Spiritualità della strada

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Spiritualità della strada

Giorgio Basadonna

collana strade - spiritualità

Prima edizione:

Nuova Coletti, 1991

Seconda edizione:

Nuova Fiordaliso, 1996

Ristampa:

Nuova Fiordaliso, giugno 1998

Seconda edizione illustrata:

Fiordaliso, giugno 2010

Prima ristampa:

Fiordaliso, ottobre 2013

Seconda ristampa:

Fiordaliso, gennaio 2016

Terza ristampa:

Fiordaliso, settembre 2020

Quarta ristampa:

Fiordaliso, febbraio 2023

Incaricata nazionale al Settore comunicazione:

Andreina Del Grosso

Illustrazioni:

Fabio Bodi

www.fabiobodi.com

Progetto grafico e impaginazione:

Paolo Marabotto

Coordinamento editoriale:

Francesco Casale

In redazione:

Sara Milana

ISBN 978-88-8054-867-6

© 2023 Fiordaliso S.r.l. SB

Piazza Pasquale Paoli, 18

00186 Roma

www.fiordaliso.it

2 Spiritualità della
strada

Spiritualità della strada

illustrazioni di Fabio Bodi

edizioni scout • fiordaliso

Spiritualità delle cose 3
4 Spiritualità della strada
Spiritualità delle cose 5 INDICE INTRODUZIONE 7 SPIRITUALITÀ DELLE COSE 11 Dal fatto all’evento 12 Attività come educazione 18 Scautismo come educazione 24 Linee della spiritualità scout 32 VALORI DELLA STRADA 47 Mettersi in cammino 48 Inventare la strada 52 Stupore e sorpresa 56 Fino in fondo 60 L’essenziale 64 Incontro con gli altri 68 Arrivare e partire 72
6 Spiritualità della strada Pregare 76 Sulle strade con Maria 82 LA SPIRITUALITÀ DELLA STRADA 89 La spiritualità della strada 90 CONGEDO 101

Introduzione

A don Ghetti “BADEN” affascinante testimone di spiritualità scout con accorato rimpianto (5 agosto 1980)

Queste pagine nascono da una esperienza e da un desiderio, da una memoria e da un sogno.

È l’esperienza e la memoria di realtà vissute con gruppi giovanili, dove le «cose» diventano simboli, i fatti eventi, e le realtà anche più banali acquistano un valore meraviglioso.

È l’esperienza e la memoria di uno Scautismo vissuto per decenni nella gioia e nella fatica di sempre nuove conquiste e sempre nuove scoperte: l’esperienza di Campi e di Routes che via via hanno educato e trasformato generazioni di giovani lasciando anche negli adulti, in me, segni inequivocabili di amore, di vita, di eterno e di infinito.

Ma nascono anche da un desiderio, da un sogno: poter vedere crescere anche oggi, in tutti, nei giovani per primi ma pure negli adulti, come educati ed educatori, la capacità di godere le cose, di dare un valore ai fatti, di cogliere dentro le realtà più quotidiane quella presenza dello Spirito che sappiamo esserci e che desideriamo godere.

Contro una superficialità e una banalità crescente nella nostra cultura dello spreco, contro una delusione strisciante e spesso anche disperante che nasce anche là dove si aspetterebbe una maggiore dose di soddisfazione e di gioia, sembra urgente richiamare tutti, giovani e adulti, alla grande ricchezza che gia-

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ce muta dentro l’uomo e attende soltanto di essere chiamata e valorizzata.

Queste pagine si consegnano così a chi ha fatto e sta facendo o vuole fare esperienza di vita all’aperto, di campeggi, di routes, a chi vuole cominciare a cogliere i frutti nascosti di un fatto che può anche sembrare banale come il «camminare» e che invece può diventare un «evento».

Sono pagine che non insegnano niente, ma che presentano un modo, una occasione per fare emergere da se stessi quella ricchezza contenuta in molte e molte delle nostre attività di svago e che sarebbe triste lasciare perdere. Se parliamo di «strada», della sua spiritualità, è perché sappiamo quanto sia importante mettersi in cammino e quanto oggi vada di moda peregrinare di città in città o lungo le strade di campagna. Ma sappiamo anche come sia facile non vedere altro che la strada, il viaggio, il paesaggio esterno che cambia, senza coglierne il richiamo, l’invito, il dono che ne viene.

Le consegniamo ai giovani e agli adulti, agli scouts e alle guide, a chiunque ha il coraggio e la fantasia di mettersi per strada o di distaccarsi dal solito modo di vivere.

Le affidiamo a chi, facendo un cammino, avverte dentro di sé palpitare qualcosa di non ben definito, qualcosa che però offre i segni di una illuminazione, di un desiderio senza confini.

Sono pagine di parole e di canti, pagine di visione e di impressioni, pagine di sogni, pagine di persone e di cose, pagine di sole e di pioggia, pagine di fatiche e di sollievo: sono pagine che vogliono soltanto indicare qual è la strada vera, qual è il vero itinerario che conduce là dove si vuole arrivare, là dove la gioia, la fiducia, l’amore diventano realtà traboccanti.

