ESTATE
Casa Editrice Panorama
Dolomiti che Lesiscappatelle rinnovano La foresta Nelle trincee
I grandi predatori e i rapaci
di risonanza per i violini
dei regnanti del Belgio
della Grande Guerra
Parco Naturale Paneveggio WĂůĞ Ěŝ ^ĂŶ DĂƌƟŶŽ Un mondo di acque, rocce, foreste e storia
Attività settimanali a Paneveggio Lunedì Il giorno della marmotta
Martedì “Passeggiate con la Terra”
Mercoledì Cercando gli alberi che suonano Laboratori per bambini
Novità estate 2012
Parco Bike $ SDUWLUH GD PHWj JLXJQR H ¿QR a tutto settembre presso il Centro Visitatori di Paneveggio sarà possibile prendere a noleggio delle mountain bike con cui avventurarsi lungo le numerose strade secondarie. In particolare, segnaliamo la possibilità di raggiungere la Val Venegia attraverso la nuova pista ciclopedonale che collega, in leggera salita, Paneveggio a Pian dei Casoni. E per i meno allenati la possibilità di caricare la Mtb sulla navetta gratuita per la Val Venegia e di godersi, in discesa, il rientro a Paneveggio.
Info tel. 0462 576283 www.parcopan.org
Giovedì Laboratorio con i fossili
Venerdì Una giornata in malga Domenica Passeggiata nella Foresta dei Violini
Sommario
estate 2012
Reportage dal passato
Natura all’opera Paradisi nascosti - l. casanova Armonie d’acqua - l. ca. S. I sei Giganti - S. Brigadoi I fiori dei 3000 metri - G. Morelli
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Miti
Nel regno dei selvatici I grandi predatori - l. casanova Lassù qualcuno ci guarda - G. Volcan
L’invenzione delle Dolomiti - c. Bernard 36 Un grande tiro di corda - S. Dellantonio 40 Sul campo di battaglia - M. Simonetti 42
Magiche ispirazioni - S. Brigadoi
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Mondiali 2013 La grande attesa
Aree protette La foresta dei violini - V. Ducoli
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i Articoli informativi
Parchi Nelle viscere della terra - H. Obertegger 30
Storie di pietra Testimonianze intatte
- M. Avanzini - E. Dellantonio
ESTATE 2012 Supplemento all’Annuario Trentino 2012 Iscr. Tribunale di Trento nr. 267
CASA EDITRICE PANORAMA 38122 Trento, via Serafini 11 www.panoramalibri.it - editricepanorama@iol.it
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Mobilità 60-61 Per le famiglie 62-63 Sport 64-65 Benessere 66-67 A tavola 70-71-72-73 Rifugi e baite 74-75 Gourmet 76-77-78 Prodotti della salute 79 Le botteghe della nostalgia 80-81
Direttore Editoriale Luigino Mattei Redattrice Responsabile Sofia Brigadoi Responsabile Marketing Alessandra Zanon alessandra@soloalpikom.it
Lay-out e impaginazione Rosanna Cori Copertina Renato Ceolan www.areagrafica.tn.it Stampa: Grafiche Antiga Crocetta del Montello (TV)
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gruppegut.it
Momento
Magnifico
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luglio* settembre* 2012
Magnifica ComunitĂ di Fiemme
* Il Palazzo riapre per mostrare se stesso e le collezioni d’arte della Magnifica.
in collaborazione con
* Per raccontare la storia, le nostre tradizioni, la nostra autonomia.
informazioni e programma delle iniziative su www.mcfiemme.eu www.museostorico.it
Foto Ennio Adami www.icucaloch.it
Benvenuti. Se volevate immergervi in uno dei più begli angoli del pianeta, siete arrivati nel posto giusto.
Benvenuti nelle scenografiche terre delle Dolomiti, architetture di pietra che svettano dal verde di abetaie intatte. Queste valli hanno 250 milioni di anni, e provengono dal mare. Pinnacoli, guglie e torrioni rivelano insospettate aree pianeggianti e laghi incontaminati, dove la diversità floristica e faunistica crea uno dei più caratteristici giardini d’Italia. Vi rammentiamo qui anche alcune delle antiche leggende che vi sono fiorite: gnomi, elfi, giganti, fate e ninfe nati dalla titanica lotta dei nostri avi con l’ambiente ostile. Un confronto di coesistenza e di reciproco rispetto tra la natura e l’uomo. Un equilibrio sottile, una storia antica. 7
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i sono valli nelle nostre montagne che non si lasciano coinvolgere da ritmi frenetici, che vivono orgogliose della loro timidezza, e forti dei loro silenzi. Anche quando sono facilmente accessibili. È il caso della Valsorda. Inizia chiusa in una strettoia appena sopra la frazione di Forno (Moena) e rimane ancora chiusa in ripidi versanti boscati ed improvvisi salti rocciosi: rumorosa anche, sempre arrabbiata causa la freschezza e lo scroscio delle acque del torrente che l’ha tracciata, il rio Valsorda. In ogni suo angolo sintetizza il carattere delle genti di montagna: chiuse, ma capaci di grandi generosità; silenziose, ma capaci di sintetizzare profonde letture del vivere; forti, aspre, ma capaci di emozioni in presenza di un fiore, di un piccolo animale, o di uno scenario roccioso o nell’interpretare le particolari torsioni di un tronco di larice. La si può incontrare anche salendo nella storica frazione di Medìl, con un approccio più morbido, scendendo attraverso un
sentiero ad evitare così l’asprezza iniziale. È la valle delle sorgenti, come l’ha cantata lo scrittore Paolo Rumiz, disseminate lungo tutto il fondovalle: ognuna di queste nasconde un segreto, o una piccola pianta, o caratteristiche specifiche, o la forma. Spettacolo incredibile, a cascata, ci viene offerto dalle sorgenti dei “Gradienti”. Anche queste vanno scoperte e vanno lette con attenzione nella moltitudine di muschi che ammorbidiscono il manto roccioso e le fragili terre. Nessuno oserà calpestarle, vanno sfiorate; se riuscite, volate. È la valle del paesaggio alpino più aspro: ovunque versanti ripidi. Prima un torrente profondo, che urla quando s’arrabbia. Poi abeti verticali, possenti, forti di poderosi rami che cercano luce. Improvvisamente tutto si addolcisce grazie a piccole radure prative, ricche di viole mammole, anche gialle. E di minuscole baite, Malga dei Tiéseri, Malga Valsorda. Da qui verso l’alto incrociamo larici secolari,
Paradisi nascosti Valsorda: la timida valle Luigi Casanova
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tutti piegati a valle dal peso delle nevi, resistenti ai venti, salgono verso i pascoli perenni diventando sempre più bassi, verso i pascoli che ancora oggi ospitano greggi di pecore o capre capricciose e sempre curiose. Nelle vallette più nascoste incrociamo vasti cespugli di pino mugo, rami lunghi, flessibili, forti, che strisciano su minute rocce o macereti, rifugio per i cervi durante le brevi calure estive, o per i riposi del gallo forcello. Quando infine saliamo verso Toàc, o nel grande grembo che porta ai campanili del Latemar, incontriamo branchi di camosci, che ci osservano, per niente spaventati, ma giustamente diffidenti. E l’aquila, la regina dei cieli dolomitici, ci spaventa mentre camminiamo, colpendoci con la sua improvvisa ombra. Anche lei non fugge, rimane sopra di noi a volteggiare in ampi cerchi, alla ricerca di cibo, oppure per controllare che non portiamo disturbo al suo nido dove i piccoli non hanno ancora affrontato l’involo.
Salendo ancora nel cuore delle rocce dolomitiche strisciate da scure lave e bombe vulcaniche ben visibili, le ampie braccia del Latemar ci accolgono con il bivacco Baita del Latemar. Qui troviamo protezione, serenità e possiamo decidere se andare verso sinistra al rifugio Torre di Pisa o se salire dalla parte opposta alla Forcella dei Campanili. Siamo nel cuore di un gruppo selvaggio, proprio per questo motivo inserito nella lista dei Patrimoni Naturali dell’Umanità dall’UNESCO, e nella rete delle riserve naturali della Provincia di Trento. Valsorda non è solo spettacolo naturalistico, laboratorio di ricerca della biodiversità, regno del silenzio da dove emerge un’unica lingua,
Sorgenti e muschi nessuno li calpesti, vanno sfiorati; se riuscite, volate
del Latemar
Valsorda con la frazione di Medìl
Cascate dei Gradienti
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Baito di Valsorda
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quella della natura. È anche luogo di lavoro, di fatica e sudore, di presenza umana quindi. Evitiamo lo sguardo sulle ferite provocate dall’arroganza dell’uomo nell’imporle un discutibile acquedotto e superflue strade forestali. Pensiamola com’era fino a vent’anni fa. Solcata, ai margini del torrente, da una lunga cava in pietra per l’esbosco di legname, costruita dai prigionieri russi durante l’estate 1917. Tronchi di quattro e due metri la percorrevano, a volte impennandosi, a volte incrociandosi e costringendo il boscaiolo a precisi tocchi per riportarli verticali alla linea di discesa. La cava in più punti attraversava il torrente e raccoglieva, senza interruzioni, il legname lavorato sui ripidi versanti. Questi tronchi scorrevano sulle pareti ghiacciate durante i freddi inverni, per cinque chilometri, fino a raggiungere il piazzale a Forno. I boscaioli facevano le “poste”, ben intervallate, chiamavano ai loro compagni il fermo, o l’avvio, del lavoro con profonde urla: “abauf” riecheggiava secco sopra lo scrosciare delle acque. Un percorso segnato anche da lutti, e sempre da sofferenze, da incredibili fatiche, una cava che merita maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Ma era in vita anche una cava più tradizionale, la cava del “bol”, una pietra rossa, un’ematite, che serviva a ravvivare le pareti delle case. O che veniva utilizzata dai pastori per imprimere sulle rocce calcaree il segno del loro passaggio, la data, i motivi della presenza, i disegni di pecore
o camosci, la sofferenza per amori lontani. Segni ancora oggi presenti, presso la “ciesa de l’òr”, e in tanti angoli che vanno riscoperti, uno ad uno. Pietre rosse che venivano portate a valle dalle verticali rocce con l’ausilio di una rozza teleferica, poi con le gerle: più viaggi al giorno, fino a Forno. La valle ha ospitato ed accoglie ancor oggi i pastori: lungo il torrente gli allevatori di mucche, in quota grandi greggi di pecore, e ancora capre sulle prime rocce coperte di muschi, eriche e fragili cotiche erbose, orgogliose stelle alpine. Pastori e boscaioli costretti decenni fa a confondere il loro lavoro con il bracconaggio. Quante storie ci raccontano queste rocce, o gli alberi secolari. Quante avventure, fughe dai guardiacaccia, quanti nascondigli per riuscire a portare a casa in sicurezza un camoscio, o un capriolo e poter condire in modo un po’ diverso dal solito la giornaliera polenta. E quante notti passate in scomodi giacigli, protetti da una roccia, o da una baita allestita in modo provvisorio, sempre nei pressi di una delle allora ricche sorgenti. Sono questi i lavori che non hanno impresso ferite al territorio, ma hanno però permesso vita, reddito, calore, cibo, la costruzione di un tetto, la gioia del colore rosso-bruno sugli angoli di una casa o nel delimitare una finestra, una porta. Sono queste le perle della Valsorda, che ancora ricorda i passi dubbiosi e forti degli ultimi orsi di Fiemme che l’hanno percorsa.
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a catena del Lagorai–Cima d’Asta è un gruppo riservato. Privilegiato dall’escursionismo di esplorazione, è la meta raffinata di chi ama la libertà, una pietanza per palati delicati. Luogo di solitudini vaste, è anche difficile da interpretare nonostante all’apparenza sia di una semplicità disarmante: una piattaforma porfirica che si inserisce fra grandi catene calcaree. Rocce di tipo effusivo formatesi 270 milioni di anni fa. Ma cosa è accaduto in tutto questo tempo? Come lo leggiamo? Come interpretare le tante valli che solcano la catena? Semplice se riflettiamo che i rii e i torrenti hanno scavato con continuità le parti rocciose più deboli, hanno scovato ogni fragilità del massiccio e oggi ce lo presentano nell’aspetto quasi regolare. Una catena disposta prevalentemente in direzione nord-ovest, e parallela, con valli perpendicolari che verso l’Avisio si rivolgono tutte a forma di U scavate in quota durante le varie glaciazioni. Alcune più profonde e caratterizzate da versanti erosi dalle acque e molto ripidi, arrivano fino all’Avisio. Leggendo il bosco a fondovalle i versanti sono coperti da una fitta pecceta intervallata da sparute presenze di larici o abeti bianchi. In quota la fascia del pino cimbro e poi, verso
le rocce, pascoli aperti ricchi di luce, distese prative ci permettono visioni spettacolari verso le Dolomiti: i gruppi del Latemar, le Pale di San Martino e, in profondità, lontane, le rosee rocce del Catinaccio (Rosengarten). Viaggiare sulla cresta del Lagorai significa aprirsi all’incontro con decine di specchi azzurri, tanti piccoli laghi che nel loro insieme hanno dato il nome alla Catena. Laghi fra loro diversi, nelle dimensioni e nelle forme pur essendo tutti ospitati da un’unica grande massa porfirica. Questi laghi hanno avuto origine dal fenomeno del glacialismo e sono stati generalmente rafforzati da diverse concause. Le forme sono a imbuto o circolari? Come vengono alimentati: dalla fusione di nevai, da sorgenti, da piccoli immissari. E come lasciano defluire le acque: le trattengono, vi sono fessurazioni o emissari ben visibili rivolti a valle? Spetta a noi scoprirlo, trattenendo il respiro, immergendo il pensiero nel mondo sommerso dell’acqua, leggendo i versanti, le possibili frane, la disposizione di eventuali morene. Questi laghi sono l’articolazione di nuove poesie, a loro dobbiamo dedicare tempo sedendo sulle rive, salendoli in quota e osservandoli da una cresta o da una cima. Raccoglieremo così l’intimità degli specchi del Lagorai: sono laghi di sbarramento
Armonie d’acqua zaffiro e verde smeraldo in Dolomiti e Lagorai L. Ca. S.
Laghi delle Sute Foto: Ruggero Vaia
Laghi del Colbricón
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morenico, quasi tutti in parte alluvionati, o interessati da movimenti franosi, anche consistenti. Si pensi al lago Lagorai (1365 m, sopra Tésero) un classico bacino di circo, raccolto in una piana, formatasi da una fase glaciale e una successiva di ritiro. Saliamo ai laghetti delle Sute (2270, m Val Maggiore – Predazzo), o di Bombasèl (2258 m area Cermìs); secoli fa probabilmente formavano ciascuno un unico bacino. Oggi, come ben leggiamo a Moregna (2080 m – Val Maggiore), questi specchi oltre a frantumarsi, e ridimensionarsi nelle estati secche, ci presentano ricche torbiere, consorzi di piante palustri e lacustri, forti di caliceti e piante acquatiche anche sommerse. Essi permettono la vita a ecosistemi unici, dagli insetti ai piccoli crostacei, dai vermi ai molluschi. In autunno queste torbiere diventano preziosi angoli di ristoro per gli uccelli migratori: permettono non solo una pausa nel lungo viaggio verso il sud, ma offrono alimentazione. Laghi che sempre hanno sollecitato la fantasia delle genti di montagna. Sulle sponde dei laghi di Colbricòn (1926 m Passo Rolle), ad esempio è nata la leggenda della lontra Jendsame, la bimba abbandonata dalla madre nelle acque del rio Travignolo, salvata e cresciuta da una famiglia di lontre.
I laghi carsici hanno dato origine a leggende, romantiche, tristi e altre giocose Nel Lagorai lasciamo questi gioielli color zaffiro per portarci in Dolomiti, nel cuore del patrimonio Unesco. Proviamo così un raffronto con laghi formatisi su rocce calcaree. Nell’area carsica si ripetono più approfondite le conche strutturate grazie a fenomeni di glacialismo. Quasi tutte sono sbarrate da frequenti e successive frane. Esempio suggestivo è il lago di Antermoia in Catinaccio (2501 m): l’erosione glaciale si è inserita in una classica conca di origine carsica sbarrata da un lato da una frana. Uno specchio che interrompe il susseguirsi di guglie, che raccoglie nelle sue acque il riflesso di verticalità improvvise e varie: la chiara roccia si immerge nel color verde smeraldo. Anche i laghi carsici hanno dato origine a leggende, romantiche, tristi o giocose. Sono sempre stati un aiuto per le popolazioni locali: hanno permesso il fiorire di fantasie, la sintesi delle difficoltà del vivere. E sono sempre stati luoghi dedicati all’incontro con l’amore.
Foto: Archivio APT Fassa
Lago di Antermoia
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OBEREGGEN - PAMPEAGO - PREDAZZO
SULLE TRACCE DEI CAMPIONI Latemar Cycling Arena La novità dell’estate 2012
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Il passo di Pampeago, 5 volte meta di arrivo del Giro d’Italia dall’estate 2012 sarà l’unico passo dolomitico asfaltato chiuso al traffico. Il nuovo percorso partirà da Pampeago (Trentino) per arrivare fino a Obereggen (Alto Adige).
