Io e gli altri

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La collana sussidi R/S è pensata per approfondire, sia dal punto di vista metodologico che tecnico, gli strumenti significativi del cammino scout tra i 16 e i 20 anni. È rivolta sia a rover e scolte che ai loro capi, per promuovere il protagonismo e il coinvolgimento dei giovani nella vita di Clan/Fuoco. Può risultare utile anche ad un pubblico non scout per attività educative rivolte a questa fascia d’età.

ISBN: 978 – 88 – 8054 – 924 – 6

Io e gli altri

Da cosa nasce il nostro modo di stare con gli altri? Quali sono gli ingredienti del nostro carattere? Questo libro cerca di dare delle risposte: alcune vengono dalla psicologia, altre dalla storia dell’uomo e da appassionanti racconti che parlano di amicizia. Le relazioni possono far crescere la persona. Per passare poi dalla teoria alla pratica vengono proposti giochi ed attività per conoscere sé e gli altri, ed infine tecniche per valutare ed affrontare le difficoltà di autostima e di relazione.

Io e gli altri le relazioni, l’amicizia

Stefano Costa, Maria Manaresi, Mattia Cecchini



Incaricata del Comitato editoriale: Laura Galimberti

Stefano Costa, Maria Manaresi, Mattia Cecchini

Prima edizione: Fiordaliso 2002

Seconda edizione: Fiordaliso 2015

Io e gli altri le relazioni, l’amicizia ISBN: 978 - 88 - 8054 - 924 - 6

Grafica e impaginazione: Studio Marabotto Disegni: Matteo Rubini, XXXXXXXXXXX Foto: SSSSSSSS In Redazione: Manuela De Cave Consulenza editoriale: Stefania Cesaretti

© Fiordaliso Società Cooperativa Corso Vittorio Emanuele II, 337 00186 Roma www.fiordaliso.it


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io e gli altri

la veglia r/s

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INDICE A Mattia, Marco, Luca, Matteino, Ignazio, Anna, Giambo, Pippo, Gio, e a tutti gli amici che il Signore ha messo sulla nostra strada. Grazie a Sella, So, Lollo, Papo, Ema Jack, Bubi, Frenci, Miki, Maria, Mariachiara per gli stimoli e le sfide “relazionali” che ci hanno saputo lanciare come novizi, Rover e Scolte

INTRODUZIONE 7 PARTE PRIMA: tutto inizia molto presto e… molto tempo fa Come sviluppano i rapporti nella storia dell’uomo

9

CAPITOLO 1 – “Stand by me”: come le relazioni ci costruiscono ad ogni età

11

CAPITOLO 2 – In ogni tempo: viaggio nella storia del sentimento amicizia

25

PARTE SECONDA: GLI ALTRI: vitamine per la crescita, anche spirituale

39

CAPITOLO 3 – Relazioni “dall’alto al basso”, e viceversa: la Progressione Personale per diventare “grandi”

41

CAPITOLO 4 – L’amicizia: guida nel percorso spirituale

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la veglia r/s

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INDICE A Mattia, Marco, Luca, Matteino, Ignazio, Anna, Giambo, Pippo, Gio, e a tutti gli amici che il Signore ha messo sulla nostra strada. Grazie a Sella, So, Lollo, Papo, Ema Jack, Bubi, Frenci, Miki, Maria, Mariachiara per gli stimoli e le sfide “relazionali” che ci hanno saputo lanciare come novizi, Rover e Scolte

INTRODUZIONE 7 PARTE PRIMA: tutto inizia molto presto e… molto tempo fa Come sviluppano i rapporti nella storia dell’uomo

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CAPITOLO 1 – “Stand by me”: come le relazioni ci costruiscono ad ogni età

11

CAPITOLO 2 – In ogni tempo: viaggio nella storia del sentimento amicizia

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PARTE SECONDA: GLI ALTRI: vitamine per la crescita, anche spirituale

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CAPITOLO 3 – Relazioni “dall’alto al basso”, e viceversa: la Progressione Personale per diventare “grandi”

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CAPITOLO 4 – L’amicizia: guida nel percorso spirituale

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io e gli altri

PARTE TERZA: DALLA TEORIA ALLA PRATICA Proposte di attività di conoscenza di sé e degli altri

la veglia r/s

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7

introduzione

PREMESSA 70 3.1 – Giochi ed attività per conoscerti e conoscere meglio gli altri 3.2 – Test sull’autostima - Soluzione delle difficoltà 3.3 – Schede tecniche: • Come fare lo zaino, • Come preparare una due (o +) giorni, • Il fuoco serale, • Attività a tema, • La veglia R/S 3.4 – Frasi per un amico

