8 minute read

7.14 Programma

Next Article
7.18 Riunione

7.18 Riunione

[ 238 ] Parte 2 – Stile e strumenti

7.14PROGRAMMA R/S art. 16

Advertisement

Il programma è lo strumento con il quale noviziato e clan/fuoco, ogni anno, individuano, cioè decidono e fissano, «le azioni della comunità, definendone modalità e tempi di realizzazione, in modo chiaro, sintetico, attuabile e verificabile» (Regolamento metodologico R/S, art. 16).

COS'È E A COSA SERVE

Il programma è, innanzitutto, uno strumento educativo. Non ha quindi un’esclusiva funzione pratica, ma è un momento fondamentale del processo esperienziale della comunità R/S: serve a imparare a prendere decisioni comuni per agire, in un tempo definito e per obiettivi chiari, tenendo conto delle aspirazioni e dei desideri di tutti, delle esigenze pratiche, dei bisogni a cui si vuole rispondere, dei valori in gioco. Nasce da una lettura condivisa in cui s’individuano criticità, punti di forza, punti di debolezza, si valutano le esperienze vissute in precedenza, ma si apre anche al sogno, al desiderio di nuovo, di scoperta e conoscenza, così come all’impegno per il territorio e al servizio agli altri. Deve essere concreto, sintetico e chiaro, per evitare che resti un libro dei sogni, deve trovare “nutrimento” nella carta di clan e deve essere verificabile e verificato azione per azione. Per questo è elaborato annualmente dagli stessi rover e scolte con il fondamentale aiuto dei capi: non è cioè stabilito dai capi, né scelto da rover e scolte in assoluta autonomia, ma è frutto di

7.1

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 239 ]

un percorso in cui il protagonismo dei ragazzi è sempre valorizzato e la presenza dei capi è sempre vigile.

5.4

IO ROVER, IO SCOLTA

Quando ci ritroviamo a stabilire insieme il programma dell’anno abbiamo l’opportunità di mettere in campo idee, sogni, desideri; riprendiamo in mano la carta di clan per rilanciarci verso nuove esperienze, spesso ritrovando entusiasmo e interesse. Alimentiamo così di occasioni interessanti la quotidianità della vita di comunità e progettiamo come crescere individualmente e insieme.

A volte ho la sensazione di ricadere un po’ nelle stesse cose che ripetiamo per abitudine o tradizione. I capi, quest’anno, ci hanno però aiutato a far emergere in modo più significativo le nostre idee. È stata un’occasione preziosa, anche per sentirci comunità: c’è stato dialogo, ascolto; abbiamo potuto conoscere meglio i pensieri degli altri, comprenderne le esigenze e abbiamo lavorato per trovare una strategia condivisa.

Ci sforziamo di far sì che il programma sia concreto e preciso: scandisce le azioni da compiere, i tempi di realizzazione e le modalità di attuazione. Permette di verificarci costantemente per capire in quale direzione stiamo camminando.

È una costruzione equilibrata: in ogni azione contribuisco a trovare lo spazio per strada e servizio, per la preghiera e la

Parola di Dio, per la condivisione e il gioco.

Ogni buon progetto annuale tiene conto di quanto fatto e verificato insieme l’anno prima: facciamo memoria di quanto vissuto per continuare a camminare lungo un per-

4.5

[ 240 ] Parte 2 – Stile e strumenti

corso di crescita progressiva. Ci sforziamo, però, di guardare un po’ più in là, non rinunciando al sogno e alla fantasia.

I maestri dei novizi ci raccontano, con entusiasmo, di strada, comunità, servizio… ma non capiamo bene cosa significhino; forse siamo un po’ tutti spaesati a inizio anno, in un tempo diverso da quello che conosciamo. Anche per questo il programma è stato per noi frutto di un lavoro condiviso molto con i capi: abbiamo messo in campo le nostre idee e loro hanno cercato di valorizzarle per viverle insieme secondo le peculiarità della Branca.

Nel programmare il nostro anno in clan/fuoco teniamo a mente di individuare delle opportunità ed esperienze da condividere con il noviziato.

3.2 “Il noviziato”

IO CAPO

Il programma è un’opportunità per aprire gli occhi su desideri, speranze, limiti e difficoltà dei ragazzi, per porsi in ascolto attivo dei loro bisogni. Il mio ruolo è quello di aiutare a puntare in alto e “dare gambe” ai sogni, tenendo bene in vista quanto espresso dal Progetto educativo, dalla carta di clan, dalla Legge, dalla Promessa, dal Vangelo.

Il programma è un manifesto di concretezza. Con delicatezza e incisività, devo aiutare i ragazzi a muovere passi impegnativi ma alla loro portata, sostenendo e accrescendo la loro capacità di scegliere, in un giusto equilibrio tra slancio e sogno, desideri e concretezza. Tempi e modalità devono essere realistici, coltivando nei ragazzi il gusto di far bene le cose.

