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7.3 Route

7.3ROUTE R/S art. 21

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 179 ]

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Prima ancora che uno specifico strumento del metodo di Branca, la route è il modo fondamentale di vivere la proposta del roverismo/scoltismo. È un’esperienza che va adeguatamente progettata e vissuta dalla comunità R/S e che si articola in un percorso di più giorni di cammino, con pernottamenti in posti diversi e distanti tra loro.

COS'È E A COSA SERVE

La route, come modalità privilegiata del vivere la strada, esprime uno dei tratti peculiari del linguaggio simbolico della Branca R/S ed è metafora della vita. Si articola come un percorso significativo e interessante dipanato in più giorni e conformato da «un tema di fondo che leghi con un filo logico le giornate tra loro e un significativo itinerario di fede che accompagni l’esperienza» (Regolamento metodologico, art. 21). In quanto esperienza centrale del metodo R/S, va vissuta in diversi momenti dell’anno ed è occasione particolarmente propizia in cui la comunità può vivere le cerimonie e i suoi momenti più significativi. La route estiva è anche un momento privilegiato per operare una sintesi feconda del cammino compiuto durante l’anno dall’intera comunità e dai suoi membri. Niente come la route è fattore fondante e costitutivo della comunità, occasione per costruire relazioni e per leggere in profondità il proprio intimo, facendo sintesi della proposta valoriale dello scautismo.

3.1

7.16

[ 180 ] Parte 2 – Stile e strumenti

È un’occasione privilegiata per sperimentare la sobrietà, l’essenzialità, il rispetto e l’attenzione agli altri. È importante che ogni volta che se ne presenti l’opportunità, e comunque preferibilmente una volta al mese, il noviziato e il clan/fuoco vivano secondo lo stile della route l’esperienza dell’uscita.

7.19

IO ROVER, IO SCOLTA

Abbiamo progettato la route estiva con cura sia nei suoi aspetti logistici, sia per quanto riguarda i contenuti. Lavorando in pattuglie, la preparazione ci ha visto direttamente protagonisti, ovviamente non senza l’indispensabile supporto dei capi. Tutto questo ha rinforzato le nostre capacità organizzative e il nostro spirito cooperativo… Peccato solo che alcuni di noi non si siano fatti vedere molto: forse non sentiranno la route davvero “loro”!

Domani partiremo per la route… vorrei tanto avere una scusa per starmene a casa. L’idea di affrontare il freddo, caricarmi lo zaino sulle spalle e camminare per giorni mi sembra una follia. Ma vedo gli altri molto lanciati e allora… proviamo, vediamo…

Per quanto l’organizzazione fosse stata accurata, abbiamo toccato con mano che ogni route riserva uno spazio per inevitabili imprevisti e diventa un’occasione privilegiata per imparare ad affrontarli, a far fronte alle situazioni inattese, a correggere il tiro e a variare il programma se necessario, scoprendo che esiste un equilibrio tra progettualità e avventura, tra preparazione e capacità di affidarsi.

Abbiamo avuto modo di confrontarci con i nostri limiti, con difficoltà reali e non artificiose o costruite a tavolino; ab-

art.2

5.4

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 181 ]

biamo avuto la possibilità di mettere a frutto le nostre competenze tecniche e di acquisirne di nuove.

Non nascondo che all’inizio, affrontando le prime centinaia di metri di dislivello, mi son chiesto “chi me l’ha fatto fare di venire?” e ho rimpianto di non essere rimasto a casa; poi però, passo dopo passo, abbiamo davvero iniziato a gustare la strada finché essa ha iniziato a parlarci, a rivelarci la profondità dei suoi insegnamenti.

Lo zaino, il rapporto con la natura e con gli altri compagni di strada sono stati davvero scuola di essenzialità e di libertà; ci hanno insegnato a dare il giusto valore alle cose e a relazionarci in modo autentico con le persone.

Il percorso di catechesi che ha accompagnato i nostri passi ci ha consentito di rileggerli alla luce della Parola, ci ha aiutato a prendere coscienza che la route è segno e immagine della nostra vita e ad assaporare la verità di quanto diceva

Carlos Mesters: «Dio lo si conosce con i piedi».

La route ci insegna che l’arrivo della sera è solo il punto di partenza della mattina successiva: fedeli a questo stile nomadico, la nostra comunità R/S si impegna a vivere alla maniera dei pellegrini che, camminando, costantemente si interrogano e alimentano di novità la propria vita interiore.

7.17

4.3

IO CAPO

La route costituisce una delle catechesi esperienziali più eloquenti e significative e rappresenta una parabola della vita di ognuno, in cui non si arriva se non per ripartire la mattina successiva e in cui si pianta la tenda per proteggersi e trovare rifugio nel buio della notte. Diventa così segno

4.2

[ 182 ] Parte 2 – Stile e strumenti

di ogni esistenza contraddistinta dalla provvisorietà: aiuta a non sentirsi a posto e arrivati; insegna a rilanciare il cammino, a ripartire, a non sedersi, a non sentire nessuna terra come approdo e come patria definitiva (per il cristiano «ogni terra straniera è patria e ogni patria è terra straniera»).

La strada (e lo zaino che portiamo sulle spalle) è palestra di essenzialità, di sobrietà, di povertà evangelica: permette di seguire le orme degli anawim (i poveri) della Scrittura, che non fanno affidamento sulle cose ma unicamente sul

Signore, su cui fondano le proprie certezze. In route s’impara che non molto è necessario e si riesce a ricostruire un ordine di priorità tra l’essere e l’avere.