72 103 117 117 118 120 122 123 125

PER SAPERNE DI PIÙ: Riferimenti bibliografici

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È attraverso il rapporto con gli altri che cresciamo, a partire dalle relazioni all’interno della nostra famiglia, fino a quelle con gli amici. Le prime relazioni formano ciò che noi siamo, fondano le basi della nostra personalità, poi con gli anni ogni relazione significativa lascia una traccia nella nostra persona, un segno nel carattere o negli atteggiamenti. L’altro ha quindi un grande potere sul nostro Io... un potere che può essere negativo quando, nelle relazioni superficiali, ci lasciamo attaccare ed attribuiamo ad altri etichette con poco contenuto, ma è soprattutto una potenzialità che, sviluppata in alcune vere amicizie, può rappresentare una ricchezza davvero grande per costruire quello che siamo e per condividerlo con l’altro per la vita. Occorre molta attenzione per l’altro, sia quando lo conosciamo da tempo, sia quando è uno sconosciuto, occorre rispetto della diversità e in essa cercare un arricchimento. Il rapporto con l’altro può essere fatto di timori e distanza, fino al razzismo, oppure può costruirsi con l’ascolto, l’apertura, la disponibilità: in questi casi, talvolta, nascono legami profondi e duraturi che rappresentano un tesoro inestimabile. L’amicizia vera è una perla rara, spesso si sviluppa in adolescenza ed è un valore che non è in “calo”: anzi, risulta che i ragazzi di oggi diano molto peso all’amicizia e che agli amici dedichino molto del loro tempo e delle loro energie. Sono vari e sempre diversi gli ingredienti che portano a far progredire un rapporto fra due persone fino all’amicizia: sicuramente fra questi troviamo fiducia e lealtà, mentre la diffidenza e la falsità portano sempre alla rottura delle relazioni. Solo con la dedizione costante possiamo costruire rapporti veri e di valore: l’investimento richiesto è grande, tanto più riusciamo a dare, tanto maggiore sarà ciò che riceveremo... L’idea di questo libro è di trasmettere a tutti l’importanza delle relazioni e dell’amicizia in particolare attraverso un percorso che vede tre tappe:


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PARTE TERZA: DALLA TEORIA ALLA PRATICA Proposte di attività di conoscenza di sé e degli altri

la veglia r/s

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introduzione

PREMESSA 70 3.1 – Giochi ed attività per conoscerti e conoscere meglio gli altri 3.2 – Test sull’autostima - Soluzione delle difficoltà 3.3 – Schede tecniche: • Come fare lo zaino, • Come preparare una due (o +) giorni, • Il fuoco serale, • Attività a tema, • La veglia R/S 3.4 – Frasi per un amico

72 103 117 117 118 120 122 123 125

PER SAPERNE DI PIÙ: Riferimenti bibliografici

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È attraverso il rapporto con gli altri che cresciamo, a partire dalle relazioni all’interno della nostra famiglia, fino a quelle con gli amici. Le prime relazioni formano ciò che noi siamo, fondano le basi della nostra personalità, poi con gli anni ogni relazione significativa lascia una traccia nella nostra persona, un segno nel carattere o negli atteggiamenti. L’altro ha quindi un grande potere sul nostro Io... un potere che può essere negativo quando, nelle relazioni superficiali, ci lasciamo attaccare ed attribuiamo ad altri etichette con poco contenuto, ma è soprattutto una potenzialità che, sviluppata in alcune vere amicizie, può rappresentare una ricchezza davvero grande per costruire quello che siamo e per condividerlo con l’altro per la vita. Occorre molta attenzione per l’altro, sia quando lo conosciamo da tempo, sia quando è uno sconosciuto, occorre rispetto della diversità e in essa cercare un arricchimento. Il rapporto con l’altro può essere fatto di timori e distanza, fino al razzismo, oppure può costruirsi con l’ascolto, l’apertura, la disponibilità: in questi casi, talvolta, nascono legami profondi e duraturi che rappresentano un tesoro inestimabile. L’amicizia vera è una perla rara, spesso si sviluppa in adolescenza ed è un valore che non è in “calo”: anzi, risulta che i ragazzi di oggi diano molto peso all’amicizia e che agli amici dedichino molto del loro tempo e delle loro energie. Sono vari e sempre diversi gli ingredienti che portano a far progredire un rapporto fra due persone fino all’amicizia: sicuramente fra questi troviamo fiducia e lealtà, mentre la diffidenza e la falsità portano sempre alla rottura delle relazioni. Solo con la dedizione costante possiamo costruire rapporti veri e di valore: l’investimento richiesto è grande, tanto più riusciamo a dare, tanto maggiore sarà ciò che riceveremo... L’idea di questo libro è di trasmettere a tutti l’importanza delle relazioni e dell’amicizia in particolare attraverso un percorso che vede tre tappe:


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io e gli altri

nella prima viene descritta l’evoluzione delle relazioni nella storia di ogni individuo e come l’uomo nei suoi secoli di storia abbia parlato di relazioni, rapporti, amicizie. La seconda parte tratta più specificamente del valore delle relazioni nella crescita della persona dal punto di vista educativo e spirituale. La terza ed ultima parte contiene numerose proposte di attività di conoscenza di sé e degli altri che potranno essere usate come spunto per riflettere ed agire sulle relazioni. Stefano Costa


parte prima

PARTE PRIMA Tutto inizia molto presto... e molto tempo fa come si sviluppano i rapporti nella storia dell’uomo

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parte prima

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1 io e gli altri

• “Stand by me”: come le relazio ni ci costruiscono ad ogni eta’

