Reflessologia oggi 06 2014

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Trimestrale di cultura e tecniche del benessere Organo ufficiale FIRP - Anno XXVIII - Numero 2 - Luglio 2014 - Sped. in abb. post. Filiale BG - Pubb. 70%

REFLESSOLOGIA OGGI

Riflessi di Benessere

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Corretti stili di vita

L’aiuto reflessologico

Il riequilibrio reflessologico

La segnatura delle piante


Sedere ai piedi di un paziente, è un atto di umiltå e di amore.

Elipio Zamboni


RO REFLESSOLOGIA OGGI

RIFLESSI DI BENESSERE Anno XXVIII - N.2 - Luglio 2014

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Editoriale

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Saluto del Presidente

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Riflessi dal convegno

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Vivere con stile

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L’aiuto reflessologico

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Il riequilibrio reflessologico

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Cent’anni fa

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AGM e RIEN

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Intervista a un allievo di Torino

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Intervista a un allievo di Milano

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Intervista a un allievo di Pordenone

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La segnatura delle piante

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Correttamente sportivo

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Tai chi

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Assemblea

Direttore Responsabile Stefano Suardi Progetto grafico & Stampa MEDUSA Caravaggio (Bg) Via L. da Vinci 85 Tel. 0363/53919 Direzione,Redazione, Segreteria e Pubblicità: RO - Via A. Manzoni,29 24053 Brignano Gera d’Adda (BG) C/C post.36643203 Tel.334.3112856 e-mail:info@firp.it Tutti i diritti sono riservati. Testi e immagini inviati al giornale non verranno restituiti. Gli articoli firmati impegnano esclusivamente l’opinione dei singoli autori. Abbonamento annuale €10,00,arretrati €5,00. Versamento su vaglia postale o C.C.P. n.36643203 intestato a FIRP, Via Manzoni,29 24053 Brignano Gera D’Adda (BG). Registrazione Tribunale di Bergamo n.14/05 variata il 4 maggio 2010 Spedizione in abbonamento postale Filiale Bergamo Pubblicità 70%

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editoriale

È un argomento vasto quello che affrontiamo in questa rivista, e appunto per tale caratteristica voglio fornire solo poche informazioni, ma ben precise, perché ognuno di noi poi sceglie di raggiungere il fine salutistico nei modi e nei tempi ritenuti più consoni. Teniamo presente che la salute è comunque una sola, e una volta persa non si riacquista più. Il Ministro della Salute, con proprio decreto, ha istituito per la prima volta nel 2007 la Piattaforma nazionale sull’alimentazione, l’attività fisica e il tabagismo, individuando così tre settori in cui intervenire al fine di migliorare la salute. In particolare, il concetto su cui si insiste è “guadagnare salute”, inteso come implementazione di un qualcosa che madre natura già ci fornisce, modificando in positivo gli stili di vita, e cioè le opinioni e i comportamenti che possono influire sui fattori di rischio per la nostra vita. I medici hanno sempre detto che prevenire è meglio che curare. E così è infatti, sia dal punto di vista scientifico, con moltissimi studi in proposito, che dal punto di vista economico, con il principio che se si investe oggi si risparmia sicuramente domani. E quindi si guadagna in salute. Questi concetti sono noti ormai da tempo, ma è solo in questi ultimi vent’anni la loro applicazione ha subito una spinta decisiva, e ciò è macroscopicamente visibile già con un dato molto generale: l’età media si è allungata, e gli ultimi dati ci dicono che in Italia si vive mediamente quattro anni in più rispetto alle altre nazioni. Sulla carta il tutto sembra facile, ma i costi e l’impegno degli operatori non sono indifferenti, soprattutto perché i risultati si apprezzano anche a distanza di anni, e cioè magari dopo tanto tempo da cui il singolo cittadino compie scelte salutari. E quindi servono idee e progetti fattibili. Non sono pochi gli Enti coinvolti in progetti di questo tipo, e a vari livelli. Proviamo solo a pensare ad esempio a livello politico quali possono essere i Ministeri coinvolti, oltre al Ministero della salute; ci stanno sicuramente il ministero dell’Economia, dell’Istruzione per gli interventi nelle scuole, delle Politiche Sociali, per gli interventi più generali, delle Politiche Agricole, per quanto all’alimentazione, dello Sport con il CONI per gli interventi in materia di attività fisica. Viene naturale pensare poi al conseguente coinvolgimento dei vari enti istituzionali, come le Regioni, le scuole, i comuni stessi, le ASL, e tutto ciò per progettare e sostenere azioni ai fini di migliorare lo stato di salute riducendo i rischi di cui si accennava più sopra. Gli esempi sono tantissimi, ma uno, che ho sentito a una conferenza sui corretti stili di vita a cui ho partecipato recentemente, mi ha colpito in modo particolare: non spendendo 5 euro al giorno per acquistare un pacchetto di sigarette, una persona risparmia 1800 euro all’anno, che potrebbero essere spesi in una crociera, oppure potrebbero essere investiti nella ricerca, ma sicuramente potrebbero essere risparmiati

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editoriale

sulla spesa di farmaci utilizzati per patologie dipendenti dal fumo. E se 1000 persone risparmiassero i 5 euro, alla fine dell’anno avremmo a disposizione 1milione e 800mila euro. Oggi questa cifra consentirebbe di costruire una palestra con una capienza di 300 persone, che potrebbe essere utilizzata sia dalla scuola che dalle società sportive, con ulteriore guadagno in salute. Ma solo le istituzioni intendono muoversi? Anche la Chiesa cattolica si è mossa su questo tema, ovviamente con basi e fini diversi. Nel 2007 è nata la Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita, che persegue un interscambio di esperienze e iniziative attraverso campagne mirate. Guardiamo fuori da quello che è il bellissimo giardino Italia? A Copenhagen un quarto degli abitanti si muove in bici. Se la cosa prendesse piede (e sottolineo: piede) in Europa, in conseguenza delle emissioni ridotte, ci sarebbero 10mila morti in meno, oltreché, evidentemente, posti di lavoro in più. Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire alla promozione di corretti stili di vita. Come? Basterebbe applicare i tre esempi di cui sopra, e aggiungerli alle indicazioni reflessologiche, che avremmo già ottenuto un buon risultato. Ovviamente dobbiamo cominciare da noi, perché è giusto avere i piedi ben piantati per terra. E se alle parole del reflessologo si aggiungono anche altre indicazioni di altre discipline, il cerchio si allarga positivamente. Buona lettura.

Stefano Suardi Vicepresidente Vicario Firp

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saluto del Presidente

Cari Soci, sono nuovamente ad inviarvi i miei più cordiali saluti attraverso le pagine di Reflessologia Oggi. Non posso non scrivervi circa l’importante evento che si è recentemente svolto: il 30° Convegno Nazionale F.I.R.P. Svoltosi anche quest’anno a Riccione il 2-3-4 maggio, location oramai storica della nostra kermesse, una tappa molto importante che ha festeggiato i nostri trent’anni di storia. “Discipline Bio-Naturali: viaggio attraverso l’Uomo”, il titolo dell’evento in cui abbiamo avuto il piacere di avere come relatori i migliori rappresentanti delle arti: pranopratica con Mario Luviè, shiatzu con Douglas Gattini, watsu con Antonello Calabrese, kinesiologia con Giuseppe Cerasoli e reflessologia plantare con i nostri esponenti Dott. Orlando Volpe (Docente FIRP e Vice Presidente RIEN) e Ivana Cariddi (Docente FIRP e Vice Presidente FIRP). La presentazione di alcune tra le più importanti discipline in campo olistico, ha dato una connotazione al Convegno assolutamente “non convenzionale” rispetto al passato, decisamente in linea con quanto sta avvenendo nel mercato delle discipline bio-naturali. I cambiamenti dettati dalle nuove disposizioni legislative, hanno spinto le associazioni di DBN ad unirsi nel dialogo con le istituzioni e questo contatto ha portato ad una maggiore coscienza/conoscenza di altre tecniche, con l’inevitabile scoperta di quanto esse hanno in comune, compresa la possibilità di offrire all’utente trattamenti di tipo multidisciplinare. Abbiamo avuto anche un brillante e sorprendente intervento del Dott. Donato Virgilio sulle discipline che si occupano del concetto allargato di salute, così come recentemente ha indicato l’O.M.S. e quindi anche sulla medicina ufficialmente riconosciuta, a cui il Dott. Virgilio non ha risparmiato critiche. Molti i concetti filosofici espressi e gli spunti per ampie riflessioni. Ha chiuso gli interventi Manuela Mancini che ci ha fatto “respirare consapevolmente” con la presentazione della sua tecnica del “Respiro Trasformativo”. Noi abbiamo un know-how olistico e una storia che possiamo vantare rispetto a tutte le altre associazioni di DBN, in questi ultimi anni abbiamo subito però uno stallo per quanto riguarda la formazione didattica, mentre il mercato richiede un’offerta più ampia. A fronte di quello che sto affermando, non posso che riportare i risultati del 30°Convegno, monitorati dal questionario di Customer Satisfaction che viene compilato dai partecipanti all’evento. La somma dei giudizi positivi è stata la seguente. La location, anche se spesso criticata perché ripetitiva, ha avuto il 92% di consensi, nonostante le pessime condizioni metereologiche. La struttura alberghiera è piaciuta al 97%, la ristorazione è stata fortemente gradita dal 98%, l’organizzazione tecnica è stata efficiente per il 96%,

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saluto del Presidente

così come l’organizzazione amministrativa per il 95%. Alla domanda “ritieni che il convegno debba trattare argomenti strettamente reflessologici?” il 73% dei partecipanti ha espresso un parere negativo, così come il 78% non vuole “argomenti strettamente didattici”. Visto che in passato è stato sollevato il dubbio che “interventi con approcci diversi dalla didattica FIRP” vadano banditi, il 91% dei partecipanti ha dichiarato positivamente di ritenerli “elementi di arricchimento”, l’81% “elementi che non creano confusione”, il 90% “elementi adatti ai convegni”. I contenuti del 30°Convegno “sono stati ritenuti adiuvanti la formazione” per l’82%, mentre il 94% dei partecipanti “pensa di praticare in futuro la professione”. Circa la durata, nessuno (0%) desidera che “il convegno si svolga in una giornata”, la metà è favorevole allo “svolgimento in due giorni”, l’altra “in tre”. Sono dati inequivocabili che parlano da sé e non hanno bisogno di commenti... Spero che gli tutti gli organi federativi sappiano cogliere il messaggio che il Convegno ci ha mandato, nell’ottica di un rinnovamento al passo con i tempi, in linea con le richieste di un mercato in forte evoluzione.

