Anno 46 | N°7 del 14.04.2015 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it
E H IS SID GL IN EN ION RS
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Il magazine di news, business e trend
Interviste Stefano Beraldo (Ovs) «Come vincere in tempi difficili»
Design e retail La parola a Carla Sozzani, Rossana Orlandi, Paolo Bottelli e alle nuove leve dei buyer
Salone del Mobile
Fast forward
La vittoria dell’acquisto esclusivo, strategie “tailor made”, i nuovi manager. Rapporto dal retail che cambia faccia
Tra proposte creative e frenesia dello shopping
Nella foto: Miu Miu Aoyama
Sommario
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n°7 14 APRILE 2015 www.fashionmagazine.it
L’Editoriale
NEws 8
Listing
I pantaloni PT01 si quotano entro giugno 9
Merger&Acquisition
Pareri positivi sull’unione tra Yoox e Net-a-Porter BusINEss 10 stefano Beraldo/Ovs In copertina Miu Miu Aoyama: un building di 720 metri quadrati, frmato da Herzog & Meuron
«Come vincere in tempi diffcili» 12 Design week & shopping
A Milano la moda gli affari li fa con il Salone 16 Carla sozzani
«Il mondo del design ama Milano, la moda meno» 18 Eventi in negozio
Metti il design in vetrina 20 Altagamma & Bain&Company
«Il core design può triplicare ma deve rinnovarsi»
16 21 superstudio Group
In via Tortona nasce il SuperDesign Show 22 Retail di alta gamma
È l’ora della tailored strategy 25 Mobile marketing
Se il cliente si trova in proximity 28 Outlet centers
Insieme è meglio 31 Paolo Bottelli
Blackstone: l’outlet, un investimento sicuro
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Sommario
n°7 14 APRILE 2015 www.fashionmagazine.it
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32 Retail formats
Italiani alla riscossa 36 Retailers to watch
La crisi non ci fa paura 38 Gruppo Casillo
La rivoluzione Yclu’ passa anche attraverso i negozi 39 Antony Morato
Nuovi opening, sognando Parigi 40 Department store
I 150 anni di Printemps
42 saloni in Cina
Prove di gigantismo 44 scenari
Nuove sfde per la Ticino Fashion Valley
PERsONE 62 Ritratti
Lidewij (Li) Edelkoort: «Amo la moda. Per questo la critico» 63 Poltrone
TREND 46 Preview salone del Mobile
Gli specialisti del design 50 Preview salone del Mobile
Le griffe della moda
64 Dieci domande
Andrea Pompilio 65 Public relations 66 Get together
52 scouting
Brand to watch
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56 Locations to watch/Rossana Orlandi
Un concentrato di energia e passione 58 New stores
Givenchy, Dsquared2, Sisley, Stone Island e Miu Miu 60 Digital fashion
Original Marines lancia l’e-commerce
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l’editoriale
Marc Sondermann
Direttore/Editor-in-Chief
Coniugare bellezza e produttività The worlds of fashion retailing and industrial design, to whom this issue si dedicated, share a common set of rules: the beauty of the product in itself, while necessary, is not suffcient, the underlying business model also needs to be fawlessly functional. How this can be done is explained by our prominent interview to Stefano Beraldo, the man who against all odds successfully relaunched the Italian apparel chain Ovs.
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i è un assioma, spietato, di fondo che collega i mondi della distribuzione e del design: la bellezza, da sola, non basta. In entrambi gli universi si tratta di una condizione necessaria, ben lungi dall’essere sufficiente. Nell’ambito della distribuzione le collezioni devono essere seducenti, vestibili e aggiornate - e dunque rispecchiare con tempestività le tendenze del momento. Ma, come spiega nell’intervista esclusiva a Fashion un guru del retail come Stefano Beraldo, fautore del rilancio di Ovs, devono anche saper colpire il proprio target in modo preciso ed efficiente. E qui entrano in gioco le scienze esatte, come il competitor screening, la geolocalizzazione e il CRM. Perché alla fine della fiera, nel regime di ipercompetizione in cui oggi ci muoviamo, decide la produttività al metro quadro, insieme alla capacità di limitare l’incidenza del capitale circolante, dunque dello stock. Sono le leggi ineludibili della distribuzione, bellezza, come ci conferma da Shanghai Cheng Dapeng, spiritus rector della megafiera cinese Chic e grande
conoscitore del sistema moda oltre la Grande Muraglia. Anche qui, dove si presuppone i costi di produzione incidano meno, vince chi diventa il più rapidamente possibile una fast fashion company. E sa aggredire il mercato con una catena del valore completa, rapida e reattiva. Sembrano problemi che non tangono più di tanto le centinaia di migliaia di esegeti del design che in questi giorni si sono messi in viaggio in direzione di Milano, per partecipare all’eventoculto del Salone del Mobile. Un contesto in cui nascono e si contaminano le tendenze, come due intime conoscitrici del design come Franca Sozzani e Rossana Orlandi ci raccontano, e la moda sa benissimo. Ma anche tra chi di bello vive, regna imperscrutabile la dittatura dello scontrino medio: quando se ne fanno meno, bisogna fatturare di più per cliente. I dati che i consulenti di ValueLab hanno passato a Fashion parlano chiaro: nel lusso, solo chi conosce bene i propri segmenti di clientela può azzeccare le politiche di assortimento. Per citare una regola ferrea del design industriale: it has to beautiful, n but it also has to work.
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news in primo piano a cura di Elisabetta Fabbri
Milano Unica a new York con Messe FrankFUrt Milano Unica moves to New York with Messe Frankfurt in July. Il salone italiano del tessile Milano Unica estende all’America la collaborazione con Messe Frankfurt, già avviata in Cina. Dal 21 al 23 luglio, durante la settimana che New York dedica ai tessuti, le aziende italiane presenteranno le collezioni al Javits Convention Center. Un modo per promuovere un settore che nel 2014 ha visto salire l’export negli Usa del 10% (buyer estero più dinamico dell’anno). In occasione dell’ultimo Intertextile Shanghai Apparel Fabrics, andato in scena dal 18 al 20 marzo, i due soggetti hanno anche prorogato di altri due anni la durata della loro alleanza cinese.
listing
Moda sostenibile
I pantaloni PT01 si quotano entro giugno
Kering ed H&M riciclano con Worn Again
Cover50, the producer of PT01 trousers, will be listed in Milan, on the Alternative Investment Market (Aim). Cover50 - società torinese specializzata nella produzione di pantaloni, nota per la linea PT01 - si quoterà entro il primo semestre dell’anno. Il titolo approderà sul listino Aim di Piazza Affari, dedicato alle piccole e medie imprese. «È una tappa fondamentale per la crescita della società - ha spiegato Edoardo Fassino, amministratore delegato di Cover50 -. Il nostro progetto industriale prevede il rafforzamento dell’attività in Italia e all’estero. Insieme al “mercato” vogliamo costruire una nuova fase di sviluppo, per continuare a realizzare una storia di successo». Con i pantaloni, apprezzati anche da Nicolas Sarkozy e Barak Obama, Cover50 realizza 24 milioni di euro di fatturato l’anno (+18% nel 2014). Al momento l’export, pari al 70% del totale, avviene esclusivamente attraverso selezionati wholesaler. Il principale acquirente estero è il Giappone, dove i PT01 realizzano 4,8 milioni di ricavi. I capitali raccolti con il listing serviranno anche a fnanziare gli investimenti nella linea donna, che presenta ampi margini di crescita. 8
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seconda volta a dUbai per international textile Fair
Start-up Worn Again joins forces with H&M and Kering to bring to market an innovation in clothing recycling. Un matrimonio inedito per un fne lodevole. È quello annunciato di recente tra il gruppo francese Kering (attraverso la controllata Puma) e il gigante svedese H&M, per produrre una moda sostenibile. Insieme testeranno una nuova tecnologia, proposta dalla start-up britannica Worn Again, fondata da Cyndi Rhoades (nella foto, alla scorsa edizione della Settimana verde di Bruxelles), che permette di riciclare il poliestere e il cotone di capi o tessuti usati. Nel 2014 la produzione globale di queste fbre ha raggiunto i 65 milioni di tonnellate, ma si calcola che la domanda possa raggiungere i 90 milioni di tonnellate nel 2020. La nuova tecnologia dovrebbe permettere di ridurre l’uso di petrolio (materia prima del poliestere) e diminuire la coltivazione estensiva di cotone. «Questa tecnologia - dice Anna Gedda, head of sustainability di H&M - ci avvicina all’obiettivo di produrre secondo un modello circolare». «L’innovazione - commenta Marie-Claire Daveu, chief sustainability offcer di Kering - è ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare le sfde ambientali globali».
The International Textile Fair will host 200 exhibitor in Dubai. International Textile Fair (Itf) - il salone di Dubai organizzato da Nihalani Events Management, per i produttori di tessile su larga scala - ha fssato le date per la seconda edizione: sarà dal 26 al 27 aprile presso il Dubai International Exhibition and Conference Centre. Il salone, che ambisce a diventare un appuntamento di riferimento negli Emirati Arabi Uniti per il tessilemoda, accoglierà 200 espositori fra Italia, Portogallo, Turchia, India, Cina, Indonesia, Giappone, Corea e altri mercati esteri. Gli Emirati Arabi sono il quarto centro distributivo al mondo nel comparto tessuti-abbigliamento e in termini di ricavi rappresentano il 5,5% del fatturato mondiale.
Natalie Massenet salirà alla presidenza di Yoox Net-aPorter Group, fusione dei due e-tailer della moda
Federico Marchetti sarà il ceo di Yoox Net-aPorter Group
Merger&Acquisition
hArd luxury e-coMMerce
Pareri positivi sull’unione tra Yoox e Net-a-Porter
Anche Chanel si fa sedurre dalle vendite online
The new entity born from the merger of Yoox and The Net-a-Porter Group posts total revenues of euro 1,3 billion and has more than 2 million active clients. Italian premier Matteo Renzi congratulates and many fnancial analysts approve.
Luxury brand Chanel opts for a multichannel approach. Not a shift but an evolution, to better serve clients.
«È la sfda più grande della mia vita professionale, ma sono molto entusiasta». Così l’a.d. di Yoox, Federico Marchetti, ha commentato la fusione con The Net-a-Porter Group, il cui closing è atteso in settembre. «Con Natalie (Massenet, fondatrice e chairman dell’e-tailer di lusso, ndr) parlammo per la prima volta di un possibile merger già nel 2009 - ha rivelato l’imprenditore emiliano - e oggi diventa realtà». L’operazione darà vita a Yoox Net-a-Porter Group: una società da 1,3 miliardi di euro di ricavi, con più di 2 milioni di clienti attivi nel mondo. L’unione dei due business, ritenuti dalle parti «fortemente complementari», permetterà una maggiore diversifcazione del portafoglio e un mix geografco più bilanciato. Il rafforzamento dimensionale «porterà benefci in termini di leva ed effcienza operativa». Dal terzo esercizio post-completamento dell’operazione sono attese sinergie per circa 60 milioni di euro. Yoox resterà quotato a Milano, ma sarà rinominato Yoox Net-a-Porter Group. Ai vertici ci saranno Marchetti (ceo) e Massenet (presidente). Il big del lusso Richemont, socio di maggioranza di Net-a-Porter, deterrà il 50% del capitale della nuova entità, ma il 25% dei diritti di voto, per «garantire l’indipendenza del nuovo gruppo». In programma anche un aumento di capitale fno a 200 milioni di euro, per fnanziare la crescita e l’integrazione, oltra a «favorire l’ingresso di potenziali investitori strategici e mantenere la massima fessibilità fnanziaria». L’operazione non ha ricevuto soltanto i complimenti (via Twitter) del premier Matteo Renzi. Gli analisti di Mediobanca hanno confermato il giudizio “outperform” (farà meglio del mercato) sul titolo Yoox, alzando il target price da 27 a 31,8 euro. Equita Sim ha ribadito “hold” (mantenere, con prezzo obiettivo a 26,5 euro, da 18) e Jp Morgan “overweight” (sovrappesare, target a 31 euro, da 23). Gli esperti di Kepler Cheuvreux hanno migliorato il rating da “reduce” a “hold”. Luca Solca, analista di Exane BNP Paribas, ha parlato di opportunità per Yoox Net-a-Porter in Usa e la Cina, dove i brand hanno diffcoltà a mantenere una presenza fsica al di fuori delle città principali. Un fattore di rischio, secondo diversi analisti, è la tendenza delle aziende del lusso a prendere il controllo dell’e-commerce.
Potrebbe essere pronto nel quarto trimestre 2016 il web store di una delle più note griffe del lusso estremo, Chanel (nella foto, il sito istituzionale). Ad annunciarlo, a fne marzo, è stato Bruno Pavlovsky, presidente della divisione fashion della maison del lusso, nel corso dello scorso “Métiers d’Art” show, a New York. Una scelta che andrà a mettere in discussione il concetto di esclusività tanto caro al brand? «È un approccio multicanale - ha tranquillizzato il manager -. Non si tratta di una svolta bensì di un’evoluzione, per servire al meglio i nostri consumatori». «Alcuni - ha spiegato - sono in grado di entrare in boutique ma a volte non lo fanno, perché hanno fretta o non sanno esattamente cosa desiderano. Bisogna rispondere alle loro esigenze al meglio. Il nostro è più un approccio “e-service” che di puro e-commerce». Il business delle vendite online non si limiterà a Chanel ma riguarderà anche aziende controllate, come il produttore di guanti Causse, quello di cappelli Maison Michel e di maglieria in cashmere Barrie Knitwear. 14_04_2015
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business Protagonisti
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In un mercato che negli ultimi quattro anni ha perso il 20% a valore, abbiamo potuto estendere la nostra quota in modo signifcativo, fno a raggiungere l’attuale 6,3%, certifcato dai dati Sita, sul totale dell’abbigliamento 1
stefano beraldo/oVs
«Come vincere
in tempi diffcili» «Molto contento» del collocamento in Borsa, l’a.d. di Ovs parla delle strategie del brand: assortimenti costantemente rinnovati, una pianificazione capillare delle nuove collezioni, grandi sforzi informatici, lo screening costante dei competitor. «Abbiamo attuato un’immensa opera di rifacimento del motore - afferma -. E ora, con meno benzina, corriamo di più»
di Marc Sondermann
Talking with Fashion magazine, Stefano Beraldo explains how, in diffcult times, he was able to go public with one of Italy’s most important fashion retailers, with a turnover of 1,14 billion euro. The CEO of OVS Spa bets on fresh style, a strong quality-price ratio and a store-specifc tailoring of assortment. Without forgetting the key role played by kidswear.
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artiamo dal quadro macroeconomico attuale: qual è la sua opinione? Esistono senz’altro degli indicatori in miglioramento, il che comporta meno costi e più flessibilità. Il calo del prezzo del petrolio determina, per esempio, una spesa energetica minore. Per una realtà come Ovs questo implica risparmi nell’ordine di diverse decine di milioni di euro. A bocce ferme, l’operazione di collocamento in Borsa di Ovs com’è andata? Devo dire che sono molto contento. Siamo riusciti a convincere gli investitori internazionali: più del 75% delle adesioni le abbiamo riscosse al di fuori dell’area euro, con fondi americani e inglesi in prima linea. Si tratta di player che sono stati assenti dal mercato italiano per moltissimo tempo.
Che cosa li ha convinti a tornare? Di fronte a performance rilevanti su un mercato che negli ultimi anni è stato il più difficile d’Europa, se non del mondo, hanno colto il fatto di trovarsi di fronte a un’opportunità importante. Abbiamo raccolto fondi per un progetto di sviluppo, forti del fatto di essere cresciuti più degli altri. In un mercato che negli ultimi quattro anni ha perso il 20% a valore, abbiamo potuto estendere la nostra quota
in modo significativo, fino a raggiungere l’attuale 6,3%, certificato dai dati Sita, sul totale dell’abbigliamento. Dal 2007 al 2013 siamo stati il player che è cresciuto maggiormente, anche più di H&M e Zara.
A cos’è dovuto questo andamento controcorrente? In primis, la nostra opera è stata volta a rafforzare il prodotto, sempre in un quadro di forte attenzione ai costi. Un passo importante è stato l’inserimento di due grandi professionisti come Caterina Salvador e Marco Mazzoran, provenienti da grandi maison italiane, responsabili stilistici rispettivamente del womenswear e del menswear/kidswear, che ci ha permesso di fare un chiaro salto di qualità. Nell’insieme si può dire che siamo stati impegnati in un’immensa opera di rifacimento del motore. Ora con meno benzina corriamo di più. Come si declina questo sforzo a livello operativo? Sicuramente tramite una pianificazione molto più capillare delle nuove collezioni. Sulla base di uno screening continuativo della concorrenza, siamo in grado di lanciare il prodotto in negozio con l’aiuto di una distribuzione molto più precisa. In passato si
Alcune immagini di Antonia in via Cusani 5 a Milano: 1. Stefano Beraldo, lo store, disegnato da amministratore Vincenzo de Cotiis. delegato di Ovs 2. L’esterno del
Alcune immagini fagship OvsdiinAntonia via in via Cusani Milano:a due Dante5aaMilano, lo store, disegnato da Vincenzo passi dal Duomo e de Cotiis. dall’Expo Gate 3. L’uomo di Ovs nell’advertising della primavera-estate 2015 4. Un’altra immagine della campagna, con Bianca Balti come testimonial 5. Il childrenswear secondo Ovs: «Le insegne Ovs Kids e Blukids stanno registrando una crescita enorme afferma Beraldo -. Basti pensare che nel 2014 abbiamo attuato più di 70 aperture stand alone»
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pianificava stagionalmente per gruppi di negozi, oggi si agisce a livello di negozio. Dietro c’è un grande sforzo informatico, con sistemi all’avanguardia. Solo in questo modo si può crescere, come facciamo noi, a parità di perimetro, in un mercato che nel suo insieme è caratterizzato da un’involuzione dei volumi. In particolare, se si è un value retailer in un Paese con un territorio sfaccettato: dalla Sicilia all’Alto Adige.
Qual è il canale distributivo che vi ha permesso di agire da consolidatori in un mercato frammentato? I grandi centri commerciali sono senz’altro il luogo in cui si concentra la nostra crescita. Ora che Ovs è diventata un brand, fungiamo da àncora e attraiamo il consumo. Cresciamo comunque anche nei centri città, con un’offerta che non esito a definire di grande qualità.
Sono risultati possibili senza agire sulla leva dei prezzi? Certamente sì, non abbiamo agito su questa leva in modo significativo. La maggiore flessibilità operativa ha determinato uno stock in riduzione e livelli di sell out più alti.
Il rapporto con i competitor H&M e Zara come lo vivete? Non c’è esclusività nel centro commerciale, per cui in questa sede strategica si tratta di un confronto forte e diretto. In alcuni casi vinciamo noi, in altri loro. Spesso è determinante la location all’interno delle strutture. La nostra strategia differisce però dalla loro in quanto desideriamo essere presenti ovunque con grande capillarità, anche in periferia. Guadagniamo più o meno lo stesso in tutte le location in relazione al fatturato.
In questo contesto il nuovo concept che importanza ricopre? Oltre alla squadra più forte, è stato uno degli aspetti che gli investitori hanno apprezzato maggiormente. Il vecchio concept era servito per segnalare il passaggio da compratori a produttori. Ora, il nuovo concept sviluppato da Vincenzo De Cotiis è più luminoso, pulito ed essenziale, permette dunque al prodotto di emergere meglio. Rispecchia più fedelmente il nostro nuovo modello di business, più forte sul merchandising e sul fashion.
Come differisce l’offerta di prodotto in centro cittˆ da quella in periferia? Sicuramente esiste un forte divario, sebbene l’imprinting di fondo sia lo stesso. Si tratta di un mix di prezzi interessanti e di capi peculiari, dove in un caso si accentua più un
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certo range di prezzi, in un altro si aumenta la componente di prodotto particolare. Ma l’importante è la tailorizzazione: non offrire mai lo stesso assortimento, tenendo conto della specificità della domanda.
Il bambino per Ovs che importanza ricopre? Le insegne Ovs Kids e Blukids stanno registrando una crescita enorme, basti pensare che nel 2014 abbiamo attuato più di 70 aperture stand alone. Come value retailer italiano abbiamo a che fare con una clientela di mamme particolarmente esigente in termini di qualità, per cui mi sento di dire che abbiamo sviluppato in questo campo delle competenze uniche. Oltre ad avere una quota di mercato in Italia del 15%, si aprono importanti opportunità a livello internazionale. Stiamo prendendo di mira con i nostri negozi kids sia la Spagna, sia l’area balcanica. Inoltre stiamo sviluppando Ovs Kids in Cina con un partner eccezionale. Complessivamente, la moda bambino incide per circa il 40% sul fatturato di Ovs Spa. n 14_04_2015
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business design week & sHOPPing
A Milano
la moda gli affari
li fa col SAlone Un business da 220 milioni Indotto turistico del design per il Salone del Mobile 2015 in Lombardia
ALLOGGIO TRASPORTI SHOPPING RISTORANTI ALTRO TOTALE
171.906.000 4.117.000 20.584.000 19.194.000 5.262.000 221.063.000
Fonte: stima dell’Uffcio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza
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La fera del design è un vero asset per il retail cittadino. Per molti negozi è la settimana più importante dell’anno: secondo Camera di Commercio, dal 14 al 19 aprile saranno spesi oltre 20 milioni in shopping. Ma altre stime lievitano fno a raggiungere 30 milioni per la sola via Montenapoleone, con scontrini medi in salita fno al 20% e un’impennata di prodotti maschili di Andrea Bigozzi
There are two ways to view the Salone del Mobile in Milan: the furniture fair or the shopping in the city. Let’s focus on fashion: for many stores this week is the hottest of the year in terms of sales. According to the Chamber of Commerce, from next 14th to 19th April 20,6 million will be spent in shopping. But other reports foresee a greater turnover, with 30 million that could be spent in Montenapoleone street alone.
