FOGLIE N.11 / 2021

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Agricoltura

15 Giugno 2021

L’OPPORTUNITÀ DEL KIWI COL PROGETTO JINGOLD SIGLATO ACCORDO DI COLLABORAZIONE TECNICA TRA ‘CONSORZIO FRUTTETO’ ED ‘AGRIPROJECT GROUP’

Nei Paesi ad antica tradizione agricola la possibilità di impiantare un arboreto in un terreno che non abbia mai ospitato una coltura precedentemente è un evento molto raro. Anzi, nelle aree a forte vocazione e specializzazione frutticola è molto frequente la successione arborea mono-specie. In questo caso il reimpianto immediato di una specie in successione a sé stessa genera la cosiddetta “sindrome da stanchezza del suolo” la quale andrebbe assolutamente evitata per una serie di ragioni di carattere agronomico, fisiologico e fitosanitario. Tuttavia, in quegli areali agricoli in cui una determinata specie arborea nel tempo si è affermata per via dei risultati commerciali ed economici che è riuscita a produrre in uno specifico distretto rurale risulta difficile adoperare il concetto della rotazione colturale, anche in virtù delle conoscenze tecniche maturate nel tempo che forniscono, in parte, una certa sicurezza nell’investimento. Tale situazione descritta si estrinseca, ad esempio, negli areali tipici del meridione d’Italia nei quali si è consolidata nei decenni la coltura dell’uva da tavola, la quale è soggetta alla successione su sé stessa all’atto del rinnovo degli impianti. Dunque, proporre agli imprenditori agricoli una alternativa

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colturale per evitare le problematiche legate alla monosuccessione arborea non è cosa semplice e richiede conoscenze approfondite delle dinamiche produttive e commerciali a livello europeo e mondiale; questo perchè il mondo frutticolo si muove ormai in un contesto globalizzato nel quale è necessario avere una visione d’insieme per pianificare al meglio le specie arboree da investire, senza mai dimenticare la vocazionalità dei siti produttivi che permane alla base di qualsiasi pianificazione colturale. La volontà, dunque, di proporre un avvicendamento colturale valido sul piano agronomico e commerciale nei terreni ormai sfruttati dalla Vitis vinifera, ha spinto il nostro gruppo di agronomi a vagliare dal punto di vista eco-fisiologico e tecnico le cultivar della specie Actinidia chinensis var. chinensis con frutti a polpa gialla e rossa. L’approccio ad una nuova coltura deve sempre essere razionale e ponderato per cui era palese la necessità di collaborare con entità commerciali capaci di guidare con raziocinio l’introduzione della coltura fornendo sia gli strumenti per la conoscenza tecnico-agronomica della specie nonché il giusto sbocco commerciale capace di dare seguito allo sforzo produttivo.


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