Tod’s, Hogan, Fay e Roger Vivier), oltre al multimarca online theluxer.com, lanciato nel 2012. Secondo: il prodotto da vendere deve avere appeal, percepibile anche da una videata. Fondamentale diventa lo styling, «visto che manca la percezione fsica». Massima attenzione va data alle immagini («devono mostrare il prodotto da ogni angolazione»), ai colori («il più possibile aderenti alla realtà») e alle descrizioni («meglio se correlate a consigli di stile»). Vanno curati pure i servizi: dal packaging alle consegne, dal customer service in diretta alla chat. Mai scordare che l’e-shop è una vera e propria vetrina. «La nuova frontiera dell’e-commerce ricorda Santamaria - è unire la vendita ai contenuti». L’esperto di commercio via web consiglia di farsi seguire da operatori specializzati per incrementare
il traffco, facendo leva su fattori quali l’advertising e la comunicazione, i social media e gli strumenti di fdelizzazione. In ultimo raccomanda di non perdere di vista il post delivery e di analizzare attentamente le statistiche. Per capire il venduto, ma anche per prevenire le frodi. e.f.
La homepage di Theluxer, partner uffciale di Tod’s Group
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o lo shooting fotografico». Le aziende di retailer». Magento permette alle aziengrandi dimensioni possono strutturarsi de di tenere il passo - secondo Peasley e internalizzare il business. Le Pmi pos- grazie a una piattaforma che propone sono decidere di controllare alcune fasi agli internauti una shopping experience ìdelicate”, come il customer care, e di laaccattivante, qualsiasi sia il dispositivo sciarne altre, come la tecnologia o la logiche stanno usando. Tra i vantaggi, per le stica, in gestione all’esterno. Nelle socieaziende, quello di poter controllare il detà che decidono di essere sign e di personalizzare l’edel tutto autonome, Sopra L’e-commerce è store, coerentemente con il risolve tutto l’aspetto tecdel marchio. «L’effetto come un’azienda mood nologico, fornendo solu- sottolinea Craig - non sarà zioni mirate e formando parallela: necessita soltanto quello di incremenil personale. Realtà di tare le vendite online, ma delle stesse dimensioni minori posanche quello di aumentare attenzioni sono scegliere la seconda traffico nel negozio fisico». che si riservano ilGrazie opzione, senza perdere il a un esteso network allo store fisico globale di system integracontrollo dell’attività. Di regola pagano il set up tors technology partner e e un fee annuale, come di developer certificati, Maspiega Arrigoni. Possono inoltre attingegento garantisce supporto, training e re a un bacino di servizi grazie alla rete servizi di consulenza. «Si tratta di un’opd’imprese Re-comm di cui Sopra Italia portunità anche per le Pmi della moda fa parte insieme a Temera (soluzioni sostiene Peasley - che possono acquistaRfid per il retail), Clx (media solutions), re un prodotto flessibile, scalabile e cu77 Agency (comunicazione digitale), stomizzabile». E fornisce alcuni dati: «In Els (traduzioni) e Contact Lab (digital un anno dall’integrazione, i nostri clienti direct marketing).
1. Una “shoppable window” realizzata con le tecnologie eBay 2. L’e-store di Rebecca Minkoff, rinnovato di recente con Magento 3. Una videata di Magento Enterprise
hanno registrato un incremento delle vendite del 200% e un aumento del traffico sul sito del 100%. Il conversion rate è salito del 25%». Eppure anche negli Usa si fa ancora fatica a capire le potenzialità del ìconnected commerce”, se gestito con le tecnologie adeguate. Peasley cita un recente studio di eBay Enterprise, circa gli investimenti che un migliaio di e-tailer stanno valutando per trarre il maggior vantaggio dalla Holiday season (il periodo di festività e vacanze che parte dal giorno successivo al Ringraziamento fino al nuovo anno). Gran parte degli interpellati si è detto disposto a investire in strumenti per catturare dati sui consumatori (come i social media e le promozioni via e-mail) e nella ricerca di informazioni sul web. L’idea è quella di creare una maggiore interazione, per attrarli sia online sia ìin store”. Tuttavia il 68% degli intervistati non ha espresso l’intenzione di investire in infrastrutture ìmobile”. Tutto questo mentre gli acquisti in mobilità stanno vivendo una crescita esponenziale. n
il retail da multi-channel a “connesso”
Con i progressi delle tecnologie digitali, i consumatori stanno sbaragliando le regole del commercio. Craig Peasley, head del Product Marketing di Magento (eBay Enterprise) ne è certo e precisa: «Non siamo più nell’era del commercio location-centered e nemmeno in quella del multi-channel commerce. Siamo immersi nel commercio ìconnesso”. Oggi i consumatori sono costantemente sul web attraverso molteplici device: al lavoro, in casa, con gli amici e con i 34
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Piccoli multimarca alla ribalta del web Ispirata al marketplace londinese Farfetch, prende piede in Italia una piattaforma per boutique di moda di lusso, dove anche la tecnologia è marchigiana di Elisabetta Fabbri
roduttrice di software per la gestione dei Pmoda, punti vendita fisici e digitali, con focus sulla da poco più di tre anni la Reprosoft di Fermo (FM) è entrata direttamente nell’e-commerce con AtelierOnWeb. Una piattaforma per boutique di moda di alta gamma interamente realizzata in-house - ispirandosi al marketplace londinese Farfetch (vedi a pag.36) - che sta marciando a passo spedito, man mano che cresce l’esigenza, nel dettaglio indipendente, di entrare nel canale online. E che si presta a nuove forme di “collaborazione” tra operatori del settore. «Siamo partiti con le proposte di
tre multimarca italiani di moda e il primo mese abbiamo venduto due articoli - ricorda Cesare Dania, titolare di Reprosoft -. Oggi le boutique, attive nelle principali città italiane, sono 26. Proponiamo circa 11mila capi a stagione, abbiamo 8mila visite giornaliere e vendiamo circa 40 articoli al giorno». E se il fatturato derivante da questo business il primo anno aveva raggiunto i 487mila euro, nel 2013 è quasi triplicato a 1,35 milioni di euro e per la fine del 2014 dovrebbe raggiungere, nelle stime di Dania, i 2,2 milioni. «Nei piani - anticipa Dania - c’è quello di alzare lo scontrino, mediamente pari a 200 euro (Iva esclusa), con una maggiore selezione delle boutique partner e dei brand in assortimento». Il sito punta a conquistare nuovi consumatori con le versioni in inglese, giapponese, coreano e russo, ma anche con l’integrazione di contenuti e speciali sezioni fashion. Come “Scegli il tuo stile”: una pagina che permette di visualizzare e confrontare decine di look completi. Per quanto riguarda le boutique presenti, la tecnologia sviluppata dal Reprosoft consente di partecipare, volendo, alle vendite di altre piattaforme, dai big come eBay e Amazon a operatori minori. In più si prepara a diventare un “prodotto” da esportazione. Alcuni marketplace esteri, infatti, si stanno facendo n avanti per adottarla. La piattaforma AtelierOnWeb
24I25I26 GEN. 2015 I Paris Expo I Porte de Versailles I Padiglione 1 Contatto: 02/43 43 531 - info@salonifrancesi.it lingerie-swimwear-paris.com
business digital commerce farfetch.com
Il business virtuale è sempre più reale La più importante global community di multimarca al top scommette sulla multicanalità: investe in nuovi servizi alla clientela e in rapporti di collaborazione con le aziende. E i dettaglianti apprezzano di Elisabetta Campana 2
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ogliamo cambiare il modo in cui la gente acquista la moda, promuovendo la diversità, la creatività e l’innovazione» dice José Neves, fondatore di Farfetch.com. Nel mondo dell’e-commerce, dove è difficile per una piattaforma diventare un brand, mantenendo individualità e peculiarità dei vari partner, la global community che riunisce tra i migliori multimarca del fashion al mondo, rappresenta un’eccezione. Probabilmente perchÈ Neves - portoghese di nascita, inglese d’adozione, esperto di moda e tecnologia - ha sperimentato in prima persona cosa vuol dire essere retailer e quanto sia difficile cimentarsi da soli con le vendite online. Non a caso conserva da sempre un legame molto stretto con l’offline, al punto che la sua visione del business, decisamente multichannel, prevede proprio la condivisione del cliente fisico e di quello virtuale, oltre a promuovere la diversità e l’eccellenza delle insegne multimarca per dar voce ai commercianti ìin carne e ossa”. Degli oltre 300 negozianti associati al sito, in rappresentanza di 30 nazioni, ben 60 sono del nostro Paese. «Gli italiani rappresentano la compagine maggiore per numero e fatturato - conferma Giorgio Belloli, chief commercial officer di Farfetch - e alcuni di loro sono stati tra i primi a credere in Farfetch». «Siamo una piattaforma globale - aggiunge - e continuiamo a espanderci per assicurare la molteplicità delle proposte, comprese quelle delle boutique di ricerca e dei marchi emergenti. I nostri clienti, 375mila provenienti da 180 Paesi, devono poter scegliere anche tra l’offerta dei multimarca locali e, se possibile, leggerci nella loro lingua». Recentemente Farfetch ha inaugurato il sito in giapponese - che ha coinciso con l’ingresso del concept store nipponico Restir - così come da poco ìparla” in russo e in cinese. «Nel 2015 saremo anche in 36
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1. Una pagina di Farfetch.com 2. Il packaging esterno di Farfetch e quello interno, personalizzato, di Parisi a Taormina 3. Il multimarca Restir a Tokyo
te e attraverso i brand metric segnala i marchi e prodotti che vanno di più (sconsigliando di fatto i peggiori). «Non si tratta di una black list - spiega - ma di uno strumento per ottimizzare la presenza dei prodotti online in base alla loro performance. Inoltre con gli editoriali e l’attività sui social network promuoviamo in modo dinamico le varie proposte». Tutti gli articoli in vendita sul marketplace (40% abbigliamento, 30% borse e accessori e 30% calzature, per un totale di 120mila pezzi di oltre 1.800 brand) sono fotografati - per assicurare una coerenza d’immagine - nelle sedi operative di Porto e a Los Angeles. E il tempo che intercorre dalla spedizione del capo da parte della boutique al rientro in negozio e, quindi, alla messa online «è circa una settimana» dice Belloli, mentre le consegne dei prodotti acquistati avvengono in tre-cinque giorni lavorativi. Farfetch intrattiene stretti rapporti pure con i marchi, anche per gestire la politica dei prezzi - alcuni brand impongono il geo pricing, ovvero lo stesso cartellino in tutto il mondo - e per convincere importanti nomi come Prada, Gucci, Balenciaga, Tom Ford a essere presenti sulla piattaforma. «Abbiamo inoltre iniziato delle collaborazioni a tre - conclude Belloli - come la vendita anticipata sul sito di una capsule collection data in esclusiva, per un certo periodo, a un nostro partner multimarca. È un buon inizio per rafforzare i rapporti con le aziende e per aprire nuove strade e prospettive». n
Il parere dei dettaglianti
«È il partner online che ci apre le porte del mondo» S 1
e in negozio è diffcile vendere, l’alternativa è aprirsi al mercato mondiale grazie all’online. Lo sanno bene i multimarca italiani dell’alto di gamma che sopravvivono grazie allo shopping degli stranieri. «Non2è però facile avviare un proprio sito e-commerce per i costi elevati e il know how necessario - spiega Pancrazio Parisi di Parisi a Taormina - e Farfetch.com viene in aiuto». «Grazie a questa vetrina internazionale - aggiunge il dettagliante siciliano - siamo tornati ad acquistare capi particolarmente fahion e lussuosi che la clientela italiana non può più permettersi. Possiamo così esprimerci al meglio nel nostro lavoro. Peccato che l’offerta non venga estesa anche al childrenswear e ai complementi d’arredo». Tutti i dettaglianti intervistati da Fashion apprezzano il fatto di poter mantenere personalità e gusto nelle scelte. «Gli altri siti impongono un monologo - dice Aldo Carpinteri di Stefania Mode a Trapani - mentre la piattaforma ideata da JosŽ Neves è basata sul dialogo, dando voce a tanti professionisti. E spero
LÕinterno del multimarca Leam a Roma
che alcuni brand al top ancora assenti cambino idea, valutando anche eventuali collaborazioni. Per esempio in novembre abbiamo lanciato insieme alla piattaforma una capsule di Stella McCartney». C’è anche chi, pur possedendo un proprio sito di vendite online, fa parte di questo marketplace: «I due business sono complementari, non in contrasto - spiega Gianni Amati di Leam a Roma -. È anche lusinghiero appartenere a una community in cui ci sono tra i migliori multimarca del mondo». I dettaglianti pagano alla piattaforma per i servizi offerti poco meno del 30% del prezzo di un capo. Un costo ragionevole in corso di stagione, ma considerato spesso eccessivo quando un articolo viene saldato. Per questo motivo si fanno anticipare dalle aziende le consegne, in modo da vendere sull’online il maggior numero di capi full price. Devono anche gestire bene il problema degli stock: non c’è di peggio che un cliente acquisti online un prodotto che poi non risulta disponibile. E Farfetch si tutela con un piccola sanzione. (e.c)
I numeri
260 milioni
fatturato in euro oltre
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lingua tedesca e coreana - dichiara Belloli - mentre entro fine anno entreranno nella nostra piattaforma le prime boutique australiane e mediorientali». Sempre sul fronte del customer care e dell’interazione tra virtuale e reale, il marketplace sta testando “Farfetch Connect”: un servizio che permette alla clientela di ritirare in qualunque boutique del circuito i propri acquisti. «Può avvenire nella stessa città per chi non ha la portineria o più semplicemente preferisce andare di persona - spiega il manager -. Oppure chi è in viaggio può ricevere la merce dove si trova». Si crea così un contatto diretto con il dettagliante che consegna quanto
ordinato online in un altro store «e poi magari il cliente decide di acquistare anche in questo negozio», precisa Belloli. È recente inoltre l’introduzione del ìVip Program”, ovvero il servizio di personal shopping per i top client, che si svolge online ma ha come punto d’incontro proprio il negozio. Grande attenzione è rivolta pure ai dettaglianti che fanno parte della businenss community: «Intratteniamo un dialogo continuo - dice il chief commercial officer - e due volte all’anno organizziamo dei meeting per confrontarci e aumentare lo spirito di gruppo». Farfetch garantisce ai partner un continuo aggiornamento sull’andamento delle vendi-
300
partner multimarca
375mila
clienti in 180 Paesi
7milioni
visite al mese
520
acquisto medio in euro oltre
500
personale multilingue 12_11_2014
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business DIGITAL FASHION di Elena Azzola
Tutti i marchi e gli stilisti in un solo click
GruppO MIrOGLIO
Una miniera di consigli e proposte per le “curvy”
TrendForTrend è una piattaforma che coniuga le esigenze di diffusione e commercializzazione dei prodotti moda con le necessità quotidiane di giornalisti alle prese con i loro servizi
ell’era dell’immagine, dell’e-commerce e dei social media, riNstilisti uscire a creare e coordinare un database di tutti i marchi e gli del mondo in pochi click non è più fantascienza. L’innovazione è tutta italiana e l’ha portata TrendForTrend. Grazie all’interfaccia web service di trendfortrend.com, tutti i giornalisti e blogger del mondo, muniti di una sola id e password, possono accedere istantaneamente alle immagini di prodotti di brand diversi senza affrontare lunghe ricerche e telefonate. Le aziende, dal canto loro, senza ricorrere ai servizi di un ufficio stampa in ogni mercato del globo, possono fornire le immagini dei loro articoli ai protagonisti dell’informazione. TrendForTrend è stato lanciato nel febbraio 2014 e dopo pochi mesi ha già conquistato la fiducia di circa 80 fashion brand internazionali (tra cui Dirk Bikkembergs, J Brand, Lanificio Colombo, Missoni, Simonetta Ravizza e Yamamay). TrendForTrend non funziona però solo come un motore di ricerca, ma permette anche a giornalisti e blogger di impaginare in modo facile, professionale e in tempo reale tutti i prodotti selezionati. C’è un servizio in più offerto poi alle aziende: la tracciabilità. Tutte le foto di abiti, borse e scarpe fornite da TrendForTrend e pubblicate online avranno un codice nativo, una sorta di carta d’identità, che funziona un po’ come un “braccialetto elettronico”. Chiunque cliccherà quell’immagine, verrà automaticamente re-indirizzato ai siti o alle pagine dei social network del marchio. Questa funzionalità, che di solito richiede il coordinamento fra diverse figure professionali e prevede tempistiche più lunghe, permette in pochi gesti una rassegna stampa in diretta, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, stabilendo un contatto diretto coi propri lettori e consumatori finali. Ed è già in cantiere la versione 2.0 di TrendForTrend. Le idee da implementare sono tante, ma ben mirate. A cominciare dall’apertura a nuovi settori merceologici, come design e beauty. (an.bi.) 38
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Gruppo Miroglio ha mandato online curvitaly.com, piattaforma online dedicata alla moda, allo stile e alla bellezza delle donne curvy: non solo un e-store con le collezioni dell’azienda, ma un portale con contenuti editoriali e di servizio in continuo aggiornamento. Oltre all’opportunità di acquistare le proposte in vetrina, le consumatrici possono fare ricerche mirate, a seconda della propria struttura fisica, andando a selezionare solo i capi a loro più adatti. E ricevere consigli dalla redazione di curvitaly.com: dai suggerimenti di stile e piccoli trucchi per valorizzare le forme ai focus sulle tendenze, dalle news di costume alle indicazioni sul make-up. Particolarmente efficace l’integrazione della parte informativa con l’e-commerce dei brand Elena Mirò e Fiorella Rubino, che nel tempo verranno affiancati da Luisa Viola e Per te by Krizia. «Il lancio di curvitaly.com - sottolinea Daniel John Winteler, a.d. del Gruppo Miroglio - rappresenta l’evoluzione online della nostra esperienza e competenza in chiave di stile, vestibilità e servizio nel mondo curvy. Una grande opportunità in chiave di sviluppo internazionale». Nell’ideazione e nella realizzazione del portale l’azienda si è avvalsa della collaborazione di Gruppo NuvÓ (specialista in innovazione digitale) e, per la parte di interaction design e sviluppo della piattaforma, di Digital Kitchen. NeoSeo si è invece occupato della gestione delle campagne pubblicitarie a supporto del lancio.
NApApIjrI
Gli “spettinati” postano foto sui social La campagna “Il mondo è di chi vive spettinato”, con la quale Napapijri, insieme all’agenzia tenthavenue Italia, ha voluto valorizzare una peculiarità di una delle sue giacche-icona, il Rainforest (che per essere indossata deve passare per la testa), pur essendo multipiattaforma (sia online che offine), ha un’importante componente digitale. Su Internet, già nella fase precedente il lancio, sono stati trasmessi contenuti teaser, editoriali e video (la cui produzione è stata curata da Dude, sotto la direzione creativa di tenthavenue Italia), su Youtube, Twitter, Instagram e Facebook. Previsti inoltre meccanismi interactive: l’advertising è stato corredato da un contest online, dedicato al tema #spettinati e ospitato dai canali social di Napapijri. I fan del marchio sono stati invitati a caricare le proprie foto, magari scattate durante gli eventi legati alla campagna, a partire da quello nel negozio di Firenze, cui ha partecipato Fedez. In palio notorietà e premi Napapijri.
