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Trimestrale di Cultura, Scienza e Tecnica del Benessere
Sped. abb. post. - PubblicitĂ 70% - Filiale di Milano - Anno 20 - N. 1 - Gennaio 2006
Organo Ufficiale FIRP
www.firp.it
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Gennaio 2006
SOMMARIO
REFLESSOLOGIAOGGI Direttore Responsabile: Manuela Mancini
Trimestrale di Cultura, Scienza e Tecnica del Benessere Organo ufficiale della FIRP Autorizzazione del Tribunale di Bergamo del 25/2/05
EDITORIALE
Un nuovo vestito per il 2006
SITO FIRP
La reflessologia nella grande rete
Consulente editoriale: Carlo Gaeta
TESTIMONIANZE
E se mi avesse dato i suoi piedi?
Progetto grafico Promotion Merate s.r.l. Merate (LC)
ATTUALITÀ
Olismo e complessità
ATTUALITÀ
Salute e benessere: lingue diverse in un solo dialogo
VITA FIRP
Piedi d’Italia
VITA FIRP
Reflessologi in Fiera
REFLESSOLOGIA
Il dono di Miriam
REFLESSOLOGIA
La prima volta che ho visto
REFLESSOLOGIA
“One to one” cliente e reflessologo
NUOVI ORIZZONTI
L’amore che guarisce
CURIOSITÀ
Il cammino di Santiago
RECENSIONI
Principi e pratica della moxa
VIAGGI FIRP
Alla scoperta dell’Egitto
Comitato di Redazione: Stefano Suardi, Biagio Franco, Elena Cirelli, Raffaello Cuter
Stampa MEDUSA - Caravaggio (Bg) - Via L. Da Vinci Tel. 0363/53919 Direzione, Redazione e Pubblicità Via A. Manzoni, 29 24053 Brignano Gera d’Adda (BG) C/C post. 36643203 Segreteria c/o Studio Media P.zza Locatelli, 10 24043 Caravaggio (Bg) Tel. 0363/350135 (9-12; 14,30-17,30) Fax 0363/350654 E-mail: info@firp.it CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente: Raffaello Cuter Vicepresidenti: Biagio Franco, Elena Cirelli Segretario: Stefano Suardi Consiglieri: Guido Zandi, Erminio Frezzini, Martino Papetti, Emilio Leorin, Angelo Paglietti Collegio dei Revisori dei Conti Luigi Gandolfi, Renzo Zanier, Sonia Arnaboldi Collegio dei Probiviri: Clara Venturelli, Ariella Lupi, Mario Nadin Tutti i diritti sono riservati. Testi e immagini inviati al giornale non verranno restituiti. Gli articoli firmati impegnano esclusivamente l’opinione dei singoli autori. Abbonamento annuale € 26,00, arretrati € 8,00. Versamento su vaglia postale o C.C.P. n. 36643203 intestato a FIRP, Via Manzoni, 29 -24053 Brignano Gera D’Adda (BG).
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VIAGGI FIRP
Alla scoperta dell’Egitto
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ue interessanti proposte viaggio per gli amici reflessologi alla scoperta dei tesori dell’antico Egitto e della splendida barriera corallina. La prima verso il Mar Rosso al Ventaclub Reef Oasis, splendido villaggio "cinque stelle" dei Viaggi del Ventaglio a Sharm, con partenza da Milano Malpensa domenica 12 e rientro domenica 19 marzo. Si tratta di un soggiorno con trattamento pensione completa menù internazionale "all inclusive" in camera doppia, compreso visto, assicurazione, tasse, con borsa da viaggio a 872 euro a persona (minimo gruppo 20 persone); con possibilità di effettuare ESCURSIONE PARCO MARINO IN BUS (22 euro); CAMMELLATA CON CENA (36 euro); JEEP SAFARI (30 euro). La seconda proposta dei Viaggi del Turchese per l’autunno 2006, con partenza a fine ottobre, riguarda invece una bellissima crociera sul Nilo più Mar Rosso con partenza da Bergamo Orio al Serio per Il Cairo e suc-
cessivo soggiorno marino per due settimane in pensione completa, menù internazionale, trasferimenti inclusi con soggiorno in cabina doppia sul ponte superiore motonave Paradise Club Corall 5 stelle e camera doppia al mare presso l’Hotel Radisson SAS Golden Resort 5 stelle di Sharm, direttamente sulla spiaggia, compreso il volo interno per la visita allo stupendo tempio di Abu Simbel. In questo caso la quotazione definitiva verrà fatta una volta raccolte le adesioni di gruppo (il prezzo indicativo è di 1280 euro a persona). Il programma dettagliato di questo secondo viaggio è disponibile nel sito FIRP. LA DISPONIBILITA’ DEI POSTI VA VERIFICATA CON I TOUR OPERATOR AFFRETTATEVI A PRENOTARE TELEFONANDO ALLA SEGRETERIA FIRP (0363.350135)
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EDITORIALE
di Manuela Mancini
Un nuovo vestito per il 2006
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ambiare forma, indossare un abito nuovo perché siamo cresciuti e le nostre esigenze si sono modificate. E’ questo quello che è successo a Reflessologia Oggi: una nuova veste grafica per dare forma a contenuti sempre nuovi, in costante cambiamento e trasformazione. Ci siamo snelliti e concentrati dando nuova linfa al prodotto editoriale. Così il nostro primo numero del 2006, che apre il 20° anniversario di RO, ospita nuove rivelazioni, prima fra tutte quella del Presidente, Raffaello Cuter, che si lascia scappare confessioni finora inedite inanellate in una storia che non si era mai sentito di raccontare… quella di una donna, prima che una cantante famosa, che ha seguito il suo destino fino in fondo, senza chiedere aiuto a nessuno, neanche alla Reflessologia… “E se mi avesse dato i suoi piedi?” si chiede tristemente e nostalgicamente Raffaello. Una nostalgia e una curiosità che ci accompagneranno per sempre. Mentre le pagine scorrono e si soffermano sulle attività della Federazione in ambito nazionale, volte a far conoscere la nostra tecnica e a ottenere un riconoscimento legale e professionale sempre più consistente. Abbiamo voglia di farci sentire! Abbiamo voglia di comunicare, di condividere col maggior numero di persone possibili la professione del benessere, quella che parte onorando le nostre “radici”. La danza dei fogli prosegue incessante con le vittorie della Reflessologia, i casi straordinari di amore e rinascita che ci regala questa tecnica, così semplice e contemporaneamente potente, in cui corpo e anima sono contemporaneamente riflessi nel piede… per non tralasciare l’aspetto relazionale della comunicazione, arma vincente per una terapia che possa dirsi veramente efficace. Così il mio augurio per voi è di fare proprio come Reflessologia Oggi: cambiare vestito. Avere il coraggio, sia dentro che fuori, di trasformare qualcosa, di formulare un Desiderio ambizioso, di camminare dentro il vostro Sogno, per seguire le svariate forme dell’infinito, di quella forza incessante che si chiama Vita. Allora, che il vostro nuovo anno vi permetta, se il caso, di sovvertire l’ordine tranquillizzante della vostra esistenza per andare incontro a una felicità più vera e profonda. Cinzia Felicetti, direttore del mensile Cosmopolitan, scriveva che ci sono momenti nella vita in cui bisogna “saper perdere”. Non le gare, ma quelle sicurezze che, quando diventano troppo avvolgenti, rischiano di soffocare. Tutti sappiamo cosa merita di restare e cosa va lasciato andare. Dobbiamo solo rimettere in funzione la nostra bussola interiore e avere il coraggio di… cambiare abito!
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di Stefano Suardi
SITO FIRP
La Reflessologia nella grande rete IMPORTANTE! L’accesso al forum del sito www.firp.it è possibile inserendo il nome utente e la password (numero tessera Firp). il nome utente è formato dal nome e cognome dell’associato (esempio: paolorossi) N.B.: se sei in regola con la quota associativa, hai regolare partita IVA e desideri essere inserito come operatore reflessologo F.I.R.P. nella apposita sezione del sito www.firp.it fai pervenire la tua richiesta completa di tutti i tuoi dati alla segreteria.
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ari associati, studenti e docenti FIRP, sono lieto di comunicarvi che il nuovo sito della Federazione Italiana Reflessologia Plantare è on-line e quasi completamente operativo. Quando, dopo l’iniziale periodo di prova e affinamento, sarà completato in tutte le sue parti, sarà uno straordinario strumento a disposizione di tutti noi, studenti, insegnanti e appassionati del mondo della reflessologia. Nelle nostre intenzioni vi è la volontà di coniugare una nuova immagine, più attuale e moderna, con l’importanza e la concretezza dei contenuti che sono da sempre il patrimonio fondamentale del nostro lavoro e della nostra visione della vita. Per questo motivo il nuovo sito della F.I.R.P. permetterà a tutti i suoi utenti di essere costantemente informati e aggiornati con notizie e materiali dettagliati su tutte le attività della scuola, sui convegni e i seminari in programma, su tutto ciò che comporta la vita federativa e che spesso per mancanza di tempo o difficoltà organizzative è difficile comunicare e trasmettere. Ma il nuovo sito non sarà solamente uno strumento informativo.