Non c’è alcun perio do dello sviluppo nel quale l’essere um ano viva al di fuori del regno dei rappor ti interpe rsonali (Harry Stack Sulliv an)


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io e gli altri

Da cosa nascono gli aspetti del mio carattere, della mia personalità? Perché sono insicuro o, invece, ottimista? Aperto o chiuso? Perché sono disordinato, o ordinato? Sono depresso? Da cosa deriva l’odio razziale, la guerra? Riesco a stare da solo? So stare con gli amici? Analizzando l’evoluzione dei rapporti fra le persone cercheremo di rispondere a queste domande. È attraverso le relazioni con gli altri, le persone significative della tua vita, che tu sei diventato quello che sei; dapprima i genitori, la mamma e poi il babbo, quindi gli altri parenti, zii e fratelli e dopo, il grande salto verso i coetanei e gli insegnanti: la strada delle relazioni è lunga e ogni incontro importante lascia in ognuno di noi una traccia, un segno. Può sembrare strano o forse incredibile, ma molti degli aspetti di come noi siamo si sono costruiti nei primissimi mesi della nostra vita.

I primi mesi di vita Il viaggio inizia, secondo una delle teoriche più importanti di psicologia infantile, Margaret Mahler, già a 4-5 mesi e, attenti, a 36 mesi è già davvero a buon punto! L’autrice parla addirittura di “nascita psicologica del bambino”, descrivendola come una seconda nascita rispetto a quella fisiologica del corpo, basata sulla separazione (rispetto alla madre) ed individuazione (rispetto a sé). Nelle prime settimane di vita continua nel bambino un’idea di autosufficienza come nella vita intrauterina e vi è poca attenzione agli stimoli esterni; dal 2° mese inizia invece una prima vaga consapevolezza che c’è un “oggetto” esterno che soddisfa i bisogni che il bambino vive in maniera “simbiotica” (cioè di dipendenza reciproca assoluta) come una unità indifferenziata e fusionale. A circa 4-5 mesi inizia una fase detta di differenziazione in cui il bambino comincia ad integrare diverse informazioni visive, tattili ecc., costruendo una immagine di sé e della madre, che però non è ancora separata; verso i 6 mesi ci sono tentativi di sperimentazione quando tira capelli, orecchie, naso della madre, ciondoli, vestiti ed inizia il gioco del nascondino o del cucù in cui il bambino spontaneamente fa scomparire la mamma e poi la fa ricomparire, allenandosi su questo difficile esercizio dell’esserci e del non

parte prima

esserci più; dai 7-8 mesi si nota un controllo visivo ripetuto della madre, per paragonarla con l’altro: quando si è raggiunta una individuazione sufficiente a riconoscere il viso della madre emerge la paura degli altri volti, nota come angoscia all’estraneo.

La depressione, la guerra, l’intolleranza In questo momento accade una cosa particolare che riemergerà poi in diverse occasioni nella nostra vita: la depressione, ovvero una reazione depressiva alla scoperta che ciò che noi credevamo buono può essere anche cattivo. Secondo un’altra studiosa dell’infanzia, Melaine Klein, infatti, nei primi mesi il bambino vive una fase detta “schizoparanoide” in cui divide il bene dal male senza accettare compromessi: lui e la mamma sono buoni, il resto del mondo invece può essere cattivo, questo è un bel modo di vedere perché rassicurante; per tutti noi in realtà è così: il nostro partner, il nostro migliore amico, amica, sono persone buone, mentre quelli dell’altra classe o dell’altra squadra sono tutti sleali e brocchi. Molto più doloroso è accettare che nella stessa persona, per il bambino la mamma, per noi l’amico o il partner, coesistano parti buone e cattive. Verso il 7°- 8° mese, diverse esperienze di frustrazione fanno capire al bambino che la mamma che gli porta il latte (buona) è in realtà la stessa mamma che, indaffarata in cucina o impegnata al telefono, non gli porta il latte (cattiva): questa dura presa di coscienza porta ad una fase detta depressiva. La stessa fase depressiva la incontrano il ragazzo o la ragazza piantati dal proprio partner che fino a quel momento credevano l’unico compagno per la vita, o traditi da un buon amico. Ma questo meccanismo di scissione delle cose buone e delle cose cattive è presente in molti aspetti della nostra vita di tutti i giorni: innanzitutto nelle fiabe... la fata buona e la strega cattiva, il mago e l’orco non sono altro che la narrazione di questa storia. Più tristemente, invece, la scissione è alla base dell’odio che giustifica divisioni razziali e violenze: praticamente sempre accade all’uomo che un gruppo di persone assolutamente indifferente (come accadde, per gli italiani, poco tempo fa con il popolo iugoslavo), improvvisamente diventi cattivo e da disprezzare, da attaccare, distrugge-

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Da cosa nascono gli aspetti del mio carattere, della mia personalità? Perché sono insicuro o, invece, ottimista? Aperto o chiuso? Perché sono disordinato, o ordinato? Sono depresso? Da cosa deriva l’odio razziale, la guerra? Riesco a stare da solo? So stare con gli amici? Analizzando l’evoluzione dei rapporti fra le persone cercheremo di rispondere a queste domande. È attraverso le relazioni con gli altri, le persone significative della tua vita, che tu sei diventato quello che sei; dapprima i genitori, la mamma e poi il babbo, quindi gli altri parenti, zii e fratelli e dopo, il grande salto verso i coetanei e gli insegnanti: la strada delle relazioni è lunga e ogni incontro importante lascia in ognuno di noi una traccia, un segno. Può sembrare strano o forse incredibile, ma molti degli aspetti di come noi siamo si sono costruiti nei primissimi mesi della nostra vita.

I primi mesi di vita Il viaggio inizia, secondo una delle teoriche più importanti di psicologia infantile, Margaret Mahler, già a 4-5 mesi e, attenti, a 36 mesi è già davvero a buon punto! L’autrice parla addirittura di “nascita psicologica del bambino”, descrivendola come una seconda nascita rispetto a quella fisiologica del corpo, basata sulla separazione (rispetto alla madre) ed individuazione (rispetto a sé). Nelle prime settimane di vita continua nel bambino un’idea di autosufficienza come nella vita intrauterina e vi è poca attenzione agli stimoli esterni; dal 2° mese inizia invece una prima vaga consapevolezza che c’è un “oggetto” esterno che soddisfa i bisogni che il bambino vive in maniera “simbiotica” (cioè di dipendenza reciproca assoluta) come una unità indifferenziata e fusionale. A circa 4-5 mesi inizia una fase detta di differenziazione in cui il bambino comincia ad integrare diverse informazioni visive, tattili ecc., costruendo una immagine di sé e della madre, che però non è ancora separata; verso i 6 mesi ci sono tentativi di sperimentazione quando tira capelli, orecchie, naso della madre, ciondoli, vestiti ed inizia il gioco del nascondino o del cucù in cui il bambino spontaneamente fa scomparire la mamma e poi la fa ricomparire, allenandosi su questo difficile esercizio dell’esserci e del non

parte prima

esserci più; dai 7-8 mesi si nota un controllo visivo ripetuto della madre, per paragonarla con l’altro: quando si è raggiunta una individuazione sufficiente a riconoscere il viso della madre emerge la paura degli altri volti, nota come angoscia all’estraneo.

La depressione, la guerra, l’intolleranza In questo momento accade una cosa particolare che riemergerà poi in diverse occasioni nella nostra vita: la depressione, ovvero una reazione depressiva alla scoperta che ciò che noi credevamo buono può essere anche cattivo. Secondo un’altra studiosa dell’infanzia, Melaine Klein, infatti, nei primi mesi il bambino vive una fase detta “schizoparanoide” in cui divide il bene dal male senza accettare compromessi: lui e la mamma sono buoni, il resto del mondo invece può essere cattivo, questo è un bel modo di vedere perché rassicurante; per tutti noi in realtà è così: il nostro partner, il nostro migliore amico, amica, sono persone buone, mentre quelli dell’altra classe o dell’altra squadra sono tutti sleali e brocchi. Molto più doloroso è accettare che nella stessa persona, per il bambino la mamma, per noi l’amico o il partner, coesistano parti buone e cattive. Verso il 7°- 8° mese, diverse esperienze di frustrazione fanno capire al bambino che la mamma che gli porta il latte (buona) è in realtà la stessa mamma che, indaffarata in cucina o impegnata al telefono, non gli porta il latte (cattiva): questa dura presa di coscienza porta ad una fase detta depressiva. La stessa fase depressiva la incontrano il ragazzo o la ragazza piantati dal proprio partner che fino a quel momento credevano l’unico compagno per la vita, o traditi da un buon amico. Ma questo meccanismo di scissione delle cose buone e delle cose cattive è presente in molti aspetti della nostra vita di tutti i giorni: innanzitutto nelle fiabe... la fata buona e la strega cattiva, il mago e l’orco non sono altro che la narrazione di questa storia. Più tristemente, invece, la scissione è alla base dell’odio che giustifica divisioni razziali e violenze: praticamente sempre accade all’uomo che un gruppo di persone assolutamente indifferente (come accadde, per gli italiani, poco tempo fa con il popolo iugoslavo), improvvisamente diventi cattivo e da disprezzare, da attaccare, distrugge-

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re; non si riesce a capire che là nelle loro case c’è, come qua, gente buona e gente cattiva: noi siamo buoni e loro cattivi.