LANIFIcIO cOLOMbO
Più di mille prodotti nel nuovo “Online Luxury Shop” Partito l’“Online Luxury Shop” di Lanifcio Colombo all’indirizzo lanifciocolombo.com: un sito che unisce una parte più istituzionale alla sezione dedicata all’e-commerce, dove è possibile acquistare da subito più di mille articoli delle collezioni frmate dalla rinomata manifattura biellese, tra cui accessori, maglieria, giacche e outerwear, donna e uomo, oltre a una selezione di plaid. La piattaforma è disponibile in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) e garantisce la spedizione in 22 Paesi, compresi Stati Uniti, Canada, Giappone e Russia, oltre alla quasi totalità delle nazioni europee. Progettato per una navigazione multi-device, il website offre un accesso diretto al mondo del marchio, alla sua storia e alla sua attività, che - partendo dalla ricerca delle materie prime più pregiate, come cashmere, guanaco e vicuña - si concretizza nella creazione di tessuti esclusivi, fno al prodotto fnito. «Abbiamo lavorato a lungo per riuscire a trasmettere anche online la qualità intrinseca dei nostri articoli», fanno sapere dall’azienda. Un team interno ha collaborato con l’e-commerce provider Triboo Digitale, che cura la gestione dell’e-shop. «Il commercio elettronico rappresenta per le realtà più rappresentative del made in Italy una grande opportunità per farsi conoscere nel mondo - dichiara Alessio Barbati, amministratore delegato della divisione e-commerce di Triboo Digitale -. Quello che ci proponiamo, insieme a Lanifcio Colombo, è di incrementare le vendite online, facendo leva sul grande interesse per il luxury e il digital fashion italiano».
SHOwrOOMprIve
Con Dispeo per la logistica Showroomprive - realtà d’oltralpe specializzata nelle vendite evento su Internet, presente in otto Paesi europei tra cui l’Italia - ha frmato un accordo con il centro logistico Dispeo, fliale del Gruppo 3SI (primo operatore privato di servizi per l’e-commerce in Francia), per la gestione e l’handling dei propri ordini. Un’alleanza fnalizzata a supportare la crescita di Showroomprive, che prevede nel 2014 di aumentare del 40% il fatturato rispetto al 2013, per una cifra compresa tra 480 e 500 milioni di euro. La partnership con Dispeo permetterà di preparare in meno di due ore gli ordini effettuati dall’Italia e dalle altre nazioni in cui Showroomprive opera, riducendo i tempi di attesa della merce e garantendo l’innovativa Consegna Express in 72 ore e in 24 ore per il 30% delle vendite realizzate da questo attore delle fash sale. «I nostri elevati tassi di incremento sono direttamente collegati allo sviluppo del mobile commerce, che rappresenta oltre il 50% del traffco totale, e alle nostre formule rapide di recapito dei prodotti - spiega Thierry Petit, ceo e cofondatore di Showroomprive -. Per accompagnare queste performance, abbiamo bisogno di un partner solido per la logistica». Dispeo si è affermato come punto di riferimento in questo ambito in Europa per il settore dell’e-commerce. Attualmente conta mille dipendenti, cui si aggiungeranno gli oltre 400 nuovi posti di lavoro previsti per soddisfare le esigente di Showroomprive.
cAMOMILLA ITALIA
Con l’e-shop più attraenti per le giovani Online il nuovo sito di Camomilla Italia, in cui è possibile acquistare sia la collezione accessori che quella abbigliamento. La piattaforma è stata progettata per essere multidevice, user friendly e sempre “connessa” ai social network, grazie a una social room per la condivisione. Tra gli obiettivi dell’e-shop c’è l’ampliamento del target di riferimento del brand, che punta a conquistare anche una consumatrice più giovane rispetto alla fascia consolidata, che va dai 35 ai 50 anni. 12_11_2014
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business DIGITAL FASHION SAMSONITe
Digital infuencer con la valigia
Quattro blogger di successo per creare #Tips2Go. Li ha reclutati il leader mondiale della valigeria Samsonite, che ha pensato a un nuovo sito per condividere utili consigli di viaggio in diretta dalle più prestigiose destinazioni. Zina Charkoplia (FashionVibe), Adenorah dell’omonimo blog, il duo di Dandy Diary e Noor de Groot (Queen of Jetlags) partiranno alla volta di New York, Los Angeles, Copenaghen, Tokyo, più altre due mete non ancora svelate, insieme alle loro Samsonite preferite, intrattenendo i lettori con il racconto delle esperienze e delle scoperte fatte durante i loro trip. Il website mira a instaurare un dialogo interattivo e appassionante con i navigatori, che possono partecipare ai diari utilizzando l’hashtag #Tips2Go.
brANDON FerrArI
Nella top 10 delle start up milionarie Fondata nell’agosto 2012 dalla bocconiana under 35 Paola Marzario, Brandon Ferrari è un distributore online che accompagna e supporta le aziende italiane nell’ambito del commercio elettronico: seleziona brand noti o ad alto potenziale e gestisce per loro le “vendite a catalogo” (prodotti disponibili per un periodo che va da sei mesi a un anno) e le “fash sale” (vendite promozionali che durano da tre a sette giorni con sconti del 40-70%) sui siti di e-commerce nel mondo. Fashion, home e living sono i settori di punta, ma la e-company si occupa anche di kids, food e wine. Nel 2013 ha seguito più di 500 campagne in 17 Paesi. Oltre 60 i marchi “trattati”, tra cui Byblos, Kaos, Marinella, Caffè Vergnano, Moleskine, Smemoranda e Venini. Brandon Ferrari ha messo a segno nel 2013 un fatturato di 2,7 milioni di euro e la previsione per il 2014 è di 4 milioni di euro: un risultato che ha collocato la società nella top 10 delle 35 start up milionarie sulle oltre 2.700 iscritte al Registro delle imprese innovative del Ministero dello Sviluppo Economico (dati aggiornati al 15 ottobre 2014).
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business canali alternativi il caso Qvc italia
i numeri di QVC italia
La vendita come un TV Show
65 mln € l’investimento iniziale 100 mln € i ricavi 2013 15mila m2 la sede di Brugherio 620 gli addetti (logistica compresa) 17 le ore di diretta TV giornaliere 846 € la spesa per cliente nel 2012 78 € la spesa media per ordine
Anche in Italia c’è spazio per lo shopping televisivo. Ne abbiamo discusso con uno dei big Usa del settore, con 13 milioni di clienti nel mondo e 8,6 miliardi di dollari di fatturato
di Elisabetta Fabbri
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e avete un prodotto con una storia da raccontare e un buon rapporto qualità/ prezzo forse dovreste valutare, in un’ottica di distribuzione multicanale, anche l’opzione TV. Al resto ci pensa QVC, secondo 2 operatore Usa dello shopping televisivo (controllato da Liberty Media Corporation, quotata sul Nasdaq), che nell’ottobre 2010 ha debuttato in Italia. E crescendo di anno in anno a due cifre, nel 2013 ha raggiunto i 100 milioni di euro di ricavi e nel 2013 ha aperto un polo logistico nel piacentino di 20mila metri quadrati. «In Italia c’è una scarsa concorrenza e il passaggio dall’analogico al digitale ci ha permesso di entrare nelle case di 25 milioni di italiani - racconta il coo e cfo Paolo Penati dalla sede di Brugherio (MB) -. Siamo presenti sul canale 32 del digitale terrestre e tivùsat, ma anche sul canale 475 di Sky, che ci ha collocato vicino alle emittenti dedicate a cultura, spettacoli e lifestyle. Questo la dice lunga sul nostro modello di business che, per la modalità di presentazione del prodotto, è più spostato verso l’intrattenimento che la televendita, in cui non ci riconosciamo». Lo show, spiega Penati, è gestito «come la “chiaccherata con il vicino di casa”». Un format dove il presentatore illustra il prodotto affiancato da un esponente dell’azienda produttrice (in gergo “guest”), a volte il produttore stesso.
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1. La cabina di regia di QVC 2. Un momento dedicato al fashion shopping
Design, caratteristiche tecniche, materiali, trend: ogni proposta è descritta nel dettaglio e un limite - il fatto di non potere far toccare con mano il prodotto - è diventato per QVC un’opportunità. L’altro fattore di successo è l’effetto sorpresa: il value for money dell’offerta (un cappotto può costare circa 150 euro, un piumino intorno a 80 euro) ma anche servizi come la consegna in un giorno, benché vengano dichiarati 3-5 giorni lavorativi. E se un capo torna indietro, l’azienda chiede di compilare un modulo per capire il perché. «Il nostro modello funziona se gli acquisti sono continuativi, cosa che avviene solo se il cliente è soddisfatto. Chi compra una sola volta, da noi, è un’eccezione». QVC è un operatore unico nel suo genere in Italia, perché al TV shopping coniuga quello online. «L’inserimento dell’e-commerce, nel 2012, ha abbassato l’età media del cliente, ora sotto i 50 anni - osserva Penati - . L’e-shopper trova sul sito le stesse merceologie e compra più frequentemente quasi lo stesso tipo di prodotto acquistato in TV. Il sito, però, permette di estendere il range di un marchio e di
completare le informazioni televisive. In più ha portato all’apertura al mondo social: dal prossimo anno integreremo ancora di più la parte informativa con quella sociale». Si può operare anche via tablet o smartphone ma, nel caso italiano, il 70% circa degli acquisti si perfeziona chiamando gli operatori al telefono. Per fidelizzare i clienti, ogni due mesi sono in programma customer event che permettono a gruppi selezionati di visitare gli studi, assistere a presentazioni in anteprima e sfilate, nonché incontrare i presentatori, «ormai delle celebrity, che stanno aprendo dei loro blog, per mantenere vivo il rapporto di fiducia creatosi». Un profilo di chi acquista moda di fatto non esiste. Si tratta di shopper onnivori, più attratti dalla modalità di acquisto, alternativa allo shopping tradizionale, che dal prodotto in sé. Per l’86% sono donne, la cui età media è 49,7 anni e solo il 15% è single. Moda e accessori rappresentano il 45% degli acquisti totali. E se inizialmente erano abiti, ora si stanno imponendo anche i capi spalla, cresce il mondo active e accelerano borse, scarpe e gioielli. Per i fashion brand è un’opportunità anche di esportare, attraverso la rete QVC. Oggi i marchi italiani sono arrivati a coprire il 50% dell’assortimento. «L’anno prossimo - anticipa Penati - vogliamo iniziare uno scouting per trovare altre storie italiane da raccontare e presentarle all’estero, con un evento globale, probabilmente a metà 2015». n 12_11_2014
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business SCENARI REtAIl
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Intercettare lo shopping degli stranieri per fronteggiare la crisi dei consumi interni, ma anche fare upgrading per affrontare al meglio la sfida della multicanalità. Il sistema distributivo italiano, forte anche di un rinnovato interesse da parte degli investitori stranieri, guarda al 2015 con propositività, cercando di sfruttare appieno i benefici dell’Expo
La formula “Salva Retail” di Elisabetta Campana
on la difficoltà di ripresa dei consumi italiani, il mercato della moda, in special modo quello del lusso, continua a tenere grazie allo shopping degli stranieri: anche se cala la spesa dei russi, aumenta quella di cinesi e coreani. Tutto il sistema distributivo del tessile-abbigliamento - mono e multimarca, centri commerciali, outlet center e grandi magazzini - ne beneficia, seppur in misura differente a seconda delle varie realtà (chi si trova in località turistiche e di transito internazionale è più avvantaggiato) e cerca di sfruttare al meglio questo business. Opportunità che nel 2015 a Milano sarà alimentata anche dall’Expo. Parallelamente i retailer mettono in atto strategie di upgrading e personalizzazione del
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servizio per affrontare appieno la sfida dell’online e della multicanalità. Turismo, shopping, progetti immobiliari di valore, insieme ai provvedimenti presi dal governo Renzi, accolti positivamente dall’establishment internazionale, come il decreto “Salva Italia” - che prevede tra l’altro la liberalizzazione degli affitti degli immobili di pregio (vedi articolo a pagina 48) - creano un circolo virtuoso che alletta anche gli investitori stranieri core, tornati a scommettere sull’Italia. Il fondo sovrano del Singapore Gic ha acquisito il 50% del mall Roma Est da Cbre Global Investors e i tedeschi di Allianz Real Estate, come ha confermato il ceo (Souther Europe) Mauro Montagner, al recente convegno organizzato dal Cncc -Consiglio
Nazionale dei Centri Commerciali a Milano, investiranno un miliardo di euro nel Paese: «L’Italia è probabilmente il mercato europeo più interessante, anche se difficile», ha detto Montagner. Ancora, Blackstone - il colosso del private equity americano, che nella Penisola si avvale della collaborazione della Kryalos di Paolo Bottelli - dopo essersi impossessato del Valdichiana Outlet Village e del Franciacorta Outlet Village ha messo le mani sui Fashion District Mantova e Molfetta, in provincia di Bari (pagati 123,7 milioni di euro). D’altra parte, il canale degli outlet village tiene le posizioni meglio di tutti gli altri (anche se con performance differenti da insegna a insegna), grazie all’interesse che la for-
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mula suscita nei confronti degli stranieri: secondo Global Blue nei primi nove mesi del 2014 lo shopping dei turisti extra Unione Europea è aumentato nei centri discount del 16%. In questo settore - che in Italia ha ormai pressoché raggiunto la saturazione con 23 cittadelle dello shopping a prezzi convenienti - non sono previste nuove aperture nei prossimi anni, se non ampliamenti da parte principalmente di McArthurGlen. I Designer Outlet Serravalle e Veneto aumenteranno nel 2016 la loro superficie lorda affittabile (gla) di 11mila e 6mila metri quadri, mentre La Reggia nel 2017 aggiungerà alla struttura 7.500 metri quadri. In alternativa si investe sul rilancio delle realtà esistenti. Da poco Arcoretail ha riaperto con il nuovo nome di TheSmartGallery l’ex Fashion Valley (di fatto mai decollato) a Reggello, nei pressi di Firenze. Il centro a prezzi vantaggiosi ospita una trentina di negozi e scommette su moda, arte ed eventi per diventare, guarda caso, una destinazione turistica. Dal canto loro, gli shopping center (962 struttute in Italia, con gla superiore ai 5mila metri quadri, compresi gli outlet center e i parchi commerciali), forti di circa due miliardi di visitatori all’anno e di un fatturato di 51 miliardi di euro, puntano a intercettare nuovi clienti, anche oltrefrontiera, lanciando attraverso le pa-
1. Il multibrand store Vinicio aperto a Legnano, alle porte di Milano: 1.200 metri quadri dedicati al lusso 2. Un rendering di Westfeld Milan, i cui lavori dovrebbero partire nel 2015, per un investimento pari a 1,4 miliardi di euro 3. Il nuovo monomarca G-Star inaugurato a Milano, in via Meravigli angolo via Dante 4. Il multimarca Gaudenzi Uomo, aperto a Riccione in viale Ceccarini, che segna l’ingresso dell’insegna nel settore maschile
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gine di Fashion una proposta al mondo del lusso: creare collezioni ad hoc come fanno già per gli outlet center (vedi intervista a pagina 52). Novità pure sul fronte department store. Dfs Group, società della divisione Selective Retailing di Lvmh, ha scelto Venezia, una delle più importanti mete del turismo internazionale, per ufficializzare il suo primo progetto in Europa: darà nuova vita al Fondaco dei Tedeschi (l’opening è previsto nel 2016), storico
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palazzo commerciale della città che, non a caso, è vicino al ponte di Rialto, attraversato ogni giorno da 50mila persone (vedi box a pagina 46). Gruppo Coin scommette invece sul nuovo format Coin Excelsior - che ha debuttato in via Cola di Rienzo a Roma - per puntare all’upgrading (si definisce un contemporary department store) e stringere l’occhio alla clientela di tutto il mondo, come gia ha fatto con il concept Excelsior Milano, nel capoluogo lombar12_11_2014
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Scalo Milano offrirà ai visitatori un’esperienza nuova e coinvolgente, in linea con le più importanti tendenze internazionali - dice Filippo Maffoli, sales e marketing director di Promos -. Creeremo un aggregatore di eccellenze, un luogo unico nell’estetica e nei contenuti d’offerta, che sarà anche facilmente accessibile dal centro del capoluogo lombardo, grazie al collegamento diretto con la rete metropolitana milanese». Con l’avvio del cantiere, inizia a concretizzarsi il progetto del “city style” a Locate di Triulzi. Il nuovo format di 60mila metri quadri dedicato a moda, design ed enogastronomia «debutterà nel secondo semestre del 2015 assicura Maffoli - in concomitanza con Expo 2015
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Milano protagonista grazie all’expo do e a Verona. Pure il dettaglio indipenNella Penisola è Milano a essere sotto i ridente dell’alto di gamma cerca di cogliere flettori: da sola assorbe quasi il 40% deltutti benefici provenienti dagli stranieri lo shopping straniero e si appresta ad ac(anche grazie al florido mercato del pacogliere 20 milioni di visitatori per l’Expo rallelo). C’è chi investe su negozi di grandi 2015. Non stupisce pertanto che in quedimensioni, come il luxury store Vinicio sto periodo sforzi ed energie si concendi mille metri quadri, aperto a Legnano, trino proprio sul capoluogo lombardo, vicino a Milano, sulla traiettoria che colleche si spera diventi il motore propulsore ga la città con l’aeroporto internazionale della tanto sperata ripresa. I più impordi Malpensa. Oppure chi amplia i propri tanti progetti immobiliari commerciali orizzonti commerciali come Gaudenzi a Riccione, insegna storicamente dedicata alla moda femminiNel futuro più monomarca ed e-commerce le, che ha inaugurato in viale LÕevoluzione dei canali di acquisto Ceccarini il suo primo punto Totale mercato - quote % in valore vendita maschile. O, ancora, chi scommette sull’espansione multimarca territoriale tipo Cuccuini che, dopo i multimarca di Livorno e ambulanti Punta Ala, questa estate è sbargrandi magazzini cato a Forte dei Marmi e pochi e superfci giorni fa è approdato a Massa. specializzate Il milanese Antonioli ha invemonomarca ce aperto il suo secondo multimarca a Lugano per avere uno iper e supermercati sbocco importante sul mercato svizzero meno ingessato e internet penalizzante di quello italiano (vedi articolo a pagina 50). Fonte: Sita Ricerca 44
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È un progetto innovativo, ispirato alle cascine lombarde, che ripropone una vera e propria strada commerciale, per garantire un’esperienza d’acquisto piacevole e all’aperto» dice Davide Padoa, ceo di Design International, co-progettista dell’Arese Shopping Mall. Il centro a opera di Finiper ed Euromilano - che si svilupperà su 77mila metri quadri di gla nell’ex area Alfa Romeo, per un investimento complessivo di 700 milioni di euro - presenterà un grande ipermercato «e una delle più grandi piazze coperte d’Europa dedicate al fashion - spiega Padoa - con marchi premium e di target medio. Qui sorgerà anche il Palazzo dei Profumi, un’invenzione ispirata a Covent Garden a Londra
di tutto il Paese si stanno concretizzando proprio in quest’area. A Sud della città, a Locate di Triulzi, fervono i lavori di Scalo Milano, il nuovo format city style da 170 milioni di euro di investimento, lanciato da Promos e dedicato a moda, design ed enogastronomia. A Nord, nell’ex area Alfa Romeo, è invece in costruzione l’Arese Shopping Center, di Finiper ed Euromilano per complessivi 700 milioni di euro. Entrambi i complessi è previsto debuttino per l’Esposizione Universale. Un altro mega progetto per dimesioni (175mila metri quadri) e costi, (1,4 miliardi di euro) è Westfield Milan (di Westfield Group, 75% e Percassi Group, 25%): la costruzione dovrebbe partire nel 2015, con inaugurazione stimata per fine 2017. «Il focus sulla città più importante del nostro Paese - commenta Filippo Maffioli, membro del board del Cncc, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e sales e marketing director di Promos - è conseguenza diretta del fatto che, a tutt’oggi, è difficile reperire i finanziamenti, l’iter autorizzati-
Mapic 2014
Compie 20 anni e li festeggia con nuovi progetti e iniziative Tecnologie innovative, multicanalità, nuovi retailer e mercati strategici: la rassegna internazionale dell’immobiliare commerciale festeggia il compleanno tracciando i trend del prossimo ventennio vo resta lungo e incerto e, non ultimo, i consumi continuano a soffrire. Pertanto vanno avanti i progetti innovativi e/o di grandi dimensioni che assicurano un ritorno economico. E Milano, grazie anche all’Expo, rappresenta una sicurezza». Per lo stesso motivo brand del lusso e insegne della fast fashion stanno cercando di migliorare la loro visibilità nella capitale della moda, aprendo nuovi monomarca, non solo nel Quadrilatero e in corso Vittorio Emanuele, ma anche in Galleria Vittorio Emanuele, in via Dante e nel nuovo polo del fashion di Porta Nuova, che ha il suo centro in piazza Gae Aulenti. Anche il dettaglio indipendente meneghino si sta organizzando per salire sul “treno” dell’Esposizione Universale: «Premesso che da tempo, attraverso corsi anche di lingue e pubblicazioni, cerchiamo di aiutare i nostri associati a migliorare il servizio e l’accoglienza, abbiamo predisposto altre iniziative ad hoc - spiega Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia -. Il “Retail Club” consentirà di affittare le proprie vetrine a marchi, non necessariamente di moda, che vorranno pubblicizzarsi durante l’Expo, mentre con l’applicazione “modApp”, che stiamo già testando con ottimi riscontri, aiutiamo il cliente a trovare i prodotti in promozione in città, pubblicizzando i negozi e rendendo al tempo stesso un servizio importante al consumatore». Non è comunque facile risollevare le sorti dei multimarca italiani, che 20 anni fa assorbivano oltre il 70% del business del tessile-abbigliamento, mentre adesso sono scesi sotto il 30% e nel 2016, secondo Sita Ricerca, si contrarranno al 23,5% (vedi grafico nella pagina a fianco). «In generale reggono
er il suo ventesimo compleanno, il Mapic - la manifestazione internazionale dell’immobiliare commerciale, in programma al Palais des Festivals di Cannes dal 19 al 21 novembre - ripercorrerà le tappe fondamentali del mercato del retail real estate e guarderà al futuro, tracciando le tendenze del prossimo ventennio. «Fin dalla sua nascita, Mapic fa da eco a un settore in continua evoluzione - dice Natalie Depetro, direttore della fera, organizzata come di consueto da Reed Midem -. La crescente internazionalizzazione, la rivoluzione delle abitudini di consumo e l’impatto delle nuove tecnologie sono tra gli sviluppi chiave degli ultimi 20 anni. Per sottolineare la transizione tra passato e futuro, organizzeremo un ciclo di conferenze intitolato “20 years ahead - 20 years back”. Parallelamente renderemo omaggio ai protagonisti del mercato, celebrando i pionieri di Mapic. Ci concentreremo anche sulla nascita di una nuova generazione di operatori del commercio digitale». Sempre nell’ottica, passato-futuro, durante la rassegna si porrà l’accento su Stati Uniti e Cina. Il primo è considerato un mercato precursore - con una ricca offerta di centri commerciali, che sono parte integrante dello stile di vita americano -, mentre il secondo, grazie all’espansione del commercio digitale e all’interesse sempre maggiore dei developer cinesi nei confronti degli shopping center, potrebbe diventare il leader del settore nei prossimi anni. L’integrazione delle nuove tecnologie diventa sempre più un driver di mercato. Alla sua terza edizione il “Digital Summit” (on schedule martedì 18 novembre, in pre-apertura della manifestazione) offrirà l’occasione di esplorare le opportunità di un settore sempre più digitalizzato. Durante la rassegna il “Mapic Innovation Forum” sarà inoltre dedicato alle più recenti e innovative soluzioni volte ad aumentare il traffco e il valore dei punti vendita. Nella “Retailtainment Area” si affronterà un altro aspetto di crescente importanza all’interno dei centri, quello del tempo libero e della cultura. L’edizione 2013 della fera che riunisce il gotha di investitori, sviluppatori e retailer dell’immobiliare commerciale - si è chiusa con oltre 8.300 partecipanti, provenienti da 67 Paesi, tra cui 2.300 developer, 2.400 retailer, 334 investment company e 90 città e autorità locali per complessivi 685 espositori. Gli italiani con 366 presenze hanno rappresentato la più importante compagine dopo i francesi (1.110) e prima dei russi (366). A questo Mapic, la partecipazione italiana continuerà a essere ricca. Tra i presenti, Promos promuoverà il nuovo format commerciale Scalo Milano, in apertura a Milano per l’Expo 2015,mentre Finiper spingerà l’Arese Shopping Center, sempre in dirittura d’arrivo per l’Esposizione Universale. Larry Smith porterà i progetti Infnity Walk a Chongqing e Baia Blu d’Oriente a Ningbo. Ancora, Arcoretail, scommetterà sui Jihua Park cinesi, sul Vaalimaa Luxury Outlet in Finlandia e sul TheSmartGallery di Reggello (e.c.) a Firenze.