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Vogliamo infatti che divenga un vero laboratorio di scambio, dove nel clima raccolto e discreto, garantito dall’area protetta e dal forum, studenti, docenti, reflessologi e appassionati possano realizzare scambi professionali, descrivere le proprie esperienze di ricerca, confrontarsi sui più svariati temi in modo da poter crescere individualmente come professionisti e collettivamente come federazione. In questo modo il nuovo sito F.I.R.P. non sarà solo un utile strumento di arricchimento professionale, ma anche la base di una comunità viva e in relazione, di un gruppo di persone che condividono dei valori, vissuti quotidianamente nella professione e nello spirito con cui guardano alla vita; valori che la Federazione Italiana di Reflessologia Plantare porta nel suo DNA, difende, tutela e propaganda nel nostro paese. Sono queste le ambizioni, le speranze, la volontà che animano il sito www.firp.it. Sicuri che intraprenderete con entusiasmo l’opportunità e la sfida che questa nuova dimensione della F.I.R.P. ci pone dinanzi, auguriamo a tutti una buona navigazione!
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RO compie 20 anni
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ono trascorsi vent’anni dal giorno in cui “Guarire si può” (idea nata dalla fertile mente del Maestro Elipio Zamboni) si trasformò in “Reflessologia Oggi”; vent’anni che paiono volati via in un batter di ciglia e che, invece, raccontano - in una quantità infinita di articoli e di pagine - la storia unica di questa insostituibile scienza del Benessere. Per la Firp è certamente un anniversario importante, che celebreremo nel corso del Convegno Nazionale di Riccione a fine aprile. Intanto un grazie va ai cinque direttori che si sono alternati alla conduzione (quinta è Manuela Mancini, direttore responsabile da ben 10 anni), ai vari comitati di redazione, ai numerosissi-
mi collaboratori che l’hanno arricchita di contenuti. Insieme al Presidente Raffaello Cuter, una sola persona in questo lungo ventennio “ha resistito”: è Carlo Gaeta, consulente editoriale dotato di anima goliardica e carattere paziente, che ha saputo sempre trovare una soluzione adeguata per offrire ai lettori un prodotto di qualità. A Gaeta spetterà il compito di ripercorrere le tappe salienti della storia di RO. Appuntamento, quindi, al prossimo numero ma soprattutto al Convegno Nazionale 2006 durante il quale, con un suo intervento, rievocheremo la storia della rivista, attraverso le tante e svariate copertine. Auguri RO!
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TESTIMONIANZE
E se mi avesse dato i suoi piedi?
M "Le persone scompaiono d'incanto, senza preavviso, lasciandoti attonito. II dispiacere, che non è sempre quieto, a volte ti fa pensare che lo abbiano deciso per farti sentire quanto ti mancano. Poi capisci che non e così. Avevano un appuntamento non rinviabile. Piano piano poi ti consoli, perché Ii senti più vicini di prima, più buoni, più grandi. Silenziosi e pazienti, celestemente sereni. MOGOL
aggio 1994, un appuntamento a Varese con un cliente fedele, costretto a letto per una malattia invalidante. Non ho mai gradito andare nelle case, ma per Marco era I'unica possibilita di praticare la Reflessologia. Tetraplegico come conseguenza di un incidente stradale in moto e impossibilitato quindi a raggiungermi nel mio studio a Milano, come prima aveva fatto fedelmente per quattro anni. Un rapporto di lavoro diventato anche un rapporto di amicizia. E in questo spirito una richiesta particolare: "Ho un'amica che, penso, avrebbe tanto bisogno di te. Gliene ho parlato, vorrebbe vederti, abita abbastanza vicino; è un personaggio famoso dello spettacolo, anche se ultimamente vive rinchiusa in casa. Vuoi andarci? Faresti un grande favore anche a me". La mia emozione ha toccato il massimo quando mi ha detto che la persona era Mia Martini, Mimì, la cantante che con Ie sue capacità espressive e vocali più mi aveva emozionato fino a quel momento. Una telefonata, mezz'ora di macchina, ed eccomi al citofono della villetta in mezzo al verde della campagna varesina. L'inizio di un rapporto, rapporto non facile, fatto di confidenze, sfoghi, pianti e rifiuti; di si e di no. Soprattutto no a dare i piedi, no a lasciarsi andare in un trattamento reflessologico, impaurita e pudica delle sue emozio-
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ni e della sua intimità, e intanto libera con tutte Ie altre espressioni del suo corpo. Un'amicizia che comunque cresceva da incontro a incontro, da telefonata a telefonata, di giorno in giorno. AII'inizio, per la fiducia che Ie veniva dall'amico Marco, poi per un rapporto singolare fra una donna che viveva una tremenda solitudine ed io che stavo soffrendo i miei problemi familiari. Momenti di gioia apparentemente spensierata e momenti di lacrime che si alternavano come i merletti, gli scialli ed i cappellini che lei gradiva mescolare al suo collo ed ai suoi ca-
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pelli neri. Qualche cantata insieme, soprattutto ricordando versi di Renato Zero. E così è andata avanti per settimane e mesi, senza che riuscissi a cambiare la sua scelta: "Ti dò tutto, ma i miei piedi no". Chissa perché! Un'ultima telefonata normalmente triste e di sfogo, ed il 12 maggio del 1995 a casa, a Milano, ascolto dal telegiornale che Mia Martini e stata trovata morta nella sua casa nel varesotto. Non rimorso, ma grande vuoto dentro e un senso di incapacità, quasi di fallimento mi pervade ancor oggi, dopo dieci anni, mi fa piangere quando risento la sua voce. Non ho mai raccontato questa esperienza, un rapporto così singolare, particolare, unico, che non ho mai voluto infangare parlandone con conoscenti, amici o colleghi. Dopo dieci anni ho sentito il bisogno,quasi liberato-
rio, di parlarne. La mia innata capacità di amare la vita, di entusiasmarmi ed entusiasmare, di ridere e far ridere, di caricarmi positivamente e caricare, aveva sbattuto contro un muro, costruito mattone per mattone fino dall'infanzia per il difficile rapporto con il padre prima, i colleghi ed il suo mondo poi. La negatività fatta di tante piccole cattiverie, in un mondo fasullo come quello dello spettacolo e della notorietà, aveva vinto. Ora tutti si riempiono la bocca parlando di lei, la esaltano, ricordano Ie sue capacità, la sua voce unica e la sua umanità, ma nel momento del bisogno era rimasta sola, rifiutata. E in me vive la commozione quando risento Ie sue canzoni, qualche lacrima nel ricordo, I'emozione dei suoi toni così significativi e profondi ed un grande rimpianto condiviso dal comune amico Marco. E se mi avesse dato i suoi piedi? "Ciao Mimì". Raffaello
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Donna senza misure, disarmata fra allegria e dolore, disarmante per i compagni di viaggio, impossibilitati a spingere il freno. Vera fino all'estremo. RENATO ZERO Una musica, una canzone, come un odore, come una carezza, ci portano dal ricordo dentro di noi ad un futuro che poi fa parte della nostra storia. CLAUDIO BAGLIONI
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di Raffaello Cuter
ATTUALITÁ
Olismo e complessità Il nuovo e l’antico nel Sistema Salute CEFORMED Centro Regionale Formazione per l’Area della Medicina Generale
Associazione di Medicine Complementari del Friuli Venezia Giulia
Associazione Meicina e Complessità
Ordine dei Medici Chiurghi e Odontoiatri della Prov. di Trieste
Associazione Scuole Shiatsu Italiane
Federazione Nazionale Scuole di Shiatsu
Ordine dei Farmacisti della Provincia di Trieste
Federazione Italiana Reflessologia del Piede
Comune di Monfalcone
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nvitato come rappresentante della va: "Se con una martellata sull'alluce Reflessologia in Italia a svolgere una un paziente guarisce, io gliela dò subirelazione sull'argomento, ho accet- to", ma questo non per esaltare un astato con una certa titubanza ed un cer- soluto empirismo, ma per affermare il to timore. Non timore reverenziale per suo rispetto verso ogni tecnica od arte un ambiente di cattedratici ed un'as- o disciplina che dimostra una sua effisemblea di laureati in medicina. cacia oltre il fatto che non se ne conoNon timore culturale per I'argomento scano ancora i meccanismi più intimi, da trattare di fronte a medici ed acca- o che questi meccanismi rimangano demici di fama. un mistero per sempre. Provai timore che la mia presenza E non posso dimenticare come un avesse solo I'intenzione, da parte degli emerito accademico dell'Università La organizzatori, di voler Sapienza di Roma, integrare anche la ReConvegno con autore di decine e flessologia nel mondo decine di pubblicaaccreditamento medico. Per questo, zioni scientifiche, con quando ho stabilito il la massima sempliECM 14-15-16 ottobre titolo della relazione, cità ha presentato la ho deciso di eviden2005 Monfalcone (GO) "complessita" prenziare Ie "diversità" pridendo come esemma delle possibili "inpio la maionese: tegrazioni" fra Reflesologia e medicine "Stessi ingredienti, olio, uova, sale, liconvenzionali. mone, e risultati estremamente diversi "Diversità e possibilità di integrazioni solo se chi la sbatte cambia il verso di tra reflessologia plantare e medicina sbattitura o magari se la massaia è in convenzionale" fase mestruale la maionese impazziGiunto a Monfalcone ed ascoltate al- sce". cune relazioni, le mie paure si sono Mentre un pari emerito accademico trasformate in serenità e gioia per es- ha paragonato I'uomo ad una grande sere entrato a far parte di un consesso orchestra sinfonica, dove ogni strudi persone, che pur provenendo da di- mento e la persona che lo suona parversi percorsi culturali (medicina, chi- tecipano ad una perfetta esecuzione mica, fisica, farmacia, ecc.) si era ra- ed uno solo di essi, se non in armonia dunato per passare tre giorni a parla- con gli altri, può rovinare il tutto. re di "olismo e complessità" nel rispet- E che dire poi dell'energia di un diretto di tutto ciò che dà risultato nel mi- tore che può far raggiungere risultati glioramento della qualità della vita eccelsi? delle persone, prima ancora di aver II giorno dopo la mia relazione, mi ha cercato di capire il perché del risultato riempito di gioia il complimento che un stesso. Mi ricordo un medico che dice- medico mi ha fatto: "Devo ringraziarla
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La sala convegni Marina Lepanto, a Monfalcone
per la sua sincerità ed onestà culturale". Alla mia obiezione: “ma tutti quelli che ho ascoltato sono stati sinceri", mi ha risposto: "io faccio parte dell'ambiente medico e di sincerità, mi creda, ce n’è assai poca”. Altro momento bello per noi reflessologi è stata la relazione della nostra socia Gloria Fabbroni in collaborazione col suo primario prof. Vincenzo de Pangher, che ha esposto i risultati della sperimentazione che si è svolta e continua presso I'ospedale di Gorizia sugli aiuti che la Reflessologia può dare ai malati di tumore in trattamento chemioterapico. Gli applausi si sono sprecati. Quello che soprattutto mi ha impressionato positivamente in queste tre giornate è che anche il mondo scientifico, sia pur lentamente, sta mettendo al centro della sua attenzione I'uomo come singolo, irripetibile e difficilmente "statisticabile". Se anche il nostro agire, la nostra cultura, hanno in piccolo contribuito a creare queste aperture, abbiamo partecipato ad inaugurare una strada, non un vicolo cieco, per il raggiungimento di un maggior benessere delle persone che per necessità devono rivolgersi alla medicina per curare i loro malanni.