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 241 ]

Il programma è di tutti. Il momento del confronto e della progettazione devono consentire a ognuno di esprimersi secondo i propri tempi e il proprio stile. Ci sono mille tecniche e strumenti per confrontarsi e ragionare insieme e devo aiutare i ragazzi a sperimentarli. Nella sua gestione e realizzazione mi metto in gioco, partecipando attivamente secondo il principio che l’esempio vale più di mille insegnamenti.

Nella costruzione del programma mi so muovere con equilibrio, evitando di essere protagonista ingombrante e direttivo, senza però diventare testimone passivo delle scelte di rover e scolte. Aiuto a riflettere criticamente sulle decisioni assunte, sapendo dire di no quando è in gioco la sicurezza, lo stile, i valori fondanti di Legge e Promessa o il rispetto delle regole stabilite insieme.

In noviziato, i maestri dei novizi coinvolgono i ragazzi nella costruzione del programma in un tempo speciale di scoperta della Branca, tenendo chiaro a mente gli obiettivi specifici a cui tendere, stimolando, leggendo e interpretando i bisogni dei ragazzi e cogliendo come opportunità le loro proposte e idee.

In clan/fuoco i capi sostengono, collaborano e si fanno garanti delle proposte dei ragazzi, che diventano sempre più attivi e protagonisti nella formulazione del programma.

I maestri dei novizi e i capi clan/fuoco fanno in modo che i due programmi, elaborati separatamente, tendano alla realizzazione dei comuni obiettivi del progetto educativo per la comunità R/S; hanno inoltre attenzione che essi siano condivisi da tutti i rover e scolte e prevedano momenti ed esperienze insieme.

5.2

[ 242 ] Parte 2 – Stile e strumenti

ALCUNE ATTENZIONI

• Il coordinamento tra il programma di clan/fuoco e quello di noviziato è basilare: occorre trovare spazio per le attività da fare insieme e per definire le strategie congiunte.

• Il programma si gioca sulla fatica fatta insieme sulla strada e si attua nel servizio agli altri: valorizzare gli elementi fondanti del metodo R/S è fondamentale.

• Una buona programmazione si concretizza nella successiva capacità di gestione delle azioni progettate. Dare il giusto spazio alla verifica delle strategie poste in campo e del raggiungimento degli obiettivi fissati consente agli R/S di crescere in uno stile progettuale efficace e concreto.

• Il programma è qualcosa di dinamico che può modificarsi: durante l’anno possono emergere occasioni o proposte impreviste che devono essere accolte per non perdere occasioni significative.

• Lo scout è laborioso ed economo e il programma deve sempre prevedere un’analisi di costi e risorse: gli autofinanziamenti si progettano in fase di definizione del programma.

3.2 “Noviziato e clan/fuoco: un’unica comunità”

7.15

TRACCE DI VITA CRISTIANA

«Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno. Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galazia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade. Duran-

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 243 ]

te la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: “Vieni in Macedonia e aiutaci!”. Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo. Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume» (At 16,5-13).

[ 244 ] Parte 2 – Stile e strumenti

I luoghi citati nel testo non sono soltanto una lista di località. Ci raccontano il dinamismo missionario di Paolo e dei suoi collaboratori. Servirebbe un atlante geografico o una cartina del mare Mediterraneo per rendersene conto. Perché una caratteristica evidente dello stile di Paolo è che ha viaggiato tanto. Ma veramente tanto.

Colui che ha incontrato Gesù Nazareno sulla strada per Damasco, non è solo un tipo di pensiero, un tipo con la penna in mano, che scrive molte lettere; è un tipo che ama l’azione. Si guadagna da vivere fabbricando tende, non si fa mantenere da nessuno. Infaticabile rover, camminatore, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra. Oltre al viaggio avventuroso che l’ha condotto a Roma, Paolo ha organizzato e affrontato tre grandi viaggi missionari, annunciando il Vangelo sia in ambiente ebraico (sinagoga), sia in ambiente pagano (agorà). In numerose città dell’impero fonda comunità cristiane. In seguito tiene i contatti e le visita personalmente rafforzando la fede dei cristiani e dirimendo le beghe che cominciavano a nascere. Anche se si chiamava Saulo, che significa “poco”, “piccolo”, “scarso”, oggi lo conosciamo come il più grande missionario.

Mai Paolo avrebbe potuto sostenere un ritmo di vita così intenso e dinamico senza una naturale capacità di organizzazione, di gestione del tempo e degli impegni apostolici. Pensiamo solo a cosa voleva dire per lui organizzare un viaggio per mare. Nel mondo antico si viaggiava solo tra la primavera e l’autunno, perché d’inverno sia le strade sia i mari erano impraticabili. Quando Paolo non viaggiava in nave, viaggiava a piedi. E sappiamo bene cosa significhi organizzare una route e preparare per bene lo zaino.

Nella vita dei valori, sulla strada della felicità, e nella vita cristiana, non si cresce spontaneamente senza un ritmo che scadenzi i passi, senza un programma o una regola di vita spirituale in cui le dichiarazioni di valore si traducono in azioni che devono fare i conti con il tempo e lo spazio. Pronti, dunque, a servire!

4.8

This article is from: