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7.15 Verifica
7.15VERIFICA R/S art. 17
Capitolo 7 – Vita di Branca [ 245 ]
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La verifica è «lo strumento con cui la comunità rilegge le esperienze vissute, ne coglie l’essenza dando a esse senso e significato, permettendo a ognuno di collocarle nel proprio cammino di crescita» (Regolamento metodologico R/S, art. 17). S’inserisce quindi come passaggio chiave nella ciclicità del processo di progettazione e costruzione del cammino di una comunità R/S.
COS'È E A COSA SERVE
Serve a tracciare il punto della strada fatta insieme, per poter ripartire con ulteriore efficacia. È dunque uno strumento educativo che attua “l’imparare facendo”, perché traduce le esperienze vissute e le azioni portate avanti dalla comunità in lezioni utili a continuare e rilanciare il cammino, quello comune come quello personale. Ogni attività prevista dal programma è bene contempli un momento di verifica che permetta a tutti i componenti dell’intera comunità R/S, in modo semplice ed efficace, di capire cosa abbia e cosa non abbia funzionato e che consenta a ciascuno di valutare il proprio impegno per cercare di migliorarsi. La verifica non si fa su richiesta ma deve essere prevista fin dall’inizio. Ha bisogno di un momento proprio e non si fa “a caldo”. È essenziale ed equilibrata: non deve prendere troppo spazio ma essere asciutta, rigorosa e senza eccessi emotivi. Deve aiutare a fare chiarezza sull’efficacia dei processi attivati, senza processare nessuno!
art.2
7.14
[ 246 ] Parte 2 – Stile e strumenti
Va gestita e vissuta con ottimismo, spirito di fraternità e attenzione al pensiero e alla sensibilità di tutti: ognuno deve essere messo nelle condizioni di leggere l’esperienza fatta, per superare i propri limiti, ma anche per prendere coscienza dei propri successi, dell’impegno e delle capacità messe in gioco. Si deve tradurre in poche e semplici indicazioni concrete di cui tenere conto in futuro. È importante che queste indicazioni certifichino tanto le cose da migliorare (o gestire diversamente), quanto i buoni risultati raggiunti di cui fare tesoro. Oltre a Legge e Promessa, il clan/fuoco prende in mano la Carta di clan a ogni verifica per valutare l’esperienza vissuta alla luce della sua carta fondamentale e degli obiettivi da essa definiti.
7.1
IO ROVER, IO SCOLTA
Questo rituale, per cui ogni cosa che facciamo debba sempre essere verificata, mi sembra estremamente pesante. La sento proprio come un passaggio forzato e imposto e faccio fatica a comprenderne il senso e l’utilità per il mio cammino.
Quest’anno il clima in comunità è stato spesso caratterizzato da tensioni, ma pian piano siamo riusciti a trovare una strada per la comprensione e il dialogo. Le verifiche erano prima il tempo del giudizio, la resa dei conti in cui ciascuno brandiva le proprie verità, un momento in cui puntare il dito sulle mancanze altrui o cospargersi il capo di cenere. Ora le stiamo vivendo con maggior ascolto e attenzione all’altro; ci sforziamo di dirci le cose con franchezza e rispetto in stile di reale correzione fraterna.
Che bello quando la verifica diventa un’occasione per riflettere, ritrovare entusiasmo, riconoscere quanto di buono abbiamo fatto e trovare stimoli per migliorarsi! È un momento vero e concreto di rilancio del cammino della comunità!
Capitolo 7 – Vita di Branca [ 247 ]
Nel tempo ho capito che devo imparare a utilizzare la verifica come uno strumento funzionale al miglioramento dei nostri modi di fare e del nostro stile di lavoro. In particolare le considerazioni emerse nella verifica diventano elementi utili da utilizzare nel mio punto della strada per orientare il mio personale cammino di crescita.
Per prepararla faccio il punto con onestà: cerco di capire se gli obiettivi sono stati raggiunti e come, se le cose sono state fatte bene, valuto l’intero percorso di realizzazione. E poi mi chiedo quale sia stato il mio ruolo, in cosa ho offerto un contributo utile e in cosa potevo fare meglio.
Il tempo della verifica è un’ottima occasione per ricordare lo stile che ci contraddistingue, la Promessa, la Legge, per prendere in mano la carta di clan e ricordarci qual è l’orizzonte di cambiamento della nostra comunità.
6.5
IO CAPO
La verifica è innanzitutto un momento di speranza e di rilancio della fiducia in se stessi e negli altri: devo aiutare i ragazzi a viverla con questo spirito.
Se usata con intenzionalità, è uno strumento che consente di costruire insieme ai rover e alle scolte una reale attitudine e competenza progettuale.
