Anno 51 | N°4 del 19.02. 2020 | quindicinale | € 8,00 | www.fashionmagazine.it
Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769
Il magazine di news, business e trend
WORKING ON
EMOTIONS Cover: Philosophy di Lorenzo Serafini
SOMMARIO
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EDITORIALE
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FASHION N° 4 www.fashionmagazine.it
HUGO BOSS/MARK LANGER
«SHOWROOM DIGITALE, VENDITE VIA INSTAGRAM: LE SFIDE DEL FUTURO»
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12 L’INCOGNITA CORONAVIRUS
LA BORSA SCOMMETTE SULLE CAPACITÀ DI RIPRESA DEL LUSSO
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MILAN FASHION WEEK
WHITE MILANO
DIVERSITY, SCOUTING E IL PONTE CON LA CINA: MILANO SI FA SENTIRE
18 I PROGETTI DI N°21
«ABBIAMO 10 ANNI E TANTO FUTURO DA COSTRUIRE FRA RETAIL E ACCESSORI»
20 ALESSANDRA CARRA/AGNONA
«FIBRE NOBILI NON VUOL DIRE CLASSICO: LO STILE AGNONA C’È ED È ANCHE UOMO»
I MILLE VOLTI DEL CONTEMPORARY
24 I SALONI DELLA DONNA
LE NOVITÀ DI SUPER E THEONEMILANO
26 PARIS FASHION WEEK
BIG ED EMERGENTI SI CONTENDONO LA SCENA
29 BUYERS’ SURVEY FW 2019/2020
È TEMPO DI BUON SENSO NELLO STILE COME NELLE STRATEGIE
38 FABIO DUCCI/ONWARD LUXURY GROUP
«TORNIAMO A ESSERE UN INCUBATORE DI TALENTI»
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29 ON THE COVER Un look Pre-fall 2020 della capsule Wildflowers di Philosophy di Lorenzo Serafini, creata in collaborazione con Liberty Photo: Nicolò Parsenziani Make up: Francesca Basilio Hair: Mara Li Quadri Talent: Erika Boldrin at Next Management
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SOMMARIO
FASHION N° 4 www.fashionmagazine.it
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FASHION & LUXURY SALARY GUIDE 2019
EYEWEAR BUSINESS
DIRETTORI CREATIVI SEMPRE AL TOP, MESTIERI DEL RETAIL A RISCHIO FLOP
VEDIAMOCI CHIARO
46 FASHION RENTING
È LA MODA IN AFFITTO LA NUOVA FRONTIERA DELLO SHOPPING
54 MUST HAVE
C’È TUTTO UN MONDO INTORNO ALLA CAMICIA
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68 PREVIEW WOMENSWEAR FW 2020/2021
SKETCHING
73 PREVIEW WOMENSWEAR FW 2020/2021
A NOTCH ABOVE
95 SCARPE E BORSE FW 2020/2021
CARRIED AWAY
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LE STRATEGIE DEI DUE SALONI
BRAND TO WATCH
L’IMPASSE CINESE NON FERMA MICAM E MIPEL
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57 PROTAGONISTA A FIERAMILANO RHO
LINEAPELLE FA SCOUTING ED ENTRA IN CITTÀ
59 MICHELE CASUCCI/CERTILOGO
«L’AUTENTICAZIONE GENERA ENGAGEMENT»
61 PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI
«IL SUCCESSO È VESTIRE LE DONNE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI»
64 BEAUTY BUSINESS
PROFUMERIA ARTISTICA FUORI DALLA NICCHIA 4
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CAREERS
106 PORTRAIT/CHRISTELLE KOCHER
TUTTI LA CERCANO «MA IO RESTO UN ELETTRONE LIBERO»
107 Q&A/GIORDANO TORRESI
«PRIMA O POI FARÒ LE SCARPE AD PERSONAM»
109 ANNA FERZETTI
«NON AMO I CAPI VISTOSI MA HO DETTO SÌ AL TAILLEUR ROSA DI STELLA MCCARTNEY»
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RED CARPET
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ANTONIOCROCE.COM
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In questi giorni l’umanità si sta approcciando ad affrontare una sfida non da poco: come contenere un’epidemia di nuovo tipo, in tempi di estrema interconnessione e di fortissima interdipendenza. Al momento in cui scriviamo non è ancora possibile sapere se si tratterà di un episodio geograficamente circoscritto e se l’intervento tardivo ma massiccio del governo cinese si rivelerà risolutivo, con ricadute importanti ma temporanee (come tutti auspichiamo), o se sta avvenendo uno spostamento strutturale che cambierà le abitudini della business community internazionale in modo fondamentale. Quel che è certo, è che da questa fase di insicurezza il percorso di virtualizzazione della nostra economia trarrà un ulteriore impeto di accelerazione. L’annullamento di una delle più grandi fiere del mondo, il World Mobile Congress a Barcellona, va di pari passo con l’astronomico boom dei videogiochi e delle piattaforme di social sharing, spinto dalle centinaia di milioni di asiatici, oggi confinati in casa. È altrettanto chiaro che l’economia mondiale non è attualmente attrezzata per parare colpi di questa entità. Quando un’iniziativa come il World Mobile Congress non può utilizzare il proprio caposaldo fisico, normalmente in grado di attrarre oltre 110mila partecipanti da tutto il mondo, essa non ha in essere degli asset virtuali che le permettono di replicare l’evento tramite canali alternativi. La macchina si ferma, punto. Con la speranza in tempi migliori. È però altrettanto vero che gli strumenti oggi non mancano per organizzare degli scambi, di visibilità o di deal, altrettanto efficaci o, forse, ancora più mirati e dunque più proficui. È in questa direzione che il sistema si deve evolvere. Ed ecco descritta l’opportunità evolutiva che questa colossale sfida può e deve comportare. Quando il bacino di domanda asiatica minaccia di fermarsi, le scosse sismiche nel sistema moda/ lusso sono imponenti. Vi è però la necessità di reagire. Le realtà meno esposte al rallentamento asiatico hanno in mano il pallino in questa fase. Mentre chi è paralizzato dall’evolversi degli eventi deve attendere e sperare, chi non soffre del problema può passare all’offensiva. È la legge del mercato.
EDITOR’S NOTE
Una sfida imponente
As we write, humanity is struggling with a task that has never been faced in this magnitude: how to contain a new type of epidemic in times of extreme interconnectedness. Big business such as the World Mobile Congress events still do rely exclusively on their physical venues. This blend of shortsightedness is not affordable anymore. When change accelerates dramatically, investments into digital infrastructure need to be brought to a new level. And who is less affected by the crisis can invest into the future.
Marc Sondermann CEO & Editor-in-Chief
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HUGO BOSS MARK LANGER
«SHOWROOM DIGITALE, VENDITE VIA INSTAGRAM: LE SFIDE DEL FUTURO» Alla vigilia della sfilata del marchio Boss, che per la seconda stagione consecutiva sfila alla fashion week di Milano, Mark Langer, ceo di Hugo Boss, fa il punto su quattro anni alla guida del gruppo. In un momento in cui il suo operato sembra essere contestato da alcuni azionisti, Langer rilancia: «Tutti i driver di crescita sono positivi». E a proposito dei cambiamenti cha attraversano il mercato dice: «Vediamo il potenziale commerciale dei social. Anche il rapporto con il wholesale beneficerà delle showroom digitali». DI ANDREA BIGOZZI
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embra un inizio anno in salita per il ceo di Hugo Boss, Mark Langer. Il manager, che dal 2016 guida il più grande gruppo della moda tedesco, secondo voci di mercato sarebbe sotto l’attacco di alcuni azionisti della società, che ne vorrebbero le dimissioni. I conti sono a due velocità: nel 2019 Hugo Boss ha registrato vendite in aumento del 2% a 2,88 miliardi di euro mentre l’ebit è pari a 333 milioni di euro, in calo del 4%. Per conoscere le prospettive finanziarie del colosso di Mentzer per il nuovo anno fiscale si dovrà attendere il 5 marzo prossimo. Intanto Langer, in questa intervista a Fashion,
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rivendica la validità della strategia messa in atto negli ultimi quattro anni. «Tutti e quattro i nostri driver strategici di sviluppo - online, Cina, il marchio Hugo e produttività del punto vendita - sono in crescita». In questi anni è stato definito più volte come l’uomo che ha ridisegnato Hugo Boss per il coraggio di alcune sue decisioni, come quella di cancellare tutta una serie di sub-brand per concentrare l’offerta su due soli marchi: Hugo e Boss. Si è mai pentito di questa scelta? Il riallineamento del portafoglio marchi è stato una decisione cruciale per l’azienda,
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ma a distanza di tempo possiamo anche dire che si è trattato di un provvedimento giusto. Con i due brand Boss e Hugo, finalmente ci rivolgiamo in modo chiaro e convincente ai nostri clienti. E anche i nostri partner e i wholesaler oggi sono convinti di questa strategia. In che cosa sono diverse, e in cosa invece si somigliano, le due strategie di sviluppo dei brand? Come definirebbe il loro posizionamento? Entrambi racchiudono gli stessi valori in termini di qualità, innovazione e sostenibilità, ma hanno target diversi. Le etichette non sono così importanti: conta la percezione del consumatore. Boss offre abiti da lavoro classici e sofisticati look per il tempo libero, tutto, con uno stile timeless, ma fresco. Hugo è per i trend setter con un mix di sartoria moderna e forti influenze casual. Il casualwear resta il core business del gruppo? Questo segmento assorbe il 50% delle vendite e continuerà a essere centrale. L’offerta più formale incide per il 40%, mentre scarpe e accessori valgono il 10%. Per noi è molto importante continuare a rafforzare il nostro business legato al casualwear, per essere sempre in sintonia con il cambiamento del comportamento dei clienti.
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1. Mark Langer, ceo di Hugo Boss, in precedenza aveva ricoperto il ruolo di cfo 2. Il backstage della sfilata della collezione SS20 durante Milano Moda Donna 3. e 4. Due look della PreFall 2020 che è stata presentata a Shanghai
Boss torna per la seconda volta alla fashion week di Milano. Sfilerà il 23 febbraio. L’esperimento ha funzionato... Abbiamo deciso di presentare la collezione uomo e donna a Milano, poiché la stampa di riferimento del settore si trova principalmente in Europa, il che garantisce una copertura più intensa ed efficacie. Le sfilate sono un momento magico, molto importanti per l’immagine di un brand, ma anche per vendere. A Milano l’esperienza è stata positiva: nonostante il contesto sia altamente competitivo e qualificato, siamo riusciti a farci notare e a distinguerci. Per questo abbiamo deciso di tornare. Si reputa soddisfatto dell’11% di incidenza sul fatturato conquistato dal womenswear? Ormai abbiamo raggiunto una “taglia” considerevole dal punto di vista delle vendite con questo progetto, ma crediamo che ci siano ancora margini di crescita. Il vostro piano strategico si è posto come obiettivi principali quello di quadruplicare le vendite digitali, di riposizionare il marchio Hugo, crescere in Asia e migliorare l’efficienza dei punti vendita. A che punto siete? Nonostante il 2019 si sia rivelato un anno decisamente challenging, tutti e quattro i nostri driver strategici di crescita - online, Cina, il marchio Hugo e produttività del punto vendita - hanno continuato a crescere in modo deciso. Ciò è particolarmente evidente nel nostro business online e in Hugo, dove i tassi di incremento sono nettamente accelerati negli ultimi trimestri. Inoltre, continuiamo a fare passi da gigante quando si tratta di acquisire credibilità nei confronti del consumatore, soprattutto cinese, e ad aumentare la produttività della nostra rete di negozi.
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QUATTRO ANNI DI CRESCITA LENTA MA COSTANTE Fatturati in miliardi di euro
2,692
2,733
2,796
2016
2017
2018
Fonte: Hugo Boss, elaborazione Fashion
2,884
2019
Anche per voi omnichannel è ormai diventata la parola d’ordine? Stiamo ovviamente potenziando i nostri servizi in questo campo, ma siamo anche impegnati a collegare sempre più il nostro business brick and mortar con l’attività di e-commerce. Ma vediamo anche un potenziale enorme nell’uso sempre più commerciale dei canali social, nati originariamente a scopo di comunicazione, come Instagram, ma che invece potranno diventare delle formidabili piattaforme per vendere. La vostra propensione all’innovazione e alla tecnologia è dimostrata anche dal fatto che siete stati i primi a lanciare la digital showroom. Come sta andando questo esperimento? Per noi oggi essere veloci e capaci di sviluppare processi che tengano conto di dei feedback dei clienti è prioritario e la digital showroom serve proprio a questo. Utilizzando le showroom digitali vediamo opportunità per rendere più semplice il processo di vendita delle collezioni nel canale wholesale. Abbiamo iniziato a fare esperienza con Hugo nel 2018 e accumulato conoscenze preziose in questo campo. Il riscontro dei nostri partner wholesaler è stato positivo, quindi abbiamo ampliato questo concept al marchio Boss nel 2019 e possiamo dire che questo è il futuro. ■
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business NEWS
DI ELISABETTA FABBRI
un bilancio da record
VERSACE CRESCE DEL 5% NELL'ULTIMO TRIMESTRE
Kering sfonda il tetto dei 16 MLD di fatturato Nel bilancio 2019 tutti i marchi di Kering salgono a due cifre, eccetto Bottega Veneta, che comunque torna a crescere sotto la direzione creativa di Daniel Lee: +5,3% a 1,17 miliardi e +2,2% a struttura e cambi costanti, che si confronta con il -3,4% del 2018. Gucci realizza una crescita più equilibrata, dopo gli exploit degli scorsi anni, raggiungendo i 9,6 miliardi di ricavi (+16% e +13,3% a periodi comparabili, dal +36,9% di un anno fa). Yves Saint Laurent mette a segno un +17,5% (+14,4% a periodi comparabili, dal precedente +18,7%) e le altre fashion house (Balenciaga e Alexander McQueen, tra i marchi a ritmo più sostenuto) registrano nel complesso un +20,3% (+17,8% a periodi comparabili). In totale il gruppo Kering è salito a 15,88 miliardi di euro di ricavi, in crescita del 16% rispetto al 2018. l’ebitda è aumentato del 18% a 6 miliardi. L’utile al netto delle voci straordinarie è stato di 3,2 miliardi di euro, in progresso del 15%. Risulta invece in calo del 37,4%, a 2,3 miliardi, se nel confronto fra il 2019 e il 2018 si tiene conto dei maggiori oneri fiscali dovuti alla risoluzione del contenzioso con il fisco italiano se delle entrate straordinarie del 2018, legate all’operazione di distribuzione di parte delle azioni Puma in portafoglio. Il gruppo proporrà ai soci un dividendo di 11,5 euro per azione: il 10% in più rispetto al 2018. A commento dei risultati, François-Henri Pinault ha reso noto che la partenza del 2020 era positiva prima della diffusione del coronavirus. L'epidemia sta portando a un forte calo delle vendite e del traffico nei negozi in Cina continentale ma è presto per valutare l'impatto sulle attività del gruppo, che realizza circa il 34% del proprio giro d'affari nell'area. «Ci attendiamo che le cose tornino alla normalità in fretta, una volta terminata l'urgenza. Stiamo lavorando già per le prossime tappe», ha detto Pinault, fiducioso sul potenziale del gruppo nel medio-lungo termine.
RICAVI a confronto 9,63 Valori in miliardi di euro Variazioni annuali a struttura e cambi comparabili
2,54
2,05 1,17
10
+13,3%
+20,3%
+17,5%
+2,2%
Gucci
Altri brand
Ysl
Bottega Veneta
Come si legge nella trimestrale di Capri Holdings, nel terzo quarter terminato il 28 dicembre 2019 le vendite della maison Versace hanno raggiunto i 195 milioni di dollari: il 5% in più a periodi comparabili rispetto allo stesso quarter del 2018. Il mercato maggiore è l’Emea, dove la Medusa ha totalizzato 98 milioni di giro d’affari, cui seguono l’Asia (56 milioni) e le Americhe (41 milioni). Sul marchio italiano grava però una perdita operativa di 12 milioni di dollari. Capri Holdings, che oltre a Versace controlla Jimmy Choo e Michael Kors, ha chiuso il trimestre con un aumento del fatturato del 9,2% a 1,57 miliardi di dollari, superiore alle stime degli analisti (1,54 miliardi), ma l’utile operativo è sceso da 290 a 205 milioni. L’utile netto è aumentato da 200 a 209 milioni, per effetto dei benefit fiscali.
un'operazione da 1,3 miliardi
Permira rileva Golden goose da Carlyle Attraverso una controllata, i fondi Permira si sono aggiudicati la maggioranza di Golden Goose da Carlyle per una cifra non ufficializzata di 1,28 miliardi di euro (circa 14 volte l’ebitda). Carlyle aveva rilevato il marchio delle sneaker di lusso nel 2017 da un pool di investitori guidati da Ergon Capital Partners, per una cifra stimata oltre i 400 milioni di euro. Da allora i ricavi di Golden Goose sono passati da 100 a 260 milioni di euro nel 2019, grazie anche all'apertura di 100 negozi a gestione diretta a livello globale e alla realizzazione di una piattaforma omnichannel. «Golden Goose è uno straordinario marchio di lusso "next-gen" che può essere considerato l’inventore della categoria delle sneaker di fascia alta - commenta Francesco Pascalizi, co-head di Permira per l'Italia (nella foto) -. Non vediamo l'ora di mettere a frutto la nostra esperienza nel consumer/luxury, per accompagnare Golden Goose nella sua prossima fase di sviluppo ed espansione». In attesa del perfezionamento dell'operazione, previsto nei prossimi mesi, ci si domanda quali saranno le prossime mosse di Carlyle nella moda. Si vocifera che abbia messo gli occhi sull'iconico marchio di anfibi Dr. Martens, al momento in capo a Permira. Inoltre, nonostante i "no comment" di Carlyle, entro l'anno dovrebbe essere ceduto il marchio Twinset. La conferma sarebbe arrivata ai sindacati della Cgil-Filctem durante un incontro con l'azienda emiliana, in cui sono state anche chieste garanzie che il passaggio di mano non si ripercuoterà negativamente sui dipendenti. Garanzie che pare siano state confermate. Tra i possibili acquirenti del brand di womenswear si fa da tempo il nome dei cinesi di Fosun, che hanno già in portafoglio marchi come Caruso, Wolford, John Knits e Lanvin.
+9% L’UTILE DI MONCLER E IL DIVIDENDO SALE A 0,55 EURO Nel 2019 i ricavi di Moncler sono aumentati del 15% a 1,63 miliardi di euro (+13% a cambi costanti). L’ebitda adjusted (prima dei piani di incentivazione azionaria) ha totalizzato 574,8 milioni (+14,8%) e l’ebit ha raggiunto i 475,4 milioni, in crescita del 14,7% e con un’incidenza sui ricavi del 29%, escludendo per il confronto con il 2018 gli effetti dell’Ifrs 16, la nuova disciplina per la contabilizzazione dei leasing in vigore dal 2019. L'utile è risultato in aumento del 9% a 361,5 milioni. ll dividendo proposto ai soci sarà di 0,55 euro per azione, dagli 0,4 euro del 2018.
CALVIN KLEIN E TOMMY HILFIGER CHIUDONO GRAN PARTE DEGLI STORE CINESI Pvh ha temporaneamente chiuso gran parte degli store Calvin Klein e Tommy Hilfiger gestiti direttamente e in franchising, a causa del coronavirus. I negozi rimasti aperti sono operativi per un numero limitato di ore e stanno registrando traffico e vendite sotto le aspettative. Nelle stime, la Greater China rappresenta il 7% dei ricavi totali e il 20% delle forniture, pertanto il gruppo americano non si fa prendere dal panico. «Il coronavirus impatterà nel breve periodo, ma le nostre opportunità in Asia-Pacifico sono significative - dice il chairman e ceo Emanuel Chirico (nella foto) -. Visti il business model diversificato e globale e la forza dei nostri brand iconici, siamo ben posizionati per gestire questo momento di incertezza».
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l'incognita coronavirus
la borsa scommette sulle capacità di ripresa del lusso Il coronavirus fa chiudere parecchi store del lusso in Cina ma si teme anche per lo shopping dei cinesi all'estero. Chi azzarda una stima, ipotizza effetti significativi nelle prime fasi dell'epidemia ma confida in una rapida ripresa, che saprà cogliere chi ha i fondamentali più solidi DI Elisabetta Fabbri
O
rmai ci stiamo abituando ai boltransitoria alcuni ipotizzano un’acceleraziolettini medici. Più volte al giorno ne del fashion e-commerce, ma non è detto veniamo aggiornati sulla diffusioche le consegne funzionino a dovere e c'è da ne del coronavirus, che qualche dubitare che i cinesi siano nelle condizioni notiziario definisce letale quanto emotive giuste per lo shopping (di cui però il morbillo, mentre è visto come «il nemico è ben noto l’effetto consolatorio). Di certo in numero uno» dall'Organizzazione modiaquesto periodo di black out non hanno perle della Sanità. In parallelo economisti e duto la passione per il gioco, e questo fa ben analisti finanziari cominciano a formulare sperare. Il gigante dei videogiochi Tencent stime sui possibili danni economici dell’e(Wechat) nei giorni del Capodanno cinese pidemia, che vede la moda tra i settori con ha incrementato la capacità dei server usascarsi anticorpi, come conti dalle persone per giocare fermano gli scivoloni in Bora Game of Pace e la banca sa del settore, alle prime nod’affari Morgan Stanley prenel 2019 tizie del virus arrivate in Ocvede che il Covid-19 (corona la crescita cidente. Gli investitori hanno virus disease 2019) avrà un del lusso ben presente che nel 2019 la impatto positivo sulle vendite è stata crescita del mercato dei perdell’App Store di Apple. trainata sonal luxury goods è stata L’analisi prospettica si comtrainata per il 90% dai cinesi, plica se si pensa ai mancati per il 90% arrivati a rappresentare una introiti derivanti dalla spesa dai cinesi quota del 35% del totale dei dei turisti cinesi all’estero, consumatori, in questo segmentre alcuni Paesi di demento, grazie ad acquisti effettuati sopratstinazione, tra cui l'Italia, hanno bloccato il tutto all'estero. Mentre scriviamo Bain & traffico aereo da e per l’ex-Celeste impero Company-Altagamma, che hanno diffuso in via cautelativa (ma le alternative per agqueste percentuali a fine novembre, non si girare i blocchi non mancano). Assoturismo sono ancora pronunciati sui possibili nuovi Confesercenti ha previsto che la paura del scenari e anche gli imprenditori della filiera virus rischia di costare al nostro Paese una lo ritengono prematuro. Troppe le variabili perdita di 13,2 milioni di presenze, per effetin gioco, in primis il fattore tempo (il picco to di un -30% di turisti cinesi (1,6 milioni in dovrebbe essere raggiunto in febbraio) e la meno), cui si aggiunge un -6% di altri viagcapacità di circoscrivere il contagio. Si pargiatori (-11,6 milioni), che evitano gli spostala molto, inoltre, di psicosi: adesso i cinesi menti per non esporsi a eventuali contagi, stanno comprando i generi di prima necesse non perché già contagiati. Un vero pecsità, ma usciti dal tunnel quanto tempo ci cato, visto che nel 2019 il tax free shopping vorrà perché ricomincino ad acquistare capi è cresciuto del 16% in Italia, proprio grazie griffati sul mercato domestico? «Quando ci ai cinesi, il cui peso è salito nell'anno al 28% fu la Sars il recupero fu molto repentino», si (fonte: Global Blue). Alla vigilia delle sfilate, ripetono gli addetti ai lavori. In questa fase la Camera Nazionale della Moda Italiana
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1. Per essere sempre più connesso con il mercato cinese, in giugno il marchio Prada ha sfilato a Shanghai con il menswear SS2020 2. Nell'emergenza del coronavirus a Nanning si accelera la produzione di tute medicali
stima per il primo semestre 2020 un -1,8% dei ricavi delle aziende italiane dell’abbigliamento e segmenti collegati, per effetto di -0,6% dell'export (contro il +6,2% precedente). «Tutto lasciava sperare in una crescita del 3% per il 2020, ma quanto accaduto in Cina ha cambiato le cose», commenta il presidente Carlo Capasa. Intanto i marchi quotati stanno cominciando ad allertare sulle ripercussioni in bilancio, facendo la conta dei negozi temporaneamente chiusi. Nike, che nell’ultimo trimestre ha realizzato il 18% delle vendite in Greater China, ha abbassato le saracinesche di metà dei suoi punti vendita nella Repubblica Popolare e ha dichiarato che il diffondersi del virus avrà un impatto «significativo» sulle attività nel Paese. Aperture ridotte del 50% anche per Ralph Lauren, che ha 110 boutique in Cina, e Levi Strauss & Co, che giusto lo scorso ottobre ha inaugurato il suo più grande flagship cinese a Wuhan, epicentro dell’epidemia. Capri Holdings - proprietaria di Versace, Jimmy Choo e Michael Kors - ha fermato 150 dei 225 store in Cina Mainland. Il gruppo quotato a New York ha calcolato 100 milioni
di dollari di ricavi in meno nel e legati al fatturato, e una i titoli fiscal year 2020, che dovrebcerta flessibilità sul costo del lusso be terminare a 5,64 miliardi. del personale». «L’e-comcontinuano merce - prosegue - può Burberry, che a metà gennaio a essere aveva annunciato l'intenzione tamponare solo in minima di sfilare a Shanghai in aprile, parte le mancate vendite, trattati ha abbassato le saracinesche data l’esposizione ancora a premio di 24 dei 64 store in Mainland limitata delle società del China. Gli altri sono aperti, ma lusso all’online in Cina». a orario ridotto e registrano un significatiResta il fatto che i titoli del comparto contivo calo di affluenza. Quanto alla spesa dei nuano a trattare a premio rispetto al mercaconsumatori cinesi all'estero, il brand brito. Nonostante abbiano perso circa il 6,5% tannico ha subito un impatto minore, ma il del loro valore dalla prima notizia del virus, management prevede un peggioramento il 20 gennaio, il premio è di circa il 70%, della situazione nelle prossime settimane, dall’80% prima dell’epidemia. «C’è la conviste le progressive restrizioni agli spostasapevolezza - dice l’analista - che il problementi. Anche Moncler non fa previsioni suma, per quanto drammatico, è comunque di gli impatti ma per mitigarne gli effetti rinvia breve periodo e che il lusso ha una capacità alcuni progetti e investimenti «mantenendo di ripresa veloce». Per mettere più a fuoco solo quelli essenziali per continuare a raflo stato di salute delle quotate bisognerà forzare il brand Moncler». Forti di un +16% aspettare i dati di chiusura del fiscal year: dei ricavi 2019 i vertici di Kering non fanno «Ci raccontano un periodo antecedente il previsioni ma restano fiduciosi sul potenziacoronavirus, ma sapere chi è uscito meglio le di crescita nel medio-lungo termine. dal 2019 permette di capire chi è meglio imPaola Carboni, analista dell’investment postato per ripartire. Avremo la conferma o bank Equita, ha stimato che ogni mese di la smentita della forza relativa del posizioepidemia possa approssimativamente imnamento delle società». pattare gli utili annuali delle aziende del Mediobanca Securities ha esaminato l’imlusso quotate del 5%, in media. Questo patto sul travel retal di un trimestre di calo partendo dall’assunto che i maggiori luxury di turisti cinesi, che nelle stime rappresengroup in Borsa abbiano mediamente un’etano in media il 60% della domanda cinese sposizione al mercato cinese coerente con di lusso. Per molti brand questo canale è le stime di Bain-Altagamma, dove il cluster pari al 5-10% dei ricavi totali ed è uno dei cinese vale il 35% della spesa totale di luspiù dinamici per il lusso. «Un calo del 40% so. Fanno eccezione Burberry, che nelle dei volumi in un trimestre dovrebbe avere stime di Equita realizza con i cinesi oltre un impatto del 3% sull’ebit medio annuale il 40% delle vendite, e Brunello Cucinelli, delle aziende del lusso esaminate», dicono con un’esposizione ipotizzata fra il 12% e il gli analisti. In genere, però, la diminuzione 15%. «Nei mesi dell’epidemia - commenta dei viaggiatori è transitoria e seguita da un Carboni - sono presumibili una contrazione rimbalzo. Inoltre, facendo un parallelismo molto significativa delle vendite, sia a livelcon il periodo della Sars, nel 2002-2003, lo di consumi domestici che all’estero, ma «allora il business digitale non esisteva e anche una minore incidenza degli affitti deoggi rappresenta una percentuale mediogli store, in Cina prevalentemente variabili alta delle vendite, che almeno in parte 50% 45% 40%
i titoli più esposti alla domanda cinese: le stime di mediobanca per il 2020
35% 30% 25%
20% 15% 10% 5% 0%
Fonte: Mediobanca Securities
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L'epidemia non arresta la crescita globale Standard & Poor’s ha tagliato dal 5,7% al 5% le stime del Pil cinese per il 2020, assumendo che gli effetti più pesanti siano nel primo trimestre. Segnali di ripresa sono attesi dall’agenzia di rating dal terzo trimestre dell’anno. Quanto all’economia mondiale, Morgan Stanley prospetta che l'espansione possa ridursi di 0,15-0,3 punti percentuali nel primo quarter. Se l’epidemia dovesse continuare per tre-quattro mesi, per il secondo trimestre è stimata una minore crescita del Pil di 0,2-0,4 punti. Anche Goldman Sachs non prevede grandi disastri: l’espansione mondiale sarà penalizzata di 0,1-0,2 punti percentuali nell’intero 2020, che dovrebbe mostrare un incremento del Pil del 3,25%, contro il 3,1% dello scorso anno.
