Anno 46 | N°1 del 07.01.2015 | quindicinale | €. 5,50 | www.fashionmagazine.it
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Il magazine di news, business e trend
Uomo and more La parola a Giorgio Armani, Zegna, Versace, Prada
Interviste Eraldo Poletto, a.d. di Furla «Un’azienda alla velocità di WhatsApp»
Brunello Cucinelli «Puntiamo sul casual sartorial»
global menswear
Focus Denim, sneaker, cashmere: le nuove strategie, i nuovi mercati
La moda maschile dell’autunno-inverno 2015/2016 si racconta a Firenze e Milano
Nella foto: Luigi Bianchi Mantova Sartoria
Sommario
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n°1 07 GENNAIO 2015 www.fashionmagazine.it
L’Editoriale
NEws 8
Russia. È fnita un’epoca
10 Fashion show Londra e Parigi
BusINEss 13 Brunello Cucinelli
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«Puntiamo sul casual sartorial» 14 Pitti uomo
Netta crescita degli stranieri 17 Pitti uomo In copertina Luigi Bianchi Mantova Sartoria fall-winter 2015/2016
I mattatori sono Marni e Hood by Air 18 Furla
«Voglio un’azienda al velocità di WhatsApp» 20 Andrea Incontri
«Torno a Pitti con una storia contemporanea» 22 Milano Moda uomo
Con più presentazioni non perde la grinta
26 Dsquared2
20 anni di moda maschile 28 Paul&shark
Una nuova casa a Milano 30 Menswear e oltre
La parola a quattro big 32 Buyers’ opinion
Dal tailoring all’athleisure: i trend vincenti 36 Lubiam
24 Caruso
Destinazione La Via dell’Uomo
Il servizio su misura fa la differenza
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Sommario
n°1 07 GENNAIO 2015 www.fashionmagazine.it
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42 92 38 Bagutta
61 Harmont&Baline
Una limited edition per i 40 anni 40 Alessandro dell’Acqua
Dopo l’uomo, rinasce la donna 42 Jacob Cohën
«Cuore in Veneto, ambizoni internazionali» 44 space 2000
Pronti all’avventura con Ai-Riders on the Storm 46 Ape & Partners
Dopo Parajumpers arriva O-C Authentic MasterFleece 48 wp Lavori in Corso
Export: il 2015 l’anno del sorpasso
I nuovi piani del bassotto partono dal fondo
Sulla cresta dell’onda con la holistic technology 57 Antony Morato
La grande scommessa è in Europa 59 Baracuta, B.D. Baggies, spiewak
«Paladini dell’autenticità con la newco 40 Broadway»
102 Menswear preview
Fall-winter 2015/2016
62 Denim
È ora di mettere il turbo alla creatività 68 Felisi
Scommettere sul mercato italiano
118 Accessories preview
Fall-winter 2015/2016 123 womenswear preview
Pre-Fall 2015 128 Bikestyle
70 Piquadro
Il primo opening negli States 72 sneaker
Una questione di strategia 82 Convegno smi
52 Rrd
TREND
Di padre in fglio: un passaggio delicato 85 sondaggio/Vendite menswear autunno-inverno 2014/2015
L’imperativo è reinventarsi 92 speciale cashmere
L’eccellenza non si improvvisa
È di moda la bicimania 132 store to watch
Copenhagen: Storm 135 Brand to watch 140 Digital fashion
PERsoNE 142 L’uomo dal bilion euro touch
Marco Bizzarri 143 Poltrone 144 Dieci domande
Stefano Ricci 146 Get together
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07_01_2015
PITTI IMMAGINE UOMO 13-16 JANUARY 2015 Florence, Fortezza Da Basso PADIGLIONE DELLE GHIAIA PREMIUM PREMIUMFASHION FASHIONFAIR FAIR 19-21 JANUARY 19-21 JANUARY2015 2015 Berlin Station Berlin Station GAS BOOTH: KH-D 06 GAS BOOTH: KH-D 06
CELEBRATING
MARC MÁRQUEZ MOTOGP ™ WORLD CHAMPION www.gasjeans.com
l’editoriale
Marc Sondermann
Direttore/Editor-in-Chief
L’uomo, caposaldo del made in Italy The Italian menswear industry is in full health. With solid growth stemming from markets as diverse as the US, South Korea, Denmark, The Netherlands and the UK, exports in the frst nine months of 2014 were up 4.9%. Meanwhile, Pitti Uomo and Milan Fashion Week underscore their importance on the international stage with a furry of new initiatives.
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nche alla vigilia di questa importante tornata di eventi, che spaziano dal Pitti alle sfilate di Milano Moda Uomo, l’industria del menswear italiano dimostra di essere in ottima forma. Secondo quanto elaborato da Sistema Moda Italia, nei primi nove mesi dell’anno scorso il comparto ha saputo incrementare il valore delle proprie esportazioni del 4,9%, arrivando a sfiorare quota 4,5 miliardi di euro. Si tratta di un risultato di tutto rispetto, considerato soprattutto il non facile quadro macroeconomico mondiale, irto di incognite e di insidie. Concretamente, significa che le aziende italiane hanno saputo brillantemente schivare il colpo derivato dalla crisi ucraina. Dati alla mano, il prevedibile calo delle esportazioni verso la Federazione Russa (-13,7%) è stato pesante, arrivando a totalizzare una minusvalenza di 23 milioni di euro. Ma è stato più che compensato dalla crescita delle sole vendite verso gli Stati Uniti (+7,8%), uno dei mercati più dinamici del momento, tradizionalmente molto ricettivo verso il manufatto italiano di livello. I clienti americani hanno aumentato i loro ordini per una cifra intorno ai 32 milioni di euro, annullando dunque da soli gli effetti negativi innescati dall’annessione russa della Crimea. D’altronde, è di questi giorni la notizia che la crescita negli USA ha dato un ulteriore colpo di acceleratore nel terzo trimestre del 2014, arrivando a toc-
care un incremento del 5%. Per cui gli impulsi positivi da quel fronte continuano. E non è finita qui. News incoraggianti provengono dalla Corea del Sud, in cui gli operatori italiani registrano un vero e proprio boom di richieste (+25,7% per 22 milioni di euro), tanto da oscurare l’andamento negativo del Giappone (-5,2% per 9 milioni di euro). Molto bene anche il Nord Europa con in testa la Danimarca (+11,7%), i Paesi Bassi (+10,4%) e il Regno Unito (+9%), sempre più interessati al menswear italiano di qualità. Ciò che fa, però, almeno altrettanto piacere è che, oltre alla domanda, anche il lato dell’offerta faccia percepire dinamismo. Mentre altrove i formati fieristici barcollano o, come successo nel caso del Bread & Butter, chiudono addirittura i battenti, a Firenze il Pitti gode di ottima salute. Anzi, c’è da scommettere che il ridimensionamento delle kermesse berlinesi ne accrescerà ulteriormente, nel panorama internazionale, la centralità. Ragionamento, questo, che vale, in egual misura, anche per Milano Moda Uomo. La scommessa portata avanti dalla Camera Nazionale della Moda Italiana sui brand emergenti sembra rivelarsi vincente, se si considera che le presentazioni organizzate a margine delle sfilate sono in netto aumento. Nuove energie vogliono dire nuovo fermento, per poi sfociare, invariabilmente, in nuovi affari. È questa l’equazione di fondo del business della moda che, soprattutto in Italia, non dobbiamo mai dimenticare. n 07_01_2015
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news in primo piano
Una veduta della piazza Rossa di Mosca, con gli storici grandi magazzini Gum (che fanno capo a Bosco di Ciliegi), simbolo dello shopping in Russia
russia
È fnita un’epoca. Scocca l’ora zero
lusso
Report accusa, Gucci non ci sta
The Russian market is in a deep crisis, also because of the devaluation.The selection of brands and retailers will be harsh.The market needs to be approached with new strategies.
TV programme Report accuses Gucci and its supply chain rules. Gucci: «That’s false»
La svalutazione del rublo a metà dicembre - che ha dimezzato il suo valore rispetto all’euro - ha chiuso in modo drammatico un anno “nero” per la Federazione Russa. E anche per l’export italiano, che si stima avrà perso complessivamente 1,2 miliardi di euro nel 2014 (le esportazioni di abbigliamento e accessori sono scese del 15,2% nei primi dieci mesi dell’anno). Secondo Vladimir Putin occorreranno due anni per la ripresa, che deve fare i conti con l’embargo e le tensioni politiche, oltre che con il prezzo del petrolio in continuo ribasso. La verità è che nulla sarà più come prima. Anche per quanto riguarda la moda. Lo pensano gli addetti ai lavori che conoscono bene la Russia. Un mercato che negli ultimi 15 anni ha dato grandi soddisfazioni al made in Italy e al fashion system. Ma che non sempre è stato approcciato nel modo corretto. «I nodi adesso verranno al pettine - dice Corrado Manaresi, dello Studio Manaresi a Milano -. I negozianti stanno chiedendo alle aziende sconti del 25-30% per le consegne della primavera-estate, altrimenti non potranno ritirare la merce. E per gli ordini del prossimo inverno non sanno cosa fare: navigano a vista». «Anche i brand, dal canto loro, vivono nell’incertezza - aggiunge Manaresi -. Fino a poco fa il mercato russo era tra i più promettenti. Adesso è in un totale black out». «Non si tratta però della fne di questo business, bensì di un nuovo inizio - aggiunge -. I russi hanno acquisito più esperienze e competenze, sanno bene cosa comperare e non accetteranno più i budget imposti. Bisognerà pertanto approcciare questo mercato con grande competenza e anche con rispetto». Sulla stessa lunghezza d’onda Sergio Pea, a.d. di Ifd, agenzia e società di distribuzione:«La situazione al momento è veramente diffcile - dice -. È prevedibile che vi sarà una selezione pesante, nell’ordine del 30%: i marchi piccoli scompariranno e tra i big si rafforzeranno quelli che hanno adottato una politica di sviluppo corretta e lungimirante nel Paese. Anche a livello distributivo rimarranno i retailer migliori». «Noi - aggiunge Pea - cercheremo per quanto ci è possibile di sostenere insieme alle aziende i negozianti affnché possano superare questo momento». «Credo che il 2015 sarà un anno di lacrime e sangue - ribadisce Roberto Righi di Crocus Group a Mosca -. Nei nostri centri commerciali, dopo la svalutazione, sono in pochi a poter sostenere gli afftti stabiliti: noi avremo un atteggiamento elastico e all’insegna del buon senso. Alle imprese italiane suggerisco comunque di essere più presenti in Russia a livello associativo per ribadire, nonostante la crisi, quanto sia importante il made in Italy». (e.c.)
Dopo i piumini Moncler, la trasmissione di Rai3 Report, in onda il 21 dicembre, se l’è presa con il marchio del lusso Gucci. Sotto accusa, in base alle dichiarazioni di un artigiano della fliera e del suo socio occulto cinese, il sistema dei fornitori della griffe forentina. «Gucci si dissocia dai contenuti e dalla forma del servizio - ha dichiarato la maison in una lunga nota. Telecamere nascoste o utilizzate in maniera inappropriata, solo in aziende selezionate ad arte da Report (3 laboratori su 576) non sono testimonianza della realtà Gucci». È falsa l’accusa che Gucci consiglierebbe l’utilizzo di forza lavoro cinese a basso costo. «Tutti i fornitori di 1° e 2° livello - sottolineano dalla società del lusso - vengono regolarmente controllati (circa 1.300 verifche l’anno, anche notturne) sul rispetto delle regole e il corretto trattamento delle persone». E aggiungono: «Il sistema implementato da Gucci consente di remunerare adeguatamente il lavoro dei piccoli imprenditori artigiani, a condizione che tutti gli attori coinvolti operino responsabilmente». Il brand delle due G reputa le accuse di Report «destituite di ogni fondamento e fortemente diffamatorie». (e.f.)
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news in primo piano sfilate a NY: via dal liNcolN ceNter e l’uomo slitta Gli ambientalisti hanno avuto la meglio sulla Img, organizzatrice della New York Fashion Week: il tribunale ha riconosciuto un uso della location «non consono» al contesto. Così la settimana della moda non si farà più al Lincoln Center. E la nuova sede per gli appuntamenti, dopo febbraio 2015 (scadenza del contratto di licenza quinquennale in essere) non è ancora stata decisa. Nebuloso anche il più volte annunciato progetto delle sflate maschili: inizialmente previsto per gennaio 2015, dovrebbe slittare a luglio. «L’interesse non manca», sostiene il Council of Fashion Designers of America, mentre è alla ricerca di un facoltoso “title sponsor”.
tessile-moda: +4% l’export Da sinistra, Maison Martin Margiela e Dries Van Noten on stage a Parigi per la spring-summer 2015 e le scorse passerelle londinesi di Moschino e Sibling
Fashion show
Londra ospita Galliano Parigi non spegne mai i rifettori London collection:Men adds one day to give visibility to designers and welcomes John Galliano with Maison Martin Margiela. Paris fashion week will start on Wednesday, 21 january, with the Valentino fashion show and will end on Sunday with Saint Laurent. Without any real stop.
Dal 9 gennaio la moda maschile è protagonista nel Regno Unito con London collection:Men. Una rassegna che si arricchisce di una giornata (terminerà lunedì 12) per dare visibilità a circa 60 designer e ospitare una guest star d’eccezione - John Galliano - con la couture di Maison Martin Margiela. A dare il via alle passerelle londinesi è Topman Design e già il primo giorno c’è una new entry, Aquascutum e un evento: l’International Woolmark Prize per l’abbigliamento uomo. Tra gli altri nomi nuovi gli organizzatori segnalano Several, marchio fondato dall’ex direttore creativo di Bally, Graeme Fidler, e poi Nigel Cabourn e Private White VC. In più tornano Manolo Blanhik e C.P. Company e confermano la loro partecipazione nomi come J.W. Anderson, Pringle of Scotland, Alexander McQueen, Moschino, Tom Ford, Paul Smith e, l’ultimo giorno, Burberry Prorsum. Dopo avere fatto tappa a Pitti Uomo (dal 13 al 16) il menswear va alla volta di Parigi dove si ferma dal 21 al 25 del mese. Il calendario di Mode à Paris, mentre scriviamo, ha ancora qualche appuntamento da defnire, ma già si sa che nella prima giornata sono previsti nomi come Valentino, Haider Ackermann e Raf Simons. Il 22 gennaio porta alla ribalta brand come 3.1 Phillip Lim, Issey Miyake Men, Rick Owens, Louis Vuitton e Dries Van Noten. Seguono, venerdì 23, griffe come Maison Martin Margiela, Givenchy e Berluti. Il lusso di Dior Homme e Hermès è atteso per sabato 24. Domenica 25 concludono la carrellata di déflé maschili brand come Lanvin, Paul Smith, Umit Benan, Tom Browne e, alle 20, Saint Laurent. Ma la Ville Lumière non spegne mai i rifettori. Infatti, senza soluzione di continuità, alle 21 comincia con Versace la fashion week della haute couture. (e.f.) 10
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Nei primi nove mesi del 2014 l’export di tessile-moda italiano è cresciuto del 4% rispetto allo stesso periodo del 2013 a 21,6 miliardi di euro. In base alle elaborazioni di Smi su dati Istat, la performance è il risultato di un +4,4% nell’abbigliamento e del +3,2% nel tessile. I flati, più in dettaglio, hanno sperimentato un debole +0,7%, mentre i tessuti hanno accelerato a un ritmo del 3,4%. Dinamici la maglieria (+5,4%) e l’abbigliamento (+4,1%), a fronte di una calzetteria statica. Quanto ai mercati di destinazione, l’area europea (+5,2%) spicca sull’extra-Ue (+2,6%).
altaroma: sfilate iN forse Risale al 19 dicembre l’annuncio della cancellazione delle sflate di AltaRoma di gennaio, «in assenza di decisione dei soci sul contributo annuale». Ma nulla sembra perduto. Dalla notizia è scaturito un dibattito dal quale il presidente della rassegna, Silvia Venturini Fendi, spera che nasca «una rifessione utile al rafforzamento dei legami, da tempo in essere con le altre istituzioni nazionali della moda, a favore del Made in Italy». «Da sempre Camera Moda - dichiara il presidente Mario Boselli - è disponibile a stipulare con AltaRoma una forte alleanza, per sviluppare delle sinergie. Ora auspichiamo di realizzare ciò che non è stato possibile in passato, non per volontà della Camera della Moda». «Se non si dovesse trovare una soluzione soddisfacente, Pitti Immagine è pronta a fornire il proprio aiuto», solidarizza il presidente Gaetano Marzotto.
business MENSWEAR Invicta
L’export di moda maschile sale del 4,9% e sfora i 4,5 miliardi Italian menswear exports grow by 5% and reach 4,5 billion euro.
BRuNEllo CuCiNElli
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«Puntiamo sul casual sartorIaL» di Marc Sondermann
For the coming fall-winter season, Brunello Cucinelli imagines a man dressed in sophisticated, naturally coloured knitwear, combined with long coats and woolen trousers. The mood is casual sartorial.
ual è il mood della nuova collezione uomo per l’autunno-inverno 2015/16? La nuova collezione la chiamiamo casual sartorial, è un po’ sportiva e un po’ cittadina. Vedo un uomo vestito molto bene, curatissimo, che apprezza l’artigianalità e l’alta qualità.
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Chi sono i portatori di questo cambiamento? Sono gli uomini giovani fino ai 35 anni, che sfoggiano capelli tagliati bene e una barba curata. Non si sono fino a oggi mai vestiti classici, per cui miscelano elementi più sportivi con elementi più sartoriali. È dunque questo il fulcro del casual sartorial.
Quali sono i key pieces su cui puntare? Sarà fondamentale la maglieria, sia quella leggera da portare sotto la giacca, sia la maglia tagliata come una giacca. È importante che sia tutto leggerissimo, molto confortevole da portare.
Quali colori si sposano bene con questi look? Vi è una forte presenza di colori naturali come il nero, il grigio, il brown, il castagna e il beige. A intercalare pezzi di maglieria colorata come l’arancio, il celeste e l’azzurro, ma sempre leggermente impolverati, come se appartenessero a un vecchio pullover a cui si è affezionati.
Nella silhouette ci sarà un cambio di passo? Immagino un ritorno del cappotto, come il montgomery, che da tanti anni non portavamo più; un cappotto che va fin sotto il ginocchio. Magari abbinato a un pantalone di lana e a una scarpa molto maschile, o anche una sneaker. Il pantalone come si evolve? Sarà, appunto, preferibilmente di lana, meno di cotone, e leggermente più morbido all’altezza della coscia. Dato che c’è un ritorno alle linee precise, chiare, molto curate, sarà assolutamente senza risvolto. Stirato e ben fatto, rifinito e non rovesciato.
C’è dunque un ritorno al colore? Avverrà principalmente sotto il caban, il cappotto o la giacca sportiva. La giacca rimane molto vicina al corpo, come anche il cappotto, che immagino sciancrato. È un look che funziona anche per l’uomo più maturo? Certamente sì, perché consente di rubare qualche anno. È comunque importantissimo fare attenzione a come si abbinano i capi. Maglieria e pantaloni faranno la differenza, insieme a un peso molto forte del cappotto. n
ei primi nove mesi del 2014 le esportazioni di abbigliamento maschile made in Italy sono aumentate del 4,9% rispetto allo steso periodo del 2013, arrivando a sforare i 4,5 miliardi di euro, nelle stime di Sistema Moda Italia su dati Istat. Con l’import che è aumentato del 9,3% a 3,4 miliardi, il saldo della bilancia commerciale al maschile resta in attivo per 1,1 miliardi. Il mercato europeo, che acquista il 52,4% del menswear italiano ha comprato il 3,9% in più rispetto ai primi nove mesi del 2013. Ma la performance più soddisfacente arriva dai Paesi extra-Ue: +6,1% da gennaio a settembre 2014. I ricercatori di Smi segnalano, in particolare, il +7,8% degli Usa, il +14,7% di Hong Kong e il +17,9% della Cina. Particolarmente dinamiche anche la Corea del Sud (+25,7%) e la Danimarca (+11,7%).Tra i buyer deludono invece il Giappone (-5,2%) e la Russia (-13,7%). Segno meno anche per il primo acquirente di abbigliamento maschile nazionale, la Francia, che ha acquistato il 2,3% in meno rispetto a un anno fa. Quanto alle importazioni, l’Italia si rivolge soprattutto ai Paesi extra-Ue (2,2 miliardi in valore, in aumento del 9,7%). Cina in testa (+3,3% nei nove mesi), seguita dal Bangladesh (+26%) e dalla Romania (+0,6%). (e.f.)
I più importanti buyer di moda maschile italiana Gennaio-settembre 2014
Paesi di destinazione Francia Svizzera Stati Uniti Germania Regno Unito Spagna Hong Kong Paesi Bassi Giappone Russia Cina Belgio Austria Corea del Sud Danimarca
Mln. di Euro 507 448 415 407 370 260 212 200 175 169 143 97 85 85 64
Var.% Quota %
-2,3 9,8 7,8 3,7 9,0 9,2 14,7 10,4 -5,2 -13,7 17,9 -1,2 0,0 25,7 11,7
11,3 10,0 9,3 9,1 8,3 5,8 4,7 4,5 3,9 3,8 3,2 2,2 1,9 1,9 1,4
Fonte: Smi su dati Istat
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business pitti uomo iL SALoNE
Espositori stranieri a quota 44%. E ora si punta al fifty-fifty Espositori stranieri a quota 44% per un totale di 481 etichette. Ma l’obiettivo è arrivare presto a quota 50%. Diviene sempre più internazionale l’arena di Pitti Uomo, in calendario dal 13 al 16 gennaio, che questa stagione accoglie un totale di 1.100 espositori. Marni, Hood by Air e Andrea Incontri tra gli ospiti speciali alla rassegna di Carla Mercurio
With its 87th edition due to take place between 13 and 16 January, Pitti Uomo has become an increasingly international event. The fair will bring together 1.100 brands, 44% of which come from outside of Italy. Marni, Hood by Air and Andrea Incontri are just a few of the special guests expected in Florence.
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ood sempre più globale per Pitti Uomo, che si presenta all’appuntamento con l’edizione numero 87 con uno schieramento di 1.100 marchi, dei quali 481 provenienti da oltreconfine, ossia il il 44% delle presenze, in attesa di arrivare al fifty/fifty. «Un traguardo al quale guardiamo concretamente - tiene a sottolineare il ceo di Pitti Immagine, Raffaello Napoleone - frutto di un lavoro di scouting ben preciso svolto nel corso delle stagioni, che ci ha portati a essere la vetrina di riferimento indiscussa per la parte più creativa della moda uomo». Una sfida che non si traduce semplicemente nella presenza di brand al salone ma che vuol dire anche tante iniziative ad hoc. Grande novità di questa edizione è il progetto Born in the Usa by Liberty Fairs, che debutta nella nuova location degli Archivi, dove saranno presenti 22 label nate e prodotte negli States: un mix and match di proposte che spaziano dal classico allo sportswear. Altra novità è la minienclave dedicata alla Svezia battezzata #Swedishspot 2015, che vede la partecipazione di un collettivo di sette brand alle Quinte del Teatro. Guest nation della manifestazione è la Russia, in collaborazione con il Ministero dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa. Una nazione sotto la lente anche e soprattutto per la situzione di crisi in cui versa, che lascia presagire una diminuzione nel numero dei buyer presenti. «Lo scenario è complesso - chiarisce Napoleone -. Basti pensare che tra il gennaio e il settembre del 2014 l’export di moda maschile ha avuto un calo del
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13% in questo mercato. Una défaillance compensata dalle progressioni in altri aree come gli Stati Uniti, dove le vendite sono salite del 7,8%, come l’Europa, dove progrediscono Paesi come Germania, Regno Unito, Spagna o come Corea del Sud e Cina. Tanto che in generale le vendite oltreconfine di menswear italiano sono salite del 4,9%». Walkabout Pitti celebra l’imPortanza di viaggiare a Piedi
Walkabout Pitti è il tema guida scelto per questa edizione di Pitti Immagine, in pista dal 13 al 16 gennaio con le collezioni autunno-inverno 2015/2016,
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che esplora la dimensione del viaggiare a piedi. «Un argomento sempre più di moda: un inno alla multiformità tecnica, di uso e di stile dell’abbigliamento e degli accessori», sottolinea il vice-direttore generale di Pitti Immagine, Agostino Poletto. E da camminare ci sarà davvero molto in giro per la Fortezza da Basso e in città, dove sono previsti numerosi eventi. Fra gli appuntamenti clou, quello con la sfilata del guest designer Marni, che sfila il menswear al Museo Marino Marini la sera del 15. Altro ospite atteso è lo special guest Hood by Air, marchio luxury di New York, in calendario con un evento speciale il 14
Intervista ad Alberto Scaccioni di Emi/Ente Moda Italia
«Nelle fere vincono le strategie di lungo periodo» Alberto Scaccioni, ceo of Ente Moda Italia (Emi) and general secretary of the Centro di Firenze per la Moda Italiana, analyzes the international fashion exhibition panorama. Emi has confrmed its overseas commitments and will launch a new event in Shanghai, in collaboration with theMicam. lberto Scaccioni è l’amministratore delegato di Ente Moda Italia, la società creata nel 1983 su iniziativa di Sistema Moda Italia e del Centro di Firenze per la Moda Italiana con l’obiettivo di promuovere, diffondere e valorizzare il made in Italy all’estero attraverso le partecipazioni feristiche, ma è anche segretario generale del Centro di Firenze per la Moda Italiana (la holding a cui Pitti Immagine fa capo). Lo intervistiamo sui prossimi impegni di Emi nel mondo, ma l’occasione è ghiotta per chiedergli un parere sulla situazione attuale dei saloni in Europa, dopo la cancellazione di un appuntamento importante come Bread & Butter di Berlino. «Con il venir meno del trade show al Tempelhof si aprono opportunità per tutti. Anche per Pitti Immagine Uomo. Ma al di là di questa considerazione, è bene sottolineare come nel settore feristico siano
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Alberto Scaccioni
AL SALONE 1. LÕingresso della Fortezza da Basso, dove si svolge Pitti Uomo 2. Un rendering di Walkabout Pitti, il tema di questa edizione della rassegna
Dall’italia e dall’estero, una messe di progetti speciali The freshest styles and stands you simply don’t want to miss at Pitti Uomo, with brands from Italy and the wider world.
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gennaio nella Villa di Maiano. Novità da non perdere è Cloakroom, una mise en scène in calendario il 15 al Saloncino della Pergola, a cura della Fondazione Pitti Discovery, ideata e interpretata da Olivier Saillard, direttore del Museo della Moda Galliera di Parigi, e da Tilda Swinton. Una speciale attenzione sarà dedicata a T.Lipop e Alberto Premi Design, vincitori di Who is On Next? Uomo 2014, protagonisti di questa edizione come Pitti Italics, il progetto dedicato alle nuove generazioni di designer e marchi che progettano e producono in Italia, che li vedrà protagonisti il 15 rispettivamente alla Doga-
na e al Cinema Alfieri. Pitti Italics è anche Arrivo, collezione a quattro mani ispirata agli anni eroici del ciclismo, frutto della collaborazione tra Matteo Gioli di SuperDuper Hats e Stefano Ughetti di Camo, sotto i riflettori il 13 alla Dogana. Sempre a proposito di progetti speciali, da segnalare il ritorno di Andrea Incontri, che il 14 presenta a Palazzo Corsini la sua collezione. Il 14 sono sotto i riflettori anche lo Special Event di Peuterey alla Dogana e l’appuntamento allo Spazio Alcatraz della Stazione Leopolda per il lancio mondiale della collezione di accessori uomo di Furla. n
decisamente premianti le strategie di lungo periodo: pensare di passare da una città all’altra, in una sorta di nomadismo espositivo, non dà stabilità alle aziende», afferma il manager. Secondo Scaccioni, in Italia gli sforzi devono concentrarsi sul «rafforzamento e la valorizzazione dell’asse Firenze-Milano», concependo «percorsi funzionali» a favore dei buyer. «Del resto, anche sul fronte internazionale l’esigenza attuale è di tenere la barra ben dritta - prosegue Scaccioni - . La strategia di Emi è incentrata sulla presenza in più mercati, anche per diversifcare opportunità e fattori di rischio». «Rimaniamo fortemente ancorati alla Russia con Cpm di Mosca (24-27 febbraio 2015). È un Paese che conosciamo bene, sta vivendo un periodo di diffcoltà transitorio ma non va assolutamente abbandonato. In Russia non esiste un’industria della moda locale e il retail deve necessariamente rifornirsi all’estero. A questo riguardo, le proposte italiane sono assolutamente imbattibili nella fascia medio-alta», è convinto Scaccioni. Già presente in forze con espositori della Penisola al salone donna Fashion Coterie di New York (23-25 febbario 2015), Emi intende sfruttare la tonicità del mercato americano, avviando un progetto sull’uomo, di cui Scaccioni però per il momento non intende rivelare dettagli. Tra le novità anche il debutto a Shanghai (18-20 marzo 2015) insieme a theMicam, all’interno della grande fera Chic, che proprio da quest’anno si trasferisce da Pechino a Shanghai, svolgendosi in concomitanza con Intertextile e Milano Unica China. Si tratta della prima volta di Emi in questo Paese. «Riteniamo di primaria importanza promuovere una rassegna in un’area in cui il retail multimarca si sta sempre più strutturando, aprendo opportunità alle nostre imprese. Naturalmente si tratta di un lavoro che darà i suoi frutti nel tempo». Gli altri impegni di Emi si concentrano su Seoul, con il proseguimento de La Moda Italiana a Seoul (9-10 febbraio), una manifestazione indipendente portata avanti in collaborazione con Ice (che supporta anche l’evento in Cina), Tokyo, dove le aziende made in Italy hanno l’opportunità di esporre all’interno della fera Rooms (17-19 febbraio) e, infne, Almaty in Kazakistan, dove si ripresenta una collettiva italiana all’interno della manifestazione Central Asia Fashion (16-18 marzo). (e.a.)
anti i progetti speciali sotto i rifettori alla manifestazione, molti dei quali portano in primo piano collezioni provenienti da oltreconfne. Dalla Germania arriva Bogner, con le collezioni Man, Bogner Leather e Bogner Shoes. Sempre dalla Germania si segnalano il rientro di Windsor e la presenza della fashion label Drykorn, con la collezione del prossimo inverno e con una capsule speciale battezzata Black Rag. Dall’Olanda arriva Scotch & Soda con le linee uomo e Maison Scotch per la donna. Dalla Francia si segnala l’esordiente progetto targato Fusalp, marchio storico dell’outdoor transalpino che partecipa con una collezione ski e après-ski. Joint-venture mista per la debuttante capsule The White Briefs by Nick Wooster, che vede l’alleanza dell’etichetta svedese di underwear con il direttore creativo statunitense. Sempre dalla Svezia arriva l’abbigliamento targato Tiger of Sweden, mentre dagli Stati Uniti si segnala l’ingresso del progetto denim Artisan De Luxe, sotto la direzione creativa di Philippe Naouri. Dal Regno Unito spiccano la nuova capsule ÒK100Ó, disegnata da Nigel Cabourn per il marchio outdoor Karrimor, il rientro del livestyle brand Superdry, e la prima assoluta di Pretty Green, brand iconico fondato da Liam Gallagher, ex frontman degli Oasis. Per quanto riguarda gli italiani, da non perdere il lancio della collaborazione tra Blundstone e Ducati nello stand di Wp Lavori in Corso, la presenza di Colmar Originals con un grande spazio di 250 metri quadri nella Sala della Volta, che accoglie una collezione in progress a livello di target e di offerta, la partecipazione del gruppo Beach Company con i brand Refrigue, Jaggy e Elvstršm. Per fnire l’anteprima dell’inedito corso di North Sails, presentato dal nuovo ceo Eric Bijlsma. (c.me.)
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Minimal o bold? L’importante è uscire dagli schemi
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L’anticonformismo di Marni e la ricerca metropolitana di Hood By Air. Da segnare in agenda il 14 e il 15 gennaio di Elisabetta Fabbri
Pitti Uomo 87 presents two special guests: the Marni fashion show, at Museo Marino Marini, and an event focused on Hood By Air menswear at Villa di Maiano. Experimentation and avant-garde meet American urban culture.
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osì lontani, così vicini. Potremmo intitolarlo così l’atteso appuntamento con gli ospiti speciali di Pitti Uomo, che nell’edizione numero 87 ha selezionato il marchio italiano Marni come Menswear Guest Designer della stagione autunno-inverno 2015/2016 e l’americano Hood By Air come Pitti Special Guest. Di Marni, al momento di andare in stampa, sappiamo che la designer e co-fondatrice Consuelo Castiglioni sta lavorando intensamente a una sfilata in esclusiva per la rassegna fiorentina, in programma la sera di giovedì 15 gennaio 2014 presso il Museo Marino Marini, in piazza San Pancrazio. «Sono sicuro che sarà un’operazione di grande fascino - anticipa Raffaello Napoleone, ceo di Pitti Immagine -. Marni si colloca tra i protagonisti indiscussi della moda internazionale, di cui abbiamo sempre ammirato la creatività, l’eleganza, l’anticonformismo nonché l’attenzione al mercato, ma mai subordinata alle sue regole». In piena sintonia la designer del brand milanese, che dice: «Pitti Uomo ha scelto da sempre l’avanguardia e la sperimentazione, che sono anche parte integrante del mio lavoro legato alla collezione uomo: interpretare i capisaldi del guardaroba maschile attraverso funzionalità e classicismo, uniti a elementi contraddittori, che creano tocchi inaspettati». Quello di Pitti è il primo fashion show del nuovo corso del menswear di Marni, che fa pensare ad
1. L’energetico streetwear di Hood By Air nella collezione FW 2014/2015. 2. Il sofsticato menswear Marni per l’inverno in corso 3. Shayne Oliver, fondatore di Hood By Air 4. Consuelo Castiglioni, direttore ceativo di Marni
altri sviluppi, grazie all’alleanza con Renzo Rosso. A fine 2012 il patron di Diesel aveva acquisito, attraverso la holding Otb, la maggioranza della griffe con l’obiettivo di darle una struttura manageriale e nuovi obiettivi di crescita. L’altro intento è quello di «dare lustro all’italianità», come ha più volte dichiarato l’imprenditore. A firenze Anche un po’ di culturA underground mAde in new york
Ma a Firenze non si respirerà soltanto aria di ricercato minimalismo, pronto a sorprendere con le inattese «contraddizioni» di Consuelo Castiglioni. Un altro creativo, dotato di non minore personalità, sta per atterrare sul pianeta Pitti e promette di sorprendere con il suo mondo street. Si chiama Shayne Oliver, è nato in Minnesota e da autodidatta ha avviato la sua label di menswear Hood By Air (HBA) a New York nel 2006, parten-
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do con felpe e magliette che vendeva agli amici. L’appuntamento con lui è il 14 gennaio, presso la Villa di Maiano, dove alle 21 si terrà un evento speciale. Così lo presenta Lapo Cianchi, direttore comunicazione ed eventi di Pitti Immagine: «Fin dal primo evento HBA cui ho partecipato, due anni fa, sono rimasto colpito dal processo creativo sviluppato dal team e dal modo unico di fare ogni collezione, curatissima in ogni dettaglio stilistico, con un forte accento su concetti come la classe sociale, il potere e la bellezza. La ricerca multidisciplinare, le radici ben ancorate nella underground culture e l’imprevedibilità di certe soluzioni si riflettono nei fashion show, dove performance, musica e prodotto si completano a vicenda». Gli organizzatori ne sono convinti: c’è da aspettarsi una «bella chimica» dall’incontro tra il ìcollettivo” di HBA e la città di Firenze. n 07_01_2015
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business MENSWEAR
«Voglio un’azienda
alla velocità di WhatsApp »
Parlando con Fashion, l’a.d. Eraldo Poletto delinea la sua visione di Furla 3.0. Forte di un quadriennio di risultati importanti, con il fatturato in crescita da 157 a 228 milioni di euro, il celebre marchio bolognese di borse si appresta a diventare una realtà globale a tutti gli effetti. Approdando alle borse maschili, in cui debutta il 14 gennaio con un importante evento a latere di Pitti Uomo di Marc Sondermann
By expanding Furla’s revenue base from 157 to 228 million euro in four years, CEO Eraldo Poletto has achieved a breakthrough for the Bologna-based brand. But the quest to go global has just begun. A novel bag collection for men, the ad campaign with Mario Testino and a new Milanese showroom are the building blocks for further growth
Uno studio recente di Exane Paribas segnala che l’indicatore più fortemente correlato all’aumento di valore di un’azienda di moda sono le vendite a perimetro costante, il cosiddetto likefor-like. Lei condivide? Condivido assolutamente e andrei addirittura oltre, definendo il like-for-like la madre di tutti i numeri. L’indicatore va proiettato nel futuro e deve tenere conto sia delle aperture di nuovi negozi, sia dell’espansione in nuovi ambiti merceologici. Furla segue precisamente questo percorso, rafforzando l’ambito della propria collezione uomo come quello delle calzature. Ci stiamo attrezzando per essere prima di tutto un retailer, per cui, come dicevo, la madre di tutti i numeri non può che essere il like-forlike. Tutto ciò che è strategico dà il suo contributo: che si tratti di fare CRM, comunicazione, generare traffico o aumentare il tasso di conversione all’interno dei nostri store. 18
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Oggi esistono persino tecnologie di rilevamento del calore all’interno del punto vendita per calcolare meglio il tasso di conversione per ogni singolo articolo… C’è da dire che si raggiungono livelli di sofisticazione a volte eccessivi: bisogna essere pratici e identificare metriche che siano efficaci, come il price per transaction o l’average selling price. E che risultino poi fruibili in sede di analisi. Noi, dal canto nostro, puntiamo a diventare sempre più bravi sul marketing, facendo leva su un database sostanziale, con l’obiettivo di mettere il cliente al centro di ogni nostra attività. Burberry ha identificato l’assoluta omogeneità tra lo store virtuale e quelli fisici come chiave del proprio successo digitale. Per Furla quanto conta questo aspetto? Per noi è importante essere ìconsistent” come brand, ma non riteniamo un valore essere uguali dappertutto. Su tutti i canali e in tutte le location, lasciamo che 2 sia il cliente a cer-
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carci. Un cliente che deve essere libero di decidere: non si deve tentare di guidarlo a fare determinate cose. Se vive una buona esperienza, duplichiamola. Più che una consistenza di format, bisogna creare una consistenza di experience. Come si sfruttano dunque correttamente le opportunità dettate dalle nuove tecnologie? Bisogna usare la tecnologia per parlare del prodotto, del brand. Il digitale alla fine è anch’esso una forma di retail. I due canali non si escludono a vicenda, bisogna invece saper rendere materiale l’in-
terazione. Lo novità è lo strumento, che ha creato la libertà per il cliente di decidere, e incrementato la capacità delle aziende di ascoltare. Il mercato va molto più veloce, per cui l’azienda si deve saper muovere alla velocità di WhatsApp. La vera rivoluzione è la velocità con cui si impone la forza della community. I fenomeni nascono ormai bottom up.