Marco Caldironi Presidente FIRP

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Riflessi dal convegno 30° Convegno Nazionale FIRP Discipline Bio-Naturali: viaggio attraverso l’Uomo. Trent’anni e sembra ieri. Trent’anni dal primo convegno nazionale dei reflessologi italiani, quando ancora l’associazione si chiamava AIRP. Il tutto scaturì dalla mente del Maestro Elipio Zamboni, un bergamasco dalla testa dura, che quando si ficcava nel cervello un’idea difficilmente la faceva cadere. Così nel 1983 decise di fondare l’Associazione Italiana Reflessologi del Piedi che poco dopo diede il via a Milano al primo convegno nazionale. Il Sindaco del capoluogo meneghino all’epoca era Aldo Aniasi, un socialista di vecchio stampo, che non mancò di presenziare all’insolito meeting chiedendosi forse dove fosse capitato. “Tutta gente che ragiona con i piedi!” avrà pensato l’illustre personaggio, ma oggi siamo ancora qua…e già! Sono trascorsi tre decenni e, tra mille vicissitudini, i reflessologi italici, dal 1987 raccolti nella FIRP, si sono ritrovati per l’ennesima volta nell’accogliente cornice dell’Hotel Nautico a due passi dal mare di Riccione. Il mitico fondatore purtroppo non c’è più: ci ha prematuramente lasciati nell’ormai lontano luglio del ‘92 per colpa di una maledetto incidente d’auto. Fortunatamente ci sono ancora alcuni suoi fidati discepoli a portare avanti l’opera iniziata dal Maestro negli Anni 70. In trent’anni la FIRP ha “sfornato” decine e decine di professionali reflessologi, attraverso la Scuola Triennale che porta proprio il nome di Elipio Zamboni, che i corsi durante gli Anni 80 li aveva iniziati nel suo studiolo monzese. È parso giusto ricordare questo ricco

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e articolato percorso proprio in apertura del 30° appuntamento nazionale, attraverso un emozionante video che ha raccolto alcuni dei passaggi più significati della storia federativa. Nel filmato tante immagini fotografiche e alcune rarissime registrazioni di Zamboni “vivo”, ripreso durante un convegno di fine Anni 80. Il tutto raccolto in un braccialetto, contenente una chiavetta USB, donato a ricordo a tutti i partecipanti. Il 30° convegno ha voluto puntare la sua attenzione sul variegato universo delle discipline bio-naturali, a sottolineare come la reflessologia, antichissima tecnica, rientra appieno in questo settore del Benessere che attende da sempre un giusto riconoscimento professionale dei suoi operatori. La due giorni di Riccione è stata così occasione per un “viaggio attraverso l’Uomo”, inteso come confronto interdisciplinare sulle varie visioni olistiche dell’abitante più evoluto del pianeta. Un itinerario presentato dal Presidente della FIRP Marco Caldironi, che si è soffermato sul ruolo della Federazione ma anche sulla necessità di lavorare insieme per il futuro della professione. È toccato a Mario Luviè, segretario dell’AIFEP Associazione Bioterapeuti Europei, vecchia conoscenza nei convegni dei reflessologi, aprire le relazioni portando l’attenzione sul mondo della pranoterapia, che oggi si è modificata in pranopratica o bioenergia e che sta cercando ancora di farsi riconoscere ufficialmente dopo anni di serio lavoro, con dati statistici più che positivi sui


RO risultati raggiunti, anche relativamente al grado di soddisfazione dell’utenza. Si avverte sempre di più la necessità di regole in relazione alla disciplina praticata attraverso protocolli verificati, la raccolta di dati statistici, il rispetto di codici etici, l’integrazione culturale tra le varie “medicine” non convenzionali e una formazione erogata su parametri di base definiti, in linea anche con ciò che accade a livello europeo. La scaletta del convegno di quest’anno ha quindi proposto nell’ordine discipline come: lo Shiatsu con Douglas Gattini, ex Presidente della Federazione Europea Shiatsu e Direttore Didattico della Scuola Shambala; il Watsu, ovvero lo shiatsu in acqua, con Antonello Calabrese, Presidente di Watsu Italia; la Kinesiologia con Giuseppe Cerasoli, direttore didattico dell’Istituto di Kinesiologia; la nostra cara Reflessologia con Orlando Volpe, vicepresidente RIEN Reflexology in Europe Network e docente Firp; l’Omeopatia con il medico Donato Virgilio; poi ancora la Reflessologia con un caso raccontato da Ivana Cariddi, reflessologa e docente Firp, che ha portato sul lettino il medico Carlo Jamoletti nel ruolo nel di “paziente”; infine, le Tecniche del Respiro consapevole con Manuela Mancini, autrice e “terapeuta” (meglio tra virgolette visti i tempi che corrono) olistico. Un bello spaccato che ha voluto significare come il settore del Benessere è quanto mai vivo e vegeto. Bello variegato e pronto a dare articolate e convincenti risposte su come sta l’uomo e soprattutto come ambisce a stare, anche con l’aiuto di quelli che qualcuno ha definito “facilitatori” come gli operatori DBN. Un paio di passaggi ci piace cogliere in questo sintetico consuntivo: quelli di Douglas Gattini, che è stato Presidente dell’IAS Interassociazione Arti per la Salute e di Donato Virgilio, medico, vecchio amico della Firp. “Possiamo aver credito con una struttura formativa consolidata alle spalle – ha sottolineato Gattini facendo riferimento alle scuole che insegnano le DBN – Tre anni di studio, ore e ore di formazione, di approfondimento e di specializzazione; la continua ricerca e migliaia di casi sono un bagaglio che non può essere messo in discussione. Se a questo aggiungiamo riferimenti interassociativi precisi e il recupero di percorsi comuni abbiamo davanti un orizzonte sempre più definito”. “Dobbiamo unire le forze – ha detto deciso Virgilio – per far sentire forte la voce delle

discipline del Benessere. Senza disperderci, trovando ciò che ci lega e non ciò che ci divide”. Un bel messaggio che ci riporta a un famoso discorso del grande Santo Papa Giovanni XXIII, nato nelle valli bergamasche come il buon Zamboni. Parallelismi assolutamente fuori luogo, ma chissà che non portino buono. Chiudiamo tornando ai punti rimarcati nei due sopracitati passaggi. L’unione fa la forza, ma non basta! Alle spalle ci vuole una sana e robusta formazione che solo una scuola codificata può dare. La FIRP da questo punto di vista ha da tempo ormai tutte le carte in regola, tant’è che anche quest’anno alla fine del convegno sono saliti sul palco i diplomati delle varie scuole che predicheranno in futuro il verbo della Federazione dei reflessologi italiani. PS al Convegno non sono mancati nemmeno i momenti ludici e divertenti con il cabarettista Carletto Bianchessi, l’ottima cena di gala con tanto di torta griffata FIRP (complimenti allo chef del Nautico) e la divertente serata danzante protrattasi fino a notte fonda. Unica nota stonata: il tempo, davvero inclemente e pure freddo. Poco importa se Giove Pluvio fuori l’ha fatta da padrone, scatenando l’inferno, nell’hotel e nella sala convegni a farla da padrone è stato il Benessere.