Sicurezza di sé e sperimentazione motoria Riprendendo la storia dell’evoluzione delle nostre relazioni arriviamo al primo anno di vita, anno in cui accadono cose davvero fondamentali: il bambino inizia a camminare e a parlare! Il potersi allontanare fisicamente dalla madre, magari carponi, è la base per una prima vera differenziazione: il bambino compie a questo proposito una sperimentazione vera e propria fatta di prove, controlli e verifiche con cui viene saggiato il mondo esterno, ma soprattutto la reazione della madre: il bambino infatti è perfettamente in grado di riconoscere l’eventuale soddisfazione, la preoccupazione o il disinteresse. A questa fase di sperimentazione segue la fase di riavvicinamento in cui il bambino necessita di un rifornimento di sicurezza da parte della madre per potersi nuovamente allontanare. Questa fase è contraddistinta da giochi come il farsi rincorrere e il gioco del cucù o nascondino che servono a sondare la disponibilità emotiva della madre. Alla base della fiducia in noi stessi e nel mondo sta proprio l’attendibilità di questa disponibilità emotiva, la capacità di comprensione empatica della mamma che piano piano viene interiorizzata e non necessita più di costanti verifiche concrete: ormai siamo convinti che la mamma ci vuole bene, c’è, esiste e continua ad esistere e a volerci bene anche se non la vediamo. Attendibilità ed empatia sono due elementi fondamentali delle relazioni umane, soprattutto di quelle educative: un adulto è attendibile per un bambino se è chiaro per il bambino il perché delle reazioni dell’adulto: so che la mamma se rompo un vaso si arrabbia, quindi non lo faccio; il fatto di non sapere, invece, quando o perché un adulto agisce è un grosso problema per il bambino: se ieri chiedevo una cosa e mi veniva data ed oggi, alla stessa richiesta, vengo sgridato, questo è incomprensibile. L’empatia invece è la capacità di capire l’altro, di sapere cosa pensa, cosa sente e di vedere la realtà anche con il suo punto di vista: è alla base delle

parte prima

relazioni affettive più significative. Il poter padroneggiare, finalmente, il proprio corpo, spostarlo, correre e saltare creano nel bambino un grande piacere, una forte spinta all’autostima; questo rimane vero anche quando si è più grandi e si gioca bene a calcio o a pallavolo, perciò in alcuni metodi educativi, come lo scautismo, viene data attenzione alla vita all’aria aperta e al gioco. Le reazioni profonde della madre, in questo momento, saranno molto importanti per il futuro sviluppo: il bambino necessita di essere accompagnato nella crescita e nel distacco sentendo l’interessamento dell’adulto. Una eccessiva preoccupazione diminuirà l’indipendenza del bambino ledendo la sua autostima e rendendolo insicuro e dipendente. Un eccessivo disinteresse provocherà ugualmente insicurezza (non si sente sostenuto) portando spesso ad un comportamento provocatorio che costringe, in un qualche modo, l’adulto a occuparsi di lui.

Fiducia, iniziativa, operosità – sfiducia, dubbio, vergogna, inferiorità Un’altra interessante chiave di lettura dello sviluppo psicologico del bambino è quella proposta da Erikson secondo cui nella nostra vita incontriamo una serie di passaggi che ci pongono come di fronte ad un bivio: se superiamo bene il passaggio imbocchiamo una strada “in discesa” che rimarrà come tratto positivo della nostra personalità (ad esempio Erikson elenca fiducia, iniziativa, operosità), mentre se il passaggio non è ben superato rimane un’area di debolezza nel carattere (sfiducia, dubbio, vergogna, inferiorità). Secondo Erikson il primo di questi passaggi avviene attorno ad un anno, in relazione a come il bambino viene seguito e soddisfatto nei suoi desideri: quando la soddisfazione è presente in maniera abbastanza stabile e quindi affidabile, il bambino impara a fidarsi di se stesso e del mondo. All’opposto rispetto a questo senso di fiducia, se vi sono problemi in questa fase, si sviluppa una sensazione di diffidenza verso di sé e gli altri. Nel secondo e terzo anno si presenta il secondo passaggio da cui deriva, quando ben superato, il senso di autonomia. L’autonomia, anche per

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re; non si riesce a capire che là nelle loro case c’è, come qua, gente buona e gente cattiva: noi siamo buoni e loro cattivi.

Sicurezza di sé e sperimentazione motoria Riprendendo la storia dell’evoluzione delle nostre relazioni arriviamo al primo anno di vita, anno in cui accadono cose davvero fondamentali: il bambino inizia a camminare e a parlare! Il potersi allontanare fisicamente dalla madre, magari carponi, è la base per una prima vera differenziazione: il bambino compie a questo proposito una sperimentazione vera e propria fatta di prove, controlli e verifiche con cui viene saggiato il mondo esterno, ma soprattutto la reazione della madre: il bambino infatti è perfettamente in grado di riconoscere l’eventuale soddisfazione, la preoccupazione o il disinteresse. A questa fase di sperimentazione segue la fase di riavvicinamento in cui il bambino necessita di un rifornimento di sicurezza da parte della madre per potersi nuovamente allontanare. Questa fase è contraddistinta da giochi come il farsi rincorrere e il gioco del cucù o nascondino che servono a sondare la disponibilità emotiva della madre. Alla base della fiducia in noi stessi e nel mondo sta proprio l’attendibilità di questa disponibilità emotiva, la capacità di comprensione empatica della mamma che piano piano viene interiorizzata e non necessita più di costanti verifiche concrete: ormai siamo convinti che la mamma ci vuole bene, c’è, esiste e continua ad esistere e a volerci bene anche se non la vediamo. Attendibilità ed empatia sono due elementi fondamentali delle relazioni umane, soprattutto di quelle educative: un adulto è attendibile per un bambino se è chiaro per il bambino il perché delle reazioni dell’adulto: so che la mamma se rompo un vaso si arrabbia, quindi non lo faccio; il fatto di non sapere, invece, quando o perché un adulto agisce è un grosso problema per il bambino: se ieri chiedevo una cosa e mi veniva data ed oggi, alla stessa richiesta, vengo sgridato, questo è incomprensibile. L’empatia invece è la capacità di capire l’altro, di sapere cosa pensa, cosa sente e di vedere la realtà anche con il suo punto di vista: è alla base delle

