Cambuse critiche

Page 1

Massimo Acanfora è giornalista di Altreconomia, autore e editor. Scrive di economia solidale, consumo critico, temi sociali.

€ 13,00

Massimo Acanfora Massimo Acanfora Cambuse Critiche

“Fare la spesa” può avere una valenza educativa e diventare motore di cambiamento. È questo lo spirito del progetto, che dà il titolo al libro, nato da un’esperienza tra scautismo e consumo critico. Leggere il testo di Massimo Acanfora permetterà a scout ed a quanti desiderano impegnarsi per cambiare un po’ il mondo, di scoprire come piccole azioni possano avere ripercussioni globali. Realizzato in collaborazione con Altreconomia, il libro è un modo di testimoniare uno stile scout, di aprirsi agli altri, ma anche di affrontare temi di attualità.

Cambuse Critiche Una proposta per cambiare il mondo a tavola, tutti insieme


Incaricata del Comitato editoriale: Laura Galimberti Prima edizione: Fiordaliso, 2014 ISBN 978-88-8054-915-4 Progetto grafico e impaginazione: Studio Marabotto Coordinamento editoriale: Maria Sole Migliari

ÂŽ Fiordaliso SocietĂ Cooperativa Corso Vittorio Emanuele II, 337 00186 Roma www.fiordaliso.it 2

Cambuse critiche


Massimo Acanfora

Cambuse Critiche

Una proposta per cambiare il mondo a tavola, tutti insieme

edizioni scout • fiordaliso 2. La nostra lista della spesa

3


Ringraziamenti Un sentito grazie per le informazioni e per la passione a Francesco Arrigo, Matteo Ravà, Francesco Santini, Stefano Zanni, Laura Galimberti e a tutti gli scout che hanno contribuito a questo lavoro e si spendono nel progetto “Cambuse Critiche”.

4

Cambuse critiche


Indice

Presentazione Introduzione La filiera che vogliamo Box - Lo scautismo e “l’altra economia”

Capitolo 1 Che cos’è “Cambuse Critiche”: le origini Box - Le Linee guida di Cambuse Critiche

Capitolo 2 La nostra lista della spesa Box - Sacchetti di plastica, sporte e sacchetti “bio”

Capitolo 3 Dove “fare la spesa” guardandosi in faccia Box - Come creare un nuovo GAS (Gruppo Acquisto Solidale)

Capitolo 4 Lo sviluppo del progetto “Cambuse Critiche” Box - Un confronto: consumo critico vs discount

2. La nostra lista della spesa

7 9 13 15 19 23 35 37 48

53 61

5


Capitolo 5

63 76

Fare una cambusa critica in 25 domande Box - Cambuse Critiche in 10 semplici mosse

Capitolo 6

79 84

Ricette per tanti e per tutti Box - Il “Manifesto della cucina biodiversa�

Capitolo 7 Cibo e non solo: la sobrietĂ nelle parole dei pensatori

89

Libri, siti web, organizzazioni

96

6

Cambuse critiche


Presentazione

“L’antidoto principale contro un cattivo ambiente consiste nel sostituirlo con uno buono” diceva Baden-Powell e anche per questo gli scout si impegnano per cambiare il mondo intorno a loro partendo da piccole azioni quotidiane. L’esempio e l’impegno di ciascuno può sembrare una goccia in un grande mare, ma il mare è fatto da tante di queste gocce. Uno stile di vita in controtendenza con quanto oggi la società propone può essere motore di cambiamento e occasione di testimonianza personale. Testimonianza di uno stile di vita che metta in primo piano la giustizia, l’ambiente e la sostenibilità. Cosa c’entra tutto questo con il menù e gli acquisti per il campo? Anche fare la spesa può avere una valenza educativa e diventare motore di cambiamento. Uno stile sano di alimentazione è nel DNA del metodo scout, come pure il sostegno a realtà che permettono l’integrazione sociale o la promozione di categorie svantaggiate. Non dimentichiamo il rispetto per l’ambiente, fatto anche di riduzione di trasporti inutili e di sostegno a produzioni a «chilometro zero». Leggere il testo di Massimo Acanfora permetterà a capi scout, cambusieri, rover e scolte, ma anche a tutti quelli che desiderano impegnarsi per cambiare un po’ il mondo, di approfondire obiettivi e modalità operative di una “cambusa critica”, di scoprire come una piccola azione può avere ripercussioni globali e pure di inventare gustose ricette.