Carlo Gaeta Giornalista moderatore del Convegno FIRP

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Vivere con stile La mia amica Giulia adora sentirsi sempre una donna di classe, sempre elegante anche solo per il suo innato buon gusto pur senza spendere troppo, capelli in ordine e trucco leggero. Peccato non riesca a frenarsi nel mangiare e nel fumare e quei chili in più e la pelle rovinata dal fumo. Anche il mio amico Antonio, bancario di lungo corso, è sempre in giacca e cravatta, peccato che si vedano i risultati di una vita che trascorre seduto in un ufficio o sull’auto per andare e venire dalla banca e per il resto rilassato davanti alla TV. Chissà se balena loro per la mente che vivere con stile non significa solo essere eleganti e sentirsi, almeno apparentemente, approvati dagli altri, ma che vivere con stile significa soprattutto volersi bene e permettersi una vita sana oltre che soddisfacente, stare bene nel corpo e nella mente, darsi il piacere e il godimento intellettuale, sociale e culturale, il piacere di una buona camminata, insomma tutto quello che si ritrova nel vecchio detto latino “mens sana in corpore sano” che tradotto significa anche che si è più felici se il nostro stile di vita ci fa sentire bene perchè il corpo e la mente vanno d’accordo. Già, vivere con stile potrebbe anche voler dire che la mente ascolta il corpo e il corpo ascolta la mente. del resto

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non è sempre agevole distinguere la parte della mente da quella del corpo nell’influenza sulle condizioni di salute di un individuo. Vivere con stile oggi significa anche cambiare gli stili di vita tenendo presente il rispetto e la conservazione dell’ambiente con le buone pratiche concrete della vita quotidiana come ad esempio l’utilizzo dei mezzi pubblici e della bicicletta per spostarsi, una temperatura adeguata in casa,dedicare un po’ di tempo al volontariato. Questi due aspetti, del benessere personale e del benessere dell’ambiente il più delle volte coincidono. Il nostro stile di vita non è qualcosa di astratto, è invece una realtà concretamente determinata dai nostri comportamenti all’interno della realtà in cui viviamo: come mangiamo, quanta attività fisica pratichiamo , il fatto che fumiamo e beviamo o meno, quello che facciamo per sentirci soddisfatti e in armonia con noi stessi e con gli altri, le attività intellettuali, culturali, le relazioni sociali più o meno soddisfacenti. Questi comportamenti possono avere profonde ripercussioni sulla nostra salute fisica e sul nostro benessere interiore. Ma se è così semplice, allora? C’è una parte di noi che segue i suoi bisogni più primitivi, essere ammirati, soddisfatti per il nostro successo, aver accontentato il più possibile qualunque tipo di nostro desiderio, seguire la voglia di mangiare e bere esageratamente senza accorgersi che è una soddisfazione che potrebbe semplicemente coprire altre insoddisfazioni che tanto poi riemergono, non fare la fatica di praticare un po’ di esercizio fisico in modo utile anche per l’ambiente, che di fatica se ne fa già tanta al lavoro. In altre parole, la nostra parte più primitiva, il nostro ES lo chiama Freud, inconscio, non sempre va d’accordo con la nostra parte più razionale. il nostro IO maturo, sempre che sia maturato in modo sano. Allora vivere con stile per un operatore del benessere e per chiunque voglia stare meglio, cosa significa?


RO Vivere con stile significa cercare di realizzare un complesso equilibrio di fattori fisici, mentali e sociali, cercare uno stile di vita che aumenti il benessere di tutta la persona, minimizzi i rischi per la salute, favorisca la protezione dell’ambiente (che poi significa proteggere noi stessi). E’ quanto si propongono di studiare e di realizzare la psicologia della salute, diventata da qualche anno materia di studio e specializzazione e le varie iniziative legate all’ambiente. I due aspetti, che spesso coincidono, devono andare di pari passo senza esagerazioni o salti in avanti. L’essere umano anche nello scegliere e attuare un particolare stile di vita è sottoposto a numerosi condizionamenti di vario tipo, dentro di noi come abbiamo già accennato, e fuori di noi, esterni. E’ conoscerli meglio che ci permette di essere più liberi nello scegliere ciò che ci fa star meglio e rifiutare ciò che nel tempo non può che danneggiarci. Cosa significa allora benessere? La psicologia (e la medicina) si sono prevalentemente occupate della malattia, oggi si preoccupano molto di più della salute in senso positivo: la salute è solo assenza di malattia? L’OMS più di sessant’anni fa ha definito il concetto di salute e di benessere nella loro dimensione positiva «uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non solamente assenza di malattia o infermità». Un altro cambiamento è stato il passaggio negli anni ottanta, dal concetto di protezione della salute al concetto di promozione della salute, cioè dal difendersi dalle minacce che potrebbero danneggiare la propria salute al compiere scelte consapevoli che migliorino la propria salute. In altri termini adottare uno stile di vita nel quale il soggetto diventa attore attivo nel promuovere la propria salute e quella dell’ambiente, non cerca solo di evitare i danni, ma cerca attivamente di migliorare la situazione. Due elementi complessi possono influire sullo stile i vita e quindi sulla salute: il sistema di valori e di conoscenze della persona nel contesto culturale in cui vive, le condizioni socio-economiche. Ciascuno di noi pensa di vivere con stile. Noi

interpretiamo lo stile di vita come una scelta individuale: non è vero. In realtà il contesto culturale nel quale viviamo influenza in gran parte le nostre conoscenze e la nostra scala di valori e questi elementi determinano il nostro stile di vita, anche se la diffusione della rete internet aumenta le conoscenze e facilita il contatto con altri contesti culturali e altri valori. Ci deve essere la consapevolezza di come siamo condizionati dalla nostra cultura (lo vediamo bene quando veniamo in contatto con persone provenienti da culture diversissime dalla nostra come questa cultura li condiziona nel loro stile di vita ) proprio perchè scelte che noi consideriamo liberamente adottate sono invece un prodotto culturale e non solo una scelta soggettiva. L’altro aspetto, quello socio-economico, è facile da cogliere: può essere fonte di minori conoscenze, ma anche di impossibilità di uno stile di vita diverso perchè le condizioni economiche non lo permettono. Questo vale per l’alimentazione ma anche per le attività fisiche. La dichiarazione di Copenaghen (2006) dice che la società dovrebbe offrire un contesto ambientale che faciliti le scelte più salutari e contesto ambientale comprende tutte le condizioni delle quali abbiamo parlato. Per concludere nella ricerca attiva della salute e del benessere, la mente nelle sue varie dimensioni, il corpo, il contesto socio-culturale e valoriale, le relazioni sociali non possono essere distinti ma sono interdipendenti e ciascuno contribuisce in maniera diversa a determinare il nostro stile di vita. Questa consapevolezza ci permette di scegliere con maggiore conoscenza e libertà il nostro stile, o, se volete, di vivere con stile.

Gianpaolo Bonetti Psicologo - psicoterapeuta a indirizzo psicoanalitico

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L’aiuto reflessologico Una recente statistica afferma che due terzi degli italiani sono convinti di seguire un buon stile di vita, e questo è già un segnale importante nella logica della promozione della salute e del benessere in generale. La stessa statistica, con gli stessi numeri, ci segnala la convinzione che solo una minoranza della popolazione viva in modo salutisticamente valido. Incrociando tali dati non si può che arrivare a una conclusione: ognuno tira acqua al proprio mulino e definisce buono il proprio stile di vita; e questo è comunque un punto di partenza su cui costruire un dibattito, ma soprattutto un percorso che serva alla nostra professione. E allora che fare in presenza di una problematica dove, palesemente, il comportamento del cliente influisce sulla sua posizione? Noi Reflessologi sappiamo benissimo che corpo e mente sono una sola entità e per questo, quando si lavora su una problematica, si deve rivoluzionare il pensiero e il comportamento, e di conseguenza anche lo stile di vita. Lo si fa dando dei consigli? Ma anche senza, a dimostrazione che applicare quanto abbiamo

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studiato serve a noi, come approfondimento della nostra esperienza, e al cliente, per raggiungere lo stato di benessere. Il cliente che si sottopone ai nostri trattamenti sente di “stare meglio”, e vorrebbe continuare a rimanere nello stato di equilibrio che abbiamo innescato con la Reflessologia; e ciò a prescindere da cosa si va a trattare, e da come ci poniamo di fronte ai piedi su cui dobbiamo intervenire. Anche qui la domanda sorge spontanea: dobbiamo lasciar fare alla Reflessologia, e cioè abbandonarci completamente alla tecnica antica, o consigliare il nostro cliente di modificare il suo stile di vita, e quindi aggiungere qualcosa che comunque è importante? A questo punto dobbiamo esaminare i confini della nostra professione di Reflessologo. Il Codice Deontologico del Reflessologo, all’articolo 5 - Confini Professionali riporta: “Il Reflessologo opera esclusivamente sui punti dell’organismo riflessi sul corpo” quindi andiamo a sfruttare le aree riflesse per portare benessere al nostro cliente. “Il Reflessologo deve astenersi dal formulare qualsiasi tipo di diagnosi” “...deve astenersi


RO dall’emettere qualsiasi tipo di diagnosi..” per cui, posso dire al cliente che il suo mal di schiena è dovuto ad una scorretta postura? e che deve migliorare l’alimentazione per ridurre il peso? “Il Reflessologo deve evitare di utilizzare qualsiasi strumento medico...” Supponendo che sia uno strumento medico, serve a noi sapere i valori del sangue? O cosa dice il referto dell’ortopedico? Ritengo che il limite da non superare sia molto preciso e definito. Ci tengo molto a far passare questo concetto, questo pensiero, in quanto sono convinto che faccia la differenza tra un Reflessologo Professionista e un ciarlatano; infatti, se lavoriamo conoscendo i nostri confini e trasmettiamo ai clienti il nostro ambito di lavoro, questi ci apprezzeranno ancora di più per la serietà e l’onestà che dimostriamo; noi non possiamo essere come coloro che fanno un po’ di tutto per tenersi o far felice il cliente, e cioè non dobbiamo confonderci con chi si improvvisa e si vende come esperto, quando invece non ne ha le capacità e le caratteristiche. Questo però non vuol dire rimanere nell’ignoranza o specializzarsi solo ed esclusivamente nel piede o nella Reflessologia. E questo si riflette anche nel nostro corretto stile di vita. L’area delle Discipline Bio-Naturali è fantastica proprio perché permette di trattare l’intero organismo umano con una visione dell’insieme che si è persa nella professione medica, dedicando le proprie competenze al benessere della persona. Queste competenze vanno coltivate e maturate nel tempo, con dedizione, passione e, alla fine, certificate! Certo che se il Reflessologo è anche Dietologo, o Fisioterapista, o qualsiasi altra figura medica e vuole integrare il suo intervento, ben venga, ma chi non ha le competenze... le acquisisca! La stessa scuola FIRP insegna che si può andare oltre e fornisce anche gli elementi base per promuovere e conoscere il benessere da altri punti di vista. Allo stesso convegno appena concluso ne è stata data una dimostrazione, i corsi post triennio sono una ulteriore prova, il percorso personale dei Docenti e Assistenti tutti, è la conferma. Lo

sforzo che si fa non è quindi limitato solo ad applicare la tecnica reflessologica, ma si allarga anche alla comprensione della persona che abbiamo davanti. Per cui, se vogliamo aiutare i nostri clienti a migliorare lo stile di vita, dobbiamo cominciare prima dal nostro, mostrandoci così sano esempio non solo nell’aspetto ma anche nella Professione.