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relazioni affettive più significative. Il poter padroneggiare, finalmente, il proprio corpo, spostarlo, correre e saltare creano nel bambino un grande piacere, una forte spinta all’autostima; questo rimane vero anche quando si è più grandi e si gioca bene a calcio o a pallavolo, perciò in alcuni metodi educativi, come lo scautismo, viene data attenzione alla vita all’aria aperta e al gioco. Le reazioni profonde della madre, in questo momento, saranno molto importanti per il futuro sviluppo: il bambino necessita di essere accompagnato nella crescita e nel distacco sentendo l’interessamento dell’adulto. Una eccessiva preoccupazione diminuirà l’indipendenza del bambino ledendo la sua autostima e rendendolo insicuro e dipendente. Un eccessivo disinteresse provocherà ugualmente insicurezza (non si sente sostenuto) portando spesso ad un comportamento provocatorio che costringe, in un qualche modo, l’adulto a occuparsi di lui.

Fiducia, iniziativa, operosità – sfiducia, dubbio, vergogna, inferiorità Un’altra interessante chiave di lettura dello sviluppo psicologico del bambino è quella proposta da Erikson secondo cui nella nostra vita incontriamo una serie di passaggi che ci pongono come di fronte ad un bivio: se superiamo bene il passaggio imbocchiamo una strada “in discesa” che rimarrà come tratto positivo della nostra personalità (ad esempio Erikson elenca fiducia, iniziativa, operosità), mentre se il passaggio non è ben superato rimane un’area di debolezza nel carattere (sfiducia, dubbio, vergogna, inferiorità). Secondo Erikson il primo di questi passaggi avviene attorno ad un anno, in relazione a come il bambino viene seguito e soddisfatto nei suoi desideri: quando la soddisfazione è presente in maniera abbastanza stabile e quindi affidabile, il bambino impara a fidarsi di se stesso e del mondo. All’opposto rispetto a questo senso di fiducia, se vi sono problemi in questa fase, si sviluppa una sensazione di diffidenza verso di sé e gli altri. Nel secondo e terzo anno si presenta il secondo passaggio da cui deriva, quando ben superato, il senso di autonomia. L’autonomia, anche per

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Erikson come per molti altri studiosi, è legata alla sperimentazione delle nuove capacità motorie del bambino, fra cui l’imparare a camminare. Se i genitori non consentono al bambino di gestirsi con una certa autonomia, si creano invece sensazioni di dubbio e vergogna che formeranno una caratteristica della personalità. Infine, l’operosità è il risultato del terzo passaggio che avviene fra i 6 e gli 11 anni, periodo in cui il bambino acquista fiducia in se stesso perché comincia a saper fare tante cose da “grandi”, fra cui anche usare i materiali degli adulti. In antitesi rispetto all’operosità, se in questa fase il bambino è, invece, costretto a rinunciare all’attività perché gli viene proibito oppure viene troppo poco gratificato per quello che riesce a fare, può concludere di non essere in grado di fare le cose “dei grandi” e sviluppare quindi un senso di inferiorità.

Solitudine ed amicizia Attraverso la capacità di staccarci dalla mamma senza spaventarsi conquistiamo quella che Winnicott, famoso pediatra e psicoanalista inglese, ha chiamato la capacità di essere solo: un fenomeno altamente raffinato fondato sull’esperienza della presenza della mamma e sulla costruzione di un “oggetto buono”, come la memorizzazione della mamma, all’interno della propria mente. Questo implica che l’individuo abbia avuto la possibilità, grazie a cure materne abbastanza buone, di costruirsi la fiducia nell’esistenza di un ambiente benigno, attraverso la ripetizione di esperienze gratificanti. Su questa base si fonda anche il sentimento dell’amicizia.

L’ottimismo, l’ambizione Sempre nei primi anni di vita si decidono aspetti del nostro carattere che furono studiati e descritti da Sigmund Freud a Vienna nei primi anni del ‘900. Freud divise lo sviluppo in fasi che succedono l’una all’altra sulla base della evoluzione fisiologica di stimoli e funzioni: nei primi mesi fino al primo anno di età il bambino è impegnato soprattutto a nutrirsi e anche

parte prima

l’esplorazione del mondo esterno avviene, per molto tempo, attraverso la bocca. Quando questa fase viene affrontata e conclusa positivamente, nella persona adulta rimane un residuo dato dall’idea che tutto andrà bene, un ottimismo che spesso porta alla soluzione dei problemi. L’identificazione con la madre che generosamente offre il proprio seno porta ad essere sereni e generosi, socievoli. Il non corretto superamento di questa fase porta, invece, al carattere di quelle persone che pretendono sempre qualche cosa, in maniera insistente e senza lasciarsi distogliere da obiezioni. Si attaccano alle persone (“succhiano”) e non riescono a stare sole. Sono ambiziose, bramose di sapere, con la tendenza a produrre, a straripare, ad esempio, con la parola.