CICLISMO DA STRADA IN ALTA QUOTA 15
I grandi predatori S
tupore, timore, paura, gioia, soddisfazione sono sentimenti che attraversano l’uomo quando apprende che sta convivendo con alcuni dei grandi animali predatori. Sentimenti contraddittori che dimostrano quanto poco si conosca della vita, delle abitudini, dei bisogni di questi animali. Sentimenti che alimentano anche conflitti, aspri, fra chi queste presenze le accetta,
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Foto: Lunghefocali Editrice
le difende, le vuole consolidate e chi vorrebbe eliminarle. O perché incutono paura o perché si ritiene portino grave danno al mondo agricolo, alla zootecnia. È già accaduto. Negli anni ’80 sulla catena del Lagorai si era consolidata la presenza di una ben strutturata colonia di linci. Sono state tutte abbattute, illegalmente. E alcuni orsi coraggiosi, capaci di percorrere oltre 40 chilometri al giorno, dopo essere partiti dalla Slovenia ed aver attraversato le Dolomiti, erano arrivati nel Primiero o ancora sul
La lince (Linx linx) da sempre ha affascinato scrittori e scienziati
Luigi Casanova
Lagorai, incuranti di abitati, traffico e persone. La popolazione ursina (Ursus arctos) si sta ormai consolidando nella zona del Parco Naturale del Brenta dopo la reintroduzione sostenuta dalla Provincia Autonoma, dallo stesso Ente Parco e dal WWF. Siamo arrivati a 33 esemplari, dei quali 10 sono giovani e 5 cuccioli. Nonostante questo, proprio grazie alla sensibilità di chi abita le valli di Non e della Rendena, i danni causati alla zootecnia o alla apicoltura, sono in diminuzione. L’orso è l’emblema della selvaticità, ma anche dell’equilibrio e della salute di un territorio, in una parola della cultura di una comunità montana. È dimostrato dalla storia che l’uomo vi può convivere senza rischi. Fino alla fine dell’Ottocento questo selvatico era presente anche in Fiemme. Una caccia spietata lo ha portato all’estinzione, l’ultimo esemplare fu ucciso nei boschi di Ziano. Anche il lupo (Canis lupus) si è avvicinato alle valli dell’Avisio. Un esemplare venuto dalla Slovenia vi staziona in modo stabile. Durante questo mite inverno si è dedicato all’alpinismo. In una notte sola ha attraversato le Vette Feltrine per arrivare nel cuore delle Pale di San Martino e scendere, dalla forcella Mulàz, in Val Venegia. Una escursione incredibile, quaranta chilometri. Si tratta di un esemplare munito di radiocollare che ha attraversato la Carinzia, la Stiria, il Tirolo e l’Alto Adige, oltre mille chilometri di viaggio. È stato ripetutamente notato nell’Agordino ed ora sembra si sia fermato attorno ai monti Lessini. Per un motivo semplice e romantico: ha trovato la sua compagna. Metterà su famiglia e sicuramente formerà il primo insediamento stabile ai margini delle nostre montagne. Contemporaneamente dalla Svizzera è arrivato un altro esemplare, “M24”, che si è stabilizzato sul gruppo delle Maddalene. Ci prepariamo ad assistere ad uno scambio genetico di popolazioni diverse sicuramente affascinante. Anche questo animale, presente da sempre lungo la dorsale appenninica italiana, non è pericoloso per l’uomo. Anzi, è timido e schivo, ripulisce il territorio da carogne o da piccoli animali ormai debilitati, vive in branco e arriva a pesare tra i 35 e i 38 Kg. La lince (Linx linx) è il predatore che da sempre ha affascinato scrittori e scienziati.
Orsi, lupi e linci ci chiedono di coabitare
L’orso è l’emblema della selvaticità, ma anche dell’equilibrio e della salute di un territorio, in una parola della cultura di una comunità montana 17
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è dimostrato dalla storia che l’uomo può convivere con il lupo senza rischi Perché animale del mistero, capace di abitare un territorio per anni senza farsi notare, senza lasciare traccia. Facile lasciar correre la fantasia sulle sue imprese. Lo si è legato ai vizi umani e Dante, in modo specifico, al vizio della lussuria. Si tratta di un grande gatto che arriva a pesare anche 30 chili, sorretto da due lunghe gambe posteriori, caratterizzato da due orecchie che sul vertice portano un ciuffo di peli, coda corta, un manto pezzato, color oro-biondo. La lince ha abitato per secoli le nostre valli, vi era ritornata negli anni ‘80, probabilmente transfuga dalla Slovenia ed era stata capace di portare il Lagorai al suo massimo carico: circa sei esemplari, dalla Val dei Mocheni fino al rio Travignolo, in Valmoena. Ma già nel 1985 un maldestro guardiacaccia nei boschi di Aldino ne uccise un esemplare scambiandolo per un leopardo (!). Oggi è insediato nel Parco del Brenta. È un predatore eccezionale, cattura le sue vittime (caprioli, lepri o giovani individui debilitati) con agguati brevi. Uno scatto di venti metri, non di più. O ci riesce o attenderà una nuova occasione. Si pensi che in Svizzera, nel Giura, riesce a vivere grazie alla caccia al camoscio, mentre in Polonia si è evoluto in predatore dei cervi. Non è casuale, già gli scienziati dell’accademia dei Lincei (1603), la soprannominavano “lupo cerviero”. Ed ora, ospite atteso, è arrivato nel parco di Paneveggio lo sciacallo dorato (Canis aureus). Definiamolo un piccolo lupo, che arriva a pesare fra i 7 ed i 15 Kg, capace di adattarsi sia ai climi
desertici dell’Africa o del Medio Oriente come al territorio montano. In India è considerato un animale astuto, imbroglione. In Egitto la religione lo aveva immortalato nel dio Anubi. Ha muso più stretto del lupo, quasi appuntito, coda diritta, pelo di colore dorato, vive di piccoli rettili, di lepri come di avifauna. Ma si nutre anche di frutti. Dovremo attendere qualche anno perché una minima colonia si stabilizzi. Accanto a queste specie non possiamo dimenticare il fascino che su tutti noi esercita la presenza dell’aquila reale (Aquila chrysaetos), presente in tutti i massicci dolomitici: nidifica con discreta continuità sulle pareti più aspre e nascoste, nonostante il disturbo antropico, sempre più invadente. È imperiale e leggera nel volo, la sua capacità alare supera i due metri: in greco è denominata aquila d’oro, nome che deriva dal colore della sua testa, bruno chiaro. È il rapace che segue le nostre escursioni con voli che disegnano ampi cerchi, ripetuti, alla ricerca di cibo, le miti marmotte, i ratti, o qualche rettile. L’incontro con il suo sguardo, fisso, ci turba, ci penetra, ci lascia intimoriti, anche se immediatamente si allontana dall’uomo. Dal volo dei cieli scendiamo nelle acque per cercare l’amica lontra (Lutra lutra lutra), un mustelide scontroso, diffidente, che era presente nell’Avisio fino agli anni ’60. Anche questo predatore è un indicatore di qualità del territorio. La Comunità del Primiero sta lavorando alla strutturazione di un’area idonea alla sua reintroduzione. Anche nelle valli dell’Avisio attendiamo fiduciosi il ritorno di questo agile animale, per ammirarlo e per rispettarlo.
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Foto Ennio Adami www.icucaloch.it
Lassù qualcuno ci guarda
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uando durante un’escursione estiva usciamo finalmente dal bosco, improvvisamente entriamo in un mondo nuovo, aperto e solare, fatto di pascoli e praterie verdeggianti, ripidi ghiaioni, pareti vertiginose e cime talora innevate; un mondo d’incomparabile bellezza ed armonia. Lo sguardo allora spazia lontano e d’impulso ci fermiamo in silenzio ad ammirare tanta bellezza. Immergendoci in questo mondo fiabesco, tra rupi e praterie, è d’obbligo ammirare le spettacolari fioriture alpine e – ove presenti – l’incessante andirivieni delle marmotte. Con un po’ di fortuna è anche possibile osservare i camosci al pascolo, ma ciò che tra gli animali vale maggiormente la pena di cercare è indubbiamente il variopinto mondo degli uccelli d’alta quota. Tra le creature che abitano questi luoghi gli uccelli sono sicuramente quelli più facili da osservare: le loro abitudini prevalentemente diurne, i loro colori e la loro incessante attività li rendono facilmente percepibili. Dalla sommità dei massi e dalle alte erbe dei pascoli spesso ci osservano incuriositi,
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Il mondo degli uccelli d’alta quota Gilberto Volcan
mentre il cielo è colmo dei loro voli e dei loro canti. Alcuni inoltre vivono spesso vicino a noi, eleggendo malghe e rifugi a dimora estiva in cui porre i loro nidi ed allevare i piccoli. Ma non è sempre così: come ben sa chi la vive, la montagna è mutevole, gentile e terribile nel contempo; un luogo in cui vivere è difficile. All’abbondanza della breve estate alpina si contrappone la povertà e l’asprezza del lungo inverno. La comunità degli uccelli d’alta quota subisce quindi cambiamenti radicali in funzione delle stagioni con valori, in termini di numero di specie e loro numerosità, massimi in estate e minimi in inverno. Già a fine agosto, con il brusco abbassarsi delle temperature e le prime gelate notturne, l’erba ingiallisce e gli insetti muoiono o scompaiono sottoterra. Per molti uccelli questo è il segnale: è necessario partire, volare lontano, in luoghi in cui vi sia cibo e calore. Con l’arrivo delle nevicate, tra
Civetta
ottobre e novembre, altre specie abbandonano le montagne, rifugiandosi più in basso, nelle pianure. L’inverno vero e proprio vede la presenza di pochissimi uccelli, veri specialisti dell’alta montagna, in grado di sopravvivere con quel poco che l’alpe offre in quel periodo. Si dovranno poi attendere i tepori di maggio e giugno per assistere al ritorno dei migratori e l’inizio di una nuova stagione riproduttiva. Per queste ed altre ragioni la comunità ornitica che troviamo in alta montagna è composta da un numero limitato di specie stanziali: 1520 in tutto, cui si aggiungono in determinati periodi i migratori, uccelli che semplicemente attraversano le nostre montagne durante i loro spostamenti stagionali. Molte meno di quante abitano il fondovalle o i boschi. Il motivo è tutto sommato semplice: in montagna le temperature medie sono decisamente basse. Ogni 100 metri d’altitudine la temperatura si abbassa di 0,6 gradi centigradi. L’irraggiamento solare – pur elevato – riscalda solo il terreno ed il substrato, ma non l’aria, che rimane sempre fredda. Il terreno è poi spesso gelato o coperto di neve. Questo influenza sensibilmente la produttività delle piante e conseguentemente la ricchezza di tutta la catena alimentare. La stagione favorevole alla presenza degli uccelli ed alla loro riproduzione è per questo decisamente breve: poco più di 60 giorni dopodiché freddo e neve torneranno inesorabilmente.
La montagna è quindi il regno di specie molto specializzate e talora esclusive. Tra le pochissime che riescono a sopravvivere in alta quota tutto l’anno vi sono la pernice bianca, il sordone ed il fringuello alpino cui si aggiungono l’aquila reale, il corvo imperiale ed il gracchio alpino. Questi ultimi in realtà, grazie alla loro notevole capacità di volo, si spostano giornalmente in zona più basse ove è più facile reperire il cibo. Altre specie all’apparire delle prime nevicate si spostano più in basso, verso le pianure, compiendo spostamenti di modesta portata, mentre altre ancora – rispondendo ad impulsi innati - migrano lontano, addirittura in altri continenti. Tra le specie per così dire “pendolari” troviamo la coturnice, splendido galliforme alpino che con la neve scende in prossimità di malghe e paesi, come pure il gheppio, piccolo falconiforme tipico delle aree aperte, ed alcuni piccoli uccelli come l’allodola, lo spioncello, la ballerina bianca, il codirosso spazzacamino ed il bellissimo picchio muraiolo. Tra i migratori abbiamo invece il culbianco e lo stiaccino, piccoli e colorati passeriformi che effettuano una migrazione lunghissima, raggiungendo addirittura l’Africa equatoriale. A questi si aggiungono anche il rondone comune ed il balestruccio, che spesso osserviamo sfrecciare in volo mentre cacciano insetti alati. Il balestruccio – assieme alla rondine montana – ci è particolarmente caro e vicino in quanto nidifica
La montagna è il regno di specie esclusive. Pochissime riescono a sopravvivere in alta quota tutto l’anno
Culbianco (Oenanthe oenanthe) femmina
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Pernici bianche (Lagopus muta) in abito di transizione
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spesso nei sottotetti dei rifugi. Da un punto di vista conservazionistico la specie di maggior interesse è indubbiamente la pernice bianca. Questo splendido tetraonide, mirabilmente adattato alla vita in alta quota, sulle Alpi meridionali sta subendo un drammatico declino con una sensibile riduzione d’areale e di densità. In passato questa specie era piuttosto comune sulle nostre montagne e non era difficile incontrare brigate numerose mentre ora è relegata nelle zone più alte ed impervie, ove sopravvive con poche coppie. Le cause di questo marcato decremento non sono completamente note. Certamente hanno influito l’infrastrutturazione dell’alta montagna
ed una pratica venatoria non accorta, ma probabilmente stanno agendo anche altri fattori, connessi ai drammatici cambiamenti climatici in atto. Oltre alla pernice bianca anche la coturnice appare in forte declino; in tal caso però le cause sembrano in parte diverse. L’attuale crisi della zootecnia di montagna con il conseguente abbandono dei pascoli e delle malghe più disagiate, ha infatti determinato la scomparsa di ambienti necessari alla specie durante la delicata fase dello svernamento, contribuendo a determinarne il decremento. Un’interessante esempio delle strette connessioni tra uomo e natura.
Stiaccino (Saxicola rubetra) giovane
Spioncello (Anthus spinoletta) in abito invernale
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Maestosi paesaggi I sei Giganti Sofia Brigadoi fa era il confine tra l’Italia e l’Impero austroungarico. Adesso anche la battaglia per proibire l’atterraggio degli elicotteri è stata vinta. Le aquile ringraziano.
La Marmolada, la montagna perfetta, la
Le Pale di San Martino le vedi
montagna di Ettore Castiglioni, a un tiro di schioppo, anzi ad un tiro di fune: ora si arriva sul balcone panoramico più alto a bordo di cabine gran lusso. Pacificata tra Trento e Belluno, dopo che si sono sfidate per decenni a carte bollate per il confine. Fortuna che le carte e le mappe c’erano: qui fino a cento anni
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Sassolungo, lo dice la parola, elegante
forma allungata, in tedesco Langkofel, parete alta mille metri, superba cresta aerea merlettata. Sono state più svelte le guide alpine di Sesto Pusteria, nel 1869 a portare in cima il mitico Paul Grohmann, il viennese che a ventiquattro anni “con ambedue le mani ha aperto i battenti della storia alpinistica di queste montagne” come ha lasciato scritto Antonio Berti, il medico bolognese che ha dedicato vita, ingegno e impegno letterario alle dolomiti per ricordare il figlio morto sul fronte austriaco.
Catinaccio, Rosengarten per i tedeschi,
cioè giardino delle rose. Nasconde la Conca del Principe. Nasconde anche la leggenda di Re Laurino che di un giardino delle rose aveva circondato la sposa, rapita per farla regina dei nani minatori. a sentinella tra i monti velocemente attraversati sulla strada di fondovalle fino a Moena. Da qui il Passo di Valles, la Val Cordévole o Passo Rolle: sono tutti sentieri di pretendenti, resi scorrevoli dal desiderio di imparentarsi con cime slanciate nell’azzurro ventoso riflesso dal ghiacciaio della Fradusta.
Foto: Il Grande Libro delle Dolomiti - Ed. Panorama
F
iemme e Fassa sono un condominio. Ciclopici e imprevedibili come tante canne d’organo sono i sei condòmini tutti attorno. Riservati, si affacciano al giro di volta della strada che accarezza i fianchi dell’arcipelago di roccia, se è bel tempo sorridono. Sono ospitali, allegri, fantasiosi. Non bussano alla vostra porta, ma fanno festa e sono accoglienti se siete voi ad andare a far loro visita. Prima di noi sono arrivati in visita, tra gli altri, giovanotti spericolati come Grohmann, il biondo bel viennese che dava del tu alle cime da lui violate oltre i tremila, e il conterraneo Paul Preuss, abilissimo precursore dell’arrampicata libera, l’anglosassone Whitwell, il francese Devouassoud. E dal Belgio re Alberto primo e il figlio Leopoldo di Brabante, di soppiatto della corte e della stampa venuti qui a scalare pareti inaccessibili. Sulle dolomiti si sono dati convegno per due secoli i rappresentanti dell’alpinismo classico di tutt’Europa e hanno lasciato i loro nomi in vetta alle cime spazzate dal vento insieme ai valligiani improvvisatisi guide: un nuovo mestiere da tramandare di padre in figlio.
Cima della Madonna per ingraziarsi il cielo e poi i crodaroli alla giostra per scegliere il vincitore: Cima di Ball ringrazia con un inchino. Il giovane John Ball fondatore dell’Alpine Club dalla nativa Dublino, invaghitosi di questi monti ha sposato Elisa Parolini di Bassano del Grappa, ha salito per primo la Marmolada di Rocca con Victor Tairraz, guida di Chamonix, prima di girare il mondo come sottosegretario alle Colonie del governo di Sua Maestà.
Latemar (accento sulla prima a per i tedeschi, sulla seconda per gli italiani), abbordabile dalla Val di Fiemme o dal Passo di Lavazè, dà la schiena a Bolzano, non può avere complessi di inferiorità: esibisce compiaciuto tre figlie agghindate di giovanile slancio. Presentazione. Prima Torre, l’occidentale, dà la mano alla Seconda Torre volta a nord insieme alla Terza Torre, gemelle. Gli ammiratori di Germania le chiamano Westliche Türme. Christomannos che ha dato il nome ad un’altra Torre conquistata,
CATINACCIO (Rosengarten) Cima Catinaccio 2981
Primi salitori Devouassoud, Tucker e Carson 31.8.1874; per la cresta SUD Santner e Merzbacher 1887; per il versante NORD Ampferer e Berger 1899; per il versante EST Hepperberger e Mayrgundter 1926 Altre cime e valli tra Fassa e Val d’Ega, Passo di Costalunga; Croda di Re Laurino, Torri del Vaiolet, Punta Emma, Torri del Vaiolet, Torre Winkler, Torre Stabeler, Torre Delago, Sasso di Dona, Dirupi di Larsech Caratteristiche «Dolomia dello Sciliar», di colore bianco o roseo, talvolta rossastro, determinato dalle originarie colonie coralline
abbandonata la facoltà di medicina di Innsbruck, si trasferisce a Milano, è lui l’ ideatore della «strada delle dolomiti» che si inerpica nella impressionante Val d’Ega (naturale tunnel dell’orrore di promesse giostre) e, fattosi meranese, realizza nelle dolomiti alcuni tra i più grandi alberghi.
Sella Ronda un giro di giostra intorno
a questo blocco monolitico che unisce le tre province dolomitiche. Circondato dai passi Gardena, Sella, Pordòi e Campolongo, paradiso degli sciatori, su e giù senza togliersi i “legni” grazie ad un carosello funiviario che anche d’estate rende spumeggiante una giornata senza fatica. Gli strati di Raibl, chiedete informazioni, sono lì come un tramezzino moltiplicato per un milione di anni visibile in una policroma sezione naturale delle rocce, l’altr’ieri spiaggia corallina della Tètide, quando Africa ed Europa si scontrarono. Le dolomiti sono la scintilla sprigionata da quell’urto cosmico.