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1. Il negozio Furla di Firenze in via dei Calzaiuoli angolo Piazza della Signoria 2. Due varianti della Furla Modular Bag per l’Autunno-Inverno 2015/16 3. L’a.d. di Furla S.p.A., Eraldo Poletto 4. Il building Furla a Milano, sede del nuovo showroom (lo storico Palazzo Ricordi)
Quali strumenti usa per intercettare questi fenomeni? Si tratta di strumenti in realtà antichi, un misto di intuizione, cuore e intelligenza, oltre ai dati su cosa si vende, per tentare di capire cosa sta succedendo. Inoltre viaggio tantissimo, ponendomi domande sempre nuove: il risultato è un insieme di valutazioni oggettive e intuitive.
Muovendosi molto, qual è a suo avviso il luogo di tendenza più ìcaldo” del momento? L’hotspot del momento, oggi, è senz’altro dove sono i clienti asiatici. È un trend che deriva da un fenomeno demografico, i popoli asiatici vengono da periodi storicamente difficili e sono mossi da una curiosità insaziabile. Ma non si tratta di un fatto geograficamente localizzabile. Il cliente asiatico ama venire in Europa e bisogna dunque interagire con lui dovunque egli scelga di trovarsi. In un mondo senza frontiere, il concetto stesso di mercato è ormai obsoleto. È necessario, in un mondo così ìubiquitario”, limitare il numero dei propri prodotti iconici per rimanere desiderabili? Non siamo un marchio luxury. Pensiamo in un’altra direzione, non vogliamo impedire l’accessibilità del nostro prodotto. Certo, non posso avere 50 negozi a Parigi, ma non sono più le aziende a definire il mercato. Il principio cardine su cui basarsi è il floor set, ossia come distinguere il proprio negozio. Da lì vanno stabiliti tempi di creazione e di approvvigionamento adeguati, tenendo presente che abbiamo bisogno di essere estremamente veloci. E per essere veloci dobbiamo essere organizzati: le due cose sono direttamente proporzionali. Come si compie questo salto di qualità? Non è un miracolo dell’ultimo secondo. Bisogna poter “muovere” in fretta il materiale in cui si crede. Se decido, a titolo di esempio, che voglio fare un modello di Candy Bag in visone, ci vuole molta programmazione e molta creatività. Solo così posso far sì che il bisogno del cliente e la disponibilità della borsa coincidano. Il numero magico per me non è quanto ho
venduto, ma quanto avrei potuto vendere se i miei processi interni me lo avessero consentito. Qual è il potenziale inespresso di fatturato, per Furla, sul mercato? Basti pensare che i nostri tre maggiori competitor fanno insieme 12 miliardi di dollari. Esistono ancora spazi di crescita ampissimi, se si pensa in maniera veramente internazionale.
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Quanto la aiuta, in questa missione, essere un brand italiano? L’Italia è il nostro più grande asset. Se il made in Italy fosse un brand, sarebbe il terzo brand mondiale. Quello che la gente cerca, a ogni latitudine, è lo spirito con cui è fatto il prodotto. Essere radicati in Italia vuol allora dire poter fruire di un fortissimo software culturale. Il gusto del bello è quasi diventato un fattore genetico, bisogna proiettarlo in chiave internazionale. Come si può descrivere, in questo contesto, lo ìspirito Furla”? Lo spirito Furla indica innanzitutto una passione, gioiosa, italiana e ricca di una contemporaneità non nostalgica. È il driver di un’azienda in cui il cuore è tutto. Chi comanda alla fine è, come spesso accade in Italia, chi fa il prodotto. Ci rifiutiamo di fare un prodotto in cui non crediamo, il che è una grandissima forza. Ne esce un prodotto che ha un’anima, che è fatto con amore, e che trasmette l’unica cosa che è compresa dagli esseri umani di qualunque cultura – il sorriso. Essere joyful è un caposaldo del made in Italy nella sua accezione migliore. Furla, e l’Italia, vincono n quando sanno strappare un sorriso. 07_01_2015
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business Protagonisti
«Torno a Pitti con una storia ConTemPoranea» Dopo la vittoria a Who Is On Next?, Andrea Incontri torna a Firenze come Designer Project e per presentare in maniera creativa le sue collezioni sceglie una performance al posto della sfilata. «C’è voglia di una nuova classicità, basta abiti che si accendono e si spengono ad ogni stagione» di Andrea Bigozzi
Andrea Incontri
Palazzo Corsini, Florence. Andrea Incontri, the Italian designer, returns to Pitti Uomo, where he started in 2010. We met him on the eve of the event to talk about the collection and his brand’s vision. «I’ll come back with a contemporary story, not just outfts that turn on and off every season»
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on il mio ritorno a Firenze non desideravo fare la solita sfilata. Ho preferito mettere a punto un evento che racconti l’estetica del mio marchio a 360° con capi non solo maschili, ma anche femminili. Sarà una performance in linea con la mia idea di contemporaneo». Andrea Incontri racconta così l’appuntamento del 14 gennaio a Palazzo Corsini, che segna il suo ritorno a Pitti Uomo con la collezione del prossimo inverno. Lo stilista mantovano di origine, ma milanese di adozione, oggi anche direttore creativo del menswear di Tod’s, è stato chiamato dagli organizzatori di Pitti Immagine come Designer Project dell’edizione numero 87 del salone, per portare all’attenzione dei buyer di tutto il mondo il suo stile, lontano dalla moda facile e mordi e fuggi che detta legge sul mercato. Che significato ha il ritorno a Firenze? Quattro anni fa Pitti ha inaugurato il mio percorso professionale, iniziato dopo la vittoria di Who Is On Next?. Sono felice di poter portare nuovamente la mia collezione qui, dove tutto è cominciato. È un vero ritorno alle origini. Ritorno al luogo che mi ha portato fortuna e a una collezione che ha il suo focus negli accessori, da sempre il mio segno distintivo. Cosa può raccontarci di quello che vedremo a Palazzo Corsini? Sono contento della collezione. C’è equilibrio tra estetica e funzione. Sarà un progetto completo, che coinvolge la pelletteria, le calzature e il ready to wear, ma che prende le distanze dalle passerelle tradizionali. 20
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Sopra, un bozzetto della collezione che sarà svelata a Pitti, a destra l’ultima apparizione di Andrea Incontri a Firenze nel 2011
Cosa chiedono oggi i buyer? Non inseguono più gli abiti che si accendono e spengono ad ogni stagione, non tutti almeno. Ormai ho quasi 100 clienti nel mondo e il prodotto Andrea Incontri piace ed è richiesto, perché è reale e timeless. C’è voglia di una nuova classicità. Da sempre è paladino del made in Italy, ma a questa edizione di Pitti partecipa a un progetto con la Turchia. Non vorrà cambiare strategia? In realtà il mio è un progetto 100% made in Italy. Però per la capsule collection per l’inizaitiva “Fashion in Evolution. A Turkish Leather Story” (presentata il 13 gennaio a Palazzo Capponi, ndr) mi sono divertito a lavorare con pelli pregiate e lavorazioni artigianali che affondano le radici nella storia turca e dell’impero ottomano. Si è trattato di un’opportunità interessante di vestire in maniera unica i capi Andrea Incontri.
Per molti new designer il traguardo è superare il muro del milione di euro di vendite. Ce la fa ad arrivare fin lì? Per fortuna abbiamo superato questa soglia da un po’. Visto il mercato, possiamo dirci fortunati: in questo momento l’Asia (e il Giappone in particolare) ci premia, in Cina si stanno aprendo nuove possibilità, come anche negli Usa. Un passo fondamentale per la crescita è stato trovare partner per produzione e distribuzione delle collezioni. Per la donna lavoriamo con Kabi dal 2014, mentre per le calzature abbiamo appena firmato una licenza con Peron (che lavora tra gli altri con Rick Owens, Martin Margiela e Missoni, ndr). Questo ci dà respiro e ci permette di concentrarci sul lavoro che sappiamo fare, progettare. Piani per il futuro? Raccontare il mio progetto attraverso un negozio monomarca. È una big challenge e non è detto che non riesca a realizzarla quest’anno. Mi piacerebbe aprirlo a Milano, la città da cui sono partito. n
business sfilate Milano
Con più presentazioni Milano non perde grinta
ll-winter a f w ie v e pr 6 2015/201
A Milano Moda Uomo cala leggermente il numero delle sfilate, ma si registra un boom di presentazioni (da 26 a 36). Da Iceberg a Z Zegna, passando per Tod’s e Ports 1961, molti rinunciano alla pedana, che invece resta centrale per l’affermazione dei giovani designer di Andrea Bigozzi
From January 17th to 20th, the fashion week will take place in Milan, where some big names of Made in Italy like Tod’s, Iceberg and Z Zegna give up the runway and prefer presentations to show collections. The emerging talents are showcasing the city’s reputation for innovation.
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Iceberg
Stella Jean
Daks
Frankie Morello
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hiconomics è la parola creata dagli americani per descrivere l’abilità di essere chic economizzando. E soprattutto senza deprimersi. Ne è un esempio, fra tanti in questi tempi, anche la settimana della moda uomo a Milano, che tiene banco da l 17 al 20 gennaio con un numero di sfilate leggermente diminuito rispetto alla tornata di giugno 2014 (da 42 a 39), ma con un aumento delle presentazioni (36, contro le 26). Nel calendario dedicato alle collezioni autunno-inverno 2015/2016, messo a punto da Cnmi-Camera Nazionale della Moda Italiana, nomi come Iceberg, Tod’s, Ports 1961 (al debutto con il nuovo direttore creativo Milan Vukmirovic) e Z Zegna, che tradizionalmente comparivano nella sezione dei défilé, questa volta danno forza all’elenco delle presentazioni che, nel campo del menswear, si sono affermate come metodo alternativo ed efficace (oltre che più economico) di far conoscere le novità del proprio marchio, magari associando la promozione dei look a eventi culturali, di arte e di musica. Anche Michael Bastian per il suo debutto a Milano Moda Uomo ha optato per un appuntamento in showroom. Le defezioni sulle passerelle a Milano Moda Uomo saranno compensate da una serie di importanti rentrée e da qualche debutto “giovane”. C’è attesa per Brioni che, per i suoi 70 anni, si regala - un po’ in controtendenza - il ritorno in pedana. L’appuntamento è per il 19 gennaio, quando lo storico marchio di abbigliamento di lusso da uomo, fondato nel 1945 e oggi parte del gruppo Kering, riprende a sfilare, dopo essere stato la prima maison a pag.24
White gennaio
più spazio a sperimentazione e musica all’ex ansaldo The fair of contemporary fashion has broadened its horizons and is testing out new styles
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a data di gennaio a Milano è sempre più strategica»: lo ha sottolineato Massimiliano Bizzi nel presentare l’edizione di White che, dal 17 al 19 gennaio, mette in mostra, nelle due location di via Tortona 27 e 54 (SuperstudioPiù ed ex Ansaldo) circa 180 aziende, in crescita del 20%, con collezioni sia uomo che donna (50 circa), esposte insieme. Molte le novità e le collaborazioni attivate per il salone di moda contemporary. La crescita dell’appuntamento ha reso necessaria l’espansione all’ex Ansaldo. Qui debutta la sezione WOW 0.15, con uno speciale brand mix studiato da White in tandem con Highsnobiety, magazine di moda e lifestyle con base a Berlino e New York, punto di riferimento per la street culture. L’area si trasformerà in un set fotografco per una selezione di marchi, tra cui I love ugly e Olaf Hussein, con immagini postate in tempo reale sui siti e i social network dei due partner. All’ex Ansaldo trovano spazio anche gli occhiali di ricerca: Andy Wolf Eyewear, IC! Berlin, L.G.R., AM Eyewear e Saturnino Eyewear sono le proposte da tenere d’occhio. Special guest di White Gennaio sarà Maurizio Pecoraro con la sua collezione donna. Slam Jam, distributore di abbigliamento, fondato a Ferrara da Luca Benini e noto per aver lanciato marchi come Stüssy, Carhartt e BLK DNM, festeggia a White i suoi primi 25 anni, con un evento che ospita artisti londinesi del mondo della moda, della musica e della fotografa. La musica, in particolare, è protagonista alla rassegna: la sera di venerdì 16 gennaio è prevista in via Tortona 54 la performance di Marracash, tra i rapper più conosciuti e
Quattro giorni di vero business La fashion week di Milano vista dai buyer e dalle showroom: un appuntamento dove si fanno acquisti veri, non solo fashion show
Jane Reeve ceo Cnmi
di Angela Tovazzi
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Sostenere i giovani vuol dire favorire l’evoluzione di tutto il sistema moda. Li supportiamo con le sflate per essere più conosciuti da stampa e buyer
ROBERTA VALENTINI/PENELOPE
Milan is a business-oriented city, where to make orders «Sono piuttosto esterofla nei gusti e spesso guardo a Parigi e Londra per cercare dei nomi che facciano proposte innovative, senza freni a livello creativo. Ma Milano, con la sua offerta di fere e showroom, ha la propria identità: quella di essere una città business-oriented, dove si fanno gli ordini. Una peculiarità, riconosciuta dai buyer, che ha una connotazione positiva e che la distingue dalle altre capitali del fashion».
RICCARDO GRASSI/RICCARDO GRASSI SHOWROOM
Milan offers a week of real business, not merely fashion shows
WIVIAN BODINI/WIVIANÕS FACTORY
Roberto Cavalli
Dirk Bikkembergs
«Su Milano sono ottimista. Quest’anno il calendario di sflate è sostanzioso, con nomi nuovi e griffe che stanno ricevendo grandi conferme. È vero, sono solo quattro giornate, ma il numero dei giorni è proporzionale ai budget riservati solitamente al menswear. Soprattutto, Milano offre una settimana di acquisti veri, non solo di fashion show. In particolare in questo momento, in cui le proposte sono più accattivanti rispetto a qualche anno fa: le aziende vanno promosse, perché tutte stanno facendo grandi sforzi per dare il massimo sotto ogni punto di vista. Dello stile, della qualità, del prezzo».
The city is waking up again, thanks to the increased attention from the institutions
apprezzati, che al salone lancia l’esclusiva collezione di abbigliamento KG. Mentre una retrospettiva sulla storia dell’azienda è dedicata a Faliero Sarti, da 20 anni attivo nelle sciarpe made in Italy. Gli spunti sono tanti, tra piccoli marchi di ricerca e grandi brand che a White presentano le loro collezioni o capsule in co-branding, tra cui i colossi Adidas Originals e Reebok: aziende che oltre a fare business, in fera fanno anche marketing. (e.a.) La locandina dellÕedizione di White Milano dedicata a collezioni uomo e donna
«Negli ultimi anni, complice l’appuntamento imminente con l’Expo, la città si sta risvegliando, anche grazie a maggiori attenzioni riservate al settore da parte del Comune e delle istituzioni. Agli occhi dei compratori internazionali, Milano resta Milano: la capitale internazionale della moda. Anche se la creatività non è passata indenne dalla crisi: in questo momento c’è più fermento oltreoceano che nel Vecchio Continente, dove stilisti, aziende e buyer sono più prudenti nell’ideazione e nella scelta delle proposte, preferendo viaggiare su binari creativi già collaudati e ridurre la percentuale di rischio».
MAURO GALLIGARI/STUDIOZETA.ORG
The fashion calendar should prioritize brands with just one collection «Si parla spesso della competizione tra Milano e Parigi. Ma, almeno per l’uomo, sul fronte del business, si fanno più ordini a Milano che nella capitale francese: da questo punto di vista il primato di Milano resiste, grazie a quel “trittico” d’offerta dato dalle sflate, dalle fere e dalle showroom. C’è solo un aspetto tecnico, a livello di fashion show, da sottolineare e che potrebbe essere migliorato: nel calendario dovrebbero sflare prima quei marchi, non importa se di big o di nomi emergenti, che dispongono di un solo campionario. Com’è noto, fnché la collezione non ha sflato non è disponibile per i compratori: se viene posizionata all’ultimo giorno della manifestazione e ha un solo campionario, si preclude la sua visibilità e possibilità di vendita».
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business sfilate Milano da pag.22 maschile a farlo nel 1952. Di nuovo in passerella, dopo la pausa di una stagione, anche Jil Sander. Ma da questa stagione a tenere alto il numero delle sfilate sono soprattutto i designer emergenti, per cui lo Michael Bastian spettacolo della sfilata ha ancora un ruolo importante per affermarsi. Questa è la prima edizione di Milano Moda Uomo per Edmund Ooi, designer malese scelto da Giorgio Armani per sfilare nella sede di via Bergognone. Debutto anche per Stella Jean, mentre conferma lo show Christian Pellizzari: entrambi questi due appuntamenti sono stati resi possibili grazie a Cnmi e si sommano agli show di molti stilisti ìaround 40” in calendario (da Andrea Pompilio a Massimo Giorgetti di Msgm, passando per Tom Rebl e Julian Zigerli. «Bisogna - spiega il ceo Jane Reeve - dare la possibilità ai giovani di essere più conosciuti da stampa e buyer. Per questo forniamo loro supporto, in modo che possano portare in pedana il loro lavoro. Valorizzare gli emergenti vuol dire favorire l’evoluzione di tutto il sistema moda». Un altro segnale di vitalità intorno alla fashion week viene dal fatto che si inizia prima del solito: la sera di venerdì 16 a dare il calcio di inizio ci sono la sfilata con party a seguire di Dsquared2 e l’evento di Paul&Shark (vedi articoli pagine successive). Anche l’elenco degli eventi collaterali e opening spalmati su quattro giorni induce all’ottimismo (da Prada a Z Zegna, passando per Caruso e Pal Zileri), per una fashion week che sarà ricordata come l’ultima a cui prenderà parte Frida Giannini, che a fine febbraio lascerà la guida creativa di Gucci. Per ora, dunque, sulla leadership di Milano non si discute: è qui che vengono i più importanti buyer per comprare. Ma c’è il rischio che vadano altrove a cercare idee e fare scouting dopo l’annuncio del Cfda di dar vita a New York a un calendario dedicato al menswear che debutterà a luglio. «Non c’è nulla di male - commenta Reeve - se New York decide di seguire le orme di altre fashion week separando i calendari della moda maschile da quelli femminili, che erano in contemporanea. Vediamo cosa sapranno fare, ma l’asse MilanoPitti resta il più forte». Vero, ma meglio non dormire sugli allori. n 24
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gentleMan‘sshopping
Destinazione: la Via dell’UoMo Con Milano Moda Uomo, via Gesù si trasforma ne La Via dell’Uomo, epicentro dell’Italian style al maschile. Un progetto che si allargherà con iniziative speciali anche per l’Expo
di Andrea Bigozzi
Umberto Angeloni
As of January, Via Ges• will become Via dell’Uomo (Man’s Street). The quiet Milanese street is vying to become the epicentre of Italian classic menswear. The idea to show the road as an oasis of men’s fashion was launched by Caruso ceo Umberto Angeloni
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i un uomo elegante si è sempre detto che «sembra un lord inglese», ma da quest’anno sarà opportuno aggiornare il vocabolario con l’espressione «un gentleman di via Gesù». Perché lo stereotipo del ìbell’italiano”, attento alla raffinatezza ma non all’ostentazione, ai dettagli ma non ai trend, avrà una sola destinazione dove non solo fare shopping, ma trascorrere la giornata: ìLa Via dell’uomo”, come sarà ribattezzata la strada nel cuore del Quadrilatero milanese. Dal 17 gennaio, in concomitanza con Milano Moda Uomo, via Gesù diventa l’epicentro della vera eleganza declinata soprattutto al maschile, ma il progetto si amplierà mese dopo mese, con iniziative particolari nel periodo di Expo. «Le idee nuove non ci mancano», assicura Umberto Angeloni, ceo di Caruso e fondatore di Uman, che insieme a Sciaké Bonadeo, che rappresenta i residenti, e Vincenzo Finizzola, general ma-
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Non sarà la versione italiana di Savile Row. Quella inglese è una via di sarti, la realtà di via Gesù è molto più ampia e articolata
nager del Four Seasons Hotel (che si trova nella strada) ha dato vita a un consorzio per accelerare la trasformazione di via Gesù in vera arteria del menswear internazionale, ma anche in veicolo di promozione per la città. «Il primo passo - elenca Angeloni - è quello di raccontare la storia di via Gesù, presentandola sì come la strada dello stile maschile, ma anche come una via importante della vita e della cultura di Milano». Le modalità scelte per comunicare questa ìdestination” nata nel 1498 non solo agli addetti ai lavori, ma anche ai turisti e ai gentlemen di tutto il mondo, saranno svelate proprio il 17 sera quando via Gesù/ via dell’Uomo finirà “in prima pagina” grazie a tre eventi (primo fra tutti l’opening di Caruso a cui si aggiungono quelli di Luciano Barbera e Doucal’s) e la sfilata di Versace, fissata nello storico palazzetto della maison che si trova al civico 12. Dopo questo esordio, che avrà il patrocinio sia di Pitti Immagine
In 270 metri di lunghezza, la strada ospita la sede di Versace e raccoglie grandi brand, sartorie e multimarca. Tra i new opening Luciano Barbera e Stefano Ricci
che di Camera Nazionale della Moda Italiana, ci sarà spazio per altro. Sul tappeto varie idee (l’utilizzo di new media, collaborazioni con le scuole) e altri patrocinii a cui si sta lavorando. Ciascuna realtà, commerciale e non, che ha aderito al progetto e che si affaccia su questi 270 metri di strada potrà dare un contributo. L’elenco degli associati comprende, oltre ovviamente a Caruso e a Uman, brand del lusso come Luciano Barbera (in apertura), Barba Napoli, Brioni, Doriani Cashmere, Kiton, Stefano Ricci (che nei prossimi mesi aprirà un flagship, dove un tempo si trovava la boutique donna di Brioni), Tincati e Zilli. Alla lista si aggiungono artigiani della calzatura come Bar-
go vero, dove si promuove uno stile di vita e che non chiude ogni sera con le saracinesche dei suoi negozi». Angeloni crede talmente tanto nelle potenzialità dell’iniziativa Via dell’Uomo, che ha deciso di investirci direttamente e su più fronti. Come detto, l’imprenditore, che in passato è stato a.d. di Brioni, inaugurerà il primo monomarca italiano di Caruso (vedi box sotto). Ma il taglio del nastro alla fashion week non sarà il punto d’arrivo di questa storia, né per la Via dell’Uomo, né per Angeloni, che sta portando avanti anche il progetto monobrand di Uman: la location è il civico 10 di via Gesù, dove già si trovano l’atelier del marchio e lo studio dell’imprenditore e dove ha vissuto per 25 n anni Vico Magistretti.
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Caruso apre a Milano The Italian menswear label Caruso opens in Milan a 4,000-square-foot store next to the Four Seasons Hotel soli due mesi dall’inaugurazione sulla 58esima strada di New York, il marchio Caruso è già pronto per lo step successivo: il fagship store milanese che sarà inaugurato il primo giorno della fashion week in via Gesù al civico 4. Nel grande spazio di 400 metri quadrati, su un unico livello, adiacente all’hotel Four Seasons, che sino ad agosto ospitava Saint Laurent. «Più che l’opening di una boutique - spiega l’a.d. di Caruso, Umberto Angeloni - per noi questo progetto equivale a un biglietto da visita interattivo del mondo Caruso. La boutique di Milano servirà a far conoscere il marchio». La realtà sartoriale di Soragna fattura 60 milioni di euro, ma nei piani di espansione prevede l’apertura di una serie di nuovi store, quasi uno ogni sei mesi. Dopo New York e Milano, sarà la volta di capitali come Londra, Shanghai e Tokyo. E con un continuo (a.b.) incremento del fatturato.
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ret, Doucal’s, Silvano Lattanzi e le sartorie iconiche come De Luca, Mariano Rubinacci e gli orologi vintage di Cacciari Salvati. Via Gesù, quindi, si prepara a imporsi nel Quadrilatero e a diventare punto di riferimento per il menswear internazionale. «Questa strada - tiene a precisare Angeloni - ha sempre avuto un allure maschile, ideale per un pubblico raffinato, non ci siamo dovuti inventare un habitus che non le apparteneva. Con il suo carattere discreto e tranquillo è davvero la cornice ideale del new gentleman». «Ma non paragonatela a Savile Row a Londra - avverte - perché questo è un luo-
Un look Caruso fall-winter 2015/2016
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business Protagonisti
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1. e 3. Dean e Dan Caten oggi e in un ritratto d’annata. 2. La prima sflata maschile Dsquared2 a Milano fall/winter 96/97 4.Lo store appena inaugurato a Los Angeles
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Dsquared2 raddoppia a Milano per i 20 anni
Dean e Dan Caten festeggiano alle sfilate due decadi di moda maschile. «20 anni fa è cominciata la più incredibile avventura della nostra vita: ora guardiamo avanti, è il momento di costruire». Tra i progetti futuri store a Milano, Miami e Londra di Andrea Bigozzi
Dsquared2 has come full circle as it turns 20 years old. The brand has just become an adult, but still displays youthful energy aplenty. The Caten twins celebrate their growing story by opening a second store in Milan, a move intended to be an appraisal of the italian craftsmanship that lies at the core of their value proposition.
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e pensiamo a quante cose abbiamo fatto in 20 anni ci sembra quasi impossibile averle realizzate davvero»: sono stupiti Dean e Dan Caten, nel ripercorrere le tappe della crescita di Dsquared2 alla vigilia della festa per i 20 anni di moda maschile e della presentazione della nuova collezione, fissata il 16 gennaio all’Hangar Bicocca di Milano. Un percorso stilistico/imprenditoriale che si è legato anche alla loro vita, degno di un copione cinematografico: padre napoletano emigrato in Canada, ultimi di nove fratelli, la fuga in Italia a caccia del successo. «In questi 20 anni abbiamo realizzato un sogno, la moda, ma siamo già pronti per i prossimi 20. Restiamo fedeli al nostro motto, che riassume la filosofia in cui crediamo: “Born in Canada, Made in Italy, Living in London”», sorridono i gemelli canadesi, che dal 2005 a oggi hanno scostruito un piccolo impero da circa 200 milioni di euro di fatturato.
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Qual è la prima immagine che vi torna in mente ripensando a questi primi 20 anni di attività? È quella degli esordi, quando abbiamo deciso di trasferirci in Italia. All’inizio avevamo pensato di andare negli Usa ma, in caso di fallimento, sarebbe stato troppo facile tornare a casa e così abbiamo deciso di trasferirci qui. Eravamo determinati, come tutti i giovani designer che sognano di sfondare nel mondo della moda. Ma avevamo un sogno, quello di creare Dsquared2 e non abbiamo mai mollato. Da ieri a oggi: qual è invece l’immagine del presente? Ogni nostra ultima sfilata. In tutte passerelle promuoviamo la nostra idea di lusso alternativo, che nasce dall’idea di mixare pezzi sartoriali con altri più casual. Per noi il vero lusso è il confort assoluto.
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Per i prossimi 20 anni cosa dobbiamo attenderci? Abbiamo in cantiere cose bellissime e innovative. Siamo in crescita e ci sentiamo già pronti per i prossimi 20 anni: questo è il momento di spingere sull’acceleratore, costruire e creare. Dopo New York poche settimane fa, questo inizio del 2015 ha in agenda opening importanti a Milano (in Porta Nuova, secondo store in città, ndr), Miami e Londra. C’è spazio anche per nuove licenze? Gli ultimi anni sono stati davvero densi di avvenimenti. Dal 2007 a oggi al ready to wear si sono aggiunti i profumi, l’eyewear, la linea bimbo. L’anno scorso è stato inaugurato Ceresio7, il ristorante sul roof top della nostra sede milanese. Abbiamo ricevuto altre offerte per ampliare la gamma prodotto, ma preferiamo fare un passo alla volta. Cosa rappresenta per voi professionalmente l’Italia? L’Italia è il meglio della manodopera. Qui abbiamo trovato un gruppo di aziende di grande tradizione, che ci hanno aiutato a costruire collezioni sempre più sofisticate e ricche di dettagli. Sarebbe impossibile farne a meno. Un desiderio soffiando sulle candeline? Ne abbiamo tanti...ma non vogliamo rivelarli per scaramanzia! n
business Protagonisti
Paul&Shark trova casa a Milano Il marchio dello squalo lascia Pitti e sbarca a Milano per la settimana della moda, dove presenta la nuova showroom. «Riposizioniamo il marchio senza tradire il nostro dna», dice l’a.d. Dini. Intanto l’espansione retail fa tappa in Usa di Andrea Bigozzi
«Paul&Shark will have to complete its migration from product casual and innovative to a brand of style. We have chosen to leave Pitti to show our collections in the showroom we have just opened in Milan». This is what the road ahead looks like for the ceo Andrea Dini
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Un look aul&Shark, brand creato 40 anni fa della collezione dall’industria tessile varesina Dama, fall winter dopo una lunga militanza al Pitti di 2015/2016 Firenze fa il grande salto e debutta alla Paul&Shark settimana della moda uomo di Milano. Non con una sfilata, non ancora almeno: piuttosto un evento, il 16 gennaio, nella va chissà». Un salto, giornata che precede l’iniquello di Paul&Shark, zio della manifestazione, non solo geografico: in cui mostrare non solo lasciare Pitti a Firenla collezione maschile auze e i suoi stand per il tunno-inverno 2015/2016, capoluogo lombardo e ma anche la nuova showrole sue sfilate significa om di mille metri quadrati mettere a punto una aperta in Brera. «Pitti resta strategia di upgral’appuntamento centrale ding, cercando un poper le aziende del menswesizionamento ancora ar, ma ora Paul&Shark sta più alto sul mercato sviluppando un nuovo Andrea Dini, ceo di Paul&Shark attraverso le tre linee modello commerciale che Luxury, Smart Cavede in Milano il suo nuovo sual e Sportswear. «Il nostro brand - racbaricentro. Del resto è qui, ormai, che si conta l’a.d. - deve completare la migraziotrovano quei buyer a cui ci rivolgiamo», ne da prodotto innovativo, legato alle respiega Andrea Dini, presidente e ammigate e allo sport, a marchio di sportswear nistratore delegato dell’azienda, fondata urbano di lusso, tecnologico ed elegante. dal nonno negli anni ‘50, che produce e Vogliamo crescere in questo segmento, distribuisce il brand dallo stile nautico. perché c’è spazio. E per farlo, oltre che sul «Con questa stagione - prosegue - inauguprodotto, lavoreremo sull’immagine e il riamo lo spazio di via Ciovassino 3, da cui retail. Flagship come quelli di Montenaseguiremo tutti i clienti italiani che pripoleone a Milano o di Canton road a Hong ma erano suddivisi per aree geografiche, Kong sono strategici, visto che queste rementre il business estero per il momento stano le vie dello shopping di lusso più sarà ancora gestito dal quartier generaimportanti». La base da cui si parte sono i le alle porte di Varese, ma in prospetti-
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170 milioni di euro di ricavi nel 2014 (in linea con l’esercizio precedente) con una quota dell’export dell’80%. La prospettiva, stando ai piani della Dama, è di mantenere anche quest’anno lo stesso giro d’affari o di incrementarlo leggermente. «Il clima dei consumi non è buono, in mercati centrali come la Russia e la Cina. Ma restiamo ottimisti», afferma Dini. La nuova strategia di posizionamento punta ad aggredire subito gli Stati Uniti. «Negli Usa abbiamo già messo radici con boutique a New York, Los Angeles e Miami (che amplieremo), alle quali affiancheremo altre due insegne a Las Vegas, all’interno del Caesars Palace, e a Houston nei prossimi 12 mesi». Il governo della distribuzione (250 monobrand di cui 20 diretti e 1.500 clienti multimarca) resta un fattore chiave per lo sviluppo di Paul&Shark e coinvolge, oltre all’estero, anche l’Italia: «Vogliamo essere sempre più presenti nel nostro Paese - conclude Dini - dove abbiamo in cantiere due opening a Roma e a Verona. Tuttora la forza di un marchio italiano dipende dal suo posizionamento nel mercato domestico». n
business TESTIMONIANZE Giorgio Armani
Menswear e oltre:
la parola a quattro big Giorgio Armani, Ermenegildo Zegna, Versace e Prada: come interpretano il menswear, quali sfide stanno affrontando, il punto sulle loro strategie distributive di Marcelo Crescenti
Menswear and customization, a closer and closer relationship, reaffrmed by the success of the Made to Measure line by Giorgio Armani.
ella moda maschile continua la richiesta di capi personalizzati e noi
«Nabbiamo colto questa tendenza in anticipo, con la linea Made to Measure: lanciata nel 2006, offre possibilità di personalizzazione praticamente uniche. La collezione è disponibile in molti negozi Giorgio Armani, tra cui quello aperto di recente ad Amburgo, nel quartiere Neuer Wall».
Gildo Zegna
Ceo di Ermenegildo Zegna Not only formal outfts: Gildo Zegna, CEO of Ermenegildo Zegna, underlines that the brand stands for much more. At present, 60% of the turnover comes from formalwear and new developments are foreseen for the accessories.
«Gli accessori saranno i nuovi protagonisti» uomo Zegna: quali le caratteristiche salienti e come sta cambiando? L’ Con il tempo abbiamo imparato a rispondere alle esigenze stilistiche delle più svariate tipologie di clienti. Ermenegildo Zegna è la collezione principale, che genera anche la quota maggiore di fatturato. Con il nuovo posizionamento della linea ZZegna intendiamo rivolgerci a una clientela più giovane e alla moda, mentre i capi couture, che sfilano in passerella e sono disponibili esclusivamente nei monomarca, si rifanno alle caratteristiche distintive del brand. Molti continuano ad associare il nome Zegna ai classici abiti maschili... Ma noi non siamo solo questo. Se è vero che gli abiti da uomo continuano a rappresentare la categoria di prodotto dominante, da tempo non siamo più considerati come una realtà che si dedica esclusivamente al formalwear e i nostri clienti wholesale lo sanno bene. Ci siamo spogliati di un’etichetta limitativa, per diventare sinonimo di abbigliamento maschile di lusso. Che percentuale del fatturato è attribuibile al formalwear? Circa il 60%. Il resto è suddiviso in upper casualwear, accessori e calzature, in una combinazione perfetta, mentre il segmento lusso offre ancora molte opportunità. Ad ogni modo, le percentuali sono destinate a cambiare in futuro. I nuovi protagonisti saranno gli accessori, per cui prevedo ottime possibilità di crescita, sia nei negozi diretti, che nei punti vendita wholesale. 30
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Gian Giacomo Ferraris
Ceo di Versace One could believe that womenswear is the core business of Versace. Actually, it is worth the same as menswear. For the brand, as revealed by CEO Gian Giacomo Ferraris, retail is more and more important, although wholesale is essential. As for the European market, even now it deserves to be invested in.
«Donna e uomo, uguali nel fatturato» alcuni mercati, Versace è considerato prevalentemente un marchio di moda femIAnminile. Qual è il ruolo del menswear per la griffe? livello di fatturato, le collezioni uomo e donna firmate Versace hanno esattamente la stessa importanza: può sorprendere, ma è così. Per ampliare il business, molti brand di lusso puntano sui negozi monomarca, limitando il segmento wholesale. Voi come vi comportate? Il 60% dei ricavi deriva dal segmento wholesale e il 40% dal retail. Un rapporto probabilmente destinato a invertirsi tra qualche anno, senza per questo mettere in secondo piano i nostri partner wholesale. Su questo non c’è dubbio e non intendiamo assolutamente passare per arroganti. I ìbuoni” partner hanno spesso opinioni diverse rispetto agli store manager assunti e talvolta sono spudoratamente sinceri, quando si tratta di fare un commento sui prodotti e i canali di distribuzione. Per noi il loro feedback è essenziale. Come vede la situazione del mercato europeo della moda? Sono convinto del fatto che valga tuttora la pena di investire nel nostro continente. Solo chi occupa un posto di rilievo sul territorio europeo può davvero avere successo con il suo brand a livello mondiale. Non a caso, tra i nostri opening recenti spiccano quelli di Roma, Barcellona, Lisbona e Düsseldorf.
Stefano Cantino
Direttore Marketing, Communication and Commercial Development di Prada Group Menswear is growing at Prada, as confrmed by Stefano Cantino, Marketing director of the group. Cantino stresses the importance of bespoke tailoring and announces new developments in the feld of e-commerce.
