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7.6 Hike
7.6HIKE R/S art. 25
Capitolo 7 – Vita di Branca [ 197 ]
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L’hike è un significativo momento di introspezione e ricerca interiore che consente ai rover e alle scolte di vivere in solitaria un’esperienza di avventura e di vita all’aperto sul modello di una breve route.
COS'È E A COSA SERVE
È un’occasione di valore per apprezzare il dono di un tempo di riflessione, di introspezione e di preghiera personale; un tempo per imparare a dominare le proprie paure, a sentire il bisogno e scoprire la gioia dell’incontro con l’altro sulla strada. Viene vissuto in uno stile di severa essenzialità, sperimentando la dimensione della povertà. Con l’ausilio di una traccia di riflessione, l’hike rappresenta un importante momento di vita interiore e può diventare occasione per riflettere sul proprio punto della strada, prima di condividerne i risultati e confrontarsi con la comunità. La tipologia di hike, la sua durata e la meta da raggiungere devono essere commisurati al percorso del ragazzo nella sua progressione personale. La sua configurazione peculiare prevede che venga vissuto in solitaria e dovrebbe prevedere un pernottamento e articolarsi su due giornate. Particolari esigenze della comunità o delle persone, oppure specifiche situazioni contingenti possono consigliare che tale esperienza venga effettuata a coppie e/o che se ne riduca la durata a un solo giorno.
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IO ROVER, IO SCOLTA
Il mio hike è stato particolarmente entusiasmante e mi ha condotto ad affrontare un percorso di strada in montagna piuttosto impegnativo e tecnico. Ho avuto la possibilità di misurare le mie capacità fisiche e di mettere a frutto competenze topografiche, meteorologiche e di camminatore. È stata inoltre l’occasione per vivere due giorni di solitudine nei quali cavarmela da solo facendo fronte a difficoltà e piccoli imprevisti.
L’hike affidatomi prevedeva la necessità di raggiungere un luogo indicatomi dai capi presso il quale cercare ospitalità.
Non nascondo un certo timore con il quale sono partita e una qualche inquietudine per dover chiedere accoglienza a persone sconosciute, senza nemmeno aver preventive certezze di trovare una sicura disponibilità ad aprirmi le porte. Ho in realtà scoperto che nelle persone c’è talvolta molto meno diffidenza di quanto immaginiamo: sono stata ospitata da una famiglia molto accogliente e premurosa, che non ha esitato a offrirmi un tetto, un pasto buono e molta affabilità.
Ho vissuto il mio hike camminando lungo un percorso indicatomi su una mappa, il quale non si è rivelato troppo complesso né eccessivamente lungo. Devo dire che ho finito per apprezzare molto la richiesta da parte dei capi di ricavarmi un valido e appropriato spazio di meditazione, approfondendo i brani biblici e la traccia di riflessione consegnata.
La missione da svolgere nel mio hike è stata quella di giungere presso una comunità monastica e condividere con essa il tempo della preghiera. Non posso dire di aver accolto con grande entusiasmo questa proposta, ma nella fase di incertezza che sto passando nella mia vita mi è stato utile
4.4 “La vita nella fede”
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questo tempo riservato alla solitudine e alla meditazione e ho colto l’occasione per un colloquio particolarmente stimolante con un monaco della comunità.
IO CAPO
Trattandosi nella sostanza di una breve route, le potenzialità educative dell’hike sono in buona parte le medesime e ricchissime, associate a quello strumento, per quanto la caratteristica di essere vissuto in solitaria gli conferisca una connotazione più particolare.
L’hike è uno strumento particolarmente utile a sviluppare concretamente l’autonomia nel gestirsi e nel saper affrontare le situazioni, mettendo a frutto le competenze acquisite.
Consente di far sperimentare ai rover e alle scolte una dimensione antropologicamente costitutiva e assolutamente imprescindibile per lo sviluppo di una personalità pienamente umanizzata: la solitudine. La solitudine accresce la capacità d’interiorizzazione e di abitare il proprio intimo e per questo è essenziale per la relazione: chi non teme di confrontarsi con la sua interiorità sa anche affrontare l’incontro con l’alterità; chi sa star bene e in equilibrio con se stesso sa anche star bene con altri e intessere relazioni solide, profonde e durature.
Questo tempo d’introspezione, di silenzio, di attenzione, sarà quindi un momento privilegiato e prezioso per suscitare curiosità, desiderio di conoscenza, per aprire la mente e il cuore a domande di senso e cercare risposte, aprendosi al “Mistero” e prendendosi cura della propria dimensione interiore.
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[ 200 ] Parte 2 – Stile e strumenti
Sarà inoltre occasione per conoscersi meglio, esplorando i propri punti di forza e i propri limiti, confrontandosi con le proprie paure e imparando a gestirle, nella consapevolezza che solo attraverso l’incontro intimo con se stessi si ha la possibilità di essere autenticamente liberi e capaci di una feconda vita spirituale.
È un tempo – di esplorazione del nuovo, di scoperta della bellezza dei luoghi e dell’incontro con le persone – che i ragazzi devono avere la possibilità e gli strumenti per gustare in pieno.
L’hike può anche essere un’occasione per vivere l’esperienza dell’ospitalità: chiedere accoglienza rappresenta un segno di umile abbandono che costringe a esporsi mettendo in gioco i propri pregiudizi e fa assaporare il gusto della gratuità e dell’essere accolti. Si tratta di un’occasione estremamente arricchente che fa ricordare come accogliendo una persona non attesa, non invitata e magari nemmeno conosciuta, si accolga il Signore stesso.
Nel corso dell’hike può essere utile destinare del tempo a un’esperienza di servizio, progettato o occasionale, anche come segno di gratitudine nei confronti delle persone dalle quali si è stati ospitati.
Gen 18; Mt 25,34-40;
ALCUNE ATTENZIONI
• Tenendo sempre presente la necessità di disegnare l’hike con saggezza e prudenza sulle esigenze e potenzialità del singolo ragazzo, si ha tuttavia l’impressione che nel corso degli anni esso sia diventato uno strumento poco valorizzato o che i capi utilizzano con estrema cautela. Se non si vogliono in qualche modo annacquare le straordinarie potenzialità edu-
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cative di quest’esperienza, che il regolamento metodologico di Branca R/S qualifica come «irrinunciabile», occorre recuperarne la dimensione più autentica preservandola dalla tentazione di blindarla da ogni possibile imprevisto o situazione di disagio, pur nel totale rispetto delle piene condizioni di sicurezza.
• È importante che la partenza per l’hike sia preceduta da una cerimonia, così come al ritorno è indispensabile curare l’accoglienza affettuosa del rover e della scolta che ritrovano il luogo conosciuto dopo l’esperienza della precarietà.
Tale accoglienza può avvenire in un contesto liturgico, se non addirittura con una celebrazione eucaristica, seguito da un momento di festa e da uno spazio dove esprimere le risonanze dell’esperienza con tutta la comunità R/S.
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TRACCE DI VITA CRISTIANA
Questo spazio di solitudine potrà essere scoperto anche come luogo di comunione con il Signore, luogo in cui Egli è presente e chiama alla sequela di Gesù Cristo, che ha saputo vivere in pienezza la solitudine, ritirandosi ripetutamente in luoghi solitari e insegnandoci a riempirla con la preghiera, il discernimento della volontà di Dio e la ricerca del suo volto. L’esperienza dell’hike ricalca peraltro piuttosto fedelmente l’invio in missione degli apostoli da parte di Gesù.
Mt 14,13; Mc 1,35; Lc 4,42; 9,18; Gv 6,15
Mc 6,7