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Un’immagine della scorsa edizione del Mapic, che ha riunito oltre 8.300 addetti ai lavori del retail real estate internazionale
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business SCENARI REtAIl
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1. Un’immagine di TheSmartGallery (ex Fashion Valley): l’outlet center di Reggello, vicino a Firenze, è rilanciato da Arco Retail. 2.L’ingresso di Fashion District Mantova, che insieme a Fashion District Molfetta, è stato di recente acquisito da Blackstone
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i negozi di target elevato oppure quelli del mass market - commenta Borghi mentre patiscono le boutique che vendono articoli di livello medio e l’abbigliamento maschile». Mario Dell’Oglio, presidente della Camera dei Buyer, che riunisce 117 tra i migliori top store italiani, e titolare di Dell’Oglio a Palermo, avverte: «I multibrand non avranno più ragione di esistere nel breve se non aggiungeranno valore alla disponibilità del prodotto - dice il dettagliante siciliano -. Altrimenti sarà impossibile competere con internet, che rende sempre più accessibile e vantaggioso in termini di soldi e tempo acquistare
online». «Noi però - prosegue Dell’Oglio - grazie alla nostra professionalità e alla nostra capacità di selezione possiamo orientare l’acquisto e soprattutto creare un rapporto di fiducia con il cliente, che entrando nei nostri negozi dovrà sempre più emozionarsi, stupirsi e divertirsi». Il multibrand dovrà quindi essere in grado «di coniugare offerta e velocità tipiche del web con la personalizzazione di una bottega artigiana per garantire al cliente la sensazione di un servizio ritagliato unicamente sulla sua persona», conclude Dell’Oglio. Sempre riguardo agli scenari futuri, a fronte di un innegabile continuo aumento di quo-
te di mercato dei monomarca e dell’ecommerce a scapito dei multimarca, Fabio Savelli, direttore generale di Sita Ricerca, spezza una lancia a favore dei negozi tradizionali: «Probabilmente la quota del 20-22% rappresenterà lo zoccolo duro, un valore comunque significativo rispetto alla maggior parte delle altre realtà europee - dice il consulente -. Penso anche che prima o poi la gente si stancherà di vedere le strade tutte uguali, con le stesse insegne, e ricercherà l’unicità e la professionalità che il dettaglio indipendente di qualità sa garantire. E che è intrinseco al dna distributivo del nostro Paese». n
Dfs Group (Lvmh)
Nuova vita al Fondaco dei Tedeschi: nel 2016 diventerà una shopping destination fs Group sceglie Venezia per sbarcare in Europa. Il colosso del travel retail, che fa parte della divisione Selective Retailing di Lvmh, lancia il progetto del Fondaco dei Tedeschi: una nuova destinazione commerciale e culturale di oltre 7.900 metri quadri nel cuore della città lagunare. Dopo che nel 2008 lo storico edifcio è stato acquisito da Edizioni, società controllata dalla famiglia Benetton, si è discusso molto sul futuro del Fondaco, costruito nel 1228 per i mercanti tedeschi e utilizzato nei secoli come base di scambio per il commercio di spezie, seta e altri beni tra Oriente e Nord Europa. Il building, in fase di ristrutturazione (il progetto è frmato da Rem Koolhaas), dal gennaio 2016 sarà affttato e gestito da Dfs, che conta spazi nei maggiori aeroporti internazionali del Far East e dell’Asia-Pacifco e 24 iconici store nei centri città. Di questi, 14 sono i luxury T Galleria. Con 9mila dipendenti e 420 location, Dfs collabora con oltre 700 brand internazionali.«Per il nostro debutto in Europa non potevamo che scegliere una città come Venezia, emblema di arte e cultura, un ponte fra Occidente e Oriente, retail e commercio - spiega Philippe Schaus, presidente e a.d. di Dfs Group -. Il nostro obiettivo è creare un’evoluzione del department store all’europea: una destinazione per lo shopping e l’intrattenimento di turisti e veneziani, ma anche un
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luogo di incontro con la città, promuovendo eventi aperti al pubblico, in collaborazione con le istituzioni culturali locali». «L’offerta - aggiunge Schaus - sarà caratterizzata dal meglio del beauty e dei profumi, dell’orologeria e dei gioielli, della moda e degli accessori, del food, del vino e dei gift, con particolare attenzione all’eccellenza veneziana, veneta e nel complesso italiana». Il retail store display concept del nuovo Fondaco - che come ha tenuto a sottolineare Schaus venderà prodotti full price e non duty free - sarà a opera dell’architetto Jamie Fobert. «Al momento il progetto, che creerà più di 300 posti di lavoro, è in via di defnizione - prosegue il top manager -. Abbiamo deciso che il pianterreno ospiterà la zona food&wine, gli accessori e i gift. Il primo piano sarà dedicato alla moda e ai complementi donna, mentre il secondo accoglierà il menswear, insieme agli orologi e ai gioielli. Il terzo livello proporrà un multibrand shoe concept e l’area beauty-fragranze. II quarto sarà uno spazio pubblico, con eventi e iniziative culturali e una terrazza sul Canal Grande e sul ponte di Rialto». Nei giorni di punta Venezia accoglie 150mila turisti al giorno e il ponte di Rialto è attraversato da 50mila persone: al Fondaco non mancheranno certo i visitatori. Probabilmente si verifcherà il problema opposto: selezionare la clientela. (e.c.)
promotion
Il 2014 si chiude con un +4% del giro di affari per la cittadella dello shopping di Mendrisio, che nel 2015 festeggia i 20 anni di attività. Cresce il gradimento dei turisti stranieri, soprattutto dalla Cina e dalla Russia. Mentre l'offerta diventa sempre più ricca: in arrivo 50 nuove insegne, racconta il fondatore Silvio Tarchini.
«La crisi non ci tocca.
Per noi è ancora tempo di crescere» I
n attesa di festeggiare l'importante traguardo dei 20 anni di attività, che ricorre nel 2015, l'imprenditore ticinese Silvio Tarchini, fondatore di FoxTown Factory Stores, guarda con soddisfazione ai risultati conseguiti nell'anno in corso. Chiuderemo il 2014 con un fatturato di 290 milioni di euro, in crescita del 4% sul 2013. L'82% di questa cifra è frutto degli acquisti dei turisti stranieri, sempre più attratti dalla nostra offerta». Oggi l'Italia, con un 23% del giro di affari, è il primo mercato per FoxTown, poi ci sono Russia, Cina e Medio Oriente, che insieme rappresentano il 30% del turnover. Seguono Giappone, Stati Uniti, Svizzera e Germania. «In periodi
di crisi come quello attuale, sono proprio gli outlet a soffrire meno», puntualizza Tarchini. Momenti in cui piuttosto che fare acquisti è più facile cedere alla tentazione di comprare un capo di Gucci, Prada, Yves Saint Laurent, Christian Dior della stagione precedente, pagandolo come minimo il 30% di meno - e se si è fortunati, addirittura il 50-60% - che in boutique. E le sollecitazioni sono tante al FoxTown, se si considera che sui 30mila metri quadri di superfcie sono 160 gli stores presenti, 250 i grandi marchi offerti, per un totale di oltre 1.000 posti di lavoro. Una fotografa in continua evoluzione, dal momento che ogni anno si aggiungono nuove aperture: recenti quella di Furla, Sandro Paris, Woolrich, Marville; imminente quella di Philipp Plein. E presto arriveranno ben 50 nuovi negozi. «Per accoglierli stiamo costruendo una struttura che verrà collegata a quella già esistente. Sono new entry che selezioniamo con cura da una lunga lista di attesa, perché solo i nomi accreditati possono entrare a far parte della nostra "famiglia"». A invogliare
ulteriormente i consumatori, la facile raggiungibilità dell'Outlet Center, che dista solo 50 chilometri da Milano (40 minuti di autostrada) e che oggi benefcia anche della nuova stazione ferroviaria di Mendrisio S. Martino, distante solo 100 metri dal Centro. «Un tragitto che nell'arco di due anni sarà ancora più piacevole, grazie al collegamento coperto che stiamo defnendo». Nel frattempo, aggiunge Tarchini, «siamo in attesa che si concludano i lavori del nuovo svincolo autostradale, che sarà pronto nel 2017 e che garantirà un accesso ancora più agevole. Il Ticino, d'altra parte, è divenuta una vera e propria fashion valley, dove i più importanti player a livello internazionale hanno creato sedi proprie.
FOXTOWN FACTORY STORES Via Angelo Maspoli 18 6850 Mendrisio - Svizzera Tel. 0041 848 828 888 www.foxtown.com
business REAL ESTATE
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l retail italiano è sotto esame. Gli investitori internazionali stanno tornando a mostrare interesse per il nostro Paese e guardano con attenzione allo “Sblocca Italia”, in particolare alle norme che prevedono di liberalizzare i contratti di locazione al di sopra dei 250mila euro a uso non abitativo. Una serie di misure “market oriented”, diventate legge all’inizio di novembre, e che - sulla carta - promettono di dare un colpo di spugna ad aspetti come la durata minima dei contratti e l’indennità di buona uscita (quella che gli americani chiamano key money), da sempre accettati mal volentieri da parte degli operatori stranieri. «Con l’abolizione della durata minima del contratto e la possibilità di pattuire canoni a scaletta - sintetizza l’avvocato Alessandro Barzaghi dello Studio Legale Cocuzza & Associati - il mercato dovrebbe risultare più flessibile e pronto ad agganciare la ripresa che gli operatori si attendono». Siamo quindi nella fase di bottoming out, come direbbero gli inglesi. A esserne convinti sono un pool di esperti del settore che hanno partecipato nelle scorse settimane al Retail Trends 2014, organizzato proprio dallo Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano, che hanno confermato come nel corso degli ultimi mesi gli investimenti stiano aumentando (i dati più recenti di Cushman & Wakefield parlano di un +2,6% in aprile) e si stanno rivolgendo soprattutto verso gli immobili premium. In questo contesto, asset di pregio in zone commerciali ambite continuano a suscitare l’interesse degli investitori, mentre l’appeal delle aree periferiche è in calo. Questi trend andranno verificati su almeno 3-4 trimestri prima di dimostrare che l’Italia è ancora un mercato interessante, ma i presupposti ci sono.
