Features Contents
7 L'EDITORIALE
INTERVISTE
MASSIMO RENON/BENETTON GROUP
«Cresceremo coi giovani. Li conquistaremo con abiti facili ma iconici e accessori virali»
10 ASMITA DUBEY/GRUPPO L’ORÉAL
«Il futuro della bellezza? Sarà O+O+O»
STRATEGIA
12 BUYERS' REVIEW/MILANO FASHION WEEK
Mercati turbolenti e la moda si fa cauta: più che la stravaganza sfila l'heritage
18 BUYERS' REVIEW/ZONA TORTONA Mai smettere di esplorare strade nuove: la regola di White attrae i compratori
20 CEO ROUNDTABLE
8LE MOSSE DI RENON PER IL RILANCIO DI BENETTON
Clienti giovani, abbigliamento facile e iconico, accessori virali: così lo storico marchio si rilancia sul mercato e punta a superare 1 miliardo di fatturato dal 2022.
10L'EVOLUZIONE DIGITALE SECONDO L'ORÉAL
Per Asmita Dubey, chief digital e marketing officer del gruppo cosmetico più grande al mondo il futuro del beauty sarà Offline, Online, On-chain.
Rischi calcolati e flessibilità: il mix vincente dei power player
22 CEO ROUNDTABLE Tecnologia e human touch sono generatori di aspirazionalità
23 CEO ROUNDTABLE Dietro le quinte della data strategy di Gucci
28 CRISTINA CALORI/WP LAVORI IN CORSO
«Dopo 40 anni continuo a girare il mondo in cerca di novità»
30 CAREERS Tra genio e sregolatezza: Daniel Lee inizia la sua era da Burberry
31 FINANZA
Lvmh non sente la crisi: vendite a +20% e gli analisti alzano il target
INNOVAZIONE
DATA PROTECTION
Cybersecurity sfidante ma possibile con un approccio strutturato
41 REALTÀ AUMENTATA
12
SFILATE E SALONI A MILANO BUYERS ARE BACK
Stagione dopo stagione il numero di compratori torna a salire, così come i budget, che per la PE tornano a livelli record. Nonostante il gas e l'inflazione.
20
CEO DELLA MODA E CAPI DIGITAL A CONFRONTO
Lo scopo della tecnologia è quello di migliorare la vita dell’uomo e non essere fine a se stessa: di questo si è parlato alla Ceo Roundtable di Fashion.
Dall'engagement alla sostenibilità: per le aziende di moda è un'opportunità reale
Features
35
COME LA MODA PUÒ
DIFENDERSI DAGLI HACKER
Contrastare i pirati informatici, sempre a caccia di dati sensibili per i quali chiedono un riscatto, è possibile. Servono formazione e cultura digitale.
41
REALTÀ AUMENTATA E
VIRTUALE: QUALE FUTURO?
Dalla moda al beauty, chi si mette in gioco nel mercato della realtà estesa entra a far parte di un ecosistema dove dominano engagement e sostenibilità.
Contents
INNOVAZIONE
THE DEMATERIALISED ADRIANA BOLTON
La moda digitale? Non è solo hype
BEAUTY TECH
Sono gli algoritmi, bellezza
DESIGNER TO WATCH Au gout du jour
MATERIALI PER L'ACTIVEWEAR Alla ricerca della performance perfetta
MATTIA ARMELLI/ANALYTICAL GROUP
Testing e certificazioni: per la moda essere in regola è una necessità
MERCATI
BUYERS' SURVEY
Dopo l'estate delle cicale l'inverno reclama cautela. Ma intanto i budget salgono
NUOVE DESTINAZIONI RETAIL A Milano gli opening si muovono a ritmo di swing e le danze proseguono
SHOPPING IN VIAGGIO
Anche il travel retail al banco di prova della transizone digitale
MALO 50 anni tra heritage e innovazione
TAGLIATORE
Al traguardo del mezzo secolo cerca la location per il primo monomarca
WOMENSWEAR SS 2023 Lost in traslation
WOMENSWEAR SS 2023
Random identities
SALAR BICHERANLOO E FRANCESCA MONACO
TheMoirè: oltre le borse c’è di più
98 VALENTINA FERRAGNI
72
IL TRAVEL RETAIL È SEMPRE PIÙ DIGITAL
Riparte il turismo e riprendono gli opening negli scali, ma un passeggero su tre spenderà meno nei duty free a causa dei rincari nei viaggi.
81
AL FASHION MONTH NON SOLO IPERFEMMINILITÀ
Le collezioni primavera-estate 2023 presentate a New York, Londra, Milano e Parigi sono un crocevia di coolness ed eleganza, minimalismo ed estro.
«La moda è la mia passione. E con i gioielli racconto una storia made in Italy»
Una grande community di valore
D i pari passo con l’incessante avanzare della rivoluzione digitale, il sistema artigianale-industriale su cui si fonda il made in Italy sta gradualmente cambiando pelle. Da una logica di filiera, in cui dominano gli imperativi della specifica e dell’allocazione di lotti, da intendersi in una mentalità di corto termine, si sta passando a una logica di rete, in cui la condivisione e il coordinamento del sapere diventano sempre più importanti. Non più la periferia contro il centro, il committente contro il fornitore; ma una preminenza di architetture aperte, in cui trasparenza e valorizzazione reciproca si ergono a nuovi valori fondanti. La condivisione, anche informatica, di dati e di flussi diventa imprescindibile non solo quando si parla di politiche di sostenibilità, che ne hanno un vitale bisogno per essere reali, autentiche e impattanti, ma anche quando si parla di strategie di progettazione, di produzione e di distribuzione del prodotto, dunque di quel concerto di creatività e di intelligenza che dà vita al made in Italy in tutte le sue sfaccettature e forme. In un momento storico in cui i colossi stranieri, in primo luogo francesi, si allargano a dismisura all’interno delle nostre catene di fornitura, soprattutto nell’alto di gamma, il mettersi in rete può essere la nuova arma segreta del nostro mondo magmatico, atomizzato e apparentemente poco amalgamabile. Dati di stock, di progetti, di 3D, di proprietà dei semilavorati, di creatività pubblicitarie, di anagrafiche, di clienti finali: asset che, se messi al servizio di partnership di business, possono aiutare a reggere il confronto con le economie di scala che tendono a favorire i conglomerati. Come esempi concreti basti pensare alla condivisione
di stock tra negozi multimarca, alla costituzione di marketplace per nicchie specifiche di prodotto (anche B2B), al flusso di immagini tecniche in fase di progettazione e produzione nonché di immagini e di filmati promozionali all’interno di campagne promozionali personalizzate e virali sui social network. Al centro di tutto ciò si erge, però, un nuovo dogma centrale: il rispetto per l’individualità e per l’essere umano, inteso come capacità di adattare il corretto utilizzo del mezzo tecnologico a un settore profondamente umanistico, e non viceversa. Di questo abbiamo parlato con alcuni dei più autorevoli manager e imprenditori dei mondi moda, lusso, beauty, lifestyle e tech all’interno del nostro XII CEO Roundtable, intitolato ‘Top of Tech & Italian Excellence’, riscontrando un successo di pubblico e una viralità in Rete senza precedenti. Crediamo fortemente che la via del fruttuoso dialogo tra made in Italy e tecnologia sia quella maestra per far risplendere e monetizzare tutto il valore intrinseco che il nostro straordinario mondo, fatto di incredibili professionalità, porta profondamente dentro di sé.
Direttore Responsabile«Cresceremo con i giovani: riportandoli in store con capi facili ma iconici e accessori virali»
Lo storico marchio ha avviato un’evoluzione che punta a creare un brand capace di creare hype tra i giovani.
«Il cambio di passo è in corso su più fronti: oltre allo stile, anche distribuzione e struttura delle collezioni», commenta il manager, che conta di tornare a superare il miliardo di vendite già nel 2022
DI ANDREA BIGOZZIGli obiettivi sono ambiziosi: il ritorno a un fatturato superiore a un miliardo già nel 2022, l'incremento della quota di menswear e acces sori nelle vendite e lo sviluppo di tutti i canali distributivi, compreso il wholesale. E, soprat tutto, la trasformazione di uno storico marchio italiano in un brand hype a livello globale, che guarda a un pubblico under 40. Benetton ha cominciato questo percorso nel 2020 con la nomina di Massimo Renon a ceo, che in questi anni ha avviato un cambio di passo su più fronti, fino allo stile: a giugno la direzione creativa del brand è stata affidata a Andrea Incontri. «Vogliamo innestare un percorso di rinascita come quello già vissuto da altri brand italiani. Per riuscirci ci vogliono prodotti “vira li” e molti di quelli della PE23, presentati alla fashion week di Milano, hanno le carte in rego la per diventarlo», assicura il manager.
Dietro il cambio di direzione creativa c’è la necessità di cambiare la percezione del brand…
Conquistare un target più giovane è diventa to prioritario per noi. La collaborazione con il rapper Ghali è stata un primo passo e ha fun zionato, ma per compiere una trasformazione del genere le capsule non bastano. Per questo abbiamo deciso per la direzione creativa di
puntare su Andrea Incontri, affidandogli un progetto che non riguarda solo il prodotto, ma l’intera architettura del brand.
Cosa l'ha convinta che era lui il candidato giusto?
Innanzitutto, Andrea è italiano e questa no mina per Benetton voleva anche essere una dichiarazione d’amore per l’heritage made in Italy del brand e per lo stile italiano. Poi per ché è un architetto, una persona dal grande ordine mentale e con uno spiccato approccio manageriale. Nella moda la creatività è im portante, dote che non manca ad Andrea, ma dato il percorso che ci attende volevamo che il nostro direttore creativo avesse anche altre caratteristiche, come la lucidità nel gestire l’uf ficio stile, ampliato e rinnovato, e una visione strategica. Dal nostro primo incontro Andrea ha dimostrato di avere in mente una traiettoria da seguire per portare nei nostri negozi clienti che oggi ci mancano, lavorando non solo sul prodotto ma anche su aspetti centrali come la comunicazione, il retail e il visual.
Lo show ha confermato le vostre aspettative?
Assolutamente sì. Abbiamo lavorato con le materie prime che ci contraddistinguono,
come la maglieria e il lino, ma lo abbiamo fatto in maniera moderna, con attenzione alle vesitibilità. Il risultato è una collezione di capi espressivi, capaci di esprimere lo stato d’animo di chi li indossa. Dalla SS23 riporteremo in primo piano settori merceologici che si erano un po’ persi, come il menswear e soprattutto gli accessori, che saranno iconici e riconosci bili. Questo darà riconoscibilità e freschezza al brand. Sappiamo quanto per le giovani gene razioni l’accessorio, e in particolare borse e zai ni, sia determinante e per questo amplieremo la nostra offerta in quest'ambito.
Il riposizionamento del prodotto porterà anche a un aumento dei prezzi?
Tra le sfide che ci siamo dati c’è riuscire a elevare il brand e ad arricchirlo di contenuti, senza maggiorare i prezzi. Alcuni singoli capi potranno avere un costo al pubblico più alto della media, dovuto ad aspetti di sostenibilità o creatività, ma in generale la politica di pricing resta invariata. Il value for money e l’attenzio ne all’ambiente sono valori storici di Benetton, che non vengono messi in discussione.
Quindi l’attenzione alla sostenibilità resta protagonista?
Certo, anche in passerella. Praticamente tutti i capi che abbiamo presentato in sfilata presen tavano aspetti sostenibili.
Sfilare in store significa sottolineare l'importanza del retail nel rilancio?
In parte sì, ma è anche un elemento di innova zione, perché non sono in molti ad averlo fatto finora. Volevamo comunque riportare l’atten zione sul ruolo che lo store di corso Buenos Aires sta assumendo nel rilancio di Benetton. Più che un negozio, questa location è la casa milanese del brand, perché l’immobile ospita la showroom di vendita e una parte dell’ufficio stile. Sarà qui che organizzeremo eventi con la stampa, lanci di progetti speciali e capsule.
1. L'esperienza di Incontri negli accessori è visibile con cappellini, scarpe e borse, protagonisti della sfilata.
2. L'immobile di corso Buenos Aires è la casa milanese di Benetton: ospita store, showroom e ufficio stile
Quindi a Milano non state cercando un mega store per sostituire quello di piazza Duomo, chiuso nel 2021?
No, siamo usciti dalle logiche delle grandis sime superfici, anche se alcuni mega negozi, come quelli di Londra in Oxford Street e di Madrid sulla Gran Via, resteranno. Ora in tut to il mondo l’attenzione si è spostata verso lo cation di 400-600 metri quadrati, in vie molto frequentate o all’interno di centri commerciali di alto livello. Quanto a Milano, ci saranno comunque delle novità: stiamo cercando una nuova location, da aggiungere alle tre già atti ve. Pensiamo a un concept originale, dedicato alla parte più alta dell’offerta Benetton e aper to alle sperimentazioni e alla cultura.
E all'estero cosa succederà?
Tra gli obiettivi del piano industriale c’è il ri torno in America e in Cina, senza per questo dover procedere con numerose aperture diret te di negozi, come sarebbe accaduto in prece denza. Negli Usa, dove in passato contavamo centinaia di store, ci riaffacceremo inauguran
Andrea Incontri ha debuttato al timone creativo di Benetton con la sfilata PE 2023: incentrata su vestibilità e capi basici, con stampe di frutti all over, ha reso omaggio al ruolo dello store e ai trademark del brand
do tre o quattro negozi importanti in altrettan te città chiave come New York, Los Angeles e Miami. Al nostro fianco vorremmo un partner locale, che possa entrare su territorio con la propria potenza e avere una certa libertà nel gestire il marchio. Seguiremo un approccio analogo anche per la Cina, dove la collabora zione con T-mall sarà determinante.
Con il nuovo corso il wholesale potrebbe diventare un canale interessante per voi? Lo stiamo tenendo in considerazione, specie alla luce del lavoro fatto da Andrea Incontri. Il prodotto che stiamo lanciando ha in effetti ac ceso l’interesse da parte di diversi department store: siamo già presenti in questo canale, ma molte altre insegne potrebbero diventare pre sto sedi di shop in shop.
L’e-commerce invece che ruolo ha nel vostro business plan?
È stato molto sviluppato, come era inevitabile in seguito alla pandemia. Le vendite sono au mentate a doppia cifra negli ultimi tre anni e ci proiettiamo verso una crescita sostenuta an che nel 2023, anche se con tassi inferiori di in cremento. In azienda ci sono stati significativi investimenti, come quello sul magazzino auto matizzato che ci ha portato a elevare la qualità del servizio, accorciando i tempi di consegna.
La trasformazione in atto è già visibile in termini di vendite?
Nel 2021 siamo cresciuti a doppia cifra. Quest’anno pensiamo di confermare il trend, che potrebbe portarci a superare il miliardo di ricavi. Non è un’ossessione, ma un target che ci siamo dati. Se non accadrà nel 2022 se ne riparlerà nel 2023, ma le prospettive sono buo ne, anche in termini di un ritorno all’utile.
INTERVISTA
Asmita Dubey
Chief digital & marketing officer L’Oréal Group
Il futuro della bellezza? «Sarà O+O+O»
Offline, online, on-chain. Queste le parole chiave di L’Oréal negli anni a venire. Asmita Dubey, chief digital e marketing officer del gruppo cosmetico più grande al mondo, con un fatturato di oltre 38 miliardi di euro nel 2021, parla delle scommesse per il mondo della bellezza, che si muoverà su più dimensioni e sarà sempre più tailor made
DI ANGELA TOVAZZINelle fila di L’Oréal dal 2013, Asmita Du bey è la donna che dall’aprile 2021 guida l’e voluzione digitale e il marketing del gruppo beauty più grande al mondo (38,2 miliardi di ricavi l’anno scorso). Un momento non certo semplice per l’industria, che sta cercando di ri prendersi da una pandemia e lottando contro l’onda d’urto di una guerra più lunga del pre visto e un tasso di inflazione ai massimi storici. Una tempesta perfetta che però, se affrontata con coraggio, è anche foriera di opportunità. L’effervescenza digitale nata dall’emergenza sanitaria ha permesso di sperimentare percorsi innovativi di fruizione dei prodotti e di vendi ta, esplorare nuove dimensioni virtuali come il Web3 e creare esperienze di gamification e consumo meta-fisiche, connesse ma smateria lizzate. Nel vortice di questa rivoluzione coper nicana, che non si sa ancora dove ci porterà, L’Oréal – forte della sua leadership sul mer cato e di 113 anni di storia - è stato uno dei player che si è messo più in gioco, cavalcando l’innovazione per metterla al servizio dei con sumatori. Asmita Dubey spiega al nostro gior nale come il gruppo sta affrontando, e guidan do, il cambiamento. Con una certezza: il futuro della bellezza sarà offline, online e on-chain.
Negli ultimi anni l’esperienza del consumatore è diventata altamente digitalizzata, grazie anche all’uso dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentata. Quali le innovazioni più importanti portate avanti da L’Oréal? Il nostro gruppo è pioniere del marketing nell’era digitale e del beauty tech, con prodotti e servizi inclusivi, personalizzati e sostenibili. Negli ultimi dieci anni abbiamo digitalizzato il beauty consumer journey con l’evoluzione dei digital touchpoint, adattato i contenuti, acce lerato nell’e-commerce. Stiamo stati precurso ri nell’utilizzo dell’AR con ModiFace (specia lista della realtà aumentata, acquisito da L’Oréal nel 2018, ndr), per sperimentare virtualmente trucco e colore dei capelli prima dell’acquisto, con oltre un miliardo di prove tra make-up e tinte. Ma siamo in prima linea anche nei ser vizi. Qualche esempio: Lancôme Skin Screen permette una diagnosi della pelle sulla base di oltre 13 parametri, come rughe, macchie, livello di umidità ecc., grazie ad algoritmi AI addestrati su oltre 15mila immagini. Sempre
di Lancôme, lo Shade Finder permette di individuare il fondotinta perfetto tra 22.500 tonalità. Si tratta di tecnologie disponibili sia offline che online: due mondi che cerchiamo di combinare grazie anche alla realizzazione di “gemelli digitali” dei nostri prodotti, in un’ottica O+O. Tramite un codice QR po sizionato sulle confezioni i clienti possono verificare gli ingredienti, l’impatto ambienta le, ma anche provare i servizi disponibili sul web. Un modo per costruire un rapporto di fiducia a lungo termine. Crediamo che il fu turo della bellezza sia fisico, digitale e virtua le e noi puntiamo a plasmarlo con la scienza, la tecnologia e la creatività.
Di nazionalità indiana, Asmita Dubey ha un background in economia e statistica. Ha iniziato la sua carriera nella pubblicità, lavorando in India e in Cina. È approdata in L’Oréal nel 2013 come chief marketing officer per la filiale cinese. Successivamente è stata nominata chief digital officer per la divisione Consumer Products nel 2017, a cui nel 2020 ha aggiunto l’incarico di chief media officer per L’Oréal Group. Dall’aprile 2021 ricopre il ruolo di chief digital and marketing officer del gruppo
L’e-commerce che ruolo avrà in questa evoluzione?
Equilibrio è la parola chiave del successo di L’Oréal. Nella prima metà del 2022 il nostro gruppo ha registrato un incremento delle ven dite superiore rispetto al ritmo del mercato, rafforzando la sua leadership nel mondo della bellezza. Performance all’insegna dell’armo nia: tra crescita a volume e a valore, ma anche fra offline - con la riapertura dei punti vendita nella maggior parte dei Paesi - e online, grazie all’e-commerce che continua a correre a due cifre, con un’impennata nei mercati emergenti e un’ottima performance in Cina Mainland, nonostante il contesto difficile. Sul fronte di gitale stiamo sviluppando nuovi modelli di business come il social commerce tramite programmi di affiliate commerce, il conversa tional commerce e il live commerce. Un cana le importante di dialogo con i consumatori è quello rappresentato da influencer, consulenti di bellezza e dermatologi. Stiamo digitalizzan do queste interazioni, in modo che i creator possano connettersi più facilmente con il loro pubblico e persino vendere attraverso tool per sonali di vendita, come il live streaming e il live shopping. Solo in Cina nel 2021 abbiamo ef fettuato oltre 10mila sessioni livestream.
Si parla molto di Web3, con un Internet aperto, immersivo e decentralizzato, basato sulla blockchain. Quali le opportunità per il beauty? Una nuova realtà digitale è alle porte. Salda mente ancorati all’accelerazione del Web2, stiamo esplorando il Web3 e la on-chain beau ty come nuova frontiera della bellezza. I nostri marchi stanno creando esperienze immersive in questa dimensione, nel rispetto del loro dna e con un approccio inclusivo. Pensiamo a Nyx Professional Make-Up, che a giugno ha stretto una partnership con People of Crypto Lab (la boratorio che si occupa della diversità nel metaver so, ndr), per lanciare sulla piattaforma Sandbox una collezione non binaria di Nft con più di 8mila avatar, personalizzabili con 36 diverse to
nalità di pelle, pensate per tutte le etnie, al fine di celebrare le differenze. Il marchio ha poi an nunciato la prima beauty Dao (Decentralized autonomous organization) al mondo, battezza ta Gorjs e incentrata sulla promozione di arti sti 3D, con collezioni presenti sul marketpla ce OpenSea a partire da ottobre. Anche Yves Saint Laurent Beauté si sta impegnando in una strategia Web3 a lungo termine, con la creazio ne di un portafoglio Nft dedicato alla sua com munity: i primi tre drop sono già stati lanciati e a novembre è in programma il prossimo. E ancora, Mugler: con il motto “The real world is not enough” è un metaverse-native brand che, in occasione del 30esimo anniversario dell’i conica fragranza Angel, ha deciso di debuttare con la sua prima collezione Nft di crypto-art “We are all angels”, realizzata insieme al digi
UNA STORIA LUNGA 133 ANNI
Fondato nel 1909 dal chimico Eugène
Schueller, L'Oréal Group è attivo con quattro divisioni (Consumer Products, L’Oréal Luxe, Active Cosmetics e Professional Products)
e un ampio ventaglio di marchi, tra cui L’Oréal Paris e Garnier, Lancôme, Yves Saint Laurent, Giorgio Armani, Vichy, Kiehl’s e Kérastase
1. Il gioco immersivo di Armani Beauty su Fortnite
2. Il beauty tech nuova frontiera della bellezza
3. "We are all angels", la prima collezione Nft di crypto art di Mugler
tal artist Marc Tudisco. Anche Armani Beauty si sta avventurando in questa nuova prateria virtuale, visto che ha recentemente lanciato un gioco immersivo su Fortnite, “Code City: Rewrite the code”, per ingaggiare i fan del pro fumo Armani Code.
Inclusività, sostenibilità e personalizzazione stanno cambiando l’industria della bellezza: come immagina questo settore tra dieci anni? Crediamo fermamente che la tecnologia aprirà le porte a un futuro più responsabile. Oltre a garantire una trasparenza totale e permanente riguardo alla composizione dei prodotti, all’ori gine dei loro ingredienti e al loro impatto sociale e ambientale, la tecnologia può fornire ai con sumatori informazioni precise, sensibilizzandoli nell’operare scelte consapevoli. L’Oréal sta foca lizzando l’attenzione sui servizi: vogliamo offrire modi innovativi ed entusiasmanti di scoprire i prodotti, provandoli per esempio virtualmente, e formulare consigli e routine personalizzati, per far vivere esperienze al top. La tecnologia sta alimentando anche un altro macro-trend del mondo beauty: l’iper personalizzazione. L’obiet tivo è quello di fornire ai consumatori una scelta infinita di prodotti, ma creati ad personam sulla base di esigenze, desideri e aspirazioni indivi duali, nella quantità esatta di cui hanno bisogno e al momento opportuno. Un risultato a cui si può arrivare attraverso specifiche formulazioni studiate in laboratorio, ma con una produzione tailor-made in “mini-fabbriche” che possono essere collocate nei punti vendita o addirittura ricreate a domicilio. Grazie al digitale stiamo reinventando il beauty journey, dalla ricerca del prodotto fino all’acquisto, e puntiamo a farlo at traverso esperienze di altissimo livello, sia offline che online, nel negozio fisico come nel comfort di casa propria.
FRA TREND, TATTICHE COMMERCIALI E SCOUTING Outlook Spring-summer 2023
Parlano i retailer internazionali
Mercati turbolenti e la moda si fa cauta: più che la stravaganza a Milano sfila l’heritage
In tempi di crescita c’è voglia di novità al limite della stravaganza, in tempi di crisi torna la tradizione. Questa regola non scritta del fashion system è confermata dalle sfilate per la prossima estate, giudicate di assoluta qualità e portabili. Ma non sono mancate alcune scelte più coraggiose, da Gucci a Prada, passando per Bottega Veneta e Jil Sander, senza dimenticare i talenti emergenti: i loro show sono stati determinanti per capire la trasformazione in atto nella moda made in Italy
DI ANDREA BIGOZZI1 Maximilian Davis
Cambio netto sulla carta per Ferragamo, ma per questa stagione il dna della maison resta
2. Rhuigi Villaseñor
La nuova era di Bally è nel segno del sexy glam, stile Gucci nell’era Tom Ford
3 Filippo Grazioli
L’esperienza da Givenchy targato Tisci gli è servita per utilizzare la trasparenza e attualizzare Missoni
4. Marco de Vincenzo
Ha rivisitato il patrimonio di Etro, inserendo stampe esotiche e capi con scale di diverse sfumature di colore
Riassumendo: location sorprendenti (ma spesso periferiche e molto lontane tra loro), modelle e celebrities arcinote (da Kim Kar dashian a Paris Hilton, passando per Kate Moss e Naomi Campbell), performance e sfilate kolossal (insieme Diesel e Moncler hanno totalizzato 23mila spettatori). Questa stagione, alla Milano fashion week, l’effetto sorpresa e la ricerca del nuovo sono stati pre rogative più di party ed eventi in calendario, che delle collezioni disegnate in vista della primavera-estate 2023. «Tutte sfilate rappre sentative del dna dei brand portati in scena. In complesso, si è trattato di abiti molto in dossabili e di classe», è il parere di Carla Ce reda, creative director di Biffi Boutiques,
che sintetizza il sentire di molti buyer in me rito all’offerta commerciale e portabile, ma di altissimo livello, proposta dalla settimana del la moda. Una cautela in ampia parte preve dibile, riconducibile allo scenario economico e geopolitico internazionale: in tempi di cre scita il mercato chiede novità al limite della stravaganza, in tempi di crisi (come quelli che si stanno profilando) torna la tradizione, ocome direbbe Miuccia Prada - una moda «non inutile». «Non ho nulla contro l’eccesso - ha detto la stilista in occasione della sfilata firmata con Raf Simons - a patto che abbia una ragione e un senso, che al momento in giro non vedo». Ma se l’idea di semplicità nel le mani di Prada si trasforma in una salutare
JODI KAHN Neiman Marcus Vice president, Luxury Fashion
Il look che riassume la moda a Milano?
I tre abiti con frange in chiusura di Bottega Veneta hanno colto nel segno.
Il capo must have?
Il corsetto di qualsiasi tipo! E’ molto portabile, specie sotto capi sartoriali. Quattro giovani designer alla guida di maison storiche. Ha funzionato?
Hanno portato una ventata di freschezza, attendiamo di vedere le evoluzioni future.
TIFFANY HSU Mytheresa VP Womenswear&Kidswear Fashion Buying
Che cosa non dimenticherà di Milano?
Il Gucci’s Twinsburg e non soltanto per la collezione: la colonna sonora ancora risuona in testa.
Il brand che ha fatto i maggiori progressi? Andreadamo, che sta evolvendo il concetto di maglieria a costine, per cui ha inziato a farsi notare.
Il grande ritorno dell’estate 2023 sarà... Il denim.
iniezione di essenzialità, nelle collezioni di al tri marchi si traduce in collezioni caute, che si muovono nella comfort zone del “bello e ben fatto”, tipica del made in Italy.
Certo, le eccezioni ci sono state. Prada in pri mis. «È stato amore a prima vista - sentenzia
Heather Gramston, head of womenswear di Browns, riferendosi al lavoro di Miuccia e Raf -. Mi sono piaciute soprattutto le pro poste tailoring, abbinate a borse d’archivio e scarpe Mary Jane con tacco da cowboy».
«Questa volta l’intervento dell’uno o dell’altra era meno riconoscibile, chiaro segnale che la collaborazione tra i due sta funzionando», le fa eco Federica Montelli, head of fashion di Rinascente. Ma chi su tutti ha vinto e con
Il designer in stato di grazia?
Tecnicamente Matthieu Blazy è tra i migliori: ogni capo ha una lavorazione speciale, che rasenta la perfezione.
L’estetica Y2K si è (ri)presa la scena?
Paris Hilton sulla passerella di Versace è stata la consacrazione del trend, che ha segnato anche collezioni come Blumarine, Gcds, MM6 e Cormio. Più che di un revival, parlerei di alcune reinterpretazioni di quegli anni.
vinto è stato Matthieu Blazy, alla sua secon da prova per Bottega Veneta. Nei giorni in cui il nome del suo predecessore Daniel Lee era sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori per l’imminente possibile nomina (effettivamen te poi concretizzatasi) alla guida di Burber ry, Blazy faceva parlare di sé per il prodotto e la scenografia manifesto disegnata da Ga etano Pesce. «Molti capi, se non tutti, erano vere e proprie opere d’arte, proprio come il set dello show», è il parere di Jodi Kahn, vice president, Luxury fashion di Neiman Mar cus. «Ci aveva convinti tutti già alla prima collezione, sei mesi fa - sottolinea Alix Mo rabito, buying and merchandise director di Galeries Lafayette - ma questa volta è stato
FEDERICA MONTELLI Rinascente Head of fashion
Con Glenn Martens Diesel potrà tornare centro della cultura pop?
Sta già tornando. Divertente il set con la scultura gonfiabile, giusta l’idea della sfilata democratica e la collezione è sempre più ricca di sperimentazione e verve.
Il punto forte di Milano?
Che nonostante il calendario sia tornato concentratissimo, ha tenuto alta l’attenzione sui giovani talenti.
Tra i nomi da seguire Marco Rambaldi, Andrea Adamo, Vitelli e Avav.
E quello debole?
Forse poche presentazioni d’impatto per borse e scarpe. Ma il livello resta alto, grazie a Gianvito Rossi e Zanotti con il progetto insieme a Nicolò Beretta.
È stata una fashion week capace di mescolare le carte del mercato?
Credo di sì, anche perché oltre ai “soliti noti” Milano ha offerto molto. Ho apprezzato Sunnei per il suo show giocato sugli antipodi e per la collezione forte, che lascia il segno.
E poi Gcds, che sa quali corde toccare con la clientela più giovane. Cosa pensa del passaggio di testimone in Etro?
A me piaceva molto la creatività di Veronica Etro e quindi, pur apprezzando Marco De Vincenzo, faccio un po’ fatica ad abituarmi a questo nuovo corso.
sbalorditivo nel fondere innovazione e heri tage, creando qualcosa di nuovo che prima non esisteva, come i jeans che non sono fatti in denim, ma in camoscio». Tra i campioni assoluti della settimana anche Jil Sander «Nemmeno la pioggia è riuscita a compro mettere il lavoro di Lucie e Luke Meierdice Nicholas Atteshlis, partnerships lead per i Designer Brands di Zalando -. La collezione era bellissima e ben equilibrata tra womenwswear e menswear». Quanto a Diesel, «Ho visto un Glenn Martens mol to ispirato», sottolinea Astrid Boutrot, wo
RICCARDO TORTATO Tsum
Head of buying department
Dopo aver visto tante fashion week l’effetto sorpresa è ancora possibile?
Certo che sì. E non è detto che arrivi dai giovani. Apprezzo il percorso di rinnovamento di Genny, non certo un esordiente. Ho notato in passerella il ritorno di gonne lunghe e abiti longuette, pesi spesso non troppo estivi, ma interessanti per l’inizio stagione.
Sfilate aperte al pubblico: favorevole o contrario?
È una scelta che va valutata caso per caso, a seconda del marchio. Per Diesel ha funzionato.
ASTRID BOUTROT
ANDREADAMO
men’s buying and fashion director di The Webster. Sul versante Gucci, Alessandro Michele ha dimostrato di essere sempre più concentrato in uno lavoro creativo che coniu ga ispirazione personale, interesse del merca to e impegno sul fronte politico-sociale. Uno sforzo che piace ai retailer: «Estetica superba e idea unica», è la sintesi di Lia Pagoni, ti tolare di Gruppo Pagoni. «Michele viaggia a un’altra velocità», rincara la dose Claudia Gazzelloni, senior buyer LuisaViaRoma Molti applausi sono inoltre andati al team stilistico d’eccezione formato da Dolce & Gabbana e Kim Kardashian, che ha avuto il compito di curare la selezione dei look in passerella, provenienti dall’archivio del brand tra gli anni ’90 e i 2000. Un’operazione che si inserisce nel filone “zero rischi” seguito dalle maison, ma con una marcia in più. «Questo è il modo vincente di lavorare sull’archivio», ri flette Gazzelloni. «La sfilata - sottolinea Kahn di Neiman Marcus - ci ha regalato tutte le sensazioni nostalgiche che amiamo di questo marchio. Avendo ben chiaro il proprio target, i due stilisti hanno presentato una collezione che sarà perfetta per la loro clientela».
Tra i punti di forza della fashion week c’è sta ta la centralità che i giovani hanno avuto nel calendario. E per giovani si intendono sia i designer di nuova generazione, che dalla pri mavera-estate hanno conquistato la direzione creativa di maison importanti - come Marco de Vincenzo da Etro, Rhuigi Villaseñor da Bally, Filippo Grazioli da Missoni e Maximilian Davis da Ferragamo -, sia la cosiddetta new wave formata da Cormio, Marco Rambaldi, Ac9, Andrea Adamo
Il risultato delle quattro nuove direzioni cre ative - dicono i buyer - è incoraggiante, ma solo tra sei mesi si capirà se la sfida sarà dav vero vinta. Intanto gli stilisti si godono i primi feedback positivi, in attesa che la campagna vendita dia il vero responso. Villaseñor è sta
L’exploit delle sfilate?
Maximilian Davis. Sono sempre stata una sua fan e con Ferragamo si è superato.
Altri designer particolarmente ispirati?
Glenn Martens per Diesel, premiato anche dal momento d’oro che sta vivendo il denim.
Estate 2023: in cosa ci sarà l’imbarazzo della scelta?
Sicuramente i colori. Nella stessa Ssettimana abbiamo assistito al ritorno a tinte neutre e senza tempo, insieme a fantastici tocchi di colore: bisognerà trovare il giusto equilibrio.
Chi mette sul podio di questa settimana della moda?
Prada: ho apprezzato le proposte tailoring, i capi in pelle e in pizzo, abbinati a borse d’archivio e scarpe Mary Jane con tacco da cowboy. E invece chi è stato l’osservato speciale a Milano?
C’era attesa per le prime prove dei nuovi direttori creativi di marchi storici, ma noi eravamo curiosi di misurare i progressi di Nicola Brognano da Blumarine, e devo dire che non ne siamo rimasti delusi.