Ordine e disciplina! Verso i due anni la possibilità, finalmente, di poter controllare quando fare e quando non fare la cacca e la pipì, senza doversi sporcare o dipendere dall’adulto, dà al bambino un grande senso di potere e, appunto, di controllo. Controllo che davvero egli può esercitare sull’ambiente: basta un giorno senza che vada di corpo che già i genitori sono preoccupatissimi! Il carattere legato a un corretto superamento di questa fase è caratterizzato dall’amore per l’ordine e la precisione, dalla parsimonia e dalla perseveranza. Legata a questa fase è anche la passione per il collezionismo. Quando la fase non è, invece, superata in maniera adeguata, questi tratti si trasformano in aspetti quali la pedanteria, l’avarizia, l’ostinazione. Si arriva fino all’odio per l’inattività e i divertimenti: sono soggetti che non sopportano alcuna interruzione dal lavoro. Hanno avversione a gettare

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Erikson come per molti altri studiosi, è legata alla sperimentazione delle nuove capacità motorie del bambino, fra cui l’imparare a camminare. Se i genitori non consentono al bambino di gestirsi con una certa autonomia, si creano invece sensazioni di dubbio e vergogna che formeranno una caratteristica della personalità. Infine, l’operosità è il risultato del terzo passaggio che avviene fra i 6 e gli 11 anni, periodo in cui il bambino acquista fiducia in se stesso perché comincia a saper fare tante cose da “grandi”, fra cui anche usare i materiali degli adulti. In antitesi rispetto all’operosità, se in questa fase il bambino è, invece, costretto a rinunciare all’attività perché gli viene proibito oppure viene troppo poco gratificato per quello che riesce a fare, può concludere di non essere in grado di fare le cose “dei grandi” e sviluppare quindi un senso di inferiorità.

Solitudine ed amicizia Attraverso la capacità di staccarci dalla mamma senza spaventarsi conquistiamo quella che Winnicott, famoso pediatra e psicoanalista inglese, ha chiamato la capacità di essere solo: un fenomeno altamente raffinato fondato sull’esperienza della presenza della mamma e sulla costruzione di un “oggetto buono”, come la memorizzazione della mamma, all’interno della propria mente. Questo implica che l’individuo abbia avuto la possibilità, grazie a cure materne abbastanza buone, di costruirsi la fiducia nell’esistenza di un ambiente benigno, attraverso la ripetizione di esperienze gratificanti. Su questa base si fonda anche il sentimento dell’amicizia.

L’ottimismo, l’ambizione Sempre nei primi anni di vita si decidono aspetti del nostro carattere che furono studiati e descritti da Sigmund Freud a Vienna nei primi anni del ‘900. Freud divise lo sviluppo in fasi che succedono l’una all’altra sulla base della evoluzione fisiologica di stimoli e funzioni: nei primi mesi fino al primo anno di età il bambino è impegnato soprattutto a nutrirsi e anche

parte prima

l’esplorazione del mondo esterno avviene, per molto tempo, attraverso la bocca. Quando questa fase viene affrontata e conclusa positivamente, nella persona adulta rimane un residuo dato dall’idea che tutto andrà bene, un ottimismo che spesso porta alla soluzione dei problemi. L’identificazione con la madre che generosamente offre il proprio seno porta ad essere sereni e generosi, socievoli. Il non corretto superamento di questa fase porta, invece, al carattere di quelle persone che pretendono sempre qualche cosa, in maniera insistente e senza lasciarsi distogliere da obiezioni. Si attaccano alle persone (“succhiano”) e non riescono a stare sole. Sono ambiziose, bramose di sapere, con la tendenza a produrre, a straripare, ad esempio, con la parola.

Ordine e disciplina! Verso i due anni la possibilità, finalmente, di poter controllare quando fare e quando non fare la cacca e la pipì, senza doversi sporcare o dipendere dall’adulto, dà al bambino un grande senso di potere e, appunto, di controllo. Controllo che davvero egli può esercitare sull’ambiente: basta un giorno senza che vada di corpo che già i genitori sono preoccupatissimi! Il carattere legato a un corretto superamento di questa fase è caratterizzato dall’amore per l’ordine e la precisione, dalla parsimonia e dalla perseveranza. Legata a questa fase è anche la passione per il collezionismo. Quando la fase non è, invece, superata in maniera adeguata, questi tratti si trasformano in aspetti quali la pedanteria, l’avarizia, l’ostinazione. Si arriva fino all’odio per l’inattività e i divertimenti: sono soggetti che non sopportano alcuna interruzione dal lavoro. Hanno avversione a gettare

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io e gli altri

via oggetti usati fino all’ossessione. Il senso di potere sul mondo esterno dato dal poter controllare la propria evacuazione è legato al senso di potere e di controllo e, nella patologia, agli aspetti sadici della persona.