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Sono pagine che ne attendono altre, quelle che ciascuno scriverà nel suo cuore, nella sua esperienza e che aiuteranno a cogliere e a vivere quella spiritualità che è propria di ciascuno e che dà a ciascuno il suo vero volto e la sua pienezza. Campeggi, gite, escursioni d’estate e d’inverno, in primavera e d’autunno, percorsi d’alta montagna o in collina... sono tutte occasioni a cui queste pagine vogliono offrire una chiave di lettura e un entusiasmo, per coglierne tutta la ricchezza e la gioia.

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Spiritualità delle cose

Quando tutto sembra cancellato, allora parti per l’avventura: apriti la strada con coraggio.

Quando ti sembrano cancellati

l’entusiasmo, la speranza, l’amore, questi tre sentimenti meravigliosi, allora parti per l’avventura con coraggio. L’avventura della tua vita.

Questa tua vita, oggi, qui, con questi pesi.

Questa materia con cui si costruisce il miracolo di una cattedrale di gioia.

Quaderno di traccia

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Dal fatto all’evento

Tutta la nostra vita è un febbrile susseguirsi di «atti», di cose che avvengono, è un intrecciarsi di cose, di persone, di momenti che capitano e via via dissolvono i nostri programmi oppure diventano protagonisti di ogni nostra giornata.

A ben guardare, anche la vita più monotona, più regolata e più regolare, anche la solita sequenza del lavoro d’ufficio o di fabbrica, il tempo della casalinga o del pensionato, sono dominati da ciò che improvvisamente succede e restano legati a queste realtà indipendenti dalla volontà umana. Si direbbe che siamo condotti dal fato, o che ci lasciamo volentieri dominare dalle cose, accettando passivamente il dipanarsi anonimo e impersonale della esistenza.

Sembra che tutto sia senza senso e che la libertà e l’intelligenza dell’uomo siano impotenti di fronte alla invasione di tutto ciò che il «caso» o la società ci propongono in continuazione. Anzi, questa situazione rischia di generare spesso un senso di insofferenza e conduce anche a complessi di nevrastenia, di noia, di disperazione: la vita diventa un fatto biologico, immerso nell’oceano di realtà che si incontrano e si scontrano, di avvenimenti che incidono sulla esistenza in un modo obbligato contro il quale a nulla vale l’iniziativa umana.

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E, per di più, sembra che la nostra civiltà stia moltiplicando queste occasioni e rafforzando la macchina che produce a ritmo sempre più rapido e incalzante situazioni e avvenimenti e invade la vita di tutti.

Ci si trova gusto: ci si lascia inebriare dalla molteplicità delle cose, dalla varietà dei momenti, dalle esperienze che occupano il vivere di ogni giorno, nella illusione di arricchirci e di riempire così il vuoto che invece si scava sempre più profondo nell’intimo.

Anche nella vita giovanile, nel fervore e nell’impeto della vitalità fresca e generosa di questa età, sembra che l’ideale sia quello di sentirsi «occupati» da cose e persone, di non avere nemmeno un minuto da gestire e di essere sempre abitati da incontri, da gite, dai cosiddetti divertimenti di massa.

Cose o segni?

Ci si domanda allora se davvero è sempre e solo così: se non c’è altra via di scampo, se si è «condannati a vivere» e a lasciarsi invadere dalle cose, oppure se c’è un’altra modalità, se c’è una «uscita di sicurezza» per liberarsi da un assedio che via via diventa soffocante e mortale.

Ci si chiede se l’uomo non è capace di inventare qualcos’altro per se stesso, se non riesce a scegliere e gestire da sé tutto ciò che avviene nella sua vita.

Ci si chiede se l’intelligenza e la libertà dell’uomo non siano in grado di produrre qualcosa di alternativo e se non si possa

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approdare ad altre regioni di vita dove finalmente si diventa padroni di sé e delle cose.

Di fatto, ogni cosa comporta un «valore», porta dentro di sé un’idea, un ideale, o almeno è un pezzo di vita, della «mia» vita, cioè di me stesso: non esiste il neutro nella vita umana, non esiste il niente né l’inutile, ma tutto ha un suo significato e una sua ricchezza.

Nelle mani dell’uomo tutto può diventare un’opera d’arte, come la pietra o il legno informe possono diventare una meravigliosa espressione del genio dell’artista.

L’uomo è davvero il mitico personaggio che sa cambiare in oro tutto ciò che tocca, sa trasformare in vita anche la realtà che sembra morta, sa trarre da ogni cosa un lampo di luce: è la sua fantasia, la sua intelligenza, la sua capacità di intendere e tradurre in altri linguaggi ciò che appare e sembra indecifrabile, o misero e senza senso.

È questa l’immensa ricchezza dell’uomo.

Guai se se ne lascia derubare, guai se abdica a questa sua meravigliosa possibilità: è la sua reale morte, è la distruzione dell’uomo, è il suo scomparire dalla faccia della terra.

