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7.8 Veglia R/S
7.8VEGLIA R/S R/S art. 29
Capitolo 7 – Vita di Branca [ 207 ]
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La veglia R/S è uno strumento di conoscenza e giudizio che si colloca al temine di un’esperienza significativa vissuta dalla comunità R/S; è la modalità con la quale si comunica all’esterno l’esperienza vissuta e le riflessioni maturate. Costruita con varie tecniche espressive e di comunicazione, ha un profondo valore politico, in quanto il pubblico non è mero spettatore, ma è coinvolto nella riflessione critica, nella presa di coscienza del tema affrontato e nelle azioni intraprese dalla comunità.
La veglia R/S è inoltre occasione di rilettura dell’esperienza vissuta.
COS'È E A COSA SERVE
Punto finale di un percorso educativo, fatto di esperienza, confronto, riflessione, scelta, serve a narrare criticamente quanto vissuto e le azioni intraprese o da intraprendere. È lo strumento per eccellenza attraverso il quale la comunità R/S esce dalla sede e comunica con il territorio. Serve a rileggere il percorso fatto, il pensiero elaborato e le scelte intraprese, ad esempio a conclusione di un capitolo. È uno strumento che, mettendo in campo diverse tecniche di animazione e comunicazione all’interno di una costruzione di taglio teatrale, stimola la fantasia e favorisce un’ampia partecipazione dei membri della comunità. Le modalità di realizzazione prevedono diverse tecniche: canto, musica, recitazione, mimo, video, performance; possono includere testi e spunti di riflessione; possono prevedere l’attivazione di supporti video, audio, giochi di luce, gesti simbolici, voci e silenzi per coinvolgere il pubblico e focalizzare l’attenzione sui passaggi più significativi.
7.2
[ 208 ] Parte 2 – Stile e strumenti
IO ROVER, IO SCOLTA
C’è sempre un po’ di emozione quando ci ritroviamo a realizzare una veglia: per noi è il tempo in cui riprendere in mano la ricchezza di un cammino percorso, di mettere a fuoco i messaggi importanti che vogliamo condividere; è un tempo di fantasia, manualità, impegno. È una fatica, certo, ma ne vale la pena!
Come spesso accade, siamo sempre i soliti che si prendono a cuore l’organizzazione delle cose, mentre altri restano un passo indietro. È però anche vero che spesso nella preparazione di una veglia si mettono in luce qualità inaspettate di alcuni di noi, ad esempio delle competenze espressive o di comunicazione; altri trovano più facilmente un loro spazio, emergono di più, si sentono partecipi; tutti abbiamo l’opportunità di creare delle relazioni più solide e significative.
Per noi la veglia è un’occasione unica per esprimerci e manifestare il nostro pensiero critico: è abbastanza facile metterci la faccia quando siamo tra noi; aprirci all’esterno per condividere pensieri, considerazioni, opinioni, è più complesso ma sfidante. Ci rendiamo conto che quest’apertura è un esercizio prezioso per imparare nella quotidianità la fatica e il valore della coerenza di ciò in cui crediamo.
A volte abbiamo la tentazione di pensare che la veglia sia la conclusione di tutto un percorso. In realtà essa è, in qualche modo, una fase di nuovo rilancio. La veglia può infatti terminare con un dialogo aperto tra attori e spettatori. A partire da questo confronto, la comunità continua a interrogarsi sul tema e sulle scelte intraprese. Coinvolgere gli altri significa ascoltare nuovi e diversi pareri e provare a motivare altre persone a un impegno comune. La veglia che nasce da una riflessione è essa stessa una riflessione aperta.
Capitolo 7 – Vita di Branca [ 209 ]
Sono molti i tipi di veglia che abbiamo sperimentato nel nostro percorso scout. I capi ci hanno però aiutato a connotare in modo più attento la veglia R/S e a comprenderne le caratteristiche perché potessimo sfruttarla al meglio.
IO CAPO
«Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio; sortirne insieme è la Politica», diceva don Lorenzo Milani.
L’educazione al buon cittadino passa attraverso il confronto e le relazioni con il territorio. Esprimere il proprio pensiero in pubblico non è mai facile; attraverso la veglia R/S fornisco al rover e alla scolta uno strumento per raccontare ciò che pensano all’interno di un “contesto controllato”. La veglia è il frutto di esperienze e riflessioni nelle quali i ragazzi si sono allenati al processo democratico del confronto e dello scontro dialettico.
Con la veglia aiuto i ragazzi a mettersi in gioco, ognuno con le proprie competenze, capacità e propensioni; li incoraggio a mettere a disposizione della comunità il proprio saper fare e saper essere, i propri talenti: attraverso modalità comunicative non ordinarie favorisco il protagonismo di ragazzi introversi o poco coinvolti.