Analisi della complessità Negli ultimi decenni sono state proposte più di trenta definizioni di "complessità". Un primo, semplice, approccio definisce come complesso quel sistema Ie cui proprietà non possono essere previste e comprese esaminando Ie singole parti e nei quali piccoli cambiamenti possono portare a conseguenze di vasta portata. La cellula è un sistema complesso. L'essere umano è un sistema ancora più complesso. In questi sistemi c'è un costante scambio di informazioni fra Ie parti di cui sono composti ed un continuo scambio con l'ambiente che Ii circonda. Questa è stata la premessa al convegno in cui sono stati presentati i recenti progressi in oncologia ottenuti privilegiando appunto l'aspetto della.complessità e l'importanza delle informazioni. Il successo di una teoria scientifica non deriva dall'essere intellettualmente stimolante; bensì dalla sua efficacia. I relatori hanno proposto, dopo anni di ricerca di laboratorio e studi clinici, delle terapie innovatrici alla portata non solo dello specialista oncologo ma anche del medico pratico. Nello stesso convegno, in sessioni diverse, si è trattato di discipline a volte molto antiche che vogliono riportare il "benessere" all’uomo nella sua interezza. La complessità potrebbe essere una via per dare una validazione scientifica ed un orientamento alla ricerca per tali discipline che spesso si appoggiano ancora all'empirismo ed alla "tradizione". Dott. Fabio Burigana Presidente dell’Associazione Belenos
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ATTUALITÁ Un confronto fra culture Cultura, cultura rigorosa, è il requisito cardine per chi si occupa di Medicine non convenzionali, ancora terreno di vivace confronto tra entusiasti e scettici, sia "addetti ai lavori" che utenti, scienziati ed intellettuali. Terreno variegato inoltre in cui i metodi della evidence based medicine si confrontano con Ie pratiche di remote filosofie, i prodotti della chimica più avanzata con Ie sostanze naturali più semplici. Vari, anche gli attori del confronto: medici, odontoiatri, farmacisti, fisioterapisti, operatori sanitari di preparazione eterogenea, ma accomunati dalla volontà di lottare contro Ie malattie, sia in ambito preventivo che terapeutico, mirando soprattutto alIa riduzione delle sofferenze. Un mondo interessante, quindi, per varietà e stimoli culturali, ammirabile per aver organizzato una manifestazione in cui tanti diversi operatori si riuniscono per imparare assieme un metodo comune ma multidisciplinare, antico, ma integrato con Ie più moderne acquisizioni. Ed a ciò non può che associarsi I'auspicio di un consolidamento di siffatte iniziative, che Ie trasformi da episodici eventi culturali in vera e propria Accademia, in una Regione che, dalla tradizione commerciale ed agricola, ha saputo passare alla scienza come obiettivo prioritario di sviluppo e che, dalla diversità, ha saputo trarre preziosi insegnamenti. Mauro Melato Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri delIa Provincia di Trieste
Scienza ed esperienza insieme Olismo e consapevolezza che tutto ciò di cui parliamo vive insieme, è I'esperienza della vita. Olismo è scienza ed esperienza insieme, senza conflitti, è contemplazione dell'esistente come tutto e come parte, è cultura della vita e dei suoi infiniti cieli. Olismo è ciò che Ie donne e gli uomini hanno raccontato della vita da quando il primo racconto è stato ascoltato e la sensazione di essere parte di un tutto ci ha unito alla terra e al cielo. Oggi la complessità appare come il balbettio di un linguaggio che si sta ricomponendo, espressione di una necessità di ricomposizione di ognuno di noi di fronte alla frammentazione della conoscenza, dei modi, dei compiti sempre più specializzati e sempre più ciechi del tutto. Cerchiamo di diventare uomini e donne educati alla Vita e quindi esperti della propria vita, abili nel tesserla in armonia tra Ie parti di se e come parte della unicità, Vita di scienza, professione, disciplina, filosofia, arte e sensazioni, cultura e scoperte e anche, infine, rispettoso mistero. Dott. Gianni Pizzati
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ATTUALITÁ
Salute e Benessere: lingue diverse in un solo dialogo Sabato 26 novembre 2005 Auditorium Santa Margherita Università Ca' Foscari di Venezia
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na giornata di lavoro per ripensare le basi culturali delle "Arti per la salute" in ciò che Ie accomuna tutte nella loro operatività, in una società come la nostra ed in rapporto col mondo accademico, con la cultura ufficiale e con la scienza, avendo come progetto la possibilità di un dialogo. Dopo i saluti del prof. Adalberto Perulli, Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università Ca' Foscari di Venezia, il prof. Aldo Stella, filosofo e psicoterapeuta, docente presso l'Universita di Urbino e Perugia, ha affrontato un tema di base, il passaggio dal riduzionismo alla complessità. Dal modello "bio-molecolare", per il momento prevalente nella cultura medica occidentale, che tende per ogni fenomeno a cercare una causa, ad un modello "bio-psico-sociale", che per ogni fenomeno esamina molte cause. Una multicausalità che racchiude meglio la reaItà della persona umana. E' seguito I'intervento del prof. Tullio Seppilli, antropologo e presidente della "Fondazione Angelo Celli per una cultura della Salute" . Celli, attraverso un escursus storico, ha
iIIustrato come, a seconda della interpretazione della malattia, ogni società umana si è rivolta a diverse figure professionali per la soluzione del problema. Se la malattia è causata da uno spirito che è entrato nella persona, ci vorrà uno sciamano che, attraverso i suoi riti, estirpi e allontani lo spirito maligno. Se invece, la malattia è effetto dei peccati commessi, per risolverla ci vorranno preghiere propiziatorie e I'intervento del sacerdote. Se la malattia è frutto di squilibri energetici, ci vorrà un'azione riequilibrante per ottenere un risultato positivo. Se è frutto di un guasto chimico-fisico a livello bio-molecolare, ci vorrà un intervento di pari livello per poter risolvere il problema. Se infine la malattia è il risultato di un insieme di fattori ambientali, sociali, psichici, chimici, emozionali e fisici, ci vorranno diversi tipi di interventi perché la persona possa r i trovare il suo benessere e la sua salute. Nel 1887, dopo un'in-
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ATTUALITÁ chiesta svolta nel 1885 dal governo Crispi sulla situazione sanitaria nel Regno d'italia, viene varata una legge che vieta ai non laureati di operare in medicina. Fino a quel momento erano tante Ie figure che, in modo diverso, prestavano la loro opera a seconda delle necessità: dalle mammane che aiutavano Ie donne a partorire, ai guaritori di paese, ai barbieri che eseguivano piccoli interventi chirurgici, ai farmacisti che studiavano e propinavano loro pozioni, ai monaci che portavano avanti vecchie tradizioni erboristiche, ecc. Una legge che è certamente un salto di qualità in quel momento, una spinta scientifica positiva rispetto al Medioevo ed al Rinascimento, ma che si limita solo all'aspetto biologico e che perde tutto il resto, la ricchezza, la molteplicità dell'uomo nel suo contesto culturale e sociale. Una ric-
chezza oggi sempre più valorizzata e che riapre Ie porte anche ad operatori diversi. Ha fatto seguito I'intervento del prof. Aldo Pagni, già Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, il quale ha esposto Ie difficoltà che trova oggi anche il mondo medico nello svolgimento della sua professione. La giornata è proseguita e si è conclusa con una tavola rotonda che ha dato notevole spazio a domande e chiarimenti da parte dei partecipanti. E' emersa la necessità di avviare un dialogo interculturale, inteso però non solo come scambio di informazioni fra diversi che rimangono della propria idea, ma come messa in discussione delle opinioni di ciascuno per favorire una crescita comune. R.F.