Mattone: prove generali di rIpresa I primi sentori positivi per il mercato immobiliare commerciale si sono registrati ad aprile (+4,6%) e gli addetti ai lavori concordano: siamo di fronte a un bottoming out. La fiducia verso un prossimo recupero è legata anche alla liberalizzazione dei contratti delle grandi locazioni di Andrea Bigozzi
a Milano il mattone schizza del 6,7% Quotazioni retail - giugno 2014
High street shops d/MQ/anno crescita annua Milano Roma Bologna Napoli Torino retail parks Milano Roma
8.000 7.500 2.200 1.600 1.700
6,7% 7.1% 0.0% -5,9% 0,0%
d/MQ/anno crescita annua 200 200
-9,1% 0,0%
shopping centres d/MQ/anno crescita annua Milano Roma
850 850
0,0% 0,0%
Fonte: Cushman & Wakefeld Research Publication
Galleria a Gonfie vele, in attesa dell’expo
Per tutti gli esperti del real estate coinvolti nello studio non ci sono dubbi: Milano resta la piazza più dinamica per il real estate. «L’Expo comincia a far sentire il suo effetto su Milano - sottolinea Sabrina Boldrocchi di Fashion & Retail - ma le aziende si sono mosse troppo tardi e ora vogliono tutto e subito». Risultato: quotazioni alle stelle, specie per gli immobili che si trovano nel Quadrilatero, e un gran numero di cantieri aperti lungo via Montenapoleone 48
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(tra gli arrivi imminenti ci sono Van Cleef & Arpels, Malo, Emilio Pucci, Falconeri). Ma l’exploit non dipende solo dall’Expo: il capoluogo lombardo resta sempre il punto di partenza per l’avvio di progetti retail, specie da parte dei colossi internazionali. «La città - ricorda Raffaele Tarozzi di Rdc retail - è l’unica veramente europea in termini di pubblico e di rendimenti degli spazi commerciali». Non è un caso, dunque, che
Versace è tra le new entry in Galleria Vittorio Emanuele
ogni volta negli ultimi mesi si sia spesso parlato di un possibile ingresso in Italia di Harrod’s, Uniqlo e El Corte Inglès, la città individuata per lo sbarco era sempre Milano. L’ultima conferma di un maggior dinamismo del capoluogo lombardo arriva dalla Galleria Vittorio Emanuele, che ha visto una serie di transazioni a valori molto alti. «La Galleria - segnala Baldrocchi - è ritornata ad essere il salotto buono dei mila-
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nelle hight street un negozio rende fno all’8%. Torino al top rendimenti retail e tagli immobili - settembre 2014 Città
Torino Milano Verona Cortina Portofno Genova Venezia Firenze Roma Bologna Napoli Bari Porto Cervo Palermo Catania
tagli (al mq)
Min 80 70 50
Max 700 800 400
10 50 20 50 50 50 50 70 10 15 80
30 800 100 250 300 280 200 150 80 250 280
rendimento sull’investimento
Min 6% 5% 5,5% 6% 6% 6% 5% 6% 5,5% 6% 6% 7% 6% 6% 7%
Max 8% 6,5% 7% 7% 7% 7,5% 7% 7,5% 7% 8% 7,5% 8% 7% 7,5% 8%
Fonte: World Capital Real Estate Group
nesi e per i grandi brand ha ormai lo stesso appeal di via Montenapoleone». Gli incassi provenienti dalle locazioni degli spazi retail all’Ottagono sono aumentati del 76% dal 2012 a oggi. Il risultato, che porta la redditività a una cifra record di oltre 23 milioni nel 2014, è merito di una delibera del Comune di Milano di due anni fa, che impone il raddoppio del corrispettivo in caso di subentro a contratti di locazione esisten-
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1. Diesel a ottobre ha inaugurato un grande fagship store in Piazza di Spagna a Roma 2. Prada ha appena inaugurato un fagship a Torino, città che mantiene alte le sue quotazioni immobilieri
ti oltre all’impegno da parte da parte del nuovo “inquilino” a finanziare il restauro dell’edificio, come accaduto con Versace e Giorgio Armani. «Tuttavia - ricorda Barzaghi - i giudici del Tar di Milano hanno dichiarato la nullità della delibera, mettendo a rischio i piani industriali dei retailer che hanno deciso di aprire in Galleria in base alle nuove linee guida di Palazzo Marino. Vediamo se arriverà l’annullamento della decisione del Tar da parte del Consiglio di Stato, che si spera abbiano una visione più moderna del mercato». le Griffe blindano piazza di spaGna
Usciti dal capoluogo lombardo e dalle sue vie dello shopping, l’elemento che condiziona la scelta delle aziende per le location dei loro nuovi opening è il turismo. Con
questa chiave di lettura si spiega il recupero, sul piano degli investimenti immobiliari, di Roma, che nei primi 9 mesi del 2014 ha registrato 600mila arrivi in più. Trend che dovrebbe crescere prossimamente anche in base al piano industriale di AlitaliaEtihad. «A Roma i clienti sono soprattutto turisti - segnala Luca de Ambrosis Ortigara di DeA Real Estate Advisors - e gli investimenti si concentrano nelle aree in cui c’è maggiore passaggio di questo target». In effetti quest’anno il lusso ha blindato il centro storico della capitale. Solo a Piazza di Spagna negli ultimi mesi hanno aperto Versace, Diesel (lo store più grande d’Europa), Emilio Pucci, Longchamp, K-Way, Jaeger-leCoultre e Acqua di Parma. Che la Città Eterna riscuota appeal tra gli operatori del lusso è confermato dai recenti investimenti della famiglia reale del Qatar, proprietaria di Valentino. È di 100 milioni di euro la cifra che avrebbe sborsato lo sceicco Al Thani per aggiudicarsi i locali dell’American Express di piazza Mignanelli, accanto alla sede della maison di moda, per farne un flagship store da 1.500 metri quadrati, che sarà inaugurato nel 2015. Da un punto di vista sostanziale tutti gli operatori che hanno preso parte al Retail Trends 2014 sono d’accordo nel ritenere che il turismo sia sempre di più una discriminante rilevante per la scelta delle location. In questo quadro anche città come Firenze, Venezia e Verona rappresentano piazze interessanti per il mercato. «Venezia - spiega Maristella Brambilla di 18 Montenapoleone - ha mantenuto un forte interesse per gli investitori stranieri (come dimostra il progetto commerciale di Dfs all’interno del Fondaco dei Tedeschi, ndr). Qui la domanda continua a essere superiore all’offerta». Anche Bologna e i centri provinciali del Nord sono entrati in una fase di recupero per gli immobili di pregio. Più debole (ma non è una novità), l’interesse dei retailer per il Meridione e per le Isole. «Per quanto riguarda la Sardegna - fa notare Tarozzi - bisognerà stare a guardare cosa succederà a Porto Cervo dopo gli investimenti dei capitali arabi, tuttavia l’isola resta penalizzata da una stagione estiva breve». In sintesi il mercato evidenzia il gap tra location primarie e secondarie e tra Nord e Sud. Ma quello che in futuro si dovrà tenere in considerazione non è nÈ la geografia, né la qualità degli immobili, ma piuttosto il cambiamento delle abitudini di acquisto. PerchÈ anche nelle quotazioni retail, la crescita dello shopping online rin schia di cambiare le carte in tavola. 12_11_2014
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business PIAZZE DI GRIDO
1. Uno scorcio della famosa via Nassa, epicentro dello shopping luganese 2. Piazza Rezzonico, nel cuore della città 3. Le vetrine Prada in via Nassa: il luxury brand ha recentemente inaugurato uno store di 860 metri quadri distribuiti su tre piani
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Lugano l’ultima frontiera del retaiL Dai monomarca ai plurimarca: la città di Lugano è diventata una delle mete più gettonate per l’espansione del retail made in Italy. C’entra la vicinanza al nostro Paese, ma anche l’appeal del mercato elvetico, meno ingessato e penalizzante di quello italiano. E il target dei consumatori, che assicurano un andamento stabile alle vendite di Angela Tovazzi
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iamo in via Nassa, il salotto buono di Lugano. Sotto i porticati ottocenteschi è un susseguirsi di boutique. I marchi blasonati dell’oreficeria si alternano a quelli della moda internazionale, con tante insegne dal nome italiano. Una schiera di esponenti dell’Italian style che negli ultimi anni si è infoltita con l’arrivo di nuovi flagship e multimarca votati al lusso. L’ultimo a mettere una bandierina sulla via dello shopping cittadino per antonomasia è stato Prada. 860 metri quadri di superficie espositiva distribuita su tre piani, con la summa del Miuccia-pensiero: l’abbigliamento uomo e donna, la pelletteria, gli accessori, le calzature. Solo un anno fa era stata la volta di Gucci, con uno store di 400 metri quadri, e poco prima di Emporio Armani. Nuovi inquilini diventati vicini di casa di altri marchi made in Italy, come Baldinini ed Ermenegildo Zegna, che qualche anno fa ha rinnovato il suo negozio storico, rafforzando così il legame con il Canton Ticino, dove ha consolidato molte delle sue attività produttive. Ma a insediarsi
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recentemente nella città sulle sponde del Ceresio sono stati anche protagonisti di spicco del wholesale italiano: pensiamo ad Antonioli, Tiziana Fausti, Base Blu, che uno dopo l’altro sono sbarcati a Lugano, oppure hanno implementato la loro presenza in loco. È il caso di Antonioli, che alla storica boutique dedicata al womenswear di via Nassa ha aggiunto nel 2013 uno spazio focalizzato sul menswear. «La Svizzera, e il Ticino in particolare - dice il titolare Claudio Antonioli - si stanno convertendo da paradiso fiscale a importante polo commerciale e industriale. Logisticamente sono vicini e, soprattutto, lì tutto funziona». Proprio la burocrazia snella, le tasse più leggere, la flessibilità nel mercato del lavoro e l’efficienza del sistema Paese hanno fatto da calamita, negli ultimi anni, per aziende e privati in arrivo dall’Italia, in fuga da un fisco vorace e da uno Stato zavorrato dal suo debito pubblico. Guarda caso la comunità italiana, con i suoi 298mila residenti (dato relativo al 2013 fornito dall’Ufficio Federale di Statisti-
- i grandi marchi possono intercettare la clientela russa e asiatica, che sempre più sceglie il Ticino come rotta per i propri viaggi». Beneficiando nel contempo di alcune agevolazioni e libertà di manovra, rispetto alle regole del Bel Paese: «Va considerato che in Svizzera l’Iva è all’8% e che si può pagare ancora in contanti: un aspetto determinante, quest’ultimo sottolinea D’Andrea - soprattutto per la clientela internazionale, che quando si trova a fare shopping in Italia è spesso infastidita all’idea di non poter spendere più di 1.000 euro in cash». I costi degli affitti, inoltre, sono abbastanza stabili e (secondo chi abbiamo interpellato) allineati a quelli dei più importanti centri
no, come commenta Tiziana Fausti, che un anno e mezzo fa in Piazzetta Maraini-angolo via Nassa ha avviato un concept store, «non permette un aumento esponenziale dell’offerta rispetto all’effettiva domanda», anche se la città «offre sicurezza, grazie a consumatrici che non spendono eccessivamente, ma che sono molto attente alle novità». Un’opinione condivisa da Bruna Realini, titolare del multimarca Shuga, un’insegna presente nel centro lacustre dal 2001 e che da un mese circa si è trasferita negli spazi dell’ex Hotel Palace con uno spazio di 500 metri quadri su due piani e 12 vetrine: «Le nostre clienti sono per l’80% locali, in particolare italiane che si sono trasferite qui. Si tratta di consumatrici oculate, che non fanno spese smodate, ma abbastanza costanti negli acquisti». «La forza di Lugano - sintetizza - sta nel fatto che si registrano meno “up and down” rispetto all’andamento altalenante del mercato italiano. La crisi si sente anche qui, ma il business dà più certezze». Insomma, dopo Zurigo e Ginevra - in pole position nella classifica delle destinazioni del lusso in Svizzera -, Lugano si sta ritagliando un ruolo di
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ca) è la più importante fra gli stranieri che vivono in Svizzera. Un bacino fondamentale per lo shopping luganese: «La città può contare sul potere d’acquisto rilevante dei propri residenti, grazie anche all’arrivo dall’Italia di numerose famiglie facoltose, che garantiscono una tenuta del commercio, della moda in primis», spiega Ivano DÕAndrea, economista e a.d. del Gruppo Multi, holding ticinese di servizi attiva nel settore immobiliare. Ma anche il turismo gioca un ruolo fondamentale: «A Lugano - prosegue
4. Il concept store Tiziana Fausti in Piazzetta Marainiangolo via Nassa: 350 metri quadri su tre livelli tutti dedicati agli accessori 5. Antonioli a Lugano: in città lÕinsegna multimarca ha due spazi, dedicati rispettivamente al womenswear e al menswear 6. La boutique Ermenegildo Zegna di via Nassa
della Penisola, anche se meno esosi rispetto a Milano: «Nella zona centrale che circonda Piazza Riforma, e che include dunque la famosa via Nassa - spiega l’a.d. del Gruppo Multi - i prezzi per un locale commerciale al piano terra vanno dagli 800 ai 1.500 franchi al metro quadro annuali (da circa 665 a 1.245 euro, ndr). E se un negozio è alla ricerca di un nuovo inquilino, lo trova subito. Sono molti i marchi che non sono ancora presenti e che potrebbero dunque arrivare nei prossimi anni». Certo, la piazza di Luga-
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primo piano tra le città elvetiche dello shopping, diventando una delle nuove frontiere per il retail italiano. Se poi mai si concretizzerà il travagliato progetto della ferrovia Arcisate-Stabio, il collegamento tra Lugano e l’aeroporto di Malpensa potrebbe avvenire con un viaggio di appena 50 minuti. Un’opera di cui si parla da 20 anni, già completata nel tratto svizzero, e che sul versante italiano è ancora bloccata per la farraginosità della nostra burocrazia. Fino a data da destinarsi. n 12_11_2014
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business centri coMMerciali
Massimo Moretti
Lancia una proposta al mondo del LuSSo Per dimensioni, numero di occupati, fatturato e tenuta del mercato, il settore degli shopping center in Italia è di tutto rispetto. Ma non sempre viene considerato come tale dal fashion system. Massimo Moretti, nuovo presidente del Cncc, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, fa il punto sul comparto, elenca le nuove strategie messe in atto dall’associazione e lancia una proposta per avviare un dialogo con il mondo del lusso: perché i brand della moda non creano collezioni ad hoc come già accade per gli outlet center? di Elisabetta Campana
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Massimo Moretti presidente di Cncc e head of business unit portfolio retail di Beni Stabili Siiq
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arà che il sistema distributivo italiano si differenzia da quello degli altri Paesi. Sarà che negli ultimi anni i centri commerciali e il Cncc, che li rappresenta, non hanno spinto sull’acceleratore della visibilità. Sta di fatto che questo settore - che vale un fatturato di 51 miliardi di euro, pari al 3,2% del Pil della Penisola - è spesso sottovalutato. In qualità di nuovo presidente del Cncc, quali strategie sta mettendo in atto per dare slancio al comparto? Innanzitutto vorremmo provare a rispondere a una domanda fondamentale, al tempo stesso una provocazione: come mai nella Penisola, contrariamente a quanto succede nel resto del mondo, non si riesce a declinare una proposta di centro commerciale nel target elevato? Nonostante i nuovi shopping center realizzati in Italia - vedi per esempio Nave de Vero di Corio a Marghera - siano in linea con gli standard internazionali in termini di concept architettonico, qualità, cura dei dettagli e dimensioni, l’offerta merceologica non supera spesso il livello medio
ed è di frequente dominata dalle catene della fast fashion. A bloccare un maggior dialogo tra i nostri mondi sono principalmente dei pregiudizi radicati nel tempo. Ma se li abbiamo superati nei confronti degli outlet center, perché non dovremmo farlo anche per i centri commerciali? Come è dunque possibile allettare il fashion system e far sì che il vostro mondo e quello del lusso dialoghino? Lancio una proposta ai brand della moda dell’alto di gamma, che potrebbe rappresentare un primo passo importante per avviare un circolo virtuoso: creare collezioni ad hoc per i centri commerciali, come già accade per gli outlet center. È un’esperienza di successo che dovrebbe essere duplicata. E il Cncc è disponibile a dare un supporto a chiunque desideri instaurare un dialogo concreto. Può allettare anche il fatto che i fondamentali del nostro comparto evidenziano la validità della formula e soprattutto la tenuta del mercato, rispetto ad altri canali che risentono di più della crisi.
Numero di visitatori e andamento delle vendite: in che modo la formula tiene? Nel 2014 l’affluenza nelle nostre strutture è previsto si mantenga pressochÈ stabile: quasi 2 miliardi di visitatori. Vuol dire che ogni italiano al di sopra dei 14 anni frequenta un centro commerciale 2,5 volte al mese. A livello di vendite, da aprile a giugno (ultimo dato disponibile) si è registrato nelle gallerie un incremento dello 0,8% del sell out di abbigliamento. Un dato che ci fa ben sperare per il
rafforzare i rapporti con gli investitori stranieri e con i retailer. Abbiamo lanciato l’indice mensile delle affluenze e nel 2015 debutteremo con quello sull’andamento delle vacancy. Entro dicembre sarà pronto il nostro nuovo sito: amplieremo la banca dati riservata agli associati e offriremo un servizio di e-learning. Per favorire la formazione creeremo anche la scuola del Cncc. Abbiamo infine istituito i “Retail Awards” per sottolineare il ruolo strategico che le insegne giocano all’interno dei centri.
Rispetto a Paesi come Francia e Gran Bretagna, in Italia c’è ancora spazio per lo sviluppo di nuovi centri: quali i prossimi opening e i prodotti vincenti? Premesso che Liguria, Toscana e in generale il Sud Italia sono tra le aree meno sature, in Italia vi è spazio ovunque per prodotti di qualità. A partire dai regional mall (di oltre 80mila metri quadri di superficie lorda affittabile, gla) pressochè assenti nel Paese: in arrivo importanti progetti come l’Arese Shopping Center che inaugurerà vicino
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futuro: dimostra che, nonostante le difficoltà generali, la gente continua a credere in questo format.
Tra l’altro, come lei spesso ricorda, andare in un centro commerciale è una scelta voluta e programmata, ben diversa da un acquisto sotto casa o da un click su un sito e-commerce... Che piaccia o non piaccia, gli shopping center rappresentano una valida alternativa. Sono apprezzati da tante persone che decidono di prendere la macchina, spendere i soldi della benzina e investire il proprio tempo per trascorre - in media 32 volte all’anno - almeno un’ora e mezza in un luogo confortevole (caldo d’inverno, fresco d’estate), pulito, sicuro e con un’offerta completa. Peculiarità che, tra l’altro, non sempre vengono assicurate dai centri città. A livello di Cncc, quali sono le iniziative che state mettendo in atto per favorire l’attività dei vostri associati? Intendiamo sfruttare al meglio il network internazionale di cui facciamo parte per
I numeri
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centri commerciali, retail park, outlet center
15,7 mln
metri quadri di superfcie lorda affttabile (gla)
1,8-2 mld
visitatori all’anno
51 mld
fatturato all’anno (in euro)
324mila dipendenti
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a Milano per l’Expo e il Westfield Milan che dovrebbe aprire a fine 2017 nei pressi dell’aeroporto di Linate. Fondamentali anche i centri di vicinato e quelli che rivitalizzano determinate zone strategiche della città, oltre alla new wave dei lifestyle center e/o degli entertainment center tipo Scalo Milano, in dirittura d’arrivo, sempre per l’Esposizione Universale, a Sud del capoluogo lombardo. Le sue previsioni per il settore? Le opportunità di sviluppo per nuove strutture (sperando che vengano snellite le procedure burocratico-amministrative), gli investitori internazionali core che tornano a guardare con interesse l’Italia (come i tedeschi di Allianz e il fondo sovrano di Singapore Gic) e la finanza che crea relazioni più strette con gli specialisti del comparto fanno ben sperare per i centri commerciali. Il nostro settore, grazie alle affluenze in crescita, è pronto a con gliere la piena ripresa economica. 1. Il mall Nave de Vero di Corio a Mestre 2. Il centro Tiburtino di Igd Siiq a Guidonia (Roma) 12_11_2014
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business tech retail a cura di Elisabetta Fabbri
coin
L’app CheckBonus premia i clienti
L’app CheckBonus realizzata da Coin
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Vendite più effcienti con l’Rfd project
Un sofsticato sistema Rfd con funzione antifurto e informativa
Il gruppo spagnolo del fast fashion si prepara a uno dei più significativi cambiamenti in ambito retail
lla scorsa assemblea annuale A degli azionisti di Inditex, ad Arteixo in Galizia, il ceo Pablo Isla ha
lanciato un progetto per l’identificazione dei capi che sfrutta le onde radio, grazie alla tecnologia Rfid (acronimo di radio-frequency identification, identificazione a radio frequenza). Obiettivo: rendere più snella ed efficiente la gestione delle vendite. Isla ha definito il progetto «uno dei più significativi cambiamenti del gruppo, nell’ambito della gestione degli store». La tecnologia avanzata permetterà al colosso spagnolo di seguire i movimenti di abiti o accessori da quando escono
dalla piattaforma logistica, fino al loro acquisto in negozio. La soluzione, che coinvolge partner come Checkpoint Systems e Tyco Retail Solutions, è attualmente in uso in 700 negozi Zara di 22 Paesi, ma nei piani c’è l’estensione a 1.000 store per la fine del 2014 e a tutta la rete distributiva dell’insegna per il 2016. Il passo successivo sarà l’applicazione agli altri marchi in portafoglio: Pull&Bear, Massimo Dutti, Bershka, Stradivarius, Oysho e Uterqüe. Un processo imponente, visto che alla fine dell’esercizio 2013 l’azienda del fast fashion contava in totale 6.340 negozi in 87 mercati.
Coin diventa uno “smart store” in grado di interagire in tempo reale con il cliente. Questo grazie a CheckBonus, un’applicazione per dispositivi mobili che utilizza la tecnologia iBeacon (introdotta da Apple con iOS 7) per localizzare gli utenti all’interno del negozio. Da fne giugno la soluzione è operativa nei punti vendita di Milano (piazza V Giornate, viale Monza, piazza Cantore e corso Vercelli): chi entra con l’applicazione CheckBonus attiva può accumulare punti che, al raggiungimento di determinate soglie, permetteranno di ricevere promozioni esclusive, oltre ai premi del catalogo dell’app (giftcard o coupon di sconti). Negli store Coin è inoltre possibile sottoscrivere gratuitamente la Coincard, presentando alle casse la schermata con la promozione che apparirà sul proprio smartphone.
certilogo
Con le dogane contro la contraffazione La tecnologia Certilogo per l’autenticazione dei prodotti di marca è stata scelta dalla World Customs Organization (Organizzazione mondiale delle dogane) per entrare nel progetto Ipm - Interface public members, un sistema utilizzato dagli uffciali delle dogane per verifcare l’autenticità dei prodotti in transito alle frontiere. Grazie alla nuova partnership, oltre 75 dogane e migliaia di uffciali doganali potranno controllare, con pochi e semplici click, l’autenticità dei prodotti dotati di codice Certilogo che varcano i confni di Stato. Attualmente sono oltre 30 i marchi del settore moda-lusso che hanno deciso di aderire alla campagna anticontraffazione di Certilogo. Tra le new entry fgura Giuseppe Zanotti Design, che va ad aggiungersi a brand come Versace, Blumarine, Stone Island, Colmar, Add, Mbt e Museum.