«Cresciamo con la moda maschile e rinnoviamo l’e-commerce» uanto conta il menswear per Prada? Q » un segmento in forte crescita in tutte le aree, con un aumento delle vendite nelle merceologie più disparate, compresi gli accessori da viaggio. In questo settore diventa sempre più importante il contatto diretto con il cliente, anche in ragione della crescente domanda di abiti personalizzabili. Per questa ragione abbiamo deciso di investire sul canale diretto, in modo da offrire ai nostri clienti un’esperienza completa ed esclusiva. Quanto è importante per lÕuomo lÕofferta su misura? Oggi gli abiti su misura, e in generale i prodotti in edizione limitata, sono certamente una delle aree di maggiore potenziale nel menswear di lusso. In questa logica, è fondamentale costruire e preservare un rapporto di reciproca fiducia con la clientela. Prada e lÕe-commerce: come lo gestite? Gestiamo direttamente l’e-commerce, perchÈ non vogliamo ìdiluire” il dna e l’immagine del marchio. In fondo, è la stessa impostazione che applichiamo ai nostri negozi. Abbiamo recentemente riconfigurato e rinnovato il sito prada.com e investiremo ulteriormente sullo sviluppo dell’e-commerce su tutti i mercati, con particolare riferimento agli USA. 07_01_2015
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business BUYERS’ OPINION
Dal tailoring all’athleisure: i trend vincenti
La moda maschile vista con gli occhi di quattro top buyer internazionali, alla vigilia di Pitti e Milano Moda Uomo. Sempre più forte il binomio sport-fashion. Budget stabili o in aumento di : Elisabetta Campana
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Quali i best seller di abbigliamento uomo dell’autunno-inverno 2014/2015? I must have di questa stagione fredda sono stati le giacche tipo motociclista, i pantaloni stile biker e quelli ispirati allo jogging. Sul fronte sartoriale, la nostra collezione Saks Fifth Avenue è un top seller.
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Quali i best seller di accessori uomo dell’autunno-inverno 2014/2015? Gli zaini sono gli accessori preferiti dalla nostra clientela maschile.
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Quali le novità nell’assortimento maschile della prossima stagione fredda? Aggiungeremo al nostro assortimento designer innovativi e le collezioni contemporary più all’avanguardia.
Eric Jennings SakS FiFth avenue new York Il business di T-shirt grafche e felpe è ancora importante, a testimonianza del fatto che lo streetwear continua a infuenzare la creatività stilistica.
Best seller di stagione sono stati gli zaini e i fazzoletti da taschino.
Adrian Ward-Rees Lane CrawFord hong kong Questo autunno-inverno la nostra clientela maschile ha premiato in special modo le proposte di Givenchy, Dolce&Gabbana, Philipp Plein e Dsquared2.
Senza dubbio gli zaini sono stati al top delle vendite.
In una stagione non facile per le vendite in Italia, si sono delineati due tipi di clienti: gli uomini (più di nicchia) che ricercano il meglio del meglio in termini di proposte moda. E quelli (in numero maggiore) che invece hanno puntato più su capi durevoli e di qualità, all’insegna di un acquisto mirato e intelligente.
Non esistono più dei veri best seller, perché l’uomo compera solo ciò che gli piace e lo attrae al momento: è un cambiamento epocale.
Luc Dheedene verSo anversa
Beppe Angiolini SuGar arezzo 32
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Da un lato stiamo puntando sul tailoring interpretato in chiave moderna e, dall’altro, stiamo rinvigorendo l’offerta di denim con proposte particolarmente allettanti.
A livello di assortimento, incrementeremo la proposte più esclusive e particolari. Parallelamente aumenteremo l’offerta sportswear.
Investirò sempre più su proposte di indiscussa qualità e su designer innovativi.
DolCE&GabbaNa
The quotes of four top buyers from the United States, Hong Kong, China, Belgium and Italy highlight the growing importance of well tailored leisurewear. Sport-fashion combos are increasingly popular for men not willing to sacrifce comfort. Stable or growing budgets for the next fall-winter season.
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Quali i trend vincenti dell’autunno-inverno 2015/2016?
L’activesport continuerà a infuenzare il trend dell’“Athleisure” e del luxury loungewear.
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A cosa l’uomo non rinuncerà per la prossima stagione fredda?
Nel guardaroba maschile della prossima stagione fredda non potranno mancare scarpe e accessori in pelle brunita, sciarpe “plaid” e cappotti in versione cardigan.
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Il budget uomo • in aumento, in diminuzione o stabile?
I nostri budget per il menswear del prossimo autunno-inverno rimarranno stabili.
GivENChy
Le sovrapposizioni saranno vincenti: in Asia piacciono molto, perché permettono di creare un look più espressivo e personalizzato. In tema di accessori, le sneaker continueranno a essere protagoniste, seguendo l’evoluzione dei vari stili del menswear.
La clientela non rinuncerà alle silhouette “bomber”, alle sovrapposizioni, alle T-shirt a manica lunga, ai pantaloni con il cavallo basso e a quelli aderenti. Brand come Givenchy, Marcelo Burlon e Neil Barrett continueranno a piacere nell’ambito street fashion, così come Lardini, Boglioli e Tomorrowland in quello più sartoriale.
Il business del menswear continua a performare molto bene a Hong Kong e in Cina Mainland. Noi investiremo di conseguenza.
Il must sarà l’“athleisure”, lo stile all’insegna del comfort che trae ispirazione dallo sport.
Il prossimo autunno-inverno saranno un must le sneaker Buscemi e le proposte sportswear di lusso.
Sono moderatamente ottimista: aumenterò gli acquisti di abbigliamento e accessori maschili del 5%.
I trend si giocheranno su forti contrasti tra l’“athleisure”, l’high fashion street e la fashion couture e, ovviamente, il classico sartoriale.
Il must have dell’autunnoinverno 2015/2016 sarà il “cappotto perfetto”, la cui bellezza si basa su dettagli ricercati, tessuti particolari e pregiati e sulla sartorialità.
Confermo lo stesso budget dello scorso autunno-inverno.
DSquarED2 07_01_2015
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87° PITTI IMMAGINE UOMO | Firenze 13/16 Gennaio 2015 Padiglione Centrale Piano Terra – Stand A5-B9
angelonardelli.it - store.angelonardelli.it
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business menswear bagutta
Una limited edition per i 40 anni In occasione dell’anniversario, il brand lancia una capsule in partnership con Albini Group Bagutta launches with Albini two models in Super Popeline 200 and presents Bagutta Evoluzione un classico, la caRunaileggere micia bianca, alla luce di nuova ricerca sui materiali e sui dettagli: era il 1975 quando Pino Gavazzeni individuò il concept per il lancio di Bagutta. A distanza di 40 anni, che hanno visto l’affermazione e l’espansione del brand a livello internazionale, il marchio rende omaggio alla sua storia con una limited edition d’eccellenza. E grazie alla partnership con il Gruppo La camicia maschile Bagutta Albini presenta una camicia prodotta in edizione limitata e realizzata nel pregiato Super bianca in due modelli, uomo Popeline 200 e donna, realizzata nel pregiato Super Popeline 200, un tessuto ottenuto da un filato sottilissimo ed esclusivo in cotone egiziano Giza 45 della collezione haute de gamme David & John Anderson: un filato talmente fine, che per realizzare una camicia ne servono 75 chilometri. Non solo. In occasione di Pitti Immagine Uomo viene presentata anche la nuova Bagutta Evoluzione: si tratta di una «collezione nella collezione», come spiega Antonio Gavazzeni, alla guida insieme al cugino Andrea dell’azienda di Arcore Cit. Un’offerta che rappresenta la frangia più innovativa e all’avanguardia della produzione Bagutta, con una trentina di capi uomo e donna, in primis camicie, giacche-camicie e abiti dai tessuti diversi. «Noi siamo e restiamo camiciai - puntualizza l’imprenditore - ma dai negozi, soprattutto quelli esteri e focalizzati sul womenswear, è arrivata la richiesta di ampliare l’assortimento con altre categorie di prodotto». Bagutta Evoluzione sarà venduta esclusivamente nella showroom milanese del marchio, in via Tortona, e commercializzata nei monomarca di Milano e nei multibrand a livello worldwide. Una rete distributiva anch’essa in progress. «Abbiamo terminato il restyling dei nostri negozi di via Fiori Chiari e via San Pietro all’Orto e di alcuni corner - racconta Gavazzeni -. E ora il nostro impegno è focalizzato ad ampliare il network retail. Entro il 2015 puntiamo a inaugurare una vetrina Bagutta a Roma, dove stiamo cercando la location giusta, mentre rimane sempre aperta l’ipotesi Londra». Senza dimenticare il côté online: «Siamo ancora in fase di definizione del progetto - anticipa Gavazzeni - ma entro l’anno prossimo vogliamo essere pronti anche con il nostro e-shop». (a.t.)
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07_01_2015
Digel
Mix&match e servizio per crescere anche in Italia From Germany to the world: Digel is an ever more successful brand, thanks to a “mix&match” approach and high attention to service. L’espressione chiave per comprendere l’essenza di Digel è “The Menswear Concept”, ossia un concetto, prima ancora che un prodotto. Lo sottolinea Cristobal Felipe Machhaus, export manager per il Sud Europa del marchio, fondato nel 1939 da Gustav Digel, con sede a Nagold in Germania. «Per i clienti, compresi quelli italiani, Digel rappresenta una scelta sicura - dice Machhaus -. Il perché è semplice: modelli contraddistinti da uno stile contemporaneo in materiali di qualità, pensati in un’ottica di “mix & match”, ossia capi coordinabili in modo personalizzato, anche con taglie differenti tra la giacca e il pantalone, superando Un modello Digel per l’autunno-inverno 2015 un concetto “rigido” di outft». «Grazie a un centro logistico dotato di uno stock service di circa 200mila capi - prosegue il manager - i clienti sanno di poter contare su un’offerta continuamente rinnovata e su riassortimenti rapidi, a prezzi concorrenziali». Il brand è presente in 200 multimarca italiani, «dall’Alto Adige alla Sicilia» puntualizza Machhaus, accennando anche alla collaborazione con Coin, dove Digel è commercializzato per ora in sette store. «Il ruolo del Belpaese nell’aumento del fatturato, passato dagli 82 milioni del 2013 ai 90 del 2014, è stato determinante - conclude Machhaus - insieme a quello di altre aree come Francia, Benelux, Russia, Scandinavia, Svizzera e Austria». Mercati nei quali viene realizzato complessivamente il 60% del giro d’affari. «Siamo un’azienda internazionale - conclude Machhaus - e per tutti i territori in cui siamo presenti vale la stessa regola: rispetto per il mercato, collaborazione con i negozianti». (a.b.)
Angelo Nardelli 1951
Ricavi in crescita del 10% nel 2014. E nel 2015 accelera in Usa e Corea The Connemara jacket and the Cinquantuno total look pinpoint the ecclectic style of Angelo Nardelli 1951, a growing brand. Innovare il classico è un imperativo per la Angelo Nardelli 1951, azienda del menswear di Martina Franca che, come ribadisce la marketing manager Paola Nardelli, investe sempre di più nella ricerca sulle collezioni. Uno dei fori all’occhiello è la Connemara Jacket: venduta insieme a un cappellino anti-pioggia da sistemare in una delle innumerevoli tasche interne, è leggerissima e costruita su una base materica idrorepellente e antimacchia. Importante anche il ruolo del total look Cinquantuno, che per l’autunno 2015 presenta giacche e pantaloni di vestibilità asciutta in lane a quadri di diverse dimensioni, coordinati componibili a seconda dei propri gusti, cashmere jacket di mano morbida nella gamma “Hydro” e modelli tinti in capo. Nel 2014 l’azienda ha incrementato i ricavi del 10%, a quota 16 milioni Un “patch suit” di euro, con un 35% di export, soprattutto verso l’Ue, la Cina, il Giappone e in lana lavata gli States. «Un mercato, quest’ultimo - prosegue Paola Nardelli - in cui siamo della collezione pronti a espanderci ulteriormente. Interessanti anche le opportunità in Corea Cinquantuno del Sud». A luglio la Angelo Nardelli ha aperto l’ultimo in ordine di tempo fra gli di Angelo 11 monomarca (di cui sei in Italia) in Albania, a Tirana. Perché in questo Paese? Nardelli per l’autunno-inverno «Riteniamo - risponde Paola Nardelli - che sia tra le nazioni emergenti da tenere 2015/2016 d’occhio e, tra l’altro, l’intesa con il partner locale è ottima. I risultati di sell out sono in linea con le aspettative». E il web? «L’e-commerce è partito circa un anno fa: siamo in fase di ottimizzazione, ma il primo bilancio è buono. Stiamo lavorando per migliorare la brand reputation online e potenziare gli strumenti di vendita per i dispositivi mobile». (a.b.)
business menswear aLessanDrO DeLL’aCQUa
Dopo l’uomo rinasce anche la donna
La Ve.An.Fashion, già licenziataria del menswear, ha siglato un contratto decennale per la produzione della linea femminile. Il debutto ufficiale è fissato per febbraio, ma i primi look saranno visibili già alla fashion week maschile Ve.An.Fashion, already a licensed manufacturer of menswear products, has signed a ten-year contract for the production of a womenswear line. The official release date is set for February 2015, but the first few looks will be on show during men’s fashion week l womenswear di Iqua, Alessandro dell’Acormai da qualche stagione assente dal mercato (e slegato dall’omonimo stilista fondatore), torna alla ribalta con l’autunnoinverno 2015/2016 su iniziativa della Ve.An. Fashion, già licenziataria del marchio per la linea uomo. Il ritorno look della ufficiale sulle scene è Un p.e. 2015 di previsto a febbraio con Alessandro le sfilate donna, ma i pri- Dell’Acqua e mi look della collezione un’anticipazione dell’a.i. saranno presentati in 2015/2016. anteprima, insieme alla Tutto al maschile collezione maschile del brand, nella showroom di via Rezia a Milano. «È stato lo stesso mercato a chiederci questo ritorno. Ci siamo resi conto di quanto per i nostri clienti fosse importate affiancare al menswear anche i capi femminili», racconta Salvatore Toma, che in azienda si occupa di gestire la strategia commerciale del ready to wear a marchio Alessandro Dell’Acqua. Il rilancio della linea sarà supportato da una strategia distributiva proiettata sui mercati internazionali e la Ve.An.Fashion (che ha firmato un contratto di licenza di 10 anni) sta già lavorando a una serie di partnership distributive. «Il consumatore ora non cerca più solo le grandi griffe e i monumentali flagship store, ma richiede brand 100% made in Italy con un ottimo rapporto qualità prezzo, per questo il progetto Alessandro dell’Acqua si sta sviluppando bene e il ritorno in pista della donna darà un’accelerazione al business», assicura l’imprenditore che guida anche la Gst, azienda di Sava (Taranto) che produce Havana&Co., AngeloToma e JulianKeen. (an.bi.)
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Gruppo Paoloni
Un premio all’affdabilità e progetti di retail marketing After having gained the Cribis D&B rating 1 “Most reliable” certifcation, Paoloni group focuses on the foreign expansion of the eponymous brand and on a new retail marketing project for Manuel Ritz Dopo un 2013 all’insegna della crescita (con un fatturato intorno ai 60 milioni di euro, in aumento del 10% e con esportazioni a quota 37%, contro il 10% del 2011), il 2014 è stato ancora all’insegna delle soddisfazioni per il Gruppo Paoloni, che a novembre ha ricevuto il Cribis D&B Rating 1 “Most reliable”, emesso dall’omonima società, specializzata nella fornitura di informazioni economiche. Una certi- Il rendering di uno dei nuovi corner Manuel Ritz fcazione che viene assegnata ogni anno solo al 6% degli oltre 5 milioni di imprese italiane, in base alla loro affdabilità. Alla Manifattura Paoloni fanno capo quattro marchi: Paoloni (storicamente sinonimo di menswear elegante), Manuel Ritz (nato con l’uomo ma recentemente affancato dalla donna, contraddistinto da uno stile sartoriale ma anti-convenzionale), Msgm (frutto della partnership con il designer Massimo Giorgetti) e Montecore, capispalla maschili e femminili di alta gamma, «per una vita attiva e impegnativa». Le novità si concentrano soprattutto su Paoloni che, forte di un +10% di ricavi nel 2013, si sta facendo strada in mercati come il Giappone, la Turchia e l’ex Urss, e su Manuel Ritz, che si è servito di un pop up store avviato a novembre presso la boutique Maxence di avenue des Champs-Elysées a Parigi per varare iniziative di retail marketing. Queste comprendono: da un lato l’allestimento di shop in shop e corner contraddistinti da sistemi modulari personalizzati e, dall’altro, nuovi progetti vetrina, realizzati in collaborazione con i clienti italiani ed esteri e promossi sui social media, con lo strumento della geolocalizzazione. (a.b.)
Eleventy
Pronti per lo sviluppo internazionale, puntando sul made in Italy The acquisition of 51% of the Milanese lifestyle brand Eleventy by Vei Capital is a clear sign of the consolidation of the latter’s wholesale channel and the development of its international retail operations Il 51% del lifestyle brand milanese Eleventy First Class Made in Italy è stato recentemente acquisito da Vei Capital, la holding di investimento costituita nel 2010 da Palladio Finanziaria, Assicurazioni Generali, Intesa San Paolo, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Negli obiettivi di Vei e dei fondatori e manager del marchio, Marco Baldassari, Paolo Zuntini e Andrea Scuderi, ci sono il consolidamento del canale wholesale e lo sviluppo di quello retail su scala internazionale. Un’operazione che prevede investimenti per 13,5 milioni di euro. Nel mirino il Nord America, dove il brand uomo e donna ha avviato una joint venture distributiva con alcuni investitori, tra cui Earl Rotman, membro del cda dei department store Hudson Bay e Saks Fifth Avenue. Ma anche i Paesi del Golfo, area che ospiterà sette nuovi monomarca a insegna Eleventy, in partnership con il gruppo Al Fashim di Abu Dhabi. Importanti investimenti sono in programma inoltre nel Far East. In Corea, dove il marchio è già attivo grazie all’alleanza con Handsome (che fa capo al colosso Hyundai), l’obiettivo è di portare i negozi dagli attuali 3 a 11, mentre in Cina la previsione è di aprire altri 13 monobrand shop, in tandem con il gruppo Pailameng. Nell’espansione di Eleventy non manca una tappa nel nostro Paese e nel Vecchio Continente: dopo il closing dell’accordo con il gruppo Russo-Capri, un negozio debutterà a breve nella piazzetta di Capri, mentre in Europa il marchio si concentrerà sullo sviluppo di fagship store di proprietà. Garantire la migliore qualità possibile al miglior prezzo sul mercato è l’obiettivo della label, nota per l’attenzione ai dettagli e alle lavorazioni, eseguite da maestranze italiane. (a.t.)
Un outft Eleventy uomo per l’autunnoinverno 2015/2016
business RITRATTID’AZIENDA
L’eredità di Nicola Bardelle, il nuovo corso aziendale, i progetti nel womenswear, l’avanzata nel retail worldwide. Da Jacob Cohën si continua a pensare in grande, ma fedeli a un concept di nicchia: quello che ha trasformato il jeans da lavoro in un pezzo sartoriale deluxe
1. Lo stile Jacob Cohën nella campagna per la primavera-estate 2015: gli scatti sono ambientati a L’Avana (Cuba) e frmati dal big della fotografa Steve McCurry 2. Marco Tiburzi, direttore marketing di Giada, dal 2004 licenziataria del brand 3. Una delle fasi di produzione dei jeans Jacob Cohën: in primo piano l’aforisma “Go to bed with a dream, wake up with a purpose” ricamato a contrasto 4. Un’immagine del capo fnito, con l’iconica etichetta in cavallino 5. Il monomarca Jacob Cohën di Taormina
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Jacob Cohën: «Cuore in Veneto, ambizioni internazionali» di Angela Tovazzi
After the death of Nicola Bardelle, the author of Jacob Cohën’s success, the luxury jeans brand has rejoined the race with two trajectories: emphasis on its feminine offerings and continued colonization of international markets with new fagships. Today it totals a 60 million in sales (+10%).
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a circa due anni a questa parte alla Jacob Cohën è cambiato tutto. Eppure tutto è rimasto come prima. Nella sede di Giada - azienda di Adria, a 20 chilometri da Rovigo, dal 2004 licenziataria del luxury brand di jeans - incontriamo il direttore marketing Marco Tiburzi, ma i riferimenti a colui che fino all’agosto 2012 era l’anima del marchio, Nicola Bardelle, scomparso a 45 anni in un tragico incidente in Francia, sono continui. Imprescindibili. «Alla Jacob Cohën c’è un prima e un dopo Bardelle - spiega Tiburzi - però l’imprinting di Nicola sull’azienda continua a essere molto forte. Il prodotto era, ed è ancora, emanazione diretta della sua visione della vita, il culmine di una grande energia proattiva e contagiosa, che qui dentro si respira ancora». La fedeltà a quello che lui aveva immaginato, e inseguito con ostinata convinzione, rimane totale: i jeans deluxe dal taglio
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sartoriale, la tela denim Kurabo portata dal Giappone, i tessuti in esclusiva di eccellenze italiane quali Carlo Barbera, Loro Piana e Vitale Barberis Canonico, la ricerca quasi alchemica dei lavaggi e delle scoloriture, il chiodo fisso della vestibilità perfetta, i dettagli ultrapreziosi come i bottoni e i rivetti in metalli pregiati, l’iconica etichetta in cavallino, la qualità senza compromessi, la produzione orgogliosamente made in Veneto. Ma il
processo evolutivo e di sviluppo avviato nel 2003 (quando il fatturato era di 1,14 milioni di euro) è continuato senza indugi, quasi come implicita promessa, come dimostra il giro d’affari, arrivato nel 2014 a 60 milioni di euro (+10% sul 2013). Un’espansione che proseguirà su un doppio binario, come spiega il manager: quello dell’ampliamento dell’offerta, con una maggiore concentrazione sul côté femminile, e quello di una progressiva affermazione sui mercati internazionali, attraverso investimenti mirati nel canale retail. «Il marchio - precisa Tiburzi - nasce come specialista dei pantaloni e a vocazione maschile. Una focalizzazione che progressivamente amplierà il proprio raggio d’azione verso altre tipologie di prodotto, in grado di innestarsi nel nostro lifestyle molto connotato. Con una scommessa sull’abbigliamento femminile, che adesso rappresenta il 20% dell’assortimento, ma che nel giro di tre anni prevediamo possa arrivare fino a una quota del 40-45%». A traghettare il brand verso questa nuova dimensione contribuirà un compagno di viaggio d’eccezione, che per l’autunno-inverno 2015/2016 firmerà una capsule composta da una quarantina di pezzi, con pantaloni, maglie, camicie,
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“ 3
Ogni collezione Jacob Cohën impiega oltre 40 tele denim e 50 tessuti pregiati, che vengono poi sottoposti a trattamenti realizzati nelle lavanderie interne, al fne di ottenere infnite tonalità
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Jacob Cohën in cifre
60 milioni di euro
il fatturato 2014 (+10%)
600
oltre mila capi venduti nell’ultimo anno
1.400
più di clienti multimarca in tutto il mondo
7 monomarca,
di cui uno in Italia
capispalla. «Si tratta di Massimo Alba, uno stilista di grande esperienza, con il quale condividiamo la passione per i materiali e l’adesione a un modello di femminilità evoluta, lontana dai cliché». «Insieme - precisa Tiburzi - abbiamo individuato dei mondi di riferimento, dove il fil rouge è il viaggio, inteso non solo in senso fisico ma anche esperienziale: un vissuto denso di emozioni, intime e autentiche, che vogliamo traspiri dalle nostre creazioni. Perché questo per noi è il vero lusso». La produzione sarà sempre nella “jeans valley” veneta, all’interno della struttura di Adria - dove ci sono un’ottantina di addetti, suddivisi nell’ufficio prodotto, commerciale e sviluppo modellistica - e nelle piattaforme produttive partner, dislocate nel territorio limitrofo, «che grazie al personale altamente qualificato e specializzato, riescono a garantire gli standard qualitativi richiesti». Cuore in Veneto, dunque, culla del denimwear e terra che ha dato i natali a tante griffe di successo (la Diesel di Renzo Rosso in primis), ma aspirazioni internazionali. Sì, perché la lingua parlata da Jacob Cohën è sempre più globale. «A livello wholesale contiamo oltre 1.400 clienti - spiega il manager - con una quota export pari al 70%: presidiamo bene tutta l’Europa, l’area Csi, il Canada e il Giappone (in partnership con un big come Itochu, ndr), e stiamo cre-
scendo bene in Corea, Filippine, India e Cina». Proprio dove i prossimi anni sorgeranno nuove vetrine espressione del Jacob Cohën-pensiero: «Negli ultimi due anni abbiamo aperto i primi monomarca a Saint-Tropez e Courchevel in Francia, ad Anversa e Knokke-Heist in Belgio, a Montecarlo, a Doha nel Pearl of Qatar Center (in tandem con Ali Bin Ali, ndr), nel quartiere Roppongi Hill di Tokyo e, unico in Italia, a Taormina. E nel 2015 continueremo con un flagship a Mosca, previsto in primavera, un secondo store nella capitale del Giappone e a Osaka e infine a Shanghai». Un discorso a parte merita il nostro Paese, dove il brand punta a fare il bis. «Pensiamo naturalmente a Milano - dice Tiburzi -. Lì non puoi non esserci, soprattutto se sei italiano». «Ma zero stress, non abbiamo fretta, né l’ossessione delle performance - conclude -. Stiamo cercando la location giusta: non sentiamo tanto feeling con via Montenapoleone, Brera sarebbe più nelle nostre corde. Più di nicchia, come noi». n
Anticipazioni
Arriva il denim Be-Spoke The tailored jeans with a customized ft will make its debut in autumn-winter 2015/2016. ersonalizzato, customizzato, a propria immagine e somiglianza. Insomma, il jeans perfetto. A partire dallÕautunno-inverno 2015/2016 Jacob Coh‘n lancia il denim su misura, Çin omaggio a Nicola BardelleÈ, come spiega Marco Tiburzi. ÇLe misurazioni - continua - sono effettuate manualmente come in una vecchia sartoria e poi, grazie a un software, si arriva allo sviluppo di una vestibilitˆ personalizzataÈ. Il resto lo sceglierˆ il cliente: i bottoni, lÕetichetta, il colore delle impunture. Per un capo davvero unico, sul quale si potrˆ ricamare il proprio nome, una data, un luogo o un pensiero personale. Speciale anche il packaging: una confezione corredata degli accessori per la manutenzione del jeans e un prodotto che consente di mantenere intatto nel tempo il profumo che Jacob Coh‘n utilizza per rendere irripetibili i propri prodotti. ÇIniziamo con lÕuomo - precisa Tiburzi - rendendo disponibile il servizio nei monomarca e presso (a.t.) alcuni selezionati multimarcaÈ.
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business SPortSwEAr SPACE 2000
Pronti all’avventura con Ai-Riders on the Storm
Il nuovo monomarca Franklin & Marshall a Padova
di Angela Tovazzi
Space 2000, known for its Bomboogie and Waxed brands, has been awarded the license for the hi-tech outerwear brand Ai-Riders on the Storm n nuovo marchio entra nel panel licenze di Space 2000, la realtà piemontese conosciuta per i brand di proprietà Bomboogie, Waxed e Censured e guidata dai fratelli Manuele e Cristiano Musso. Si tratta del marchio di outerwear high-tech uomo, donna e bambino Ai-Riders on the Storm, ideato circa tre anni fa dal designer e proprietario Giovanni Chicco e riconoscibile grazie al cappuccio ergonomico dei capispalla con lenti incorporate, la cui produzione era precedentemente affidata a Comei & Co.. «È un prodotto di nicchia che completa il nostro pacchetto di offerta outdoor e crediamo possa beneficiare del know-how messo a disposizione da Space 2000 in fatto di ricerca», spiega Manuele Musso, che evidenzia anche come l’accordo non voglia essere una «collaborazione mordi e fuggi, ma un’alleanza produttiva e distributiva di lunga durata». Nel futuro di Ai-Riders on the Storm ci saranno una maggiore differenziazione tra il segmento adulto e quello del childrenswear e un ripensamento delle strategie distributive, «che potranno avvantaggiarsi dell’expertise commerciale sviluppata con l’espansione sui mercati worldwide di Bomboogie e Waxed». Del resto, la società di Baldissero Canavese (To), che su licenza produce anche Von Dutch e Macchia J Kids, sta spingendo con convinzione sull’interManuele Musso nazionalizzazione dei brand in portafoglio, «attraverso tutti i format distributivi, retail, wholesale ed e-commerce», come puntualizza l’imprenditore. Accanto a una decina di monomarca e all’e-shop dedicati a Bomboogie, sono oltre 1.800 i multimarca in tutto il mondo che ospitano le etichette del gruppo e in futuro sotto i riflettori saranno soprattutto i Paesi esteri: «I nostri brand storici, Bomboogie in primis - anticipa Musso - punteranno su un consolidamento dell’area europea e sullo sviluppo del continente asiatico, con Cina, Corea e Giappone in pole position. Mentre Macchia J Kids si focalizzerà soprattutto sul Medio Oriente». Quanto ad Ai-Riders on the Storm, il primo appuntamento con la collezione by Space 2000 sarà con l’autunnoinverno 2015/2016: «Per la presentazione stiamo pensando a un evento ad hoc - anticipa Giovanni Chicco - in una location internazionale, ancora in via di definizione».
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07_01_2015
Franklin & Marshall
New opening dal Medio Oriente all’Italia The brand is gaining speed in the retail sector and opening new fagships in the Emirates and Oman Dopo essere sbarcato a Kuwait City, Dubai e Jeddah, il brand veronese specializzato nello sportswear si espande in Medio Oriente e taglia il nastro di altri due negozi. La prima tappa di Franklin & Marshall è negli Emirati Arabi, nella capitale Abu Dhabi, dove ha aperto i battenti un negozio di oltre 200 metri quadri all’interno dello Yas Mall, nuovo shopping center costruito sull’avveniristica Yas Island e connesso direttamente con il parco tematico Ferrari World. L’altro opening interessa l’Oman: si tratta di un monomarca di 100 metri quadri, che accoglie le collezioni varsity inspired di Franklin & Marshall all’interno del Muscat Grand Mall, nella capitale omanita. «Abbiamo avuto un importante riscontro in termini di sell out nei nostri store del Middle East - spiega Giuseppe Albarelli, socio fondatore del marchio -. Siamo orgogliosi di poter consolidare la nostra presenza in un’area che secondo noi è destinata a essere nel breve futuro la destinazione numero uno dello shopping mondiale». Nel piano di espansione di Franklin & Marshall c’è posto anche per l’Italia: dopo essere approdato nella propria città natale - Verona - con un fagship nella centralissima via Stella, il marchio ha appena fatto il bis in Veneto con un’inaugurazione a Padova. Il nuovo punto vendita si sviluppa su una superfcie di 110 metri quadri e si trova in via San Fermo, al civico 49. (a.t.)
Refrigue
Patto con Thermore The new Refrigue clothing collection made with Thermore lining presents itself at Pitti Immagine Uomo Impegnato da oltre 30 anni nella realizzazione di capi di abbigliamento da lavoro dedicati alla protezione termica nelle celle frigorifere, il marchio portoghese Refrigue svela a Pitti Uomo la nuova collezione frutto della collaborazione con Thermore, leader nella ricerca, produzione e sviluppo di imbottiture termiche. Gran parte dei capispalla dell’autunno-inverno 2015/2016 sono realizzati con l’imbottitura Thermore Classic, anallergica, altamente traspirante e ultracomfort, grazie a una miscela di fbre fni che permettono di intrappolare una maggior quantità d’aria rispetto alle ovatte tradizionali. (a.t.)
Una proposta Refrigue per l’autunno-inverno 2015/2016
business sportswear JECKERSON
È il momento di JJeans: un nuovo marchio, una nuova insegna di Angela Tovazzi
For the spring-summer 2015 season, Jeckerson will launch JJeans, a new brand with a new logo designed for a younger audience
Olmes Carretti A destra, una proposta della nuova collezione O-C Authentic MasterFleece frmata da Olmes Carretti
APE & PARTNERS
Dopo Parajumpers arriva O-C Authentic MasterFleece, by Olmes Carretti Ape & Partners, owner of the Parajumpers brand, has teamed up with Olmes Carretti for the launch of the O-C Authentic MasterFleece line of fleeces and trousers Ape & Partners ha arruolato uno specialista come Olmes Carretti per dare una “sorella” alla collezione di giubbotteria di alta gamma Parajumpers, nata nel 2006. Lo stilista, il cui nome è legato a marchi diventati veri status symbol per i giovani degli anni Ottanta e Novanta, metterà la frma sul nuovo progetto dell’azienda trevigiana, al via con l’autunno-inverno 2015/2016: O-C Authentic MasterFleece. L’identikit? Un’offerta focalizzata sulla felpa e il pantalone in jersey, l’abbinamento per antonomasia del look casual, ma rivisto in chiave glamour, per adattarsi a ogni occasione. «Proposte rivolte in primis ai professionisti che vogliono stare comodi in viaggio, nel tempo libero, nel lavoro, senza rinunciare allo stile», spiega Olmes Carretti. Che per la felpa gioca sull’effetto innovativo di un mix di colori, stampe, silhouette e per i pantaloni parte dai tre modelli più tradizionali dello sportswear - chino, cinque tasche e carrettiera - per interpretarli con un materiale, il Super jersey, in grado di coniugare comfort ed eleganza. La distribuzione di O-C Authentic MasterFleece, che verrà svelata a Pitti Immagine Uomo, sarà sin dall’inizio globale: «I negozi a cui miriamo - spiegano dall’azienda - sono sia quelli focalizzati sull’abbigliamento haute de gamme, sia quelli di ricerca e contemporary, dove la felpa si sta guadagnando una presenza sempre più importante». La nuova linea rappresenta una freccia all’arco in più per Ape & Partners, che forte di un fatturato in crescita (oltre 38 milioni di euro nel 2014, in aumento del circa 25%), sta guadagnando posizioni sullo scacchiere internazionale. Attivo in oltre 30 Paesi, con una presenza in progress in Europa (in primis Francia e Germania), Canada e Corea del Sud, Parajumpers ha avviato recentemente altri tre shop-in-shop a Seoul presso i department store Hyundai Coex, Lotte e Shinsegae, dopo quello aperto nel 2013 a Hyundai Department Main. E inaugurato un nuovo monomarca in Svizzera: destinazione Zurigo, nella caratteristica Zwingliplatz. (a.t.) 46
07_01_2015
A partire dalla primavera-estate 2015 Jeckerson, storico brand di sportswear dal 2008 di proprietà del fondo inglese Stirling Square Capital Partners, introduce un nuovo marchio e una nuova insegna: JJeans. Il progetto è frutto di un’importante riorganizzazione delle strategie distributive messe a punto dall’azienda bolognese, che attualmente conta in Italia una trentina di negozi monomarca, di cui 17 door su strada (con le ultime aperture di Roma Frattina e Bari) e i restanti 13 all’interno di selezionati shopping mall nazionali. La ridefnizione dell’impianto retail si focalizza su una maggiore diversifcazione dei due sbocchi commerciali, sulla base di una ricerca di mercato che ha evidenziato come a queste due tipologie di negozio corrispondano target, abitudini d’acquisto e, soprattutto, stili d’abbigliamento diversi. Ecco allora il nuovo brand e format distributivo JJeans, in grado di rispondere in maniera più mirata alle esigenze del pubblico che frequenta abitualmente i negozi del marchio dislocati negli shopping center: un total look pensato per incontrare maggiormente i gusti dei consumatori di riferimento, leggermente più giovani dal punto di vista anagrafco, e che, come si evince dal nome, avrà una componente denim importante. Inalterati i quid del mondo Jeckerson, come la toppa sui pantaloni, ma con vestibilità e colori adattati ai nuovi clienti. Altra differenziazione: il concept dei punti vendita JJeans - l’azienda prevede di aprirne altri dieci nel corso del 2015 - si presenta come più informale ed eco-friendly, grazie all’utilizzo di materiali di recupero, come strutture in legno di abete ricavato da alberi morti naturalmente ed essiccati al sole, dettagli e maniglie in fbre di legno recuperato da rifuti forestali, pavimentazioni ottenute dalla lavorazione delle terre di spezzamento delle strade. Tra le news di Jeckerson, anche la decisione di riportare in Italia l’intera produzione del proprio core business, i pantaloni, che già a partire dalla primavera-estate 2014 sono totalmente made in Italy e realizzati da partner produttivi dislocati nel Nord Est e nel Centro Sud. Made in Europe il resto della collezione.
Un’immagine del format distributivo JJeans, lanciato da Jeckerson
business inprimopiano Wp Lavori in Corso
«Export: il 2015 è l’anno del sorpasso» Nel 2015 per la prima volta l’export di Wp Lavori in Corso supererà il giro di affari realizzato in Italia. Un momento di svolta per l’azienda bolognese, che chiude il 2014 in progress a 132 milioni di euro. In scuderia le etichette Woolrich, Barbour, Blundstone e Palladium di Carla Mercurio
Global turning point for Wp Lavori in Corso: for the frst time ever, in 2015 exports will exceed Italian sales.