potrebbe compensare l’effetto negativo». Secondo Mediobanca, Ferragamo, Prada, Kering e Tod’s sono le società più esposte in caso di venti contrari al travelling business. Ferragamo e Prada, per i quali il giudizio è "underperform" (farà peggio del mercato), sono sovraesposti alla domanda cinese (vedi grafico), mentre Lvmh è "outperform" (farà meglio del mercato), per via della diversificazione del business equilibrata. Giudizio "neutral" su Brunello Cucinelli, che ha un profilo difensivo sul fronte utili. In attesa che l'epidemia mostri un punto di flesso, Luca Solca, analista di Bernstein, è positivo su EssiLux, visto che ha un'esposizione inferiore al 5% alla domanda cinese e ipotizzando che torni operativa la fabbrica di Dongguan, che concentra il 40% della capacità globale di Luxottica. A suo parere, Lvmh è il più equilibrato dei gruppi maggiori, dato il solido business negli Usa. Moncler ha una forte dinamica, un'esposizione ai consumatori cinesi inferiore alla media e un appeal legato a potenziali M&A, che dovrebbe contenere eventuali ribassi in Borsa. ■
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bagutta.net
Ph.Stefano Guindani
WHAT’S NEW MILAN FASHION WEEK
DIVERSITY, SCOUTING E IL PONTE CON LA CINA: MILANO SI FA SENTIRE Il capoluogo lombardo torna capitale del pret-à-porter in grado di sfidare Parigi. Record di collezioni e l’impegno confermato dei big brand nel mantenere forte il calendario. E nonostante l’ombra pesante del coronavirus, che terrà lontani dal fashion month circa mille tra giornalisti e compratori cinesi, il sistema moda italiano cerca di reagire all’emergenza lanciando una fashion week virtuale. Capasa: «Anche di fronte a situazioni critiche come queste la moda costruisce ponti e non solleva muri» DI MARIELLA BARNABA
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a moda costruisce ponti, non alza muri». Poche parole e Carlo Capasa apre un varco nella barriera dell’intolleranza. E siamo già un passo avanti. Che diventano due, quando annuncia il vero simbolo di questa edizione di Milano Moda Donna: la campagna “China, we are with you”, una passerella virtuale di solidarietà creata dalla Cnmi-Camera Nazionale della Moda Italiana per trasferire in tempo reale da Milano alla Cina contenuti ed emozioni della fashion week. «Circa un migliaio di operatori cinesi non potranno essere qui per le restrizioni legate al coronavirus - fa sapere il presidente - abbiamo deciso quindi di portare le sfilate da loro in live-streaming: con l’aiuto della tecnologia avremo scambi di video, messaggi e interazioni». Intanto l’epidemia comincia a intaccare i conti dei grandi gruppi internazionali e della moda italiana, che già per il primo trimestre 2020 prevede un ribasso dell’1,8% sul fatturato (90 miliardi di euro nel 2019). Ma è presto per fare valutazioni reali e Milano mette in campo tutta la sua energia per sbloccare l’umore della kermesse, al via Lea T, protagonista della campagna di comunicazione di Milano Moda Donna, in total look Act n°1 15
LIGHT + BOLD INVERTIBILI 1. Ports 1961 è una delle new entry del calendario: la collezione FW20/21 è con la direzione artistica di Karl Templer 2. Bottega Veneta è tra i marchi più attesi della fashion week: sei mesi fa la collezione firmata da Daniel Lee era stata la più acclamata da stampa e buyer
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NEL 2019 IL SETTORE SUPERA I 90 MILIARDI MA IL 2020 INIZIA IN SALITA L’INDUSTRIA DELLA MODA IN CIFRE
2018
2019
(preconsuntivo)
Moda
Moda+ sett.collegati
Moda
Moda+ sett.collegati
66.961
89.521
67.296
90.237
3,3%
2,6%
0,5%
0,8%
51.742
67.375
54.847
71.552
3,3%
2,9%
6,0%
6,2%
33.579
38.327
34.251
39.285
3,5%
2,2%
2,0%
2,5%
18.163
29.048
20.596
32.267
Occupazione
515mila
620mila
N. di imprese
58mila
65mila
Fatturato (mln €) Variazione % Export (mln €) Variazione % Import (mln €) Variazione % Saldo con l’estero (mln €)
Fonte: Camera Nazionale Moda Italiana - Fashion Economic Trends
l 2019 per l’industria della moda è stato un anno di stabilità del fatturato, martedì 18 febbraio con un calendario di debutti con una dinamica leggermente positiva e migliore delle attese. Il primo seme -
1 sem 2020 (previsione) Moda
-1,8% -0,6% 1,5%
Circa mille operatori cinesi non potranno essere a Milano a causa del coronavirus. Così porteremo le sfilate da loro in livestreaming; grazie alla tecnologia avremo scambi di video, messaggi e interazioni
Ora quello che manca al calendario è l’inserimento di un paio di nomi internazionali veramente forti, che consentano di livellarci a Parigi, approfittando della debolezza di New York e Londra
di Ports 1961, Gil56 sfilate, 96 presentazioni, due su appunberto Calzolari e Vìen, il stre ha registrato una discreta crescita e il rallentamento nel secondo, per il tamento (Dsquared2 e Marina Rinaldi) e ritorno tra le presentaziopeggioramento del quadro macroeconomico italiano e dalle incertezze della Carlo Capasa 2 Riccardo Grassi 34 eventi mondani culturali, cuitrime la - niPagina di Roberto Cavalli, Les situazione internazionale è stato meno marcatoedelle attese. Neltra quarto Il fatturato Presidente Camera Fondatore e titolare di Riccardo mostra sulla moda da Ma-del Copains e Romeo Gigli e stre si è anzi registrato un lieve rimbalzo cheMemos, ha portatocurata il preconsuntivo Nazionale Moda Italiana Grassi Showroom ria Luisa Frisa, al Museo Poldi Pezzoli dal lePagina sempre atturato il 2019 a +0,5%. 3 più numerose Le esportazioni. 21dall’export, febbraiocresciuto al 4 maggio. Si apre e si10chiude Un sostegno è venuto al 6%. I dati dei primi mesi mo - passerelle co-ed, tra cui con due vere autorità: Gucci, cheInsfilerà Genius, Agnona strano un contributo maggiore dai mercati extra-UE (+12,4%). crescita è Moncler Pagina 4 19 in+14,9%, via Mecenate, e Giorgio connessi via web nell’hub di via Turati. soprattutto l’export mercoledì verso l’Asia: Corea Giappone +10,6%, Cina +5,6, (all’esordio Le previsioni con l’uomo), Antonio Marras, mentre Hong Kong ha perso il 7.8%. In crescita anche Unito (+8,1%) Armani, posizionato nelil Regno pomeriggio di e Bottega Veneta, Missoni e Versace. E poi Perché mai come in questo momento, a Francia (+5,9%), indomenica calo la Germania (-2,0%). 23, in via Bergognone. «I brand le celebrazioni per i 50 anni di Sportmax spiega Capasa, Milano è “the place to be” - diceeconomiche Capasa -erano stanno ruotando sul caper i big brand e per quelli in avanzamenA dicembre le prospettive migliorate, ma in poche setti - e i dieci di N21. Motivo in più per puntare lendario per mantenere più forte ed equigli occhi sul palcoscenico milanese sono to di carriera. «Una città aperta, interLibia, per l’inizio non facile della dei negoziati sulla Brexit e, su scala globale, librata la settimana. Lavoriamo bene. Mile performance dei talentuosi Millenculturale alla stregua di Londra, Parigi e per l’epidemia di Coronavirus in Cina. L’impatto economico dell’epidemia è lano Moda Uomo di gennaio nial, da Alexandra Moura Berlino - conferma Marco Rambaldi, 29 attualmente non calcolabile e i provvedimenti del Governo cinese sono senza ha doppiato per rilevanza a Marco Rambaldi, da Act anni, bolognese, in passerella alla PerLE SFILATE precedenti. Un confronto con l’epidemia SARS del 2003-2004 può fornire uno mediatica l’analoga manin.1 a Simona Marziali-MRZ manente la mattina del 19, col supporto scenario minimo di impatto. La simulazione “ottimistica” con DELLA i parametri SARS, MODA festazione parigina, mene Flavia La Rocca. Cui si di Cnmi -. Un trampolino importante per ndica una riduzione nell’export di moda italiano verso la Cina non inferiore a tre la scorsa edizione della DONNA aggiunge una selezione di noi esordienti, considerata l’attrazione €100mln nel primo trimestre 2020 e a €230mln in caso di prolungamento della GENERANO brand da Budapest e dall’Ache esercita su buyer e stampa internacrisi a tutto il primo nostra semestre.fashion week donna, secondo i dati di Dmr Group UN EARNED frica presso il Fashion Hub zionali». Fondamentale anche il sostegno ha generato un earned me- MEDIA VALUE di Camera Moda, al Museo dell’amministrazione comunale, che ridia value di 79 milioni di della Permanente. Cancelmette a disposizione della fashion week DI 79 MILIONI euro, contro i 63 della calate invece le performance spazi cittadini di prestigio per sfilate ed pitale francese». Nel denso CONTRO I 63 di otto emergenti cinesi, eventi (da cui sarà bandita la plastica), p.1 programma si segnalano i DI PARIGI che saranno comunque e un contributo alla campagna di comu-
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LEGO E ETRO: PER LE SFILATE NASCE LA COLLAB FASHION
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nicazione, con Stefano Guindani che immortala la modella Lea T, raccontando in maniera forte la diversità e l’inclusione. «È apprezzabile lo sforzo di Milano sulle tematiche sociali e sul supporto ai giovani con iniziative come Fashion Trust commenta Riccardo Grassi, talent scout e titolare dell’omonima showroom -. Ora quello che manca al calendario è l’inserimento di un paio di nomi internazionali veramente forti, che consentano di livellarci a Parigi, approfittando della debolezza di New York e Londra». Ma il pensiero torna alla Cina: «Si parla di vendite in calo dell’80-90% al giorno - afferma Grassi -. Dobbiamo grande solidarietà e rispetto a quel popolo che produce e investe nel mondo». Mario Boselli, come presidente dell’Istituto Italo Cinese, aggiunge: «Vergognosa la discriminazione e preoccupanti le mancate vendite; molte aziende italiane e francesi esportano più del 30% in Cina, alcune arrivano a 40-45%. Senza dimenticare che i compratori cinesi risultano in cima alle classifiche delle vendite tax free qui da noi». «Stiamo facendo di tutto per non fermare il business - interviene Wei Gong, imprenditore italo-cinese, a capo di una società di buying office -. Ci siamo attrezzati per fare riprese video nelle showroom milanesi, raccontare il prodotto nei dettagli, affinché i compratori in Cina possano fare le loro valutazioni. Speriamo di sconfiggere il virus e recuperare le perdite il più in fretta possibile. Ma nel frattempo diciamo stop ai pregiudizi». Messe per un attimo in pausa le preoccupazioni, ci si interroga sulla tendenza che emergerà dalle passerelle, ma gli esperti puntualizzano: i trend sono un concetto superato, vince chi fa meglio se stesso. ■
1.Torna alla ribalta Roberto Cavalli: la maison acquisita da Vision Investments sarà alla fashion week con la collezione FW20/21, disegnata da un designer team interno 2. Gilberto Calzolari, lo stilista vincitore del Green carpet 2 fashion award 2018 come miglior designer emergente, debutta nel calendario di Milano Moda Donna con una sfilata
A settembre aveva scelto di personalizzare il ristorante Bice, creando una mise en table speciale, per questa edizione di Milano Moda Donna Etro sarà protagonista di un altro allestimento speciale: il marchio e vestirà le vetrine del Lego Store di piazza San Babila fino al 27 febbraio. Il set-up, che riproduce un’isola ispirata al mondo dei Pirati e presenta abiti dalla collezione primavera/ estate 2020 della griffe milanese, trasforma i bauli nell’iconica stampa Paisley, in preziosi scrigni di tesori nascosti e animali esotici, costruiti con mattoncini del marchio danese.
Annakiki «Sfilata e campagna vendita confermate perché parte della collezione è fatta in Italia» Come ormai da tradizione, la pattuglia di designer cinesi presenti alle sfilate milanesi avrebbe dovuto essere nutrita e invece, a causa del coronavirus, nomi come Angel Chen, Ricostru e Hui, ormai familiari agli addetti ai lavori, non saranno in calendario. L’unica presenza confermata dalla Cina è quella di Anna Yang, fondatrice e direttore creativo di Annakiki. «La collezione era pronta da tempo ed è arrivata a Milano in tempo - racconta la designer - così siamo riusciti a confermare lo show del 22 febbraio. Siamo stati fortunati, ma la situazione in Cina è grave». Quanto è stato difficile far arrivare la collezione in Italia? In realtà parte della collezione (a destra un’anteprima, ndr) è prodotta proprio qui, quindi non siamo stati colpiti più di tanto. Un ruolo decisivo lo ha avuto anche la società di consulenza Poly Global, che ci segue da due anni e ci ha aiutato ad adattare gli standard internazionali in termini di progettazione e sviluppo della collezione, realizzata solo in parte in Cina. La sfilata è salva, ma come vi siete organizzati per la campagna vendita e con le consegne? Credo che non avremo alcun problema con il programma di consegna per gli acquirenti e la nostra campagna vendita, già iniziata a Milano e poi sarà anche a Parigi. (an.bi.)
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PROTAGONISTI MILAN FASHION WEEK
«N°21 HA 10 ANNI E TANTO FUTURO DA COSTRUIRE FRA RETAIL E ACCESSORI» Per Alessandro Dell’Acqua fondatore e stilista del brand e Roberto Ortello, ceo sin dalla nascita dell’azienda, l’anniversario è l’occasione per guardare avanti. «Retail e accessori sono le nuove sfide, ma abbigliamento e wholesale restano core» DI ANDREA BIGOZZI
«S
iamo sempre stati focalizzati su un’identità precisa di femminilità, fatta di una personalità forte: le associazioni inaspettate, le incursioni nel guardaroba maschile, gli errori voluti sono sempre stati basilari nel nostro modo di fare moda. Non aver mai tradito questi elementi ci ha fatto bene, ci ha resi più forti». A 10 anni dal debutto di N°21 è così che Alessandro Dell’Acqua ha trasformato il successo iniziale della sua collezione in una realtà solida. «Ci sentiamo maturi, forse il nostro punto debole è il retail», dice alla vigilia della fashion week, che lo vedrà impegnato con la sfilata e con un party di compleanno. Ma anche crescere sul fronte retail sembra solo una questione di tempo, come spiega Roberto Ortello, dal primo giorno al fianco dello stilista in veste di ceo dell’azienda e attualmente impegnato, con il socio minoritario Gilmar (30% del capitale) a implementare la struttura retail di N°21. «Solo due anni fa - sottolinea l’a.d. - il nostro business era per il 95% legato al wholesale, ma oggi la cifra è scesa al 75% e anche se questo canale resta prioritario, siamo orgogliosi di quel
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20% di vendite generato dai monomarca e di quel 5% che arriva dall’e-commerce diretto». L’espansione retail, il potenziamento di alcune categorie di prodotto, le licenze: sono tutte decisioni strategiche prese insieme. «È il lavoro stilistico di Alessandro che ogni stagione fa la differenze, ma la squadra è affiatata e questo facilita il lavoro», assicura Ortello. E il bilancio professionale tra stilista e manager è anche nei numeri dell’azienda, arrivata a superare 40 dipendenti, una rete di 600 clienti nel mondo e una sede da 1.500 metri quadri a Milano. «Inaugurare il nostro quartier generale di via Archimede - riflette Dell’Acqua - è stato il punto di svolta per N°21, perché ha portato sotto lo stesso tetto ufficio stile, comunicazione e commerciale. Abbiamo anche ristrutturato il garage adiacente, che utilizziamo per le sfilate, così lo spazio è diventato il manifesto del carattere distintivo del marchio». Ma il giro di boa dei 10 anni per N°21 rappresenta un ulteriore punto di svolta: «Oggi fa il punto Ortello - il nostro primo mercato è la Corea, seguita dal Giappone e dall’Europa, ma la nostra distribuzione è ben equilibrata in tutto il mondo, non abbiamo mai voluto insistere su una singola area. La sfida del 2020 si chiama Cina, dove sono previsti investimenti che porteranno a una serie di opening nel secondo quarter, quando speriamo che il coronavirus sia solo un ricordo». Sul fronte prodotto l’anima del marchio resterà l’abbigliamento femminile, «prodotto e distribuito da Gilmar - ricorda Dell’Acqua -: questa collaborazione è strategica perché ci supporta nel controllo dei prezzi, che è sempre stato un punto chiave del nostro successo». Gli accessori sono il new challenge di N°21: oggi valgono il 25% delle vendite contro il 60% della donna, il 10% dell’uomo e il 5% della linea bimbo, ma i margini di crescita sono ampi «Da due stagioni - sottolinea il ceo - produciamo le calzature internamente. Il mercato ci riconosce un ruolo da specialisti e questo è un aspetto che può arricchire la storia del brand». Intanto per Dell’Acqua questo è il momento di festeggiare: «Lo feremo alla nostra maniera -conclude - invitando addetti ai lavori e amici a un party a casa nostra, il Garage21». ■
ANTONIO BERARDI
Antonio Berardi torna alla fashion week di Milano. Lo stilista inglese di origini italiane è, infatti, stato scelto dal gruppo Max Mara per disegnare la nuova capsule collection per l’autunnoinverno 2020 di Marina Rinaldi. Il progetto sarà presentato dal 19 febbraio nella showroom di piazza Liberty e per tutta la manifestazione, a cui Berardi ha già preso parte sia con il suo brand, sia con Exté e Les Copains, di cui è stato direttore creativo.
VERSACE
Prima sfilata co-ed per Versace, che il 21 febbraio a The Mall presenterà insieme in passerella le collezioni FW2020 per lui e per lei. La decisione di combinare gli show nasce dalla volontà di evidenziare la vicinanza stilistica tra il mondo uomo e donna di Versace, che da tempo parlano un solo linguaggio. «Ho sentito il bisogno di concentrare la mia creatività - ha dichiarato Donatella Versace - e disegnare capi che avessero un unico punto di vista, una sola visione, che comunicasse un mondo del marchio».
PROTAGONISTI MILAN FASHION WEEK
«FIBRE NOBILI NON VUOL DIRE CLASSICO: LO STILE AGNONA C’È ED È ANCHE UOMO»
MONCLER GENIUS
Il brand presenta dalla stagione FW20 una collezione uomo e il ceo Alessandra Carra spiega la strategia del marchio DI ANDREA BIGOZZI
U
na gloriosa tradizione, l›ossessione (mai tradita) per la qualità assoluta e una filiera realmente integrata sono asset impagabili, ma c›è a chi non basta. In questa ntervista Alessandra Carra, ceo di Agnona, racconta come la realtà che fa capo al gruppo Ermenegildo Zegna stia attraversando un periodo di grande dinamismo, dal prodotto alla distribuzione. Come dimostra il ritorno, dopo un break di 20 anni, del menswear, che ha chiuso positivamente la sua prima campagna vendita, prima ancora di sfilare il 22 febbraio insieme alla collezione donna. Come è nata l’idea di tornare con una linea maschile? Stiamo vivendo un momento di bella crescita e sentivamo l’esigenza di fare un salto importante. Dopo quasi 70 anni di vita del brand, con un capitale di know how e livelli qualitativi altissimi, volevamo rompere lo schema “fibre nobili = moda classica”: con il direttore creativo Simon Holloway da più stagioni ci stiamo focalizzando su un prodotto dal design moderno e contemporaneo, con vestibilità aggiornate. I nostri sono sì capi timeless, ma con tanto stile. E in questo percorso si è inserita la collezione uomo, che rilanciamo, convinti che potrà colmare un vuoto sul mercato, vestendo chi non ama il formale e ha una sensibilità casual, senza essere streetwear. Non avevate il timore che questo progetto potesse intaccare l’identità del brand? No, anche perché abbiamo fatto il modo che questo non accadesse, curando in maniera praticamente perfetta la collezione e tenendo altissimo il posizionamento dal punto di vista della distribuzione: abbiamo scelto 15 partner a cui proporre i capi, li abbiamo spiegati nel dettaglio e tutti l’hanno acquistati. Per un marchio di nicchia, la comprensione da parte del trade è un aspetto determinate per avere successo.
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ABBIAMO SCELTO 15 PARTNER A CUI PROPORRE LA LINEA UOMO ED È STATO UN SUCCESSO. POTREBBE ARRIVARE PRESTO AL 25% DELLE VENDITE Che risultati vi aspettate? Pensiamo che nell’arco di tre-quattro anni l’uomo potrebbe raggiungere il 25% del fatturato totale di Agnona, ma non escludiamo sorprese in senso positivo, anche perché il mercato della moda maschile è in deciso fermento. La collezione non diventerà più articolata: pensiamo di restare, come per la stagione Fall-Winter 2020 introno ai 77 pezzi, continuando a dare importanza alla maglieria (con prezzi retail da 600 a 1.700 euro) e ai capospalla (da 2mila a 4mila). La presenza dei look maschili nella sfilata donna potrebbe essere un semplice episodio, un modo per dire “siamo tornati”. Per il futuro pensiamo che la formula della presentazione, magari all’interno del calendario della moda uomo, sia il modo migliore per raccontare il progetto. Avete altri progetti in cantiere? Vogliamo sviluppare i nostri mercati, crescere in Europa e insistere su Stati Uniti e Canada, che oggi sono i mercati che crescono più velocemente. La Corea risponde molto bene e per questo apriremo nuovi negozi quest’anno, così come in Russia a San Pietroburgo e in Germania a Sylt. ■
Una new entry nell’hub creativo (JW Anderson) e una location inedita (l’ex Macello di Milano): sono queste le novità della nuova edizione del progetto Moncler Genius, che apre la fashion week di Milano. Il designer nordirlandese (nella foto) va ad aggiungersi al team di stilisti a lavoro sul progetto (che perde Pierpaolo Piccioli e Francesco Ragazzi), mentre l’ex spazio industriale di viale Molise è l’ennesimo luogo della città che torna a nuova vita grazie al marchio.
TOD’S
Dalla sua prima sfilata, nel settembre del 2013 con l’allora direttore creativo Alessandra Facchinetti, il marchio Tod’s aveva sempre scelto il Padiglione di Arte Contemporanea di via Palestro come location dei fashion show, ma il debutto in passerella del nuovo stilista Walter Chiapponi (nella foto) promette di introdurre una serie di novità, a cominciare proprio del luogo scelto per l’evento, che sarà presso gli spazi di Area 56 in via Savona. Per lo stilista ex Bottega Veneta e Gucci si tratta della prova del fuoco dopo la presentazione della collezione uomo a gennaio.
WHAT’S NEW MILAN FASHION WEEK
AL WHITE I MILLE VOLTI DEL CONTEMPORARY Più ricerca di marchi internazionali ma anche di piccole realtà artigiane del made in Italy. Per suggerire ai buyer nuovi mix sempre più personalizzabili e green DI ELISABETTA FABBRI
È
Maison Artc lo Special guest di White Milano, il salone della moda contemporary - womenswear e accessori - che si tiene dal 20 al 23 febbraio nel Tortona fashion district. Una scelta che dice molto dell'orientameno alla ricerca su scala internazionale e alla sostenibilità intrapreso dall'appuntamento milanese. Il marchio con sede a Marrakech fa capo a Artsi Ifrach, un designer nato a Gerusalemme, con esperienze fra Tel Aviv, Parigi e Amsterdam, che ha fondato la sua maison con l’idea precisa di realizzare solo pezzi unici, tramite la ricerca e l’assemCIRCA blaggio di tessuti anGLI ESPOSITORI tichi. Il risultato sono una serie di proposte LE LOCATION uomo-donna con mix NEL TORTONA DISTRICT di colori, stampe e lavorazioni artigianali, all'insegna del LA SUPERFICIE TOTALE multiculturalismo, di scena al Superstudio Tortona 27 ma anche in mostra presso 10 Corso Como Tazzoli. Lo Special designer è il marchio gender fluid Palomo Spain, fondato da Alejandro Gómez Palomo, mentre le borse Salar Milano, create da Francesca Monaco e Salar Bicheranloo, sono lo Special project, ospitato nel Basement, location cult del Superstudio, che in febbraio si rinnova con la collaborazione dello store milanese Daad Dantone.
IL SALONE IN CIFRE
500 4
Ph. Ms+aison Artc @Suzana Holtgrave
23.000 MQ
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TINTURA E FINISSAGGIO SOTTO LA LENTE DI GIVE A FOKUS Give a FOKus - hub sull'innovazione sostenibile curato da Matteo Ward, che ha esordito nell'edizione di febbraio 2019 - torna per sensibilizzare su due fasi della filiera della moda ad alto impatto sull'ambiente: la tintura e il finissaggio. Il progetto, realizzato in collaborazione con Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e Fashion Revolution e con il supporto di Albini Group e Boyish Jeans, svela questi processi attraverso un'installazione di Drawlight (specialista dell'immersive storytelling) e porta il visitatore, attraverso un'esperienza multisensoriale, alla scoperta dei tessuti organici e tracciabili di Albini, delle tecniche tintorie di Lim Group, che impiega materie prime non convenzionali come il cioccolato e il caffè, delle tinture naturali di Phillacolor e degli speciali finissaggi del denim Boyish Jeans. L'esperienza si completa con le proposte di 10 startup selezionate nell'ambito del WSM Smart Contest, lanciato allo scorso WSM Fashion Reebot, il salone di M.Seventy incentrato sulla sostenibilità nella moda, che ha esordito in gennaio, nei giorni della fashion week maschile.