NICHOLAS ATTESHLIS Zalando Head Brand Partnerships Designer
I capi più cool visti in passerella?
Non ho dubbi: qualsiasi pezzo della collaborazione tra MM6 e Salomon.
Il marchio da tenere d’occhio?
Alfredo Cortese di AC9. Ha attirato la mia attenzione con i suoi abiti da sera drammatici e i riferimenti al mondo dei club underground. Non è difficile immaginare i suoi capi sulla scena berlinese del prossimo anno.
E per gli accessori?
Haus of Honey con i suoi tacchi vertiginosi.
to apprezzato per il rinnovamento portato nella collezione di Bally («Una svolta sexy e glam stile Gucci anni ‘90»), De Vincenzo «per il coraggio di proporre il marchio Etro a un pubblico più giovane», Maximilian Davis per la «decisione con cui ha affrontato il cambia mento di Ferragamo», Filippo Grazioli «per il mix tecnico, sportivo e allegro con cui ha rivisto il concept Missoni». Crescono inve ce i nomi dei giovani brand indipendenti nei radar dei compratori internazionali, con Andrea Adamo e Ssheena che sembrano essere i brand oggetto delle maggiori aspetta tive, mentre realtà come Sunnei e Gcds ven gono regolarmente citate come alternative ai soliti noti in quanto «capaci di rimescolare la carte del mercato», come evidenza Ekateri na Moiseeva, fashion director di Bosco di Ciliegi. Dinamismo e voglia d’investire sono
SEBLA REFIG DEVIDAS Beymen Buying and Merchandising Director-Ladies
PRADA
tornati tra i buyer, che in generale sono arri vati a Milano con budget in crescita e qual che interrogativo sul tema sostenibilità, che nonostante i Cnmi Sustainable Awards di Cnmi, sembra non essere più un tema caldo, e sui prezzi gli incrementi dei listini causati dall’aumento dei costi di energia e materie prime. «L’entusiasmo dei clienti c’è, ma i prezzi in costante aumento sono un rischio per la barriera psicologica del cliente», sono i timori di Sebla Refig De vidas, buying and merchandising directorladies di Beymen. Ma dalle aziende arri vano rassicurazioni: se un cauto Massimo Ferretti, patron di Aeffe, ammette che aumenti ci saranno, «ma solo di qualche punto percentuale», Brunello Cucinelli assicura che affronterà il caro-energia ac contentandosi «di un profitto minore».
Come si tiene alto l’entusiasmo dei clienti di fascia alta?
Con le continue novità e questa stagione ne abbiamo trovate parecchie: Area, Taller Marmo, Raquel Diniz, Armarium e Ssheena.
Già individuati i best seller della prossima estate?
Di sicuro la gonna trasparente di Fendi e l’insieme giacca e gonna in satin di Prada.
L’aumento dei prezzi in risposta al caro energia la preoccupa?
Continuare ad alzarli potrebbe essere un rischio: bisogna stare attenti a non superare la barriera psicologica oltre cui il cliente non ti segue più.
CLAUDIA GAZZELLONI Womenswear buyer LuisaViaRomaA chi dire bravo questa stagione?
A Dolce&Gabbana. La loro sfilata è stata perfetta dal punto di vista del marketing. E non mi riferisco solo al coinvolgimento di Kim Kardashian ma, in generale, all’idea di lavorare sull’archivio e su un’immagime iperfemminile che li ha lanciati.
I budget sono in crescita?
Per noi sì. Abbiamo deciso di investire e in qualche caso, come con Tom Ford, la sfilata era talmente bella, che abbiamo sforato rispetto a quanto previsto. Un coraggio che verrà ripagato, perché la domanda di lusso è in aumento e su LuisaViaRoma stiamo lavorando sempre meglio sui pre-order.
LA PAROLA AI RETAILER ESTERI Brand to watch in fiera Incuriosisce la sezione Saudi100Arabia
Mai smettere di esplorare strade nuove: la regola di White attrae i compratori
Su 16mila ingressi all’edizione di settembre della rassegna (in crescita del 23% rispetto a un anno fa) i retailer provenienti da oltreconfine sono aumentati del 18%, attratti dalla varietà dell’offerta e da novità a tutto campo, che rendono White un hot ticket della settimana della moda
DI ALESSANDRA BIGOTTAL’internazionalizzazione, sia delle presenze in fiera che delle strategie, è una delle leve su cui Massimiliano Bizzi, founder di Whi te e la sua squadra stanno puntando. All’e dizione di settembre, su un totale di 16mila ingressi (+23% rispetto a un anno fa), i com pratori esteri sono saliti del 18%: non sono mancate le adesioni da Emirati Arabi, Usa, Canada, Asia e Africa, anche se la parte del leone l’ha giocata, come prevedibile, l’Euro pa, con parecchi addetti ai lavori provenienti dai Paesi del Nord. Arriva per esempio da Copenhagen Christoph Baran, titolare della boutique Mélange de Luxe, che dà un giudizio positivo sulla manifestazione. «L’ho trovata interessante - commenta -. Ho visto parecchi nuovi nomi, ma anche i nomi con solidati hanno saputo rinnovare le proprie collezioni». Baran si sofferma in particolare sul progetto Saudi100Brands, che ha pre sentato un’ampia selezione di marchi a cura della Saudi Fashion Commission, di cui ben l’85% in capo a donne, imprenditrici e creative che uniscono nei loro modelli heri tage artigianale e design contemporaneo. Da citare per esempio Qormuz (linea di borse in cui i pattern geometrici si incrociano con decorazioni fatte a mano, ispirate alla cultura araba), Dazluq (marchio fondato nel 2016 da Salma Zharan, pensando ai red carpet e alle occasioni speciali) ed Eman Joharjy, progetto ideato nel 2008 dall’omonima sti lista, che rivisita in chiave moderna l’abaya, abito tradizionale delle donne musulmane. «Questa sezione - dice Bahran - è stata una vera sorpresa e voglio approfondirla meglio attraverso la showroom digitale Joor». Più in generale, il buyer segnala tra i suoi preferiti i gioielli di Rada («Diversi dall’offerta disponi bile abitualmente in Danimarca»), le proposte di Angelo Gallamini, unico nel suo genere grazie a una ricerca tessile che dura da oltre 30 anni, e Maison Co.Go, «uno dei nostri best seller». Katarina Nordström di Musa a Göteborg in Svezia segnala tra i nuovi ta lenti Francesca Bianchi Design, giovane
artefice di gioielli made in Italy (è nata ad Arezzo nel 1989), ultima generazione di una famiglia dalla lunga tradizione orafa. «Inoltre abbiamo appena ricevuto le prime consegne di House of Florence e anche la prossima stagione promette bene, grazie a nuovi colo ri e fogge», afferma la retailer, che cita tra i suoi “like” La Milanesa - in particolare le borse grandi con le piume, nelle nuance del lilla e dell’acqua - e i sandali a tutto colore di Melissa. «Mi sono piaciuti inoltre i capi con lustrini di Jeminé, lo stile di Dreaming Eli by Elisa, Marshall Injection, una vera iniezione di energia e l’art&digital fashion del collettivo Pet Liger, da un’idea dell’artista visionario Constantinos Panayiotou. Ric ca di spunti l’area dedicata a sostenibilità e tecnologia». «Se potessi dare due consigli agli organizzatori - conclude Nordström - sugge rirei di introdurre più partywear, mentre ai brand direi di personalizzare meglio i propri stand. Come i nostri clienti, anche noi buyer cerchiamo l’experience. Ultima cosa, ho tro vato utile la possibilità di visitare showroom
1. Un modello di Eman Joharjy, uno dei marchi presenti nella nuova sezione Saudi100Brands 2. L’inaugurazione del salone alla presenza delle istituzioni 3. Allo stand del brand italiano Avant Toi anche coloratissime proposte per la casa
come Elisa Gaito direttamente da White. Anzi, vorrei che alcune showroom multi brand fossero inserite all’interno del salone». L’olandese Sacha Pardovitch di Oallery ad Amsterdam torna su Pet Liger, apprezza to insieme a Who Decides War, griffe dallo stile disruptive. «Due nomi fuori dal corosottolinea -. Soprattutto in Who Decides War vedo potenzialità inespresse». Anche il titola re di Oallery è rimasto colpito dalla sezione Saudi100Brands: «Le realtà provenienti da quest’area meritano più attenzione e a White l’hanno trovata». Come Katarina Nordström e Christoph Baran, Sacha Pardovitch torna dalla rassegna con un giudizio positivo, «che potrebbe essere ancora migliore se gli orga nizzatori ci interpellassero già in fase orga nizzativa». Intanto Massimiliano Bizzi tira le fila di questa edizione: «Il percorso intrapreso - precisa - sta dando frutti oltre le aspettative. La qualità del brand mix e dei talenti creativi, la forza dei contenuti innovativi e di format inediti per un trade show si sono rivelati vin centi». White, di cui Bizzi è anche direttore artistico insieme a Beppe Angiolini di Su gar, ha beneficiato del supporto di Maeci e Ice Agenzia, in sinergia con Confarti gianato Imprese, affiancato da Regione Lombardia e patrocinato dal Comune di Milano. Si è avvalso inoltre della partnership con Scalapay (innovative FinTech partner) e di Bmw (sustainable mobility partner)
Rischi calcolati e flessibilità: il mix vincente dei power player
Il punto sul mercato con Riccardo Sciutto (Sergio Rossi), Stefano Secchi (Moschino), Stefano Uggeri (Planet) e Phil Brown (WorldPay from FIS)
DI ALESSANDRA BIGOTTATutto esaurito alla 12esima edizione della nostra Ceo Roundtable a Milano, dedica ta al nuovo umanesimo digitale con il payoff Top of Tech & Italian Excellence. Oltre 300 le adesioni anche grazie a un nuovo asset to del convegno, che coinvolgendo più di 40 relatori di alto livello tra moda, lifestyle e tecnologia si è articolato in tre sale. Una riflessione ha fatto da filo conduttore: come si può umanizzare l’esperienza d’acquisto nell’era dell’omnicanalità? Tante le risposte, a partire dal panel che ha visto sul palco Riccardo Sciutto (ceo di Sergio Rossi), Stefano Secchi (managing director di Moschino), Stefano Uggeri (svp Retail di
Planet) e Phil Brown (country manager Italia di WorldPay from FIS). Della tec nologia, come ha sottolineato Secchi di Mo schino, non si può fare a meno, «ma dietro il termine innovazione c'è un mondo, di cui soprattutto nel nostro caso la creatività è il fulcro. Investiamo sul prodotto e, al tempo stesso, sull’immaginario che questo prodotto genera, con una distintività fuori dagli sche mi». Un approccio controcorrente al quale si è riallacciato Riccardo Sciutto di Sergio Rossi, che nei tempi più duri della pandemia ha dovuto prendere decisioni coraggiose, ri baltando il concetto usuale di fabbrica per inventarne una nuova: «O si rallentava o ci
RIPENSARSI PER AGGANCIARE IL CONSUMATOREL’agilità? Una filosofia aziendale prima che un asset digitale
Chi si ferma è perduto: le opinioni di Emanuele Mazziotta (Coccinelle), Lorenzo Osti (C.P. Company), Irene Rossetto (BigCommerce) e Michele Simone (Paypal)
DI ANDREA BIGOZZIIl viaggio alla conquista del consumatore non è mai finito. Lo sanno bene aziende come C.P. Company e Coccinelle, che hanno vissuto gli ultimi anni nel segno della rinasci ta, sul palco della Ceo Roundtable insieme a realtà come la piattaforma di vendite onli ne BigCommerce e il servizio di pagamen to Paypal. «Ogni volta che C.P. Company ha funzionato - ha spiegato Lorenzo Osti, dal 2015 alla guida del brand con il socio di maggioranza, il gruppo Tristate Holdingè stato quando il marchio si è connesso alla società. Negli ultimi anni siamo riusciti a es sere rilevanti per una nuova generazione di consumatori, che non conoscevano il nostro passato». «Questo pubblico - ha sottolineato Osti, che in passato ha avuto una sua digital agency - è un enorme potenziale da esplo rare e offre a noi la possibilità di interazio ni tra abbigliamento, tecnologia e big data. Non abbiamo ancora una risposta a tutte le domande che riguardano il nostro cliente,
ma andiamo avanti su questo tema. La tra sformazione digitale per noi è un pilastro per capire la nostra marca e parlare con la nostra community». La tecnologia «è lo strumen to abilitante per sbloccare un ampio range di possibilità», ha confermato Emanuele Mazziotta, coo di Coccinelle, azienda da dieci anni di proprietà del colosso asiatico ELand. «Diventare una merchandising driven
si rimetteva in discussione - ha detto - an che accogliendo gli ordini produttivi di altri brand e puntando su un magazzino all’avan guardia, flessibile e omnicanale». «Produrre quello che vuole il cliente e portarglielo a casa è la nuova idea di lusso», ha osservato il nostro direttore Marc Sondermann, che ha moderato il panel. Per Riccardo Sciutto il mercato oggi «è un ristorante con troppi cibi: ognuno deve scegliere il suo menù, perché il 2023 sarà il più duro degli ultimi cinque anni e bisognerà saper spostare velocemente gli investimenti da un mercato all’altro. Quello che è successo in Cina nel 2022 insegna». «Da un lato avanzano le criptovalute, ma
«Alcuni imprenditori dicono di vivere ogni settimana una rivoluzione diversa. Vanno affiancati nella svolta in atto»
Irene Rossetto BigCommerce
company - ha chiarito - è stata per noi da su bito una priorità. Crm, loyalty, survey, visite ai negozi hanno giocato un ruolo crescente per guidare le decisioni e le offerte commer ciali. Nel servizio al cliente l’agilità si presen ta anche sotto forma di passaggi dinamici di informazione e visione». I modelli di business basati su piattaforme sono intrinsecamente agili, perché consentono una rapida crescita affidandosi a produttori esterni che fornisco no prodotti e servizi, online o fisici. A con fermarlo è stata Irene Rossetto, Country & Sales lead for Italy di BigCommerce. «Sia mo una piattaforma ecommerce Open SaaS (software-as-a-service) per marchi B2C e B2B - ha spiegato -. Assi stiamo in ogni passag gio i clienti nella creazione e nell’innovazione dei loro negozi digitali. Ci sono imprendito ri che dicono di vivere ogni settimana nelle loro aziende una rivoluzione diversa. Una realtà come la nostra, che ha clienti come La Perla e Harvey Nichols, risponde alle loro esigenze». «Scegliendo una piattaforma Open SaaS - ha precisato - i retailer intra prendono o completano il percorso di tra sformazione digitale senza appesantirsi, “af
«Nei due o tre secondi in cui si conclude il customer journey si gioca l’acquisto. Bisogna ascoltare l’utente anche in questa fase»
Phil Brown WorldPay from FIS
dall’altro c’è chi ancora non sa gestire bene il click and collect. Il carrello unificato è il primo passo, ma l’obiettivo è arrivare a un’a zienda 5.0. Si può fare insieme a capi impre sa illuminati, in grado di affrontare situazioni non preventivabili, creando valore intrinseco per aumentare sempre più il tasso di conver sione», ha affermato Stefano Uggeri di Pla net, multinazionale controllata da Eurazeo e Advent, fornitrice di soluzioni software, payment processing e tecnologiche per i clienti nei settori ho spitality e retail in tutto il mondo. Phil Brown ha parlato a nome del player mondiale dei pagamenti WorldPay from FIS, presente in più di 52 nazioni e in grado di elaborare ogni giorno circa 110 milio ni di transazioni mobile, online e instore. «In base a un nostro studio - ha spiegato - quasi il 50% dei clienti che in fase di checkout non trovano il sistema di pagamento preferito abbandonano il carrello. In quei due o tre secondi si decide tutto. Lo shopper deve es sere seguito fino alla fase finale del customer journey ed è fondamentale conoscerlo a fon do, anche grazie all’intelligenza artificiale».
fittando” una serie di servizi che consentono loro di gestire il proprio negozio a 360 gradi, dal checkout all’hosting in maniera persona lizzabile e flessibile, riducendo costi operativi e complessità di gestione. La tecnologia deve adattarsi alle persone, non il contrario». Sul fronte pagamenti, molte attività rimangono intrappolate in un disordinato utilizzo del le diverse opzioni (carte di credito/debito, prepagate, buy now pay later, criptovalute, eccetera). «Un sistema di pagamento lon tano dalle abitudini del consumatore - ha confermato Michele Simone, director of Partnership Southern Europe di Paypal - ri schia di compromettere il buon esito dell’ac quisto digitale». Strategica la selezione delle modalità di pagamento da offrire quando si entra in un nuovo mercato: il manager della compagnia di pagamenti digitali con quasi 9 milioni di conti attivi in Italia e oltre 300 mi lioni di utenti nel mondo, mette in guardia: «Il possessore di e-commerce che si prepara a servire un nuovo mercato deve ricordare che ogni Paese è a sè, anche nei pagamenti». Scegliere Android o Apple, aprirsi o meno a opzioni come le criptovalute, «sono valu tazioni da fare in base alla conoscenza del cliente locale - ha concluso Simone -. Anche la scelta del partner di pagamenti è determi nante e spesso sceglierne uno e due è suffi ciente. In fase di checkout l’agilità è più che mai una caratteristica vincente».
IL PREZZO NON È TUTTO L’experience guida l’acquisto e la fintech diventa un love brand
DI ANDREA BIGOZZINon si va solo alla ricerca del prezzo: l’e sperienza umana resta tuttora al centro del customer journey. Basta entrare in una farmacia (fisica oppure online) del gruppo Hippocrates Holding o fare shopping buy now pay later con Scalapay per rendersene conto. Lo hanno ribadito Davide Tavaniello e Riccardo Trubiani, il primo ceo del network italiano di farmacie e il secondo chief of staff della fintech dei pagamenti flessibili sul palco della 12esima Ceo Roundtable, spie gando come il primo passo da compiere sia comprendere appieno i bisogni del consumatore, per plasmare le strategie da applicare in ogni canale. «I clienti, specie quelli più giovani, dimostrano una maggiore disponibilità a fare shopping e, cosa altrettanto importante, a condi videre informazioni, specialmente con i brand di cui hanno fiducia - ha sottoli neato Riccardo Trubiani -. Servizi super tecnologici, come intelligenza artificia le e machine learning, su cui le aziende stanno investendo, servono a rendere più interattiva l’esperienza di acquisto, ma non la umanizzano». Dare la possibilità di acquistare il bene desiderato, potendolo pagare in tre o quattro rate, «risponde a un bisogno vero - ha osservato Trubiani - e non è un’idea cre ativa, fine a se stessa. Questo ha trasformato Scalapay in un love brand davanti agli occhi del consumatore, rendendoci parallelamente un partner ide ale per i nostri merchant». Una visione pienamente condivisa da Davide Tavaniello di Hip pocrates Holding, che prima ancora di fornire la sua visione sull’esperienza di acquisto ha premesso che il gruppo non si accon tenta di gestire una rete di farmacie in costante crescita. «La nostra ambizione - ha precisato - è creare un brand retail riconosciuto e amato. Per questo da subi to abbiamo deciso di mutuare dal mondo della moda diversi aspetti, tra cui il mar keting e le gestione del Crm». Se quindi dal punto di vista industriale Hippocra tes ha approcciato il settore farmaceuti co con una logica industriale di econo mia su scala, favorendo la crescita delle
proprie farmacie attraverso investimenti, competenze e una solida rete di relazio ni, dal punto di vista della riconoscibilità a livello B2B ha capito che la strategia doveva seguire il binario della persona lizzazione. «Il nostro modello di farma cia - ha raccontato Tavaniello, che ha fondato la realtà da quasi mezzo miliardo di fatturato insieme a Rodolfo Guarino - valorizza piena mente il farmacista come pri mo riferimento per la salute e, soprattutto, il benessere dei nostri clienti, enfatizzando il suo ruolo di consigliere e pun tando sul coinvolgimento del paziente, in un’ottica di cura e, sempre più, di prevenzione». L’esperienza di acquisto deve quindi essere il più positiva possibile. E se per Hippocra tes questa valorizzazione del rapporto con il cliente pas sa sia attraverso aspetti fisici («Abbiamo varato un nuovo format nel design delle farma cie, riducendo la barriera del bancone»), che digitali («Creeremo servi zi e aggiungeremo modalità di interazio ne tra canali come il click and collect»), per l’unicorno italiano Scalapay, che ha superato la valutazione di 1 miliardo di dollari, il segreto del successo è non tan to la gestione di un algoritmo, ma avere una visione del mercato. «Per questo col laborare con Camera Moda e parteci pare al loro Fashion Trust ci offre spunti per migliorarci. Il buy now pay later non è solo una questione di checkout».
Il clienti vogliono di più di un semplice shopping, come sottolineano Davide Tavaniello (Hippocrates Holding) e Riccardo Trubiani (Scalapay)
«Intelligenza artificiale e machine learning possono rendere l’acquisto più interattivo, ma non lo umanizzano»
Riccardo Trubiani Scalapay
Tecnologia e human touch sono generatori di aspirazionalità
Il digitale è un asset necessario ma non sufficiente per competere: alla base del business ci sono sempre le persone. La parola a Pietro Negra (Pinko), Massimo Carraro (Morellato Group), Mario Davalli (Cegid) e Christian Nucibella (FiloBlu)
DI CARLA MERCURIOLe eccellenze italiane devono poter sfruttare appieno il proprio potenziale, usando strate gie e tecnologie intelligenti e facendo leva sui dipendenti, i clienti e le figure che ruotano intorno all’impresa, compresi i i player della tecnologia. Considerazioni di Marc Sonder mann che hanno dato il la a un panel che ha visto protagonisti Pietro Negra (ceo di Pinko), Massimo Carraro (presidente di Morellato Group), Mario Davalli (count ry manager South & East Europe di Cegid) e Christian Nucibella (founder & chairman di FiloBlu). Scommes se affascinanti, che richiedono la necessità di adattare la tecnologia avanzata all’essenza del made in Italy, come ha affermato Pietro Ne gra di Pinko, azienda che si avvia a superare nel 2022 i 280 milioni di euro (+17% sul 2001). «In azienda - ha detto - abbiamo tre sistemi di intelligence per la gestione del retail. Ma questi tool di AI non capiscono nulla se l’uomo non dà regole». Negra ha sot tolineato l’importanza della collaborazione in azienda: «Non bisogna redarguire e ghettizza re, ma dare alle persone la chance di miglio rare, anche a costo di sbagliare». Per Massimo Carraro, presidente di Morellato Group, che ha superato i 300 milioni di fatturato con una strategia di crescita mista anche per acquisi zioni, la parola chiave è integrazione: «Siamo stati tra i pochi nel settore a perseguire un’im postazione che va da progettazione, design e produzione fino al consumatore, e quindi
«Si parla tanto dell’avvento del web 3 ma attualmente ci troviamo in una terra di mezzo, un web 2,5»
wholesale, retail online e offline, tutto inserito all’interno con uno schema di business chia ro, intorno a cui abbiamo integrato le acqui sizioni». Questi i numeri di Morellato: circa 12 marchi tra proprietà e licenza, oltre 400 negozi diretti in Italia e Francia e un network wholesale in circa 40 Paesi del mondo, con sei consociate. «Non inseguiamo indistintamen te tutte le idee e opportunità - ha spiegato Carraro - e ci impegniamo a essere profon damente innovativi». «Occorre creare aspira zionalità - è intervenuto Negra - e il posizionamento degli store fa parte di questa visione». Non a caso Pin ko ha anche negozi in vie del lusso come Montenapoleone, New Bond Street e città come Amsterdam. Se Negra ha sottolineato l’importan za di coniugare agilità e visione di lungo periodo, Carraro è tornato sulla tecnologia: «Se viene vissuta solo come uno strumento in più, si rischia di non coglierne il potenzia le». Intanto il consumatore cerca esperienze memorabili. Mario Davalli di Cegid, player chiave nella trasformazione digitale delle re altà del retail, ha raccontato la sua esperienza nel monomarca di una griffe francese «con una H iniziale», insieme a un potenziale clien te. «Non eravamo lì per acquistare, ma vista l’accoglienza e la preparazione del personale, alla fine ho comprato due articoli». Talenti e persone «vanno fatti crescere per poter essere sempre più performanti, ma senza la tecnolo gia non si fa business. Christian Nucibella di
FiloBlu (società di consulenza strategica che affianca le aziende nello sviluppo del business digitale) ha iniziato a fare l’imprenditore a 38 anni, dopo essere stato ingegnere mec canico nell’automotive e aver lavorato nella consulenza e nei servizi, imparando la diffe renza tra vendere un prodotto e vendere un servizio/esperienza. «Ho voluto un’azienda che non avesse il mio nome - ha detto - ma che fosse focalizzata sull’or ganizzazione e le persone. Ho scoperto anche che mentre nell’automo tive non si produceva più tecnologia in Italia, nel digital c’era tanto spazio per sperimen tare». Nelle battute fi nali Mario Davalli ha ricordato che «le crip tovalute saranno parte della nostra vita e un 10% della popolazio ne mondiale le ha già in mano». Le aziende dovranno adattarsi a livello di normativa fiscale e protezione dei dati personali. Oc corre trovare piattaforme tecnologiche che permettano di essere rapidi, «visto che oggi un processo di omnicanalità deve durare 15-20 giorni». «Un’azienda che vuole ini ziare a trattare wallet in criptovalute deve prima attrezzarsi - ha osservato Christian Nucibella -. Nello scenario attuale occorre un legame tra web2 e web3, in sintesi un web 2,5. Noi consigliamo sempre di affron tare un percorso a medio termine con pro gettualità e una visione prospettica».
Manuel Salpietro si aggiudica il premio Andreas Schmeidler
Il premio “Creative Leader of Tomorrow 2022” in memoria di Andreas Schmeidler (manager esperto di e-commerce e chairman di Tsum, scomparso nel 2018) è andato a Manuel Salpietro, designer di Carugate diplomato alla MKS Milano Fashion School, grazie a un progetto di web marketing sul metaverso, selezionato nell’ambito di Mittelmoda International Lab.
Christian Nucibella FiloBlu
«Le criptovalute entreranno presto a far parte della nostra vita, se si pensa che il 10% della popolazione mondiale le ha già in mano»
Mario Davalli Cegid
Dietro le quinte della data strategy di Gucci
Centralizzare, velocizzare, semplificare: tre imperativi per chi, come Davide Santillo, lavora nella stanza dei bottoni del brand da quasi 10 miliardi di ricavi
DI MARIELLA BARNABAIl customer journey va orchestrato nei dettagli
Nulla deve essere sottovalutato: ne parlano Andrea Di Nicolò (Luisa Spagnoli), Gio Giacobbe (Acbc), Irene Rossetto (BigCommerce) e Michele Simone (Paypal)
DI ELISABETTA FABBRINel panel “Beyond Transactions” la riflessione si è spostata sul tema dell’oltrevendita, frutto della lettura avanzata e trasversale dei dati ricavati dai touchpoint del cliente. Interessante capire come Gucci, brand da 10 miliardi di ricavi, sfrutti la data opera tion: a fare chiarezza Davide Santillo (Business Functions and Data director della griffe), accompagnato dal partner tecnologico Rocco Corridoni, Industry Lead Fashion & Retail di Lutech. Il passato, secondo Santillo, è lo stoccaggio verticale di dati isola ti per settore (finance, retail, merchandising, eccetera), mentre il presente è «un archivio centrale sinergico e certificato, riferimento per tutti i sistemi aziendali». «Una volta messi i dati a fattor comu ne - ha proseguito Santillo - siamo partiti con l’attività di advanced analytics, per intrecciarli e distribuirli al meglio, abbracciando tut ti i touchpoint aziendali». «Un passaggio che ha richiesto un chan ge management - ha spiegato -. Non più grandi tabelle e grandi report ma un approccio più automatizzato e visuale, che ha ridotto i tempi di reazione a un click: vedo un dashboard, prendo una decisione». Secondo Rocco Corridoni «negli ultimi due-tre anni la priorità è stata utiliz zare il dato a supporto della vendita, soprat tutto in pandemia, per garantire un custo mer journey corretto, usando le architetture già esistenti. Oggi però tante aziende hanno cominciato a basarsi su analitiche avanza te e l’approccio data-driven diventerà uno standard». «Con i dati centralizzati l’ID del cliente è a portata di mano - ha ribadito Da vide Santillo - e la lettura trasversale consente la correlazione fra dati di produzione, magazzino e vendita, creando un loop positivo e valorizzando il brand». Lo step successivo sarà «abbinare dati di fonti esterne con quelli già acquisiti, sfruttando ad esempio il metaverso». Corridoni si aspetta che «arrivi del valore anche dalla correlazione dei dati in arrivo dalle fasi produttive con quelli legati al prodotto, alla sua storia e all’utilizzo che ne fa il cliente. Pen so che assisteremo al passaggio dall’approccio opportunistico dei piccoli data lab a quello industrializzato dei data business center, attraverso cui le aziende riusciranno a rispondere alle esigenze di business in modo strutturato».
«Assisteremo al passaggio dai piccoli data lab ai data business center, con cui le aziende apriranno un nuovo capitolo di business»
Nelle vendite online una cabina di regia è indispensabile: ne è convinto Andrea Di Nicolò, Ebusiness & Omnichannel consul tant di Luisa Spagnoli, marchio che ha lanciato l’e-commerce a maggio. Insieme a lui Gio Giacobbe (ceo di Acbc), Irene Rossetto (country lead Italia di BigCommerce) e Michele Simone (director of Partnerships Southern Europe di Paypal). «Oggi si compra sugli e-store, i marketplace, nei siti di flash sale - ha detto Di Nicolò - e negli ultimi 10 anni la concorrenza fra rivenditori si è impennata». Un unico centro di controllo impedi sce, per esempio, che le vendite a tempo siano orga nizzate durante la campagna vendite. Per il marchio di sneaker Acbc digital e sostenibilità vanno di pari passo. «Tutto per noi è in cloud - ha spiegato Giacobbe - e grazie a un software calcoliamo le emissioni di CO2 di ogni scarpa prodotta, che a breve saranno indicate in un’etichet ta». A facilitare la connessione tra online e offline ci pensa BigCommerce, piattaforma quotata sul Nasdaq che crea e-shop e offre servizi come l’ottimizzazione dei motori di ricerca, l’hosting, il marketing e la sicurezza. Irene Rossetto ha messo in guardia: «Talvolta emergono costi enormi di manutenzione che possono essere razionalizzati o costi fissi per macchine eliminabili». Come aumentare il tasso di conversione? «Noi di BigCommerce proponiamo di customizzare le pagine tenen do conto del viaggio d’acquisto e mettiamo a disposizione 600 tipi diversi di campagne promozionali». Quanto ai pagamenti, basta poco perché l’acquisto salti, come ha ricorda to Michele Simone di Paypal: non trovare il metodo di pagamento abituale, costi nascosti, tempi di consegna non chiari o un layout disordinato del sito. «A volte - ha specificato - è sufficiente cam biare l’ordine dei termini di pagamento o inserire un bottone già nella scheda di prodotto. Procedere per test è utile». Intanto Luisa Spagnoli sta rafforzando il team delle vendite digitali e aprirà a nuovi partner specialisti in microservizi per recuperare i carrelli abbandonati, mentre Giacobbe di Acbc prospetta una contami nazione tra aziende, dove si fondano le singole expertise.
Rocco Corridoni Lutech
«A volte basta cambiare l’ordine dei termini di pagamento per sbloccare la fase finale della vendita online»
Michele Simone Paypal
IL VALORE STRATEGICO DEL DATO
L’IMPORTANZA DI UN’EXECUTION IMPECCABILELA LOGISTICA FATTORE CHIAVE
Mai deludere le promesse fatte al cliente
Laura Benedettino (Rossignol Group), Linda La Montagna (Antony Morato) e Marco Gazzoli (Amazon Shipping) a confronto sul valore del servizio
DI MARIELLA BARNABAIl rapporto tra cliente e brand si basa su una fiducia che non va tradita: lo hanno ribadito Laura Benedettino (vp DirectTo-Consumer di Rossignol Group), Linda La Montagna (Digital E-commer ce manager di Antony Morato) e Marco Gazzoli (Italy Country Biz lead di Ama zon Shipping). Per esempio Rossignol ha picchi di vendite concentrati per l’85% tra metà ottobre e metà marzo e un’offerta che va dagli sci alle bici. Occorre una lo gistica all’altezza «e infatti investiamo nel servizio pre e post vendita - ha detto Laura Benedettino - articolato nelle chat online tra il consumatore e il negozio più vicino e in strutture logistiche efficienti, che per
DA INSTAGRAM AL METAVERSOmettono di raggiungere il cliente premium anche nel resort a 24 ore dall’ordine. Pianifichiamo le spedizioni per giorno e per ca tegorie di prodotto, calcolando anche i tempi di montaggio di bici e attacchi da sci con un flus so a parte. Arriveremo a istituire online servizi che al momento of friamo instore, tra cui il noleggio diretto». Nel 2021 l’e-commerce di Antony Morato, azienda di moda uomo e bimbo, ha generato un transato di 17 milioni di euro. «Il cliente era molto soddisfatto del prodotto, meno del servizio - ha ammesso Linda La Montagna -. Così abbiamo por
«Il cliente chiede consegne puntuali, sette giorni su sette, anche nei momenti più critici. Vietato deluderlo»
Marco Gazzoli Amazon Shippingtato all’interno la logistica e sfruttato un nuovo hub super evoluto a Piacenza. Ora garantiamo consegne durante le vacan ze, offriamo la possibilità di spostare fino all’ultimo l’invio a un indirizzo diverso, ci affidiamo a chat Whatsapp e con l’AI riu sciamo a prevedere i volumi nei momenti di maggiore traffico, come il Black Friday». Il cliente al centro è un mantra anche per Amazon Shipping. «La pianificazione di tutto il nostro network - ha chiarito Marco Gazzoli - si svolge in base non alla gior nata o al mese in cui prevediamo più volumi, ma all’ora dell’anno in cui pensiamo ci saranno più ordini». «Facciamo un forecast su tre anni, da aggiornare man mano - ha spiegato -. Da qui ca piamo quale sarà il picco massi mo di tutto l’anno e ci assicuria mo di avere un network sempre all’altezza». Amazon Shipping ha di algoritmi e machine learning che in real time calcolano, per esempio, la rotta delle consegne e si aggiornano su vari parametri, affinché vengano garantiti i tempi prestabiliti. «Il cliente - ha concluso Gazzoli - chiede con segne puntuali, sette giorni su sette, anche nei momenti critici. E anche se questo in cide sui costi, va fatto».