Emanuele Livotto Reflessologo Firp

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Il riequilibrio reflessologico La parola riequilibrio viene spesso utilizzata quando si parla di tecniche corporee bionaturali. Per completare il tutto si aggiunge il termine “energetico”, quindi riequilibrio energetico sembra essere l’obiettivo dei trattamenti bionaturali di cui la reflessologia è parte integrante . Il riequilibrio reflessologico risulta quindi essere ciò che si auspica ottenere con la reflessologia. La nostra difficoltà come reflessologi, in tutto il mondo, è lo spiegare perché funziona. Ad essere obiettivi abbiamo tante teorie ma nessuna completa di spiegazione scientifica. Questo naturalmente non vuol dire che non ci sia, anzi, sono convinto che esista, manca solo la nostra conoscenza su come evidenziarla, tutto qui. Un giorno di sicuro sapremo cosa succede durante un trattamento reflessologico con maggior chiarezza di oggi, è solo questione di tempo e di investire nella ricerca. Allo stato attuale ci sono diverse ricerche effettuate sullo stimolo reflessologico, (con le mani o con strumenti meccanici) , tra queste ce n’è una effettuata in Giappone. Stimolando determinate aree riflesse del piede (testa, spalla, intestino) ed effettuando una fMRI (risonanza magnetica funzionale) si evidenziano risultati interessanti: trattando, ad esempio, l’alluce destro si attivano aree nell’emisfero sinistro del cervello e viceversa. Già si pensava fosse così ed è interessante sapere che una risonanza magnetica lo conferma. La ricerca è stata presentata questo mese all’ottavo convegno europeo di reflessologia tenutosi a Madera. La collega che ha presentato questo studio giapponese si chiama Tracey Smith e fa parte dell’organizzazione di reflessologia AOR (UK) con migliaia di soci reflessologi: www.aor.org.uk. Sono in contatto con lei e cercherò di avere il link dove poter vedere questo studio nei dettagli e poterlo inserire sul sito Firp

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a disposizione di tutti. Quanto premesso sulla conoscenza attuale dello stimolo reflessologico non ci deve demoralizzare, di fatto sappiamo che operiamo una tecnica che porta benefici ed è testimoniato nei secoli e nel presente dai clienti. Come in una qualsiasi altra disciplina, anche nella reflessologia vi sono varie interpretazioni sul riequilibrio reflessologico e sul modo di raggiungerlo. In occidente l’approccio più conosciuto è quello di stampo anatomico fisiologico come si usa in ambiente sanitario. In aggiunta a ciò c’è la convinzione che il benessere portato dalla reflessologia agisca anche sul comportamento e a livello emozionale e per questo motivo sono nati corsi che introducono alla psicosomatica o alla medicina tradizionale cinese le quali associano le emozioni ad organi specifici. Questa convinzione è sempre più diffusa e a guardar bene è insita nel termine di pratica olistica, parola a dir poco inflazionata che si riduce in una spiegazione semplicistica circa il fatto che la reflessologia agisce sul piano fisico, psichico e spirituale. Ammesso che sia cosi, la maggior parte degli operatori non sa spiegare il termine olistico oltre quanto esposto perdendosi in discorsi teorici sull’energia, facendo passare la reflessologia quasi come una pratica gnostica, quasi miracolosa. Nella vita, spesso accade che le risposte siano molto più semplici di quel che sembrano. Provo a dare in breve la mia interpretazione sul perché possono esserci mutamenti in positivo nel fisico e a livello psichico /comportamentale nei soggetti sotto stress, depressi, ansiosi. Parlo di questa tipologia di clienti in quanto è la mia maggior casistica. Premetto che sono un ricercatore nel senso che sperimento di continuo le reazioni ai trattamenti e quindi sono sempre disposto a riva-


RO per esempio, se non si introduce triptofano nella dieta , non si può produrre la serotonina e nessun trattamento reflessologico può sostituire il tripotofano. I discorsi sono quindi molto articolati e c’è bisogno che più situazioni si verifichino simultaneamente affinchè il risultato reflessologico sia migliore. I cambiamenti non avvengono solo per la reflessologia ma anche da un modificato atteggiamento di fronte alle situazioni. Di sicuro la reflessologia da input positivi e questo è già un elemento più che utile a testimoniarne la valenza.

lutare le mie ipotesi se confutate; se fossi rigido mentalmente , mi arroccherei su teorie specifiche pensando che solo quelle siano quelle valide. Penso che nessuno abbia la verità in tasca, la scienza lo testimonia benissimo, visto le continue evoluzioni e abbandono di vecchie teorie per seguirne di nuove . Per la reflessologia è la stessa cosa. Quello che mi accingo a scrivere ora potrebbe avere una sua valenza oppure venire un giorno confutato da altre ricerche. La mia ipotesi attuale sul riequilibrio reflessologico è la seguente: il piede ha oltre settemila terminazioni nervose, questo fa di questa parte del corpo un terreno molto sensibile agli stimoli esterni. Il trattamento reflessologico o anche solo coccole sul piede provocano una sensazione di benessere seguita da una distensione nervosa o rilassamento. Si può quindi affermare che si tratta di una pratica miorilassante. Questo tipo di reazione può avere effetto nell’ eliminazione delle catecolamine (noradrenalina, cortisolo ecc ) riducendo lo stress, l’ansia e favorendo la sintetizzazione della serotonina antagonista delle catecolamine . Il risultato a questo tipo di reazioni è una migliore qualità della vita in generale in quanto il calare delle tensioni nervose ed una maggior disponibilità di serotonina fanno si che anche il comportamento ne tragga beneficio Questo tipo di reazione si può considerare olistica. Va precisato comunque che la reflessologia da sola non risolve tutti i problemi, quindi non si può sostituire ad altre terapie come quelle mediche o psicologiche. Nel caso di soggetti depressi,

Le casistiche delle situazioni in cui la reflessologia è risultata utile, vanno ben oltre le disarmonie menzionate nella mia ipotesi. Ci sono miglioramenti generali in persone affette da disarmonie importanti . Non sono in grado con le mie conoscenza attuali di rispondere al perché questo accada. Possiamo dire che non vi è un limite al trattamento reflessologico, bisogna solo essere coscienti e professionalmente onesti verso i nostri clienti: il nostro è un supporto alla vitalità, indipendentemente dalla situazione di partenza. Il piede, la mano, e altre parti del corpo, possiedono capacità di risposta agli stimoli fuori dalla nostra comprensione attuale. Sono portatrici di un dono che è stato messo li da…? Abbiamo sempre più risposte e per questo siamo stimolati sempre di più a continuare a praticare la reflessologia anche se per ora non abbiamo una spiegazione scientifica. Il reflessologo dovrebbe sempre mettersi nella condizione di uno strumento al servizio di qualcosa di più grande, accettando il fatto di essere un tramite per il benessere e non colui che lo procura perché di questo se ne occupa il corpo del cliente.