A
rrivano a Milano quasi 400mila visitatori internazionali di qualità “premium” (architetti, creativi e imprenditori da tutto il mondo), fanno alzare lo scontrino medio nei negozi, per loro vengono organizzate iniziative ad hoc e in molti casi c’è bisogno di prolungare gli orari di apertura. Si ripete da sempre che il Salone del Mobile è un’opportunità per la moda cittadina. Ma per uscire dalla genericità abbiamo cercato di quantificare che cosa la rassegna dedicata all’arredo e al design porta allo shopping milanese, chiedendolo direttamente alle griffe, grandi e piccole. E il primo risultato della nostra indagine si commenta da sé: per molte boutique del capoluogo lombardo si tratta della settimana più importante dell’anno per quanto riguarda le vendite. Ecco i dati. Uno studio della Camera di Commercio di Monza ha messo nero su bianco l’indotto turistico generato dalla settimana della fiera, che si svolgerà a Rho dal 14 al 19 aprile: 221,5 milioni di euro (161,4 per la sola Milano), di cui quasi 20,6 milioni spesi solo per lo shopping. Ma le stime pos-
sono anche lievitare: secondo l’Associazione di via Montenapoleone la rassegna vale, per i circa 150 commercianti rappresentati, la cifra record di 30 milioni di euro. «Il Salone - spiega Guglielmo Miani, ceo di Larusmiani e presidente dell’associazione - costituisce un’occasione unica per molte aree della città, Quadrilatero incluso. L’anno scorso nei giorni della manifestazione avevamo realizzato circa 30 milioni di euro di fatturato, con una crescita del 10% sull’anno precedente, e anche da questa edizione ci attendiamo un trend positivo». Con la design week fanno affari tutti, dai nomi più tradizionali ai marchi dello sportswear, anche se le aziende più coinvolte sono quelle di abbigliamento e accessori maschili. Per Paul & Shark (che a Milano può contare sul flagship store in Montenapo e sul corner a La Rinascente) la settimana del Salone del Mobile, dopo quelle iniziali dei saldi è in assoluto quella che performa meglio in tutto l’anno e in cui si registra un netto incremento del traffico in negozio, tanto che i giorni di manifestazione valgono da soli oltre il 35% delle vendite dell’intero mese di aprile. Stessa musica nel flagship di Corneliani, dove i commessi lavorano “sovraritmo”: durante sette giorni l’incasso raddoppia rispetto alla media del periodo precedente e lo scontrino medio aumenta tra il 15% e il 20%, mentre il numero di pezzi in uscita fa un balzo del 30%. L’onda lunga del mobile arriva anche nel negozio Bally di Montenapoleone, dove anno dopo anno la settimana del mobile raggiunge sempre nuovi picchi di traffico: il 2014 aveva segnato un +20% sull’anno precedente. Boom di vendite anche per Stone Island: nello store di corso Venezia gli addetti ai lavori lasciano il segno, “regalando” incassi superiori del 40% a quelli delle settimane precedenti. Il design si conferma centrale per Herno, dove per vendite rimane pari meri14_04_2015
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business design week & sHOPPing to col Natale e col periodo dei saldi (che lone per arredare le properò non vengono praticati nel negozio di prie case può permettervia Sant’Andrea), anche se i veri record il si di fare shopping in marchio di capispalla li registra alle via Montenapoleone». fashion week, specie quelle dell’autunnoLe aspettative per queinverno. «Durante il salone - esordisce sta edizione sono molGiovina Moretti, titolare di Gio Moretti e to alte anche fuori dal presidente di Amici di via della Spiga - a Quadrilatero. In corso Milano tutti sono felici, e noi negozianti Vittorio Emanuele e in San non facciamo eccezione. Beneficiamo del Babila, dove lo shopping è più fatto che Milano diventa una città aperta accessibile, sono attese lunghe 24 ore su 24 e per questo code alle casse: lo conferteniamo aperto più a lunma Brian & Barry, che go». «Dicono che al Mobiestenderà l’orario di aperle comprano solo gli uotura dei piani fashion del i picchi dello mini - prosegue - ma non suo building oltre a quelli scontrino medio è vero. Dati esatti non ne dedicati alla ristorazione. per molti marchi, tra Una scelta obbligata per abbiamo: ma nel nostro negozio il womenswear l’insegna, visto che i flussi cui Corneliani continua a fatturare di attesi sono «paragonabili più, certo il business maa quelli delle feste natalischile in questo particolazie». Anche per il Planet re momento registra i sei giorni del Salone Store di Diesel quella del un’impennata e sale al del Mobile è la setcoprono buona parte Salone 40% del nostro totale». Le timana più importante del budget di aprile dell’anno dopo quelle dei vie del Quadrilatero, quindi, si attrezzano per saldi, con effetti positivi di Paul & Shark favorire lo shopping del sia in termini di scontrino lusso, con la massima acmedio che di tipologia di coglienza e orari a misura di chi trascorre acquisto. Ma nel 2014 il bilancio del marla giornata nei 20 padiglioni della Fiera di chio, per quanto molto positivo, lo è stato Rho-Pero (e non solo). È la giornata del meno che in passato: c’è stato un leggero sabato quella che fattura di più, come ci calo delle vendite, rispetto alla precedenhanno confermato da Dsquared2, che ha te edizione, «a causa - commenta l’azienanalizzato i dati relativi di vendita della da - della recente parcellizzazione delle boutique di via Verri nelle ultime due ediattività di fuori salone, che ha leggermenzioni della fiera, riscontrando oltre al picte spostato il focus dal centro di Milano». co del sabato, anche un clientela più in liLa zona che beneficia dell’indotto del nea con il target di riferimento del brand maxi evento non è in effetti limitata al e con una capacità di spesa maggiore. solo centro, ma coinvolge tutta la città, Quello che davvero la differenza sul piasoprattutto la zona Navigli-Tortona. Lo no dello shopping a Milano in questi cinconferma Carlo Rivetti, numero uno di que giorni ìd’oro” non è tanto che c’è molta più gente in giro, ma il profilo della clientela, mai così alto Carlo Rivetti in tutto il resto dell’anno. Per le strade meno russi, meno cinesi e In questi giorni più europei. E il nostro negozio lavora quest’anno i più attesi il 40% in più e ogni giorno sono gli americani. «Il gli uffci di via Savona Salone del Mobile può contare su un ìone target” sono presi da assalto - conferma Miani - che si sposa da 4mila persone, tutte molto perfettamente con i negozi del lusso: l’arcreative e interessanti, che chitetto internazionale evoluto, con una spesso vogliono sapere dove spiccata propensione alla spesa e una natrovare i nostri capi turale sensibilità per tutto ciò che è lusso. Ma anche chi visita il Salone o il Fuori Sa-
+20 %
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Gugliemo Miani
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Per Montenapoleone il Salone è la settimana clou dell’anno. Non c’è confronto con la fashion week, dove i buyer vengono per comprare le collezioni. Ma nelle showroom, non nei negozi
Sportswear Company, che da vero appassionato della manifestazione ha da tempo deciso di aprire le porte della showroom del marchio di casa, Stone Island, al mondo del design: «Il Salone è molto di più che un evento fieristico chiosa - ed è certamente uno dei simboli globali di Milano. Sono più di 10 anni che ci leghiamo con eventi alla manifestazione e ospitiamo giovani designer. Lo facciamo soprattutto perchÈ questo mondo ci diverte e appassiona». Ma la scelta per il marchio, che a questa edizione ha deciso di ìauto-celebrarsi” ospitando un’installazione celebrativa per la sua giacca iconica Reflective, ha anche un risvolto strategico, con oltre 4mila persone al giorno che entrano nello spazio di via Savona, al centro delle rotte degli operatori del settore. «E noi - prosegue Rivetti - siamo lì ad accoglierli e a farci conoscere. Sono davvero in tanti a chiederci notizie sui nostri prodotti e dove si trovano i nostri monomarca». Vive appieno l’effetto benefico del Fuori Salone anche Antonioli, la boutique multibrand di via Pasquale Paoli, a due passi dai Navigli, che grazie al pubblico del design per sette giorni all’anno si ritrova ad essere nell’ombelico del mondo. Così, se durante le settimane clou della moda nel punto vendita si respira un’aria decisamente fresca, con l’arredo si sente sollevarsi il vento. «Con le sfilate - spiega il titolare Claudio Antonioli facciamo buoni affari, ma il negozio si riempie soprattutto di buyer in cerca di nuovi trend. Gli architetti invece vengono con l’intenzione di fare shopping». «Il confronto con le fashion week - conferma Miani - è presto fatto: per la moda arrivano compratori per fare ordini nelle showroom e giornalisti per raccontare le collezioni, il design riesce a mescolare addetti ai lavori ìextra-moda”, appassionati, trendsetter. Commercialmente vorrà dire qualcosa...». n
business PROTAGONISTI Foto di Jonathan Frantini
Carla SOzzANI
«Il mondo del design ama Milano, la MoDa Meno» «Mi piace l’entusiasmo che si respira in città nelle giornate del design, non paragonabile a quello delle fashion week» dice Carla Sozzani, che nel concept store 10 Corso Como scommette sempre più su proposte uniche, ma da condividere
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di Elisabetta Campana
«The design world loves Milan, but fashion people less so»: an interview with Carla Sozzani, owner of 10 Corso Como, a multifunctional meeting place, union of culture and commerce in Milan. It encompasses the eponymous art gallery as well as the concept store, a bookshop and a restaurant.
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1. Carla Sozzani nella sua galleria 2. L’invito della mostra di Kris Ruhs, “Hanging Garden”, aperta da 10 Corso Como fno al 26 aprile 2
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ià varcando il portone Vecchia Milano e calpestando l’acciottolato consumato dal tempo, con lo sguardo catturato da un cortile fiorito, si capisce di entrare in un luogo speciale. È 10 Corso Como, un indirizzo che in questi ultimi 25 anni ha fatto il giro del mondo: sinonimo di arte, design, moda e anche food. Da un lato si entra nel ristorante, dall’altro nel concept store, salendo le scale si arriva alla libreria e alla Galleria Carla Sozzani (che in questi anni ha ospitato oltre 250 esposizioni dei più grandi artisti al mondo) e, più sopra, a un giardino pensile, riconosciuto dalla Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) come oasi per i volatili, ma anche luogo di relax per i tanti visitatori. Tra il bookshop e la galleria, si trova lo studio di Carla Sozzani, tapezzato di foto, disegni e oggetti, a testimonianza di una vita dedicata alla creatività. Lei ti accoglie con l’entusiasmo di una ragazza, nonostante i suoi 67 anni dichiarati, e con tanti progetti ancora da realizzare, pronta a parlare delle sue grandi passioni.
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Una vita trascorsa tra moda e arte: cosa pensa della design week? Mi piace l’entusiasmo che si respira in città in queste giornate, non paragonabile a quello delle fashion week, perché mentre il mondo del design ama Milano, quello della moda viene qui come se dovesse prendere una medicina che, si sa, è necessaria, ma non sempre piacevole. Quest’anno poi grazie al Miart che anticipa di poco il Salone del Mobile quasi 10 giorni sono dedicati ad arte, design e creatività. Senza considerare che per l’allestimento delle gallerie si parte in deciso anticipo: tutto questo crea un bel fermento.
to, che si autogenera da anni e coinvolge in modo sinergico grandi designer, nuovi talenti, addetti ai lavori, esperti, appassionati. Un vero luogo d’incontro internazionale, con il fulcro nella fiera e l’incredibile estensione in tutta la città.
Un’atmosfera di festa, dunque... Durante il Salone del Mobile c’è talmente tanto da vedere, che bisognerebbe far durare la manifestazione almeno un mese. Ciò premesso, tutto è talmente bello che si trasforma appunto in una festa, alla scoperta delle novità. E si lavora con la stessa piacevolezza di quando si è in vacanza. La design week è un microcosmo perfet-
Cosa dovrebbe cambiare nelle fashion week? Ormai è impensabile perdere un’ora, se va bene, per assistere a una sfilata, che al massimo dura 10 minuti. Più che dover cambiare qualcosa nella moda, sarà il sistema stesso che si trasformerà naturalmente: è solo questione di tempo. Accadrà prima di quanto si possa supporre.
Un contesto più democratico rispetto a quello della moda? Decisamente sì. Nella moda è tutto chiuso, qui le porte sono aperte ovunque. La gente, anche la più importante, cammina per le strade, va a piedi anche per ìgustarsi” Milano. E non usa certo le limousine, come nelle settimane della moda.
<<Durante il Salone del Mobile c’è talmente tanto da vedere, che bisognerebbe far durare la manifestazione almeno un mese>> 4
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3. L’interno della libreria 4. Un’immagine del concept store 10 Corso Como 5. L’ingresso del multimarca con affaccio sul cortile forito 6. Il “capitello” di Studio 65 by Gufram 7. Il ristorante
cerco di godere dei molti incontri, delle persone di tutto il mondo che vengono da noi.
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Tornando al design, quali parti del Salone visita? E al Fuorisalone? In fiera non perdo mai la parte dedicata all’illuminazione, che andando in scena ad anni alterni è presente a questa edizione. In giro a Milano faccio sempre un salto allo Spazio Rossana Orlandi (vedi a pag. 56). Per il resto vedo il possibile, compatibilmente con i tanti eventi che organizziamo:
Quali eventi consiglia tra quelli in calendario nella sua Galleria? Kris Ruhs presenta la sua nuova installazione ambientale ìHanging Garden”: di lui apprezzo in special modo la grande manualità, l’idea di applicare l’arte al quotidiano come avveniva nel Rinascimento. Perché l’arte deve essere a disposizione della vita. Purtroppo nell’era della tecnologia e dei computer si sta perdendo l’artigianalità che è alla base delle espressioni creative, artistiche, anche della moda. Al riguardo è indispensabile aiutare i giovani affinché non si perda l’incredibile patrimonio del saper fare, tipicamente italiano. Ciò detto, abbiamo in programma anche le presentazioni del libro ìDon’t take these drawings seriously” di Nathalie du Pasquier e di Wa, essenza del design giapponese, oltre a Babylonia di Gufram, alle piastrelle artistiche di Ascot_Keith Haring e a ìshoe and design” di Paula Cademartori.
Quest’anno la Galleria Carla Sozzani compie 25 anni: come festeggiate? A partire da giugno organizziamo una mostra fotografica dedicata al Futurismo. E per restare in tema, nel nostro ristorante ci sarà anche un menù ispirato al ìManifesto della Cucina Futurista” di Filippo Tommaso Marinetti. Un desiderio per questa ricorrenza, che anticipa di un anno il 25esimo del concept store 10 Corso Como? È un sogno... Vorrei mettere le ruote sotto 10 Corso Como e spostare tutto in un’altra zona di Milano. 25 anni fa ho scelto questa strada per le tante attività artigianali presenti e l’ambiente vero, genuino. Nel corso degli anni quest’area è stata invasa da rumorosi ristoranti e locali notturni, e ha perso la sua identità. A parte questo sogno, desidero proporre nei miei spazi sempre più cose uniche, speciali e condividerle con gli altri. Perché in un mondo globale, dove si trova un po’ tutto ovunque, è n questa la vera eccellenza. 14_04_2015
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business eventi in negozio
Metti il DESIGN in vetrina Nella settimana del Salone del Mobile gli store di moda del centro di Milano si trasformano per accogliere progetti di design, molto spesso frutto di collaborazioni tra le aziende del fashion e quelle di altri ambiti. Le novità dell’edizione 2015 di Elena Azzola
In the week of the Salone del Mobile the most important fashion stores in downtown Milan are transformed to accommodate design projects, very often the result of collaborations between fashion and design companies. 1
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n “tour” alla scoperta di cosa hanno realizzato i negozi di moda milanesi in occasione della design week non può che partire dalla Rinascente Duomo, le cui vetrine in occasione dell’evento si trasformano in vere installazioni artistiche. Quest’anno, per la seconda volta consecutiva, il department store si avvale della collaborazione di Serpentine Galleries, gallerie di Londra, i cui lavori attraggono ogni anno 1,2 milioni di visitatori. Al momento di andare in stampa le bocche sono cucite sul progetto che coinvolge le otto grandi vetrine sotto i portici. Si sa però che la “special commission”, curata da Libby Sellers per il grande magazzino di piazza Duomo, si intitola “Pasted” e viene presentata alla stampa il 14 aprile alle 16.30 presso il Maio Restaurant del settimo piano. Ma se la Rinascente, per dimensioni e centralità, rappresenta il cardine delle
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iniziative messe in campo dai retailer in occasione del Salone del Mobile (anche per la sua inclinazione a rappresentare il settore: al piano interrato si trova Design Supermarket, spazio di 2mila metri quadri circa con una selezione di brand e linee provenienti da tutto il mondo, aperto nel 2009), i monomarca delle griffe della moda del Quadrilatero e dintorni non stanno a guardare, a giudicare dai “save the date” arrivati in redazione. Sempre più spesso lo store non si limita a offrire una “vetrina” a un pezzo o un progetto in cerca di visibilità durante la kermesse. In molti casi vengono presentate installazioni o prodotti frutto della stretta collaborazione tra il marchio del fashion e il designer o l’azienda del settore forniture. La Perla, ad esempio, è partita dalla sua anima sartoriale per dare impulso al progetto “Esprit d’Atelier”: elemento d’arredo, disegnato
da Walter Terruso in esclusiva per La Perla, protagonista delle vetrine della boutique della griffe in via Montenapoleone. La forma di questo oggetto, che si può utilizzare come pouf o tavolino, richiama le linee sinuose del corpo femminile, mentre le piccole pieghe di raso di seta si ispirano a una delle lavorazioni cult della maison: le nervures, che si ritrovano anche nelle creazioni di lingerie e mare della collezione primavera-estate 2015. Ermenegildo Zegna presenta il 13 aprile nel global store di via Montenapoleone “Baco”: sgabello disegnato da Patricia Urquiola che va ad arricchire il repertorio di creazioni fatte a mano del progetto “Barrique, la terza vita del legno”, per il recupero di botti e persone, a opera della Comunità di San Patrignano. Baco, caratterizzato dal contrasto cromatico tra il violaceo dell’interno della seduta e il colore chiaro del rovere
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della parte esterna, è disponibile nella versione singola o a tre, che permette di instaurare un gioco di complicità tra chi si siede. Sir Paul Smith, la cui passione per il ciclismo è nota, in occasione della design week milanese, si allea con Vanhulsteijn, realtà olandese attiva nella produzione di biciclette handmade, dedicandole uno spazio esclusivo all’interno della boutique di via Manzoni. ÇIl Salone del Mobile è pieno di idee fantastiche e ogni anno cerco di organizzare eventi che possano suscitare l’interesse della gente - spiega l’eclettico stilista inglese -. La bicicletta Vanhulsteijn ha un design inusuale: è stata disegnata in modo creativo (il tubo che sorregge la sella è stato sostituito da un semicerchio) ma al contempo è anche estremamente funzionaleÈ. Valextra ha lavorato con il designer Martino Gamper alla realizzazione di una capsule collection e di un’installazione, di scena nel monomarca di via Manzoni. Il fil rouge del sodalizio è da rintracciare nella contaminazione tra artigianato e innovazione. E questo è solo un assaggio: nei monobrand del centro le occasioni per stupirsi e trarre ispirazioni sono molte di più.
1. Una vetrina realizzata dalla boutique Biff di corso Genova 2. La bicicletta Vanhulsteijn esposta da Paul Smith in via Manzoni 3. L’elemento d’arredo “Esprit d’Atelier” disegnato da Walter Terruso in esclusiva per La Perla 4. “Baco”: sgabello progettato da Patricia Urquiola per “Barrique”, presentato da Ermenegildo Zegna 5. Borsa della capsule di Valextra con Martino Gamper 6. “In state of repair”: installazione presentata da Rinascente Duomo lo scorso anno
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Sul fronte dei multimarca, occhi puntati sulla boutique Biffi di corso Genova a Milano, arteria dello shopping che collega piazza Duomo a zona Tortona (uno degli epicentri del Fuorisalone). La titolare Rosy Biffi (che guida cinque store di ricerca tra Milano e Bergamo, apprezzati a livello internazionale) preferisce non anticipare i progetti che ospiterà durante l’evento nelle sue vetrine, ogni anno particolarmente originali. Ha però le idee chiare su come interpretare al meglio il connubio tra fashion e design nei giorni caldi in cui Milano è invasa dagli stranieri e animata dal “sacro fuoco” della progettualità. ÇModa e design sono entrambe espressioni di creatività ma le affinità non si esauriscono qui - affer-
ma la dettagliante e trend setter -. Basti pensare a certe creazioni di moda, frutto di studio e abilità incredibili, al servizio di eleganza e contemporaneità. Per me sono design puroÈ. Fatta questa premessa, Rosy Biffi ribadisce quanto sia importante puntare sulle collaborazioni con i designer e le aziende del settore, ma solo se c’è una vera sintonia. ÇLavorare in sinergia moltiplica le idee e le suggestioni - prosegue -. Contamina mondi diversi ma affini. È stimolante e a noi piace moltissimo. Del resto, i professionisti del mondo dell’arredo e del design presenti a Milano durante il Salone del Mobile si conquistano solo con progetti inediti, sorprendenti e dotati della giusta dose di ironiaÈ. n 14_04_2015
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business NEWS Altagamma e Bain&Company
«Il core design può triplicare, ma deve rinnovarsi» A survey by Altagamma and Bain&Company about 350 design companies underlines that the high-end sector could triple in value, but only by innovating more. Especially in Italy, representing the 30% of "core design". Dall'analisi di 350 aziende del design sia italiane che internazionali di 30 Paesi - condotta per la prima volta da Altagamma e Bain&Company e destinata a proseguire nel tempo, con cadenza annuale - emerge la radiografa di un segmento dalle grandi potenzialità di sviluppo. La ricerca si è focalizzata sul settore alto di gamma (il cosiddetto "core design"), che per il 60% è costituito dal "pure design", il target altissimo. Nel core design propriamente detto i brand italiani detengono una quota del 30%, pari nel 2014 a 8,3 miliardi di euro su un totale di 29 miliardi (una cifra che riporta ai livelli pre-crisi), mentre nel segmento specifco del pure design la percentuale sale al 39%, ossia 7 miliardi su complessivi 18. In tutto si parla di 190 operatori della Penisola, con un fatturato medio di 45 milioni di euro a prezzi retail, a fronte dei 120 milioni dei rimanenti operatori stranieri. «Il core design spiega una nota - è un settore che può triplicare negli anni le proprie dimensioni, a patto che le imprese cambino paradigma e innovino il proprio modello di business». Il comparto deve dunque acquisire una maggiore dimestichezza con termini come branding, route-to-market, collaborazione tra imprese, contract (un ambito che presenta interessanti opportunità di crescita) e multispecializzazione. E ancora, utilizzare meglio uno strumento potente come il web, qualifcare il servizio, sostenere il canale multibrand - che però, pur essendo predominante, è in diffcoltà nei Paesi maturi e non facilmente esportabile in quelli emergenti - e, in presenza di un'offerta diversifcata, spingere anche sul retail. Un dato positivo è che sui mercati globali si stanno diradando le nubi della crisi, con il rimbalzo
Lo stile di Armani/Casa per la lobby d'ingresso e la skylounge delle Harbaa Towers di Tel Aviv, frmate dall'architetto Moshe Zur e promosse da Hagar Group: è uno dei progetti protagonisti della mostra "Il sogno dell'abitare secondo Giorgio Armani", all'Armani/Teatro di via Bergognone durante la design week, che presenta questa e altre realizzazioni internazionali a cura dell'Interior Design Studio della griffe
degli Usa (+6% nel 2014), la lieve ripresa a livello europeo (+1%) e l'avanzata dei Paesi emergenti (+6-7%). Come fa notare Armando Branchini, vice presidente di Altagamma, «per il sistema italiano del design deve ripensare le formule di business è prioritario», concentrandosi in particolare su quello che accade a valle della fliera. Claudia D'Arpizio, partner di Bain&Company, conferma: «Bisogna uscire dalle logiche tradizionali e lontane dai nuovi consumatori: un imperativo per una fra le industry più all'avanguardia, in grado di sviluppare prodotti altamente innovativi, dal punto di vista sia funzionale, sia estetico». (c.me.)
Tatras
My Habitat 2.0 esplora le sfaccettature della creatività An outerwear brand under the spotlight during the furniture fair in Milan: in the Tortona district Tatras presents its brand extension projects.
Il piumino al centro di un'idea più ampia di lifestyle: è il concetto che il marchio di capispalla Tatras ribadisce con l'esposizione-evento My Habitat 2.0, in via Gaspare Bugatti in occasione del Salone del Mobile
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In occasione della design week, la showroom milanese di Tatras, in via Gaspare Bugatti, si trasforma in una galleria dei progetti di brand extension realizzati dal brand di piumini di alta gamma nel periodo dal 2013 a oggi. All'interno di Tatras My Habitat 2.0, questo il nome dell'esposizione, si trovano gli occhiali Tatras for Dita, frutto della liaison con il marchio californiano di eyewear, insieme alle proposte "for Wood'd", cover in legno personalizzate per smartphone e tablet. C'è poi la limited edition Tatras for Mogg, nata dal recupero dei capispalla in un'ottica anti-spreco. Infne, Tatras My Habitat 2.0 presenta la cover bed California Sprint, imbottita in pura piuma d'oca e l'evoluzione del "fycase", un contenitore in grado di racchiudere in uno spazio compatto un guardaroba e una libreria, adatto agli ambienti di superfcie ridotta. Special guest e contributor sono l'artista e "flosofo del nastro adesivo" No Curves, Yuri Catania (direttore creativo della label, qui in veste di fotografo) e Lorenzo Pierantoni, maestro del collage. Tocco fnale, la mostra Japan Handmade, alla scoperta dell'artigianato giapponese con Oeo. (a.b.)