Attraverso i social il consumatore diventa un consulente strategico
Cambiano le regole e i canali dell’engagement, come sottolineano Jarvis Macchi (EssilorLuxottica), Giacomo Viglietta (Philipp Plein) e Federico Betti (Alpenite)
DI ELISABETTA FABBRIIl fatto che un colosso dell’eyewear come EssilorLuxottica si sia dotato di un team di 60 persone, che parlano 13 lingue, dedicate ai social media dimostra quanto sia strate gico investire sul cliente finale. «I social - ha spiegato Jarvis Macchi, global head of so cial media - permettono ad esempio di dare una risposta a chi chiede dove comprare una montatura Persol in un’area non coperta dall’e-commerce. Non risponde un bot ma una persona, e lo fa in modo diverso a secon da del tono di voce di ogni brand. Tra l’altro, dall’analisi delle conversazioni si può creare un’audience». Non solo: «Dalle domande dei follower è possibile capire l’efficacia di una campagna di comunicazione, intercettare i gusti degli utenti e il profilo di chi parla». Il social media è “la casa” del brand: «Bisogna essere sicuri che chi ci entra la trovi in ordi ne», ha raccomandato Macchi. Già prima del Covid Philipp Plein aveva iniziato a muo versi nel remote selling, cresciuto durante i
lockdown. «Nel post pandemia - ha spiegato il capo dell’IT Giacomo Viglietta - ci siamo focalizzati sul Crm, spaziando in ambiti come il cerimoniale di vendita, la targettizzazione del cliente e l’ingaggio». Oggi il re mote selling della griffe rappre senta il 15% delle vendite totali, con picchi del 30% in alcuni Paesi e la prospettiva di cresce re. Il brand è alle prese con criptovalute, me taverso e Nft: «Accettare pagamenti in crip tocurrency ci ha portato ad acquisire nuovi clienti». Quanto al metaverso, «abbiamo ac quistato uno spazio e organizzato eventi - ha detto Viglietta -. E’ un mezzo per rafforzare la brand awareness». Gli Nft sono stati pro posti per la gamification, ma anche associati a un bene fisico: «Questa seconda soluzione è stata la preferita e il 70% che ha compra to è un nuovo cliente. Per di più il 60% di
«La fusione tra i canali digitali è un trend già evidente. Le aziende dovranno seguire i clienti nei nuovi luoghi, come il metaverso»
Federico Betti Alpenitequesta quota è tornato a comprare. Non riusciamo a profilare i nostri shopper nel metaverso, ma di certo senza gli eventi sarebbero stati clienti persi». Viglietta pensa che i social e il metaverso prima o poi andranno a fondersi. «La fusione fra canali è un trend già evidente - ha ribattuto Federico Betti, busi ness developer leader di Alpenite, società di consulenza che progetta esperienze e proces si digitali dedicati ai clienti, adottando le tec nologie più innovative -. Le aziende dovran no presidiare i vari canali, seguire i clienti in questi nuovi luoghi e ascoltarli per essere più vicini e coerenti nella relazione. In questo i big brand con cui collaboriamo hanno avuto un ruolo di anticipatori».
SERVIZI PHYGITAL E MENTALITÀ LOCAL Come aumentare il footfall fisico attraverso il digitale
Strategie omnichannel raccontate da Gionata Galdenzi (Aeffe), Giuseppe Miriello (Miamo) e Claudio Agazzi (RetailTune)
DI CRISTIANA BONZIIl digitale può fare molto per il retail fisico, come emerso dal panel moderato da Ange la Tovazzi, cui hanno partecipato il senior e-commerce manager del Gruppo Aeffe, Gionata Galdenzi, il digital director Ecommerce & Crm di Miamo, Giuseppe Miriello e il ceo di Retail Tune, Claudio Agazzi. «Nel modello cinese l’esigenza di essere digitali parte proprio dal retail - ha esordito Galdenzi di Aeffe -. Un valore che abbiamo fatto nostro, concentrando le energie del team digital sales in un proget to focalizzato sull’offline che ha visto, in sei mesi, l’apertura di 21 punti fisici in Cina». «Il mix tra fisico e digitale è il cuore dei ser
vizi in chiave phygital che stiamo attuando come test in Cina - ha proseguito Galdenzi - dove è più facile sfumare la divisione tra i due mondi online e offline, che noi cerchiamo di allineare con servizi trasversali». Giuseppe Miriello ha parlato a nome di Miamo, brand di cosmetici funzionali fondato da due farmaciste e distribuito nel canale farmaceutico. «Prodotti - ha dettoche hanno bisogno di contatto fisico e del consiglio del farmacista per essere venduti. Il digitale può aiutare a massimizzare il fo otfall nel negozio attraverso eventi, presen
«A volte le aziende, troppo concentrate sull’e-commerce, sottovalutano la comunicazione local legata ai punti vendita»
Claudio Agazzi RetailTune
tazioni di novità, allestimento di cabine di trattamento e analisi della pelle, con la pre senza instore delle preparatrici del prodot to». «Spesso non viene colta dall’area digital delle aziende, concentrata sull’e-commerce, la grande opportunità offerta dalla comu nicazione local legata ai punti vendita»: un paradosso, secondo Claudio Agazzi, a capo di RetailTune, piattaforma digitale crea ta per portare traffico e fatturato instore sfruttando le potenzialità del Local Digital Marketing. «Si tratta di stabilire una comu nicazione pull, organica, fra utenti e brand - ha spiegato Agazzi - assicurandosi che nella fase di ricerca l’utente riceva tutte le informazioni sulla visita in negozio: orari, servizi, promo zioni e informazioni sui prodotti». «Il multimarca è degno di essere comunicato alla stessa stregua del monomarca o del franchisee, in serendolo nello store locator - ha concluso Agazzi - soprattutto nei casi in cui in una località non c’è un monomarca. L’innovazione sta nel dare la possibilità al mul tibrand di vendere non solo quella piccola parte della collezione che ha in negozio, ma di attingere al magazzino dell’azienda, diventando così un altro touchpoint, anche digitale, del marchio».
LA TECNOLOGIA COME ELEMENTO DIFFERENZIANTEIl futuro irrompe nella catena del valore
Dagli “specchi magici” alle soluzioni cloud per il design e il retail con Enrico Vanzo (Manila Grace), Alessandro Pacetti (Vibram) e Fabio Canali (Lectra)
DI CRISTIANA BONZILa filiera può avvalersi della tecnologia sia per snellire e semplificare le proprie proce dure che per lanciare nuovi servizi. Un tema affrontato da Enrico Vanzo, ceo di Antress Industry (Manila Grace), Alessandro Pacetti, global direct-to-consumer director di Vibram, e Fabio Canali, president Sou thern Europe & North Africa di Lectra, con
la moderazione di Angela Tovazzi. «Stiamo sviluppando un progetto franchising - ha anticipato Vanzo - che presenteremo entro inizio 2023 in uno store pilota. Grazie a uno “specchio magico”, la consumatrice potrà provare virtualmente i capi, attinti da un al trettanto virtuale guardaroba nello store, ma anche su smartphone e tablet». Vibram ha
«Con Fashion On Demand offriamo una soluzione cloud based che consente di tagliare aualsiasi tessuto senza sprechi»
Fabio Canali Lectra
un’agenda digitale fitta. «Abbiamo lavorato con Google, Meta e TikTok per gestire di rettamente le attività di digital marketing e raccogliere l’identità digitale degli utenti del nostro sito e dei nostri digital touchpoint - ha raccontato Pacetti - che abbiamo allineato in tutti i country, offrendo nuovi metodi di pagamento grazie a una piattaforma inedita. Per il 2023 siamo anche al lavoro alle nuo ve digital guideline e al nuovo sito vibram. com». Leader nella produzione di suole, Vibram coinvolge B2B e utente finale con lo “shoe repair locator” sul sito, basato sulla piattaforma Google, e la campagna Repair if you care per la risuo latura. Fabio Canali di Lectra ha illustrato tra varie soluzioni dal design al retail, tutte cloud based, Fashion on Demand, «che gra zie alla tecnologia cloud, permette di tagliare qualsiasi tessuto, con il supporto dell’uomo ma senza la necessità di una manodopera specializzata, senza sprechi, escludendo l’u tilizzo di carta e plastica e riducendo i consu mi elettrici». «Non dimentichiamo però - ha concluso - che il top tech è funzionale nella misura in cui c’è anche il fattore umano».
Essere eterni pionieri per aggredire il mercato
Anche nel lifestyle l’innovazione è tutto: lo confermano Annamaria Ganassini (Istituto Ganassini), Massimo Della Rosa (Bric’s) e Davide Meneghello (Thron)
DI ALESSANDRA BIGOTTAIl mercato cambia, gli investimenti crescono e si deve sempre es sere pionieri in ciò che si fa. Se ne è parlato in un panel moderato da Annalisa Betti con Annamaria Ganassini (vicepresidente di Istituto Ganassini), Massimo Della Rosa (Web Marketing & Online Sales manager di Bric’s) e Nicola Meneghello (ceo & founder di Thron). Annamaria Ganassini ha illustrato la case hi story di Istituto Ganassini, storica azienda cui fanno capo marchi come Rilastil e Korff, nata come realtà famigliare e diventata un gruppo. «Quando ci siamo resi conto di essere grandi - ha affer mato - la parola innovazione ha assunto nuove implicazioni. Tra gli altri investimenti abbiamo avviato un moderno hub logistico e produttivo, perché da quando Amazon ha abituato tutti a ricevere l’ordine in tempi record bisogna correre di più. Pur essendo grandi, cerchiamo di mantenere la flessibilità di quando eravamo piccoli». Massimo Del la Rosa di Bric’s ha ripercorso gli ultimi tre anni, complicati per un player che si occu pa di valigeria e borse. «Con l’azzeramento dei viaggi acquistare valigie era utopia - ha ricordato -. Ma proprio in questa fase l’ecommerce è stato per noi un’ancora di sal vezza. Il canale ha tenuto, anche se il fisico resta vitale per il brand. La valigia ha un valore affettivo e instore si può per esempio trovare anche un servizio di riparazioni, mol to apprezzato». Ultime battute con Nicola Meneghello di Thron, azienda di riferimento nel mercato del Dam (Digital Asset Ma nagement). Con la Thron Platform, come ha spiegato Meneghel lo, in un’unica piattaforma vengono integrate diverse soluzioni legate alla gestione degli asset digitali. «Raccontare il prodotto digitalmente - ha precisato il founder & ceo di Thron - comporta costi legati non solo alla creatività ma anche ai canali distributi vi, dovendo necessariamente presidiare più touchpoint. Occorre evitare sprechi di risorse ed efficienze ed è in questo che entriamo in gioco noi di Thron, fornendo una gestione centralizzata e la vorando a fianco delle aziende in modo che massimizzino il Roi». «La rivoluzione digitale è iniziata - ha concluso - ma non si può smettere di guardare avanti, sondando per esempio le potenzialità offerte dal 3 D».
La beauty revolution è solo all’inizio
Il beauty al centro di un panel moderato da Annalisa Betti, con Laura Arrigoni di Benefit Cosmetics (Gruppo Lvmh), Alessandro Mirandola di Avon Italia ed Elena Bertaiola di CoreMedia come relatori. Lanciato nel 1976 negli Usa, nel 2000 Benefit viene acquisito da Lvmh e nel 2008 approda in Italia, con la distribuzione in esclusiva da Sephora. «Plus di Benefit - ha raccontato Laura Arrigoni, country manager Ita lia - sono i prodotti, il packaging, i nomi suggestivi e il lancio nel 2015 di una linea per il trucco delle so pracciglia con ben 45 referenze e i brow bar a vista da Sephora». Oggi il 48% dei ricavi viene realiz zato proprio con questi prodotti «e Benefit è la quarta marca nel mercato del make up, dopo Dior, Chanel e Lancôme». Strategici già dal 2014 i social, mentre si stanno muovendo i primi passi nel metaverso. Quanto ad Avon, marchio legato al rapporto personalizzato con la clientela tramite 5 milioni di consulenti di bellezza, in pandemia ha rivisto il proprio modello. «Eravamo tutti su Zoom e siamo ar rivati lo stesso alle persone - ha sottolineato Alessandro Mirandola, general manager di Avon Italia -. Oggi la cliente può utilizzare l’e-commerce interfacciandosi con l’azienda, anche se il fulcro resta la consulenza personalizzata. Vogliamo co munque aprirci ancora di più all’omnichannel». Elena Bertaiola, business development manager di CoreMedia (customer digital ex perience provider di Amburgo e leader nel beauty luxury) ha parlato dell’importanza dei first party data. «Visto che il futuro del digital marketing sarà cookies free, l’unico modo per avere i dati dei clienti è chiederli tramite il loro sito, app o altri canali. Ma non è facile - ha evidenziato -. Perché se l’azienda ha un sito frammentato, l’utente non viene invogliato a rimanerci. Con il nostro tool diamo la possi bilità di gestire contenuti su tutti i touchpoint. Per Louis Vuitton, per esempio, insieme a terze parti a livello di content management, abbiamo ricreato una search application che permette di andare sul sito per cercare un articolo in un preciso colore, trovando magari lo stesso articolo anche in una nuance diversa. Questo per noi vuol dire instaurare un rapporto di vera e propria consulenza».
«Avvalersi di una gestione centralizzata degli asset digitali fa risparmiare tempo e soldi, massimizzando il Return on Investment» Nicola Meneghello Thron
«I first party data sono importanti.E se l’azienda ha un sito frammentato, il cliente non è invogliato a rimanerci»
Elena Bertaiola CoreMediaNUOVE STRATEGIE INTERCETTANO NUOVI BISOGNI
BOOM DEL SETTORE SUL DIGITALE
Laura Arrigoni (Benefit-Gruppo Lvmh), Alessandro Mirandola (Avon Italia) ed Elena Bertaiola (CoreMedia) hanno fatto il punto sull’experience nella cosmesi
DI CARLA MERCURIOINTERVISTA Cristina Calori Presidente e ceo Wp Lavori in Corso
«Dopo 40 anni continuo a girare il mondo in cerca di novità»
Cristina Calori ha festeggiato l’anniversario della realtà distributrice di marchi iconici, cedendo il microfono a creator, brand manager e designer, a cui ha chiesto di narrare le “Stories” dell’azienda in una serie di video. In questa intervista la parola l’abbiamo data a lei, per farci raccontare questo traguardo e i progetti per il futuro
DI CARLA MERCURIOSono passati 40 anni da quando nel 1982 Giuseppe Calori con sua figlia Cristina danno vita all’azienda bolognese Wp La vori in Corso. L’inizio di un cammino costellato di successi legati a un’infinità di marchi, frutto del lavoro di ricerca in giro per il mondo, volto a trovare storie avvin centi, più che semplici prodotti. Con eti chette importate e distribuite come Vans, Barbour, Woolrich, Filson, Baracuta, Paraboot, Parachute e B.D. Baggies, per citarne solo alcune, i Calori riescono a dare forma a un universo di stile impron tato ai criteri della coerenza, dell’autenti cità, della qualità e dell’heritage. Gli stessi principi da cui nel 1985 nasce il Wp Store di Bologna, vero e proprio tempio del li festyle, antesignano degli odierni concept store. Tappa importantissima di un percor so che arriva fino ai giorni nostri, interse candosi felicemente anche con la cultura, l’arte, la fotografia e il fumetto, complice l’uso innovativo dei cataloghi. Una visione d’impresa il cui spirito oggi è incarnato da Cristina Calori e la cui essenza è racchiusa nell’archivio creato a Bologna, che custo disce 80mila capi frutto della sua ricerca. Un tesoro che ha deciso di aprire al pub blico, fonte di ispirazione per le generazio ni future, nonché fulcro del progetto che celebra l’anniversario. Ce ne parla in que sta intervista.
Qual è il mood con cui taglia il traguardo dei primi 40 anni di Wp?
Sono piuttosto soddisfatta: siamo partiti come piccola azienda di distribuzione sul territorio italiano, per arrivare ad acquisire e produrre brand e distribuirli globalmente, pur mante nendo intatti i nostri valori e la nostra visione di qualità ed essenza del prodotto.
Guardando indietro, quali sono stati i brand più importanti per Wp?
I marchi di successo sono stati fin dall’ini zio Paraboot, poi Vans, Barbour, Woolrich e, negli ultimi anni, Baracuta.
Credo nei giovani. Dobbiamo guardare avanti con coraggio ed elasticità mentale
1. La sede di Wp Lavori in Corso a Bologna, dove si trova l’archivio aziendale, da ora aperto al pubblico 2. Cristina Calori, presidente e ceo dell’azienda 3. Il primo Wp Store, inaugurato a Bologna nel 1985 4. Una delle T-shirt anniversary, con le grafiche che hanno segnato il percorso creativo di Wp
L’archivio vede al suo interno anche l’integrazione di altri archivi storici... Nel 2011 abbiamo inglobato quello di Bara cuta, con oltre 500 capi, mentre nel 2014 ab biamo rilevato una parte dell’archivio azien dale di Gianfranco Ferré, con le collezioni storiche disegnate da lui, insieme a capi di ispirazione e di supporto.
Grazie al suo archivio di Bologna è possibile ripercorrere la storia di Wp: è contenta di questo lavoro?
L’archivio è uno dei progetti che ci danno più soddisfazione perché mostra, attraverso i brand e i capi raccolti nel tempo, la strada percorsa, i nostri 40 anni e ci fa pensare ai viaggi fatti attorno al mondo, alle selezioni nei mercatini dei primi anni ’80 e alle persone in contrate nel percorso che hanno fatto parte di Wp. È quel filo di Arianna che ci permette di voltarci indietro e vedere da dove siamo parti ti, dove siamo arrivati e dove vogliamo andare.
Come celebrate l’anniversario?
Abbiamo lanciato il progetto Wp Stories, illu strato sotto la lente dell’archivio, con una serie di video che raccontano il percorso dell’azien da attraverso interviste e approfondimenti a creator, brand manager e designer e veicolati tramite social media, newsletter e nei negozi. Per la prima puntata siamo partiti con il con tent creator Samuel Trotman, alias Samutaro.
Come mai proprio lui?
Samutaro è stata una scelta sicura, perché è
un content creator di assoluto livello nel panorama internazionale e nel mondo della moda. Dopo di lui altri personaggi di rilievo sono stati coinvolti, tra cui Dame Marga ret Barbour, chairwoman dell’omonimo e storico brand inglese, Aaron Levine, art di rector di Spiewak, e Daiki Suzuki, direttore creativo di Baracuta.
Avete messo a punto altri progetti per l’anniversario?
Per promuovere e divulgare l’apertura dell’archivio abbiamo previsto una sele zione di capi vintage dell’archivio e una capsule di T-shirt che raffigurano grafiche protagoniste del nostro percorso creativo in questi 40 anni, entrambe presenti sia online che nei Wp Store.
Con che visione proietta Wp nel prossimo decennio?
Vorrei continuare a spingere sull’innova zione digitale che così fortemente abbiamo accentuato da quando è arrivata la pande mia. Credo molto nei giovani e nelle nuove tecnologie: dobbiamo guardare avanti con coraggio ed elasticità mentale, affrontando le nuove sfide.
Come porta avanti la ricerca di nuove label oggi?
Nonostante il virtuale stia diventando sem pre più importante, credo che l’approccio personale, il rapporto diretto tra esseri uma ni e la ricerca sui territori che hanno visto nascere un prodotto, non possano essere so stituiti facilmente da una ricerca nella barra di google. Continuerò a girare il mondo in cerca di novità e per allargare le mie visioni, seguendo i criteri che hanno caratterizza to tutta la vita di Wp: coerenza, autenticità, qualità, heritage e sostenibilità.
Quali oggi le scommesse in corso con le diverse label in scuderia?
Il momento che stiamo attraversando ci por ta ad affrontare molte sfide contemporane amente. Stiamo sostenendo con aperture di nuovi store e punti di distribuzione i brand distribuiti, Barbour e Blundstone, mentre per quelli in portafoglio con licenza e distribu zione globale, quali Baracuta, B.D. Baggies, Avon Celli, Filson e Spiewak, stiamo lavoran do con molta attenzione alle future collezioni, oltre che a collaborazioni con altri marchi di respiro internazionale. Inoltre apriremo pre sto anche le linee donna di Baracuta e Filson.
1.In questa immagine di archivio, Cristina Calori con suo padre Giuseppe 2. La Mackinaw Wool Cruiser jacket di Filson, un modello brevettato nel 1911 e attuale ancora oggi 3. Una proposta donna frutto della colab tra Barbour e House of Hackney 4. Il content creator Samutaro racconta in un video la storia di Wp
La scommessa è proprio questa ora, ossia cominciare a occuparsi sempre più del pro dotto donna, nel quale crediamo tantissimo.
Ci sono nuovi marchi in arrivo?
Abbiamo in corso rilanci di brand già in por tafoglio come Spiewak o l’apertura di linee donna di grande potenzialità, come Baracuta e Filson. Ci sono poi nuovi brand in arrivo e del le novità di cui non possiamo ancora parlare.
Come è strutturata l’azienda oggi?
Nonostante il momento di metamorfosi do vuto alla fase di crescita, mantiene l’impo stazione originaria con gli headquarters a Bologna e tre showroom per l’Italia, tra cui quella direzionale a Milano. Gli addetti sono circa un centinaio. Abbiamo da poco a bor do come general manager Paolo Corinaldesi, tornato da noi dopo aver collaborato a lungo con Wp nel passato, e che si occuperà di ot timizzare i flussi interni. Intanto cominciano ad affacciarsi in azienda le nuove generazioni della famiglia, in vari reparti e con diverse re sponsabilità, facendosi a poco a poco le ossa.
Come chiuderà il fiscal year 2022?
Contiamo su una crescita costante del fattu rato a due cifre anno dopo anno, segnale in coraggiante per il contesto che ci circonda e soddisfacente per il lavoro svolto in queste stagioni di incertezza. Per quanto riguarda i mercati esteri, riscontriamo un’ottima do manda per i nostri brand e l’idea è quella di crescere anche fuori dal mercato italiano ed europeo dove, grazie all’e-commerce, nato l’anno scorso, stiamo ottenendo dei risultati importanti.
I Wp Store hanno fatto da apripista al concept lifestyle: quante oggi le vetrine?
I nostri store sono sempre stati la massima espressione dell’immaginario Wp, che va al di là dell’abbigliamento, e crediamo che la sincerità nel concept abbia fatto sì che diventassero punti di aggregazione per la comunità, rafforzando il legame con i clien ti. All’interno delle nostre door inseriamo anche arredamento, mobilio e props, frut to delle ricerche svolte negli anni anche in questo mondo. Oggi contiamo su tre vetri ne Wp a Bologna, Firenze e Riccione, sette Barbour e un Baracuta store, mentre stiamo lavorando a punti vendita europei di cui stiamo ancora visionando le location nelle principali capitali europee.
Daniel Lee, genio e sregolatezza, ai blocchi di partenza da Burberry nell’era post Tisci
Nei progetti del nuovo ceo Jonathan Akeroyd il designer britannico dovrebbe rafforzare le ambizioni di crescita legate alla griffe, forte degli ottimi risultati raggiunti da Bottega Veneta
La nomina di Daniel Lee a direttore cre ativo di Burberry giunge a pochi mesi dall’insediamento del nuovo ceo della casa di moda, Jonathan Akeroyd. Il manager ha preso il posto di Marco Gobbetti (pas sato in Ferragamo), arrivando da Versace, dove ha contribito a riportare i conti in nero e ha gestito il delicato periodo del passaggio sotto le fila di Capri Holdings Ora ha il compito di disegnare la Burberry del futuro secondo le sue visioni. Tra que ste c’è sicuramente il ruolo affidato a Da niel Lee, ex Bottega Veneta, che ha preso il posto di Riccardo Tisci (il cui contratto scadrà a inizio 2023). Il cambio di direzio ne stilistica farebbe parte della nuova ta bella di marcia messa a punto da Akeroyd: «Daniel Lee è un talento eccezionale, con una comprensione unica del consumato re luxury di oggi, e può vantare numeri
record di successo commerciale. La sua nomina rafforza le ambizioni che abbiamo per Burberry» ha dichiarato. Chissà che allo stilista inglese, nato a Bradford, questo ritorno a casa non giovi. Magari sarà fonte di maggiore serenità, aiutando a stempe rare alcuni aspetti del suo carattere, che a quanto si è vociferato hanno concorso alla separazione lo scorso anno da Bottega Ve neta, incarico arrivato dopo esperienze da Celine, Maison Margiela, Balenciaga e Donna Karan. Un distacco avvenuto nonostante Lee avesse portato una pro spettiva inedita al marchio italiano, con quistando nuovi clienti e quote di fattu rato anche nel 2020, annus horribilis per tutto il settore del lusso. Ma altri pensieri pesano sulla serenità di Akeroyd e riguar dano le performance deludenti sul merca to cinese, che hanno portato a un primo
quarter chiuso con solo un +1% di ricavi a store comparabili, con vendite retail pari a 505 milioni di sterline, dai 479 preceden ti. Cali che, tuttavia, non hanno impattato sulle previsioni nel medio termine, sempre all’insegna di una crescita hig-single digit. A incidere positivamente sono stati i risul tati in Emea, l’andamento soddisfacente dell’abbigliamento e della pelletteria e l’in cremento del customer engagement, com plici investimenti sui social media. Intanto il valzer delle poltrone prosegue, perché nella maison c’è un’altra casella da copri re: è quella del direttore operativo e finan ziario, lasciata di recente da Julie Brown
IL DENIM EXPERT RINO CASTIGLIONE SOSTIENE GAS CON ALPHA SQUARE
Il contributo di un denim expert come Rino Castiglione sarà importante per sostenere il rilancio di un marchio iconico come Gas Milano 1984, passato di recente nella fila della Milano 1984 di Andrea Citterio, dopo un periodo su cui aleggiava lo spettro del fallimento. Forte delle esperienze maturate a bordo di marchi come Guess, Wrangler e Lee, Castiglione entra nel board dell’azienda in qualità di socio fondatore e ceo di Alpha Square, holding di investimento svizzera in capo a Paolo Agazzone, insieme ad Andrew Bordin, Andrea Citterio e altri investitori. La mission è riportare in pochi anni Gas a competere nell’arena del fashion.
Gucci mette sempre più a fuoco l’universo virtuale e il mondo del gaming, territori di sperimentazione importanti. Per questo la maison ha deciso di affidare un nuovo incarico strategico a Robert Triefus, l’executive arrivato da Armani nel 2008, che inanella ruoli sempre più prestigiosi all’interno della casa di moda. Alla poltrona di senior executive vice president Triefus aggiunge infatti quella di ceo di Gucci Vault and Metaverse Ventures, concentrandosi sulle opportunità emergenti per l’espansione del brand e dando ulteriore impulso alle strategie relative al metaverso e al gaming. Supervisiona inoltre Gucci Vault, lo spazio sperimentale online
GIORGIO PRESCA AL TIMONE DI FURLA PER GUARDARE AL FUTURO
Sarà Giorgio Presca a guidare il marchio Furla in questa nuova fase del suo sviluppo. La label italiana ha affidato al manager la carica di ceo, al posto del coo Devis Bassetto, che ha ricoperto il ruolo di ceo ad interim in seguito all’uscita lo scorso aprile del precedente a.d., Mario Sabatini Con 30 anni di esperienza nel fashion in realtà come Golden Goose, Geox, Citizens of Humanity, Clarks, Presca punta a massimizzare il potenziale della label, che ha visto il fatturato scendere dai 502 milioni di euro del 2019 ai 290,8 nel 2020 della pandemia, poi risalito a 305,8 nel 2021. Un trend di crescita che sarebbe in progress, grazie a Emea, Nord America e Giappone.
lanciato nel settembre del 2021, al cui sviluppo sembra abbia dato un impulso fondamentale insieme ad Alessandro Michele. Tappa di un viaggio nel futuro, che lo scorso marzo ha visto il lancio del progetto 10Ktf Gucci Grail insieme allo store virtuale 10Ktf, con la presentazione di una serie di outfit in versione Nft, tra cui la limited edition SuperplasticxSuperGucci e la collaborazione con la piattaforma di gaming Roblox. A dare manforte a Triefus in questa avventura nei mondi virtuali la casa di moda ha promosso Micael Barilaro, attualmente new business gaming & collectibles director, a vicepresidente di Metaverse Ventures.
Robert Triefus super manager da Gucci alla scoperta dei mondi virtualiLUSSO RESILIENTE
Lvmh cresce quasi del 20% nel terzo quarter
Nonostante il contesto economico globale e il clima di incertezza il colosso francese del lusso Lvmh ha realizzato un aumento dei ricavi trimestrali del 19% a 19,8 miliardi di euro. Nei primi nove mesi dell’anno le vendite del gruppo che controlla marchi come Louis Vuitton, Christian Dior, Celine e Fendi si sono attestate a 56,5 miliardi, in crescita del 28% rispetto allo stesso periodo del 2021 (+20% a struttura e cambi comparabili). Tra gennaio e settembre il business che ha corso più veloce è stato quello della moda e dei leather goods (il maggiore in volume), che ha raggiunto i 27,8 miliardi, +24% su base organica. Seguono il retail selettivo (+20%), gli orologi e i gioielli (+16%), i vini e i liquori (+14%) e i profumi con i cosmetici (+12%). Mercati come l’Europa, gli Usa e il Giappone hanno beneficiato di una solida domanda locale e della ripresa dei viaggi internazionali, mentre l’Asia (Cina inclusa) ha registrato un basso livello di crescita nei nove mesi, anche se l’ultimo quarter ha evidenziato un’accelerazione, con il calo delle restrizioni. Il management
La moda corre nei 9 mesi Ricavi in miliardi di euro
Vini e liquori 5,2
e pelletteria 27,8
e cosmetici 5,6
Orologi e gioielli 7,6
selettivo 10,1
attività 0,2 +16,7%
56,5
si dice fiducioso di mantenere gli attuali livelli di sviluppo, tenendo sotto controllo i costi e facendo investimenti selettivi. Anche gli analisti hanno fiducia nel gruppo. Jefferies ha confermato la raccomandazione “da acquistare” sul titolo, con obiettivo di prezzo a 740 euro per azione, così come Bernstein il cui target resta a 811 euro. Sulle azioni Lvmh è un "buy" anche da parte di Barclays (con il target price a 840 euro), Ubs (con obiettivo a 749 euro) e JP Morgan (750 euro). Gli analisti di Deutsche Bank sono invece “neutrali” con target price a 750 euro.
NO DIVIDENDI AI SOCI I profitti di Max Mara salgono a 214 milioni
A fine 2021 i profitti consolidati di Max Mara Fashion Group sono saliti a 214,3 milioni di euro, dai 47,6 milioni dell’an no prima. Nonostante questo incre mento, la famiglia Maramotti ha opta to per un atteggiamento prudente con la sua holding della moda. Infatti non distribuirà alcun dividendo, in analogia con quanto deciso per le altre tre hol ding all’attivo: Cofimar (a cui fa capo la quota più rilevante di Credem Holding, che controlla il Credito Emiliano), Sa fe-Società Anonima Finanziaria Emi liana e Unity Re. In totale si stima che il patrimonio dei Maramotti ammonti a quasi 6 miliardi di euro.
Ennio Fontana ha progetti ambiziosi per la Roberto Cavalli: il target per il 2023 è 120 milioni di euro di ricavi, dagli 84 milioni attesi per quest’anno (erano 45 nel 2020). «Stiamo lavorando per dare alla maison un respiro nuovo - spiega il general manager, arrivato nel 2020 -. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato dietro le quinte e ora finalmente si concretizza tutta una serie di progetti, a cominciare dall’espansione del retail». La maison sta aprendo quattro nuove boutique Roberto Cavalli tra Europa e Asia. Negli Stati Uniti, dopo l’opening di Bal Harbour (Miami) sarà inaugurato uno store a Las Vegas nel primo trimestre del 2023 e successivamente a Houston, mentre è da poco attivo un nuovo outlet. Imminente a Roma una boutique diretta in via del Babuino, che include la sempre più importante collezione home. Un altro store a gestione diretta è appena stato avviato a Monte Carlo, all’interno del centro commerciale Le Métropole, mentre a Vienna e Kuala Lumpur sono state aperte due boutique in franchising, che si aggiungono alle sei esistenti. L’iperattività dei prossimi mesi dovrebbe portare l'azienda a quasi triplicare il fatturato nel giro di tre anni. Un forte contributo è previsto dalla linea Just Cavalli (turnover stimato 25 milioni), che dalla PE23 sarà gestita
internamente, in partnership con Swinger International, non più Otb. «Si occuperà della produzione e della distribuzione wholesale e franchising - precisa Fontana - mentre sarà a carico nostro la gestione dei monomarca e dell’e-commerce». In più c’è il contributo del canale digitale, dall’anno prossimo gestito in house. «A febbraio - anticipa il manager - parte l’e-shop Just Cavalli, mentre la piattaforma diretta Roberto Cavalli sarà attiva da giugno, quando scadrà l’accordo con Farfetch e la sua divisione Black & White». Un ulteriore sostegno arriverà dalle royalties dell’occhialeria, con la nuova licenza siglata con De Rigo, in partenza nel 2023, e dagli accessori (borse e calzature), sempre più importanti commercialmente. «Nel business delle scarpe saremo sostenuti da uno specialista come Zengarini, mentre per le borse stiamo lavorando internamente con risultati positivi: la nuova versione della Roar Bag (nella foto), che abbiamo presentato nell’ultima sfilata, ha ottenuto ottimi risultati in campagna vendita». Non mancano le iniziative legate al real estate: «Ci sono tre progetti in fase di sviluppo, due dei quali a Dubai e uno a Miami», conclude Fontana, ricordando anche il food e l’imminente rilancio dell’insegna Cavalli Caffè
SHOPPING INTRA-FILIERA Golden Goose acquisisce Italian Fashion Team
Golden Goose compie un passo stra tegico nell’integrazione della sua filie ra acquisendo Italian Fashion Team (Ift), suo principale fornitore, dall’a.d. Michele Zonno e dalla sua famiglia. Fondata nel 2007, Ift è specializzata nel design, produzione e commercia lizzazione di calzature di alta gamma per famosi marchi di lusso italiani. Nel 2021 il suo team di oltre 250 di pendenti ha prodotto più di 700mila sneaker. Michele Zonno continuerà a guidare Ift, al fine di mantenere forti i legami dell’azienda con la comunità locale di Casarano (Lecce) e gestire la nuova fase di sviluppo.
