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MOBILITA’: PASSI DOLOMITICI

L'Adige | 2 Luglio 2020

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«Senza limitazioni al traffico "marchio" Unesco a rischio»

La sollecitazione del presidente di turno della Fondazione Dolomiti Unesco e assessore al turismo della Provincia, Mario Tonina, che rilancia la necessità di imporre dei limiti al traffico sui passi dolomitici, non può che trovare d'accordo Annibale Salsa. Antropologo, presidente dell'Accademia della Montagna, Salsa è anche membro del comitato scientifico della Fondazione. «È una questione che si trascina da tempo con un palleggio di proposte, spesso non condivise da regioni e province interessate. Non c'è dubbio - sostiene - che qualche tipo di limitazione va introdotta perché c'è un sovraccarico di traffico, soprattutto motociclistico, che fa perdere il piacere del godimento del paesaggio dolomitico». In che modo bisogna intervenire? In maniera equilibrata. Bisogna pensare in un'ottica di trasporto integrato. Ho sentito ad esempio che si pensa di puntare di più sulle funivie e questa può essere una buona idea, una valida alternativa rispetto al mezzo motorizzato. Certo un patrimonio come quello delle Dolomiti va tutelato, ma va fatto in maniera intelligente e attiva, non solo vincolistica. Si pensi a mezzi elettrici, a navette. Il problema è poi sempre quello di convincere gli operatori turistici ed economici dei luoghi attraversati. Certo, come in tutte le cose bisogna arrivare a un compromesso, non c'è un vincitore assoluto. Iniziative come queste devono essere frutto di un incontro basato sul buonsenso, perché alla fine salvaguardare il patrimonio è comunque interesse di tutti. Chiaro che limitare i passaggi è una potenziale perdita economica, ma compensata da una maggiore attrattività nel tempo. Lo status di "patrimonio universale" è legato all'interesse generale che supera gli interessi particolari. Bisogna trovare una soluzione che non sia penalizzante per nessuno ma che valorizzi il paesaggio dolomitico. Ci sono modelli da imitare? Io dico che il modello svizzero è insuperabile. Lì c'è un sistema integrato di trasporto, con i trenini, le cremagliere, gli autopostali che sono fondamentali. Cioè? In Svizzera il trasporto pubblico è gestito dall'amministrazione federale delle poste. Un sistema cadenzato organizzato in maniera tale che si può fare anche a meno dell'automobile. Le politiche dei trasporti della Confederazione sono orientate in modo che l'auto privata non sia più indispensabile. Io ho girato in lungo e in largo senza avere mai problemi. Anche grazie alle funivie che non sono solo un mezzo turistico come da noi ma sono considerate una parte del sistema integrato del trasporto locale. Certo che non è facile importare un sistema del genere. Ma il modello è quello. Mai superato da nessuno. In Svizzera ci sono dei siti Unesco come il ghiacciaio dell'Aletsch o il sistema dell'Oberland Bernese che hanno lo stesso tipo di tutela delle Dolomiti. Lì l'impatto da traffico è quasi nullo. E comunque la provincia di Bolzano sta esattamente andando in quella direzione lì. C'è secondo lei il rischio che l'Unesco metta in forse il riconoscimento di patrimonio dell'umanità delle Dolomiti? Il rischio c'è. Alcuni siti sono vacillanti. La stessa Venezia vacilla. Il rischio che una visita ispettiva colga questi aspetti problematici non è da escludere. F.G.

Alto Adige | 1 Luglio 2020

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Passi e caos auto Le Dolomiti cercano regole

daniela mimmi passi dolomitici L'estate è iniziata. E la stagione turistica pure. Con grande gioia dei più, qualche rammarico da parte di alcuni. Durante il drammatico lockdown conseguente all'emergenza coronavirus, la natura ha respirato, gli animali hanno ripreso possesso dei loro luoghi e chi poteva si è goduto la natura incontaminata. Domenica il sogno-incubo è finito di colpo. Le strade hanno ricominciato a riempirsi di automobili e i passi dolomitici sono stati presi d'assalto, come tante volte è accaduto in passato. Le targhe erano di macchine provenienti soprattutto dall'Italia (ma da dove? Traffico locale?), ma tante arrivavano anche da Germania, Austria, Svizzera. E a centinaia, forse migliaia, sono tornate sulle strade dolomitiche le moto. Del resto era prevedibile: dopo mesi di chiusura totale, tutti hanno voglia di aria fresca, libertà, natura. Tutte cose che le nostre montagne e valli offrono a piene mani. Anche se la giornata non era stupenda e le previsioni avevano indicato pioggia. Se questa è la situazione a fine giugno, come sarà a Ferragosto? Il dilemma è sempre lo stesso, da anni ormai: chiudere i passi? Limitare l'accesso? Aprire a fasce orarie? Concedere permessi speciali solo a chi ha problemi di mobilità? Fare pagare un ticket di accesso? Le opzioni sono tante e le opinioni pure. "Per noi è da sempre chiaro che