Superstudio Group
In via Tortona nasce SuperDesign Show
In breve
Once upon a time there was the Temporary Museum for New Design. Now Superstudio Group launches a new format called SuperDesign Show. The concept changes but the location remains the same: Superstudio Più in via Tortona 27.
Cargo in Vittorio Emanuele da Excelsior Milano
SuperDesign Show: questo il nome dell’inedito format con cui Superstudio affronta la nuova tornata della design week milanese, dal 14 al 19 aprile, nello spazio espositivo di 10mila metri quadri del Superstudio Pi• di via Tortona. Si tratta di un “progetto evolutivo” che prende il posto del Temporary Museum for New Design, proposto in questa location negli ultimi anni, e ne incorpora l’esperienza. Nel 2015, l’anno di Expo, SuperDesign Show - progetto di Gisella Borioli, con la direzione artistica di Carolina Nisivoccia - è un grande contenitore, suddiviso per aree tematiche. “Temporary Museum” è la parte dove il design diventa emozione, con arredi, oggetti, materiali, presentati attraverso i linguaggi della scena artistica contemporanea e gli ultimi ritrovati della tecnologia, con la collaborazione di creativi internazionali, come Marcel Wanders per LG Hausys. “The Galleries” dà voce a nomi come Vitamin Design, Ornamenta, Hyundai Card, GioPagani, Beau&Bien, Jan Kath e Pietro Travaglini (con una videoinstallazione realizzata con Giovanni Gastel), realtà del design contemporaneo ad ampio raggio, ospitate appunto in "gallerie" ad hoc. “The world is here” offre una panoramica sui nuovi poli del design internazionale, con esposizioni singole e collettive da Cina, Giappone, Corea, Spagna, Israele, Francia, Serbia, Ungheria ed Emirati Arabi, oltre che dall’Italia.“Selected Objects” è una selezione di oggetti, simboli del nuovo design. Le contaminazioni con il mondo dell’arte sono di scena nella parte “Art-design, arte o design?”. Material Connexion presenta “Materials Village”, hub sulla cultura dei materiali. Non manca uno sguardo alle proposte per i bambini, con "Ki.D.S.", in collaborazione con Paola No• e Unduetrestella. Per la prima volta si fa largo in questa location il tessuto d’arredo, con Acrylic Couture, Arte-fatto, Edelgrund, Lisa Corti, Manuel Canovas e SoFarSoNear, solo per citare alcuni nomi. Progetti di architettura, di arredo da esterno, di hospitality e altro occupano inoltre le aree esterne della sede. Sul roof di Superstudio Più è allestito “Terzo Paradiso - Coltivare la città” di Michelangelo Pistoletto, che dà simbolicamente il via al dibattito sui temi Un nuovo concetto di parete divisoria proposto da Former, uomo-natura-design-nutrimento, al centro una delle realtà in scena al SuperDesign Show di zona dell’imminente Expo. (e.a.) Tortona, all'interno della sezione "The world is here"
Richard Ginori
A Milano arrivano le collezioni frmate Alessandro Michele
New entry at Excelsior Milano: a "shop in shop" of the well known milanese brand Cargo. Il marchio Cargo esce dagli storici negozi milanesi di via Meucci e piazza XXV Aprile, per fare il suo ingresso anche in corso Vittorio Emanuele, grazie alla partnership con il Gruppo Coin. Dal 10 aprile il brand di oggetti di design (creato nel 1981 dai fratelli Mauro, Laura e Massimo Bacchini) occupa un piano di Excelsior Milano. L'offerta Cargo si concentra nel piano interrato, tra l'ingresso e lo spazio food di Eat's, dove fno a poche settimane fa si trovavano il bistrot e l'enoteca.
Monnalisa e la knit-art, aspettando l'Expo The childrenswear brand is ready for the design week and Expo with a lot of initiatives. Fitto il programma di eventi, in città e in store, per il brand di kidswear Monnalisa durante il Salone del Mobile e l'Expo. Al Fuorisalone i negozi di via della Spiga, ai numeri 31 (che dal primo aprile ospita un temporary di Monnalisa Beb•) e 52 fanno da cornice alla knit-art di Alessandra Roveda (nella foto). Per l'Esposizione Universale viene lanciato con Cuore e Parole Onlus "Scrivo come Mangio!", progetto di educazione alimentare associato a un concorso a premi. Numerosi gli happening charity, tra cui il 29 maggio quello promosso da Inner Wheel: Monnalisa salirà on stage alle Offcine del Volo di Milano durante la sflata "Pappa Fashion", i cui proventi andranno all'Airc. Dal 16 maggio al 3 ottobre la boutique di via della Spiga 52 diventerà un palcoscenico per laboratori e happening a cadenza mensile.
The opening of the Richard Ginori store in Milan (via Brera 2) is scheduled on 14th April. An occasion to see the frst collection designed for the brand by Alessandro Michele since his appointment as creative director of Gucci. Dopo l'apertura a giugno della boutique di Firenze, la rinascita di Richard Ginori dopo l'acquisizione nel 2013 da parte di Gucci passa da Milano. Il 14 aprile, in occasione del Salone del Mobile, viene inaugurata la boutique dello storico marchio forentino di porcellane in via Brera 2, all'angolo con via Pontaccio, nello spazio che prima ospitava Patrizia Pepe. È l'occasione per vedere le prima collezione disegnata da Alessandro Michele dopo la nomina del designer anche alla guida stilistica del brand della doppia G. Il nuovo spazio Richard Ginori, che coniuga arte e manifattura, storia e design, accoglie tra le altre proposte le inedite gamme Giardino dei Semplici e Voliere e le nuove essenze, frmate da Alessandro Michele. Si prevedono altre aperture in Italia e all'estero. (a.b.) Una creazione della collezione "Giardino dei Semplici" di Richard Ginori, disegnata da Alessandro Michele
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business retaildi alta gamma
È l’ora della
TaiLored strategy
Gli shopper di moda di alta gamma non sono tutti Paperon de’ Paperoni. Lo conferma uno studio di Value Lab, spunto per riflettere sulle strategie efficaci con noti esperti del retail. Ottime le chance per i multimarca di Elisabetta Fabbri
Luxury consumers are not all the same. The consulting company Value Lab found out the categories, often underrated, which can boost the sales. Through a business approach, even the multibrand has a chance for Cavalieri Retailing
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onoscere il consumatore in profondità, capirne le reali necessità e soddisfarle al meglio è visto, sempre di più, come uno dei fattori chiave per assicurare al retail una crescita organica sostenibile. Non è un’impresa facile, specie quando si tratta dell’alto di gamma: un segmento che non ha più un unico acquirente-tipo, ma gruppi di clienti dal profilo diverso, spesso lontani dall’immaginario comune del big spender. Uno studio su scala mondiale di Value Lab ha individuato sei profili, nell’ambito dei beni di lusso per la persona (abbigliamento, accessori, profumi e cosmetici). Questo dopo avere esaminato i comportamenti d’acquisto di 15mila acquirenti e le performance delle boutique di 300 brand del settore. Il gruppo più ampio (35% del campione) - gli “iconic customer” - si identifica con il target 35-65 anni. «Sono consumatori - spiegano dalla società di consulenza - che si concentrano soprattutto sui prodotti iconici dei brand. In un anno la loro spesa oscilla intorno ai 1.500 euro. Adorano i lookbook, anche digitali e per comunicare con loro, via e-mail e social network, è consigliato inviare messaggi “icon-related”». I più attivi sono i “brand ambassador”: un
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Shopping di primavera nel Quadrilatero
numero esiguo (5% del totale), che tuttavia si connota per il numero più alto di acquisti in un anno (oltre 5) e la maggiore spesa per prodotto (più di 2.500 euro, in media). «Amano creare una relazione personale con i sales assistant (showrooming) - specificano da Value Lab -. Spesso sono invitati a eventi specifici (sfilate o presentazioni in negozio) ma sono anche webroomers, cioè consultano il web prima di un acquisto nello store fisico». Un altro 10% è costituito dagli “specialty purchasers”. Solitamente interessati a prodotti speciali (made to order, made to measure, materiali speciali), non sono assidui (mediamente, 1,3 transazioni l’anno) ma spendono per ogni acquisto 1.000-2.500 euro. I “travellers” (15% dei consumatori), invece, tendono ad acquistare al di fuori del proprio Paese, spaziando dai pezzi iconici ad acquisti
veloci (come accessori in pelle e in seta), spesso da regalare. La loro attitudine a viaggiare li porta a essere webroomers e attivi sui social network. Gli “aspirational customers” sono una quota importante del campione (25%): soprattutto giovani (25-35enni), non acquistano di frequente, di solito scelgono i prodotti con logo ed entry price e spesso frequentano i social network. L’ultimo 10% è costituito dai “markdown customers” che comprano solo capi e scarpe della stagione o campionari. Frequentano gli outlet e le piattaforme di e-commerce. Sono sensibili alle comunicazioni online, soprattutto nel periodo degli sconti. Ciò che sorprende, dell’analisi recentemente pubblicata da Value Lab, è che la spesa annuale, considerato il campione nel complesso, ammonta mediamente a 1.500 euro. Inoltre, la frequenza degli
I sei profli del consumatore di alta gamma Nel grafco accanto, le sei tipologie di consumatori di moda e beauty di alta gamma, individuate dagli analisti di Value Lab. Nell’area tratteggiata, i gruppi (o cluster) “non-top”, che offrono le maggiori opportunità di crescita per il lusso. Fuori dall’area, le due categorie estreme: i clienti “brand ambassador”, che spendono molto e di frequente, e gli “aspirational” che acquistano di rado e soprattutto i prodotti entry price. Fonte: Value Lab
acquisti è scarsa (la media del panel visita una boutique una volta l’anno) e che il numero di prodotti acquistati - tra moda, fragranze e beauty - è limitato (1,2 prodotti per scontrino). Se ne deduce che la maggiore opportunità per chi si muove nel segmento lusso sono i clienti secondtier, cioè non-top: sono il 40% del totale, ma generano il 70% delle vendite. prima regola: essere coerenti con il target di riferimento Lo studio chiarisce che definire una strategia consumer-centrica generica non è efficace. «Un retailer - dice Marco Di Dio Roccazzella, equity prtner di Value Lab, specializzato nell’area Fashion & Luxury - dovrebbe in primis appurare se le sue proposte sono coerenti con il segmento di mercato a cui sta puntando. Se appartiene all’alto di gamma, meglio che eviti le carte fedeltà come strumento per tracciare il profilo dei clienti. Più opportuna è la registrazione del visitatore, prima ancora che finalizzi un acquisto. Una volta delineate le caratteristiche dei consumatori, il retailer può comunicare con loro attraverso politiche di marketing mirate e creando una customer experience multicanale». Tutta l’offerta va customizzata in base al mix di clienti. E si può modificare con l’obiettivo di conquistarne di nuovi. «Gli “aspirazionali” - fa un esempio il partner di Value Lab - possono essere attratti inserendo una gamma di piccola pelletteria». «Procedendo a un’ulteriore segmentazione - prosegue - che tenga conto delle merceologie più
acquistate, si può capire se la concentrazione di prodotti nello store è corretta o se il price point va resettato. Conoscere gli shopper orienta anche a formulare i piani di nuove aperture: un cluster che viene a comprare dal Brasile può segnalare che forse è opportuno aprire in loco». Ovviamente i servizi vanno proposti tenendo conto del valore che viene loro attribuito dal singolo gruppo. Nel parere di Marco Di Dio su tutti questi fronti «c’è ancora molto da fare», ma in molti cominciano a cambiare approccio. il cliente preferisce mixare: una chance in piÙ per il multimarca Davide Cavalieri, titolare della società di consulenza Cavalieri Retailing, è convinto che il mercato sia talmente confuso
che oggi non ha più troppo senso parlare di hard luxury, lusso, alto di gamma o basso di gamma. «Il consumatore - dice - compra in modo ibrido, è sempre più contaminato e osa mixare. Anche per questa ragione credo che il multimarca non morirà mai e il monomarca farà sempre più fatica a raccontare nuove storie». Di regola, lo store monobrand trasmette l’heritage e la sua storia. Il multibrand si connota per le scelte che derivano dal gusto personale dell’imprenditore che lo gestisce, anche se oggi, a volte, questo non basta più. «Se si tratta del titolare di un piccolo multimarca, con un posizionamento chiaro e una storia locale - distingue Cavalieri - può lavorare in autonomia. Me se lo store occupa una superficie di 300 metri quadrati o è par-
La maggior parte dei ricavi non arriva dagli “spendaccioni”
La piramide mostra che la gran parte (59%) dei clienti di beni di lusso esaminata da Value Lab spende al massimo 1.000 euro l’anno. Chi acquista per oltre 10mila euro è soltanto l’1% del totale. Il consumatori “second-tier”, spesso sottovalutati dai luxury retailer, sono il 40% del totale e generano il 70% dei ricavi totali. Fonte: Value Lab
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business retaildi alta gamma iN NeGoZio
Commessi doc e zero code European consumers appreciate well prepared shopping assistants and hate queuing. As a report made by Epson confrms. no studio commissionato da Epson specialista delle soluzioni tecnologiche cloud per il mercato retail - traccia una scaletta delle percezioni dei consumatori europei in negozio. Presentata a Milano lo scorso marzo, l’indagine tiene conto di 5mila interviste a un campione di donne e uomini dai 18 anni agli over 50 di Italia, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna (circa 1.000 questionari per Paese). Tra i fattori che hanno un impatto positivo sugli shopper spicca la competenza degli addetti alle vendite (lo dice il 59% degli interpellati). Al secondo posto c’è la velocità dei pagamenti (56%) e l’assenza di code alle casse (il 54% del panel rinuncia all’acquisto o va in un altro store, se vede una lunga fla). Al terzo posto la presenza in negozio di postazioni self service per ricerche e ordini, a pari merito con la possibilità di sperimentare un’identica shopping experience sia nel negozio fsico che nel web store. Seguono, nell’ordine, la possibilità di pagare anche lontano dalle casse, la personalizzazione dell’esperienza d’acquisto, la velocità del servizio, i pagamenti in modalità self service e la presenza di commessi dotati di dispositivi mobili utili per la ricerca della diponibilità della merce. Gli italiani mettono ai primi tre posti, rispettivamente, le postazioni self service per ricerche e ordini, i pagamenti rapidi, senza coda alle casse e la presenza di addetti alle vendite competenti. Il 90% dichiara di apprezzare offerte e promozioni da parte dei brand. L’89% è favorevole a promo personalizzati e il 70% è positivo nei confronti di un’esperienza di shopping customizzata. Gli shopper della Penisola sono anche quelli più favorevoli al mobile payment (66%, contro il 30% della Germania, il 32% della Gran Bretagna e il 42% dell’Europa). «I risultati della ricerca - commentano dalla Epson evidenziano che il retail in Europa è alla vigilia di grandi cambiamenti con protagonista la tecnologia. Il negozio del futuro, nell’idea dei consumatori europei, include l’omnicanalità, la tecnologia in-store e app che consentano di comparare le caratteristiche e i prezzi dei prodotti». (e.f.)
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1. La Rinascente Duomo, a Milano, tempio del luxury shopping 2. Il concept del noto multimarca milanese Biff
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te di una piccola catena, il retailer deve ragionare da imprenditore di un’azienda». Deve quindi mettere in conto azioni di customer relationship management (CRM), pianificare eventi e promozioni. «Servono processi razionali a monte afferma l’esperto - anche se il consumatore percepirà soltanto un’emozione. Il negozio deve quasi diventare un media, con una vera pianificazione annuale». Per differenziarsi dai department store, affollati di corner, deve «contaminarsi» e costruire stili di vita. Meglio se supportato da personale qualificato, preparato a vendere un mood. «In questo - osserva Cavalieri - l’Italia è piuttosto arretrata: le giornate dedicate alla formazione delle commesse sono 0,5 in un anno, contro le 5 della Francia. Lo stesso negoziante dovrebbe spendere più tempo per formare un vero collaboratore, come faceva il sarto con i suoi apprendisti». Sul fronte visual merchandising, Cavalieri nota un 24
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certo miglioramento rispetto a qualche anno fa, «sempre che non emerga l’egocentrismo del titolare». Stabilire una connessione con il cliente via SMS ed e-mail può essere efficace, «ma solo se crea un desiderio, una suggestione». Il direttore di Cavalieri Retailing consiglia di mettere da parte l’individualismo tipico dell’imprenditore italiano, in favore della costruzione di un network di operatori con cui condividere alcuni investimenti, come quello nel CRM. Cavalieri è possibilista e anche se il consumatore, da noi, è «raffreddatissimo», pensa ci siano spazi di crescita, soprattutto per chi finora è riuscito a resistere. «Però si deve lavorare con costanza - avverte - senza cambiare rotta, nel tempo che si è prefissati per raggiungere un dato traguardo». Un rischio che si corre tutte le volte che ci si imbatte in un errore, ma che si può scongiurare dosando passione e razionalità. n
business mobile marketing
Shopper 2.0 davanti alle vetrine di via Sant'Andrea, a Milano
Il marketing di prossimità oggi è sulla bocca di tutti, ma l'Europa è in forte ritardo rispetto agli Usa. Gli esperti consigliano di avere una visione strategica e di profilare il consumatore
Se il cliente si trova in proximity di Elisabetta Fabbri
Proximity marketing is on everyone's wishlist, but sparsely adopted by fashion companies. Theorized in US in 2006, coinciding with the development of new technologies, it is taking a long time to establish itself in Europe. Experts in this area advise retailers and brands: have an overall strategic vision and explore your customer.
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suoi antenati erano i manifesti, i cartelloni, la pubblicità stradale. Oggi che il contenitore dei messaggi è lo smartphone, le informazioni viaggiano via bluetooth e la trasmissione "scatta" nelle vicinanze di uno store dotato di antenne beacon, si parla di proximity marketing. Alcuni sono convinti che sia uno dei percorsi obbligati per una customer experience degna di questo nome. Anche nel fashion retail, nonostante uf-
ficialmente risultino ancora pochi "adepti". Macy's, Timberland, Levi's sono tra i brand Usa più citati per le tecniche di marketing di prossimità. In Europa è nota l'attitudine ad avviare progetti pionieristici di Adidas e Burberry (soprattutto finché al timone del marchio britannico c'è stata Angela Ahrendts, passata di recente alla Apple). Da noi spiccano le insegne Ovs (vedi box a pag.27) e Coin. Tutti pronti a pensare che il cliente
sarà sempre più disposto a chiudere un occhio sulla questione privacy, in cambio di vantaggi come l'interazione con il negozio, la capacità di muoversi in autonomia, di ricevere informazioni, promozioni e offerte last minute. Non spamming ma contenuti mirati, perché più i retailer (o gli stessi brand) avranno informazioni precise sul consumatore, più i messaggi andranno a buon fine. Con grande soddisfazione di tutti. 14_04_2015
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business mobile marketing 1. Il proximity marketing secondo H2H 2. Un cartellone pubblicitario, antesignano del proximity marketing, segnala, nelle vicinanze di piazza Duomo, a Milano, il nuovo store Michael Kors 3. Lo shopping "smartphone alla mano" in Montenapo
negli Usa se ne parla dal 2006, da noi solo di recente «Il proximity marketing come disciplina nasce negli Usa nel 2006 - racconta Luca Zambrelli, chief marketing officer della società milanese di comunicazione e marketing H2H - in concomitanza con l'affermarsi del bluetooth e del digital signage. Ma se i consumatori statunitensi sono da sempre molto aperti, lo stesso non si può dire di quelli europei. Solo in questi ultimi anni sembra che stia prendendo piede anche da noi, dopo una serie di alti e bassi. Questo spiega anche perché è difficile trovare delle case history, in particolare quando si parla di moda». «È una strategia - prosegue - a volte "nascosta", perchÈ rientra nella più ampia categoria della digital transformation del retail e dell'omnichannel. In ogni caso siamo allo stadio di sperimentazione, con eccezioni come Burberry, in Regno Unito, o le insegne Coin e Ovs, in Italia, "aperte" ai nuovi meccanismi della distribuzione, anche perchÈ vantano molti visitatori esteri». Tuttavia, come testimonia Zambrelli, nemmeno a Londra chi fa shopping va a spasso con lo smartphone in mano. «Fisico e virtuale - dice - devono ancora incontrarsi. Un processo non semplice perchÈ chi vuole entrarci, e mira a intercettare i Millenials, deve rinnovarsi nel linguaggio, essere interattivo, entrare in una logica di servizio digitale a 360 gradi». Va tenuto ben presente che il marketing di prossimità deve essere «una sorta di tutor, di assistente locale», efficace solo se facilita la vita degli shopper, se soddisfa le loro necessità immediate. «Il marketing di prossimità non è uno strumento che risolve problemi - tiene a precisare Angelo Cianciosi a.d. 26
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Numeri da ricordare •
L'Italia conta 16,4 milioni di mobile surfer (smartphone e tablet) giornalieri. 3 su 4 utilizzano lo smartphone per gli acquisti (soprattutto di elettronica di consumo e moda) e per informazioni dentro e fuori lo store.
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Le app dei brand della moda sono al quinto posto tra quelle pi• scaricate dagli utenti mobile italiani.
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Circa 2,5 milioni di italiani sfogliano volantini digitali via mobile. L'88% dei mobile surfer si dice molto interessato ai coupon.
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I nativi digitali (15-24enni con 5 o pi• anni di esperienza online) conteggiati nel 2012 sono 363 milioni, pari al 5,2% della popolazione globale (circa 7 miliardi) e al 30% dei giovani nel mondo.
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I giovani utenti Internet dei Paesi avanzati sono 145 milioni. L'86% sono nativi digitali. Quelli dei Paesi in via di sviluppo sono 503 milioni. Meno della metˆ sono nativi digitali, ma si stima che raddoppieranno entro il 2018. (Fonti: We Are Social, Itu, H2H, Netcomm)
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di H2H - . È efficace se lo si utilizza in modo mirato, conoscendo il proprio cliente. In questo modo il consumatore si può trasformare in "evangelist", che premia il brand diffondendone i pregi con il passaparola: la migliore pubblicità per qualunque azienda».