Orlando Volpe Reflessologo Firp Vice Presidente Rien

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Cent’anni fa Dire cent’anni fa è come dire che è passato tanto tempo, che il mondo è completamente diverso, che oggi non è più niente uguale a prima. Si corre il rischio di dire le solite cose, di fare i soliti esempi, di cancellare il passato. Certo, chi compie cent’anni oggi può, a buon diritto, vantarsi di essere longevo, e di aver tagliato un grande traguardo. E poi, come diceva mio nonno, dopo i cento ce ne sono ancora di anni. E tutto gira intorno al susseguirsi lento o velocissimo dei minuti, dei giorni, delle stagioni, a cui si aggiungono i nostri sentimenti e le nostre passioni. La memoria era e rimane comunque fondamentale per l’uomo moderno, perché solo con questa si costruiscono i percorsi che ci consentono di evitare errori nel costruire il nostro futuro. Non è solo questione di tempo, è soprattutto voglia di star bene, di avere con sé anche le piccole cose che hanno cambiato la nostra vita, e che, più in generale, hanno modificato positivamente o negativamente il cammino che l’umanità ha intrapreso. E se da una parte il richiamo forte è ai corretti stili di vita che riducono i rischi per la salute e aumentano la vita media, dall’altra è altrettanto forte la sottolineatura per le grandi scel-

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te che condizionano anche la nostra piccola giornata. Voglio qui riportare alla memoria qualche avvenimento successo cent’anni fa, proprio per ricordare eventi diversi che, in ambiti differenti, hanno però influenzato un secolo di storia. So di non riuscire a ricordare tutto, ma non è questo l’intento; voglio solo evidenziare qualcosa che è successo nel 1914, e che ha sicuramente lasciato il segno. In quell’anno scoppiò la Prima Guerra Mondiale, a tutt’oggi ricordata come la Grande Guerra, segno che ebbe davvero effetti devastanti, sia da un punto di vista politico, che da un punto di vista umano. Il tutto ebbe inizio con l’attentato all’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo Este, erede al trono austriaco. L’Italia entrò in guerra l’anno dopo, in un complicato intreccio politico ed economico, che alla fine vide la morte di più di nove milioni di soldati, e di sette milioni di civili. Da una immane tragedia a una bellissima realtà: l’esordio al cinema di Charlie Chaplin, per tutti Charlot, il vagabondo per antonomasia. Era inglese di nascita, americano di adozione e svizzero di morte, a testimonianza di una cultura che già da allora era multinazionale. Da simbolo del cinema muto, è diventato maestro nel cinema, e spensierato interprete del suo unico, ma non per questo noioso, personaggio del grande schermo. Il sogno diventa realtà quando ognuno di noi si identifica nella figura positiva di questo omino che sfida l’arroganza, sorride triste, e fa ridere tutti con il suo personalissimo modo di fare e di stare davanti alla cinepresa. Correvano altri tempi cent’anni fa, il cinema era muto, era in bianco e nero, non era certo popolare, di massa e ipertecnologico come oggi. Ci si divertiva con poco, è vero, ma il progresso ha i suoi costi. Proviamo a pensare a cosa ha fatto e a come è diventata la FIRP in meno di trent’anni. E chissà come erano i piedi di Charlot.


RO nettaccio, giusto per sottolineare il carattere di cui sopra. E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare, è il refrain con cui viene ricordato ancora oggi, giusto per rilevare la sua vena polemica, che però si concludeva sempre con un sorriso. Di Bartali non sono note solo le sue imprese sportive, una su tutti la vittoria al Tour in contemporanea all’attentato a Togliatti nel 1948; è noto anche tutto il bene che ha fatto durante la II Guerra Mondiale, salvando vite umane grazie alla sua bontà e al suo carisma.

Ma in quell’anno fu brevettato anche un indumento destinato a far discutere, sia per la frivolezza dell’argomento, che per l’effettiva necessità del suo uso: il reggiseno. Su Wikipedia si legge: è un elemento di biancheria intima, che ha assunto una dimensione propria di elemento di complemento del look. C’è poco da aggiungere per una scoperta da forme, dimensioni e colori variabili e adattabili. Di sicuro ha migliorato il modo di vestirsi e di comportarsi delle donne. Cent’anni fa nasceva il CONI, Comitato Olimpico Nazionale Italiano, destinato ad accogliere in sé tutto lo sport moderno, a gestirlo e a farlo crescere. Sappiamo tutti come è andata e come stà andando, ma forse a noi manca qualche tassello della sua storia. E’ però vero che, in un modo o nell’altro, riesce ancora a catalizzare la passione e la voglia di milioni di italiani, che magari non si riconoscono nella struttura, ma sicuramente devono dire ancora grazie a chi si impegna. Proprio come nella FIRP, dove ci si dà da fare per arrivare ai cent’anni. Cent’anni fa nasceva un grandissimo campione del ciclismo, Gino Bartali. Carattere non facilissimo, ma con un cuore grande così. Noi lo ricordiamo per le sue innumerevoli vittorie da giovane, e per la sua serafica ironia da anziano, quando veniva intervistato e chiamato a dare il suo parere. Il suo nomignolo era Gi-

Nel 1914 è nata anche una “gran macchina”, perché così si dice quando ci si riferisce ad automobili particolarmente belle, caratteristiche ed esclusive. Più correttamente si deve dire che è stata fondata la casa automobilistica, è stata fondata la Maserati, auto in cui lusso, sportività e stile sublimano. E’ una macchina dei sogni, non solo di bambino, ma anche da adulto che vuole sedersi al volante e respirare la classe che emanano i centimetri di pelle che rivestono i sedili. Anche il reflessologo respira i centimetri di pelle che ha davanti. Io non ho ancora cent’anni, e come tutti, mi auguro di arrivarci, in salute e con la mente viva. Certo, devo applicarmi a portare avanti correttamente il mio stile di vita. L’importante sarà non aver passato… cent’anni di solitudine.

Stefano Suardi Vicepresidente Vicario Firp

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AGM e RIEN Cari colleghi, dall’8 al 9 maggio 2013 si è svolto l’AGM (annual general meeting) dei Full Members Rien a Madera, Portogallo. Dal 9 sera (registrazione) all’11 maggio si è svolto il IX convegno europeo di reflessologia. Come delegato Firp e Vice Presidente Rien ho partecipato ad entrambi gli eventi assieme al socio Guido Zandi. Per quanto l’AGM, erano presenti i rappresentanti di 14 nazioni. Abbiamo nel frattempo avuto due tre nuove richieste di ingresso in Rien: dalla Georgia , dalla Polonia e dalla Slovacchia.

La situazione circa il riconoscimento della reflessologia a livello europeo è stagnante. Niente di nuovo. Nascono sempre più scuole e le ore di reflessologia variano da 150 a 300 a fronte di un totale di ore di formazione che va da 250 a 700 ore. L’Inghilterra sta affrontando il discorso formazione passando ad un ambito formale con un sistema di crediti. Si tratta al momento di corsi di 250, 280 ore in totale con 150 ore di reflessologia. I costi superano le 1200 sterline. I paesi scandinavi hanno std più alti, 700 ore.

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Tra i punti più importanti che sono stati discussi, c’era la modifica dello statuto, dove peraltro si è deciso che anche il Vice presidente (in questo caso il sottoscritto) non deve avere due cariche, una in Rien e una nel proprio direttivo. Inoltre, a partire dalle prossime elezioni (maggio 2015) , i tempi di permanenza in carica passano da due a tre anni per tutto il direttivo. Un altro punto importante che si è discusso e approvato è stata la creazione, o meglio il ripristino (esperienza fallita in passato) di un gruppo di lavoro chiamato Education Working Group . Ne sarò personalmente il responsabile con l’ausilio di quattro o cinque colleghi di altri stati.


RO L’obiettivo del EWG è quello di conoscere i livelli di formazione in tutta Europa (ma già di questo abbiamo sufficienti dati), far circolare per l’Europa docenti che hanno corsi interessanti da proporre, condividere informazioni e tecniche di pratica reflessologica, portare a termine il progetto Pirjo. L’obiettivo di quest’ultimo progetto, così chiamato in memoria della nostra collega Pirjo Sodermann venuta a mancare un anno fa, è quello di compilare, ad ogni incontro europeo, una parte di mappa (mano o piede) al fine di produrre un documento Rien e se riusciamo una mappa comune europea. Per quanto riguarda il IX convegno europeo di reflessologia, l’evento è stato pubblicizzato molto sia sui giornali che in televisione. Chi ci ha ospitati ed organizzato il convegno, insieme al direttivo RIEN, è Eduardo Luis (presidente del centro di reflessologia di Madera). Il giorno 8 giugno, il presidente Rien ed io siamo stati invitati da Eduardo Luis a partecipare ad un programma televisivo in diretta nella rete nazionale RTP per fare una breve presentazione della tecnica reflessologica.

Il convegno ha avuto interventi interessanti e gli atti (in inglese) verranno pubblicati sul sito FIRP nella sezione “congressi internazionali”. Troverete delle ricerche ed esperienze sull’utilizzo della reflessologia come ausilio a terapie mediche e vari modi di intendere la tecnica reflessologica. Durante la cena di gala si è festeggiato il ventesimo compleanno del Rien con la presenza della socia fondatrice e tesoriere Anneke van’t Wout (Olanda). Il prossimo convegno europeo sarà nel 2016. La tematica e il luogo lo conoscerò a breve in quanto stiamo valutando varie ipotesi e ne sarete informati sul sito.

Durante la trasmissione si è pubblicizzato il Boot Camp (zona per trattamenti reflessologici) del quale ero il responsabile , che si sarebbe tenuto vicino alla sala del convegno, all’aperto. È stato un successo poiché sono venute molte persone a farsi trattare. Una buona pubblicità per l’organizzazione di Eduardo e per la reflessologia in generale.