Intervento dell’avv. Giuseppe Montanini, presidente IAS Negli svolgimenti delle varie civiltà e nel corso stesso della lunga storia della Società occidentale si sono venute sviluppando numerose procedure finalizzate alla difesa e al recupero della salute e del benessere psicofisico degli uomini, caratterizzate in genere da una forte attenzione alla persona intesa nella sua globalità e nei suoi rapporti con il suo contesto. Proprio nella società occidentale, negli ultimi secoli, da una comune matrice di pratiche sanatrici diffuse in vari strati sociali, si è andata costituendo e differenziando una moderna medicina, radicata in un rapidissimo sviluppo della ricerca biologica e delle innovazioni tecnologiche, sostanzialmente focalizzata sulle singole patologie e prevalentemente organizzata intorno alla produzione e all’uso dei farmaci. I grandi successi di questa biomedicina, soprattutto nella lotta contro le malattie infettive e la progressiva centralizzazione, sotto la sua egida, di tutte le attività concernenti la salute, ha progressivamente emarginato e delegittimato, in Occidente, non solo altri filoni medici ma anche un gran numero di altre procedure che non si caratterizzano e non si presentano come “atti medici” ma come contributi variamente strumentati alla difesa o al recupero delle condizioni di benessere della persona. Questo convegno si è proposto di meglio definire quest’area di procedure “non mediche” indirizzate al benessere della persona, le sue articolazioni, i suoi confini e i processi di formazione delle “capacità” che le caratterizzano. Attraverso un confronto delle tematiche e dei differenti linguaggi si vuol favorire un dialogo proficuo e razionale con la biomedicina e contribuire, grazie a una comune riflessione, alla costruzione di un più ampio e unitario discorso su salute e benessere globale dell’uomo in quest’alba del terzo millennio.
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VITA FIRP
di Biagio Franco
Piedi d’Italia Prosegue l’impegno Firp in ambito nazionale
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l 13 Ottobre del 2005 il COLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali) ha organizzato a Roma un Seminario nazionale dal titolo “ Il riconoscimento delle Associazioni professionali: ultimo treno per una iniezione di competitività al Sistema Paese”. All’incontro erano presenti il nostro Socio Giuliano Piunti, che lavora a Roma, chi scrive e tutti i Presidenti delle Associazioni componenti la IAS (Interassociazione delle Arti per la Salute), di cui facciamo parte come FIRP. Lo scopo di questo Seminario è stato quello di evidenziare a tutti i Parlamentari le nostre richieste di “ riconoscimento professionale” affinché vengano inserite nella nuova Legge Fi-
nanziaria che dovrà essere approvata entro gennaio 2006. Il programma, di indubbio interesse, ha visto susseguirsi sul palco numerosi e validi relatori. Dopo il saluto del Vice Presidente del COLAP Arvedo Marinelli, ha preso la parola il Presidente del Comitato Scientifico del COLAP, Angelo Deiana che ha parlato del “Riconoscimento delle Associazioni: un primo passo verso il sistema duale” mettendo in evidenza la Professionalità = Qualità = Competitività come meccanismi di crescita economica per il futuro del nostro paese e dell’Europa. Il tutto all’interno di un sistema duale inteso come processo di riforma degli Ordini La delegazione FIRP al seminario COLAP di Roma
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VITA FIRP già esistenti e di attività professionali non riconosciute che devono essere esercitate in aperta concorrenza, nella tutela dell’interesse generale e del consumatore/cliente (Associazioni riconosciute). Il World Economic Forum ci ha collocato al 47° posto della classifica della competitività; anche se nello specifico, gli indicatori della politica per la concorrenza e i servizi professionali dimostrano che siamo molto più indietro. Secondo: un’altra indagine che valuta il meccanismo di competitività ci mette al 31° posto, mentre nel 2000 l’Italia era 23°; il problema è
riconoscimento delle Associazioni”. (vedi WWW.colap.it). Sono intervenuti diversi Parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, che hanno dato il loro appoggio alla proposta del COLAP, puntualizzando che il riconoscimento delle Professioni non regolamentate è una necessità prioritaria per lo sviluppo economico e sociale del paese; tanto più che il sistema duale nel nostro paese non può funzionare senza il riconoscimento delle Associazioni. Il riconoscimento delle Associazioni è percepito da molti come un sistema meno qualificato rispetto alla
la scarsa competitività dell’economia dei servizi. Nell’impossibilità di compiere una riforma generale del sistema professionale italiano, è però necessario, urgente, indifferibile, riconoscere le associazioni professionali, che sono il settore più innovativo e competitivo del paese. Il possesso di alti livelli di conoscenza diventa nella realtà italiana ed europea uno strumento per essere competitivi, dispiegando sul mercato questa offerta il più liberamente possibile. Per ottenere questo occorre riconoscere, attraverso la Legge Finanziaria, le Associazioni professionali, ora non regolamentate, con i loro 3 milioni di Operatori. E’ poi intervenuto il Presidente della IAS e Vice Presidente del COLAP, l’ Avvocato Giuseppe Montanini, che ha presentato “La proposta del COLAP per il
regolamentazione degli ordini professionali, come se le Associazioni non dessero alla società le stesse garanzie degli ordini professionali. La direttiva europea del 6 Giugno 2005, sul riconoscimento delle qualifiche professionali, deve essere recepita dall’Italia entro due anni. Dal Giugno 2007 vi sarà un mercato integrato, verranno, in Italia, professionisti di altri paesi europei ed è giusto che anche i professionisti italiani possano competere non solo in Italia ma anche in Europa. Tutti i Parlamentari intervenuti si sono espressi favorevolmente sulla proposta fatta dal COLAP e auspicano che venga inserita nel maxiemendamento che il Presidente del Consiglio presenterà alla votazione in Parlamento. Il detto dice: “la speranza è l’ultima a morire”.