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4. Una app di Coin permette di accumulare punti quando si entra negli store dell'insegna. Al raggiungimento di determinate soglie si ricevono premi o sconti 5. Negli Usa il proximity marketing • giˆ stato esteso dagli smartphone all'Apple Watch
In Italia
Ovs scommette sulla digital experience The Italian fast fashion chain Ovs bets on digital experience with Google Enterprise. Wi-f free, magic ftting room, interactive kiosks and more vs - il maggiore fast fashion retailer Italiano - si distingue nel panorama nazionale per gli investimenti nella digital experience. Per offrire ai suoi clienti (online e offine) un'esperienza multisensoriale, ha scelto le tecnologie Google Enterprise. I primi a sperimentare sono stati gli shopper dello store di via Dante (nella foto), a Milano. «Ovs si prende l'impegno di offrire soluzioni nuove ed esperienze d'acquisto multicanale - dice il ceo Stefano Beraldo -. Il negozio resta il luogo elettivo dove si completa la relazione con il cliente, ma è arricchito da nuove esperienze di informazione e coinvolgimento». Tra le "esperienze" offerte in via Dante, il Wi-Fi free, i chioschi interattivi e il camerino social-intelligente, dove si possono condividere i selfe-look o richiedere diretamente i capi di una taglia diversa. In novembre è stata lanciata anche una piattaforma di proximity marketing, per rafforzare il dialogo con il consumatore. Chi si trova nel raggio di 200 metri di alcuni Ovs store (la lista è indicata sul sito uffciale) può ricevere sul proprio smartphone inviti a scoprire nuovi prodotti e promozioni. All'interno dello spazio si possono ricevere notifche "push" sull'offerta, sui prezzi e sugli sconti a seconda dell'area che si sta visitando. I coupon digitali possono essere usati direttamente alla cassa, che li legge con un apposito lettore. (e.f.)
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alla base ci deve essere Una visione strategica «Non si decide per il marketing di prossimità se, in primis, non si ha una visione strategica - consiglia Giovanni Meda, co-fondatore di Zerogrey, full service provider nel fashion e-commerce -. Il problema è che in Italia le aziende non sono sufficientemente strutturate per farlo: nella maggior parte dei casi, la figura del proprietario coincide con quella del ceo». «Oggi prosegue - i beacon e il proximity marketing sono sulla bocca di tutti. Negli Stati Uniti, però, dove siamo alla wearable technology, sono dati per scontati. In Italia, dove ancora si sta decidendo il fornitore per l'e-commerce, ci si chiede se sono trendy o no». Entrando più nel vivo delle tecnologie, Meda fa osservare che non tutti attivano il bluetooth, perchÈ tende a esaurire velocemente la batteria. Basta poco, quindi, per annullare le strategie di proximity. «Penso abbia delle potenzialità - dice - se diventa l'elemento di un gioco. Come quando, entrando in negozio, puoi vincere un prodotto. I brand lo stanno sfruttando anche al cinema, con il product placement, legandolo all'invio di uno sconto». Ma può essere anche un modo per risolvere velocemente un problema. Se arrivo in un hotel a New York e ho bisogno di un vestito in pochi minuti, grazie al beacon posso essere riconosciuto da un brand nelle vicinanze, che mi proprrà una serie di capi in pochi minuti. «Sembra che la tecnologia sia di default - ribadisce l'esperto di Zerogrey - ma ci sono ancora realtà che vivono nella preistoria». Anche in una piazza più "avanzata" come Londra, però, pare che si stiano facendo ancora delle domande su come usare nel modo più efficace il proximity marketing. Mentre si stima che porti un incremento di traffico in negozio tra il 15% e il 35%, è certo che l'interesse delle aziende aumenta. Non sorprende che - come segnala Meda - nella maggior parte dei casi si tratti di realtà che n hanno dei giovani al comando. 14_04_2015
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Insieme
è MEGLIO
Tempo di bilanci per gli outlet center in Italia: il mercato, ormai maturo, consente ridotti margini di sviluppo, ma la formula tiene a patto che sia gestita professionalmente e in linea con i presupposti del suo successo. L’evoluzione? Agglomerati e sinergie di scala di Elisabetta Campana
Focus on the 23 outlet centers in Italy: the market, already developed, allows low development margins. The evolution of the business? Conglomerates and scale synergies.
outlet center in Italia continua a registrare performance positive: Fashion valuta che le 23 strutture presenti nel Paese (con una superficie lorda affittabile, gla, uguale o superiore a 10mila metri quadri), pari a oltre 640 mila metri quadri di gla e quasi 2.800 negozi, siano state visitate nel 2014 da più di 50 milioni di persone e abbiano fattu1
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quasi 15 anni dall’apertura del primo outlet center in Italia, il Serravalle Designer Outlet di McArthurGlen, è tempo di bilanci. Il mercato, ormai maturo, consente ridotti margini di sviluppo: oltre agli ampliamenti di Serravalle, Veneto Designer Outlet e Sicilia Outlet Village, solo Arcus Real Estate (Percassi Group) annuncia per il 2016 una nuova apertura a Settimo Torinese (To): il Torino Outlet Village. Di contro il Soratte Outlet rischia di essere il primo centro a chiudere i battenti, a causa dell’istanza fallimentare in corso. Sul fronte business, le cittadelle discount tengono bene, a patto che siano gestite professionalmente e in linea con i fondamentali della formula: prodotti griffati delle stagioni passate, a prezzi scontati almeno del 30%. Come è già avvenuto negli Usa, l’orientamento è verso la formazione di agglomerati, in grado di creare massa critica e sinergie di scala, a scapito dei battitori liberi. Lo dimostra Blackstone, che nell’ultimo anno e mezzo ha acquisito in Italia quattro centri, per complessivi 423,7 milioni di euro, diventando così il secondo operatore dopo McArthurGlen. Il colosso mondiale del private equity e del real estate compra sempre a buon prezzo - i due Fashion District di Mantova e Molfetta sono stati pagati, due al prezzo di uno, 123,7 milioni di euro -, ma solo dove fiuta un proficuo business futuro (vedi intervista a pagina 31). D’altra parte la formula degli
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Fondamentale è investire nel restyling delle strutture esistenti, nel rinnovamento del brand mix e nelle attività di marketing e comunicazione 2
rato circa due miliardi di euro. Si tratta di stime, perché nessun gestore divulga più il giro d’affari dei village, «a tutela - dicono gli interpellati - della privacy dei marchi che affittano i negozi e di fatto generano i ricavi». Al massimo diffondono la percentuale d’incremento. Neinver, con Vicolungo e Castel Guelfo The Style Outlets, dichiara per il 2014 un +8%, McArthurGlen rende noto un aumento, anche se per la prima volta non esplicita né la percentuale, né il turnover (e la cosa insospettisce visto che aveva previsto di superare il miliardo di euro) e Arcus Real Estate comunica per il Sicilia Outlet Village un +26%, a cui ha contribuito in modo significativo
l’apertura della fase due con 13 nuovi shop. La resa al metro quadro dei negozi è però molto diversa. Oscilla mediamente tra i 4mila-5mila euro l’anno nei centri di target medio agli 8mila di quelli di livello elevato, con punte fino a 50-60mila euro di negozi come Prada e Gucci. Anche gli affitti (con un minimo garantito e una percentuale sul fatturato) e le spese condominiali e di marketing variano: se nelle strutture più care i marchi pagano come minimo garantito 750-770 euro al metro quadro l’anno per la locazione, più le spese generali di 250-270 euro al metro quadro, negli outlet center medi si sborsano 400-500 euro di affitto e 160 euro di spese. «I nuovi
1. Il Veneto Designer Outlet, a Noventa di Piave, vanta una elevata percentuale di brand del lusso
2. Da poco passato alla gestione di Promos, il Valmontone Outlet dichiara oltre sei milioni di visitatori
3. Il Sicilia Outlet Village ha chiuso il 2014 con un fatturato in crescita del 26%, grazie anche all’apertura della fase 2
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Laura Andreoletti
Daniela Bricola
Filippo Maffoli
Silvio Tarchini
contratti sempre più cari e l’ubicazione dei negozi all’interno dei centri rappresentano un problema - commenta un operatore del settore -. In passato qualunque posizione andava bene, ma ora, soprattutto nelle strutture più grandi, è indispensabile essere nei posti con maggior passaggio, così come per guadagnare bisogna valutare attentamente le dimensioni dello shop e il conto economico. «Il rischio concreto aggiunge un altro addetto ai lavori - è che
Foxtown a Mendrisio (Svizzera)
Festeggia i 20 anni. E fa i conti con l’apprezzamento del franco svizzero he Silvio Tarchini 20 anni fa sia stato lungimirante aprendo FoxTown a Mendrisio, a pochi chilometri da confne italiano, è fuori discussione. Il primo outlet center del Sud Europa, che ha anticipato di cinque anni il Serravalle Designer Outlet di McArthurGlen, riunisce sotto lo stesso tetto un mix di brand, dal lusso allo sportswear, dagli accessori alla casa, introvabili in un solo centro italiano. «Abbiamo sempre mantenuto fede ai fondamentali della formula, puntando sui marchi importanti con un signifcativo valore aggiunto» spiega Tarchini che intende festeggiare l’anniversario con il restyling completo della facciata, a cui seguirà l’apertura di ulteriori 10mila metri quadri, pari a 40-50 negozi, portando la superfcie di vendita della struttura a 40mila metri quadri. «Parallelamente creeremo un autosilo e un passaggio diretto alla stazione ferroviaria: FoxTown sarà il primo outlet a essere collegato direttamente ai treni - prosegue -. Il tutto dovrebbe essere pronto per il 2017». FoxTown ha chiuso il 2014 con un fatturato
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di 290 milioni di euro, in crescita del 4% sul 2013. «Per il 2015 dovremo fare i conti conti con l’apprezzamento del franco, dopo che la Banca Nazionale Svizzera (Bns) l’ha sganciato dall’euro - spiega -. Adesso la svalutazione della valuta europea è di circa il 15%: questo rende più vantaggioso acquistare per gli svizzeri, un po’ meno per gli italiani, anche se il prezzo di riferimento per la vendita al dettaglio è sul listino italiano. Contiamo di chiudere l’anno con un fatturato stabile di 290 milioni di euro». In giro per FoxTown a seconda dei negozi, c’è chi garantisce alla cassa un ulteriore sconto del 10% sullo shopping, chi propone ribassi aggiuntivi superata una determinata cifra di spesa e chi già sul prezzo outlet (ridotto mediamente del 30% rispetto al full price) dichiara di aver applicato uno sconto in più del 10%. Ma c’è anche chi non reputa di dover tagliare nulla, considerando il prezzo già vantaggioso. Come sempre sarà il mercato a dar ragione, o meno, alle varie scelte. (e.c.) 14_04_2015
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1. Vicolungo The Style Outlets (No), che ha personalizzato l’offerta sull’outdoor specializzato. 2. Il Palmanova Outlet Village (Ud): un centro di «confne», che benefcia dello shopping degli stranieri
ti. «A Vicolungo, che ha 150 negozi (e non escludiamo un ampliamento) scommettiamo sui marchi outdoor tecnici, dallo sci al trekking - racconta Laura Andreoletti, country manager di Neinver - . Trovandoci sulla Milano-Torino, possiamo infatti beneficiare di un pubblico domestico alto spendente, ma anche degli stranieri che approfittano di una pausa di shopping durante la settimana bianca». A Castel Guelfo, vicino a Bologna, la strada percorsa è un’altra: «Cerchiamo di inserire marchi più di tendenza, di moda giovane e sportswear - aggiunge Andreoletti -. Dall’acquisizione nel 2009 abbiamo iniziato un’opera di rilancio a livello di offerta e marketing, oltre che di restyling, puntando all’upgrading». I risul-
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per far fronte ai costi elevati alcuni brand aumentino i prezzi». Per proprietari e gestori è prioritario investire nel restyling delle strutture esistenti, nel rinnovamento del brand mix e nelle attività di marketing e comunicazione. L’obiettivo è fidelizzare gli italiani e attirare nuovi clienti stranieri, in considerazione anche del fatto che i big spender russi sono scomparsi, o quasi, anche qui. Per la prima volta dopo anni di incrementi a doppia cifra, Global Blue comunica che il tax free shopping nelle cittadelle discount è diminuito del 10% in gennaio, mese tradizionalmente sostenuto dai saldi e dagli acquisti degli abitanti dell’ex Urss. «Dall’ultimo trimestre del 2014 abbiamo registrato un rallentamento importante della spesa dei russi, in buona parte compensato dalla presenza crescente di cinesi e coreani - conferma Daniela Bricola, direttore del Serravalle Designer Outlet -. Si tratta di acquisti differenti: i russi comperano per sé e per la famiglia, mentre gli orientali prediligono gli accessori, soprattutto per fare regali. Lo scontrino medio degli stranieri è più alto di quello degli italiani che, visti i tempi, sono sì più oculati, ma tornano anche cinque o sei volte all’anno». Nel 2016 Serravalle dovrebbe aggiungere, con la fase 5, ulteriori 11mila metri quadri di gla agli esistenti 39mila metri quadri, portando i negozi da 190 a 260: «Serravalle è già il più grande outlet d’Europa, con oltre cinque milioni di presenze in aumento di anno in anno e abbiamo molte richieste da parte dei brand - spiega Bricola -. Il potenziale di crescita è grande. Implementeremo il servizio di ospitalità con la realizzazione di una vip lounge e con l’estensione del valet parking». Fondamentale per gli oulet è anche distinguersi rispetto ai concorren30
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Anche negli outlet center gli acquisti dei russi sono diminuiti in modo signifcativo. Aumenta invece lo shopping di cinesi e coreani. E si guarda con fducia all’Expo 2
Outlet center italiani in cifre
23 village
con una superfcie lorda affttabile (gla) ≥ a 10mila metri quadri
Oltre 640mila mq di superfcie lorda affttabile complessiva
Quasi 2.800 store presenti all’interno dei village
Circa 2 miliardi il fatturato stimato in euro
tati non mancano: «Dopo il +8% del 2014 commenta la country manager - in gennaio abbiamo registrato un +7% e per il 2015 siamo ottimisti: cercheremo di approfittare di Expo, soprattutto per Vicolungo». In fase di rinnovamento anche il Valmontone Outlet (ex Fashion District), la cui gestione dal primo dell’anno è passata a Promos: «Stiamo rivedendo ogni aspetto dalla struttura al leasing, dal marketing ai servizi, fino al potenziamento del turismo, come il recente accordo con Alitalia che garantisce ai viaggiatori un’ulteriore sconto (anche per il Palmanova Outlet Village, ndr) - spiega Filippo Maffioli, a.d. di Promos e presidente della Commissione Consultiva Foc del Cncc - Consiglio Nazionale Centri Commerciali -. Con sei milioni divisitatori, è l’outlet più frequentato d’Italia». «A livello di gruppo - conclude Maffioli - la nostra strategia è presidiare le città di Milano e Roma: un asse commercialmente unico». Torna anche in questo caso, in primo piano, il valore delle sinergie e degli agglomerati. Che sarà il fil rouge dei prossimi anni. n
Paolo bottelli
Blackstone: l’outlet un investimento sicuro «Negli ultimi cinque anni, il settore degli outlet in Europa è cresciuto in popolarità fra tutti gli investitori istituzionali perché più interessante di altri»: Paolo Bottelli illustra le strategie di Blackstone in Italia An interview with Paolo Bottelli, founder and ceo of Kryalos Asset Management, operating partner of Blackstone, to discover the outlet centers strategies in Italy of the world’s biggest real estate investor di Elisabetta Campana
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n colosso del private equity e degli investimenti immobiliari come Blackstone, insieme a Kryalos Asset Management in qualità di operating partner, ha acquisito in Italia, nell’ultimo anno e mezzo, quattro outlet center, su un totale di 23 cittadelle dello shopping a prezzi convenienti. Diventa così il secondo operatore nella Penisola dopo McArthurGlen, anche se il big americano quotato al Nyse non gestisce direttamente le strutture, le supervisiona. Paolo Bottelli, fondatore e ceo di Kryalos, ci parla dei progetti e delle strategie nel nostro Paese, dichiarandosi «un grande appassionato di retail associato al real estate». Dopo questo poker d’assi: intendete investire su altri outlet center? Da settembre 2013 a oggi, Blackstone ha acquisito quattro outlet center e continuiamo a scandagliare il mercato. Se dovessimo individuare altri outlet che corrispondono alle caratteristiche che ricerchiamo - valida location, buona accessibilità, interessante catchment area e asset di qualità - non escludiamo nuovi investimenti. C’è un motivo specifico, oltre alla evidente convenienza, che vi ha indotto a investire in un settore come quello degli outlet center? Negli ultimi cinque anni, il settore degli outlet in Europa è cresciuto di popolarità fra tutti gli investitori istituzionali. Le ragioni sono molteplici. Durante i periodi di recessione, gli outlet si sono mostrati asset class meno volatili e più difensivi. I flussi di cassa più stabili, la
forte diversificazione del tenant mix, l’elevata occupancy sono tutti fattori che rendono l’outlet un investimento più sicuro.
quadri di superficie lorda affittabile (gla), che aggiungerà 30-35 negozi agli attuali 155. Riguardo a Valdichiana, al momento puntiamo a consolidare e rafforzare la struttura esistente.
Quali sono i progetti in atto per il Valdichiana e il Franciacorta Paolo Bottelli Per quanto riguarda i due Outlet Village? Fashion District di Mantova e Molfetta (acFranciacorta e Valdichiana (acquisiti per 130 quistati “due al prezzo di uno” per 123,7 e 170 milioni di euro, ndr) sono due bellismilioni di euro), i trascorsi gestionali degli simi asset ubicati in location strategiche e ultimi anni hanno creato problemi di imdistintive. Siamo molto soddisfatti di queste magine, offerta e redditività: cosa pensate acquisizioni, perché stanno già dando ottimi di fare per renderli nuovamente appetibili? risultati dopo un solo anno di management, con vendite in crescita significativa. Insieme Le recenti acquisizioni di Mantova e Molfetta al property manager, lavoriamo attivamensono il frutto di una coerenza strategica ben te sulla gestione dei centri, implementando precisa. Entrambi questi outlet posseggono azioni di riposizionamento e riqualificazione, un enorme potenziale che intendiamo sviintervenendo sul tenant mix, sull’immagine, luppare. I numeri lo confermano. Mantova ha sulla comunicazione, sulla struttura e sulla chiuso il 2014 con vendite in crescita dell’1% retail experience. Per citare esempi concree Molfetta con un +9,3%. I marchi con buon ti, a Franciacorta abbiamo elevato l’offerta, prodotto, un buon posizionamento e una buoaprendo negozi come Testoni, Venchi, Bracna conoscenza retail, performano in linea con cialini, Borbonese, Salomon, L’Autre Chose. gli altri outlet center, se non meglio: questa è Abbiamo cambiato il logo, l’immagine, il sito la conferma della forza dei village. Mantova web. Abbiamo anche creato uniformità di Fashion District è peculiare per la sua posicomunicazione e rafforzato il legame con il zione sulla A22 che collega il Centro Italia al territorio, che è il forte elemento distintivo Nord-Est e per la sua visibilità dall’autostrada. dei nostri centri. ìLand of Fashion” è il nostro Molfetta è l’unico outlet in Puglia. Entrambi claim, che evidenzia anche il binomio vincengli asset non necessitano di grandi interventi te fra gli outlet e l’ambiente in cui si trovano. strutturali. La strategia di riposizionamento e riqualificazione si replica come per gli altri Sono in programma estensioni di queste nostri outlet. Anche perché non bisogna didue strutture? menticare che noi investitori del real estate Stiamo già progettando una fase tre del Frann dobbiamo creare valore sugli asset. ciacorta Outlet Village, di circa 4mila metri 14_04_2015
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business rETAil FOrMAT CATENE
ITALIANI ALLA RISCOSSA
Mentre le catene straniere diventano sempre più agguerrite, le realtà italiane fanno sentire forte la propria presenza, anche nei centri città. Con prodotti sempre più trendy, prezzi democratici e grande velocità di produzione di Carla Mercurio e Elena Azzola
While the foreign chains are getting fercer, Italian companies keep their strong presence in the country, also in the city centers. With more trendy products, affordable prices and fast production.
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on solo gruppi stranieri. Nelle vie centrali delle città italiane c’è posto anche per le catene di casa nostra. Insegne che conquistano spazi sempre più grandi in posizioni strategiche, spesso precedute dalla fama conseguita all’interno dei centri commerciali. Ricerca, qualità, prezzo, velocità di produzione, spesso accompagnate da politiche che premiano il made in Italy, sono fra i punti di forza di queste realtà. Nomi come il Gruppo Teddy con i marchi Terranova, Rinascimento e Calliope (oltre 500 milioni di euro di fatturato), Piazza Italia (420 milioni), Alcott (appena approdato in via Torino, a Milano), Primadonna Collection (quasi 300 negozi), Dixie (25 monomarca in Italia ma anche una presenza internazionale tramite distributori), Zuiki (che arriva proprio in questi giorni in corso Buenos Aires a Milano) e la nuova nata Be Standard, che propone un format inedito, in cui il franchisee ha un unico referente ma non vende un unico marchio. Dall’estero, intanto, si fanno strada competitor come Double Agent: la catena catalana appena sbarcata a Roma, che ha in programma 20 opening in Italia nel 2015. 32
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PRImAdONNA COLLeCTION
Calzature ma non solo: alla ricerca della formula perfetta Primadonna Collection’s focus are shoes and accessories: 296 stores and 70 new openings during 2015. L’ultima apertura è avvenuta nel centro storico di Terni, in via Goldoni 10, con un cocktail party, cui ha partecipato anche l’attore Roberto Farnesi. La catena italiana specializzata nelle calzature (ma anche nelle borse e negli accessori) Primadonna Collection è in fase di espansione. Il marchio nasce nel 2001 dall’intuizione dell’attuale ceo, Valerio Tatarella, che ha alle spalle l’esperienza di oltre 50 anni della sua famiglia nel settore. Il progetto si basa su presupposti di assoluta modernità. Lo stile di Primadonna Collection è italiano, ma la produzione è affdata a fornitori e partner presenti in tutto il mondo. La mission del brand è offrire modelli nei quali le tendenze stilistiche del momento trovino il miglior compromesso possibile con il prezzo e siano proposte con un visual merchandising attuale e coinvolgente. Nel 2014 Primadonna Collection ha servito 296 store, di cui 210 partner e 86 diretti. «Nel 2015 sono previste circa 70 nuove aperture. Ipotizziamo un aumento del 30% nel fatturato - afferma Valerio Tatarella -. In questi anni abbiamo ottenuto una buona presenza in Italia ma possiamo puntare ad altri opening, soprattutto al Nord. Mentre all’estero miriamo all’Europa, agli Stati Uniti e all’Asia». A breve verrà inaugurata una showroom a Milano. In parallelo sarà sviluppato ulteriormente il progetto Primadonna Academy, per gestire gli aspetti legati alla formazione del personale e al visual merchandising dei negozi in franchising. Questa formula è stata avviata nel 2006 e ha come caratteristiche il conto vendita, il margine fsso e costante durante tutto l’anno, il ritiro delle rimanenze di magazzino a fne stagione, il riassortimento automatico dei best seller e l’invio di nuovi articoli con cadenza settimanale.
ALCOTT
Dopo Milano, si guarda all'estero The opening of the store in via Torino, in Milan, is Alcott’s new beginning to expand abroad. In piena settimana della moda donna il gruppo Capri ha inaugurato il building Alcott di via Torino a Milano. L’edifcio, conosciuto come casa Buschini e risalente al 1911, è stato completamente ristrutturato con una speciale cura per la facciata, riportata all’aspetto originario. Al suo interno i primi due piani ospitano le collezioni di fast fashion per i giovani Alcott e Alcott Los Angeles, in uno spazio di vendita ispirato alla California degli anni Settanta, mentre il terzo e il quarto sono dedicati agli uffci direzionali della realtà campana nel capoluogo lombardo. Per un totale compessivo di 1.300 metri quadri. Il gruppo Capri conta di partire da qui per l’espansione estera. L’importante presidio di via Torino consolida inoltre defnitivamente la posizione dei brand di casa Capri (Alcott, Alcott Los Angeles e Gutteridge) nel nostro Paese.