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l 2015 segnerà la linea di demarcazione tra un prima e dopo per Wp Lavori in Corso. Per la prima volta l’export dell’azienda supererà il giro di affari realizzato con il mercato interno. Un punto di svolta per una realtà nata come distributore in Italia di marchi Andrea Canè di ricerca e oggi approdata a una dimensione globale. «Siamo in una fase di dinamismo generale - spiega il creative director di Wp, Andrea Canè - che ci ha visto chiudere il 2014 in progress a 132 milioni di euro, rispetto ai 120 del 2013, di cui il 50% realizzato all’estero, quota che salirà di dieci punti percentuali quest’anno, in cui cade il 30esimo anniversario dell’apertura del primo Wp Store». «In primo piano fra i brand in portafoglio - prosegue - c’è Woolrich, di cui abbiamo la licenza mondiale, che oggi copre il 90% del giro di affari, affiancato dai capispalla Barbour e dalle scarpe Blundstone e Palladium, di cui gestiamo la distribuzione per il mercato italiano. Un poker di etichette su cui ci concentriamo, dopo aver ceduto la distribuzione delle label Baracuta e B.D. Baggies». È Woolrich la punta di diamante dell’azienda emiliana, «un marchio che seguiamo a livello globale e che ci ha portati ad acquisire un assetto più strutturato, dal momento che oggi lavoriamo con tutti i Paesi del mondo e che abbiamo tanti progetti in fase di elaborazione». A proposito di America, di recente la distribuzione della label negli Stati Uniti e in Canada è stata affidata alla casa madre, che si occupa anche dell’apertura dei monomarca. «Dopo Soho, lo scorso 48
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settembre, in programma ci sono Boston e Toronto nell’anno appena iniziato». In Giappone, dove è stato appena avviato un punto vendita, è prevista una seconda inaugurazione mentre in Europa le prossime tappe saranno Berlino, Düsseldorf, Amsterdam e Zurigo. E si delinea una scommessa importante anche in Italia, a Milano, dove si punta ad approdare nel Quadrilatero entro l’anno in corso. «Stiamo valutando, fra le varie opzioni, anche la possibilità di spostare il Wp Store di San Babila in zona Brera, per far posto all’insegna di Woolrich». Nel frattempo la collezione è oggetto di un upgrading della parte sportswear e maglieria, mentre i capispalla, spiega CanÈ, il core dell’offerta, sono già di altissimo livello. «Prima eravamo più Italian oriented, mentre ora ci confrontiamo con un mercato globale con un potere di spesa superiore. Un parka di Ecco perchÈ oggi una serie Woolrich per l’a-i 2015/2016 di articoli, in primo luogo la maglieria, sono prodotti nel Bel Paese». A proposito di Italia, si assiste a una vera e propria riscossa di Barbour, con crescite a doppia cifra. Il brand, che ha un’area molto importante nello stand di gruppo a Pitti Uomo, è oggetto di una politica di aperture che mira all’approdo a Roma, Firenze, Venezia. E che punta a riallocare la piccola boutique milanese di via De Amicis in uno spazio più grande, nello stesso quartiere. Evolvono a doppia cifra anche Blundstone, che a Pitti Uomo sarà protagonista di una collaborazione con Ducati, e Palladium, in progress di addirittura il 42% nell’estivo 2015. n
Uptobe
risposte più rapide con i fash The Uptobe brand plays the card of speed with a collection divided in fashes
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apidità e sintesi nella presentazione delle collezioni, articolate in più fash, con una ricerca attenta a livello di materiali e vestibilità e con un arricchimento dell’offerta e dei modelli. Questa la ricetta di Graziano Gianelli per la sua linea di capispalla Uptobe. «Un challenge importante, quello dei fash, che prevede una prima uscita in novembre, una main collection e una terza issue ad aprile - racconta Gianelli -. Basti pensare che con la preview del prossimo inverno il fatturato sarà di poco inferiore, se non pari, alla core collection dello scorso inverno». E siccome la matematica non è un’opinione, Gianelli già fa le proiezioni per il prossimo anno. «Chiuderemo il fscal year il 31 marzo - spiega - con un giro di affari di 2 milioni e mezzo, poco al di sopra dell’anno precedente. Per il prossimo esercizio le previsioni danno il giro di affari in progress a 4/5 milioni di euro». Nello stand di Pitti Uomo va in scena il menswear dell’inverno 2015/2016, affancato come sempre dalle proposte di womenswear, che nei programmi dovrebbero debuttare al Tranoï, a Parigi. Accanto alla preview, presentata lo scorso novembre e basata su una serie di articoli in neoprene declinato in versioni diverse per pesi, colori e modelli, la main collection si arricchisce di spunti. Ai tradizionali bomber, parka e feld jacket maschili si aggiungono cappotti e blazer, mentre la donna gioca le sue carte sul cappottino suggerito in tante versioni. Accanto ai materiali tecnici ci sono cashmere, lane bouclé, chevron e jacquard, accoppiati con neoprene. (c.me.)
Un capo di Uptobe per il prossimo inverno
business SPORTSWEAR Sotto, Roberto Ricci, fondatore del marchio Rrd. A destra, il giaccone Winter-Storm del brand
RRD
Sulla cresta dell’onda con la holistic technology Parte dall’amore per il mare l’avventura di Roberto Ricci con Rrd, etichetta che oggi identifica una proposta di tavole e attrezzatura da surf e un’offerta di abbigliamento. Una collezione che arriva anche in città con i nuovi giacconi, di cui è testimonial Alessandro Benetton
di Carla Mercurio
Since his beginnings as a surfboard manufacturer, Roberto Ricci has constructed an k18 million business venture. The fagship companies, both of which revolve around the Rrd brand, are Ricci International and Montecristo. Ricci International is orientated towards surfboards and technical equipment, whereas Montecristo is focused on clothing. Thanks to its range of winter jackets, the business is also making a move into the urbanwear market.
P
arte da lontano l’avventura di Roberto Ricci. Dall’amore per il mare, che coltiva fin da quando era bambino. Un fil rouge che accomuna le sue passioni, le sue scelte e la sua avventura imprenditoriale con il marchio Rrd, partita da un garage di Grosseto per sfociare in un business che nel 2013 ha fruttato complessivamente 18 milioni di euro. 50 anni appena compiuti, Roberto Ricci diviene un affermato campione di windsurf negli anni Ottanta. «Grazie alla mia esperienza di atleta sono diventato un bravo shaper, ossia modellatore di tavole. Nel 1989 fondo il mio brand, che realizzo a cavallo tra le Hawai e l’Italia». Nascono tavole speciali, pezzi unici progettati e realizzati a mano, oggi utilizzati dai più importanti surfisti al mondo. «Nel 1994 - prosegue esco con la mia prima vera collezione, che presento all’Ispo di Monaco, insieme a una 52
07_01_2015
proposta di pantaloncini e T-shirt per gli appassionati del settore». È proprio nel 1994 che l’attività di Roberto Ricci si divide in due aziende diverse: la Roberto Ricci Designs (ribattezzata Ricci International), che si occupa della produzione di tavole da surf e sup e di attrezzature tecniche per wind e kite surf (di cui Ricci è titolare unico), e la Montecristo, a cui viene affidata la licenza dell’abbigliamento Rrd, che fa capo a Ricci insieme ai due soci, Roberto Bardini e Zelindo Guidati. Tecnico e glamour nell’era della perf-romance
«È da lì che scaturisce il concetto di perf-romance, ossia l’attitudine che lega la performance sportiva alla passione e al romanticismo - racconta Ricci -. Un presupposto da cui scaturiscono capi che mescolano tecni-
co e glamour. Siamo stati tra i primi a realizzare i pantaloncini da mare con le paillette di plastica o con i tessuti di pelliccia stampati con motivi di carta da parati. Un’offerta che va di pari passo con gli articoli più professionali». Man mano gli orizzonti del brand si ampliano: arrivano le camicie, i pantaloni e le borse, fino a quando nel 2012 matura l’idea delle giacche. «Un prodotto che si avvale della nostra esperienza nella realizzazione di mute da surf in neoprene, che ci ha portati a fare significative sperimentazioni nel campo dei tessuti. «Nasce una nuova visione dell’abbigliamento, la Holistic Technology, che considera l’unione di diversi materiali come un tutt’uno in cui più parti si mescolano per arrivare a un unico elemento, più performante della somma dei singoli componenti». Il risultato sono giacche precise nel fit e austere, realizzate con Lycra di ultima generazione, membrane traspiranti, lana cotta, pile e piuma d’oca, che mixati in maniera indissolubile danno vita a capi in grado di affrontare acqua, vento e freddo senza dÈfaillance. Un’idea che viene dalle onde e che approda in città, portando con sÈ una ventata di aria fresca. Una serie La campagna invernale di Rrd ha come di capi uomo, donna e testimonial Alessandro Benetton bambino realizzati con tessuti italiani assemblati in Italia, frutto di sperimentazioni che avvengono in centri di ricerca in tutto il mondo e prodotti in diverse nazioni. Oggi l’abbigliamento firmato Rrd è disponibile in circa 350 punti vendita in Italia, Paese che copre il 90% del giro di affari della Montecristo: circa 5 milioni di euro nel 2013, diventati 6 nell’anno appena chiuso. Con la previsioni di arrivare a quota 10 milioni di euro nel 2015. Un business che affianca quello della Ricci International con tavole e attrezzature tecniche: circa 13 milioni di turnover nel 2013, di cui l’80% realizzati all’estero. In vendita in negozio a prezzi sell out dai 150 ai 400 euro, i giacconi di Rrd hanno una vetrina importante a Pitti Uomo, dove la label partecipa da otto anni (da tre all’edizione invernale). «Con l’arrivo delle proposte per i mesi freddi il nostro brand avrà un’esposizione che andrà ben oltre i mesi estivi e potrà affrontare con le carte in regola anche i mercati stranieri. Emblematica la campagna invernale, che ha come testimonial Alessandro Benetton, n esperto rider di kite e surf».
business SPORTSWEAR Sotto, Roberto Ricci, fondatore del marchio Rrd. A destra, il giaccone Winter-Storm del brand
RRD
Sulla cresta dell’onda con la holistic technology Parte dall’amore per il mare l’avventura di Roberto Ricci con Rrd, etichetta che oggi identifica una proposta di tavole e attrezzatura da surf e un’offerta di abbigliamento. Una collezione che arriva anche in città con i nuovi giacconi, di cui è testimonial Alessandro Benetton
di Carla Mercurio
Since his beginnings as a surfboard manufacturer, Roberto Ricci has constructed an k18 million business venture. The fagship companies, both of which revolve around the Rrd brand, are Ricci International and Montecristo. Ricci International is orientated towards surfboards and technical equipment, whereas Montecristo is focused on clothing. Thanks to its range of winter jackets, the business is also making a move into the urbanwear market.
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arte da lontano l’avventura di Roberto Ricci. Dall’amore per il mare, che coltiva fin da quando era bambino. Un fil rouge che accomuna le sue passioni, le sue scelte e la sua avventura imprenditoriale con il marchio Rrd, partita da un garage di Grosseto per sfociare in un business che nel 2013 ha fruttato complessivamente 18 milioni di euro. 50 anni appena compiuti, Roberto Ricci diviene un affermato campione di windsurf negli anni Ottanta. «Grazie alla mia esperienza di atleta sono diventato un bravo shaper, ossia modellatore di tavole. Nel 1989 fondo il mio brand, che realizzo a cavallo tra le Hawai e l’Italia». Nascono tavole speciali, pezzi unici progettati e realizzati a mano, oggi utilizzati dai più importanti surfisti al mondo. «Nel 1994 - prosegue esco con la mia prima vera collezione, che presento all’Ispo di Monaco, insieme a una 52
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proposta di pantaloncini e T-shirt per gli appassionati del settore». È proprio nel 1994 che l’attività di Roberto Ricci si divide in due aziende diverse: la Roberto Ricci Designs (ribattezzata Ricci International), che si occupa della produzione di tavole da surf e sup e di attrezzature tecniche per wind e kite surf (di cui Ricci è titolare unico), e la Montecristo, a cui viene affidata la licenza dell’abbigliamento Rrd, che fa capo a Ricci insieme ai due soci, Roberto Bardini e Zelindo Guidati. Tecnico e glamour nell’era della perf-romance
«È da lì che scaturisce il concetto di perf-romance, ossia l’attitudine che lega la performance sportiva alla passione e al romanticismo - racconta Ricci -. Un presupposto da cui scaturiscono capi che mescolano tecni-
co e glamour. Siamo stati tra i primi a realizzare i pantaloncini da mare con le paillette di plastica o con i tessuti di pelliccia stampati con motivi di carta da parati. Un’offerta che va di pari passo con gli articoli più professionali». Man mano gli orizzonti del brand si ampliano: arrivano le camicie, i pantaloni e le borse, fino a quando nel 2012 matura l’idea delle giacche. «Un prodotto che si avvale della nostra esperienza nella realizzazione di mute da surf in neoprene, che ci ha portati a fare significative sperimentazioni nel campo dei tessuti. «Nasce una nuova visione dell’abbigliamento, la Holistic Technology, che considera l’unione di diversi materiali come un tutt’uno in cui più parti si mescolano per arrivare a un unico elemento, più performante della somma dei singoli componenti». Il risultato sono giacche precise nel fit e austere, realizzate con Lycra di ultima generazione, membrane traspiranti, lana cotta, pile e piuma d’oca, che mixati in maniera indissolubile danno vita a capi in grado di affrontare acqua, vento e freddo senza dÈfaillance. Un’idea che viene dalle onde e che approda in città, portando con sÈ una ventata di aria fresca. Una serie La campagna invernale di Rrd ha come di capi uomo, donna e testimonial Alessandro Benetton bambino realizzati con tessuti italiani assemblati in Italia, frutto di sperimentazioni che avvengono in centri di ricerca in tutto il mondo e prodotti in diverse nazioni. Oggi l’abbigliamento firmato Rrd è disponibile in circa 350 punti vendita in Italia, Paese che copre il 90% del giro di affari della Montecristo: circa 5 milioni di euro nel 2013, diventati 6 nell’anno appena chiuso. Con la previsioni di arrivare a quota 10 milioni di euro nel 2015. Un business che affianca quello della Ricci International con tavole e attrezzature tecniche: circa 13 milioni di turnover nel 2013, di cui l’80% realizzati all’estero. In vendita in negozio a prezzi sell out dai 150 ai 400 euro, i giacconi di Rrd hanno una vetrina importante a Pitti Uomo, dove la label partecipa da otto anni (da tre all’edizione invernale). «Con l’arrivo delle proposte per i mesi freddi il nostro brand avrà un’esposizione che andrà ben oltre i mesi estivi e potrà affrontare con le carte in regola anche i mercati stranieri. Emblematica la campagna invernale, che ha come testimonial Alessandro Benetton, n esperto rider di kite e surf».
business sportswear Antony Morato
Etiqueta Negra
La grande scommessa è in Europa
In Francia e Lombardia new store con vista sui monti
Antony Morato generates 60% of its turnover in Europe, and recently expanded into China. Now it bets on a new website. «Nel 2014 siamo cresciuti moltissimo all’estero e nei nuovi mercati, ma è l’Europa il nostro zoccolo duro ed è qui che si costruisce l’identità di brand. Per questo abbiamo scelto di approdare a Parigi con nostri headquarters, nel Marais». Sauro Mariani, corporate marketing e communication director dell’azienda partenopea, ribadisce che è tempo di consolidare i mercati del Vecchio Continente, dove sono già stati inaugurati headquarters a Barcellona e Monaco. L’Europa copre il 60% del giro di affari di Antony Morato, che prevede di chiudere il 2014 a quota 85 milioni di euro, +4% sul 2013 (l’Italia rappresenta il 30% di questa cifra) con la previsione di toccare i 91 nel 2015. Antony Morato ha inoltre attuato una campagna capillare di penetrazione nei mercati lontani, culminata a marzo nello sbarco in Cina, dove sono in calendario numerose aperture. Strategico l’ingresso nel progetto Elite di Borsa Italiana, ideato per aiutare le piccole e medie imprese a evolvere, aprire il capitale ed eventualmente approdare alla quotazione: «Un’esperienza che ci consentirà di fare un percorso triennale di buona educazione dell’azienda, dopo i primi sette anni di vita del marchio». È di quest’ultimo anno l’accelerata nel digital, con il lancio del nuovo website. «Ci affdiamo a un layout nuovo ma soprattutto a una tecnologia diversa, che renderà il sito pienamente adattabile, per garantire la massima esperienza d’utilizzo e facilità di navigazione attraverso qualsiasi dispositivo». Nel portale è presente l’area L’autunno-inverno 2015/2016 dedicata a Places, l’advertising secondo Antony Morato concept utilizzato da qualche stagione, che ha dato vita anche a un progetto di digital pr, in collaborazione con i blogger di tutta Europa. «Un’iniziativa che ha portato i numeri di attività social e il fatturato online in crescita a doppia cifra» conclude Mariani. (c.me.)
North Sails
Il nuovo corso a Pitti Uomo The freshly acquired sportswear brand North Sails presents three new collections in Florence. North Sails è tra i protagonisti di Pitti Immagine, dopo l’acquisizione da parte di North Technology Group (detentore del marchio) della Tomasoni Topsail SpA, titolare della licenza apparel per più di 30 anni. Al salone vengono presentate tre nuove linee: North Sails Black, North Sails Deep Blue e North Sails Ocean Blue, «per un consumatore dai 16 agli 80 anni». (a.b.)
The brand produced and distributed by Indas opens two new stores in Megève and Ponte di Legno. Megève, Ponte di Legno: Etiqueta Negra polo & sportswear ha scelto due località del turismo invernale, rispettivamente in Francia e in Lombardia, per i suoi negozi più recenti. Il monomarca di Megève si trova nella zona pedonale del paese, in Quai du Prieur, e si sviluppa su due piani, terra e interrato, per complessivi 110 metri quadri. L’offerta è completa: womenswear, menswear, calzature, accessori. Quello di Ponte di Legno è invece un temporary in stile “club house”. Il marchio Etiqueta Negra polo & sportswear è prodotto e distribuito dalla Il monomarca Etiqueta Negra Indas di Medolago (Bergamo). (a.b.) polo & sportswear a Megève
La Martina
Nell’anno del 30simo si rafforza il sodalizio con Maserati La Martina celebrates its 30th birthday with a new website and a capsule collection with Maserati. Il 2015 non è un anno qualsiasi per La Martina. Il brand argentino ispirato al polo, fondato negli anni Ottanta da Lando Simonetti, compie 30 anni e lancia alcune novità a partire dal sito lamartina.com: una piattaforma “fully mobile oriented” dalle funzionalità avanzate, ma fatta anche per coinvolgere a livello emozionale i web surfer. Per la prima volta il portale ospita l’e-commerce. Dal mondo virtuale a quello reale di Pitti Uomo: durante l’87esima edizione del salone è previsto il lancio di Polo-Duvet La Martina for Maserati, un capo innovativo, 100% made in Italy, che ricorda nella forma una classica polo, ma che protegge dal freddo grazie a una imbottitura in “cashmere insulate”, un’alternativa all’ovatta e alla piuma. Per festeggiare questo esordio e il rafforzamento del sodalizio tra il marchio di abbigliamento e accessori e Maserati (a sua volta al centro di iniziative per i 100 anni) viene organizzato il 13 gennaio un doppio evento: di giorno in Fortezza da Basso, di sera presso Loft E, dove viene premiato il miglior giocatore del Maserati Centennial Polo Tour, recentemente svoltosi a Dubai. La Martina è distribuito in tutto il mondo e può contare su una novantina di monomarca, tra cui i due recentemente aperti in India, uno dei Paesi sui quali si stanno concentrando gli investimenti. Il giro d’affari si aggira sui 200 milioni di euro, suddivisi fra tre società: LM Europe SA, guidata dal ceo Enrico Roselli, la sede originaria di Buenos Aires e Polo Management Group, che si occupa di organizzare eventi legati al polo. (a.b.) L’autunno-inverno 2015/2016 secondo Antony Morato
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business sportswear Alla domanda «cosa differenzia Spiewak e Baracuta dagli altri marchi competitor?» Levi mette in rilievo dettagli, cuciture, interni dal sapore sartoriale, imbottiture, impunture, soluzioni three layer, lane tecniche laminate waterproof, interni in maglia jacquard. Un lavoro in cui un grande rilievo ha anche la sostenibilità (emblematici i capi di Spiewak realizzati con lane riciclate e imbottiti con piume, anch’esse riciclate).
LUCA LEVI 460 west broadway Accanto, la Baracuta Mountain Jacket di Baracuta e, a destra, un parka di Spiewak
I dettaglI che fanno la dIfferenza
spIewaK,BaraCUta,B.D.BaGGIes
«Paladini dell’autenticità con la newco 40 West
BroadWay»
Investire in un pool di marchi storici, reinterpretandoli con uno spirito moderno. Questo l’obiettivo della newco 40 West Broadway, con i marchi Spiewak, Baracuta e B.D. Baggies. Un progetto raccontato dal presidente dell’azienda, Luca Levi.
di Carla Mercurio
Even though it is not much more than one year old, newco 40 West Broadway has a specifc project: to invest in a pool of authentic brands, with a centennial history behind them, and reinterpret them with a modern spirit. Three historic labels like Spiewak, Baracuta and B.D. Baggies sit quietly at its center. Luca Levi, the company’s president, explains the project.
L’
edizione di Pitti Uomo ai blocchi di partenza segna il debutto ufficiale di 460 West Broadway, startup con sede a Stabio, in Svizzera. Una newco nata con un obiettivo preciso: investire in un pool di brand autentici, con una storia centenaria alle spalle, reinterpretandoli con uno spirito moderno, una grande cura di tessuti, vestibilità e dettagli. E, soprattutto, senza tradirne il dna. Parliamo di un tris di etichette autentiche come Spiewak, Baracuta e B.D. Baggies (le ultime due in precedenza distribuite da Wp Lavori in Corso). Un progetto che il presidente di 460 West Broadway, Luca Levi, segue con assiduità da poco più di un anno, quando è stata costituita l’azienda, che fa capo a un gruppo di soci finanziatori. Una realtà che esce allo scoperto con le collezioni dell’inverno 2015/2016. «Partiamo da valori etici, dalla voglia di
fare impresa, riportando l’uomo al centro e investendo sull’idea di fabbrica», precisa Levi, un curriculum che lo vede fra i fondatori di Napapijri e, in seguito, vice presidente di una delle divisioni di Vf Corporation. «Non a caso stiamo dando enfasi alle produzioni effettuate nei Paesi di origine dei brand». Oggi i bomber iconici di Baracuta, il G9 e il G4, sono realizzati in Inghilterra in un’azienda che impiega 50 addetti e che lavora in esclusiva per 460 West Broadway, con l’obiettivo di ampliare la gamma di prodotti made in Uk. Negli Stati Uniti è stato siglato un accordo con Roy Spiewak, il vecchio proprietario di Spiewak, in base al quale una parte dei capispalla già fatti in America sarà spostata a Ruleville, nel Mississippi, all’interno della sua fabbrica, specializzata nella realizzazione di uniformi per polizia, esercito, postini.
«Per Baracuta (con una fascia prezzi retail dai 299 ai 599 euro del capo con interno staccabile, ndr) abbiamo ripreso gli aspetti iconici della label, come il colletto e il taglio particolare sul retro, per farne il fil rouge di una collezione pulita, dall’immagine British», spiega il manager e aggiunge: «Con Spiewak (prezzi dai 499 ai 799 euro, ndr) abbiamo voluto riallacciarci al legame con il mondo delle uniformi militari. Non ci siamo fermati alla reinterpretazione dal capo iconico, il parka N3-B, bensì abbiamo segmentato l’offerta con più modelli e materiali. Stesso discorso per la donna, su cui si è investito a livello di scelta dei tessuti e dei fit». Anche le collaborazioni hanno un ruolo importante, come quella con Narifuri, marchio giapponese specializzato nell’abbigliamento, negli accessori e nelle borse per i ciclisti contemporanei e con l’altro giapponese, lo stilista Yoshinori Ono, da cui sono nati modelli di giacche speciali. Discorso un po’ diverso per B.D. Baggies, affidata in licenza alla V&V di Bergamo, che produce camicie in tre stabilimenti di proprietà in Italia, Egitto e Romania, per un totale di 450 impiegati e che all’offerta maschile aggiunge ora anche una serie al femminile, con l’obiettivo di riportare la label ai tempi d’oro degli anni Novanta. Intanto si punta al debutto nel retail, fissato per il 2015, quando saranno inaugurate la prima vetrina di Baracuta a Londra e la prima di Spiewak a New York. Poi si penserà a dare una casa anche a B.D. Baggies. Nel frattempo cresce l’universo wholesale, che per Spiewak vuol dire 700 door: nomi del livello di Barneys, Saks, Neiman Marcus, Bloomingdales e Ron Herman negli Stati Uniti, Beams Plus, Isetan e United Arrows in Giappone. Più selettivo il network di Baracuta: 500 canali indipendenti, tra cui Present a Londra, Beams e United Arrows in Giappone. Con questi presupposti gli obiettivi di fatturato di Levi sono ambiziosi: «Una previsione di circa 9 milioni di euro nel 2015, e poi il grande salto nei due anni successivi, al termine dei quali contiamo di arrivare a quota 30 milioni». n 07_01_2015
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business MENSWEAR Nuovi ASSEtti
I piani del Bassotto partono dal Fondo Nuovo look per Harmont&Baine dopo l’ingresso di Clessidra. «Il fondo ci ha scelto perché siamo capaci di crescere», dice Domenico Menniti, commentando l’arriva di ceo e cfo e un piano da 150 store in 4 anni di Andrea Bigozzi
New look for Harmont&Blaine, after Clessidra taking a 35 percent stake. The sportswear brand will grow around the world with 150 new stores in the next 4 years and will strengthen its managerial structure with a new ceo and cfo.
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Bark
A Pitti lancia il progetto maglieria Bark expands its product range with a new line of knitwear, on show at Pitti Uomo
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opo aver costruito il proprio successo con i capospalla in maglia (in particolare il montgomery), Bark diversifca i propri prodotti con una nuova linea di maglieria che debutta all’edizione numero 87 di Pitti Uomo. Per l’occasione, il marchio che fa capo a Paolo Pierotti e alla società modenese Ozone ha deciso di realizzare all’interno dello stand in Fortezza da Basso un’installazione tutta dedicata ai primi pezzi di knitwear realizzati: una serie di capi che - in linea con la flosofa del brand - niente hanno a che fare con il classico pulloverino del nonno. Michele Nicolella, designer del brand, si è divertito a creare maglie con le funzionalità della giacca. Un prodotto che promette di dare un’ulteriore spinta alle vendite di Bark, che nel 2014 hanno superato quota 11 milioni di euro e che quest’anno promettono di crescere a doppia cifra, complice anche il buon andamento del monomarca inaugurato sei mesi fa a Milano. (an.bi.)
l fondo Clessidra ha deciso di acquisire una quota di Harmont&Blaine perché la considera un’azienda capace di crescere. E il nostro obiettivo sarà proprio questo: investiremo nello Da sinistra, i quattro fratelli Menniti-Montefusco con il partner di Clessidra sviluppo del prodotto, in Riccardo Bruno e Giulio Guasco, nuovo ceo di Harmont&Blaine una rete commerciale, nei mercati emergenti come gli Usa, ma anche in offusca l’interesse per i Paesi consolidati: Italia». Sono piani ambiziosi, quelli annun«Quest’anno - dice Menniti - getteremo le ciati da Domenico Menniti per il marchio basi per potenziare l’offerta sul mercato del Bassotto. Gli ultimi tre mesi sono stati di e nel 2016 prevediamo di inaugurare la grandi rivoluzioni: il 30 ottobre Clessidra ha filiale Usa, ma siamo proiettati anche sulrilevato il 35% del marchio di abbigliamenla Francia, con opening in Costa Azzurra to, fondato dalla famiglia Menniti Montee forse a Parigi». Sul fronte prodotto, in fusco (che resta azionista di maggioranza) attesa del lancio dell’etichetta premium e da fine novembre in cabina di regia c’è un maschile, atteso per la prossima stagione nuovo a.d., Giulio Guasco, con un passato estiva, si lavora all’ampliamento delle colin Fay, Miroglio e Ralph Lauren. Nel segno lezioni uomo, donna e bambino. «Raffordella continuità, Domenico Menniti manzeremo il nostro core business - conclude tiene la carica di presidente, mentre Paolo Menniti - e accresceremo il legame con il Montefusco, storico stilista del brand del made in Italy, ma potremmo tornare anche bassotto, sarà consigliere delegato. La traa valutare nuove licenze». n sformazione - che ha come obiettivo anche quello di sviluppare la società (in azienda è da poco arrivato un cfo) - sarà sotto gli Invicta occhi degli addetti ai lavori a partire dalla fashion week di Milano, dove oltre alla collezione autunno-inverno 2015/2016 nella showroom di via Tortona viene presentato After clothing, Invicta launches a beanie and scarf collection anche il nuovo assetto societario. L’interesse opo aver debuttato nel segmento abbigliamento in tandem con Armata di Mare (storico di Harmont&Blaine è far capire che il 2015 brand di abbigliamento maschile di proprietà del gruppo Facib di Cortesi & C), Invicta sarà un anno di crescita. «Chiudiamo il 2014 prosegue la sua incursione nel settore apparel ampliando le collezioni uomo, donna e - anticipa Menniti - a quota 75 milioni di bambino con nuovi modelli (sempre con imbottiture ecologiche) e aggiungendo un set di euro, in crescita dell’8%, e il trend non sarà accessori, dalle coperte alle sciarpe, fno ai cappellini, che vengono presentati in anteprima a da meno anche nei prossimi mesi. Per noi è Pitti Immagine Uomo. Il nuovo mondo del brand, che per il momento ha conquistato mercati obbligatorio correre, anche perché entro il come l’Italia, il Giappone, il Belgio e la Danimarca, è sintetizzato ora nel nuovo sito invicta. 2019 sono previste 150 nuove aperture». clothing, ottimizzato per una navigazione multidevice, da mobile, tablet e desktop. (a.t.) Una piazza in forte ripresa come gli Usa non
Un capo della pre-collezione Uomo fall-winter 2015/2016
La linea si amplia, anche con gli accessori
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Un modello Invicta per l’autunnoinverno 2015/2016
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business denim scenari
Il meRcato Rallenta? È ora di mettere il tuRbo alla cReatIvItÀ Gli stilisti ne rivalutano l’appeal, gli specialisti ne evidenziano le potenzialità inedite, scommettendo su progetti speciali: è il momento di fare appello alla creatività, per affrontare un mercato meno vivace e sempre più affollato. In cui distinguersi è diventato un must di Carla Mercurio
The denim market is worth 51 billion dollars in global sales and will reach about 56 billion in 2018. It is one area that continues to grow even though the pace of progress has slowed in tune with the global economic crisis. It is important to invest in special projects with a strong emphasis on creativity.
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allenta la corsa ma cerca nuovi argomenti per riprendere slancio. Il mercato del denimwear mondiale non è indenne dalla situazione di crisi globale e per il momento si lascia alle spalle un periodo di grande espansione per entrare in una nuova fase. Lo conferma Philippe Friedman, direttore creativo del salone Denim by Première Vision: «In termini di valore, il primo semestre del 2013 ha fatto registrare a livello globale un’impennata dell’8% e di ben il 16% nella parte premium. Una crescita che ora procede a ritmi meno serrati, sia per la parte premium del mercato che per l’intero comparto, che raggiungerà un fatturato di 56 miliardi di dollari nel 2018, rispetto ai 51 miliardi di dollari del 2013». «In generale - spiega Marco Lucietti, global marketing director di Isko, colosso turco del denim che chiuderà l’anno in crescita a doppia cifra - il settore è polarizzato tra la fascia premium (circa 450 milioni di capi l’anno in vendita in negozio a più di 90 euro) e i grandi retailer. Ne consegue che la parte media è sempre più schiacciata». In particolare per quanto riguarda i mercati, prosegue Lucietti, «l’Europa, che rappresenta l’area più importante per il comparto premium, è abbastanza stabile, con segnali di tenuta più forte al centro Europa e in decrescita in Italia e a sud del Continente». Negli Stati Uniti si assiste a una fase di trasformazione e di riposizionamento dei brand, che ha fatto sentire il suo infusso sui numeri, con un calo del 6% nelle vendite nel 2013 e addirittura del 32,5% per la fascia alta, come riporta una
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ricerca di The Npd Group. In Far East il Giappone tiene e la Cina è in crescita, anche se è un Paese che va approcciato con molta propositività.
1. Un’immagine della campagna Live in di Levi’s 2. Un adv di Diesel 3. Neymar, giocatore del FC Barcelona, indossa Replay Hyperfex
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le tele preMiano il MenSwear
In Italia, le cifre di Smi su dati Istat relative alla vendita oltreconfne di jeans nel periodo gennaio-luglio 2014 testimoniano un ridimensionamento dell’evoluzione riscontrata nelle stagioni precedenti. Se nei primi sette mesi del 2013 l’export era in aumento dell’1,4% in quantità e del 4,7% a valore, nei primi sette mesi dello scorso anno l’export è sceso del 2% in quantità ed è salito di appena l’1,5% a valore. A sorpresa è il womenswear che registra le maggiori défaillance, con una discesa del 2,8% in quantità e del 4,8% a valore, in controtendenza rispetto al +0,8% e al +9,5% rispettivamente. Va meglio per il menswear, in ascesa del 6,6% a valore e in discesa del 1,5% in quantità, dopo il +1,2% e il +1,8% rispettivamente dell’analogo periodo di riferimento. Segno di un netto interesse verso le proposte premium che vengono dall’Italia. Altro dato di fatto che balza agli occhi è la decisa impennata dell’import (+14,3% in quantità e +7,4% a valore), che ha portato il saldo in calo dai 147 milioni di gennaio-luglio 2013 ai 131 dei primi sette mesi del 2014, dopo stagioni di crescita. Ancora una volta è l’uomo in pole position (+19,2% in quantità e +11,4% a valore). Menswear in primo piano anche in Italia, dove il settore ha avuto un andamento positivo nella sua totalità,
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come rivelano i dati di SitaRicerca relativi al gennaio-settembre 2014, che testimoniano un’evoluzione del 3,3% in quantità e del 2,2% a valore, in controtendenza rispetto al -3% dell’intero comparto abbigliamento. In particolare i pantaloni in denim al maschile hanno avuto un’ascesa del 4% a valore e in quantità, a fronte di una discesa del 2% a valore del segmento femminile, in parità per quanto riguarda il numero di capi. StiliSti alla riScoSSa...
Come sottolinea Philippe Friedman, è necessaria un fase di transizione e ripensamento in cui «le etichette al top dovranno sempre più investire su asset come qualità, creatività e sostenibilità, mentre le realtà di target medio dovranno puntare a riposizionare la parte alta della propria offerta con un’ottica più creativa, complici le nuove tecnologie che consentono signifcative riduzioni dei
Gas
In India con Reliance brands Gas invests in India, in partnership with the Reliance Brands Ltd. group.
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costi». In parole povere, per tutti vale lo stesso assunto: bisogna differenziarsi e saper innovare. Lo hanno ben capito le griffe, che in questo momento danno segni di interesse verso le tele indigo. Emblematico il rilancio della linea Jeans di Trussardi che, dopo due stagioni di inattività, torna sotto i rifettori con progetti ambiziosi e con un¶offerta che mette in primo piano il denim e i capi in pelle. Cos“ come rappresentano due segnali importanti il cobranding tra Giambattista Valli e 7 For All Mankind, focalizzato sul womenswear - pantaloni skinny, minidress, top, short e giacche prodotti in Italia con tessuti italiani - e il varo della collezione denim donna di Alexander Wang, già in vendita nel negozio newyorkese della griffe e sui siti online in attesa di approdare al wholesale. «Un’arena più che satura quella del denimwearª, l¶ha defnita il designer statunitense in una recente intervista, dove
ha voluto esprimere il proprio punto di vista: «Impossibile essere veramente rivoluzionari con il denim ma si pu˜ migliorare e trovare le giuste nuance, oltre a un modo personale per rielaborare il tutto». ...Ma le aziende non Stanno a guardare
Anche gli specialisti del settore si mettono in gioco con progetti speciali per dare stimoli al mercato. «Non c’è stata vera innovazione nel mercato del denim, negli ultimi tempi dichiara Adam Kakembo, vp marketing e prodotto di Wrangler -. Oggi bisogna andare incontro alle esigenze di consumatori che vogliono capi confortevoli, con una valenza estetica a prezzi ragionevoli». Da questo presupposto è nato il progetto Born Ready, che punta a rivalutare il dna dell’etichetta americana in capo al gruppo Vf, dando enfasi al concetto di funzionalità nella vita quotidiana: ossia capi in grado di proteggere dal freddo,
ndia nel mirino per Gas. Il nuovo fagship store, inaugurato di recente presso il centro commerciale High Street Phoenix di Mumbai, è l’ultima tappa di un percorso di affermazione in questo mercato. Un’avventura frutto del master franchisee agreement siglato lo scorso anno con il gruppo locale Reliance Brands Ltd. Il punto vendita va ad aggiungersi ai 46 presenti nei più importanti centri commerciali delle principali città del Paese, che includono shopin-shop e corner all’interno delle catene di department store come Shoppers Stop, Kapsons e Iconix e 11 monomarca a Mumbai, Delhi, Ludhiana, Hyderabad, Chandigarth, Chennai, Thane, oltre ad Ahmedabad, Bangalore, Pune e nuovamente Delhi, aperti durante il 2014. «Per i prossimi cinque anni - dichiara Claudio Grotto, fondatore e presidente dell’azienda - l’obiettivo è portare Gas tra i principali player della fascia premium lifestyle, con un network distributivo capillare e una forte reputation presso il target: giovani professionisti, dall’atteggiamento cosmopolita e dalla mentalità aperta, consapevoli delle ultime tendenze e alla ricerca del meglio della moda internazionale per vestire la loro personalità, nelle occasioni lavorative come in quelle di svago». (c.me.)