Orlando Volpe Reflessologo Firp Vice Presidente Rien

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Intervista a un allievo di Torino • Come è stato il tuo primo contatto con la reflessologia? Il primo contatto con la reflessologia è stato bello, interessante e soprattutto benefico, mi ha accattivato. Grazie ad un bravo reflessologo, che tengo a nominare, il signor Daniele Termini, mi sono avvicinata così a questa grande famiglia di reflessologi FIRP. Vorrei comunque sottolineare che, già da parecchi anni addietro, sarebbe stato mio desiderio praticare il massaggio, disciplina anche questa atta ad aiutare le persone a sentirsi meglio. Ma è stato l’incontro con la reflessologia che mi ha fatto intravedere il modo di riuscirci. • Secondo te la FIRP è in qualche modo una famiglia? Per me la FIRP è proprio la mia nuova famiglia: qui ho incontrato tante brave persone, amichevoli e disponibili. Mi auguro che questa famiglia cresca, ma perché ciò avvenga sarebbe essenziale conoscerci meglio e soprattutto essere molti di più. Ho partecipato per la prima volta all’assemblea annuale del 22 giugno scorso e ho notato, con rammarico, la presenza di pochissimi soci. • Quali sensazioni alla fine dell’anno scolastico? Alla fine del mio primo anno scolastico, devo riconoscere di essere stata un po’ delusa poiché sono molto esigente con me stessa. Purtroppo la mia valutazione non ha soddisfatto pienamente le mie aspettative, ma spero che il giudizio, comunque positivo, serva a spronarmi a migliorare. Per quanto riguarda l’anno scolastico in sé, mi è dispiaciuto sia stato così breve. È stato come tornare indietro al periodo nel quale frequentavo l’università nel mio paese e provavo quelle forti emozioni alla fine di ogni anno • Quale futuro per la reflessologia? Sì, la reflessologia ha un futuro ed è anche positivo: la risposta sta nelle persone che si rivolgono al reflessologo e si sentono meglio. Andando avanti nel tempo, questa disciplina dimostrerà che è valida e che le persone possono “ guarire” da certi problemi di salute anche senza le medicine tradizionali. • Ti sentiresti di partecipare attivamente alla vita della federazione? Sì, mi piacerebbe. Ovviamente la disciplina mi interessa alquanto e sarei molto felice se avessi la possibilità di dedicare parte del mio tempo libero a promuovere le attività della federazione. La federazione ha bisogno di persone che si impegnino a portare avanti l’attività organizzativa della FIRP.

Grumazescu Daniela Classe I FIRP Torino

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Intervista a un allievo di Milano • Come è stato il tuo primo contatto con la reflessologia? Ho conosciuto la reflessologia plantare attraverso una amica che mi ha presentato una soluzione “alternativa” per risolvere un problema che mi portavo avanti da qualche anno e che non mi consentiva più di vivere la mia vita con la giusta armonia. • Secondo te la FIRP è in qualche modo una famiglia? Si, posso confermare che la famiglia FIRP esiste ed è nata dal legame molto forte maturato attraverso la crescita di tutto il gruppo. Legame che ci permette di confrontarci e supportarci nelle attività reflessologiche e non. • Quali sensazioni alla fine dell’anno scolastico? La sensazione principale alla fine di quest’anno è quella di aver maturato ancora di più nuove conoscenze e nozioni necessarie per affrontare tante patologie che mi porteranno ad aiutare il prossimo. • Quale futuro per la reflessologia? In un presente che è caratterizzato dalla sempre maggior sensibilità verso le tecniche di medicina alternativa, la reflessologia plantare avrà sicuramente un posto importante tra tutte le discipline bio naturali in quanto l’importanza stessa dei risultati che si ottengono da questa tecnica non potrà passare inosservata a lungo. • Ti sentiresti di partecipare attivamente alla vita della federazione? Se mai avessi l’occasione di poter partecipare alle numerose e interessanti iniziative legate alla vita della federazione, ne sarei onorato.

Virgilio Massimiliano Classe II FIRP Milano

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Intervista a un allievo di Pordenone • Come è stato il tuo primo contatto con la reflessologia? Il primo contatto con la reflessologia è stato a dir poco “entusiasmante”. È stato addirittura antecedente all’ingresso alla scuola FIRP, perché avevo partecipato ad un corso propedeutico con insegnamenti basati sulla reflessologia plantare di Elipio Zamboni. Con l’ingresso alla Scuola FIRP, mi sono definitivamente innamorata del metodo. Sono anni che mi interesso di medicina olistica e con la reflessologia si è concretizzato il desiderio che avevo di operare sulla persona, potendo intervenire su ogni problematica dell’individuo, prendendo in esame tutti i vari sistemi del corpo umano. • Secondo te la FIRP è in qualche modo una famiglia? All’interno della FIRP ho trovato un’atmosfera piacevole e amichevole, e allo stesso tempo istruttori competenti e preparati, con una gran voglia di comunicare la loro esperienza. Tra noi corsisti si è instaurato un rapporto di unione e collaborazione. Il giusto rapporto armonico che ci vuole per poter crescere. È un vero peccato che abitiamo lontani l’uno dall’altro, passerà tutta l’estate prima di rivedersi, a meno che… ma si! In estate si viaggia volentieri e quindi potremmo programmare qualche incontro. • Quali sensazioni alla fine dell’anno scolastico? Come gran parte delle pratiche olistiche, anche la reflessologia stimola la naturale autoguarigione del corpo stesso, non limitandosi all’eliminazione dei sintomi, ma riportando l’intero organismo a uno stato di equilibrio ed armonia; anche chi ancora non ha una malattia in corso, con la reflessologia può imparare a conoscersi un po’ di più, per evitare di ammalarsi in futuro. Con la reflessologia, io posso aiutare le persone in questa loro ricerca. Certo, sono appena agli inizi, non ho ancora acquisito tutti gli strumenti per poter operare, ma dalle prime esperienze fatte per esercitarmi, ho già riscontrato un feedback positivo con le persone che ho trattato. • Quale futuro per la reflessologia? Oggi le persone sono più attente alla loro salute, si informano e sono più consapevoli della differenza tra la medicina classica e le cure complementari, ma soprattutto hanno volontà di provare strade diverse per ottenere il benessere psicofisico. Quindi anche la reflessologia può prendere maggiormente piede. L’unico scoglio da superare, è quello di avere un riconoscimento di legge. • Ti sentiresti di partecipare attivamente alla vita della federazione? Mi sentirei di partecipare attivamente alla vita della federazione, ma non conoscendo bene il meccanismo, non so come potrei essere utile.

Cornacchia Lucia Classe I FIRP Pordenone

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La segnatura delle piante Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha utilizzato le piante, le erbe e la frutta per la propria salute, per il proprio benessere e per sostenere i propri stili di vita. Non si tratta, quindi, solo di rimedi per problemi immediati, quali ad esempio le medicazioni sulle ferite, ma il riferimento è a interventi anche a lungo termine, diluiti e perseguiti nel tempo, appunto per avere il massimo beneficio a supporto di tutto quanto può servire per il benessere, per stare bene, per i corretti stili di vita. Significa, cioè, avere ben presente fin da giovanissimi il valore della vita e di quanto può costare in termini, non solo economici, ogni discostamento da una linea che dovrebbe essere segnata dalla nascita, ereditata e trasmessa a chi ci sopravvive.

delle piante, delle radici, il colore dei fiori o dei frutti erano comparati con la forma degli organi del corpo o il colore di quanto in essi circola, in modo da procurare un effetto il più possibile concreto. Si credeva, infatti, che il Creatore avesse posto un “segno“ su ogni pianta, un’impronta che aiutasse l’uomo ad utilizzare correttamente ciò che la natura offriva. Sembrava proprio una guida superiore, un segnale ben preciso, che agevolasse un percorso naturale, autentico e genuino.

Ma torniamo indietro nel tempo, un po’ dopo la notte di cui si accennava. Nel Medio Evo ha avuto un grande sviluppo la teoria della “segnatura” delle piante, teoria tuttora studiata, approfondita e applicata. In una logica di tipo terapeutico, la scelta del rimedio era suggerita dall’analogia morfologica tra pianta e organo da curare: la forma

Il frutto del FICO è pieno di semini che ricordano gli spermatozoi; nella sapienza erboristica, il loro consumo non farà altro che migliorare la qualità dello sperma, aumentando il numero degli spermatozoi stessi. Ma è anche vero che l’infiorescenza, all’interno, ricorda i villi intestinali: la gemmoterapia ne consiglia l’uso nelle turbe neurovegetative gastrointestinali.

Anche a distanza di secoli, tra frutti, piante e fiori, l’applicazione pratica giornaliera di questi concetti conduce a qualche considerazione e qualche esempio tra tutto quanto di buono ci passa sulla tavola.

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RO Il gheriglio della NOCE ricorda un cervello in miniatura, con tutte le sue circonvoluzioni e le sue pieghe. Facile è la correlazione con l’organo che presiede a tutte le funzioni del nostro organismo. E quindi, mangiando noci, l’organo che ne trarrà beneficio sarà il cervello, per cui possiamo azzardare un beneficio a tutto l’organismo, viste le funzioni globali dell’encefalo. In più, la scienza oggi ci dice che le noci sono ricche di nutrienti utili per le cellule nervose e di acidi omega 3 e 6 utili per combattere il colesterolo “cattivo“; questi acidi hanno effetto benefico e positivo, soprattutto a lunga durata. In anatomia è usuale comparare gli organi alla forma di verdura, frutta e legumi. Ad esempio, i reni hanno la forma di FAGIOLO, e sono stati da sempre segnati per l’organo di riferimento. I fagioli sono ricchi di proteine nobili vegetali, e di conseguenza mantengono energia e vitalità in tutte le età della vita, al di là degli eventuali piccoli problemi legati alla fermentazione intestinale. Ma sappiamo che l’aria è leggera, e si disperde facilmente. La BANANA è simbolicamente legata all’organo genitale maschile. È un frutto ricco di zuccheri che si trasformano in energia di immediato utilizzo. La scienza aggiunge che è ricca di triptofano, aminoacido essenziale per la produzione di serotonina, che porta ad un miglioramento del tono e dell’umore. La banana è anche ricca di potassio, sale minerale