La piattaforma che permette di controllare l’autenticità di un prodotto etichettato con codice Certilogo
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L’etichetta intelligente Rfd Zephyr 2 di Checkpoint Systems
Un videowall Samsung
SamSung
Nuove soluzioni per il digital signage Il digital signage (segnaletica digitale) - nuova forma di pubblicità attraverso avvisi pubblicitari o cartellonistica digitale e videoposter, veicolata per mezzo di schermi elettronici o videoproiettori - può portare benefci al retail, grazie all’interazione con i clienti e a una comunicazione non più statica ma dinamica. Ne sono convinti alla Samsung, che ha lanciato in Italia il nuovo Large format display (Lfd) UHD, «ideale per i brand che vogliono ricreare un’esperienza visiva superiore». Lo schermo può arrivare a 110 pollici, con una qualità d’immagine quattro volte superiore a quella degli Lfd tradizionali. Per gli shop di piccole dimensioni sono stati realizzati monitor da 20 e 10 pollici capaci di interagire con i clienti. Il gruppo coreano ha lanciato inoltre una Smart Signage Platform di seconda generazione per gestire il digital signage. Aggiornata e migliorata rispetto alla prima versione, è stata integrata al’interno degli Lfd Samsung. La piattaforma consente la creazione di un’interfaccia videowall touch interattiva, senza la necessità di ricorrere al PC o ad altri dispositivi esterni. Incorpora inoltre un lettore multimediale, i software per la gestione e lo sviluppo dei contenuti (MagicInfo e WebAuthor) e il Wi-Fi. Insieme, come spiegano gli esperti di Samsung, assicurano un processo di creazione, modifca, e condivisione dei contenuti estremamente semplice ed effcace, controllabile da remoto in qualunque momento.
tyco retail SolutionS
Focus sull’inventory visibility e l’analisi dei dati L’azienda di soluzioni di sicurezza e retail performance Tyco Retail Solutions lancia un nuovo software per l’inventory visibility - TrueVue 5.1 - che promette di accelerare i tempi di implementazione Rfd su larga scala in ambito retail, a costi contenuti. La tecnologia Rfd sta diventando un fattore chiave in un’ottica di sviluppo commerciale multicanale e, secondo gli esperti di Tyco, consente di incrementare fno al 99% la precisione dell’inventario, permettendo di determinare e mantenere a Reader Rfd di Tyco Retail Solutions disposizione la giusta quantità di articoli. «Continuiamo a migliorare le nostre soluzioni - spiega Nancy Chisholm, presidente della divisione di Tyco - per aiutare i retailer di tutto il mondo a ottenere vantaggi competitivi e a raggiungere l’eccellenza nel punto vendita. TrueVue 5.1 li supporta nell’ottimizzazione degli investimenti in tecnologie cloud e mobile, portando a una maggiore effcienza nel punto vendita». Tra le nuove funzionalità c’è la gestione degli inventari attraverso sistemi mobili in ambiente operativo iOS (Apple). IPhone e IPad, per citarne un paio, possono essere integrati con parti accessorie che li fanno diventare dei dispositivi Rfd, operativi al 100% attraverso le tecnologie Bluetooth 4.0 e wireless. Con una base clienti di oltre 185mila punti vendita nel mondo, Tyco conferma il suo focus sull’innovazione anche con un investimento nelle soluzioni Big Data per il retail. Infatti è entrata nel capitale della californiana RetailNext, produttrice di piattaforme che permettono di formulare analisi dettagliate e in tempo reale, utilizzando dati sui consumatori provenienti dallo store (via video, wi-f, Bluetooth o sistemi POS). I risultati portano a migliorare il merchandising, l’operatività e il servizio al cliente.
checkpoint SyStemS
Moda più protetta con Rfd Zephyr 2
Checkpoint Systems, tra i maggiori operatori nelle soluzioni per il retail focalizzate sulla disponibilità della merce (come la visibilità dei prodotti e la prevenzione dei furti) ha messo a punto una nuova etichetta per la protezione, in Europa e negli Usa, di tutte le tipologie di abbigliamento. Si chiama Rfd Zephyr 2 ed è dotata di un sofsticato chip, UCODE 7, fornito da NXP Semiconductors. «Questo prodotto - spiegano da Checkpoint - si contraddistingue per la sensibilità di lettura e scrittura, che consente un conteggio accurato e una rapida codifca della merce». «Il tag proseguono i produttori - di dimensioni 54x34 millimetri, è stato ottimizzato per interagire con tutti i sistemi di identifcazione a radio frequenza di Checkpoint. L’innovativa label ha ottenuto la certifcazione dall’ARC Center dell’Università dell’Arkansas nelle categorie A (Denim), B (capi imbustati), C (articoli confezionati) e D (capi appesi) per l’utilizzo in Nord America, e nelle categorie I e K (abbigliamento) per il mercato europeo. Ciò consentirà alle fashion company clienti di utilizzare lo stesso cartellino per diverse categorie di prodotto, a livello globale, ottimizzando le operazioni di protezione alla fonte.
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Nuovi orizzonti per Benetton Mosca, Berlino, Barcellona: Benetton diffonde un concetto innovativo di negozio e si prepara alla ristrutturazione. L’obiettivo del nuovo ceo, Marco Airoldi, è «tornare ad avere più controllo sulla rete di distribuzione» di Marcelo Crescenti
Marco Airoldi è dall’aprile scorso amministratore delegato di Benetton Group. Manager di estrazione Boston Consulting, milanese, 54 anni, laurea in ingegneria, prende in mano le redini del gruppo di Ponzano Veneto dopo la gestione di Alessandro Benetton
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a conferenza stampa per l’inaugurazione del nuovo punto vendita Benetton a Mosca è appena terminata, quando un uomo distinto entra nel negozio affacciato sulla via Terwskaja, cuore dello shopping cittadino. » Marco Airoldi: indossa un pullover Benetton rosso sotto la giacca e si comporta come un normale cliente, finché i dipendenti non lo riconoscono. Milanese, 54 anni, Airoldi è il primo manager esterno a prendere in mano le redini del colosso di abbigliamento. Gode a tutti gli effetti del pieno potere operativo e il suo compito, in qualità di a.d., è chiaro: aprire un nuovo ciclo di crescita per Benetton. Il marchio ha or-
mai perso il ruolo di leader, la macchina delle vendite ha rallentato e, come se non bastasse, il bilancio registra significative perdite a causa dei costi di ristrutturazione. La svolta dovrebbe arrivare dal riassetto proposto dall’executive, quando ancora operava come consulente presso Boston Consulting. Sotto l’egida della holding Edizione S.r.l., la suddivisione in tre settori - Marchi, Produzione e Real Estate - prevista a partire dal 2015 (vedi box a fianco), dovrebbe contribuire a migliorare l’efficienza dell’intera azienda, promuovendo un orientamento più mirato. Ogni settore agirà in modo indipendente, anche con riferimento alla genera-
zione degli utili. Eppure, dopo un 2013 ribattezzato ìannus horribilisì, con ingenti perdite legate alla chiusura di diversi punti vendita e alla cessione dei marchi Playlife e Killer Loop, anche nel 2014 i risultati non saranno entusiasmanti. Il piano di rilancio poggia su due pilastri: il focus sui marchi e un maggiore controllo sulla rete di distribuzione. Queste mosse dovrebbero bastare a riportare in auge la griffe United Colors of Benetton, accrescendone la redditività. E Mosca è una tappa fondamentale di questo piano. Da maggio di quest’anno, Benetton controlla il 100% della propria divisione russa. In Russia, la casa di moda possiede già
otto monomarca, che dovrebbero salire a 40 nei prossimi tre anni, aggiungendosi ai 100 punti vendita partner esistenti. «Queste cifre sono indicative e il numero dei nuovi negozi in arrivo potrebbe anche aumentare», dichiara il responsabile Benetton per la Russia, Ruslan Malich, che è stato “soffiato” alla concorrente Inditex all‘inizio 2014. Anche a Mosca, così come a Milano e in altre capitali europee, il punto di forza della strategia retail è il nuovo store concept battezzato “On Canvas”. Un format che, sulla via Terwskaja, trova espressione in una superficie di ben 1.600 metri quadrati distribuiti su tre piani. Le decorazioni discrete nei toni pastello e i punti luce pensati ad hoc guidano l’occhio direttamente sui prodotti. Inoltre, il nuovo design viene costantemente rinnovato e adeguato. La collezione è incentrata sulla linea donna, mentre ai capi uomo e bambino sono dedicate zone specifiche. I nuovi negozi dovrebbero aiutare Benetton a colmare la distanza che si è creata
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suo impegno in Russia: «Benetton è presente su questo mercato dal 1992, il marchio è molto conosciuto e le prospettive a lungo termine sono rosee: tutti presupposti per investire». Airoldi viene subito al dunque, analizzando la situazione, con la stessa freddezza di un consulente abituato ad avere a che fare con i numeri. «Sono 15 anni che l’azienda non cresce. » un dato di fatto», afferma. «Ci siamo concentrati troppo sulle esigenze dei partner, invece che sui desideri dei clienti». Ma le cose cambieranno presto: «Non si tratta - assicura Airoldi - solo di ridurre i costi: dobbiamo ricreare i collegamenti e ripensare i processi interni all’azienda». Il nuovo ceo punta a consolidare la distribuzione. «Vogliamo riprendere in mano le redini della situazione e operare un maggiore controllo sulle vendite», dichiara il numero uno dell’azienda di Ponzano Veneto. Questa volontà implica non solo l’apertura di nuovi monomarca, ma anche una più stretta collaborazione con l’headquarter per la
2015: L’anno decisivo per il gruppo veneto
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l Consiglio di amministrazione del Gruppo Benetton ha approvato in via defnitiva il piano di ristrutturazione aziendale, al via il 1° gennaio 2015. Il primo passo sarà la suddivisione della maison in diversi settori. Sotto l’egida della holding familiare Edizione S.r.l., verranno costituite tre unità, guidate ciascuna da un proprio ceo e incentrate rispettivamente su Marchi, Produzione e Real Estate. Ognuna opererà sul mercato in modo indipendente. Ciò signifca, ad esempio, che gli stabilimenti tessili di Benetton potranno accettare incarichi per conto terzi. La nuova struttura aziendale è stata sviluppata in collaborazione con i consulenti di Boston Consulting, facenti capo a Marco Airoldi, successivamente nominato dal maggio 2014, ceo della divisione Marchi (vendita, marketing e negozi) di Benetton. I provvedimenti si articolano in un piano triennale che prevede un orientamento più mirato ai brand United Colors of Benetton e Sisley, ed è fnalizzato a una ripresa della redditività. Nel 2013, a seguito della ristrutturazione, il fatturato del Gruppo aveva subito un calo del 13% a quota 1,6 miliardi di euro risultato alquanto deludente, dopo l’utile di 24 milioni di euro fatto registrare nel 2012.
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1 e 3. Due immagini dello store di Mosca che ha adottato il concept On Canvas, utilizzato anche a Milano nel negozio in piazza Duomo 2. La nuova campagna pubblicitaria Benetton dedicata al tema degli apolidi nel mondo
con la concorrenza. Il colosso italiano ha perso lo smalto di un tempo, mentre marchi come Zara e H&M hanno conquistato una clientela più ampia. La sfida è grande, ma Marco Airoldi non si lascia spaventare: «Non sono masochista e nessuno mi ha costretto ad assumere l’incarico». Anche durante l’intervista in un hotel a cinque stelle di Mosca, il top executive tiene la voce bassa e pondera bene ogni parola, ma non perde l’occasione per ribadire il
gestione futura dei negozi partner. «Puntiamo ad esercitare una maggiore influenza sull’assortimento e e sull’apertura di nuovi punti vendita», riassume il manager, convinto che l’attuale rapporto fra le parti sia «troppo distaccato». In un periodo di crescente verticalizzazione, questo riduce la forza di persuasione dell’azienda: per Benetton il new deal è avere «meno partner che gestiscono più negozi». Ecco perché in futuro il gruppo si concentrerà sui Paesi in cui dispone di una quota di mercato consistente. In quest’ottica, negli ultimi mesi, il marchio italiano si è ritirato da 60 dei 120 mercati totali dove era presente. Il giorno dopo l’inaugurazione, spariti vip
e giornalisti, lo store sulla via Twerskaja mostra il suo lato migliore: file di moscoviti alle casse e scaffali svuotati. Alla domanda su che cosa simboleggi oggi Benetton, l’ingegnere chimico Airoldi risponde: «Sto ancora cercando di “distillare” l’essenza del marchio». D’altro canto, racconta di un sondaggio inviato per e-mail a circa 20mila clienti. In poche ore, 1.000 persone avevano risposto al questionario e altre 1.000 si sono aggiunte, facendo segnare un alto tasso di partecipazione. «Se abbiamo raggiunto questo risultato, vuol dire che la gente apprezza la nostra azienda», sostiene il ceo, che conclude: «Il marn chio è vivo e vegeto».
business DISTRIBUZIONE MaRc caIN
Con l’ opening di Milano scatta il progetto retail in Italia Dopo il recente debutto a Milano con la prima boutique monomarca in Italia, il brand di abbigliamento femminile Marc Cain punta a crescere nel Bel Paese con nuove aperture. Un esordio che è anche un ritorno a casa per l’etichetta tedesca
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di Carla Mercurio
in Germania, negli headquarters di Bodelshausen, dove hanno sede gli impianti in cui viene gestito un sistema di tessitura, piano di sviluppo in Italia per la griffe finissaggio e stampa articolato su tre turni. tedesca di abbigliamento femminile. Ma ha «La forza della griffe è la gestione della proanche un valore simbolico: proprio nel Bel duzione - spiega Lock -. Nel nostro stabiliPaese, infatti, agli inizi degli anni Settanta ha mento lavorano 650 addetti, di cui 500 promosso i primi passi la collezione fondata da prio in questo ambito. Altre 2mila persone Helmutt Schlotterer, titolare e presidente si occupano delle fasi finali della cucitura del consiglio direttivo dell’azienda, che poi in Romania e Ungheria, dove esiste una l’ha sviluppata e fatta crescere in Germania, società partner». «Negli ultimi anni abbianell’attuale sede di Bodelshausen. «Cinque mo investito nella produzione 45 milioni anni fa - racconta il managing director, di euro e ora ne abbiamo stanziati altri 35 Norbert Lock - abbiamo deciso di affronper la costruzione di un nuovo centro logitare il mercato italiano, scegliendo come stico, in fase di realizzazione a Bodelshaupartner la showroom Panorama Moda, sen», precisa Lock. Una che segue per noi anche macchina da guerra che Grecia, Portogallo, Spagna qualche anno fa si è aggiue Cipro. Mancava però una dicata ben 20 premi assevetrina che ci rappresengnati dalla rivista tedesca tasse, che mostrasse il noTextilWirtschaft in altretstro modo di lavorare. Ed tante categorie, «fra cui eccoci approdati a Milano, in primo piano figura la con il punto vendita di via voce qualità», puntualizza Borgospesso 21. Il primo Lock. Con un fatturato di step di una strategia che 253 milioni di euro nel prevede cinque aperture 2013, previsto in crescita nell’arco di due anni nela 275 nel 2014, il brand è le città più importanti: da insegna di 177 boutique Roma a Firenze e Verona, 2 monomarca e 287 shop ma anche in località escluin shop, ha un network sive come Capri». In Italia 1. La nuova boutique di Marc Cain, via Borgospesso, a Milano di 472 rivenditori in conl’azienda acquista i tessuti in 2. Il managing director di Marc Cain, cessione e di 996 negozi e i filati per la maglieria Norbert Lock, con Cristiana Capotondi, che poi vengono lavorati special guest all’inaugrazione dello store di livello alto in 59 Paesi, recente della boutique Marc ’ opening Cain a Milano è la prima tappa di un
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con una quota export che supera il 60% del turnover. In arrivo, nei prossimi mesi, nuovi negozi a Hong Kong e Beirut. Previsto anche l’esordio retail in Canada e il debutto nel business aeroportuale nell’hub di Düsseldorf. Anche il prodotto evolve, sotto la supervisione del direttore creativo, Karin Veit. «Siamo nati con il knitwear - spiega Lock - ma oggi Marc Cain identifica una proposta completa che si basa su un concetto di coordinati». Proposte studiate per assecondare le esigenze di una consumatrice il cui target di età parte dai 25 anni, con un prezzo medio di 220 euro sellout (un blazer va dai 200 ai 399 euro, i pantaloni da 99 a 279 euro, la pelle da 399 a 1.500 euro). E suddivise in diversi segmenti: dalla Collection alle proposte glam, dalla parte sportiva ai sempreverdi battezzati Essentials». E ora è il momento dei Separates: oltre alla collezione principale, infatti, vengono proposti capi in pelle, abiti, cashmere, maglia & denim, bluse & pantaloni da proporre separatamente. Siccome il primo amore non si scorda mai, la maglieria mantiene un ruolo di primo piano nell’ambito dell’offerta. Circa tre anni fa sono stati lanciati i prodotti “Knit&Wear 100% made in Germany”: capi prodotti in un unico passaggio, che di stagione in stagione si arricchiscono di nuove varianti. Ciò grazie all’impiego di macchinari ultramoderni in funzione a Bodelshausen: ben 100 macchine per maglieria, di cui 92 rettilinee e n otto circolari.
promotion
Centro Tessile Milano... il meglio della moda a pochi chilometri dal cuore di Milano A poca distanza dal capoluogo lombardo, il CTM è uno dei poli più qualifcati di moda. 190 le aziende presenti: un’offerta variegata molto focalizzata sullo stile, sul contenuto made in Italy ad un prezzo favorevole. ato nel 1984, il Centro Tessile Milano di Cernusco sul Naviglio è uno dei più qualifcati distretti commerciali di distribuzione di moda. Una struttura, che accoglie su una superfcie di 140 mila mq un pool di 190 aziende associate, distribuite su di un ampio perimetro. Entrare nel Centro vuol dire trovare un’offerta completa del meglio del fashion business: dall’abbigliamento donna, uomo e bambino agli accessori, dai tessuti al tessile per la casa, fno agli arredi per vetrine e negozi. Una proposta ampia e variegata che permette di scegliere tra stili differenti e diverse strategie commerciali e distributive. Una formula all’insegna della personalizzazione, ogni azienda segue una propria politica di acquisto e di vendita, e molto spesso propone collezioni che vengono offerte anche con il sostegno di campionari. I punti di forza della struttura sono: il servizio e la grande capacità di rinnovamento, le continue proposte di fash che seguono le ultime tendenze moda, il riassortimento, la velocità di consegna, ed un ottimo rapporto qualità/prezzo. Una moda che segue i trend stilistici della stagione incontrando
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pienamente le richieste dei buyer italiani ed internazionali. Aperto esclusivamente agli operatori del settore, il polo lombardo rappresenta l’unica realtà monosettoriale presente sul territorio nazionale e la sua immagine è in continua ascesa, soprattutto nei mercati esteri.
CENTRO TESSILE MILANO s.s. 11 Padana Superiore 16/18 20063 Cernusco sul Naviglio (Mi) Tel. 02 92 10 37 22 ctm@ctmilano.com www.centrotessilemilano.it
business news retail
naf naf
Progetto corner: nuovi “angoli” di visuale Primo lustro per il progetto corner di Naf Naf in Italia in tandem con Coin. Il primo “approccio” con il retail da parte del brand di abbigliamento femminile è avvenuto infatti nel nostro Paese nel 2009 e da allora il marchio non si è più fermato, fno ad arrivare agli attuali 17 “angoli dedicati” in altrettanti store della catena di grandi magazzini, sparsi in tutta la Penisola. «Si tratta di 17 corner gestiti direttamente da noi - spiega Gabriella Tepatti, amministratore delegato di Naf Naf Italia -, che ci permettono di avere il “polso del mercato”: riusciamo a essere più vicini alla clientela e alle sue esigenze e, nel contempo, visibili e in grado di esprimere al meglio la nostra identità». L’ultima apertura di questo tipo è avvenuta a Napoli. Le prossime riguarderanno Roma e Milano, dove in entrambi i casi si è già al secondo “presidio” in città. «È una formula che ci dà grande soddisfazione - ribadisce Tepatti -. Grazie agli input che riceviamo, capiamo meglio anche le necessità dei multimarca». I punti di forza del progetto sono il costante rinnovamento della gamma d’offerta (settimanalmente vengono effettuati nuovi inserimenti, oltre che riassortimenti) e la professionalità del personale di vendita, che mensilmente è tenuto a seguire corsi. In vista della primavera-estate 2015, l’azienda ha intenzione di coinvolgere nel progetto corner, fatte le debite modifche di impostazione, anche alcuni multibrand-clienti: ha già stretto partnership con negozi al top in Italia a cui offrire condizioni agevolate in cambio di spazi adeguati al brand in termini di visibilità. Naf Naf propone sostanzialmente cambi, sostituzioni e riassortimenti automatizzati con cadenza settimanale, fash e novità continue, mantenimento di marginalità costante nei sei mesi della stagione e, infne, un contributo sulle rimanenze. (e.a.)