MARMOLADA - Conserva il maggiore tra i ghiacciai perenni. Punta Penìa con i suoi 3343 m è la più alta di tutte le Dolomiti
Primi salitori Punta Penìa 3343 Paul Grohmann (A) 28.7.1864 con Angelo e Fulgenzio Dimai di Cortina d’Ampezzo Altre cime e valli Delimitato a N da torrente Avisio e Lago Fedaia. Cima raggiungibile dal Passo Fedaia o da Malga Ciapèla. Sottogruppi Padón, Ombretta, Auta, Collàc-Buffaure, Monzoni-Vallaccia Caratteristiche «Calcare della Marmolada» meno magnesiaco e più solubile della dolomia, donde i rilievi arrotondati. Di roccia eruttiva Padón, Collàc, Auta e Monzoni
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CENTRO ESCURSIONI CATINACCIO Un viaggio in mezzo alla natura Ciampedie, il â&#x20AC;&#x153;Campo di Dioâ&#x20AC;?, una balconata panoramica sulle Dolomiti a pochi minuti dal fondovalle. Ă&#x2C6; la porta dâ&#x20AC;&#x2122;ingresso al Gruppo del Catinaccio-Rosengarten, patrimonio naturale UNESCO, raggiungibile con la funivia da Vigo di Fassa o con le seggiovie da Pera di Fassa. Numerose le possibilitĂ offerte: 6 rifugi a pochi metri dagli MQTMERXM TSWWMFMPMXk HM IWGYVWMSRM HM SKRM HMJ½ GSPXk HEP PE TEWWIKKMEXE TIVGSVVMFMPI WTMRKIRHS MP TEWWIKKMRS ½ RS alle vie ferrate e scalate in parete. In tutto il Catinaccio vi sono oltre 20 accoglienti rifugi e in alcuni è possibile anche il pernottamento. Due i sentieri tematici: il â&#x20AC;&#x153;Sentiero della Forestaâ&#x20AC;? (sentiero 540), con punti informativi sulla natura di alta montagna, ed il â&#x20AC;&#x153;Sentiero delle Leggendeâ&#x20AC;? con tavole illustrative di 6 leggende del Catinaccio. Il Ciampedie è luogo ideale per le famiglie, grazie al grande parco giochi con servizio di permanenza giornaliera e personale IWTIVXS E GYM EJ½ HEVI M FEQFMRM -P 'MEQTIHMI r ERGLI MP TSWXS ideale dove trascorrere qualche ora di relax... Salite! APERTURA IMPIANTI: Funivia Vigo-Ciampedie dal 10/06 al 07/10/2012 Seggiovie da Pera di Fassa dal 24/06 al 09/09/2012 INFO 'EXMREGGMS -QTMERXM E *YRI 7 T % Â&#x2C6; :MKS HM *EWWE 8IP Â&#x2C6; [[[ GEXMREGGMSHSPSQMXM MX
Lâ&#x20AC;&#x2122;altopiano
e del Ciampedi
CENTRO ESCURSIONI MONZONI COSTABELLA
Moena - Passo San Pellegrino - Seggiovia Costabella
UN MUSEO A CIELO APERTO
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Con la seggiovia Costabella si entra in un territorio importante per la storia e la natura. Le creste di Costabella e dei Monzoni durante la prima guerra mondiale (1915-1918), furono teatro di battaglie dâ&#x20AC;&#x2122;alta quota fra lâ&#x20AC;&#x2122;esercito italiano e austriaco. Le testimonianze della presenza dei due eserciti sono numerose e ben conservate. Ă&#x2C6; un territorio prezioso ERGLI TIV PE REXYVE M 1SR^SRM WSRS WXEXM HI½ RMXM MP QYWIS KI ologico e mineralogico piĂš interessante dâ&#x20AC;&#x2122;Europa ed è ricca la presenza di marmotte, camosci e stambecchi. Alcuni percorsi: Costabella-Passo delle Selle (facile). Alta Via Bepi Zac (via attrezzata). Alta Via Federspiel (via attrezzata) Costabella-Fuchiade (facile) APERTURA SEGGIOVIA dal 24/06 al 09/09/2012 INFO: Catinaccio Impianti a Fune S.p.A. - Vigo di Fassa XIP ÂŻ Â&#x2C6; [[[ GEXMREGGMSHSPSQMXM MX
LATEMAR
Cimón del Latemar , 2846
SASSOLUNGO 3181
Primi salitori Gustav Euringer (D) 17.8.1885 con GB. Bernard di Campitello
Primi salitori Paul Grohmann (A) 13.4.1869 F. Innerkofler, P. Salcher di Sesto Pusteria
Altre cime e valli Torri occidentali, Schenón, Torre Christomannos, Cornón
Altre cime e valli Tra Val di Fassa, Gardena, Alpe di Siusi, Sassopiatto, Punta Grohmann 3124
Caratteristiche Rocce rotte nel versante sud; verticale la parete nord
Caratteristiche Colossale blocco roccioso (2 km) a forma di ferro di cavallo
GRUPPO DEL SELLA - Tra Passo Sella e
il Piz de Ciavàzes svettano le quattro TORRI DEL SELLA, numerate da Ovest ad Est
Primi salitori Prima Torre 2533 e Seconda torre 2598 Berger, Ampferer e Hammer 9.8.1899. Terza Torre 2688 Berger e Franzelin 29.7.1900. Quarta Torre 2605 Häberlein, Bröske e Spilka 25.8.1906 Altre cime e valli All’incrocio tra le provincie di Trento, Bolzano, Belluno. Tre sottogruppi: Mesules, Pisciadù e Boè Caratteristiche Pareti attraversate da singolare, evidente cengia ai due terzi della loro altezza
PALE DI SAN MARTINO Cimón della Pala 3184
Primi salitori Ed. Rob. Whitwell (GB) 3.6.1870, con Santo Siorpaés di Cortina e Christian Lauener (CH) Altre cime e valli Cima della Vezzana 3192, Focobón 3054, Sass Maór 2814, Punta Santner 2414 Caratteristiche Rocce dolomitiche e calcaree con residui di ghiacciai: Fradusta, Focobón, Ziròcole ecc.
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Foto: Albert ceolan
I segreti della silenziosa “foresta dei violini”
Paneveggio, simbolo Perché è questo il rifugio del gallo Vittorio Ducoli Direttore del Parco Paneveggio Pale di San Martino
F
ra i luoghi del Parco, Paneveggio è certamente uno dei più evocativi, tanto da essere parte del nome stesso dell’area protetta. Paneveggio è, per tutti, la grande “foresta dei violini” per la qualità dei suoi abeti di risonanza usati dai liutai di ogni tempo, fra tutti lo Stradivari, per la costruzione delle casse armoniche degli strumenti a corda più rinomati. La foresta si estende a ventaglio sull’alto bacino del Travignolo, tra la catena del Lagorai, le Pale di San Martino e le Cime di Bocche. Qui gli abeti rossi costituiscono quasi il 90% degli alberi, e tra di essi ve ne sono di ultrasecolari, che possono raggiungere i 40 metri di altezza. Paneveggio è anche un luogo dove la conservazione della natura ha una lunga tradizione. Al visitatore basterà percorrere il “Sentiero Marciò” – che si snoda ad anello nei pressi del Centro Visitatori – per trovarsi immerso in una natura straordinaria, protetta dall’uomo da tempo immemorabile. Con una agevole escursione si sale a Malga Bocche, da dove è possibile osservare le profonde differenze tra l’ambiente dolomitico e quello porfirico del Lagorai. Infatti, dai pascoli di
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Malga Bocche, circondati da meravigliosi boschi di Larici e Pini Cembri, si domina il grandioso panorama che spazia dalle Pale di San Martino, uno dei nove gruppi montuosi iscritti nella lista dei beni naturali riconosciuti dall’Unesco come patrimonio naturale dell’Umanità, alla selvaggia catena del Lagorai, carica di storia della prima guerra mondiale. Sia le Pale di San Martino sia il Lagorai sono stati inseriti dalla Comunità Europea tra i siti della Rete di protezione ambientale “Natura 2000”. La zona di Malga Bocche è un habitat di predilezione del gallo cedrone e del forcello, rari tetraonidi dal comportamento regale e dal canto particolare. Nell’ambito delle proprie attività, il Parco da anni è impegnato in una importante ricerca sul gallo cedrone, specie bandiera per il territorio del Parco che, in molte altre parti delle Alpi, è minacciata a causa della sua estrema sensibilità al disturbo da parte dell’uomo. La presenza di questo straordinario uccello è sicuramente uno dei tanti segni della cura con cui questo territorio è protetto. Alla foresta, alla sua importanza ecosistemica ed economica e ai suoi abitanti è dedicato il Centro Visitatori di Paneveggio. Al suo interno
dell’area protetta cedrone, la specie-bandiera delle Alpi è visitabile la mostra “Adi 6 novembrio Me F. B. scrisse qui – La montagna come ambiente scritto. Vagabondaggi”. Il titolo della mostra si ispira ad uno dei tanti graffiti e scritte che si rinvengono sulle pareti degli edifici sparsi sul territorio del Parco e che nel loro insieme formano una sorta di archivio della memoria popolare e “graffiata”. La mostra spazia fra le valli trentine di Primiero, Vanoi, Fiemme e Fassa ed assume quindi la forma di un “vagabondaggio” alla ricerca della memoria popolare scritta. Alla base della mostra vi è la ricerca del prof. Quinto Antonelli, pubblicata nei «Quaderni del Parco», una collana editoriale che da dieci anni approfondisce e illustra le tematiche ambientali e culturali del territorio. Del territorio di Fiemme sono peculiari le scritture dei pastori, che si intrecciano fortemente con l’ambiente naturale in cui vengono realizzate: i sassi e le rocce sulle quali si scrive con una punta metallica oppure con un legno carbonizzato o intinto in misture particolari. Il caso delle scritte della Val Averta, in Val di Fiemme, è del tutto particolare. La presenza in loco di un’ocra rossa a base di ossido di ferro che - impastata con latte di pecora - si trasforma in una tinta durevole nel tempo ha
offerto la possibilità di scrivere con suggestivi esiti estetici. Della Val di Fassa l’esposizione documenta le scritte sui fienili e su alcuni edifici rurali. Non mancano quindi gli spunti e le occasioni per visitare e conoscere un territorio, quello di Paneveggio, dove alla straordinarietà dell’ambiente naturale si associano intriganti stimoli culturali.
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Geoparc Bletterbach Herta Obertegger
L’
affascinante canyon del Bletterbach situato al confine tra la provincia di Bolzano e quella di Trento è il luogo ideale per passare una giornata all’insegna dell’avventura, con tutta la famiglia. Oltre ad un’emozionante escursione nella gola scavata dal rio Bletterbach si fa un viaggio nella storia della terra scoprendo uno dei luoghi più ricchi d’orme di sauri e di fossili. Il canyon che si apre ai piedi del Corno Bianco mostra i vari strati che compongono le viscere delle Dolomiti. Il Bletterbach è un posto unico in Europa che nel 2009 insieme alle Dolomiti è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Il Centro Visitatori GEOPARC Bletterbach ad Aldino (BZ) che illustra il
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processo di costituzione delle rocce visibili nella gola e custodisce alcuni reperti di piante fossilizzate, conchiglie e orme di sauri è aperto dal 1 maggio al 31 ottobre, tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 18.00. Il Museo GEOlogico a Redagno di Sopra, dove sono custoditi i principali reperti rinvenuti nella gola è aperto dal 1 maggio al 31 ottobre: me, sa, do, dalle ore 15-17.30; nei mesi luglio e agosto da martedì a domenica dalle ore 10.00-11.30 e dalle 15.00-17.30 Visite guidate tutti i giorni alle ore 10.30 partendo dal Centro Visitatori ad Aldino e tutte le domeniche alle ore 10.00 partendo dal Museo GEOlogico di Redagno di sopra. Visite guidate individuali per gruppi composti di almeno 10 persone si possono prenotare in
Un indimenticabile viaggio nel passato! qualsiasi momento. Il GEOPARC offre anche un ricco programma: il concerto dei trombettisti del gruppo “Blechreiz” nella gola , il concerto dei corni da caccia, escursioni a tema: orchidee selvatiche oppure erbe officinali, escursioni paleontologiche von la scienziata dott.ssa Evelyn Kustatscher, una giornata con la guardia forestale per conoscere meglio la flora e la fauna attorno al Bletterbach e il mercatino con prodotti casarecci tipici della zona. Per i più piccoli:: I bambini potranno passare giornate avventurose ed indimenticabili partecipando al programma “BLETTERBACH FOR KIDS” (luglio ed agosto) dove potranno scoprire il mondo affascinante delle rocce e dei fossili, giocare nel bosco, partecipare ad un torneo di biglie e
lasciarsi incantare dalle fiabe e dalle leggende sulla nascita del Bletterbach e dei suoi mitici abitanti raccontate dalla cantastorie Margaret Bergmann. Informazioni su date ed orari delle iniziative su www.bletterbach.info Per prenotazioni telefonare al numero 0471 886946 (Centro Visitatori ad Aldino -BZ)
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Storie nel cuore della Terra Marco Avanzini / Elio Dellantonio Ammoniti Latemar
N
ell’estate del 1822 Predazzo era in subbuglio. Alexander von Humboldt, Ciambellano del Re di Prussia e grande naturalista, aveva annunciato il proprio arrivo nel piccolo villaggio della Val di Fiemme per il mese di settembre. L’albergo Nave d’Oro fu rimesso a nuovo e venne preparato un nuovo registro dei visitatori, in cui l’ospite illustre avrebbe dovuto apporre per primo la sua firma. Cosa cercava von Humboldt a Predazzo, un luogo lontano dalle principali vie di comunicazione che collegavano l’Italia al resto d’Europa? A quel tempo due erano le teorie che cercavano di spiegare l’origine delle montagne. Una, detta “nettunista”, prevedeva che tutte le rocce si fossero formate in un esteso oceano primordiale poi prosciugatosi; gli strati più profondi, costituiti essenzialmente da graniti, dovevano essere i più antichi. A essi si erano poi sovrapposte le rocce sedimentarie più recenti, come le dolomie e i calcari. Le montagne costituite da strati così sovrapposti erano ciò che restava dei rilievi nati originariamente nell’antico mare. L’altra teoria, detta “plutonista”, prevedeva invece che la Terra fosse in continuo cambiamento e che le rocce potessero deformarsi e sovrapporsi senza alcun ordine precostituito. I sostenitori delle due teorie si confrontavano in accesi dibattiti già da qualche decennio quando, verso il 1820, un perito
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Museo delle Scienze, Trento
minerario dell’Impero Austro-Ungarico, il conte Giuseppe Marzari-Pencati, scoperse presso la località chiamata “i Canzoccoli”, nei dintorni di Predazzo, che il granito giaceva sovrapposto al calcare segnando un punto decisivo a favore della teoria del Plutonismo. Alexander von Humbold, nettunista convinto, si era precipitato in valle per verificare di persona la scoperta, nell’inutile tentativo di confutarne l’evidenza. Da quel giorno le Dolomiti sono diventate uno dei luoghi privilegiati dove ricostruire processi
Ricostruzione di Pareiasauro, uno dei rettili preistorici più antichi delle Dolomiti. Le sue orme fossilizzate sono state trovate in più luoghi della Valle di Fiemme e della vicina area di Aldino e Redagno. La ricostruzione è visibile al Museo di Geologia di Predazzo
Due erano le teorie che cercavano di spiegare l’origine delle montagne: nettunista e plutonista
Foto: Vincenzo Ferri
Il tritone alpestre: il piccolo drago delle Dolomiti
Osservando una pozza o un laghetto montano non è infrequente notare un guizzo e una increspatura sull’acqua. Avvicinandosi con cautela, si può avere la fortuna di osservare piccoli animali che si nascondono tra le erbe del fondo o i ciottoli della riva. Sono i Tritoni alpestri, anfibi di modeste dimensioni (10-11 cm compresa la coda) riconoscibili per la colorazione scura del dorso contrastante con i colori ventrali di un bel arancione acceso. Gli ambienti maggiormente frequentati sono i laghetti, gli stagni e le pozze fino a quasi 2400 metri di quota. Particolarmente minacciati dalla scomparsa degli habitat riproduttivi e talvolta dal ripopolamento ittico con pesci predatori, rappresentano uno degli anfibi più caratteristici e curiosi dell’ambiente dolomitico.
Analcime 3 puntei
geologici e biologici passati e dove mettere a punto le teorie e i modelli su cui si basa la geologia moderna. Dietro la bellezza dei loro paesaggi, queste montagne celano infatti una mole inimmaginabile di informazioni scientifiche. L’evidente relazione tra paesaggio e lo sviluppo geologico della regione ha suscitato fin dalla fine del XVIII secolo l’interesse del mondo scientifico: i fossili abbondantissimi, testimoni pietrificati delle epoche passate, erano lì a raccontare in che modo vulcani, deserti, mari tropicali e profondi oceani si erano succeduti nel tempo dando forma a una serie unica di strati rocciosi. Le montagne dolomitiche, comprese nelle Province di Trento, Bolzano, Belluno, Udine e Pordenone che coprono 142 mila ettari di territorio, sono state dichiarate poco meno di tre anni fa (giugno 2009) dall’UNESCO bene naturale dell’Umanità sulla base di due considerazioni principali: perché intrecciano in modo unico architetture verticali e orizzontali e perché condizioni eccezionali di preservazione consentono loro di essere uno straordinario riassunto della storia geologica globale. La porta ideale di questo ambiente montano è rappresentata dai Musei geologici che nelle valli di Fiemme e Fassa ne introducono la lettura: il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo e il Museo Mineralogico Monzoni di Vigo di Fassa.
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Sentiero geologico del Dos Capèl
Il Museo geologico delle Dolomiti di Predazzo è specializzato nella geologia delle Dolomiti. Si propone di valorizzare e promuovere la conoscenza del peculiare patrimonio geologico e mineralogico dell’area. Le sue raccolte sono costituite da rocce, minerali e fossili provenienti prevalentemente dalle Valli di Fiemme e Fassa. Particolarmente note a livello internazionale sono le sue collezioni di fossili tra i quali oltre 1000 piante fossili terrestri di età ladinica (circa 240 milioni di anni) e svariati pezzi unici come una grande lastra con 33 pesci proveniente dal Butterloch (BZ). Le esposizioni sono in fase di completamento; attualmente è aperta al pubblico un’ampia sala al pianterreno. Il Museo si completa e allarga sul territorio circostante attraverso itinerari geologici, petrografici e mineralogici. In particolare il “Sentiero Geologico del Dos Capèl” permette di apprendere in loco la storia geologica delle Dolomiti occidentali. Il percorso, noto e apprezzato anche per l’aspetto paesaggistico, si snoda ad anello fra i 1700 e 2230 metri di quota e prevede 32 punti di osservazione attrezzati con pannelli esplicativi. Fruibile nel periodo compreso tra la tarda primavera e l’autunno, è facilmente raggiungibile sia dall’abitato di Predazzo con gli impianti a fune della Società Latemar 2000, sia dall’Alpe di Pampeago.