Ricavi verso i 120 milioni per la Roberto Cavalli
DOPO IL CASO MONCLER
La moda nel mirino dei pirati informatici I consigli degli esperti della sicurezza
Cybersecurity sfidante ma possibile con un approccio strutturato
Gli esperti di sicurezza informatica ne sono convinti: tutti sono sotto attacco, nessuno è immune. E se l’anello debole è il fattore umano è anche vero che ciascuno in azienda può fare la sua parte, allo scopo di contrastare l’azione dei pirati informatici, sempre più a caccia di dati che valgono milioni di euro
DI ELISABETTA FABBRIIl 22 dicembre di solito è una giornata di preparativi per il Natale e di corsa agli ultimi acquisti per i regali. Non così per i criminali del cyberspazio, sempre a caccia di una falla per poter accedere ai dati delle aziende, diventati ormai uno degli asset in assoluto più preziosi di qualsiasi business. In quel giorno, lo scorso anno, a essere messi sotto attacco sono stati i sistemi in formatici di Moncler, azienda del lusso da 2 miliardi di euro di ricavi annuali e 11,8 miliardi di capitalizzazione in Borsa. In gergo si parla di malware, o software male volo, ma poiché è stato chiesto un riscatto
Secondo le statistiche, nell’85% dei casi l’attaccante entra in azienda rubando le credenziali di qualcuno
l’attacco subito è di tipo ransomware. E non è un caso che sia scattato sotto le festività, quando il marchio dei duvet di alta gamma si trovava in uno dei momenti chiave del calendario delle vendite invernali. «I sistemi di sicurezza - ha rassicurato l’a zienda a breve distanza dall’incursione ostile - hanno garantito la tempestiva iden tificazione dell’attacco e sono state prese le misure volte a bloccarne la diffusione, av valendosi anche di esperti in materia di si curezza informatica». Tuttavia, «alcuni dati riguardanti dipendenti, ex dipendenti, for
nitori, consulenti e partner commerciali, nonché clienti registrati nel database, sono stati illegalmente esfiltrati». Alla richiesta di riscatto non è stato dato seguito, come precisato dal brand del Galletto. Non solo. «Tutte le autorità competenti sono state in formate e, con riferimento alla violazione dei dati personali (data breach), Moncler ha provveduto a effettuare le relative noti fiche al Garante per la prote zione dei dati personali italia no ed estero, ove necessario». In occasione della pubblica zione dei risultati preliminari del 2021, lo scorso febbraio, il gruppo ha reso noto che i sistemi informatici erano sta ti completamente ripristinati e che l’attacco malware e la conseguente interruzione dei servizi IT non avevano avuto «impatti significativi sui risul tati dell’esercizio». L’aggres sione ha però portato a con tabilizzare 2 milioni di euro di costi operativi straordinari, «in particolare per consulen ze e attività di rafforzamento della protezione dei sistemi». Stando ai siti specializzati di cybersecurity, a Mon cler sarebbe stato chiesto un riscatto di 3 milioni di euro. Pare che l’attacco sia sta to rivendicato da una gang criminale di recente costituzione, AlphV, nota anche come BlackCat, che usa metodi sofisticati ed è considerata tra le più pericolose del momento. Non si pensi però che si tratti di nerd in felpa e cappuccio, che nell’immagi nario collettivo identificano gli hacker. «Ci sono imprese con centinaia di ingegneri,
FABIO FLORIO CISCO ITALIA
La maggior parte delle aziende ha capito che la sicurezza non è un costo ma un investimento
il cui compito è studiare in continuazione come attaccare un’altra azienda», allerta Fabio Florio, business development ma nager Smart City e Country digitalization acceleration leader di Cisco Italia, filiale del colosso Usa attivo nel networking e nell’IT, incluse le soluzioni per la sicurez za informatica. La moda non è uno dei settori più colpiti e impreparati, secondo l’esperto: «Vediamo clienti del settore maturi e altri meno. Tutti però sono accomunati dall’essere sotto attacco, nes suno è immune». A mettere sullo stesso livello i malcapi tati è il modus operandi degli aggressori. «In base alle stati stiche - nota Florio - nell’85% dei casi l’attaccante entra in azienda rubando le credenzia li di qualche dipendente. Lo fa secondo varie modalità: per esempio con il phishing (l’invio di e-mail fraudolente per carpire dati, ndr) o attraverso un alle gato, se l’utente di un sito web malevolo lo scarica. A volte si tratta di incuria dell’utente nel gestire le password: un tema che si lega alla scarsa cultura e conoscenza in mate ria». Nel caso specifico delle manifatture del made in Italy va considerato che, dalla transizione verso il digitale iniziata con In dustria 4.0 in poi, si è resa necessaria la digitalizzazione delle imprese e delle ca tene produttive via Internet, perché porta veri benefici come il potersi collegare da remoto o fare una manutenzione predit tiva. «Un mondo delicato che deve essere protetto - dice il manager di Cisco -. Inol
Le tendenze nel ransomware dalle esperienze dei leader IT
A gennaio 2022 una società di ricerca indipendente ha completato un’indagine coinvolgendo 1.000 leader IT imparziali sull’impatto del ransomware all’interno dei rispettivi ambienti, sui rimedi e sulle strategie future. Gli intervistati erano chief information security officer, professionisti della sicurezza e amministratori. Ecco una sintesi dei risultati.
Riscatti
è la percentuale di attacchi ransomware che hanno tentato di infettare i repository di backup. Il 75% di questi ha avuto successo
è la quota di dati di produzione che sono stati crittografati con successo. Solo il 72% di essi era ripristinabile
tre la gestione della sicurezza è diventata più complessa con l’affermarsi, durante la pandemia, del lavoro da remoto e dell’uso di device personali, privi delle protezioni di quelli professionali». Stando alle sta tistiche gli attacchi a scopo di estorsione sono in crescita esponenziale, anche se re sta un certo numero di aggressioni a sco po ideologico o, anche per fomentare una guerra (vedi il caso dell’Ucraina). Quello degli hacker è, secondo gli esperti della cybersicurezza, un mondo fluido: non solo attivisti, non solo criminali, non solo an tigovernativi. In ogni caso vale sempre la pena di proteggersi. «La maggior parte del le aziende - sostiene Florio - ha capito che la sicurezza non è un costo ma un investi mento. L’evoluzione degli attacchi le mette in ginocchio. Bloccandosi perdono milioni di euro di business e non va trascurato il danno d’immagine: le statistiche stanno facendo emergere che il consumatore si fida sempre di più delle aziende che gesti scono bene la sua privacy». Ci sono delle regole base di sicurezza, quando si tratta
L’evoluzione degli attacchi mette le aziende in ginocchio, il blocco operativo fa perdere milioni di euro
di attacchi ransomware (vedi anche box a pag.38). «Occorre tenere tutti i sistemi ag giornati con nuove versioni di software e avere sempre backup dei dati aggiornati - elenca il manager di Cisco -. Lo stes so backup deve essere protetto». Inoltre è raccomandato tenere un inventario ag giornato delle proprie risorse informati che e condurre continue valutazioni dei rischi, per scoprire eventuali vulnerabilità. I dati più riservati andrebbero crittografa ti e sarebbe meglio segmentare la rete di
sono le organizzazioni che si affidano ai log di backup o alla leggibilità dei supporti, per garantire la recuperabilità. Solo il 16% esegue verifiche regolari, ripristinando e testando la funzionalità
Fonte: Veeamè la quota di chi, dopo un attacco ransomware, ha prima di tutto ripristinato i dati in una sandbox (area isolata dal sistema)
accesso. Tutti i dipendenti, poi, dovrebbe ro avere competenze di base sulla cyber sicurezza. In più vale la pena di prestare attenzione alle guide al ransomware di enti governativi, come la Cisa-Cybersecurity and Infrastructure Security Agency e il Nist-National Institute of Stan dards and Technology, restare informati sui più recenti rischi e tattiche difensive e predisporre un piano per la gestione del le minacce inattese. A questo proposito, il gruppo privato di cyber intelligence e ricerca sulle minacce informatiche Cisco Talos - 350 persone tra ricercatori, ana listi, ingegneri, sviluppatori e linguisti - si impegna a difendere le aziende dalle mi nacce informatiche più recenti e a scoprire le vulnerabilità nei software. Inoltre mette a disposizione tutte le informazioni sulle nuove minacce e le ricerche sul suo blog, attraverso una newsletter, ThreatSource, sui social media e con i podcast Beers with Talos. Ogni giorno i suoi esperti riescono a controllare 600 miliardi di email e risol vere 170 miliardi di richieste Dns-Domain name system, arrivando a monitorare circa il 2% del traffico mondiale. Più di qualsiasi altro fornitore di sicurezza al mondo, come sottolineano dalla Cisco.
è la percentuale di quanti hanno ripristinato senza pagare il riscatto
sono i casi di chi ha pagato il riscatto ma non è riuscito a ripristinare i dati
Allineamento organizzativo
sono coloro che ritengono necessaria una revisione significativa o completa dei team di backup e sicurezza informatica
è la quota di strategie sul ransomware dei team informatici che include verifiche o garanzie di pulizia
«Si dovrebbe avere una maggiore consa pevolezza, in azienda, dell’impatto degli attacchi», sostiene Alessio Aceti, ceo e fondatore di Sababa Security, società della cybersicurezza nata nel 2019 e quo tata sull’Euronext Growth di Milano dal dicembre 2021, anno in cui ha realizzato un +193% dei ricavi, a 4,9 milioni di euro. «Fino a poco tempo fa - aggiunge - si parla va di virus banalizzando, in quanto si vede vano come un problema in capo alla strut tura IT. Oggi gli attacchi sono sempre più sofisticati e complessi, tanto da fermare l’operatività per giorni, se non settimane o mesi». In più viene chiesto un riscatto, che non andrebbe mai pagato, perché si paga un criminale di cui non si sa se restituirà i dati oppure no. E stanno cambiando le procedure: oggi gli attaccanti portano via i dati e li copiano sui propri sistemi, minac ciando che se non viene pagato il riscatto saranno pubblicati su Internet, non solo nel dark web. «Riescono a ottenere di tut to: informazioni sensibili, brevetti, marchi, contratti con clienti e fornitori - sottoli nea l’a.d. di Sababa Security -. Io cerco di sensibilizzare il management sulla portata del problema che dovrebbe essere posto all’attenzione del board, non solo dell’area
Pervasività del ransomware
Tecnologie per la sopravvivenza
1. Lo scorso anno, sotto Natale, Moncler è stato colpito da un attacco ransomware 2. In un mondo sempre più connesso si moltiplicano i rischi di attacchi informatici
IT. La sicurezza significa sforzi importanti a livello di budget, ma se è messa in un angolo diventa un discorso difficile». «Ciò che osserviamo nel caso del manifatturie ro - prosegue - è che spesso chi gestisce la produzione non ha autorità in fatto di sicurezza, gli impianti non sono protet ti in modo adeguato. Il ceo e l’area con trollo di gestione sembrano più che altro concentrati sull’andamento delle vendite. Dimenticandosi della sicurezza, rendono i sistemi più facili da violare». Non manca solo la sensibilità ai rischi. «C’è un enorme carenza di talenti in questo settore - nota Aceti -. La nostra sfida è trovare persone da assumere e, se è difficile per noi, figu riamoci per un imprenditore del made in Italy che valuti di costituire una struttura interna ad hoc. Per di più il business della moda non ha molto appeal agli occhi di un esperto di sicurezza informatica, rispetto ad altre realtà come le società di servizi o l’automotive, perché pensa che avrà a che fare quasi sempre con gli stessi problemi». «Di fatto l’esperto di cybersecurity non
Spesso manca una metodologia di valutazione della sicurezza basata su standard internazionali
esiste - chiarisce Aceti -. Analisti, integra tori, ingegneri: nel nostro team abbiamo persone appartenenti a 10 profili diversi». Anche per questo molte aziende decidono per l’outsurcing. Parte del business di Sa baba è la formazione non solo di specialisti interni, ma anche di chi lavora nelle impre se. «Notiamo che in diverse aziende manca una metodologia di valutazione della sicu rezza partendo da uno standard interna zionale - afferma il fondatore -. Talvolta, seguendo una moda, investono in tecno
logie nuove, che poi sfrutta no al 20%. Così pensano di risolvere la questione, invece non servono a nulla perché gli attacanti sfruttano le aree grigie». Meglio, a suo avviso, affidarsi a società che si occu pano in modo verticale di si curezza, anziché seguire certi operatori IT che si spacciano per esperti di cybersecurity. Alessio Di Benedetto, re gional technical sales director South Europe dell’americana Veeam, leader nelle soluzioni per la protezione dei dati, pen sa che la moda sia un ottimo terreno di caccia per i pirati informatici. «Amministrazio ne, produzione, distribuzione e logistica, disegni, brevetti, proprietà in tellettuali, statistiche sui clienti, marketing e comunicazione: tutti lavorano con siste mi informativi - dice -. I dati sono come il tesoro dentro il castello, il data center, e antivirus, antispam, firewall servono a im pedirne l’accesso. Ma se prima il castello era fisico e si accedeva ai sistemi aziendali solo dagli uffici oggi il perimetro si è allar gato con il cloud, lo smart working, le reti retail distribuite e l’e-commerce. E sono aumentati i rischi». Veeam agisce quando il virus è già penetrato e - lo sanno bene i suoi esperti - l’anello debole è il fattore umano. «Noi consigliamo di tenere sempre aggiornati i sistemi hardware e software all’ultimo livello di sicurezza, se no si la scia aperto un “portone” - dice il manager di Veeam -. Le tipologie di attacco sono tante e il più pericoloso è il ransomware. Tutti, compresi la Polizia Postale e le asso ciazioni isituzionali che lavorano contro gli attacchi, sconsigliano di pagare il riscatto. Le assicurazioni propongono delle polizze
ALESSIO ACETI SABABA SECURITY
Si dovrebbe avere una maggiore consapevolezza, in azienda, dell’impatto degli attacchi. I virus non sono solo un problema della struttura IT
mirate ma si tratta di un palliativo: aiutano a pagare ma tutto il resto non viene risol to». Comunque una soluzione univoca non esiste: «Si tratta di un processo integrato, a strati. All’attacco Veeam reagisce con una strategia basata su tre pilasti: l’identifica zione, la protezione e la ripartenza. Va fatta una detection della problematica il prima possibile: prima mi accorgo, prima reagi sco. Se ho un report che giornalmente dice che ho attivato tutte le procedure di prote zione posso stare tranquillo, diversamente bisogna intervenire. Il backup è l’ultima linea di difesa, il salvagente, ma da solo non basta». Infatti anche gli hacker sono arrivati ad attaccare i backup. «Van no protetti con tecnologie di immutabilità - spiega Di Be nedetto - così da non potere essere modificati o eliminati. In più si possono custodire in una “bolla”, salvandoli presso un cloud provider». Il dato di backup può essere cifrato, così l’azienda è l’unica in grado di leggerlo. Il backup deve anche essere verificato: il controllo del suo corretto funzionamen to si può fare manualmente all’interno ma è costoso, men tre Veeam propone una solu zione che fa il backup e subito il test. Quanto alla ripartenza, deve essere gestita in modo intelligente e veloce. «Noi facciamo partire un sistema immediatamente dal disco di backup - spie ga l’esperto di Veeam - poi in background ci si occupa di risistemare le cose. Più fac cio prove, test di backup e restore, più sarò al sicuro». Non c’è solo la ripresa dell’ope ratività da assicurare: vanno rispettate delle regole. «In base al regolamento europeo di protezione dei dati Dgpr - nota Di Bene detto - le aziende colpite sono costrette a denunciare l’attacco. La legge dà indicazio ni e impone delle penalità a chi non prova di avere fatto il possibile per non subire un attacco». «C’è anche un problema di brand recognition: il consumatore può decide re di non fidarsi più - continua -. Si pensi allo scalpore suscitato in estate dall’attacco hacker alla Regione Lazio, che ha portato al blocco della campagna vaccinale». La Polizia Postale è arrivata a individuare che il computer da cui sono stati rubati gli ac cessi era quello di un dipendente in smart working. Il ransomware era riuscito ad an
1. Dietro la maggior parte degli attacchi c’è l’errore umano. Dall’osservatorio di Veeam, che conta 450mila clienti nel mondo, nel 2021 tre aziende su quattro hanno subito almeno un attacco
UNA GUIDA DI CISCO Sei consigli per rendere Internet un posto sicuro
dare così in profondità da criptare anche il backup. L’ideale, secondo Veeam, è avere tre copie dei dati, conservate su due tipi di sup porto differenti, di cui almeno una in una lo calità lontana. Ma che futuro si prospetta al mondo della data protection? «Credo che bi sognerà abituarsi a una situazione continua di attacco e difesa - risponde Florio (Cisco) -. Vediamo soprattutto due criticità. In pri mis la carenza di risorse in grado di studiare e capire come applicare la sicurezza in azien da: gli analisti e gli ingegneri che ci sono attualmente non bastano. La seconda è data dal livello cul turale in materia di cybersi curezza, che va alzato parten do dai più giovani». In tal sen so Cisco Italia è partner per il master sulla cybersecurity dell’Università Bocconi e del Politecnico di Milano e nel 2020 ha fondato a Mi lano, presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, un Cybersecurity Co-Innovation Center, che favorirà lo svilup po di competenze e soluzioni di nuova generazione. «C’è anche un tema tecnologico -
ALESSIO DI BENEDETTO VEEAM
conclude Florio -. Aziende come la nostra devono fare il possibile per mettere a dispo sizione soluzioni e servizi che alzino il livello di protezione generale. Al momento uno dei nostri servizi più diffusi è Incident Response in capo a Cisco Talos: se un’impresa è attacca ta, qualsiasi sia la sua dimensione, può chia mare qualcuno che l’aiuta a risolvere il pro blema. Inoltre in Italia già un milione di Pmi si protegge con Tim Safe Web, servizio in ab bonamento fatto in cloud per gli utenti Tim che blocca la navigazione sui siti malevoli». «La tendenza è che si sarà sempre più esposti al furto di dati e che le modalità di prote zione cambieranno - prospetta Aceti (Saba ba Security) -. Basti pensare al diffondersi delle applicazioni cloud e ai nuovi modi di lavorare che stanno emergendo: già oggi ci sono startup che non hanno una sede con uffici fisici. I marchi della moda si avvalgono di call center, chat, Crm gestiti da società di cloud computing: non sono più i possessori dei dati, comunicano attraverso sistemi che non sono i loro. L’evoluzione è come pro teggere questo nuovo sistema di lavoro». «Il futuro sarà sempre di più una sfida, perché la tecnolo gia aiuta ma apre a nuovi rischi - ribatte Di Benedetto (Veeam) -. Penso all’Internet delle cose e al fatto che gli hacker sono entrati persino nei sistemi di video-sor veglianza dei bambini in culla». «Vanno verificate le best practi ce e scelti dei professionisti non improvvisati. Così - conclude - le imprese potranno concentrarsi sul loro core business».
Ottobre è il mese europeo della cyber sicurezza. Per l’occasione Cisco ha re datto una mini-guida di sei consigli utili per far fronte, agli attacchi ransomware.
Prevenire l’infiltrazione. La maggior parte degli attacchi ransomware av viene tramite un allegato e-mail o un download dannoso. È possibile bloc care i siti web, le e-mail e gli allegati sospetti attraverso un approccio alla sicurezza a più livelli e un programma di condivisione dei file sicuro e approvato dall’azienda.
Tenere sotto controllo le attività della rete aziendale, scegliendo una soluzione per la sicurezza informati ca che unisca in un unico luogo tutte le informazioni, l’analisi e la capacità di rispondere a un attacco in modo rapi do. In quest’ottica è importante fare un inventario accurato e aggiornato delle risorse informatiche: macchine vecchie e dimenticate spesso sono una via d’ac cesso per gli aggressori.
Conoscere il nemico attraverso la threat intelligence, cioé la raccolta di informazioni, da varie fonti, sugli attac chi informatici. È fortemente consigliato tenersi informati non solo sui rischi ma anche sulle tattiche difensive più recenti.
Aggiornare con regolarità i software utilizzati Controllare e applicare sempre gli aggiornamenti più recenti. Gli hacker sono alla ricerca di softwa re senza patch.
Attacchi nel mondo in aumento del 10%
Nel 2021 gli attacchi nel mondo sono aumentati del 10% rispetto all’anno precedente, e le nuove modalità dimostrano che i cyber criminali sono sempre più sofisticati e in grado di fare rete con la criminalità organizzata, come emerge dal Rapporto Clusit 2022. Secondo i ricercatori dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica gli attacchi si sono verificati per lo più in America (45% dei casi). In Europa hanno superato un quinto del totale (21%, dal 16% dell’anno precedente). Il cybercrime è la motivazione dell’86% degli attacchi. I dati del Security Operations Center di Fastweb fotografano la situazione italiana: nel 2021 si sono registrati oltre 42 milioni di eventi di sicurezza, +16% rispetto al 2020. Tra i trend più rilevanti per l’Italia, c’è la continua crescita dei malware e botnet, con un +58% del numero di server compromessi. In più, la penetrazione delle infezioni inizia a essere rilevante anche nel mobile. Da noi i settori più colpiti si confermano il finance-insurance e la Pubblica amministrazione (50% dei casi). L’industria è passata dal 7% al 18% dei casi, subendo la maggiore accelerazione.
Sfruttare il backup, che va sempre eseguito, in modo che i dati possano essere recuperati in caso di emergenza. I backup vanno archiviati offline così da non poter essere trovati. Occorre svilup pare un piano che possa aiutare a otte nere un ripristino dei dati su larga scala, che garantisca la continuità aziendale.
La maggior parte degli attacchi avviene a causa di un errore umano Condividere le conoscenze sulla sicu rezza informatica è un dovere di tutti: le aziende e i dipendenti devono avere familiarità con la sicurezza informati ca e con il ransomware, essere infor mati sull’importanza delle password, su come riconoscere un’e-mail di phi shing e su cosa fare se ricevono una comunicazione sospetta.
Il futuro sarà sempre di più una sfida, perché la tecnologia ci aiuta ma apre a nuovi rischi
FOXTOWN: 27 ANNI DI STORIA E CRESCITA, CON LO SGUARDO SEMPRE AL FUTURO
Correvano gli anni Novanta quando Silvio Tarchini apriva a Mendrisio il primo Factory Outlet Center del Sud Europa. Un Centro che non ha mai smesso di crescere e che, dai 40 negozi del 1995, è arrivato a 160, proiettandosi verso i 200 entro fine 2022. Con un’attenzione non solo ai numeri e al servizio, ma anche alla tutela dell’ambiente.
A 27 anni dalla sua nascita a Mendrisio, in Svizzera a soli sette chilometri dal confine italiano, FoxTown Factory Stores conti nua a investire sulla crescita, per offrire il massimo del servizio ai brand e ai milio ni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo, che lo considerano una meta irrinunciabile per uno shopping di quali tà, ma a prezzi ridotti dal 30% al 70% per tutto l’anno. L’ampliamento annunciato l’anno scorso, che ha comportato un in vestimento di oltre 10 milioni di franchi, è giunto a compimento lo scorso giugno, in base a un progetto firmato dall’architetto Mario Botta che coniuga il design moder no e l’attenzione alla sostenibilità, grazie all’utilizzo di materiali di recupero. I negozi, attualmente 160, sono destinati a diventare quasi 200 entro fine anno, consolidando la
posizione di FoxTown come leader tra gli outlet europei. Il sogno del fondatore Sil vio Tarchini è dunque più che mai realtà in divenire e con numerose frecce ancora al proprio arco. Correvano gli anni Novanta quando Tarchini, imprenditore immobilia re del Canton Ticino, diventò pioniere di un nuovo modello distributivo - già affermato negli Usa e nel Regno Unito - portando a Mendrisio il primo Factory Outlet Centre del Sud Europa. Molta visione ma anche un’attenta valutazione sulle reali poten zialità del progetto portarono all’apertura, il 4 novembre 1995, frutto di una appro fondita analisi di esperienze internazionali simili e di un’altrettanto dettagliata ricerca del mercato di riferimento. Nasceva così un tempio del lusso, dell’eleganza ma an che dell’accessibilità a livello di prezzi, il cui
nome si rifà alla volpe (Fox), emblema di furbizia, e alla città (Town), ossia un luo go dove vivere un’esperienza a 360 gradi tra shopping, entertainment e persino una puntata, per chi vuole, al Casinò interno. Una formula che funzionava ieri e si con ferma di successo oggi, anche grazie a una posizione strategica. FoxTown si trova sulla rete viaria Milano-Zurigo, è vicino ad aero porti di portata internazionale e si avvale di un nuovo collegamento diretto con la sta zione ferroviaria di Mendrisio San Martino, incentivando una mobilità sostenibile. Del resto, l’impegno green del Gruppo Tarchi ni è sempre più forte, nel contesto di una strategia improntata all’eccellenza: del ser vizio, dell’offerta e non ultimo del rispetto dell’ambiente, ormai un asset strategico a tutti gli effetti.
FOXTOWNSFIDE CREATIVE ED ECONOMICHE
Le applicazioni anche nella riduzione dei resi Il the next big thing della tecnologica
Realtà aumentata, dall’engagement alla sostenibilità: per i brand un’opportunità reale
Nonostante l’attenzione mediatica sia concentrata sull Metaverso, grandi e piccoli player del settore non perdono di vista i progetti legati alla realtà aumentata. Il successo sul mercato è legato alla possibilità di estendere, dopo borse e accessori, la tecnologia try on all’abbigliamento. A intereressare le aziende ci sono anche la possibilità di tagliare i resi, migliorando l’impatto ambientale, e l’ottimizzazione dell’operatività.Tra i limiti allo sviluppo più che i budget, l’assenza di esperti da internalizzare DI ANDREA BIGOZZI
Mentre al fashion month si pensava al pia neta terra, con gli stilisti che hanno porta to in scena collezioni alquanto concrete e conservative, davanti ai loro computer gli esperti di cultura digitale e di gaming, assol dati da retailer fisici e online e dai big player della moda e del lusso, erano impegnati a immaginare esperienze di acquisto avveni ristiche. L’obiettivo è quello di farsi trovare pronti all’appuntamento con il Metaverso, ma nell’attesa che questo mondo parallelo si concretizzi (e perché questo accada biso gnerà attendere almeno cinque anni, stando alle stime del suo sostenitore e artefice prin cipale, Mark Zuckerberg), è la realtà au mentata la tecnologia che promette di dare - a breve - nuova linfa allo shopping online e non solo. L’AR - che potrebbe diventare una delle componenti più strategiche nel le realizzazione del Metaverso - permette di sovrapporre elementi digitali al mondo fisico attraverso l’utilizzo di uno schermo
- che sia quello del telefono o di un visore dedicato - di una fotocamera e di sensori ed è quindi molto diversa, se non addirittura antitetica, alla Realtà Virtuale, con cui vie ne spesso scambiata, che invece descrive un mondo digitale, speculare rispetto al mondo reale ma totalmente artificiale.
«L’esperienza il più possibile simile a quella che il cliente finale potrebbe avere in nego zio sarà la leva che farà crescere in futuro lo shopping online - prevede Geoffrey Perez, head of global Luxury di Snap Inc, grup po media americano che preferisce investire risorse nell’implementazione dell’AR piut tosto che nel Metaverso - ma vogliamo che queste esperienze siano nel mondo reale, con l’essere umano che resta protagonista. Per come la vediamo noi, aggiungere un fil tro alla realtà è da preferirsi alla creazione di una realtà virtuale alternativa». Di que
1. Le sneaker B27 di Dior provate con un filtro AR di Snapchat. Il ritorno dell’operazione è stato sei volte l’investimento. 2. Sunnei ha sperimentato la realtà aumentata nel 2022 per la collezione Objects II: sull’e-shop del brand era possibile, attraverso un configuratore che sfrutta l’AR, vedere in anteprima la resa degli oggetti nello spazio desiderato.
sta tecnologia si parla ormai da tempo, ma solo recentemente nel settore moda ha ini ziato a mostrare concretamente il suo vero potenziale. «L’interesse per l’AR è legato principalmente a tre obiettivi: il coinvolgi mento dei clienti finali, esteso però anche all’ ambito B2B, l’eccellenza operativa e la sostenibilità», fa il punto Nicola Antonelli, chief marketing officer di LuisaViaRoma, che insieme ad Andrea Panconesi ha da poco fondato Wear3, marketplace decen tralizzato, che sviluppa tutti i nuovi mon di in sviluppo del digitale. «Sono convinto - dice - che nei prossimi mesi assisteremo a un’accelerazione da parte delle aziende del settore fashion nell’implementazione
delle tecnologie in ambito virtuale. Nessu no, specie in Italia, vuole farsi trovare im preparato, come avvenuto con l’esplosione dell’e-commerce». Secondo un’analisi con dotta quest’anno dalla società di consulenza Bain & Company e da Comité Colbert (associazione che unisce 92 aziende del lus so francese, 17 istituzioni culturali locali e altre sei società europee dell’alto di gam ma), il livello d’impiego di questa tecnologia è ancora relativamente basso, ma in fase di accelerazione. Attualmente l’AR mostra un tasso di adozione fra le 75 aziende campio ne del 25%, ma un altro 25% si dice pronto a testarlo entro i prossimi tre anni. La posta in gioco è molto alta: l’utilizzo dell’AR è destinato a cambiare non solo le modalità di comunicazione e lo storytelling dei brand di moda, ma anche quelle di ac quisto e vendita online. Le stime indicano che il mercato globale della realtà aumentata nel commercio al dettaglio vale attualmente circa 2,36 miliardi di dollari, una cifra signi ficativa, ma destinata a crescere, secondo le previsioni fino a quota 23 miliardi entro la fine del 2032. Entro il 2025, inoltre, il 18% dei consumatori Gen Z la impiegherà prima di un acquisto. Per capire quanto di questa montagna di soldi sarà generato dal settore fashion, molto dipenderà dall’utilizzo che questa tecnologia avrà nell’abbigliamento.
La realtà aumentata ha già mostrato la sua utilità nei settori dell’arredamento, del be auty, delle sneaker, dell’eyewear, ma è nel campo del ready-to-wear (dove gli esempi di try on, ovvero la prova digitale, si limitano ai piumini e a rigidi più facili da rappresenta re sul corpo umano) che questo strumento deve riuscire a lasciare il segno, diventando finalmente mainstream. «I marchi del setto re moda e lusso hanno iniziato a interessarsi alle nostre tecnologie - ricorda Perez di Snap Inc - non appena siamo riusciti a creare og
getti virtuali 3D, in tutto e per tutto simili ai prodotti reali. Il primo progetto significativo è stato con Louis Vuitton nel 2019, poi le collaborazioni si sono moltiplicate, specie per accessori e borse». «Ora - prosegue Perez - la sfida che ci attende è quella dell’abbi gliamento, dove stiamo facendo passi avanti importanti su aspetti come la simulazione del tessuto e la tecnologia di rilevamento del corpo, ma potrebbe volerci ancora un po’ di tempo prima di poter offrire un servizio try on virtuale in realtà aumentata dello stesso livello di borse e accessori». L’AR, inserita in una dimensione omnichannel in risposta alle nuove esigenze dei consumatori che si muovono fluidi tra i canali, si preannuncia come il tipico esempio di una rivoluzione che toccherà ogni sfera dello shopping, non solo quello online: entrerà anche nei came rini dei negozi, dove i magic mirror elabo reranno grandi quantità di dati in pochi
1. Pull&Bear usando la realtà aumentata ha lanciato un camerino virtuale di sneakers. L’AR è ancora poco applicata sulle calzaure femminili con tacco
2. Burberry ha creato una funzionalità di AR sul suo e-shop che consente ai clienti di posizionare virtualmente un modello in scala reale della borsa Lola all’interno dell’ambiente scelto.
secondi per fornire informazioni personaliz zate. Una funzionalità che non è prerogati va solo dei big brand e dei grandi gruppi, ma anche dei i marchi di nicchia o emer genti. L’investimento economico non deve necessariamente essere massiccio. «Con la realtà aumentata - ricordano Loris Messi na e Simone Rizzo, fondatori del marchio Sunnei - si sono fatti vari esperimenti, da filtri Instagram con cui provarsi nostri orec chini o occhiali, all’utilizzo sul sito per poter posizionare nel proprio ambiente circostan te i pezzi della collezione Sunnei Objects, in modo da capirne meglio aspetto e dimen sioni». «Questa capacità di creare un ponte tra il digitale e il reale - sottolineano - può essere utilizzata con uno scopo ludico, come per i filtri di Instagram, ma anche operati vo. Pensiamo all’uso che potrebbero farne il team design nella creazione, a quello del prodotto nello scambio di informazioni con
È l’engagement del cliente a spingere verso le nuove tecnologie
Resta basso il tasso di utilizzo, ma l’AR batte Nft e BlockchainFonte: Bain & Company - Comité Colbert NASCENT EMERGING ESTABLISHED ADOPTED Fonte: Bain & Company - Comité Colbert Seamless
i fornitori, al team sales nell’interagire con i clienti buyer, perché anche loro chiedono engagment».
L’AR è vista vantaggiosa anche sul fronte della sostenibilità. Secondo Snap Inc il try on virtuale potrebbe ridurre del 37% i resi di chi fa shopping online, dando una mano all’abbattimento dell’impronta di carbonio delle aziende. «Più che sui resi, che reste ranno il tallone di Achille dell’e-commerce, penso che in futuro l’AR potrà contribuire alla riduzione della sovraproduzione di mer ce», commenta Antonelli, che però avverte: «È la mancanza di competenze interne, per sfruttare le tecnologie in questione, che ri schia di mettere un freno alla voglia delle aziende del lusso di diventare leader e non
THE DEMATERIALISED
Moda digitale? Non è solo un’hype
The Dematerialised è un marketplace dove è possibile provare e comprare abiti virtuali e Nft. Un ambiente ludico ed esperienziale, meta-fisico, ma che porta vero business. Ne abbiamo parlato con Adriana Bolton, Head of Growth and Metaverse Partnerships.
DI ANGELA TOVAZZIIl nome è già un programma: The Dematerialised. Nata a Londra nel 2020, questa piat taforma si è affermata in poco tempo come un importante marketplace per la moda Nft, stringendo partnership con numerosi fashion brand. Pensia mo a Karl Lagerfeld (la collezione DMAT X Karl Lagerfeld è andata sold out in pochi secondi dopo il lancio) oppure a Rebecca Minkoff e Nicholas Kirkwood: marchi che hanno già utilizzato questo spazio virtuale per la vendita di abiti digi tali e Nft destinati agli avatar che popolano il metaverso. Una dimensione parallela e intangibile che, come ci racconta Adriana Bolton, Head of Growth and Metaverse Partnerships di The Dematerialised, apre nuovi scenari – e business tangibili – per l’industria della moda.
Quali i punti di forza di The Dematerialised?
entri a far parte di una comunità di riferimento: non solo quella del brand, ma anche quella dei creatori delle proposte digitali.
Gli avatar del metaverso mantengono la stessa identità del mondo fisico?
Gli avatar rischiano decisamente di più. C’è l’anonimato e dunque non si è così esposti al giudizio degli altri, come succede nella realtà. Quando entri nella dimensione virtuale entri in una logica del “mistero”, puoi giocare, puoi sperimenta re, puoi avere anche più di un avatar. Uno scenario dalle dalle grandi potenzialità.
più follower nel campo dell’AR». Realtà come Gucci e Otb stanno creando divi sioni interne per lo sviluppo di progetti e contenuti destinati al mondo virtuale, ma in generale il settore si affida a consulen ti. «Anche perché trovare professionalità in questo ambito – spiega il co-founder di Wear3 - è difficile: i giovani esperti, richie stissimi, attualmente preferiscono essere operativi in altri campi, come quello dei videogiochi, piuttosto che nella moda». Pressoché necessario quindi affidare l’im plementazione del mondo digitale/virtua le/tridimensionale a consulenti, spiegando bene con quali obiettivi - fra interazione con il cliente, operatività B2B e sostenibi lità - l’azienda si avvicina all’AR. Meglio non farsi prendere da forme di bulimia.