PIAzzA ITALIA
Uno store di 1.000 metri quadri, nel cuore di Torino Thanks to its 205 shops in Italy and 45 abroad, Piazza Italia is facing with a new opening strategy in the city centers. The latest opening was in Turin. Dopo l’inaugurazione recente del punto vendita in via Indipendenza 10, a Bologna, Piazza Italia ha appena aperto un nuovo store a Torino, in via Roma 54. Oltre 1.000 metri quadri, su due piani, che accolgono tutte le anime del brand del fashion retail. Donna, uomo, kid, accessori e calzature sono presenti in questo grande negozio, che fa capo alla realtà di Nola, nata nel 1993, oggi presente in tutte le principali città italiane all’interno di centri commerciali e, ultimamente, alle prese con una politica di aperture nei centri città, che nel mese di aprile vedrà ulteriori opening nel Sud Italia. Oggi sono 205 in totale le vetrine di Piazza Italia nel nostro Paese e 45 quelle all’estero, con circa 2.500 dipendenti e un fatturato 2014 di 420 milioni di euro, previsti in crescita a 550 nel corso dell’anno 2015. Un risultato che la dice lunga sulla validità della formula, basata su un prodotto appealing, che si rinnova costantemente, a prezzi concorrenziali, supportato da un design dei negozi accattivante e da importanti investimenti in comunicazione.
dIxIe
Il made in Tuscany che conquista posizioni For a year the Imperial group has been managing Dixie, which is available in 25 monobrand stores in Italy. The brand is also sold internationally by a distributors’ network. Si sta sempre più mettendo in evidenza sulla scena della moda nazionale Dixie, brand di total look dedicato a una donna evoluta, ironica e curiosa. Il marchio nasce una ventina di anni fa a Signa, vicino a Firenze, con l’obiettivo di creare un prodotto dai forti contenuti fashion e di styling, accessibile e svincolato dalle occasioni d’uso. La proposta piace e conquista. Nel marzo del 2014 Imperial ne acquisisce il 60%, con un investimento pari a 7,5 milioni di euro. L’ingresso di Dixie nel gruppo dà al marchio ideato e prodotto in Toscana una visibilità nazionale e non più solo locale. A un anno dall’operazione, l’azienda comunica un aumento del fatturato del 50%, grazie soprattutto all’interesse dimostrato dai professionisti della distribuzione di moda, che ha portato all’apertura di monomarca a Milano e a Brescia e, a breve, a Trieste e Roma. I monomarca Dixie attivi attualmente in Italia sono 25. Il 50% dei negozi è gestito direttamente dall’azienda, mentre il restante 50% è in franchising. Per questa formula sono previsti una consulenza e un supporto completo al dettagliante. La moda Dixie è commercializzata anche attraverso le showroom di Bologna (Centergross) e Milano e una rete di distributori presenti in tutta Italia e all’estero, in Germania, Olanda, Portogallo, Hong Kong, Cipro, Israele, Austria e Svizzera. «Essere nati in un distretto importante come quello toscano è stato un vantaggio: ha determinato un equilibrio senza pari tra ricerca, qualità, prezzo e velocità nel produrre», afferma un responsabile aziendale. Tra i progetti futuri, l’apertura di un blog “a misura di cliente” e la sponsorizzazione di iniziative legate all’arte e alla musica. 14_04_2015
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business rETAil FOrMAT NON SOLO zARA e mANgO
Dalla Spagna arriva Double Agent The Spanish chain Double Agent is planning great projects in the Italian market: after the opening in Rome, it will soon arrive in Milan. About 20 openings during 2015. Il 2015 sarà l’anno dell’Italia per Double Agent. La catena retail, di proprietà del gruppo catalano Comdifl (a cui fa capo anche l’insegna Shana), ha in programma uno sbarco in forze nel nostro Paese, con una ventina di opening in calendario nei prossimi mesi. L’avventura tricolore del marchio di abbigliamento donna è partita a fne 2014 da Roma, dove sono stati inaugurati due store in via del Corso e in via Cola di Rienzo, e proseguirà a Milano. Il 17 aprile, giusto in tempo per Expo, è in agenda il taglio del nastro del punto vendita al 15 di Corso Vittorio Emanuele, nei circa 300 metri quadri su tre livelli, in passato occupati dal ristorante e bistrot San Carlo. Ma i piani espansionistici di Double Agent non si fermano qui: a breve sarà la volta di Firenze, Bologna, Napoli, Padova, Torino, Genova, Verona e, sempre a Milano, sono in cantiere altre aperture. Nel 2014 Double Agent può contare su un giro d’affari di 30 milioni di euro, cifra che punta a triplicare già dal 2015 grazie alla politica di espansione retail che, oltre all’Italia, toccherà anche la Francia, con il primo opening del marchio a Parigi. (an.bi.)
zuIkI
Con lo store di Milano, al via lÕoperazione Òcentri cittˆÓ On schedule this month the opening of Zuiki in corso Buenos Aires, in Milan: a very important step of an opening plan that aims to reach the city centers. Il womenswear frmato Zuiki approda in centro a Milano, in questi giorni, con uno store di 500 metri quadri che si affaccia su corso Buenos Aires. Uno step importante per l’azienda di Nola, nata nel 2003 su iniziativa dei fratelli Nunziata (Paolo, Nello, Biagio e Michele). Quattro menti maschili che hanno deciso di concentrare il loro impegno sulla moda femminile, forti di un’esperienza come grossisti e titolari di punti vendita. È nata una catena di fast fashion che realizza prodotti low budget confezionati per il 60% in Italia, con un target price che va dai 19,90 euro dei giubbini in ecopelle ai 15,90 dei jeans e i 5,90 delle T-shirt. Un’azienda in progress, che impiega 400 addetti, con un giro di affari di 100 milioni di euro, in crescita del 28% rispetto ai 78 del 2013, e che punta a crescere ancora del 10%. Un’insegna che si caratterizza per la vastità delle proposte, rivolte a un pubblico dai 15 agli oltre 45 anni, suddivise in più collezioni, per soddisfare i gusti di diversi target di consumatrici. Nel giro di poco più di 10 anni Zuiki è diventata insegna di 123 negozi ubicati principalmente nei centri commerciali di tutta Italia e nei centri storici di alcune città (67 canali diretti, 48 in franchising e 8 outlet). Proprio i centri città sono il focus in questo momento. Dopo Milano nel mese di maggio sono previsti gli opening di Firenze, in via Panzani (165 metri quadri), e di Catania.
INTeRjeANS
Con Be Standard nasce un nuovo format retail Da oltre 20 anni attivo nella distribuzione di denim e streetwear in Europa, Interjeans Group si lancia in una nuova avventura. La realtà di Rovereta (San Marino) propone un format in franchising, battezzato Be Standard, in cui il franchisee ha un unico referente ma non vende un unico marchio. Il fornitore, Interjeans, si occupa della selezione dei brand, dello studio del prodotto e del marketing del punto vendita. La scelta dei capi, all’interno del portafoglio di Interbrand, è a discrezione del retailer. Una delle etichette di punta in scuderia è Superdry (distribuito in esclusiva da cinque anni) ma ci sono anche label come Ben Sherman, Alternative, Nudie Jeans, Groceries e, dall’autunno-inverno 2015/2016, due nuove linee donna: Rich & Royal e Sister Point. In più sono previsti nuovi inserimenti, di stagione in stagione, per rinfrescare l’assortimento. Ad accomunare le collezioni, il buon rapporto qualità/prezzo e il mood, che va incontro alla voglia di novità, come pure di concretezza, del consumatore contemporaneo. Al momento i negozi Be Standard sono 11, concentrati tra Nord e Centro Italia. Imminenti gli opening di Pordenone e Treviso. (e.f.) 34
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Foto Davie Dotto
Focused on Northern and Central Italy, Be Standard stores are characterized by a specifc format, where the franchisee is one agent, but sells more brands.
gRuPPO Teddy/TeRRANOvA, RINASCImeNTO, CALLIOPe
Per il colosso da oltre 500 milioni di euro in arrivo 90 nuovi opening nel 2015 Born in the 60’s, Teddy group is an important fast fashion company with the brands Terranova, Rinascimento and Calliope. A company with a turnover of €500 million. Nato negli anni Sessanta dall’intuizione del fondatore, Vittorio Taddei, il Gruppo Teddy di Rimini è una realtà di spicco nel settore della fast fashion, forte dei marchi Terranova, Rinascimento e Calliope, i primi due commercializzati a livello globale tramite monomarca, il terzo operante principalmente attraverso ingrossi. Un’azienda che dà lavoro a oltre 2mila dipendenti e 4mila collaboratori, con un giro di affari di oltre 500 milioni nel 2014 (in attesa dell’approvazione del bilancio), in crescita rispetto ai 506 milioni del 2013. La quota export è pari al 58,6%, realizzata principalmente nei territori extraUe. Numeri in costante ascesa, se si tiene conto che nel 2013 il turnover era salito del 4,4%, con un valore delle vendite a prezzi retail (Iva compresa) di circa 924 milioni di euro, considerando tutta le rete distributiva, e un ebitda in rialzo del 7,3%. Come sottolineano dall’azienda, «il gruppo si è distinto per aver definito un modello di made in Italy particolare a livello di organizzazione retail e wholesale. Elemento distintivo è il franchising conto vendita, che prevede il ritiro della merce invenduta, creando una forte relazione con gli investitori in franchising. Lo stesso vale per la componente wholesale, realizzata anch’essa in prevalenza in partnership». Il 2013 si è chiuso per la realtà romagnola a quota 579 monomarca in 38 Paesi e 18 ingrossi in 13 nazioni, mentre il 2014 ha visto l’opening di 90 nuovi store. 90 sono anche le aperture previste per il 2015, fra cui quelle importanti di Terranova e Calliope in via Torino a Milano e di Terranova a Vienna. Per assecondare l’evoluzione dei gusti e del mercato, il Gruppo Teddy è alle prese con una strategia di trasformazione e ammodernamento della rete di punti vendita. In particolare, Calliope ha completato a fine 2014 un processo di restyling all’insegna di un glamour accessibile.
Lunedi - Giovedi 14 - 17 Settembre 2015 Paris Le Bourget , Francia Tessera d’ingresso gratuita on-line www.texworld.messefrankfurt.com
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trend retailers to watch tHe Queen Store Mihaela Mladenovska
attenti a quei quattro
«La crisi non ci fa paura»
Recessione come opportunità. Un punto di vista che accomuna quattro dettaglianti, che hanno avuto il coraggio di sfidare la difficile congiuntura, aprendo nuovi punti vendita, all’insegna della ricerca di Carla Mercurio
Economic crisis as opportunity. A perspective that unites four Italian retailers who have taken on the challenge of diffcult times, unveiling new premier points of sale.
«Alle clienti propongo solo capi speciali» MIhaela Mladenovska opened The Queen Store in Brescia’s city centre in 2011, with 150 square metres of foor space that brings together 60 exclusive brands. Titolare di The Queen Store a Brescia, Mihaela Mladenovska la moda la conosce bene, in virtù dei suoi trascorsi da modella. È nata in Libano 41 anni fa ma ha anche sangue russo nelle vene. Un mix di nazionalità a cui ha aggiunto esperienze di vita in Macedonia, Grecia e Germania, prima di fermarsi in Italia, dove vive da 22 anni. A Brescia ha deciso di lanciarsi nell’universo del retail di moda, aprendo nel 2009, in piazza del Mercato, Retrouvé, botique di abbigliamento vintage, dove è possibile acquistare capi di Hermès, Chanel e Louis Vuitton. Un primo step al quale ha fatto seguito, nel 2011, l’inaugurazione di The Queen Store (nella foto), 150 metri quadri su due livelli in via San Martino della Battaglia, dove ha riunito oltre 60 brand di ricerca di abbigliamento femminile, cui si aggiungono un paio di etichette del menswear proposte solo online. Un mix riuscito di label come Emilio Pucci, Viktor&Rolf, Costume National, Antonio Marras, Oscar Tiye, Marcelo Burlon, Giannico, Di Liborio, Linda Farrow, Sara Battaglia, Fatima Val, Almala e tante altre. «Le clienti mi amano - spiega perché da me possono trovare fnalmente capi forti che piacciono alle giovani di 18 anni ma anche alle 60enni, a prezzi dai 100 ei 16mila euro della proposta in pelliccia. A dare ulteriore ossigeno al business ci sono le vendite online, il 50% del giro di affari». Intanto Mihaela guarda avanti. «Voglio ripetere il format in altre città conclude - partendo dall’Italia, per poi esportarlo anche all’estero».
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anno avuto il coraggio di inaugurare le loro boutique di abbigliamento, mentre molti colleghi italiani chiudevano i battenti. Sono grintosi e pieni di idee e hanno saputo portare una ventata di novità nel panorama del retail, scommettendo su marchi giovani, frutto di una ricerca attenta, che li porta in giro per il mondo, soprattutto fra New York, Londra, Parigi e il Nord Europa. Un viaggio che prosegue nelle vie infinite della rete, fonte di spunti e idee ma anche importante veicolo di vendita. Uberta Zambeletti di Wait and See a Milano, Massimo Baltimora e Anna Maria Brivio di Norrgatan a Monza, Nicola Sani e Maddalena Pelucchini di Voga ad Arezzo, Mihaela Mladenovska di The Queen Store a Brescia hanno dato vita nel giro di pochissimi anni a format retail innovativi di successo, in grado di attrarre una clientela con un target di età che varia dai 18 ai 65 anni e oltre. Segno che, anche e soprattutto in tempi difficili, la creatività è il motore della crescita e del cambiamento.
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Voga nicola Sani e Maddalena pelucchini
«Una ventata di aria nuova» Nicola Sani and Maddalena Pelucchini launched the Voga boutique in Arezzo in 2008, with a recipe that rocks. Laureato in lettere lui, diplomata all’Istituto Marangoni lei, Nicola Sani, 36 anni, e Maddalena Pelucchini, 33, si sono conosciuti tra gli scaffali di una nota boutique di Arezzo. È nato un sodalizio sentimentale e professionale, sfociato nel 2008 nell’apertura delle boutique Voga, nella stessa città. «L’idea è stata quella di portare una ventata di novità ad Arezzo, dando spazio a marchi giovani e di ricerca. Una formula che funziona, nonostante il momento di crisi e nonostante i prezzi, non a buon mercato». Presentato in uno spazio di 100 metri quadri, divisi tra uomo e donna, che si affaccia su via dei Redi, l’assortimento comprende etichette come Acne, N°21, Msgm, Raf Simons, Carven, Rochas, Dries Van Noten, Blk Denim, Giamba e Ami Alexandre Mattiussi. Collezioni apprezzate da una clientela di habitué, con un’età dai 20 fno ai 65 anni, grazie a un gusto minimal che mette d’accordo mamma e fglia. Minimal anche gli arredi, che per scelta non prevedono l’allestimento di vetrine. Signifcativa anche l’estensione nell’online, che copre il 50% del turnover, con una presenza sulla piattaforma Farfetch e tante attività sui social media.
Wait and See uberta Zambeletti
«Non mi fermo a Milano. Aspettate e vedrete» Uberta Zambeletti kicked off with the Wait and See boutique in Milan in 2010. He’s now turning his focus to replicating the retail concept, starting with London.
norrgatan Massimo Baltimora e anna Maria Brivio
«Tutto ok, se il prezzo • giusto» Massimo Baltimora and Anna Maria Brivio frst set up shop in the Norrgatan boutique in Monza in 2012, soon followed by its counterpart, Norrghi, targeting the younger set. Compagni di vita e di lavoro, Massimo Baltimora (36 anni) e Anna Maria Brivio (33) hanno inaugurato la boutique Norrgatan, a Monza, nel 2012. Laureata in economia e commercio, Anna Maria ha lavorato come buyer per importanti negozi di Milano e Monza. Anche Massimo ha iniziato come buyer prima di aprire, nel 2009, una showroom dedicata alla vendita di marchi scandinavi del menswear, battezzata BaltimoraStudio. «Risale al quel periodo il nostro incontro - raccontano - e la scelta di spostare il focus sul womensear, scegliendo marchi inglesi contemporary e della fast fashion, che abbiamo puntanto a posizionare in store di target alto. Negozi come Excelsior a Milano, LuisaViaRoma a Firenze, Folli Follie a Mantova». Un pool di etichette alle quali nel tempo si sono aggiunte label statunitensi e australiane. Realtà cool come Anine Bing, Self-Portrait, One Teaspoon, For Love and Lemons, The Fifth, Waven, Jovonna, Goldie London. Proprio questo patrimonio di marchi ha fornito a Massimo e Anna Maria lo spunto per aprire Norrgatan (nella foto): un modo per testare sul campo la validità delle loro scelte. Un negozio frequentato da ragazze di 18 anni ma anche da signore di 60, alla ricerca di cose speciali, «lontane dalla logica delle prime linee». Un’esperienza di successo, visto che Massimo e Anna Maria stanno per traslocare in uno spazio di 300 metri quadri in via Lambro 6, rispetto agli 80 al civico 3 della stessa via. «Nei momenti di crisi - spiegano - la gente compra meno. Quindi la carta vincente è scegliere collezioni con un giusto prezzo e proporle come se fossero prime linee». Dopo Norrgatan, sono nati i più recenti Norrghi, a Monza e a Seregno, partiti con l’idea di dare più spazio alla fast fashion, con prezzi dai 28 ai 70 euro. Ma non è fnita qui: per il futuro è in cantiere il varo di un format inedito a Milano, in una location ancora da defnire.
Uberta Zambeletti ha quell’allure un po’ speciale delle persone che hanno vissuto tanto all’estero e che hanno saputo fare tesoro delle esperienze fatte. Nata a Londra, cresciuta a Madrid, milanese di famiglia, ha studiato tra la capitale spagnola e Parigi, si è laureata in Textile Design alla Chelsea School of Art e ha conseguito un master in Fashion Knitwear al Royal College of Art. Trampolini di lancio verso un futuro che la vede nei panni di stilista, interior designer, stylist, art director e fashion coordinator per realtà come Missoni, Max Mara, Anna Molinari, Etro, Pinko, Sinv e Gruppo Rinascente. È del 2010 la svolta nel retail, con l’inaugurazione della boutique Wait and See in via Santa Marta, a Milano, nell’area oggi ribattezzata Le 5vie. Un fazzoletto della vecchia Milano, stretto tra via Torino e corso Magenta, fno a poco tempo fa poco frequentato e divenuto di recente quartiere cool, grazie anche alla presenza di questa boutique: «Mi davano della matta quando ho aperto, ma a Milano mancava uno spazio che contenesse tanti brand oggetto di una ricerca pazzesca a livello mondiale, poco conosciuti e non venduti altrove». Oltre 85 etichette frutto dell’attività di scouting di Uberta, in giro per Parigi, Londra, New York, la Danimarca. «Il mondo è pieno di talenti, portiamoli qui», questa la flosofa della retailer, che nel suo negozio riunisce marchi come Gentucca Bini, Just in Case, Anonyme, Alysi, Marlotta, Tela, Arthur Arbesser, Raven Denim, per citarne alcuni, con una politica di prezzi che ha come limite massimo gli 850 euro. Etichette che richiamano un pubblico di donne colte, di tutte le età, «dai 18 agli 80 anni», e di tutte le corporature «dalla xs alla xl». Tante straniere, anche, perché «siamo sulle guide di tutto il mondo», spiega Uberta. Non solo abiti ma anche bijoux, cartoleria e pezzi vintage: Wait and See è una miniera di propositività. Ora per il Salone del Mobile arriva anche il profumo «E’Senza», lanciato in partnership con la casa di produzione indipendente Traslochi Emotivi. Mentre sono in via di defnizione importanti progetti: «Presto ripeterò il format a Londra. E poi vorrei creare delle partnership per esportarlo in tutto il mondo».
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business NEWS Gruppo Casillo
Replay
La rivoluzione Yclu’ passa anche attraverso i negozi
Con il ristorante di Porta Nuova si evolvono le formule retail
From fast fashion to ready to wear: the brand Yclu' is the new challenge of the kidswear company Fratelli Casillo. With new projects on product and distribution.
Lo stile Yclu' in passerella all'edizione di gennaio di Pitti Immagine Bimbo
Specializzato nel childrenswear, con un fatturato di oltre 30 milioni di euro destinato a crescere del 20% nel prossimo fscal year, il Gruppo Tessile Fratelli Casillo sta giocando nuove carte a livello sia di prodotto, che di distribuzione. Nel primo caso, il fulcro del cambiamento è la collezione Yclu’ che, staccandosi da quello che è tuttora il core business dell’azienda, il fast fashion, punta sulla formula del programmato. «Il progetto Yclu’ è partito con la primavera-estate 2015 - spiega Carlo Casillo, uno dei titolari - ma entrerà a pieno regime dall’autunno-inverno 2015/2016, con l’obiettivo di posizionare le collezioni nei multibrand di target medio-alto, completandone l’offerta con proposte interessanti sia come contenuti moda che come prezzo». Negozi italiani, sicuramente, ma anche stranieri. «Siamo a quota 570 sul nostro territorio - puntualizza l’imprenditore - e 118 oltreconfne, con un focus su Russia, Spagna e Grecia e prospettive di sviluppo in Nord Europa, Arabia Saudita, Libano, Emirati». Di monomarca per ora non si parla, né per Yclu’, né per le altre linee aziendali: Gaialuna, Ronnie Kay e To Be Too. «Ma stiamo ragionando su un’ipotesi - rivela Roberto Sala, direttore commerciale -. Quella di realizzare con tutti i brand “by Fratelli Casillo” punti vendita in franchising nelle principali città, come Milano, Bologna, Firenze, Roma e, naturalmente, Napoli. Poche vetrine, ma buone. Le catene non ci interessano». (a.b.)
«The store must be multisensorial», says Matteo Sinigaglia, CEO of Replay, at the opening of The Stage restaurant, in the fagship in the Porta Nuova district of Milan. A format ready to be repeated abroad. «In una fase in cui Internet ruba fette consistenti alla strada, diventa necessario fare un utilizzo diverso della strada, proponendo esperienze multisensoriali», così l’a.d. di Replay, Matteo Sinigaglia spiega l’apertura del ristorante The Stage, all’interno dello store Replay di Porta Nuova, a Milano. Gestito dallo chef Omar Allievi, il ristorante, è parte integrante del nuovo fagship, inaugurato lo scorso settembre, a cura dello studio newyorkese Roman and Williams Buildings and Interiors. È uno spazio concepito anche per gli happy hour, gli after dinner, gli incontri privati e le video conferenze. Una formula destinata a ripetersi a New York e Londra nell’arco dei prossimi due anni, che potrebbe diventare un format riproducibile in altre città, con metrature più contenute. A proposito di format, Replay sta testando nella boutique di rue Etienne Marcel, a Parigi, anche un bio-bar che sta dando buoni risultati. L’azienda veneta ha da poco rifatto il website ed è concentrata sul prodotto: «Abbiamo introdotto il concetto di smart premium, un lusso accessibile per un prodotto come il jeans, il più democratico in assoluto. Oggi i nostri modelli in denim hanno prezzi dai 139 ai 159 euro sell out». Proposte che puntano molto sulla ricerca in fatto di materiali. Si veda il denim Hyperfex, «con un’elasticità praticamente oltre il 100%. E a settembre presentiamo una grande novità: un denim in chiave sportiva». Per quanto riguarda il giro di affari, il 2014 dovrebbe chiudere in linea con il 2013 (204 milioni di euro, di cui l’85% realizzati oltrefrontiera). (c.me.)