Il Museo di Predazzo è specializzato nella geologia delle Dolomiti
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L’invenzione delle Dolomiti
Franz Dantone con guida verso il passo Santner
Foto: Franz Dantone - Archivio IcL “majon di Fascegn” - Vich
Non sono stati gli scalatori né i turisti a scoprire l’incanto dei «monti pallidi» – A indicare questa meta ai nobili inglesi impegnati nel “gran tour” furono geologi, scrittori e uomini di cultura di tutta Europa Cesare Bernard
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l riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio dell’umanità ha riconfermato, se ce ne fosse stato bisogno, che il valore aggiunto della nostra regione sono proprio i «monti pallidi». Il loro incanto tutto speciale lo avevano già scoperto i primi forestieri che circa duecento anni fa iniziarono ad interessarsi di queste montagne. La conoscenza e la frequentazione delle valli dolomitiche è stata a lungo condizionata dalla distanza e dalla viabilità piuttosto disagevole. È attestata comunque la presenza di passeggeri nel Cinquecento, e in una delibera della Comunità di Fassa del 1602 si fa obbligo a “chi vol tenir ostaria, debba alozar forestieri, et mantenir l’ostaria tutto anno”. Una attività significativa per i primordi del turismo è il “Bagno di Fassa” a Pozza (dal 1493). Anche gli alpeggi erano ambita meta dei nobili per la caccia di cervi e camosci. La scoperta delle Dolomiti, come la intendiamo comunemente oggi, ha altre
motivazioni, precisamente lo studio scientifico della natura ed il fascino per i luoghi esotici. Fu Déodat de Dolomieu che, durante un viaggio attraverso il Tirolo nel 1789, fu incuriosito dal particolare colore di certa roccia calcarea, che in seguito fu chiamata dolomia. Tuttavia l’interesse primario dei geologi erano allora le rocce vulcaniche di Predazzo e dei Monzoni. Nel 1811 Gian Battista Brocchi pubblicava una Memoria mineralogica della Valle di Fassa e fu il conte Marzari Pencati che, con la teoria delle rocce vulcaniche più recenti di quelle sedimentarie (1820), attirò fisicamente il gotha della scienza internazionale nelle valli di Fiemme e Fassa per verificare l’attendibilità di questa tesi molto rivoluzionaria. È attorno al movimento di tali personaggi che si svilupparono le prime osterie pensate e destinate apposta per ospitarli. Scorrere il libro delle presenze dell’osteria La Nave d’Oro della famiglia
L’albergo “Nave d’oro” a Predazzo alla fine dell’800
Giacomelli di Predazzo o quello dell’osteria Alla Corona d’Oro, fondata nel 1810 da Antonio Rizzi a Vigo è come leggere l’elenco dei più illustri scienziati del tempo, in particolare geologi: von Humbolt, von Helmersen, Bertrand-Geslin, Mohs, Cordier venivano qui da Edimburgo e da Parigi, passando per la Germania fino a San Pietroburgo. Il nesso fra primordi del turismo e mineralogia è testimoniato anche da due dettagli interessanti. Il terreno per la costruzione dell’Osteria alla Corona d’Oro, fu pagato dal Rizzi 7 carri di
Foto: Franz Dantone - Archivio IcL “majon di Fascegn” - Vich
minerali, trainati con i buoi fino ad Innsbruck. Inoltre uno dei primi testi scritti in lingua ladina, redatto nel 1812 dal pievano di Fassa Giuliani, ha come oggetto la conversazione tra un gruppo di bambini e un ricercatore di minerali. Il desiderio di conoscenza è alla base anche dell’alpinismo in quanto per osservare bene bisogna salire e vedere da vicino. È il caso di sir John Ball naturalista ed alpinista, primo presidente del British Alpine Club e primo a salire il Pelmo (1857) inaugurando l’era alpinistica delle
www.gianmoenamarmi.it
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Dolomiti. Da allora saranno il fascino romantico e la sfida alla cime inviolate che porterà i vari Grohmann, Tuckett, Tucker a violare le vette dolomitiche assieme alle guide locali Lacedelli, Dimai, Siorpaes, Innerkofler, Bernard e altri. Che le montagne fossero un posto di svago lo conferma la registrazione nel 1935 a Vigo di Franz Mages, borgomastro di Bolzano, che “venne per divertimento”. Lo stesso impulso che porta gli europei a scoprire e colonizzare nuovi mondi, li avvicina anche alle Alpi che sono meta dei Gran Tour di inglesi e tedeschi. Per conoscere bisogna anche avvicinare ed attraversare e chi scopre questi luoghi sente poi il bisogno di raccontarli. È il caso del naturalista di Manchester Churchill e del suo compagno Gilbert che negli anni 1861, 1862 attraversano, con le rispettive signore, il Tirolo, la Carinzia, la Carniola ed il Friuli e pubblicheranno nel 1864 a Londra “The Dolomite Mountains”, un capolavoro di involontaria promozione turistica. Sulla stessa lunghezza d’onda si colloca Elizabeth Tuckett che accompagna il fratello alpinista Francis Fox e racconta il suo girovagare con l’album di schizzi dal vivo “Zigzagando tra le Dolomiti” (Londra 1871). Anche la scrittrice e viaggiatrice inglese Amelia Edwards si avventura in un viaggio nelle Dolomiti documentato poi nel libro “Untrodden peaks and unfrequented valleys” (Cime inviolate e valli sconosciute) del 1872, un’altra pietra miliare
che quando compie diciannove anni lascia la sua firma, in greco, sul registro delle presenze della “Corona d’Oro”. E proprio quando la via è aperta e il percorso sembra segnato, tutto crolla sotto i colpi del primo conflitto mondiale. Gli enormi cambiamenti dell’immediato dopoguerra frenano la ripartenza del movimento turistico che però è spinto avanti da due fattori che ancora oggi ne costituiscono la forza: l’impareggiabile bellezza delle sue montagne e la forza della gente che vi abita.
Disegni tratti da: “Zigzagando tra le Dolomiti” di Elizabeth Tuckett
La scoperta delle Dolomiti si deve allo studio scientifico della natura e al fascino tutto inglese per i luoghi esotici del turismo dolomitico. Le Dolomiti giungono così sul palcoscenico internazionale e con la fama arrivano anche gli ospiti famosi, da Elisabetta d’Austria, detta Sissi, fino ad Alberto, re del Belgio. Il fascino delle montagne e delle vallate dolomitiche attira anche il mondo delle arti. È il caso di pittori, come Edward Theodor Compton (valido alpinista che fa delle Dolomiti le protagoniste di 300 scalate e centinaia di quadri) e i fratelli Seelos, ma anche scrittori, primo fra tutti Karl Felix Wolff che raccoglie e pubblica le leggende delle Dolomiti. Epifanio Dias, che nell’agosto del 1881 soggiorna a Vigo, è con ogni probabilità, il famoso linguista latinista portoghese, magari venuto fin quassù per verificare le teorie sulla lingua ladina proposte dall’Ascoli. Il coronamento della scoperta delle Dolomiti avviene con l’apertura della «strada delle Dolomiti», inaugurata nel 1909, ideata e fortemente voluta da Theodor Christomannos,
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UN GRANDE TIRO DI CORDA L’alpinismo e l’arrampicata storica nelle Valli di Fassa e Fiemme Stefano Dellantonio
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li albori dell’alpinismo locale hanno visto la scoperta delle Dolomiti prendersi un posto di rilievo nella storia economica e culturale di quelle che allora erano povere e stupende valli abitate da contadini e agricoltori cacciatori, artigiani, pastori e allevatori. Fu grazie all’opera di viaggiatori ed alpinisti inglesi, francesi e tedeschi che le Dolomiti furono visitate e salite, studiate e scritte, raccontate e celebrate sia a livello scientifico che ricreativo. Con i collegamenti stradali attraverso i Passi nasce nella seconda metà dell’Ottocento il Grand Tour dolomitico da cui il termine turismo, messa in moto di un numero crescente di viaggiatori, poi escursionisti, poi villeggianti, poi frequentatori/visitatori, poi turisti e infine, oggi, ospiti. Con l’arrivo di camminatori e di alpinisti, nascono i Rifugi e subito dopo le Guide alpine, cacciatori di camosci e sciatori che in breve cambiano divisa, e oggi si preparano, frequentano appositi corsi e superano gli esami per l’abilitazione ad esercitare una nuova benvenuta attività. Con la Guida alpina nasce un nuovo modo di frequentare e salire la montagna, di guardare e di vedere i luoghi attorno e sopra casa e ben presto, chi accompagna i turisti in quota o in parete, li ospita poi a casa propria, nelle prime Gasthaus, locande, pensioni e alberghi.
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Bruno Pederiva su Samarcanda, Val San Nicolò, Pozza di Fassa
Con la Guida alpina nasce un nuovo modo di salire la montagna
vedono anche in Fassa e Fiemme l’arrivo di un nuovo, moderno modo di andar per montagne. L’arrampicata classica e i pantaloni alla zuava cedono il passo alle scarpette leggere, alla magnesite e a capi di vestiario leggeri, comodi e colorati. La moda americana lancia nuove sfide che in Fassa vengono prontamente raccolte dalla giovani Guide Bruno Pederiva, Fabrizio Defrancesco, Renato Bernard, Sergio Valentini ed altri. Saranno loro a percorrere gli itinerari più difficili, a girare il mondo arrampicando in ogni stagione, ad aprire nuove vie di salita, a scoprire le magnifiche placche calcaree della Val San Nicolò e a cambiare la storia dell’alpinismo e dell’arrampicata delle Dolomiti di Fassa. Contemporaneamente nella vicina Val di Fiemme, a partire dagli anni 1980, nasce un movimento che attorno agli alpinisti di punta Benvenuto Laritti, Aldo Leviti e Francesco Mich, vedrà l’affermazione di una dozzina di giovani Guide che ben presto, da soli o con gli amici fassani, affronteranno salite e percorsi in ogni angolo del mondo, parteciperanno a numerose spedizioni internazionali, porteranno l’alpinismo fiemmese a livelli mai raggiunti prima. L’attualità e il futuro dell’alpinismo e dell’arrampicata locale sono in buone mani e nelle menti di giovani e validi climbers. I tiri di corda proseguono nell’abbagliante splendore di un semplice, vecchio e nuovo, affascinante e unico… vivere e andare per montagne.
Foto: Archivio icl “majon di Fascegn” - Vich
In Val di Fassa nel 1885 sono attive ben 12 Guide alpine che tracceranno la via da seguire, da fare e da completare, strada maestra e sentiero oggi conservato e rafforzato sia nel numero che nello spirito. Dai tempi delle grandi Guide storiche Luigi Bernard, Luigi Rizzi, Tita Piaz e Luigi Micheluzzi ai nostri giorni, i tiri di corda si sono susseguiti disseminando qui e nel mondo nuovi itinerari e nuovi nomi, alcuni dei quali entrati di diritto nel gotha dell’alpinismo internazionale. Ma gli alpinisti di Fassa e Fiemme oggi rappresentano anche la solidarietà e l’impegno nel prevenire incidenti in montagna e ad operare nelle squadre di Soccorso alpino che nelle due valli contano ormai oltre 150 volontari. La storica, determinante svolta alpinistica in Val di Fassa è incominciata negli anni 1960 quando un forte gruppo di giovani Guide alpine inizia a percorrere gli itinerari più difficili sia in estate che in inverno e quindi ad aprire nuovi itinerari sulle più belle pareti delle Dolomiti. Nel 1969 viene fondato il Gruppo “Ciamorces de Fasha”, che raduna tutte le Guide alpine e i migliori climbers locali con l’intento di diffondere la passione e le tecniche alpinistiche tra i giovani e di promuovere e sostenere l’alpinismo locale ed internazionale. Nel 1976 viene organizzata la prima storica spedizione di gruppo che vede un nutrito numero di Guide e Ciamorces recarsi in Patagonia con meta la vetta del Cerro Egger. I tempi ormai sono maturi e gli anni 1980
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Visitabili le trincee costruite cento anni fa nelle rocce e nei ghiacciai
Sul campo di battaglia più vasto d’Europa Bambesta Pianoro (Sadole)
Gli uomini di quassù mandati a combattere su altri fronti. Le donne venivano impiegate nell’infermeria, nei magazzini e nelle sartorie della retrovia austriaca Michele Simonetti “Federspiel”
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uando salite lentamente per un sentiero di montagna, lo zaino sulle spalle, il fiato che felice canta con voi la fatica, il panorama che vi stordisce perché le nostre Dolomiti sono intorno a voi, siete i testimoni unici di un regno incantato di leggenda e storia. La Storia, con la S maiuscola, tra la Marmolada e il Lagorai si incontra, si vive e rivive tra ogni pietra, ogni sentiero. Testimoni di vita e di morte tra il 1915 e il 1917, essi vi raccontano e vi parlano ad ogni passo. Spingetevi in alto e, quando sarete così in alto da sentirvi vicino all’infinito, volgendo lo sguardo intorno sarete circondati dalla Storia. Le nostre montagne vi offrono un opportunità unica di scoprire e di toccare con mano un passato non molto lontano, che ancora parla e comunica direttamente una delle più terribili ed uniche
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esperienze mai vissute dal genere umano. Battaglie d’alta quota! Combattenti che estate e inverno, senza tregua, si sfidarono per tre infiniti anni tra i duemila e i tremila metri di quota. Vagate, tra le impressionanti rovine di Cima Bocche, 2745 m., percorrete le Alte Vie Bruno Federspiel e Bepi Zac. Attraversate il Lagorai e la Grande Guerra sarà intorno a voi. Non si tratta solo di un fantastico paesaggio con qualche traccia della battaglia, no! Si tratta del più vasto e meglio conservato campo di battaglia d’alta quota d’Europa. Sulle Creste di Costabella, i volontari dell’associazione “Il Fronte dei Ricordi” hanno restaurato scale, trincee, baracche, acrobatici ponti. Nel Sasso di Costabella potrete trovare una mostra fotografica sulle sofferenze della guerra, installata in una grande caverna già prima
Alta Via Bepi Zac - Sasso di Costabella quota 2762 - Mostra fotografica “Guerra alla Guerra”
linea italiana. Alle pendici di Cima Juribrutto, 30 minuti di facile cammino dalla stazione di monte della Funivia del Col Margherita, si trovano gli spettacolari resti del comando di settore italiano. Attraversare il solitario e selvaggio Lagorai, significa incontrare passo dopo passo indescrivibili testimonianze della battaglia e della vita quotidiana. Ancora
più forte sarà la vostra impressione quando scoprirete che a confrontarsi su queste vette in posizione difensiva si trovavano i valligiani di Fiemme e Fassa, e dall’altro lato della trincea i fanti Italiani mandati all’assalto verso posizioni pressoché imprendibili. La guerra sulle Dolomiti fu diversa per molteplici ragioni: la montagna, l’ambiente
sottovoce in stazione
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ostile, le valanghe, la neve, il connubio tra alpinismo e tecniche di combattimento, le gallerie nei ghiacci della Marmolada, le decine di chilometri di teleferiche, linee elettriche e telefoniche. Ma pochi pensano e ricordano un fatto del tutto speciale e pressoché unico nelle storia della Grande Guerra. La linea del fronte, distante dai 2 a 4 chilometri dalle abitazioni civili, mai abbandonate dalle famiglie, nelle valli di Fassa e Fiemme, venne difesa da soldati che quando combattevano proteggevano e difendevano ciò che avevano di più caro e che si trovava nelle immediate vicinanze!
Piazza di Predazzo - Truppe Austriache
Il fronte venne tenuto dal primo all’ultimo giorno di combattimento. Il Tirolo Meridionale non venne mai conquistato militarmente, ma venne occupato solo nei giorni seguenti al cessate il fuoco del 4 novembre 1918 ore 15. Gli uomini maturi e i ragazzi combattevano in montagna, le donne in valle lavoravano nelle sartorie e lavanderie militari, costruivano strade, curavano i feriti. La cosa sorprendente in tutto ciò fu che, in questa situazione, non vi era, tra la gente comune, animosità politica o odio verso il nemico. Le cose erano viste dalla maggior parte delle persone con semplice, saggio e rassegnato occhio contadino: “Si può dare cosa più ridicola di questa: che un uomo abbia diritto di uccidermi perché abita sull’altra riva del fiume e il suo sovrano è in lite con il mio, benché io non lo sia con lui?” PASCAL. La guerra anche qui fece innumerevoli vittime. Cruenti combattimenti si svolsero, ripetutamente, per ottenere il dominio delle vette. In particolare le battaglie del 1916 su Cima Bocche, la conquista italiana del Cauriòl, le ripetute azioni e colpi di mano sulla Costabella, la battaglia delle Buse dell’Oro e del Colbricón, lasciarono su terreno innumerevoli vittime.
Stampa di propaganda contro l’Italia
Per vedere e approfondire Per chi volesse approfondire il tema della Guerra sulle Dolomiti, la biblioteca e il museo Ladino di Vigo di Fassa offrono una vastissima e approfondita documentazione. Inoltre si suggerisce di visitare la mostra di cimeli di Soméda (Moena), il piccolo museo del passo Fedaia e quello alla stazione di arrivo della funivia della Marmolada. Molto bella può essere una passeggiata in Val di Sàdole, sotto il Cauriòl, dove si trova nell’omonimo rifugio, la piccola ma suggestiva raccolta di cimeli di Aldo Zorzi. In valle alla portata di tutti si possono visitare: L’interessantissimo campo trincerato ristrutturato in località Fango - Val San Pellegrino. Il suggestivo cimitero militare di Vigo di Fassa, presso la bellissima chiesa di Santa Giuliana. I monumenti, ai caduti austro - ungarici della in fondo alla Val di San Nicolò L’ossario del Passo Pordòi.
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La grande attesa
Dei campionati del mondo
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ercoledì 20 febbraio 2013 si dichiareranno ufficialmente aperti i giochi iridati allo Stadio del Fondo di Lago di Tesero che si concluderanno domenica 3 marzo con la tradizionale 50 km mass start in classico. Saranno due settimane di sport ai massimi livelli e di grandi eventi. Per la Val di Fiemme sarà il terzo Campionato del Mondo di Sci Nordico, dopo quelli del 2003 e del 1991. Impianti di ultima generazione e rispettosi dell’ambiente, polifunzionalità delle varie strutture, accessibilità per chiunque inclusi i portatori di qualsiasi forma di disabilità - e ospitalità di gran livello sono il poker d’assi che la Val di Fiemme calerà con orgoglio, per portare nuovamente le Dolomiti, il Trentino e l’Italia nell’olimpo delle grandi dello sci nordico mondiale.
MONDIALI SENZA BARRIERE
Trentino Fiemme 2013 sarà il primo Campionato del Mondo accessibile ai diversamente abili. Oltre alle strutture senza barriere, un team specializzato di esperti e volontari accoglierà gli ospiti per guidarli alla
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scelta dei servizi creati appositamente per i diversamente abili…
LA CARICA DEI VOLONTARI
Sono già 1100 i volontari regolarmente registrati, altri 100 in attesa di registrazione, tutti della Val di Fiemme. Ci sono però anche molte richieste da fuori regione e persino dall’estero.
IMPATTO ZERO
Nel 2013 sarà mantenuta la certificazione ambientale UNI EN ISO 14001 ottenuta nel 2003, con l’imperativo di organizzare un Campionato del Mondo a basso impatto ambientale.