Lo store Gas inaugurato di recente a Mumbai
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business denim dal vento, dalla pioggia o dal caldo eccessivo (vedi box nelle pagine seguenti). Un approccio creativo al mondo della performance a cui si rifanno anche big come Levi’s, da anni in pista con la collezione Commuter, dedicata a quanti si muovono in città a cavallo di una due ruote, o come Diesel, che per l’autunno inverno 2014 ha lanciato il nuovo denim da uomo Rainblock, arricchito con uno strato a prova di vento per un isolamento supplementare e con un rivestimento protettivo idrorepellente. Altro flone in grande fermento è quello del comfort, nato come risposta alla crescente richiesta di comodità e di ft casual. Pioniere di questo trend nell’autunno-inverno 2011-2012 è stato Diesel, con i Jogg Jeans, sviluppati in partnership con Isko. Oggi sono tanti a cavalcare l’onda: per citare qualche esempio Guess, in pista con i Flex Jeans, che reinterpretano i modelli iconici, con tessuti all’insegna della comodità che uniscono un’armatura leggera e fli indaco a cotone stretch, ma anche Replay, con gli Hyperfex in denim stretch 100%, che assicurano massima tenuta e libertà di movimento, le twin-label francesi Les Temps des Cerises per lei e Japan Rags per lui con i Blue-jogg fatti con una speciale fanella indigo, Pepe Jeans, con l’inedito Gymdigo, un tessuto confortevole come una maglia di jersey, che emula il tatto e il feeling di una vera tela indigo. C’è anche chi punta sul vintage e sui valori più autentici del brand. Per la primavera-estate 2015 Levi’s ha lanciato la serie Ct, ossia jeans customizzati come quelli che erano soliti portare i fan del modello 501, stringendo la gamba per renderla più aderente. Una proposta di pantaloni più affusolati dal ginocchio alla caviglia e con il girovita più ampio, declinata in lavaggi vissuti. Sempre dall’America l’etichetta Citizens of Humanity (che si proietta verso nuove sfde in seguito all’arrivo di un direttore creativo per l’uomo, Simon Miller, e di una creative director per la donna, Catherine Ryu), scommette sulla capsule alto di gamma Premium Vintage: jeans e jacket di gusto rétro, che dalla prossima a estate saranno declinati anche al maschile. In ogni caso, che ci si districhi nei meandri frenetici della vita cittadina o nelle sale affollate di una palestra, che ci si ispiri al passato o si cerchino modellature e vestibilità inedite, a emergere oggi è il crescente desiderio di indossare qualcosa di speciale, un capo che non si confonda nel mare magnum di un’intera collezione ma che spicchi, si distingua e, soprattutto, faccia distinguere chi lo indossa. Uno scenario in cui si inseriscono le proposte delle aziende, sempre più focalizzate su progetti speciali, n capsule, co-branding o limited edition. 64
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pRImaveRa-estate 2016
denim By PremiÈre Vision
anche nelle tele indigo, performance e comfort In pole posItIon Sempre più orientate alla funzionalità e al comfort le proposte dei produttori di denim. Una tendenza emersa chiaramente all’ultima edizione di Denim by Première Visione. In piena sintonia con i diktat del mercato di Maria Cristina Pavarini
Comfort and functionality are the key trends for denim textiles in springsummer 2015. New developments in research and experimentation were present in the latest edition of Denim by Premi•re Vision.
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nche nell’universo delle tele indigo la parola d’ordine è ricerca, per collezioni sempre più mirate e in linea con le richieste del mercato. Soprattutto sempre più orientate alla funzionalità e al comfort, con un occhio attento all’estetica. Fra i temi che hanno caratterizzato l’offerta degli specialisti presenti alla scorsa edizione del salone Denim by Première Vision, a Barcellona, spicca una particolare attenzione per i tessuti stretch e traspiranti ad alta performance, adatti a essere indossati per praticare
sport, oltre ad essere perfetti in città. Da menzionare, tra le aziende in linea con questa tendenza, Orta Anadolu, che ha scelto una squadra di pattinatori e ginnasti per enfatizzare le caratteristiche delle sue nuove proposte; Tavex, che ha fatto esibire Alberto Moya, campione di BMX; Tejidos Royo, che ha presentato una tela stretch realizzata con Super Kevlar, frutto di una nuova collaborazione con Armalith. Una fbra, quest’ultima, a prova d’abrasione, adatta per capi da motociclisti, ciclisti e skater. Orta ha
Wrangler
Funzionalità prima di tutto, con il progetto born Ready Wrangler revives its DNA with the Born Ready project, which is focused on the concept of Òperformance denim,Ó designed to protect against the elements.
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rangler mira a dare nuovo slancio al proprio business europeo, facendo leva sul progetto Born Ready. «Dal 1947, anno di nascita, il brand ha sempre combinato stile e funzionalità innovativa per rispondere alle esigenze dei cowboy cui erano rivolti i capi - spiega il vp marketing e prodotto, Adam Kakembo,-. Innovazioni come i rivetti piatti, i sette passanti per la cintura e il denim ultraresistente broken twill, inventato dal marchio». «Oggi - prosegue - i nostri prodotti sono stati ripensati per il consumatore moderno, al quale dedichiamo il progetto Born Ready, che rimanda a un’offerta studiata per un mondo che corre sempre più veloce, dove c’è sempre meno tempo a disposizione». Nasce
presentato anche la nuova collaborazione esclusiva con Spidi, azienda leader nell’abbigliamento tecnico da moto, che ha lanciato la collezione Spididenim dedicata agli amanti delle due ruote, realizzata esclusivamente con tessuti dell’azienda turca. Le proposte sono studiate per agevolare i movimenti e valorizzare la silhouette e si arricchiscono di inserti protettivi estraibili, cuciture e tagli ergonomici, nonché di un’innovativa applicazione ecocompatibile (sviluppata da Archroma e Schoeller Technology) che rende il denim water e oil repellent, senza ricorrere a sostanze chimiche spalmate. Tempo di capsule anche per Isko, in pista con Blue Gym, serie di capi in functional denim double face. piÙ belli e piÙ in forMa con i nuovi deniM
Molti specialisti hanno messo a punto articoli in grado di regalare a chi li indossa un aspetto migliore. Lycra ha presentato la nuova label architecture focalizzata sui brand Lycra Energize, Lycra Sport, Lycra Xtra Life e Lycra Beauty. Quest’ultima tecnologia ha debuttato nel jeanswear e sarà utilizzata dalla primavera-estate 2015 per capi in grado di dare un aspetto più tonico e sexy senza rinunciare al comfort. In linea con questo orientamento Rhodia, parte del gruppo chimico Solvay, scommette su Emana, un denim che I nuovi jeans Spididenim, dedicati agli amanti delle due ruote, sono realizzati con denim high performance dell’azienda turca Orta Anadolu
così la serie dei “performance denim”: proposte studiate per assicurare protezione dagli agenti atmosferici. Il jeans maschile è sia Rain Ready che Cold Ready, ossia ideale per la pioggia e per il freddo, realizzato con tessuto broken twill mischiato a fbra Thermolite, dalle proprietà isolanti. All’interno il capo è garzato, per aumentare il senso di calore e di comfort. La donna può scegliere tra la versione antipioggia, con un fnissaggio invisibile resistente all’acqua, e quella antifreddo, foderata con un tessuti stretch dalla mano felpata e a base di Thermolite. Un concetto di funzionalità che, oltre alle proposte in tela indigo (più del 50% dell’offerta in vendita a un prezzo medio retail dagli 80 ai 90 euro), rimanda anche alla serie dei giacconi ipertecnologici, che costano dai 140 ai 400 euro, e alle camicie, disponibili in tanti colori, tessuti e modelli. Non manca nell’offerta messa a punto dall’etichetta in capo al gruppo Vf una proposta di articoli “core”, calibrati in base al ft e ai fnissaggi, e di “Originals”, una nicchia di articoli premium, che rileggono in chiave attuale i successi del passato. A supportare le strategie di Wrangler c’è un piano di aperture di negozi in affliazione nei principali mercati europei, fra cui l’Italia, Paese chiave per l’etichetta, dove Kakembo mira alle prime inaugurazioni entro il 2015. (c.me.)
utilizza una nuova fibra poliammidica, composta da sostanze minerali che assorbono il calore umano e lo restituiscono sotto forma di raggi infrarossi. Un tessuto che, se indossato diverse ore al giorno per alcune settimane, attiva la microcircolazione e può aiutare a ridurre la cellulite. Fra le novità più interessanti di Toray, gruppo chimico giapponese, c’è Miracle Air, uno speciale denim stretch che utilizza una fibra elastica cava in grado di dare leggerezza al tessuto, senza mortificarne l’aspetto autentico. Lenzing, realtà specializzata nella produzione di fibre cellulosiche, è artefice di una serie di jersey che incorporano Modal, caratterizzati da stampe ad alta risoluzione su tutta la superficie, in grado di creare un effetto molto simile al denim. Anche Jeanologia, produttore di macchinari pensati per trattare le tele indigo, si affida a stampe laser che ricreano rotture e rammendi effetto trompe-l’oeil. Inoltre ha realizzato macchinari per trattamenti laser che possono produrre effetti di sabbiatura e spazzolatura molto meno inquinanti dei finissaggi tradizionali. Bossa ha presentato una serie di nuovi articoli tra cui Bossa Jewellery, famiglia di tessuti in 100% cotone Pima di altissima qualità, che resistono meglio ai trattamenti, oltre a garantire un’ottima resa, anche se trattati con nuove spalmature che danno effetti perlacei, metallici o leggermente glitter. n
Un’immagine della collezione fall-winter 2015 di Wrangler
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promotion
Individual. Il lato chic dello streetwear Fashion ma ricercato, accessibile ma unico, contemporaneo con note vintage: è l’identikit di Individual, brand in ascesa, che amplia i confni dello streetwear attraverso un total look a misura d’uomo.
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o, non è il solito streetwear. Bensì l’upgrading di un genere che si arricchisce di note vintage e pennellate di bon ton. «Più precisamente - dichiara Andrea Cantini, designer della collezione - Individual è frutto dell’analisi del particolare, dell’attenta ricerca di tessuti, accessori e dettagli che consentano di creare un prodotto di sapore, capace di sdrammatizzare e rispettare al tempo stesso la tradizione». Uno stile molto apprezzato dall’uomo tra i 25 e i 40 anni, che ama il fashion, ma non rinuncia alla misura e alla qualità. E neppure alla propria unicità, perché, come suggerisce l’etichetta, nel mare magnum della globalizzazione risulta strategicamente corretto rimettere al centro l’individuo e la sua personalità. «La volontà - riprende Cantini - è creare un prodotto di gusto, ricercato, non omologato, accessibile ma unico».
La maglieria entra nel guardaroba La fusione equilibrata tra stile cosmopolita e cultura del prodotto italiana fa di Individual un guardaroba originale, che asseconda il mood delle stagioni. «Per l’autunno-inverno 2015/2016 - anticipa Cantini - mettiamo in prima linea i pantaloni, che riportano in auge tessuti di matrice anni ‘70 rivisitati su modelli da lavoro con vestibilità loose, e su modelli più asciutti e corti; presentiamo inoltre capispalla innovativi in nylon stampato, e soprattutto introduciamo una linea di maglieria in diversi flati e modelli». Cotone e cachemire, miste e pure lane, materiali elasticizzati concorrono alla realizzazione dei nuovi pull e cardigan che sperimentano superfci rasate, a coste, bouclé, lavorazioni a intarsio o jacquard. Intanto l’azienda bergamasca intensifca l’attività di comunicazione, attraverso un piano di impulso totale alla visibilità del marchio, che coinvolgerà i canali tradizionali senza tralasciare il web. Anzi, è da qui che si comincia, col restyling del sito uffciale, che sarà più ricco di contenuti e avrà un’interfaccia più userfriendly; mentre verranno inoltre avviati profli sui diversi social network per essere più vicini al consumatore e confrontarsi con lui su tematiche fashion e di attualità che coinvolgono il marchio.
DENIM BRANDS SRL Via Europa 33 Leffe (BG) Tel. 035 72 71 11 www.individualdenim.it
business accessori
Felisi scommette sul mercato italiano Il marchio di accessori, totalmente made in Ferrara, rivede la politica commerciale di Elisabetta Fabbri
Japan is the best market of the Ferrara based brand Felisi. Now the accessories company wants to expand in Italy.
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n un territorio, quello ferrarese, che sul fronte fashion vanta una expertise più che altro nelle calzature, l’azienda Felisi si distingue sin dalla sua fondazione (1973) per la produzione di cinture, borse, valigie e piccola pelletteria. «Un’industria artigianale», come ama definirla la titolare Annalisa Felloni che, con l’idea fissa di voler «cucire una borsa sartoriale», sale alla ribalta negli anni Novanta scommettendo sul colore. Mentre i competitor sceglievano il nero assoluto. Ed è amore a prima vista con il Giappone, dove oggi Felisi realizza circa 90% dei ricavi totali (pari a 12 milioni di euro nel 2013) e conta 12 flagship store. L’euro troppo forte nei confronti dello yen - che in un biennio ha comportato quasi il raddoppio dei prezzi delle collezioni Felisi in Sol Levante - e il crollo del Pil nipponico stanno portando a ripensare le strategie distributive e a estendere la rete in altri mercati, Italia compresa. «In autunno - spiega Annalisa Felloni - abbiamo avviato una showroom direzionale a Milano, in piazza Castello. Puntiamo a essere presenti in selezionati multibrand della Penisola e, dopo l’apertura di un corner presso la Rinascente Duomo, ci piacerebbe un monomarca a Milano (l’unico italiano è a Ferrara, ndr)». La Cina è vista come un mercato difficile, «da approcciare solo con il partner giusto», mentre sta iniziando ad avere un suo peso il mercato americano. «Abbiamo cominciato qualche tempo fa, grazie a un accordo con Barney’s - racconta l’imprenditrice ferrarese - e oggi realizziamo il 5% delle vendite negli Usa. Siamo partiti dallo store di New York con l’obiettivo di arrivare agli altri Barney’s del network». Quando si parla di e-commerce, Annalisa Felloni è prudente. «Mi sembra difficile da gestire, soprattutto in termini di spedizioni e resi: i nostri pellami pregiati possono rovinarsi facilmente. Forse si potrebbe pensare di creare una linea ad hoc per il web». Già, perché Felisi usa esclusivamente pelle conciata al vegetale, «dove ogni vena può essere esaltata dalle curvature», spiega con passione il designer Domenico Bertolani, che da anni collabora con il brand. Un materiale duttile, che si presta anche alla produzione di oggetti per la casa e l’ufficio. Un altro fiore all’occhiello dell’azienda, che presto potrebbero diventare una vera e propria home collection. La business bag Dune della collezione Felisi FW 2015/2016, realizzata in Bantus, una pelle conciata al vegetale dall’aspetto bufalo
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Timberland
Oltre i 3 miliardi di dollari nel 2019 Timberland targets $ 3.1 billion in revenues. The company plans to add $1,4 billion during the next fve years. Il marchio americano Timberland, dal 2011 in mano a VF Corporation, continua ad accelerare. Nel terzo quarter i ricavi sono saliti del 15%, grazie al +22% nelle Americhe e al +15% in Europa. Così il management ha lievemente rialzato le stime dell’intero esercizio, portandolo da +12% a +13%, che è il tasso di incremento annuale previsto dai vertici dal 2015 al 2019, quando il marchio dell’outdoor e lifestyle dovrebbe raggiungere il target dei 3,1 miliardi di dollari di ricavi: 1,4 miliardi in più dai livelli attuali. L’obiettivo sarà reso possibile, nelle stime, dalla crescita nei maggiori mercati di riferimento, facendo leva su innovazione e diversifcazione di prodotto. Da qualche tempo, infatti, la label si sta proponendo come total look completo, non solo per il tempo libero ma anche in chiave urban. Le Americhe dovrebbero partecipare al superamento dei 3 miliardi di dollari con circa 700 milioni di vendite in più. Grazie al consolidamento in Italia (uno dei mercati chiave, con 145 monomarca e una vasta distribuzione multibrand) e UK, nonché alla crescita in Germania, Austria e Svizzera, l’area Emea dovrebbe contribuire per 380 milioni. Il canale wholesale dovrebbe raggiungere i 2 miliardi di dollari, grazie a un +13% di crescita annuale. Le vendite dirette sono invece previste a 1,1 miliardi (+15% l’anno). Le previsioni più rosee riguardano però l’e-commerce: +31% la performance annuale ipotizzata nel quinquennio. Quanto ai negozi fsici, sono in cantiere 130 nuove aperture. (e.f.)
Santoni
Fa progetti sulla donna e sul retail Santoni, the shoe specialist, expects a growth in women’s segment and will open two fagship stores in Paris and London. Un anno di soddisfazioni, il 2014, per il produttore marchigiano di calzature di lusso Santoni. Nei 12 mesi ha assunto 50 nuovi addetti e ha raggiunto i 64 milioni di euro di ricavi: l’11,5% in più rispetto al 2013. Una performance sostenuta dalle vendite all’estero (soprattutto Usa, Sud America, Asia e Middle East), che coprono l’80% del totale. Il peso delle collezioni maschili è ancora dominante (60%) rispetto a quelle femminili (30%, mentre il resto riguarda gli accessori), ma la famiglia Santoni punta a riequilibrare le quote nei prossimi cinque anni, grazie a un accordo mirato con un nuovo partner wholesale. Con 1.200 punti vendita worldwide, Santoni investirà anche nei negozi monomarca: attualmente sono 19, ma si parla di Parigi e Londra come nuove location. Dallo scorso dicembre il brand è anche in libreria con il volume “Costruttori di Bellezza. Filosofa della calzatura maschile secondo Santoni”, pubblicato da Marsilio Editori nella collana Mestieri d’Arte. Racconta la complessa realizzazione di una scarpa maschile, attraverso le immagini di Susanna Pozzoli e le testimonianze della famiglia fondatrice, raccolte dal giornalista Andrea Guolo. (e.f.)
business AccessORI PIQUADRO Un modello The Bridge per l’autunno-inverno 2015/2016
The Bridge
Focus sull’export: nel mirino Germania e Hong Kong The Tuscan brand will open its frst fagship abroad: its sights are set on Germany and Hong Kong. Continua il processo di repositioning nella fascia dell’alto di gamma intrapreso dallo storico brand toscano di pelletteria The Bridge, che presenzia a Pitti Immagine Uomo con la seconda collezione frmata dal designer Eduardo Wongvalle. «Una strategia - commenta il direttore commerciale e marketing Lorenzo Ferri - che sta dando i primi risultati e che ci permette di proseguire con convinzione nell’espansione del marchio sui mercati internazionali». Attivo con quattro monomarca sul territorio italiano - a Milano, Genova, Bari e Torino -, a partire dal 2015 The Bridge è pronto all’avanzata retail oltreconfne. «Il primo obiettivo - anticipa Ferri - è la Germania, il secondo Paese più importante per il brand dopo l’Italia e in costante crescita, che ospiterà presto un monomarca a Monaco». Seconda tappa, uno spazio in Asia, che nei progetti dovrebbe aprire i battenti tra aprile e luglio a Hong Kong e che si aggiungerà a shop-in-shop già attivi in città-chiave come Pechino, Shanghai e Taipei. Altro focus, la Russia: «Nonostante la crisi - dice Ferri abbiamo intenzione di implementare la nostra presenza in loco. Siamo già sbarcati in alcuni multimarca top e i feedback sono molto positivi». (a.t.)
Minoronzoni
Minoronzoni 1953: avanzata nel retail Minoronzoni 1953 opens its frst fagship store, while Tosca Blu expands in Eastern Europe and Russia. Presente sul mercato da circa tre anni, la linea di cinture, borse, accessori e giubbotteria in pelle Minoronzoni 1953 è pronta al grande salto nel retail. Come racconta Giacomo Ronzoni, titolare dell’azienda di Ponte San Pietro (Bergamo) a capo anche del marchio Tosca Blu, il primo obiettivo è fssato per la primavera-estate 2015, quando aprirà i battenti un monomarca proprio a Bergamo. Un format che rafforzerà la presenza del marchio sul mercato, presidiato attualmente con circa 450 clienti multimarca, e che accoglierà le future proposte del brand. Sulla rampa di lancio ci sono infatti anche le calzature uomo e donna, che nei progetti dell’azienda dovrebbero debuttare nell’estate 2016. Intanto continua l’espansione del marchio “storico” di famiglia, Tosca Blu, nato nel 1998: «Abbiamo recentemente inaugurato il secondo negozio a Praga - spiega Ronzoni - e sono già in cantiere altri due opening: a gennaio in Bielorussia e, entro la primavera, in Siberia». (a.t.) Una proposta donna Minoronzoni 1953 per l’autunno-inverno 2015/2016 70
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Sulla Madison il primo opening negli States di Angela Tovazzi
Next March Piquadro will open its frst fagship store in the United States: destination, Madison avenue. nnunciata lo scorso giugno, l’apertura del primo store PiA quadro negli Stati Uniti, al 509 di Madison avenue, ha ora una data: marzo 2015. L’avvio della boutique avverrà a un anno esatto di distanza da quello in Regent street a Londra e due anni dopo il taglio del nastro del flagship di rue Saint Honoré a Parigi. Lo store sulla Madison (il 104esimo nel mondo) si svilupperà su un centinaio di metri quadri, con un concept che declinerà in modo inedito il progetto originario dell’architetto Karim Azzabi, grazie alla presenza di pezzi e soluzioni di arredo originali. Come ha evidenziato il presidente e ceo Marco Palmieri, l’opening statunitense rappresenta uno step di una strategia distributiva a più ampio raggio, sull’onda di dati semestrali positivi. Piquadro ha archiviato il primo semestre consolidato il 30 settembre con un ebitda pari a 4,96 milioni di euro (+8,3%) e un ebit di 3,63 milioni (+7,1%), mentre l’utile ha raggiunto i 2,25 milioni (+14,2%). I ricavi si sono attestati a 32,35 milioni di euro, in progresso dell’8,2% rispetto al primo semestre dello scorso esercizio. La performance beneficia del +14,7% realizzato in Italia (mercato che rappresenta il 75,3% delle vendite totali), a fronte del -3,9% in Europa e del -17,5% sul mercato extraeuropeo. «Le dinamiche economiche del semestre - ha spiegato Marco Palmieri - rispecchiano le attività di rinnovamento del posizionamento, sulle quali stiamo lavorando da oltre un anno, che vanno dal miglioramento qualitativo della distribuzione agli investimenti sull’internazionalizzazione, fino allo sviluppo di nuovi prodotti». «Siamo sostanzialmente soddisfatti dei risultati - ha aggiunto - che scontano, oltre all’importante contrazione in Russia e Ucraina, le attività di ottimizzazione della distribuzione in alcuni Paesi asiatici, dove abbiamo chiuso sette negozi, rinunciando a un fatturato rilevante, anche in prospettiva di accordi di distribuzione con partner locali». Palmieri resta positivo sui mesi a venire, ma specifica che lo sviluppo del gruppo «dipenderà dalla capacità di continuare il percorso di internazionalizzazione già iniziato e sarà influenzato dalla stabilità della situazione economica di alcuni mercati di riferimento».
Matteo Marsaglia, discesista della Nazionale di Sci Alpino, nuovo testimonial dello zaino porta computer Piquadro Coleos
business activewear
Sneaker
una questione di StrategIa Qualcuno scommette sul womenswear. Altri investono sull’Italia o continuano a concentrarsi sulle collaborazioni illustri. Ma nella sneakernomics si parla anche di spin-off e dell’interesse dei grandi gruppi industriali e dei fondi, anche sovrani di Elisabetta Fabbri (ha collaborato Carla Mercurio)
Nike bets on womenswear. New Balance, Vans and Asics invest on Italy. Adidas, Reebok and Puma focus on “eminent” collaborations. But in sneakernomics there is talk of spin-off and the interest of large industrial groups and funds
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n uno scenario macroeconomico condizionato dall’incertezza, nei quartier generali delle maggiori sneakers house le stanno pensando tutte per tenere alta l’asticella dei consumi. Dalla riscoperta di target forse sottovalutati alla rivisitazione degli archivi, fino a un approccio che sfiora il medicale o che si contamina con la creatività di artisti e pop star. Nike - per citare il leader mondiale, con 278 miliardi di dollari di ricavi (circa 22,6 miliardi di euro) nell’esercizio chiuso lo scorso maggio, in aumento dell’11% a valute costanti - ha capito che una delle sue fonti di guadagno saranno sempre di più le collezioni femminili. Elaborate alcune 72
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stime, il management guidato da Mark Parker ha previsto che le ìquote rosa” arriveranno a generare 7 miliardi di dollari nel 2017 (dai 5 attuali). «Sport e fitness - commenta Parker - stanno portando a un forte cambiamento nello stile di vita delle donne. La relazione che abbiamo stabilito con la nostra digital community, che conta 65 milioni di consumatrici, unita all’innovazione di prodotto, stanno supportando la nostra crescita». A sostegno del business anche alcuni dati sulle App del marchio del ìbaffo”: l’applicazione al femminile Nike+Training Club è stata scaricata, dal suo lancio, 16 milioni di volte, mentre Nike+ Running vanta oltre 9 milioni di
download. Le strategie di comunicazione e distribuzione non possono restarne indifferenti. Così, per presentare le collezioni donna spring-summer 2015, lo scorso ottobre a New York, Nike si è affidata a 27 top atlete mondiali come gli ori olimpici Allyson Felix, Sanya Richards-Ross e Adelina Sotnikova, o la campionessa di tennis Li Na e la star del basket Skylar Diggins. A fine novembre il brand dell’Oregon ha aperto il suo secondo store ìwomen’sonly”: 420 metri quadrati nell’iAPM shopping mall di Shanghai, dove è presente il meglio dell’offerta al femminile. In più sono previste sessioni di fitness, la possibilità di testare le performance
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1. Studio sulle sneaker alla Reebok 2. Sessione di ftness al feminile frmata Nike 3. Lo store Nike “women’s only” di Shanghai 4. La Mid-Century Modern Collection di New Balance per l’autunno-inverno 2015/16
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Big a confronto RiCavi 2013
vaR%
Chi rivede le iCone dei prodotti ed eventi e Chi investe in italia mirati, pensati per le Nike inc. * 22,6 +10% Alla Converse active women locali. adidas Group 14,5 -3% dove il motto è: Il primo negozio delPuma 3,0 -8% «Shoes are boring. la serie - inaugurato Wear sneakers» nello stesso mese ma Reebok 1,6 -16% - intendono continel Fashion Island liConverse 1,4 +15% nuare a premere festyle center di Newl’acceleratore delle Dati in miliardi di euro port Beach, in Califor*Bilancio chiuso il 31/05/2014 vendite rivisitando nia - ha gli stessi plus i modelli iconici. di quello cinese, oltre L’azienda da 1,7 miliardi di dollari di a un vero e proprio ìstudio” per alleturnover, che cresce ancora più velonamenti di gruppo o personal fitness. cemente della casa madre Nike (+15% Anche negli store italiani, seppure non annuale, a valute costanti), riproporrà focalizzati su un unico target - il Nike lo storico modello Chuck Taylor All Training Club organizza periodicamenStar non più in tela bensì in pelle, con te allenamenti al femminile.
inserti di tendenza (come gli elastici e i cinturini di ispirazione biker) e in tessuto tecnico trapuntato, per affrontare meglio la stagione invernale. Il modello Cons, invece, viene declinato in suede dai colori vivaci come il giallo senape e il blu elettrico. Restando negli Usa, New Balance mostra di credere al mercato italiano che, dicono dall’azienda di Boston, «apprezza la continua ricerca della qualità nei materiali e nelle tecnologie, oltre alla cura minuziosa dei dettagli». In autunno è stato aperto un monomarca a Roma, in zona piazza di Spagna, che ospita anche l’abbigliamento lifestyle (brand extension solo maschile, che ha circa 07_01_2015
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business activewear In Breve Golden Goose, from Venice, opens in Paris and Bologna based A.Testoni develops a luxury sneaker.
Golden Goose sulla rive GauChe
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1. Lo store Vans appena inaugurato a Milano San Babila 2. Una Chuck Taylor All Star rivisitata per la collezione fall-winter 2015/16
due anni di vita). Per stringere ancora di più il legame con 2 la capitale, New Balance lo scorso anno ha siglato un accordo quinquennale con gli organizzatori della maratona di Roma come sponsor tecnico. Alla gara del 22 marzo 2015, oltre alle maglie ufficiali sarà presentata una scarpa dedicata all’evento, una limited edition acquistabile in alcuni punti vendita selezionati a partire da febbraio. Anche la californiana Vans, che firma le stringate più amate nel mondo skate, ha deciso di puntare sull’Italia. Lo conferma l’accordo siglato in febbraio dalla proprietà - il colosso americano VF Corporation - con A.R.P. Advanced Retail, società romana della distribuzione retail (G-Star Raw e Ferrari, tra gli altri partner) e dell’abbigliamento outdoor, con il brand Mountain Affair. «Il primo step dell’intesa - spiega Lorenzo Bassetti, managing director di A.R.P. - è stata l’apertura, in dicembre, di un flagship store in San Babila, a Milano, cui ne seguirà un altro nel centro commerciale RomaEst della capitale». «Ma ci sono altre location all’orizzonte - prosegue - non solo italiane, visto che il con-
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tratto che ci lega a VF prevede complessivamente una decina di aperture europee in due anni (tra i brand del gruppo Usa coinvolti anche Eastpak e The North Face, ndr)». Con il recente arrivo di un nuovo manager a capo del marketing Emea - Neil Schambra, proveniente dal colosso informatico cinese Lenovo, ma con un passato in Converse e Asics - Vans intende garantire una crescita «proficua e sostenibile», facendo leva su un’immagine univoca nel mondo e una solida presenza in mercati come l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa. Neil Schambra, contribuirà ad accompagnare il brand verso il compleanno dei 50 anni, che cade proprio nel 2015, con iniziative ancora top secret. QualCuno sCommette sull’italia e le olimpiadi del 2020
Pure in Giappone, dagli headquarters di Asics (acronimo di ìAnima sana in corpore sano”) ci guardano con molto interesse. È recente l’inaugurazione di una showroom milanese in via Morimondo, per gestire i clienti direzionali. «Sono i nostri key account e rappresentano il 35% del business - spiega Luca Bacherotti, managing director di Asics Italia -. Vogliamo facilitare loro le cose con una base più comoda,
Fine d’anno a Parigi per Golden Goose Deluxe Brand (GGDB). Dopo Seoul, Milano, Tokyo, Amsterdam e Beirut, il brand di Venezia ha aperto un monomarca nella Ville Lumière, in uno storico palazzo all’angolo tra Rue des Saint-Perès e Quai Malaquais, sulla Rive Gauche (nella foto, il rendering). Il concept, articolato su una superfcie di 200 metri quadrati, è come un grande Lego, all’occorrenza scomponibile e ricomponibile, dove spiccano il marmo e l’ottone. Del tutto assenti i manichini: i capi sono sospesi e scendono dal sofftto a signifcare che ogni prodotto GGDB «non ha una vita a se stante, ma assume signifcato in quanto fa parte di una storia, di uno stile, di un modo di essere». Lo store ospita le collezioni uomo-donna-bimbo ma anche altri brand che producono prodotti complementari alla label.
l’informale di lusso di a.testoni Il marchio bolognese a.Testoni, sinonimo di eccellenza artigiana nelle calzature made in Italy, sta approfondendo sempre di più lo studio delle sneaker. Dall’autunno-inverno 2014/2015 ha lanciato la linea maschile City Running: sportiva e ricercata, intende affermarsi nel lusso informale. Operazione che prosegue con la primaveraestate, dove i protagonisti sono materiali come la nappa bianca intrecciata e il denim. L’inverno 2015/2016 vede tra i modelli di punta una sneaker in nappa grigia e suede color uva, che di particolare ha la stampa “a nido d’ape” (nella foto), dagli effetti tridimensionali. Il ventaglio completo di proposte invernali di A.Testoni, di scena a Pitti Uomo, spazia nei materiali dal vitello (liscio, martellato, anticato, spazzolato e scamosciato stampato) alla nappa, fno al cervo. Non mancano proposte in struzzo e coccodrillo.
business activewear 1. La scorsa maratona di Roma 2. La sezione e-commerce del sito asics.it, lanciata prima di Natale
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rispetto alla sede di Cuneo: uno spazio moderno e super efficiente, dotato di 10mila metri quadri di magazzino e 50 addetti». Intanto, sempre a Milano, prosegue la ricerca di una location per l’apertura del primo flagship, che seguirà il concept di quelli a Londra, Barcellona e Parigi. «Stiamo valutando diverse opzioni - anticipa il manager - e contiamo di aprire entro il 2015. Vorremmo essere in una zona vicina a un parco pubblico, dove i clienti possano testare subito le scarpe: ci piace molto l’area Ticinese. Dopo saremo in grado di partire con un progetto di opening in franchising». Asics, che conta in Italia 1.200 clienti wholesale e 8 factory outlet, vende quasi due milioni di scarpe l’anno da noi per un fatturato di 85 milioni di euro annuali. I ricavi consolidati sono previsti in salita a 4 miliardi nel 2020, anno delle Olimpiadi in Sol Levante, dai 2,7 miliardi attuali. Il principale target è quello legato al running: un mondo di «unlimited competitor», come li chiama Bacherotti, cui è dedicato anche il sito myasics.com. «Sono atleti professionisti - spiega - nonchÈ appassionati che conoscono le tecniche di allenamento e i prodotti adatti. Dalle scarpe all’abbigliamento, su cui stiamo investendo sempre più». La liaison con l’Italia, terzo mercato europeo più importante per la società, si manifesta anche con le sponsorizzazioni come 76
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quelle per la Federazione Italiana di Atletica Leggera, la Stramilano, le maratone di Torino, Venezia e Firenze. E non è un caso che il running copra il 70% del giro di affari di Asics in Italia (il resto spazia tra la pallavolo, il tennis e il rugby). «Dietro ogni prodotto - precisa Bacherotti - ci sono anni di studi e ricerche nel Research Institute of Science di Kobe. Siamo stati i primi, negli anni Ottanta, a introdurre il gel nell’intersuola e continuiamo a inno-
Chi ha più Facebook fan?
Converse All Star
40,75
Nike Football
38,17
adidas Originals
25,62 Puma
13,70 I numeri si riferiscono a milioni di fan rilevati nellÕottobre 2014. Fonte: statista.com
vare per tenere conto delle esigenze di tutti, dal neofita al campione». Il servizio al cliente, poi, sconfina quasi nel medicale. Negli store che fanno parte del circuito Asics Rec (Running Expert Club) si analizza lo stile di corsa di ciascun runner con una particolare macchina, l’Asics Foot ID, che consente di capire qual è la scarpa più adatta in base al profilo biomeccanico. adidas punta sulla CreativitÀ. nike fa Causa e Chiede milioni di danni
In Europa, il numero due dello sportswear mondiale, Adidas, si trova a dover fronteggiare un calo dei margini, che il management spiega con i cambi sfavorevoli, gli alti costi delle materie prime, il ridimensionamento dell’attività in Russia-Cis e le deludenti performance del business legato al golf. In parallelo sono aumentate le spese di marketing. Così se i ricavi dell’esercizio 2014 sono stimati crescere a un tasso tra il 5% e il 9% (a valute invariate), l’utile è atteso a 650 milioni di euro, dagli 839 del 2013. Nel 2015 è previsto che giro d’affari rallenti ulteriormente per procedere a un tasso intorno al 5%. Già in settembre però il management ha annunciato provvedimenti, quanto meno sul fronte design. Creando la nuova posizione di global creative director per il brand adidas, che è stata affidata a un manager in-
business activewear
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eytys
Parla svedese la sneaker più cult 1
terno, Paul Gaudio. E annunciando l’apertura di uno studio per il design delle calzature, a Brooklyn, con l’idea di esplorare le nuove frontiere del design, anche entrando in una più stretta relazione con i consumatori Usa. Previsto in attività all’inizio del 2015, lo studio dovrebbe vedere all’opera un team di tre designer strappati alla Nike specialisti in diversi ambiti, dal calcio al basket, dal running al lifestyle. Si tratta di Denis Dekovic, Marc Dolce e Mark Miner, ai quali però Nike ha fatto causa a metà dicembre e a cui chiede 10 milioni di dollari di danni. Le accuse sono di avere violato il patto di non concorrenza, che vietava contatti con i competitor anche per l’anno successivo al licenziamento (le consulenze per Adidas sarebbero iniziate quando ancora i tre erano legati alla Nike). Ma si parla anche del furto di informazioni e dati relativi allo sviluppo di nuovi progetti nel running, nello sportswear e nel calcio (tra gli altri anche quelli inerenti gli Europei 2016). Adidas, che in proposito avrebbe detto di non essere interessata «a vecchi lavori», sembra più che altro voler conquistare nuovi addict facendo leva sulle collaborazioni illustri. Ormai innumerevoli e in diversi ambiti, come quella di adidas Originals con la ìregina delle stampe”, la stilista Mary Katrantzou. 78
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1. La popstar Pharrell Williams ripropone la Stan Smith di adidas Originals decorata a pois 2. Il rapper americano Kendrick Lamar, scelto come ÒvoceÓ di Reebok Classic 3. Modello Eytys Odyssey Nebula, con stampa digitale ÒspaceÓ, creato con lo psichedelico artista Tom Sewell
O la più recente, con il “prezzemolino” Pharrell Williams, che giocando con la grafica a pois ha rivisitato le sneaker Stan Smith, oltre all’iconica Superstar Track Jacket. Anche la controllata Reebok gioca la carta delle partnership. Con il cantante californiano Kendrick Lamar, per dirne una. Insieme hanno realizzato la scarpa Ventilator OG, che verrà presentata al pubblico il 15 gennaio. Da marzo Kendrick sarà protagonista della campagna globale di Reebok Classic, che festeggia i 25 anni del modello da running Ventilator, in più creerà una propria linea in edizione limitata per la stagione autunno/inverno 2015, disponibile dal prossimo giugno. Continuerà anche nel 2015 la collaborazione con la designer di Los Angeles Melody Ehsani, che di recente ha rivisitato uno dei modelli più amati nella storia del brand, Reebok Pump Omni Lite. Nel terzo trimestre il brand di Adidas Group ha realizzato il sesto quarter di crescita consecutivo (+7% a cambi costanti, per un totale di 447 milioni di euro).
Swedish Eytys is becoming a cult sneaker brand. Simply interacting with Generation Y.