The Stage, il ristorante del fagship Replay di piazza Gae Aulenti a Milano
Pepe Jeans London
Il servizio di Custom Studio anche in Italia The Custom Studio format by Pepe Jeans London is available in the Italian store of the label in the centre of Rome. It gives the possibility to customize denimwear and share the models created through the social networks. Dopo i riscontri della postazione Custom Studio negli store Pepe Jeans London in Spagna, Portogallo, Messico e Olanda, il format è arrivato in Italia, nel monomarca di via del Corso 73, a Roma. Nel punto vendita è stato introdotto un servizio di personalizzazione dei capi in denim, con la possibilità di scegliere disegni, stampe laser e applicazioni destinati a rendere l’acquisto del tutto unico. Grazie alla presenza di un esperto, che guida il cliente, si può scegliere una stampa dal catalogo o comporre un proprio disegno o una scritta particolare, che viene impressa con un laser sul capo in denim della label. Dopo aver aggiunto bottoni, borchie o altri tipi di applicazioni, basta selezionare l’area del capo in cui si desidera inserire il motivo scelto. Attraverso l’hashtag #pepejeanscustomstudio è possibile postare il modello scelto e scoprire tutte le altre personalizzazioni, condividendo la propria creatività in una denim art gallery. (c.me.)
La postazione Custom Studio di Pepe Jeans London è arrivata nello store romano
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Antony Morato
Apre a Napoli e fa rotta verso Torino e Amsterdam. Sognando Parigi
Arredo essenziale per la sede milanese di Dimensione Danza
The most recent opening of Antony Morato was in Naples. The next shops will be in Turin and Amsterdam and in 2016 it could be the turn of Paris. The outlook about the frm's turnover is of a growth, from more than 90 to 100 million euro. Procede il piano di sviluppo retail di Antony Morato. Dopo il recente opening dello store di Napoli, 170 metri quadri in piazza Vanvitelli, cuore dello shopping partenopeo, l’azienda è pronta a nuove aperture. Come racconta il direttore generale di Antony Morato, Manlio Massa, «L’opening di Napoli è stata una scelta strategica, dopo la chiusura della boutique di corso Umberto I, non più in sintonia con l’immagine del marchio». Previsto a fne estate anche un vernissage a Torino, nella centralissima via Roma, cosi Il punto vendita come si intensifcano i progetti in Europa, dove è da poco Antony Morato stato inaugurato un negozio a Rotterdam, cui seguirà entro la fne dell’estate uno spazio a Napoli, 170 metri quadri in ad Amsterdam, in Kalverstraat. Il progetto retail fa parte di una strategia distributiva e di piazza Vanvitelli comunicazione che ha visto negli scorsi mesi l’inaugurazione di una fliale a Parigi nel Marais, in rue du Fontaine du Temple, step importante per affrontare il mercato d’oltralpe, dove Antony Morato intende raggiungere un rapido sviluppo. «In seguito all’apertura della fliale parigina - spiega Massa le vendite dell’autunno-inverno 2015/2016 sono cresciute del 25%. Un risultato che ci incoraggia a pianifcare l’apertura di una boutique per il prossimo anno». L’azienda campana chiuderà il 2014 con un giro di affari di oltre 90 milioni di euro, rispetto agli 83 del 2013 e punta a sforare i 100 per il 2015. L’Italia copre il 30% delle vendite, l’Europa il 45% mentre il resto del mondo rappresenta il 25%. (c.me.)
Fedeli Cashmere
Dopo Londra e Seoul, la Cina con Life Luxury Group Fedeli Cashmere has subscribed a 20 years partnership with Life Luxury Group, to grow in Hong Kong, Macau and Greater China. The frst fagship of the brand in this area will be opened in the second part of the current year. Fedeli Cashmere, azienda monzese che ha superato il traguardo degli 80 anni di attività, ha sottoscritto un accordo ventennale con Life Luxury Group (Life), società specializzata nella distribuzione di marchi deluxe sul mercato cinese, per aggredire il mercato della L'interno del Repubblica Popolare attraverso tre canali: i monomarca monomarca diretti, una rete di multimarca londinese del selezionati e spazi gestiti in franchising tra Hong brand Fedeli Cashmere Kong, Macao e Greater China. La deadline per l’apertura del primo fagship a insegna Fedeli, in seguito a trattative in corso con tre shopping mall di Hong Kong, è il secondo semestre 2015. Cina in pole position, ma per il brand la nuova frontiera è il mondo: i primi monomarca internazionali a insegna Fedeli - che si aggiungono a quello storico in Montenapoleone a Milano (integrato da una showroom di 115 metri quadri) e alla boutique di Forte dei Marmi - sono stati aperti a Londra, in Draycott avenue, e a Seoul, presso lo Hyundai Department Store Coex. Parallelamente l’azienda, guidata da Gigi Fedeli, investe sull’hospitality: i prossimi opening in quest’ambito saranno agli hotel de Russie, in via del Babuino a Roma, e Ramazzino, a Porto Cervo. Senza dimenticare la vetrina allestita all’Excelsior Hotel Gallia di Milano: un’iniziativa che si inserisce nel progetto portato avanti dall’Associazione MonteNapoleone in collaborazione con l’albergo milanese, fnalizzato a ricreare una Montenapo in miniatura all’interno di questo punto di riferimento per una clientela cosmopolita. (a.t.)
Dimensione Danza
Nuovi headquarters a Milano. E si torna a parlare di retail New headquarters in the Tortona area of Milan for Dimensione Danza, that is undergoing a relaunch also in retail. Lavori in corso per il rilancio di Dimensione Danza. Strategica da questo punto di vista l’inaugurazione della nuova sede milanese, negli spazi di Superstudio Group in via Tortona 27: un ambiente di oltre 600 metri quadri che fa anche da showroom commerciale per Everlast, marchio di punta di casa A. Moda. «Stiamo lavorando al reboot del brand a 360 gradi, dal prodotto allo stile, dalla comunicazione al web», spiega Alessandro Bastagli, ceo della label e presidente di A. Moda (licenziataria per l’Italia di Everlast), che dal 2012 detiene una quota del 40% dell’etichetta legata all’universo della danza, di cui produce e distribuisce su licenza le collezioni. Strategica da questo punto di vista la decisione di tornare a sponsorizzare la trasmissione Amici, che 12 anni fa è stata un’importante cassa di risonanza per il marchio». Come spiega Bastagli, «nel 2012, quando siamo entrati nella società, Dimensione Danza fatturava 8/9 milioni di euro. Una cifra inferiore rispetto ai tempi d’oro della label, che nel 2014 ha subito un ulteriore calo, a circa 7,5 milioni di euro, dovuto in primo luogo al closing degli store». In questi anni, da otto vetrine monomarca Dimensione Danza è scesa a tre punti vendita a Milano, in corso Europa, corso Vittorio Emanuele e corso Vercelli, cui si aggiungono 280 clienti wholesale, anche questi in leggera contrazione. «In Italia puntiamo ad aprire un negozio a Roma. All’estero, che oggi rappresenta il 35% del giro di affari, stiamo valutando con il partner del Far East, Hero International, l’opening di uno spazio a Tokyo Omotesando; in Medio Oriente scommetteremo sul Dubai Mall e poi dovremmo concludere una partnership per entrare nei department store di un’importante catena statunitense». Sempre a proposito di operazioni oltrefrontiera, di recente è stato concluso un accordo con Societˆ Italia, con cui si conta di recuperare il terreno perduto negli ultimi mesi di crisi del Paese. (c.me.) 14_04_2015
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© F. Peyrat
business department store
Galeries Lafayette
Tagli in Francia ma più estero © M. P
erez
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1. Il ceo di Printemps, Paolo De Cesare 2. La mascotte dei 150 anni, Rose, disegnata dall’artista giapponese Hiroshi Yoshii 3. La facciata dello store in centro a Parigi, sulla quale sono state applicate 5.500 rose artifciali
I 150 anni di prInTempS: «Lusso sì, ma c’è dell’altro» 150 candeline per Printemps, che nel solo store di boulevard Haussmann accoglie 28 milioni di visitatori l’anno. Da dove vengono? Cosa cercano? La parola al ceo Paolo De Cesare di Alessandra Bigotta
150 years are a milestone for Printemps, that only in the store on boulevard Haussmann welcomes 28 million people every year. For them, a special edition of 1,000 products of 400 brands and other long term initiatives. A talk with CEO Paolo De Cesare.
ono 5.500 i fiori artificiali che ricoHaussmann? «Arrivano naturalmente prono la facciata del department molti stranieri - risponde il ceo -. Semstore Printemps in boulevard pre più asiatici e mediorientali. Ma lo Haussmann a Parigi: un simbolo di zoccolo duro restano ancora i connaottimismo non solo per l’insegna, al zionali». «L’alto di gamma fa da calamitraguardo dei 150 anni, ma anche per ta - prosegue - ma c’è dell’altro. Quello la città, ancora scossa dai recenti atche offriamo, attraverso 2.500 brand, tentati. «Del resto - commenta il ceo, è un’alchimia di proposte calibrate tra Paolo De Cesare - Printemps significa loro, con la giusta atmosfera, il servizio, “primavera”, rinascita, emozione. Perla logistica come supporto». In controché non basta il lusso in sé, per quanto tendenza rispetto ad altri, il format reimportante, a conquista “francocentrico”: il Facts & figures stare le migliaia di perprossimo opening sarà sone che ogni giorno a Nizza. Intanto le cetransitano nei nostri lebrazioni entrano nel negozi (18 in totale, divivo: tra le iniziative, le i marchi da Printemps stribuiti nelle città con vetrine realizzate con oltre 500mila abitanti, 11 artisti e la vendita di ndr), sparsi sul territoun migliaio di prodotti i visitatori degli store rio francese». Chi sono esclusivi insieme a 400 e cosa cercano questi marchi partner, 250 dei visitatori, 28 milioni quali commercializzati l’anno nel solo punto nell’e-shop “ephemère” il fatturato del gruppo vendita di boulevard 150.printemps.com. n
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Galeries Lafayette will stop two (or three) stores in France. But it goes on with the international expansion.
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hiusure in vista per due punti vendita delle Galeries Lafayette in Francia: si tratta dei negozi di Thiais, vicino a Parigi, e di Beziers, nella parte meridionale del Paese, con prospettive di riduzione del personale. In bilico un terzo store, a Lille, se non verranno raggiunti accordi nell’attuale rinegoziazione dell’afftto. In base ai dati diffusi dalle organizzazioni sindacali, a Thiais sono impiegate 117 persone, a Beziers 45 e a Lille 134, su un organico complessivo di circa 11 mila collaboratori. Recentemente il Gruppo Galeries Lafayette, che nel 2014 ha registrato vendite per 3,8 miliardi di euro, ha annunciato nuovi investimenti oltreconfne. Sarà innanzitutto presente all’interno dell’outdoor mall Katara Plaza di Ali Bin Al Group a Doha, al via nel 2016, e per il 2018 prepara opening a Istanbul e a Milano, nel complesso Westfeld Milan (un progetto che unisce i gruppi Percassi e Westfeld). Ci sarà spazio anche per un’inaugurazione nel centro di Parigi, sugli Champs-Elysées, ma non prima di tre anni.
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70 mln
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La storica cupola delle Galeries Lafayette in boulevard Haussmann nella capitale francese
business saloni in cina Le rassegne di fine marzo a Shanghai hanno fornito lo spaccato di un Paese passato dal predominio dei meri produttori alla concorrenza agguerrita dei format distributivi. Per la prima volta le realtà del made in Italy si sono presentate compatte all’appuntamento: una chance strategica in un mercato in continuo fermento, ma è solo l’inizio
Prove di gigAntismo di Marc Sondermann
The Shanghai fashion fairs at the end of March, with a strong presence of made in Italy brands, were the mirror of a fast-changing market, where the mere producers have given way to the giants of distribution. Everything is evolving, beginning from a consumer who pays greater attention to price-quality ratio, but is also still interested in the Western brands, lifestyle and know-how.
ppena arrivati al nuovo centro fieristico di Shanghai nel Qingpu District, lo spettacolo è imponente: l’edificio a forma di quadrifoglio si estende su 400mila metri quadrati, di cui solo (si fa per dire) 208mila in uso per l’edizione congiunta delle fiere Intertextile (tessile) e Chic (abbigliamento). Quest’ultima, giunta alla 23esima edizione, è fresca di trasloco da Beijing. La missione è insediarsi saldamente nel cuore commerciale del Paese, con una rassegna il più possibile rappresentativa del moderno knowhow in fatto di tessile/abbigliamento. Il fermento è percepibile. La Cina si sta attrezzando al grande salto di qualità del proprio sistema moda. Il giudizio, pressoché unanime, dei visitatori occidentali è che il livello delle manifatture abbia ormai poco da invidiare a quelle occidentali. Anche la stessa architettura degli stand è all’altezza di ciò che si può vedere alle nostre longitudini, sia per originalità, sia per professionalità dei retail concept che qui si propongono ai potenziali franchisee. Semmai è il gusto a differire: più che agli archetipi occidentali, gli adolescenti cinesi guardano allo stile eclettico, coloratissimo e prettamente asiatico delle popstar
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coreane, Psy (“Gangnam Style”) in testa. Parlando con i portavoce di alcuni brand locali ci si fa un’idea delle dimensioni del loro business: Peace Bird, ad esempio, catena che si colloca all’incirca in decima posizione sul mercato domestico, in 15 anni ha aperto nella Mainland oltre 3mila negozi, per un totale di otto miliardi di renminbi (circa 1,5 miliardi di euro) di fatturato annui. «Il nostro settore sta vivendo uno sviluppo da capogiro» spiega Cheng Dapeng, executive vice president della China National Garment Association, nonché supremo regista di Chic. «Nel giro di due/tre anni - aggiunge - brand giganteschi appaiono e scompaiono dall’orizzonte». Attualmente i modelli di business dei player presenti sul mercato sono in piena evoluzione. Dalla fase di predominio dei meri produttori si è passati alla concorrenza spasmodica tra format distributivi. Da un lato ci sono gli specialisti di prodotto, del denimwear o della maglieria per esempio, dall’altro le lifestyle company, che offrono al loro target di riferimento uno specifico total look. «Il consumatore si è evoluto e guarda ormai con grande attenzione al rapporto tra qualità e prezzo - chiosa Cheng Dapeng
-. Per rimanere competitive, le aziende devono ridurre l’incidenza dello stock sul conto economico. Un esempio a cui ci si ispira per risolvere il problema è il marchio tedesco S. Oliver». Che di fatto è una fast fashion company, simbolo della capacità di integrare produzione e distribuzione in un minuzioso meccanismo ad orologeria, coordinato con precisione dalla creatività dell’ufficio stile alla consegna just-in-time. È questo il modello organizzativo a cui ci si orienta e, in effetti, a Shanghai ogni tassello della filiera è presente. Integrate dalle eccellenze occidentali, radunate in appositi padiglioni per nazionalità (oltre agli italiani ci sono i francesi, i tedeschi, i coreani, i giapponesi), le aziende cinesi qui presenti spaziano dai giovani designer ai fornitori di tessuti, passando per i grandi retailer e i distretti manufatturieri. Come può interagire il made in Italy con questa variegata e multiforme galassia? Intanto, tramite una presenza coordinata tra
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1. Il nuovo centro feristico di Shanghai nel Qingpu District 2. L’interno dell’edifcio a forma di quadrifoglio, esteso su 400mila metri quadri, di cui 208mila in uso per l’edizione congiunta delle fere Intertextile e Chic 3. e 4. Alcuni stand alla manifestazione
theMicamshanghai, la novità Italian Fashion@Chic e Milano Unica China, quest’ultima in tandem con Intertextile: un primo passo è stato fatto. Ci si presenta coesi, realizzando anche dei piccoli fashion show in loco. Certo, molto resta ancora da fare, soprattutto per favorire l’afflusso dei 125mila, in parte giovanissimi, visitatori della fiera presso gli stand italiani. Come spiega Piero Iacomoni, titolare del luxury brand del kidswear Monalisa, «siamo in fase esplorativa. Solo chi si muove conosce, e solo chi conosce può, in prospettiva, fare business». Parole che riassumono alla perfezione lo spirito che si respira a Shanghai, dove il livello di curiosità ed entusiasmo per tutto ciò che esprime il meglio del know-how occidentale n rimane altissimo.
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il made in italy tira le somme
«soddisfatti. E ora guardiamo avanti» «We reached our goal: to be under the spotlight in a strategic market»: the promoters of the Italian fairs in Shanghai are satisfed. Next event in October. i dicono soddisfatti, i promotori della prima presenza sinergica del made in Italy sulla piazza di Shanghai, in occasione di Chic e Intertextile. «Siamo riusciti a fare sistema» afferma Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia, che sottolinea anche l’importanza del supporto dell’Ice e del Ministero allo Sviluppo Economico, nella persona del vice ministro Carlo Calenda, presente nella metropoli cinese durante la manifestazione. «Sono stati tre giorni di contatti commerciali concreti» aggiunge Antonio Gavazzeni, numero uno di Emi-Ente Moda Italia. Cleto Sagripanti (nella foto), alla guida di Assocalzaturifci, defnisce theMicamshanghai e Italian Fashion@Chic «l’unica piattaforma italiana all’estero per la moda, oltre che un modello di manifestazione a cui guardare per promuovere il made in Italy oltreconfne». «Si tratta della prima vetrina integrata della moda italiana in Cina» ribadisce Enrico Pazzali, a.d di Fiera Milano e Silvio Albini, presidente di Milano Unica, gli fa eco: «Soprattutto nei mercati lontani è importante presentarsi uniti, in un’ottica di fliera». I fondamentali sono stati tracciati, «nonostante qualche diffcoltà, fsiologica in una fase iniziale», ammette Marenzi. Dopo l’”edizione zero”, si entrerà nel vivo con il secondo appuntamento, previsto in ottobre.
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business SCENARI Innovazione, strumenti logistici all’avanguardia, personale qualificato e condizioni quadro favorevoli alle imprese hanno spinto molte aziende internazionali della moda a insediarsi nella “Ticino Fashion Valley”. Che sta diventando un hub forte anche per i player del commercio elettronico
A sinistra, un modello di Boss presentato a New York e, sotto, un capo di Philipp Plein: due realtà della moda che hanno scelto la “Ticino Fashion Valley”
Nuove sfde per la Ticino Fashion Valley di Alessandra Bigotta
More than 40 fashion firms with about 4.500 workers have chosen the “Ticino Fashion Valley” for their premises. This area presents interesting opportunities also for the e-commerce players.
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ltimamente si è parlato molto di Svizzera in relazione all’apprezzamento del franco sull’euro: un fattore che, secondo gli esperti, non incide tuttavia più di tanto sulle attività a bassa densità di costi espressi in franchi, portate avanti dai marchi internazionali che scelgono il Paese elvetico per gestire processi come l’organizzazione commerciale, la logistica integrata, la ricerca e lo sviluppo. «In particolare nella “Ticino Fashion Valley” - spiega Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia in seno al Dipartimento delle finanze e dell’economia del Cantone Ticino - sono attive più di 40 aziende della moda con circa 4.500 addetti, su un totale nazionale di 14mila». Di queste, «le otto maggiori danno lavoro da sole a oltre 3.600 dipendenti, con un orientamento all’alto di gamma». Dove si indirizzano gli investimenti di queste realtà? «Principalmente verso i centri di sviluppo dei prodotti, ma anche verso la gestione dei flussi di materiali e delle relative informazioni, dalle origini presso i fornitori, fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti». Non si tratta di strutture legate alle regole della logistica classica, «ma di veri centri direzionali all’avanguardia, rivolti a tutto il mercato europeo». Negli ultimi 20 anni, sul territorio tra Stabio, Coldrerio, Chiasso, Mendrisio e Lugano si sono insediati Guess, Hugo Boss, Michael Kors, VF Corporation e Philipp Plein, solo per citarne alcuni, con predecessori come Ermenegildo Ze-
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gna. «La nuova ondata - informa Rizzi sono i player dell’e-commerce, che possono avvalersi, tra l’altro, del know how di università e centri di ricerca di alto livello». Esistono plus “trans-settoriali”: stabilità politica, condizioni quadro favorevoli alle imprese, amministrazione snella ed efficace, una pressione fiscale moderata e il costo del lavoro che «è di 1,25 rispetto allo stipendio di un addetto, mentre nella Penisola è il doppio. Questo permette di compensare il livello più alto dei salari svizzeri», informa Lorenzo Leoni della Fondazione Agire, tra i cui membri fondatori c’è lo stesso Dipartimento delle finanze e dell’economia «e il cui obiettivo - informa Leoni - è promuovere il trasferimento del sapere e della tecnologia, sostenendo l’imprenditorialità per creare nuovi posti di lavoro». In questi giorni sta partendo un progetto nazionale, lo Swiss Innovation Park: una struttura articolata in due sedi principali in Svizzera, più altre su temi specifici, per ospitare il settore ricerca e sviluppo di grandi aziende estere. «Il Ticino - anticipa Stefano Rizzi - si è candidato per ottenere un hub su “Fashion, Luxury and Data Logistics”, in sinergia con i qualificati istituti di ricerca dell’area». «Da noi la formazione - conclude - è un asset, con eccellenze come la STA-Scuola specializzata superiore di tecnica dell’abbigliamento e della moda e la SAMS-Scuola di arti e mestieri della sartoria. Due entità che presto si riuniranno nel nuovo headquarter in fase di progettazione avanzata a Chiasso». n
Anticipazioni
A Lugano si parla di e-commerce A summit about e-commerce in the “Ticino Fashion Valley” is scheduled on 23rd April in Lugano. Uno dei settori in grande sviluppo in Svizzera e nell’area del Ticino è l’e-commerce. Lo conferma Carlo Terreni, direttore generale di NetComm Suisse (l’associazione elvetica del commercio elettronico), che riporta alcune cifre chiave: «Ogni svizzero spende circa 500 franchi l’anno per comprare online abbigliamento e articoli fashion, con una stima del +16,3% di acquisti nel 2014». In generale, l’attuale quota dell’e-commerce sul fatturato al dettaglio nel Paese è del 5%, ma si prevede che salga all’11% entro il 2020. Al di là di questi dati, per le società di e-commerce insediarsi nella regione con le proprie strutture risulta strategico, visto l’alto tasso di innovazione. C’è molto da conoscere e da rifettere sul tema: un’occasione per saperne di più è il convegno e-commerce meets fashion in the “Ticino Fashion Valley”, in programma a Lugano il 23 aprile, presso il CineStar Multisala di via Ciani 100: un’intera giornata di interventi a cura di esperti, esponenti delle istituzioni, manager e rilevanti player del settore. Tra i moderatori il direttore e ceo di Fashion, Marc Sondermann.
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trend salonedelmobile di Angela Tovazzi
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Organic hOme A key topic of the next Salone del Mobile will be organic-design, with shapes inspired by the world of nature.
Linee morbide e sinuose ispirate alle forme della natura, colori green, la sperimentazione tecnologica al servizio dell’ecosostenibilità: il filone dei designer promotori dell’organicpensiero si rafforza alla prossima edizione del Salone del Mobile. In scena oggetti che portano avanti il biomorfismo di maestri del design come Ross Lovegrove, Ron Arad e Karim Rashid, e che con la loro estetica sculturea puntano a sfumare la linea di demarcazione tra indoor e outdoor, naturale e artificiale.
#DANESE
Stab Vase è una combinazione di forme in vetro sofato a bocca, inflate come un pugnale in una base di legno, come spiega il designer Arik Levy. Studiato per accogliere piante, aromi o frutta, il progetto è composto da elementi intercambiabili, per generare diversi paesaggi domestici.