CERIMONIA DI APERTURA
Il Campionato del Mondo di Sci Nordico 2013 si aprirà con una pirotecnica cerimonia inaugurale a Trento, cui prenderanno parte artisti di fama internazionale come Goran Bregovic e, forse, Andrea Bocelli o Sting. Goran Bregovic, da ambasciatore della musica mondiale, comporrà l’inno ufficiale, coniugando la tradizione ritmica
Per la Val di Fiemme sarà il terzo Campionato del Mondo di Sci Nordico, dopo quelli del 2003 e del 1991.
20 febbraio / 3 marzo 2013 di sci nordico fiemme 2013 e melodica dei Balcani all’energia del rock e del jazz. La cerimonia di apertura, ripresa in diretta dalla RAI, si terrà in piazza Duomo. La coreografia prevede diversi colpi di scena, fra cui il ‘volo’ di un pianoforte con il pianista, per ricordare la musica che diffonde nel mondo l’abete di risonanza della Val di Fiemme. Sarà rappresentata anche la storia dello sci e delle Dolomiti, della Val di Fiemme e del Trentino con un video dello studio Festi.
SICUREZZA
La sicurezza sarà garantita da un gruppo interforze guidato dal vicequestore e capo della squadra mobile di Trento Roberto Giacomelli.
MOBILITà
I trasporti pubblici saranno gratuiti lungo tutta la valle a spettatori e accreditati.
BIGLIETTI
Già nel mese di maggio 2012 risultano venduti il 50% dei posti negli stadi. Inoltre si registra quasi il tutto esaurito nelle strutture alberghiere in Val di Fiemme e nelle valli limitrofe.
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CULTURA
Tra le attività culturali e di intrattenimento si inserisce anche l’iniziativa della Fondazione Museo Storico del Trentino che allestirà nelle gallerie di Piedicastello un inedito Museo storico dello sci (dopo il 2013 sarà trasferito in Val di Fiemme).
ARTE
Durante l’estate 2012, a Varena, sorgerà un’opera d’arte per celebrare il vortice di colori, diversità e passioni sportive che avvolgeranno la Val di Fiemme durante i Campionati del Mondo di Sci Nordico Trentino Fiemme 2013. Sarà intitolata proprio “2013” l’opera progettata e realizzata da Marco Nones per l’associazione che promuove la land art “RespirArt”. Una sovrapposizione artistica di due spirali rappresenterà il doppio vortice generato dagli atleti iridati di sci nordico e dalla moltitudine di fan che coloreranno l’intera Val di Fiemme. Una spirale sarà creata con legno di larice, l’altra con 13 alberi (per ricordare l’anno 2013) di 13 specie arboree differenti. Quest’ultima raffigura le diverse nazionalità in gara. I nomi delle nazioni presenti ai Campionati saranno incisi sulla spirale di legno.
IL GIOCO DEI MONDIALI
E’ già online il videogioco ufficiale dei Campionati del Mondo Trentino Fiemme
2013 si chiama “Skiri mini game” e lo trovate su www.fiemme2013.com.
STRUTTURE
Le strutture principali dei due stadi di Lago di Tesero (fondo) e di Predazzo (salto) sono state ultimate in anticipo sui tempi previsti. Stanno per concludersi anche i lavori di rifinitura delle tribune allo Stadio del Salto e del Palacongressi di Cavalese che accoglierà il centro stampa.
SPONSOR UFFICIALI
Viessmann, Vattenfall, Intersport, Coop, Betat-home, Hyundai e Trentino sono i partner che hanno voluto legare il proprio marchio all’evento trentino dal 20 febbraio al 3 marzo 2013.
MASS MEDIA
“Saranno prodotte immagini senza risparmio di mezzi e uomini. Pur in un momento di crisi economica generale, utilizzeremo il meglio della tecnologia e siamo pronti a rispondere alle richieste delle emittenti internazionali”, ha dichiarato Maurizio Ciarnò, responsabile del progetto RAI per il 2013, infatti, seguiranno l’evento anche emittenti come ZDF, ARD, NRK, ORF, SVT, YLE, RTV e SRG. Nazareno Balani, regista di Giochi Olimpici, Giro d’Italia, Marcialonga e dei massimi eventi di sport, ha fornito alcuni dati. Nelle gare di fondo saranno utilizzate 35 telecamere (fisse, mobili, su motoslitta, su binario, su cavo) e 16 saranno posizionate per le gare di salto, per far vivere con intensità le 30 competizioni (tra qualifiche e finali). “I suoni - ha precisato Balani - saranno protagonisti”. Saranno 21 i microfoni installati a Predazzo per far sentire il respiro teso e profondo degli atleti prima del decollo, il sibilo del volo, il fruscio degli sci, il “tonfo” all’atterraggio, i sussulti del pubblico, gli applausi, le interviste. L’obiettivo è di superare gli oltre 500 milioni di telespettatori del mondiale 2003. Per gli spettatori ci sarà anche un intenso “dopogara”.
Le foto sono di Digitaldolomiti
MUSICA E SPETTACOLI
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Fra le iniziative di contorno ai Campionati, il South Nordic Festival, Fiemme Arena, Winterfest, Tribute band (Abba e Queen), concerti, attività ricreative e culturali, notte verde e molto altro, senza contare che ogni sera la premiazione in Piazza dei Campioni a Cavalese sarà una festa.
www.fiemme2013.com
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Leggende d’alta quota Nel regno dei Castelli di pietra Sofia Brigadoi
L
a leggenda è tradizione, storia e incanto. Fa parte del patrimonio culturale di un popolo e nella narrazione unisce il reale all’immaginario. Racconti che l’uomo ha portato di villaggio in villaggio e che, con il passare del tempo, sono stati arricchiti con dettagli fantastici, bizzarri o poetici o spaventosi, incastonandosi nella mitologia di un popolo. Tuttavia la loro nascita è dovuta all’esigenza di celebrare situazioni e personaggi fondamentali nella storia di una popolazione, oppure per spiegare avvenimenti oscuri, o ritenuti tali, allo scopo di dare una risposta plausibile a dei quesiti ansiogeni. Sono numerosi i racconti che avvolgono di mistero queste montagne, animati da personaggi straordinari. Tra i più conosciuti El Salvanèl o Salvàn, folletto
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vestito di frasche, birichino e dispettoso, ma soprattutto geloso della sue foreste; la Bregostana, donna brutta e pelosa che fa razzia di tutto quello che trova, anche di bambini; la Stria o Strega, essere magico che possiede svariati poteri (di solito è cattiva); l’Orco, umanoide aggressivo, dagli occhi rossi e le orecchie appuntite; la Vivana, creatura incantevole e gentile; i Morchies, gnomi saggi e ingegnosi che abitano nelle montagne. La parola “leggenda” deriva dal latino legenda che significa “cose da leggere”. Ve ne proponiamo due.
Vivana
Foto: Archivio icl “majon di Fascegn” - Vich
Salvanèl
Sono numerosi i racconti che avvolgono di mistero queste montagne, animati da personaggi straordinari C’era una volta in Fiemme…
Il gigante Grimm Gli abitanti di Varena, Daiano e Cavalese erano da tempo terrorizzati da un mostruoso drago, grande e grosso come mezza montagna, che viveva nei pressi del Passo degli Oclini. Quell’essere malvagio ogni tanto apriva le enormi ali rosso sangue e si alzava in volo in cerca di bestiame giovane da sbranare. Se non lo trovava, si avventava sui tetti delle case e le scoperchiava per catturare sventurate ragazze e teneri bambini. Molti cacciatori provarono a uccidere il drago mentre dormiva, ma invano. Decisero di chiedere aiuto al gigante Grimm, che viveva anche lui agli Oclini, ma a differenza di quelli della sua stirpe, era buono e gentile. Aveva un solo difettuccio: quando si muoveva, il che per fortuna accadeva raramente perché amava oziare,
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)(
P.so Lavazè Pampeago
Varena Daiano Carano
Molina Capriana Valfloriana
Panchià
Masi di Cavalese Cavalese
Castello
Ziano Predazzo Bellamonte
di Fiemme
)(
Ora A22
Tesero
P.so Rolle
Trento
Val di Fiemme, dove il gusto “respira” la tradizione In Val di Fiemme il produttore, l'albergatore e il ristoratore condividono sapori, esperienze e ricerca. Fra sessanta milioni di abeti circondati da cime dolomitiche “Patrimonio Naturale dell'Umanità”, undici paesi si dedicano con convinzione al risparmio energetico e all'ecosostenibilità. In questa atmosfera di condivisione, tutela ambientale e rispetto, piccoli alberghi di charme, bed and breakfast, agritur, ristoranti e artigiani collaborano insieme al progetto “Tradizione e Gusto” che propone i menù chilometri zero e la riscoperta di antichi sapori e antichi saperi. “Tradizione e gusto” è una proposta dedicata agli ospiti che cercano una vacanza autentica in strutture ricettive, quasi esclusivamente a gestione familiare, ricche di fascino e tradizione o che presentino i migliori requisiti di bioarchitettura. E' l'occasione di gustare i vini del Trentino in accoglienti osterie o di esplorare i più ricercati piatti della tradizione fra atmosfere d'un tempo e panorami dolomitici. Si attinge dal passato persino per realizzare cosmetici naturali a base di erbe, bacche e piccoli frutti, ma anche infusi naturali a base di grappa trentina alle resine di pino mugo, genziana o prugnole selvatiche. C'è persino chi ha pensato ai benefici del legno di cirmolo, inserendo i suoi trucioli profumati nell'imbottitura dei cuscini per favorire il relax. Le produzioni tipiche di qualità che nascono in Val di Fiemme sono lo speck e i salumi freschi o stagionati, il miele, le marmellate e i piccoli frutti, lo strudel di mele, la selvaggina, i funghi, la pregiata Birra di Fiemme, le ricotte e gli yogurt caprini e il gustoso Formae Val Fiemme di Cavalese che per i suoi alti valori proteici e la sua ricchezza di calcio e fosforo è stato battezzato il Formaggio dei Mondiali di Sci Nordico Fiemme 2013. La genuinità della gastronomia fiemmese è garantita dal rapporto diretto con i produttori, dall'aria e dalle acque pulite della Val di Fiemme, dai tempi immediati di consegna degli alimenti e dalla volontà di attingere dalla tradizione locale e dalle ricette dei bisnonni.
Info APT Val di Fiemme Via F.lli Bronzetti, 60
Tel. 0462 241 111 Fax 0462 241 199
www.visitfiemme.it
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I - 38033 Cavalese TN
Foto: Archivio icl “majon di Fascegn” - Vich
Bregostana
provocava guai a ripetizione, insomma provate a immaginare un ippopotamo in una cristalleria. Il gigante Grimm accettò: nemmeno lui sopportava l’arroganza del suo vicino di casa. Una notte preparò un pentolone di mosa, la gustosa minestra fatta con latte e acqua, mescolata alla farina di granoturco, e la depose all’ingresso della grotta nella quale viveva il drago. Attirato dal profumino, l’orrendo sputafuoco uscì dalla tana e s’avventò sulla pentola, infilandovi tutto il muso. Allora il Gigante strappò un grosso pino dal prato come fosse un fiorellino e colpì a morte il drago a suon di colpi sulla schiena. Figuratevi, fece tutto questo senza nemmeno muoversi dal prato sul quale era comodamente seduto! Inutile dirvi i danni che fece Grimm quando si mosse qua e là nella valle per mostrare a tutti gli abitanti il suo trofeo.
C’era una volta in Fassa…
La battaglia delle Vivane Tanto tempo fa ci fu una battaglia combattuta in quello che poi sarebbe stato chiamato Pian Trevisàn, che restò impressa nella popolazione della Valle di Fassa.
Lassù, in una tiepida mattina estiva, un raggruppamento agguerrito di Trevisani, spostatisi oltre i loro confini per appropriarsi della valle e del bestiame, fronteggiò le truppe volontarie fassane, decise a difendere fino all’ultimo respiro i loro beni. Lo scontro si protrasse a lungo perché gli invasori non avevano fatto i conti con il coraggio e la determinazione dei valligiani. Per essere sicuri di vincere, i Fassani strinsero un patto con le Vivane, e fu proprio grazie all’aiuto di queste splendide creature del bosco che si assicurarono la vittoria. I Trevisani furono messi in fuga e non osarono mai più metterci piede. Per festeggiare fu preparato un lauto banchetto e si danzò fino al mattino. La gente di Fassa però non aveva fatto i conti con l’imparzialità divina che non premiò la disonestà che aveva spinto i guerrieri fassani a trescare con le Vivane e fu punita con inattesi e tragici temporali, che da quel dì iniziarono ad abbattersi sul Pian Trevisàn, mettendo costantemente in pericolo proprio quelle bestie e quel territorio che avevano voluto difendere.
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I fiori dei tremila metri Le famiglie nobili, quelle rare, quelle endemiche, cioè esclusive dell’alta Valle dell’Avisio - Un giardino da scoprire, diverso ogni cento metri di altitudine Giuseppe Morelli
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l Regno di Fassa e Fiemme è uno scrigno speciale del mitico impero di Flora: il candore del manto nevoso, il verde scintillante delle erbe risvegliate con addosso la rugiada, le vette che all’arrivo ed al tramonto del sole ne riflettono la luce abbracciano Enrosadira, l’imperatrice tutta vestita di rosa. La vegetazione parte dai 1000 m di altitudine del fondovalle con le foreste di pino silvestre, abete bianco ed abete rosso (compreso l’abete rosso di risonanza della foresta di Paneveggio), che arrivano fino a 2200 m di altitudine, dove lasciano spazio ad un collare di larici con il loro legno duro, rossastro e resistente che si appropriano della fascia che si spinge fino ai 2400 metri: foglie decidue, ma fusti che possono arrivare a 40 metri. Si fa quindi spazio il pino strisciante o mugo (Pinus mugo Turra) che arriva al massimo ai 5 metri ma conquista quota 2700 di altitudine. Rappresentano infine una rarità dai 1500 ai
ce ndrosa o» di A iglia delle n i c s u Un «c , della fam tra i a elvetic cee. Fiorisce tri e a Primul e tremila m a l i m e du
2500 metri gli insediamenti del cirmolo o cembro (Pinus cembra L.), legno adattissimo per l’intaglio e la produzione di manufatti, oggetti ornamentali, monumenti. Produce pigne alte 8 cm e del diametro di 5 cm, ricche di saporiti pinoli commestibili, ricercatissimi dagli animali selvatici. Sono leggermente più piccoli dei pinoli del pino domestico (Pinus pinea) ma più saporiti. Entrando in una piccola foresta di cirmolo, ad esempio quella di Gardeccia, in settembre-ottobre è come capitare in un refettorio rumoroso e qualche pigna può colpirvi in testa. Cervi, camosci, caprioli, lepri, ghiri, tutti i piccoli animali del bosco sono i commensali. Le gazze, i corvi, le cornacchie, persino gli uccelli notturni sgusciano le pigne direttamente dai rami, generosamente rivolti verso l’alto. Il diradarsi della flora legnosa lascia sempre più spazio al ginepro nano che arriva con i piccoli, pungenti cespugli, stracarichi di bacche tendenti
Saxifraga della Val di Fassa
Saxifraga Facchini Koch.
Saxifraga depressa Sternberg - Saxifraga fassana Hand. - Mazz. Chiamata Sassifraga della Valle di Fassa. Cresce dai 2100 ai 2600 m di altitudine, su substrato eruttivo, riscontrabile sulla catena del Patón-Contrìn, Marmolada, Passo delle Selle sui Monzoni, Cima di Bocche, Castellazzo, Montalón. Fiorisce in luglio-agosto. Ha foglie secche che coprono il fusto di 8 cm: quelle verdi sono lineari spatolate, quelle superiori sono lanceolate con tre denti, ben pronunciati all’apice. Il fiore ha petali bianchi con lobi ovati.
Vive solo sulle Dolomiti di Fassa e sul Latemar da 2500 a 3500 m di altitudine. Forma cuscinetti sulla nuda dolomia, con foglioline appressate che somigliano ad otri schiacciati con peli carnosi di colore verde argenteo. Fiorisce in agosto con petali che quando si aprono sono giallastri, ma che per il freddo o l’ aria fredda che soffia al sole, diventano rosei, sempre più carico. Si mostra solo a chi piace la montagna e va a cercarla di fronte al Rifugio Demetz sui fianchi del Sassolungo o comunque sulle vette dai 2500 m in su. L’ha scoperta il medico Francesco Facchini, nato a Vigo di Fassa nel 1788, sepolto a Forno di Moena nel 1852, uno dei più importanti studiosi di botanica espressi dal Trentino.
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Campanula Morettiana Rchb.
I suoi limiti altitudinali vanno dai 1500 ai 2500 m. La Campanella dolomitica è assai rara, ma è presente su vari gruppi Dolomitici, sempre sulla nuda roccia, ove fiorisce da agosto a settembre con fiori sull’azzurrino o violaceo leggero con corolla campanulato-imbutiforme a lobi ovatotriangolari. Le piccole foglie formano una rosetta agganciata a fusticini deboli e brevi, entrambi pelosetti.
al celeste chiaro, fino ai 3000 msm. Molto spazio viene occupato dal rododendro ferrugineo e da quello peloso che contrastano le praterie più scoscese alle altre erbe. La vegetazione si fa quindi di specie erbacee che dapprima arrivano al metro. È il caso dei gigli (bulbifero, croceo, martagone), della genziana maggiore, delle dondolanti scabiose, delle campanule, che convivono con le adenostile, le valeriane, con il romice e le acetose, e con i velenosi aconiti azzurro e giallo. Ad arricchire la festosa tavolozza si aggiungono la clematide rampicante, gli sgargianti papaveri rossi, gialli, chiazzati, la festuca, i giunchi, la luzula, le ombrellifere. Queste ultime maturando i semi cambiano forma e colore, in attesa che, supermaturi, il vento o gli uccelli li disperdano per tramandarne la specie o farsi nutrimento. Più si sale, le stesse specie riducono la parte arborea, ma mantenengono, pur ridotti in numero e grandezza, i medesimi fiori e frutti. Nei posti battuti dal vento e dalle intemperie, dove l’erba lotta per rinverdire il suolo, resistono i ciuffi della rosea armeria, e le chiazze, rosse, rosa, bianche, variegate di androsace, silene, saponaria, arenaria, ecc. Sui magri prati l’azalea delle Alpi stende i suoi tappeti, ma poi i garofanini, le ericacee, le globularie, le stelle alpine che portano fortuna a chi le incontra e rispetta, le campanule, insieme a pediculari, papaveracee, saxifraghe, sempervivum, fiteuma comosum fanno compagnia alle specie che vivono sulla nuda roccia. Le orchidacee, anche quella profumata, convivono con l’arnica, le centauree, le achillee, le artemisie fino alle papilionacee, alla dafne mezereum, l’alpina, la striata e tante, altre specie con i loro fiori, colori, forme e profumi, epoca e posto di crescita.