i passi sono fondamentali e che vogliamo delle regole per ridurre il traffico - dice l'assessore Provinciale alla mobilità Daniel Alfreider - Ma la decisione deve essere presa in condivisione con chi vive nelle valli e nei Comuni coinvolti in tutte e tre le provincie interessate. Siamo in contatto con gli assessori di Trentino, Alto Adige e Veneto e i sindaci dei territori coinvolti. Quest'anno, con l'emergenza Covid abbiamo deciso di implementare tutta l'infrastruttura di monitoraggio, di coinvolgere e valorizzare i collegamenti funiviari, di aumentare i controlli insieme alle prefetture e aumentare il trasporto pubblico in valle, al fine di evitare che i turisti e la popolazione utilizzino solo le proprie macchine per andare ai passi, ma che abbiano un'alternativa e che scelgano il trasporto pubblico e gli impianti di risalita che funzionano a energia elettrica e le infrastrutture esistenti. Noi - continua Alfreider - vogliamo valorizzare i nostri territori e quindi la nostra natura, i nostri passi e i nostri paesi. Questo non è sempre possibile con il traffico attuale, incontrollato e di transito. La valorizzazione è un'altra cosa. Dobbiamo continuare a lavorare per la gente che vive in queste valli e per chi ci visita". Secondo Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, "il traffico va regolamentato e il problema va affrontato adottando misure precise, perché il nostro patrimonio naturale va salvaguardato, soprattutto nella stagione estiva. Ovvio che non si possono chiudere i passi, ma dobbiamo trovare delle soluzioni. Come utilizzare di più e meglio gli impianti a fune. Il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità ha garantito alle Dolomiti molte opportunità. Noi, in cambio, dobbiamo garantire la sostenibilità". Da parte sua, l'assessore provinciale al turismo trentino, Roberto Failoni rilancia il fatto che ogni decisione deve essere presa in accordo fra le tre province e regioni interessate, Trentino, Alto Adige e Veneto, lanciando la proposta di un monitoraggio capillare per capire, anche, da dove arriva il traffico. Intanto in Trentino hanno iniziato a monitorare il traffico sui passi per capire come operare, dopo aver stabilito da dove vengono le auto: se dalla provincia, dalla regione, da altre regioni o dall'estero. "Non c'è niente da reinventare, bisogna fare scelte radicali e riformare tutto il settore del turismo - dice deciso Michil Costa, titolare dell'Hotel La Perla a Corvara e del Berghotel Ladinia, e presidente della Maratona dles Dolomites - I passi, tutti, ovvero Sella, Gardena, Pordoi e Campolongo vanno chiusi, dalle 10 di mattina fino alle 14. In questo modo si potrebbe garantire la mobilità senza pesare troppo sull'ambiente e sui suoi equilibri. Inoltre - continua Costa - vanno utilizzati di più gli impianti a fune". Quando gli si fa notare che i prezzi degli impianti sono, almeno in certi casi, piuttosto impegnativi e che non tutte le famiglie possono affrontare la spesa di un ticket o di un abbonamento per salire su una montagna, Michil Costa risponde: "La soluzione, se si vuole, si trova: ad esempio, insieme al pernottamento si potrebbe offrire un pass per gli impianti. Il problema, del resto, non lo creano i turisti che qui pernottano, ma quelli che vengono dalla mattina alla sera, che non spendono un euro e inquinano, fanno rumore e di fatto creano caos. E poi chiuderei tutti i parcheggi sui passi, che sono orrendi e attirano la gente. Io dirò ai miei ospiti di non venire più sulle nostre montagne: c'è più pace a Milano. Bisogna avere il coraggio di fare scelte radicali".