2. La nostra lista della spesa

7


Il libro nasce da una collaborazione con Altreconomia; un modo di “compromettersi”, di testimoniare uno stile scout, ma anche di aprirsi agli altri, un modo di affrontare temi di attualità che hanno immediate ricadute sulle attività, oltre che sulla nostra vita. Laura Galimberti Incaricata nazionale alla stampa non periodica (Giugno 2014)

8

Cambuse critiche


Introduzione

La filiera che vogliamo

Partiamo da un assunto. Per mangiare bene e per mangiare il giusto non è necessario - parafrasando un celebre spot - avere una dispensa grande, ma una grande dispensa. Il cibo nella storia dell’umanità ha rappresentato di volta in volta la pura sopravvivenza, un elemento rituale e magico, un segno distintivo; è stato benedetto nell’abbondanza, maledetto durante le carestie; consumato in ogni festa sacra o pagana e associato alle tradizioni più diverse; in ogni epoca è stato sinonimo di opulenza e status symbol, decima per i feudatari e tassa per i contadini, cantato dai poeti e ritratto dai pittori. Poi - soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale - qualcosa è cambiato: il cibo è stato via via trasformato in merce, ed è diventato un veicolo di vita, certo, ma anche di contraddizioni, di veleni e di ingiustizia. Non abbiamo certo la presunzione di ripercorrere qui l’intera affascinante storia del cibo. Facciamo solo qualche passo indietro per spiegare perché oggi il cibo sia per tutti coloro che hanno a cuore il Pianeta e i suoi abitanti un tema nei confronti del quale la consapevolezza è indispensabile. Il cibo così come lo conosciamo oggi è soprattutto una “merce”; lo incontriamo sullo scaffale del supermercato o sui banchi del mercato, la maggior parte delle volte chiuso dentro confezioni di carta, plastica, metallo. Quasi nessuno di noi lo Introduzione

9


produce in prima persona o lo trasforma, perché lo fa per noi l’industria alimentare, in particolare lo fanno le grandi multinazionali del cibo. Ma questo sistema funziona? Se guardiamo alle risorse naturali del Pianeta – complessivamente – c’è cibo in abbondanza per tutti. La FAO (Food and Agriculture Organisation, organismo delle Nazioni Unite) ogni anno in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione (il 16 ottobre) porta alla nostra attenzione dati davanti ai quali è difficile restare indifferenti; produciamo una volta e mezzo la quantità di cibo necessaria a sfamare gli abitanti della Terra, con una dieta adeguata e nutriente. Eppure una persona su 7 nel mondo - quasi un miliardo di uomini e donne - soffre la fame. Perché allora?

Molti nel secolo scorso si erano illusi di poter nutrire il mondo con la “Rivoluzione Verde”, il fenomeno che ha trasformato il rapporto dell’uomo con la terra

In molti nel corso del secolo appena trascorso si erano illusi di poter nutrire il mondo con la cosiddetta “Rivoluzione Verde”, il fenomeno che ha trasformato il rapporto dell’uomo con la terra. Il nome in effetti sembra promettere bene ma l’agricoltura “moderna” ha portato sia vantaggi sia disastri. Ha consentito infatti un incremento delle produzioni agricole in buona parte del mondo (non ovunque) ma per le sue caratteristiche - forte selezione delle varietà, necessità di molta acqua per i campi, uso massiccio della chimica e dei macchinari agricoli, monoculture su grandi estensioni - ha avuto anche conseguenze devastanti sull’equilibrio ambientale e sulla vita dei contadini. Queste le principali. L’enorme perdita di biodiversità, un forte inquinamento delle acque e del terreno, il degrado e l’impoverimento del suolo che ha portato a fenomeni di desertificazione e al cambiamento forzato di numerosi habitat. Ma soprattutto una nuova forma di miseria che ha colpito i contadini, in special modo nel Sud del mondo: l’agricoltura industriale di vasta scala, infatti, invece di produrre cibo per soddisfare le esigenze delle comunità locali che da secoli vivevano dei frutti della propria terra, ha scelto di produrre soprattutto alimenti da vendere 10