Il tavolo dei relatori al seminario di Roma: al centro l’avv. Giuseppe Montanini, Presidente IAS e Vice presidente COLAP
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VITA FIRP
Reflessologi in Fiera
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ARSI CONOSCERE!!! “Il Reflessonella provincia di Biella. logo deve impegnarsi per proL’interscambio nei trattamenti e nelle muovere la conoscenza e la difrichieste d’informazioni ha permesso fusione della Reflessologia, collabodi mettere in evidenza le peculiarità e rando con gli organi della FIRP e asla personalità di ognuno di noi nel sicurando un proficuo scambio di coinvolgere i visitatori. informazioni utili” (Art. 8 del Codice Molte sono state le richieste di aprire Deontologico). Questo è stato il motuna Scuola di Reflessologia a Biella; to dei Docenti e Assistenti della Scuodal momento che ci sono pochi rela di Torino, Giovanni Mercanti, Orflessologi nella provincia. Oltre i tratlando Volpe, Maurizio Cò, Maria Catamenti di Reflessologia che venivatena Virzi, Gina Lucia Sergio, Sergio no fatti presso gli stand, abbiamo Maltoni, Luciana Buracco, Arianna anche avuto l’importante possibilità Paletto, Adriana Fordi presentare la Reto e il sottoscritto, che Un gruppo di volontari flessologia con dihanno dato la loro mostrazioni pratiche collaborazione in oc- della Scuola Firp di Torino a un folto numero di casione della “Fiera a Biella per promuovere persone. del benessere” di Certamente, i sacrifiBiella, che si è tenuta ci ci sono stati, in la Reflessologia lo scorso novembre. quanto ognuno ha All’interno di uno stand corredato da dovuto abbandonare il proprio lavoun’accogliente zona trattamenti, ofro o la possibilità di trascorrere il fine frendo dimostrazioni pratiche gratuisettimana con la famiglia, ma ne è te, i nostri reflessologi hanno spiegavalsa la pena. Al termine della Fiera to che cosa è la Reflessologia, a che eravamo tutti stanchi, ma molto sodcosa serve, che cosa si può ottenere disfatti per aver seminato qualcosa. e come si può diventare Reflessologi Forse poco, forse molto. Almeno ci professionisti, mettendo bene in eviabbiamo provato. Quando si dà con denza la differenza tra un Reflessolocuore e passione, è sempre molto go che ha frequentato tre anni di quello che torna in cambio… Scuola e uno che ha fatto solo alcuni Franco B. giorni di corso. Piemonte: due PDL per il riconoscimento Per venire incontro alla forte richiesta delle Tecniche Bio-Naturali di sperimentare la tecnica reflessologica, abbiamo dovuto addirittura triLa nuova Giunta Regione Piemonte ha proposto due PDL (proplicare il numero di lettini… poste di Legge, n.d.R.), n° 120 e 127 per il riconoscimento delSi è così creato un team meravigliole Tecniche Bio-Naturali. La Firp, tramite Biagio Franco, e le Asso, dove la collaborazione fra noi ha sociazioni interessate hanno già inviato le loro osservazioni in fatto sì che moltissime persone si inmerito. Attendiamo fiduciosi… teressassero della Scuola e dei professionisti Reflessologi che lavorano
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di Franca Merigo
REFLESSOLOGIA
Il dono di Miriam Emozioni senza tempo si snodano nel percorso del cuore: la reflessologia
M Questa Vita così combattuta così intensamente vissuta Questa Vita così fragile così tenera così disperata Questa Vita bella come il giorno e cattiva come il tempo quando il tempo è cattivo Questa Vita così vera così bella così felice così gaia e così beffarda Questa Vita che mi rende tremante di paura come un bambino al buio ora che sto per lasciarla… Jacques Prevert
entre percorro in bicicletta i pochi chilometri che separano il mio paese da quello di Miriam per portarle un ultimo saluto, ripenso alla sua vita come lei me l’ ha raccontata e mi trovo così a parafrasare spontaneamente quella meravigliosa poesia di Prevert sull’amore… Se potessi leggergliela, credo proprio che Miriam approverebbe e, com’era solita fare durante il trattamento quando le parlavo di qualcosa che condivideva, accennerebbe di sì col capo e un sorriso sincero di approvazione, poi volgerebbe lo sguardo a cercare oltre la finestra, in quel piccolo spazio di cielo blu, fra i ricordi ormai lontani… Fin dal primo incontro si creò tra noi un’autentica intesa. Miriam era intelligente, aperta, curiosa, acuta nelle osservazioni; era spontanea, sincera e sapeva manifestare senza problemi la propria vulnerabilità; era coraggiosa e forte. Nella vita aveva impegnato tutte le sue forze per raggiungere gli obiettivi nei quali credeva, ed ora da più di 5 anni stava lottando contro il cancro, riuscendo a condurre una vita quasi normale, a lavorare, a visitare le più belle città europee, a organizzare cene a casa sua per gli amici più cari e per il personale medico che la seguiva; a trovare il tempo per fare lavori di decoupage e di oggettistica con svariate tecniche …. Quando mi cercò, conosceva bene il senso della chemioterapia che la co-
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stringeva a letto ogni due settimane coi piedi gonfi, lisi e doloranti; senza più capelli, senza più forze…. “Guarda come sono ridotta!- mi disse con gli occhi pieni di lacrime – Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio... Devo riuscire a riprendere il mio lavoro altrimenti impazzisco…”; poi aggiunse guardandomi dritta negli occhi: “Chi non prova non può capire…”. “Hai ragione – confermai - non si può capire ciò che non si è provato sulla propria pelle; non ho questa
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pretesa ….Anzi, sono fermamente convinta che c’è un modo diverso di vivere la stessa esperienza per ciascuna delle persone che esistono al mondo… ma sono altrettanto convinta che c’è uno spazio, un buon spazio sufficiente per la condivisio-
ne…. Ed io sono qui: sia che tu preferisca stare in silenzio, sia che tu desideri parlare. Se vuoi, posso fare un pezzo di strada con te…” Fu quella l’unica volta in cui la vidi piangere. Nondimeno, quanta saliva ho imparato a inghiottire cercando parole che non fossero “banali”…Che dire ad una persona innamorata della vita, ad una mamma che sa di dover lasciare due figli, il più giovane di soli 11 anni? Ma Miriam fu davvero speciale: non
vi fu mai una sola volta nella quale, insieme alla tristezza, al dolore, alla sofferenza, all’alternanza di abbattimenti e speranze, non esprimesse anche un ricordo o un aneddoto, o non pronunciasse anche una sola battuta che ci facesse ridere… Mi rassicurò sempre con la sua fiducia, il suo interesse per ciò che andavo facendo, la sua approvazione al termine del trattamento quando, nonostante le mie rimostranze, si alzava per accompagnarmi alla porta. Vi fu una sola difficoltà all’inizio: il lavoro era stato l’interesse principale della sua vita, quindi veniva al primo posto…anche prima dei suoi figli…quindi per due volte mi chiese di spostare il nostro appuntamento; non potevo accettare oltre, ma riuscii a trovare la soluzione: alle 20,30 sarei andata a casa sua, e il patto fu rispettato. Ci accomunava l’essere cresciute negli spazi della campagna, dove i bambini vivevano con grande libertà, protagonisti di giochi antichi reinventati ogni volta, partecipi ai lavori più semplici che si potevano trasformare in “riti” come la vendemmia e la spremitura dell’uva fatta nei tini a piedi nudi, o la raccolta di rami di gelso per i bachi da seta o il poter spargere petali di rose durante una processione… Quando ancora ci si poteva recare a casa di un amico senza bisogno di preavviso e rimanere a cena senza bisogno di invito ….Quando i rapporti tra le persone erano vissuti con semplicità e spontaneità. Parlava di queste esperienze come se cercasse conforto nei ricordi più belli di questa vita: si creava così un’atmosfera di complicità che ci faceva ritrovare spesso a ridere insieme come due bambine che si cono-
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REFLESSOLOGIA
scono da sempre. Ed io mi meravigliavo del fatto che, nonostante le sue scelte e il suo lavoro l’avessero portata a doversi misurare - e l’aveva fatto con successo col mondo freddo degli affari e con persone che lei stessa usava definire “navigate”, avesse conservato quella semplicità del cuore, quella spontaneità e quella generosità che appartengono solitamente alla maggior parte delle persone cresciute nella semplicità della vita di campagna. Ci confrontavamo anche su temi im-
pegnativi di etica, di religione, di scelte di vita, sui problemi dei figli e riuscivamo ad esprimere pareri divergenti senza la pretesa di avere ragione o di voler convincere l’altra… Avevamo fatto scelte completamente diverse, eppure a nessuna delle due veniva in mente di ritenere che la scelta giusta fosse la propria… tutte e due “navigate” in scelte non facili e pagate fino in fondo…Una volta glielo feci notare e le dissi che quando
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discutevamo eravamo come due antichi samurai che si allenano con la spada semplicemente per il gusto di allenarsi, per scoprire i propri punti di forza e le proprie fragilità, ma senza la smania di vincere né quella di ferire. Rise della mia “notevole” fantasia, ma il paragone le piacque. Ci fu un tema di cui non parlammo mai: della Morte. E Lei arrivò così precipitosa, nell’ultimo periodo, da coglierci tutti di sorpresa come una stella cadente che si aspetta di vedere ma che è sempre imprevebidile. Spesso è così. Con “Lei”, ti dicono “da uno a tre mesi” e tu pensi che sicuramente per te o per quella persona che conosci, saranno tre o addirittura quattro… o, forse, nel frattempo arriverà quella nuova macchina che aspettano dall’America…o quella nuova cura promessa da tempo… Ed ora eccomi qui, volutamente in bicicletta (non mi sentivo di guidare), sotto la pioggia sottile di questa fredda giornata di questa primavera 2005 che non si decide a risvegliarsi; in questo meraviglioso angolo di natura dove spesso mi rifugio per pacificare il mio animo: tra un nastro di acqua limpida e vivace, un sentiero ben custodito, una cornice di colline col loro colore bruno violaceo dell’inverno e sullo sfondo, a nord, il monte Guglielmo che chiude la valle come una grande muraglia blu dalla cima ancora brillante di neve … L’umidità della pioggia rende più intenso e penetrante il profumo degli alberi di sambuco che delimitano i