indispensabile per la contrazione muscolare. Non dimentichiamoci che anche il cuore è costituito da tessuto muscolare. Il colore, la consistenza e la forma del PISTACCHIO ricordano un calcolo biliare, che notoriamente è a base di colesterolo. Alcuni ricercatori di oggi sostengono che il consumo di pistacchi possa aumentare il livello del colesterolo “buono“, da cui genera l’azione positiva in modo antagonistico a quello “ cattivo” per la formazione dei calcoli biliari. La CAROTA affettata ricorda l’occhio e quindi è segnata utile per migliorare la vista. La scienza conferma che la carota, ricca di betacarotene, è consigliata soprattutto in caso di diminuzione della visione notturna. Anche la luteina in essa contenuta è di grande aiuto alla salute della retina. E nelle piante il simbolismo è altrettanto presente. L’EQUISETO, pianta erbacea perenne, nella sua struttura ricorda le vertebre della colonna vertebrale. Non possiamo definire la colonna vertebrale come un organo, ma se ne deve riconoscere l’importanza fondamentale per il nostro corpo. Anche la fitoterapia moderna attribuisce a questa pianta grande potere rimineralizzante per l’elevato contenuto di acido salicidico. Nei corretti stili di vita rientra anche la particolare attenzione alla struttura ossea del nostro organismo. I frutti rossi e ovali del BIANCOSPINO contengono un nocciolo a forma di cuore. Anche oggi è considerata una pianta da utilizzare nei problemi cardiaci legati all’alterazione del ritmo e della frequenza cardiaca. E’ il massimo della segnatura, se consideriamo la piena funzionalità del nostro organismo. In effetti, quando il cuore si ferma finisce tutto. La VITIS VINIFERA o VITE ROSSA ha le foglie che, oltre ad essere di colore rosso come il sangue, presentano grosse nervature che ricordano le vene. La segnatura di altri tempi collima con l’aiuto alla circolazione venosa di cui alla moderna erboristeria. E la buona

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RO circolazione del sangue favorisce, tra l’altro, il movimento sostenuto dall’apparato muscolare; avere un apparato muscolare efficiente a tutte le età consente di ridurre i rischi attualmente ritenuti decisivi per la salute umana, perché l’attività fisica è di fondamentale importanza al fine di mantenere l’organismo in efficienza. C’è un’altra vite che interessa la nostra salute, e che merita di essere valorizzata. È l’AMPELOPSIS o VITE CANADESE, le cui foglie sembrano mani un po’ anchilosate. La gemmoterapia ne consiglia l’assunzione in caso di sindromi infiammatorie, in particolar modo delle piccole articolazioni, che sono davvero fondamentali nella vita di tutti i giorni. Le difficoltà legate alla riduzione del movimento delle mani e dei piedi sono proprie di malattie progressivamente invalidanti. Il rizoma, fusto carnoso e sotterraneo dello ZENZERO, assomiglia allo stomaco. Eccone allora consigliato l’uso e in caso di cattiva digestione e in caso di nausea. Anche il colore dei fiori contribuiva ad individuare la pianta da utilizzare per l’uno o l’altro disturbo su cui intervenire.

e fiori pareva un po’ finito nel dimenticatoio, nonostante la secolare conferma che le proprietà, attribuite empiricamente dalla credenza, fossero realmente valide. Oggi invece diviene ancora più semplice riconoscere la bontà dell’utilizzo di piante, fiori, frutti, radici per contribuire al mantenimento di uno stato di benessere già “segnato” dal tempo, e che continua a supporto dei corretti stili di vita.

Le piante con i fiori gialli, che ricordano il colore dell’ittero, venivano utilizzate per disturbi del fegato. Oggi la scienza ci dice che il TARASSACO è ricco di triterpeni, principi attivi che stimolano la secrezione della bile, e di taraxina , un principio amaro che stimola le contrazioni della cistifellea. Non possiamo dimenticare la CHELIDONIA. Questa piantina ha i fiori di un giallo intenso, e, se ne spezzo lo stelo, ne fuoriesce un lattice di colore giallo che richiama i succhi biliari. Veniva utilizzata in caso di congestioni del fegato. La scienza scoprì in questa piantina un alcaloide, la chelidonina, capace di agire sul tono dei muscoli lisci dell’apparato digestivo. Con l’avvento dell’era tecnologica e scientifica, l’utilizzo dei principi attivi di piante, frutta

Adele Lazzarini Erborista

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Correttamente sportivo Praticare sport è una delle azioni fondamentali per la società moderna, che costruisce alcuni capisaldi della propria essenza proprio sul movimento, che è appunto la base di ogni sport. Basta pensare a quanti passi, a quanti metri ognuno di noi percorre nella sua giornata normale; non sono gli stessi metri che percorre un centrocampista in una partita di calcio, perché questo fa chilometri, ma è pur sempre un segnale di attenzione a un aspetto più generale quali sono gli stili di vita, correttamente impostati per il benessere della persona. Per il benessere, per lo stare bene, non è però sufficiente solo il movimento. E’ necessario avere una visione completa, si direbbe quasi olistica, dei corretti stili di vita per affrontare giornalmente, e in previsione futura, le problematiche e gli stimoli ad esse correlati. E’ doveroso però differenziare lo sport dall’attività fisica. La cosa più semplice è identificare lo sport con qualcosa di strutturato a livello societario, come ad esempio la divisa, le partite, i campionati. Non dimentichiamoci che il termine sport è un termine anglosassone, inizialmente tradotto in divertimento. Poi,

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non è dato sapere chi oggi si diverta ancora a fare sport, a meno che si vinca. Ma questo è un altro discorso. L’attività fisica è invece il semplice movimento finalizzato al benessere, alla prevenzione di patologie croniche, alla promozione di corretti stili di vita, a campare sempre meglio per arrivare a cent’anni non in solitudine, ma in forma come a venti. Non è facile mettere assieme azioni molto diverse tra loro, ma lo diventa quando se ne capisce l’importanza, e se ne interpreta totalmente la filosofia. Ognuno ci deve mettere del suo, come interesse, come volontà e come voglia di portare a compimento quelle che sono le indicazioni più comuni e più benefiche, non solo dei medici, ma anche degli operatori del benessere e delle discipline bionaturali in genere. Praticare sport oggi comporta una serie di considerazioni, positive e negative, che però si devono comunque ricondurre alla correttezza della pratica sportiva. E’ giusto fare una netta distinzione tra lo sport professionistico e quello cosiddetto amatoriale, e su questo argomento ogni considerazione è valida, concreta ma soprattutto nota a tutti. Basta ad esempio vedere i mondiali di calcio, per i quali in Italia ci sono almeno 60milioni di commissari tecnici, per i quali sono in campo RAI e SKY, per i quali non ci sono solo interessi turistici. E chi fa sport oggi queste cose le sa, ma forse, almeno in certe situazioni, non applica appieno la correttezza prevista dai regolamenti. Senza entrare in questioni prettamente tecniche, si deve sottolineare che ogni botte dà il vino che ha, e cioè correttamente non possiamo chiedere al nostro fisico qualcosa di troppo. Possiamo certo gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma non possiamo pretendere prestazioni che vanno al di là del limite consen-


RO farcita o una polenta concia ci consentono, quella volta, di trasgredire con un semplice peccato veniale, sicuramente riparabile senza indulgenza plenaria. E’ pur sempre vero che non si dovrebbe peccare, ma, si sa, la tavola, soprattutto se buona, stimola la compagnia, pianifica le strategie, propone sviluppi futuri. Magari è utile, ogni tanto, che la tavola ospiti colloqui e dibattiti, e non solo sportivi, perché sappiamo che i nervi troppo tesi saltano in pochi mesi. E se è vero che la politica sportiva non sempre è conforme alla pratica sportiva, è altrettanto vero che la correttezza è del singolo, e deve essere la caratteristica di chi fa sport. tito dalle caratteristiche di quella splendida macchina che è il nostro organismo. Certo, possiamo migliorare continuamente i nostri tempi, il nostro rendimento, possiamo arrivare al top per quella categoria, per quell’età, e lo dobbiamo fare con correttezza, rispettando le regole anche in fatto di assunzione di sostanze non proprio trasparenti come l’acqua. Correttamente sportivo è un abito che ognuno di noi deve vestire, ma non solo quando è festa, come il giorno del matrimonio; è un abito che dobbiamo mettere tutti i giorni, quando stacchiamo dal lavoro per tuffarci in quelle ore che ci portano a considerarci sportivi a tutti gli effetti. Così facendo, mettiamo pure in pratica l’antichissimo detto, medico o olistico poco importa, mens sana in corpore sano, giusto per ricordare ancora una volta lo stretto legame fra le due entità di cui siamo costituiti, e giusto per sottolineare la matrice salutistica da cui proveniamo e a cui si deve mirare. Correttamente sportivi significa alimentazione corretta, per sfruttare al meglio quanto madre natura ci offre per avere energia, forza, riserve per sostenere gli sforzi fisici che caratterizzano, in un modo o nell’altro, il nostro atteggiamento nei confronti del fare sport. Mangiare, alimentarsi, nutrirsi potrebbero significare tante cose, ma la nostra decisione deve essere univocamente orientata alla scelta di un percorso alimentare improntato su basi scientifiche, senza però sacrificare totalmente il gusto personale. E poi, una pizza

Anche se si partisse male in gioventù, non sarebbe difficile apportare correzioni sostanziali ai propri stili di vita, e quindi anche ai propri stili sportivi. Così come disimpariamo a fumare, così come disimpariamo la sedentarietà, ci dovrebbe venire facile imparare a muoverci, a fare attività sportiva, a fare sport. Le ultime statistiche dicono che in Italia solo il 30% fa attività fisica, e questo è un dato che fa seriamente riflettere in proiezione futura, quando, ad esempio, nel 2050 metà della popolazione italiana avrà più di 60 anni. Certo, una grossa mano deve essere data dalle strutture presenti nei singoli comuni, dalle piste ciclabili, dagli interventi di qualsiasi tipo per promuovere una vera cultura sportiva, perché lo sport, quello che in modo naturale ci fa bene, è quello praticato, con costanza e disciplina, senza strafare e in sicurezza, consci soprattutto dei propri limiti, anche perché un cervello in dissesto non risana mai presto.