Cambuse critiche


sui mercati mondiali, sfruttando il lavoro. Vi invitiamo solo I contadini sono stati ad esempio costretti in a riflettere sulla misura sempre maggiore a comprare i semi cosiddetta “filiera”: che le multinazionali hanno “brevettato” (è Da dove viene la il motivo per cui non possono più usare i verdura che pesiamo propri semi locali); devono spendere denaro sulla bilancia? Qual per i combustibili per le macchine agricole, è il suo “peso” reale? per i pesticidi senza i quali non hanno rese Cioè qual è la sua adeguate, spesso sono messi nelle condi- impronta ecologica e zioni di dover abbandonare le proprie terre, sociale? acquistate dai grandi potentati (il fenomeno del land grabbing). Ma anche l’uso crescente dei biocarburanti, le distese agricole passate al fotovoltaico e la speculazione finanziaria minacciano i contadini e l’agricoltura. In generale, nel Nord del mondo e anche in Italia, l’agricoltura industriale sceglie il criterio della maggiore produttività e del massimo profitto: ovvero una produzione uniforme e quantitativa in agricoltura convenzionale, legata al sistema della Grande Distribuzione Organizzata, ovvero ai supermercati. Non vogliamo demonizzare lo “scaffale”. Vi invitiamo solo a riflettere sulla cosiddetta “filiera: le domande sono spesso quasi più importanti delle risposte. Da dove viene la verdura che pesiamo sulla bilancia? Qual è il suo “peso” reale? Cioè qual è la sua impronta ecologica e sociale? (http://www.footprintnetwork.org/it) Per i pomodori della mia insalata o per quelli della scatola di pelati, quali e quanti fertilizzanti e pesticidi sono stati utilizzati? Quanti chilometri hanno viaggiato dai campi ai mercati generali e fino al nostro centro commerciale? Quanta CO2 è stata prodotta? (leggi “How bad are bananas. The carbon footprint of everything”, Mike Berners-Lee). Chi li ha raccolti? È stato pagato il giusto? Quanti passaggi tra intermediari hanno subìto prima di arrivare alla loro destinazione (e al loro prezzo finale)? Si può andare avanti all’infinito. Chi ha raccolto gli ananas della scatola? Come era allevato il maiale del mio prosciutto? Da dove Introduzione

11


viene il grano della pastasciutta? Questo vale anche - come vedremo nel dettaglio - per molte altre “referenze”. Per saperne di più, oltre alla ricca bibliografia, un documento di facile lettura è ad esempio http://www.foodwewant.org/News/Food-WeWant-il-manifesto Le battaglie sul cibo e sull’importanza della vostra “lista della spesa” sono tra le più dirimenti per la sorte del Pianeta e di miliardi di persone. Per questo – che siate un single, una famiglia, un gruppo - sappiate che quello che c’è nella vostra dispensa, cambusa, magazzino, madia, credenza, frigorifero conta moltissimo. Perché a livello globale questo sistema di produzione e distribuzione si può cambiare e a livello individuale ciascuno ha una piccola, grande responsabilità verso l’ambiente, i lavoratori e verso se stesso. Basti pensare che ogni italiano butta nella spazzatura 316 euro all’anno di cibo non consumato per 49 kg di peso. Poiché - come abbiamo visto - ogni alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione, ciò significa che insieme al cibo sprecato vengono gettati anche 1.226 milioni di metri cubi di acqua (pari all’acqua consumata ogni anno da 19 milioni di italiani), 24,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (pari a circa il 20% delle emissioni di gas serra del settore dei trasporti), e il 36% dell’azoto da Ogni italiano butta fertilizzanti. Ridurre questi numeri dipende da nella spazzatura 316 tutti: non a caso il ministero dell’Ambiente ha euro all’anno di cibo istituito la Giornata nazionale di prevenzione non consumato per dello spreco alimentare, che si è celebrata per 49 kg di peso. Ogni la prima volta il 5 febbraio 2014.

alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione

Per questo, sulla scorta del noto articolo della legge scout secondo cui“la Guida e lo Scout sono laboriosi ed economi” – ma lo stesso dicorso vale per chiunque, a maggior ragione per chi è impegnato in ambito sociale o formativo – proviamo a dare degli elementi per affrontare la questione su quale cibo scegliere e dove acquistarlo. Gli stessi valori sono espressi nel Patto Associativo AGESCI, dove in un paragrafo 12

Cambuse critiche


riguardante la Scelta Politica, si dice: “[...] Ci impegniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l’ambiente, coscienti che i beni e le risorse sono di tutti, non sono illimitati ed appartengono anche alle generazioni future. Ci impegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell’azione educativa iniziative di equa ridistribuzione delle risorse e scelte di economia etica”.