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1. La moda che recupera di Maison Artc 2. Il fashion gender fluid di Palomo Spain 3. Un look Cettina Bucca, 3 tra i marchi nella sezione sostenuta della Regione Sicilia 4. Una proposta Salar Milano, Special project del salone 5. Le borse a Km 0 di Davide Gatto Milano
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Questa edizione, come spiegano gli organizzatori di M.Seventy, si prospetta rinnovata nel layout espositivo, che presenta un design sempre più chiaro e dal sapore minimal. 23mila i metri quadrati occupati dai circa 500 brand in fiera, distribuiti nelle quattro location ai civici 27, 31, 35 e 54 di via Tortona, connotate dalle immagini realizzate ad hoc dall'illustratrice Lucia Emanuela Curzi. Il salone, che presenta le collezioni per l'autunno-inverno 20/21, vede il patrocinio del Comune di Milano, il supporto del Mise con l'Agenzia Ice e la collaborazione di Confartigianato Imprese, che rappresenta 79mila artigiani della moda, per un valore di 10,3 miliardi di fatturato. Grazie a questa liaison, White accende i riflettori su micro realtà del made in Italy che possono essere una risposta all'esigenza dei buyer di personalizzare sempre di più il mix di offerta, con scelte ponderate, inclusi i piccoli brand originali. In quest'ottica White presenta anche la creatività di una quarantina di marchi siciliani, con la collaborazione della Regione Sicilia, che vengono raccontati anche attraver-
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ANCHE LA BORRACCIA DI DESIGN NEL CIRCUITO DEL FASHION RETAIL
so una serie di foto e video. Dall'intesa con la showroom e agenzia multiservizio londinese YouConcept arrivano in zona Tortona marchi internazionali da scoprire, come il womenswear emergente con base in Ucraina Lake Studio, il brand spagnolo Ernesto Naranjo, tra i finalisti del Who Is On Next? 2019 by Vogue Spain, ma anche la label rumena Murmur, che piace a Lady Gaga e Madonna, il knitwear cinese di Cynthia Xiao e gli occhiali milanesi Rewop. L'organizzazione no profit Flanders DC, che supporta i giovani creativi belgi, torna al White con sei brand che spaziano dal ready-to-wear all'abbigliamento sportivo, fino alla maglieria e ad accessori come borse e sciarpe. Al Superstudio sono state allestite sale speciali
per marchi consolidati internazionali e italiani (Faliero Sarti, Ibrigu, Ermanno Gallamini, solo per citarne alcuni made in Italy) e new entry, tra cui Tuinch fondato dalla belga Veronique Vermussche, che lavora il cashmere, e Davide Gatto Milano, label di borse a chilometro zero, realizzate in un atelier di via Santa Marta. Tra i debutti c'è anche Inès de la Fressange, griffe che prende il nome dalla nota modella francese, icona di stile, che lo ha fondato negli anni Novanta e ora punta al mercato italiano con il suo lusso accessibile. Ma nel fashion retail stanno entrando anche nuove categorie merceologiche, perfette per chi sceglie uno stile di vita plastic free, come le water steel bottle di Izmee. Dal design italiano, si presentano in molteplici varianti, in linea con i trend della moda, ma includono proposte flash e limited edition e si candidano a collaborazioni con gli store che preferiscono la borraccia tailor-made. ■
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WHAT’S NEW MILAN FASHION WEEK
A THEONEMILANO LE STAGIONI NON HANNO PIÙ CONFINI
Niente allarmismi in relazione alla diffusione del coronavirus per gli organizzatori di TheOneMilano, che alla vigilia dell’evento hanno inviato una mail di rassicurazione a espositori e visitatori: «La manifestazione si svolgerà attenendosi scrupolosamente alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità. Il salone si doterà di tutte le misure di prevenzione aggiuntive consigliate dalle organizzazioni sanitarie, al fine di tutleare espositori e visitatori». La rassegna, di scena nei padiglioni 3 e 4 di Fieramilanocity dal 20 al 23 febbraio, è incentrata quest’anno sul tema It’s always winter somewhere...C’è sempre un inverno da qualche parte nel mondo, che rimanda alla circolarità del mondo moderno, dove si azzerano le distanze fisiche e culturali, lasciando il posto a un sistema senza più rigide stagioni. Un universo nuovo da cui è nato lo spunto per il format della manifestazione concepito da Italo Rota e Margherita Palli, che hanno ricreato tra le corsie della fiera una città con le sue multiformi sfaccettature, nel segno della globalizzazione. Mondi che convergono nella Piazza del Fare, incentrata sul tema Made in Italy: Making of e Superbrand. Un progetto frutto della collaborazione con Confartigianato e con il contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di Ita/Ice, che si articola in due IL FORMAT tipi di narrazioni diverse. Da una DELLA parte un’installazione/tableau RASSEGNA È vivant dedicata agli artigiani che FIRMATO DA rendono grande la nostra moda: ITALO ROTA E dalla ricamatrice alla sarta, dalla tessitrice a telaio al calzolaio, dal MARGHERITA pellettiere al pellicciaio. Dall’altra PALLI un panel, in programma il 21 febbraio, che individua i messaggi chiave che fanno del made in Italy un superbrand, appealing per i consumatori internazionali. Il salone si conferma contenitore privilegiato per le diverse anime della moda femminile, con i suoi 350 marchi circa on show (al momento di andare in stampa), di cui circa la metà internazionali. Il settore Fur&Leather è come sempre grande protagonista, in grado di riunire i nomi di punta del comparto, per un totale di oltre 100 espositori. Continua in parallelo l’ascesa di www.alwaysonshow, la piattaforma digitale che estende la durata della rassegna per tutto l’anno. (c.me.)
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SUPER TORNA AL PADIGLIONE VISCONTI TRA BRAND NOTI E NUOVI TALENTI Anche Super, il salone della moda donna di Pitti Immagine, si organizza per far fronte all’emergenza coronavirus. «Ci adeguiamo alle indicazioni del Ministero della Sanità», rassicura l’a.d. Raffaello Napoleone. Ormai habitué di zona Tortona, la manifestazione torna in scena al Padiglione Visconti dal 20 al 23 febbraio, con 90 espositori, il 30% dei quali in arrivo da oltreconfine. Giunta alla 15esima edizione, la rassegna ripropone il suo format di “boutique event”, votato alla selezione e alla proposta di brand mirati, tra nomi già noti e marchi nuovi. «Seguiamo con attenzione le evoluzioni della moda donna globale per poter dare risposte precise ai migliori buyer italiani e internazionali, in un momento altrettanto preciso PREVISTA LA della loro campagna acquisti», PRESENZA DI spiega Agostino Poletto, direttore 90 ESPOSITORI, generale di Pitti Immagine. IL 30% DEI Tra i nomi presenti al salone, QUALI IN per citarne alcuni, figurano Alessandro Enriquez, Circolo ARRIVO DA OLTRECONFINE 1901, Gaynor Bongard, Gelso Milano, Helena Bajaj Larsen, Jakke, Jekca, L’impermeabile, Ma’ry’ya, Peech, Revertissu, Run Of Runarchy Attitude, Salce 197, Scaglione, Shaft Jeans, Shirtaporter, Sparti Handmade, Stma, Vuem, White Sand, Worn. A proposito di emergenti, in pista ci sono i Super Talents selezionati in collaborazione con Sara Sozzani Maino di Vogue Italia e Vogue Talents: sette designer in arrivo da tutto il mondo, che lavorano sul concetto di accessorio luxury. Si tratta degli italiani Acchitto, Iindaco e Malaga4, di Helena Bajaj Larsen dalla Francia, Juárez Camacho dal Messico, Worn dalla Svizzera e Zyne Official dal Marocco. All’edizione di Super del settembre scorso erano stati in totale oltre 5.800 i compratori, con i buyer internazionali che avevano superato le 1.100 presenze da più di 50 Paesi. Ci si interroga ora sull’effetto che il coronavirus avrà sui dati di affluenza. «Nei nostri saloni donna mediamente abbiamo la presenza di circa 30/40 compratori cinesi, che sicuramente salteranno il turno, salvo qualcuno basato in Italia», prevede Raffaello Napoleone. (c.me.)
IN BREVE
PREVIEW PARIS FASHION WEEK
BIG ED EMERGENTI SI CONTENDONO LA SCENA
La collaborazione con Yves Saint Laurent Rive Gauche e quella, ventennale, con Thierry Mugler, senza contare la lunga presidenza della Fédération Française de la Couture: c’è questo e altro nel nuovo libro di Didier Grumbach, Mémoires de Mode, edito in francese dall’Institut Français de la Mode e da Éditions du Regard. Grumbach firmerà le copie il 23 febbraio al bookstore della Maison Alaïa a Parigi.
Tra i rientri e i nuovi ingressi Coperni, Gauchere, Noir Kei Ninomiya e Kenneth Ize, tra i finalisti dell’Lvmh Prize 2019 DI ALESSANDRA BIGOTTA
Sono 75 le sfilate nel calendario ufficiale della fashion week parigina, in programma da lunedì 24 febbraio a martedì 3 marzo. Occhi puntati sui big, che già da martedì 25, giorno dello show di Yves Saint Laurent, tengono banco: in particolare, il 26 è il giorno di Lanvin ma anche di Kenzo nella nuova era di Felipe Oliveira Baptista, Dries van Noten, Rochas e Maison Margiela; 1 il 27 di Chloé, Paco Rabanne, Rick Owens e Off-White; il 28 di Loewe, Balmain, Yohji Yamamoto e Celine; il 29 di Vivienne Westwood, Comme des Garçons ed Hermès; il primo marzo di Issey Miyake, Balenciaga, Thom Browne, Valentino e Givenchy; il 2 di Stella McCartney, Giambattista Valli e McQueen; il 3 di Chanel, Miu Miu, Lacoste e Louis Vuitton. Le novità, a parte Kenzo, sono Coperni, che dopo aver optato la stagione scorsa per un public talk all’Apple store sugli Champs Elysées torna in passerella il 25 febbraio, il giovane Kenneth Ize finalista nel 2019 dell’Lvmh Prize in apertura della kermesse, Noir Kei Ninomiya (ex Comme des Garçons e tra i protagonisti del progetto Moncler Genius) il 29 febbraio e Gauchère, brand che fa capo alla stilista tedesca Marie-Christine Statz, sotto i riflettori il 3 marzo. Da tenere d’occhio il 25 Koché, griffe la cui creatrice Christelle Kocher ha appena avviato una collaborazione con Emilio Pucci. Assente dal calendario ufficiale, tra gli altri, Cédric Charlier, mentre Courrèges, dopo l’uscita di scena del direttore creativo Yolanda Zobel, si limita a una presentazione, così come Manish Arora. 1. Un insieme di Celine: dopo aver saltato l’appuntamento con le sfilate maschili di gennaio, il marchio del gruppo Lvmh è sotto i riflettori il 28 febbraio con una sfilata co-ed 2. Lo show di Kenneth Ize è in programma il 24 febbraio, giorno di apertura della fashion week: lo stilista è molto legato alle sue radici nigeriane e alla tradizione tessile del Paese. Ha per esempio recuperato l’aso-oke, una stoffa antica legata al popolo Yoruba
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È giunta a un epilogo la querelle tra Loewe e Lanvin, legata a Bruno Sialelli: quando Fosun, casa madre di Lanvin, annunciò a gennaio 2019 la sua nomina a direttore creativo della griffe, lo stilista era ancora legato a Loewe da un patto di non concorrenza, in scadenza nel maggio successivo. Non si sa che tipo di intesa economica abbiano raggiunto le parti, ma Fosun ha riconosciuto di aver gestito troppo frettolosamente il passaggio.
Il 26 febbraio si apre ufficialmente un nuovo capitolo per Kenzo, con la prima collezione firmata da Felipe Oliveira Baptista in passerella. Uno show co-ed sul quale c’è molta attesa: Baptista, che succede alla coppia formata da Carol Lim e Humberto Leon, proviene da Lacoste, marchio che sotto la sua egida ha raddoppiato le vendite.
Parigi significa anche saloni della moda e appuntamenti in showroom. Dal 28 febbraio al 2 marzo, in particolare, Tranoï (nella foto) sale alla ribalta del Carrousel du Louvre, del Palais de la Bourse e, per la prima volta, dell’Atelier Richelieu al 60 di rue de Richelieu, con date leggermente diverse (26 febbraio-3 marzo) e un focus sulle showroom, anziché sui singoli brand. Ancora dal 28 febbraio al 2 marzo è il momento dello show degli accessori Première Classe: ai Jardins des Tuileries si presentano oltre 450 brand del settore.
SS-2020
kocca.it
BUYERS’ SURVEY VENDITE DONNA AUTUNNO-INVERNO 2019/2020
È TEMPO DI BUON SENSO. NELLO STILE COME NELLE STRATEGIE I best retailer italiani mettono in campo vecchie skill e nuove competenze per contrastare il momento di crisi. E le vendite della stagione tengono o addirittura crescono. Il negozio fisico ribadisce la sua centralità, come fucina di idee, esperienze ed esclusività. Max Mara conquista il gradino più alto del podio tra le griffe più gettonate dalla clientela italiana, mentre tra le consumatrici straniere Gucci conferma la leadership e domina incontrastata alla voce accessori
1. Un look Gucci della Fall-Winter 2019/2020. La griffe è stata la più acquistata dalla clientela straniera 2. Tra i marchi più gettonati dalle clienti italiane c’è Max Mara (nella foto una proposta della stagione in corso)
DI CARLA MERCURIO
L
a crisi come occasione per rivalutare le competenze e le abilità di un mestiere in cui gli aspetti di cui tenere conto sono sempre più numerosi. I dettaglianti italiani tracciano il bilancio delle vendite di abbigliamento femminile di stagione, rimettendo al centro il proprio ruolo. In uno scenario in cui i consumi stagnano, avanzano catene e grandi magazzini, i negozianti del nostro panel, che sono il fior fiore del retail di moda italiana, tengono duro. Lo partire dal prezzo per proseguiconfermano i risultati del nostro MUST re con lo stile, i tessuti e via disondaggio, da cui emerge che HAVE DI scorrendo. Oggi la clientela non le vendite nel segmento donna compra più la griffe, ma cerca si sono mantenute stabili per il STAGIONE il gusto del negozio. I fatturati 40% degli interpellati, con il 31% È STATO IL si fanno con prodotti equilibrache ha performato anche me- CAPPOTTO ti e con la capacità di proporre glio, mentre solo un 29% parla abbinamenti sensati: per questo le vetrine di peggioramenti. Risultati che si riflettono sono importanti. Nella stagione in corso, per nei budget per la prossima stagione fredda, esempio, abbiamo investito su un’immagine previsti in aumento dal 33% degli interpelpiù pulita, mettendo al bando orpelli, rulati, stazionari dal 58% e solo da un esiguo che e pizzi per dare la priorità a un mix and 9% in flessione. «Gli ostacoli degli ultimi match di proposte in chiave contemporanea, anni hanno stimolato nuove curiosità. Siache vede protagonisti il cappotto, la giacca, mo tornati finalmente a fare il nostro lavoro i pantaloni e le camicie. Uno spirito inter– spiega Silvia Bini, dei negozi Càos e Silvia pretato molto bene da una griffe come The Bini Passeggiata a Viareggio -. Ciò vuol dire Row». Contemporary, mix and match e bon sapere valutare tantissime sfaccettature, a
1
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Come sono andate le vendite di abbigliamento femminile in questo autunno-inverno?
40%
COME LO SCORSO ANNO
31% MEGLIO
29% PEGGIO
29
BUYERS’ SURVEY
La parola ai retailer multibrand
Come sono andate le vendite di acessori femminili?
44%
COME LO SCORSO ANNO
38%
Qual è la merceologia più venduta? 1 Cappotto 2 Maglieria, borse 3 Scarpe 4 Piumino, abito
MEGLIO
5 Pantalone
18%
ETRO
PEGGIO
Qual è stato il marchio donna più acquistato dalle clienti italiane?
Abbigliamento 1 Max Mara Accessori 2 Dior,Gucci 1 Gucci 3 Etro, Herno 2 Saint Laurent, 4 Bottega Veneta, Bottega Veneta Moschino, 3 Dior Elisabetta Franchi 4 Marni, Michael Kors
Qual è stato il marchio donna Abbigliamento più acquistato 1 Gucci dalle clienti 2 Moncler, Moschino straniere? 3 Dior 4 Brunello Cucinelli,
Balenciaga Accessori 1 Gucci 2 Prada, Furla, Marni 3 Fendi, Dior
DIOR
PRADA
Qual è stato il marchio femminile più venduto online (sito di proprietà e/o altre piattaforme)?
Abbigliamento 1 Gucci 2 Moncler 3 Moschino 4 Max Mara Elisabetta Franchi MONCLER
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Accessori 1 Gucci 2 Bottega Veneta, Alexander Mc Queen 3 Burberry
Quali sono i marchi donna appena inseriti in negozio, su cui avete deciso di puntare? 1 The Row 2 Philosophy
di Lorenzo Serafini 3 Jacquemus, Bottega Veneta, Gucci, Elisabetta Franchi PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI
LEAM - Roma
FREEPORT - Clusone (Bg)
VALTELLINI - Rovato (Bs)
ALBERTA BOUTIQUE - San Miniato (Pi)
G&B NEGOZIO - Flero (Bs)
PROGETTO MODA - Tavagnacco (Ud)
D’ANIELLO BOUTIQUE - Salerno
Quale prevedete sarà la tendenza vincente del womenswear autunnoinverno 2020/2021? 1 Cappotto e giacca 2 Contemporary ricercato 3 Stile casual o sporty chic
ton, non a caso, sono stati i tre stili vincenti citati dai partecipanti al nostro sondaggio, così come il cappotto è stato il protagonista induscusso. Un trend destinato a proseguire anche per il prossimo inverno. «Si imporrà una donna sobria, raffinata e chic, più nordica e preziosa – prevede Beppe Angiolini di Sugar ad Arezzo -. Vincerà la capacità di saper mixare il maschile con il femminile, lo sportivo raffinato con l’elegante, una giacca rigorosa con una gonna o un pantalone in pelle ecosostenibile e una camicia ultrafemminile. A completare il look, un paio di belle scarpe con una suola aggressiva, una borsa in pelle di piccole dimensioni e una cintura con una fibbia in oro». Anche il colore giocherà un ruolo fondamentale, come spiega Ercole Cellino, del punto vendita Il Duomo a Novara, che al pari di altri negozianti ha deciso di scommettere su volumi più ampi: «Il trend della prossima stagione fredda premierà un tailoring over, con pan-
taloni flair e tantissimi colori accesi come verde, arancio e viola». Intanto si parla sempre più di sostenibilità, parola che comincia a uscire dagli ambiti più ristretti delle fiere e dei convegni, per diventare un argomento di interesse concreto per la clientela. Il 35% dei negozianti interpellati ha dichiarato infatti che si tratta di un aspetto determinante per dare slancio alle vendite, anche se per il 49% è ancora poco importante, mentre solo un 16% lo considera privo di importanza. «Le consumatrici sono diventate sempre più sensibili alle tematiche green», sottolinea Carla Cataldi di Noha a Brindisi. «La responsabilità ambientale acquisirà maggiore importanza per il consumatore finale, soprattutto perché i brand la utilizzeranno come un veicolo promozionale», è il punto di vista di Maria Teresa Vidotto di Stilmoda a Lignano Sabbiadoro. Ma è necessario tenere gli occhi bene aperti, ammonisce Didi Corbetta di Valtellini a Rovato, in provincia di Brescia:
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BUYERS’ SURVEY
COLOGNESE 1882 - Montebelluna (Tv)
SCAGLIONE - Ischia (Na)
L’INCONTRO - Modena
«È un tema importante, su cui facciamo leva anche sui social, oltre che in fase di vendita. Ma deve essere sostenibilità vera. Ci sono infatti aziende che parlano di sostenibilità ma la trascurano nella logistica, con mille consegne di pochi pezzi ciascuna e grandi scatoloni per pochi pezzi. D’altro canto ci sono realtà che propongono capi riciclati o costituiti da materiali rigenerati a prezzi improbabili». Dopo le prime fasi della digital disruption, che ha colto molti di sorpresa e ha visto altri correre tempestivamente ai ripari aprendosi a percorsi di digitalizzazione, tutti i negozianti hanno acquisito oggi una maggiore consapevolezza delle potenzialità della tecnologia e sono in grado di orientarsi tra le opzioni possibili per proporre le soluzioni più in sintonia con il proprio negozio. C’è chi è ancora in fase di studio, chi punta a rafforzare i rapporti con i marketplace e chi è in procinto di debuttare con il proprio e-commerce, come Claudio Nodari di Freeport a Clusone, in provincia di Bergamo. I play-
Quanto la sostenibilità aiuta le vendite?
49% POCO
35% MOLTO
16%
er più avanti nel percorso sono invece alle prese con il fine tuning, in un’ottica di omnicanalità. «Il nostro sito evolve di continuo con aggiornamenti e novità per migliorare la user experience ed essere sempre attuale, anche nella proposta di brand che, in alcuni casi, è destinata soltanto a questo canale», spiega Fabrizio Buzzoni di Tiziana Fausti a Bergamo. «Creare valore vuol dire rendere il consumatore protagonista di una memorabile esperienza di acquisto - osserva Piero Marchesani di Filippo Marchesani a Cupello e Vasto, in provincia di Chieti -. Per questo abbiamo introdotto all’interno del nostro sito di e-commerce un servizio in chiave chat, che ci permette di seguire il cliente passo passo nel suo percorso di acquisto». Stessa lunghezza d’onda per Anna Giordano di Giordano a Pompei, che nella sua boutique digitalizzata ha inserito un’analoga funzione, attiva h24. Servizio ed experience, insomma, sono al primo posto, online e offline, come conferma Paolo Mantovani della boutique
Quali sono le griffe più attente a questo aspetto su cui puntate?
GAGLIARDONE - Saluzzo (Cn)
LA LUNA E LE STELLE - Thiene (Vi)
1 Stella McCartney 2 Herno 3 Gucci 4 Prada
PER NULLA
STELLA MCCARTNEY
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DIVO - Santa Maria a Monte (Pi)
RINGRAZIAMO IL NOSTRO PANEL
MARCOS - Prato Nevoso (Cn)
FILIPPO MARCHESANI - Vasto (Ch)
MORAS BOUTIQUE - Intimiano (Co)
Come sarà il vostro budget per la moda femminile dell’autunnoinverno 2020/2021?
58%
STAZIONARIO
33%
IN AUMENTO
9%
IN FLESSIONE
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GROPPETTI - San Paolo D’Argon (Bg)
DE FLORIO Noicattaro (Ba)
Mantovani a San Giovanni Valdarno, «perché le persone vogliono sentirsi seguite, anche quando non sono in negozio - precisa -. Ma il nostro core business rimane lo store fisico». Un punto di vista condiviso da tutti, perché alla fine la boutique brick and mortar resta la regina incontrastata nelle strategie dei negozianti, anche i più proiettati verso il futuro. «Abbiamo investito in tecnologia e nello sviluppo di un nuovo sito web e, allo stesso tempo, abbiamo un nuovo progetto riguardante il retail fisico», spiega Edoardo Amati di Leam a Roma, che ha portato da poco a termine i lavori di ristrutturazione e ampliamento del negozio donna e che è alle prese ora con il restyling del punto vendita uomo e con il lancio del concept giovane Jungleam. Una politica di opening condivisa da molti in questo momento, a partire da Aldo Carpinteri di Modes (cifre a sette zeri con la piattaforma e-commerce), che di recente ha aperto una boutique a Milano, per proseguire con Gino Cuccuini dello store Cuccuini di Livorno, anche lui fresco di inaugurazione di un nuovo store battezzato Show, o con Paolo Marini di Marcos a Mondovì, che ha giocato al raddoppio aprendo un punto vendita a Prato Nevoso, in provincia di Cuneo, località di turismo invernale, facendo leva sul legame con il contesto alpino. L’experience, insomma, parte dal negozio ed è fatta di personalizzazione, propositività e servizi esclusivi, comprese capsule e colab che recano la sigla dell’insegna. Il giusto antidoto contro i rischi di massificazione connessi al successo dei marketplace. ■
Silvia Bertocchi 10 CORSO COMO Milano Alessandra Torre AMR Chiavari e Sestri Levante (Ge) - Giorgia Mainardi ALBERTA BOUTIQUE San Miniato (Pi) - Carla Cereda BIFFI BOUTIQUES Milano, Bergamo - Andrea Bonvicini BONVICINI FASHION GALLERY Montecatini Terme (Pt) Lorenzo Selmin BOUTIQUE CINZIA Albano Terme (Pd) - Giancarlo Stella BOUTIQUE STELLA Asiago (Vi) - Angelo Pio Cammalleri CAMMALLERI Caltanissetta (En) - Paolo Colognese COLOGNESE 1882 Montebelluna (Tv) - Maurizio Coltorti COLTORTI Jesi, Ancona, Macerata, San Benedetto del Tronto (Ap), Pescara - Cuccuini team CUCCUINI Livorno - Erika Cibelli D’ANIELLO BOUTIQUE Giugliano e Villaricca (Na), Aversa (Ce) e Salerno - Gaetano De Florio DE FLORIO Noicattaro (Ba) - Marco Cateni DIVO Santa Maria a Monte e Pontedera (Pi) - Eleonora Bonucci team ELEONORA BONUCCI Viterbo - Piero Marchesani FILIPPO MARCHESANI Cupello e Vasto (Ch) -Team buying Folli Follie FOLLIFOLLIEONE-OFF-FR-THEDOUBLEF Mantova, Verona, Riccione, Brescia e Bologna - Alexander Kraler FRANZ KRALER Dobbiaco (Bz), Cortina D’Ampezzo (Bl) - Claudio Nodari FREEPORT Clusone (Bg) Nadia Gagliardone GAGLIARDONE Saluzzo (Cn) - Raffaele Galiano GALIANO Napoli - Gabriele Pancheri G&B GROUP Flero (Bs) - Federico Giglio GIGLIO Palermo - Anna Giordano GIORDANO BOUTIQUE Pompei (Na) - Barbara Groppetti GROPPETTI LUXURYSTORE San Paolo D’Argon (Bg) - Ercole Cellino IL DUOMO Novara - Laura Mazzarone ISSIMA SAS DI LAURAMAZZARONE & C. Genova - Cesare Tadolini L’INCONTRO Modena - Amos e Angela Adani LA BOUTIQUE DI ADANI-TIP TAP DI ADANI Modena - Giorgia Apolloni e Wally Ciscato LA LUNA E LE STELLE Thiene (Vi) - Vittorio Longoni LA TENDA Milano - Edoardo Amati LEAM Roma - Paolo Mantovani MANTOVANI San Giovanni Valdarno (Ar) - Paolo Marini MARCOS Mondovì e Prato Nevoso (Cn) Mirko Moras MORAS BOUTIQUE Intimiano (Co) - Marco D’Alessandro NIDA Caserta - Carla Cataldi NOHA Brindisi - Battista Martilotti PAPILLON Corigliano Calabro (Cs) - Grazia Amato PAPINI Catania e Siracusa - Simona Pessina LAURA PESSINA Monza - Tiziana Arteni PROGETTO MODA Tavagnacco (Ud) - Pietro Scaglione SCAGLIONE Ischia (Na) - Silvia Bini SILVIA BINI PASSEGGIATA-CÀOS Viareggio (Lu) - Claudio Betti SPINNAKER Portofino (Ge), Santa Margherita Ligure (Ge), Alassio (Sv), Sanremo (Im), Forte Dei Marmi (Lu) - Maria Teresa Vidotto STILMODA Lignano Sabbiadoro (Ud) - Beppe Angiolini SUGAR Arezzo - Fabrizio Buzzoni TIZIANA FAUSTI Bergamo - Ernesto Tufano TUFANO Pompei (Na), Scafati (Sa) - Didi Corbetta VALTELLINI Rovato (Bs)
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NEWS
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LA VIRATA DI OLG: «TORNIAMO A ESSERE UN INCUBATORE DI TALENTI»
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Grandi manovre da Olg-Onward Luxury Group, la filiale della holding giapponese Onward Holdings. Il ceo Fabio Ducci racconta la sua doppia sfida: la creazione di un business in-house che va oltre il licensing e il viaggio (da neofita) nel mondo dell’ecosostenibilità DI ANGELA TOVAZZI
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ocietà nell’orbita della conglomerata giapponese Onward Holdings, titolare di brand come Jil Sander e Joseph, Olg-Onward Luxury Group negli ultimi mesi è stata protagonista di una forte accelerazione sul fronte licensing, grazie ad accordi con JW Anderson, Francesco Russo e Maria Luca per il footwear e con Federico Curradi per il menswear. Parallelamente cresce però il business “in-house”, con la creazione di un think tank, denominato Olg Lab, focalizzato su nuovi progetti di ricerca, innovazione e soprattutto sostenibilità, come racconta al nostro giornale il ceo di Olg Fabio Ducci. Che cosa cambia per Onward Luxury Group con la costituzione di Olg Lab? Cambiano il nostro statuto, la nostra immagine. Usciamo dallo schema canonico di licenziatari, per mettere il nostro hardware produttivo e commerciale al servizio di progetti al debutto, totalmente nostri oppure co-partecipati con nuove promesse del fashion, sia nelle calzature che nel prêt-à-porter. Torniamo a essere quello che eravamo in passato (in linea con il percorso tracciato da Franco Penè, il fondatore di Gibò, ribattezzato appunto Onward Luxury Group, ndr), ossia un incubatore di talenti. Dalla nostra abbiamo
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importanti asset materiali, ai quali vogliamo affiancare altrettanto importanti asset immateriali. Siete partiti con il lancio di F_WD e Carlotha Ray, due brand che non hanno molto in comune… Vero: si tratta di due progetti distanti dal punto di vista dell’immagine, ma con la stessa anima green. F_WD, arrivato con la Fall-Winter 2020/2021 alla sua terza stagione e firmato da Raphael Young, è uno streetwear realizzato con materiali riciclati, come le reti da pesca recuperate negli oceani. Siamo partiti con le sneaker, ma da questa stagione abbiamo inserito anche una capsule di abbigliamento. I feedback sono buoni: 1,5 milioni di fatturato wholesale, un centinaio di clienti e pop up store già attivi a Mosca, Londra, Tokyo e Dubai, con un altro in dirittura d’arrivo a Seoul e il progetto di sbarcare presto a Milano. Carlotha Ray, invece, debutta con la Spring-Summer 2020 e alla seconda stagione ha conquistato una settantina di multimarca. Si tratta di una collezione di flip flop biodegradabili, con colori ricavati dai fiori e dalle piante, realizzata interamente in Italia. Vuole essere un progetto di ampio respiro, in chiave lifestyle. Stiamo studiando diversificazioni nel mondo dei profumi e della casa.