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Dopo l’opening di Parigi, si punta a milano È Parigi la meta scelta dal brand canadese Nobis per il primo monomarca worldwide dedicato alle sue collezioni. Uno spazio di circa 100 metri quadri, inaugurato di recente in rue Ferdinand Duvel 4, nel quartiere del Marais. Un debutto nell’universo retail per il brand di outerwear e accessori per uomo, donna e bambino, in capo alla InnoVision Holdings, al quale dovrebbe fare seguito una seconda apertura a Milano, in programma per il prossimo anno. Una strategia che la dice lunga sull’importanza dell’Europa per il marchio nato nel 2007. «Il clima di Parigi ricorda quello dei nostri inverni, inclementi e incostanti. Inoltre è tra le città più fashion del mondo», spiega il vice presidente di Nobis, Robin John Yates, che vanta un’esperienza ventennale nel settore abbigliamento e lifestyle, con un’expertise specifca nell’ambito dei capispalla outdoor. In tandem con il presidente Kevin Au-Yeung, Yates ha scommesso su un prodotto pratico, affdabile: capispalla, sweater, camicie, cappelli e guanti da indossare tanto in città, quanto in situazioni meteo estreme, realizzati con una grande attenzione al design. «La linea è venduta in oltre 30 nazioni, con una quota di circa il 70% sul giro di affari realizzata fuori dal Nord America, ed è venduta in negozi di target elevato del livello di Lafayette, Holt Renfrew e Paragon a New York», racconta Robin John Yates. Un percorso di crescita testimonato dalle cifre, che evidenziano un’evoluzione record del 400% prevista per l’anno in corso. «Una progressione destinata a proseguire anche nel 2015», anticipa Yates. Merito di un prodotto che incontra il gusto di una platea di consumatori cosmopolita e gettonato da celebrity come Johnny Depp, George Clooney, Bradley Cooper e Colin Farrell. Nel mirino di Nobis in questo momento c’è anche l’Italia, dove dalla stagione in corso è presente con una distribuzione diretta e l’obiettivo è «continuare a vedere il marchio posizionato nei multibrand lifestyle premium del Paese». Sono 100 in totale le vetrine previste nel giro di due anni, cui dovrebbe aggiungersi il monomarca milanese, in programma per il 2015. (c.me.)
nina andthe wolf
Chi è Nina e chi è il lupo? Per il momento alcuni pezzi della linea sono venduti attraverso il sito di e-commerce ninaandthewolf.com, ma l’obiettivo delle sue due giovani artefci è di entrare nelle boutique di tendenza e nei concept store con il nuovo anno. Nina and The Wolf è un nuovo marchio di lingerie e loungewear che ha l’ambizioso intento di cambiare il modo in cui le donne concepiscono l’abbigliamento intimo. Nasce da un’idea di Gaia e Marta, due ragazze motivate a fondere l’originalità del design apprezzato negli anni passati a Londra, all’eccellenza della produzione che contraddistingue il loro Paese di origine, l’Italia, in un brand svizzero dal mood innovativo e accattivante, il cui messaggio forte è: «C’è un po’ di Nina in ognuna di noi e tutte noi siamo un po’ il lupo. La cosa più bella che una donna possa fare è accettare ogni sua sfaccettatura, scegliendo ogni mattina se essere la sognatrice Nina o l’indomabile wolf». La prima collezione, l’autunno-inverno 2014/2015, si basa su questo forte dualismo, con la parte Nina dai colori più tenui e dai materiali morbidi e romantici, con forme seducenti ma raffnate e la parte Wolf con tagli profondi, linee provocanti, balze geometriche e trasparenze, in cui il nero è protagonista. «Tutti i nostri articoli sono stati pensati anche come capi da mostrare: abbinati a un paio di jeans o lasciati intravedere dalla maglietta, invitano le donne a sperimentare e vedere la lingerie come un accessorio del look quotidiano», spiegano le neo stiliste-imprenditrici. Il passo successivo sarà affrontare anche il mondo del beachwear con piccole capsule collection che completeranno la proposta estiva e sviluppare collaborazioni con giovani creativi che possano suggerire declinazioni della flosofa del brand in altri ambiti, come ad esempio i gioielli o gli accessori. (e.a.)
Zumtobel
Dalle neuroscienze un’illuminazione a misura di cliente Zumtobel, leader internazionale nelle soluzioni illuminotecniche, ha svolto uno studio di laboratorio insieme al gruppo Nymphenburg (istituto di ricerca e consulenza di mercato con base a Monaco di Baviera), fnalizzato a registrare in modo empirico le reazioni emotive delle persone che sostano in negozi con diversi scenari di luce. L’analisi delle preferenze in fatto di illuminazione è stata eseguita su sette gruppi di clienti, defniti seguendo un modello di tipo neuropsicologico. I risultati sono stati ritenuti utili per sviluppare concezioni illuminotecniche appropriate ai vari ambienti di vendita, presentando i prodotti in modo adeguato e mettendo a proprio agio i clienti, inducendoli a soffermarsi più a lungo sull’offerta. «Notiamo di continuo che l’importanza della luce è drammaticamente sottovalutata nei negozi - osserva Hans-Georg HŠusel del gruppo Nymphenburg -. Si investe molto in allestimenti e arredi, ma la verità è che i prodotti acquistano signifcato emotivo solo se messi in scena dalla luce. Non solo, ma anche l’immagine stessa che lo store vuole trasmettere dipende essenzialmente dalla luce». «Implementando il neuromarketing nelle nostre conoscenze sulla luce possiamo concepire un nuovo modo di rivolgerci ai target di riferimento e questo sin dal momento del progetto di un punto vendita - aggiunge Peter Kovacs di Zumtobel -. Nei negozi possiamo studiare scenari di luce su misura per i marchi e i gusti dei clienti» (e.a.) 12_11_2014
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Questione di
X FACTOR Alcuni si sono appena affacciati sul mercato, altri hanno già guadagnato la ribalta della passerella, facendo breccia nei top shop internazionali. In comune hanno la giovane età e una visione della moda da angolature inedite. E una storia da raccontare di Angela Tovazzi
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MARCO GRISOLIA
Fashion designer, stylist e docente presso l’Accademia di Costume e di Moda e l’Istituto Europeo del Design di Roma, Marco Grisolia è appena tornato dalla Lettonia, dove è stato lo special guest italiano della Riga Fashion Week. Appassionato d’arte (si è specializzato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera), ha lanciato il suo brand quest’anno, dopo un’esperienza lavorativa da Pal Zileri e una prima collezione test, Covherlab. La sua moda è una specie di anagramma che rilegge generi e linguaggi, espressione di un sofisticato urban folk contemporaneo. Con prezzi sell in tra i 100 e i 300 euro, la linea ha ricevuto consensi presso multimarca di Roma e New York e ora punta ad ampliare gli orizzonti: prossimo step, il menswear.
DE TOMASO
BRUNO PARISE ITALIA
Rientrata nell’azienda paterna, a Marostica, dopo un’esperienza in una società torinese, Alessandra Parise, 32 anni, decide di rivoluzionare la produzione, affidandosi a laboratori locali e recuperando telai del Settecento per tessere sottili fettucce di pelle e creare un morbido tessuto, utilizzato come base per accessori artigianali. Il risultato è una collezione di borse, con un prezzo sell in sui 600 euro, attualmente distribuite in un centinaio di negozi tra Nord Italia, Germania, Svizzera, Russia e Giappone. E con la prossima stagione arriveranno le scarpe.
Diplomata all’Istituto Marangoni, 29 anni, la stilista modenese Alessandra De Tomaso in tre anni ha bruciato le tappe: lanciato nel 2011, il suo marchio rock-couture ha cominciato a girare nel mondo dello spettacolo e ora la collezione - tutta made in Italy, con il chiodo in pelle come emblema - è presente in una quarantina di top shop, per il 70% italiani, come Luisa Via Roma, Tiziana Fausti e Tea Rose. E ora l’obiettivo della showroom Marcona3 (che si occupa della distribuzione) è l’espansione all’estero. I prezzi sell in sono compresi tra 150 e 450 euro.
YANG LI
Lo stile è asciutto, di derivazione sportswear, con forme severe interrotte da guizzi romantici, come gli inserti di tulle. Yang Li, nato a Pechino ma cresciuto in Australia e naturalizzato francese, si è imposto come astro nascente dello stilismo internazionale alle ultime edizioni della fashion week parigina, entrando dalla porta principale di boutique influenti, come Antonioli, 10 Corso Como, LÕEclaireur, Dover Street Market. Il suo maestro è stato Raf Simons, da cui ha ereditato il rigore dei tagli e il lavoro per sottrazione. E ora rappresenta la new wave del grunge romantic style.
ROBERTA VALENTINI PENELOPE
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Uno dei nomi pi• allÕavanguardia tra gli emergenti • MarquesÕ Almeida: coppia portoghese, si sono distinti per una creativitˆ fuori dal coro, senza freni.
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Giorgio Dantone DAAD_DANTONE
AVTANDIL
Diplomato all’Accademia delle Arti della Georgia, Avtandil Tskvitinidze è uno dei nomi più interessanti della nuova generazione di stilisti russi. Il suo stile è estroso, creativo, giocato sul patchwork di tessuto, pelliccia, cuoio e pietre naturali. Nel 2012 si è imposto nell’ambito del Festival della Moda Russa a Milano (organizzato da Società Italia), riuscendo a esporre le sue creazioni all’interno della boutique N.30 di via Spiga. Rappresentato in Italia da Guffanti Showroom, ha prezzi sell in che oscillano tra i 150 e i 500 euro.
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Tra i nuovi stilisti puntiamo su Uma Wang. é una designer cinese con grande capacitˆ nel mescolare e adattare diversi tessuti e texture per creare capi semplici, ma di forte impatto.
MARCO RAMBALDI
Bolognese, 24 anni, Marco Rambaldi ha studiato graphic design e design del prodotto, completando la sua formazione all’Università Iuav di Venezia con una laurea in design della moda. Ha conquistato la ribalta lo scorso febbraio dopo aver vinto il concorso Next Generation 2014 di Cnmi: ora è alla sua seconda collezione, visibile nella showroom milanese Studio Tullio Marcati. Sperimentazione sui materiali e ricerca nelle stampe sono alla base del suo lavoro.
SPIDIDENIM
Da casa Spidi (azienda veneta con 40 anni di esperienza nel vestire i campioni del MotoGp e del World Superbike) nasce Spididenim, una collezione di jeans uomo e donna ad alto tasso di ergonomicità. Ideata da Maurizio Zaupa e sviluppata con Orta Anadolu, produttore di denim dal 1953, la linea punta a unire tecnica ed estetica, garantendo resistenza ad abrasioni, urti e strappi e al tempo stesso una texture ultramorbida, come vogliono i cultori della tela indigo. Distribuita da Pizzini Showroom, presenta prezzi sell in compresi tra 62 e 100 euro. 64
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ULTRA LIMITED
Ultra Limited è una collezione di pezzi unici, messa a punto da un gruppo di artigiani del Cadore, nel distretto bellunese dell’occhialeria, che dopo due anni di tentativi hanno trovato il modo di incollare una sull’altra 12 lastre di acetato di cellulosa, al fine di avere infinite combinazioni di colore. 41 i giorni di lavorazione richiesti per ogni montatura, che poi viene personalizzata sulle aste con il nome o la firma del cliente finale. La distribuzione, gestita direttamente dall’azienda tramite agenti, tocca per il momento l’Italia e la Francia, con la previsione di espandersi in Germania e in Olanda.
GEVELINE
Quando, nell’ottobre 2013, ha lanciato Geveline, Fulvia Tornich aveva le idee chiare: dare vita a un womenswear giovane, vivace, soprattutto made in Italy da cima a fondo, scegliendo materie prime italiane e una produzione a chilometro zero. A un anno di distanza, il brand (con showroom in via Tortona a Milano e da Editus a Hong Kong), ha appena inaugurato il proprio e-shop, conquistato multimarca a Roma, Porto Cervo e Madonna di Campiglio ed è pronto a debuttare con il primo monomarca, che aprirˆ nel primo semestre 2015 in via Solferino a Milano. I prezzi sell in partono dai 35 euro per i capi estivi fino ai 2.500 per quelli invernali.
MARQUES’ ALMEIDA
Tra i giovani talenti candidati ai British Fashion Awards 2014, la coppia di stilisti MarquesÕ Almeida sta cominciando a conquistare visibilità internazionale grazie a uno stile lieve, che gioca su silhouette destrutturate, profili asimmetrici e una personale rivisitazione del denim, cavallo di battaglia del marchio. Scoperte dal concept store Opening Ceremony di New York, le creazioni del duo portoghese (che hanno base a Londra) sono entrate in multimarca top negli Usa, in Cina, Russia, Australia e Italia (da 10 Corso Como) e da ottobre sono anche nei negozi TopShop con una capsule collection.
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UMA WANG CLAUDIO ANTONIOLI ANTONIOLI
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Fra le nuove leve, un creativo interessante • Yang Li: colpisce per unÕimmagine di ricerca ma concreta, di facile lettura. E per la qualitˆ del prodotto.
Cresciuta professionalmente prima a Shanghai e poi a Londra, la cinese Uma Wang ha scelto Milano come piazza per presentare le proprie creazioni, che hanno debuttato alla fashion week due anni fa. Conosciuta per la moda concettuale, che evita fronzoli per concentrarsi sulla capacità evocativa della materia, Uma ha già conquistato una quarantina di multimarca top level in tutto il mondo, tra cui Daad Dantone a Milano, Antonioli a Torino, L’Eclaireur a Parigi.
KITTIMA
Tailandese di Bangkok, Kittima Kwangnok ha presentato la sua prima linea a Milano nella primavera di quest’anno, dopo essersi formata alla Naba e alla Domus Academy e essersi fatta le ossa con collaborazioni da Diane von Furstenberg, Giambattista Valli, Versace, Valentino e Mont Blanc. La collezione per la primavera-estate 2015 è disponibile a Milano e Parigi nella showroom Avista e dal prossimo marzo, oltre che in Italia, debutterà in alcuni negozi di Arabia Saudita, Kuwait e Cina. I prezzi medi al pubblico vanno dai 350 ai 900 euro.
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DISTANTE CAShMERE
Azienda fiorentina con quasi 60 anni di storia, attiva nella produzione di capi in cashmere per grandi nomi del fashion, Marielle ha esordito sul mercato due anni fa con la sua prima private label, Distante Cashmere. Una collezione “distante dai conformismi” che è riuscita a conquistare un posto al sole in vetrine top in Russia (tra cui Bosco di Ciliegi) e in diversi Paesi Europei, come Regno Unito (ad esempio da Joseph a Londra), Francia e Grecia. Prossimo obiettivo, l’arrivo a Milano.
trend Limitededition di Angela Tovazzi
J BRAnd & Simone RoCHA
Il denim secondo Simone
Da un lato J Brand, il denimwear a stelle e strisce conosciuto per la sua vestibilità impeccabile, dall’altro Simone Rocha, uno dei nuovi nomi della scena stilistica londinese, vincitrice del British Fashion Council Emerging Designer award 2013. Insieme hanno frmato una capsule di 14 pezzi che creano sette silhouette dal forte impatto cromatico, con diversi modelli di jeans (tra cui lo slim e il boy-ft), una giacca, un vestito e una gonna, arricchiti da femminili arricciature. La collezione debutterà il 14 novembre presso i punti vendita di Dover Street Market e online, mentre a partire dal primo dicembre sarà disponibile in selezionati store internazionali, tra cui Selfridges, Net-a-Porter, Browns, Bergdorf Goodman, Bon Marché, Mountaigne Market, 10 Corso Como e Isetan, oltre che su JBrandJeans.com.
adidas Originals ingaggia Mary Katrantzou Il marchio sportivo e la “regina delle stampe” uniscono le forze e lanciano una collezione di abbigliamento e footwear, al via nei negozi il 15 novembre «Quando sono stata contattata da adidas Originals - ha detto Mary Katrantzou - ho pensato a cosa avrei potuto offrire di diverso, a cosa avrei potuto dire attraverso questa nuova collezione che non avessero già detto. Come tanti altri bambini di tutto il mondo, sono cresciuta indossando sneaker adidas, e offrire la mia visione a un brand così importante era una grande sfda». Ecco allora che la poetica creativa della stilista greca, conosciuta per le grafche audaci e le forme architettoniche, reinterpreta il vasto archivio di sneaker e proposte di womenswear del marchio sportivo. Il risultato è una linea di abbigliamento che esalta la silhouette, con pezzi come il coat dress, caratterizzato da pannelli in neoprene blu ultramarino e corallo, la track jacket in tricot lucido e la T-shirt aderente in mesh stampato. Sulla stessa lunghezza d’onda le calzature, che scommettono sul binomio tecnologia e creatività: le sneaker Equipment Racer sono rivisitate nel concept con una nuova tomaia destrutturata in mesh e tessuto e una stampa foreale abbinata a una suola glitter, mentre le iconiche scarpe da running ZX 5000 cambiano pelle grazie a un rivestimento in silicone sagomato con chiodini in metallo sulla parte anteriore della tomaia.
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tom FoRd
Prove tecniche per il kidswear Tom Ford muove i primi passi nel segmento delle piccole taglie e lancia una capsule collection di capispalla in pelle dallo stile biker. Un’avventura iniziata quasi per gioco: «Ho disegnato una giacca motorcycle in pelle nera per mio fglio Jack - ha spiegato lo stilista texano - e poi ho iniziato a farne qualcuna come regalo per gli amici». Da lì l’idea di disegnare una vera e propria linea. La limited edition, disponibile negli store del marchio e sull’eshop tomford.com., si compone di una serie di sette modelli in pelle, proposti in tre colori: nero, rosa e azzurro. Filo conduttore: uno stile grintoso, con tante tasche, zip e frange.
dimenSione dAnZA
Una tuta sì, ma “Sposh” Dimensione Danza lancia Sposh, una nuova capsule collection composta da tuta e felpa - ergo i pezzi più pratici del guardaroba - ma in versione glam. I due capi, da sempre nel dna del brand, sono così declinati in proposte inedite: pantaloni smoking e blazer, bomber e top. E trasformati dall’utilizzo del jersey stretch e lucido, ricoperto di paillette, da retine e tulle trasparenti.
WoLFoRd
499 Jewellery Tights
È disponibile in soli 499 pezzi la nuova capsule Jewellery Tights di Wolford. La collezione di collant promette massima qualità e vestibilità e un’immagine deluxe, grazie a un flato fnissimo lavorato a maglia e ad autentici elementi Swarovski (tutti applicati a mano) e lamine metalliche che creano giochi di luce, in un motivo a losanghe che avvolge la gamba come una rete d’oro.
trend Limitededition mSGm FoR eAStPAK ARtiSt StUdio
Lo zaino diventa un’opera d’arte
Per la quarta volta Eastpak ha coinvolto 16 designer internazionali, tra cui Manolo Blahnik e Jean Paul Gaultier, nel progetto charity Eastpak Artist Studio, a favore di Designers Against Aids. Il primo a svelare la sua creazione è Massimo Giorgetti, anima creativa di Msgm, che ha trasformato lo zaino iconico Padded Pak’r in accessorio glamour grazie ad applicazioni colorate e paillette. «Ho immaginato una ragazza che si trucca davanti allo specchio: quindi un occhio, una bocca, il rossetto», spiega lo stilista. La proposta di Msgm andrà all’asta su artiststudio.eastpak.com con le creazioni degli altri designer il primo dicembre. Il ricavato dell’iniziativa, che si concluderà il 21 dicembre a mezzanotte, andrà interamente all’associazione.