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letture per lâ&#x20AC;&#x2122;estate
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Turisti senz’auto
ome si muoverà il turista del futuro? Certamente, senza automobile. La Val di Fiemme gioca d’anticipo proponendo, già a partire dall’estate 2012, il progetto FiemmEmotion. Navette, bici e monopattini elettrici, bici tradizionali, autobus di linea efficienti, impianti di risalita, collegamenti pedonali, servizi di bike sharing e tettoie fotovoltaiche per ricaricare le bici. Il progetto coinvolge tutta la Val di Fiemme: Comunità Territoriale, Comuni, Azienda per il Turismo, una cinquantina di Hotel, artigiani e commercianti. Inoltre, dal 25 giugno al 9 settempre 2012, gli hotel coinvolti offrono la FIEMME-MOTION card che permette di viaggiare gratuitamente in valle su tutti gli autobus di Trentino Trasporti. Nella card sono contenuti servizi di navetta urbani, agevolazioni per i servizi di bike-sharing, ingressi liberi per musei, percorsi in quota ludici, sportivi e culturali, sconti per passeggiate a tema ed escursioni guidate nei luoghi eco-sostenibili ed eco-sensibili. L’idea è di permettere agli ospiti della Val di Fiemme di lasciare l’auto nel parcheggio dell’hotel e di muoversi in piena libertà utilizzando mezzi e servizi a basso impatto ambientale: Questa valle trentina “riciclona” e pulita, quindi, è sempre più attenta alla qualità della vita. Non si accontenta di respirare l’ossigeno generato da 60 milioni di alberi (secondo una stima dell’Apt Val
FiemmE-motion, emozioni in movimento per una vacanza ecosostenibile di Fiemme ce ne sarebbero 200 per ogni turista). Infatti, quando si parla di rispetto ambientale, la Val di Fiemme vanta diversi primati. Basta dire che un terzo dei diciottomila abitanti usa quotidianamente energia termica o elettrica proveniente da fonti alternative, fra cui due grandi centrali di teleriscaldamento e l’impianto fotovoltaico pubblico a terra più grande d’Italia. La Val di Fiemme, inoltre, è fra le prime nella raccolta differenziata dei rifiuti (Premio speciale dei Comuni Ricicloni d’Italia 2008 e 2009). Gli sport invernali sono in prima fila nella promozione dell’eco-sostenibilità. I Campionati del Mondo di Sci Nordico 2013 hanno sposato, per esempio, il logo “Fiemme Vallevviva”, per diffondere la cultura del rispetto ambientale e della vivibilità. Guardando al futuro, Fiemme vorrebbe essere la prima valle alpina a traffico limitato. Per mostrare quali spazi potrebbero aprirsi ai suoi residenti e quali vantaggi si potrebbero ottenere a favore della vivibilità e dello stile di vita, la Valle propone ogni anno a gougno l’evento “Fiemme senz’auto”, con la chiusura della Statale 48 da Cavalese a Predazzo, fra sfilate di carrozze con i cavalli, auto e bici elettriche, concerti, giochi, dimostrazioni, degustazioni, mostre all’aria aperta e spettacoli. L’unica regola è l’utilizzo di mezzi eco-compatibili, partendo dai piedi e dalla bicicletta, fino ai roller, al monopattino, alla carrozza trainata da cavalli e a qualsiasi altro mezzo non inquinante.
Info: Apt Val di Fiemme, Tel. 0462 241111 info@visitfiemme.it www.visitfiemme.it
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Un solo biglietto per 300 km di vedute
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anoramaPass dà libero e illimitato accesso a tutti gli impianti di risalita aperti d’estate in Val di Fassa, oltre a offrire il vantaggio di servirsi gratuitamente dei mezzi pubblici di linea per tutto il periodo di durata della carta.
Tratte:
> Moena - Canazei - Passo Fedaia e ritorno (servizio svolto dalla compagnia Trentino Trasporti) > Moena - Passo San Pellegrino e ritorno (servizio svolto dalla compagnia Trentino Trasporti) > Vigo di Fassa - Passo Costalunga e ritorno (servizio svolto dalla compagnia Sad) > Canazei - Passo Pordoi e ritorno (servizio svolto dalla compagnia Sad) > Canazei - Passo Sella e ritorno (servizio svolto dalla compagnia Sad)
Le Dolomiti a portata di Pass In vetta a tariffe estremamente convenienti è acquistabile presso gli uffici turistici della Val di Fassa e alle casse delle stazioni degli impianti di risalita, e disponibile in tre differenti formule: 3 giorni su 6, 6 giorni su 6 oppure 7 giorni su 13. Tariffe speciali per gli ospiti che soggiornano in una delle strutture associate all’Azienda per il Turismo della Val di Fassa: con la Val di Fassa Card avrete una riduzione rispetto al normale prezzo di vendita. Ricordate di richiedere la carta al vostro datore di alloggio (Hotel, Residence, Appartamento, Camping). Novità estate 2012: per i possessori di PanoramaPass sconto sul biglietto d’ingresso al nuovo centro acquatico “Dòlaondes” di Canazei.
TARIFFE ESTATE 2012
Adulti
Ragazzi
PanoramaPass 3 giorni su 6
41,00
25,00
per gli ospiti delle strutture convenzionate APT Val di Fassa
35,00
20,00
PanoramaPass 6 giorni su 6
62,00
40,00
per gli ospiti delle strutture convenzionate APT Val di Fassa
53,00
33,00
PanoramaPass 7 giorni su 13
72,00
48,00
per gli ospiti delle strutture convenzionate APT Val di Fassa
63,00
41,00
Riduzioni: ragazzi nati dopo 31.12.1997. Gratuità per i bambini nati dopo il 31.12.2006 PANORAMAPASS non è trasferibile ed è valido dal 10 giugno al 7 ottobre 2012
Azienda per il Turismo della Val di Fassa Piaz G. Marconi, 5 - I 38032 Canazei - TN tel +39 0462 609500 fax +39 0462 602278 www.fassa.com
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I tuoi boschi da fiaba
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n Val di Fiemme, prati fioriti, foreste e morbide distese di muschio si trasformano in sorprendenti palcoscenici. Qui prendono vita ogni giorno fiabe teatralizzate. Dal 2 al 14 luglio 2012, la Val di Fiemme invita a immergersi nell’atmosfera magica del Fantabosco con i folletti, le fate e le streghe di “Melevisione” e i buffi pupazzi di “Parapapà”. Saranno due settimane di fiabe nella natura, con laboratori creativi dedicati alle famiglie. I grandi show serali nelle piazze dei paesi vedranno protagonisti i personaggi televisivi di Rai Yoyo e Rai Gulp con il simpatico Armando Traverso. Dal 29 luglio al 3 agosto 2012, si ride a più non posso con la Settimana della Clownerie. Predazzo si popolerà di clown, con show serali in piazza e laboratori a quota 1.650, a Gardoné, con Tommaso Brunelli, Claudio Cremonesi e Claudio Madia. I parchi divertimento in quota invitano a giocare fra panorami incontaminati. Sull’Alpe Cermìs la telecabina accompagna a Cermislandia, dove oltre alle animazioni del Kindergarten, si possono vivere giornate da piccoli boscaioli e da giovani marmotte. Sul Passo Lavazè si incontra una pista per gommoni Tubby con 3 paraboliche. Sopra Tesero, la Fattoria didattica di Malga Pampeago invita le famiglie a prendersi cura di asini, vitellini e maiali e a degustare il latte appena munto. Sopra Predazzo c’è il Latemar “La Montagna Animata” dove, oltre alle discese mozzafiato della slittovia Alpine Coaster Gardoné e al Kindergarten, si incontrano cantastorie, dragologi, guide, scienziati e attori che accompagnano nella “Foresta dei Draghi”, nel sentiero del “Pastore distratto” e lungo il “Sentiero Geologico delle Dolomiti”. I bambini imparano a costruire un campo base nella natura a Bellamonte, accanto al nuovo Kindergarten “La tana degli gnomi”, in località Castelir, che propone anche attività con le unità cinofile della Polizia di Stato. A Capriana è nato il “Gioco del bosco” che accompagna a scoprire i segreti della natura con i personaggi delle fiabe in un originale gioco di ruolo. Nel fondo valle si incontrano tre parchi per il tarzaning a Molina di Fiemme, a Ziano e nella stazione di risalita del Cermis. L’Avisio Rafting, infine, invita a programmare una discesa in gommone, lungo il torrente, con la famiglia.
La family card: il passpartout del divertimento
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Questa valle soleggiata, fra le Dolomiti del Trentino, avvicina i piccoli ospiti agli animali e
“In Val di Fiemme incontro la fata del Fantabosco, imparo a fiutare un drago, costruisco un campo base, mi prendo cura di un vitellino, vivo una giornata da boscaiolo, mi lancio con una liana, mi lascio trasportare dal torrente…“
alla natura attraverso il gioco, la favola e l’amore per i cibi più semplici. Escursioni e animazioni sono compresi nel prezzo. Gli Hotel per Famiglie offrono la Family Card che propone escursioni nella natura con folletti e personaggi delle leggende, discese mozzafiato su slitte o gommoni, parchi divertimento, sport, acrobazie fra gli alberi, visite per stabilire un contatto esclusivo con i cervi, ma anche con le capre e le mucche. Inoltre, appassionano i laboratori per mungere, per fare il burro, il miele, il pane e il formaggio. I bimbi si muovono in libertà nella natura con il nordic walking, la mountain bike e l’arrampicata sportiva.
Info: Apt Val di Fiemme, Tel. 0462 241111 info@visitfiemme.it www.visitfiemme.it
La Val di Fassa è tutta un gioco sopra Vigo, al Minigolf Panorama e Pra de Sauta Martin a Pozza, al Baby Ischiapark a Campitello, al Fassa Park di Canazei, al Kinderpark Ciampac nella conca assolata sopra Alba. Qui, i bambini giocano assieme agli animatori che li intrattengono anche con merende e party a tema (in caso di maltempo i parchi s’avvalgono di strutture coperte), mentre i genitori possono concedersi escursioni impegnative o momenti di relax. Da luglio a settembre il Catinaccio si anima dei mitici personaggi del “Sentiero delle Leggende” e in ogni angolo della valle la natura diventa la migliore compagna di svago per i piccoli
Immagini in allegato: N. Angeli - R. Bernard - Archivio Apt Val di Fassa
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utte le vette della Val di Fassa narrano una storia. E c’è addirittura un percorso che ne raccoglie e racconta sei. È il “Sentiero delle leggende” (“Dò l troi de la contìes” in ladino), una semplice passeggiata ideata dai gestori del Rifugio Gardeccia, in Val di Fassa. Nella splendida conca all’ombra del Catinaccio, ci s’incammina lungo un itinerario in sei tappe (e sei storie) dove, come per magia, si vivono le avventure di re, principesse, streghe e pastori che lì, in passato, hanno preso forma. Il sentiero, che si raggiunge con la funivia da Vigo di Fassa al Ciampedie e poi, a piedi, fino al Rifugio Gardeccia (45 minuti circa), si può percorrere seguendo i racconti, raccolti in un libro, o partecipando all’escursione (di mezza giornata) per famiglie “Sul sentiero delle leggende”. L’uscita è organizzata, ogni giovedì dal 5 luglio al 6 settembre, dagli operatori del Museo Ladino di Fassa. Ma l’intera valle per i bambini è un mondo di fiaba dove la natura è la migliore compagna di gioco. Prati e ruscelli danno lo spunto per inventare svaghi divertenti. Boschi incantati si raggiungono a piedi, con bici o mountain bike lungo la semplice “Pista ciclabile delle Dolomiti”. E per diventare assi delle ruote grasse ci sono divertenti Skillpark della valle con guide specializzate che insegnano i “trucchi” del mestiere. Chi ama gli animali nelle malghe può incontrare mucche, vitelli, capre, pecore, galline e asini, visitare le stalle e assistere alla preparazione del formaggio. In alcuni rifugi ci s’avvicina ai pelosi bovini scozzesi, mentre durante i percorsi in quota ci si può imbattere in caprioli, camosci, mufloni e volpi. Frequenti gli avvistamenti delle simpatiche marmotte che scorazzano sui prati. Avvincenti, poi, le gite a cavallo e per chi non è mai salito in sella sono diversi, in Fassa, i centri d’equitazione dove provare a trotterellare su pony e puledri. I più grandi possono mettere alla prova le loro abilità di “re e regine della jungla”, magari pure in compagnia di mamma e papà, al Dolomiti Action Adventure Park di Campitello, al Parco Sauta Martin di Pozza o all’Adventure Park Piciocaa di Pera, dove tra liane, passaggi di corde e ponti tibetani si “vola” da un albero all’altro. Per i più piccoli, invece, sono ideali i parchi giochi, dotati di belle strutture lignee dove arrampicarsi, scivolare o dondolare, che si trovano in tutti i paesi della Val di Fassa o gli speciali babypark (a pagamento) a fondovalle e pure in quota, dal Fiabilandia di Moena, al Kinderpark Ciampedìe
Azienda per il Turismo della Val di Fassa Piaz G. Marconi, 5 - I 38032 Canazei - TN tel +39 0462 609500 fax +39 0462 602278 www.fassa.com
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Nuovissimi eventi di Fiemme
Road bike week 2012 > 24 -30 giugno Settimana dedicata ai ciclisti su strada, che propone ogni giorno negli orari 8-12 la chiusura dei principali passi dolomitici di Fassa, Fiemme, Primiero, Valsugana e Cembra e la presenza di una navetta per assistenza tecnica al seguito e punto di ristoro ai passi. www.dolomitilagoraibike.it Hole in One Golf dal trampolino > 22 luglio 2012 Predazzo “Hole in One” ovvero “fare buca al primo colpo”. Sfida golfistica mozzafiato dal trampolino più alto dello Stadio del Salto di Predazzo. L’evento sportivo, unico in Europa, è organizzato da trekkingolf. Il giocatore che centrerà la buca dal trampolino, con un solo colpo, tornerà a casa a bordo di una Porsche Boxster. Anticipano l’evento: un percorso a 9 buche di trekkingolf a San Martino di Castrozza e un percorso di City Golf nel centro storico di Predazzo (sabato 21 luglio). www.trekkingolf.com Predazzo-Gardoné: settimana della clownerie > 29 luglio - 3 agosto 2012 Predazzo si popola di clown, con show serali in piazza e laboratori a quota 1.650, a Gardoné, con Tommaso Brunelli, Claudio Cremonesi e Claudio Madia. I bambini muovono i loro primi buffi passi da giocolieri e equilibristi. www.latemar.it RespirArt - quattro artisti a quota 2000 > 30 luglio - 5 agosto 2012 Pampeago Sorgono nuove opere d’arte “nella natura e per la natura” lungo
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il percorso artistico RespirArt Pampeago, da Baita Caserina a Baita La Bassa. Le opere sono create da Mauro Lampo Olivotto, Thorsten Schütt e Marco Nones sotto gli occhi degli escursionisti per una settimana. Domenica 5 agosto, ore 9.30, presentazione delle opere e Show Cooking itinerante di Alessandro Gilmozzi, chef stellato
Fiemme Senz’Auto. L’appuntamento del 3 giugno è quindi ripetuto domenica 19 agosto, per condividere con i turisti gli ideali di vivibilità e eco-sostenibilità che animano la manifestazione. Degustazioni, concerti, spettacoli, mercatini e giochi per i bimbi nei paesi lungo una strada statale chiusa al traffico
Fra manifestazioni inedite dedicate ai bambini, all’arte nella natura, alle due ruote, al golf dal trampolino, agli amici a quattro zampe, torna il Summer Grand Prix di Combinata Nordica e raddoppia Fiemme Senz’Auto
Michelin di Cavalese. Lungo il sentiero RespirArt si assiste alla ricerca delle materie prime e alla creazione del dessert “Borderline” che sprigiona i sapori del bosco. Degustazione su sassi levigati dall’Avisio. www.respirart.com Fiemme senz’auto raddoppia 19 agosto 2012 Da quest’estate sono due le giornate
automobilistico, ma aperta a ogni mezzo ecocompatibile (carrozze, bici elettriche, bici, monopattini, roller e, naturalmente, piedi). www.visitfiemme.it www.fiemme2013.com FIS Sommer Grand Prix Combinata Nordica > 29 agosto 2012 Dopo l’intensa attività invernale che ha visto impegnata la Val di Fiemme, la combinata
nordica si riaffaccia in Trentino nella sua veste estiva con il Summer Grand Prix. Ore 10.00 Predazzo – sci: Salto dal trampolino HS 134 Ore 15.00 Predazzo centro storico – roller: Individual Gundersen 10 Km www.fiemme2013.com Campionato del mondo dell’internationaler Dobermann Club > 14 - 16 settembre 2012 I cani dovranno dare sfoggio delle loro capacità sotto l’occhio vigile dei giudici Hans Wiblishauer (GER), Pierluigi Pezzano (ITA), Thomas Becht (GER), Florindo Coppo (ITA), Josè Maria Bulò (SPA), Merete Dalgaard (DEN). www.visitfiemme.it
Primo trofeo Passo Pampeago > 16 settembre 2012 Cronoscalata MTB 1000 metri di dislivello in mountain bike. Ritrovo alle 8.00 e inizio della gara alle 9.30 per gli oltre 150 atleti che vorranno cimentarsi con questo impegnativo percorso che da piazza Nuova in Tesero raggiunge il Rifugio Zischgalm a Passo Pampeago. www.latemar.it
Val di Fassa stregata dalla bici Nella valle ladina da giugno a settembre largo alle due ruote: itinerari, servizi ed eventi tutti dedicati ai bikers
Un’estate di grandi eventi su due ruote > 20-24 giugno Champions Val di Fassa Bike Week with Cristian Deville e Stefano Gross > 23 giugno Passi Pordoi, Sella, Duron “Südtirol Sellaronda Hero Mtb-Marathon” > 24 giugno Canazei, Passo Pordoi e Passo Sella “Sellaronda Bike Day” > 1 luglio Passo Pordoi e Passo Sella “Maratona dles Dolomites”
> 9 settembre Moena Polartec Val di Fassa Bike > 23 settembre Canazei, Passo Pordoi e Passo Sella Eco Dolomites Sellaronda Bike
Azienda per il Turismo della Val di Fassa Piaz G. Marconi, 5 - I 38032 Canazei - TN tel +39 0462 609500 fax +39 0462 602278 www.fassa.com
Foto: R. Brunel - Archivio Apt Val di Fassa
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l mezzo più ecologico e salutare diventa il must dell’estate in Val di Fassa. All’insegna della vacanza attiva e di una mobilità in sintonia con l’ambiente Patrimonio Unesco, la bici è la regina della bella stagione. Si moltiplicano così gli eventi legati alle due ruote che si inseguono uno dopo l’altro, dalla primavera a settembre, portando in pista per primi i valligiani seguiti a ruota dagli ospiti. La Val di Fassa scommette sulla bici e lo fa con i suoi campioni dello sci, testimonial a tutto campo della terra ladina. Sono infatti Cristian Deville e Stefano Gross che, dal 20 al 24 giugno, salgono per primi in sella a fianco dei turisti nella Champions Val di Fassa Bike Week. Di lì in poi l’estate si muove a colpi di pedale, tra giornate sui passi chiuse al traffico automobilistico, gli itinerari avventurosi del “Sellaronda Mountainbike Tour” e quelli adrenalinici del “Fassa Bike Resort” del Belvedere di Canazei e del Buffaure di Pozza. Ed è una valle percorribile in bici da cima a fondo quella a disposizione di residenti e ospiti, a cominciare dalla “Pista ciclabile delle Dolomiti”, un nastro di 47 km che corre nel verde e unisce la terra ladina con la vicina Val di Fiemme (3 ore circa il tempo medio di percorrenza stimato). È un itinerario molto apprezzato da grandi e piccini perché si può compiere solo in falsopiano e discesa grazie al “Bike Express Fassa-Fiemme”, l’autobus che dal 24 giugno al 9 settembre tutti i giorni, eccetto il sabato, serve la ciclabile. Il bus, dotato di rimorchio per l’attrezzatura, permette di andare in bici divertendosi da Canazei a Molina e di risalire comodamente. I bikers possono contare su una corsa al mattino e due al pomeriggio. Il prezzo del biglietto è di 8 euro per gli adulti, per qualsiasi tratta (7 euro per i possessori di Val di Fassa Card); per i bambini fino a 10 anni è gratis (2 euro per eventuale trasporto bici). Gli appassionati di ruote grasse, poi, possono divertirsi lungo i mille chilometri di sentieri che conducono oltre i 2000 m di quota fra le cime spettacolari della Val di Fassa, del Lagorai e le oasi naturali del Parco di Paneveggio Pale di San Martino e del Monte Corno. Tutto questo offre il “Dolomiti Lagorai Bike”, un progetto che propone 40 favolosi tracciati per mtb. In Fassa sono ben 14 i percorsi da esplorare pure con l’ausilio di una mappa che ne fornisce la descrizione dettagliata (www. dolomitilagoraibike.it).