1. Fabio Ducci, ceo di Olg-Onward Luxury Group 2. Le flip flop biodegradabili di Carlotha Ray 3. Il green footwear F_WD, affiancato da questa stagione da una capsule di abbigliamento
La lista delle private label e delle joint-venture si allungherà? Attualmente questo business rappresenta solo il 5% del fatturato di Olg (nel 2019 circa 220 milioni di euro, ndr), ma ci piacerebbe crescesse, anche con progetti in grado di esprimere l’expertise e l’alta qualità dei nostri prodotti, soprattutto nel segmento calzature (l’80% dei ricavi, ndr), realizzati per buona parte nei siti produttivi sulla Riviera del Brenta. Certo, continuerà anche l’impegno nel green e nell’eco-sostenibile, un ambito dove stiamo studiando da neofiti e che stiamo conoscendo attraverso la collaborazione con un network di oltre 80 fornitori. Recentemente avete siglato numerosi accordi di licenza, con big come JW Anderson ma anche con brand quali Francesco Russo, Federico Curradi e Maria Luca. Si tratta di marchi eterogenei dal punto di vista del posizionamento… Anche nella divisione licenze, accanto alla collaborazione con griffe dal nome consolidato, vogliamo dare spazio a nomi emergenti, che hanno le carte in regola per crescere. Con loro partiamo con una partnership, ma non è detto che in futuro, se la liaison funziona, la relazione non si faccia più stretta, sfociando anche in possibili altre joint-venture o acquisizioni. ■
STATISTICHE LA SALARY GUIDE 2019 DI SPRING PROFESSIONAL E JOB PRICING
DIRETTORI CREATIVI SEMPRE AL TOP MESTIERI DEL RETAIL A RISCHIO FLOP In Italia crescono le retribuzioni dei settori Moda e Lusso e Tessile, Abbigliamento e Accessori, ma resta un gap con la media nazionale. L’avanzata della digital trasformation frena le buste paga del retail, ma premia esperti di logisitca e supply chain
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DI ANDREA BIGOZZI
ici moda, pensi subito a buste paga stellari e invece scopri che non tutto è poi così glamour, visto che gli stipendi nella fashion industry si posizionano ben al sotto della media nazionale. Questo è quanto emerge, alla vigilia della fashion week di Milano, dalla Fashion & Luxury Salary Guide 2019, realizzata per Spring Professional da Job Pricing, che ha analizzato gli stipendi dei lavoratori del settore distinguendo i due comparti di Tessile, Abbigliamento e Accessori da una parte e Moda e Lusso dall’altra. Ne emerge un gap medio di retribuzione annua lorda (RAL) da quasi 2mila euro. Nel complesso, la media nazionale è infatti di 29.278 euro, mentre la busta paga di chi lavora nella fashion industry è compresa fra i 27 e i 28mila euro lordi annui. Se raffrontati con gli altri comparti, gli assegni della Moda sono al 26esimo posto dei 35 settori di mercato analizzati, quelli del Tessile scendono al 28esimo. Nell’analisi degli esperti del mercato delle retribuzioni spiccano però il +1,6% e il +1,8% registrati rispettivamente da Moda e Tessile nel raffronto con il 2018. «La dinamica retributiva dell’ultimo anno - spiega Francesco Manzini, executive director Spring Professional Nord Italia - è stata molto positiva per entrambi i settori, cresciuti anche sopra la soglia dell’inflazione dell’1,1%, il tutto a dispetto della stagnazione registrata su scala nazionale. Meglio di Moda e Lusso e Tessile, Abbigliamento e Accessori hanno fatto meglio solo alcuni comparti come Gomma e Plastica, e Arte, Intrattenimento e Divertimento». Questi valori, per quanto in crescita, posizionano chi lavora nella filiera made in Italy indietro rispetto agli altri big europei e mondiali. «Pur non essendoci uno studio dettagliato che metta a confronto i vari mercati - conferma Manzini - è vero che l’Italia paga meno rispetto a Paesi come gli Usa o la Francia e la Germania». L’Osservatorio, realizzato grazie a un database di oltre 400mila profili retributivi di aziende private, è in grado anche di individuare la grande distanza tra chi sta in cima e chi al fondo della piramide retributiva nel fashion system: lo stipendio di un direttore creativo vale almeno quattro volte quello di uno stilista appartenente all’ufficio stile o di un modellista. Distanze minori si trovano invece in segmenti come il product management o il retail. Tra chi 40
Le retribuzioni della fashion industry Le buste paga in ambito moda sono cresciute nel 2018 sopra la soglia di inflazione dell’
1,1%
27/28
mila euro
La Ral media dei settori lusso&moda e tessile è posizionata sotto il livello nazionale
❍ ❍ ❍
LE RETRIBUZIONI FISSE DI MODA E TESSILE Ral media nazionale quadri: € 54.136
Ral media 2018 e differenza % rispetto alla RAL media nazionale - QUADRI -Moda e tessile
ITALIA TESSILE, ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI MODA E LUSSO
54.136 € 56.662 € 58.650 €
+ 4,7% + 8,3%
❍
Ral media nazionale impiegati: € 30.770
Ral media 2018 e differenza % rispetto alla RAL media nazionale - IMPIEGATI -Moda e tessile
ITALIA TESSILE, ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI MODA E LUSSO
30.770 € 30.442 € 31.924 €
- 1,1% + 3,8%
Fonte: Spring Professional, elaborazione Fashion
lavora in negozio, ad esempio, la sperequazione è abbastanza ridotta: il direttore di una o più boutique della medesima città ha una busta paga che si avvicina ai 44mila euro annui, mentre quella di un venditore di reparto in un punto vendita supera i 31mila euro. Ma ciò che i dati raccolti dimostrano in modo lampante è che nel fashion system a fare la differenza per quanto riguarda il livello retributivo non è tanto il job title, quanto la dimensione dell’azienda e la sua collocazione geografica. Insomma, anche dal punto di vista dei salari il «nanismo» del sistema produttivo della moda italiana
ECCO I LAVORI PIÙ PAGATI
JOB TITLE
RAL
SUPPLY CHAIN Responsabile Acquisti Materiali Buyer / Acquisitore Responsabile Magazzino Materie Prime Responsabile Magazzino Prodotti finiti
Quadro
€ 60.110
Impiegato Impiegato/ Quadro
€ 35.206
Quadro/ Impiegato
€ 35.962
€ 36.159
UFFICIO STILE Direttore Creativo Responsabile Creativo Disegnatore Tessile Modellista Calzature Modellista Accessori Modellista Abbigliamento Fashion Designer
Dirigente Quadro Impiegato Impiegato Impiegato Impiegato Impiegato
€ 124.749 € 60.878 € 29.952 € 34.046 € 31.237 € 29.152 € 30.720
MARKETING e COMUNICVAZIONE
Il finale della sfilata uomo Gucci Fall-Winter 2020/2021
(dove il numero medio di addetti per impresa è di 8,7) è un fattore penalizzante. A livello nazionale, la differenza retributiva media fra micro azienda e grande azienda è pari al 42,6%. E la fashion industry non fa eccezione. «Le differenze più sostanziali in termini di retribuzione - conferma Manzini - sono determinate dalla grandezza dell’impresa. Aziende più grandi e strutturate pagano meglio di aziende piccole e piccolissime, ovviamente». «In generale - prosegue - assistiamo anche a un forte gap tra regioni del Sud e quelle del Nord. Esiste naturalmente una polarizzazione di imprese della moda in alcune regioni, si pensi ad esempio alla Toscana per tutta la parte di pellami e pelletteria». In chiave prospettica, il rapporto sottolinea come gli effetti della digitalizzazione dell’economia sarà una variabile che determinerà sempre più il valore di mercato per uno specifico lavoro. Da una parte la trasformazione digitale impatterà sempre più positivamente sui cachet delle figure professionali in grado di gestire il cambiamento, mentre rischia di subire un contraccolpo il retail, che a lungo ha offerto maggiori sbocchi in termini occupazionali nei settori della Moda e Lusso e del Tessile, Abbigliamento e Accessori «Fino a qualche anno fa - osserva l’executive director di Spring Professional - era impensabile comprare un prodotto senza toccarlo, oggi invece la tendenza è acquistare online. Questo, rispetto alle opportunità di impiego e alle retribuzioni, ha determinato da un lato la richiesta del mercato di figure professionali con competenze specifiche nell’ambito tecnologico, dall’altro dinamiche retributive in contrazione per alcune profili meno richieste rispetto al passato dal mercato, come quelle del retail manager e del wholesale manager». «Inoltre, proprio grazie al forte impatto della tecnologie - conclude Manzini - assistiamo all’apertura del settore a figure specializzate in logisitca e supply chain». ■
Marketing Director Marketing Manager Trade Marketing Manager Communication & PR Director Communication & PR Manager Event & Advertising Manager Event Specialist
Dirigente Quadro
€ 117.184 € 60.271
Quadro
€ 61.405
Dirigente
€ 105.021
Quadro
€ 57.6026
Quadro
€ 56.483
Impiegato
€ 33.002
PRODUCT MANAGEMENT Responsabile Product Management
Product Manager
Quadro
€ 56.073
Impiegato
€ 36.899
RETAIL Boutique Director City Manager Quadro Boutique Manager Quadro / Impiegato Direttore Punto Vendita Dirigente / Quadroo Responsabile Punto Vendita Quadro / Impiegato Capo Settore Quadro / Impiegato Capo Reparto Punto Vendita Impiegato Specialista Vendita Impiegato Visual Merchandising Manager Quadro Visual Merchandiser Impiegato Channel Sales Manager Quadro Education Magager (Responsabile Quadro Formazione Vendita)
€ 43.943 € 38.014 € 53.565 € 35.950 € 41.868 € 33.232 € 31.111 € 54.919 € 30.571 € 61.522 € 58.645
Fonte: Spring Professional, elaborazione Fashion
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LIGHT + BOLD INVERTIBILI
LARDINI DONNA: È IL DIALOGO CON LA LINEA UOMO LA CARTA VINCENTE La sinergia delle due collezioni è partita dalle campagne di comunicazione. «Unire i due mondi ha potenziato lo storytelling. Così anche sul prodotto abbiamo accomunato i temi e ora il womenswear entra in negozio» racconta Genea Lardini DI ANDREA BIGOZZI
Per Teleria Zed un nuovo stilista e un piano forte sull’export Sarà l’export a trainare la crescita di Teleria Zed, marchio di abbigliamento uomo e donna specializzato nei pantaloni, che mira nei prossimi anni a far crescere il suo fatturato (attualmente pari a circa 5,5 milioni di euro) aprendosi a nuovi mercati. «Puntiamo a spingere il pedale dell’internazionalizzazione soprattutto in Germania e Austria - racconta Marcella Morricone, responsabile commerciale dell’azienda di Teramo -, mentre siamo appena entrati in Olanda, dove abbiamo registrato ottimi feedback. Oggi l’estero rappresenta circa un quarto del nostro giro d’affari, ma l’obiettivo è di portarlo al 40%». Attualmente Teleria Zed è presente in un centinaio di punti vendita in Europa, tra Francia, Spagna, Belgio e Olanda, più una serie di clienti direzionali in Asia e in Russia. «Inoltre - fa il punto Morricone - presidiamo Medio Oriente e Stati Uniti, dove stiamo crescendo molto, con dei distributori». Ma resta l’Italia il primo mercato del brand, che sviluppa internamente tutte le fasi del processo produttivo. «Con 250 clienti - prosegue la responsabile commerciale - siamo ben presidiati, ma c’è ancora spazio per crescere e il potenziamento della collezione donna potrà MARCELLA MORRICONE rivelarsi un’ottima testa di ariete per fare breccia in nuovi store». E proprio il push sulla linea femminile, che oggi rappresenta circa il 30% dell’offerta firmata Teleria Zed, è uno dei compiti primari assegnati al nuovi direttore creativo di Marco Dell’Oglio al debutto con la collezione FW20/21, presentata a Pitti Uomo e durante la fashion week di Milano. (an.bi.)
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Non ha un compito facile: deve dare un’identità forte alla collezione donna di Lardini, ovvero un marchio sinonimo di menswear made in Italy. Ma Genea Lardini sembra aver trovato la strada giusta per farlo, intensificando i punti di contatto tra le due linee e non solo sul fronte del prodotto. «Sono mondi diversi - dice - che non si fondano ma che dialogano intimamente, come fossero una coppia di innamorati». Questo approccio è iniziato tre stagioni fa, quando Genea, che è direttore creativo della collezione donna e che rappresenta la seconda generazione della famiglia di imprenditori, ha cominciato a inserire look maschili nelle campagne femminili, e viceversa. «Il risultato - prosegue - è stato forte, perché la coesistenza delle due collezioni rafforzava incredibilmente lo storytelling». Dal prossimo autunnoinverno la convergenza tra il mondo uomo e donna del brand è diventata una strategia, con un unico lookbook e anche lo sviluppo “in tandem” delle collezioni: ispirazione comune, palette cromatiche abbinate, stampe usate indifferentemente. «Una collaborazione tra i due team c’è sempre stata - prosegue la stilista - ma nelle ultime stagioni il numero dei tessuti in comune è cresciuto e con la FallWinter 20/21 anche il tema è unificato. Proseguiremo in questa direzione: stiamo
già lavorando alla PE 2021, per cui ho creato delle stampe in esclusiva che saranno utilizzate anche per realizzare alcuni capi da uomo. E c’è un altro aspetto, per me importantissimo, in cui finalmente siamo allineati: la scelta No Fur. Amo gli animali e non ho mai utilizzato pelliccia nel mio lavoro. Finalmente anche la linea uomo si è allineata». Genea Lardini assicura che i risultati dell’integrazione delle due collezioni sono incoraggianti, tanto che l’azienda ha deciso di aprire al womenswear anche le porte del retail. Il primo caso è Anversa, dove a gennaio ha debuttato il primo store Lardini uomo e donna. «Partire da qui - aggiunge la designer - è stato perfetto per il ruolo che la città ha nel fashion system, ma ci saranno anche altri punti vendita che ospiteranno entrambe le collezioni: a Mosca, dove inaugureremo a breve, e poi ci piacerebbe trovare spazio per la donna nella boutique di Milano. Ci stiamo lavorando». Dove invece le due collezioni restano divise è l’attività commerciale. «In questo aspetto - conclude Genea Lardini - è importante l’indipendenza. Pensare di vendere la donna agli stessi clienti della linea uomo è un limite, perché finirebbero per acquistare principalmente capispalla, che restano sì centrali nella nostra offerta, ma anche pantaloni e gonne meritano attenzione, come del resto gli abiti e i top».
BABIC
SERGEI GRINKO INIZIA UN NUOVO CAPITOLO CON MINAVARA Dopo aver calcato le passerelle milanesi con il marchio Grinko, il visionario designer anglo-russo Sergei Grinko è pronto ad arricchire il proprio curriculm con un nuovo capitolo professionale: sarà il nuovo creativo del brand made in Italy Minavara, dall’approccio vestibility free. Come è nata la collaborazione con Minavara?
Tutto è nato quasi spontaneamente, durante un incontro a Milano. Io e la responsabile della divisione fashion della holding italo-svizzera cui fa capo Minavara abbiamo discusso a lungo delle nostre idee sul mondo della moda e ci siamo trovati in sintonia. Il marchio si basa sulla filosofia vestibility free: cosa vuol dire?
Le donne vogliono essere libere da stereotipi e non etichettate come X-slim o curvy. L’idea alla base del progetto Minavara è quella di creare abiti per valorizzare la silhouette femminile, senza alcuna discriminazione di taglia, età e conformazione fisica. Si tratta di capi dalle bellissime architetture, in cui le donne possono sentirsi a proprio agio e allo stesso tempo desiderabili e glamorous. Come viene distribuito il brand?
SERGEI GRINKO
Al momento siamo presenti in cinque negozi di proprietà e in 12 multimarca tra Russia, Kazakistan, Qatar e Medio Oriente. La distribuzione è affidata alla showroom multimarca Livia Gregoretti.
Per il futuro, cosa avete in programma?
Sicuramente sfilare a Milano davanti al fashion system italiano e individuare un testimonial. Saremo anche a Parigi in contemporanea con il salone Tranoï, presso Park Hyatt Paris Vendôme, dal 29 febbraio al 2 marzo. La nuova immagine del brand propone uno stile urban destrutturato che si orienta ai mercati europeo, statunitense e mediorientale. Vogliamo mostrare a tutti le nostre collezioni, che rispettano gli standard di qualità più elevati, usano tessuti e filati italiani di pregio e sono confezionati in Italia. (c.bo.)
FA L L W I N T E R 2 0 / 2 1
MILANO ROMA NEW YORK PARIGI ZURIGO NENAH - Piazza della Repubblica, 3 - Milano +39 02 36556715 - nenah.it
MANILA GRACE for
SOFISTICATE E DI CARATTERE: AL VIA BORSE E CALZATURE DI MANILA GRACE MANILA GRACE DEBUTTA NEL MONDO DEGLI ACCESSORI CON UNA COLLEZIONE DI BORSE E CALZATURE. OLTRE 200 MODELLI, DALLA TOTE ALLA POCHETTE, DALLA SNEAKER ALLO STIVALETTO GLAMOUR, MONOGRAMMATI E PERSONALIZZABILI. NEI NEGOZI A PARTIRE DALL’AUTUNNO-INVERNO 2020/21. TUTTE LE ANTICIPAZIONI NELL’INTERVISTA ALL’A.D. ENRICO VANZO E ALLA MARKETING&COMMUNICATION MANAGER ELENA GANDOLFO
Come nasce il nuovo progetto borse e calzature? ENRICO VANZO Tutto parte dal grande successo della Felicia Bag, borsa lanciata nel 2016 ed entrata immediatamente nel circuito dei must-have, tanto da indurci a riproporla stagione dopo stagione con nuovi colori e pattern. Data l’accoglienza e acquisito il know-how, eccoci al lancio di una vera e propria linea non solo di borse, ma anche di calzature. Abbiamo riflettuto sull’importanza di ampliare la nostra gamma di accessori, finora limitata a qualche pezzo di completamento outfit, per offrire alle consumatrici proposte che potessero accompagnarle per tutta la giornata: dalla borsa più sportiva e funzionale alla pochette glamour da sera, dalla sneaker per il tempo libero, allo stivaletto elegante. L’obiettivo attuale è quello di creare una nuova unità di business che affianchi quella dell’abbigliamento, consentendoci di attaccare il mercato con prodotti unici, di qualità e a prezzi competitivi. Cosa contraddistingue la nuova collezione? E.V. Si tratta di oltre 100 borse e di altrettanti modelli di calzature, sia sportive sia formali, caratterizzati da una grande attenzione ai contenuti creativi e ai dettagli. Lo stile è fortemente riconoscibile e identificativo, poiché combina in un mix contemporaneo pellami, tessuti e stampe fantasia. I pezzi sono sofisticati e di carattere, proprio come le donne che li indosseranno.
Qual è il target di riferimento? E.V. Una donna tra i 30 a e i 54 anni, dinamica, originale, alla ricerca di uno stile unico e di dettagli e materiali esclusivi. L’obiettivo del brand è però quello di arrivare anche a un pubblico più giovane, a caccia di accessori di qualità, con un alto valore aspirazionale. A proposito di meccanismi aspirazionali, lanciate anche qualche pezzo eco-friendly? E.V. La prima collezione non presenta accessori green, ma il team creativo è al lavoro per inserirne alcuni già dalla Primavera-Estate 2021: crediamo sia un percorso di responsabilità da intraprendere. Il marchio è sempre Manila Grace? E.V. Certo, anche se va detto che lanceremo in questa occasione il nuovo monogram M G, che verrà ricamato o stampato sulle scarpe e sulle borse e poi ripreso anche nell’abbigliamento. Dove verranno distribuite le nuove proposte? E.V. Saranno presenti presso le nostre boutique monomarca, i corner di Rinascente e Coin e i negozi specialistici. Lo sviluppo e l’espansione all’estero sono fondamentali per la business strategy aziendale, pertanto la collezione verrà venduta anche oltreconfine, principalmente sui nostri mercati di riferimento: Russia, Europa ed Emirati Arabi.
Che spazio occupa il web nei vostri progetti e specialmente in questo? E.V. È un veicolo importante. Il nostro e-commerce è un punto di riferimento per le clienti e per noi un canale importante in termini di visibilità e di business. Le borse, in particolare, sono un prodotto altamente attrattivo sulla vetrina digitale che infatti ospiterà, già da aprile, il pre-lancio della collezione. Ci sarà una presentazione ufficiale? ELENA GANDOLFO Parteciperemo per la prima volta al Micam con uno stand al padiglione 4, nel settore Contemporary. Riteniamo sia l’occasione migliore per mostrare l’intera collezione a potenziali agenti italiani e stranieri. Abbiamo realizzato uno stand originale, che ben si sposa con l’anima del brand e che metterà in luce i modelli chiave della collezione. Prevedete altre iniziative per il debutto? E.G. Ci sarà una prima campagna di vendita concentrata su tre sneaker e due famiglie di borse. L’anteprima sarà disponibile da metà aprile nei monomarca, nell’online e in selezionati multibrand. Verrà offerta alle clienti la possibilità di personalizzare la borsa acquistata con un charme con le
proprie iniziali, per renderla ancora più unica. Quali canali sceglierete per la comunicazione? E.G. Partiremo durante il Salone del Mobile di Milano con una domination in Stazione Centrale e altre situazioni di engagement in giro per la città. Continueremo con una campagna outdoor su Roma e un evento rivolto a stampa, vip e influencer, ancora una volta nel capoluogo lombardo. Non potranno mancare i coinvolgimenti social, con le influencer che indosseranno la sneaker e borse personalizzate. Una campagna stampa andrà a completare il progetto. Quale sarà il messaggio della prima campagna di questa nuova Manila Grace? E.G. Abbiamo voluto rivolgere l’attenzione a una donna che non aspetta che i sogni si avverino, ma agisce muovendo il primo passo verso la loro realizzazione, attraverso il claim che esorta “Step up your life”. Sarà una campagna pensata in termini di storytelling e di pay off, per rispondere a esigenze e aspirazioni di differenti tipologie di consumatrici, che a volte si intersecano tra loro: dalla 25enne alle prese con i suoi obiettivi per il futuro, alla manager indipendente, passando per la mamma full time.
www.manilagrace.it
FASHION RENTING
È LA MODA IN AFFITTO LA NUOVA FRONTIERA DELLO SHOPPING Si chiamano Drexcode, DressYouCan, Front Row Tribe: sono le piattaforme italiane di fashion renting che stanno emulando il successo della capostipite della moda on demand, l’americana Rent the Runway. Un business in ascesa, che sta cominciando a convincere anche i brand, come Twinset. Il gioco vale la candela, dicono i diretti interessati, ma la gestione è tutt’altro che una passeggiata DI ANGELA TOVAZZI
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Ph. Imaxtree.com
uando, nel 2008, in una puntata di Sex and the City Carrie Bradshaw scopre dalla sua assistente la possibilità di noleggiare, anziché comprare, le sue amatissime borse griffate, nessuno poteva immaginare quanto la famosa shopping addicted del grande schermo fosse una precorritrice dei tempi. È infatti l’anno dopo che negli Usa una giovanissima Jennifer Hyman sfida il mercato con Rent the Runway, la prima piattaforma di noleggio di abbigliamento
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Ph. Pexels
A destra, Elisa Maino indossa una creazione Pleasedontbuy, il primo marchio italiano di fashion renting lanciato da Twinset
e accessori, un format dirompente che nel giro di una decina d’anni cresce fino a raggiungere lo status di unicorno (a marzo 2019), con una valutazione da un miliardo di dollari. Certo, il suo non è stato un percorso lastricato solo di rose e fiori. Basti ricordare che nell’autunno scorso la pioniera della moda in affitto, che ha ottenuto il supporto di importanti venture capitalist, ha dovuto temporaneamente stoppare la sottoscrizione di nuovi abbonamenti per un inceppamento della logistica, con ritardi a effetto domino e il customer service subissato di solleciti e proteste. Una battuta d’arresto che probabilmente non avrà grandi ripercussioni, visto quanto sta correndo il segmento della moda “a tempo”. La società di ricerche GlobalData parla di un mercato che vale già oggi 1 miliardo di dollari e crescerà fino a 2,5 miliardi nel 2023. Non c’è da sorprendersi: il noleggio risolve molti problemi, in primis quello dell’accumulo, con la possibilità di usufruire di un guardaroba illimitato a costi irrisori rispetto ad acquisti ex novo, senza stipare gli armadi di pezzi destinati spesso ad ammuffire sulle grucce. E fa bene all’ambienFonte: GlobalData te, grazie a una filosofia circolare e antispreco che allunga la vita ai prodotti. Se poi aggiungiamo che si tratta di una pratica ad alto tasso di experience, in grado di gratificare senza la necessità di possedere, si comprende come stia conquistando una larga fetta di pubblico, che nell’era dei selfie su Instagram è ossessionato dall’effetto déjà vu. Accanto a Rent the Runway, la cosiddetta “Netflix del fashion” dove con un “canone” mensile da 159 dollari si spalanca un armadio con le creazioni di oltre 500 designer - negli ultimi anni c’è stato infatti un fiorire di proseliti, con la discesa in campo di nuove realtà
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ALESSANDRO VARISCO: «CON PLEASEDONTBUY SDOGANIAMO LA MODA A TEMPO» Nel 2019 Twinset ha lanciato Pleasedontbuy, il primo marchio italiano di fashion renting. L’ideatore del progetto, il ceo Alessandro Varisco, racconta sfide e opportunità Le piattaforme attive di fashion renting sono per lo più multimarca: com’è nata l’idea di investire in questo segmento come brand? Netflix già dal 2008 ha attivato un servizio streaming on demand e Spotify ha adottato la stessa modalità per la musica. Che televisione e musica siano state le pioniere dello sharing è plausibile, data la quantità impressionante di utenti e la loro natura, che per definizione deve guardare al futuro. Esattamente come la moda. Da qui l’idea di considerare un modello in cui ci fosse la possibilità di indossare senza obbligatoriamente acquistare: il noleggio, ossia il contratto relativo all’uso temporaneo di un oggetto. Quali sono le criticità operative nel gestire questo tipo di business? Quando mi è venuta l’idea di Pleasedontbuy ero consapevole dei rischi, soprattutto legati all’esecuzione del progetto, dati i vincoli logistici e tecnologici. La gestione e il ricondizionamento dei capi sono infatti passaggi molto delicati, a cui bisogna prestare molta cura e attenzione. Internamente è presente una filiera che garantisce un risultato impeccabile. Parallelamente lavoriamo al sito, che sarà online a breve: l’operatività e il coordinamento dei vari passaggi stanno richiedendo un particolare impegno nella gestione delle problematiche legate a quello che è per noi è un nuovo business. Che strategia avete adottato a livello commerciale? Come primo passo Pleasedontbuy si è presentata al mercato attraverso una selezionata distribuzione retail in Italia, iniziando dai flagship store Twinset di Milano via Manzoni e corso Vittorio Emanuele, Roma via del Corso e via Cola di Rienzo, Firenze, Orio al Serio, Bari, Genova e Torino. Nel 2020, oltre a estendere la rete dei monomarca in Italia ed Europa, diventerà una realtà digitale e sarà aperta al canale wholesale. Quanto costerebbero questi capi se fossero messi in vendita? La collezione attuale prevede una proposta di 21 modelli (dalla taglia 38 alla 48) pensati per occasioni ed eventi speciali e disponibili solo per il noleggio. Si tratta di capi che hanno un valore commerciale dai 1.800 ai 5mila euro. Pleasedontbuy vuole offrie un servizio che permetta di indossare un abito senza necessariamente possederlo, a un prezzo di noleggio inferiore ai 120 euro per quattro giorni. In questo modo rendiamo democratico (e sostenibile) un prodotto che per qualità intrinseche e tecniche oggi risulterebbe inaccessibile a molte.