Collaboriamo con oltre 30 brand di diversa estrazione – ma l’elenco si sta allungando – con i quali stringiamo una partnership a tutto tondo, seguendoli in tutte le fasi del processo. Siamo l’analogo digitale di un concept store che funziona con un siste ma a drop, con lanci di prodotto in tempi ben precisi. Cerchiamo di sviluppare una web community strategy insieme ai mar chi, perché è il concetto di comunità che connette brand e utenti, anche quelli che nel mondo fisico non possono permet tersi pezzi di lusso. La community rappre senta davvero la specificità degli Nft, che sono prodotti intangibili come lo sono per esempio le azioni. Con la differenza che in Borsa, quando compri delle azioni, investi in valori che speri che crescano, ma non hai una relazione diretta con il bene di per sé stesso. Investendo negli Nft, invece,
C’è ancora scetticismo nei confronti di questa dimensione immersiva…come vede il futuro?
Il futuro evolverà di pari passi con l’evo luzione della tecnologia e ci sarà solo da guadagnarci. Pensiamo a Gucci: quando ha debuttato nel metaverso ha aperto un dialogo con un’audience che prima non aveva, conquistando quindi un nuovo spa zio di business.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Tantissimi. Abbiamo appena lanciato un’i niziativa per vendere le creazioni di alcuni designer ucraini, che gli utenti possono provare e comprare sotto forma di Nft in un ambiente giocoso e ad alto tasso di engagement. E ora stiamo lavorando a un bellissimo progetto che ha a che fare con la musica. Ma non posso anticipare altro.
In futuro l’AR potrebbe dare un contributo chiave alla riduzione della sovraproduzione di merce
TRA REALE E VIRTUALE
Il ruolo di AI e AR nella cosmesi Verso l’hyper personalization
Sono gli algoritmi, bellezza
Le tecnologie che hanno salvato lo shopping durante la pandemia sono qui per restare. Intelligenza artificiale e realtà aumentata stanno rivoluzionando l’ecosistema beauty e aprono la strada a esperienze e prodotti sempre più on demand. Le nuove parole d’ordine? Engagement, personalizzazione e gamification
DI ANGELA TOVAZZI
Spesso le opportunità nascono dalle diffi coltà. A distanza di due anni dall’inizio della pandemia, quando il digitale ha cam biato marcia per superare le distanze im poste dai lockdown, possiamo dire con certezza di vivere in un mondo ancora più connesso e informatizzato, dove algoritmi, intelligenza artificiale e realtà aumentata stanno forgiando nuovi modelli di business e rivoluzionando il modo di fare shopping. Soprattutto nel settore della bellezza, che su questi tool sta fondando l’esperienza d’acquisto del futuro: un’esperienza che sarà sempre più interattiva, immersiva e soprattutto altamente personalizzata. «Il Covid ha indubbiamente accelerato l’uti lizzo delle tecnologie AI (Artificial Intelli gence) e AR (Augmented Reality) – spiega Alice Chang, ceo di Perfect Corp., real tà con sede a Taiwan che sviluppa software per oltre 400 marchi worldwide – e oggi i
brand sono in grado di creare una shop ping experience tailor made per i clienti, che hanno la possibilità di testare prima di acquistare online». Un discorso che vale soprattutto per i fondotinta (quale colore sta meglio sul mio incarnato?), per i rosset ti (meglio un gloss o un colore mat?), ma che può avere mille applicazioni, dalle tin te per i capelli ai prodotti skin-care. I beau ty brand che si sono affidati alla tecnologia con servizi di try-on (ossia di prova virtua le) hanno raccolto risultati decisamente interessanti. Perfect Corp. cita l’esempio del marchio Nars Cosmetics per la cate
goria “labbra”: nell’ultimo anno in media le consumatrici hanno testato 27 tonalità diverse di rossetti e lipstick. Test che si sono tramutati in un surplus di prodotti nel carrello, con un tasso di conversione del 350% più alto rispetto al resto del sito. Anche Clinique, che sul suo e-shop offre la possibilità di scoprire il proprio kit per sonalizzato, dall’idratante al fondotinta, fino al rossetto, ha riscontrato un tasso di conversione 2,5 volte superiore grazie an che alla permanenza maggiore sulla piatta forma. Del resto, la procedura per le con sumatrici è semplice: basta rispondere a qualche domanda iniziale (qual è il tuo tipo di pelle?, che genere di copertura pre ferisci?, finish luminoso o satinato?), farsi un selfie con lo smartphone e il gioco è fat to: dall’analisi delle combinazioni e dalle infinite possibilità scandagliate con l’intel ligenza artificiale scaturisce il prodotto
Fondotinta e rossetto perfetti?
L’esperto di make-up
il virtual try-on
“perfetto”, pronto da ordinare, anche sen za l’esperienza live. «Questo tipo di tecno logie, inizialmente generiche e cross-setto re, stanno continuando a evolvere, andan do a coprire in modo via via più specifico e focalizzato le diverse categorie merceologi che», interviene Diego Morgandi, e-com merce e digital director di Kiko Milano Nel caso del marchio di proprietà di Per cassi le feature di AI e AR negli ultimi tre anni hanno avuto un notevole boost. «Ab biamo investito nella realtà aumentata con il virtual make-up – spiega il manager – e gli utenti che ne fanno uso hanno un conver sion rate circa tre volte superiore rispetto alla media del sito e due volte superiore a quelli che si limitano a visualizzare le schede prodotto». Anche l’intelligenza artificiale ha dato una mano, con nuove funzionalità di raccomandazione di prodotto e soprattutto un potente motore di search interno al sito,
che «da solo veicola più del 12% delle ven dite». Come conferma Cristina Martella, digital maketing e digital pr manager Soda lis Group, a capo di Deborah Milano, si tratta di investimenti che offrono un impor tante valore aggiunto: «L’intelligenza artifi ciale - osserva - dà grandi opportunità. Sia per l’utente, grazie a un’esperienza imme diata e a un maggiore ingaggio emotivo, sia per il brand, con una migliore profilazione e insight interessanti da utilizzare per l’evolu zione dei progetti di marca». Il tool di vir tual try-on di deborahmilano.com ha fat to il suo debutto nel 2021 per far fronte alle
Nel 2022
l’e-commerce è il quarto canale distributivo dell’industria cosmetica
Continua la corsa dell’e-commerce nell’industria della bellezza. Secondo i dati di Cosmetica Italia, le vendite sulle piattaforme digitali ribadiscono il loro ruolo trainante per l’andamento del mercato interno, con la previsione di una crescita del 12,3% nel 2022. Un trend positivo che conferma l’online al quarto posto tra i canali distributivi di cosmetici in Italia. «Le vendite online sono un fe nomeno ormai imprescindibile - com menta Giacomo Fusina dell’istituto di ricerca Human Highway -. Il primo driver che inizialmente avvicina il consumatore all’esperienza di acquisto online è la leva prezzo. In un secondo momento il con sumo reiterato è principalmente influen zato da fattori come l’affidabilità dello store e la qualità del servizio». «Inoltreprosegue - nell’e-commerce l’esperien za di acquisto non è legata all’aspetto consulenziale, fondamentale nel punto vendita fisico, ma all’ampiezza dell’as sortimento e alla sua facile confron tabilità». Il business realizzato sul web concorre dunque in maniera significativa al fatturato globale del settore, che se condo le proiezioni supererà i 13 miliardi di euro, in crescita non solo rispetto al 2021 (+10,7%), ma anche al pre-pandemia (+8,3% sul 2029). «Per il settore cosmeti co le vendite online sono un fenomeno relativamente nuovo - osserva Fusina -. Siamo in una fase in cui le aziende pos sono ancora raggiungere nuovi acqui renti, che successivamente diventeran no una customer base stabile. Teniamo presente che nell’industria cosmetica non è predominante il peso dei grandi player, a favore dunque degli e-tailer tradizionali. Elementi che per la cosme si consentono il profilarsi di un modello ibrido vincente». (Nella foto, i prodotti Sante, in vendita su eccoverde.com
L’intelligenza artificiale aumenta l’ingaggio emotivo dell’utente e la sua profilazione
restrizioni anti-Covid ma il suo utilizzo è progressivamente evoluto, con l’amplia mento della gamma di prodotti disponibili: «Oggi – informa la manager – vantiamo 25.200 utilizzi del tool da inizio anno a giugno, contro i 15.600 di un anno fa». Chi pensa che si tratti di trovate tecnologiche per puro divertissement o destinate unica mente ai nerd digitali rischia di essere mio pe rispetto alle loro potenzialità innovative, anche offline. Si tratta infatti di servizi che hanno lo scopo di arricchire l’informazio ne sul prodotto, amplificando la comuni cazione con l’utente, e che sempre più spesso vengono sviluppati in un’ottica phygital, a supporto delle vendite nei ne gozi. «Le esperienze di try-on senza contat to sono già utilizzate nel canale fisico e lo saranno sempre di più - chiarisce Alice Chang di Perfect Corp. -. Del resto, in questo modo i clienti possono provare vir tualmente decine di tonalità di trucco in pochi secondi, senza mai toccare o aprire un prodotto». Nel rispetto anche di igiene e sicurezza, nel post Covid diventate prio ritarie. Una possibilità, quella offerta dalla tecnologia, che vale soprattutto per quegli spazi retail dove il cliente nel pre-pande mia poteva circolare autonomamente tra gli scaffali, curiosando tra le novità e go dendosi la libertà di testare prodotti e guardarsi allo specchio dopo l’utilizzo dei campioni a disposizione. Una prassi bandi ta con l’arrivo del Covid. «Con la pande mia – conferma Diego Morgandi – abbia mo introdotto il virtual make-up online anche in store, facilitando l’accesso degli utenti attraverso un QR code». Ancora una
1. Basta uno smartphone per scegliere il fondotinta ideale: sul sito di Kiko Milano uno degli step per individuare la copertura perfetta 2. Da Estée Lauder il Futurist Hydra Rescue Moisturizing Foundation: scansionando il QR code si trova la tonalità giusta 3. 4. Yves Saint Laurent Beauté ha messo a punto un dispositivo per creare a domicilio un lipstick su misura: si chiama Rouge Sur Mesure e viene fornito con tre cartucce di colori
Qualsiasi realtà può essere “aumentata” e produrre un wow effect, sia online che offline
volta, dunque, l’high-tech può fare da ponte tra la dimensione online e offline, per garantire un’esperienza fluida e seam less, come auspica oggi il consumatore. «Nel prossimo triennio - anticipa l’executi ve di Kiko - lavoreremo a un importante miglioramento delle tecnologie già in esse re e all’estensione della realtà aumentata, anche a supporto di categorie di prodotto diverse dal make-up». Ma alzando l’asticel la: «Questa volta - prosegue - l’upgrade complessivo dovrà rinascere in modo orga nico, fondendo sin da subito l’esperienza
in store e online, in un’ottica di unified commerce». Anche se l’omnicanalità è più facile a dirsi che a farsi, avere una visione olistica mette al riparo da pressappochismi che vanificherebbero gli investimenti. In quest’ottica lavora anche Aryel, piattafor ma fai-da-te nata a Milano nel 2020 per campagne di AR marketing che in pochi step permette la creazione di soluzioni cu stomizzate, come il virtual try-on di acces sori fashion e beauty o product visualiza tion, per rendere le esperienze dei consu matori più interattive e immersive. Un servizio a disposizione non solo dei grandi player con budget importanti, ma anche per realtà più piccole e con meno mezzi. «Incoraggiamo le aziende a ragionare in termini di AR marketing - spiega Maria Bellotto, brand manager - utilizzando queste tecnologie in tutte le fasi dello shopping, sin dal momento della discovery
1. Un’immagine di Perfect Corp., realtà che sviluppa software per oltre 400 brand dei settori beauty e gioielleria 2. Il Foundation Finder sul sito di Clarins aiuta a scegliere la tonalità giusta di fondotinta
Il futuro della bellezza sarà sempre più personalizzato, con formule cucite su misura per ogni consumatore
e dell’esplorazione delle proposte in vendi ta, grazie a esperienze che “amplificano” il prodotto». Tenendo conto che qualsiasi re altà può essere “aumentata”, tanto quella online quanto quella offline. «Ci sono tan tissimi campi di applicazione dove si può ottenere lo stesso wow effect conquistato sul digitale - chiarisce Bellotto -. Pensiamo alle fiere, dove i brand potrebbero fare uso dell’augmented reality per la visualizzazio ne delle loro proposte senza il fardello del catalogo fisico, in un’ottica anche di soste nibilità». Detto altrimenti, siamo nel pieno
di una rivoluzione dove l’evoluzione della tecnologia aprirà strade finora mai battute, ridefinendo il customer journey e l’idea stessa di shopping. «In futuro, grazie a un uso più sofisticato dell’intelligenza artifi ciale saremo in grado di aiutare i marchi beauty a fornire raccomandazioni sui pro dotti più accurate e cucite su misura sui singoli clienti - sottolinea Alice Changcon l’obiettivo di rendere magica l’espe rienza d’acquisto». Lo shopping e l’intera zione con gli utenti saranno sempre più ad personam, con un impatto enorme sui consumi. «Con l’AI – conclude Changsarà possibile trovare i prodotti più adatti per specifici problemi di pelle, promuovere routine personalizzate, ideare acconciature ad hoc, ma anche individuare la forma del la barba più valorizzante, la forma delle unghie e tantissimo altro ancora». Senza dimenticare il nuovo mondo intangibile che sta portando profitti sempre più tangi bili: il metaverso. Una dimensione dalle infinite opportunità, dove i beauty brand hanno iniziato a muovere i primi passi. Co munque vada, sarà un’avventura.
NEWS
Balmain nel beauty business con Estée Lauder
Anche Balmain scende nell’arena del beauty. Due giorni prima della sfilata primavera-estate 2023, il gruppo americano Estée Lauder ha annunciato la firma di un accordo di licenza per lo sviluppo, il design e la distribuzione di una linea di bellezza con il marchio disegnato da Olivier Rousteing. I primi prodotti saranno lanciati nell’autunno del 2024.
Da Zalando arrivano i prodotti Sephora
Dopo il lancio in Germania lo scorso anno, si rafforza la partnership tra Sephora e Zalando, che d’ora in avanti coinvolgerà anche il nostro Paese. Nella sezione beauty dell’e-tailer tedesco i clienti italiani potranno trovare la categoria
“Sephora”, con la maggior parte dei beauty brand venduti dalla catena francese, tra cui Fenty Beauty, Charlotte Tilbury e Dyson
Lo skincare di Gallinée nella scuderia di Shiseido
Un nuovo deal per Shiseido. Il colosso giapponese della bellezza ha rilevato Gallinée, brand che utilizza probiotici attivi per lenire, riequilibrare e rinforzare la pelle. Fondato nel 2014 da Marie Drago, laureata in farmacia e specialista in microbioma cutaneo, il marchio è venduto principalmente nel Regno Unito e in Francia.
In arrivo il make-up gender neutral di Dundas
Si chiamerà Dundas Enhancers e vedrà la luce all’inizio del 2023. Si tratta di un gender-neutral make-up sviluppato dallo stilista norvegese e Anastasia Beverly Hills. Per Peter Dundas - che dopo gli incarichi da Emilio Pucci, Ungaro e Roberto Cavalli dal 2017 è attivo con la sua linea, portata avanti con il socio e compagno Evangelo Bousis - si tratta del primo passo nel mondo beauty.
AU GOUT DU JOUR
Non c’è confine nell'ispirazione stilistica di giovani designer che spaziano fra tessuti, colori e culture diverse di terre lontane. Avventure imprenditoriali iniziate con viaggi mischiati con i ricordi si snodano sul filo conduttore di una coerenza sartoriale che sta attirando l'attenzione dei compratori
DI ALBERTO CORRADOPREZIOSA MODERNITÀ
Il suo motto, preso in prestito da Greta Thunberg, è «You are never too small to make a difference». Giuseppe Della Monica è un giovane creativo di appena 27 anni ma con uno stile che profuma di couture, sartorialità, amore per lo stile. Ama riutilizzare vecchie divise militari dai colori verdi e blu, denim recuperati nei mercatini e altri materiali poveri, che uniti a duchesse di seta, rasi scintillanti, paillettes e pizzi si trasformano in capi dalle lavorazioni straordinarie. Questa è la sua prima collezione, specchio di uno stile prezioso e moderno che imprigiona una grande gioia di vivere. Il senso dell’eleganza l’ha imparato dalle sue nonne, Giuseppina e Tommasina, mentre l’armonia dei colori ascoltando estasiato le note di sua madre Maria Grazia, pianista.
DIVINO FEMMINILE
Lara Chamandi è una designer e imprenditrice libanese, nata e cresciuta ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. La sua famiglia proviene dalle montagne dello Chouf, un luogo magico del Libano, pervaso dai profumi e dalle note musicali dell’oud. Ed è questa alchimia potente di natura, storia ed emozioni ad attrarla, facendola ritornare spesso in Libano, per immergersi nella trama complessa di energie derivanti da un crocevia di culture antiche e lontane. Dopo aver studiato Design e Architettura a Londra, Lara Chamandi si appassiona al tema della sostenibilità e approfondisce la ricerca di nuovi materiali, pensando a una linea di abbigliamento di lusso consapevole. Nel 2021 nasce il suo brand in cui convivono spiritualità, responsabilità e una spiccata vocazione alla sostenibilità. Una collezione prodotta in Italia fra Treviso e Carpi, che rappresenta il Divino Femminile e l’energia delle origini di Lara, amante dei tessuti emozionali al tatto che sembrano quasi liquidi, di tagli asimmetrici, drappeggi e cut-out.
IL VISCONTE DIMEZZATO
La visione personale della moda parte per Luca De Prà dai primi anni dell’asilo, quando realizzò un cappello a cilindro in cartoncino, verniciato di nero. Da lì in poi la passione per tutto quanto è manuale si è evoluta nella ricerca da parte di Luca di un suo modo di vestire, partendo dall’indossare la camicia, cravatta e giacca fin dagli anni del liceo. Ma questi abbinamenti non lo soddisfacevano e per questo un giorno decise di creare un pastrano. Da allora, avendo conosciuto la proprietaria di una merceria che gli vendette i bottoni per quel cappotto, iniziò un percorso che dura tuttora, quello di raccontare la tecnica sartoriale maschile attraverso i suoi capi.A guidarlo l'immagine di un uomo tagliato in due come Medardo, giovane visconte protagonista del romanzo Il Visconte dimezzato di Italo Calvino, a lui caro, per raccontare una visione estetica molto personale dell’uomo, filtrata dai suoi occhi e dal suo cuore.
LUCA DE PRÀ
L’ANTICA ARTE
DEL TELAIO A MANO
Madhya Pradesh è la prima designer indiana ad aver calcato le passarelle della Haute Couture di Parigi nel luglio del 2021. Nata nella piccola città di Vidisha, ha coltivato la sua passione per la moda già in tenera età, partendo dai telai a mano e utilizzando antiche tecniche di tessitura per raccontare la preziosa tradizione manifatturiera dell’India con un linguaggio moderno. L’incontro con Alessandro Giuliani, ex head of marketing di Ermenegildo Zegna e fondatore della prima società di Marketing Finanziario in Italia, si rivela fondamentale per costruire un percorso internazionale che le permette di sfilare prima a Parigi e ben due volte a Milano durante la fashion week. Con la collezione “Ancestral Threads” SS 2023, appena presentata sotto la Madonnina, celebra ogni piccolo dettaglio della natura, dalle calde tonalità estive alle nuance off-white senza tempo, con il leitmotiv della tecnica di cordonatura, che da sempre contraddistingue il marchio, nella nuova versionee in 3D e 4D.
UNA DONNA ARTY
Roberta Rubeo, classe 1979, è la creatrice del marchio Wink At e ideatrice di borse ispirate alla lettera “B”, come rimando alla silhouette femminile. Nata a Roma, fin da piccolissima Roberta si appassiona di arte, moda e design, tanto da diplomarsi all’Accademia delle Nuovi Arti Visive: una base che le permette di entrare nel mondo lavorativo ed essere indipendente già dall'età di 23 anni. Interessata allo studio di nuovi caratteri (Lettering), trasforma una delle sue lettere preferite in una serie di accessori ispirati alle forme sinuose del corpo delle donne. Nel 2015 fonda l’azienda Wink At, per poi trasformarla in una startup innovativa con sede a L'Aquila. Con una vena satirica, irriverente e femminile nello stesso tempo, progetta oggetti di alta di qualità 100% made in Italy, per donne che si riconoscono in un manifesto che celebra la diversità, dove la sensualità incontra il romanticismo, sempre con originalità e un pizzico di ironia.
«IL SEGRETO DI TUTTIFRUTTI? EVOLUZIONE COSTANTE, SPECIALIZZAZIONE E VOCAZIONE AL CAMBIAMENTO»
Punto di riferimento per i mercati dell’Est europeo a partire dalla Polonia, dal 2004 l’agenzia di rappresentanza milanese si distingue per la capacità di cogliere i mutamenti veloci del mercato, indispensabile soprattutto negli scenari attuali. Focalizzata sul segmento contemporary e affordable luxury, chiude la campagna ordini della SS23 con ottimi risultati.
«It is not the strongest of the species that survives, nor the most intelligent, but the one most responsive to change»: que sta frase, pronunciata da Charles Dar win nell’Ottocento, è perfetta anche per i tempi attuali e non a caso l’agenzia di rappresentanza milanese Tuttifrutti ln ternational ne ha fatto il proprio motto. Grazie a una spiccata flessibilità e alla capacità di cogliere in anticipo la dire zione da seguire, Tuttifrutti International ha saputo ritagliarsi dal 2004 (anno di fondazione) a oggi un ruolo preciso nel panorama della moda, forte di uno staff di una decina di persone, coordinate da Barbara Nowakowska e dal diretto re commerciale Stefano Tiso. «Ci siamo specializzati nei mercati della Polonia e Paesi limitrofi tra cui Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania - spiega Tisoposizionandoci su un target contempo rary e sviluppando nel tempo con note vole successo nomi come Tory Burch, Giuseppe Zanotti, Le Silla, Iceberg, Vic Matié e Kate Spade, per citarne solo alcuni». Dalla SS23 il brand mix si arric chisce con Fabiana Filippi, «un marchio - sottolinea il manager - che ha saputo evolversi attraverso un forte investimen to sia a livello manageriale che di posi zionamento, mantenendo intatto il gusto di artigianalità e qualità che lo contraddi stingue». Un anno spartiacque è stato il 2014, quando Tuttifrutti International ha lasciato i suoi spazi di 1.600 metri quadri in zona Spartaco per inventarsi una nuo va tipologia di agenzia. «Abbiamo deciso
di lavorare solo con brand che già hanno una showroom direzionale, contando al tempo stesso sui nostri uffici in centro a Milano, a Palazzo Serbelloni in corso Ve nezia 16 - racconta Stefano Tiso - dove tutti i nostri brand manager e le persone dedicate al customer service lavorano in sinergia con i marchi rappresentati». Una scelta vincente «e molto apprezzata dal le aziende, felici di poter ospitare nelle
loro showroom i clienti offrendo diret tamente la migliore esperienza di buying, attraverso il visual diretto aziendale e il supporto dei nostri brand manager». Tiso stila un bilancio sulla campagna SS23, «all’insegna di ottimi riscontri, perché la fascia contemporary-affordable luxury in cui ci collochiamo ha subito in modo minore l’impatto dell’instabilità econo mica dovuta all’attuale situazione geo politica. In generale, durante la fashion week è tornata a Milano, città che amo,
una grande energia. La moda made in Italy dovrebbe investire maggiormente in questo tipo di manifestazioni, che sono il biglietto da visita della nostra italianità, dedicando un assessorato a questo tipo di eventi a partire dal Salone del Mobi le. Ci vorrebbero meno associazioni di settore e più persone che fanno questo lavoro con passione». Persone che anche all’interno di Tuttifrutti rappresentano un patrimonio insostituibile: «Siamo in una decina, tutti accomunati dalla passione e dalla dedizione per quello che facciamo. Il successo di un’azienda è il successo di chi la compone e deve essere condiviso da tutti, anche economicamente». Con il portavoce di una realtà che opera con i Paesi dell’Est è d’obbligo una domanda sulle ripercussioni a livello di business dell’invasione russa in Ucraina. Quali le ripercussioni sul business? «Dall’esplo sione del conflitto - risponde Tiso - la tipologia di lavoro delle agenzie spe cializzate nell’Est Europa ha subito una rapidissima mutazione. Come agenzia legata a doppio filo con il mercato polac co e con persone madrelingua dedicate abbiamo avuto ultimamente molte ri chieste di collaborazione da parte dell’U craina. Questo è dovuto alla vicinanza e alla collaborazione tra questo Paese e la Polonia: in seguito ai tragici eventi della guerra il futuro del buying ucraino non sarà più presso agenzie specializzate nel mercato russo e necessiterà di una visio ne del lavoro completamente nuova, che cancellerà tutti gli anni precedenti».
FIBRE, TESSUTI, ACCESSORI
Active, outdoor, sportswear
Un occhio alla moda, uno all'ambiente
Alla ricerca della performance perfetta
Comfort estremo, elevata memoria elastica e facilità di manutenzione, ma anche ecosostenibilità e contenuti fashion: ecco come le aziende a monte della filiera si sintonizzano sulle esigenze sempre più diversificate dell’active e dei settori che gravitano intorno a questo mondo in costante evoluzione
DI ALESSANDRA BIGOTTA
Con atleti come Marcell Jacobs, Bebe Vio e Gianmarco Tamberi (rispetti vamente seguiti da quasi un milione, 1,3 milioni e 645mila follower) che fanno tendenza anche tra chi non è appassio nato di sport, cresce la richiesta da parte del pubblico di materiali in grado di uni re performance, moda e, non ultima, so stenibilità. Lo conferma Matteo Cecchi, direttore commerciale di Eurojersey (Gruppo Carvico), azienda produttrice dei Sensitive Fabrics by Eurojersey, raccon tando che nel primo semestre 2022 i risul tati relativi al settore sono stati in crescita a doppia cifra. «In questo specifico ambito - dice - abbiamo registrato ricavi per 45 milioni di euro, pari a 5,4 milioni di metri venduti, in crescita del 16% rispetto allo stesso periodo del 2021, servendo clienti quali Lululemon, Athleta e Fila Sport e puntando soprattutto sui mercati di Nord America, Europa e Cina. Sta performando bene anche il segmento equitazione, con brand come Cavalleria Toscana». La quota dei tessuti per l’active ha superato il 25% del fatturato, trainata dalla richiesta di stoffe con un’alta percentuale di fibra elastomerica, in grado di assicurare un’e levata memoria elastica, e degli accoppiati. Come sottolinea Cecchi, al consumatore non basta la performance in senso stretto, ma cerca, soprattutto per i tessuti opachi, la componente fashion ed è sempre più attento alla sostenibilità. «Un ingrediente importante - precisa il manager - su cui noi di Eurojersey abbiamo investito molto negli ultimi anni. Basti dire che nel 2019 siamo stati i primi nel tessile a misurare e dichiarare l’impronta ambientale della nostra azienda, attraverso la metodologia Pef (Product Environmental Footprint)». Tra i lanci recenti Sensitive Sculpt Bold, dalla struttura tessile compatta, ideale per leg ging e pantaloncini da running, attività quest’ultima che ormai accomuna uomini e donne di tutte le età e quindi rappresen ta un segmento di mercato in espansione. Invece Sensitive Rib, caratterizzato da coste in rilievo, è particolarmente traspirante e con un buon grado di elasticità. Entrando nel dettaglio delle lavorazioni, si va dalla
tecnica punch out (una microforatura la ser che, asportando porzioni più o meno marcate di tessuto, crea un effetto incisio ne) all’embossing, che permette di ottenere immagini e disegni a rilievo direttamente sulla superficie delle stoffe Sensitive by Eu rojersey, per arrivare al laser-cut, il cui esito è un’incisione perfetta, con un taglio net to e i bordi che non si sfilacciano. Deana Stankowski, strategic marketing director Active, Intimate di The Lycra Company, si riallaccia alle parole di Matteo Cecchi. «Sicuramente - afferma - oggi sono sem pre di più i consumatori che si aspettano di trovare sul mercato capi active ecocom
patibili, il che significa anche durevoli». «In questo specifico settore - sottolinea Stankowski - gli indumenti sono sottopo sti a grande stress e usura, quindi la sfi da è prolungarne il più possibile la vita e la qualità fa davvero la differenza. Noi di Lycra parteciperemo all’imminente fiera Performance Days in cui, oltre a parlare delle nostre innovazioni più significative, ci concentreremo sulle opportunità di ridur re i rifiuti tessili e relative strategie per far lo concretamente, presentando inoltre le
Un'immagine della campagna dedicata a Lycra Adaptiv
nuove gamme di fibre refrigeranti e isolan ti Coolmax e Thermolite EcoMode, realizzate con scarti di taglio tessile riciclati al 100% e certificati Grs-Global Recycle Standard». A Monaco di Baviera i riflettori saranno an che puntati su Lycra Adaptiv, «che grazie alla sua natura di fibra ibrida si comporta diversamente, a seconda che si stia fermi o in movimento, come se fosse un’estensione del corpo». E visto che aumenta la richie sta di reggiseni sportivi, che sostengano ma abolendo l’eccesso di strutture, «è nata la tecnologia Lycra FitSense, che garantisce comfort e sostegno». Restando nell’ambito dei colossi del man-made non si può trala sciare Covestro, produttore leader a livel lo mondiale di materiali polimerici di alta qualità e dei loro componenti, con un fat turato di quasi 16 miliardi di euro, 50 sedi produttive nel mondo e, restando in tema
1. Sensitive Fabrics by Eurojersey punta sul punch out, tecnica di microforatura laser che crea un effetto incisione 2. La zip Lampo T5 Aluminium White Sport Tape, con aletta in vinile arancione
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di sostenibilità, l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2035. Covestro ha allacciato un’intesa con Reslides, brand che interpreta la calzatura d’impronta spor tiva in modo molto particolare: ciascuno, infatti, può comporre il proprio sandalo assemblando liberamente e con facilità la suola e le giunture con la tomaia in tessu to. In questo modo è possibile sostituire un singolo componente che, una volta com pletato il suo ciclo di utilizzo, è pronto per essere reimmesso nel ciclo produttivo: in altri termini, se un pezzo si rompe o si usu ra, viene rispedito all’azienda e rimpiazzato. Le suole di questi sandali sono realizzate in Desmopan 6, poliuretano termoplastico di Covestro che, grazie alle sue caratteristiche, «è la scelta ideale per il nostro prodotto e la nostra idea di economia circolare - com menta Benno Reichard, fondatore e ceo di Reslides -. Questa collaborazione ci ha permesso di creare il know how indispen sabile per concretizzare il progetto». Par lando di comfort una componente chiave è l’imbottitura, settore di specializzazione di un gruppo dal nome straniero ma dal dna tutto italiano, Thermore: al traguar do dei 50 anni, l’azienda fondata nel 1972 a Milano da Lucio Siniscalchi fa oggi capo alla terza generazione della famiglia fondatrice ed è leader globale nel com parto. Già negli anni Ottanta in Thermo re si investiva su prodotti performanti ma amici dell’ambiente e quest’anno è stata lanciata EVODown recycled, imbottitura in
Fulgar e There Was One: intesa nel segno della sostenibilità
Con la marketing manager di Fulgar Daniela Antunes il punto su questa e altre iniziative dell’azienda produttrice di filati di alta qualità per la moda e lo sportswear
In vendita in esclusiva su farfetch.com, la capsule There Was One realizzata insieme a Fulgar si articola in alcuni capi passepartout, indossabili dall’ufficio al weekend fuori porta, con il valore aggiunto dell’attenzione all’ambiente: si tratta di un paio di legging, un abito midi manica lunga (nella foto) e un top, accomunati dal colore nero e da un materiale speciale, il jersey scuba, realizzato con la fibra Q-Nova di Fulgar, ottenuta esclusivamente da materie prime rigenerate. «Questo è un riconoscimento importante del nostro impegno, ormai più che decennale, in ricerca e sviluppo ecosostenibili, per una filiera etica e sempre più circolare», commenta Daniela Antunes, marketing manager dell’azienda tessile di Castel Goffredo, nel mantovano, guidata da Alan Garosi, che viaggia su un fatturato di 285 milioni di euro, stimato in crescita anche per l’esercizio in corso e in aumento del 28% sul 2020. Del resto, proporre al mercato una collezione sostenibile e al tempo stesso contemporanea è la mission di There Was One, brand lanciato dalla stessa Farfetch e da Ngg (New Guards Group) nel 2021, ispirato a uno stile basico e senza tempo. «Da più di cinque anni noi di Fulgar abbiamo creato un intero portfolio di prodotti green - prosegue Antunes - in grado di coprire le tre declinazioni della sostenibilità: oltre a Q-Nova, un nylon 6.6 riciclato, fanno capo a Fulgar Evo e Amni-Soul Eco, altri due nylon, rispettivamente bio-derivato e con decomposizione accelerata». A questi si è recentemente aggiunto Q-Cycle, che grazie a un particolare processo chimico consente non solo di dare una nuova chance a materiali post-consumo altamente inquinanti (come i pneumatici a fine vita, che finora non potevano essere riciclati) ma anche si autoalimenta, producendo l’energia necessaria all’intero processo di riciclo. «Siamo stati pionieri nei programmi di sostenibilitàprecisa la manager - investendo continuamente in innovazione e assicurando ai brand info e garanzie in un’ottica di tracciabilità e trasparenza, perché ci teniamo a contribuire fattivamente allo sviluppo di un sistema moda che poggi su una filiera di qualità, sempre più tecnologicamente avanzata e sostenibile. Nel 2021 e 2022 questi investimenti si sono focalizzati sui macchinari di filatura e testurizzazione: per la filatura, in particolare, il nuovo prodotto chiamato foy, con una titolazione bassa, ci permetterà di essere più competitivi nel settore della calzetteria e di ampliare la gamma di proposte nella maglieria e nella tessitura».