Prima di verificarci può essere utile individuare alcuni nodi educativi che potrebbero emergere nel corso del dibattito, pur senza forzarne o condizionarne lo svolgimento.
Faccio sì che la verifica diventi un’occasione per rileggere le esperienze vissute collocandole in un percorso di senso:
[ 248 ] Parte 2 – Stile e strumenti
questo è il tempo in cui cercare di aiutare gli R/S a trasformare un’esperienza in un bagaglio che stimola, illumina, sostiene nuovi impegni e scelte quotidiani.
Non devo temere o soffocare la conflittualità che può emergere all’interno di un processo di verifica, pur non sottraendomi a richiamare sempre e comunque l’attenzione e il rispetto reciproco come elementi imprescindibili del confronto. Sono proprio queste le occasioni che aiutano i ragazzi a crescere nella capacità di ascolto e accoglienza reciproca e nell’attenzione a lavorare per un interesse comune. La verifica diviene così un tempo di crescita della comunità, in merito alla sua capacità di ragionare e decidere insieme.
Nel corso di un momento di verifica non rivesto il ruolo del giudice cui spetta l’ultima parola: sono piuttosto facilitatore di un processo collettivo di ragionamento che deve fare emergere il pensiero dei ragazzi, un’onesta analisi dei fatti, l’individuazione di strategie migliorative del cammino comune.
So mettermi in discussione e, quando serve, dire io per primo «ho sbagliato».
Alcuni giochi di ruolo sono particolarmente utili a gestire (e sveltire) verifiche complesse: cerco di impararli e insegnarli ai ragazzi.
Sono attento a garantire che tutti ascoltino e si facciano sentire, che tutti siano rispettati e che per ciascuno la verifica possa essere un momento sereno e positivo.
Faccio sì che la verifica trovi una ricaduta concreta e chiara anche nel cammino di progressione personale del singolo rover o della singola scolta.
Capitolo 7 – Vita di Branca [ 249 ]
ALCUNE ATTENZIONI
• La strada è un’ottima “maestra di verifica”: asciuga le parole di troppo, calma gli spiriti, insegna a badare all’essenziale perché fa fare i conti innanzitutto con la propria fatica. Non si può sempre fare verifica dopo una bella ascesa in montagna.
Ma, quando si può, aiuta!
• I tempi sono fondamentali: verifiche lunghe o “sbrodolate” servono più da sterile “sfogatoio” che a fare il punto. È meglio investire su confronti più asciutti, essenziali, utili allo scopo e che non facciano perdere di vista il senso del ripartire.
• Può essere utile dare un piccolo spazio di riflessione personale prima del momento del confronto, per garantire una contribuzione non puramente emozionale ed evitare il ripetersi degli stessi argomenti nella sequenza degli interventi.
TRACCE DI VITA CRISTIANA
Crescere è come camminare. Passo dopo passo, non senza qualche smarrimento e sbandamento, cerchiamo di orientare la nostra esistenza verso ciò che è vero, buono, giusto e bello, insomma verso il meglio! Come educatori, sappiamo bene che le persone si vanno costruendo giorno dopo giorno e che anche i desideri più belli, compreso l’ideale evangelico, devono fare i conti con il tempo e l’esperienza del limite. La tradizione spirituale cristiana, lungo il cammino della vita, ci esorta a fare, ogni tanto, una sosta operosa. L’esame di coscienza alla fine della giornata o prima della celebrazione del sacramento della riconciliazione, gli esercizi spirituali, o una giornata di ritiro o deserto in ascolto della Parola, esprimono e attualizzano questa esigenza di fare verità: «Chi opera la verità viene alla luce» (Gv 3,21).
[ 250 ] Parte 2 – Stile e strumenti
La verità è uno dei bisogni più forti dell’essere umano. Non ci basta vivere; vogliamo avere un buon motivo per vivere e questo motivo non può essere meno del meglio. Nella verifica – come esercizio di verità – la prima cosa da fare è riconoscere il bene ricevuto e donato. Saper riconoscere il bene, dargli un nome, rendere grazie (sta qui il significato di ogni Eucaristia). Alla luce del bene – tenendo in mano la lampada della parola di Dio – è possibile riconoscere quelle realtà che sono contrarie alla luce. «Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere» (Gv 3,20).
In una comunità, in cui ognuno percorre la medesima strada ma con passi e ritmi diversi, ogni tanto è bene fare questo esercizio di verità, ossia la verifica. Il riferimento esplicito alla parola di Dio non deve mai mancare: «Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male» (ITs 5,14-22). Tutto questo ricordando che «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute»5 .
Salmo 118, 105
R/S art.18
5
Papa Francesco, Evangelii gaudium, 44