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1. Caterina Maestro (al centro), founder di DressYouCan, con le due socie 2. Uno scorcio della showroom-atelier di DressYouCan in via Gian Giacomo Mora a Milano 3. Uno scatto tratto dal sito dell’americana Rent the Runway
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specializzate, tra cui Le Tote, Armoire, Byfashionaholic, Gwynnie utilizzi», commenta Caterina Maestro, founder di DressYouCan, in Bee negli States, Girl Meet Dress e My Wardrobe in Uk e YCloset tasca una laurea in Lettere, alle spalle una famiglia di imprenditori in Cina, ma anche di brand e retailer che hanno subodorato l’affare e un’idea nata da un’esigenza personale, «alla quale il mercato non del renting e da neofiti hanno messo in piedi un business “paralledava risposte». L’adesione al programma del Fashion Technology lo”, come Levi’s, Banana Republic, Vince, Urban Oufitters con la Accelerator le permette di dare forma alla sua intuizione, sulla scia sua piattaforma Nuuly, Bloomingdale’s e H&M, che sta testando di case history di successo come Airbnb e Uber. «Il nostro - precisa il progetto in Svezia. Il nostro Paese non è certo stato a guardare. - è un modello ibrido, tra renting e sharing, con in vetrina i capi di Sono targati tutti 2015 i progetti italiani Drexcode (vedi privati in conto noleggio, pezzi vintage o di stagione box a lato), DressYouCan e Front Row Tribe, partoriti acquistati da noi e una ventina di brand dal nome IL NOLEGGIO da Millennials sintonizzate sulle nuove frontiere dello consolidato o emergenti, tra cui Mauro Gasperi, FA BENE shopping, che oggi beneficiano di una domanda spinOfficina delle Fate e il paladino del green Gilberto ANCHE AL ta da una generazione di clienti forgiati dalla sharing Calzolari». Con una showroom-atelier alle Colonne LUSSO: NON economy. «La nostra idea è stata quella di portare il di San Lorenzo a Milano, DressYouCan vuole soddibusiness model di Jennifer Hyman in Italia», racconta sfare una doppia esigenza della clientela: quella di SCORAGGIA Olimpia Pitacco, che con Gabriela Pacini ha fondato potersi concedere abiti (dalla 38 alla 52) al di fuori L’ACQUISTO. la milanese Front Row Tribe, con un assortimento codella propria portata sul fronte del prezzo o “eccesANZI LO stante di circa 300 pezzi, per lo più griffati e pensati sivi” rispetto ai propri standard su quello dello stile, AUMENTA per le grandi occasioni. Gli inizi non sono stati facili: rinfrescando continuamente il proprio guardaroba «Il problema principale è stato far percepire il nocon un budget low cost. «Siamo ormai abituati all’uleggio come un’operazione intelligente, sia per i brand che per le so e consumo del fast fashion, ma al tempo stesso siamo stufi del consumatrici, e allestire la “macchina”, per la quale ci sono voluti fast fashion», sintetizza Caterina, che parla del noleggio come di un investimenti importanti». Oggi le clienti hanno a disposizione tre modello «slow fast». Vincente sì, ma anche complicato, come sotdiverse modalità di noleggio: scegliendo dal sito, recandosi direttolinea l’imprenditrice: «Le aspettative delle clienti sono altissime, tamente nella showroom a Milano, oppure provando l’abito a casa perché spesso quello che scelgono è destinato a eventi speciali, propria in 24 ore, con l’aggiunta di 5 euro di assicurazione. Lavane il servizio deve essere perfetto. Dobbiamo gestire il calendario deria e spedizione sono inclusi nel pacchetto. «Acquistiamo i capi dalle griffe durante la campagna vendite – racconta Olimpia – e li 3 offriamo in prestito al 10-15% del loro prezzo retail». Per esemplificare: se in negozio il capo è venduto a 1.000 euro, Front Row Tribe lo compra a 300-350 e lo rende disponibile in affitto a 100. «Il break-even lo raggiungiamo all’incirca dopo il terzo noleggio», aggiunge la giovane imprenditrice, che per fluidificare il processo e non avere intoppi nel ricondizionamento degli articoli ha centralizzato il business, con lavanderia e sartoria adiacenti. Proprio la regia online e offline dei flussi di prodotto dall’interno verso l’esterno e viceversa, con la manutenzione e il restyling, rappresenta la maggiore criticità del renting, che ha una notevole complessità operativa e necessita di un’organizzazione e di un timeline senza smagliature. «Dobbiamo pensare che il sito non è un e-commerce, ma un e-booking, che ci permette di far ruotare i capi fino a un massimo di otto
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1. Olimpia Pitacco e Gabriela Pacini, artefici di Front Row Tribe 2. Una creazione disponibile nella showroom di Front Row Tribe a Milano, che vanta un assortimento costante di circa 300 pezzi 1
delle prenotazioni e delle prove. Calcolare perfettamente i tempi delle spedizioni, dei rientri, del lavaggio, della sartoria. Prevedere eventuali ritardi dei corrieri. Accogliere i nuovi arrivi e procedere allo shooting. Lo studio e il controllo dei processi sono la parte più difficile». Ma il gioco vale la candela, anche per le griffe, che «in questo modo - osserva Caterina - non solo risolvono il problema delle giacenze ma fanno marketing esperienziale, raggiungendo un target diverso da quello cui solitamente si rivolgono». Un plus, quest’ultimo, sottolineato anche da Aurelio Mezzotero, partner di Innogest, nel 2014 tra gli investitori della startup Drexcode: «I brand hanno avuto bisogno di tempo per capire i possibili benefici del fashion renting e inizialmente c’è stata molta resistenza nell’adottare questo modello». Però i vantaggi sono numerosi, anche per le maison del lusso, «che possono entrare in contatto con le clienti di domani». «Studi ci dicono - conclude Mezzotero - che il noleggio non scoraggia l’acquisto. Anzi. Una volta provata questa experience con un brand, se è positiva le consumatrici tendono a ripeterla in negozio. Succede come per il bike sharing: anziché ridurre gli acquisti di nuove biciclette li aumenta, perché rafforza l’engagement». ■
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Federica Storace: «Il servizio al cliente deve essere perfetto» «È vero che ci sono Paesi più avanzati nell’affitto di capi, che vanno più veloci dell’Italia, ma anche da noi lo shopping sta cambiando». Ne è convinta Federica Storace, che nel 2015 ha co-fondato drexcode.com, piattaforma online specializzata nel luxury fashion rental con showroom a Milano, in via Statuto. L’occasione di parlare del suo business è stato un recente talk organizzato da Camera Buyer Italia nell’ambito del salone milanese della moda sostenibile WSM Fashion Reebot. «Il rallentamento - ha spiegato - si deve al fatto che il noleggio di abiti resta un po’ lontano dal nostro dna. Inoltre da noi è difficile reperire i capitali da investire in questa attività. Una delle piattaforme leader, l’americana Rent the Runway, che supera i 50 milioni di dollari di fatturato, ha raccolto oltre 500 milioni di capitali con il fundrising per accelerare la propria crescita: un’impresa impossibile
in Italia». L’inizio di Drexcode non è stato semplice: «Abbiamo cominciato creando una community da “educare” e dopo un bel po’ di tempo sono arrivati gli ordini. Oggi il 30% degli ordini totali viene dai repeater, mentre il 30% dei clienti new entry arriva dal passaparola». «Credo - ha proseguito - che i più giovani daranno un’accelerazione all’economia circolare: non sono una generazione del possesso, sono attenti all’over-shopping e stanno influenzando le generazioni più mature». In merito alla possibilità di creare partnership con terzi della filiera della moda Storace è possibilista, come dimostra anche l’apertura di una showroom Drexcode in Rinascente. Difficile, invece, pensare che un brand della moda arrivi a gestire tutto il processo di
rental. Il caso di Pleasedontbuy di Twinset a oggi resta un’eccezione e l’affitto riguarda solo una collezione creata ad hoc. «I servizi al cliente - ha commentato l’imprenditrice - devono essere al top e sono ben diversi da quelli offerti comunemente dal retail. Noi non possiamo sbagliare la consegna, il fitting deve essere perfetto, ci occupiamo in toto della manutenzione e del ricondizionamento del capo, una volta indossato. Questo va a impattare sulle risorse, le tecnologie e la logistica. Non a caso Rent the Runway è arrivata a internalizzare una lavanderia». (e.f.)
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GRUPPO ZAPPIERI: L’UNICA SHOWROOM MULTIBRAND ABBIGLIAMENTO CON 1.500 MQ DI PRESTIGIOSI SPAZI ESPOSITIVI NEL QUADRILATERO SULLO SFONDO LE INTUIZIONI DEL FONDATORE SANZIO ZAPPIERI, IN PRIMO PIANO LE ATTUALI STRATEGIE DI UN GRUPPO CHE CONTINUA IL SUO PERCORSO CON SUCCESSO E AL PASSO COL MERCATO, COME RACCONTANO L’AMMINISTRATORE DELEGATO DOMENICO ZAPPIERI E IL DIRETTORE GIGLIOLA MAULE
Torino, anni ’60: Sanzio Zappieri inaugura la sua prima showroom; nei decenni successivi Valentino, Blumarine, Moschino, Christian Dior e altri fuoriclasse del prêt-à-porter alzeranno il volume al business di “Zap”, che nel frattempo ha aperto la prima postazione a Milano e poi a New York, Firenze e Roma. Il Gruppo Zappieri diventa una delle fashion agency più in vista. Un leader nel suo ambito di riferimento, che opera attraverso le sedi di Milano, Torino, Firenze e Roma, curando l’espansione internazionale di brand in ascesa come Karl Lagerfeld, grazie a uno staff di 60 professionisti. 60 anni dalla fondazione e 40 dal primo spazio a Milano. Siete una delle showroom multibrand più longeve al mondo. Qual è il segreto? Domenico Zappieri Professionalità, serietà e conoscenza del mercato guidano la nostra evoluzione con un team di persone qualificate e fidelizzate. Da sempre il nostro obbiettivo è coccolare il cliente, anche con la nostra ottima cucina, che i clienti apprezzano tanto, soprattutto gli stranieri. La strategia attuale è puntare su aziende solide, con la prospettiva di una collaborazione long term. Non ci interessa il turnover ossessivo di marchi, il mordi e fuggi non fidelizza e non dà spessore al business. Ovvio, non mancano nuovi inserimenti, ma sono sempre valutati sulla base della storia e
dell’affidabilità dei brand oltre alla credibilità del progetto da portare avanti. In questo difficile momento di mercato la nostra strategia è consolidare per rafforzarci ulteriormente. Una politica che premia al di là della congiuntura? DZ Nel corso degli anni abbiamo selezionato e consolidato la collaborazione con le aziende che rappresentano l’eccellenza nel loro segmento. Per collaborazione intendiamo una vera partnership a 360 gradi, in quest’ottica è significativo il successo della collezione D.Exterior, nostro fiore all’occhiello, azienda completamente made in Italy che distribuiamo in tutto il mondo da 25 anni e in continua crescita esponenziale. Oltre all’alta qualità e l’ottimo rapporto qualità prezzo, una scelta strategica e decisamente contro tendenza è stata quella di evitare il canale online, premiando la fidelizzazione dei clienti più importanti a livello mondiale, come i grandi magazzini TSUM, Harrods, Vakko e tanti altri.
Quali sono i mercati più importanti per voi dove vi state focalizzando? Gigliola Maule Oltre all’Italia, che è il nostro mercato storico, la nostra costante crescita è grazie soprattutto allo sviluppo dei mercati esteri che da circa 15 anni seguiamo con grande soddisfazione. Oggi il Gruppo Zappieri gode di una rete di circa 1.000 clienti esteri consolidati, con una buona prevalenza di clienti dell’ex Unione Sovietica, con un team dedicato di personale madrelingua; grazie anche al nostro posizionamento strategico, infatti, i clienti esteri prediligono le showroom centrali. Oltre a ciò, abbiamo sviluppato negli anni un network di subagenzie a livello mondiale, distributori e partner locali specializzati nella divisione retail. Come è cambiato il compratore negli ultimi anni? GM È più consapevole, ha le idee molto chiare. Oggi non parla più di crisi, ma di cambiamento radicale e agisce di conseguenza: preferisce consolidare e implementare il budget sulle collezioni che fanno sell out. Apprezza lo scouting, ma compra marchi rassicuranti, che abbiano un giusto rapporto qualità prezzo e una distribuzione super controllata. Come incide questo cambiamento sulle vostre scelte? GM Ci ha portato verso una razionalizzazione dell’offerta: una ventina di marchi donna selezionatissimi, come ad esempio il francese Edward Achour, Sara Roka designer canadese e Manzoni 24, prestigiosa collezione di capispalla in pelliccia o in cashmere Loro Piana. Al di là di tutta la corsa al retail, ai numeri, al digital, i marchi realmente in crescita sono quelli che rispondono a tre requisiti classici: qualità, servizio e serietà.
Un brand su cui state investendo particolarmente in questo momento? DZ Karl Lagerfeld, un brand iconico, già all’interno del Gruppo da diversi anni, ha avuto nell’ultimo anno una crescita esponenziale. La crescita del brand a doppia cifra, di stagione in stagione, è stata possibile anche grazie al forte investimento da parte della casa madre. A gennaio grande successo dello stand-evento “World of Karl” a Pitti Uomo, mentre su Milano durante la Fashion Week è attivo al momento un pop-up in Rinascente, oltre all’investimento sui tram milanesi con la campagna pubblicitaria Primavera/Estate 20. Da un anno la Zappieri è anche distributrice ufficiale oltre che per il mercato italiano, per la Polonia, i Balcani e mercati dell’ex Unione Sovietica.
www.gruppozappieri.it
NEWS
ALPHA STUDIO SI PROIETTA NEL FUTURO TRA STILE, EXPORT E TECNOLOGIA «Vogliamo proiettarci nel domani, estendendoci all’estero e introducendo le nuove tecnologie, ma sempre mantenendo la nostra identità». Paolo Rossi, direttore commerciale e marketing di Alpha Studio, racconta il new deal del marchio di cui, insieme ai fratelli Simona e Maurizio, ha ereditato da qualche tempo la gestione dal padre Franco Rossi, fondatore dell’omonima azienda nel 1985. Punto di partenza è la collezione, una proposta di knitwear che gravita nella sfera del lusso accessibile, distribuita in 700 punti vendita, cui si aggiungono quattro monomarca su territorio italiano: «Molto spesso - racconta - la maglieria è percepita come un prodotto SI PUNTA A LANCIARE troppo classico e basic, ma noi 1 vogliamo dimostrare che questi L’E-SHOP valori possono essere combinati a DAL design, volumi e filati moderni per dare vita a PROSSIMO capi all’avanguardia». «L’obiettivo - prosegue - è colpire un target più ampio, coinvolgendo INVERNO la generazione dei Millennial». La qualità però non si tocca: «Ci approvvigioniamo dalle migliori filature italiane, ad esclusione del cashmere, che acquistiamo nei territori di origine. La produzione è divisa tra l’Italia e le aziende di nostra proprietà fra la Romania e la Moldavia, interamente controllate da noi nel rispetto di ogni normativa e tutela verso persone, ambiente e qualità». Altra sfida è l’export, che oggi copre il 30% sul turnover (14,5 milioni di euro nel 2019). Una quota che si punta a far crescere, fino ad equilibrarla con quella del mercato italiano: «Abbiamo dato il via a nuovi canali di distribuzione in Russia, Taiwan e anche negli Stati Uniti, dove abbiamo siglato una recente collaborazione con
WINDSOR. DEBUTTA ALLA FASHION WEEK MILANESE E RILANCIA SU ITALIA E MERCATI GLOBALI
1. Paolo Rossi, direttore commerciale e marketing di Alpha Studio 2. Una creazione del brand per la Fall/Winter 2020
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un agente locale. La campagna vendita dell’estate 2020 ha riscosso successo negli Usa, tanto da spingerci a essere presenti al Coterie di New York». Intanto si scommette sul menswear, che oggi copre il 30% del turnover: «Con le novità che introdurremo nelle prossime collezioni non escludiamo che le percentuali possano eguagliarsi», sottolinea Paolo Rossi. In azienda, intanto, entrano di prepotenza le nuove tecnologie: «Abbiamo pianificato investimenti in ambito digitale, in primis la creazione di un sito web al passo con la nostra vision, che includerà l’apertura dell’e-commerce, probabilmente già dall’inverno 2020». E si parla sempre più di sostenibilità: «Siamo carbon free da più di dieci anni, inoltre stiamo cercando di ridurre la plastica per imballaggi e, dove possibile, usiamo filati riciclati». Nel frattempo si prospetta all’orizzonte l’apertura di uno store a Milano: «La difficoltà sta solo nel trovare la giusta location», conclude Rossi. (c.me.)
Con una storia ultracentenaria alle spalle il marchio Windsor. guarda al futuro, forte di una strategia di espansione globale che punta anche all’Italia. Da poco nelle fila dello svizzero Holy Fashion Group, con sede a Kreuzlingen sul lago di Costanza, la label nata nel 1889 è già presente nelle più importanti capitali europee con flagship store, all’interno di boutique multimarca luxury e nel canale online. Ora è pronta a spiccare il volo verso nuovi orizzonti. Si parte dal debutto alla fashion week milanese, dove Windsor. presenta la collezione del prossimo inverno dedicata a Vancouver, simbolo di dinamismo urbano ma anche di cultura, architettura e di equilibrio tra città e natura: un total look in chiave di modern tailoring che ha tra i capi iconici il blazer femminile e la giacca maschile in tessuti comfort. Una collezione che si caratterizza per le proposte dal design pulito e moderno, attente
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alla vestibilità e alla qualità, realizzate con materiali pregiati provenienti da aziende quasi tutte italiane come Loro Piana, Colombo, Reda, Candiani. Il piano di espansione globale del brand uomo e donna è guidato da Jan Mangold, dal 2016 managing director, che punta a fare di Windsor. un player globale, crescendo nel settore premium lusso per aprire nuove chance in Asia, Medio Oriente e Paesi Mediterranei. Strategica è la decisione di affidarsi alla showroom milanese Elisa Gaito per consolidare l’affermazione nel mercato italiano, dove si prevede di approdare in 40 punti vendita di prima linea, e internazionale. Il percorso di crescita è già iniziato: il fatturato 2019 si è chiuso con un fatturato in progress del 10% e il 2020 dovrebbe proseguire con analogo ritmo. Oggi la label è presente principalmente in Svizzera, che rappresenta il 10% del turnover, Germania e Russia ed è anche insegna di dieci monomarca, mentre ha in programma nuovi opening, a partire da Milano. Con un turnover di 600 milioni di euro e 1.300 dipendenti, Holy Fashion Group, cui fanno capo anche i marchi Strellson e Joop!, conta 1.300 dipendenti. (c.me.)
SUPREMA ACCELERA CON IL MENSWEAR E LE SPECIAL CAPSULE La scommessa con il menswear e le special capsule con gli artisti: si ampliano gli orizzonti di Suprema, l’azienda veneta che dal 1981 ricerca l’eccellenza nel mondo dei capispalla in montone, pelle e pelliccia. Un presupposto al quale i fondatori Alfio Vanuzzo e sua moglie Morena Baldan sono rimasti fedeli nel tempo, e oggi condiviso anche dal figlio Alberto, ingegnere elettronico, responsabile dell’area comunicazione e marketing. Negli headquarters di Dolo, in provincia di Venezia, si continua a innovare il montone con tecniche di lavorazione d’avanguardia, tra stampati a laser, traforati, dipinti e spalmati, sotto il segno del made in Italy. Un approccio esteso anche all’universo della pelliccia, reinterpretata in un’ottica contemporanea e con una visione etica. L’azienda utilizza infatti esclusivamente pelli reperibili alle aste e ai mercati internazionali e dichiarate commerciabili dalla Convenzione di Washington. Inoltre le pelli considerate povere, come montone, agnello o lapin, provengono da animali preventivamente scelti e utilizzati per l’alimentazione umana. Suprema realizza oltreconfine l’85% del turnover (6 milioni di euro in totale nel 2019), tra Europa, Usa e Far East, con Giappone e Stati Uniti in forte evoluzione. Mercati in cui le
collezioni si sono accaparrate spazi in realtà come Anna Ravazzoli a Milano, Parisi a Taormina, Bongenie in Svizzera, Boyds a Filadelfia, The Swank a Hong Kong, nei department store Hyundai e Shinsegae a Seoul, per un totale di 300 clienti. Un numero destinato a salire, grazie agli investimenti previsti in Asia e Russia. La collezione è rivolta a una clientela con un età media di 40/50 anni, che ama toccare e provare il capo. Per questo l’azienda non ha sviluppato un sito di e-commerce, mentre da tempo accarezza l’idea di aprire un monomarca. Intanto il prodotto si arricchisce di nuovi spunti: con la primavera-estate 2020 è nato il menswear, forte di una proposta di capi timeless realizzati con nappe di alta qualità, pelle scamosciata e nabuk pieno fiore. Una carta importante, a cui si affiancano le colab con noti artisti, a cui è stato affidato il compito di personalizzare le fodere dei capi, realizzate dalle seterie comasche. Dopo le liaison con il fotografo Andrea Guccione e il tributo all’artista venezuelano Simon Hernandez, per il prossimo inverno arrivano le immagini legate alle Olimpiadi Invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956, rielaborate dal fotografo Arturo delle Donne, che ha firmato anche la campagna del brand per la prossima estate. (c.me.)
DUNO APRE L’ANNO CON IL TURBO E SCOMMETTE SULLA SOSTENIBILITÀ Il bilancio delle fiere di inizio di anno è più che positivo per Duno: la label di outerwear toscana uomo e donna ha archiviato gli appuntamenti di Pitti Uomo a Firenze e Premium a Berlino con i clienti italiani e stranieri in progress double digit (+30%) e con l’estero a fare la parte del leone (70% sul totale). Presente in punti vendita al top nel mondo come Tsum a Mosca, Lodenfrey a Monaco, Shinsegae a Seoul, Isetan a Tokyo, Galeries Lafayette in Francia e La Rinascente in Italia, il marchio punta ora ad ampliare gli orizzonti. Prevista l’apertura di diversi corner nei migliori department store in Asia, tra Giappone e Corea, dove l’etichetta è diventata un punto di riferimento della moda outerwear anche tra le celebrity. Il brand, che si caratterizza per la capacità di affiancare contenuti tecnici a uno stile metropolitano, fa della ricerca uno dei suoi capisaldi. Un percorso di innovazione che guarda anche alla sostenibilità con la capsule Re-future: una proposta di capi che impiegano un tessuto ottenuto dal recupero negli oceani di reti da pesca, residui industriali e scampoli di tessuto e lavorato con un sistema industriale innovativo, che lo rende impermeabile e fluorocarbon free. (c.me.)
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MUST HAVE
C’È TUTTO UN MONDO INTORNO ALLA D’ CAMICIA Chi pensa che in fatto di camicie si sia già scoperto e sperimentato tutto si sbaglia: questo classico dell’abbigliamento, anche femminile, è in costante trasformazione grazie a nuove vestibilità, tessuti alternativi al classico cotone e dettagli fatti per piacere anche alle giovanissime. Il prezzo? Se un modello è davvero speciale può non essere un deterrente DI ALESSANDRA BIGOTTA
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estate è un must, ma anche d’inverno, sebbene insidiata dalla maglieria, la camicia femminile ha molte carte da giocare, a patto che risponda ad alcuni requisiti. Secondo Vanna Quattrini, alla sua seconda stagione come designer di Bagutta Donna (collezione prodotta dalla Cit e distribuita dalla showroom milanese Elisa Gaito in Italia e in una parte consistente dell’estero), «l’importante è che non venga considerata come un semplice indumento. Deve raccontare uno stile di vita, un carattere e uno stato d’animo, ispirandosi alle donne reali: non a caso, quando creo, apro sempre un sondaggio tra amiche e colleghe di lavoro, chiedendo cosa ne pensano». Un fatto è certo: per diventare best seller anche la più classica delle camicie ha solo una strada da percorrere, ossia distinguersi attraverso i particolari, i materiali e la fattura. Una camicia parla del dna da cui proviene. Nel caso di Bagutta, nome associato principalmente alle proposte per l’uomo, la stilista è partita da questa base per rielaborare nei modelli FW 20/21 gli elementi più interessanti del modelli maschili, «un’abbottonatura, un polso, la forma di un collo. Del resto, già nella SS 20 la più apprezzata dai buyer è stata la camicia over rubata dal guardaroba di lui, ma con un dettaglio di arriccio e ruche sulla schiena, all’altezza del carré. L’importante è sempre valorizzare il
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1. Un modello Bagutta Donna per la FW 20/21 2. Leggerezza e fluidità per Xacus 3. Una proposta di Soi Paris 4.La nuova capsule di Giemme BrandsCorporate, 820 5. Lo stile di Balossa
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corpo: no ai materiali troppo rigidi». Da Xacus, SECONDO LE STIME altro nome iconico della camiceria distribuito in DI CONFINDUSTRIA oltre 1.500 negozi, il côté donna sta crescendo. MODA, NEL 2019 «Si tratta di una proposta relativamente giovane, LE VENDITE nata qualche anno fa - informa l’a.d. Paolo DI CAMICIE Xoccato - ma già vale il 16% circa del fatturato, con prospettive di sviluppo in Italia e all’estero. DONNA ITALIANE La cliente cerca nel marchio un prodotto SONO TORNATE autentico e senza tempo, essenziale, raffinato IN TERRITORIO e versatile. Nella nuova collezione invernale POSITIVO. NEL questo input si traduce nell’alternanza tra le GENNAIO-OTTOBRE proposte da portare sempre, principalmente a collo alto, con bottoni o sciarpine, e quelle L’EXPORT ispirate a uno stile utility-casual-chic, arricchite È CRESCIUTO da tasche, alamari e cinture. Per le occasioni DEL 3,5%, MENTRE speciali ci sbizzarriamo in giochi di volumi, L’IMPORT pieghe, pince, ricami e applicazioni». «La È AVANZATO camicia sta cambiando faccia a partire dai DEL 2% volumi, che tendono ad allargarsi e allungarsi interviene Giovanni Cattina, proprietario e a.d. di Giemme BrandsCorporate -. Nelle collezioni materiali diversi dal solito cotone, a partire dalla seta. Vende bene femminili firmate Le Sarte Pettegole e Caliban sono molto pure il velluto, che abbiamo utilizzato per le camicie della nostra richieste le stampe piazzate e foulard, tutte esclusive e che in collezione Kalìa. Tra i nuovi brand della camiceria si distingue quanto tali contribuiscono a rendere i nostri prodotti unici. C’è Soi Paris: pochi modelli in cotone o seta, con colletti piccoli e poi una novità al via con il prossimo autunno-inverno, la capsule stampe divertenti, interessanti per quanto riguarda il rapporto 820, con la quale esploriamo un target diverso da quello abituale: qualità-prezzo». Da Nida a Caserta tutto quello che è basico, la donna androgina, amante dei tessuti speciali, delle forme over tranne appunto la camicia bianca, è out. «Per intenderci - spiega e, ancora una volta, di particolari, come il bottone che richiama Alessandra d’Alessandro - il modello da portare sotto il tailleur il logo». Pensando ai nuovi target, ci si chiede se la camicia per è tramontato, perché per sdrammatizzare la giacca la cliente antonomasia, quella bianca, abbia ancora frecce al proprio arco. preferisce una T-shirt. Allo stesso modo, l'abbinamento camicia «Sicuro che sì - risponde convinta Indra Kaffemanaite, fondatrice e pull non è più molto in voga. La maglieria, al limite, passa dal del giovane brand (nato nel 2014) Balossa -. Personalmente di “sopra” al “sotto”: leggera, diventa un complemento della giaccacamicie bianche ne posseggo oltre 100 e non me ne stanco mai. camicia, che scopre tessuti lanosi come il mohair». Da Nida la L’importante è prendere le distanze dalla classica versione button fascia prezzo più richiesta nella camiceria donna è intorno ai 250down e sperimentare in libertà: tra i modelli più apprezzati di 300 euro, «ma non vale una regola ferrea: se un modello piace, Balossa spicca quello attillato ma con polsi e collo giganti, che c’è chi arriva a spendere anche 700 euro». Concordano Amos e rendono la donna semplice, elegante e insieme speciale. Sulla Angela Adani de La Boutique di Adani a Modena: «Non esiste una cresta dell'onda anche l’oversize, purché con un tocco mannish». soglia di prezzo oltre la quale ci si ferma - dicono -. Essendo la «Confermo che questa è una tendenza vincente - sottolinea camicia un indumento tutt’altro che banale, se è davvero speciale Benedetta Bevilacqua, titolare della boutique milanese IMarika riesce a uscire dal negozio, anche se costosa». ■ -. In inverno le clienti vanno inoltre alla ricerca di proposte in
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PROTAGONISTI LIGHT + BOLD INVERTIBILI FIERAMILANO RHO
1. Artigianalità e sostenibilità al centro di Mipel 117 2. La campagna pubblicitaria di Micam, ispirata al tema Wonderland 3. Un boot FW 20/21 di La Martina
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L’IMPASSE CINESE NON FERMA MICAM E MIPEL L’emergenza sanitaria che ha bloccato la Cina apre scenari ancora imprevedibili per calzaturiero e pelletteria, ma non è detto che le conseguenze siano tutte negative per il made in Italy. I settori sono a due velocità, con un export alle stelle – rispettivamente + 6,8% e + 25,8% - trainato dalle griffe, ma con le realtà più piccole in difficoltà DI ANGELA TOVAZZI
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e assenze dei cinesi a Micam e Mipel – fino al 19 febbraio a Fieramilano Rho - sono date per scontate, ma le incognite non si annidano tanto nell’impatto che il coronavirus potrà avere sulle presenze in fiera, quanto sugli scenari che si apriranno a seguito dell’emergenza sanitaria che ha bloccato il Dragone. Non è detto siano per forza negative per il made in Italy: «Le fabbriche in Cina sono chiuse e diverse aziende italiane hanno ricevuto richieste di produzione da parte di gruppi internazionali», osserva Danny D’Alessandro, d.g. di Assopellettieri e ceo di Mipel. Certo è che l’impasse causata dall’epidemia è un ulteriore elemento di incertezza in un settore, in questo caso la pelletteria, che viaggia a due velocità, con una forbice sempre più ampia fra le performance delle griffe (confermate dalle cifre dell’export verso la Svizzera, +102,6%, tradizionale piattaforma logistico-ditsributiva dei brand mondiali) e quella delle piccole realtà manufatturiere, l’ossatura del comparto. Lo stesso dicasi
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per il calzaturiero italiano, che nel 2019 ha registrato ancora una volta un record nelle esportazioni (+6,8%), grazie proprio al traino dei big name del lusso che realizzano le loro collezioni in Italia (certificato dal +27% dei flussi diretti nel Paese elvetico), ma una flessione in volume, sia di export che di produzione, che si traduce in una contrazione di manodopera. Basti pensare che 180 imprese hanno chiuso i battenti, con la perdita di 800 posti di lavoro. «In questa congiuntura non facile – afferma il presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon – il nostro comparto deve puntare sull’innovazione tecnologia e sulla formazione di nuove figure professionali, in modo da gestire il ricambio generazionale». In quest’ottica i due saloni hanno deciso di puntare su giovani, attenzione alla sostenibilità e numerose iniziative collaterali, per attirare buyer e infondere dinamismo alle relazioni commerciali. Tra gli highlight di Micam 89 - 1.205 espositori - spicca il debutto del format Micam X al Padiglione 1, sede di sfilate e seminari, luogo di incontro creato per far scoprire e analizzare al pubblico della rassegna, insieme a esperti, le ultime 3
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tendenze del mercato e dei consumi, oltre alle correnti più forti in fatto di stile. Ma anche il bis dell’area Players District, pensata per offrire uno spazio al mondo multiforme della calzatura sportiva e outdoor, e il focus sugli emergenti, con una pedana riservata a 12 giovani designer. Sostenibilità, artigianalità e italianità sono il mantra di Mipel 117, con oltre 300 brand di pelletteria in campo all’interno di un nuovo layout, realizzato con materiali riciclati. Centro propulsore della fiera la Trend Area, con le tendenze per la Fall-Winter 2020/2021, e Scenario, con 37 marchi di borse e accessori realizzati con materiali e tecniche sostenibili. Novità di questa edizione, inoltre, lo spazio dedicato a workshop e performance, allestito con 1.500 piante e soli materiali di recupero. ■
MICAM VOLA A LAS VEGAS Nasce Micam Americas, una fiera il cui primo appuntamento si terrà dal 17 al 19 a Las Vegas, per poi replicare a febbraio. In realtà, non si tratta di una startup: «Micam sostituisce Fn Platform, la seconda fiera internazionale più importante dopo la nostra», precisa Tommaso Cancellara, d.g. di Assocalzaturifici e ceo della rassegna milanese. L’evento è infatti il frutto di un’intesa, della durata di 15 anni, con il big fieristico Informa Markets, cui è stato dato in concessione l’utilizzo del marchio Micam. Un’operazione strategica, non solo per Micam in sé, ma anche per le imprese made in Italy che vogliono affermarsi oltreoceano. (a.t.)