R O S S O
100% fibre riciclate da bottiglie Pet postconsumo, con una mano morbida e leggera, facile da lavare, easy care e - non ultimo - ecologica. Con questo prodotto il play er milanese rafforza la propria dimensione sostenibile, avendo ormai convertito il 97% della produzione in imbottiture fatte con fibre totalmente o parzialmente riciclate. «Mentre l’industria tessile parla di progetti futuri e roadmap - dicono dall’azienda - noi ci troviamo già vicini alla meta, potendoci definire quasi completamente green». Passi avanti anche nel campo delle cerniere, con Lampo by Ditta Giovanni Lanfranchi che ha completato il processo di certifica zione Grs V4.0 per la produzione e tintura dei nastri delle proprie zip. «Siamo una delle pochissime realtà sul mercato a riciclare gli scarti provenienti dal processo produttivo, garantendo la corretta registrazione del rici clo e la qualità dei materiali - afferma il pre sidente Giovanni Lanfranchi -. Non solo utilizziamo filati certificati Grs, ma anche
PRIMO BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ
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comfort garantito
Uno scatto evocativo per illustrare
Un sandalo
Recycled
Reslides realizzato con
poliuretano termoplastico Desmopan
l’intero processo produttivo dei nastri Lam po, tintura inclusa». Tra i prodotti di punta dell’azienda lombarda destinati al segmento sportswear spiccano Lampo T5 Aluminium White Sport Tape (con il dettaglio dell’aletta in vinile arancione), SL T8 Sport Tape Twill (con finitura Bronzato Eco, nastro in twill rigato con cordonetto a contrasto e tiretto in pelle), S7 Light Herringbone adatta per l’outdoor (dove il nastro è spigato e l’aletta ha a sua volta un motivo di spigatura otte nuto a laser) e, influenzata dallo streetwe ar, D0 Wing Half Silicon Neon (pressofusa con nastro siliconato sui lati esterni e aletta trasparente), tutte nickel-free e certificate Oeko-Tex Standard 100 Class
Bulgarelli Production: anche nel labelling l’ambiente conta
Cartellini, etichette, complementi in cartotecnica, micro-packaging per l’abbigliamento e accessori moda sono il campo d’azione di Bulgarelli Production, realtà carpigiana che nel primo semestre 2022 ha registrato un aumento dei ricavi del 65%, portandosi a 3,8 milioni di euro. Da molti anni l’azienda guidata da Davide Bulgarelli (nella foto) ha messo la difesa dell’ambiente al centro, tanto che può vantare le certificazioni Iso 9001, Sa 8000, Fsc-Forest Stewardship Council e Iso 14064. È inoltre l’unica del suo comparto ad aver raggiunto lo status Carbon Positive. Una descrizione dettagliata di questo impegno è contenuta nel primo Bilancio di Sostenibilità, che rendiconta i risultati conseguiti e si proietta verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdgs) contenuti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Negli ultimi 18 mesi Bulgarelli Production ha stanziato 2,5 milioni di euro per dotarsi di un parco macchinari all’avanguardia, con il 100% dell’energia da fonti rinnovabili e un impianto fotovoltaico in fase di ampliamento. Ma le iniziative in fatto di responsabilità ambientale e sociale non si fermano qui: si va dalla compensazione dell’impronta idrica attraverso un’intesa con la onlus Wami per realizzare un acquedotto in Perù alla parità di genere tra i dipendenti, fino all’aiuto alle comunità locali e ai più fragili e alle partnership per la tutela delle biodiversità, tra cui quelle con Etifor-Università di Padova per le riforestazioni in Val di Fiemme e con Phoresta Onlus a Bologna e nel Lazio.
«In un settore dove gli indumenti sono sottoposti a grande stress e usura, essere eco-compatibili significa anche aumentare la durevolezza dei capi»
Deana Stankowski The Lycra Company
Con il direttore commerciale di Analytical Group, realtà internazionale specializzata nel mondo del testing e della certificazione con l’ipotesi di quotarsi nel 2025, facciamo il punto su un mercato globale che esige molto di più del semplice made in Italy
Testing e certificazioni: per settori come il food e il farmaceutico sono essenziali, ma anche la moda non può sottrarsi.
Perché?
Tutto, dallo smartphone alla T-shirt, deve es sere testato prima di arrivare nelle nostre mani e infatti il claim di Analytical Group è “life is a test”. Finora la moda è rimasta un po’ indietro rispetto ad altri settori, come quelli del food e del farmaceutico, ma le cose stanno cam biando: il testing e il controllo sono alla base di ogni strategia di sostenibilità efficace. A ri guardo l’Europa ha avviato diverse iniziative e proposte di legge, con l’obiettivo di creare un’economica circolare che impatti positiva mente e in maniera specifica sul mondo della
PARTNER E SOLUTION PROVIDER
Temera di nuovo a fianco del Monitor for Circular Fashion 2022
Temera, azienda che realizza soluzioni IoT per la moda, il lusso e il retail, si conferma partner e so lution provider del Monitor for Circular Fashion 2022, il primo osservatorio sulla circolarità del settore moda italiano promosso da Sda Bocco ni. Si tratta di un progetto multi-stakeholder, a cui prendono parte aziende attive nel fashion e attori della filiera, con il contributo scientifico del Sustainability Lab di Sda Bocconi e di Enel X per l’identificazione dei kpi della circularity. I dati del Monitor for Circular Fashion 2022 hanno guidato otto progetti pilota in vari ambiti - abbigliamen to, calzature, pelletteria, denim e altri - per i quali Temera ha offerto la propria expertise e messo a disposizione la piattaforma t!journey, soluzione per lo sviluppo di experience mobile-oriented rivolte al consumatore finale: attraverso la scan sione del QR code su un’etichetta pendente si possono ricavare tutte le informazioni relative al prodotto e alle sue best practice. (a.b.)
moda. La filiera a monte e a valle delle aziende deve essere trasparente in ogni suo step, quin di è fondamentale che queste ultime si affidino a un sistema di controllo basato sulla “testing certification”, in quanto essere in regola con le analisi di conformità è un lasciapassare per chi vuole vendere in Europa e nei mercati in ternazionali. Ancora oggi, purtroppo, esistono brand e fornitori non adeguatamente struttu rati ad affrontare questa nuova sfida: il nostro compito come Analytical Group è aiutare que ste e altre realtà ad accedere in modo corretto e trasparente ai propri mercati di riferimento.
Cosa significa per Analytical Group essere glocal?
Significa essere locali e globali allo stesso tem po. Locali, perché siamo nati 40 anni fa in Ita
lia ed è proprio in questo Paese, al secondo posto per manifattura in Europa, dove abbia mo investito fino a oggi e dove continueremo a farlo anche in futuro. Qui abbiamo sei la boratori nei distretti chiave, come quello delle scarpe in Veneto e il fashion hub a Scandicci. Ma non possiamo che essere anche globali, perché le aziende di ogni dimensione, anche piccolissime, che esportano devono dotarsi di adeguati accreditamenti. In India, per esem pio, stanno partendo nuove legislazioni legate all’import, sempre più stringenti e che richie dono particolari accreditamenti. La nazione con il più alto tasso di controlli in dogana e sul mercato è la Cina, dove abbiamo avviato una joint venture con Gttc, laboratorio statale dove lavorano 3mila persone, per supportare i numerosi clienti che vogliono ottenere accre ditamenti e certificazioni cinesi per il mercato interno, a livello internazionale e governativo. Inoltre, siamo accreditati presso il governo americano per le analisi Cipsia e presenti an che in Arabia Saudita, un mercato dalle incre dibili potenzialità ma molto chiuso a livello doganale. Nel 2023, infine, apriremo un uffi cio nel Regno Unito che, dopo la Brexit, deve ricertificare ciò che prima era marcato CE.
Quante persone lavorano nella vostra azienda? In Italia siamo più di 80 e attualmente stiamo ricercando nuove figure altamente specializza te, da inserire nel team per ampliare l’organico. C’è moltissimo da fare in tema di sostenibilità, soprattutto in ambito tecnico. Per coordina re al meglio la supply chain e raggiungere gli obiettivi, oggi occorrono sempre più esperti in chimica, agronomia, scienze ambientali e, non ultimo, labelling. (a.b.)
AL VIA UNA SHOWROOM VIRTUALE CON ROBLOX Nice Footwear alla prova del Metaverso
Il Metaverso è la nuova frontiera di Nice Fo otwear, player attivo nello sviluppo, produ zione e commercializzazione di scarpe per il tempo libero e lo sport, con brand propri (Kronos), in licenza (Ellesse, Avirex, Conte of Florence) e in distribuzione (G-Star Raw e la new entry Lyle&Scott per il territorio italiano). Durante la fashion week è stato presentato il progetto di una showroom virtuale sulla piat taforma Roblox, simile a quella di via Monte napoleone. Visto che imprese partner e clienti avranno la possibilità di costruire qui il proprio atelier, la realtà padovana guidata da Bruno Conterno (nella foto) si pone anche come sviluppatrice di ambienti all’interno del cosid detto universo parallelo. Non è da oggi che il digitale è tra le priorità di Nice Footwear, che già nel 2020 si è aggiudicata il premio come Pmi innovativa nella sezione moda sportiva da parte della Camera di Commercio di Mila no. «La showroom su Roblox - dice Conterno
- non è ancora una piattaforma commerciale. Si presenta piuttosto come spazio dove con dividere i nostri valori e mostrare i prodotti ai brand partner». (c.me.)
MATTIA ARMELLI/ANALYTICAL GROUP «Testing, certificazioni, obblighi di legge: per la moda essere in regola è una necessità»
I 70 ANNI DI FRAU: «DAL PASSATO ABBIAMO IMPARATO A GUARDARE AL FUTURO CON OCCHI SEMPRE NUOVI»
Le intuizioni vincenti, la passione e la visione etica dell’azienda, trasmesse dal fondatore Renzo d’Arcano alla figlia Gabriella e alla moglie Francesca Ferro, guidano una realtà dove si fondono il dna artigianale e le tecnologie di ultima generazione. Con un punto fermo: mai tradire la fiducia del consumatore.
La storia di Frau, storico marchio di calza ture al traguardo dei 70 anni, è un emble ma del made in Italy che, lavorando sodo di generazione in generazione lontano dai riflettori, riesce a costruire qualcosa di grande e unico. Tutto comincia negli anni Cinquanta a Torino, dove la famiglia fondatrice d’Arcano si era trasferita da San Daniele del Friuli, con il padre Rodol fo che gestiva un ingrosso di pantofole in feltro e calzature e il figlio Renzo studen te di Giurisprudenza. Gli affari funzionano e, quando il padre chiede a Renzo di af fiancarlo nell’attività, quest’ultimo non si tira indietro. Lascia l’università e si butta a capofitto nel lavoro facendo scelte lun gimiranti, a partire dal trasferimento dal capoluogo piemontese alla zona di Vero na, destinata a diventare un polo calzatu riero anche grazie a questa sua intuizione. Qui fonda il primo stabilimento nel 1966 e un secondo circa dieci anni dopo, am pliando in parallelo la gamma di proposte: non più solo pantofole ma scarpe per la vita quotidiana, belle, comode e ben fat te, dapprima per l’uomo e poi anche per la donna. Dopo la scomparsa di Renzo, nel 2014, sono la figlia Gabriella d’Arcano e la moglie Francesca Ferro a prendere le redini del business. La terza generazione è già solidamente inserita in azienda con Filippo Pisani d’Arcano responsabile com merciale. Frau oggi è una realtà profonda mente italiana ma con un respiro interna zionale, dove lavorano circa 175 persone, suddivise nei due impianti produttivi, e da cui escono ogni anno 450mila paia di scarpe. «Il nostro è un marchio ricono
sciuto e ben distribuito - spiega Gabriella d’Arcano - che non ha mai perso di vista una concezione etica dell’azienda verso le persone e il territorio, mantenendo una solidità finanziaria che ha permesso di af frontare questi anni difficili. Mio padre è stato un imprenditore capace e più volte ha anticipato i cambiamenti del mercato, ma chi lo ha conosciuto lo ricorda per i valori morali, la coerenza e il sostegno al made in Italy sempre, anche controcor rente. Forti dei suoi insegnamenti, non abbiamo mai smesso di investire e guar dare al futuro con fiducia». La qualità è un punto fermo e un fulcro strategico. «Questo sia nel prodotto, che si proietta verso nuove destinazioni d’uso e sta am
pliando l’offerta nel segmento femminile - precisa l’imprenditrice - sia nel servizio ai negozianti, che oggi più che mai han no bisogno di sicurezza e puntualità nelle consegne ed elasticità nei riassortimenti». La tradizione è un pilastro per Frau, ma così come Renzo d’Arcano sosteneva i giovani e guardava con curiosità il mon do, Gabriella e Francesca ragionano già da tempo in ottica 4.0: «Siamo manifatturieri in senso letterale, perché una scarpa pas sa da tante mani con abilità diverse. Ma la tecnologia è una costante e infatti siamo stati tra i primi calzaturifici italiani a inseri re processi produttivi robotizzati». Quanto al digitale, «è fondamentale per aumenta re la brand awareness a livello di comu nicazione e fornisce strumenti di data analytics che ci orientano sulle scelte di prodotto, vendita e marketing». Il 90% del fatturato è realizzato sul mercato italiano, con il restante 10% proveniente da Tur chia, Grecia, Austria e Slovenia, attraverso una rete selezionata di multimarca, alcu ni con spazi dedicati, e otto monomarca. Uno degli obiettivi da centrare è l’incre mento della presenza all’estero, «cercan do di non tradire mai il consumatore che si aspetta una calzatura dallo stile aggior nato, versatile, di qualità, confortevole e al giusto prezzo». Tutto parte da un impe rativo: fare sempre tesoro delle conqui ste e imparare dagli sbagli. «È importante voltarsi a guardare da dove siamo partiti e cosa abbiamo costruito - conclude Ga briella d’Arcano -. Il nostro percorso deve essere lo stimolo a guardare avanti, sem pre curiosi e con occhi nuovi».
CAMERA SHOWROOM MILANO
CSM è un’associazione autonoma, libera, apolitica ed indipendente.
CSM è dedicata a tutti gli showroom multibrand di Milano più rappresentativi del fashion e con una forte vocazione internazionale.
CSM ha tra i suoi obiettivi fondamentali l’esigenza, resa ancor più forte dalla recente situazione congiunturale, di fare squadra.
CSM ha concretizzato, grazie alla collaborazione con Confartigianato Moda, importanti attività durante le Fashion Week di Milano: ARTISANAL EVOLUTION + CSM MEETS SUSTAINABILITY APP WAOOO + VIAMADEINITALY
CSM - PERCHÈ SENZA UNA VISIONE COMUNE, NON ESISTE FUTURO!
CAMERA SHOWROOM MILANO ringrazia
PASSIONI, VIAGGI, VALORI: ALV BY ALVIERO MARTINI È UN MONDO TUTTO DA SCOPRIRE
A tu per tu con Alviero Martini: artista prima ancora che stilista, instancabile viaggiatore, scrittore e divulgatore, in quello che crea mette tutto se stesso e le sue esperienze. Difendendo quella qualità e profondità di pensiero che in tempi di social rischiano di andare perdute.
Per Alviero Martini, designer di fama in ternazionale, l’acronimo ALV che dal 2005 contraddistingue le sue creazioni ha mol ti significati: ALV come Alviero, ma an che come Andare Lontano Viaggiando e come Amare La Vita. Parole rivelatrici sul suo mondo: Alviero è uno stilista viaggia tore e, in quanto tale, mette in quello che fa le sue esperienze di vita, i valori, i ricordi di una lunga ed eclettica carriera. Borse, scarpe, accessori, orologi, profumi, calze, abbigliamento sportivo e complemen ti d’arredo, tutti realizzati su licenza, non sono semplici prodotti ma raccontano storie, sul filo conduttore del nuovo mo tivo PASSPORT che riproduce tutti i timbri sui passaporti del designer. «Sono nato a Cuneo in una famiglia contadina - racconta - e mio padre avrebbe voluto che seguissi le sue orme. Ma fin da piccolo avevo den tro di me il desiderio di fare qualcosa di unico, così dopo gli studi artistici ho inizia to a viaggiare, di nascosto da mio padre e con mia madre che invece mi appoggiava, dedicandomi alla grafica, all’arte, al design, al teatro e alla recitazione, insieme a Vit torio Gassman in Affabulazione di Pasoli ni». Oggi i viaggi sono arrivati a quota 96. Uno, in particolare, è stato decisivo: «Era il 1987 - spiega - e mi trovavo a Mosca in un soggiorno di lavoro, durato due anni, per ristrutturare l’Ambasciata del Brasile. Per caso mi sono imbattuto in una carta geo grafica, un planisfero affascinante quanto sbiadito, che è diventato la prima fonte di ispirazione delle mie valigie e borse. Un al tro momento chiave è stato a New York, dove ho vissuto per 15 anni. Stavo pas seggiando e una signora mi ha fermato, colpita dallo zainetto che indossavo: era una buyer di Bloomingdale’s». Questo e altri episodi sono raccolti nell’autobiografia Andare lontano viaggiando, pubblicata da Salani e giunta alla quarta edizione: «È un libro motivazionale, che ho scelto di illu strare nelle scuole e negli incontri (uno de gli ultimi davanti a 1.500 persone a Rimini) per comunicare, attraverso il mio percorso
di vita e di lavoro, cosa è davvero impor tante: nessuno ti regala niente e se non ci si mette in gioco, anche a costo di sbagliare, non si cresce. Come diceva Pirandello, vi vere è inventarsi». «Per ricevere devi dare - aggiunge Alviero Martini - e per com prendere saper ascoltare, perché la con versazione vale molto più di un emoticon. Una capacità che si sta perdendo, visto che sui social circolano troppa superficialità e ignoranza». Martini stringe l’obiettivo sulla moda: «Aborro quella usa e getta e difendo la qualità, che non è semplicemente status ma soprattutto ricerca sulle materie prime migliori, attenzione ai dettagli, lavoro sullo
stile e impegno a promuovere l’eccellen za italiana. A premiarmi per queste scel te sono i 400 multimarca in Italia, più un centinaio all’estero (in particolare intorno a Dubai, in Giappone e nel resto del Far East), che scelgono la pelletteria ALV by Alviero Martini». «È importante in questo momen to di mercato integrare strategie commer ciali affiancate da politiche di marketing», interviene Salvatore Starita, direttore ge nerale del gruppo Milano Fashion, azienda leader nel settore di riferimento, licenzia taria in esclusiva a livello internazionale per le borse e gli accessori firmati ALV by Alviero Martini. «I risultati ci danno ragione - aggiunge Starita - e nei mesi a venire ar riveranno grandi novità». Dal Micam, dove ALV by Alviero Martini era tra gli espositori, sono arrivati feedback molto positivi sul la collezione SS23, che ha proposto forme contemporanee e trendy, dedicate a una clientela di viaggiatori e viaggiatrici in cerca di prodotti dalla forte personalità: i colori si accendono di nuance forti come il rosso, il giallo e il turchese, ma anche i toni pastello con abbinamenti “soft” danno quel tocco di freschezza di cui c’è bisogno per rigene rarsi. La borsa resta l’icona del guardaroba femminile, declinata in misure e varianti tali, da soddisfare ogni esigenza, dal gior no fino al viaggio e alla sera. Lo stilista ri flette su un mondo dove dopo il Duemila tutto è cambiato, fino ad arrivare ai tempi attuali in cui «i negozianti che hanno resi stito all’onda d’urto della pandemia devo no rinfrescare spesso la vetrina e quindi le vecchie tempistiche sono saltate: abbiamo imparato a essere più flessibili, integrando le classiche uscite con flash e plasmando l’offerta sulle esigenze dei diversi consu matori e mercati». Siamo anche in piena rivoluzione digitale: come la vive Alviero Martini? «Notoriamente non amo influen cer e blogger - sorride - ma ignorare que sto canale sarebbe un errore. Per questo è imminente il lancio del sito di e-commerce ALV by Alviero Martini, che raccoglierà tutti i prodotti del brand».
sfide presenti e future
Dopo l’estate delle cicale l’inverno reclama cautela.
Ma intanto i budget salgono
Reduci da una stagione estiva in sensibile crescita, i negozianti italiani si preparano ad affrontare mesi delicati, tra i listini che salgono e il timore di contrazioni nei consumi. Mix and match di prodotti, servizi speciali al consumatore, sempre più multicanalità e shopping experience ad hoc sono tra le strategie messe in atto, in un momento che richiede coraggio e lungimiranza
DI CARLA MERCURIO
La primavera-estate 2022 ha visto la messa al bando di qualsiasi indugio a favore di un mood “liberi tutti”. Un cambio di scenario significativo a un anno di distanza dall'estate 2021, su cui ancora aleggiavano le incognite della campagna di vaccinazione da poco ini ziata, e dopo un inverno gravato dall'esplo sione della variante Omicron. La stagione calda che ci siamo da poco lasciati alle spalle ha sancito finalmente il ritorno dei turisti nel le località di mare e montagna e nelle città d’arte e la rinnovata voglia di fare shopping in modalità fisica, con un forte desiderio di ri mandare all’autunno le preoccupazioni lega
te al momento incerto. Una realtà che si legge nei numeri riferiti alle vendite del womenswe ar emersi dal nostro sondaggio presso i nego zianti dei multimarca italiani: il 52% degli in tervistati ha riscontrato infatti un incremento del business rispetto alla Spring-Summer 2021, con alcuni negozianti che riportano punte del +50% (Agnetti a Macerata) del +37% (Angelo Minetti a Casale Monferra to) o del +20% (10 Corso Como a Milano). «La primavera-estate 2022 ha segnato una ripresa forte, con tanto movimento e molta affluenza di gente - sottolinea Daniela Kra ler, delle boutique Franz Kraler a Corti
na, Dobbiaco e Bolzano -. Le nostre località sono state letteralmente prese d’assalto da turisti italiani e stranieri». Un'affluenza testi moniata dal nostro sondaggio, con il 46% dei negozianti che parla di un arrivo massiccio, il 40% che testimonia una buona presenza, anche se «meno del previsto», e solo il 14% che usa la parola «pochi». Un viavai che si è tradotto in un melting pot di nazionalità, tra Europa (tutta), Stati Uniti, America del Sud e Paesi arabi, con l’assenza di Cina e Russia. E a cui ha fatto riscontro la voglia da parte delle consumatrici di gratificarsi con lo shop ping. «Raramente ho visto clienti comprare un solo pezzo», evidenzia Daniela Kraler. E prosegue: «È emersa un’immagine di donna romantica, leggiadra, fresca, che ha portato in primo piano i vestiti, anche corti, sia ele ganti che da giorno, le scarpe aperte con il tacco alto e basso, le sneaker e le espadrillas, i pantaloni in denim, i foulard, gli occhiali, i gioielli, i cappelli in paglia o cotone e moltis simi articoli per il viaggio come trolley, bor soni, sacche o zaini». In generale si è imposto uno stile più elegante e formale, che dopo stagioni all’insegna del casual ha decretatato il ritorno alla vita sociale. Non a caso tra le merceologie più vendute, secondo il nostro sondaggio, ci sono al primo posto gli abiti per le cerimonie. Venendo agli hit brand, tra i più
gettonati, accanto ai nomi noti come Celine, Gucci, Saint Laurent, Dior, Elisabetta Franchi, Jacquemus, Brunello Cucinelli o Etro, si mette in luce Zimmermann, il marchio australiano conosciuto per le sue collezioni resort e swimwear, che ha sfilato per la prima volta all'ultima Paris Fashion Week. Mentre alla voce nuove realtà da se gnalare non emerge un nome vincente, ma
Dopo stagioni all'insegna del casual, l'estate 2022 ha segnato il ritorno a uno stile più elegante. Un trend che prosegue nell'inverno in corso
una lista lunga di label pari merito quali David Koma, Denimist, Marine Serre, Ganni, Botter, Rotate, Casablanca, Anna October, Ramael, Laurence Bras, Chopova Lowena, Rave Review, Durazzi Milano e Andreadamo. Se l’estate 2022 ha sancito il ritorno al bel vestire, questa tendenza diventa ancora più marcata nella fall-winter in corso, come ci spiega Beppe Angiolini di Sugar ad Arez zo: «Emerge l’immagine di una donna chic ed elegante, che ama il bel cappotto cappello
in cashmere, la maglieria classica, il pantalo ne raffinato. È tutto meno eccessivo e poco urlato, con poche fantasie e più sobrietà. Un trend che vale anche per le giovanissime, pro pense a optare per un look più pulito». Lo confermano Sabina Zabberoni di Julian Fashion a Milano Marittina, Rimini e Lido degli Estensi: «Giacche, tailleur e cappotti sartoriali sono i capi più gettonati, o ancora Andrea Bonvicini di Bonvicini Fashion Gallery & Stores a Montecatini Terme: «La cliente sceglie un abbigliamento quotidiano bon ton e premia la cerimonia per gli eventi». Il gradimento va anche alle proposte di ma trice fashion/contemporary, che premiano «i capi in ecofur, i corsetti, il denim rivisitato, gli abiti con piume o paillettes, gli stivali overthe-knee abbinati a borse hobo e bauletti» citati da Angelo Minetti E piace pure il mix and match di sport attitude e tailoring: si vedano i «pantaloni baggy, i blazer over e i tank top» che stanno riscuotendo consensi da Galiano a Napoli e Sorrento.
Nonostante sia presto per tirare le somme, il 65% dei negozianti evidenzia andamenti del business stazionari per la stagione in corso, con un 22% che parla di aumenti e solo un’e sigua percentuale alle prese con cali. Numeri ancora da confermare, anche perché influen zati da un avvio delle vendite penalizzato
dal clima ancora estivo e, sicuramente, dalla situazione di incertezza che stiamo attraver sando. Perché, dopo l’estate delle cicale, è ar rivato il momento per tutti di prendere con tatto con la realtà difficile che stiamo vivendo, tra lo scenario politico interno in divenire, la guerra in Ucraina e i costi dell’energia alle stelle. Una consapevolezza che preoccupa i negozianti, i quali temono contrazioni nelle vendite, a fronte di prezzi in salita. Se nella Spring-Summer si parla ancora sostanzial mente di tenuta, per l’inverno in corso i li stini fanno segnare aumenti nell’ordine del 10/15% e c’è chi parla addirittura del +30%. «Il caro energia e gli aumenti dei prezzi im posti dai nostri fornitori impatteranno sicu ramente molto, ma più che altro i problemi verranno dagli aumenti di bollette e generi di prima necessità che le famiglie e le imprese si troveranno a dover fronteggiare. Ciò influen zerà in modo negativo gli acquisti dei nostri beni, che non sono propriamente di prima necessità», sottolinea Marco Cateni di Divo Boutique a Santa Maria a Monte e Ponte dera. Da Spinnaker (boutique a Sanremo, Alassio, Santa Margherita Ligure e Portofi no), il timore è che «in periodi di forte insta
bilità le grandi piattaforme online tendono a proporre promozioni aggressive, che non solo limitano fortemente il margine di guadagno, ma creano importanti danni all’immagine e alla percezione dei brand». Ma non bisogna disperare, come racconta Aldo Carpinteri di Modes, con negozi tra Milano, Portofino, Forte dei Marmi e molte altre località: «In ri sposta alle difficili condizioni geopolitiche ed economiche, il sentimento del mercato sarà dominato dalla voglia di evadere dalla realtà, che porterà a ricercare negli spazi fisici una
Puntare sullo sconto o sulla policy no discount? L'interrogativo aleggia tra i negozianti, alle prese con listini in salitaROUGE - Bassano del Grappa (Vi)
rinnovata esperienza di acquisto. Modes continuerà la strategia di sviluppo retail, ampliando il network con nuove aperture in location prestigiose d’Europa, in aggiunta a un consolidamento della presenza laddove gestisce già dei punti d’acquisto». E a pro posito degli aumenti dei prezzi aggiunge: ««Il caro energia ha generato un aumento generalizzato dei costi delle strutture azien dali e dei prezzi d’acquisto della merce. Questo aumento viene tuttavia compensato dall’incremento della redditività e dal mi glioramento delle performance». Per tutti è il momento di non fermarsi, facendo leva su strategie mirate. Fabrizio Bruzzoni di Tiziana Fausti a Bergamo conta sull’op zione dei «pagamenti dilazionati, nella logi ca dell’e-commerce, ricorrendo a spedizioni in tempi più sostenibili per l’ambiente». Per Didi Corbetta di Valtellini a Rovato in
Franciacorta la strategia sarà «programmare il più possibile le proposte tramite social, e puntare molto al periodo natalizio, con vari accorgimenti che vanno dalla coccola al clien te in store fino al servizio personalizzato, dal pacchetto alla consegna». L’obiettivo di An gelo Minetti a Casale Monferrato è «investire sempre più sulla multicanalità, così da offri re un’esperienza a 360 gradi alla clientela». Da Filippo Marchesani a Cupello e Vasto, il piano di Piero Marchesani e Barbara Catania è «creare canali di vendita sempre più ampi, inserendoci in nuove piattaforme digitali, e rimodellando le strategie di mar keting per dare al cliente una sensazione di esclusività», mentre da Bonvicini si cerca di
RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO
10 CORSO COMO Milano - AGNETTI Macerata - ANGELO MINETTI Casale Monferrato (Al) - ARTENI Tavagnacco (Ud) - BERNARDELLI STORES Mantova - BIFFI BOUTIQUES Milano, Bergamo BONVICINI FASHION GALLERY & STORES Montecatini Terme (Pt) BOUTIQUE CINZIA Abano Terme (Pd) BOUTIQUE STELLA Asiago (Vi) CLAN UPSTAIRS Milano - COLOGNESE 1882 Montebelluna (Tv)
CUCCUINI BOUTIQUE Livorno - DEFLORIO Noicattaro (Ba)
DIVO BOUTIQUE Santa Maria a Monte e Pontedera (Pi)FIACCHINI Forte dei Marmi (Lu) - FILIPPO MARCHESANI Cupello e Vasto (Ch) FRANZ KRALER Cortina d'Ampezzo (Bl), Dobbiaco (Bz), Bolzano GALIANO Napoli e Sorrento
GIGLIO Palermo JULIAN FASHION Milano Marittima (Ra), Rimini, Lido degli Estensi (Ra) L'INCONTRO Modena MANTOVANI San Giovanni Valdarno (Ar) MARCOS Mondovì (Cn), Prato Nevoso (Cn), Verbier (Svizzera)MODES Milano, Portofino (Ge), Forte dei Marmi (Lu), Porto Cervo (Ss), Forte Village (Ca), Cagliari, Favignana (Tp), Sainkt Moritz, Parigi - MORAS Intimiano (Co) - NOHA Brindisi
PAPILLON Corigliano (Cs) PARISI TAORMINA Taormina (Me) - PORRINI MODA & CASA Besozzo (Va) PRESTIGE
BOUTIQUE Arezzo - ROUGE Bassano del Grappa (Vi)
SPINNAKER Alassio (Sv), Sanremo (Im), Santa Margherita Ligure (Ge), Portofino (Ge) SUGAR Arezzo - TIZIANA FAUSTI Bergamo - TUFANO MODA Pompei (Na) e Scafati (Sa) - VALTELLINI Rovato in Franciacorta (Bs) - VELA SHOP Cagliari - VOLONTÉ Cagliari
«attirare clienti, offrendo la miglior shopping experience possibile con un mix and match di prodotti e articoli del desiderio, insieme a capi da indossare frequentemente». E se da Prestige Boutique ad Arezzo Annamaria Polci parla della «necessità di ricorrere a una scontistica ancora maggiore degli anni prece denti», c’è chi, al contrario, come Fiacchini a Forte dei Marmi, porta avanti la politica del no discount e non farà saldi per meglio mar ginalizzare. Una ridda di idee e programmi che Daniela Kraler ricompone con una frase significativa: «È necessario tenere occhi, cuo re e anima sulle cose che accadono, confron tandosi di frequente con i nostri consulenti. Abbiamo già in passato attraversato periodi difficili e siamo sempre andati avanti. Occor re cautela, ma l’imprenditore deve avere il co raggio di rischiare». Il mestiere dell’impren ditore comporta insomma la necessità di af frontare gli ostacoli proiettandosi oltre. Non a caso il 46% dei negozianti ha aumentato i budget per la SS 2023 e solo il 14% li ha
ridotti. Guardare avanti significa anche pen sare al futuro con nuove sfide. Tra queste c’è il metaverso, un tema molto attuale, che per il 30% circa dei partecipanti al nostro son daggio rappresenta un’opportunità, mentre un altro 40 % ritiene prematuro affrontare il discorso, rimandandolo a un domani e un 10% usa la parola «forse». Paolo Mantova ni di Mantovani a San Giovanni Valdarno per esempio si interroga: «Non sappiamo se sarà solo per i grandi player o anche alla no stra portata», mentre da Fiacchini si pensa che sia «un tema valido per i marchi ma non per i multibrand». Ma un dato è emblema tico: solo il 10% dice un no secco all’ipotesi di un’incursione nei mondi virtuali». Diverse sono state invece le reazioni alla voce cripto valute, con l’80% che dichiara di «non essersi organizzato perché la clientela non lo richie de» e solo un 13% che ammette di avere rice vuto richieste da qualcuno, soprattutto Mil lennials, ma di ritenere ancora prematuro un passo del genere. E mentre sono ancora da capire gli sviluppi di questa opportunità, c’è chi rompe gli indugi. È il caso di Angelo Minetti, l’unico dei buyer intervistati per il nostro sondaggio che ha deciso di partire all’avventura, «in procinto di attivazione». Si attendono aggiornamenti.
Il futuro avanza, anche in uno scenario complesso: si comincia a parlare di metaverso e criptovaluteDEFLORIO - Noicattaro (Ba) VOLONTÉ - Cagliari
DOPO I MESI DELLA PANDEMIA
La città si accende di nuove vetrine Un risveglio tra moda e lifestyle
A Milano gli opening si muovono a ritmo di swing e le danze proseguono
Tra aperture di negozi, restyling e progetti lifestyle è tornata l’animazione in centro città.Tante le sorprese per gli operatori arrivati in occasione delle sfilate e molte ancora le scommesse, con il nuovo polo della famiglia Ferragamo in arrivo in corso Venezia, l’hub di Hines in via Spiga 26 che cresce e tante novità in Galleria
DI CARLA MERCURIOA una fashion week in grande spolvero, con le passerelle affollate di nomi noti e giovani leve, ha fatto riscontro una città di Milano tornata a nuova vitalità, con le strade del centro af follate da fashion people in assetto da sfilate, turisti arrivati in massa da tutto il mondo e tante persone in giro, finalmente alleggerite dal senso di costrizione legato alle stagioni della pandemia. Proprio come ai bei tempi, ma forse anche di più, perché in centro sono in dirittura di arrivo progetti importanti, e non solo legati alla moda. Mentre si aspet ta l’inaugurazione della metropolitana M4, che dal 2023 dovrebbe liberare piazza San Babila dell’ingombro del cantiere, in corso Venezia 11, a pochi passi di distanza, si stan no ultimando i lavori in vista dell’apertura in dicembre del nuovo polo lifestyle siglato Lungarno Collection, in capo alla famiglia Ferragamo. Il complesso occuperà gli spazi dell’ex Seminario Arcivescovile, destinato a dare una nuova prospettiva al corso e all’in tero Quadrilatero, regalando un’inedito traitd’union con via Sant’Andrea, dove ci sarà un ingresso al civico 10. Lo storico edificio accoglierà il terzo Portrait hotel dei Ferra gamo dopo Firenze e Roma, e ospiterà nuovi negozi, compreso il multibrand di Antonia di 750 metri quadri, affacciato su otto vetrine, con uno spazio dedicato alle sneaker in limi ted edition, insieme a un ristorante, un centro benessere e un giardino aperto al pubblico. I Ferragamo non si sono lasciati sfuggire durante la fashion week l’occasione di anti cipare l’apertura della struttura, ospitando la sfilata della griffe nella grande piazza di circa 3mila metri quadri, circondata da un doppio loggiato di colonne, antistante il palazzo. A proposito di lifestyle, per il prossimo dicem bre si attende l’opening in corso Matteotti 14 di Core, la formula di club super-esclusivo in arrivo da New York, che in un palazzo di 4mila metri quadri vedrà la nascita di una struttura aperta a un numero ristretto di 500 soci con suite, sale per pranzi e cene, palestra, un’enoteca, un teatro, uno spazio per eventi e varie terrazze. Il tutto, si dice, per la modi
ca cifra di 10mila euro solo per l’iscrizione, a cui andrà aggiunta anche la quota annuale. Tornando alla moda, sempre a ridosso della fashion week un evento speciale ha lanciato un segnale forte della presenza di Spiga 26, nuovo polo fashion creato da Hines nella via, all’interno del Settecentesco Palazzo Pertusati Moschino ha scelto infatti di fe steggiare l’apertura della sua boutique di 360 metri quadri all’interno dell’hub, con un hap pening che ha richiamato l’attenzione della gente in strada, grazie alle scenografie create ad hoc lungo la strada e dentro la boutique.