PePe JeAnS London
Arriva Vacuum Seal Sostenere, sollevare le forme ed esaltare la silhouette: è questa la promessa di Vacuum Seal, jeans di ultima generazione lanciato da Pepe Jeans. Grazie a una tecnica esclusiva messa a punto dal marchio inglese e al denim stretch 100%, i pantaloni vantano performance in grado di modellare la fgura, «come se fossero cuciti su misura su ogni donna», sottolineano dall’azienda. Al via con la primavera-estate 2015, Vacuum Seal sarà disponibile nei negozi a partire dal prossimo dicembre.
CALCAteRRA
Una capsule a modo mio Compiuti 40 anni, di cui 20 dedicati con passione alla moda, il designer Daniele Calcaterra ha deciso di regalarsi una capsule atemporale, interamente realizzata “a manichino” tra Brescia e Milano, al via con la spring-summer 2015. Candida, moderna nei volumi, in tessuti naturali, a volte dalle trasparenze estreme e dalle articolate geometrie, si chiama semplicemente Calcaterra. E ha un solo obiettivo: «Questo marchio esprimerà sempre un’emozione mia», tiene a precisare lo stilista, che otto anni fa ha lanciato la linea Daniele Calcaterra, vanta un passato di creativo in storiche maison italiane (Piazza Sempione, per citarne una) e a tutt’oggi collabora con realtà internazionali del lusso.
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tommY HiLFiGeR & ABRAHAm moon
Dagli Usa al Regno Unito, coast to coast
Si chiama Tech Tradition il nuovo progetto frmato a quattro mani dallo stilista americano Tommy Hilfger e dallo storico lanifcio inglese Abraham Moon. Si tratta di una collezione di tessuti scozzesi in edizione limitata nelle tonalità caratteristiche del brand britannico, il blu e il grigio, che defniscono sette capi da sovrapporre: il gilet Middlebury in due varianti, lo zaino e la borraccia scozzesi frmati Moon, gli zaini camoufage, la coperta di lana, il cronometro in acciaio inox e il versatile gilet che si trasforma in sacco a pelo. La linea è disponibile nei negozi Tommy Hilfger in Europa, Stati Uniti, America Latina, Asia e Australia e sul sito tommy.com.
promotion
Il marketplace “ponte” tra negozi e clienti Lancio appena avvenuto per SyOU, piattaforma di e-commerce, concepita per offrire ai negozianti italiani la possibilità di ampliare la propria visibilità ed estendere il business a tutto il territorio nazionale.
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e vendite sono partite lunedì 3 novembre su SyOU, progetto nato - più di un anno e mezzo fa - da una profonda analisi del mercato, che ha portato alla convizione che la “pedonabilità” dei punti vendita tradizionali è in crisi. Sempre meno gente entra in negozio. Mentre, per contro, crescono esponenzialmente i consumatori inclini a ricercare sul web i prodotti desiderati. Per permettere dunque ai dettaglianti di cogliere le opportunità che vengono dalla Rete in termini di visibilità e business è stato avviato SyOU, marketplace giovane e di tendenza, incentrato su tre merceologie ben precise: abbigliamento, elettronica e benessere. Il target sono donne e uomini dai 15 ai 40 anni, che su syou.it possono cercare, selezionare e acquistare l’articolo di loro interesse tra gli item pubblicati direttamente dai negozianti sulla piattaforma. SyOU vende capi delle collezioni di stagione. I prezzi sono indicati dal dettagliante. Il cliente fnale inoltre può scegliere se ricevere il prodotto a casa oppure ritirarlo nel più vicino negozio, in cui è
disponibile. Quando si seleziona un item appare infatti una videata in cui sono segnalati i punti vendita in cui è presente. L’obiettivo è incrementare la notorietà dei negozi e portare più pedonabilità e presenze nei punti vendita. L’apertura di un account su SyOU da parte del commerciante è gratuita. È prevista una commissione sulle vendite. SyOU - acronimo di Share Your Outft - intende valorizzare anche l’aspetto della condivisione delle scelte d’acquisto dell’utente sui social network e utilizzare tutti gli strumenti del marketing, digitale e non, per affermarsi come punto di riferimento imprescindibile dello shopping sulla Rete. Dalla sua ha la partnership stipulata con Paypal.
SyOU S.r.l. Via Guicciardini 6 - 20129 Milano www.syou.it
trend store to watch di Andrea Bigozzi
Coffee.N.Television Bergamo
«Alla fine siamo dei negozianti e il nostro lavoro è fare un bel negozio, dove i clienti si trovino bene e vogliano tornare. Quello che poi ci dà più soddisfazione è vedere che, quando una persona viene qui, sta meglio», racconta Alberto Guerrini. È un negoziante davvero particolare questo giovane ragazzo perfezionista ma informale, che deve ancora compiere 29 anni: è il titolare - insieme alla moglie Nicoletta Brescianini che di anni ne ha 31 - di Coffee.N.Television a Bergamo, più che un concept store, un “pensiero di vita”. Lo spazio propone una originale selezione che include abbigliamento e accessori uomo e donna, riviste internazionali (alcuni titoli sono in esclusiva per l’Italia), fanzine di moda e un blog. La coppia promuove personalmente anche alcuni progetti editoriali e per questo ha dato vita anche a una piccola casa editrice, la Coffeine Books. Ma il loro impegno non si esaurisce tra le mura del negozio. Alberto e Nicoletta organizzano eventi come il Factory Market all’insegna della moda giovane, del vintage e dell’handmade e anche dj set di gran successo nelle discoteche di mezza Italia.
C
offee.N.Television nasce nel 2006 a Palazzolo sull’Oglio in provincia di Brescia, come spazio consacrato al vintage e ai designer emergenti. Con la voglia di ampliare i propri orizzonti, nel 2007 l’attività si sposta a Bergamo, in uno spazio ricavato da un vecchia bottega sartoriale e di riparazione di macchine tessili. «Inizialmente la nostra brand list proveniva per lo più dai Paesi del Nord Europa - racconta Guerrini - poi stagione dopo stagione ci siamo appassionati sempre di più al design made in Italy e i nostri clienti ci hanno seguito in questo nostro percorso». Oggi nello spazio di via San Bernardino (circa 100 metri quadrati con allestimenti che cambiano di continuo sulla base della creatività di Alberto) trovano spazio collezioni di una trentina tra marchi affermati e designer indipendenti, che piacciono a un pubblico per lo più over30 fatto di artisti, ma anche professionisti low profile. La po-
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In due do coman
i capitani ita mai che p a c n o n i ona invece Sulle nav rmula funzi ato fo la a m , e n, guid siano du .N.Televisio per Coffee Nicoletta e i Guerrin o rt e anche lb A a d na coppia u o n so e h c a delle Brescianini, ui si occup L . ta va ri p entre lei nella vita r e visual, m to c e ir d rt a funzioni di etenze ha le comp anager. store m di buyer e
Photo by Lorenzo Lodi
Il negozio di via San Bernardino cambia periodicamente look e seleziona abbigliamento, uomo donna e accessorio. L’idea origianaria del concept store era quella di privilegiare i marchi indipendenti del Nord Europa , ma negli anni l’offerta si è aperta soprattutto ai nomi emergenti del made in Italy
litica dei prezi non è troppo selettiva: dai 100 ai 400 euro per i capi maschili e dai 200 ai 600 per quelli femminili. «Martin Margiela MM6 e Marios - fa il punto il titolare - sono i nostri best seller per quanto riguarda il womenswear, mentre per l’uomo vanno alla grande due new entry, Damir Doma e Clap your hand,e per gli accessori i sell out migliori sono di Windsor Smith e Rokin. Il resto dell’offerta in negozio include etichette più o meno affermate, tra cui Camo, Volta, Urban Code, Lucio Vanotti, Saturday Nyc a cui dalla prossima stagione si aggiungeranno tra gli altri anche Vivetta e JacquemusÈ. Tutti nomi più o meno conosciuti, che creano il microcosmo di Coffee.N.Television e per selezionare i quali Alberto e Nicoletta volano con regolarità a Parigi e Berlino «dove oltre ai saloni - fa il punto Guerrini - ci sono tante showroom indipendenti davvero interessanti. Andiamo anche a Londra, ma saltuariamente, più che per scegliere le collezioni, per capire l’“aria che tira”. E poi c’è Milano, che sta tornando a essere più interessante». Negozio-galleria-blog e da poco anche webstore (l’e-commerce vale il 10% delle vendite), la forza di Coffee n Television come indica nel sottotitolo il blog ufficiale “we spread the love since 2007”, sta proprio nell’amore che unisce Alberto e Nicoletta. Una coppia al comando, che condivide in tutto la visione strategica, ma che ha saputo ritagliarsi ruoli diversi: Nicoletta è la buyer e la store manager, Alberto l’art director e il visual. «Con questo assetto conclude Guerrini - stiamo ottenendo un buon successo. Il nostro è un posto pieno di spontaneità e questo viene percepito da chi lo frequenta». Un concept che nei piani potrebbe presto espandersi grazie al potenziamento dell’home brand «per ora soprattutto T-shirt, ma abbiamo nuove idee in testa» e di una possibile apertura a Milano: «Contatti ce ne sono e il coraggio n non ci manca». 12_11_2014
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fashion education a cura di Elisabetta Fabbri
˃ IED
Con SamSung pEr formarE glI artIgIanI DIgItalI
˃ KErIng
Con Il lonDon CollEgE of faSHIon pEr la moDa SoStEnIbIlE Non c’è moda senza sostenibilità: ne è convinto François-Henri Pinault, patron del Gruppo Kering, che ha siglato un accordo di collaborazione della durata di cinque anni con il Centre for Sustainable Fashion del London College of Fashion. Il colosso d’oltralpe si impegna a una collaborazione attiva e costante con gli studenti, i designer, i docenti e gli esperti dell’istituto britannico, con l’obiettivo di individuare nuovi modi di concepire e concretizzare l’idea di un lusso (ma non solo) responsabile. Tre i progetti principali. Innanzitutto i “Kering Talks”, appuntamenti fssati per il mese di ottobre di ogni anno (il primo è stato lo scorso 29), dove imprenditori e “visionari” della moda si confronteranno per condividere nuove best practice. In secondo luogo, il “Kering Award for Sustainable Fashion”, un contest indirizzato agli allievi del terzo anno di BA e MA in Fashion Design, Management e Comunicazione, che dovranno creare soluzioni originali ma realizzabili partendo da un input dato dal gruppo francese. Ai vincitori vanno una borsa di studio e uno stage presso i marchi raccolti sotto l’ombrello della società. Infne, è previsto un co-sviluppo di moduli accademici per il corso in Design Sostenibile, con lo scopo di sviluppare uno scenario accademico innovativo, strumento di ispirazione per altre istituzioni e università.
˃ progEtto
SHoWroom aprE aglI StuDEntI DElla naba
Lo scorso primo ottobre Progetto Showroom di via Archimede, a Milano, ha aperto le porte alle studentesse della Nuova Accademia di belle Arti di Milano (Naba) per far conoscere da vicino le attività dello spazio, che promuove e distribuisce abbigliamento e acessori, e per approfondire le sfaccettature di un mercato, quello della moda, sempre più in trasformazione. La visita allo spazio creato da Giancarlo Coltri, Paolo Smagliato e Diego Zorzi rientra in un più ampio progetto - il percorso “moda in campo a Milano” - che coinvolge anche i negozi della capitale del ready-to-wear. 74
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«Tramandare le grandi tradizioni artigiane e scoprire come innovarle grazie all’utilizzo delle tecnologie». Questo l’obiettivo del corso Samsung Maestros Academy @IED promosso dall’istituto milanese con il conglomerato coreano, che vuole formare «professionisti in grado di creare, sviluppare, gestire e comunicare un progetto artigianale attraverso nuovi strumenti della digital fabrication». Il percorso di studi, in lingua italiana, parte questo mese di novembre e durerà sei mesi full time. Si indirizza ai giovani che intendono avviare «progetti di artigianato contemporaneo, capaci di competere nel mercato globale e di veicolare i valori del Made in Italy».
˃ tuttI
In nEgozIo pEr Il CarEEr Day DEl gruppo CalzEDonIa Il Gruppo Calzedonia lancia il recruiting in store. Il 13 novembre, nello store Tezenis di corso Vittorio Emanuele II, a Milano parte un career event dedicato a studenti, laureati e giovani professionisti. Un’occasione unica, secondo l’azienda che controlla anche le insegne Intimissimi e Calzedonia, per incontrare i responsabili delle risorse umane e conoscere le posizioni aperte in ambito retail (sales assistant, store manager, district manager e visual merchandiser). L’incontro in negozio prevede un colloquio informale che porterà alla creazione di un primo contatto, per i candidati che si saranno rivelati più brillanti. Si richiedono: entusiasmo, passione per il retail e determinazione.
promotion
Un partner essenziale per le aziende Rapporti privilegiati e consolidati con alcune tra le più importanti realtà del fashion system italiane, da un lato. Una distribuzione attenta, mirata e capillare, basata su negozi medio-piccoli, sparsi in vari Paesi non solo europei, dall’altro. Questi i plus di una società all’avanguardia nella gestione delle rimanenze stagionali delle aziende.
Immagini della sede di The River a Sant’Angelo in Vado, in provincia di Pesaro e Urbino, e di negozi partner
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ella gestione degli stock di moda non ci si improvvisa. Lo sa bene The River, società fondata nel 2010 da un team con una ventennale esperienza nel settore. The River, da Sant’Angelo in Vado, in provincia di Pesaro e Urbino, collabora in modo continuativo con oltre 25 aziende italiane (circa 40 marchi), produttrici di abbigliamento uomo, donna e accessori, prevalentemente del segmento sportswear e fashion, posizionate nella fascia medio-alta del mercato. A fne stagione The River ritira la merce dai fornitori, la ricondiziona nei suoi magazzini e la ricolloca la stagione successiva presso oltre 300 clientirivenditori in otto Paesi del mondo. Oltre all’Italia, gli stock prendono la via dell’Est Europa e del Medio Oriente. Si tratta di una distribuzione attenta, mirata e capillare, basata su negozi
medio-piccoli - sia tradizionali, sia temporanei - specializzati nelle vendite di capi delle passate stagioni, a prezzi scontati. «Siamo degli intermediari spiega Andrea Salvi - e per collaborare con continuità con le case di moda, è necessario essere estremamente professionali e seri. Oggi esistono altri soggetti che si occupano di stock, come gli attori delle fash sales su Internet oppure gli outlet aziendali. Dalla nostra abbiamo rapporti resi solidi da collaborazioni pluriennali (in qualche caso ultra-ventennali) e ci capita sovente di non poter accettare nuove proposte da alcune aziende, in quanto confittuali con i marchi già trattati». Da questa
stagione, l’autunno-inverno attuale, The River ha come clienti anche siti di e-commerce in Francia, Bulgaria e Libano e ha contatti per sviluppare questo tipo di business in altri Paesi. «Forniamo le foto e il prezzo degli articoli, che vengono venduti per una settimana/10 giorni su questi siti - conclude Salvi -. Al termine del periodo, consegniamo quanto venduto all’operatore di e-commerce, che lo recapita al consumatore fnale, secondo un modello di vendita “dropship”».
The RiveR S.R.l. Via Oddo Aliventi, sn - Zona Industriale 61048 Sant’Angelo in Vado (PU) Tel. 0722 88 138 Fax 0722 81 95 81 info@theriversrl.com www.theriversrl.com
in moSTra
Storie di collezioni
In giro per il mondo tra arte, cultura e esposizioni a cura di Tatiana Tincani
Parigi Dal 13 al 16 novembre torna l’appuntamento con la manifestazione fotografca Paris Photo e per il quinto anno consecutivo Giorgio Armani tornerà in veste di partner uffciale, ma non solo. La maison presenterà anche questa stagione una raccolta di immagini legate al tema dell’acqua, all’interno del progetto Acqua #5. L’esposizione sarà al primo piano del Grand Palais, all’interno del Salon d’Honneur, dove verranno presentate una raccolta di 8 opere di 8 fotograf che esplorano il concetto del limite nella rappresentazione dell’acqua (nella foto un’opera in mostra © Trent Parke, courtesy the artist and Stills Gallery). Questo è un tema caro Re Giorgio, soprattutto dopo i successi dell’iniziativa charity Acqua For Life, che ha raccolto in questi anni milioni di litri d’acqua potabile a favore di Green Cross International. ◆ Acqua #5, Grand Palais, Parigi, dal 13 al 16 novembre 2014
madrid
Il museo Thyssen-Bornemisza accende i rifettori su oltre 100 creazioni di Hubert de Givenchy, con una mostra dall’omonino titolo. Fino al 18 gennaio 2015 al museo di Madrid sarà possibile ammirare la prima grande retrospettiva sul designer francese, ideata e curata dallo stesso monsieur Givenchy. Un iter che ripercorre mezzo secolo di storia della moda, attraverso l’evoluzione dell’iconica maison. Tra le bellissime innamorate dei suoi abiti spiccano Grace e Carolina di Monaco, Jacqueline Kennedy, Wallis Simpson e soprattutto Audrey Hepburn, confdente e musa, alla quale è dedicata una sezione dell’esposizione madrilena. Partner dell’iniziativa con 90 manichini, messi a punto appositamente per esaltare altrettanti abiti, è Bonaveri, storica azienda emiliana. ◆ Hubert de Givenchy, Museo Thyssen-
Bornemisza, Madrid, fno al 18 gennaio 2015
firenze Palazzo Pitti a Firenze si prepara ad accogliere un esposizone di grande fascino e di rilevanza storico-artistica, dal 2 dicembre al 22 febbraio 2015. Per la prima volta nelle sale del Museo degli Argenti saranno presentati oltre cento opere, tra gioielli, lavori di oreficeria e di argenteria disegnati da Mario e Gianmaria Buccellati, all’interno della mostra I tesori della fondazione Buccellati. Da papà Mario, fondatore della maison, al figlio Gianmaria, in mostra troveremo cento anni di storia dell’arte orafa del nostro Paese, conosciuta in tutto il mondo. ◆ I tesori della fondazione Buccellati, Palazzo Pitti, Firenze, fno 22 febbraio 2015
genova
Palazzo Ducale presenta, fno all’8 febbraio 2015, una mostra monografca sul famoso fotografo statunitense Nickolas Muray. Nickolas Muray Celebrity Portraits è un’esposizione di oltre 200 immagini, provenienti dalla George Eastman House (NY), dagli archivi personali, da quelli di Condé Nast e da varie collezioni private, che ripercorrono il lavoro dell’eclettico fotografo. Dagli scatti alle celebrità hollywoodiane, ai lavori nel mondo della pubblicità. Un excursus fotografco di circa 40 anni, da quando ricevette il suo primo incarico dalla prestigiosa rivista Harper’s Bazaar, fno a divenire poi uno dei più famosi ritrattisti d’America. Solo dal 1920 al 1940 Muray ha fatto oltre 10.000 ritratti che comprendono attori, ballerini, stelle del cinema, politici e scrittori. Tra le foto più famose ci sono quelle a Marylin Monroe, Greta Garbo, Charlie Chaplin, Joan Crawford, Ruth St. Denis, Elizabeth Taylor, Carol Lombard, Anna Duncan, Marlene Dietrich, Martha Graham, Florence Reed, Gloria Swanson e Claude Monet. ◆ Nickolas Muray Celebrity Portraits, Palazzo Ducale,
Genova, fno all’8 febbraio 2015
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i libri
Sala di lettura
I nostri suggerimenti per scoprire le novità su moda, tendenze e attualità a cura di Tatiana Tincani
Sono duecento le composizioni scelte per descrivere lo spirito di Lanvin, nel libro Lanvin: I Love You, scritto dal direttore artistico della maison Alber Elbaz. L’autore racconta la casa di moda parigina attraverso le immagini, le note autografe e il design delle vetrine che caratterizzano i suoi flagship store nel mondo. Un occhio di riguardo è dedicato alla boutique parigina in Rue du Faubourg Saint-Honorè. Qui ogni mese vengono create vere e proprie performance artistiche che coinvolgono capi, accessori e personaggi in suggestive mises-en-scène. Il volume raccoglie queste composizioni uniche, che spaziano da quelle esposte nelle boutique fino a quelle presentate all’ultima edizione all’Art Basel di Miami.