È uno strumento per educare gli R/S alla progettualità: la veglia parte sempre da un’esperienza che si vuole raccontare; l’avventura creativa diventa veglia attraverso un progetto: si designano i ruoli, si scandiscono i tempi; si pianifica il lavoro su se stessi (tra una settimana ho le prove e devo imparare il monologo finale), mentre comunitariamente si lavora alla scrittura o alla scelta dei testi, delle musiche e dei tempi; il progetto della veglia prende forma e si modifica per rendere più efficace il messaggio che si vuole narrare.
R/S art.7
art.35
[ 210 ] Parte 2 – Stile e strumenti
Come in ogni atto esperienziale il protagonista è il ragazzo.
Tutti devono contribuire. Al capo spetta il compito di seguire i lavori monitorandone l’efficacia in funzione del suo sguardo di educatore e accertarsi che tutti abbiano avuto la possibilità di esprimere le proprie idee. È poi importante vegliare affinché l’intera comunità non perda di vista i contenuti e la ricchezza di pensiero da cui la veglia stessa scaturisce.
5.4
ALCUNE ATTENZIONI
• Aver fiducia e rispettare l’autonomia dei ragazzi, i loro sogni e la loro fantasia. A volte può capitare che l’aspetto artistico sia maggiormente curato del messaggio finale che si vuole trasmettere o del protagonismo dei rover e scolte; la veglia è uno strumento di conoscenza e giudizio utilizzato per comunicare al pubblico l’esperienza vissuta dalla comunità. Il capo deve aver chiari i contenuti, gli elementi e lo scopo caratterizzanti quella veglia: se serve è utile richiamarli per centrare l’obiettivo e garantire la crescita personale e comunitaria.
• La veglia R/S non è un fuoco di bivacco, una veglia alle stelle o una veglia di preghiera.
• I ragazzi vanno stimolati a prestare attenzione ai dettagli, a ciascun aspetto che porterà all’ideazione e realizzazione della veglia: li si può così responsabilizzare ed educare alla bellezza e alla cura, stili di un agire quotidiano.
• Le tecniche espressive vanno curate con attenzione; spesso in Branca R/S si corre il rischio di perdere le competenze di animazione acquisite nel percorso precedente; la veglia è un buon momento per chiedere ai ragazzi di tirar fuori dallo zaino le proprie specialità e per valorizzare particolari abilità
Capitolo 7 – Vita di Branca [ 211 ]
di singoli. La cura dei dettagli sarà inoltre elemento di valore funzionale a una buona riuscita ed educativo al bello.
• Il pubblico non è scelto a caso. Va rispettata una certa coerenza tra l’esperienza vissuta e i destinatari della veglia: a chi è indirizzato il messaggio che voglio comunicare? Quello sarà il mio pubblico.
• Nella scelta dei ruoli un grande peso ricadrà sulle spalle del regista: è importante che questo compito sia ricoperto da un ragazzo carismatico, che sappia riportare i membri della comunità sui punti e sui tempi progettati comunitariamente.
• È importante aiutare il ragazzo a individuare il giusto ruolo da ricoprire; l’intervento educativo del capo deve far sì che anche le persone più timide abbiano il coraggio di sperimentarsi in ruoli significativi o che i ragazzi più pasticcioni possano sperimentarsi e crescere in realizzazioni manuali che richiedono particolare cura. Il progetto di crescita che lo staff ha su ogni rover e scolta non va mai messo da parte, garantendo lo sviluppo globale di ciascuno.
• La veglia è un’opportunità preziosa per il clan/fuoco di raccontarsi al noviziato e condividere con esso un’esperienza che unisce competenze, tecnica, fantasia, a riflessioni, scelte e impegni.
3.2 “Esperienze condivise e non”
TRACCE DI VITA CRISTIANA
I discepoli di Emmaus «narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24,35). I due discepoli che erano in cammino verso Emmaus, lungo la strada, vivono l’esperienza dell’incontro: con se stessi (la storia personale segnata da domande, speranze e delusioni), con l’altro compagno di strada, con il quale condividere discussioni e contra-
Lc 24
[ 212 ] Parte 2 – Stile e strumenti
rietà; con l’Altro la cui Parola illumina il senso dell’esistenza e il cui volto si rivela nel gesto del pane spezzato e condiviso. Una scoperta che non può restare al chiuso di quella locanda dove i due incontrano il Risorto, dopo averlo visto misteriosamente lungo la strada, nella condivisione di domande e attese. I due discepoli riprendono la strada con slancio e rinnovato vigore. Il ritmo dei passi si fa più generoso. Non vedono l’ora di ritornare a Gerusalemme per raccontare alla grande comunità l’esperienza della strada, della Parola che scalda il cuore, del pane condiviso con il Risorto. Una grande sorpresa li attende: anche la grande comunità di Gerusalemme ha una parola e un’esperienza da condividere: «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”».
4.1
Lc 24,33-34