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ono scandinave le sneaker più amate del momento e stanno crescendo a un ritmo così accelerato da sorprendere gli stessi ideatori, Jonathan Hirschfeld e Max Schiller. Due amici d’infanzia - il primo con esperienza nell’investment banking, il secondo formatosi presso la label svedese acne con il pallino di creare la sneaker perfetta, che nell’aprile del 2013 hanno lanciato il marchio presso 25 buyer. Con la primaveraestate 2014 hanno raggiunto quota 60, compresi noti nomi come Colette (a Parigi), Dover Street Market (Londra), andreas Murkudis (Berlino) e insegne italiane come Excelsior, antonia e Biff (Milano), voga (Arezzo), Offcina (Parma) e Macondo Store (Verona). Dall’ autunno-inverno 2015/2016 i wholesaler saranno 100. Intanto, in agosto il brand ha aperto il suo primo monomarca a Stoccolma e si prepara a chiudere il 2014 con 2 milioni di euro di ricavi. E pensare che per partire i due soci hanno investito ciascuno circa 7.400 euro e chiesto un prestito di poco più di 6mila euro. La chiave di tanto successo? Forse il fatto che Eytys riesce a dialogare con la Generazione Y, quella cresciuta con Mtv e le nuove tecnologie. 3
business activewear possibili passaGGi di mano per noti brand dello sportswear
Reebok non è il solo spin-off di cui si è parlato di recente nel grande business dello sportswear. Puma - maggiore marchio del lifestyle nel gruppo francese Kering, primo azionista dal 2007 - pare sia nel mirino di VF Corporation che, dopo avere completato l’integrazione di Timberland, sarebbe pronta a nuove acquisizioni. Un’operazione sensata, secondo gli analisti finanziari, che vedono positivamente un ingresso del marchio nel portafoglio outdoor e lifestyle del gruppo americano, già proprietario di Vans. Secondo alcune stime, Puma vale 2,8 miliardi di euro e l’offerta, tenendo conto di un premio per gli azionisti, 1 potrebbe oscillare tra 3,4 e 4,2 miliardi. VF - dicono gli esperti 1. Rihanna, nuova ambassador e creativa di Puma - potrebbe riportare il marchio per le linee donna 2. La produzione di una calzatura adidas agli antichi splendori, puntando 3. Stampe cocco e tattoo per le Superga mid del prossimo sul taglio dei costi e la revisione autunno-inverno del network distributivo. Proprio nel 2014 il Felino tedesco ha iniziato la fase di turnaround, nei piani del management, che punta a un riposizionamento strategico. Gli investimenti sul fronte marketing hanno aiutato le vendite del terzo trimestre (+2,8%), dopo un semestre negativo (-6%). Voci recenti ipotizzano che Kering, in realtà, abbia diverse offerte sul tavolo, da valutare. Tra i pretendenti ci sarebbero anche i fondi sovrani 2 del Medio Oriente, Qatar in testa, e investitori asiatici. Chissà cosa ne pensano, questi potenziali E le sue performance sembra non pasinvestitori, di Rihanna? Non tanto a sino inosservate, tanto che lo scorso livello di doti canore ma del suo estro autunno il Wall Street Journal ha parlacreativo. Infatti, si sa che la cantante to dell’interesse di un consorzio di in26enne collaborerà con Puma in veste vestitori (anche se la controllante non di creative director per il womenswear, ha mai messo ufficialmente in vendita dall’abbigliamento alle calzature, dal il brand), come il fondo di Hong Kong fitness al training. Il ceo di Puma, Björn Jynwel Capital, guidato dal magnate Gulden, ha parlato di «scelta naturale», Jho Low, e di fondi affiliati al governo visto il profilo di Rihanna, connotato di Abu Dhabi. La cifra offerta sarebbe da carisma, personalità e ambizione. di 1,7 miliardi di euro, di poco superioNel menswear la strategia di Puma per re al fatturato 2013 di 1,6 miliardi, ma spingere le vendite resta più ìtradizioben lontana dai 3 miliardi sborsati da nale”, con brand ambassador come MaAdidas nel 2006, con l’obiettivo di rafrio Balotelli e Usain Bolt. Ma il tutto sa forzarsi nel mercato Usa e contrastare un po’ di dÈjà vu. n l’ascesa della rivale Nike. 80
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Superga
global e fedele alla tradizione Superga double digit performances are based on global market strategy and trendy products. Respecting tradition.
F
ondato a Torino nel 1911 dall’imprenditore italo-svizzero Walter Martiny e oggi controllato da BasicNet, il marchio Superga continua a crescere a cifra doppia da diversi anni. Dal 2004, anno in cui BasicNet è diventata licenziataria in esclusiva mondiale del marchio (per poi acquisirlo tre anni dopo) sono stati prodotti 28 milioni di paia di scarpe. Prima dell’accordo di licensing la produzione annua non superava le 200mila paia. Il segreto di questa ascesa lo racconta a Fashion Lorenzo Boglione, vicepresidente sales nell’azienda di famiglia: «Oggi Superga è presente sul mercato globale. Ritengo che questa sia la nostra forza principale. Inoltre ci piace l’idea di essere sempre in linea con le ultime tendenze, ma anche fedeli alla tradizione e alla qualità del prodotto». I dati lo dimostrano. «Il fatturato aggregato dei licenziatari - spiega Boglione nel 2014 è stato di circa 120 milioni di dollari, in crescita quasi del 50% rispetto al 2013. E l’Italia conta meno del 30% dei ricavi totali. Il nostro modello di business, quello delle licenze, ci permette uno sviluppo rapido e sostenibile e garantisce importanti investimenti su ciascun territorio di riferimento, a livello di distribuzione e marketing». Oggi il marchio vede in forte crescita il canale retail, che conta circa 100 monomarca in Italia e quasi altrettanti all’estero (Singapore e Medellin tra le mete più recenti, oltre al Sud Africa, dove è stato inaugurato il settimo negozio). «La parte più corposa dei ricavi - specifca Boglione - deriva però dal wholesale». Il cliente tipo è nella fascia 25-35 anni, soprattutto donna. «Quando scegliamo testimonial e collaborazioni - racconta tendiamo a non prendere decisioni, pensando non tanto a un target “teenager”, quanto a un cliente leggermente più sofsticato e con qualche anno in più». In proposito Boglione prospetta - senza sbottonarsi - nuove «interessanti» operazioni di co-branding.
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business CONVEGNI rICambIO GENEraZIONaLE
Di padre in fglio: un passaggio delicato
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1. A sinistra, Julia Roberts testimonial di Calzedonia, realtà di spicco nell’ambito della calzetteria 2. Il tavolo dei relatori all’incontro organizzato a Verona dal gruppo calze, intimo e mare di Sistema Moda Italia
Ieri piccolo era bello, oggi non è più così. Tutto sta cambiando e gli assetti aziendali ne risentono. Compreso il passaggio di consegne tra le vecchie e le nuove generazioni. Se ne è parlato all’incontro annuale del gruppo calze, intimo e mare di Smi 1
di Mariella Barnaba
The leitmotiv of the meeting of the “Women’s hosiery, Men’s hosiery, Underwear and Beachwear” group of Sistema Moda Italia was generational change. Conclusion: Young entrepreneurs have to learn the ropes outside the family business.
«U
n tempo si lasciava l’azienda ai figli con serenità, oggi con troppi dubbi. Questo perché negli ultimi cinque o sei anni ci sono stati tanti e tali cambiamenti, che hanno stravolto paradigmi e modelli: ieri piccolo era bello, oggi ci consigliano di aggregarci; e poi ci dicono esportate, andate in Cina. Anzi, no, tornate in Italia, perché tutto sommato la prossimità non è male. Ancora, ci raccontano dell’importanza di controllare la rete distributiva, di aprire negozi, fare franchising, ma forse è meglio vendere sul web... Insomma, io non so più cosa lascerò alle mie figlie e quale futuro prospettare loro». A parlare è Patrizia Giangrossi, titolare di Pierre Mantoux, che con la sua analisi dà voce alle perplessità che i responsabili delle piccole, medie e grandi imprese del made in Italy affrontano nel momento del passaggio del testimone. Un tema al centro dell’incontro annuale di analisi della congiuntura del gruppo “Calze Donna, Calze Uomo, Intimo e Mare” di Sistema Moda Italia, il 18 dicembre a Verona. Sul tavolo gli interrogativi iniziali di Marc Sondermann, direttore di Fashion, moderatore del meeting: come gestire nella pratica il ricambio generazionale? Esiste ancora il concetto di gavetta? E i figli devono meri82
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tarsela, la poltrona? Daniela Montemerlo, docente alla Bocconi di Milano e all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, ha risposto con tre imperativi: «La generazione al comando deve condividere con quella successiva i processi di evoluzione. Occorre poi attualizzare la storia dell’azienda, senza ancorarsi al prodotto dell’epoca del fondatore, e lavorare sulla relazione tra sorelle e fratelli, con un senso responsabile della proprietà che crei buone basi per chi subentra al comando». Montemerlo ha parlato dell’importanza di un’esperienza iniziale in realtà esterne
all’azienda-culla, dove si è responsabili in prima persona dei propri errori e ci si conquista la legittimazione necessaria alla futura carriera di imprenditore. Ma il cambio ai vertici aziendali come viene percepito dai consumatori e come andrebbe comunicato? In maniera molto diretta, secondo Giulia F. Airaghi, sociologa dell’Università Cattolica di Milano. Attraverso un blog, per esempio. «Le imprese - ha sottolineato Airaghi - dovrebbero entrare maggiormente in una logica della relazione di scambio con il cliente. È fondamentale che raccontino da vicino la storia, le qualità “fisiche” e artigianali del prodotto». Nel web, ha confermato Alessandro Astone, country sales manager di Google, va cercato sempre più un alleato. Contro la crisi le piccole e medie imprese possono infatti combattere a colpi di digital advertsing, o sfruttando l’integrazione tra online e offline a livello commerciale. All’incontro hanno partecipato anche Sandro Veronesi, patron di Calzedonia, che ha fornito l’ospitalità nell’area meeting del suo Hotel Veronesi La Torre, e Sabrina Tonti, seconda generazione del Gruppo Intimo Italiano, che ha tracciato la case history del brand Pepita, da lei creato e accompagnato nel passaggio distributivo dall’ingrosso al dettaglio. n
Calzetteria, beachwear, underwear
Export +1,5%, Russia in frenata In the frst nine months of 2014 exports of Italian hosiery, underwear and beachwear rose by 1,5%, with +13% in the Usa and -26,5% in Russia.
I
ntimo, mare e calzetteria sono un settore che vale oltre 4 miliardi di euro. Nei primi nove mesi del 2014 riferiscono i dati forniti da Sistema Moda Italia - l’export è cresciuto dell’1,5% raggiungendo quota 1,5 miliardi di euro. Analizzando più da vicino i risultati, si evince che i mercati Ue hanno fatto registrare nel complesso una crescita del 4,1%, mentre si riferisce di una fessione del 4,7% per l’export extra-Ue. La Francia scende del 5,7%, mentre la Germania sale del 2,5% e il Regno Unito dell’1,4%. Molto signifcativo il calo dell’export verso la Russia (-26,5%). Incoraggiante lo scambio con gli Stati Uniti, incrementato del 13%. L’import di comparto cresce ad un ritmo del 9,5%, mentre quello di costumi da bagno segna un -2,5%. La Cina, benché in lieve fessione (-0,4%), si conferma primo partner, con una quota del 18,3% sul totale. (m.b.)
il SONDAGGIO
La parola ai negozi MULTIBRAND Abbigliamento e accessori uomo Autunno-Inverno 2014/2015 Come sono andate le vendite di abbigliamento maschile in questo autunno-inverno?
10% 47% Meglio
Come lo scorso anno
43% Peggio
In base all’andamento della stagione, come prevedete andranno i saldi invernali di moda maschile?
E quelle di accessori maschili?
18% Meglio
41%
41%
16%
60% 24%
Come lo scorso anno
Peggio
Meglio dello scorso anno
Come lo scorso anno
Peggio
L’imperativo è reinventarsi Il consumi italiani di moda maschile continuano a soffrire. Solo l’e-commerce e lo shopping dei turisti stranieri (anche se si è accusata la mancanza dei russi) salvano in estremis le sorti di una stagione ancora difficile. Per il prossimo autunno-inverno i budget sono confermati. Intanto i dettaglianti italiani pensano a come reinventarsi, tornando ai fondamentali della professione e sfruttando al meglio le sinergie offerte dall’online. Lo rivelano la sessantina di luxury multibrand della Penisola che hanno risposto al nostro sondaggio di Elisabetta Campana
Men’s fashion is facing another diffcult season. Italian customers are not buying, many Russians have disappeared and independent retailers are only surviving thanks to e-commerce and the tourist market (particularly the Chinese). These are the results that emerge from our survey about menswear sales during the current fall-winter season, carried out with a panel of 60 leading multi-brand stores across Italy.
I
l sell out di moda maschile in Italia archivia l’ennesima stagione difficile. Gli italiani non comperano, i russi latitano e il dettaglio indipendente sopravvive grazie all’e-commerce e allo shopping dei turisti prevalentemente orientali (cinesi in primis). In questo scenario non facile, i negozianti non possono che giocare la carta della professionalità. E reinventarsi puntando sulle peculiarità che storicamente li hanno resi “testimonial” del made in Italy. Questo in estrema sintesi è ciò emerge dal nostro sondaggio sulle vendite di menswear dell’autunno-inverno 2014/2015, effettuato con la collaborazione di una sessantina di multimarca al top presenti in tutta la Penisola. I nostri connazionali - per colpa della crisi economica, ma anche per la paura di spendere o, ancora, di far vedere agli altri che possono permettersi capi costosi - continuano ad acquistare il minimo indispensabile. Gli abitanti dell’ex Urss, top spender nel Belpaese da almeno una decina di anni, a causa sia del rublo fortemente svalutato (adesso pagano un abito o un accessorio circa il doppio rispetto a un anno fa), sia dell’invito fatto dal governo Putin a “consumare” in patria, hanno drasticamente ridotto viaggi e 07_01_2015
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il SONDAGGIO
I brand di abbigliamento uomo più venduti
uGivenchy v Moncler
w Dsquared2, Stone Island, Saint Laurent
GIvenChy
vALenTInO
Mario DellÕOglio
G&B NEGOZIO, FLERO (BS)
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DellÕOglio, Palermo re posizioni. In shopping nella Peniquesti ultimi sei sola: si parla di fles«Mi aspetto molto da Milano le boutique sioni fino al 70%. In Moda Uomo in termini di nuove anni multimarca dell’alaggiunta, il clima ecproposte e di innovazione: to di gamma hanno cessivamente caldo perso almeno il fino a dicembre non adesso più che mai il mercato 30% del fatturato, ha invogliato all’acdella moda maschile ha una riduzione quisto di piumini, capbisogno di essere stimolato con con del traffico nei punpotti e giacconi che, collezioni creative, ma coerenti ti vendita fino al per il prezzo elevato, 60-70%. «Se la tradizionalmente rapnel rapporto qualità-prezzo» gente non entra presentano il core bunemmeno in negozio, come è possibile siness della stagione fredda. Solo le venvendere?» lamentano tanti dettaglianti. dite online (in buona parte gestite dalla «Il numero degli scontrini si è ridotto in piattaforma Farfetch) e/o lo shopping modo significativo - conferma Luca Itadegli stranieri, sia nella formula diretta, liani, di Italiani a Pescara - mentre è ausia in quella del parallelo (anche se pure mentato il valore medio del singolo acquesto canale sta avendo problemi) conquisto, perché comperano solo i benesentono ai dettaglianti di chiudere questo stanti/ricchi, mentre è completamente autunno-inverno in pareggio e, in pochi scomparsa la classe media». Entrando casi, di aumentare moderatamente il sell nello specifico dei risultati emersi del noout. Si tratta comunque di performance stro sondaggio, sul fronte dell’abbigliain perdita, perché è dal 2008 che il mermento quasi la metà del panel (il 47%) cato soffre, impedendo ai più di recupera-
MArCeLO BUrLOn
I marchi di accessori uomo più venduti
uGivenchy v Valentino w Prada
Tra i nuovi brand di moda vincono:
uMarcelo Burlon v Msgm w Ami PrAdA
AMI
dichiara fatturati in linea con lo scorso anno, il 43% lamenta una contrazione e solo un 10% vanta un aumento. Simile la performance per quanto concerne gli accessori (rispettivamente 41%, 41% e 18%): anche in questo ambito si avverte la crisi, in special modo nelle calzature. «Gli uomini non sono più disposti a spendere 500-600 euro per un paio di scarpe, a meno che si tratti di articoli veramente speciali» precisa Luisa Severi di Luisa Boutique a Rimini, che ha ricevuto il Platinum Award “The best in the world” da Farfetch lo scorso novembre. Il problema dei cartellini elevati resta in primissimo piano: «Esistono soglie prezzo evidenti, oltre alle quali diventa difficile, se non impossibile, portare a buon fine una vendita - spiega Mario DellÕOglio, titolare di DellÕOglio a Palermo e presidente della Camera dei Buyer -. Gli abiti non devono superare i 1.200 euro, le camicie i 400 euro e i pantaloni i 450 euro». «Mi auguro veramente - aggiunge il commerciante si-
ciliano - che stilisti e aziende ne tengano conto nelle collezioni per il prossimo autunno-inverno. Oltre a investire in proposte creative e di qualità, perché è ciò che richiede il mercato». «In special modo, una griffe non può pensare che i giovani spendano 1.6001.800 euro per un giubbotto e 800 euro per una felpa. Magari lo fanno a New York, Londra e Parigi, ma di certo non nelle città di provincia» aggiunge Chicco Amato di Papini a Catania, dove i 25-26 gradi in dicembre non hanno favorito la vendita di capi pesanti (e costosi). «Le aziende hanno perso di vista il mercato italiano - concorda Elisa Turchetti di Righi a Foligno, Perugia, Spoleto e Bastia Umbria - . Non a caso, ricerchiamo brand con cui creare rapporti di collaborazione, che prevedano facilitazioni come il diritto di reso di una parte dell’invendu-
NUGNES 1920, tRaNI (Bt)
to, in modo da condividere il rischio commerciale». Anche perché ormai i saldi sono poco gratificanti: «Questa stagione - aggiunge Turchetti - credo saranno meno soddisfacenti che nello scorso anno». L’argomento saldi è tra i più scottanti. Il 60% degli interpellati prevede che andranno come l’autunno-inverno 2013-2014, il 24% stima un’ulteriore flessione e solo il 16% confida su una 07_01_2015
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il SONDAGGIO
maRCOS, mONDOVÌ (CN)
WISE, CREmONa
StEFaNIa mODE, tRaPaNI
VELa SHOP, CaGLIaRI
performance migliore di quella di 12 mesi fa. «Da tempo non risolvono più la stagione per il semplice motivo che proliferano gli sconti anticipati sottobanco dice Alberto Ferrante di Eraldo a Ceggia (Ve) -. Perché non liberalizzarli? Sarebbe un modo per poter scontare già in corso di stagione i marchi che non funzionano, come avviene nei Paesi anglosassoni». Ferrante dà voce al pensiero di tanti suoi colleghi. D’altra parte basta andare in giro per Milano per rendersi conto che tra vendite promozionali, ribassi e proposte di acquisti vantaggiosi di ogni genere e tipo (anche via email, sms e tramite posta) è difficile capire quale sia il periodo ufficiale dei saldi. Per quanto riguarda i marchi best seller di stagione, pressoché 88
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DIVO, SaNta maRIa a mONtE (PI)
Tiberio Pellegrinelli
Marcelo tutti i dettaglianti inFoti LG3, Reggio Calabria spiccano Burlon, Msgm e Ami. terpellati sono con«Fra le tendenze per il «La verità - spiega Alcordi nell’affermare che per la clientela prossimo autunno-inverno berto Ferrante - è che i clienti italiani, negli italiana non esistono rimarrà protagonista il ultimi anni votati alle più i veri must have. binomio formale-sportivo, proposte fashion, Sono piuttosto gli per un uomo che non stanno tornando ad stranieri a preferire acquistare il prodotto determinati brand, rinuncia a comfort su misura, l’abito elecome Givenchy, ried eleganza» gante ma moderno, la cercato in special bella giacca in cashmere, la maglia premodo dai cinesi e, in generale, dagli ziosa. Anche il cappotto». È necessario orientali, che nel nostro sondaggio vince quindi scommettere sul prodotto di quasul fronte sia dell’abbigliamento (seguito lità «e, parallelamente, rifocalizzarsi sulla da Moncler, Dsquared2, Stone Island e propria clientela, coccolandola e facenSaint Laurent), sia degli accessori (sedola sentire importante» aggiunge Ferguito da Valentino e Prada). Tra i nomi rante. «Questa stagione si sono chiaradi più recente affermazione commerciale
WWW.FRANCOROSSI.IT
il SONDAGGIO
maRCELLO UOmO, BENEVENtO
mente evidenziati due tipi di clienti - racconta Beppe Angiolini, titolare di Sugar ad Arezzo e presidente onorario della Camera dei Buyer -. Gli uomini (più di nicchia) che cercano il meglio del meglio in termini di proposte moda. E quelli (in numero maggiore) che invece hanno puntato di più su capi durevoli e di qualità, all’insegna di un acquisto mirato e intelligente». «Stiamo assistendo a un cambiamento epocale - aggiunge il dettagliante toscano -. Non esistono più dei veri best seller, perché la gente compera solo ciò che piace e attrae al momento (vedi anche articolo a pagina 32)». Quello che conta è
CUCCUINI, maSSa
Claudio Antonioli
unicità delle proposte individuare il mix Antonioli, Milano alla disponibilità del giusto. «Torna in «Il mondo reale della moda prodotto non avranno, primissimo piano la nel breve, più ragione specializzazione, indovrebbe prendere spunto d’esistere. Solo così si sita nel ruolo di noi da quello virtuale per essere potrà competere con Indettaglianti - prosepiù creativo, comunicando e ternet, che rende semgue Angiolini - la interagendo al meglio con la pre più accessibile, velonostra capacità di ce e conveniente l’acquiscegliere e mischiaclientela di tutto il mondo» sto». L’invito è a reinre le varie proposte ventarsi. Ovvero a tornare ai fondamenin modo intelligente e personalizzato. È tali della professione per interpretarli su questo che dobbiamo investire». Sulla con occhi nuovi, sfruttando anche al mestessa lunghezza d’onda Mario Dell’Oglio tutte le possibilità e le sinergie offerglio: «Se i multimarca non aggiungerante dal mondo digitale. n no valore in termini di servizio, scelta e
Ringraziamo il nostro panel Filippo Agnetti – aGNEttI – Villa Potenza (Mc); Claudio Antonioli – aNtONIOLI – Milano; Rosi Biff – BIFFI – Milano e Bergamo; Carlo Saponaro – BONSaI UOmO – Bari; Andrea Bonvicini – BONVICINI FaSHION GaLLERY – Montecatini Terme; Luisa Severi – BOUtIQUE LUISa – Rimini; Giancarlo Stella – BOUtIQUE StELLa – Asiago; Marzio Torcianti – COLtORtI BOUtIQUES – Ancona, Jesi, Macerata e San Benedetto del Tronto; Gianni Cortecci – CORtECCI – Siena; Gabriella Cuccuini – CUCCUINI – Livorno, Punta Ala, Forte dei Marmi e Massa; Andrea Cumini – CUmINI mODa – Gemona del Friuli (Ud); Antonio D’Aniello - D’aNIELLO – Aversa (Ce), Giugliano (Na) e Villaricca ( Na); Mauro Sighinolf – DELLa maRtIRa – Carpi, Sassuolo, Cesena e Mirandola; Mario Dell’Oglio – DELL’OGLIO – Palermo; Gaetano De Florio – DEFLORIO – Noicattaro (Ba); Marco Cateni – DIVO – Santa Maria a Monte (Pi); Eleonora Bonucci - ELEONORa BONUCCI – Viterbo; Alberto Ferrante – ERaLDO – Ceggia (Ve); Franco Fargetta – FaRGEtta – Caltagirone (Ct); Giulio Felloni – FELLONI – Ferrara; Piero Marchesani – FILIPPO maRCHESaNI – Cupello (Ch); Tiberio Pellegrinelli - FOtI LG3 - Reggio Calabria; Francesca Meletti - GaUDENZI UOmO - Riccione; Raffaele Galiano – GaLIaNO – Giugliano (Na); Gianni Peroni - G&B, NEGOZIO – Flero (Bs), Aosta, Courmayeur e Ponte di Legno; Gigi Tropea – GIGI tROPEa – Catania; Federico Giglio – GIGLIO – Palermo; Anna Giordano – GIORDaNO BOUtIQUE – Pompei (Na); Toni Tanfani – GISa BOUtIQUE – Ancona e Chiaravalle (An); Fausto
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Vanni – GUELFa – Santa Maria a Monte (Pi); Luca Italiani – ItaLIaNI –Pescara; Cesare Tadolini– L’INCONtRO 2 – Modena; Amos Adani – La BOUtIQUE DI aDaNI – Modena; Tommaso D’Ambrosio – La COUPOLE – Venezia e Padova; Gianni Amati – LEam – Roma; Piero Loschi – LOSCHI – Treviso e Conegliano Veneto; Paolo Mantovani – maNtOVaNI – San Giovanni Valdarno (Ar); Antonio Errico – maRCELLO UOmO – Benevento; Elisa Servetti – maRCOS – Mondovì (Cn); Gim Mazzoni - maZZONI – Rivoli (To); Massimo Zanardi – mELCHIONNI – Alessandria; Mirko Moras – mORaS – Intiminiano (Co); Salvatore D’Alessandro – NIDa – Caserta; Natale De Stradis – NOHa – Brindisi; Beppe Nugnes - NUGNES 1920 – Trani (Bt); Paolo Pessina – PaOLO PESSINa – Monza; Battista Martilotti – PaPILLON – Corigliano Scalo; Chicco Amato – PaPINI – Catania; Salvatore Parisi – PaRISI – Taormina (Me); Annamaria Polci – PREStIGE BOUtIQUE – Arezzo; Gianni Arteni – PROGEttO mODa/aRtENI – Tavagnacco (Ud); Nicola Raimondi – RaImONDI DRESS – Ravenna; Matilde d’Ovidio Ratti - RattI – Pesaro; Elisa Turchetti – RIGHI – Foligno (Pg); Claudio Travagli – SEGREtO UOmO – Ferrara; Memmo Porcu – SOLOUOmO – Cagliari; Aldo Carpinteri – StEFaNIa mODE – Trapani; Beppe Angiolini – SUGaR – Arezzo; Tiziana Fausti – tIZIaNa FaUStI – Bergamo; Flaminio Soncini – tONY BOUtIQUE – Magenta (Mi); Ernesto Tufano – tUFaNO – Pompei; Andrea Diaz – VELa SHOP – Cagliari; Vinicio Ravagnani –VINICIO – Legnano (Mi); Federico Scalogna e Gianni Peroni – WISE – Cremona
business cashmere 1. Cardi vegetali per ottenere un effetto “marmorizzato” dei tessuti negli stabilimenti del Lanifcio Colombo 2. Brunello Cucinelli, il “re” del cashmere, al debutto in Piazza Affari nel 2012 3. Un pastore con la capra Hircus sulla cover del libro “Baby cashmere. Il lungo viaggio dell’eccellenza” dedicato a Loro Piana, edito da Skira 4. Un completo in Century Double Face Cashmere di Agnona
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L’ecceLLenza non si improvvisa Una fibra rara e preziosa, un Paese simbolo dell’eccellenza: il cashmere e l’Italia sono legati a doppio filo. Da soli noi acquistiamo la maggior parte della fibra disponibile sul mercato, trasformandola in capi esportati in tutto il mondo. Oggi però cashmere significa anche proposte low cost, vendute nelle grandi catene e persino nei mercati. Il consumatore ne è innegabilmente attratto. Ma chi lavora sull’alto di gamma sa di avere un pubblico di fedelissimi, che non scendono a patti in fatto di qualità. Per loro il cashmere con la “C” maiuscola è come la Ferrari: costa, ma è inimitabile. E va oltre tutte le mode di Alessandra Bigotta
Mongolia, Italy: two countries far away one from another, but with a strong link when it comes to high end cashmere. Both of them have to fght for the protection of a heritage of excellence, which is not easy. Among the challenges, the diffusion of low cost cashmere and even the replacement of generations in the families of the Mongolian shepherds.
n filo di trucco, un filo di perle, un filo di cashmere: un’espressione in uso per definire una raffinatezza da veri intenditori. Oggi, a guardare l’overdose di capi in cashmere nelle catene low cost, questo alone di esclusività sembrerebbe meno accentuato. E in parte è così, per lo meno sul mercato italiano. Ne è convinto Mauro Sighinolfi delle boutique Del-
U
la Martira a Carpi, Cesena, Mirandola e Sassuolo. «Una volta c’era “il” cashmere - dice -. Oggi molti brand, non necessariamente di livello basso, propongono capi in filati e tessuti in “puro cashmere” ma in alcuni casi dignitosi, con listini tre o quattro volte inferiori rispetto al top di gamma. Il consumatore ne è attratto. Del resto, la dicitura “cashmere” è troppo
L’export italiano di maglieria in cashmere Gennaio-settembre 2014
Francia Stati Uniti Germania Regno Unito Svizzera Hong Kong Russia Giappone Cina Tunisia
Tonn.
Var.%
Incid.%
Migl. euro
Var.%
Incid.%
121 63 67 42 40 13 16 13 9 73
-32,6 -17,2 -44,8 5,8 38,7 -19,0 -23,1 -33,6 24,5 -30,2
20,2 10,5 11,2 7,0 6,6 2,2 2,6 2,2 1,5 12,2
45.846 35.812 21.702 16.490 16.406 10.222 8.843 7.922 6.466 5.964
7,2 -4,1 -12,4 22,5 33,0 13,9 -16,8 -12,0 38,4 -21,9
21,2 16,6 10,1 7,6 7,6 4,7 4,1 3,7 3,0 2,8
Fonte: Smi su dati Istat. Var% su periodo corrispondente dell’anno precedente
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generica. Ci vorrebbe una certificazione supplementare, un’etichetta di qualità, fortemente legata al made in Italy». Sì, perché come spiega Gianfranco di Natale, direttore generale di Sistema Moda Italia, «il nostro Paese è il maggior trasformatore mondiale di fibra. Il cashmere “democratico”? A mio parere va a impattare su un target che c’entra ben poco con i grandi nomi italiani del cashmere». Il “caso Cucinelli” è emblematico: una maglia o un qualsiasi altro capo del brand costano, ma vendono a tutte le latitudini. I numeri lo testimoniano: 277,3 milioni di fatturato nei primi nove mesi del 2014, +10,2% sul 2013. Con la convinzione da parte dell’imprenditore umbro che «la crescita continuerà nel 2015». «Il vero cashmere non è una fibra come le altre» commenta Roberto Colombo, amministratore delegato del
Lunghezza della fbra, uniformità, fnezza: tre criteri per riconoscere il cashmere di qualità
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L’import italiano di maglieria in cashmere
agnona collezione Due
Gennaio-settembre 2014
Cina Croazia Francia Romania Regno Unito Svizzera Tunisia Mongolia Germania Madagascar
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Lanificio Colombo, il maggior tessitore al mondo di stoffe in puro cashmere, utilizzate sia per l’omonima collezione di abbigliamento, sia per le grandi griffe internazionali. «Il più prezioso proviene dalle greggi dei pastori nomadi della Mongolia - spiega - che hanno al massimo 150-200 capre Hircus, animali da cui si ricava una volta l’anno il prezioso sottovello. Occorrono condizioni climatiche particolari, con un’umidità tra il 25% e il 30%, perché dalle capre si ottenga la materia prima migliore». È il simbolo di un mondo irripetibile e delicato, messo in pericolo da vari fattori: non solo gli alti e bassi dei mercati di riferimento del lusso (in primis la Russia, grande estimatrice anche dell’abbigliamento e della maglieria in cashmere) e non solo il low cost, che forse non incide più di tanto ma qualche fastidio lo può dare. «Anche in Mongolia - precisa per esempio Colombo - esiste il problema del ricambio generazionale. Non sempre i figli dei pastori sono disposti a portare avanti una tradizione che si tramanda da secoli». Resta il fatto che il cashmere di qualità, quello che si distingue per la lunghezza, l’uniformità e la finezza delle fibre, è un oggetto del desiderio. «Parlando di automobili - conclude Colombo - ci si chiede come fa una macchina a costare 100 volte più di un’altra. In fondo sono entrambe vetture. Ma è quella più costosa a generare il sogno. Con il cashmere è lo stesso: chi lo compra cerca un elemento di distinzione». n
Tonn.
Var.%
Incid.%
Migl. euro
Var.%
Incid.%
129 27 11 23 10 3 85 4 6 4
-18,9 424,4 43,0 -2,4 17,7 -9,1 -32,8 36,2 39,8 658,8
38,6 8,0 3,3 6,9 3,0 0,8 25,4 1,3 1,7 1,3
17.758 4.817 3.500 3.149 2.797 1.575 1.224 925 921 841
-12,9 616,6 25,7 -20,7 36,2 -6,5 -18,4 43,7 21,4 525,4
42,7 11,6 8,4 7,6 6,7 3,8 2,9 2,2 2,2 2,0
super qualità Agnona launches the Century Double Face Cashmere
N
ella Collezione Due di Agnona (Resort 2015) debutta il Century Double Face Cashmere, un tessuto creato per il brand dalle lanerie del Gruppo Ermenegildo Zegna. Si tratta di due stoffe in puro cashmere pettinato, costruiti a telaio e uniti da una fnissima seta di organzino.
Fonte: Smi su dati Istat. Var% su periodo corrispondente dell’anno precedente
07_01_2015
93
business cashmere Drumohr
120% Cashmere
Niente basic, tanta ricerca per conquistare l’estero
Vintage, in mischia, tinta in capo: la “nobile fbra” si proietta nel futuro
Drumohr’s overseas development sets its sights on China, Hong Kong and Korea. Without forgetting Italy. Dopo gli opening di Milano, in via Manzoni, e a Tokyo, nel quartiere di Aoyama, Drumohr (storico marchio scozzese di maglieria pregiata, con il cashmere tra i materiali d’elezione, rilevato nel 2006 da Michele e Filippo Ciocca) accelera sull’estero. «Premesso che in Italia, nostro mercato di riferimento, siamo entrati da La Rinascente Duomo e Coin Excelsior - spiega il managing director Matteo Anchisi - stiamo portando avanti un piano ambizioso di sviluppo oltreconfne». In Cina e a Hong Kong «abbiamo debuttato nei department L’autunno-inverno store Lane Crawford, mentre in Corea, 2015/2016 di Drumohr grazie al nostro partner Samsung, stiamo avendo buoni, se non ottimi, riscontri. Il Far East resta una priorità, così come le capitali europee». L’azienda - che chiuderà il 2014 con un fatturato di circa 8 milioni di euro, in linea con quello del 2013 - ha al momento congelato la collezione femminile per concentrarsi sull’uomo, da sempre core business del marchio. «I nostri capi - precisa il manager - suscitano comunque l’interesse delle donne che acquistano una maglia maschile, di una o due taglie in più della loro, interpretando la tendenza, che per inciso ci piace molto, di indossare i capi “boyfriend”». Per quanto riguarda le proposte per il prossimo autunno-inverno, il cashmere è ancora una volta protagonista: «L’attenzione è rivolta verso articoli particolari e ricercati, perché ormai la maglia basica e tradizionale ha fatto il suo tempo» spiega Anchisi. «Con un plus importante - conclude -. Tutto è tassativamente made in Italy e viene prodotto a un’ora da Milano, a Quinzano d’Oglio». (e.c.)