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Una piscina per tutti
a gloriosa “piscina comunale” di Cavalese sta per riaprire al pubblico. Questione di giorni. Il radicale rifacimento ha suggerito di procedere alla riapertura per gradi. Il primo, fondamentale, a luglio, coincide con la stagione estiva per soddisfare le richieste dei turisti che, anche dai paesi vicini, prendono d’assalto la piscina come uno dei momenti di sport e relax connaturati col concetto di ricreazione integrale in cui si identifica la vacanza. Sono state progettate più vasche, con diverse caratteristiche di design, profondità e temperatura. Sono 580 mq di spazio d’acqua, suddiviso in zone: la vasca principale (chiamata “vasca nuoto”) sarà omologata FIN, altre saranno dedicate per i corsi di nuoto per principianti, l’acquagym, l’acqua fitness. Non poteva mancare l’ampia area destinata alle famiglie: spettacolare la zona ricreativa munita di scivolo e giochi d’acqua, con vasche di diverse profondità inserite in un contesto accogliente e
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La nuova, modernissima piscina di Cavalese centro polivalente: per atleti, salutisti, famiglie
studiato apposta per fare felici i bambini. Otre alla zona ludica, vi è quella didattica con piscine dedicate all’insegnamento. Nell’area esterna il prato è stato ampliato ed è stata costruita una vasca all’aperto che nei mesi estivi diventerà un vero e proprio lido. La nuova struttura è dotata di un centro benessere (saune, bagni turchi, idromassaggi e altro), di una palestra, di un ampio e super attrezzato centro estetico e naturalmente di un bar. Insomma, un nuovo tempio del wellness, per la gioia di grandi e piccini. Info: Sagis Srl Cavalese Tel. 0462 230407 www.sagis.tn.it info@sagis.tn.it Residenti e villeggianti potranno collegarsi per ogni informazione: tariffe, corsi nuoto e ogni altra attività collegata.
Cure termali e beauty farm
Fassa Terme Dolomia Nel regno della salute e della bellezza
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e acque termali, ossia l’antichissimo rimedio naturale per curare molteplici disturbi, senza conseguenze collaterali, in valle c’è. Terme Dolomia a Pozza di Fassa è l’unico centro termale nelle Valli dell’Avisio. Ed è convenzionato con Servizio Sanitario Nazionale. Le cure termali vengono effettuate con l’acqua del “bagn da tof di Alloch”, ricchissima di sali minerali composti: è sulfurea - solfato - calcica - magnesiaca - fluorata. Le sue acque sono state utilizzate nel corso dei secoli per curare personaggi illustri. Nel 1493 il Principe Vescovo di Trento in soggiorno estivo a Cavalese, si curava presso lo stimato stabilimento e alcuni documenti del 1606 descrivono i bagni di Pozza come uno tra gli edifici più rinomati. Il centro è stato riaperto nel 2003 e data dal 2005 la convenzione con il Servizio Sanitario. L’acqua termale Alloch, trova indicazione nelle seguenti patologie:
> Sindromi dell’intestino irritabile (stipsi…) > Otorinolaringoiatriche: gola (faringite cronica, laringite...) > orecchio (otite...) > naso (rinite allergica, sinusite cronica, rinofaringite…) > Broncopneumologiche (bronchite cronica, asma bronchiale...) Si ottengono ottimi risultati anche per la prevenzione delle malattie da raffreddamento e allergie nei bambini e negli adulti. > Reumatiche (artrite reumatoide, lombalgie, reumatismi extra articolari...) > Osteoartrosi ed altre
forme degenerative (cervicalgie, osteoporosi, artrosi agli arti...) > Dermatologiche (psoriasi, dermatiti, acne…) > Angiologiche (insufficienza venosa, ulcere venose...) > Riabilitazione motoria (riabilitazione post intervento chirurgico agli arti...) Le Terme sono convenzionate per la cura idropinica, l’aerosolterapia e la fangoterapia, oltre alle cure convenzionate, vengono effettuate visite specialistiche, balneoterapia,
mesoterapia antalgica, manipolazioni vertebrali, fisioterapia, agopuntura, impacchi disintossicanti, trattamenti anticellulite, impacchi idratanti, trattamenti anti-stress, massaggi curativi e rilassanti, trattamenti shiatsu, trattamenti rassodanti, anti aging, e molto altro. Insomma oltre alle cure, trattamenti di bellezza naturali. Importante: i benefici delle acque termali non hanno età: dai 0 ai 100 anni si può accedere sia per la prevenzione sia per la cura. Tutti possono fruire di un ciclo di cure convenzionato all’anno se in possesso della
ricetta medica rilasciata dal medico di famiglia, o dal pediatra di base o dal medico specialista. Presso le Terme Dolomia è possibile dunque approfittare delle vacanze per recuperare l’equilibrio psico-fisico, allontanando lo stress. E per la bellezza potrete avvalervi della linea di prodotti cosmetici. Info: Terme Dolomia presso l’Hotel Terme Antico Bagno Strada di Bagnes, 25 Pozza di Fassa Tel. 0462 762567 329 89 26 298 www.termedolomia.it info@termedolomia.it
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Dove il gusto “respira” la tradizione di Fiemme
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n Val di Fiemme i ristoratori condividono sapori, esperienze e ricerca. Fra sessanta milioni di abeti circondati da cime dolomitiche “Patrimonio Naturale dell’Umanità”, undici paesi si dedicano con convinzione al risparmio energetico e all’ecosostenibilità. In questa atmosfera di condivisione, tutela ambientale e rispetto, agritur e ristoranti collaborano insieme al progetto “Tradizione e Gusto” che propone i menù chilometri zero e la riscoperta di antichi sapori e antichi saperi. “Tradizione e Gusto” è l’occasione di gustare i vini del Trentino e di esplorare i più ricercati piatti della tradizione fra atmosfere d’un tempo e panorami dolomitici. Le produzioni tipiche di qualità che nascono in Val di Fiemme sono lo speck e i salumi freschi o stagionati, il miele, le marmellate e i piccoli frutti, lo strudel di mele, la selvaggina, i funghi, la pregiata Birra di Fiemme, le ricotte e gli yogurt caprini e il gustoso Formae Val Fiemme di Cavalese che per i suoi alti valori proteici e la sua ricchezza di calcio e fosforo è stato battezzato il Formaggio dei Mondiali di Sci Nordico Fiemme 2013. La genuinità della gastronomia fiemmese è garantita dal rapporto diretto con i produttori, dall’aria e dalle acque pulite della Val di Fiemme, dai tempi immediati di consegna degli alimenti e dalla volontà di attingere dalla tradizione locale e dalle ricette dei bisnonni.
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Agritur Fior di Bosco Vendita diretta formaggi Valfloriana Tel. 0462 910002 - cell. 329 0125349
MANGIARE CON “TRADIZIONE E GUSTO”
La brochure “Tradizione e Gusto” è distribuita dagli uffici Apt della Val di Fiemme ed è consultabile sul sito www.visitfiemme.it Il Maso Di Tito Speck Daiano tel. 0462 342244
Ristorante Costa Salici Cavalese tel. 0462 340140
Ristorante Miòla Predazzo tel. 0462 501924
Ristorante Capanna Passo Valles (Possibilità di pernottamento) Passo Valles Tel. 0437 599136 - 0437 599460
Ristorante Rifugio Capanna Cervino (Possibilità di pernottamento) Passo Rolle Tel. 0439 769095
Agritur Maso Lena Predazzo Cell. 340 5923104
Malga Sass - Valfloriana Valfloriana Cell. 345 1116762
Ristorante La Stua** Cavalese Tel. 0462 340235
Agritur Pianrestel Cavalese Tel. 0462 340960
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Alla corte della cucina ladina Moena la Fata delle Dolomiti Trentine
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a “Fata delle Dolomiti” come è fiabescamente definita Moena, merita un nuovo appellativo, quello di “Reginetta dell’enogastronomia di montagna”. Ripetutamente ai vertici delle guide internazionali della ristorazione, è un riconoscimento che premia il “patto di qualità” stretto dal gruppo di ristoranti che nel ’95 ha deciso di offrire il meglio della cultura della buona cucina, presentandolo nel corso dei due eventi speciali intitolati “A tavola con la Fata
Ristorante Foresta: chef Riccardo Schacher, Massimo Sommariva Strada de la Comunità de Fiem, 42 - Moena Tel. 0462 573260 - www.hotelforesta.it
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Ristorante Malga Panna: chef Paolo Donei Strada de Sort, 64 - Moena Tel. 0462 573489 - www.malgapanna.it
Dove scoprire le magie di una piccola capitale enogastronomica delle Dolomiti”. Un tour per buongustai, che si presenta a tema in due settimane, la prima verso la metà di marzo, la seconda alla metà di settembre, per offrire al pubblico piatti che attingono a vecchie ricette, creativamente insaporiti da tocchi innovativi e sapori mai usati. Un connubio vincente che ha portato alla scoperta di ricette originali e inimitabili. Dall’antipasto al dolce, il tutto annaffiato con dell’ottimo vino, per assaporare, a un costo fisso, il cuore
Ristorante Fuciade: chef Sergio e Martino Rossi Località Fuchiade tel. 0462 574281 - www.fuciade.it
Fassa della tradizione. Ristora Moena è composta da quattro ristoranti associati: Foresta, Malga Panna, Fuciade e Tyrol, con elogi segnalati su tutte le guide gastronomiche nazionali ed estere e non solo per la buona cucina, ma anche per l’accoglienza degli ambienti e del personale. Ristoranti gourmand il cui segreto del successo è dovuto al costante impegno e alla creatività degli Chef, nonché alla passione per il proprio lavoro e all’innata volontà di offrire il meglio dell’ospitalità che è proprio di queste vallate.
Ristorante Tyrol: chef Michelangelo Croce Piaz de Ramon, 8-9 - Moena Tel. 0462 573760 - www.posthotelmoena.it
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i Panorami di favola e buona cucina
Rifugio Pian dei Fiacconi, alla corte
della “Regina” Il gruppo della Marmolada detiene, in Dolomiti, una indiscussa sovranità, da cui il nome di “Regina delle Dolomiti”, appunto per la massima elevazione dell’intero sistema dolomitico di cui ospita anche il più grande ghiacciaio. Il rifugio Pian dei Fiacconi sorge ai piedi di questo meraviglioso ghiacciaio a quota 2626 m., punto d’appoggio per alpinisti
ed escursionisti è anche un ottimo ristoro per un’uscita giornaliera di relax, ideale per famiglie e gruppi di amici, per un pranzo o una cena in compagnia seduti ad
ammirare un panorama mozzafiato sulle Dolomiti e sul ghiacciaio della Marmolada. Possibilità di pernottamento, servizio ristorante e bar.
Baita Valeruz,
a tavola per riscoprire i piaceri di una volta Ad Alba di Canazei parte la funivia che sale fino alla conca del Ciampàc, un eden che si trova a 2180 metri. Lì troverete Caterina e Carmine, titolari dell’accogliente Baita Valeruz. L’appetito non mancherà ad arrivare, stuzzicato da un piacevole profumo di buona cucina che vi inviterà a rilassarvi e godere di un piatto
Rifugio Micheluzzi,
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memoria di legno e pietra Immerso nei prati dell’incantevole Val Durón, con scorci emozionanti sui gruppi del Sella e del Catinaccio (Rosengarten), a 1860m e proprio all’imbocco o all’arrivo di numerose escursioni, si trova lo storico rifugio, mèta di scalatori ed escursionisti in cerca di ristoro. Un locale davvero tipico: il legno grezzo degli interni si addice allo stile rustico di montagna, e la cucina è davvero curata e saporita.
Info: Rifugio Pian dei Fiacconi Marmolada Tel. 328 1218738 - 349 1682933 www.piandeifiacconi.com info@piandeifiacconi.it
preparato con cibi genuini. Splendida la terrazza con vista sui più noti massicci dolomitici: il Gruppo del Sassolungo, il Gruppo del Sella, il Sass Pordoi e il Piz Boè. Apertura: dalla metà di giugno, alla metà di settembre.
Fassa Un luogo speciale per una sosta golosa, dove riscoprire vecchie ricette cucinate da Adalgisa, la proprietaria. Il rifugio è facilmente raggiungibile da Campitello mediante una comoda strada sterrata. Possibilità di pernottamento in graziose camere in legno, squisitamente arredate. Info: Rifugio Micheluzzi Loc. Val Durón, Fraz. Val Durón Campitello Tel. 0462 750050 info@rifugiomicheluzzi.it www.rifugiomicheluzzi.it
Info: Baita Valeruz Ciampàc Alba di Canazei Tel. 337 283498 baitavaleruz@gmail.com carmineche@hotmail.it
Polenta, insaccati, caci d’alpeggio, piatti prelibati di cacciagione e zuppe rustiche, niente di meglio per entrare nel cuore delle Dolomiti. Concedetevi una pausa per assaporare gli appetitosi piatti preparati da rifugi e baite. Perché anche la gola vuole la sua parte Rifugio Vajolet,
è raggiungibile da Pera con un servizio di pulmini per Gardeccia (+ un’ora di cammino) sempre da Pera con la seggiovia (mezz’ora di cammino per Gardeccia + un’ora), o da Vigo con la funivia del Catinaccio (un’ora e mezza). I gestori Karin e Fabio saranno lieti di ospitarvi per il pranzo o la cena, con piatti tipici della cucina Ladina e Regionale. Delle vere chicche le stanze per trascorrere la notte, vi consentiranno di
svegliarvi all’alba, in un luogo unico, dove osano solo le aquile. Apertura da metà giugno alla fine di settembre.
Info: Rifugio Vajolet zona del Catinaccio (Rosengarten) Tel. 0462 763292 info@rifugiovajolet.com
Baita Checco, qui la
in legno, con graziose tendine tirolesi abbinate al tovagliato, mobili e cassapanche d’epoca e quel profumo indimenticabile delle stube fatte in legno di
cirmolo. Si trova a 2000 m, in località Ciampedie (raggiungibile con la funivia del Catinaccio, a piedi da Vigo di Fassa, dal Gardeccia, o dal Rifugio Coronelle per il sentiero 549), l’angolo di paradiso con spettacolare vista sulle Torri del Vajolet. La calda accoglienza della famiglia Trottner è assicurata, e la cucina non è da meno. Specialità ladine e regionali: da provare i tortelli caserecci di nonno Checco, la braciola di cervo in crosta di pane
di segale, aromatizzata all’olio di fieno con polenta e cascata di finferli. Naturalmente sono tutti piatti genuini e fatti rigorosamente in casa. Menù speciale per i bambini. Terrazza panoramica riscaldata e ampio locale per gruppi. Aperto anche d’inverno. Si organizza il cenone di Capodanno.
ma soprattutto la buona tavola. Come ci si arriva: a piedi o in auto da Moena, con l’impianto
del “Lusia” fino alla stazione intermedia in loc. Valbona. Da lì parte un comodo e pianeggiante percorso botanico di soli 15 minuti, ideale per le famiglie e se piove. Possibilità di trasporto, cene su prenotazione. Giardino all’aperto e Parco giochi.