NEWS
Dopo essersi presentato per la quinta volta all’interno di Milano Unica, il salone Filo apre un nuovo capitolo: la 53esima edizione, in programma dal 27 al 28 febbraio con un centinaio di espositori di cui 30% esteri, non si svolgerà più a Palazzo delle Stelline ma al MiCo-Milano Convention Centre, con ingresso da via Gattamelata 5. Paolo Monfermoso, responsabile della rassegna delle fibre e dei filati per tessitura, traccia innanzitutto un bilancio della partecipazione a Milano Unica. «L’esposizione dedicata a Filo - commenta - è stata un modo per ribadire la forza della filiera tessile italiana». Una novità è stata la creazione di una capsule focalizzata sulle aziende che aderiscono a FiloFlow, il progetto di Filo legato alla sostenibilità. «Solo mettendo al centro la manifattura - riflette Monfermoso - è possibile aspirare a una sostenibilità del processo produttivo che sia all’insegna di una reale tracciabilità sotto il profilo sia ambientale, sia etico». Il ruolo di FiloFlow sarà centrale anche durante l’appuntamento alle porte, che usufruendo di uno spazio più grande rispetto alle Stelline potenzierà l’Area Tendenze, oltre alle zone di accoglienza, networking e relax. Filo, tra l’altro, non si collocherà più il mercoledì e il giovedì ma il giovedì e venerdì. Resta invariata la mission della manifestazione, ossia essere una due giorni business to business, all’insegna di qualità, selezione e ricerca. Continua inoltre la collaborazione, oltre che con Milano Unica, con Ice Agenzia e Sistema Moda Italia, per dare la massima visibilità internazionale alle realtà made in Italy. (a.b.)
I grandi numeri (1.200 espositori da oltre 40 Paesi, 20mila visitatori attesi) sono molto, ma non tutto per un salone come Lineapelle, evento di riferimento per i settori della pelle, degli accessori, dei componenti e di altri materiali per il settore moda, previsto dal 19 al 21 febbraio a FieraMilano Rho. Importante è anche lo scouting, cui viene dedicato uno spazio consistente, a partire dalla nona edizione del concorso Amici per la Pelle, che coinvolge un migliaio di allievi delle scuole secondarie superiori e fa capo a Unic-Concerie Italiane. Quest’anno, in particolare, gli studenti provengono da 15 istituti situati nei distretti della pelle (Toscana, Campania, Veneto e Lombardia), cimentandosi sul tema dello Smart Tan. Finalissima il 21 febbraio all’Auditorium del centro espositivo. Sono
invece coreani i vincitori del Lineapelle Award, progetto didattico organizzato dalla fiera milanese insieme all’Hongik University di Seoul, che ha messo alla prova 24 ragazzi dei dipartimenti Fashion Design e Industrial Design. I loro lavori vengono esposti nell’area Korean Creativity (di fronte al padiglione 9), sede anche del seminario K Leather Creativity. Infine, va citato il contest Lineapelle Merchandising Collection, indirizzato agli studenti del Polimoda di Firenze, chiamati a sviluppare una capsule di sette prodotti di merchandising e protagonisti di uno spazio sempre di fronte al padiglione 9. Focus anche sulla sostenibilità: se ne parla il 19 febbraio durante un dibattito alla sala conferenze Lem, su Ponte dei Mari. Lineapelle si presenta nelle stesse date, in toto o in parte, dei saloni Simac Tanning Tech, Micam e Mipel, delle sfilate e dei saloni del womenswear. Entra inoltre in città con la mostra Questioni di Pelle, a Palazzo Gorani dal 19 al 29 febbraio: un progetto curato dalla giornalista Mariella Milani, con la direzione artistica di Simone Guidarelli e in sinergia con iTalents, con i riflettori accesi sulle creazioni in pelle di importanti designer di ieri - come Gianfranco Ferré - e di oggi. (a.b.)
Ph. Erdna
Filo pensa in grande al MiCo
LINEAPELLE FA SCOUTING ED ENTRA IN CITTÀ
MILANO UNICA CHIUDE MEGLIO DEL PREVISTO La 30esima edizione di Milano Unica, cassa di risonanza per le collezioni tessili di 477 espositori, non ha registrato un tracollo delle presenze, come si temeva soprattutto a causa del coronavirus, ma ha contenuto il calo in un -2%. «Tra l’altro - dicono gli organizzatori - gran parte delle fiere di settore nella seconda parte del 2019 hanno incassato segni meno molto più consistenti». Rispetto a un anno fa sono aumentate le presenze da Usa (+15%), Turchia (+14,5%), Polonia (+12%), Paesi Bassi (11,5%), Svizzera (+10%), Romania (+10%), Portogallo (+10%) e Gran Bretagna (+1%). I visitatori di nazionalità cinese hanno fatto registrare un +7,5%, dato che si confronta con la precedente edizione di febbraio, condizionata dalla concomitanza con il Capodanno nel Paese asiatico. Spagna e Francia risultano stabili, mentre scendono gli ingressi da Giappone (-36%), Germania (-16%) e Italia (-2%). La 31esima edizione, la prima sotto la presidenza di Alessandro Barberis Canonico al posto di Ercole Botto Poala, si terrà dal 7 al 9 luglio 2020 a Fieramilano Rho. Anche la rassegna francese Première Vision Paris si svolgerà per la prima volta in luglio, ma a partire dal 2021. Milano Unica conferma gli appuntamenti estivi fino al 2023: 7-9 luglio 2020, 6-8 luglio 2021 (date che dovrebbero essere le stesse di Première Vision, ndr), 12-14 luglio 2022 e 11-13 luglio 2023. (e.f.)
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NEWS Arte e talento poliedrico vanno di pari passo per Manuele Canu, giovane stilista originario di Nuoro che, dopo aver maturato un’esperienza nel design figurativo, ha lanciato il proprio brand nel 2018 a Milano Moda Donna. Con un passato di collaborazioni con nomi come Mila Schön, Ports1962 e V-Grass, Canu rielabora nelle sue creazioni le tradizioni sarde, basate sul fatto a mano, aggiungendo altre fonti di ispirazione come il cinema anni ‘50. La produzione, 100% made in Italy in Toscana, Piemonte, Veneto e Puglia, si basa su materiali naturali come lana, seta, cotone e pelle, con l’idea di aprirsi a materiali anche man made, ma rigenerati. In collaborazione con un’artista, l’azienda sta infatti sviluppando una tecnica per recuperare filature in Pvc utili per realizzare una linea di accessori, che unisca le fibre nobili a materie riciclate. A livello distributivo, oltre ad avvalersi di una showroom a Milano e della presenza nel wholesale, la maison punta a sviluppare l’e-commerce e sta cercando la location per un punto vendita diretto a Milano. (c.bo.)
Manuele Canu: progetto green sugli accessori
Gallotti dopo il 50esimo spinge sul retail
destinazione Far East per stefano mortari Il 2019 si è chiuso con un +32% di fatturato per Stefano Mortari, marchio veronese di womenswear nato nel 1985, che punta su un made in Italy fatto di tessuti innovativi e amici dell’ambiente (un approccio che si riflette anche nella showroom milanese di corso Como, disegnata da Antonio Citterio e certificata a impatto zero), e vede una presenza importante sui mercati italiano, francese, belga, spagnolo, tedesco e svizzero. Tra le numerose collaborazioni va citato lo sviluppo di linee prodotto per private label di nomi come Yoox e Nordstrom. L’obiettivo per il 2020 è consolidare il trend di crescita, stimando un +15-20%, anche grazie a un rafforzamento nel Far East. Oltre a Giappone e Taiwan, il focus è su Corea e Cina: attualmente il 60% del fatturato è ancora realizzato nel nostro Paese, ma la percentuale di export è destinata a crescere in modo consistente. (c.bo.)
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Al centro della foto, Giovanni Gallotti: il marchio Gallotti è stato fondato dai fratelli Francesco e Orlando Gallotti
Rosati: nuovo logo, stessi valori Non più Mariella Rosati, ma Rosati: cambia logo e nome la collezione di womenswear made in Italy, in modo da comunicare un appeal più contemporaneo. Restano intatti la qualità, la cura dei dettagli e, non ultimo, il fattore made in Italy, così come l’interlocutrice del brand: «Una donna dicono dall’azienda - che vuole esprimere con disinvoltura il proprio modo di essere». (a.b.)
Superato il giro di boa del mezzo secolo di attività, Gallotti ha lanciato la collezione speciale Gallotti Icon, una reinterpretazione dei capi che hanno reso celebre il brand di capispalla, famoso per i materiali innovativi e sempre più rispettosi dell’ambiente. La sostenibilità infatti è diventata sempre più un punto chiave per l’azienda, artefice della nuova linea Gallotti 4 Nature, in cui fodere, imbottiture e accessori sono biodegradabili ed è presente un capo in pelle cruelty free, e promotrice di iniziative per la tutela delle foreste insieme a Treedom Co2 free, oltre a rivolgersi a fornitori che adottino criteri etici nella scelta di materiali, tessuti, lavorazioni e pellami. 100% made in Italy, Gallotti nel tempo ha conquistato soprattutto i mercati esteri, che valgono l’80% dei ricavi. Usa, Russia, ex Urss, Germania e Giappone sono le aree più presidiate per una realtà che, dopo aver raggiunto nel 2019 i 7 milioni di euro nel fatturato, prevede una crescita fra il 5% il 7% nel 2020. Il canale privilegiato è il wholesale, ma l’obiettivo per i prossimi anni è investire sul retail, così da valorizzare al massimo il dna del marchio. (c.bo.)
MICHELE CASUCCI/CERTILOGO
«L’autenticazione GENERA engagement» Più internazionalizzazione, con un focus sulla Cina, e più user experience: già scelta da milioni di consumatori nel mondo e da un’ottantina di marchi internazionali, la piattaforma di digital authentication Certilogo si proietta verso nuovi obiettivi, come spiega il fondatore e a.d. Michele Casucci 1. I prodotti contrassegnati da codici identificativi univoci e formati alfanumerici sono verificati tramite l’AI avanzata su certilogo.com. Falsi e cloni vengono rilevati all’istante 2. Il fondatore e a.d. Michele Casucci
L’Italian luxury è solo all’inizio della scalata ai social cinesi Altagamma e Accenture hanno analizzato milioni di conversazioni in nove lingue sui primi dieci canali social, dando origine al primo Social Luxury Index, osservatorio dedicato alla percezione delle eccellenze italiane da parte dei nuovi consumatori. Emerge che i settori Fashion e Automotive sono protagonisti del 90% delle discussioni monitorate, anche se poi se si parla di legame tra marchi high end e concetto di made in Italy, questo viene recepito di più in ambiti come la Nautica e il Design d’interni, che nella Moda. Una carta vincente per attivare l’engagement è la capacità su questi canali di avviare sinergie tra brand di comparti diversi e/o personaggi di spicco, come artisti e influencer: la parola d’ordine è contaminazione. Dal punto di vista geografico, attenzione all’Asia e anche alla Russia. Quest’ultima, insieme alla Cina, rappresenta circa il 30% del mercato globale del lusso, con oltre un miliardo e mezzo di utenti attivi su Vk, WeChat, SinaWeibo e altre, piattaforme ancora poco presidiate dal lusso made in Italy, che si ferma a un tasso di penetrazione del 28% circa. (a.b.)
2 di ALESSNDRA BIGOTTA
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l prodotto diventa sempre più strumento digitale di comunicazione e di esperienza del marchio, soprattutto fra i giovani. Certilogo lo ha capito dal 2006, anno di fondazione di questa realtà sui generis, che fornisce un servizio di verifica sull’autenticità degli articoli - molti dei quali di moda attraverso lo smartphone e altri dispositivi connessi. Oltre 80 top brand, molti dei quali del settore fashion-lusso, hanno già aderito a Certilogo, utilizzato e apprezzato dai consumatori di 180 Paesi. Nel 2018 è arrivata la vittoria agli AI Global Annual Achievements Awards, nella categoria Miglior Utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella Moda. «Siamo la prima e unica piattaforma globale di digital authentication e la più grande community di brand lover, che contribuisce attivamente a combattere la contraffazione. Ma abbiamo ancora molto da fare», sottolinea Michele Casucci. Quanto conta per le persone comprare in modo sicuro? Una nostra ricerca dà una risposta chiara a questa domanda: il 77% dei consumatori globali si dichiara molto interessato a utilizzare uno strumento gratuito che consenta la verifica dell’autenticità di un prodotto. Se di questa percentuale, già elevata, consideriamo solo gli high spender, saliamo a un 86% che avverte questa esigenza e, nel caso dell’Italia, a un 94%, mentre la Cina si attesta all’87%. Numeri che si commentano da soli. Negli ultimi 12 mesi le interazioni degli utenti con la piattaforma Certilogo, ossia le richieste di autenticazione che riceviamo, sono costantemente e rapidamente aumentate, a un tasso di crescita stimato intorno al 100%. In pratica, riceviamo una richiesta di autenticazione ogni 8 secondi.
Come vede l’evoluzione dello scenario omnicanale e anche di Certilogo? Più che di un mercato dell’omnicanalità, parlerei dell’esigenza delle aziende di essere omnichannel. Oggi il desiderio principale di un consumatore è che la propria storia di interazione con i brand venga riconosciuta e memorizzata, evitando che ogni volta il marchio ricominci da capo, come se si rapportasse a un nuovo cliente. C’è poi il fattore esperienzialità, rilevante per le persone da un lato e, dall’altro, improntato ad accumulare il maggior numero possibile di dati. Certilogo nasce dall’idea di raccogliere informazioni ed esperienze dai consumatori, ma anche dai marchi: a oggi stiamo procedendo sempre più come un tool, uno strumento di attrazione dei brand clienti, ma anche di consumer retention e loyalty. A quali progetti state lavorando? Una delle priorità è la Cina, dove lanceremo a breve un progetto che renderà il servizio offerto da Certilogo ottimizzato per i consumatori di questo Paese, tramite l’app WeChat. Più in generale, vogliamo arricchire l’offerta di servizi che aiutino i marchi a sfruttare al meglio le opportunità di consumer engagement generate dalle autenticazioni. Lato consumatore lavoreremo dunque sulla user experience, rendendo il nostro servizio più d’impatto, coinvolgente, personalizzato e, oserei dire, memorabile. L’autenticazione deve sfociare in un’esperienza gratificante, punto d’ingresso in un mondo di contenuti e servizi offerti dal brand. Il quale è così in grado di immagazzinare dati di profilo specifici e aggiornati, identificando i clienti a più alto valore e, al contempo, fornendo agli utenti esperienze più rilevanti e personalizzate in tempo reale. ■
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Tel +39 010 562039
ROSSO35 Milano via Pontaccio, 7
PHILOSOPHY LORENZO SERAFINI
«IL SUCCESSO
È VESTIRE LE DONNE NELLA VITA DI TUTTI IGIORNI»
Lo stilista racconta i primi cinque anni alla guida creativa del marchio del gruppo Aeffe: «Il vero lusso per me è stato quello di poter sempre essere autentico». Al suo arrivo la collezione era focalizzata sull’abito, ora il mondo Philosophy è più ampio, tra accessori (occhiali inclusi) e linea bimbo, tanto da meritarsi un nuovo progetto retail . «L’uomo? Non ora, ma perché no...»
DI ANDREA BIGOZZI
Lorenzo Serafini, classe 1973, firma la linea Philosophy dal 2015 e per presentare la FW20 capsule collection Wildflowers, creata con tessuti e stampe d’archivio Liberty, ha scelto l’infleuncer Erika Boldrin
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Ph Nicolò Parsenziani
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’effetto più evidente del lavoro di Lorenzo Serafini alla guida stilistica di Philosophy è l’essere riuscito a imprimere alla collezione di casa Aeffe un cambio di passo, senza snaturarne i connotati. «Mi è sempre stata data carta bianca. È stato però un percorso naturale, perché romanticismo, morbidezza e semplicità sono elementi fondanti della mia visione stilistica e coincidono con quelli della maison», racconta lo stilista, apprezzato dal mercato per la capacità di coniugare ricerca estetica e attenzione all’industria a una sana concretezza commerciale, tanto da ammettere: «Mi piace la vita da showroom ed è per questo che conosco personalmente tutti i nostri clienti». In cinque anni Serafini, che ha debuttato con la sua prima collezione a febbraio 2015 durante Milano Moda Donna, ha creato uno stile inconfondibile, un po’ neo vintage, un po’ romantico, un po’ folk, che ha reso Philosophy un marchio in perfetta sintonia con i tempi moderni, amatissimo da celeb, influencer e stylist, come da Millennials e donne non più giovanissime. E anche il piano industriale risente dell’ “effetto Serafini”, proseguendo nella direzione dell’evoluzione, tra espansione retail, il push sugli accessori e il progetto, reale anche se ancora da definire, di una collezione maschile. ➝
Ph Ezra Petronio 1
Una delle novità è la crescente attenzione agli accessori... Sono fiero di dire che l’80% del nostro giro d’affari è ancora legato all’abbigliamento. Per i clienti Philosophy è una certezza: sanno che da noi in ogni collezione possono trovare l’abito giusto per ogni esigenza. I marchi con queste caratteristiche sono una rarità, basta vedere le sfilate delle fashion week per rendersene conto: spesso sono dei semplici display per accessori. Da noi non è così e credo che non lo sarà mai. Ma questo focus sul ready to wear non ci impedisce di impegnarci nel potenziare l’offerta di borse e calzature, che sono sviluppate da Pollini, che fa parte del nostro gruppo ed è garanzia di qualità. La Moon e la Melody sono le nostre bag best seller, mentre dalla Pre-fall 2020 lanciamo una collaborazione con Vibram per le suole di alcuni modelli di calzature. Il risultato è davvero sorprendente. L’altra novità che riguarda gli accessori sono gli occhiali, che abbiamo realizzato con Lozza, una realtà che ci assomiglia molto, internazionale e familiare al tempo stesso. Un primo assaggio della collaborazione si è visto alla sfilata di settembre, ma gli occhiali torneranno anche nello show di febbraio, in attesa che ad aprile debuttino nei negozi. A proposito di negozi, la fine del 2019 ha segnato anche il lancio di un piano retail, come sta andando? Si è trattato di un bel modo per festeggiare i primi cinque anni del nuovo corso e soprattutto di una prova di maturità per Philosophy, che finora era distribuita solo attraverso wholesale, online e corner. I risultati sono stati incoraggianti. A Milano abbiamo aperto una “boutique nella boutique”, grazie alla collaborazione con Clan Upstars, che ci ha concesso uno spazio permanente. Eravamo stati prudenti inizialmente, ma molte categorie di prodotto sono andate sold out e abbiamo dovuto fare rifornimento. Per fortuna che abbiamo alle spalle un gruppo come 62
« OGGI MOLTE CLIENTI
ENTRANO IN CONTATTO CON IL NOSTRO MARCHIO ATTRAVERSO I SOCIAL E ANCHE QUI VOGLIO RACCONTARE I VALORI IN CUI CREDO: SEMPLICITÀ, ROMANTICISMO E INNOCENZA
Lorenzo Serafini
«
Dopo cinque anni, quanto è cambiata questa linea inventata da Alberta Ferretti nel 1984? Forse in passato il progetto era più focalizzato sull’occasion wear, col tempo siamo riusciti a creare un guardaroba completo. Così, pur mantenendo l’abito al centro della scena, sono arrivate le T-shirt, i capospalla e anche tanto denim, che è una delle mie passioni. Perché quello che voglio è vestire le donne nella vita di tutti giorni.
1. Il marchio ha scelto Roma per inaugurare la sua prima boutique monomarca: del nuovo piano retail fa parte anche lo shop in shop a Milano, aperto all’interno di Clan Upstairs 2. Serafini ha scelto di far indossare alcuni capi chiave della Pre-fall 20 a Erika Boldrin, che prima di diventare una fashion influencer da 456mila follower lavorava in banca
Aeffe, che ha nel servizio al cliente uno dei suoi punti di forza. Anche a Roma le cose stanno andando altrettanto bene: il nostro monomarca di via Belsiana si sta costruendo una cliente locale, che era una delle nostre ambizioni, anche se non facile da raggiungere. Poter contare su un pubblico di fiducia in due città così importanti è una dimensione preziosa, troppe volte sottovalutata. Spesso la priorità è vendere al turista, ma anche nel retail Philosophy preferisce i rapporti personali: ci piace avere un’intesa confidenziale con tutte le clienti, chiamarle per nome. Cosa può anticiparci della collezione FW20/21, protagonista a Milano? Sarà molto coerente con la Pre-fall 2020, mentre sul fronte del fashion show ci saranno delle novità, a cominciare dalla location: sfileremo il 22 febbraio al la Società del Giardino. Ho optato per questo cambiamento perché volevo dare all’evento un’atmosfera decisamente intima. Nei miei show la passerella è sempre molto tradizionale: lineare
Ph Nicolò Parsenziani
Massimo Ferretti
«Dall’arrivo di Lorenzo il fatturato di Philosophy
è più che raddoppiato » Cinque anni fa scegliere di affidare Philosophy a uno stilista outsider è stata vera sfida. Il coraggio ha premiato... In effetti si è rivelato uno schema vincente. Philosophy oggi è sicuramente una storia di successo. Dall’arrivo di Lorenzo Serafini, il fatturato del marchio è più che raddoppiato. Qual è secondo lei il segreto di questo successo? L’imprinting romantico, attuale e con un occhio a tutti tipi di donne, provenienti da tutto il mondo. Infatti continuiamo a conquistare clientela internazionale. Questi risultati vi spingono a programmare ulteriori investimenti? La collaborazione con Liberty a Londra in giugno segnerà un momento importanti e di visibilità internazionale. In generale, le recenti aperture in Brera a Milano e a Roma sono una conferma del crescente successo del brand, che in un solo anno ha avuto le sue due prime “case” in cui trovare tutta la collezione, sia di abbigliamento che di accessori. La nascita di una struttura retail rappresenta per Philosophy un punto importante per lo sviluppo del brand, spingendolo verso un’espansione internazionale sempre più di rilievo e rafforzando il mercato italiano, che sta dando soddisfazioni tangibili.