Insieme al cibo sprecato vengono gettati anche 1.226 milioni di metri cubi di acqua, 24,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e il 36% dell’azoto da fertilizzanti

Questo libro si rivolge però non soltanto ai gruppi scout, ma a tutte le persone e i gruppi che sono responsabili della scelta e dell’acquisto del cibo in una situazione collettiva - dalle organizzazioni comunitarie, alle associazioni di volontariato, dalle mense ad altre forme di ristorazione - potranno scoprire un nuovo modo di gestire la propria dispensa. Vi guideremo attraverso questa avventura a partire da un’esperienza che da qualche tempo è stata messa sul fuoco e bolle pian piano, tra scautismo e consumo critico: quella che dà il titolo al libro che avete in mano, il progetto “Cambuse Critiche”.

Lo scautismo e “l’altra economia” Tutto cominciò tra il 1997 ed il 2001 quando il gruppo di lavoro “Laboriosi ed economi” ispirò le “Linee guida per un’economia al servizio dell’educazione”, un documento dove per la prima volta viene affermato in modo netto che il punto di vista scout sull’economia deve essere coerente con gli insegnamenti della legge scout e del Vangelo. Gli scout italiani si distinguono nel panorama europeo e mondiale per essere tra i più sensibili ai temi della sobrietà e della solidarietà: sono tra i fondatori di Banca Etica, fanno parte del consiglio di Fair Trade Italia, hanno aderito al Comitato referendario “Due sì per l’acqua bene comune”, sono sempre tra i principali animatori della Marcia per la Pace di Assisi e di quella della legalità

Introduzione

13


di Libera, di cui molti di loro sono pure volontari. E infatti i gruppi locali - che possono arrivare anche a 200 persone e sono molto legati al territorio in cui vivono - sperimentano spesso incursioni nel campo dell’economia solidale attraverso attività di sensibilizzazione e animazione su questi temi. Il documento è sul sito di Agesci. (i dati sono tratti dall’articolo di Marco Gallicani, Altreconomia 126)

14

Cambuse critiche


Capitolo 1

Che cos’è “Cambuse Critiche”: le origini

Il suo simbolo è un piatto con un ghigno insoddisfatto. Come a dire che mangiare è qualcosa di più che nutrirsi e calmare la fame. L’origine di “Cambuse Critiche” è nell’ambito del clan “Shanti Banao” Roma 72. Il progetto nasce tra il 2009 e il 2010. Il “consumo critico” compare così, forse per la prima volta nel lessico scout, tra le idee per il capitolo di quell’anno. La proposta viene dalla “base”: la sua voce in questo caso è rappresentata da Matteo Ravà e Francesco Arrigo, due rover dell’Agesci Roma 72 che vivono vicino alla parrocchia San Giuseppe a Nomentana e fino ad allora di economia solidale sapevano ben poco. Nell’inverno 2009, dopo l’ennesima spesa al discount vicino, decidono per la prima volta di proporre ai Capi del clan - loro coetanei - un’attività sul consumo critico. Il progetto muove dai “modelli di consumo” che la società ci propone e si prefigge l’obiettivo di coordinare i gruppi scout che decidono di Il progetto nasce tra diventare consumatori attenti e attivi e di il 2009 e il 2010. Il acquistare, per le “cambuse estive” e per “consumo critico” gli altri Campi durante l’anno, merce pro- compare così, forse dotta secondo criteri etici, sfruttando la per la prima volta propria forza d’acquisto, in modo analogo nel lessico scout 1. Che cos’è “Cambuse Critiche”: le origini

15


Ci è venuto subito da pensare a quel “laboriosi ed economi” - ai rifornimenti dei Campi

alle famiglie che partecipano ai GAS (Gruppi d’Acquisto Solidali).