L'Adige | 2 Luglio 2020

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Attivo il sistema di controllo con 24 telecamere monitoraggio Convenzione fra Trento e Bolzano

Dal dicembre dell'anno scorso sono state installate lungo le strade dei passi dolomitici del Sellaronde 24 telecamere che monitorano costantemente il traffico tenendo la contabilità del numero di mezzi in transito. L'operazione è stata messa in atto dalle Province di Trento e di Bolzano che hanno sottoscritto una convenzione e hanno contribuito con centomila euro a testa per avviare il programma di monitoraggio, che avrà una durata ipotetica di almeno otto anni ma che già in queste settimane sta iniziando a registrare dati interessanti e utili per mettere poi in atto le proposte di intervento. Naturalmente nel mesi di lockdown le telecamere hanno registrato un traffico quasi nullo ma già col mese di giugno i dati raccolti iniziano ad avere un certo interesse, anche se è probabile che questa estate non sia particolarmente significativa e i flussi turistici siano comunque condizionati e frenati dalla pandemia. Resta comunque in prospettiva uno strumento indispensabile per mettere a punto regole utili a limitare gli impatti.

Corriere del Trentino | 2 Luglio 2020

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Passi dolomitici, l’Alto Adige spinge per nuovi divieti

Francesco Barana TRENTO «Noi da sempre sosteniamo che servono regole per ridurre il traffico e le emissioni, ma la linea comune è che sia fatto con la condivisione di chi vive nelle valli e dei Comuni coinvolti» dice Daniel Alfreider. Annosa querelle quella sulla chiusura o meno alle auto dei passi dolomitici ai confini tra Alto Adige e Trentino e Veneto, che puntualmente come ogni estate si ripropone. L’assessore alle infrastrutture e alla mobilità della Provincia di Bolzano, al Corriere del Trentino , lascia intendere che in Alto Adige l’intesa a tre con Provincia di Trento e Regione Veneto — che si limita al monitoraggio del traffico e a favorire il trasporto pubblico di bus e funivie, escludendo divieti — è giudicata troppo tenue. Dipendesse da lui si tornerebbe all’esperimento del 2017 e 2018, con la chiusura dei passi in determinate domeniche. Si sa, da un lato ci sono le ragioni dell’ambiente e degli ambientalisti che spingono per la chiusura tout court, dall’altra quelle economiche e del

turismo, con gli albergatori dei Comuni coinvolti che non vogliono sentire ragioni. Figurarsi quest’estate con la crisi post Covid e la faticosa ripartenza che ne sta seguendo. Nel mezzo c’è la politica e l’amministrazione dei territori. Nel 2017 e 2018 l’accordo prevedeva espressamente divieti alle auto in quattro domeniche: le giunte trentina di centrosinistra e altoatesina avevano comunanza di vedute e il Veneto (di suo più liberalizzatore) si accodava. Allora si diceva che quello sarebbe stato un test foriero di una nuova coscienza di mobilità sostenibile. L’anno scorso invece la musica è cambiata e con essa anche la geometria dell’intesa politica a tre. La nuova giunta a trazione leghista di Trento, e in particolare l’assessore al turismo Roberto Failoni — anche lui albergatore e quindi per storia ed estrazione sensibile ad ascoltare le ragioni di chi nelle zone del Pordoi, del Sella, del San Pellegrino ha un’attività — ha avvicinato il Trentino alle storiche posizioni del Veneto: dal 2019 l’accordo prevede misure più blande come il monitoraggio del traffico e l’incentivo all’uso di bus e funivie. Insomma, niente divieti. Alfreider, che sposa una linea più ecologica, spiega che quest’anno, quantomeno, «abbiamo deciso di implementare tutta l’infrastruttura di monitoraggio, di coinvolgere e valorizzare i collegamenti funiviari, di aumentare i controlli insieme alle prefetture e aumentare il trasporto pubblico in valle al fine di evitare che turisti e popolazione utilizzino solo le proprie auto. Si possono scegliere il trasporto pubblico o gli impianti di risalita in mobilità elettrica». Insomma a Bolzano (per ora) ci si adatta e si sviluppano i mezzi pubblici, ma non basta: «Le dolomiti certamente non si valorizzano con l’attuale traffico» spiega Alfreider. Per il quale l’intesa con Trentino e Veneto va salvaguardata, ma servono nuovi input, più sensibili ai temi ambientali: «Noi vogliamo valorizzare i nostri territori e quindi la nostra natura, i nostri passi e i nostri paesi e questo non è possibile con il traffico di adesso, incontrollato e di transito. Bisogna continuare a lavorare per la gente che vive in queste valli e per chi ci visita».