Pashmere
Innovazione e rispetto per l’ambiente Customers can wear a certifed 100% cashmere Pashmere garment with a label specifying its carbon footprint. L’azienda umbra Galassia, a cui fa capo il brand Pashmere, ha messo a punto il progetto “Analisi dell’impronta di carbonio relativa a maglie e sciarpe in cashmere”. Si tratta di un’iniziativa co-fnanziata dal Ministero dellÕAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che l’ha vista impegnata insieme a esperti di Life Cycle Assessment nello studio del ciclo di vita dei prodotti nel prezioso flato. In questo modo i consumatori potranno indossare un capo in cashmere 100% certifcato, che avrà nell’etichetta anche Un pull Pashmere. Per l’inverno un’indicazione sulla “Carbon Footprint”, ovvero 2015 l’azienda presenta nuovi la somma delle emissioni di anidride carbonica punti intrecciati e modelli in cashmere “White” tinto al vegetale del prodotto e di quelle a esso associate (allevamento delle capre, produzione, tintura, tessitura, imballaggio, trasporto, eccetera). Pashmere ha ottenuto anche la certifcazione ISO 14067 sui gas serra, rilasciata da Certiquality. (e.c.) 94
07_01_2015
Focus on the garment dyed cashmere in the new 120% Cashmere men’s collection. Il trattamento tinto in capo utilizzato per nobilitare il cashmere è il leitmotiv della linea uomo per l’inverno 2015/2016 di 120% Cashmere, gamma di proposte che, all’interno di 120% Lino, si focalizza su capi a base di questa fbra, che il brand declina in diverse varianti: pura, rigenerata, in mischia con lino e cotone. Da segnalare, per il tempo libero, le felpe e i modelli da jogging, ma anche le maglie in cashmere riciclato, mentre il materiale d’elezione della giacca classica è il panno di cashmere. La funzionalità è garantita dai double face: cashmere all’intero, chevron o vanisé con effetto pelle traspirante all’esterno, grazie all’utilizzo del Leathertex. (a.b.) Dalla collezione inverno 2015/2016 di 120% cashmere, una felpa in cashmere riciclato eco friendly foderato in jersey. Il trattamento “cold” garantisce l’effetto vintage
Parronchi Cashmere
Made in Italy, anzi in Romagna Almost 60 years of experience and projects of international growth for Parronchi Cashmere. Il pull in maglia senza cuciture, realizzato con una speciale macchina elettronica, è solo uno dei “virtuosismi” di Parronchi Cashmere, azienda romagnola che tuttora cuce e rifnisce a mano la maglieria, mentre la tessitura viene realizzata con macchinari ad alta tecnologia. Quella del brand è una storia tipicamente italiana. Alla fne degli anni Cinquanta Vittorio Parronchi, toscano di origine e romagnolo d’adozione, inizia un percorso imprenditoriale basato sulla Un pull in cashmere senza “maglieria sartoriale” e sulla lavorazione cuciture della nuova collezione del cashmere, soprattutto da uomo, in Parronchi Cashmere collaborazione con i laboratori della zona. Nel 1969 viene fondata l’azienda Pierre Paul, che cresce nel ventennio successivo con l’introduzione della donna, le licenze, l’apertura ai mercati internazionali. Da lì alla creazione del marchio Parronchi Cashmere, alle soglie del nuovo millennio, il passo è breve, anche grazie all’ingresso in azienda delle fglie di Vittorio, Antonella e Annalisa Parronchi. La sfda degli anni recenti è l’espansione all’estero: oltre che sull’Italia, Parronchi Cashmere sta investendo in Nord Europa (Belgio, Finlandia, Irlanda, Olanda, Lussemburgo, Regno Unito), Germania, Francia, Portogallo. Extra Europa i mercati-chiave sono Arabia Saudita, Israele, Libano, Russia, Usa, Taiwan, Cina, Giappone, Hong Kong e Canada. (a.b.)
business cashmere Lorena Antoniazzi
In Breve
«Il prossimo step? Il cashmere a tintura vegetale»
Latest news from cashmere producers
Fedeli Cashmere aFFronta il dragone
The Umbrian knitwear company focuses on innovation to grow abroad «La nostra azienda non nasce con il cashmere, che attualmente è arrivato a rappresentare circa il 70-80% della produzione - spiega Luca Mirabassi, alla guida di Sterne International con la moglie, la stilista Lorena Antoniazzi, da cui il brand della maglieria prende il nome -. L’esperienza in questo ambito l’abbiamo maturata nel tempo, partendo dalle competenze specifche dei laboratori presenti nel distretto umbro, fno alla creazione di una “scuola” all’interno dell’azienda, concepita per avvicinare i giovani alla lavorazione di questo flato, attraverso l’adesione al progetto “Botteghe di mestiere”». Circa il 70% dei processi che portano al capo fnito è realizzato a mano presso questa realtà, con sede a Sant’Andrea Delle Fratte, in provincia di Perugia. Solo la tessitura è meccanizzata. Cuciture, lavaggi, rifniture e controllo di qualità sono handmade. Lorena Antoniazzi ha puntato anche sulla certifcazione del Centro Tessile Salute di Biella che attesta l’assoluta sicurezza dei capi, sulla brevettazione di un microchip che ne rende possibile la completa tracciabilità e il lancio, nell’autunno-inverno 2015/2016, di un cashmere a tintura vegetale. «Innovare, oltre a essere da sempre nel nostro dna, è una precisa esigenza del mercato, soprattutto estero: vogliamo che emerga il valore intrinseco del nostro prodotto, oltre al nostro stile - afferma Luca Mirabassi -. Esportiamo l’80% della produzione. Le aree di riferimento sono il Nord Europa, i Paesi di lingua tedesca e la Russia. Raggiungiamo 200 multibrand nel mondo, oltre ad avere un monomarca a Parigi e un programma di aperture che, tramite i nostri distributori, toccherà nel 2015 Giappone, Corea e Russia. Cappotto Prospettive si delineano in Cina, dove è in corso una profonda trasformazione dei gusti continuativo e delle abitudini di acquisto dei consumatori, sempre più informati ed evoluti». (e.a.) Lorena Antoniazzi
La prossima sfda di Fedeli Cashmere si chiama Cina. L’azienda di Monza ha infatti stretto un’alleanza con un partner di base a Hong Kong, che affancherà il marchio nell’affrontare questo importante mercato. «Si tratta di Life Luxury Group - spiega il patron Gigi Fedeli -. Nel 2015 cominceremo ad aprire insieme i primi monomarca a Hong Kong, Macao e Greater Cina». Nuove vetrine che si aggiungeranno a quelle già attive a Milano, Londra, Mosca, Forte dei Marmi e in Corea. «Prossimo step nel retail - aggiunge Fedeli - sarà il Giappone, dove le collezioni Fedeli Cashmere sono ben recepite. Il nostro obiettivo è Tokyo, ma non abbiamo fretta. Stiamo cercando il partner giusto, che possa garantirci un buon posizionamento sul mercato». Intanto le energie sono convogliate anche sul prodotto. Dopo la nomina di Gloria Sibon (ex Agnona) alla guida del womenswear, in azienda arriva una new entry per il côté maschile: si tratta di Isabella Francese, che frmerà le collezioni uomo a partire dell’autunno-inverno 2015/2016. (a.t.)
Pringle of Scotland
200 anni tra heritage e innovazione, anche in 3D In the new collections the iconic elements of the brand are reworked Nel 2015 Pringle of Scotland compie 200 anni e si prepara a festeggiarli con collezioni, la pre-fall donna 2015 (di cui in questa pagina anticipiamo un’immagine) e la fall-winter uomo 2015/2016, all’altezza dell’heritage che caratterizza questo marchio, nato nel 1815 nella culla dell’industria scozzese della maglieria. Pringle of Scotland inizialmente produceva capi intimi, poi “esternalizzati” grazie anche alla carica innovativa della manifattura, in grado di creare pezzi iconici, come il classico twin set, e di lanciare l’inconfondibile motivo a losanghe: l’argyle pattern. «L’innovazione tecnica nella maglieria è ancora oggi uno dei nostri fondamenti, da cui non possiamo prescindere nel posizionare il brand nel segmento luxury heritage del mercato - spiega Massimo Nicosia, head of design della casa di moda -. Del resto, nessun altro attore di questo livello ha infuenzato la storia della maglieria come Pringle of Scotland». La pre-fall donna 2015 esplora i temi della fora e della fauna. Il cashmere è protagonista, ma vengono utilizzate anche sete stampate e ricami, pizzo e chiffon smock, con applicazioni che rimandano al mondo di coleotteri e insetti. La palette cromatica è caratterizzata da tocchi di bianco, grigio, sfumature viola, verde cobalto, ardesia, nero, cammello e light grey. Vestibilità “peplo” e utilizzo di jacquard coesistono insieme a dettagli in pelle inseriti su alcuni capispalla. Massimo Nicosia ha lavorato nuovamente con l’architetto Richard Beckett, utilizzando le tecniche di stampa 3D, in grado di unire le texture senza l’uso di cuciture. Nella fall-winter uomo 2015/2016 il tema centrale è l’evoluzione della maglieria come capo da esterno. La collezione rielabora tutti gli elementi iconici di Pringle of Scotland: il cashmere, l’argyle pattern, il tartan, il Principe di Galles e il fatto a mano. All’insegna di un “grand tour”, che trae anche ispirazione dall’artista scozzese Callum Innes per gli interni di alcuni capispalla, pixelati e gradualmente ingranditi a creare un macro colour block. (e.a.) 96
07_01_2015
Un capo per l’autunno-inverno 2015/2016
PiaCenza Cashmere: gli stati Uniti nel mirino
Pre-fall 2015 Pringle of Scotland
Con l’ingresso di Vasiliy Piacenza, esponente dell’ottava generazione della famiglia biellese, si è consolidata l’avanzata della storica azienda tessile nel segmento apparel. E dopo il lancio del menswear, Piacenza Cashmere continua la sua espansione. «In una prima fase ci siamo concentrati sull’Italia, dove siamo attivi con due monomarca e un’ottantina di multibrand, e sui Paesi del Nord ed Est Europa - spiega Vasiliy Piacenza - . Ora scommettiamo sugli Stati Uniti». Tra i progetti futuri anche l’Asia. «Un’area molto ricettiva per il made in Italy, dove porteremo avanti una strategia esclusivamente retail», aggiunge. (a.t.)
business cashmere Doriani
morgano: PiÙ Caldi Con lo yak
Mosca, Giappone e Dubai, senza dimenticare L’ItALIA Oltre a puntare sullo sviluppo retail, il brand milanese di cashmere Doriani, sinonimo di eleganza maschile, scommette sull’innovazione e sulla nuova collezione donna. Con un diktat: essere made in Italy di Elisabetta Campana
In addition to focusing on retail development with openings in Japan and Dubai, the cashmere brand Doriani, synonymous with male elegance, is betting on innovation and a new womenÕs collection. The diktat is to be made in Italy.
D
a oltre 40 anni il marchio Doriani è sinonimo di cashmere. Dalla storica boutique di via Sant’Andrea 2, nel cuore del Quadrilatero di Milano, negli ultimi anni il brand ha spinto sull’acceleratore dello sviluppo retail: ultimo in ordine di tempo l’opening a Mosca, nella galleria Modny Sezon, all’interno del Four Seasons Hotel Building. «Entro la prossima estate apriremo il nostro primo punto vendita in Giappone - racconta Gisberto Carlo Sassi, titolare dell’azienda - ed entro fine anno sbarcheremo a Dubai». In Italia il brand conta già sei punti vendita (a Capri, Portofino, Forte dei Marmi, Venezia, oltre ai due di Milano). «Stiamo valutando un’apertura a Roma o a Firenze – spiega l’imprenditore -. Sarà l’ultima nel nostro Paese, perché così avremo presidiato tutte le location più importanti e amate dagli stranieri. Potremmo invece inaugurare uno spazio
nella vicina Costa Azzurra». «Da sempre - prosegue Sassi - il nostro prodotto 100% made in Italy, dalla materia prima che proviene da filature italiane alla produzione, fino al controllo, è amato dalla clientela internazionale». Il prezioso filato è il leitmotiv di una collezione diventata nel tempo lifestyle. «Per l’autunno-inverno 2015/2016 puntiamo sulle proposte outdoor in cashmere e pelliccia o microfibra - racconta -. È indispensabile continuare a innovare, per esempio trasformare la maglia in giacca o giaccone. Anche nei maglioni la parola d’ordine è particolarità: ormai solo il 5% dei capi che vendiamo è basic». Dal 2012 il cashmere Doriani viene declinato anche al femminile. «Fino a oggi si è trattato di una proposta di nicchia - conclude Sassi - ma adesso abbiamo finalmente trovato uno stilista in grado di interpretare la nostra donna: la presenteremo contemporaneamente all’uomo per la prossima stagione fredda». n
Due insiemi di proposte frmate Doriani 98
07_01_2015
Una storia tutta trevisana, quella della Stival nota con il brand Morgano - che nasce nel 1969 come piccolo laboratorio artigianale, su idea di Giovanni Bessegato, e oggi è un’azienda che realizza 4 milioni di euro di fatturato (+10% sul 2013) con la maglieria in flati pregiati, grazie soprattutto all’export (80% del totale). Storici espositori di Pitti Uomo, con la collezione autunno-inverno 2015/16 puntano sul ritorno dello shetland. «Spopolava negli anni ‘70 e ‘80 - spiega l’a.d. Alessando Bessegato -. Ora è attualizzato dalla tintura in capo e dalla garzatura, che dà un effetto “peloso”». Un altro mood Eighties sono le lavorazioni jacquard, nel nuovo corso «rovesciate all’esterno e garzate». Il cashmere è mischiato alla lana merinos ultrafne e la lana cotta è riproposta per un informale all’insegna del comfort. Ma nell’offerta di Morgano ci sono capi ancora più caldi, in flo di yak. «Non è ancora molto conosciuto dal consumatore - dice Bessegato - ma ha una capacità termica doppia del cashmere e non ha confronti in termini di durata. Questo perché lo yak è un bovino dal pelo folto e resistente, utilizzato per i trasporti in Tibet. In genere si utilizza il sotto collo e il flo è lavorato con la lana merino». Unico “neo” il fatto che non può essere tinto in capo, ma il colore naturale si può declinare in varie tonalità. (e.f.)
Una proposta in yak di Morgano
PierantoniogasPari CresCe del 15% PierAntonioGaspari, marchio che parte dalla maglieria per proporre un total look donna incline alla sperimentazione e alle contaminazioni con l’arte, ha registrato nel 2014 una crescita di fatturato del 15% sul 2013 e un’analoga progressione è attesa nel 2015. Il giro d’affari viene sviluppato per il 65% all’estero e per il 35% in Italia. Oltre alla Penisola, i mercati più signifcativi sono Russia, Cina e Stati Uniti. Attualmente la griffe conta su un monomarca a Mosca e sta lavorando all’apertura di un altro a Shanghai. I multimarcaclienti sono più di 300 nel mondo. (e.a.)
business cashmere Ferrante
lo stile “disinvolto” di kangra
Prezzi “intelligenti” per il mercato ItALIAno Per l’azienda marchigiana di cashmere Ferrante l’Italia resta il mercato di riferimento, grazie a prodotti di prim’ordine, con un equilibrato rapporto qualità-prezzo. Fiore all’occhiello la capsule Royal Red Ferrante di Elisabetta Campana
Italy remains the target market for the cashmere company Ferrante, which achieves great results with products of the highest order, balanced with a good value for money.
L’uomo Kangra dell’autunno-inverno 2015/2016 ama fondere l’elegante con lo sportivo per uno stile disinvolto, che acquisisce preziosità grazie all’utilizzo di flati pregiati come il cashmere, l’alpaca, il seta-cashmere, usati da soli o mischiati tra loro. La tradizione torna nelle fantasie a spina di pesce, principe di Galles, pied-de-poule, check e tartan. Maglioni a motivi geometrici si abbinano a capi dai punti scolpiti, rilievi bicolore e intrecci tridimensionali, proposti in varie pesantezze. Tra le texture più sorprendenti ci sono bolle a rilievo tinte delavé. Sciarpe, cappelli e guanti dalle superfci “mosse”, bicolori o rigate completano la collezione. La palette cromatica si rifà ai toni classici dell’autunno: il bordeaux, il verde scuro e il blu declinato in più sfumature. Il tutto schiarito e illuminato dal greige. (e.a.)
S
inonimo di maglieria di qualità dal gusto tipicamente italiano, il brand Ferrante continua a investire nell’eccellenza made in Italy, con un occhio di riguardo ai prezzi. «Il 70% del nostro fatturato è realizzato in Italia, che per noi resta il mercato di riferimento - spiega Amedeo Ferrante, alla guida dell’azienda insieme al fratello Emiliano, terza generazione della storica famiglia marchigiana -. Chi crede che il nostro Paese non sia più in grado di dare soddisfazioni dal punto di vista commerciale sbaglia, l’importante è adeguarsi alle esigenze di vendita». La strategia è «offrire prodotti di serie A, con un equilibrato rapporto qualità-prezzo, che siano pertanto accessibili a un più ampio target di clientela». Non ha dubbi, Ferrante, sul fatto che il business nella Penisola se ben gestito sia profittevole, contrariamente a quanto può accadere in altri Paesi stranieri come la Russia, dove dal giorno alla notte tutto, o quasi, può cambiare. «È chiaro aggiunge l’imprenditore - che anche i dettaglianti devono fare la loro parte, puntando su un servizio sempre più attento per fidelizzare la clientela e offrendo un mix di proposte sia di valore elevato, sia con un cartellino più allettante». Da sempre alla ricerca di filati e proposte in maglia di indiscussa qualità e prestazione, l’azienda marchigiana ha arricchito la collezione maschile con una preziosa capsule collection di 20 pezzi: «È la Royal Red Ferrante, realizzata con il cashmere più pregiato al 100
07_01_2015
La donna e l’uomo di Kangra
la maglia diventa total look Per andrea Fenzi
Un’immagine della collezione Royal Red Ferrante
mondo, lo scozzese Todd & Duncan, che dona maggior bellezza e sofficità al capo di lavaggio in lavaggio». Ferrante, che chiuderà il 2014 con un fatturato in leggero incremento, è storicamente riconosciuta per l’offerta al maschile: «In realtà la donna, a cui dedichiamo una linea intera, è per noi una priorità, visto che rappresenta il 40% delle vendite». n
Nella collezione autunno-inverno 2015/2016 di Andrea Fenzi - marchio sinonimo di alta maglieria made in Italy, dallo stile semplice e lussuoso - il knitwear si trasforma in total look, formale e informale: dai girocolli, gli scolli a v, gli sciallati e i serafno si passa alle giacche, ai cardigan, ai blazer, ai giubbini e alle giacchegiubbotto con o senza il cappuccio. Il brand, che fa capo alla Doratex, utilizza cashmere pregiato oppure con trattamenti inediti, misti cashmere che valorizzano i punti della maglia (intarsi, spine di pesce, pied-depoule e principe di Galles), pura lana merinos pettinata ma anche cardata, blend di supergeelong, mescolati a flati soffati o garzati, per conferire volumi importanti e immagine ai capi, pur mantenendo un peso leggero. I colori più “gettonati” sono il marrone castagna e cioccolato, il blu in diverse tonalità, il verde muschio, il prugna, il melanzana, i grigi e i naturali. (e.a.) Un look dell’autunnoinverno 2015/2016
trend fall-winter 2015/2016
TOMMY HilFiger
BrOOKSFielD
SMOOTH TAILORING Soft silhouettes, smoothed shoulders, loose fts fot shirts and trousers. Here is a new concept of tailoring.
Spalle arrotondate, vestibilitĂ loose per le camicie e alternanza di comfort e slim fit nei pantaloni: ecco il nuovo formalwear. Tra i materiali molta lana, pettinata o tweed, alpaca, winter cotton, jersey.
CarUSO MaSSiMO reBeCCHi
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BagUTTa
MaNUel riTZ
HeriTage
larDiNi
allegri
BUgaTTi
COrNeliaNi
SeraPiaN 07_01_2015
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trend fall-winter 2015/2016
PaOlONi
TarDia
MaUrO griFONi
SHARP & eASy The new outfts are so carefully constructed, that their ft is perfect and comfortable. The same happens in outerwear.
Una mantella a uovo, un outfit perfettamente costruito, uno spolverino sciancrato ma di taglio comodo: tutti sono “sharp & easy”, realizzati nel segno della tradizione sartoriale, ma con il plus della funzionalità.
SeVeNTY
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TarDiNi 07_01_2015
erMaNNO SCerViNO
Digel
trend fall-winter 2015/2016
CaNTarelli
l.B.M. 1911
HaVaNa & CO.
cOuNTRy GeNT The “country gentleman” is conquered by rich textures, wavy yarns, comfy shoes, in perfectly studied relax.
Tessuti corposi, filati mossi, giochi di sovrapposizioni, calzature confortevoli conquistano un country gentleman di oggi. Il relax c’è e si vede. Ma c’è anche una grande attenzione a linee e dettagli.
MYTHS
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PT01
07_01_2015
TagliaTOre
HeNDerSON
Courtesy of Cesare Attolini Napoli | Archive
A guide to the best wool fabrics and yarns in the world.
T H E # 0 7 I S S U E s p r i n g s u m m e r
2 0 1 6
The Woolmark Company enriches The Wool Lab services releasing an exclusive trade publication, The Wool Lab Magazine. A seasonal inspirational book that embodies the best wool fabrics and yarns according to six different trend themes. The Wool Lab Magazine is available in all the best bookstores and textile trade fairs worldwide, purchase on line at www.modeinfo.com www.woolmark.com
trend fall-winter 2015/2016
G-STAR
GUeSS JeANS
Relaxed waRRioR The return of a “new normal” style: relaxed, casual and ever so slightly pugnacious.
Un jeans, usurato ad arte, l’immancabile T-shirt o una camicia sportiva, un pull e un giubbotto in pelle. Torna lo stile “new normal”: rilassato, disinvolto e un po’ grintoso.
DIeSel
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GARN SASSO
NAPAPIJIRI
blAck belIeVe
McS
STeWART
PASINI
HAMAkI-HO GYMDIGO bY PePe JeANS lONDON
eTIQUeTA NeGRA
MINORONZONI 1953
JAPAN RAGS
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trend fall-winter 2015/2016
WOOlRIcH
cOlMAR
seattle 2.0
GAS
Original and sophisticated outfts, which in some cases give a nod to the grunge of the Nineties.
Check, bande e fantasie a contrasto: il denim e il classico black sono spezzati da tocchi di colore per un look originale e sofisticato, che strizza l’occhio al grunge degli Anni Novanta.
PeNce
JeckeRSON ANTONY MORATO
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trend fall-winter 2015/2016
HAPPINeSS
PAUl&SHARk
Style details ready to conquer the consumer looking for a distinctive item.
DONDUP
A qualcuno piace stampato, logato, con scritta, stropicciato: dettagli di stile in grado di far breccia nel consumatore alla ricerca di un look distintivo.
U.S. POlO ASSN.
cleaR pResence
lUcAbee
cHeRVÒ
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07_01_2015
N°21
SIVIGlIA
trend fall-winter 2015/2016
blAUeR
bOGNeR
bOMbOOGIe
cAMPOMAGGI
futuRe vintage Duvets and thick jackets in the classic colors of winter perfectly fulfll their task.
Corti o lunghi, a seconda dei gusti, i piumini e gli imbottiti nei colori classici dell’inverno assolvono perfettamente al loro compito: difendere dal freddo, con praticità e spirito di servizio.
WINDSOR FReD MellO 114
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GeOX
DekkeR
trend fall-winter 2015/2016
PARAJUMPeRS
ReFRIGUe
k-WAY
extReme techno
HeRNO
TATRAS
Function, performance and color in the leisure and city time.
Funzione, performance e colore: queste le principali caratteristiche di capispalla concepiti per l’outdoor e il tempo libero ma da sfruttare anche in città. bDP be PROUD OF THIS DReSS
UPTObe
ROY ROGeR’S 116
07_01_2015
GeOX
c.P. cOMPANY
T-shirt d’autore Made in Italy SARI SPAZIO Via Cevedale, 5 - 20158 Milano Ph +39 02 5460336 / Mob +39 393 9012986 / Mob +39 344 0938250 info@teresalafosca.com
trend fall-winter 2015/2016
GUARDIANI SPORT
BRUNO BORDESE
BLACK DIONISO
BALDININI
LA MARTINA
solid steps
BRUNO BORDESE
Indestructible, ready to face every adversity. But for boots and sneakers there is more: a profound aesthetic research.
Suole indistruttibili per affrontare ogni avversità atmosferica, materiali antimacchia e idrorepellenti per le tomaie. Non ultima, una minuziosa ricerca stilistica. Boot e sneaker sono piccoli capolavori di funzionalità ed estetica, tra vintage e contemporaneità.
DIADORA HERITAGE
DOLOMITE
LOTTO LEGGENDA
118
07_01_2015
trend fall-winter 2015/2016
FEDON
GABS BLUE
FORTU ORCIANI
big city life
BRUNO BORDESE
Ample bags, functional backpacks, shoes with a rŽtro mood for a glam, comfy metropolitan lifestyle.
Gli accessori dell’inverno 2015/2016 superano l’esame di una vita metropolitana che richiede resistenza e flessibilità. Le borse capienti si abbinano a scarpe di sapore rétro, in pellami dalla superficie invecchiata, ruvida, lucidata ad arte.
CASTORI
ARTIOLI RAPARO
120
07_01_2015
A. TESTONI
promotion
Sopra e a sinistra, alcune immagini del nuovo Luxury Fashion Palace di Catania. A destra, Gabriele, Eugenio e Cesare Fusco Fassiolo
L’eccellenza si incontra al Luxury Fashion Palace Aprirà a fne gennaio, nel cuore di Catania, il nuovo showroom frutto della collaborazione di due importanti realtà accomunate dalla passione per la sartorialità, l’eccellenza e il Made in Italy.
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n un momento certo non facile per il mercato italiano c’è chi ancora, controtendenza, scommette sul nostro Paese. E crede, in special modo, nello sviluppo e nella potenzialità della Sicilia. Il Luxury Fashion Palace di Catania, che sarà inaugurato il prossimo 25 gennaio, ne è l’esempio. Il building, nella centralissima via Umberto I, è il frutto della collaborazione di due realtà accomunate da una storia più che centenaria e, soprattutto, dalla passione per la sartorialità, l’eccellenza e il Made in Italy: l’agenzia Fusco Fassiolo Rappresentanze attiva in Sicilia dal 1861 - e l’azienda Lubiam, acronimo di Luigi Bianchi Mantova, fondata nel 1911. All’interno del Luxury Fashion Palace un intero piano è dedicato ai brand aziendali Lubiam: Luigi Bianchi Mantova Sartoria, L.B.M. 1911, Giozubon e Lubiam 1911 Cerimonia. L’area espositiva, ampia, moderna e luminosa, è perfetta per valorizzare i tessuti preziosi, i dettagli di ricerca e le fniture curate dei capi. Il nuovo showroom sarà un punto di riferimento anche per lo sviluppo
del Su Misura, fornendo un servizio completo, che prevede un percorso di formazione per i dettaglianti. «Con l’apertura del nuovo showroom vogliamo dare massima visibilità al mondo e all’eccellenza di Lubiam. L’azienda mantovana ha visto in noi il partner giusto per sviluppare il business sul territorio siciliano, accordandoci grande fducia non solo sulla base delle nostre competenze di settore ma anche per l’attenzione meticolosa per i dettagli e per la storia centennale che ci contraddistingue: questo ci rende profondamente orgogliosi.›› - dichiara Eugenio Fusco Fassiolo. «Oggi il mercato presta sempre più attenzione ai dettagli e alla personalizzazione - aggiunge Edgardo Bianchi, A.d. di Lubiam -. I negozianti non hanno bisogno semplicemente di un fornitore, cercano un’azienda partner con cui studiare soluzioni ad hoc per la propria clientela. Richiedono quindi esperienza e affdabilità, che possono derivare solamente da una storia consolidata e da una lunga tradizione». Come quelle, più che riconosciute, di Lubiam e Fusco Fassiolo Rappresentanze.
Luxury Fashion Palace Via Umberto I, 48 95129 Catania Tel. +39 095 53 21 77 Fax +39 095 53 21 77 fassiolorappresentanze@virgilio.it
trend WOMENSWEAR
Pre-fall
2015
Menswear sotto i riflettori a gennaio. Ma anche la donna, in anticipo sugli eventi di febbraio, delinea i trend futuri di Alessandra Bigotta
miChAel Kors PrinGle of sCotlAnD
GiorGio ArmAni
BotteGA VenetA
ChristiAn Dior
Chic allure Fresco di lana, pelle, cashmere, un tocco di Lurex: materiali d’elezione per modelli che portano una ventata di innovazione nello stile classico, giocando su dettagli e proporzioni
PhiliPP Plein
sPortmAx
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trend WOMENSWEAR
Fancy vibes Le labirintiche divagazioni di Escher, le “macchie” apparentemente insondabili dei test di Rorschach, il décor di certe tappezzerie d’antan si vestono di contemporaneità
m missoni
GuCCi etro
VersACe
GiuliettA
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emPorio ArmAni
trend WOMENSWEAR Chic, fancy and sporty: three keywords that characterize the 2015 pre-fall womenswear collections. Simple silhouettes, refned materials, studied asymmetries and the return of high waisted outfts on the sporty side are dedicated to a woman in search of originality and creativity.
BurBerry Prorsum fenDi
ChloÉ Just CAVAlli
X factor Lo stile sporty volta pagina: lasciate alle spalle le semplificazioni tipiche del basic, alterna forme slim e loose, puntando sulla vita alta come fattore x per slanciare e definire la silhouette. 126
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soniA ryKiel
CAlVin Klein
LA MODA VIVE QUI. SPALANCATE GLI OCCHI.
NUTRITEVI CON LE NOSTRE PAROLE.
UTILIZZATE LE NOSTRE CORSIE.
RESPIRATE LA NOSTRA ARIA. FIUTATE L’ISPIRAZIONE.
DITE I LOVE YOU DITE I HATE YOU
ASCOLTATE IL COLORE. FIDATEVI DELLE VOSTRE IDEE.
RINNOVATEVI.
QUI SIETE LIBERI. QUI NULLA PUO’ FERMARVI.
NON LASCIATEVI SFUGGIRE NULLA. SOGNATE. RICOMINCIATE UN’ALTRA VOLTA. QUI SI RESPIRA. premierevision.com 10 -12 febbraio 2015 Dedichiamo il salone a tutti i principali attori della moda, riunendo a Parigi, sotto il marchio Première Vision tutti i savoir faire:
trend bikestyle 1. La capsule Urban Cycling di Slowear 2. Una proposta della capsule di Spiewak in collaborazione con Narifuri
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ciclisti MetROPOlitANi
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Passioni su due ruote: è di moda la bicimania In Italia come in tutta Europa è boom del biking. Le due ruote irrompono nella vita urbana con la loro carica di ecologismo e libertà. E le aziende della moda si adeguano, con linee ad hoc, sintesi di stile e performance di Carla Mercurio
Closely associated to the idea of environmentalism and freedom, the passion for bikes breaks into urban life. The trend initially boomed in Northern Europe and has now reached Italy. Fashion companies have taken notice, responding with various clothing and accessory lines that blend style with performance.
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arà la crisi, sarà l’accresciuta attenzione all’ambiente, sarà l’idiosincrasia per il traffico, ma spostarsi su due ruote oggi è di moda. Un fenomeno già esploso in molti Paesi del Nord Europa che ora sta dilagando anche in Italia, dove dal 2011 la vendita di biciclette ha superato quella di macchine (1,54 milioni nel 2013 contro gli 1,3 milioni di automobili). «La bicimania - conferma il sociologo Francesco Morace di Future Concept Lab - sintetizza tutti i paradigmi del futuro: dal filone della sostenibilità a quello del benessere personale, dal concetto del risparmio in termini di benzina, parcheggi e palestre al discorso della condivisione (vedi il successo di BikeMi, il servizio di bike sharing a cura del Comune di Milano)». «Inoltre - prosegue c’è l’aspetto del retail che si sposta sempre più verso la funzione di servizio e 128
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non solo di prodotto: emblematico il fiorire di negozi che alla vendita di biciclette abbinano l’officina per le riparazioni. Da non trascurare le tematica dell’esclusività, che si lega alla diffusione di modelli di due ruote che puntano l’accento sulla personalizzazione». Naturalmente per viaggiare in bici occorre un guardaroba adatto: capi in grado di fondere l’estetica con la performance, i dettagli di stile con quelli di funzionalità. Fra i primi a percepire la nuova “air du temps” c’è stato Simon Mottram, che nel 2003 ha fondato Rapha, brand londinese partito nella sfera della performance che ha ampliato gli orizzonti nell’universo del casual e del citywear. Una realtà che vende i suoi prodotti per il 70% sul sito Internet, con un giro di affari di 33 milioni di euro nel 2013 e 200 addetti. Un nome che oggi è sinonimo di lifestyle: esiste un
magazine, ci sono le creme da barba, i saponi, gli apribottiglie. Un vasto universo al quale ci si può accostare fisicamente nei sette Rapha Club dislocati a Londra, Sydney, San Francisco, Osaka, New York, Manchester, Tokyo. Nel Regno Unito c’è un’altra case history significativa: quella di Paul Smith. «La bicicletta mi regala la gioia di sentire il vento che soffia sul viso e il rumore delle ruote sulla strada: una grande sensazione di libertà», dichiara lo stilista. Appassionato ciclista fin da bambino, il designer britannico ha coltivato negli anni questa passione, che lo ha portato a disegnare la maglia rosa, nel 2013. Di recente ha lanciato la capsule Paul Smith 531, numero che si riferisce alla lega di acciaio usata per le biciclette Reynolds impiegate da tanti campioni durante il Tour de France, riportando la proporzione fra manganese (5), mo-
3. Un’immagine della collezione Levi’s Commuter 4. Paul Smith con la sua bicicletta 5. Il Rapha Club di Londra, tempio del biking
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libdeno (3) e carbonio (1). La linea è realizzata con tessuti tecnici Schoeller ed è declinata in giacche super leggere adatte a qualsiasi clima, maglioni di lana merino, legging concepiti per regolare l’umidità corporea e T-shirt. le due ruote in pole position Anche A pitti uomo
Appassionati di ciclismo sono anche Matteo Gioli, stilista di SuperDuper Hats e Stefano Ughetti di Camo, che tornano a questa edizione di Pitti Uomo come Pitti Italics con un progetto speciale. Si tratta di Arrivo, una collezione a quattro mani composta da tre capi declinati in tre varianti colore e combinati in 27 outfit, che reinterpretano nei dettagli il repertorio dell’abbigliamento ciclistico degli anni d’oro, Quaranta e Cinquanta. «Arrivo come
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Sartoria cicli
Per le biciclette è tempo di bespoke Founded as a bespoke bicycle company, Sartoria Cicli recently broadened its offering to include a range of urban cycle wear.
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nche le biciclette subiscono il fascino del sartoriale. Emblematica la case history di Sartoria Cicli, marchio milanese che realizza modelli di due ruote studiati su misura per il cliente, frutto dell’intuizione di due creativi milanesi, Luca Lanzani e Simone Russo. Artefci della “bespoke bike”, che si costruisce solo dopo aver preso attentamente le misure del fruitore (peso, altezza, lunghezza delle gambe) e dopo averne approfondito gusti e preferenze, Lanzani e Russo hanno aggiunto di recente alla loro offerta un progetto di guardaroba ispirato alle necessità create dalla bicicletta. Sono nati la cicloperta, un vero e proprio scudo contro il freddo, il ciclé, sintesi tra ciclo e gilet, il copricapo, che prende forma dalla calotta dei vecchi berretti da ciclista e il meneghino, mascherina antismog realizzata in lane di differenti fantasie. (c.me.) La cicloperta di Sartoria Cicli
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trend bikestyle di collezione Born Ready, che fa perno proprio sul concetto di performance, con proposte ideate per proteggere dagli agenti atmosferici come pioggia, vento, freddo (vedi news a pagina 64).
Il nuovo negozio Tokyobike di Milano
unA cApsule per mr porter
punto di arrivo ma anche di partenza - spiegano - per ridisegnare un nuovo modo di concepire l’abbigliamento maschile, ispirandosi a quegli uomini che sognavano il traguardo e scommettevano solo sulle proprie gambe per raggiungere la meta». Sempre a Pitti Uomo, la scorsa stagione ha debuttato la prima capsule del brand di outerwear americano Spiewak, in collaborazione con il giapponese Narifuri. Fondato nel 2007 da Kazumasa Kobayashi, Narifuri ha sede a Tokyo ed è specializzato nell’abbigliamento, negli accessori e nelle borse per i ciclisti contemporanei. Per il prossimo inverno, nello stand di Spiewak alla rassegna fiorentina sono sotto i riflettori due capi iconici, reinterpretati ad hoc per le due ruote: il giubbotto MA-1 e il parka N3-B, che prevedono l’inserimento di dettagli e caratteristiche in grado di rendere più confortevoli le pedalate di tutti i giorni. e il jeAnsweAr non si fA sfuggire un’occAsione importAnte
Anche gli specialisti del denimwear sono in sintonia con il trend. Risale al 2011 la prima linea Commuter del big americano del jeanswear, Levi’s. Una collezione dedicata ai ciclisti urbani ma anche a quanti conducono uno stile di vita attivo, realizzata con tessuti innovativi, che servono per migliorare le prestazioni, come la traspirazione e l’isolamento. Sono capi confezionati con materiali elastici per una maggiore libertà di movimento, perfezionati con dettagli come il nastro riflettente per una migliore visibilità e tasche nascoste come portaoggetti. Giacche, felpe e jeans all’insegna della performance ma anche dello stile, ideali da indossare al lavoro e nella vita di tutti i giorni. Una 130
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proposta che dalla primavera-estate 2015 si arricchisce con gli accessori, sneaker e borse, e con il womenswear. Sulla stessa lunghezza d’onda il nuovo denim maschile Rainblock di Diesel, studiato per quanti vivono e si muovono nella giungla urbana. Un capo arricchito con uno strato a prova di vento per un isolamento supplementare, finito con un rivestimento protettivo idrorepellente. Un tema approfondito anche da Wrangler, con il nuovo concept
A quanti alla predilezione per le due ruote abbinano quella per il digitale, Slowear ha dedicato una piccola collezione battezzata Urban Cycling, disegnata per Mr Porter, rivenditore online ufficiale dell’azienda. L’idea di partenza, come per tutti gli esempi citati fino ad ora, è quella di pedalare comodi senza rinunciare all’eleganza. Lo stile, quindi, è quello classico di Slowear, arricchito da dettagli come il rivestimento riflettente visibile di notte nel colletto del blazer, il bottone che fissa l’orlo dei pantaloni alle caviglie per evitare che finiscano nella catena, le tasche sul retro camicia e i materiali per mantenere la temperatura ideale, come la lana merino della maglieria, calda e traspirante. Dallo scorso mese la collezione è in vendita anche in una selezione di The Slowear Store, insieme ad alcune biciclette pieghevoli del n marchio italiano Tern.
bike store e bike cafè a milano
non solo biciclette Already a feature in Northern European countries, bike stores and bike cafès are now popping up in Italy. Let’s see what happens in Milan.
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puntano un po’ in tutti i quartieri, a Milano, bike store e bike cafè. Spazi dedicati all’universo delle due ruote, dove è possibile acquistare biciclette nuove ma anche far riparare quella che già si possiede. Dove si può sorseggiare un caffè o mangiare uno snack. Nuove formule già affermate in Nord Europa, che ora arrivano anche in Italia, seppure con un po’ di ritardo. Emblematico l’esempio del Bianchi Caf• & Cycles, inaugurato recentemente in via Cavallotti, in pieno centro: 570 metri quadri dedicati alla vendita di biciclette dell’omonimo marchio storico, ma anche a cicloffcina, ristorazione, lounge e distribuzione di Il Bianchi Cafè & Cycles di via Cavallotti abbigliamento e accessori. Una formula partita dalla Svezia, dove oggi esistono ben quattro punti vendita, e che ha avuto successo anche a Tokyo. Dal Regno Unito ha tratto ispirazione l’Upcycle CafŽ di via Ampère, fra gli apripista del trend nel capoluogo lombardo: un’autorimessa trasformata in uno spazio dove mangiare e bere e dove partecipare a iniziative in tema. Fonte di ispirazione è stato il Look Mum No Hands di Londra, fra i più famosi cycling café in Europa. Dal Giappone arriva Tokyobike, che ha appena inaugurato il nuovo store di via Plinio, dopo aver lasciato quello di via Regina Giovanna: 200 metri quadri dedicati al marchio di citybike, ma anche ad accessori e abbigliamento fashion delle label Brooks England, Bookman, Bern Helmets, Pedaled e Otto London. In corso Sempione è appena approdato LÕimpero del ciclismo, 300 metri quadri dedicati alla vendita di modelli da corsa, da città e da montagna, all’assistenza tecnica e alla vendita di componentistica, accessori e abbigliamento di settore. (c.me.)
trend store to watch di Andrea Bigozzi
Al Nord, dove il buyer osa di più Storm Copenhagen
Stile scandinavo, avanguardia, prodotti di nicchia e coinvolgimento diretto dei designer: questa la filosofia del concept store Storm, che ha appena doppiato la boa dei 20 anni. Rasmus Storm è la mente dietro questo successo: con lui abbiamo parlato di come sceglie i brand da vendere, dell’importanza di parlare ai giovani e di perché oggi Marcelo Burlon è l’unico marchio italiano in vendita nel suo negozio An ability to excite (especially young people), boldness in selecting what’s offered and direct contact with designers are what Rasmus Storm, a fashion buyer in Copenaghen, tells us a brand or designer must express to make it across the threshold of his iconic store in the Danish captial.