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e centrale rispetto alla sala, questa volta invece si snoderà per le stanze del palazzo. Quali sono i mercati più recettivi verso la donna Philosophy? L’Italia resta il nostro primo mercato e, in generale, è l’Europa a darci le migliori soddisfazioni. Per questo mi piacerebbe poter presto inaugurare il primo monomarca estero, magari a Londra, una città che amo e che ci ha sempre premiato commercialmente. Anche la Russia va bene, mentre negli Usa, dove potremmo svilupparci ulteriormente nonostante la sofferenza dei department. Lì funzioniamo bene sull’online. Che cosa si vende meglio online, c’è differenza con il negozio fisico? Nell’e-commerce funzionano i capi indossati e postati dalle celeb sui loro profili social. Ma più che i look da red carpet, si vende quello che scelgono di indossare nella loro vita privata. É successo con Amal Clooney: il bustier bianco con pantaloni di pelle indossati per una serata privata con il marito George Clooney e postati su Instagram sono andati subito sold out. Ma casi come questo sono sempre più frequenti, non solo online, ma anche nel punto vendita brick and mortar. Quali sono le priorità per Philosophy dal punto di vista strategico? Quello che vogliamo è consolidarci, facendo germogliare e crescere tutti i progetti nati nel corso di questi cinque anni molto intensi, che comprendono anche la collezione junior che realizziamo con Gimel e
Nel 1980 massimo ferretti ha fondato con la sorella Alberta il gruppo Aeffe che controlla Philosopy
che andando forte. Ci piacerebbe implementare le rete di negozi diretti, sempre seguendo la nostra filosofia, scegliendo spazi con una dimensione intima e personale, mai standardizzata. Il vero lusso è avere un proprio stile e non tradirlo. Nella lista non c’è il lancio di una collezione uomo... Non posso negare che l’idea c’è ed è nata dalla molte richieste arrivate dagli amici, ma sempre più spesso anche dai clienti, il cui parere ci interessa moltissimo. In passato abbiamo regolarmente scartato questa ipotesi, ora invece stiamo assumendo una posizione diversa verso la possibilità di avere una nostra linea maschile. Quindi la risposta più vera a questa domanda è: non ora, ma perché no? La sua carriera è partita da un concorso per giovani talenti: cosa pensa dei contest di oggi, sono una reale opportunità? Oggi la vittoria in un contest tende a renderti una star o comunque un fenomeno del momento: interviste, sfilate, premi in denaro. Chi vince non ha tempo di formarsi. Arrivare primo al concorso di Riccione Moda Italia mi fruttò uno stage da Blumarine. Oggi sembrerebbe poca cosa, ma non avrei potuto chiedere di meglio. Ho lavorato in un’azienda familiare, dove ho imparato a fare tutto. Ho avuto il tempo di costruirmi una carriera, con esperienze belissime da Roberto Cavalli, Dolce&Gabbana e infine Aeffe. Non avrei potuto chiedere di meglio, visto che a distanza di anni faccio quello che ho sempre voluto fare. ■ 63
BEAUTY BUSINESS BY ANNALISA BETTI
«Ciò che importa non sono formule e ingredienti, ma l’emozione»
PROFUMERIA ARTISTICA: FUORI DALLA NICCHIA Il naturale accostamento di fragranze d’autore e opere d’arte crea emozioni, aiuta a diffondere la cultura olfattiva e stimola la creatività
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CÉLINE ELLENA
artendo dal presupposto grande profumiere Jean-Claude. assolutamente non fortuito Un’idea decisamente innovativa, che che l’olfatto abbia un unisce in sé l’aspetto rassicurante di collegamento diretto e note conosciute e naturali con il valore non mediato col cervello, aggiunto della tecnologia, che permette possiamo azzardare una di creare molecole di sintesi in grado teoria secondo la quale sia il più nobile di riprodurre odori vegetali, minerali, dei sensi, ancorché snobbato da chi terrosi. Non deve dunque sorprendere non ha dubbi sull’importanza della l’ondata in arrivo sul mercato di vista. Ma gli occhi possono essere fragranze in apparenza tradizionali, tratti in inganno, basti pensare alle ma profondamente nuove, soprattutto illusioni ottiche, l’olfatto no. Tant’è nell’ambito della profumeria artistica, che le sensazioni “a naso” sono, il che sta diventando una scelta non più delle volte, veritiere. La memoria più di nicchia, ma consapevole, per olfattiva è meravigliosamente longeva, chi desidera un profumo di qualità e come insegna Proust, ed è forse olfattivamente ricercato. questo uno dei motivi per cui stiamo assistendo al ritorno di composizioni che riscoprono note e accordi che già le appartengono. Un fenomeno ben fotografato da Beautystreams – la più autorevole agenzia di trend forecasting globale operante nel settore della cosmetica – e battezzato “Eco’vore Movement”, concetto sintetizzato da PERRIS MONTE FRUIT COLLECTION COLOGNE DE FIGUIER CARLO DOLCE & GABBANA DI MIZENSIR Céline Ellena, figlia del
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Da un lato la profumeria mainstream, dall’altro quella di nicchia, studiata per prodotti unici e irripetibili, espressione della personalità di chi li indossa. Ne parliamo con Silvio Levi, presidente di Calé e cofondatore di Esxence. Quali sono gli atout delle fragranze di nicchia? «Il termine nicchia si riferiva più alla distribuzione molto contenuta piuttosto che al fatto che solo pochi potessero apprezzare le qualità caratteristiche di queste creazioni. La domanda di profumi che non siano creati per “normalizzare”, ma piuttosto per sottolineare caratteri, emozioni, stili molto particolari, è decisamente in crescita, per fortuna. Quindi, oggi abbiamo più estimatori di creazioni che non cerchino di imitare l’esistente, ma piuttosto di proporre espressioni olfattive nuove, in cui, come in molte arti, il bello è frutto dell’inconsueto, dell’imprevedibile, del superare i limiti per individuare nuove tendenze che potranno anche diventare patrimonio culturale imperituro. La profumeria artistica deve sempre più proporsi come una galleria d’arte o un museo dinamico, che metta in contatto utenti finali e artisti. Non importano gli ingredienti e le formule, ma l’emozione che sanno sprigionare e l’immaginario che possono evocare». Come sta evolvendo la profumeria artistica? «Come in molti settori, il marketing aggressivo rischia di soffocare quelle espressioni che di fatto fungono da laboratorio di ricerca e sviluppo per tutta la profumeria, anche quella mainstream, anticipandone le possibili tendenze. La sfida che dobbiamo affrontare è dare una struttura e un’organizzazione a un network internazionale che sia determinato a presidiare un settore, con la coscienza di supportare una creatività che è alimentata da indipendenza, coerenza ed emozionalità e da quel pizzico di pazzia e avventura che sono ritenute difetti inaccettabili nel mainstream. Riuscire a coadiuvare l’originalità con chiarezza di messaggi e identità nei confronti del cliente finale, ottimizzare costi e servizi e rendere competitive le attività della filiera è possibile, ma richiederà ancora grandi sforzi e determinazione. Noi italiani abbiamo, da decenni, alimentato con passione questo settore e ora dobbiamo portarlo a maturità, con la certezza che, come la spesa nell’istruzione, faremo solo un ottimo investimento per il nostro futuro».
ARTE E BELLEZZA SI INCONTRANO A VENEZIA JAZZY TWIST
Nella città più bella del mondo nascono le Storie Veneziane by Valmont, le collezioni di fragranze del gruppo cosmetico svizzero Valmont, guidato dalla famiglia Guillon: racconti olfattivi in cui si intrecciano storia, arte ed emozioni
1. Didier Guillon, alla guida della maison elvetica con la moglie 2. Sophie Guillon al Palazzo Bonvicini 3. La collezione Storie Veneziane Atto I di 3 Valmont
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CASANOVA 2161
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Le mie nuove creazioni olfattive raccontano l’arte, le donne, l’eleganza senza tempo Sophie Guillon
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utto nasce a Palazzo Bonvicini, il Palazzo Nobile veneziano che è la residenza della Fondazione Valmont, la fondazione per l’arte contemporanea del gruppo. Inaugurato lo scorso maggio con la mostra Hansel & Gretel, è la location perfetta per fare da sfondo alle Storie Veneziane, il palazzo dei profumi Valmont dove lusso, arte e narrazioni olfattive si incontrano. Didier Guillon, presidente, direttore artistico, artista, collezionista e mecenate insieme alla moglie Sophie Guillon, ceo, sono i protagonisti del successo del marchio Valmont e ne portano avanti l’heritage
attraverso un legame speciale con l’arte e con Venezia. «Per me e Didier, tutto comincia e finisce a Venezia - racconta Sophie Guillon -. Una città unica come fonte di ispirazione: quando creo le fragranze, voglio che ci sia la qualità delle materie prime, l’originalità della composizione, il guizzo creativo, il mood di eleganza contemporanea e l’eccellenza del risultato». Le Storie Veneziane sono giunte nel 2020 al Secondo Atto. Dopo la collezione di alta gioielleria olfattiva dedicata ai luoghi più opulenti (e meno scontati) della città, sono nate le sei
eau de toilette della linea Palazzo Nobile, con il contributo creativo di Didier, e le tre eau de parfum della Collezione Privata, che Sophie ha voluto dedicare alle donne di tutto il mondo: «Filo conduttore delle composizioni, l’armonia dei contrasti, come in ogni donna. Le mie fragranze vogliono essere un dettaglio fashion, di un’eleganza sussurrata, così come dev’essere la seduzione». ■
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EYEWEAR BUSINESS
L’export di occhiali + 5,8 %
NEL GENNAIO-SETTEMBRE 2019
+ 7,2 % PER LE MONTATURE + 5% PER I SUNGLASSES Fonte: Anfao
VERONIKA WILDGRUBER: CONTRASTI, GEOMETRIE E TRIDIMENSIONALITÀ
L’osmosi tra geometria e tridimensionalità è alla base dell’eclettica visione architetturale e avanguardista di Veronika Wildgruber. La designer tedesca, dopo aver terminato gli studi nella sua città natale, si trasferisce in Italia per iscriversi alla facoltà di Industrial Design alla Libera Università di Bolzano, per poi andare a Parigi, dove inizia a collaborare con i designer Gabriele Pezzini, Pierre Charpin e Robert Stadler. Nel 2010 debutta nell’occhialeria, con quattro modelli realizzati insieme al designer francese Jacques Durand, vincendo il Silmo d’Or Special Jury Prize. Nel 2011 inizia la collaborazione con la Maison Hermès a Parigi nel reparto seta uomo: un lavoro molto prezioso che la stimola a lanciarsi nel 2012 nella sua prima collezione di eyewear, in cui elabora il concetto dello sdoppiamento grafico delle superfici. I suoi occhiali, che sembrano frutto della fusione tra Bauhaus e Jugendstil, hanno un’altra prerogativa, essere dotati di una scheda di processo di fabbricazione trasparente e tracciabile. Il marchio, distribuito da Jacques Durand Occhiali Srl, è presente sul territorio dal 2013 e viene venduto nei negozi Puntoottico Humaneyes. Nella foto: il modello Till.
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ETNIA BARCELONA E IL POTERE DELLA NATURA Questo marchio di eyewear indipendente, fondato nel 2001, si contraddistingue per l’uso dei colori in ogni modello. Inoltre, ogni paio di occhiali è realizzato con materiali naturali e di alta qualità, come l’acetato naturale Mazzucchelli e le lenti naturali Barberini. Quest’anno l’azienda ha creato una collezione e una campagna pubblicitaria ispirate al potere e alla forza della natura: il design team ha creato modelli classici e intramontabili in metallo acetato più leggero del solito, ispirati alla gamma cromatica dei parchi californiani, dei boschi europei e delle foreste più remote nell’Amazzonia. Nella foto: occhiali da sole tondi in acetato rosa e dettaglio stampa mix.
VEDIAMOCI CHIARO
Classico ma contemporaneo, ricercato nelle linee e nelle forme, sinuoso ma con un forte tratto di personalità. L’occhiale, protagonista al Mido di Milano dal 29 febbraio al 2 marzo, si conferma tra gli accessori fondamentali del guardaroba, soprattutto femminile DI ALBERTO CORRADO
L’ARTE INCOMPIUTA DI MASAHIRO MARUYAMA
Il brand Masahiro Maruyama è stato fondato nel 2011 dall’omonimo designer giapponese. Il concept si ispira all’arte incompiuta: mentre le montature classiche sono simmetriche e complete, gli occhiali asimmetrici di Masahiro sono “incompiuti”, come vere opere d’arte. Masahiro da adolescente portava gli occhiali, ma non era soddisfatto di come si adattavano al suo viso: decise quindi di crearne un paio lui stesso. Quando ancora il modello non era finito si rese conto che era proprio quello che desiderava indossare. Questa esperienza lo ha condotto a ideare occhiali che ignorano la simmetria e hanno contorni fluttuanti, come linee disegnate a mano. Realizzare questi modelli è possibile solo grazie alla perizia di esperti artigiani che rifiniscono a mano le montature a Sabae, nella prefettura di Fukui in Giappone. Nella foto: serie ‘2side’, Dentro e fuori Su e giù. Destra e sinistra.
GIORGIOARMANIEYEWEAR: L’EFFETTO ESOTICO RICOSTRUITO SULLE ASTE Sulla passerella della primavera-estate 2020 di Giorgio Armani tutte le donne in frontrow si sono innamorate del nuovo paio di occhiali di Giorgio Armani Eyewear, Ninfea. La natura viene evocata tra realismo e astrazione, riprendendo colori e dettagli dei preziosi tessuti a stampa floreale della collezione, mentre le aste richiamano i petali dei fiori tropicali, dal design eccentrico ma di grande eleganza. L’effetto delicato viene ripreso in due varianti di colore, azzurro e rosa, e dalle lenti oversize tri-gradient, più scure sopra e più chiare sotto.
FILA BY LOZZA: ELEGANTI CON UN'ANIMA SPORTIVA
MYKITA COLLABORA CON HELMUT LANG
Mykita ed Helmut Lang sono noti per un approccio al design che mette in discussione lo status quo e per la capacità di trasformare gli elementi funzionali in codici stilistici riconoscibili. Il team di Mykita, guidato da Moritz Krueger, e il direttore creativo di Helmut Lang, Mark Thomas, hanno creato i modelli HL001, dallo stile futuristico con le sue linee nette, e HL002, ispirato all’iconica silhouette dell’aviator, con una forma morbida e fluida. Entrambi sono realizzati a mano nella moderna Mykita Haus di Berlino. Nella foto: il modello HL001.
Al via una capsula firmata da due icone del lifestyle italiano: un perfetto match tra lo spirito retro-fashion, tipico di Lozza, e la vocazione sport-lifestyle di Fila. Ecco allora che le versioni Zilo, Macho e Cooper si rifanno il look. Pur mantenendo il design e i tratti storici, le tre icone assumono una veste più sportiva e si arricchiscono di elementi distintivi Fila, come il logo e i colori blu, rosso e bianco. Nella foto: il modello storico Zilo Cortina in versione evergreen, con o senza paraocchi
ITALIA INDEPENDENT: SILHOUETTE SENZA TEMPO Per la donna, la Satisfaction Collection di Italia Independent si amplia con i modelli She’s the boss, Angie e Sympathy, rendendo omaggio alle atmosfere anni ’70 e al mito delle rockstar di quegli anni memorabili. Le forme sono a farfalla o dal design sinuoso, impreziosite da materiali che vanno dall’acetato di cellulosa e metallo al materiale eco friendly riciclabile. Ma c’è anche attesa per la prima collezione CR7 Eyewear, affidata alla società guidata da Lapo Elkann: interamente ispirata e disegnata per Cristiano Ronaldo, che verrà svelata in anteprima mondiale al Mido e sarà in vendita nei negozi e nelle piattaforme e-commerce con l’inizio della primavera.
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PREVIEW WOMENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021
L'urban-chic metropolitano è il filo nascosto che unisce le molteplici tendenze della prossima stagione fredda. A fare da protagonista è il volume in tutte le sue forme, arricchito da stampe e fantasie poliedriche, pattern contemporanei e contaminazioni con lo street style. L'estetica avanguardistica e il design progettuale vanno di pari passo con un'ottica sostenibile A CURA DI CAMILLA BORDONI
1910 BORBONESE
La nuova collezione calca le strade metropolitane come un’installazione animata, contaminata dalle avanguardie estetiche del '900. In un excursus dal futurismo all'industrial design, i riferimenti all'immaginario di Gio Ponti e Fontana vengono riletti alla luce dei nuovi scenari digitali.
CHIARA BONI la petite robe La silhoutte elegante viene sottolineata da drappeggi che ne accentuano il movimento e la sinuosità. La forma a clessidra viene accentuata dallo scollo, che lascia le spalle libere da costrizioni.
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VIVETTA
La camicia in popeline stretch dal maxicollo con ricamo a filo si accompagna alla gonna a macrofiori in un patchwork di tessuti maschili riciclati.
ATSUSHI NAKASHIMA
MARCO RAMBALDI
Centrini e scarti di maglieria vengono assemblati per assumere una nuova vita, diventando simboli di sostenibilità e femminismo.
Tempo di colorblock acceso e variopinto per il brand, che unisce nel modello echi orientali e rimandi street.
Arthur Arbesser Il trench in tessuto drill stampato si accompagna al dolcevita in jersey effetto pixel e alle scarpe in tessuto satin. Dall'intesa con il designer Marco Guazzini nasce un materiale speciale, che unisce la polvere di marmo alla lana.
ELISABETTA FRANCHI L'abito da red carpet slancia la figura grazie alla maxi gonna in taffetà, con lunghe pieghe e stretta in vita. La neutralità del colore viene impreziosita dal crop top a maniche lunghe cosparso di paillette.
CRISTIANO BURANI
Lo stile urban chic trova il suo mezzo espressivo nel trench coat e nei pantaloni patchwork in denim floccato, accompagnati da un dolcevita in tulle ricamato e da sandali in raso di seta con frange applicate.
TIZIANO GUARDINI
anteprima
Il classico argyle viene reinventato da un gioco di pattern e dalla creazione di un volume unico, strato su strato.
GIoVANNI BEDIN
L'anima haute couture della label si esprime in questo athena dress in popeline fatto a mano. Volume e struttura sono l'ago e il filo del modello.
SANTONI
Le valchirie contemporanee attraversano la città a passo deciso. Ai loro piedi lo stivale a tubo in vitello nero ispirato al mondo equestre, reso unico dalla fibbia e dal nodo sulla parte alta del gambale.
Riconnessione con la natura è il mantra della collezione, che punta su materiali di alta qualità: dagli jacquard e check del Lanificio Cerruti al nylon riciclato di Econyl, fino alla linea UpCycled Cristal di Swarovski e alle stoffe BioBased, provenienti da produzioni vinicole italiane.
CALCATERRA
La cappa in puro cammello con intarsio in pelle nappata si abbina alla gonna a drappo in cammello drap con finiture in saglia di seta. Completano il look il dolcevita in filato cammello garzato, i boot e la borsa in camoscio e, tocco finale, gli orecchini in cristallo fumé con cerchi in pelle nappata e impunturata a mano.
ALEXANDRA MOURA
Dalla street-art l'abito recupera i graffiti che danno ulteriore enfasi alla voluminosa silhouette, contraddistinta da volant assimetrici. 69
Global Blue for
Accoglienza, formazione, innovazione: tre parole chiave per il 2020 di Global Blue Secondo i dati raccolti dalla società leader nel Tax Free Shopping, nel 2019 gli acquisti tax free dei turisti in Italia sono aumentati del 16%. Per questo Global Blue alza ulteriormente l’asticella del servizio, organizzando sessioni di formazione per i responsabili e il personale di vendita delle boutique, investendo in innovazione e tecnologia e promuovendo con Federturismo Confindustria l’Osservatorio sul turismo Per Global Blue preparazione, professionalità e accoglienza sono valori imprescindibili: l’obiettivo è garantire il miglior servizio ai clienti e fidelizzarli nel tempo, sia attraverso investimenti per accogliere direttamente e nel modo più adeguato i viaggiatori nelle Lounge e in aeroporto, sia attraverso le attività di formazione offerte ai propri partner. Il tutto contribuisce al rafforzamento dell’Italia, in Europa e a livello mondiale, come meta prediletta dai turisti con elevate capacità di spesa, alla ricerca di esperienze indimenticabili. Attraverso i Sales Cultural Training e i Tool kit organizzati con Up Academy la società leader nel Tax Free Shopping si pone l’obiettivo di trasferire al mercato la cultura dell’accoglienza, che può rappresentare un fattore chiave nella scelta del Paese in cui il viaggiatore straniero in Europa
decide di effettuare i propri acquisti. Global Blue organizza dunque vere e proprie sessioni di formazione, rivolte principalmente al personale delle boutique del lusso, in modo che conoscano meglio i turisti internazionali ed entrare in perfetta sintonia con loro. È fondamentale che chi è quotidianamente a contatto con i Globe Shopper sappia cogliere differenze, abitudini e richieste specifiche. I cinesi, per esempio, sono legati alla dimensione collettiva dell’acquisto, guidato e condiviso sui social network. Al contrario, i russi tendono a vivere la shopping experience con meno empatia, facendosi ispirare soprattutto dalla visibilità dei marchi italiani. Gli arabi, dal canto loro, scelgono i prodotti con ritualità e calma. Anche le differenze generazionali sono importanti: soprattutto i turisti giovani, appartenenti alle Generazioni X e Z,
vogliono avere a disposizione strumenti digitali avanzati. Per questo Global Blue continua a investire nello sviluppo tecnologico, puntando sul binomio fra innovazione e sofisticazione dei servizi offerti. L’obiettivo è perfezionare tutto ciò che riguarda il rimborso dell’Iva, così come la presenza sul territorio e negli aeroporti, affiancando coloro che sono in trasferta in Italia in tutte le fasi della shopping experience. Nel 2019, secondo i dati elaborati da Global Blue, gli acquisti Tax Free nel nostro Paese hanno registrato una crescita a doppia cifra: +16% rispetto al 2018. Importante quindi creare engagement fra i turisti, fidelizzandoli ovunque si trovino sul nostro territorio. Insieme alle istituzioni e a tutti gli operatori del settore, Global Blue guarda infatti oltre l’eventuale viaggio spot
di singoli o gruppi: il viaggiatore va seguito nel tempo e anche in località diverse dalle iconiche Milano, Roma, Firenze e Venezia. In quest’ottica è nato l’Osservatorio sul turismo legato al Tax Free Shopping, promosso da Global Blue insieme a Federturismo Confindustria: un progetto partito nel luglio 2019, con l’obiettivo di mettere in luce periodicamente l’importanza di questo settore per l’economia del Paese, evidenziando i dati dei flussi turistici internazionali proprio nelle destinazioni di viaggio meno note, ma con elevati potenziali di crescita. Allo stesso modo, Global Blue partecipa anche ad alcuni dei principali eventi del settore lusso, fra cui l’Osservatorio Altagamma e Shopping Tourism.
info@globalblue.com - www.globalblue.com
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WOMENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021
Uscire dalla logica dell’abito femminile come semplice ornamento per entrare in universo estetico di ampie vedute, in un autunnoinverno 2020/2021 che fa leva su contaminazioni extravestimentarie. Dalla perfezione geometrica delle linee alla forza conquistatrice del colore, dai segni di riconoscimento metropolitano ai tessuti unici con diversi pesi, tutto concorre a costruire un guardaroba fatto di modelli sartoriali, eleganti e femminili. Capi da indossare ma anche da guardare, proprio come si ammira un oggetto d’arte. A CURA DI ALBERTO CORRADO
Photo Stefano Babich
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Interpretazioni cromatiche. Tra suggestioni ipnotiche e sensazioni visionarie 3
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L’arte del colore. Per ravvivare tessuti e sensazioni 4
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1 MINAVARA 2 MANILA GRACE 3 CARACTÈRE 4 MYTHS PANTALON 5 CUSTO BARCELONA 6 TELERIA ZED
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MEN’S PRE-FALL 2020
Cold Call
Un guardaroba molto personale. Per far parlare sempre di sé
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1 XACUS 2 ATTIC AND BARN 3 STEFANOMORTARI 4 CIGALA’S 5 BALOSSA 6 JACOB COHEN
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MEN’S PRE-FALL 2020
Victorian Delight Note di libertà. Da suonare a ritmo di indie-rock
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Distinctive Signage In città come su una passerella. Segni di riconoscimento metropolitano 5
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MEN’S PRE-FALL 2020
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MEN’S PRE-FALL 2020
Bazaar Stroll
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Un rifugio segreto. Dove sbizzarrire la propria fantasia
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1 ROSATI 2 PIANURASTUDIO 3 WOOLRICH 4 KOCCA 5 SEALUP 6 MANUEL RITZ
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GLI SHOW USA HANNO APERTO IL FASHION MONTH ALL’INSEGNA DEL DUALISMO
Custo Barcelona
La fashion week newyorkese ha risentito della concorrenza di Los Angeles, scelta nientemeno che da Tom Ford, oltre che delle defezioni di alcuni big, tra cui Ralph Lauren. Ma c’è chi è rientrato in calendario, come Rodarte Tom Ford Una spaccatura così evidente per le sfilate statunitensi probabilmente non si era mai verificata. Il fatto che la notte degli Oscar si sia svolta a Los Angeles tra il 9 e il 10 febbraio ha impattato sulla scelta dei brand di presentare le proprie collezioni FW 20/21 da una parte o dall’altra degli States. In molti sono rimasti fedeli a New York: tra questi Tory Burch, Jason Wu, Michael Kors, Custo Barcelona e, dall’Italia, Palm Angels e Chiara Boni La Petite Robe. Diversi i
Chiara Boni La Petite Robe
rientri: oltre a Palm Angels, si sono rivisti per esempio Rodarte e Rag&Bone. Ma è bastato che Tom Ford, tra l’altro numero uno del Cfda (la Camera Moda americana) optasse per la West Coast per generare non poche polemiche e parecchia apprensione. La kermesse newyorkese ha dovuto anche fare a meno di Jeremy Scott, che sfilerà durante l’alta moda parigina, di Tommy Hilfiger, in trasferta a Londra, e di Ralph Lauren, che organizzerà un evento ad aprile. (a.b.)
Tory Burch
Palm Angels
CLAUDIE for
CLAUDIE: NOME FRANCESE, DNA 100% ITALIANO UNA MODA FATTA DI FORME: DRAPPEGGI, DETTAGLI SAGOMATI, COSTRUZIONI ORIGINALI. ALLA BASE IL LAVORO E LA PASSIONE DI CREAZIONI SONIA, REALTÀ FAMILIARE PROIETTATA NEL FUTURO Claudie, un marchio dietro al quale si nasconde una storia da raccontare. Claudie nasce infatti dall’eredità trentennale di Creazioni Sonia, fondata alle porte di Firenze da Claudio e Sonia e ora in mano alla seconda generazione, i figli Helmut, Dayana e Virginia. Da piccola bottega di abbigliamento, l’azienda è diventata partner di prestigiose aziende italiane ed europee nella produzione di programmato. Il nome Claudie è un omaggio al fondatore, con il made in Italy all›interno della sua struttura come punto fermo: il brand si distingue per spirito innovativo, ricerca e uso di tessuti pregiati in fibre come seta, viscosa e lana lavorate e fabbricate in Italia, con un›elevata attenzione alla sostenibilità. La collezione Claudie Fall/Winter si colora delle nuance della terra, puntando su materiali esclusivamente naturali e su tagli insoliti e coraggiosi, che proiettano la sartorialità in una nuova dimensione. Una collezione in cui il classico si sposa perfettamente con uno stile urban. Il risultato è una linea unica e versatile, frutto di un›azienda in crescita e di respiro sempre più internazionale.
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SCARPE E BORSE FALL-WINTER 2020/2021
Carried Away Un invito a guardare l’accessorio come elemento chiave di un contesto di stile, componendo il proprio guardaroba, dove la semplicità convive con il proprio modo di essere elegante. A CURA DI ALBERTO CORRADO
LONGCHAMP
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HOLZWEILER
WOOD WOOD
MEN’S PRE-FALL 2020
BRUNO PREMI LA MARTINA
MALIPARMI NICO GIANI
Toiling Outside
CARMENS
Un’eleganza perfettamente tratteggiata in ogni dettaglio, per giovani cavallerizze che rivisitano lo stile equitazione puntando sull’antagonismo tra i materiali, suede e pelle in primis, e della metalleria, fatta di ganci o staffe. IL BISONTE 96
ELVIO ZANON
DANNY REINKE
IRENE LUFT
Charmeà - Porter
SERAPIAN
Per una donna avvolta nel mistero i dettagli materici diventano complici essenziali di un ruolo provocante e provocatorio, equivoco e ambiguo. L’imperativo ´ e non rivelare mai fino in fondo la propria identita.
RODO
COCCINELLE BIANCHI E NARDI 1946
PELLICO
ORCIANI
MALONE SOULIERS 97
MEN’S PRE-FALL 2020
Animal Free
NEONYT
REBEKKA RUÉTZ
AGL
JIMMY CHOO
MANILA GRACE
A qualunque latitudine in cui l’inverno si faccia sentire, la pelliccia “eco-fake ” diventa la protagonista di stagione, abbandonando l’allure borghese per esplorare una strada wilderough. Un destino che accomuna sneaker, boot e borse rieditati in versione metropolitana.
JANET&JANET 98
PALOMA BARCELÒ
NENETTE
BALDININI
RIANI
MARC CAIN
Graphic Flash
POLLINI
GIUSEPPE ZANOTTI
TUBICI ®
GUM DESIGN
LAMILANESA
Macchie geometriche, patchwork e studiate sinfonie di colori si susseguono in successioni cromatiche dal fascino accattivante, per portare pennellate di luce ed energia nelle giornate invernali.
ALVIERO MARTINI 1° CLASSE
CATERINA LUCCHI 99
BY MALENE BIRGER
LALA BERLIN
MEN’S PRE-FALL 2020
FRAU
PANCHIC RONCATO
PHILIPPE MODEL PARIS
CROMIA
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True Romance
CALICANTO
Un viaggio attraverso tonalita´ intense ed energetiche, che si traduce in un gioco di assonanze e dissonanze a livello sia cromatico che materico. Pellami e tessuti si alternano in varianti opache o vibranti, per attirare l’attenzione e illuminare la personalita´ di chi li indossa con un’allure unica.
SPORTALM
MARINA HOERMANSEDER
Fatal Attraction
CHIE MIHARA GABS
RICAGNO
YNOT?
Rock e pelle, un legame intrinseco, giocato su un filo conduttore che i brand seguono alla ricerca di uno stile forte e grintoso, fedele a se stesso ma in grado di rinnovarsi. La pelle, rigorosamente nera, e´ piu´ che mai un must di stagione.