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campi verdi rallegrati da macchie gialle e azzurre. Nelle piantagioni di pesco le gemme sono ormai così turgide da sembrare lì lì per scoppiare di rosa e, sebbene il cielo sia grigio, l’aria tersa e leggera ha un sapore di nuovo e di pulito… Ma il mio cuore continua a rimanere una matassa aggrovigliata che non riesco a dipanare…La mia mente e il mio cuore non sono in sintonia. E la mente incalza : “ Cos’è il ben-essere per un malato terminale? Cos’è il ben-essere per “questo” malato terminale? Quante volte me lo sono chiesta in questi quattro mesi !! Cerco qualcosa che mi distolga da questo stato: le rondini planano con stupefacente eleganza fino a sfiorare appena la superficie dell’acqua e poi risalgono con la stessa curvatura, la stessa velocità, la stessa sicura leggerezza: è un’abilità straordinaria. Da quanti milioni di anni questi esseri così apparentemente fragili ripetono lo stesso rito ben impresso nel loro DNA? In quale angolo del mio DNA stava già scritta l’esperienza che mi avrebbe portato a desiderare di diventare reflessologa? E nel DNA di Miriam, o almeno in uno degli infinitesimamente piccoli spazi sinaptici rimarrà impresso il tocco di una mano che massaggiava il suo piede con amore? Le potrà servire in un’altra esperienza ad avere più fiducia nel proprio sentire? Nella saggezza del proprio corpo? E perché io ho bisogno di sentirmi utile? Poi, per una frazione di secondo, il monte Guglielmo si trasforma in una piramide ed io vengo rimbalzata indietro nel tempo: mi rivedo in prima media. La mia insegnante ci sta par-
lando del significato della Sfinge per il popolo Egizio: rappresentava l’indifferenza, l’atteggiamento che l’uomo saggio dovrebbe avere di fronte alle vicende della vita: osservare, guardare, essere spettatori senza lasciarsi coinvolgere, senza cercare di voler capire il perché, tenendo lo sguardo fisso ad Est dove il sole continua a sorgere ogni giorno e basta! Ed io, ricordo bene, esclamai: “Io non sarò mai una Sfinge!”. E tantomeno potrei esserlo oggi! In questo momento mi sento un lupo. Un lupo arrabbiato e amareggiato perché hanno portato via dal suo branco un’amica che non era pronta per andarsene! Vorrei davvero trasformarmi in un lupo per potermi rifugiare sulla cima di quel monte e urlare finche non avrò più voce! E non mi basterà una sola notte: sento che è ingiusto incontrare la Morte senza aver dato significato alla propria Vita, al proprio vivere e al proprio morire che sono di ogni giorno! Sento che è ingiusto andarsene col rancore e il disorientamento, la rassegnazione di chi si sente vittima di un’ingiustizia ! Mentre seguivo Miriam, mi ero documentata ampiamente anche sul significato simbolico della sua malattia e degli organi che erano stati colpiti:
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REFLESSOLOGIA
il tumore al seno sinistro parla della difficoltà nella relazione coi figli, e c’è del vero in questo. Ma quante sono le donne che riescono a conciliare in modo soddisfacente il loro impegno di madri e quello di lavoratrici? Il secondario tumore al fegato parla di rabbia e di problematiche legate all’esercizio del potere… E anche in questo c’è del vero. Eppure, dopo questa esperienza, posso dire che chi pretende di poter incasellare un’esperienza di vita in un simbolo con la pretesa di universalità, ha capito ben poco della Vita. Quanto a me, Miriam preferisco ricordarla così: fu nel penultimo incontro: “Ti aspettavo - mi disse, avvian-
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dosi verso la camera - le emorroidi mi tormentano… E questa pancia non si sgonfia più…..puoi venire all’ora che vuoi, ormai in ufficio non ci vado, ma non credo che ci vedremo ancora per molto…”. Mi parlò di come si fosse decisa ad affidare l’ufficio ad un’amica competente, poi aggiunse che le avevano sospeso la chemioterapia… Rimanemmo in silenzio per un po’. Quando riprese a parlare, i suoi occhi si illuminarono: “Non ti ho raccontato cosa mi è successo la scorsa settimana. Era tardi, quasi le nove, quando riuscii a liberarmi dell’unico cliente che avevo accettato di vedere per un problema complesso; credevo di sbrigarmela in un’ora ed invece diventarono tre. Ero sola, cominciai a scendere per le scale e, ad un tratto, non so come ho fatto, sono scivolata e sono caduta giù tum… tum…. tum… col sedere gradino per gradino fino all’ultimo. Quando mi sono fermata e mi sono trovata lì seduta, completamente sola, al buio, con le gambe larghe e l’osso sacro che sembrava rotto per il dolore, ho esclamato: “Ma, Signore non ne ho abbastanza? Anche la schiena rotta devo provare? Non bastano tutti i mali che ho?” e mi sono messa a piangere. Ma poi mi è venuto in mente mio figlio che, fin da quando era piccolo ma lo fa anche adesso- quando veniva di sera a chiamarmi per la cena, scivolava giù per quella stessa scala così come ho fatto io, col sedere gradino per gradino, ma lui non si faceva male, anzi, rideva divertito mentre lo sgridavo! Allora mi sono messa a ridere anch’io pensando alla gioia di mio figlio! E mi sono rialzata…”.
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di Martino Papetti
La prima volta che ho visto... ...corpo e anima riflessi nel piede
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n giorno ricevo una telefonata da una persona che mi dice: “Ho bisogno di qualcuno… non ce la faccio più!”. Fisso quindi un appuntamento per il tardo pomeriggio dello stesso giorno e attendo. All’ora prestabilita suona il citofono: faccio salire la persona e nel frattempo accendo lo stereo; una musica molto rilassante si diffonde nell’ambiente, insieme agli oli essenziali che ho messo nel diffusore per aromatizzare l’aria della stanza. Questa è l’ambientazione che prediligo, che mi rilassa e che favorisce la meditazione. Mi piace il mio studio colorato di giallo pastello, tenue; in questo ambiente, che ho creato a mia misura, passo veramente molto tempo, anche a fine giornata quando, finito con i clienti, mi sdraio sul lettino. A ben pensarci, il cosiddetto lettino non è altro che una sedia a sdraio di giunco in stile orientale. Il cliente entra nello studio: è un giovane di vent’anni circa, agitato, muove in continuazione le braccia, non riesce a stare fermo, ha gli occhi lucidi e un po’ stralunati. Lo faccio accomodare. Mi dice che non ce la fa a respirare, sente un’oppressione al petto, ha le palpitazioni, si sente morire; è in questo stato da qualche giorno. Gli chiedo se è la prima volta che soffre di questi sintomi, mi risponde
di sì. Chiedo se altri in famiglia soffrono di problemi analoghi, ma la risposta è negativa; dopo altre domande di routine lo faccio accomodare sul lettino. Inizio ad esaminare i piedi e intanto mi accorgo che da quando è entrato nel mio studio, solo dieci, quindici minuti fa, ha già cambiato atteggiamento, è più rilassato, più calmo. “Devo avere una grande dote nel mettere a proprio agio le persone!” – penso tra me e me, mentre continuo a osservare i piedi. Sono regolari, non presentano problemi particolari e nessun punto dolente, sono solo un po’ rossi in generale, con un piccolo callo sul riflesso del cuore. La mia valutazione sul lavoro da fare è rapida: un approccio molto soft. Dopo altri venti-venticinque minuti la persona è completamente trasformata! La constatazione che ora il cliente è estremamente calmo mi regala un po’ di compiacimento per il risultato ottenuto. Poi il ragazzo, con molta naturalezza, mi dice: “Sai, non potevo resistere con un’emozione così grande dentro di me”. Ho un lieve sobbalzo e gli chiedo spiegazioni. Mi risponde: ”Mi sono innamorato – dice - una sensazione così forte che non ho mai vissuto prima!” “E adesso?” chiedo, lui senza esita-
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REFLESSOLOGIA
re risponde: “E’ come se si fosse assopita, ora sto meglio!”. Come è possibile che sia stato così cieco? Possibile non notare niente? Perché ho guardato soltanto il suo corpo fisico, esteriore? Mi sono ricordato solo allora le parole di Elipio, o quelle di qualcuno a cui lui le aveva insegnate: “ I piedi sono lo specchio del corpo. I piedi sono lo specchio dell’anima”. Ma allora se sono davvero lo specchio, perché non ho visto? Che cosa avrei dovuto vedere riflesso? Mi sono soffermato sul suo modo di presentarsi, ho osservato i suoi gesti, sentito le sue parole e avvertito la sua agitazione, ma non ho saputo guardare oltre. E ancora, cosa l’ha tranquillizzato così rapidamente? Mi ritrovo a ripassare mentalmente tutti gli insegnamenti ricevuti, da Elipio Zamboni ad Avi Grinberg, al-