L'Adige | 3 Luglio 2020

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Limiti al traffico sui passi? “Uno spot pubblicitario”

Silvano Parmesani, sindaco di Canazei, è durissimo: «Parlare - a luglio - di limitazioni al traffico sui passi dolomitici mi par buono solo per avere un titolo sui giornali. Questi discorsi, casomai, andavano fatti prima: non dal 30 giugno». Luca Guglielmi, consigliere provinciale del gruppo Fassa, è chiarissimo: «Sono assolutamente contrario a qualsiasi tipo di limitazione portata avanti sul modello di uno spot pubblicitario. E poi siamo a luglio, dunque sono convinto che quest'estate non vi saranno limitazioni». Alla faccia dell'assessore provinciale al turismo Roberto Failoni e di quello altoatesino alla mobilità Daniel Alfreider. La strada verso un qualsiasi tipo di limitazione o regolamentazione è piena zeppa di tornanti. Il sindaco Silvano Parmesani non nasconde i propri bersagli: «A ottobre avevamo chiesto un incontro con gli assessori citati in questi giorni (appunto Failoni e Alfreider, ndr). Ebbene, quest'incontro deve ancora svolgersi. Come mai? Chiedetelo a loro». Parmesani riconosce che nei mesi successivi sono intervenuti dei problemi enormi - la pandemia - «ma a novembre o dicembre ne avremmo potuto parlare». A Canazei c'è la Commissione consiliare dei passi composta da persone votate dal Consiglio comunale, «a ottobre, appunto, avevamo fatto una riunione ed erano scaturite alcune proposte. Avevamo chiesto di condividerle con gli assessori...». Quali proposte? «Prima vorrei parlarne con loro. Saremo lieti di portare avanti un'azione condivisa». Chiediamo a Parmesani se ritenga giusto oppure no limitare il traffico sui passi: «Io dico che serve un ragionamento più ampio», risponde. «Ci sono le posizioni degli uni e degli altri: non riesco a schierarmi. Io sono apolitico, la mia storia mi ha portato a esserlo». Si stanno raccogliendo i dati sui transiti: «Giusto farlo», conclude il sindaco di Canazei, «ma se posso dirlo, questo grande afflusso per ora non c'è. E poi, uscire con questi discorsi a due mesi dalle elezioni comunali... Sì, lo ammetto: sono un po' amareggiato. Io, comunque, ci sto mettendo l'anima in quel che faccio e sarà così fino alla fine». Luca Guglielmi , del gruppo consiliare Fassa, sottolinea che lo "spot pubblicitario" delle limitazioni al traffico sui passi è roba vecchia: è stato tirato fuori molte volte negli ultimi anni. «Abbiamo bisogno, invece, di un metodo di lavoro serio che porti tra qualche anno a una visione concreta dei passi dolomitici». Tra qualche anno : Guglielmi dice proprio così. «L'inquinamento? Rispondo spiegando cosa sia un valico: una strada che porta in un altro territorio. Non tutti quelli che la utilizzano si fermano ad ammirare le nostre montagne, peraltro bellissime. La val di Fassa, inoltre», afferma con forza il consigliere, «è l'unica valle intorno al Sella a garantire un collegamento con i passi e tutte le località montane più belle tramite gli impianti a fune. Lo dico a Tonina: noi stiamo già facendo ciò che lui auspica. Questo discorso va fatto, casomai, alla Provincia di Bolzano e al Veneto». Ricordiamoci un'altra cosa, puntualizza Guglielmi: «Solo sulla strada verso il Sella ci sono 6 attività tra ristoranti, alberghi e rifugi. E questi esercenti, io li ho sentiti». «Un altro paio di punti», chiude Guglielmi. «Primo: vista l'emergenza Covid, il turista quest'estate utilizzerà prioritariamente i mezzi privati. L'utilizzo dei mezzi pubblici provoca disagio. Il dato deriva dal tavolo di lavoro del Comun general de Fascia. Secondo punto: siamo a luglio, dunque sono convinto che quest'estate non vi saranno limitazioni al traffico sui passi. L'assessore Failoni, peraltro, mi ha tranquillizzato: la questione verrà affrontata con i territori interessati. E aggiungo un terzo punto: il problema non è sui passi ma sul fondovalle».