Federico Merisi Medico sportivo

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Tai chi Anche stavolta su questa rivista proponiamo una novità. L’intenzione è scoprire altre tecniche, altre discipline bionaturali, e trovarne le connessioni con la reflessologia plantare. Sappiamo di avere solo l’imbarazzo della scelta, appunto perché nel panorama, non solo italiano, di queste discipline, ci sono molti esempi che illustrano le affinità con la reflessologia. Sono affinità teoriche, di metodo, e pratiche, intese come scopo dell’applicazione sull’uomo. Sono spunti interessanti, che sicuramente invogliano ad approfondire e a sperimentare. TAI CHI CHUAN

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È una disciplina che si può sintetizzare con poche semplici parole, che accompagnano la storia e la serietà di questo insegnamento: movimenti lenti, armoniosi, circolari, continui, rilassanti. E già qui si ha un’indicazione molto precisa dell’ambito di intervento in cui il professionista opera.

lute fisica, psicologica e anche “spirituale”. Il cuore della pratica è una lunga sequenza di movimenti lenti e consapevoli. Ma è necessario ricordare che la pratica si basa sui principi della medicina tradizionale cinese, e i movimenti stimolano gli stessi canali sui quali opera l’agopuntura.

In effetti, il tai chi è nato come arte marziale, mentre oggi è praticato soprattutto per la sa-

Lo scopo del tai chi applicato all’uomo è quello di armonizzare le energie del corpo,


RO preservando o ritrovando la salute, con un doppio aspetto importante: prevenzione e riequilibrio.

mescolate con le energie del cielo creeranno quella che pare una danza. E questo ci riporta ai movimenti lenti e armoniosi che stanno alla base del tai chi. Al cammino è dedicata una parte molto importante della pratica, detto passo a vuoto o passo insistente nel buio. È un camminare lento e molto consapevole che ha come scopo, da un lato di sollecitare la meditazione, e dall’altro di riportare a consapevolezza un gesto divenuto oramai automatico. Ciò si identifica con il tornare a prendere contatto con i molti sensori con cui i piedi ci mettono in contatto con il mondo. Altra parte essenziale del tai chi è il radicamento. Chi pratica questa disciplina impara a sentire che dai piedi partono le radici che ci conducono “fino al centro della terra”; questa metafora ci segnala che, in assenza dell’energia della terra, il tai chi non può esprimersi. La forza che nasce dai piedi, viene direzionata dal bacino ed espressa nelle mani.

Durante la rivoluzione culturale cinese molti maestri si trasferirono in vari paesi del mondo, a partire dagli Stati Uniti e in seguito anche in Europa, dove hanno fatto proseliti grazie alla bontà dell’insegnamento. In Italia è oggi una disciplina molto diffusa, con molte decine di scuole e molte miglia di praticanti.

Ma i piedi nella pratica sono anche la nostra affermazione sul mondo, rappresentano in qualche modo ciò che legittima il nostro stare, sentire la terra, sentire la sua forza, la sua energia che ritorna a noi e ci consente di essere parte e presenza.

Uno dei fondamenti della disciplina stà nel considerare l’uomo come la condensazione delle energie che dal cielo scendono verso terra, e quelle che dalla terra salgono verso il cielo. Proprio queste seconde hanno come canale privilegiato i piedi e in modo particolare il punto 1 di rene, definito anche come fonte Zampillante. Da questo punto il praticante raccoglie e porta a un altro punto situato dietro l’ombelico, detto tan tien, le energie telluriche, che

Roberto Fiume Insegnante di tai chi

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Assemblea ordinaria dei Soci Cari Soci, domenica 22 giugno 2014 si è svolta l’Assemblea Ordinaria dei Soci, presso l’Hotel Verri a Misano di Gera D’Adda, in località Santuario di Caravaggio. Come previsto dallo Statuto Federativo i Soci si devono riunire entro il 30 giugno di ogni anno per l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio dell’anno precedente. L’Ordine del Giorno è stato il seguente: 1) Nomina presidente Assemblea 2) Nomina segretario Assemblea 3) Relazione del Presidente FIRP 4) Relazione bilancio 2013 5) Relazione Presidente Revisori dei conti 6) Approvazione del Bilancio annuale 2013 7) Report nomine consiglieri cooptati 8) Attualità e futuro della professione del reflessologo 9) Varie ed eventuali L’assemblea si è regolarmente istituita ai sensi dell’art.11 e per decisione della stessa sono stati eletti come Presidente dell’Assemblea il Sig. Emanuele Livotto e Segretario dell’Assemblea la Sig.ra Barbara Fontanini. I lavori sono iniziati con la mia relazione. In breve sintesi ho esposto i problemi che si sono avvicendati nell’anno 2013, dove ci sono stati due cambi al vertice della Federazione, dovuti dalle dimissioni del Presidente Stefano Suardi per motivi di salute e le dimissioni spontanee del Presidente Biagio Franco. Il Consiglio Direttivo, numericamente compresso al minimo consentito dallo Statuto, ha dovuto lavorare duramente per supportare tutte le mansioni operative che possono garantire la funzionalità della Federazione. L’impegno è stato forte con la determinazione di non far mancare ciò che era importante

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per i Soci. Posso affermare con orgoglio che nonostante le traversie, il Consiglio Direttivo è stato molto proattivo. Oltre al normale carico di lavoro, i rapporti con le Istituzioni sono stati più frequenti e siamo riusciti ad attivare il primo corso per il rilascio dell’Attestato di Competenza in Reflessologia Plantare. Parlando di formazione e di come stia cambiando velocemente questo settore, sempre più orientato verso l’ambito formale (per intenderci la formazione che si fa nelle scuole, istituti, licei, università, ecc.), con l’Attestato di Competenza spunta la possibilità di mettere un “paletto formale” sul percorso non formale del Corso Triennale FIRP (400 ore). L’Assemblea è stata un’interessante occasione per poter nuovamente illustrare le caratteristiche di questo attestato e le motivazioni per conseguirlo. Oramai quasi tutte le associazioni in DBN ne consigliano il conseguimento, poiché perfettamente in linea con la Legge 4/2013 e la normativa europea. Chi ha avuto ancora dei dubbi in merito, ha avuto un’occasione per poterli fugare. Per serietà e dovere d’informazione, ancora una volta è stato ribadito il concetto di Operatore Professionista, cioè il soggetto che opera l’attività di reflessologo/a nel pieno rispetto della normativa vigente, della Legge 4/2013, compresa una regolare posizione fiscale/contributiva. Non poteva mancare un cenno al 30°Convegno Nazionale 2014 tenutosi ancora a Riccione. È stato sicuramente un appuntamento insolito rispetto ai passati convegni, ma è risultato particolarmente gradito, così come è emerso


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anche dai dati statistici dei questionari di customer satisfaction.

Gilberto Mangili, Giovanna Finocchiaro, Elena Ferrario e Romina Regazzoni.

A seguito del mio intervento, il Dott. Valerio Gastoldi, consulente fiscale della ns. Federazione, ha dato lettura integrale del bilancio consuntivo 2013, preventivamente consegnato ai Soci al momento della registrazione dei lavori assembleari, dal quale non è emersa alcuna criticità, anzi un utile d’esercizio facente parte di una fisiologica alternanza di attivi e passivi nei vari anni, che mantengono sostanzialmente in pareggio il bilancio delle associazioni che hanno caratteristiche no-profit.

Nuovamente sono intervenuto al Punto 8 dell’O.d.G., cercando d’illustrare ai presenti lo scenario attuale, purtroppo molto confuso e incerto circa il futuro della formazione e della professione. Certamente la Federazione concentrerà i suoi sforzi per trovare la rotta migliore, navigando attualmente in un mare ostile con tempeste all’orizzonte.

Di seguito il Presidente dei Revisori dei conti Martino Papetti ha dato lettura della relazione del Collegio, dichiarando la totale regolarità delle poste rappresentate. Alla votazione per l’approvazione del Bilancio Consuntivo 2013, l’Assemblea ha votato per alzata di mano con voto favorevole all’unanimità, nessuno astenuto. Buona prassi del Consiglio direttivo è stata la comunicazione all’Assemblea dell’avvenuta cooptazione nel Consiglio Direttivo dei Soci

Cari Soci, stiamo cercando di farvi soffrire il meno possibile il “mal di mare”, sicuramente dobbiamo prepararci ed essere determinati a sopportare qualche disagio che i cambiamenti potrebbero causare.

Marco Caldironi Presidente FIRP

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i Inizio lezioen d a o t to b r


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