Pubblicato da Skira in occasione dei sessant’anni di attività della maison forentina, Braccialini - Le borse delle meraviglie è un racconto a quattro voci di Carla Braccialini e dei suoi tre fgli, Riccardo, Massimo e Lorenzo. Nel volume la giornalista Fabiana Giacomotti vuole celebrare le creazioni della casa di moda, borse sempre diverse e sorprendenti, ognuna protagonista di una storia speciale e di una lavorazione unica. Il libro è arricchito da testimonianze e aneddoti di artigiani, buyer, collaboratori e illustrato da decine di disegni, immagini storiche e tecniche, che descrivono al meglio una storia di moda, di imprenditoria e soprattutto di made in Italy. ◆ Le borse delle meraviglie, Fabiana Giacomotti, Skira, pp.184, 39 euro
◆ Lanvin: I Love You, Alber Elbaz, Rizzoli NY, pp. 260, 60 euro
La casa editrice Assouline celebra una delle borse iconiche del mondo della moda: la Pliage. Questo volume, Le Pliage de Longchamp, ripercorre la storia della it-bag francese, dalla sua creazione da parte della di Philippe Cassegrain, fglio del fondatore della maison, alle edizioni limitate, le fantasie di stagione e alle collaborazioni con artisti come Tracey Emin, Jeremy Scott e Mary Katrantzou. Affdata alla penna di Laure Verchère, giornalista specializzata in interior design, la storia della Pliage ripercorre un successo ventennale che vanta oltre trenta milioni di pezzi venduti. ◆ Le Pliage de Longchamp, Laure
Verchère, Assouline, pp. 80, 19 euro
La giornalista e saggista Renata Molho dedica quasi 400 pagine alla prima monografa sulla maison Etro. Il libro Etro, edito da Rizzoli, è un viaggio tra pensieri, arte, natura, immagini e l’iconica stampa paisley. Non aspettatevi un racconto cronologico fatto di date e luoghi. In questo escursus i componenti del mondo Etro vengono mischiati fra di loro e successivamente raccolti capitoli tematici. Ciascun capitolo è introdotto da un membro della famiglia, che dialoga con un invitato illustre, e quello che ne viene fuori è un percorso tra: Carlo Petrini e la Natura, Liu Bolin e l’Arte, Robert Penn e il Viaggio, Katsumi Komagata e il Gioco, Leatrice Eiseman e il Colore, Jiten Thukral con Sumir Tagra e la New Tradition, Monique Lévi-Strauss e il Paisley. ◆ Etro, Renata Molho, Rizzoli, pp. 376, 80 euro 12_11_2014
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A 31 anni digital boss di Zara María Fanjul è stata scelta da Inditex per guidare le attività di e-commerce di tutti i marchi del gruppo. Estroversa e informale, è cresciuta alla scuola di Bernardo Hernández, guru dellíonline iberico, e si è fatta le ossa nella Silicon Valley di andrea bigozzi
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stroversa e sempre sorridente, grande lavoratrice, una passione viscerale per quello che fa, molto casual nel vestire e soprattutto davvero giovane. María Fanjul, 31 anni, è tra le stelle nascenti nell’ “e-management” del fashion business. Da pochi giorni, infatti, è stata scelta per diventare il nuovo capo delle vendite online del gruppo Inditex, posizione manageriale creata appositamente per lei. Ai suoi ordini ben presto ci sarà un piccolo esercito di altrettanto giovani professionisti, impegnato nello sviluppare le vendite digitali di tutti i marchi del colosso spagnolo dell’abbigliamento, primo fra tutti Zara. Madrilena doc, si è guadagnata il rispetto nell’ambiente degli addetti ai lavori grazie ai risultati ottenuti come amministratore delegato di Entradas.com, la società spagnola di biglietteria per eventi di musica, spettacolo, sport e cultura (l’equivalente del nostro Ticketone). In patria compare regolarmente nella classifica dei giovani manager under 40 di maggior successo nei campi del management e dell’innovazione e forse anche per questo nessuno sembra essersi sorpreso più di tanto per la scelta fatta da Inditex. Dal 2013 fa parte dei Global Shapers, la community nata da un’iniziativa del World Economic Forum che riunisce 3mila giovani da tutto il mondo per fare da guida alle nuove generazioni nella
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Maria Fanjul Madrilena, classe 1983, compare regolarmente nelle classifche dei manager under40 di maggior successo in Spagna
Photo courtesy of World Economic Forum/swiss-image.ch/Photo Rémy Steinegger
persone ritratti
elettronico in Spagna e oggi direttore generale di Flickr, l’ha voluta con sé per lanciare la StepOne, Ha frequentato la ICADE dell’Università Pontifcia una società di venture capital che ha suppordi Comillas di Madrid, dove nel 2006 si è laureata tato lo sviluppo di oltre in Business Administration and Management 200 start-up spagnole Dopo la laurea cura il lancio della capital venture nella Silicon Valley. Nel StepOne, per poi passare alla guida di Entradas.com. curriculum di ferro della Fanjul, prima dell’ingresIn passato ha fatto parte del board di so nel marzo del 2012 idealista.com alla guida di Entradas, c’è La giovane manager si è fatta notare anche anche la presenza nel boa livello internazionale partecipando, nel gennaio ard di Idealista.com, il portale immobiliare che scorso, al World Economic Forum di Davos vanta tra i maggiori tassi di crescita in Europa. Pablo Isla, il numero uno di Inditex dopo scelta del loro futuro. Per questo nel genche Amancio Ortega ha lasciato la guida naio del 2014 è stata chiamata a prendere operativa del gruppo da lui fondato, di parte all’evento di Davos, insieme ai grandi certo deve aver scelto la giovane manager nomi dell’economia e della politica. Classe per il successo registrato nei tre anni in cui 1983, famiglia borghese, Maria si è laureha guidato entradas.com, ma soprattutto ata in Business Administration and Manadeve aver capito che l’approccio fresco al gement alla Icade (Istituto Cattolico di Arti mondo digitale della Fanjul è proprio quele Industria) dell’Università Pontificia di lo che ci vuole per fare ancora più grande il Comillas. Diplomatasi nel 2006 (ma nel commercio online di Inditex. Il colosso del tempo ha rinforzato gli studi con un mafast fashion. ha all’attivo 25 piattaforme ster a Cardiff), deve aver fatto un’ottima digital nel mondo, ma non rivela mai l’inciimpressione al corpo docenti di Madrid, denza dell’e-commerce sui 16,7 miliardi di visto che uno dei suoi insegnanti, Bernareuro di vendite totali. n do Hernández, pioniere del commercio
persone CarriErE luxottiCa
Ex-Procter & Gamble co-ceo di Luxottica Da gennaio adil mehboob-Khan sarà coceo di luxottica insieme a massimo Vian. In procter&Gamble dal 1987, dal 2011 è presidente della controllata Wella. Nel gruppo dell’eyewear - dove per ora è entrato come consigliere - si occuperà dei mercati. Invece Vian, ceo ad interim fno allo scadere del board, seguirà l’area Operations e prodotto. E se alcuni sollevano dubbi in merito all’effcacia di una conduzione in tandem, altri vedono di buon occhio la provenienza di Mehboob-Khan dal mondo dei consumer goods. In un momento in cui big del lusso come Kering hanno deciso di produrre gli occhiali in casa. (e.f.)
Cambi di poltrone
Zanini-Schiap: è già divorzio Il progetto di rilancio del marchio Schiaparelli subisce uno stop inatteso, proprio ora che era fnalmente entrato nel vivo. Si è infatti rotto dopo solo due collezioni presentate il sodalizio tra la maison parigina e il suo direttore creativo marco Zanini. Lo stilista milanese, 43 anni, aveva iniziato la sua avventura con la griffe di proprietà di diego della Valle nel settembre del 2013. La sua prima collezione couture era stata presentata lo scorso gennaio, riscuotendo però giudizi discordanti. Negli ultimi mesi poi erano iniziate a circolare una serie di indiscrezioni riguardo all’avvio stentato del business del marchio e sul rapporto non facile tra Zanini e Della Valle, che si sono in effetti concretizzate con l’annuncio del divorzio lampo. «La maison continuerà - spiega uno stringato comunicato - il percorso di rivisitazione dell’anima di Elsa Schiaparelli, tradotti in chiave moderna, e annuncerà prossimamente il nuovo direttore creativo». La rinascita della casa di moda è cominciata nel 2013, prima con la riapertura dello storico atelier, al numero 21 di Place Vendôme, poi con una capsule di pezzi iconici di “Schiap” frmati da Christian lacroix e infne con l’arrivo di Zanini dalla maison rochas. Ora si lavora al prossimo appuntamento couture, fssato per gennaio 2015. Non è ancora chiaro se la collezione primavera-estate 2015 sarà mostrata ai clienti con una sflata o con una presentazione e soprattutto se per per allora ci sarà già il nome del successore. A chi potrebbero andare le chiavi dell’atelier di Place Vendôme? I primi rumors parlano di olivier theyskens. Secondo i media, lo stilista belga era stato in pole position per il ruolo di creativo da Schiaparelli prima che la scelta cadesse su Zanini. (an.bi)
diadora
Fuori Maurizio D’Angelo, al timone arriva Polegato junior Cambio al vertice in casa diadora. Alla guida dello storico marchio sportivo arriva enrico moretti polegato (nella foto), 33 anni, già presidente dell’azienda di Caerano San Marco (Tv) e fglio di Mr. Geox. Una nomina inaspettata, che esclude dai giochi il manager maurizio d’angelo: un uomo di fducia del fondatore della “scarpa che respira” e artefce del rilancio di Diadora, che dopo anni di diffcoltà è riuscita a conquistare risultati positivi (93,6 milioni di euro di fatturato nel 2013, +15% sull’anno precedente). Una collaborazione che durava da sette anni: entrato nel gruppo di mario moretti polegato nel 2007 (operando all’interno della fnanziaria di famiglia lir), D’angelo ricopriva la carica di amministratore delegato di Diadora dal 2009. (a.t.)
multi Corporation
Maganuco in pista per il mercato italiano luca maganuco è il nuovo asset management director Italia di multi Corporation, azienda specializzata nella gestione, sviluppo e proprietà di centri commerciali in Europa e Turchia. 41 anni, ex senior asset manager di Cbre Global investors per il nostro Paese ed esperienze maturate in aedes Servizi e agora (Gruppo aedes), Maganuco dovrà occuparsi di un portfolio di asset italiani che attualmente include centri come Forum palermo e Valecenter a Marcon (vicino a Venezia) e la gestione di diversi centri commerciali. (e.c.)
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dieci doMande a cura di Carla Mercurio
Massimiliano Bizzi
«Sono curioso di carattere.
Amo le nuove eSperienze»
importante era realizzarmi nella vita sentimentale: oggi sono molto felice con due meravigliose bambine e una fantastica moglie!!!! Quali i più grandi peccati di moda che si è concesso? Non saprei... forse i più grandi peccati me li sono concessi quando studiavo all’università. Poi la famiglia e il lavoro sono diventati prioritari nella mia vita. Che suoneria ha scelto per il suo cellulare? Quella più leggera, quella meno rumorosa. Spesso solo in vibrazione… Quale il consiglio più prezioso che le ha dato sua madre? Quello di ascoltare il mio cuore….
Massimiliano Bizzi, fondatore di White
Qual era il suo più grande desiderio all’età di 18 anni? Lo ha realizzato? Tutta la mia famiglia da generazioni lavora nella moda e io, già a 18 anni, sognavo di esprimere la mia creatività in questo settore. Un sogno che si è avverato. Un’altra cosa molto
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Il magazine di news, business e trend
Direttore Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) Caposervizio Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione Elena Azzola (e.azzola@fashionmagazine.it), Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it), Elisabetta Campana (e.campana@fashionmagazine.it), Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it), Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it), Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Segreteria di redazione Daniela Locatelli, Tatiana Tincani Realizzazione grafca Nadia Blasevich, Carlo Maraschi, Laura Marcarini Collaboratori Mariella Barnaba, Ornella Bignami, Marcelo Crescenti, Valentina De Giorgi, Gianpiero Di Bari, Maddalena Ghezzi, Katya Lavrovskaia, Paola Pisa, Eugeny Utkin, Laura Varalla, Peppe Orrù (Londra), Giuliana Poletto (Parigi), Cristiana Lopez (New York), Alessandra Colombo (Madrid), Vladimir Gridin (Mosca), Caterina Bernardini de Pace (Shanghai), Simrita Dhillon (Mumbai), Stefania Viti (Tokyo) Amministratore delegato Marc Sondermann Direttore pubblicità Stefano Giordano Pubblicità e promozione Ilaria Roberta Galli, Barbara Sertorini (pubblicita@fashionmagazine.it)
Quale il capo del cuore nel suo guardaroba? Un capo vintage militare di Watanabe.
Uffcio traffco Stefania Aguanno (traffco@fashionmagazine.it)
Quale l’ultimo acquisto fatto online e dove? Solitamente acquisto nei negozi e non via Internet.
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Qual è stato l’ultimo libro che ha letto? La biografia di Steve Jobs.
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Con quale personaggio vorrebbe uscire a cena? Con un genio del marketing come Martin Margiela.
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Cos’è che non passa mai di moda? La moda… Quando è stata l’ultima volta che ha fatto una cosa per la prima volta? Mi accade spesso di fare nuove esperienze. Sono un curioso di carattere.
Fashion fa parte del Gruppo DFV - Verlagsgruppe Deutscher Fachverlag www.dfv.de Le altre testate moda del gruppo sono: TextilWirtschaft, Frankfurt; TextilJurnal, Praha; Sportswear International, Frankfurt; öTz österreichische Textil zeitung, Wien; DivatMarketing, Budapest; Images Business of Fashion, New Delhi.
bloc notes a cura di Daniela Locatelli
issime Ultdalim le agenzie
� Npeawrtnenerstryhipe nduaoiv della professionisti e n comunicazio �
e ˃ Giulia
rositani si affida a le van kim
Le Van Kim si occupa delle attività di uffcio stampa e relazioni pubbliche di Giulia Rositani, linea di moda femminile, caratterizzata da stampe vivaci e fantasiose, ideata dall’omonima stilista, che - dopo la formazione all’Istituto Europeo di Design di Milano - ha fatto parte per lungo tempo dello staff di Moschino.
˃ marChi
Cool per alessandro folador
Con la primavera-estate 2015 Alessandro Folador segue dalla sede milanese di Baco Distribution, in via Decembrio 27, l’uffcio stampa di tre brand internazionali presenti in multibrand store di fascia alta: 5Preview (label con sede a Stoccolma di womenswear, menswear, childrenswear e accessori distribuiti in più di 50 nazioni), la collezione olandese di moda giovane femminile SuperTrash (nella foto) e Denham The Jeanmaker. Folador continua in contemporanea a curare la comunicazione di Happiness e le attività di pubbliche relazioni di AW LAB.
˃ Clara GarCoviCh promuove pomikaki
A partire dal mese di ottobre, Clara Garcovich Events and Public Relations gestisce le attività di uffcio stampa, corporate e prodotto e le relazioni pubbliche di Pomikaki, giovane brand veneto lanciato nel 2012 di borse e accessori realizzati a mano, in pelle e in materiali eco.
˃ masla ˃ karla
otto Collabora Con vuarnet
Karla Otto dà avvio a una partnership con lo storico marchio francese Vuarnet: lo studio si occupa delle pubbliche relazioni delle collezioni eyewear per il mercato italiano.
le p.r. di stinG eyewear a marChiodifabbriCa
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De Rigo Vision ha scelto l'agenzia Marchiodifabbrica per le attività di pubbliche relazioni, uffcio stampa e organizzazione di eventi di Sting, uno dei brand in house - insieme a Lozza e Police - della società di Longarone. A partire da novembre, Marchiodifabbrica ospiterà nella showroom in via Vigevano 15, a Milano, le collezioni di modelli da sole e da vista del brand, dedicato a un target giovane.
˃ neGri
˃ CresCe
il portfolio di room77
Aumenta il numero dei brand che scelgono Room77 per gestire le pubbliche relazioni e la relazioni esterne: oltre a Kocca, Parajumpers, Tramarossa, Les Princes, Lunettes Kolletion, Sunday Somewhere e Raen, si è recentemente aggiunta la label James Goldstein Couture, womenswear che ha debuttato a Milano l’anno scorso, frmata dall’iconico billionaire americano, defnito dalla stampa il “fashion cowboy”. Oltre alla collezione di Goldstein, l’agenzia milanese, che fa parte del gruppo DigitalMind, ha iniziato a collaborare con Jenì, marchio italiano di gioielli e accessori disegnati da Martina Frappi.
firman press offiCe di serGio rossi e driade
A partire dal mese di dicembre Sergio Rossi collaborerà con Negri Firman PR & Communication nella gestione del marchio del gruppo Kering per quanto riguarda l’uffcio stampa e le pubbliche relazioni in Italia, Germania e Russia. L’agenzia lavorerà in stretta collaborazione con Susanna Nicoletti, chief marketing offcer interna all’azienda di San Mauro Pascoli. L’agenzia di Silvia Negri Firman ha aggiunto al portfolio anche una frma del design: si tratta di Driade. (Nella foto, un’immagine della campagna advertising autunno-inverno 2014 di Sergio Rossi realizzata dalla fotografa Camilla Akrans).
lanCia Gm/pr
Giulia Masla ha recentemente aperto GM/PR, agenzia di pubbliche relazioni e uffcio stampa on-line e off-line specializzata nei settori della moda, del lusso e del design, con sede a Milano, in via Guido D’Arezzo 7. Scelta e premiata da “Chi è Chi della Moda” per il migliore uffcio stampa in Italia, Masla, un’esperienza trentennale nel settore della comunicazione che inizia da Attila, passando per Benetton e Polo Ralph Lauren, per più di 20 anni ha fatto parte del team di Gucci, come responsabile dell’uffcio stampa prima, e direttore internazionale della comunicazione in seguito, e, più recentemente, ha collaborato con lo studio Smith Petersen. Nel portfolio di GM/PR troviamo Andrea Incontri, Buccellati, Ferrari Brand, Gianfranco Lotti, Orciani, Patrizia Pepe e Pratesi. 12_11_2014
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get together
milano il grand opening di G-Star Raw in via Dantee Ăˆ stato il pubblico presente a svelare il nuovo negozio G-Star Raw in via Dante, a Milano, togliendo una a una le T-shirt appese che nascondevano la facciata.
Nesli
Philip Truyen, sales director image accounts di G-Star, Nina Zilli e Lorenzo Bassetti, direttore generale del gruppo A.R.P.
Tokyo Gala dinner per Gucci Frida Giannini ha presentato una donazione di 25 milioni di yen all’Unesco Association Scholarship, devoluta a favore di studenti delle aree piÚ danneggiate dal terremoto del 2011.
Il dj Lele Sacchi
Martina Codecasa e Giulio Beranek
Francesco Sarcina
Roma Peserico festeggia il nuovo monomarca Festa in boutique a Roma, in occasione della recente inaugurazione dello store Peserico in Campo Marzio.
Riccardo Peruffo insieme alla moglie Paola Gonella e a Isabella Ferrari
Claudia Gerini ed Elena Santarelli 82
12_11_2014
Vittoria Belvedere