ospitalità tra natura e storia A chi ama il contatto con la natura più selvaggia, proponiamo un rifugio storico, silenzioso e ospitale. Sotto le rinomate Torri del Vajolet, nella zona del Catinaccio, al centro di numerose camminate, escursioni e vie attrezzate, si trova uno dei luoghi più spettacolari dove guardare le Dolomiti. Rifugio Vajolet, 2243 metri,
tradizione ladina è di casa Sembra di entrare in una leggenda, nella casetta delle Vivane, le splendide creature mitologiche ladine: completamente
Fassa Rifugio La Rezila,
più di 100 anni di storia Un tuffo nel passato, quattro chiacchiere insieme, buona musica, anche dal vivo con la chitarra sempre a portata di mano… E se piove? Nessun problema, sarà ancora più piacevole stare insieme davanti al fuoco sempre acceso. Sì, parliamo di ospitalità, quella che oggi non è più facile da incontrare. Eppure Angel de Larezila la riserva a tutti
i viaggiatori, non per nulla il suo rifugio è mèta d’obbligo per chi ama la montagna, l’accoglienza,
Info: Baita Checco, località Ciampedie, Vigo di Fassa Tel. 335 7021414 info@baitachecco.com
Info: Rifugio La Rezila 1800m Alpe di Lusia Tel. 0462 573357 339 5211077 www.rifugiolarezila.it
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i Specialità eno-gastronomiche Pronte e da portare a casa
Caseificio Sociale Val di Fassa,
prodotti rigorosamente fassani e selezionati Il Caseificio Sociale Val di Fassa è stato fondato nel 1963 a Campitello di Fassa da alcuni agricoltori del paese. Successivamente si sono uniti gli allevatori di Vigo, di Soraga e
infine dell’intera Val di Fassa. Da febbraio 2012 il caseificio si è trasferito nella nuova sede di Pozza di Fassa, in fregio alla strada statale 48 delle Dolomiti. Attualmente la cooperativa raggruppa circa 40 allevatori e lavora quasi tutto il latte proveniente dal territorio fassano, garantendo
dei prodotti ricavati attraverso un rigoroso e tradizionale metodo artigianale. I prodotti possono essere acquistati presso i punti vendita del Caseificio (aperto tutti i giorni dal 1 luglio al 10 settembre) o tramite la rete di commercializzazione del Gruppo Formaggi del Trentino e nei migliori
grande tradizione, grandi formaggi
speck e salumi secondo la tradizione La lavorazione artigianale delle carni e dei salumi etichettati Carpano trae spunto da antiche ricette di montagna che, grazie alla cura di mani competenti, custodisce da tre generazioni il
sapore genuino della tradizione e il segreto della bontà. I prodotti naturali scelti con estrema cura, i rigorosi controlli igienicosanitari, macchinari all’avanguardia, oltre a 70 anni di esperienza nel settore, hanno portato l’azienda a conquistare
Punti vendita: > Strada Dolomites, 233 Pozza di Fassa > Streda de Pent de Sera, 17 Campitello di Fassa > Piaz G. Marconi, 4 Canazei Info: Caseificio Sociale Val di Fassa Strada Dolomites, 233 Pozza di Fassa Tel. 0462 764076 caseificiocampitello@ akmail.it
Fassa Carpano,
negozi specializzati nazionali. Il rinomato “Cuor di Fassa – Cher de Fascia” è tra gli articoli più richiesti, ma completano l’offerta altri noti formaggi come il Mezzano Trentino Alta Montagna, il Trentingrana DOP, la tosella, varie caciotte sia naturali che aromatizzate, il fontal e altri, nonché burro, yogurt, vini, miele, confetture e salumi.
il marchio di miglior macelleria della zona. Speck, salame, carne affumicata, bresaola, pancetta, wurstel e molti altri, sono i prodotti che potete trovare nei due punti vendita a Canazei e Pozza. Novità: da quest’estate nuova apertura! A Moena, in zona artigianale,
troverete un nuovissimo caseificio, moderno, all’avanguardia, nel quale sarà possibile acquistare formaggi freschi come caciotte, mozzarelle, yogurt, stracchini e altri, e formaggi stagionati, naturalmente prodotti con il latte delle nostre Valli. Info: Carpano Speck > Pozza di Fassa Strada de Meida, 15 Tel. 0462 764420 > Canazei Strèda Dolomites, 171 Tel. 0462 601227 carpanospeck@virgilio.it www.carpano-speck.com
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Ricette semplici, preparate secondo antiche tradizioni con prodotti naturali, ma insaporite da creatività e innovazione. Nelle nostre Valli il mangiar bene è un impegno, una filosofia, una necessità. Da radici umili e da prodotti genuini è germogliata una cultura gastronomica semplice, ma in grado di viziare anche il più esigente dei buongustai. Reinhard, la
pasticceria d’élite ricca di ricette inedite e sapori unici Nasce dalla passione e dall’esperienza di Reinhard, maestro artigiano con laurea in scienze alimentari, e dalla creatività di Antonella, sua compagna di vita, il laboratorio-pasticceria più rinomato della Valle. I protagonisti di tanto successo sono i dolci tipici della tradizione locale e trentina: strudel, zelten, sacher, grano saraceno, lienzer e la torta di pere e Teroldego. Oltre ai dolci locali, troverete un vasto assortimento di praline e tavolette di cioccolato, combinate con raffinatezza e fantasia. La produzione,
Delizie Welponer,
il piacere prende quota Sul corso principale di Cavalese, in un ambiente accogliente e unico nel suo genere, l’assortimento non potrebbe essere più intrigante. Per i più golosi, miele, confetture, cioccolate e biscotti. Per i palati più decisi una scelta vastissima di polenta e funghi, speck, salumi e formaggi. Vi stupirà il ricco assortimento di grappe: bianche o aromatizzate, giovani o invecchiate. Fiore all’occhiello dell’azienda la cantina fornita con oltre trecento etichette dei migliori vini regionali e non.
grazie all’esperienza e alla continua sperimentazione del maestro pasticcere, segue sempre la stagionalità delle materie prime e la sobria e rassicurante alternanza naturale; passando quindi dai gelati estivi, ai cuori di castagna e torta di zucca autunnali; panettoni, lebckuchen e alberelli in cioccolato per il periodo natalizio, semifreddi alla fragola e fiori di sambuco e frutta fresca senza latticini da proporre in primavera, in modo da offrire in ogni periodo prelibatezze eseguite con i prodotti della stagione. Su ordinazione composizioni per cerimonie e eventi. Originali e sfiziose le
mostarde e le confetture da accompagnare a formaggi e carni. Info: Pasticceria Reinhard Strada Neva, 20 Vigo di Fassa Tel. 0462 763084 reinhard.s@alice.it
Fassa
Su richiesta inoltre bellissimi cesti regalo personalizzati per ogni occasione. Da oltre 40 anni Delizie Welponer è impegnata nel selezionare i migliori prodotti artigianali della Valle e del Trentino, per garantire un’offerta di articoli d’alto livello, ma sempre a un costo accessibile. Degustazioni gratuite di grappe, vini, speck, formaggi, confetture e biscotti. Info: Delizie Welponer, Via F.lli Bronzetti, 27 Cavalese Tel. 0462 340252 www.deliziewelponer.it (Spedizioni in tutta Italia)
Fiemme 77
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Buono Pulito e Giusto
V
alorizzare l’agricoltura e gli agricoltori del territorio, diffondere una cultura di qualità con l’obbiettivo di utilizzare le materie prime locali e stagionali, è ciò che ha spinto le
cinque firme unite ci parlano di raffinatezza cinque aziende a mettersi in rete e combinare i loro prodotti anche in un unico punto vendita. La filosofia: permettere al consumatore di avere prodotti genuini sulla tavola. Agri 2000, coniglio fiammazzo di qualità Da oltre trent’anni la passione e la professionalità di Michele Zanon ha portato l’azienda agricola a creare un prodotto di alto livello. Dall’allevamento alla lavorazione della carne, seguendo dei processi naturali atti a garantire un prodotto sano ed equilibrato. Nello spaccio aziendale
Dagostin, macellai
e salumieri dal 1963 Prodotti di altissimo livello, che conservano le caratteristiche di una “macelleria di paese”. La massima attenzione alla qualità del prodotto, l’attaccamento al territorio, la filiera corta, l’ecosostenibilità hanno reso il marchio Dagostin un sinonimo di eccellenza. Dallo speck nostrano e nella versione riserva, alla lucanica e al salame,
Pasticceria Cose Buone da Paolo, dolci sotto i
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riflettori La continua ricerca e l’accurata scelta delle materie prime, hanno portato Simone, l’attuale portavoce dell’azienda di famiglia, a proseguire vincente sulle orme del padre. La sua pasticceria è uno dei luoghi preferiti da coloro che amano i dolci di altissima qualità, dove la gente del posto si reca da oltre
per approdare a prodotti più originali quali il prosciutto al fieno o al cirmolo. Info: > Castello di Fiemme Via Roma, 16 Tel. 0462 235414 > Varena P.zza Mercato, 1 Tel. 0462 340422 > Predazzo all’interno della Famiglia Coop www.dagostin.it dagostin@dagostin.it
sessant’anni, certi di trovare ciò che cercano. La lavorazione è ancora manuale, al fine di mantenere viva l’arte di un tempo. Tra i dolci tradizionali gli strudel, le torte alle rape rosse e ai lamponi. Info: Pasticceria Cose Buone da Paolo Piazza Scopoli, 12 Cavalese Tel. 0462 340266 www.cosebuonedapaolo.it info@cosebuonedapaolo.it
Birra di Fiemme, un boccale colmo di natura Luppoli e malti selezionati, l’acqua pura che sgorga dalle montagne e la volontà di riportare alla luce un’antica alchimia, hanno permesso a Stefano Gilmozzi di ricreare una bevanda dissetante e salutare, dal gusto pieno e ricercato: la birra di Fiemme. Particolari le caratteristiche: una
Agritur Maso Val Averta,
rare bontà al latte di capra Si trova in luogo spettacolare, circondato da verdi prati e abetaie, circa 18 ettari di terreno e oltre 170 capre di razza Saanen. Accanto ai comfort più moderni e ad un servizio accurato, troverete la cucina casalinga di Annunciata, la padrona di casa, che vi presenterà una proposta variegata di piatti della tradizione
potrete trovare prodotti come ragù, wurstel, hamburger, carne disossata, speck e le lucaniche, il tutto rigorosamente genuino e curato personalmente dal proprietario. Info: Agri 2000 Località Val, 2 Tesero Tel. 0462 815033 agri2000az.agricola@ gmail.com
media amarezza si sposa con un leggero aroma di luppolo, dal retrogusto leggermente asciutto, acidulo e fruttato. Una birra volutamente non pastorizzata e priva di conservanti. Info: Birra di Fiemme Via Colonia, 60 Daiano Tel. 0462 479147 s.gilmozzi@birradifiemme.it www.birradifiemme.it
contadina locale, con verdure raccolte nell’orto, sapientemente unite ai prodotti dell’allevamento. Accoglienti le stanze da letto, per vivere una vacanza diversa a contatto con gli animali dell’Azienda. Info: Agritur Maso Val Averta Via Prenner, 11 Ziano di Fiemme Tel. 0462 571463 valaverta@cr-surfing.net www.valaverta.com
Rimedi naturali per il benessere Un cuscino all’essenza di cirmolo, unita alla
lana merinos attenua i dolori e migliora la qualità del sonno. Il pino cembro, comunemente detto cirmolo, è un albero sempreverde aghifoglie del genere Pinus che vive sulle Alpi. In passato era usato soprattutto per costruire mobili, armadi - un lusso - e per rivestire le stube - un super-lusso. Ma vale sempre il detto: chi più spende, meno spende: si era notato, infatti, che i vestiti si conservavano meglio negli armadi realizzati con questo legno. Ma il TOP del cirmolo - l’alleluja, l’optimum - oggi è un altro. In
seguito ad approfondite ricerche, è stato scientificamente dimostrato che le essenze sprigionate dal cirmolo sono un valido sistema per curare e prevenire i disturbi tipici del sonno, le emicranie, i dolori cervicali dovuti a stress o ad una cattiva postura, il mal di denti, i dolori mestruali e molti altri. Questo il motivo che ha spinto i coniugi Patrizia (medico) e Riccardo (fisico, con brevetti sull’innovazione per le energie pulite) ad unire la loro esperienza professionale e creare un prodotto naturale che potesse alleviare la miriade di fastidiosi disturbi che dobbiamo pagare allo stress della
vita quotidiana. Nasce così il cuscino Spirits of Dolomites, che unisce le miracolose proprietà del cirmolo a quelle della lana merinos, da sempre una delle migliori imbottiture per i cuscini, grazie alle sue proprietà assorbenti e depurative. L’azienda e il negozio, con vendita diretta al pubblico, si trovano in P.zza Cesare Battisti a Cavalese.
Info: Azienda Agricola Reppucci&Figli Tel. 335 1371360 www.dormirebenecuscinodicirmolo.com
Fiemme Erboristeria La Sorgente,
fitoterapia al servizio di salute e bellezza. Entrare nel mondo delle piante officinali attraverso chi le conosce, le ha studiate e sa come usarle, non è cosa da poco. Alessandra, la titolare, nonché naturopata, offre un servizio di professionalità ed esperienza. Presso la sua bottega è possibile ricevere una consulenza naturopatica gratuita, quindi una guida sicura all’utilizzo dei rimedi fitoterapici. I prodotti che utilizza nascono da aziende personalmente selezionate, scelte non solo per le qualità dei prodotti ma anche per i percorsi professionali delle aziende stesse. La scelta di collaborare
con coltivatori nel nostro territorio si basa sulla certezza che dietro ogni singolo prodotto c’è una vera passione e una certificata naturalezza. Oltre alla “cura” del sintomo, è importante capirne la causa. Volendo citare la famosa scrittrice Claudia
Rainville: “Ogni sintomo è un messaggio”. In aggiunta alle erbe medicinali e aromatiche, le tisane e gli oli essenziali è possibile acquistare prodotti naturali di alta qualità, per l’alimentazione naturale, la salute e la bellezza.
Info: Erboristeria La Sorgente Via Nazionale, 12 Carano (ingresso di Cavalese adiacente al centro alimentare della Fam. Cooperativa)
Tel. 0462 232371 info@erboristerialasorgente.it www.erboristerialasorgente.it
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Le botteghe della nostalgia
La bottega di Veronica, quando i
dettagli danno forma a grandi cose Arte e design, forma e funzionalità. Due vetrine, due sensibilità, un unico pensiero progettuale: una collezione di oggetti che restituisce valore alla memoria e nel contempo esalta pezzi contemporanei. Questo il fil rouge che lega gli oggetti d’arredo proposti da Luisa, la proprietaria che, seguendo le orme della madre, continua a fare della propria
bottega un luogo magico nel quale è possibile trovare tante idee per
Il quotidiano piacere di usare oggetti autentici Manufatti con firma d’artista qualcosa di speciale da regalare o regalarsi. Luisa segue con assiduità le fiere internazionali del settore, da lei troverete oggetti unici, introvabili altrove. Passando in rassegna i manufatti in esposizione, potrà capitare di incontrare la vostra amica del futuro, una bambola per esempio. È già successo con Veronika, la mascotte del negozio, splendida bambola artistica di Lenci che vi osserva. È la sola che non è in vendita, Luisa le è troppo
affezionata: da 31 anni siede in vetrina e con aria curiosa vi guarda avvicinarvi all’ingresso. Un plauso speciale ai pacchetti da regalo: vere opere d’arte, quasi un peccato scartarli. Numerose le firme in vendita: Thun, Scherzer, Ivv, Goebel, Porcellane Lladro’, Unitable, Sodini bijoux e altre. Info: La Bottega di Veronica Piazza Scopoli, 12 Cavalese Tel. 0462 342005
Fiemme Il Larice, le cornici
inimitabili di Paola Bottega storica, eclettica, nata dalla passione della proprietaria per l’arte e i materiali che possiedono un’anima. Cornici - 600 modelli in esposizione! -, realizzate su misura e in legni pregiati anche quelli locali, come quelli selezionati della Magnifica Comunità di Fiemme per la propria sontuosa residenza. Supporti che non sono
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solo accessori, ma opere per custodire rappresentazioni a noi care e predisposti anche a contenere specchi e cristalli. Passepartout personalizzati di alto valore artigianale. Montature su doppio vetro adatte a conservare pergamene e documenti. Quadri d’autore. Poster su ordinazione anche da catalogo. E, se avete estro, anche i colori e i pennelli per creare da voi
stessi le belle arti. Previa prenotazione è possibile partecipare a corsi di pittura.
Info: Il Larice Via Stava, 8 – Tesero Tel. 0462 810030 www.arteiori.it
Negozio Raffaella, laddove
attività, il punto vendita di eccellenza per tutto quanto riguarda l’arredo per la casa. Tendaggi, tovaglie, biancheria da letto, piumoni e coperte, tessuti a metraggio e molto altro, sono tra le proposte di Patrizia e Monica, le due titolari, che vi seguiranno personalmente nella scelta degli articoli. Vastissima la selezione degli stili: da quello tirolese, con gli immancabili cuoricini che
sono motivo dominante dell’arte popolare alpestre, allo stile etnico o moderno. Grazie al laboratorio di sartoria e alla professionalità ed esperienza del personale, è possibile realizzare manufatti su misura e di qualunque metratura.
poesia si posa sui tessuti Quella di «bottega Raffaella» è la storia, modernissima ma che ha il profumo di quando Berta filava, di una piccola azienda nata nel 1927 che crede nei valori della cultura artigianale. L’attenzione al dettaglio, al lavoro ben fatto, così come la ricerca dei materiali e delle tecniche di lavoro più attuali, hanno fatto di questa
Info: Negozio Raffaella Via 9 Novembre, 6 Cavalese Tel. 0462 341144 info@negozioraffaella.it www.negozioraffaella.it
Tornare alle cose «fatte a mano» è uno stile di vita - Impiegando con creatività le materie prime naturali gli artigiani e i bottegai hanno salvaguardato una pregiata cultura tradizionale Zanoner, l’eleganza
comincia dai piedi Da quattro generazioni il Calzaturificio Zanoner di Moena realizza scarpe interamente lavorate a mano. Produce e vende scarpe di alta qualità. Nel negozio su tre piani situato nel centro storico trovate un completo assortimento di calzature: da quelle sportive a quelle classiche. Fiore all’occhiello dell’azienda è la linea delle calzature
fatta interamente a mano, introvabile altrove. Si distingue per la ricercatezza dei materiali, per le tecniche artigianali di lavorazione e per le finiture. Ricca la gamma proposta, fino alle creazioni di estrosa raffinatezza come gli scarponcini in stile retrò. Un intero reparto del negozio è dedicato al Trekking: personale qualificato potrà consigliarvi per un acquisto sicuro e di
Decrestina,
quando il legno si fa arte e giocattolo Da tre generazioni nell’azienda Decrestina si tramanda la cultura del legno. La maestria artigiana del nonno – carraio di eccellenza – e la sua conoscenza della materia, sono divenute un codice comunicativo che si è trasmesso nel tempo ed ha portato gli attuali ideatori, Renato e Andrea, a unire innovazione, design, tecnologia
e cura artigianale, per ottenere oggetti a dir poco originali e d’incanto. Giocattoli e passatempi, ma anche articoli d’uso quotidiano però personalizzati,
pregio. Marchi trekking: Meindl, Lowa, Asolo, Kayland Fitwell Olang. Marchi calzature: Nero Giardini, Geox, Ecco, Birkenstock, Benvado Haflinger, Geisswein, Mephisto, Allrounder, Adidas, Reebok, Saucony e altri. Info: Calzature Zanoner, Strada E. Zanoner, 10 Moena tel. 0462 573025 www.zanonerscarpe.it
come mestoli, taglieri e altro, per approdare a marchingegni più complessi, tra i quali gli orologi anche a dimensione d’uomo. Uno spettacolo per grandi e piccini, da passare in rassegna in oltre 200 metri di bottega. Novità: nel mese di luglio e agosto verranno organizzati settimanalmente due appuntamenti speciali per ragazzi/e dai 4 ai 99 anni. Lunedì e mercoledì dalle 15.30, in compagnia
di Marta, la creazione sarà di casa. Vi aspettano piccoli lavoretti con il legno per realizzare simpatici manufatti. Il tema? Giocattoli Decrestina anima il legno. Attenzione: l’attività verrà svolta anche in caso di pioggia. Info: Giocattoli Decrestina Strada de Palua, 23 Soraga Tel. 0462 768174 info@decrestina.it www.decrestina.it
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