CAFÈNOIR
MBT
NANNI 101
TREND
BRAND TO watch Marchi al debutto, in fase di rilancio o con alle spalle poche stagioni. I loro plus? Un concept originale e una storia da raccontare DI ANGELA TOVAZZI
SIES MARJAN Qualcuno lo ha soprannominato “the colourist” perché Sander Lak, artefice del brand Sies Marjan (dal nome di battesimo dei genitori), parte sempre dal colore per sviluppare le sue collezioni, preferendo tinte sature e sgargianti. Al debutto nel 2016 con il womenswear, presenza fissa alla New York fashion week, nel 2018 lo stilista sfila a Parigi con il menswear, confermando il proprio talento. Di origini olandesi ma nato nel Brunei nel 1983, Lak si è formato alla Central Saint Martins e si è fatto le ossa da big come Phillip Lim, Balmain e Dries Van Noten. Oggi vende in top store quali Selfridges, MatchesFashion, Browns e MyTheresa.
AFTERHOMEWORK CECILIE BAHNSEN Finalista all’Lvmh Prize 2017, Cecilie Bahnsen - 35 anni - è una delle stelle della Copenhagen Fashion Week. Le sue creazioni poetiche e scultoree hanno incantato i buyer, anche italiani, tanto che il brand è presente oggi da top shop come Penelope, LuisaViaRoma e Modes. Lanciata nel 2016, la collezione armonizza molteplici influenze: gli studi londinesi di Cecilie al Royal College of Art, il tirocinio presso alcune griffe francesi (in primis Erdem) e il background danese, dove la stilista ha respirato l’innovativa design culture scandinava. Il risultato è di grande effetto: un inno al romanticismo e alla femminilità. 102
Come indica il nome, Afterhomework è un marchio nato da una passione, quella per la moda, coltivata nei ritagli di tempo, dopo aver fatto i compiti. Sì, perché Pierre Kaczmarek aveva solo 15 anni quando, nel 2014, cominciò a disegnare la collezione, che per volere dei genitori non doveva distrarlo troppo dagli studi. Nel 2016 il progetto prende forma, nella squadra arriva la stylist Elena Mottola e oggi il brand è una realtà indipendente che riunisce giovani creativi (artisti, musicisti, video artist e grafici), che si ispirano ai cambiamenti culturali e di costume, con sperimentazioni no gender. La linea, protagonista alla fashion week parigina, è venduta con prezzi compresi fra 100 e 700 euro da retailer come Galeries Lafayette, H Lorenzo e Ssense e, in Italia, da La Rinascente a Milano e Maxim a Rimini.
SUNS Nato nel 2018 da un’idea di Lucia Blondi (head designer) e Paolo Muccifora (creative director), Suns è un marchio di outerwear dinamico, dallo stile pulito ed ecosostenibile, prodotto e distribuito su licenza da Zero&Company, che firma le collezioni donna, uomo, bambino e bambina. Forte di 500 capi disegnati ogni anno, il marchio ha conquistato circa 600 clienti wholesale e si avvia a potenziare il network retail dopo l’apertura di uno spazio presso l’aeroporto Leonardo Da Vinci a Fiumicino, con future tappe a Roma, Milano, Ibiza, Barcellona e Parigi.
AVRIL8790 Da un lato il know how nella gioielleria di Francesco Menci, dall’altro l’expertise nel knitwear di Maria Elena Sanarelli, nipote del fondatore di Mely’s Maglieria: nasce da questi input, nel 2018, Avril8790, un marchio che prende il nome dagli anni di nascita dei due ragazzi, ambedue venuti al mondo ad Arezzo il 17 aprile. Si tratta di una linea 100% made in Italy che esce dai canoni classici della maglieria, con forme gender-fluid e fantasie psichedeliche, ispirate all’arte contemporanea. Distribuito da Asestante Showroom a Milano, il brand è venduto con prezzi sell in che vanno dai 160 ai 600 euro in multimarca come Maurizio 14, Al Duca D’Aosta, Numero 30, Reflection e Ceralacca.
ASIANA L’amore - e subito dopo il business scoppia all’Università di Bologna, dove fanno il loro primo incontro: Giovanni Guerzoni e Thi Tuyet Nhung Nguyen (Rosa all’occidentale) vietnamita, hanno unito i loro destini con Asiana, un progetto imprenditoriale che fa dell’incontro tra Oriente ed Occidente il suo punto di forza. Si tratta di calzature made in Italy, soprattutto sneaker, realizzate con suole in gomma Vibram, foderate internamente con pelle a concia vegetale e fantasie oriantaleggianti, grazie all’utilizzo di sete, broccati e cashmere. Partito con il proprio e-store, il brand sta iniziando anche un percorso nel canale fisico wholesale.
LETASCA Ridefinire il concept di uniforme urbana con capi di impronta utility, in grado di unire forma e funzione: prende il via da questa mission, nel 2015, il brand Letasca, partito con un monoprodotto (un gilet multitasche) e passato gradualmente a un total look. Oggi il marchio milanese, guidato da Edoardo Giaroli, è presente sul proprio e-store e in una quarantina di multimarca internazionali offline e online, tra cui Harrods, Selfridges, Harvey Nichols, Saks Fith Avenue, Tsum e Yoox. Con showroom direzionale in via Montevideo, il brand è venduto con prezzi compresi fra i 130 euro per una T-shirt fino ai 600 per l’outerwear.
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CAREERS
A CURA DI carla ALESSANDRA mercurio BIGOTTA
Alessandro Barberis Canonico, nuovo presidente di Milano Unica: un inizio in salita «Il mio obiettivo è tenere alta l’immagine della fiera. Ci vediamo in luglio»: sintetico ma incisivo il messaggio del neo-nominato presidente di Milano Unica, Alessandro Barberis Canonico, a.d. di Vitale Barberis Canonico, che in occasione della conferenza stampa di apertura della rassegna ha raccolto il testimone dal presidente uscente, Ercole Botto Poala. Una mission non facile, in un momento in cui il salone deve fare i conti con gli effetti del coronavirus (la Cina con Hong Kong è il maggiore buyer di tessile italiano), la cui minaccia è stata arginata alla recente edizione della manifestazione, chiusa con un calo contenuto delle presenze pari al -2%. Ma ha avuto invece un effetto dirompente su Milano Unica Cina: l'evento, che avrebbe dovuto svolgersi a marzo all’interno di Intertextile Shanghai (rimandata a data da destinarsi), è stato annullato. Barberis Canonico è ottimista: «Se la situazione dovesse riuscire a normalizzarsi al più presto, siamo fiduciosi che nel secondo semestre ci possa essere una ripresa», ha dichiarato.
giri di poltrone: new entry svolte ritorni
Miu Miu arruola Benedetta Petruzzo E da Prada approda Christopher Bugg. Tutto tace sul fronte Raf Simons Miu Miu frena l’emorragia di top executive con nuovi inserimenti strategici. Gli ultimi due anni hanno visto infatti l’uscita di manager chiave, come il direttore generale Aldo Gotti, lo stilista Gherardo Felloni e Serge Carreira, ex direttore merchandising. Se risultasse vera, la new entry più eclatante sarebbe quella di Raf Simons come nuovo direttore creativo dell’etichetta. Un'indiscrezione né confermata, né smentita dal gruppo. Nel frattempo è arrivata la notizia della nomina di Benedetta Petruzzo a general manager di Miu Miu, ruolo ricoperto prima di lei da Maria Cristina Lomanto e Aldo Gotti. La manager arriva da Kering Eyewear, dove era executive vice president Usa. Sembra che sia stato Lorenzo Bertelli a volerla ed è lui che ha deciso di puntare su Christopher Bugg, recentissima new entry in Prada, che ha lasciato il ruolo di global digital communication director di Louis Vuitton per andare a ricoprire quello di marketing and communication director per l'Asia. 1
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1. Benedetta Petruzzo 2. Christopher Bugg
Con Marco Giacometti nuovo cco un nuovo step verso la Valentino del futuro Smentiti i rumors sulla vendita della griffe, il ceo di Valentino Stefano Sassi prosegue la campagna acquisti, per affrontare una nuova fase nello sviluppo della griffe. Dopo l’annuncio della nomina di Alessio Vannetti a chief brand officer, sale a bordo anche Marco Giacometti, che dalla metà del prossimo aprile rivestirà il ruolo di chief commercial officer del brand. Il manager arriva da Fendi, dove dal 2003 è stato presidente Apac e, prima ancora, presidente & ceo Giappone. In precedenza ha rivestito diversi ruolo dirigenziali all’interno di Tod’s. «L’arrivo di Marco Giacometti è parte di una strategia volta a rafforzare l’attuale team manageriale, mirata a raggiungere nuovi obiettivi», è il commento di Stefano Sassi. Il ceo della griffe, sotto osservazione perché sono in tanti a pensare che l’ex Gucci Jacopo Venturini prenderà il suo posto, ha intenzione di dare ulteriore slancio al business, guardando anche a nuove opportunità di mercato. Arrivare a 1,5 miliardi di euro di ricavi: è questo il suo obiettivo a breve termine.
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Dopo la moda la nuova sfida di Hans Hoegstedt è il design con Tom Dixon Dopo tre anni dedicati al rilancio di Miroglio Fashion, Hans Hoegstedt ha iniziato una nuova avventura, questa volta a Londra, ma in un settore diverso dal fashion, il design. L’executive ha assunto l’incarico di chief executive officer di Tom Dixon, marchio fondato dall’omonimo designer nel 2002. Con un pedigree professionale come ceo e senior manager in aziende internazionali, Hoegstedt è abituato a spaziare tra mondi diversi. Ha iniziato la sua carriera in The Coca-Cola Company. Successivamente ha contribuito al turnaround di Fiat Automobiles negli anni Duemila e alla creazione di Prysmian, che diventerà il primo player mondiale nel settore dei cavi. Ora presterà le sue skill a Tom Dixon e a Neo Investment Partners – che detiene la maggioranza del brand – per dare ulteriore impulso al marchio e al suo sviluppo internazionale. Lavorerà per lo sviluppo di un lifestyle brand globale, specializzato in mobili, illuminazione e accessori per la casa, distribuito in 90 Paesi.
Spazio Romanelli for
Spazio Romanelli: con la distribuzione degli stock dei best brand afferma la sua leadership Intorno al core business della selezione e vendita dei migliori stock di abbigliamento e accessori all’ingrosso la realtà milanese ha sviluppato una strategia multicanale, attraverso la showroom di via Sismondi da un lato e gli investimenti nel digitale dall’altro: il comun denominatore è il servizio, per accontentare anche i clienti più esigenti In un mercato in continua trasformazione fidelizzare il cliente attraverso una consulenza mirata in base al target di riferimento - e non solo - è fondamentale. Lo sanno bene i titolari di Spazio Romanelli, realtà nata nel 2005 con il marchio Emilio Romanelli, che si occupa della selezione e vendita all’ingrosso dei migliori stock di abbigliamento borse, calzature e accessori firmati, garantendo un ampio ventaglio di prodotti e un’offerta estremamente diversificata, con consegne in tempi rapidi per la clientela più esigente. Proposte fresche e in costante evoluzione, che spaziano dal lusso al prêt-àporter, fino a capsule e prodotti di design. Azienda di gestione famigliare, negli anni Spazio Romanelli è diventato ambasciatore del Cash&Carry del lusso, grazie anche all’apertura lo scorso settembre di una showroom di 1.000 metri quadri in via Sismondi 48 a Milano: uno spa-
zio commerciale dal forte impatto visivo, luogo ideale per la rappresentazione dei marchi dove il cliente ha la possibilità di accedere su appuntamento. Può così rifornire il punto vendita di novità senza impegnarsi in acquisti eccessivi, che graverebbero sulle rimanenze in magazzino. Ma l’evoluzione continua, con la consapevolezza che la nuova frontiera è il digitale, un ambito in cui Spazio Romanelli sta investendo moltissimo e non solo attraverso il sito www.romanellistock.com. Viene infatti dato un sempre maggiore impulso ai social network, Facebook e Instagram in primis: mezzi di comunicazione avanzati con una clientela interconnessa ed evoluta, arricchiti da contenuti di qualità e materiale fotografico aggiornato. Le parole chiave sono prodotto, servizio, rapidità, flessibilità: valori che rendono Spazio Romanelli unico nel suo genere e ambasciatore del fast fashion top di gamma.
www.romanellistock.com
portrait
tutti la cercano «ma io resto un elettrone libero» Dopo qualche anno nella «sala d'attesa» del fashion world, Christelle Kocher si è imposta di prepotenza nel radar dei grandi gruppi e oggi la sua griffe Koché si è aggiudicata il sostegno produttivo del gruppo Otb, mentre la maison Emilio Pucci si è affidata a lei per scrivere il primo capitolo della sua nuova narrazione stilistica. Non chiedetele però di rinunciare ai suoi principi di Carla Mercurio
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ibertà, anticonformismo e impegno sociale al crocevia tra street e couture: il paradigma stilistico di Christelle Kocher e del suo brand Koché attinge a una formula vincente che le ha aperto le porte a una varietà di esperienze, coronate dalle due recenti liaison con Emilio Pucci e Otb. Dopo qualche anno nella sala d’attesa del fashion world, la sigla creativa fuori dagli schemi della designer, fatta di patchwork di tessuti diversi, abiti asimmetrici, riferimenti al mondo dello sport e grande senso del colore (il tutto filtrato da una profonda conoscenza del mestiere) l’ha proiettata al centro delle attenzioni dei grandi nomi della moda. A dire il vero Christelle Kocher in un grande polo del fashion ci gravita già da dieci anni, quando è entrata nell’atelier di Maison Lemarié, laboratorio artigianale nell’orbita di Chanel, di cui è direttrice artistica. Tappa importante di un percorso che, dopo il diploma alla Central Saint Martins, l’ha vista collaborare per nomi come Bottega Veneta, Dries Van Noten, Chloé e Martine Sitbon. Nel 2015 arriva il momento di mettersi in gioco in prima persona: nasce a Parigi Koché, un’etichetta tutt’oggi indipendente, che si è imposta per il suo stile eclettico, ma anche per la particolarità di far sfilare donne prese dalla strada insieme a modelle professioniste, optando per show in location inedite come Le Folies Bergère, una chiesa cattolica gay-friendly e il ponte di un traghetto appena rientrato dalla Tunisia nel porto di Marsiglia. Un approccio democratico alla moda fatto di inclusività e di sostenibilità, intesa anche come capacità di preservare competenze e abilità e renderle accessibili alle generazioni più giovani. Il risultato sono collezioni in grado di mixare il know how artigianale con uno stile più casual, capi preziosi con proposte più accessibili. Il tutto senza costrizioni. «Mi considero un elettrone libero, sono indipendente e difendo la mia idea di moda. Sono convinta che il fashion oggi abbia il potere di influenzare cambiamenti positivi». Già approdata nei templi dello stile come Galeries Lafayette Champs Elysées, Le Bon Marché, Barneys New York o Selfridges, la designer d’oltralpe si mette ora in gioco con sfide più ambiziose. La vittoria all’Andam Prize, nel giugno del 2019, le è valsa il primo premio di 250mila euro e un programma di mentorship della durata di un
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Ph. Carin Kelly
Nella foto, un outfit della precollection Fall/Winter 2020 di Koché
CHRISTELLE KOCHER Koché
Età › 41 anni Formazione › Diploma alla Central Saint Martins Inizio collaborazione con Maison Lemarié › 2010 Lancio della linea Koché › 2015 Riconoscimenti › Andam Prize 2019 Presentazione della colab con Emilio Pucci › 20 febbraio 2020 a Milano Prima sfilata del brand dopo l’accordo con Otb › 25 febbraio 2020 a Parigi anno da parte del numero di Otb, Renzo Rosso. L’incontro con il patron del gruppo italiano è sfociato pochi mesi dopo in un accordo strategico. Una licenza grazie alla quale la società del gruppo, Staff International, si occuperà della ricerca e dello sviluppo prodotto, della produzione e distribuzione a livello mondiale di tutte le categorie merceologiche del brand, per womenswear e menswear. Un booster importantissimo per proiettare la griffe verso nuovi orizzonti. Si parte dall’autunno-inverno 2020, di cui è già stata presentata a Parigi la pre-collection, mentre è in dirittura d’arrivo la main collection, che sfilerà nella capitale d’Oltralpe il 25 febbraio nei giorni della fashion week. Prima di Parigi, però, Christelle Kocher ha un altro appuntamento importante alla settimana della moda di Milano, dove il 20 febbraio firma il primo capitolo della nuova narrazione stilistica di Emilio Pucci, che ha scelto di affidarsi a più designer, i quali si avvicenderanno alla guida della maison. Perché proprio lei per iniziare? «Mi piacciono la sua creatività, la sua personalità, la sua attitudine», ha spiegato Sidney Toledano, chairman e ceo di Lvmh Fashion Group, cui fa capo la griffe. Un incontro singolare, quello tra la maison blasonata e il gusto anconvenzionale di Christelle Kocher: «Sarà un modo interessante per dare una scossa alla label e infonderle nuova freschezza», anticipa la creatrice francese. ■
Q&A di ANGELA TOVAZZI
«Prima o poi farò le scarpe ad personam» Dopo aver debuttato a settembre a Palazzo Turati, Giordano Torresi entra nel calendario di Milano Moda Donna: un altro step per il giovane imprenditore marchigiano, che nell’azienda di famiglia ha portato robotica, tecnologie digitali e 3D. Con un sogno: creare scarpe su misura, grazie alla scannerizzazione del piede
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inque anni fa lei e sua sorella Manuelita, seconda generazione dell’azienda di famiglia, avete fatto una scelta coraggiosa, nel segno della tecnologia... Il comparto calzaturiero è stato, storicamente, sempre molto conservatore. Noi abbiamo pensato che la digitalizzazione ci avrebbe fatto fare un salto di qualità e permesso di offrire nuovi servizi, come la possibilità di personalizzare le proprie calzature e, in prospettiva futura, di scannerizzare il piede per una scarpa davvero “su misura”. Giordano Torresi, primo brand in house dell’azienda, utilizza metodologie di produzione 4.0: che cosa significa? Che possiamo proporre modelli di calzature donna di alta gamma configurati dalla consumatrice, la quale può scegliere pellami, colori, tacco e accessori, fino a personalizzarli con il proprio nome impresso nel sottopiede e le iniziali nella suola. Tempi di realizzazione? Dal momento in cui riceviamo l’ordine, si attiva una procedura che prevede l’invio di un paio prova-calzata. Successivamente iniziano le fasi di lavorazione, tutte rigorosamente interne all’azienda. Dopo quattro settimane le scarpe personalizzate arrivano direttamente a domicilio. Le scarpe si possono configurare sulla piattaforma online: non temete di tagliare fuori la clientela più “analogica”? Abbiamo pensato anche a questo. Infatti le
Direttore Responsabile e A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) Caposervizio Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Realizzazione grafica Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) Fashion Editor Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) Collaboratori Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi Pubblicità e promozione Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) Senior Digital Advisor Stefania Navaretti (s.navaretti@fashionmagazine.it)
nostre calzature possono essere acquistate anche negli spazi fisici: negozi di calzature di alta gamma, atelier e importanti location presenti in diverse città internazionali, dove i nostri configuratori accompagnano le clienti lungo l’esperienza di acquisto e di customizzazione. Il brand Giordano Torresi vuole essere omnicanale: una piattaforma online per raggiungere direttamente qualsiasi cliente potenziale in ogni parte del mondo, ma anche offline, grazie a una sinergia con punti vendita top level. Che però non sono più semplici acquirenti-rivenditori di prodotti standardizzati ma “partner” della nostra azienda nel proporre alle loro clienti una nuova esperienza di acquisto, basata sulla possibilità di toccare i materiali e vedere in tempo reale il proprio articolo personalizzato tramite rendering ad alta definizione. A Sant’Elpidio a Mare, la vostra città natale, avete comprato Villa Bartolucci, con l’idea di creare la prima Academy della calzatura artigianale 4.0 in Italia. Che obiettivi avete? La nostra azienda sta facendo un grande sforzo per portare avanti questo ambizioso progetto, perché crediamo che in una fase di evoluzione tecnologica e digitale come questa siano necessarie nuove figure professionali con una formazione superiore rispetto a quanto si è riusciti a fare fino a oggi. L’Academy vuol andare proprio in questa direzione, con una finalità anche sociale di
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Giordano Torresi
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progresso del distretto, dove le aziende possono stringere sinergie e trovare soluzioni comuni per una crescita collettiva. Il tutto seguendo due direttrici: la riscoperta della tradizione, dei valori e dei luoghi storici che hanno dato vita alla realtà calzaturiera più importante d’Europa, insieme alle moderne tecniche di sviluppo digitale in chiave 4.0, da cui oggi non si può più prescindere. Come vede il suo brand tra cinque o dieci anni? Noi pensiamo sempre positivo e quindi siamo portati a credere che riusciremo a trasformare in realtà il nostro sogno: creare una collezione in grado di offrire non solo un prodotto personalizzato ma anche “su misura”. Una soluzione straordinaria, studiata per dare l’opportunità a ogni donna di calzare una scarpa, anche con tacco alto, nel rispetto delle esigenze anatomiche sog■ gettive del proprio piede.
Edizioni Ecomarket Spa Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazza Pio XI 1 20123 Milano telefono 02 80620-1 Fashion - Il magazine di news, business e trend Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl - Via Milano 5 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2020 Edizioni Ecomarket - Milano
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The Italian Issue
* Dichiarzione di tiratura IVW III/2019 con 4,4 lettori per copia stampata in abbonamento (secondo la consultazione dei primi lettori nell‘analisi strutturale dei lettori 2017) più gli utenti digitali (dati dell‘editore); possibilità di doppio conteggio.
Nuovi modelli di business e artigianato legati alla tradizione. Innovazione a tutti i livelli. La moda italiana punta al futuro, ma senza spogliarsi del proprio bagaglio storico.
Julia Mund telefono: +49 69 7595 1715 mund@TextilWirtschaft.de
Quasi 67.000 lettori* dell‘unica rivista di settore certificata IVW.
DP: 26.03.2020 CP: 18.03.2020
Attenzione particolare: contenuti emozionanti in un layout di alta qualità.
www.TextilWirtschaft.de/issues
Ulteriore distribuzione dell‘edizione speciale in tedesco e in inglese in occasione di fiere ed eventi.
PEOPLE
DI CARLA MERCURIO
Anna Ferzetti
«Non amo i capi vistosi. Ma ho detto sì al tailleur rosa di Stella McCartney» L’adolescenza rock, i red carpet e lo stile pratico della quotidianità: l’attrice, che vedremo nella nuova serie Curon di Netflix, ci svela i segreti del suo stile
Josie Canseco interprete del nuovo mood cosmopolita di kocca 23, nata in Florida, la modella americana Josie Canseco è l’interprete della campagna SpringSummer 2020 di Kocca. A lei il brand ha affidato il compito di esprimere una visione di donna nuova, contemporanea e cosmopolita. Figlia di José Canseco, leggenda del baseball americano, e dell’ex modella e attrice Jessica Canseco, Josie Canseco ha sangue cubano nelle vene e un fisico perfetto, che le è valso la passerella al Victoria’s Secret Fashion Show del 2018. La sua carriera di modella è iniziata quando il fotografo Bryant Enslava ha postato le sue foto e quelle di un’amica, divenute virali.
«E Pierfrancesco che dice?»
Qual è il suo rapporto con la moda? La seguo, ma non in modo maniacale. L’ho anche studiata per un periodo. Da sempre mi colpiscono i dettagli e le persone che emergono dalla mischia. Forse perché sono stata una ragazzina contro«Il parere del mio compagno, corrente, con i capelli colorati, l’orecchino al naso e i vestiti rock. Pierfrancesco Favino, è Si affida a una stylist per gli outfit da red carpet? importante per me - racconta Per il momento se ho bisogno di un consiglio mi rivolgo ad amiAnna Ferzetti -. Essendo un che e colleghe, ma non escludo di affidarmi a una stylist. Trovo attore è anche un esteta, attento che sia affascinante l’abilità di mixare i brand per far emergere alle cose belle. Di norma la personalità di ognuno. Un lavoro che non può prescindere quando sono con lui evito le dalla profonda comprensione della personalità dell’interlocumise eccentriche. Ci capita tore e della sua fisicità. spesso di uscire insieme per Come ama vestire nella quotidianità? eventi e per questo cerchiamo Quando viaggio per lavoro mi sento a mio agio con un jeans, un di essere sintonizzati nello stile. maglioncino, le sneaker (adoro le mie Falcon di Adidas super Pierfrancesco ha uno stylist colorate) e un giubbino di Canada Goose (sono super pratici). che lo segue, ma ascolta anche Non amo i tacchi, anche perché sono già molto alta. i miei consigli. Non ho peli E sul red carpet? sulla lingua e se una cosa non Evito i capi troppo vistosi, a meno che non abbiano un significami piace vado dritta al punto. to ben preciso. Adoro gli smoking. Lo scorso anno a Sanremo In ogni caso siamo molto uniti mi sono lanciata anche in un tailleur rosa di Stella McCartney. nelle nostre scelte: il fatto di Sempre a Sanremo ho indossato una creazione in paillette di La fare lo stesso lavoro ci aiuta Jolie Fille, marchio disegnato dal mio amico Michele Capalbo, a condividere scelte e anche che realizza i capi apposta per me, rispettando le mie forme. insicurezze. E il red carpet crea Tendo sempre a scegliere proposte che rispondano alla mia sempre un certo imbarazzo». personalità e alle mie forme mediterranee. Quali sono i suoi marchi preferiti? Mi piacciono Stella McCartney, Giorgio Armani, Gucci, Valentino e Philosophy, ma anche etichette come Grifoni, Forte_Forte e Momonì. Spesso vado da Zara, dove mi diverto a fare shopping. Per quanto riguarda gli accessori adoro gli stivaletti, soprattutto quelli di Margiela. Dopo film come “Domani è un altro giorno”, “Terapia di coppia per amanti” e “Il colore nascosto delle cose”, dove la vedremo prossimamente? A maggio esce su Netflix la serie intitolata “Curon”, di cui al momento non posso rivelare niente. In questi giorni sono impegnata in tourneé con Bella Figura, scritto da Yasmina Reza con la regia di Roberto Andò.
Kendall Jenner: «sono nata nel1995. proprio come liu jo»
1995: una data che Kendall Jenner condivide con Liu Jo e che ha dato il la alla campagna di comunicazione del brand per il 2020. Nel 1995 è nato il marchio ed è nata anche l’influencer, il cui volto e la cui personalità sono il fulcro di un progetto che supera il concetto di semplice campagna, per diventare un messaggio trasversale indirizzato alle 25enni come lei. «Tutto ha un fit stupendo ed è super comodo. Amo l’abito argento di paillettes», dice della nuova collezione Liu Jo Kendall Jenner. E a proposito dei traguardi raggiunti spiega: «Sono fortunata per aver lavorato e per continuare a collaborare con creativi di altissimo livello. Abbiamo lavorato intensamente e ho imparato tantissimo: sono grata per le esperienze che ho vissuto e le persone che ho incontrato».
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RED CARPET A CURA DI ALESSANDRA BIGOTTA
Blondie vs Miley
Mentre Tom Ford al suo show di Los Angeles sfoggiava pezzi da novanta come Renée Zellweger e Jennifer Lopez, a New York Stuart Vevers per Coach calava l'asso Debbie Harry, alias Blondie: la sua esibizione ha riportato il pubblico della sfilata ai fasti della colonna sonora di American Gigolò. Anche Miley Cyrus ha fatto l'en plein di visualizzazioni sui social da Marc Jacobs. Menzione speciale per Heidi Klum da Christian Siriano: per lei gli anni non passano mai.
Miley Cyrus da Marc Jacobs
Il mini-concerto a sorpresa di Blondie da Coach
Preceduta dal gala dell'Amfar, la fashion week newyorkese ha cercato di controbilanciare l'onda d'urto degli Oscar a Los Angeles Michael B. Jordan e Stuart Vevers
Heidi Klum
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Anna Wintour
Welcome, Gucci Osteria! In attesa di sfilare a San Francisco il prossimo 18 maggio, Gucci è stato protagonista a Beverly Hills durante la settimana a più alto tasso di celebrity, quella degli Oscar. Marco Bizzarri e lo chef Massimo Bottura hanno fatto gli onori di casa per l'apertura della nuova Gucci Osteria Massimo Bottura, la prima negli States. Una festa inclusiva e variopinta, che ha visto tra gli ospiti Salma Hayek Pinault e l'attivista Bethann Ardison.
Dasha Kina (a sinistra) e, sopra, Alice Sabatini
For denim lovers only
Salma Hayek e lo staff
La Gucci Osteria da Massimo Bottura si trova sul tetto del Gucci store Massimo Bottura
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Marco Bizzarri e Bethann Ardison
Festa firmata Levi's da Roots Milano per il lancio del Balloon Jean, dalla vestibilità speciale stile anni '80. Influencer, stylist e giornalisti hanno creato i propri look "Balloon" insieme agli stylist e la tattoo-artist Lucille Roots ha ritratto tutti.