2. Le nuove vetrine di Giorgio Armani: 300 metri quadri operativi da settembre nella parte laterale dell’Ottagono, di fianco a Prada e Fratelli Rossetti
3. Lo store di Longchamp in Galleria, aperto a giugno ma festeggiato durante la fashion week
Insieme a Sergio Rossi, Moschino è stata la prima label ad approdare nel building, dove sono in arrivo anche Drumohr con uno spa zio di 315 metri quadri, Borsalino (70 metri quadri) e Baldinini. Oltre ai negozi l’edificio, dove restano ancora solo 750 metri quadrati da locare, dispone di una parte destinata agli uffici, a cui si accede da via Senato 19 e dove Hines ha già consegnato a Kering gli spazi di 7mila metri quadri su sette livelli, che sa ranno la sede dei nuovi uffici italiani. Sempre in via Spiga, accanto alle vetrine di Canada Goose, spicca la cesata che annuncia l’aper tura prossima dello store bimbo di Ralph Lauren. In San Babila, invece, si attende di vedere di nuovo acceso di luce e animazione l’ex Garage Traversi, dove Louis Vuitton ha presentato la collezione Objects Nomades durante la settimana del design, lo scorso giugno. Qui nel 2023 la griffe francese aprirà uno spazio temporary (si parla di 1.300 metri quadri su tre piani), che accoglierà un mono marca, in attesa dei lavori di ristrutturazione
negli spazi in via Montenapoleone 2. Sempre al civico 2, il gruppo Lvmh ha in programma anche l’ampliamento del flagship di Bulga ri, che da novembre si trasferirà in un tem porary in via Gesù 4, e l’arrivo di Tiffany, che lascerà gli spazi di via Spiga. Nella stessa strada il gruppo d’Oltralpe preparerebbe l’a pertura al numero 1 di una boutique Fendi, che dovrebbe avvenire entro il 2024, mentre più avanti Kering è alle prese con la ristrut turazione della boutique Gucci, nel frattem po spostatasi con un temporary in via Verri 5. Lavori in corso anche accanto a Gucci, da Larusmiani, che riaprirà nel 2023 con un nuovo format, in occasione dei suoi 101 anni. Indugiando ancora nelle strade del Quadrila tero, in via Sant’Andrea ci sono da evidenzia re l’ampliamento della boutique di Chanel, l’arrivo prossimo della gioielleria Sabbadini, il restyling in corso di Maison Margiela e l’apertura del pop up di Eleventy dedica to all’uomo, in attesa di un flagship che tra
fine anno e inizio 2023 dovrebbe accogliere menswear e womenswear della label. All’11 di via Gesù è approdato Elie Saab, men tre si segnalano in via Manzoni 25 l’arrivo di un pop up di Karl Lagerfeld e in corso Venezia 5 l’opening del flagship di Borbonese, prosieguo della strategia di espansio ne commerciale portata avanti dal marchio. Di fronte a Borbonese, in corso Venezia 6, il Gruppo Zucchi aprirà a giorni un concept store con inedite merceologie e una nuova insegna ancora top secret. In progress, nello stesso building, i lavori in vista dell’inaugu razione di uno spazio Volvo Dopo il tour per il Quadrilatero e dintorni, un’attenta ispezione merita l’altro polo dello shopping super hot di Milano, la Galleria, dove è in corso un animato valzer di inaugu razioni. Qui a inizio settembre si è insediato Giorgio Armani, con uno punto vendita di 300 metri quadri nel braccio laterale dell’Ot tagono, di fianco a Prada e Fratelli Rossetti, al posto dell’ex negozio Tim Rolex e Longchamp, invece, si sono divisi i locali un tempo di Stefanel, con il marchio di orolo gi ancora alle prese con la ristrutturazione (il progetto retail è portato avanti dalla catena Rocca1794 del gruppo Damiani), mentre la griffe francese è operativa dallo scorso giu gno con una boutique, inaugurata durante la fashion week. Tra gli arrivi recenti c’è anche quello di Bric’s, che ha celebrato il 70esimo anniversario con l’opening di uno spazio di circa 100 metri quadri, dove un tempo era
presente il cravattificio Zadi (marchio Andrew’s Ties). La boutique si trova quasi di fronte al precedente negozio Bric’s, dove in vece si sposterà Tod’s, in uscita dalla bouti que tra l’Ottagono e via Silvio Pellico, in sca denza di contratto. Nel frattempo si è aperta la gara a chi riuscirà ad accaparrarsi i locali lasciati liberi da Tod’s: Chanel, Damiani, Loro Piana, Samsonite, Swarovski e John Richmond parteciperanno all’asta per conquistare lo spazio di 188 metri quadri. E c’è anche un secondo bando per una porzio ne più piccola del negozio Tod’s (126 metri quadri), per cui concorrono Sartoria Rossi e Damiani. Un valzer che in realtà è più uno swing, a giudicare dalla rapidità con cui la Galleria cambia volto. E le novità non sono finite: si attendono infatti l’arrivo di Gucci, che si prepara a riaprire i 956 metri quadra ti negli spazi precedentemente occupati da Massimo Dutti, e quello di Pinko in no vembre, dove c’era la coltelleria Mejana
CSM IN PARIS: IL DEBUTTO CONVINCE E ORA È IL MOMENTO DI VOLARE PIÙ ALTO
Con il conflitto tra Russia e Ucraina che ha fatto saltare gli equilibri occorre reagire con prontezza, determinazione e lungimiranza. Così ha fatto Camera Showroom Milano con il nuovo progetto sotto la Tour Eiffel, che il prossimo marzo raddoppierà il numero di espositori. Perché ora c’è più che mai bisogno di Europa e dalla sana competizione tra Milano e Parigi non possono che nascere sviluppi interessanti e utili per tutti.
Si ampliano gli orizzonti di CSM-Ca mera Showroom Milano, due volte protagonista tra settembre e ottobre. Prima durante la fashion week milane se, con la quarta edizione del “fuorisa lone” Artisanal Evolution nelle show room associate e l’evento CSM Meets
Sustainability a Palazzo Giureconsulti, frutto di sinergie trasversali con Con fartigianato Moda, Camera Buyer Ita lia, Palazzo Marino, Ice, Ministero degli Esteri e White. A seguire per la prima volta a Parigi, sempre durante la set timana della moda, con CSM in Paris, una collettiva all’Espace Montagne, in pieno centro città, che dall’1 al 5 otto bre ha portato alla ribalta 22 collezioni
italiane di abbigliamento e accessori: 5 Progress, Add, Alessandro Enriquez, Arma, Bellavitis, D’Exterior, Disaya, Du vetica, Giovanni Bedin, Henry Beguelin, Ivy Oak, J&M Davidson, Koio, Kutnia, Le Tricot Perugia, Le Twins, Palmer Har ding, Paperplace, Redemption, Rue Ma dam, Salvatore Piccione e Visioner. Le showroom associate a CSM - tra cui 1st Floor, Elisa Gaito Showroom, Daniele Ghiselli Showroom, Panorama Moda e Studio Zeta - hanno deciso di varcare la frontiera per rispondere con tempesti vità alla complessa situazione globale. CSM, come spiegano i portavoce di Ca mera Showroom Milano, porta questa parola, Milano, dentro la propria inse
gna «ed è la città dove lavoriamo, dove abitiamo, che amiamo». Ma lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia ha stravolto tutti gli equilibri e messo in discussione percorsi che sembravano assodati. Purtroppo il mercato russo è sempre più destinato a soccombere alle sanzioni che si stanno via via ina sprendo e non si intravede una via d’u scita. Impossibile restare fermi a guar dare, senza reagire: ancora una volta, come quando a inizio pandemia sono state gettate le basi di CSM, occorrono intraprendenza, coraggio, lucidità e si nergia. «Tutti insieme - dicono da CSM - abbiamo realizzato che essere miopi, evitando di confrontarci con altre ca
In queste pagine, alcune immagini della prima edizione di CSM in Paris, all’interno dell’Espace Montagne. Qui a fianco, foto di gruppo di tutti gli associati a CSM-Camera Showroom Milano
pitali europee, sarebbe stato un errore. Abbiamo bisogno di più Europa! Abbia mo bisogno di più mercato europeo». Da qui il progetto CSM in Paris, che ha gettato un ponte tra due capitali non solo del fashion ma anche della sto ria e della cultura, per non parlare del business, come dimostra l’iter di grandi griffe come Gucci, Fendi, Bottega Ve neta, Brioni, Loro Piana e Bulgari. Una sana competizione porta sempre buo ni frutti: quello che accade tra Milano e Firenze per l’uomo può essere appli cato con Parigi per la donna. A trarne vantaggio, come ha dimostrato l’alto numero di buyer intervenuti a CSM in Paris, sono il made in Italy e il siste
ma Europa. Ora che è calato il sipario sul debutto di questa cinque giorni, la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta è ancora più forte e il percorso da seguire più definito: l’iniziativa, che ancora una volta come è nel dna di CSM mette al centro le Pmi italiane e il loro patrimonio di eccellenza, si pro ietta verso la primavera con importanti certezze. CSM in Paris tornerà infatti in scena dal 3 all’8 marzo e il numero delle aziende partecipanti raddoppierà, dal le attuali 22 a 40. Un passo avanti per arrivare a trasformare CSM in Paris in una vera e propria fiera, organizzata da un’associazione italiana, per le show room italiane, nel cuore di Parigi.
TREND E PIANI DI SVILUPPO Pensando a un nuovo consumatore Parlano brand e consulenti
Anche il travel retail al banco di prova della transizione digitale
I grandi marchi stanno aprendo nuove boutique negli aeroporti, ma è in ripresa pure il traffico nelle stazioni ferroviarie e sulle navi da crociera. Le opportunità non mancano, benché si stimi che il travel retail possa tornare sui livelli pre-pandemia non prima del 2030. Fondamentale è l’approccio che - ormai - non può più fare a meno dell’omnicanalità
DI ELISABETTA FABBRIDopo un biennio da dimenticare a causa del Covid, i viaggi per turismo e d’affari sono ripresi. Ma molto è cambiato nel tra vel retail e, per recuperare i livelli del 2019 e approfittare delle occasioni che questo ca nale può ancora offrire - che si tratti di aero porti, navi da crociera o stazione ferroviarie - serve un cambio di strategia. Secondo una stima di Next Move Strategy il mercato mondiale del travel retail dovrebbe raggiun gere un valore di 175 miliardi di dollari nel 2030, dai 30 miliardi del 2021 (ipotizzan do un tasso annuo di crescita composto del 18,9%). Questo recupero sarà alimentato dallo sviluppo dell’industria del turismo e dei viaggi in molti Paesi del mondo, ma an che da offerte innovative come quelle degli operatori delle crociere, che propongono destinazioni multiple in un unico viaggio, punti vendita a bordo con prodotti dutyfree e attività di intrattenimento.
Un sondaggio di giugno - il Pi Insight impact on increasing travel cost mini-poll - dà un’idea dell’attuale comportamento d’acquisto dei regolari clienti europei dei duty free. Una quota del 74% dice di avere modificato le modalità di acquisto a causa dell’aumento dei costi dei viaggi. Il 33% intende spendere una cifra inferiore rispetto al passato, men tre il 44% compra articoli in promozione. Il
causa
rincari
32% del campione dice di essere meno in teressato a comprare regali e souvenir e solo il 17% è più attratto da proposte in esclu siva. Nonostante questa nuova attitudine dello shopper viaggiante, le opportunità da cogliere, non mancano a giudicare dal le iniziative delle grandi griffe. All’Hamad international airport di Doha, in Qatar, che tra novembre e dicembre 2022 prevede otto milioni di passeggeri grazie anche all’effetto Mondiali di calcio (al via il 20 novembre), in maggio si è insediato Burberry, seguito in agosto da Louis Vuitton. Lo stesso mar
chio francese ha raggiunto, insieme a Dior e Cartier, l’aeroporto internazionale di Dubai: uno scalo dove, fra gennaio e ago sto, la categoria moda ha raggiunto i 130 milioni di dollari di vendite, dai 41 milioni del 2021. Anche l’aeroporto di Sidney sem bra sempre più orientato al lusso. In agosto ha completato una prima fase di opening al Terminal 1 che ha attratto marchi italiani come Bottega Veneta, Moncler, Prada, Valentino e Versace (in seguito saranno raggiunti da Bulgari e Gucci). In Cina, il
Shanghai Hongqiao international airport sta ampliando la sua offerta di alta gamma con una serie di boutique al Terminal 2 (per i voli domestici), tra cui una delle più recen ti è quella di Tiffany & Co., che dovrebbe essere seguita da Loewe. Dior, Loro Pia na, Bottega Veneta e Max Mara sono in vece in lizza per il Luxury Brand Boulevard dell’hub cinese entro fine dell’anno. Più vi cino a noi, lo scalo milanese di Linate, che questa estate con Malpensa ha raggiunto numeri vicini al pre-pandemia, ha rinno
vato l’area per lo shopping con un’offerta commerciale di livello: Dolce&Gabbana, Emporio Armani, Ferragamo, Zegna, Damiani/Rocca e Borsalino, per citarne alcuni shop. Il brand degli iconici cappelli ha inoltre inaugurato di recente una nuova travel boutique all’interno dell’aeroporto Leonardo Da Vinci di Roma-Fiumicino, nell’area A del Terminal 1, nuovo spazio per gli imbarchi inaugurato a maggio. «Il 2022 è stato un anno molto buono per Bric’s, che ha superato i livelli pre-pande mia sia nel travel retail che in quello tradi zionale, nonostante i problemi di mancanza di prodotto e l’assenza di turisti cinesi e rus si - afferma Michele Maccapani, travel re tail manager dell’azienda comasca di valigie e articoli per il viaggio -. Invece sono tornati i turisti da Nord America, Brasile, Australia e Africa, specie i nigeriani altospendenti». «Non abbiamo shop nelle stazioni - specifi ca - ma, a proposito di retail negli scali aerei, contiamo due punti vendita diretti a Mal pensa, prima dei check in e dopo i controlli, e uno a Francoforte, oltre a essere presenti in 10 multimarca. Siamo anche ben intro dotti sulle navi da crociera, oltre 30, che mostrano performance sorprendenti grazie a un’offerta limitata ma mirata, per esempio la nostra X Collection pensata per proposte leggere, molto resistenti e facilmente lava bili». «Al momento siamo più interessati a entrare nei duty free che ad aprire negozi stand alone» aggiunge, parlando di nuovi progetti. Tra i servizi offerti da Bric’s ai viag giatori c’è, da molto tempo, la possibilità di acquistare e ritirare in negozio al ritorno dal viaggio. I clienti speciali vengono anche in vitati via e-mail a scoprire le nuove collezio ni e accolti con un piccolo omaggio. «Oggi i nostri progetti nel travel retail sono più
che altro di comunicazione come affissioni, messaggi digitali e multimediali - afferma Francesco Tripodi, direttore generale del gruppo partenopeo degli accessori Miriade (tra i marchi Miriade, Kuvè, Valentino di Mario Valentino e Francesco Biasia) -. I costi relativi sono aumentati rispetto al pre-Covid ma risultano convenienti, consi derando il forte impatto di cui si beneficia». A proposito di trend in atto, dice: «Notiamo che il mercato delle crociere si è ripreso e
stiamo incrementando i volumi di vendita sulle navi di primarie compagnie. Questo ci fa ben sperare anche per il futuro». Secon do il manager di Miriade il digitale aiuta a supporto dei canali travel «con le classiche strategie omnichannel».
«Il business sta recuperando ma attualmen te si notano più viaggiatori low cost che bu siness», osserva Marco Palmieri presiden te e ceo del Gruppo Piquadro. E mentre si parla di uno shopper attratto da saldi e promozioni Palmieri ribatte: «Noi non sia mo d’accordo. Anzi, puntiamo su prodotti sempre più sofisticati e, allo stesso tempo, rispettosi dell’ambiente. Ai viaggiatori for niamo anche una serie di servizi gratuiti:
per esempio spediamo a casa ciò che vie ne comprato in aeroporto oppure la valigia usata, che è stata rimpiazzata da un nuovo acquisto». Al momento il gruppo bolognese ha in corso trattative a livello di retail aero portuale per aprire in Francia con il mar chio Lancel, in Germania con Piquadro (il più presente negli aeroporti fra i brand in portafoglio) e in Italia con Piquadro insie me a The Bridge. «Pensiamo di poter rag giungere un accordo entro la prima metà del prossimo anno», anticipa Palmieri. Ma i canoni di affitto sono diventati più acces sibili rispetto al pre-pandemia? «I contratti che ci propongono - risponde l’imprendi tore della pelletteria - sono adeguati alla si tuazione attuale, non più come in passato». Secondo un’analisi di Bain & Company e The Moodie Davitt Report, entro il 2025 le tecnologie digitali che hanno muta to lo shopping tradizionale trasformeranno radicalmente anche il retail aeroportuale, aprendo la strada alle vendite omnichannel o al collegamento continuo tra piattaforme digitali e negozio fisico. Ma è solo la metà del cambiamento da affrontare, mentre si prevede che il mercato globale del travel re tail torni sui livelli del 2019 non prima del 2030 (vedi grafico nella pagina accanto). «Per prosperare nei prossimi anni, i dettaglianti negli hub aeroportuali dovranno cambiare non solo il modo in cui vendono ma anche ciò che vendono», dicono gli esperti della società di consulenza e dell’azienda dei me dia e della business intelligence. L’aumento della percentuale di viaggiatori più giovani e meno abbienti (Gen Y e Z) ha portato a un calo della domanda di prodotti e servizi ae roportuali tradizionali. «Entro il 2025 - pro spettano i ricercatori - questo gruppo rap presenterà più del 50% di tutti i passeggeri,
L’aumento di viaggiatori più giovani e meno abbienti diminuisce la domanda di prodotti aeroportuali tradizionali1. I cosmetici VeraLab entrati di recente in Stazione Centrale a Milano 2. Victoria’s Secret alla Stazione Termini: è il primo negozio “full assortment” del brand Usa 3. La travel boutique Borsalino aperta in luglio a Fiumicino 4. Louis Vuitton all’Hamad international airport del Qatar
mentre la quota dei viaggiatori d’affari, di quelli a lungo raggio e dei passeggeri cinesi (tipici consumatori di beni di lusso venduti negli aeroporti) andrà a ridursi». Allo stesso tempo, la quota di viaggiatori altospenden ti che si muovono negli scali diminuirà di oltre il 5% e la percentuale delle vendite al dettaglio negli aeroporti direttamente influenzate dai siti online salirà al 30%, rispetto alle attuali quote basse. «Per sod disfare i consumatori più giovani e digitali, in futuro questi luoghi potrebbero essere costellati di club che offrono brevi corsi di fitness o yoga, negozi di cucina che propon gono corsi di 30 minuti di cucina italiana, spazi per ascoltare musica con un’acustica da sala da concerto oppure servizi di mi surazione digitale che assicurano la calza ta perfetta di una scarpa, da consegnare al cliente in qualsiasi parte del mondo», pro spettano Bain & Company e The Moodie Davitt Report. Le aziende che non si adat teranno rapidamente a questi cambiamenti dirompenti potrebbero non sopravvivere, come già successo nel commercio al detta glio tradizionale.
Qualcuno si sta alleando ai leader digitali per reinventare il panorama delle vendite negli aeroporti, come le collaborazioni fra Alibaba con Dufry o JD.com con Lagardère. Le previsioni indicano che l’au mento dei passeggeri più giovani e meno abbienti sarà probabilmente una tendenza di lungo termine. Inoltre si sa che molte aziende prevedono di ridurre i viaggi di lavoro e di utilizzare maggiormente le ri unioni virtuali. Allo stesso tempo, i vettori low-cost continuano ad aumentare la loro quota di mercato, utilizzando i prezzi bassi per stimolare la domanda. Il cambiamento nel comportamento d’acquisto dei viaggia tori ha già spinto le aziende che vendono prodotti di lusso di alta gamma a spostare la loro attenzione strategica dagli aeroporti ai negozi in centro e alle piattaforme om nicanale. Per rimanere rilevanti, i negozi aeroportuali dovrebbero abbracciare la vendita al dettaglio digitale. I clienti della
generazione Y e Z si aspettano l’omnicana lità quando fanno acquisti nel travel retail, come con gli acquisti in centro. Ma il pas saggio al digitale è complesso. Una strate gia di vendita omnichannel richiede inve stimenti nella gestione delle relazioni con i clienti (Crm), nei big data e nelle capaci tà di analisi avanzate e investire in queste tecnologie è solo il primo passo. «Invece di essere un luogo per l’acquisto di prodotti, i negozi dovrebbero diventare uno dei tan
Nel 2025 il 30% delle vendite negli aeroporti sarà direttamente influenzato dal canale online
ti punti di contatto di un universo fisico e digitale, progettato per suscitare l’interesse dei consumatori o ideare esperienze legate al marchio e approfondire le relazioni con il cliente». Ad esempio, i retailer potrebbe ro essere abbastanza agili da aggiungere un nuovo prodotto o una nuova funzionalità digitale e valutare in poche settimane cosa funziona e cosa no, prima dell’introduzio ne in tutti i negozi. La buona notizia è che i clienti che spaziano fra canali di vendita sono più profittevoli e spendono con una maggiore frequenza e con uno scontrino medio più alto. Stando a una ricerca di Bain
1. Un trolley Piquadro: il marchio sta valutando progetti di retail aeroportuale in Italia e Germania
2. La presentatrice e conduttrice radiofonica Andrea Delogu per la nuova campagna A-I 2022/2023 di Miriade
3. La boutique Dior all’interno dell’aeroporto internazionale di Dubai
4. Uno zaino della X Collection di Bric’s, tra le più gettonate sulle navi
5. Una nave della flotta Costa Crociere: la ripresa dei viaggi sta trainando le vendite dei brand della moda a bordo
spendono il doppio dei clienti brick-andmortar e hanno un net promoter score (indi catore della fedeltà rispetto a un’azienda) di due volte superiore. I consulenti suggeri scono di tenere d’occhio le aziende leader, che stanno adottando cinque misure-chiave per le loro strategie di vendita ai viaggiatori. La prima è aumentare il traffico nei negozi, anche se è attesa una riduzione del volu me di passeggeri nei prossimi cinque o sei anni. Come? Per esempio rivedendo il mix di categorie di prodotti, integrando espe rienze e aumentando il coinvolgimento dei clienti attraverso un percorso omnichannel. La seconda mossa consigliata è investire in capacità digitali e strumenti di gestione delle relazioni con i clienti. Le aziende le ader pensano di aumentare il livello delle vendite tracciate dal Crm di almeno il 40%, di intensificare la capacità di generare inte razioni e occasioni di coinvolgimento per sonalizzate, come pure di testare e capire rapidamente cosa funziona e cosa no. Terzo step: passare a una strategia commerciale basata sui dati. Quelli grezzi, raccolti dalle transazioni di vendita e da altre fonti, sono fondamentali per comprendere i consuma tori e adattare le offerte attraverso il dyna mic pricing (prezzi stabiliti in base a fattori di mercato esterni). Il pricing dinamico può arrivare a migliorare l’ebitda dall’8% al 14%. Il supporto dell’intelligenza artifi
ciale nella pianificazione delle promozio ni può invece aumentare l’utile lordo del 2-5%. Un quarto fattore chiave è sviluppa re una strategia di airport retail omnicana le, perché i consumatori vorranno potersi muovere senza problemi tra piattaforme digitali e negozi fisici. Ne consegue un au mento degli investimenti nell’e-commerce e a sostegno della supply chain, a fronte di un taglio alle spese in conto capitale per i negozi fisici. In ultimo, vanno ripensati i contratti commerciali. Quelli tradizionali si basano su un canone di locazione fisso più pagamenti minimi garantiti annuali che non sono adatti all’ambiente omnichannel dove, ad esempio, è difficile tracciare le vendite generate da uno specifico negozio. Le società di gestione aeroportuale si tro veranno ad affrontare un livello di capacità in eccesso senza precedenti per i prossimi 10 anni, con i ricavi dall’aviazione che po trebbero scendere da circa il 60% del totale a circa il 45%. Incrementare i fatturati non aeronautici, tra cui quelli da retail, si rende quindi necessario ma, per avere successo, gli aeroporti avranno bisogno di un ecosi stema allargato di collaborazioni che per metta forti capacità digitali, omnicanalità e Crm. Anche i retailer dovranno costruire un ecosistema omnichannel o unirsi ad altri già in essere. I nativi digitali come Amazon sono già a caccia di nuove opportunità.
Grandi Stazioni Retail gestisce gli spazi commerciali e l’advertising in 14 grandi sta zioni (tra queste Torino Porta Nuova, Milano Centrale, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella e Roma Termini) di 11 città ita liane, per un totale di oltre 800 shop e più di 1.900 advertising touchpoint. Nel con fermare il recupero in atto, il coo Sebastien de Rose racconta le strategie per attrarre in stazione chi viaggia in treno e chi no.
Possiamo parlare di ripresa per il retail nelle stazioni?
Dopo la crisi abbiamo visto un ritorno dei passeggeri e un maggiore flusso negli store, che ha portato i ricavi sui livelli pre-Covid. Per avere un’idea, siamo passati da 29,6 milioni di visite del periodo 1-19 agosto 2019 ai 31,5 milioni dello stesso periodo del 2022. I dati risentono dei problemi estivi negli aeropor ti, della situazione economica, che ha fatto preferire il trasporto ferroviario, ma anche della crescente consapevolezza, in chi viaggia, della sostenibilità dei treni.
Quali brand si stanno riavvicinando a questo canale?
I più interessati sono quelli del beauty e dell’accessorio, ma an che dell’abbigliamento. Alcune insegne già presenti hanno deciso di espandersi in altre stazioni, visti i dati dell’affluenza. Altre come Ovs, Levi’s e Max Mara si stanno interessando per la prima volta. Qualche settimana fa a Roma Termi ni sono arrivati Douglas, con la sua Beauty Lounge e Victoria’s Secret con l’unico nego zio in Italia che include tutto l’assortimento del brand e i loro risultati stanno superando le aspettative. L’olandese Rituals, che vende prodotti per la cura del corpo e della casa, ha deciso di debuttare a Milano, partendo dalla Stazione Centrale. Qui ha appena aperto un pop up store il beauty brand VeraLab, dopo l’esperienza a Roma Termini.
Che tipo di formule offrite? Si va dal negozio a spazi temporary, per qualche settimana o alcuni mesi, fino al pop up per un giorno: l’ideale per lanciare una nuova gamma o raggiungere un cliente spe cifico, come quello stagionale. Trovarsi nelle stazioni significa essere non lontani dai cen tri città (a “chilometro zero” per alcuni mar chi), avere una buona copertura mediatica, ampliare l’omnicanalità e avere a diposizio ne, on demand, ampi spazi in centro per il magazzino. Sono gestiti da noi e dal nostro personale interno e agevolano la circolarità delle merci, facendo aumentare le perfor
mance del punto vendita. Abbiamo anche una forte attività di marketing. Durante l’an no realizziamo campagne promozionali dri ve to store che permettono incrementi delle vendite anche del 25%. I brand hanno inoltre una presenza specifica sui nostri social, dove i follower sono in crescita esponenziale.
Che condizioni proponete?
In fatto di condizioni pensiamo di ave re un approccio win win. In genere chiediamo un canone fisso e la partecipazione ai ricavi e, visto il successo di questa modalità, non l’abbiamo ancora cambiata. Vogliamo far sì che i marchi sia no soddisfatti. Allo stesso tempo investiamo molto per migliorare le stazioni, pensando di renderle con fortevoli per i visitatori che vi trascorrono più tempo.
Può fare un esempio?
Negli ultimi tre anni abbiamo investito 100 milioni di euro per qualificare i grandi snodi, perché l’utente è sempre più interessato a cosa succede in stazione. Stiamo puntando su un’offerta culturale, come nel caso della mostra itinerante “The World of Banksy - The Immersive Experience”, che dopo avere rag giunto la stazione di Milano Centrale, prose gue a Torino Porta Nuova, Verona Porta Nuo va e Roma Tiburtina. Non solo food, beauty e fashion quindi, ma anche intrattenimento, per cambiare la percezione dell’utente.
Che profilo ha chi arriva in stazione?
Sappiamo che il tempo medio di permanen za in stazione è di 32 minuti e che il 75% del totale entra nei negozi. Nel 25%-30% dei casi si tratta di pendolari che transitano in sta zione almeno tre volte la settimana. Un altro 55% passa meno di tre volte la settimana. Il resto sono persone che non devono viaggia re. Il 20% del totale sono stranieri: al momen to provengono soprattutto da Francia, Spa gna, Germania, Uk e tra luglio e agosto sono arrivati anche dagli Usa. Mancano i cinesi.
SEBASTIEN DE ROSE/GRANDI STAZIONI RETAIL «Più intrattenimento per cambiare la percezione dell’utente»“The World of Banksy” in mostra nelle grandi stazioni italiane PRIMI ANNI
Walter Maiocchi: «Con il suo heritage Malo sbarcherà su WeChat»
In vista più estero, con un opening a New York e il lancio entro fine anno di un canale WeChat in Cina. Ma la sfida è anche fare innamorare i giovani di un prodotto ricco di storia, legato al mondo del cashmere e delle fibre nobili
Il riposizionamento su un target più giovane, ma tenendo ben saldo il dna, il lancio entro fine anno di un canale WeChat in Cina (dove sono in programma anche opening nel retail fisico) e il progetto di un monomarca a New York, già programmato prima della pandemia, sono al cuni dei progetti con cui Malo, storico brand legato al cashmere e alle fibre nobili, affronta un anno importante, quello del primo mezzo secolo di attività. Un traguardo celebrato con una serie di eventi: presso 10 Corso Como a Milano durante la fashion week di febbraio, al Bagno Annetta di Forte dei Marmi l’estate scorsa e questo ottobre a Roma. «Conserviamo gelosamente la tradizione e l’heritage», spiega il ceo Walter Maiocchi, che insieme a Luigino
IL 2022 SI CHIUDERÀ IN CRESCITABelloni e Bastian Mario Stangoni ha rile vato nel 2018 il marchio, nato nel 1972. «Malo - ribadisce - non crea mode del momento, ma capi in filati di primissima qualità, nati dal sa per fare. Tutto questo resta intatto, mentre ciò che cambia riguarda il test di nuove mischie e filati, sempre naturali. Se mai ci affacceremo ai materiali sintetici sarà per avvalorare il loro recupero e la sostenibilità». La sfida, secondo Walter Maiocchi, «è mantenere la qualità del prodotto e il suo pregio, soprattutto rivolgen
doci ai nuovi nuovi territori esteri, dove stiamo valutando aperture e altri progetti». «Per farlo, in una fase che non ha precedenti, migliorare la gestione aziendale è alla base di tutto - precisa l’imprenditore e manager - in modo da conte nere il fisiologico rialzo dei costi». Altra priorità il ricambio generazionale in azienda: difficile ma tutt’altro che impossibile per Malo, «dove accanto alle nostre magliaie puntiamo anche sulle nuove leve. Per fortuna si trovano ancora giovani appassionati di questo mestiere». Tra loro ci sono molte donne, che vanno a inserirsi in un organico formato da circa 105 persone (un’ottantina solo negli impianti di Firenze e Piacenza), per l’80% al femminile. Nonostante il periodo storico, l’obiettivo rimane la cresci ta: dopo un 2021 chiuso a quota 13 milioni di euro di ricavi, per il 50% ancora realizzati sul mercato interno, Walter Maiocchi punta nel 2022 a riportare il fatturato ai valori preCovid. Preponderante il ruolo del canale fisico, con un centinaio i multimarca in Italia, un nu mero allineato con quello dell’estero, mentre i monomarca sono attualmente 18, di cui sette nel nostro Paese. Anche l’online fa la sua par te, attraverso un e-store in fase di restyling. Il digitale, riflette l’amministratore delegato, fa parte del cambiamento. «Tuttavia - concludelasciarsi coccolare dall’esperienza d’acquisto in boutique è ancora impagabile. Credo nell’equi librio, nel buon senso e nel corretto uso delle tecnologie». (a.b.)
Luca Signorelli: «Vogliamo tracciare il 100% della filiera di Rosso35 entro il 2025»
Un’altra pietra miliare sarà il 2030, quando l’impatto ambientale dell’azienda verrà ridotto al minimo. Sulla scia di una campagna vendite positiva, il fondatore e proprietario è ottimista sul 2023
Investire sulla sostenibilità, quella vera, è un punto di orgoglio per Luca Signorelli, fon datore e proprietario di Rosso35 insieme alla sorella Paola. «Ci impegniamo a tracciare il 100% della nostra filiera entro il 2025 - spiegamentre da qui al 2030 ci prefiggiamo di ridurre al minimo l’impatto ambientale». «Attualmente - prosegue - tutto il nostro packaging è realizza to con materiale di riciclo. Inoltre i tessuti che utilizziamo, per l’80% italiani, sono in gran par te certificati, nel rispetto di standard ambientali e sociali elevati». Signorelli non si fa spaventare dai venti di crisi: «La situazione preoccupa tutti, ma l’ottima performance dell’attuale campagna vendita è incoraggiante. Abbiamo il vantaggio di venire da anni proficui e di avere costruito nel tempo una reputazione basata su credibili tà, correttezza, affidabilità e qualità del servizio.
Per questo al momento non stiamo tagliando i costi e prevediamo di continuare gli investi menti come già programmato». Del resto, i numeri sono in crescita: dopo un 2021 sopra gli 11 milioni di euro di ricavi, la chiusura del 2022 (anno in cui l’export ha superato l’80% delle vendite) sarà a oltre 13 milioni «e preve diamo un 2023 da record, al di là dei 15 milioni di euro». Risultati ottenuti sul canale fisico, che comprende anche due monomarca a Milano e Forte dei Marmi, e attraverso l’e-commerce dei clienti che ce l’hanno: «Il nostro non esiste per scelta, non vogliamo fare concorrenza ai retailer». Intanto la collezione si arricchisce di nuovi spunti: debutta con la SS23 una capsule in seta unita e stampata, «per andare incontro a una donna che cerca qualcosa di sofisticato, ma adatto a diverse occasioni d’uso». (a.b.)