L’uomo è capace di «leggere» la vita, di leggere il valore che ogni cosa chiude dentro di sé gelosamente, l’uomo sa fare il gesto magico con cui liberare lo spirito racchiuso e nascosto dentro la materia apparentemente inerte e morta.

Ogni cosa diventa un «segno», indica ciò che porta con sé e non è visibile, e apre nuove strade segnando l’itinerario per altre conquiste e per altre esplorazioni.

Ogni fatto banale e monotono, senza volto né valore, diventa un «evento», un momento magico e fondamentale della vita, ogni episodio rivela un disegno e svela un progetto.

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È così che si esce dalla anonima e morta esperienza che delude e stanca, avvilisce e abbatte, smorzando via via l’entusiasmo e la capacità di inventare e di generare una vita sempre più ricca e personale.

Ogni cosa diventa un segno e anche un «sogno»: non nel senso di una evasione in terre inesistenti, ma la proiezione davanti a sé delle più vere e più profonde volontà che giacciono nel cuore dell’uomo.

Ricerca del «di là»

Ma come fare perché avvenga questa magica trasformazione e si arrivi a vivere e inventare la propria vita, e a goderne tutta la sua ricchezza?

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Come si può riuscire a spezzare la dura barriera che sembra chiudere inesorabilmente la porta verso gli orizzonti di vita e sbarrare per sempre il passo a chi tenta di superare questo muro opprimente?

È il segreto dell’uomo, è la sua capacità innata, è il segno della intelligenza e della fantasia che ogni uomo possiede e che non può restare inerte e isterilito nel cuore di ciascuno. Bisogna mettersi alla ricerca del «di là», bisogna mettersi in strada e avventurarsi lungo i sentieri appena appena percepibili della immensa foresta dell’agire quotidiano.

Bisogna fare di ogni cosa un simbolo, un segno, e cercarvi ciò che vi è nascosto, bisogna essere certi che ogni cosa esistente nel mondo e ogni avvenimento non siano senza un significato e, anzi, siano un modo con cui l’eterno e l’infinito vengono in contatto con l’uomo.

Se siamo credenti e sappiamo che Dio esiste e che Dio è il creatore di tutto, che Dio è provvidenza e vuole raggiungere le sue creature perché sono suoi figli, che Dio si è fatto uomo ed è entrato per sempre nella sua storia, non è difficile pensare che tutto è e diventa espressione di Dio e quindi strada che conduce a lui.

Non si tratta di trovare segni da cabala o voler interpretare i fatti come gli antichi indovini che leggevano il futuro nel volo degli uccelli o in mille e mille altre manifestazioni della natura, ma solamente di sapere che nulla è senza senso e che tutto è un richiamo a Dio, è un invito ad avvicinarsi a lui per godere del suo dono.

In questo senso, allora, tutto si illumina e diventa un momento di grazia, tutto prende un significato molto al di sopra della banalità o della fatalità: anche i momenti più dolorosi, anche la

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fatica, la sofferenza, anche la morte, e persino anche il peccato, rivelano un volto nuovo e ancora offrono strade di vita e di ricchezza, di gioia e di positività.

L’evento

Tutto, così, diventa «evento». Cioè, tutto riveste e rivela il suo vero senso e la sua vera ricchezza, e tutto diventa modo e occasione di grandezza e di vita, tutto invita a riprendere e godere la propria grandezza di uomini, e ad avventurarsi sempre verso nuove mete, a cogliere da se stessi quelle insospettabili capacità che giacciono mute dentro al cuore.

Anche la vacanza, anche la gita, anche un campeggio, anche il pic-nic fuori porta, anche ogni momento, pur nella sua piccola e solita fisionomia, prende un altro contenuto e diventa una occasione di novità e di spiritualità. Nulla resta nel banale: nulla si degrada nella istintività grossolana, nella superficialità e nella ripetitività sterile. Nulla finisce dove comincia, senza lasciare tracce o peggio lasciando tracce di desolazione e di vuoto, ma conduce un po’ più avanti sulla strada della pienezza e della gioia.

Nulla resta senza senso, nulla avviene solo perché succede e risponde a leggi fisiche e ad abitudini che hanno cancellato ogni segno della personalità.

Tutto è un evento, una realtà che va molto al di là della sua apparenza, una pietra nella costruzione della vita e della storia personale e del mondo.

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Attività come educazione

Se ogni fatto è un evento, se in ogni realtà è nascosta una ricchezza impensabile, se l’uomo è la creatura che sa leggere al di là del visibile, bisogna raggiungere questo livello e imparare a usare queste capacità.

Nulla nella vita dell’uomo avviene per caso, e nulla si improvvisa, nulla nasce per generazione spontanea. L’uomo non può illudersi di essere capace di fare l’uomo senza impararne il mestiere: il «mestiere del vivere» è uno dei più belli, ma anche dei più difficili ed esige un lungo e mai finito apprendistato, un impegno attento e puntiglioso per capire il meccanismo semplice e complicato di tutta la macchina umana.

Bisogna educarsi, bisogna imparare, bisogna studiare, bisogna avere una guida, un maestro, un punto di riferimento con cui confrontarsi. È un’arte.

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