La fatica della route ci fa conoscere, prendere coscienza, toccare con mano il nostro limite (oltre che quello degli altri): una consapevolezza che costituisce un potente antidoto per vincere la presunzione di non aver bisogno di Dio e della sua grazia (cfr. il racconto della caduta di Genesi 3, in cui si narra il peccato delle origini come negazione o incapacità di accettare il limite creaturale proprio della natura umana).

L’esperienza della strada insegna a saper rinunciare quando è necessario, a lasciarsi dietro delle sicurezze; insegna l’attesa della meta, l’importanza del tempo e a vivere ogni occasione come “kairos”, tempo propizio da non perdere; insegna ad affrontare le difficoltà, la fatica, il sacrificio, a stringere i denti, a volte pure a gestire la paura con lucidità e freddezza; insegna la perseveranza e la fedeltà a un progetto.

La strada ha pure una valenza politica: rappresenta l’invito a non rifugiarsi in casa ma a sentirsi corresponsabili della costruzione della polis.

La route e la tenda sono inoltre esperienza di precarietà, da leggere secondo un’accezione positiva legata alla sua stessa

cfr.

Lettera a Diogneto V, 5

Gen 3

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 183 ]

radice etimologica (prex) di preghiera: non sentirsi autosufficienti, non bastare a se stessi, non sentirsi troppo sicuri, sempre a posto e adeguati, non aver sempre tutte le risposte. Questa precarietà e non autosufficienza ci spinge a non essere ripiegati su noi stessi ma a uscire per incontrare l’altro e Dio, scoprendoli come compagni di strada.

La strada presenta una dimensione contemplativa, non solo perché è fondamentale esperienza di silenzio e ascolto (di me stesso, dell’altro, di Dio) ma perché offre la possibilità di conoscere, di osservare con occhi nuovi e profetici la realtà, gli altri e Dio stesso. L’esperienza della strada, in particolare in montagna, rimanda un po’ all’esperienza di salire sul Tabor: trasfigura le relazioni e permette un nuovo stile d’incontro e comunicazione.

[ 184 ] Parte 2 – Stile e strumenti

ALCUNE ATTENZIONI

• È fondamentale che in route la strada sia vissuta sia come realtà esperienziale vera (è simbolo ma non per questo va vissuta in modo simbolico e virtuale), sia nel suo significato parabolico (non è puro esercizio fisico o una mera ginnastica).

• Trattandosi di uno strumento imprescindibile va riscoperto nella sua radicalità. Si ha l’impressione che talvolta, per pigrizia di capi o ragazzi o per la tendenza ad accondiscendere a comode scelte al ribasso, le comunità R/S vivano la route e le uscite in maniera piuttosto addomesticata, finendo per depotenziarne l’efficacia. Dobbiamo recuperare una dimensione di serietà della strada, che deve spingere a uscire dalle comodità; abbiamo la responsabilità di puntare in alto, quel tanto che consente di progredire in modo tangibile nei passi di crescita.

• Occorre porre particolare attenzione alla scelta del percorso della route, che deve essere significativo e basato su un tema di fondo. La scelta dell’itinerario muove dall’analisi delle esigenze, degli obiettivi, delle finalità educative della comunità

R/S; solo a partire da questo si potrà consapevolmente optare per una tipologia di percorso e infine far cadere la scelta su un posto specifico.

• La cura della preparazione, degli aspetti tecnici e di sicurezza legati alla strada da percorrere, di un’alimentazione gratificante ed equilibrata, rappresentano un banco di competenza imperdibile su cui costruire la perizia e il talento dei rover e delle scolte.

• La route è occasione rara per esplorare la bellezza dei luoghi e per predisporsi all’incontro con le persone. Facciamo attenzione a non attraversare paesi e villaggi senza chiederci dove siamo, scoprirne le tipicità locali, scambiare qualche parola con la gente del luogo...

3.1 “Lo stile del cammino: come vivere la strada?”

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 185 ]

TRACCE DI VITA CRISTIANA

La route è in definitiva il segno del cammino cui ogni persona è chiamata. Ci consente di fare memoria di come la storia della salvezza inizi con un mettersi in cammino: la prima parola rivolta da Dio ad Abramo è «vattene» (Gen 12,1) e nell’originale ebraico (lek leka) è innanzitutto «va’ verso te stesso, va’ a te». Vi è pertanto nella route, come nella storia di ciascun uomo e donna, un mettersi in cammino reale che è segno del necessario percorso interiore cui ciascuno è chiamato, che implica un partire da, il lasciarsi dietro delle sicurezze per andare incontro a una meta che non è chiara e definita in partenza (il primo passo si fonda sulla fede) ma che si comprende meglio e si fa più chiara durante la strada mediante l’esperienza. La route diventa allora un ripercorrere simbolicamente tutta la storia biblica, che è storia di un incessante cammino personale e comunitario (Esodo), e diventa dichiarazione di disponibilità a mettersi alla sequela di Gesù Cristo, il quale chiama i suoi discepoli a conoscerlo in cammino («venite e vedrete» Gv 1,39), percorre in lungo e in largo la Terra Santa per farsi incontro al prossimo, predica e compie opere più in strada che in sinagoga o nel tempio, a tal punto da dire di sé: «Io sono la via» (Gv 14,6). In tal modo la comunità R/S potrà prendere sempre maggior consapevolezza di essere parte di una comunità ecclesiale, che alle sue origini era identificata come «quelli della via». Per questo, conformemente alla spiritualità biblica, la Branca R/S trova la sua fonte e il suo elemento fondante nella richiesta della disponibilità a mettersi incessantemente in cammino; per questo, non casualmente, la strada è il primo elemento della triade strada-comunità-servizio, non per ordine di importanza ma in termini ontologici, poiché tutto da qui prende le mosse.

At 9,2; 18,25; 19,9; 19,23; 22,4; 24,14

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