lo sciamano indiano Cherokee (di cui fatico a ricordare il nome), e tanti altri ancora, al solo scopo di darmi una spiegazione…E finalmente CAPISCO! La stanza, la musica, gli oli: tutta una bella scenografia studiata esclusivamente per me, secondo la mia personalità, adatta a farmi sentire bene – sia durante il lavoro che nel tempo libero. Non era per il mio cliente, per i miei clienti. Era il mio modello di benessere, che pensavo fosse giusto anche per gli altri. Ma allora cosa ho tralasciato di così importante? Accidenti! … i PIEDI!!!! Tanto studio per non accorgermi che dovevo solo guardare i piedi. Tante nozioni di anatomia e fisiologia per non riuscire poi a vedere il corpo nel piede. Tanto indagare sul comportamento per poi non riuscire a cogliere l’anima che pure è celata nel piede. Tanto studiare il migliore approccio e poi non riuscire a vedere nello specchio! E’ lì in quello specchio che troviamo riuniti corpo e anima. Ma questa è un’altra storia: questa è REFLESSOLOGIA! P.S. Nonostante il mio ego mi avesse convinto di aver compiuto un capolavoro, al mio cliente (sono testardo, non ho imparato la lezione, lui non è mio!) non è bastato quel massaggio per eliminare quel malessere per lui tanto grave.. Una volta uscito dallo studio e aver incontrato di nuovo la causa del suo malessere… ha ricominciato a star male, del resto ognuno di noi è un individuo con le proprie peculiarità. Non esistono regole universali che funzionino per tutti. Ma anche questa è un’altra storia…
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REFLESSOLOGIA
di Giuseppe Armellino
“One to one” cliente e reflessologo
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n aspetto importante e fondamile – forse perché sfiduciato da mentale da considerare nemolti altri tentativi resi vani). cessario per il Reflessologo è Tanto meno dobbiamo non ostentail profondo rapporto che si crea tra re sapienza, nascondendo eventuali l’operatore ed il cliente. nostre carenze, e se non ci sentiaRapporto che si fonda su più aspetti, mo in grado di prendere l’incarico riconcatenati ed interconnessi l’uno chiestoci, rifiutiamolo naturalmente con l’altro, atteggiamenti ed emozioe semplicemente, giustificando la ni che si fondono per creare un “ ternostra scelta. reno “ di base necesSoprattutto, l’operatosario ad una buona La comunicazione re deve nutrire fiducia riuscita del trattamenin se stesso, nella prorelazionale, to. pria tecnica e capacità arma vincente Una persona che si reprofessionale, acquisiper una terapia ca presso il nostro stuta al fine di offrire un efficace dio è quasi sempre in valido aiuto. Deve una condizione psicopossibilmente astefisica particolare – e necessita di nersi dal dimostrare una certa ansia essere considerata soprattutto come o fretta di raggiungere facili e veloci individuo. risultati e non dovrebbe temere il Ci si trova a confrontarsi con persogiudizio del cliente sul suo operato ne di diversa estrazione sociale, culturale e con infiniti e differenti vissuti personali (tutti elementi in costante mutazione, che necessitano di un continuo adattamento da parte nostra nel presentarci e procedere nel rapporto creatosi). Allora, come dobbiamo comportarci in un tale contesto noi operatori? Secondo la mia esperienza, abbiamo il compito di offrire sostegno e guadagnarci la fiducia del cliente con un atteggiamento franco e leale, aperto e onesto, senza mentire od offrire false panacee, non vendendo del fumo, finte illusioni o facili promesse (anche se tuttavia molte volte il cliente si aspetta un comportamento si-
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REFLESSOLOGIA
(visto che alla fine corrisponde il pagamento di un corrispettivo). Generalmente, la persona che ci chiede aiuto pone in noi estrema fiducia ed aspettative, forse a volte anche esageratamente: siamo considerati come l’ ultima spiaggia, l’estrema risorsa, pertanto si manifesta verso di noi una richiesta non sempre esplicita ma profonda, che deve trovare risposta in un atteggiamento di estremo ascolto, attenzione e sincero interesse verso l’altro. Daremo così al cliente la possibilità di aprirsi, sentirsi capito e compreso come persona, non come semplice numero. Questo senza assolutamente invadere o sconfinare – ricordiamo – nelle competenze di altri metodi (es. psicologia), mostrandoci solamente delle persone normali e semplici, in grado di ascoltare e comprendere. Solo con tali premesse s’instaura un clima di fiducia ed inizia un percorso reflessologico; a questo punto sarà utile per il reflessologo accompagnare la persona cercando di spiegare ciò che si sta facendo, come ed in cosa consiste il trattamento,
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eliminando eventuali dubbi o aloni di mistero. Si daranno eventuali consigli sullo stile di vita da assumere, su un’alimentazione semplice e naturale, su eventuali tecniche di rilassamento da abbinare…il tutto per cercare di coinvolgere maggiormente il cliente stesso da un punto di vista emotivo e razionale – nella gestione della propria salute. E’ inoltre importante evidenziare che l’intervento del reflessologo si pone come catalizzatore e stimolo che va ad aiutare le forze risanatrici dell’organismo stesso - per esperienza ho notato che circa l’ 80–85 % delle persone tende a delegare all’intervento esterno la percentuale di successo/insuccesso del trattamento stesso, cercando volutamente od inconsciamente di non considerare se stessi come elemento determinante nell’evolversi e nella risoluzione del problema.
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NUOVI ORIZZONTI
di Luigi Mastronardi*
L’amore che guarisce
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l nostro benessere psicofisico, come fallimento dell’instaurarsi di questo si sa, dipende da una serie di pro- processo regolativo. Ma le differenze cessi regolatori interni molto com- individuali nel temperamento del figlio plessi che, in risposta a stimoli am- alla nascita possono suscitare, modifibientali, attivano automaticamente i si- care o impedire molti comportamenti stemi interessati del nostro organismo. regolativi della madre. I bambini, infatQuesto permette di mantenere il mi- ti, alla nascita possono differire in maglior adattamento possibile (omeosta- niera sorprendente per diverse caratsi). Ma il nostro equilibrio si crea e si teristiche (livelli di attività, soglia di reamantiene grazie soprattutto a un ingre- zione agli stimoli, durata dell’attenziodiente segreto: l’amore. E non un amo- ne ecc.), ma a seconda dell’incontro re qualsiasi, ma l’amore della persona con la personalità di chi si prenderà inizialmente più importante nella vita: cura del neonato, tali caratteristiche nostra madre. Questa capacità di au- potranno risultare determinanti rispetto toregolazione, secondo ad una condizione di alcuni, è già presente alLa relazione affettiva salute o di malattia. la nascita. Il bambino Secondo Hofer, molti come nutrimento piccolo presenta dei liprocessi biologici del velli ottimali di stimolaper la nostra salute bambino sono relatizione e, a seconda che vamente stabili e indile stimolazioni ambientali siano al di pendenti dalle interazioni con la masopra o al di sotto di questa soglia, egli dre, mentre altri sono regolati in mamette in atto dei comportamenti per niera specifica da processi che avvensollecitare o evitare tali stimolazioni (ad gono nella relazione simbiotica con la esempio un neonato può fissare una stessa. Hofer ha tratto queste conclupersona che gli è di fronte, oppure vol- sioni dopo una serie di esperimenti tare la testa e addirittura addormentar- compiuti su animali. si). Ma il bambino piccolo non è l’unico • Ad esempio, topi di due settimane attore: vi sono, in realtà, una serie di separati dalla madre hanno mostrato interazioni complesse che regolano il una diminuzione della frequenza carcomportamento e diverse funzioni fi- diaca fino al 40% . Questa disregolasiologiche che permettono al bimbo di zione viene riportata alla norma solo stare bene. Prima fra tutte, la relazione fornendo attraverso una sonda gastrimadre-bambino, un delicato sistema ca la quantità di latte necessaria per interattivo che regola il comportamen- produrre lo stesso aumento di peso to e la fisiologia del bambino fin dalla che si verifica nel gruppo di ratti non nascita. separati dalla madre. In assenza della Entrambi i poli della relazione contri- somministrazione di latte, il neonato buiscono attivamente al successo o al compensa la diminuzione della fre-
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NUOVI ORIZZONTI
quenza cardiaca con una vasocostrizione, per mantenere invariata la pressione arteriosa. La somministrazione di latte ripristina anche il normale tono vasale. • Piccoli di ratto, di porcellini d’India e di scimmia in seguito alla separazione dalla madre presentano alterazioni del ritmo sonno-veglia: dormono di meno, con un sonno più frammentato e una minore quantità di sonno REM. Questo disturbo non viene modificato dalla somministrazione intragastrica ‘continua’ di latte, né dalla presenza di una madre non allattante. La regolazione è fornita dalla ritmicità dell’allattamento: quanto più il latte viene somministrato con ritmi simili a quelli dell’allattamento materno, tanto più si regolarizza il ritmo sonno-veglia. • Dopo una prolungata separazione dalla madre, i piccoli di ratto presentano ipotermia, con conseguente blocco dello sviluppo del cervello e del cervelletto, nonché ulcerazioni gastriche di notevole entità e morte entro sei giorni. Tutto ciò non avviene se i ratti vengono mantenuti ad una temperatura costante di 35° che possa riprodurre l’effetto di regolazione svolto dalla madre. • Già dopo due ore di separazione dalla madre, nei piccoli di ratto si nota una diminuzione dell’ormone della crescita (GH). Questa alterazione non è dovuta a deprivazione alimentare, dat o che