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#FOSCARINI
Si chiama Lake la nuova lampada da parete frmata da LucidiPevere per Foscarini. Una forma organica, asimmetrica, che ricorda la visione aerea di un lago. Composta da un piano tondeggiante e irregolare, ha una parte del bordo ripiegata verso l’interno, sotto cui si nasconde una fonte Led.
#COSE DA BOCIA
Prima prova alla design week per la kids collection di furniture design progettata da Andrea Marcante e Adelaide Testa-Studio Uda Architetti. Ă&#x2C6; realizzata in legno riciclato, tubolare metallico, cordame e sughero.
#DRIADE
Possono essere utilizzati da entrambi i lati, sia per un solifeur che per un bouquet, i vasi in vetro Root Vases by Giorgio Bonaguro per Driade. Costituiti da un cilindro di vetro bianco, soprendono con un secondo vaso interno a forma di radice stilizzata.
#ARTEMIDE
Tra le novitĂ di Artemide spicca Chlorophilia, una lampada a sospensione disegnata da Ross Lovegrove e ispirata allo stile organico-tecnologico del designer inglese. ParticolaritĂ , il corpo centrale a Led circondato da elementi metallici a forma di foglia, che creano giochi di ombre.
#CASSINA
Rimanda alle forme organiche delle architetture di Le Corbusier la collezione disegnata da Jaime Hayon per Cassina: quattro centrotavola, un vassoio composto da due pezzi a forma di fagiolo e due tavolini, tutti in frassino massiccio tinto nero.
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trend salonedelmobile #KARTELL
L’ultima creazione di Kartell Lights, frmata da Ferruccio Laviani, è Battery: un’abatjour a Led 100% ricaricabile tramite cavo Usb, proposta in sette nuove nuance che si aggiungono alla versione in cristallo trasparente.
#COLICO
Rosso acceso per la seduta Ty-Roll di Colico, omaggio alle tradizionali sedie tirolesi.
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LiVing energY In total block or in different shades, strong colors customize lighting and furniture.
L’abitare del futuro sarà a colori. Tinte pop, proposte in monocromia oppure con brillanti sfumature, sono il quid distintivo di luci e arredi, in grado di personalizzare e dare un appeal giovane e ironico a ogni ambiente.
#VENINI
A Euroluce, Venini presenta la versione maxi di Balloton, un’architettura luminosa composta da una cascata di 700 sfere di vetro sofato multicolor, per un’altezza di 3,5 metri.
#MOROSO
Firmato da Ron Arad, il divano Glider presenta linee morbide e sinuose ed è rivestito con il tessuto sfumato Blur, realizzato in una gradazione rosso-viola dall’azienda olandese Febrik, in esclusiva per Moroso.
#LASVIT
Si chiama Candy la nuova collezione di lampadari progettata dai fratelli Campana. L’ispirazione? «Le caramelle colorate che si comprano nei mercati rionali».
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#CAPPELLINI
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industriaL chic
Piero Lissoni completa la collezione Lochness presentata nel 2014 con tre nuovi prodotti dall’estetica industrial: una madia a due ante battenti, dei tavoli-scrivania e una cassettiera da terra.
Industrial style holds its positions and fnds new interpretations, with precious materials and fnishes.
Ancora forte la tendenza dello stile industriale, con linee minimal, immagine vintage, colori grezzi, ma con un upgrading in chiave raffinata, grazie a materiali e finiture preziose. Per soluzioni adatte sia alla zona living che ad ambienti contract.
#POLTRONA FRAU Il designer Roberto Lazzeroni reinterpreta il classico letto a baldacchino con una visione aerea e leggera. Il risultato è Volare, una struttura che mixa pelle, cuoio, legno e tessuto.
#VITRA #CRASSEVIG
Una seduta a forma di cerchio e un unico tubo modellato, senza limiti, spigoli o chiusure, per richiamare il tema dell’aggregazione: questo l’identikit di Otto, sgabello girevole frmato da Mario Ferrarini per Crassevig.
Prende il nome dal quartiere parigino dove vivono Ronan ed Erwan Bouroullec la collezione Belleville di Vitra. I due designer hanno frmato una famiglia di prodotti dall’immagine essenziale, con giochi di curve e linee.
#KNOLL
Dalla collaborazione tra Knoll ed Edward Barber e Jay Osgerby nasce la nuova Pilot Chair, una poltrona dal mood industriale, adatta sia per l’ufcio che per il living. 14_04_2015
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trend salonedelmobile #EMILIO PUCCI
Si chiama Madame la nuova poltroncina imbottita di Kartell frmata da Philippe Starck, rivestita con stampe “Cities of the World” di Emilio Pucci.
#ETRO
preview/le griffe dellamoda
Il lifestyle Etro Home diventa più completo con la nuova linea Etro Furnishing, che abbina legni laccati, pelle e metalli cromati con i tessuti-icona della maison, come i ramage di Achillea e i velluti di Malia.
fashiOn decOr The challenge for big fashion brands? To express their creative style in everyday objects. A preview of the design week.
L’estetica delle passerelle trova nuovi canali espressivi nel mondo furniture: dagli specialisti della moda alcuni prodotti clou delle collezioni home, protagoniste alla design week. In primo piano texture e classici della tradizione tessile delle maison, tradotti in oggetti per la vita domestica.
#HERMÈS
Si ispira alle caratteristiche strisce della zebra il tessuto d’arredamento Zébrures di Hermès. In cotone e seta, è disegnato da Louis Boquin.
#ARMANI/ CASA
Tra le nuove lampade presentate da Giorgio Armani c’è quella da tavolo Jaime. Particolarità, la struttura in bronzo e il paralume in vetro di Murano.
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#MISSONI HOME
Tonalità e sfumature delicate per il Rialma Pouf Pallina di MissoniHome.
#BORBONESE
L’Illusion Table è uno dei prodotti del progetto Global Living di Borbonese, che farà il suo debutto al Salone del Mobile. Fil rouge dell’oferta, gli elementi iconografci della maison: la stampa OP (occhio di pernice), la vite, la stafa e la farfalla.
#DIESEL LIVING
Creata in collaborazione con Moroso, la poltrona Work is Over punta su un design sobrio e funzionale, con fogli di lamiera perforata che fungono sia da struttura, sia da elemento decorativo.
#TRUSSARDI CASA Telaio in acciaio e rivestimento in pelle nabuk per la poltrona Sit 414 frmata da Carlo Colombo.
#FENDI CASA
Immagine vintage per la Constellation Cofee Table di Fendi, composta da un set di tavolini circolari con ripiano specchiato coordinato alla struttura.
#LOUIS VUITTON
Nella nuova collezione di oggetti ispirati al viaggio Objects Nomades, frmata da nove designer, c’è anche l’Ernest Bed, un letto ripiegabile disegnato da Gwenaël Nicolas.
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trend SCOUTING
VÊTEMENTS Now in its second season, the Demna Gvasalia brand revealed itself as one of the leading lights among the emerging names at the Paris fashion week.
BRAND TO
wATch Hanno alle spalle poche stagioni, ma stanno conquistando un posto al sole negli shop che contano. Il leitmotiv? Un concept particolare, in grado di “bucare” subito il mercato a cura di Angela Tovazzi
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Lo stilista è il georgiano, naturalizzato francese, Demna Gvasalia. La collezione, alla seconda stagione, si chiama Vêtements. Un nome semplice da ricordare che all’ultima fashion week parigina ha fatto molto parlare di sé. Che intorno al marchio ci fosse interesse si è capito già dallo stuolo di vip intervenuti alla sfilata - dal rapper (nonché designer per Adidas) Kanye West all’attore e musicista Jared Leto - e soprattutto dalla coda di buyer, ma anche di redattrici e fashioniste, ospiti “d’eccezione” alla location dello show, Le Dépot, uno dei sexyclub gay più noti di Parigi. Del resto, lo stilista si è fatto le ossa da Louis Vuitton e soprattutto da Maison Margiela (ai tempi d’oro di Martin), dopo essersi messo in luce alla terza edizione del concorso Its di Trieste, e fin dal suo debutto en solitaire ha dato prova di uno sguardo stilistico innovativo. Soprattutto nei volumi: decisamente oversize, per trench, giacche, bomber e camicie. Che azzerano le distanze tra maschile e femminile, streetstyle e sartoriale, vintage e avantgarde, in un melting pot anarchico, dall’appeal immediato, contemporaneo. Presente in top shop come Joyce a Hong Kong, La Garçonne e IF a New York e Joseph a Londra, con la sua freschezza sta conquistando anche l’Italia, dove è attivo in una decina di spazi, come O’ a Parma, 519 a Verona e Antonioli a Milano.
SVETA
Russa di Togliattigrad, cittadina degli Urali, Sveta Sotnikova ha mosso i primi passi nel mondo della moda come modella, anche se il suo obiettivo è sempre stato quello di diventare stilista. L’occasione arriva dopo i corsi all’Istituto Marangoni di Milano: Sveta si diploma e comincia a creare una serie di prototipi, realizzati da due laboratori milanesi. A luglio 2014 lancia la sua prima collezione, definita dalla stessa stilista «technochicÈ, oggi disponibile presso la showroom milanese Pizzini e in una decina di multimarca, come Fiacchini Luxury Boutique di Forte dei Marmi, Cashmere House a Berlino e Courage a Kempten (nel Sud della Germania). La sua moda è tutta made in Italy: un plus certificato da uno speciale QR posto sull’etichetta, che contiene informazioni sull’origine del capo, sulle caratteristiche tecniche e sui materiali utilizzati, al fine di identificarne la tracciabilità. I prezzi al pubblico si aggirano intorno ai 1.000 euro per i capispalla, ai 500-700 euro per maglie e abiti e agli 800 euro per gonne e pantaloni in pelle.
Giordano Ollari O’ (Parma)
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Da tenere dÕocchio cÕ• Demna Gvasalia, con il brand V•tements: ne sentiremo ancora parlare. A Parigi si • distinto come uno dei nomi pi• interessanti della fashion week, grazie al grande studio sui volumi, in grado di creare movimento, soprattutto nei capispalla. La collezione • unisex e gioca sul mix & match di vintage e urbanwear. Davvero innovativa.
Former model Sveta Sotnikova has launched her frst techno-chic collection, exclusively made in Italy.
PENCE Pence returns to the market thanks to Dora Zecchi, the second generation of the Venetian family. The focus? Raw materials.
Pence è il marchio fondato nel 1979 da un’azienda della provincia di Venezia specializzata nella produzione di pantaloni per importanti marchi del made in Italy. Nel 2010 Dora Zecchin, la figlia del proprietario, decide di farlo rivivere, partendo dall’amore per i tessuti, la sperimentazione e il fatto a mano. «È la materia prima che “comanda” il mio lavoroÈ, spiega Dora, che nelle collezioni uomo e donna dell’autunno-inverno 2015/2016 (sempre più complete a formare un “armadio” ideale per lui e per lei) utilizza tessuti in esclusiva ed esprime in modo originale la propria passione per il classico rivisitato e il vintage. I suoi capi hanno infatti dettagli sorprendenti: gli appunti del modellista sono riportati sul tessuto interno di una tasca, alcuni pezzi sono stati immersi parzialmente a mano in pigmenti colorati, altri sono ravvivati da gugliate di fili di lana a contrasto, nella parte in denim ci sono infiniti giochi di patchwork e una parte ancora sviluppa sapientemente il tema borchie. Il marchio si sta mettendo in luce nelle migliori boutique italiane (dove un pantalone viene venduto a un prezzo tra i 130 e i 280 euro) e si sta espandendo in Giappone. (e.a.) 14_04_2015
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trend SCOUTING LABO.ART
Ludovica Diligu’s Labo Art: minimal, functional Labo.art è nata dall’intuizione and free from fashion diktats. di Ludovica Diligu, giovane imprenditrice milanese oggi residente a Berlino. La collezione ha un’immagine funzionale e minimalista, lontana dall’assillo dei trend. Lo studio sui volumi e il focus sulle forme geometriche caratterizzano le proposte: abiti, gonne ampie e capispalla, ispirati al guardaroba maschile e military. Pezzi realizzati con materiali naturali di qualità e lavorati nel rispetto degli standard del made in Italy. La linea è distribuita attraverso il flagship di Milano in via Maroncelli e il monomarca di Berlino, nel concept mall Bikini. Inoltre è presente in 120 shop, di cui 30 solo negli States. Fra i nomi: San Carlo di Torino, Penelope di Brescia, Joan Shepp di Philadelphia, If Store di Dubai, Journal Standard Luxe di Tokyo, Li-Berty di Seoul. I prezzi medi al pubblico della collezione invernale vanno dai 70 ai 350 euro. (c.me.)
MASSAUA
Nato tre anni fa da un’intuizione di Maurizio Zaupa, Massaua è un total look maschile che ha preso spunto dall’abbigliamento coloniale dei primi del Novecento, Massaua is a attualizzato con lo spirito menswear brand contemporary dei giorni nostri. «Mi whose style sono ispirato ai gentlemen italiani takes colonial che andavano nelle colonie vestiti clothing from con abiti eleganti e belle giacche the early 20th century and dal piglio disinvolto», spiega Zaupa. reinvents it with Non a caso, Massaua «è un tipo di a contemporary cotone ma anche il porto eritreo twist. dove sbarcavano i coloni italiani. Ho usato delle tele “massaua” cimosate, realizzate con Bonotto, oltre a lane berbere e cotoni delle Zimbabwe». Articolata in due parti, un’offerta denim e una più sartoriale, la collezione ha prezzi al pubblico tra i 200-350 euro per i pantaloni e i 600-800 delle giacche. Presente in The Angola-born designer has conquered 250 leading stores Italia nella showroom Heda di via in the space of a few seasons. Decembrio 31 a Milano, la label si avvale, a partire da questa stagione, Originaria dell’Angola, ex top model (nel 1996, a Lisbona, ha vinto il premio di una rete vendita strutturata, “Modella dell’anno”), Susana Traça ha cominciato a disegnare calzature a in seguito all’intesa con la Blue Milano, dopo aver lavorato nell’ufficio commerciale di importanti griffe. La Detail di Bassano del Grappa, che sua scarpa-icona è il modello con listini a “ragnetto”, che fa da filo conduttore si occupa della produzione e della a sneaker superglamour (come le “Running strike”, coperte da brevetto distribuzione. «A oggi - racconta internazionale) e a modelli che uniscono motivi tribali e metropolitani, Zaupa - siamo venduti presso un al 100% made in Italy. Un quid distintivo che ha permesso alla collezione numero ristretto di punti vendita di sbarcare negli shop che contano, come Galeries Lafayette a Parigi, La top level, come Tomorrowland in Rinascente a Milano, Gisa ad Ancona, Ratti a Pesaro, Vinicio a Legnano, Giappone, Eredi Chiarini a Firenze Isetan e Takashimaya a Tokyo, arrivando a conquistare 180 multimarca e Tenue de Nîmes ad Amsterdam, italiani e 70 esteri. La collezione (dall’autunno-inverno 2015/2016 ma l’obiettivo è arrivare a un totale arricchita da un’offerta di pelletteria) è disponibile nella nuova showroom di di 80 negozi nel mondo». (c.me.) via Archimede 10 a Milano, con prezzi medi sell in intorno ai 110 euro.
SUSANA TRA‚A
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MANURINA Designed by Manuela Rinaldi, the bags collection bets on chromatic and elegant combinations and linear design.
Trae ispirazione dall’arte, dall’architettura e dal design la collezione Manurina, giovane brand di borse arrivato (con l’autunno-inverno 2015/2016) alla quarta stagione. Il marchio è nato dall’intuizione di Manuela Rinaldi, designer con anni di esperienza all’interno di realtà come Costume National, Trussardi, Dolce&Gabbana ed Elisabetta Franchi, e di Mauro Culotta, con un passato commerciale in Bottega Veneta e Gucci. Leitmotiv della linea, gli accostamenti cromatici sofisticati e il design lineare e raffinato, espressione di un’artigianalità made in Italy. Plus che hanno permesso alla label di entrare nell’assortimento di un circuito di top shop come N.30 e Alex Boutique a Milano, Parisi a Taormina, Manzetti a Roma, oltre che in multimarca in Marocco, Giappone, Corea e Stati Uniti. La collezione è venduta al pubblico con prezzi medi intorno ai 450-500 euro.
Founded in 2010, the French ultralight duvet brand is already available in 2 thousand multibrand stores in 30 countries.
JOTT
Fondato a Marsiglia nel 2010 da Mathieu e Nicolas Gourdikian, Jott (acronimo di Just Over The Top) ha bruciato le tappe. Nel giro di circa quattro anni ha infatti conquistato 2mila tra multimarca e department store in 30 Paesi - tra cui Galeries Lafayette e Fenwick in Uk, Shinsegae in Corea e Baycrew’s in Giappone - e sta avanzando a ritmo serrato nel retail: dopo gli opening di Marsiglia e Aix en Provence, aprirà altri sette monomarca nel 2015, tra cui a Barcellona. La ricetta del brand? Una collezione monoprodotto uomo, donna e bambino, totalmente made in France, focalizzata su piumini ultraleggeri (circa 250 grammi), realizzati in piuma d’oca certificata e nylon, in un’ampia palette colori (18 ogni stagione). Arrivato in Italia nel 2013, Jott si è ritagliato uno spazio in 250 store e ha importanti progetti: in primis l’apertura di un negozio con la propria insegna. Possibile destinazione, Milano. 14_04_2015
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trend hoTSpoT To waTch Spazio RoSSana oRlandi
«Un concentrato di energia e passione» Lo Spazio Rossana Orlandi, in zona Sant’Ambrogio a Milano, è un luogo magico, in cui perdersi, a metà strada tra la showroom e il concept store. In occasione della settimana milanese dell’arredo fa dialogare il lavoro di designer e marchi come Damiano Spelta, Enrico Marone Cinzano, Gufram, Marimekko, Nuka Zupanc, Panerai, Piet Hein Eek e Sunbrella di Elena Azzola
ti Benvenuiso” in “paè nratoapder raccogliere
ogo ava e dare «Questo lu mi interess e h c la n g si e il d rendo loro giovani, off i lo a i v tà ti il a ib re is v i. I c di realizzars inante. à it il ib ss o p gico e affasc trovano ma rgia e amore. e Pieno di en oi e loro ano e tra n n io ss a p p a Ci si ordinari» pporti stra ra o n a re c si
Spazio Rossana Orlandi in Via Bandello in Milan is a reference point for young designers, companies and lovers of beauty in general, thanks to this special and constantly evolving view between showroom and concept store.
L’
anima di una delle gallerie di design più affermate al mondo è indaffarata: si aggira tra il cortile e l’interno dell’ex cravattificio di via Bandello 14/16 a Milano, per organizzare al meglio la sede in vista della settimana del Salone del Mobile, insieme ai suoi collaboratori. Lo Spazio Rossana Orlandi - aperto nel 2002 e diventato nel corso degli anni un punto di riferimento per i designer, le aziende e gli appassionati del bello a più ampio raggio - a pochi giorni dall’evento è “work in progress”, una fucina dove si lavora a pieno ritmo, ma in un clima disteso e sereno. La signora, minuta, affascinante e solo un po’ stravagante (per via dei grandi occhiali bianchi), ci riceve lo stesso, per spiegarci questo luogo a metà strada tra la showroom e il concept store, pronto a trasformarsi di continuo, in onore delle passioni di chi l’ha inventato. «In passato ho lavorato nella moda - racconta -. In particolare, mi oc-
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cupavo di filati per maglieria, un ambito che impone di essere in anticipo di due anni sulle tendenze. Lo sguardo al design era determinante per capire dove si stava andando. Per questo mi ci sono avvicinata, seguendone l’evoluzione negli anni d’oro, quando designer come Joe Colombo, Ettore Sottsass, Franco Albini, Vico Magistretti e Achille Castiglioni erano al massimo della loro produzione». «Questo spazio è nato per raccogliere il design che mi interessava e dare visibilità ai giovani, offrendo loro la possibilità di realizzarsi - prosegue -. I creativi lo trovano magico e affascinate. Pieno di energie e amore. Ci si appassionano e tra noi e loro si creano rapporti straordinari». I nuovi designer propongono qui i loro prototipi o le loro piccole produzioni autofinanziate e grazie allo spazio, e al network di conoscenze, di Rossana Orlandi hanno l’opportunità di entrare in contatto con le aziende interessate ai loro proget-
In senso orario, Rossana Orlandi ritratta da Giovanni Gastel, la Peacock-L chair di Uufe e scorci dello Spazio Rossana Orlandi di via Bandello, in zona Sant’Ambrogio a Milano
ti. In via Bandello gli oggetti in mostra sono anche in vendita: una formula che funziona da tanti anni e che occasionalmente si apre alla moda. «Lavoriamo da tre anni con Vionnet. Abbiamo trovato in Goga Ashkenazi una grande estimatrice di fashion e design. Da due anni è partner della mostra che organizziamo a Palazzo Bagatti Valsecchi in via Gesù e durante l’Expo ospiteremo una presentazione delle creazioni della maison, che sarà, tra l’altro, tra i main sponsor del club di eccellenze in cui ci trasformeremo per i sei mesi dell’Esposizione Universale». Alla design week milanese, al via il 14 aprile, lo Spazio Rossana Orlandi svela il lavoro di 30/40 nomi nuovi o nuovissimi abbinati a marchi più noti o addirittura storici, ricercando, come è suo marchio di fabbrica, l’armonia. Espongono qui, tra gli altri, Damiano Spelta, Enrico Marone Cinzano, Gufram, Marimekko, Nuka Zupanc, Panerai, Piet Hein Eek e Sunbrella. Le premesse per andare oltre i successi degli anni passati (quando in via Bandello sono transitati anche 15mila visitatori nella settimana calda del design a Milano) ci sono tutte. «C’è molto entusiasmo in giro - afferma la titolare -. Si percepisce quasi una sensazione di ripresa». La galleria si prepara ad accogliere gli ospiti con un nuovo ristorante: Marta, che prende il posto di Pane e Acqua. Rossana Orlandi ha fortemente voluto che a dirigerlo fosse Marta Pulini, una cuoca dalla storia incredibile che, partita come autodidatta della cucina, ha passato 16 anni in America ad avviare locali blasonati come Bice a New York. Ora è socia di Massimo Bottura nel Franceschetta58 di Modena e titolare della società di catering Bibendum. L’incontro tra Rossana e Marta è stato un colpo di fulmine: in comune le due donne hanno una grande passione per quello che fann no. E una dose super di energia. 14_04_2015
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trend Opening di Elisabetta Campana
Piuarch frma il fagship Givenchy a Seoul
Dsquared2 sbarca a Londra
A graphic geometric structure, oil slick, with iper minimal interiors for the new 400 sqm Givenchy boutique, on four foors, opened in Cheongdam Dong 78-11.
The frst Londoner Dsquared2 monobrand store, 800 sqm, is the brand’s biggest one.
Una struttura geometrica grafca, a chiazza di petrolio, con un interno iper-minimalista per la nuova boutique Givenchy di 400 metri quadri, su quattro piani, al 78-11 di Cheongdam Dong. Spettacolare il design, frutto dell’incontro tra il concept di Riccardo Tisci e la ricerca architettonica dello studio milanese Piuarch.
Nel quartiere di Mayfair, all’angolo tra Conduit street e Savile Row, il primo monomarca londinese di Dsquared2, di 800 metri quadri, è il più grande della griffe.
Upgrading per Sisley in San Babila
A Roma il più grande Stone Island
“Rich&Raw” new concept store for Sisley, that opens again its 490 sqm in the center of Milan.