Lo spiega l’articolo di Altreconomia 126, aprile 2011, intitolato“Bravi, buoni, equi”, scritto da Marco Gallicani, scout a sua volta. “Ci è venuto subito da pensare - dice Matteo riferendosi a quel “laboriosi ed economi” - ai rifornimenti dei Campi; ci siamo chiesti perché non venissero fatti secondo i principi descritti dai tanti libri che avevamo letto o dei tanti relatori dei convegni a cui pure l’Agesci ci aveva fatto partecipare. Ci pareva cioè che il tema del consumo critico fosse genericamente apprezzato, ma difficilmente sostenuto con scelte vere, quotidiane”. C’era però un primo ostacolo. Negli scout ancor più che altrove, la proposta deve essere adatta a tutte le tasche. La vox populi affermava che i prodotti equi e solidali, biologici e sostenibili, erano più cari. Ma quali prodotti? E quanto più cari? Come sarebbe andata a finire? Ecco che cosa racconta Gallicani, con le parole dei ragazzi. “A differenza dei molti altri che prima di loro avevano affrontato il problema, i ragazzi del Nomentano non si sono accontentati: ‘Abbiamo dapprima raccolto i costi dei prodotti ‘etici’ e biologici, e poi li abbiamo confrontati con quelli che più spesso venivano acquistati nei discount o nei grandi magazzini’. E hanno scoperto che con poco più di 4 euro per ogni “quota” (la cifra richiesta ai genitori per il campo estivo) si poteva realizzare un menù equo e solidale, biologico e amico dell’economia locale, laziale per la precisione.” Nemmeno a farlo apposta il primo contatto che i ragazzi trovano nella loro ricerca è quello con uno scout, Simone, che lavora a “Pangea Niente Troppo”, una cooperativa e bottega del commercio equo e solidale di Roma. Simone spiega loro che per gli ordini superiori ai 250 euro avrebbe potuto gestire il rapporto con loro come quello con un vero e proprio Gruppo d’Acquisto Solidale per il quale applicava uno sconto medio del 20%. Lo stesso prometteranno Maurizio e Fulvia Gritta di 16

Cambuse critiche


Iris Bio, la cooperativa del cremonese che produce pasta e pelati bio (vedi alle pagg. 63-64-69). “Quando abbiamo cominciato - dice Francesco ad Altreconomia - non avremmo mai immaginato che saremmo arrivati a tanto, sembrava quasi che gli scout di Roma non aspettassero che la nostra idea per spostarsi sul commercio equo e solidale. Era la cosa giusta da fare.” Proprio per questo nasce il progetto “Cambuse Critiche”: per fare in modo che gli ordini di spesa dei gruppi scout fossero raccolti, organizzati e “spostati” sul consumo critico. Il nome “cambuse” - come è noto a ogni scout - si riferisce ai rifornimenti che si fanno prima di partire per un “campo”. La figura chiave è quella del “cambusiere”, la persona - spesso un genitore o un ex scout - che materialmente si occupa delle scelte alimentari dei Campi, e assieme a questo anche della loro gestione logistica ed economica. “Cambuse Critiche è un progetto molto semplice - racconta ancora Francesco - che parte anzitutto dalla consapevolezza della nostra forza di cittadini e consumatori. Durante l’inverno avevamo letto il libro ‘Il capitale delle relazioni’ pubblicato da Altreconomia e pensando al funzionamento dei Gruppi d’Acquisto Solidali, ci è venuto spontaneo pensare che i nostri numeri potessero essere utili anche per avere migliori condizioni nell’acquisto di prodotti del commercio responsabile. Serviva solo qualcuno che facesse da coordinatore degli ordini e si relazionasse coi fornitori. Abbiamo cominciato spargendo la voce ai Gruppi vicini, abbiamo chiesto gli indirizzi e-mail di quelli cittadini e abbiamo scritto un articolo di presentazione per la rivista degli scout laziali. Ci sembrava incredibile che nessuno prima di noi avesse avuto un’idea così semplice, eravamo alla ricerca di esperienze simili, con le quali metterci in rete”. Si parte. All’inizio rispondono 11 gruppi scout di Roma, più o meno 500 persone. A loro si propone un listino di offerte e da loro si raccolgono gli ordini. Con questo elenco ci si presenta ai produttori, ai quali si strappano condizioni in linea con quelle 1. Che cos’è “Cambuse Critiche”: le origini