ETERNEL UNDERLINES BEAUTY
LAMPO redesigns the formula for eternity with a timeless 100% stainless steel accessory. Its name is Eternel.
lampo.eu
STILISTA E IMPRENDITRICEAlessia Santi: «La mia è una donna libera da costrizioni»
A quattro anni dal lancio del suo brand, affiancata da Stefano Bonacini patron di Gaudì, Alessia Santi fa il punto sul mercato, il business e le prospettive
Come è andato il 2021 e quali le stime sul 2022?
Dopo aver difeso con le unghie e con i denti il problematico 2020, abbiamo quasi raddoppiato i ricavi nel 2021 a 10 milioni di euro e per quest’ anno resteremo stabili. Produciamo 80mila capi l’anno di target premium e siamo distribuiti in 460 multimarca.
Cosa caratterizza
lo stile di Alessia Santi?
Mi rivolgo a chi ha una forte identità, è libera da costrizioni e rifiuta i cliché.
Il mio payoff è “la bellezza di ogni donna è essere donna”.
Cosa c’è in cantiere?
Il posizionamento del marchio in impor tanti department store italiani ed esteri, con un focus su mercati come Francia e, in seguito, Scandinavia, guardando per il futuro anche alla Cina. (a.b.)
PER I 35 ANNI DI ATTIVITÀ Md Studio amplia la showroom
Si fa presto a dire manichini. Quelli di Md Studio sono opere d’arte 100% made in Italy, nei materiali più disparati ma sempre pensan do all’ambiente: dalla cartapesta al legno, fino a quelli tecnologicamente più avanzati, riciclati e riciclabili, con cui vengono realizzati i più re centi manichini, configurabili e personalizzabili in tutte le componenti. La realtà di Opera (Mi lano) festeggia i 35 anni con il rinnovamento e ampliamento della showroom aziendale (nella foto). Uno spazio quasi raddoppiato - da circa 300 a oltre 500 metri quadri - studiato per dare risalto alle creazioni iconiche e a quelle nuove. Esclusiva anche la distribuzione: i manichini di Md Studio vengono commercializzati diretta mente in Italia e all’estero, anche tramite alcuni dei brand italiani più significativi, e gli agenti di riferimento sono per scelta solo due, uno in Europa e uno negli Stati Uniti. (a.b.)
Tagliatore cerca a Milano la location per il primo monomarca
Tagliatore ha scelto Milano, durante la fashion week, per celebrare con un cocktail party all’hotel Principe di Savo ia i suoi primi 50 anni: correva infatti il 1972 quando Franco Lerario, sulle orme del padre Vito, fondava l’azienda con una quindicina di dipendenti, contro i 200 di oggi. Dal capoluogo lombardo partirà, in data ancora da definire, la strategia retail del marchio pugliese di abbigliamento uomo e donna, distribui to in circa 800 punti vendita tra Italia ed estero: «Stiamo cercando la location per il nostro primo monomarca in centrospiega il direttore creativo Pino Lerario - con una superficie indicativa di 120 metri quadri». Sempre a Milano, in cor so Italia angolo piazza Missori, è stata aperta un anno fa la prima showroom direzionale del brand, che ha archiviato il 2021 a quota 21 milioni di euro di ricavi e punta ai 25-26 per il 2022. Le collezio ni, made in Italy e capaci di unire sar torialità e contemporaneità, si rivolgono per l’80% all’uomo, ma la donna va così bene, che si prevede una crescita dal suo attuale 20%. (a.b.)
Pino Lerario, direttore creativo di Tagliatore, con i fratelli Teresa, Vito e Luciano durante l’evento all’Hotel Principe di Savoia
Trerè Innovation sempre in crescita
Partendo dal core business della calzetteria, la Trerè Innovation di Asola (Mantova) ha lan ciato alla fashion week l’avveniristica calzatura Urban del suo brand di punta Uyn-Unleash Your Nature, realizzata con l’architetto e desi gner Patricia Urquiola. Una scarpa frutto di tre anni di progettazione, che unisce il comfort di una calza alla resistenza di una sneaker. La calza diventa una tomaia in maglia seamless, con strato interno in lana Merino extrafine ed esterno in poliammide da riciclo. L’intersuola in EVA è a due intensità, per ammortizzare il passo, e il battistrada è suddiviso in quattro aree con pattern diversi. Tocchi finali, i rilievi tridi mensionali e il grande logo sul retro. Guidata dal ceo Marco Redini, nei primi cinque mesi del 2022 l’azienda ha visto i ricavi salire del 60% sul 2021 e la stima sull’anno è di raggiungere 75-76 milioni solo in Italia e, in generale, 100 milioni. Tra i progetti futuri il lancio di un’Ac cademia per i nuovi talenti. (a.b.)
Il decalogo di Federazione Moda Italia
Dalla federazione che accorpa oltre 30mila aziende del dettaglio e ingrosso di moda arrivano 10 consigli anti-spreco. Intanto Valentino e Lvmh danno il buon esempio
Federazione Moda Italia-Confcommer cio ha messo a punto un decalogo di buone prassi per favorire il risparmio energetico e contrastare gli sprechi nei negozi di tessile, abbigliamento, calza ture e accessori, pellet terie e articoli sportivi. L’iniziativa è stata resa nota a breve distanza dall’annuncio che da ottobre Valentino ha deciso di spegnere le luci delle sue 95 boutique mono marca nel mondo a partire dalle 22: una buona pratica che dovrebbe portare al risparmio di oltre 800 kWh di energia. Il mese scorso il buon esempio è arrivato dalla Francia, dove i marchi di proprietà di Lvmh (tra questi Louis Vuitton, Dior, Celine e Givenchy) e la catena Sephora hanno reso noto che spegneranno tutte le luci tra le 22 e le 7, mentre gli uffici amministrativi del gruppo del lusso saranno al buio dalle 21. La prima raccomandazione di Federazione Moda Italia ai dettaglianti (nella foto, la vetrina di Franz Kra ler a Cortina) è effettuare un controllo tecnico del punto vendita per l’indi viduazione di eventuali sprechi e l’ottimizzazione del consumo energetico. Secondo: regolare la temperatura all’interno dell’attività commerciale, con l’obiettivo di mantenere un ambiente confortevole per il personale e la clien tela e di contenere al contempo i consumi. Terzo step: interrompere, quando possibile, la funzione di riciclo dell’aria nelle ore notturne. Bisogna, inoltre, evitare eventuali dispersioni termiche. Nei punti vendita andrebbero utilizza te luci a led ad alto risparmio energetico e sarebbe bene ridurre l’intensità lu minosa negli ambienti poco frequentati degli store. Meglio anche spegnere le insegne luminose nelle ore in cui non sono strettamente necessarie, lasciando eventualmente una “luce di cortesia” alla chiusura dell’attività commerciale. Le spie delle apparecchiature non necessarie vanno spente all’orario di chiu sura dell’attività commerciale e gli elettrodomestici devono essere utilizzati in modo efficiente. In ultimo la federazione, che accorpa oltre 30mila aziende iscritte del dettaglio e ingrosso di moda, suggerisce di razionalizzare l’orga nizzazione del lavoro al di fuori degli orari di apertura al pubblico (pulizie, gestione delle forniture, incontri con agenti e rappresentanti ecc.) (e.f.)
Versace rafforza il posizionamento nel lusso con i nuovi opening
«Le recenti aperture di Shanghai, Parigi (nella foto), Tokyo, e presto Los Angeles e New York, rafforzano il posizionamento nel lusso di Versace e sono entusiasta di continuare questa stra tegia anche nel 2023 e oltre». Così Emmanuel Gintzburger, nuovo ceo della maison della Me dusa, annuncia una serie di opening nelle prin cipali città del mondo. Intanto si sa che nell’an no fiscale 2022 il brand ha contribuito al bilancio complessivo del gruppo che lo controlla, Capri Holdings, con un fatturato inatteso di 1,1 miliardi di dollari e che per l’esercizio in chiusura nell’apri le 2023 è previsto un aumento a 1,175 miliardi. Una crescita che secondo il business plan dovrebbe derivare principalmente dal retail diretto. I nuovi store Versace mostrano un inedito concept che sarà esteso a tutta la rete retail, composta attual mente da 212 boutique (a breve destinate a sali re a 300), comprese quelle di Los Angeles e New York, che saranno inaugurate entro fine anno. I nuovi spazi sono progettati per completare l’in tera linea di prodotti Versace - compresi gli ac cessori, visti come determinanti nella crescita del brand - e dare alle collezioni il massimo risalto. All’ultimo Investor day, infatti, è stato annuncia to che il segmento della pelletteria è destinato a incrementare i ricavi dai 200 milioni di dollari del 2022 a oltre 1 miliardo. Le vendite delle calzature dovrebbero salire da 200 a 300 milioni di dollari nel fiscal year 2022-2023. (an.bi.)
Prove tecniche di e-commerce da Primark
Primark è uno dei pochi retailer rimasti ad essere attivo unicamente con i propri negozi fisici, ma qualcosa sta cambiando. Entro la fine dell’anno partirà infatti la sperimentazione in 25 punti vendita fra Nord ovest dell’Inghilterra, Yorkshire e Galles settentrionale del servizio di click & collect (ordinare online e ritirare offline). Finora la catena di moda low cost composta da 400 store in 14 Paesi ha continuato a scommettere esclusivamente sulla vendita in store, pagando questa decisione anche con perdite cospicue durante i lockdown. Tuttavia, il sito web ridisegnato all’inizio del 2022 e questi nuovi test suggeriscono un ripensamento sulle vendite online. In base alle previsioni della casa madre Associated British Foods, nel fiscal year che sta per terminare le vendite di Primark dovrebbero raggiungere i 7,7 miliardi di sterline (circa 8,85 miliardi di euro): il 40% in più rispetto all’anno prima a cambi costanti. (a.t.)
IL SUSTAINABLE SHEARLING
DI SUPREMA È DI MODA E FA BENE ALL’AMBIENTE
Il valore di ogni capo sta nella sua unicità e anche nel contributo che può dare per salvaguardare il mondo che ci circonda, abbattendo gli sprechi: non un modo di dire per Suprema, che con i pellami scartati dalla produzione ha creato un giaccone in montone patchwork bellissimo da vedere, confortevole da indossare e campione di economia circolare.
«Ogni capo Suprema deve essere portato oggi e domani, rievocando in chi lo sce glie la stessa emozione della prima volta che l’ha indossato»: parole della designer Morena Baldan, che insieme al marito Al fio Vanuzzo ha fondato questo marchio più di 30 anni fa a Dolo, sulla Riviera del Brenta, un territorio con cui la famiglia e l’azienda, gestita insieme al figlio Alberto, hanno un legame profondissimo. La col lezione Suprema lo è di nome e di fatto: un’eccellenza riconosciuta nel mondo grazie a modelli in pelle, in montone e pel liccia confortevoli, di qualità elevata e con un’immagine unica, sostenibili per dna e adesso ancora più attenti all’ambiente e all’economia circolare. Un esempio è il giaccone in montone patchwork, realiz zato utilizzando i pezzi di pellami scarta ti (ritagliati) nel confezionamento di altri capi. Un capospalla che va visto, toccato, indossato ma anche illustrato nei dettagli ed è per questo che viene accompagnato
da un cartellino con una spiegazione det tagliata sul perché si tratta di un montone diverso da tutti gli altri. «Suprema - si leg ge - ha da sempre l’obiettivo di creare capi senza tempo e questo è il livello più alto mai raggiunto in tale ambito: ora è stata data una seconda vita ai materiali naturali utilizzati nelle nostre collezioni». Questo capo «è fatto a mano e in edizione limi tata. Indossarlo significa essere consape voli dei valori che al giorno d’oggi devono guidare la vita di ognuno, al fine di unire e non di separare, di continuare e non di fermarsi, cercando di migliorare il mondo in cui viviamo». La conclusione va da sé: «Il valore di ogni pezzo risiede nella sua uni cità. Questa è la moda del futuro».
LOST IN TRANSLATION
SAINT LAURENT
ANTIMODA
Tornano alla ribalta gli anni Sessanta. Il senso di libertà impersonato dalle icone di allora, come Twiggy, riaffiora in una nuova espressione couture, sperimentando la modernità di nuovi materiali e lavorazioni.
SENSAZIONE TATTILE
COCCINELLE
Una borsa perfetta per ogni occasione, grazie al design contemporaneo impreziosito dall’utilizzo di pellami italiani di alta qualità, tra cui il camoscio della linea Coccinelle Sole.
GUARDAROBA TIMELESS
MIU MIU
La moda può avere un significato e una ragione al di là dell’utilità: camicie, maglioni, gilet e cappotti sartoriali compongono un guardaroba senza tempo e senza ostentazione.
UNIVERSO PITTORICO
ARTHUR ARBESSER
I vibranti ghirigori della pittura espressionista di Ernst Ludwig Kircher conferiscono lucentezza ai diversi pesi e tipi di cotone, con il consueto tocco artistico di un designer immerso nella storia e cultura viennese.
NUOVO CORSO ETRO
Il viaggio iniziato da Marco De Vincenzo, nuovo direttore creativo di Etro, parte dalle origini per alleggerire e semplificare la tradizione. È un heritage guardato con occhi nuovi.
SCULPTURE DRESS
GIANLUCA CAPANNOLO
Protagonista di questa collezione è la jumpsuit, interpretata in vari tagli e volumi e proposta in preziose sete, crépon e plissé soleil.
VIRTUOSISMI CROMATICI
GIANVITO ROSSI
Uno stile haute-hippy, valorizzato da un mix di colori psichedelici e materiali di prima qualità, per questa mules da abbinare a pantaloni morbidi o abiti da cocktail.
OPTICAL ART AVANT TOI
Protagonisti della collezione sono i colori, vivaci e scintillanti, che con accostamenti insoliti imprimono nei capi un mix di culture, come in questo spolverino con jacquard optical geometrici.
COZY QUIET
Una fusione tra l’arte della couture e la semplicità del denim che assume svariate forme tra mix&match e texture, cromie, stampe, stili che sdrammatizzano i codici della formalità per una nuova femminilità contemporanea.
GENDERLESS BRIGLIA 1949
Il marchio di pantaloni 100% made in Italy della campana Four Ten Industry rafforza l’offerta genderless raddoppiando la proposta con circa 50 capi, che comprendono fit femminili studiati ad hoc.
VERSO DUNGARPUR TREBARRABI
I tessuti naturali e i colori pastello delle glasse delineano uno stile rajput, alla ricerca dei segreti che si celano dietro le porte di antichi palazzi del Rajasthan.
DENIM ON DENIM CYCLE
L’eccellenza del denim, in sinergia con artigiani e rinomate manifatture tessili, vive nelle collezioni del marchio, acquisito nel 2020 dalla Numero 8, guidata da Enrico Spinazzè.
TEMPO DI BA-TIC C.P. COMPANY
Dal 1971 C.P. Company combina al meglio tradizione e innovazione. Ora lancia Ba-tic (tic = tinto in capo), tessuto che prende nome dal batik, dove si utilizza la cera resistente alla sovratintura per disegni multicolori.
PREVIEW FW 23/24 VITALE BARBERIS CANONICO
Tra le novità del più antico lanificio al mondo, sempre più ecofriendly, la flanella cardata in pura lana della linea H.O.P.E. e l’imbottitura che unisce la piuma di anatra certificata Rds con DuPont Sorona.
CASUAL BASIC U.S. POLO ASSN.
Dal 1890 a oggi il brand, marchio ufficiale della United States Polo Association, è simbolo di uno stile essenziale: sempre alta l’attezione a materiali e dettagli.
VINTAGE-CHIC ELEVENTY
Giacche corte e sciancrate e gilet interpretano il minimalismo delle forme, per una vestibilità rilassata che risponde al desiderio di praticità quotidiana.
PASSPORT SERVICE ALV by Alviero Martini
Alle sue clienti viaggiatrici lo stilista Alviero Martini propone shopping, bauletti e zaini macro e micro. Per soddisfare ogni esigenza, dal giorno alla sera.
BOTANIC GARDEN
In bilico tra la delicatezza floreale e la vivacità dei colori estivi, le collezioni si ispirano all’attivismo sociale e culturale degli anni Settanta, decade che ha influenzato anche il mondo sartoriale.
DIVERTISSIMENT
ERMANNO SCERVINO
Dal gioco del fatto a mano scaturiscono abiti midi senza spalline in pelle impreziositi da rose scultoree, trench in satin e tailleur pantalone, arricchiti da paillette cangianti.
EQUILIBRIO AL FEMMINILE ROSSO 35
Fedele alla filosofia del brand, ogni scelta è improntata a un elegante senso dell’equilibrio, a partire dalla ricerca sui materiali e da misurati accostamenti cromatici.
70 CANDELINE FRAU
70esimo compleanno per lo storico calzaturificio veronese, che punta su shape più audaci, giocando con nuance, texture e pellami iridescenti, per un effetto d’impatto e di tendenza.
VARIAZIONI COUTURE FENDI
Kim Jones esplora la nozione di utilità funzionale unita alla femminilità per giacche, soprabiti, canotte, gonne sottoveste e tablier (l’antico grembiule francese per servire a tavola).
IL BLAZY-PENSIERO
BOTTEGA VENETA
Matthieu Blazy crea giacche perdono i revers, trench che si gonfiano e abiti che nascondono le frange o fiori scomposti e irregolari, che regalano movimento.
KAFTAN CONTEMPORANEO SHADE
Design eclettico ed elegante per il kaftan, abito tradizionale marocchino rivisitato in georgette di viscosa e caratterizzato da un maxi fiore digitale in colori vibranti.
EROINE CONTEMPORANEE BLAZÉ MILANO
In equilibrio tra delicatezza e vivacità, la raffinata eleganza sartoriale si traduce in abiti e giacche per rendere omaggio a un fascino rétro.
IMAGO MUNDI
Assemblaggi vestimentari colorano gli spazi della contemporaneità, guardando al Rinascimento. Le fogge, simili a quelli delle corti di un tempo, riportano in auge il busto, la guêpière e il savoir-faire dei ricami.
PREVIEW FW 23/24
LANIFICIO DELL’OLIVO
75 anni per la storica azienda di Campi Bisenzio, i cui filati si distinguono grazie a un prezioso comfort, alla durabilità e all’eclettismo.
DOPPELGÄNGER
GUCCI
Alessandro Michele riflette sull’altro che vive dentro e fuori di noi. I vestiti si trasformano: i completi maschili perdono i pezzi, i tailleur femminili diventano corazze
MACRO E MICRO
LOUIS VUITTON
L’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo si uniscono nelle silhouette di abiti a volte con zip, altre con fiocchi, per un incessante gioco di femminilità.
FEMALE POWER
DIOR
La genialità di Maria Grazia Chiuri risiede nella sua grande ricerca progettuale. L’antico ritorna alla ribalta con busti, guêpière e decori rinascimentali.
SHAPESHIFTER MATTY BOVAN
Il giovane designer inglese supportato da Dolce&Gabbana porta una ventata di freschezza con i suoi corsetti abbinati ad ampie gonne a cesto e i jeans tagliati e iper decorati.
EXSTRAVAGANZA
SEBASTIAN MILANO
Un revival dei momenti iconici della moda rivisti alla luce abbagliante degli strass, tra sofisticati tacchi, piume e denim, per avvolgere il piede in un elegante abbraccio.
UNIVERSO MULTIFORME
PIERRE LOUIS MASCIA
Un universo estetico multiforme, che approda al folklore, per questo eterno viaggiatore nel tempo, formatosi come illustratore per poi collaboratore con i fratelli Uliassi, proprietari della Achille Pinto di Como.
VIVE LA NUIT
I designer danno sfogo a uno sfrenato sfolgorio di lamé e ricami stile Nudie Suit. Oltre alle paillettes c’è una raffinata sartorialità, fatta da tailleur pantalone in colori accesi e bomber dai riverberi metallici.
PREVIEW FW 23/24
BOTTO GIUSEPPE
Lana e preziosi cashmere sono il cuore dell’azienda tessile biellese, che tra le novità presenta Slowool Earth, in lana totalmente sostenibile e certificato Cradle to Cradle.
ISTINTO NATURALE KOCCA
Una collezione poliedrica e focalizzata sul prodotto: dalla bella stagione arriverà nei negozi un’esclusiva capsule con capi realizzati in materiali riciclati e fibre naturali.
TECH APPAREL PEOPLE OF SHIBUYA
Un abbigliamento tecnico che non rinuncia a stile e cura sartoriale. La ricerca sui tessuti, in nome di vestibilità e comfort, utilizza le soluzioni più avanzate per capi eclettici e protettivi.
ETERNA GIOVINEZZA CHANEL
Come in un film in bianco e nero sfilano abiti metallizzati, maxi dress intarsiati di balze, jumpsuit in pelle a pois, gonne impalpabili.
ATELIER SARTORIALE
TAGLIATORE 0205
Il designer Pino Lerario punta su tailleur pantaloni in tessuti pregiati delle migliori aziende tessili italiane, per garantire eccellenza e qualità a una donna di classe.
PASSI PREZIOSI
GIUSEPPE ZANOTTI
Il piede si impreziosisce, avvolto da nuove silhouette e composizioni uniche di pietre e ricami. O, ancora, da cavigliere estreme, composte da piogge di cristalli multisize.
CROMIE PROVENZALI ALESSIA SANTI
Suggestioni, ricerca e una grande sperimentazione in tessuti di alta qualità, pensando a chi ama la comodità, ma non rinuncia alla femminilità.
WATER CRUSH
Le nuove collezioni estive sono un invito a immergersi nei fasti di una villeggiatura d’antan dal twist fortemente contemporaneo, tra ville suggestive o destinazioni balneari più note.
ROYAL COLLECTION CRISTINA FERRARI
Il brand ama la luce dei cristalli che adornano i bikini d’alta moda, pensati per tutte le donne desiderose di valorizzare una bellezza che vale più di un diamante prezioso.
IRONIA POP MOSCHINO
Jeremy Scott trasforma ancora una volta la moda in magia e ottimismo. I salvagenti gonfiabili diventano orli delle gonne dei tailleur, mentre dai materassini nascono mantelle e stole.
PRIMO, SPERIMENTARE THE SADDLER
Prosegue il viaggio di questo marchio audace verso nuovi materiali, stampe e abbellimenti che sfociano in proposte variegate di sandali, tacchi, stivali e plateau.
LA FORMA DELL’ACQUA DAVID KOMA
Tutto parte dalla bellezza e armonia di ciò che ci circonda. Stampe fantastiche e altri dettagli riflettono l’insolito matrimonio tra gli elementi acquatici e le atmosfere urbane.
IMMERSIONE MARINA
BYBLOS
Manuel Facchini, direttore creativo di Byblos, sonda le profondità degli abissi, ispirandosi a una donna anfibio, a proprio agio sia dentro l’acqua che fuori.
PREVIEW FW 23/24
CANEPA
Creatività e innovazione confluiscono negli jacquard e stampati con una base di nylon biodegradabile e nei tessuti con filati in viscosa riciclata.
OLTRE IL CASUAL SUN68
Un passo avanti nella definizione del total look di questo brand, attraverso una forte identità casualwear, un’attenzione particolare ai dettagli e l’approfondita ricerca dei materiali.
IDENTITIES RANDOM
Le novità stilistiche per la prossima stagione estiva rappresentano la casualità dell’esistenza e danno una risposta a questa casualità. Questi due termini, casualità ed esistenza, definiscono un guardaroba in cui confluiscono qualità, design e funzione, per abiti da indossare in qualunque momento e occasione
DI ALBERTO CORRADOSpiritus in Femina
Le donne sono portatrici di molti stati d’animo e possono passare da uno all’altro in un battito di ciglia. In questo gioco mutevole amano vestirsi con tessuti e colori che diventano mezzi spregiudicati per un racconto da cui traspare tutta la loro carica estetica e seduttiva.
Body
Tra spalline, corsetti e paillette non può mancare la canotta, opzione irrinunciabile per la prossima estate. La tendenza è tutt’altro che nuova, ma che siano bianche, nere o stampate, le canotte restano tra i must have preferiti dalla folla della moda.
Flappers Girl
Dai ruggenti anni Venti del Novecento ai giorni nostri, le donne amano rompere i canoni di una stantia morale sessuale, per creare quella spinta innovativa chiamata emancipazione. Il loro look è caratterizzato da abiti decorati con frange, gioielli vistosi, scarpe e stivali con il tacco alto.
Skin Game
Il corpo diventa luogo di dialogo e i capi di abbigliamento le parole di questa conversazione: la funzione dei vestiti non è più quella di coprire il corpo ma di svelarlo, assumendo significati differenti a seconda delle forme, dei colori e delle materie prime.
Geometrie Preziose
Alcuni tessuti assai lavorati, ad esempio merletti e pizzi, conferiscono al corpo l’aspetto di un dolce e raffinato regalo, da scoprire con esaltato desiderio. Così i tessuti garzati servono proprio a celare, lasciando trasparire le forme. I tagli estremizzano le aderenze, come una seconda pelle.
Trame in Rete
La femminilità incontra costruzioni contemporanee, rimanendo ancorata al passato attraverso lavorazioni manuali dal sapore familiare: una tendenza che viene elaborata nel lato più giocoso della maglieria multicolore.
INTERVISTA
Salar Bicheranloo e Francesca Monaco Founders
Themoirè: oltre le borse c’è di più
Anche un piccolo passo può fare la differenza. Ne sono convinti Salar Bicheranloo e Francesca Monaco, che con le loro borse promuovono uno shopping responsabile e portano avanti progetti a sfondo sociale
DI ANGELA TOVAZZIMessicano lui, pugliese lei, Salar Bicheran loo e Francesca Monaco sono compagni nella vita e nel lavoro. Conosciuti dagli ad detti ai lavori per il loro primo progetto, il marchio Salar, da circa tre anni sono asso ciati soprattutto a Themoirè: una collezione di borse made in Milan, nata con l’idea di combinare business e responsabilità ambien tale e sociale e presente in oltre 270 top shop, da Neiman Marcus a LuisaViaRoma, da Antonia a La Rinascente
Come è avvenuto il vostro incontro? Francesca (F.): Nel 2005 in Messico. Ero andata là con il progetto Erasmus. Salar l’ho conosciuto il primo giorno del mio arrivo e da quel momento non ci siamo più lasciati. Tre anni dopo, quando io stavo lavorando per Costume National, Salar si è trasferito in Italia, dove aveva già studiato anni prima. Nel 2008, mentre stava cercando lavoro, ha comprato una macchina per cucire, inizian do a fare delle borse artigianali, che poi ha esposto a un evento. In un giorno le ha ven dute tutte. Per cui ci siamo detti: ma perché invece di andare in giro a cercarlo, il lavoro non ce lo creiamo noi?
DIRETTORE RESPONSABILE E A.D.
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CAPOSERVIZIO
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Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it)
SPECIAL PROJECTS
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stroso cambiamento climatico. Per questo parallelamente portiamo avanti il progetto Themoirè Forest, in collaborazione con la piattaforma TreeNation, grazie al quale per ogni borsa venduta viene piantato un albero, in modo da contribuire alla rifore stazione della Terra. Ogni cliente riceve un certificato con tutti i dettagli della pianta, dalla specie al luogo in cui si trova, con le coordinate geografiche.
E da lì, nel 2010, è nato il marchio Salar… Salar (S.): Non è stato semplice. Non aveva mo nessun background produttivo e all’inizio facevamo tutto noi, dal progetto alla vendita. Abbiamo girato in lungo e in largo l’Italia, per far vedere i nostri prodotti ai negozi. Un’espe rienza faticosa ma emozionante, che ricorde remo per sempre. Le nostre borse piacevano e così piano piano il brand ha cominciato ad acquisire visibilità. Soprattutto in Cina, dove abbiamo aperto anche un monomarca. A fine 2019 si è manifestata però un’esigenza diver sa: quella di riuscire a dare maggior spessore ai nostri prodotti e prendere una strada che andasse oltre il mero business. Per questo è nato Themoirè, che noi consideriamo più un progetto che un marchio.
Da dove viene questo nome?
F.: ll nome unisce l’articolo inglese “the” con “Moire”, le dee greche che nella mitologia intrecciano i fili del destino. E il nostro desti no vuole essere quello dell’impegno in cause in cui crediamo. Preferiamo non utilizzare il termine sostenibilità, perché è un concet to complesso di cui è difficile fregiarsi, ma parlare di responsabilità ambientale e socia le. I nostri accessori sono a chilometro zero, made in Milan, realizzati esclusivamente con materiali biodegradabili, organici, rici clati e rigenerati, dal prodotto fino al packa ging. Siamo tuttavia consapevoli che il solo recycling non potrà porre un freno al disa
HEAD OF TRANSFORMATION
Sara Cinchetti (s.cinchetti@fashionmagazine.it)
ASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO
Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it)
AMMINISTRAZIONE
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Portate avanti anche iniziative sociali... S.: Con Together by Themoirè una volta all’anno ci concentriamo su una comuni tà disagiata con situazioni di vulnerabilità, ma con un heritage artigianale, e mettiamo a punto un progetto in grado di finanziare iniziative sul territorio. L’anno scorso sia mo stati in Messico e con una comunità locale abbiamo creato una collezione il cui ricavato è stato reinvestito per porta re acqua potabile all’interno di sei scuole. Quest’anno siamo invece andati in Mada gascar, collaborando con un atelier che ri unisce 200 donne, formate per lavorare la rafia, materiale in cui il Paese è leader glo bale nella produzione. Insieme abbiamo creato alcuni modelli, esposti all’ultima edizione di Milano Moda Donna. Il rica vato delle vendite andrà a un orfanotrofio malgascio, che ospita oltre 200 bambini. Si tratta di iniziative in cui crediamo molto, che ci impegnano in prima persona e che lasciano su di noi segni indelebili. Ora sia mo già alla ricerca del prossimo progetto, che potrebbe portarci in Colombia.
Cosa c'è nel futuro di Themoirè?
F.: Abbiamo appena lanciato le scarpe per la SS 2023. La campagna vendita è appena iniziata e i riscontri sono ottimi.
C’è qualche altro sogno nel cassetto?
S.: Sì, ma non c’entra con la moda… A ini zio 2023 apriremo un ristorante a Milano, sui Navigli. Nel menù esclusivamente cu cina messicana. Quella vera.
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A Valentina Ferragni non basta essere protagonista su Instagram con 4,5 milioni di follower. Con la sua linea di gioielli, nata due anni fa, si è conquistata un ruolo nel settore. Dopo il lancio del mono-orecchino Uali l'offerta evolve, in parallelo con la distribuzione, sui canali sia offline che online
DI CARLA MERCURIOIl suo account Instagram la vede interprete di tanti look diversi. Come si sente veramente a suo agio Valentina Ferragni?
Adoro della moda il fatto che tutti i giorni ci si possa vestire in maniera diversa, senza perdere mai la nostra vera identità. Il mio look varia in base a quello che devo fare durante la giorna ta, a dove sono e a cosa in quel momento mi ispira. Però se dovessi scegliere un outfit che mi rappresenti al 100% direi un semplice jeans più una T-shirt, un blazer vintage, una scarpa che renda il look più speciale e sexy e un tocco prezioso e magari colorato, grazie alla scelta dei gioielli.
Cosa pensa della moda per la prossima estate vista sulle passerelle?
Ho amato soprattutto le sfilate di Milano e il modo in cui alcuni i brand hanno interpretato lo stile anni ’90, portato però più vicino al gusto dei nostri giorni, proponendo look molto mini mal ma sexy, con spacchi, capi a vita bassa e materiali molto diversi tra loro.
Lei è appassionata di gioielli: come è nata la linea Valentina Ferragni Studio?
Studio sono infatti prodotti artigianalmente in Italia nel distretto orafo di Arezzo. L’obiettivo era creare gioielli di qualità, che strizzassero un occhio alla moda e con un prezzo abbordabile.
Quanto incide tutto questo sui prezzi?
La scelta di produrre interamente in Italia si curamente ha un impatto sui listini, ma viene ripagata dalla qualità dei prodotti. Il nostro im pegno è comunque sempre quello di creare gio ielli accessibili, usando solo materiali di pregio.
Quante sono le persone nel suo team?
La squadra, tutta al femminile e under 30, è composta da cinque persone. A novembre en treremo ufficialmente nei nuovi uffici di Valen tina Ferragni Studio: un bellissimo traguardo, a soli due anni dalla nascita del brand.
In quanti Paesi è distribuita la collezione e in che canali?
Il lancio del marchio, nel settembre 2020, è av venuto sulla nostra piattaforma e-commerce, che a oggi spedisce in tutta Europa, Usa, Cana da e Messico. In Italia a fine 2020 abbiamo aper to il canale offline, che conta oggi circa 400 gio iellerie. Siamo inoltre presenti in cinque negozi Rinascente. In Europa abbiamo da poco iniziato la distribuzione offline e siamo in due mall in Emirati Arabi e Bahrain. L’obiettivo è l’amplia mento della rete vendita fisica in Europa.
Ha festeggiato recentemente il secondo anniversario del marchio con una nuova creazione...
È nato il piercing Juliet, prodotto interamente in oro 18 carati: un altro passo verso l’amplia mento dell’offerta. Il focus rimane il mondo della gioielleria, un ambito vastissimo in cui c’è ancora tanto da imparare. A ogni articolo de dichiamo mesi e mesi di studio; ad esempio al piercing Juliet abbiamo lavorato per due anni.
La prossima collezione, con tante novità, usci rà in novembre.
Quanto aiuta nel successo commerciale della linea la sua notorietà sui social network?
Sopra, il mono-orecchino Uali, che ha segnato il debutto della label: declinato in quattro colorazioni e poi arricchito di nuove gradazioni, è in argento 925 con placcatura in oro giallo o in platino e bagno di colore. Si arricchisce, nelle versioni luxury, di zirconi incastonati a mano. Più in alto, il piercing Juliet, in oro giallo o bianco 18 carati, con zirconi
Nell’estate del 2019 mi ero avvicinata all’uni verso della gioielleria, firmando delle capsule con un brand italiano del settore. Da allora ho capito che quella avrebbe potuto essere la mia strada, non solo perché sono sempre stata ap passionata di design e di moda, ma anche per ché trovo sia bellissima la maniera in cui la gio ielleria riesca a unire questi due mondi, grazie a creazioni così piccole e preziose.
Quale la filosofia del marchio?
Con il mio team abbiamo voluto creare un brand che celebrasse il made in Italy riconosciu to in tutto il mondo e di cui, da italiane, siamo molto fiere. Tutti i gioielli di Valentina Ferragni
La mia visibilità è positiva per il brand nel mo mento in cui riesce a trasmettere ai più giova ni e ai miei coetanei i valori del made in Italy. Negli ultimi due anni ho cercato di portare il mio pubblico dietro le quinte della nostra pro duzione, per mostrare le mani che ogni giorno si dedicano alla creazione dei nostri gioielli e di quelli di altri brand che, come noi, producono in Italia.
Come racconta la collezione sui social?
Parlando dei materiali e dei processi di lavora zione di ogni gioiello e poi indossandoli nelle situazioni più diverse: da una passeggiata con il mio cane al red carpet di Cannes.
«La moda è la mia passione. E con i gioielli racconto una storia made in Italy»