Simpatia e necessità di autoaffermazione L’ultima fase descritta da Freud, detta fase fallica, si colloca fra i 3 e i 5 anni, età in cui il bimbo comincia ad interessarsi alle differenze sessuali, ponendo domande ed esplorando; in questo periodo classicamente il bambino comincia ad interessarsi alla mamma anche come persona dell’altro sesso e, per questo, entra in competizione con il babbo; competizione utile perché gli consente di porlo come modello di identificazione ed evolversi così come maschio (più o meno la stessa cosa, all’opposto, avviene per le bambine). Una buona fase fallica porta soprattutto il superamento dei residui delle fasi precedenti sfavorevoli ad un buon adattamento sociale. Se ben superata, porta ad un atteggiamento di apertura agli altri (superamento della fase sadica) con una mentalità sociale tollerante. La persona ha la capacità di trasferire sentimenti di simpatia sulle altre persone o sulla collettività.

parte prima

Quando invece non è superata vi è una costante necessità di autoaffermazione, di dimostrare che si è più degli altri, più forti, più in gamba, più prestanti.

Coscienza, senso di colpa, perversione Un effetto della fase fallica, a partire dai 5 anni, è la definizione di una parte di sé, detta Super-Io: una coscienza morale che giudica pensieri ed azioni, che può far sentire in colpa o “bene”, a posto con se stessi. Il SuperIo deriva dalla interiorizzazione delle immagini dei genitori e di altri adulti di riferimento; e per questo si forma anche con alcune parti, dei “pezzetti”, dei nostri maestri delle elementari, dei nostri educatori e anche dei nostri amici. Il Super-Io è collegato alla depressione ed alla bassa autostima se “troppo severo” o alle perversioni e disturbi di tipo caratteriale se “troppo debole”.

Amicizia, amore, identità di sé, autostima Dai 6 anni, anche con l’ingresso nella scuola elementare, inizia per il bambino l’apertura al mondo esterno: compagni di classe, insegnanti, amici ed amiche. Attraverso le relazioni con gli altri, giorno per giorno, anno per anno, vengono consolidate parti del proprio carattere mentre altre vengono abbandonate perché il loro “uso” non è adatto all’ambiente, non viene apprezzato. La ricerca di un buon amico diventa un momento importante per trovare nell’altro qualità che apprezziamo e una buona palestra per mettere alla prova quello che noi siamo. In preadolescenza ed adolescenza il gruppo dei coetanei fornisce una forma di rassicurazione e di confronto che consente, poi, l’apertura alle prime esperienze affettive con l’altro sesso.

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via oggetti usati fino all’ossessione. Il senso di potere sul mondo esterno dato dal poter controllare la propria evacuazione è legato al senso di potere e di controllo e, nella patologia, agli aspetti sadici della persona.

Simpatia e necessità di autoaffermazione L’ultima fase descritta da Freud, detta fase fallica, si colloca fra i 3 e i 5 anni, età in cui il bimbo comincia ad interessarsi alle differenze sessuali, ponendo domande ed esplorando; in questo periodo classicamente il bambino comincia ad interessarsi alla mamma anche come persona dell’altro sesso e, per questo, entra in competizione con il babbo; competizione utile perché gli consente di porlo come modello di identificazione ed evolversi così come maschio (più o meno la stessa cosa, all’opposto, avviene per le bambine). Una buona fase fallica porta soprattutto il superamento dei residui delle fasi precedenti sfavorevoli ad un buon adattamento sociale. Se ben superata, porta ad un atteggiamento di apertura agli altri (superamento della fase sadica) con una mentalità sociale tollerante. La persona ha la capacità di trasferire sentimenti di simpatia sulle altre persone o sulla collettività.

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Quando invece non è superata vi è una costante necessità di autoaffermazione, di dimostrare che si è più degli altri, più forti, più in gamba, più prestanti.

Coscienza, senso di colpa, perversione Un effetto della fase fallica, a partire dai 5 anni, è la definizione di una parte di sé, detta Super-Io: una coscienza morale che giudica pensieri ed azioni, che può far sentire in colpa o “bene”, a posto con se stessi. Il SuperIo deriva dalla interiorizzazione delle immagini dei genitori e di altri adulti di riferimento; e per questo si forma anche con alcune parti, dei “pezzetti”, dei nostri maestri delle elementari, dei nostri educatori e anche dei nostri amici. Il Super-Io è collegato alla depressione ed alla bassa autostima se “troppo severo” o alle perversioni e disturbi di tipo caratteriale se “troppo debole”.

Amicizia, amore, identità di sé, autostima Dai 6 anni, anche con l’ingresso nella scuola elementare, inizia per il bambino l’apertura al mondo esterno: compagni di classe, insegnanti, amici ed amiche. Attraverso le relazioni con gli altri, giorno per giorno, anno per anno, vengono consolidate parti del proprio carattere mentre altre vengono abbandonate perché il loro “uso” non è adatto all’ambiente, non viene apprezzato. La ricerca di un buon amico diventa un momento importante per trovare nell’altro qualità che apprezziamo e una buona palestra per mettere alla prova quello che noi siamo. In preadolescenza ed adolescenza il gruppo dei coetanei fornisce una forma di rassicurazione e di confronto che consente, poi, l’apertura alle prime esperienze affettive con l’altro sesso.

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