Stone island opens a new store in via del Babuino 147, Rome. The monobrand, 400 sqm, is the biggest of the brand’s 15 stores.
Nuovo concept store “Rich&Raw” per Sisley che riapre i suoi 490 metri quadri nel cuore di Milano. Il marchio fa centro, con uno spazio che evidenzia il percorso di upgrading intrapreso dall’insegna.
Stone Island cambia civico in via del Babuino a Roma e apre uno store di 400 metri quadri, il più grande dei 15 sparsi nel mondo. In primo piano volte e architettura originali, ma anche strutture self-standing per evidenziare il mood di stagione delle collezioni.
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Miu Miu ad Aoyama nel nuovo store di Herzog & de Meuron The new 720 sqm Miu Miu fagship in Tokyo, near Epicentro Prada, is more like a home than a store. Vicino all’Epicentro Prada in Miyuki street, a Tokyo, Miu Miu inaugura un building di 720 metri quadri, cuore delle attività giapponesi del brand. Il concept è frmato Herzog & de Meuron, come l’altro iconico store aperto 10 anni fa. «Abbiamo esplorato la possibilità di un edifcio che fosse più una casa che un punto vendita, più nascosto che aperto,più discreto che stravagante, più opaco che trasparente», commentano gli architetti.
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digital FASHION di Elena Azzola
Original Marines
L’e-commerce è un test per l’avanzata in Europa The new Original Marines European e-store is a test to value the opportunities for a retail expansion in this area. Original Marines lancia la piattaforma di e-commerce, consentendo ai consumatori di 45 Paesi europei di acquistare in pochi passaggi i capi delle linee dell’azienda. «L’obiettivo primario di questo progetto - spiega Antonio Di Vincenzo, presidente della Imap Export, la società che detiene il marchio - è di utilizzare lo shopping online come test per precepire la propensione verso il brand oltreconfne, in particolare in quei Paesi europei, dove intendiamo consolidare e ampliare il nostro business». Original Marines è già presente in forze in Russia, Polonia ed Europa balcanica. Mentre non sono ancora stati aperti punti vendita in Germania, Spagna e Nord Europa. «In Italia, dove vantiamo già una rete capillare e solida e una buona fdelizzazione - prosegue Di Vincenzo - per il momento non avvieremo questo canale». L’e-commerce di Original Marines è stato realizzato e verrà gestito da FiloBlu, realtà veneziana specializzata in questo ambito.
Parah
From the beach to the web Parah, specialized in beachwear and underwear, launches its new website, paying special attention to social media. Integra la parte corporate con l’e-shop il nuovo sito di Parah (parah. com), offrendo una navigazione intuitiva e user-friendly, che riesce a dare una visione a tutto tondo dello storico marchio italiano del beachwear e della lingerie. L’azienda punta fortemente sull’e-commerce come canale di vendita parallelo a quello tradizionale (retail e multimarca), per rendere disponibile il prodotto in modo capillare in tutto il mondo. Grande attenzione viene riservata anche ai social media: Facebook, Instagram, YouTube e Pinterest sono costantemente aggiornati con le novità del brand, tramite l’uso dell’hashtag #ParahWorld, flo conduttore della “rivoluzione” digitale della maison.
Isko
Denim sempre più digital The completely restyled Isko’s website presents all the news of this international denim brand. Isko, l’importante produttore di denim di qualità, è online all’indirizzo isko. com.tr con un sito completamente rinnovato, progettato per comunicare il mondo e tutte le novità del marchio, attivo a livello internazionale. Nella parte centrale della homepage sono in evidenza i “bottoni” che rimandano alle sezioni “concepts”, “brand collaborations”, “news”, “shows & exhibitions” e “i-skool”.
Aquilano.Rimondi
Outft completi in un solo click The strong point of Aquilano.Rimondi’s e-store is total look. L’e-store diretto di Aquilano.Rimondi (storeaquilano.rimondi.com), in due lingue (italiano e inglese), è progettato per una consultazione multidevice: mobile, tablet e desktop. Da fne aprile, sulla piattaforma sarà disponibile, in esclusiva mondiale, la collezione di calzature primavera-estate 2015 del marchio. Punto di forza dell’e-boutique è l’area “total-look”: immagini dal taglio contemporaneo permettono alla cliente di acquistare outft completi in un solo click. Per dare risalto al prodotto, la grafca del sito è nitida e minimale. Gli still life su sfondo bianco ottico e lo zoom mettono in evidenza le peculiarità di capi e accessori, mentre gli scatti su manichino indicano vestibilità e proporzioni. Il servizio di assistenza alla vendita fornisce informazioni dettagliate sulla collezione e sulle condizioni d’acquisto. La spedizione della merce è gratuita in tutto il mondo e il reso è possibile entro otto giorni dalla ricezione della merce.
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Amazon
Il design è servito Tagliatore
Ricki Hall buca lo schermo Ricki Hall, model and testimonial of Tagliatore, welcomes the visitors of the brand’s website. Immagine d’impatto per il sito di Tagliatore (tagliatore.com). Il navigatore è accolto in homepage da un video, diretto da Fabrizio Narcisi e prodotto da Cfcassociati, con protagonista Ricki Hall, modello inglese e testimonial del marchio. Iper-tatuato e barbuto, Ricki si muove con naturalezza e ironia, indossando i capi della spring-summer 2015, sulle note di un brano di Mordecai. Per il resto, il website colpisce grazie alla grafca essenziale, che fa “parlare” i colori e la creatività del brand, disegnato da Pino Lerario, e per il “design responsive”, che facilita la navigazione da tablet e smartphone. Completano il rinnovamento digitale di Tagliatore le nuove pagine Facebook e Instagram.
A new entry in Amazon’s world: on the Italian website amazon.it/design makes its debut, with 1.000 products. Il sito italiano del colosso americano dell’e-commerce lancia la pagina amazon. it/design, un nuovo negozio con una vasta gamma di prodotti per la casa, realizzati da brand come Guzzini, Alessi, Umbra e tanti altri. Già disponibili oltre 1.000 articoli. All’interno dell’e-shop si potrà scegliere tra elettrodomestici, pezzi d’arredamento e oggetti di design destinati a tutti gli ambienti della casa, dal salotto alla cucina, fno al bagno. Per la consegna, Amazon offre diverse soluzioni, come la spedizione gratuita per ordini superiori a 19 euro, resi gratuiti e Amazon Prime, il programma in abbonamento che consente, dove previsto, spedizioni illimitate in due/tre giorni lavorativi a 9.99 euro l’anno e consegna garantita in un giorno lavorativo a 3,98 euro per articolo. Per i 44 codici di avviamento postale dell’area milanese è inoltre disponibile il servizio Spedizione Sera, che permette di ricevere il pacco in giornata, mentre con Spedizione Mattino, 1.301 cap italiani possono ricevere il prodotto entro le 12 del giorno successivo.
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persone ritratti
«Amo
la moda. Per questo la critico» Un personaggio-icona come Li Edelkoort sa ancora provocare e centrare l’obiettivo. Con il suo “Manifesto Anti-Fashion” accusa il sistema moda di essere obsoleto, autoreferenziale e incapace di produrre una vera creatività, perché piegato alle logiche del marketing. «L’unica cosa da cui si può ripartire - afferma - sono i vestiti, che devono tornare protagonisti» di Alessandra Bigotta
In her ÒAnti-Fashion ManifestoÓ, an expert the likes of Li Edelkoort accuses: the fashion system is obsolete and marketing gains over creativity. To restart from clothing is the only chance.
Lidewij (Li) Edelkoort non «AhaEppure esitato, con il suo ìManifesto Antimo la moda. Appassionatamente».
Fashion”, a bacchettare il settore. Per gli addetti ai lavori, Li non ha bisogno di presentazioni: basti dire che il Time Magazine l’ha inserita nell’elenco dei 25 esperti di fashion più infuenti al mondo. Quindi, la sua voce non può passare inascoltata. Specie se assume toni vibranti e di denuncia, come è successo con i dieci capitoli di ìAnti-Fashion”. Ma cos’ha detto la trend forecaster, consulente, creativa, editrice di riviste di culto e designer di così scomodo? E, soprattutto, perché se ne è tanto parlato? Li non usa mezzi termini: «Il sistema moda è obsoleto» afferma, puntando il dito innanzitutto sulla formazione. «Le fashion school - sottolinea - continuano a insegnare ai giovani come diventare stilisti, o meglio divi». Personaggi che coltivano il culto di se stessi («Tanti piccoli
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Lidewij (Li) EdELkoort Nasce a Wageningen, in Olanda, nel 1950.
ort il simbolo di una «like generation» priva di senso critico. In generale, troppo spesso l’informazione si A metà anni Ottanta apre il bureau de tendances Trend Union. piega alle leggi del markeA inizio Novanta è la volta di Studio Edelkoort, che crea ting e così fanno gli stilisti, progetti di brand identity, sviluppo prodotto e strategie obbligati a concepire l’abper nomi internazionali di vari settori. bigliamento come ìacces Dagli anni Novanta la sua attività si diversifca, aprendosi sorio degli accessori” (i al giornalismo (è editrice di riviste come View on Color, di cui è veri campioni di vendita) co-publisher, InView e Bloom), al no-proft (con la e a lavorare a ritmi forsenco-fondazione nel 1993 di Heartwear, organizzazione che nati, pur di stare dietro alle promuove la produzione artigianale di Paesi come Marocco, tempistiche sempre più Benin, Sudafrica e India), al ruolo di curatrice di mostre e, veloci del mercato. Per non ultimo, alla formazione. fnire, il consumatore: abi Dal 1999 al 2008 presiede la Design Academy di Eindhoven. tuato a trovare nelle catene e sul web abiti low cost, si Nel 2009 va in scena a Parigi e a Eindhoven la retrospettiva fa l’idea che la moda non “Archeology of the Future: 20 years of trend forecasting abbia valore e non presta with Li Edelkoort”. attenzione a dove, come, Nel 2011 lancia il portale e piattaforma social TrendTablet. da chi e in che condizioni sia stato realizzato un capo Tutta la sua carriera è costellata di premi e riconoscimenti. Tra i più prestigiosi, la nomina a Cavaliere delle Arti e delle di abbigliamento. Ma è Lettere da parte del Ministero Francese della Cultura nel 2008. proprio dal valore che bisogna ripartire. Li Edelkoort è convinta del fatto che stia avanzando una generazione in grado di apprezKarl»), in un’epoca in cui la parola chiave, anzare la moda con la ìM” maiuscola. Persone che grazie ai social network, è invece condiviche, quando non possono permettersi abiti cosione. E che non imparano quasi nulla sul prostosi, arrivano a scambiarseli, come se fossero dotto, a partire da fbre e tessuti. Peccato che saperi. Spetta a loro far risorgere parole come siano le materie prime la base su cui si fonda couture e artigianalità. «Saranno i vestiti, non l’intera fliera. Del resto, dice Li, ormai anche il fashion, a fare la differenza e a fornire le rimolti fashion editor non posseggono una ìculsposte alle domande dell’industria del settore. tura” su questi argomenti, perché li consideraA noi - conclude Li - non resta che celebrarli. no inutili e superati. Con i blogger va pure pegn Questo è il trend del futuro». gio: a tutti gli effetti, sono secondo la Edelko-
Nel 1975, dopo il diploma all’istituto d’arte ArtEZ, si trasferisce in Francia. Inizia l’attività di trend consultant e forecaster.
persone poltrone a cura di andrea bigozzi
rilanci
ribaltoni ai vertici
Marigay McKee fuori da Saks: inizia l’era di Marc Metrick
Saks Fifth Avenue president Marigay McKee has left the company after only 15 months. Before her appointment at the luxury retailer, McKee was the chief merchant at Harrods. Her successor has already been named: Marc Metrick will take the helm at Saks, leaving his position at the parent company Hudson’s Bay. Terremoto ai vertici di Saks Fifth avenue. Dopo un regno durato solo 15 mesi, Marigay McKee non è più presidente della catena americana di department store. Al suo posto arriva Marc Metrick, che assumerà il ruolo di presidente, lasciando la sua posizione di executive vice president e chief administrative offcer di Hudson’s bay, il gruppo canadese che ha acquistato il retailer newyorkese nel 2013 per 2,4 miliardi di dollari. Alla base dell’uscita di McKee, che era stata chiamata da Harrods dove era chief merchandising offcer per rinfrescare l’insegna Saks, non ci sarebbero i mancati risultati sul piano delle vendite: il giro d’affari di Saks Fifth Avenue nel 2014 è cresciuto del 2,1%, cifra a cui va aggiunto il +15,1% messo a segno dagli outlet off 5th. A condizionare la scelta sarebbe stato piuttosto uno “stile manageriale” poco in linea con il modus operandi di Saks. E l’approccio di chi è stato chiamato per sostituirla sembra molto diverso: Metrick non è un merchant puro, anche se conosce bene Saks, visto che ha trascorso all’interno del gruppo 15 anni prima di passare (tre anni fa) ai vertici di Hudson’s Bay. I proflo di Metrick è trasversale, avendo alternato in carriera ruoli di merchandising, strategia, gestione e fnanza. Quanto a Marigay McKee, sono in molti a chiedersi quale sarà il futuro della ex frst lady dei department store inglesi: per il momento la manager avrebbe in programma di dedicarsi alla vita privata, visto che è in procinto di sposare il private banker William Ford.
riaSSetti
L’ascesa di le Divelec in Gucci: sarà lei la vice di Bizzarri The new CEO of Gucci, Marco Bizzarri, continues to revamp the management and appointed Micaela le Divelec to the new role of chief consumer offcer. Among other management changes, Giovanni Baldi, Jacopo Venturini, Stéphane Linder and Matteo Mascazzini.
Bread & Butter gioca la carta Haman Alimardani After a tumultuous period Bread & Butter revealed the appointment of Haman Alimardani, known as Hamansutra, as creative director. Per superare l’empasse in cui si trova (è in amministrazione controllata), bread & butter ha scelto di affdarsi a Haman alimardani, alias Hamansutra, come direttore creativo. Il manager iraniano, che in passato ha lavorato con Kostas Murkudis, avrà il compito di frmare l’immagine dell’edizione di luglio di B&B, da sempre aspetto centrale del salone berlinese. Nato nel 1977 a Teheran, Alimardani è cresciuto tra New York e Monaco di Baviera. Tra graffti, musica e moda, il creativo ha lavorato per Kenzo, nike, porsche e Microsoft.
in Due al potere
Ancora un incarico per De Sole: sarà presidente di Sotheby’s Domenico De Sole, the chairman of Tom Ford, has also been named chairman of Sotheby’s. In his new role, De Sole will work with Sotheby’s new CEO Tad Smith. Sotheby’s ha deciso di separare la funzioni di presidente da quella di amministratore delegato e di affdare il suo futuro ad un binomio composto Domenico De Sole e tad Smith. De Sole, ex capo del gruppo di lusso Gucci, attualmente braccio destro di tom Ford e nel board di Gap assumerà la presidenza del cda, mentre Smith, guiderà operativamente la casa d’aste. In precedenza il dimissionario William F. ruprecht, veterano di Sotheby’s (che guidava dal 2000), riuniva le due cariche.
La nuova squadra manageriale di Gucci è sostanzialmente pronta. In tre mesi Marco bizzarri ha completato il gruppo che guiderà il rilancio del brand, ridefnendo la struttura interna. Rivisti il commerciale e il merchandising, il nuovo ceo ha scelto di affdare la guida di tutti i canali di vendita a Micaela le Divelec, che di fatto diventa la numero due di Gucci dopo lo stesso Bizzarri. A lei, già a.d. di richard Ginori e a cui ha aggiunto il ruolo di EVP e chief consumer offcer di Gucci, risponderanno infatti manager che in precedenza riferivano direttamente al ceo. Tra gli altri ingressi recenti nella maison i nuovi capi del retail e del merchandising, rispettivamente Matteo Mascazzini e Jacopo venturini. Stéphane linder è stato scelto come presidente di Gucci Timepieces e Jewelry, mentre a guidare Europa, Medio Oriente, Russia e India ci penserà Giovanni baldi. 14_04_2015
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persone dieci domAnde a cura di Andrea Bigozzi
Andrea PomPilio Owner of Andrea Pompilio and creative director of Canali
Guai a chiamarlo emerGente
Chi erano i suoi idoli? Batman e Mickey Mouse...scherzi a parte, direi decisamente i miei nonni.
Caposervizio Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it)
Quante ore lavora al giorno? Lavoro in media dalle 8 alle 10 ore, ma preferisco definirla passione. Ho la fortuna di fare ciò che sognavo.
Realizzazione grafca Nadia Blasevich, Carlo Maraschi, Laura Marcarini
Per essere creativi ci vuole…? Coraggio.
The 41-year-old designer Andrea Pompilio was born in Pesaro. When he was 18, Andrea moved to Milan and took a degree in fashion design at the Istituto Marangoni. Since then, he has worked for major luxury houses and designers, including Prada and Yves Saint Laurent. «To upcoming colleagues - he says - I always recommend to work in other companies before launching their own brand». Pompilio started his own label in January 2010 and now he’s also at the creative helm of Canali. He was born with the passion for fashion: «Since I was 8 I wanted to be a designer. My grandmother owned a boutique, so I grew up surrounded by aesthetics».
Dov’era a 18 anni? Questo è uno dei periodi della mia vita che ricordo con maggiore sentimento. Ero giovane, studiavo alla Marangoni e mi ero appena trasferito da Pesaro a Milano. Mi sembrava di vivere in un sogno; ero felice e consapevole che quella sarebbe stata la giusta strada per raggiungere i miei obiettivi.
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Direttore e Amministratore Delegato Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it)
Quando la moda è entrata nella sua vita? Sono sempre stato circondato da ciò che si può definire moda: mia nonna aveva un atelier di vestiti e passavo intere giornate con lei. A 8 anni mi chiese cosa volessi fare nella vita e io risposi deciso: «Lo stilista».
A chi deve dire grazie? Agli amori della mia vita.
Arthur Arbesser
Il magazine di news, business e trend
È particolarmente attento al lavoro degli altri colleghi? Sempre. Trovo che sia costruttivo ampliare gli orizzonti e confrontarmi con quello che fanno gli altri. Stimola il desiderio di varcare i miei limiti. Quanto è importante la formazione nel suo mestiere? È tutto. Al di là della formazione accademica, è necessario maturare tanta esperienza sul campo. Alle nuove leve consiglio sempre di lavorare sodo in ambienti in cui ci sia molto da imparare, prima di dedicarsi ai propri progetti. È importante per sapere come muoversi, ma anche per strutturarsi caratterialmente. Quale la parola del fashion system che non vorrebbe mai fosse attribuita a lei? Emergente. Vorrei mi venisse tolta l’etichetta di “giovane talento”. Quale la parola del fashion system ormai dimenticata? Umiltà.
Redazione Elena Azzola (e.azzola@fashionmagazine.it), Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it), Elisabetta Campana (e.campana@fashionmagazine.it), Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it), Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it), Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Segreteria di redazione Tatiana Tincani (t.tincani@fashionmagazine.it)
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persone PUBLIC RELATIONS a cura di Tatiana Tincani
˃ JoNas
falK worldwide director di BrioNi
˃ ideeuropee
a milaNo coN harvest commuNicatioN
La milanese Harvest Communication e la veneta Ideeuropee hanno siglato un accordo per cui Silvia Bonazzi, titolare di Harvest, è la nuova responsabile su Milano dell’uffcio stampa di Nordica, Dolomite e Astoria. L’agenzia di comunicazione trevigiana ha ora il suo nuovo spazio a Milano il via Napo Torriani 6.
Jonas Falk è il nuovo worldwide communication director di Brioni. In questa nuova posizione, Falk riporta direttamente all’amministratore delegato Gianluca Flore ed è responsabile delle relazioni pubbliche, della pubblicità e della comunicazione aziendale a livello internazionale.
˃ No
words per vr46 raciNG apparel
No Words ha assunto l’incarico di seguire le attività di uffcio stampa e comunicazione del brand VR46 Racing Apparel, che realizza i prodotti di abbigliamento e merchandising di Valentino Rossi. L’agenzia milanese ha sede a Milano in via Maurizio Quadrio 20.
otto seGue richard GiNori
Karla Otto ha iniziato una nuova collaborazione con Richard Ginori per il mercato italiano. L’agenzia si occupa delle pubbliche relazioni del brand, simbolo di eccellenza made in Italy nell’alta manifattura artistica della porcellana. ˃ Guess
si affida a NeGri firmaN pr & commuNicatioN
New eNtry per s2Bpress
L’agenzia di comunicazione S2Bpress di Serana Ruggeri ha iniziato a seguire le pubbliche relazioni e l'uffcio stampa per il brand di calzature Cinti e per linea di abbigliamento mare Laura Manara
˃ GiorGiaNa
ravizza camBia sede
L’agenzia di comunicazione Giorgiana Ravizza si è trasferita in una nuova location. Gli spazi, sempre a Milano, sono ora in via Pietro Mascagni 4.
Nuovo iNcarico per ottavio GalloNe
Ottavio Gallone entra in Istituto Marangoni in qualità di group pr, events & media relations manager, con la responsabilità della comunicazione esterna dell'azienda, sia a livello istituzionale che di prodotto, e della nuova strategia digitale.
˃ Karla
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Negri Firman pr & communication è il nuovo riferimento per le attività di uffcio stampa e pubbliche relazioni di Guess in Italia. L’agenzia lavorerà in collaborazione con le headquarters di Guess Europe per implementare e consolidare la strategia di comunicazione del marchio.
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e ro’ eyewear sceGlie Blue pr
Al e Ro’ Eyewear sceglie Blue Pr per la gestione delle sue pubbliche relazioni e dell’uffcio stampa. Il brand di occhiali 100% handmade in Italy si va ad aggiungere al portfolio dell’agenzia fondata da Laura Sordo nel 2008, che vanta tra i suoi clienti Cruciani, Cruciani C, Toosh, Alessandro Martorana, Atelier Scenari Sposa, Badura, JaegerLeCoultre e IWC . 14_04_2015
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persone Get toGether
ChanEl a new york con métiers d’art Dopo aver sfilato a Salisburgo, la collezione Métiers d’Art di Chanel è approdata a New York, protagonista di un evento animato dall’esibizione canora di Pharrell Williams e Cara Delevingne
Cara Delevingne
Pharrell Williams
Anna Wintour e Dakota Johnson
Julianne Moore
ErmEnEgildo zEgna “one of 100” a dubai
antony morato appuntamento alla Casa del Cinema
Evento di lancio al Four Seasons Resort di Dubai per festeggiare la Maserati Quattroporte Zegna limited edition. L’appuntamento torna a Milano, in luglio
Viavai di celebrity a Roma per assistere alla versione restaurata del film “Il giardino dei Finzi-Contini”, finanziata dal brand Antony Morato
Valeria Golino e Isabella Ferrari Harald J. Wester e Ermenegildo Zegna
Giorgio Starace
Riccardo Cioni, Geraldina Polverelli e Fabrizio Ferri
Raffaele Caldarelli
Francesca Valtorta e Eliana Miglio
After the catwalk in Salzburg, the Chanel collection Métiers d’Art landed in New York, protagonist of an event, enlivened by Pharell Williams and Cara Delevingne’s performance. Special event at Dubai Four Seasons Resort to celebrate the Maserati Quattroporte Zegna limited edition. Same appointment in Milan, next July. Parade of celebrities in Rome to watch the restored version of the movie “The garden of the Finzi-Continis”, sponsored by the brand Antony Morato
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