17


d’un supermercato. Così - nell’estate 2010 - lavorando solo su relazioni dirette tra persone, i ragazzi del “Roma 72” comprano e distribuiscono 625 chili di pasta, 120 chili di pelati, 40 rotoli di carta riciclata, 43 chili di cioccolata spalmabile del commercio equo, 20 chili di patate del progetto “Io non assumo in nero” di Cassibile, 60 chili di biscotti, 9 di caffè, 20 di marmellata, 35 chili di riso dell’Ecuador, e 7 di cous cous della Palestina. Poi cominciano ad aderire Gruppi di altre regioni. Francesco Santini è uno dei referenti per l’Emilia. “In Emilia il progetto è iniziato tre anni fa, nel 2010, proprio leggendo Altreconomia. Ho conosciuto i ragazzi di Roma e ho chiesto loro come funzionava. Ho scoperto le debite differenze tra un Gruppo d’Acquisto Solidale e un gruppo scout, che ha un consumo concentrato in alcune stagioni, ovviamente soprattutto in quella estiva. Altre cose invece non sono troppo dissimili. Noi usiamo un file excel per gli ordini. All’inizio la fase di consegna era… nel mio garage. Poi la cooperativa regionale ci ha prestato gli spazi”. Non riesce difficile convincere gli amici scout. Il progetto è bello, i suoi principi inoppugnabili. Più complessa è l’organizzazione. Spiega Francesco. “Significa ripensare l’ottica con cui si organizza un Campo. La maggior parte sono molti economici come tariffe: i costi principali sono la casa e proprio il cibo. Per questo l’approvVigionamento si deve ripensare sì con criteri critici, ma anche stando attenti al portafoglio. Si impara a essere essenziali, scegliendo alcune tipologie di prodotti e quantità massicce”. Pasta, pomodoro, tè, caffè cioccolata spalmabile e marmellata sono state le prime “referenze”. Con lo spirito dei GAS i ragazzi svolgono poi alcune ricerche per trovare i prodotti con il miglior rapporto sostenibilità-prezzo per il cibo ma anche per l’igiene personale. Scoprono che meno imballaggio c’è nel prodotto e meno costa. Sacchi di pasta da 5 chili, superbarattoli di marmellata dalla cooperativa sociale MadreTerra di Rimini. “Cerchiamo sempre di ragionare sul tipo di spesa: anche quando andiamo a prenotare un allog18

Cambuse critiche


gio per un Campo ci guardiamo attorno e cerchiamo soluzioni a Km zero. Una delle ultime volte ho scoperto che a poca distanza c’era un produttore di latte: perché comprarlo in città? I valori aggiunti sono notevoli: come far capire ai ragazzi che il latte della malga è più buono e perché. Anche le opportunità educative non mancano: in un alpeggio in Val Sugana è venuto giù il malgaro e i bambini gli hanno fatto mille domande. In sintesi: le “Cambuse Critiche” non sono una cosa fine a se stessa. “Cambuse Critiche” nei tre anni successivi “Cambuse Critiche” ha preso piede in molte altre Regioni d’Italia nei tre anni (leggi a pagina 55 e segg. la cronistoria del successivi ha preso progetto). piede in molte altre “Cambuse Critiche” è composto oggi da Regioni d’Italia due strutture di base, come vedremo in dettaglio nel capitolo 4: da una parte ci sono i vari gruppi regionali o locali, dall’altra un coordinamento nazionale. I gruppi regionali si occupano di organizzare materialmente ordini e di mantenere - nel loro territorio - i rapporti con i fornitori; il coordinamento nazionale, che ha iniziato a muovere i primi passi nel 2012, si fa carico invece delle Linee Guida (vedi sotto), le minime regole e valori che devono essere rispettati da tutti i Gruppi, di facilitare lo scambio di informazioni e buone pratiche, organizzare e definire accordi con i fornitori più importanti, nonché di sensibilizzare e informare sulle tematiche del consumo critico scout, mettendo in rete materiali e iniziative proveniente dai gruppi locali di consumo critico. Nel capitolo 5 affronteremo invece nel dettaglio l’organizzazione e l’allestimento di una “cambusa critica” per scout ma non solo. Ora proviamo a capire a quali principi ci si può ispirare: ovvero che cosa comprare, perché e dove.

1. Che cos’è “Cambuse Critiche”: le origini

19


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.