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può essere prevenuta dalla presenza di una madre sostitutiva non allattante, purché interagisca con i piccoli o da una stimolazione tattile dorsale con una spazzola morbida, equivalente artificiale della stimolazione che la madre fornisce leccando la schiena del cucciolo. Ovviamente, nel caso di esseri umani, è eticamente impossibile fare esperimenti del genere, possiamo tuttavia osservare gli effetti psicosomatici nei bambini che hanno subito una separazione dalla figura di accudimento. Si pensi alle osservazioni di Spitz sui bambini istituzionalizzati o al “nanismo da deprivazione”, riscontrato in bambini provenienti da ambienti sociali distratti, non responsivi e caotici, nei quali si riscontrano un arresto della crescita e una bassa secrezione di GH, anche in presenza di normale apporto nutritivo. La condizione morbosa regredisce completamente se il bambino viene inserito in una struttura dove ci sia qualcuno che si occupi di lui a tempo pieno, interagendo attivamente con lui. E’ evidente che la regolazione che si effettua all’interno della relazione neonato-accudente necessita di essere gradualmente interiorizzata affinché l’individuo possa condurre una vita autonoma (né i piccoli di ratto, né quelli umani trascorreranno tutta la vita a contatto con la madre). Sempre dagli studi di Hofer e dei suoi collaboratori sappiamo che l’influenza dei regolatori materni tende a scemare man mano che l’animale diventa un individuo giovane semi indipendente. La regolazione dei sistemi biologici in alcuni casi diviene autonoma, in altri si sposta su altre fonti di regolazione presenti nell’ambiente: ad esempio il ciclo lucebuio, la temperatura, le relazioni con altri accudenti e con i pari. Inoltre le al-
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terazioni psicobiologiche successive alla separazione dalla madre, possono risultare significativamente e notevolmente modulate dal rapporto con i pari. Nel caso degli esseri umani si può ipotizzare che, benché questo sistema di regolazione abbia inizio ad un livello di organizzazione biologico-neurofisiologico-comportamentale, gradualmente poi si sposti ad un livello maggiormente psicologico, via via che la mente del bambino sviluppa la capacità di formare simboli, pensare e usare il linguaggio e che il bambino diventa sempre più consapevole di essere separato dalla madre. Quando le interazioni regolative, come quelle basate sulla nutrizione e sul mantenimento della temperatura, avvengono ripetutamente in associazione con lo stesso insieme di percezioni olfattive, uditive e visive relative alla figura della madre, le due serie di eventi si vanno collegando nella memoria, per cui uno specifico insieme di percezioni, che denota la madre, suscita l’aspettativa di determinate interazioni comportamentali e delle loro conseguenze sulla regolazione dell’omeostasi. Con l’esperienza e la maturità questi collegamenti si trasformano in speranze e ricordi, fino a generare una complessa serie di aspettative relazionali, risposte acquisite, stati interni, che di solito vengono definiti “rappresentazioni interne delle relazioni” o “modelli operativi interni”. Il livello di regolazione si sposta dal livello sensomotorio delle relazioni reali ad un livello cognitivo più alto di aspettative e tracce mnestiche strettamente correlate con il modello operativo interno o rappresentazione interna della relazione. All’interno di questo modello è possibile ritenere che gli individui adulti differiscano nella misura in cui le funzioni re-
golatrici possono essere svolte autonomamente, anche in assenza di relazioni con figure reali, sulla base di relazioni regolatrici interiorizzate. Poiché in genere gli esseri umani sono immersi in una rete di relazioni reali, mi sembra corretto evidenziare che ciò che può variare è la qualità delle relazioni reali necessarie per la regolazione e il loro collegamento con la rappresentazione interna. L’entità della dipendenza può variare dalla semplice consapevolezza che una persona è in vita, anche ad una grande distanza, alla necessità di un’interazione continua, quotidiana, in uno stato di sintonizzazione paragonabile a quello madre-bambino. Quando le esperienze primarie di sintonizzazione sono costantemente carenti o i processi regolatori non vengono sufficientemente interiorizzati, il bambino può ammalarsi fisicamente o sviluppare un disturbo del comportamento. In alternativa il bambino può garantirsi un equilibrio fisiologico (omeostasi) e un equilibrio mentale, mantenendo una dipendenza di tipo simbiotico con l’accudente primario; nell’età adulta, tale dipendenza potrà essere trasferita nella relazione con il coniuge o con un'altra persona reale. *Psicoterapeuta, autore di numerosi testi di psicologia applicata e Direttore della Scuola Triennale di Naturopatia dello IAF di Roma (www.iaform.it <http://www.iaform.it> )
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Reflex 01-2006
7-02-2006 14:00
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di Elena Cirelli
CURIOSITÁ
Il cammino di Santiago
A
proposito di curiosità, capita a soldati, re e regine con l’intento di volte di trovare cenni sulla re- trovare un significato più profondo e flessologia leggendo libri dove una soluzione ai propri conflitti interiori. Diversi testi di storia fanno risameno te l’aspetti. Leggendo, per un mio interesse per- lire questo percorso ai tempi dei Celsonale, un libro sul pellegrinaggio a ti, con le relative narrazioni mitologiSantiago de Compostela, dove peral- che di rivelazioni cosmiche e di pretro i piedi hanno notevole importan- senze superiori. za per il ruolo che svolgono per per- L’autore, l’attrice Shirley Mac Laine, appassionata di esotericorrere gli ottocento smo, racconta che… chilometri del CammiAttraverso le piante ”Quando raggiunsi il no, ho trovato un padei piedi possiamo rifugio di Los Arcos, ragrafo particolartrovare la conoscenza ero esausta. Me lo rimente interessante cordo come il “rifugio per noi reflessologi, dell’anima del massaggio ai che vorrei riproporvi perché possiate singolarmente fare piedi”, perché c’era un uomo che si prendeva cura dei piedi dei pellegriuna riflessione. Il Cammino di Santiago de Compo- ni, senza farsi pagare. Diceva di castela, per chi non lo conoscesse, è un pire l’importanza dei piedi, non solo percorso che per migliaia d’anni è perché erano doloranti, ma perché stato affrontato da santi, peccatori, l’energia delle ley lines del Cammino
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Reflex 01-2006
7-02-2006 14:00
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Pellegrini sul cammino di Santiago de Compostela in Spagna
permeava i meridiani dei piedi e passava nel sistema energetico del corpo, cosa che dava ai pellegrini il senso d’autorealizzazione. Sosteneva di ricevere lui stesso una comprensione più elevata delle energie che riceveva dai massaggi. Aveva percorso molte volte il Cammino e capiva che cosa sopportava ogni pellegrino che lo affrontava con serietà…… Disse che il Cammino metteva a prova la capacità di amare di chi lo percorreva. Gli antichi, aggiun-
se, usavano ciò per mettere in equilibrio il maschile e il femminile. “Quando lo yin e lo yang si fondono, hai la comprensione divina di chi sei, in tutte le dimensioni. E, per quanto riguarda i piedi, gli antichi camminavano senza scarpe perché capivano che attraverso le piante dei piedi potevano trovare la conoscenza dell’anima”. Continuò a spiegare come funziona la terapia tramite la riflessologia, con cui si premono dei punti del piede da cui partono i meridiani per sciogliere i blocchi dell’energia e dei ricordi. Quando l’energia viene liberata, torna la salute…” “…Allora fui colpita da un pensiero interessante: la saggezza è rappresentata da ciò su cui poggiamo i nostri piedi. Ecco perché i santi si facevano lavare i piedi da coloro che si trovavano ai primi gradini dell’illuminazione. I piedi prendono energia dalla Madre Terra e ci mettono in contatto con il nostro equilibrio personale. Allora compresi meglio il consiglio ricevuto prima di partire, che era importante percorrere il Cammino a piedi.”. [ Il Cammino – Shirley Mac Laine]
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Reflex 01-2006
10-02-2006 9:39
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di Manuela Mancini
RECENSIONI
Principi e pratica della moxa L’applicazione del calore ai punti dell’agopuntura
L’
Roger Newman Turner e Royston H. Low, Principi e pratica della moxa. L’applicazione del calore ai punti dell’agopuntura, Red Edizioni, Milano 2005
entusiasmo con cui l’Occidente ha accolto quel ramo della medicina orientale noto come agopuntura ha però lasciato in ombra una parte integrante e necessaria di questo sistema terapeutico: la moxa. Lo stesso termine cinese da noi occidentali tradotto con ‘agopuntura’ è Zhen jiu, che significa appunto ‘ago-moxa’. Le due modalità sono indivisibili ed in Oriente sono state sviluppate per millenni congiuntamente ed in maniera complementare. Il valore indiscutibile della moxa si rivela essenziale nel trattamento di disturbi cronici, nelle condizioni di debolezza ed in quelle aggravate da condizioni climatiche avverse. Le proprietà riscaldanti tipiche di questa tecnica permettono all’organismo di ricevere energia da parte di una fonte esterna. In tal modo la moxa si rende complementare agli effetti degli aghi che “muovono” l’energia all’interno del corpo; inoltre il suo utilizzo evita la possibilità di infezioni o lesioni accidentali. Il libro, novità assoluta della Red Edizioni, cerca di collocare l’uso della moxa nella sua giusta prospettiva, proponendosi come guida esauriente dei diversi metodi di questa tecnica e presentando anche uno schema delle principali applicazioni terapeutiche. Gli autori Roger Newman Turner è agopuntore, naturopata e osteopata; vive ed esercita in Gran Bretagna ed è docente al British College of Acopuncture. Royston H. Low è docente presso varie istituzioni, direttore della British Acupuncture Association e presidente della Acupuncture Research Association.
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