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n più di 20 anni Storm ne ha fatta di strada. Lanciato a Copenhagen nel 1994 sul modello dei migliori concept store delle capitali della moda di allora, ha presto sdoganato presso il pubblico scandinavo tanto l’idea di moda concettuale, quanto quella di un indirizzo di shopping dove acquistare facilmente oggetti cool di qualsiasi genere, non solo abbigliamento, ma anche libri, musica e profumi. «Da subito - racconta il titolare Rasmus Storm - ho voluto che il nostro spazio andasse oltre il retail, per diventare un punto di incontro. Avevamo voglia di mostrare alle persone le cose che amavamo di più. E adesso è come se tra queste pareti raccontassi tante storie messe insieme, di stilisti, scrittori, musicisti». Agli esordi il multimarca presentava una selezione di fashion brand decisamente audace, dando credito a stilisti all’epoca semi-sconosciuti come Martin Margiela, Dries van Noten e Walter Van Beirendonck. Oggi, entrando nello store di Store Regnegade, oltre 200 metri quadrati nel centro della capitale danese, la brand list è decisamente cambiata, «ma non abbiamo perso l’audacia di sempre, una dote che non dovrebbe mai mancare a chi fa il nostro
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mestiere», assicura il buyer. In effetti a Storm piace osare: così ai marchi best seller del momento Céline, e Peter Pilotto (per lei), Givenchy, Raf Simons, Thom Browne e Adidas (per lui), si affiancano nomi in ascesa come Maison Kitsuné, Christopher Raeburn e veri e propri outsider, come Astrid Andersen, Pigalle, Fear of God, Eytys, Off-White. «Ci piacerebbe - spiega Storm - concentrarci maggiormente sui nuovi designer, ma abbiamo capito che il mix tra marchi più e meno affermati è la soluzione vincente, perché ci consente di mantenere una clientela trasversale». E per capire che i frequentatori della boutique sono davvero eterogenei basta trascorrervi meno di un’ora, in un giorno qualsiasi della settimana: i teenager, entrano, ascoltano la musica, acquistano un paio di sneaker o un berretto, «non spendono molto, ma acquistano con frequenza», dice l’imprenditore danese. Gli uomini adulti cercano un profumo, sfogliano un libro. Poi ci sono donne che vengono da noi per comprare una crema ed escono indossando qualcosa di Céline. «Siamo - dice Storm - in continua sperimentazione, dobbiamo essere ricettivi verso tutte le nuove tendenze.
Anche se nello store nel centro della capitale danese oggi non si trovano più i marchi di avanguardia degli esordi (Margiela, van Noten e Van Beirendonck), l’offerta di Storm continua a privilegiare la moda di avanguardia, con nomi affermati come Givenchy, Peter Pilotto e Raf Simons che si mixano a newcomers come Astrid Andersen, Pigalle, Fear of God, Eytys, OffWhite. La brand list include i nomi più cool per quanto riguarda musica e beauty
hion s a f e h T ra nel stola rsum a avventu orato
i iniziare us Storm ha lav Prima d . Nel asm di legno ystem, R fashion s brica di bancali hagen b n in una fa augura a Cope cia tte a cac e m i 2004 in s e m r e arca Sto levo ch il multim e tendenze: ÇVo le cose v o u edesse di n ssibile v o p te pi•È. n e pi• g vano di e c ia p i che m
Molti colleghi hanno deciso di investire nell’house brand, ma Storm è un brand che ha fatto delle collaborazioni (tra le più di successo quella con Raf Simons, ndr) e commistioni il proprio punto di forza». Peccato che di questo concept resti esclusa, o quasi, la parola made in Italy. Degli oltre 100 nomi selezionati per la vendita, infatti, questa stagione ce n’è solo uno che parla la nostra lingua: Marcelo Burlon. «Non è che in Italia manchino i nuovi talenti - spiega il buyer -, ma all’estero c’è più voglia di sviluppare progetti indipendenti. E poi la vostra è la patria dei brand storici, che recentemente hanno perso il loro fascino, specie sulla cliente-
la più cool di cui noi ci prendiamo cura». Nessun timore per la concorrenza dei monomarca, che negli ultimi anni hanno colonizzato Copenagen: «La loro presenza - conclude Storm - è innegabile: a pochi metri da noi ci sono alcuni fra i brand più famosi, ma la nostra proposta è diversa, più ampia ed eclettica. E questo ci mette al sicuro». n 07_01_2015
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trend brand to watch di angela Tovazzi
PB 0110
Lanciato da Philipp Bree nel 2012, il punto di forza del marchio di accessori PB 0110 è l’apporto creativo di un pool di designer di diversa estrazione (tra cui Christine Ahrens, Ayzit Bostan, Friederike Daumiller) e una produzione made in Europe, esclusivamente con pelle vegetale, puro lino e ottone, capaci di trasformare l’usura del tempo in un quid distintivo, per accessori dall’immagine vissuta. Con una showroom inaugurata a Parigi in rue de la Corderie lo scorso giugno, il brand è distribuito con prezzi che vanno dai 400 ai 1.000 euro in una sessantina di negozi multimarca in tutto il mondo, con una presenza massiccia in Germania, Australia, Giappone e Corea.
Launched in 2012, this menswear brand repackages the traditional styles of Savile Row with a contemporary twist.
Vegetable leather, pure linen and brass are the materials favoured by the brand, which aims at a used aesthetic.
isaBEl BEnEnaTo
Partita con il womenswear, la napoletana Isabel Benenato tre anni fa si è cimentata anche nell’abbigliamento maschile, ricevendo subito consensi dai top shop internazionali. Oggi il suo stile ricercato, che gioca con le emozioni materiche dei tessuti, è venduto in Italia, Usa, Germania, Regno Unito, Giappone e Russia presso multimarca come Selfridges a Londra, Daad a Milano, Vinicio a Legnano, Antonioli a Milano e Lugano, Frida a Francoforte. Con showroom milanese in via Friuli, la collezione presenta prezzi sell out compresi tra circa 150 e 600 euro.
After starting out in womenswear, the designer is now gaining ground in the world of men’s fashion. Meticulous research into materials and the use of sought-after fabrics are her leitmotiv.
maison lVchino
«Uno stile elegantemente confidenziale». La sua moda la definisce così Luca Belli, artefice del brand Maison Lvchino. Emiliano, architetto, Luca lancia la sua collezione di menswear nel 2012, con una mission ben precisa: attingere ai classici e alla lezione sartoriale di Savile Row, ma rompere gli schemi con una lettura contemporanea, sul crinale tra formale e informale. Con headquarters nel capoluogo lombardo e showroom presso la milanese Bianconi Showroom/Battisti4, il marchio è entrato nella cerchia dei finalisti del contest Who Is On Next? 2014 e ha conquistato oltre 40 multimarca a livello nazionale, tra cui Excelsior a Milano, Dell’Oglio a Palermo, Ratti a Pesaro e Leam a Roma, e sta iniziando la sua espansione in ambito europeo. I prezzi sell in sono compresi tra 180 e 200 euro.
VINICIO RAVAGNANI VINICIO BOUTIQUE
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Tra i nomi da tenere d’occhio ci sono Hood by Air, un fashion streetwear avantgarde che da brand di nicchia si sta aprendo a un pubblico più vasto (tra gli special guest di Pitti Uomo, vedi pag.17, ndr) e Isabel Benenato, marchio partito con la donna e ora sinonimo di un menswear in ascesa
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trend brand to watch
LEILA PALERMO NEXT AGENCY
❝ maRk/giusTi Created by Mark Farhat, the cornerstones of the brand are bags and accessories with details inspired by Byzantine art.
Figlio di un diplomatico, Mark Farhat ha lanciato il suo brand dopo essersi formato in varie città del mondo, da Beirut a Londra, da New York a Milano. Particolare il concept: borse e accessori in pelle, disegnati in Inghilterra e realizzati da artigiani italiani, che come fiore all’occhiello hanno - oltre ai materiali deluxe e a un’attenzione maniacale ai dettagli interni - motivi ispirati ai mosaici bizantini. Con showroom a Londra, Mark/Giusti è venduto online (mark.giusti. com) e in una ventina di multimarca internazionali, tra cui Le Bon Marché a Parigi, United Arrow a Tokyo, Luisa Via Roma a Firenze. Prezzi da 100 euro (per i portafogli) a 1.500 euro (per i trolley).
A perfect marriage between bespoke fashion and smart functionality, the brand is focused on anatomic lines and hi-tech materials.
sasha kanEVski
A farsi notare è Pierre-Louis Mascia: un creativo puro con una visione precisa, fuori dagli schemi. La sua ricerca iconografca molto personale è in grado di dare al prodotto, di alta qualità, uno stile profondamente riconoscibile.
PiERRE-louis mascia
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Tolosa, dove vive e lavora, PierreLouis Mascia nasce come illustratore. L’apertura al mondo fashion arriva nel 2007, quando incontra una famiglia di imprenditori italiani: i fratelli Uliassi, proprietari della storica azienda tessile comasca Achille Pinto, a cui affida su licenza la produzione di una linea di sciarpe stampate. Oggi il suo marchio, che si sta sviluppando in direzione del knitwear e dell’homewear, è apprezzato a livello internazionale e presente in un centinaio di negozi top level, come L’Eclaireur a Parigi, Bergdorf Goodman e Neiman Marcus a New York e, in Italia, da Coltorti ad Ancona, Sugar ad Arezzo, Papini a Catania, Pupi Solari a Milano. I prezzi medi sell in sono intorno ai 200 euro. Illustrator and designer Mascia is the creative heart of a lifestyle brand offering scarves, knitwear and homewear.
Originario di Kiev, Sasha Kanevski lancia il suo marchio nel 2010, riuscendo a imporsi come brand emergente alla fashion week di Londra e di San Pietroburgo, al Pitti Uomo di Firenze e al Festival della Moda Russa di Milano. La sua cifra stilistica è un mix di sartorialità estrema e di funzionalità smart, con linee anatomiche, dettagli trasformabili, materiali hightech. Con showroom a Kiev, il brand è distribuito nei multimarca di ricerca, con prezzi medi intorno ai 300 euro, fino a circa 1.000 euro per i pezzi più preziosi. 136
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trend brand to watch a cura di Carla Mercurio
blue blAnket
Niche denimwear handcrafted in Italy with Japanese selvaged fabrics, dyed with natural dyes
luCAbee
Painter Luca Bertasso created this collection focused on T-shirts
Apprezzato pittore, considerato un outsider nel panorama figurativo italiano, Luca Bertasso ha vissuto a New York e ha esposto le sue opere in prestigiosi spazi sia in Italia che all’estero. Tornato a Milano, dove vive e lavora, ha deciso di trasporre la sua poetica in un altro ambito creativo, quello della moda. Da lì il lancio del marchio Lucabee: una collezione di T-shirt con visi e soggetti surreali dall’impronta pop. Distribuite dalla showroom Sari Spazio, le magliette saranno commercializzate a 75 euro e puntano a conquistare i multimarca fashion-oriented. (a.t.)
photo GWD-Charley
Blue Blanket è frutto dell’expertise acquisita nel mondo del denim da Antonio Di Battista, che nel curriculum vanta collaborazioni con brand come Dolce&Gabbana Jeans, Energie, Meltin’Pot, Tommy Hilfiger, Lee, Roy Roger’s. E che a Pescara, la sua città, ha un archivio di ben 3mila capi in denim di interesse storico, scovati in giro per il mondo. Blue Blanket è un’etichetta di nicchia per i duri e puri del settore, ai quali Di Battista rivolge capi realizzati in Italia con tessuti cimosati giapponesi realizzati su telai artigianali e tinti con coloranti naturali. Un’offerta di jeans raw da 14 once in vendita a prezzi retail dai 250 ai 450 euro in concept store come Brian & Barry a Milano, Bottiglieria a Roma, Vmc a Zurigo. Proposte maschili alle quali Di Battista ha appena aggiunto anche un modello da donna dal gusto rétro. Un’etichetta affidata all’agenzia di rappresentanza BootRoot di Zurigo, in capo a Stefan Feichtinger.
ANDREA GALBIATI Brian & Barry
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Abbiamo focalizzato la selezione dei brand denim diminuendo i marchi ma dando più profondità a quelli scelti. Abbiamo un piano dedicato allo street e al rugged dove ospitiamo label di capi raw quali edwin, Wrl, Gilded Age e blue blanket. Aziende che fanno un denim autentico, con tessuti fermi di 12/13 once cimosati e poco lavati, rivolti a un pubblico di cultori del genere. Nel piano dedicato al classico, invece, abbiamo etichette più adatte a un uomo che veste in giacca e cappotto, che cerca un gusto pulito, con ft e vestibilità più tradizionali. Label storiche come levi’s Vintage e brand molto attenti alla vestibilità come Jacob Cohën e Grifoni.
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Gilded AGe
A collection designed in New York and produced in Japan, Italy and the United States with the fnest selvaged denim
Prodotti in Giappone, Italia e Stati Uniti con le tele indigo cimosate più ricercate, i jeans di Gilded Age sono frutto dell’intuizione di Stefan Miljianic, in passato vp of design di Abercrombie & Fitch. Un marchio concepito a New York, che trae linfa dalla tradizione storica di questa metropoli e dai valori della rivoluzione industriale. Una collezione che orbita nella sfera del luxury casual, con un prodotto dal sapore autentico. Capi realizzati utilizzando vecchi macchinari e metodi di costruzione del passato, con materiali organici, tinture naturali e tessuti artigianali. Jeans in vendita a un prezzo retail medio di 250 euro, venduti in Europa in store come Flow a Firenze, Barrows a Bologna, Sears a Bassano del Grappa, Brian and Barry a Milano, Stereo a Monaco, Pauw ad Amsterdam, Le Form a Mosca, 14oz a Berlino. In Italia il marchio è rappresentato da Emmepi Fashion Factory, in provincia di Verona, che opera anche per altri Paesi europei. A New York il brand ha una vetrina propria a South Street Seaport (224 Front Street).
digital FASHION di Elena Azzola
LuisaViaRoma
Milanoventuno
Oriente e tecnologia al centro di Firenze4ever
Online una nuova vetrina per marchi esclusivi
The LuisaViaRoma event dedicated to bloggers launches a new Fashion & Technology Summit. La decima edizione di Firenze4ever, l’iniziativa di LuisaViaRoma dedicata ai blogger, in programma dal 10 al 12 gennaio 2015 nel capoluogo toscano, guarda a Oriente con una serie di iniziative speciali, ospiti e feste a tema a Palazzo Vecchio e all’ex Manifattura Tabacchi. “Oriental Obsession” è infatti il titolo della kermesse, che schiera come special guest la cantante BoA, nota per il ruolo interpretato nel flm sulla danza “Make Your Move” (una produzione indipendente coreana-americana, ispirata a Romeo e Giulietta), l’attrice e modella Chrissie Chau, che ha recitato, tra l’altro, nel flm “Journey to the West: Conquering the Demons” del 2013 e, altro nome atteso, Momo Wu, cantante cinese, già partecipante a The Voice of China. La cultura asiatica sarà omaggiata in uno dei luoghi storici del Rinascimento: la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, dove si terrà una cena da ricordare negli annali di Firenze4ever, che prosegue nel suo percorso di unire moda, arte, musica e tecnologia. Oltre 500 saranno i brand presentati nel concept store LuisaViaRoma. Agli shooting fotografci degli Style Lab parteciperanno stilisti, blogger e rappresentanti della stampa internazionale. Gli ospiti della manifestazione avranno anche l’opportunità di dialogare con rappresentanti di realtà come Google, Yandex, Paypal, RewardStyle, Commission Junction, Facebook, Twitter e Tencent nell’ambito di Fashion & Technology Summit: una novità assoluta a Firenze4ever, che si terrà l’11 e il 12 gennaio a Palazzo Vecchio. Il 12 è in programma una cena all’ex Manifattura Tabacchi, durante la quale sarà presentata una mostra d’arte incentrata su autori contemporanei asiatici, a cura di Ernesto Esposito. Il party sarà accompagnato dal dj set di Mia Moretti e dalla performance dei Clean Bandit.
Malìparmi
Un sito per ampliare gli orizzonti Malìparmi sees its site as a tool to reach new markets. Assicura una user experience multidevice il nuovo sito di Malìparmi, il cui obiettivo è presentare il marchio di abbigliamento e accessori donna, creando un punto di convergenza tra online e offine. L’e-shop e la parte istituzionale sono infatti integrati e offrono informazioni dettagliate e precise sui prodotti: la cliente può visionare le proposte Malìparmi prima di recarsi nel punto vendita, oppure procedere all’acquisto direttamente online. «L’internazionalità è uno dei nostri fni primari - spiega Annalisa Paresi, presidente di Malìparmi -. Il nuovo sito è uno strumento essenziale per raggiungere aree in cui non siamo ancora presenti, grazie a una vetrina aperta 24 ore su 24, che ci permette di allargare le frontiere, facendo conoscere il brand e il suo mondo». 140
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Three young entrepreneurs have launched an e-commerce site dedicated to exclusive niche brands. Da dicembre è online un nuovo sito di e-commerce interessante: milanoventuno.com. Dietro questo progetto si celano tre giovani imprenditori - Melania Antico, Ugo Cavallo e Rafael Patron - con una solida esperienza nel web e una grande passione per la moda, animati dalla volontà di scovare validi marchi di nicchia da proporre in questa esclusiva vetrina online. Il range di prodotti include le borse di V°73 (che per Milanoventuno ha creato una special edition), i monili di Inga Kazumyan, gli occhiali di Avrone Made in Italy, le pochette di Illa (nella foto) e i portafogli di Jason Briggs, insieme a pezzi di grandi marchi della moda internazionale. Onorando la tradizione milanese dell’aperitivo, milanoventuno.com promuove lo “shopping hour”: dalle 21.30 alle 22.30 gli utenti hanno la possibilità di acquistare un prodotto, proposto a un prezzo scontato dal 10 al 40%.
Wgsn
La super piattaforma di previsione dei trend The new online platform has been designed with the aim of enhancing the services offered to 75 thousand users using Wgsn and win new ones. In attesa di assegnare i Wgsn Global Fashion Awards, i premi che sanciscono che cosa si profla di veramente nuovo e dirompente nella moda, la cui cerimonia si terrà il 14 maggio prossimo a Londra, Wgsn, tra le realtà leader al mondo nelle previsioni sui trend, sta testando le potenzialità della piattaforma wgsn.com, lanciata la scorsa estate. La nuova risorsa online, che si avvale dell’esperienza di Stylesight, è stata progettata con l’obiettivo di potenziare i servizi offerti ai 75mila utenti che utilizzano Wgsn e di conquistarne di nuovi. Il gruppo offre cinque sezioni base di contenuti: raccolta di informazioni sui consumatori, previsione dei trend, sviluppo commerciale del prodotto, strategia di distribuzione al dettaglio e analisi dei dati. Nell’ambito della previsione dei trend la nuova super piattaforma Wgsn presenta importanti innovazioni tecnologiche, che comprendono ricerca veloce, contenuti personalizzati, aumentate opportunità di condivisione e strumenti di progettazione professionale. Wgsn.com mette inoltre a disposizione una gamma di analisi più ampie e approfondite, con punti di vista globali e locali, formulati da esperti a Londra, New York, Hong Kong e San Paolo, disponibili in cinque lingue. Carla Buzasi, già launch editor dell’Huffngton Post, è stata arruolata in Wgsn come global chief content offcer: con la sua esperienza studia le strategie e coordina i contenuti della piattaforma.
persone ritratti
L’uomo dal billion euro touch alla testa di Gucci Oggi è il ceo di Gucci ma da piccolo voleva fare il calciatore. La folgorante carriera nel fashion e nel lusso di un emiliano un po’ secchione, un po’ portato per la materia e con molta, molta costanza di Elisabetta Fabbri
A former football player, Marco Bizzarri is the new ceo of Gucci. The secret of his success? Acumen and obstinacy.
ucci è uno dei marchi più emblematici, riconosciuti e prestigiosi del lusso mondiale, grazie al lavoro e alla dedizione dei suoi dipendenti. Sono sicuro che Marco Bizzarri - dopo avere messo in opera, in pochi mesi, la divisione ìCouture & Leather Goods” - saprà dare nuovo slancio alla maison, facendo leva sul suo straordinario heritage, dandole l’opportunità di scrivere nuovi brillanti capitoli della sua eccezionale storia». Così François-Henri Pinault, numero uno del colosso francese Kering, proprietario di Gucci, ha salutato l’arrivo del manager 52enne al vertice della fashion house fiorentina (al posto di Patrizio di Marco), resa nota il 12 dicembre 2014 ma ufficiale dal primo gennaio 2015. Nel nuovo ruolo, e come membro del Comitato esecutivo di Kering, Bizzarri si dovrà occupare «dell’innalzamento di Gucci verso il segmento più alto del mercato, del rafforzamento della crescita internazionale del marchio e del suo sviluppo, tenendo conto delle evoluzioni nel mondo del lusso». Di fatto dovrà approntare una strategia per invertire la rotta delle vendite, nei primi nove mesi del 2014 in discesa del 3,5% a 2,5 miliardi di euro, dopo il -2% del 2013 (l’andamento di tutto il 2014 sarà reso noto il 17 febbraio). Ma il nuovo ceo è abituato a questo tipo di sfide. E si muove a suo agio nel gruppo Kering che nel 2005, quando ancora di chiamava Ppr, lo ha assoldato
«G
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07_01_2015
MarCO Bizzarri Nasce 52 anni fa a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia da una famiglia di operai del settore ceramiche Gioca a calcio, nella Rubierese, dagli 8 ai 24 anni Si laurea in Economia all’Università di Modena e inizia a lavorare come consulente d’azienda in Accenture, dove resta per 10 anni
tutti sanno che per un certo periodo di tempo il manager sembrava destinato Dal 1993 al 2004 lavora a Bologna per il brand a ben altra carriera. Figlio Mandarina Duck (negli ultimi tempi con il ruolo di unico, nato da una famiglia general manager) di operai di Rubiera, dagli Dopo un periodo alla direzione di Marithé & 8 ai 24 anni ha giocato a François Girbaud, nel 2005 entra a far parte del calcio nella Rubierese. Poi, come riportano le cronache Gruppo Kering come presidente e ceo di Stella locali, fino ai 33 ha militato McCartney nella Folgore Bagno. Spor Nel 2009 passa alla guida di un altro brand di tivo ma anche un po’ ìsecKering, Bottega Veneta. Nel 2012 diventa chione”, ha conseguito la membro del Comitato esecutivo del colosso laurea in Economia presso francese e, l’anno dopo, non voting director del board l’Università di Modena. Le prime esperienze nella con Nell’aprile 2014 viene nominato ceo della divisione sulenza aziendale iniziano “Luxury - Couture & Leather Goods” di Kering in Accenture (ex Arthur Andersen) dove è rimasto Dal primo gennaio 2015 è ceo di Gucci per 10 anni, per poi occuparsi del marchio bolognese di borse e valigeria Manper affidargli il timone della controllata darina Duck. Prima di entrare nelle fila di Stella McCartney. Nel 2009 lo ha trasfeKering era general manager del marchio rito da Londra a Montebello Vicentino per francese Marithé & François Girbaud. dare impulso al made in Italy di Bottega Sempre in giro per il mondo, ha uffici perVeneta: un’operazione talmente riuscita sonali in diverse città e la sua ìcasa”, dopo che il Financial Times lo ha definito il maRubiera, sono più che altro gli alberghi e nager dal ìbillion euro touch”. Non a caso gli aeroporti dei cinque continenti. Connell’aprile 2014 Pinault gli ha affidato il scio della sua folgorante carriera, qualche polo del lusso di Kering, cui fanno capo tempo fa ha dichiarato al Carlino: «Credo tutti i brand dell’abbigliamento e degli acdi essere la dimostrazione vivente che con cessori del gruppo francese eccetto Gucci. la costanza e qualche dote si può fare davOra la nuova sfida nel lusso, ma forse non vero quel che si vuole» . n
persone poltrone a cura di Andrea bigozzi
SPeciAL AmbASSAdor
Armani arruolata da Expo frma una sflata-evento Giorgio Armani was been named ambassador of Expo Milano 2015 Il calcio d’inizio di expo 2015 sarà di Giorgio Armani. La sera del 30 aprile, nell’ambito delle iniziative per l’inaugurazione della grande manifestazione milanese, lo stilista celebrerà il capoluogo lombardo e il 40esimo della sua attività. Armani, nominato special ambassador da expo 2015, organizzerà una sflata e taglierà il nastro dell’Armani/ Silos, spazio polifunzionale che ospiterà nell’ex Nestlé di via Bergognone, adiacente all’Armani/teatro, un archivio-museo sul brand, una location per mostre e altri spazi dedicati alla moda, alla cultura e all’arte.
Abercrombie & Fitch
Vendite a picco, dopo 22 anni lascia il ceo Mike Jeffries Mike Jeffries, who steered Abercrombie & Fitch since 1992, has retired Il fatto che Abercrombie & Fitch non vada più di moda tra i teenager, almeno non come in passato, è costato il posto al suo storico ceo. La catena Usa di abbigliamento ha dato il benservito dopo 22 anni a mike Jeffries. Il manager, 70 anni, dopo 11 trimestri consecutivi di vendite in declino non ha potuto far altro che gettare la spugna. «Per me è stato un onore essere a capo di questo gruppo - ha detto Jeffries in un comunicato -, ma credo che ora sia il momento giusto per lasciare il posto a una nuova leadership». La multinazionale di New Albany ha già cominciato a cercare un successore e ha ingaggiato una società di cacciatori di teste per identifcare e valutare i candidati, sia esterni che interni. Fino alla nuova nomina l’attuale presidente non esecutivo, Arthur martinez, diventerà presidente esecutivo. Jeffries lascia le redini di un gruppo dove era arrivato nel 1992 e che aveva portato in Borsa nel 1996. Nel 2007 il titolo A&F aveva raggiunto il picco a quota 85 dollari, ma dal 2011 è in costante calo. Solo quest’anno la fessione a Wall Street è stata del 20%, indice di come i clienti di riferimento - gli adolescenti - non amino più i capi di abbigliamento con il famoso marchio dell’alce, ma preferiscano invece proposte no logo. I ricavi di Abercrombie & Fitch hanno toccato il loro massimo, a quota 4,5 miliardi di dollari, due anni fa. Da allora il gruppo ha dovuto seguire una politica di sconti aggressivi per stare al passo di rivali del fast fashion, a cominciare da h&m e Forever 21, mossa che ha pesato sui margini.
Giri di PoLtroNe
Ports1961: Nataša Čagalj sarà direttore creativo donna Ports 1961 taps Natasa Čagalj as creative director Ports 1961 in pieno riassetto creativo. A meno di sei mesi dall’arrivo di milan Vukmirovic alla guida dell’uomo, ora si registra l’ingresso in azienda di Nataša Čagalj in qualità di creative director del womenswear. Fiona cibani, quindi, dopo aver ceduto le redini creative del menswear, fa altrettanto con la linea donna e assume la carica di presidente del marchio. La designer, che dopo il diploma alla central Saint martins ha lavorato per Nino cerruti e Peter Speliopoulos, Stella mccartney e Lanvin, si sta già dedicando alla collezione dell’autunno/inverno 2015/2016, che sarà svelata a milano moda donna con una presentazione. Čagalj e il team creativo del womenswear di Ports 1961 lavoreranno nel nuovo uffcio stile del marchio a Londra, città dove vive la stilista. Resterà 100% made in Italy la produzione degli accessori e del ready-to-wear, come resterà a Milano l’uffcio stile del menswear guidato da Vukmirovic, che esordirà in questi giorni alla fashion week meneghina.
moNcLer
Monica Sottana lascia Ruffni sarà d.g. ad interim Moncler general manager resigns moncler mette mano alla squadra di manager al vertice e il presidente, nonché amministratore delegato, remo ruffni assume anche il ruolo di direttore generale dopo le dimissioni di monica Sottana per motivi personali. L’incarico è ad interim fno alla nomina di un nuovo direttore generale. Le dimissioni sono effettive dal primo gennaio 2015. Sottana - che ha affancato Ruffni fn da quando, nel 2003, rilevò il marchio francese di piumini, rilanciandolo continuerà comunque a collaborare con la società su importanti progetti signifcativi per il business del gruppo.
07_01_2014
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persone dieci domande a cura di Carla Mercurio
Stefano Ricci, titolare dell’omonima azienda
Stefano Ricci
Sono un deSigner e non uno StiliSta An interview with Stefano Ricci, the owner of the namesake company based in Florence Dov’era a 18 anni? A Firenze, dove sono nato e ho realizzato la mia impresa. Coltivavo la mia passione, che è sempre stata il design. Dopo pochi anni avrei costituito, con la fidanzata di allora che poi è diventata mia moglie, la società che porta il mio nome. Chi erano i suoi idoli? Non credo di aver mai avuto un idolo. Punti di riferimento sì. Nel mondo delle corse automobilistiche, come in quello della moda e dell’alta orologeria. Senza dimenticare la vera fonte di ispirazione che è Firenze.
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A chi deve dire grazie? Alla famiglia, perché mi è sempre stata di aiuto. Mia moglie, i miei figli Niccolò, a.d., e Filippo, direttore creativo, condividono con me gli impegni professionali, ma anche la caccia e le auto storiche. Poi devo ringraziare i miei collaboratori e la forza lavoro, senza i quali non avrei potuto realizzare i miei sogni. Per essere creativi ci vuole... Talento. Ispirazione. Applicazione. La creatività deve essere sempre abbinata alla realizzazione di un progetto. Non mi considero uno stilista ma un designer e, al tempo stesso, un tecnico dei tessuti. È particolarmente attento al lavoro degli altri colleghi? Seguo le proposte dei protagonisti del mondo della moda, ma prima ancora mi dedico ai risultati della ricerca del mio team. Quanto è importante la formazione nel suo mestiere? È fondamentale, come in ogni altra professione. Nel mondo della moda, spesso, i giovani che escono dalle scuole internazionali sono convinti di essere tutti stilisti. Ma il compito di questi istituti dovrebbe essere quello di aiutarli a capire che servono anche modellisti, sarti, tagliatori di pelle, calzolai.
Quando la moda è entrata nella sua vita? Mio padre era un imprenditore dell’abbigliamento femminile. Ma capii presto che quella non sarebbe stata la mia strada. Decisi di creare una mia attività nel 1972, partendo dalla cravatta; due anni più tardi iniziai a dedicarmi alla camicia, e non mi sono fermato.
Quale la parola del fashion system che non vorrebbe mai fosse attribuita a lei? Vorrei che una certa forma di rappresentazione dei prodotti fosse più coerente con la qualità che questi rappresentano. Io dal 1972 ho sempre e solo realizzato in Italia tutte le mie collezioni. Tanto che definisco il prodotto ìfatto in Italia”, visto che made in Italy è un’espressione abusata. Abusato è anche il termine lusso, soprattutto in Italia, dove viene usato da molti per dare un valore aggiuntivo a un oggetto che di lusso ha ben poco.
Quante ore lavora al giorno? Il lavoro è la mia vita, la mia passione. Lavoro tutto il tempo che serve.
Quale la parola del fashion system ormai dimenticata? Pertinenza.
07_01_2015
Il magazine di news, business e trend
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persone Get toGether In Milan, Zegna toasted to the launch of the eyewear line with Marcolin. Duvetica organized a skiing trip, for the opening of its sixth store, in Gstaad. Kontatto promoted a “sports” event in Bologna with the Fortitudo basketball team and with players of the local football team.
ZeGna a Milano con l’eyewear frmato Marcolin
Presentata in esclusiva mondiale nel corso di un evento la prima collezione di eyewear firmata Ermenegildo Zegna, prodotta e distribuita worldwide dal gruppo Marcolin Federica Fontana
Adriano Giannini, Anna Zegna, Carolina Crescentini
Paolo Zegna, Giovanni Zoppas e Gildo Zegna
Barbara Snellenburg
Kontatto il fashion event sportivo nello store di Bologna
I nuovi occhiali sotto i rifettori
Duvetica Weekend montano a Gstaad per l’opening del sesto store
In occasione dell’opening del sesto store, a Gstaad, Cristina Buccino e Giulia Salemi, madrine del Fashion Event il brand di piumini Duvetica ha sponsorizzato un Night di Kontatto nello store di Bologna, hanno posato con esclusivo skiing trip ad alto tasso di mondanità gli atleti della squadra di basket, Fortitudo Bologna, e con i giocatori del Bologna calcio, di cui il marchio è sponsor
Cristina Buccino e Giulia Salemi con i giocatori del basket team Fortitudo Bologna 146
07_01_2015
Lo store Duvetica a Gstaad
Anna Cleveland, Patrick Liotard-Vogt e Catherine Baba
Geordon Nicol e George Joseph Barnett
Foto di gruppo sulla neve
“Perché essere contro è la strada più semplice, ma essere per qualcosa può cambiare il mondo.” NEW BRAND
promotion
Ecco le giacche hi-tech super performanti “Hachiko” e “Tokyo”: due modelli iconici e trasformisti rilanciano il brand People of Shibuya. Attesa all'87esimo Pitti Uomo l'anteprima mondiale della capsule, che fra alta tecnologia e tradizione farà il bello e il cattivo tempo.
S
e la novità stesse tutta nel lancio di una capsule di capispalla maschili dal design accattivante, non ci sarebbe molto da aggiungere. Ma quella frmata People of Shibuya nasce come il perfetto connubio tra hightech e creatività, con due modelli iconici altamente intelligenti, fra le proposte di punta della 87esima edizione di Pitti Immagine Uomo per un'anteprima mondiale. Parliamo del trench “Hachiko” e del caban “Tokyo”, capaci di performance oltre l'immaginabile: morbidi, leggeri, confortevoli, sono
anche resistenti allo strappo, al taglio, all'impatto, luminescenti, antistatici, antimacchia, scudo alle onde elettromagnetiche, olio e idrorepellenti e per di più impermeabili, traspiranti e termogelanti. La lista è lunga e non fnisce qui. Perché la mission del brand è la creazione di capi senza tempo, “four season”, da indossare 365 giorni l'anno, a tutte le temperature e a tutte le latitudini, grazie a ingegnosi sistemi di trasformazione “tre in uno”. Di meglio ci sono sono solo le tute da supereroe? «In realtà - risponde Angelo Loffredo, direttore commerciale di Golden Season, l'azienda a cui fa capo People of Shibuya - l'idea scaturisce dalla più banale delle constatazioni. Sa quando si dice “non ci sono più le
mezze stagioni, si passa dal caldo al freddo in un momento, un attimo fa c'era il sole e ora diluvia”? Ecco, siamo partiti da lì, dai cambiamenti climatici, per passare a un progetto che rimettesse al centro il prodotto con la P maiuscola, che puntasse sul binomio magico tecnologiatradizione». Sì, perché nonostante la ricetta base preveda trattamenti al plasma, flati sperimentali e tessuti usati fnora solo in ambito aerospaziale, le forbici, l'ago e il flo dei maestri sarti restano l'ingrediente principe nella ricerca di qualità che è la sintesi della flosofa del marchio. Dopo questo rilancio, l'ambizione è diventare un must per un target di consumatore attento alla moda, di età compresa tra i 30 e i 55 anni, anticonformista, globetrotter per professione o per diletto, amante del design e dell'Italian style.
Solo etichette di punta per le vetrine che contano G
olden Season è una delle aziende più dinamiche e innovative sul panorama italiano e internazionale della moda. Già proprietaria dei marchi AT.P.CO e Cochrane, che in pochi anni hanno conquistato vetrine di riferimento, come Biff a Milano, Tessabit a Como e Maxi-Ho a Napoli, per citarne alcune, ha deciso di sfdare il mercato con il rilancio di People of Shibuya, marchio nato cinque anni fa e ispirato all'energia positiva di Tokyo, con i suoi quartieri cool - tra cui Shibuya, per l'appunto -, dove culture millenarie e proiezioni futuristiche si affrontano e intersecano incessantemente. "La capsule - dice Luca Orsatti, presidende del gruppo Golden Season - frutto di un progetto ambizioso, fno a pochi giorni fa celato da un protocollo top secret, portato avanti con il massimo riserbo e sviluppato in un distaccamento aziendale sulle colline della Franciacorta, godrà di una distribuzione di alta gamma, selezionatissima a livello internazionale".
L'Italia vera non è quella rinchiusa tra le frontiere, dentro i propri confni. L'Italia vera ha spazi e dimensioni diverse tutti i giorni, ha emozioni, sentimenti, passioni:tutto a supporto del genio. E il genio si muove in ogni luogo per potersi esprimere, e' capace di vestire mille volti, di ambientarsi in mille misure, di percorrere mille sentieri e diffcilmente si può mettere in fla. E' in un mercato, tra la carta di un giornale, in un dettaglio, in ago, flo e cotone, nel gesso e nelle forbici guidate da mani esperte, in un tessuto, in una piega o in una tasca, in una forma o in uno stile. Il genio italiano e' capace di creare se stesso in ogni momento e in ogni luogo. L'italia vera Non e' solo uno slogan E' un modo di essere, un modo di vivere......un modo di vestire People of Shibuya "genio e stile italiano"
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I.P