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«Decideremo tutti insieme» hanno detto Failoni cerca l'accordo con Bolzano, il Veneto e i territori

In tanti hanno detto la loro, in questi giorni, sul problema del traffico sui passi dolomitici. Ha cominciato l'assessore provinciale al turismo Roberto Failoni : «Stiamo pensando ad alcuni controlli. Non ho mai detto di essere contrario alle limitazioni sui passi, ma ogni decisione verrà presa in accordo con la Provincia di Bolzano e il Veneto. E anche i territori, vale a dire la val di Fassa». Tra il 10 e il 12 luglio la Provincia di Trento presenterà i risultati del monitoraggio dei transiti (anche il livello dei rumori). «Dobbiamo capire da dove arrivi il traffico», proseguiva Failoni, «e in che misura: dal Trentino?, dal Veneto?, dall'Austria? Quando avremo i dati, decideremo il da farsi». L'assessore altoatesino alla mobilità Daniel Alfreider è d'accordo con Failoni: «Per noi è chiaro da sempre che le limitazioni sui passi dolomitici servono. Vogliamo delle regole per ridurre il traffico e le emissioni. Quest'anno abbiamo deciso di implementare il trasporto pubblico in valle al fine di evitare che i turisti e la popolazione utilizzino solo le proprie automobili per raggiungere i valichi. L'obiettivo è fornire un'alternativa e fare in modo che la gente scelga il trasporto pubblico e gli impianti di risalita». Chiara la posizione di Mario Tonina , presidente della Fondazione Dolomiti Unesco: «Il traffico sui passi dolomitici va regolamentato. Bisogna trovare una soluzione che soddisfi tutti, naturalmente, perché non possiamo impedire di visitare questi luoghi alla gente che voglia farlo. Non possiamo chiudere i passi - è chiaro - ma garantire alternative, sfruttando maggiormente gli impianti a fune». Ieri, infine, si è espresso Annibale Salsa , antropologo, presidente dell'Accademia della Montagna, membro del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco: «Si pensi a mezzi elettrici, a navette. Il problema è sempre quello di convincere gli operatori turistici ed economici dei luoghi attraversati. Alla fine salvaguardare il patrimonio è comunque interesse di tutti». Sennò «c'è il rischio» che l'Unesco metta in forse il riconoscimento di patrimonio dell'umanità delle Dolomiti, ha concluso l'antropologo. Da segnalare, infine, che dal dicembre 2019 sono state installate lungo le strade dei passi dolomitici del Sellaronda 24 telecamere che monitorano costantemente il traffico, tenendo la contabilità dei mezzi in transito. L'operazione è stata messa in atto dalle Province di Trento e di Bolzano che hanno contribuito con centomila euro a testa.

Corriere del Trentino | 3 Luglio 2020

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«Passi dolomitici chiusi, ne beneficerà anche l’economia. Investire sulla mobilità dolce» L’alpinista: «Serve una decisione. Non vedo il coraggio di collaborare»

TRENTO Nel 2017, l’alpinista Reinhold Messner era stato tra i primi entusiasti di Dolomites Vives, l’iniziativa che prevedeva nel periodo estivo la limitazione del traffico e alcune giornate a motori spenti sul Passo Sella. Un progetto che restituiva alla montagna silenzio e lentezza, ponendosi come innesco per una nuova stagione all’insegna della coscienza della mobilità sostenibile nelle aree alpine. È mancato il passo successivo. E nel 2019, per incontrare le richieste di riapertura avanzate da albergatori e lavoratori del turismo, si è scelto di alleggerire, limitando l’intervento a semplice monitoraggio del traffico sui passi dolomitici. Di fronte all’incertezza portata dal Covid-19, secondo Messner «serve rispondere ponendo le basi di un modello di ripartenza sostenibile, improntato sul cammino lento e sul silenzio». Messner, come giudica l’incertezza dei tre territori –Trentino, Alto Adige e Veneto –coinvolti nella definizione di un piano di gestione dei Passi dolomitici per l’estate 2020? «A mio parere serve una decisione coordinata in breve tempo. L’emergenza Coronavirus, richiede con ancor più urgenza una soluzione logistica a vantaggio dell’ambiente alpino. È il momento ideale per riscoprire l’essenza della montagna e tornare a pensare a una graduale chiusura dei passi. Finora, anche se vaga, è emersa una visione che va nella direzione di un maggior rispetto del paesaggio. Quello che non vedo è il coraggio di collaborare». Lei ha in mente una proposta di mobilità sostenibile da mettere in atto in questa fase di ripartenza post-Coronavirus? «Le soluzioni a cui penso tengono conto del fatto che durante l’estate 2020 il traffico rimarrà al di sotto degli standard passati, a causa della riduzione del turismo a cui andiamo incontro. Ma questo non significa illudersi che i livelli di traffico rimarranno così in futuro. Il turismo tornerà a crescere e bisogna cominciare fin da subito a pianificare soluzioni logistiche alternative al traffico di auto e moto. Penso a un incremento dei collegamenti a fune e delle seggiovie d’estate, soprattutto in discesa. A queste aggiunte andrebbe abbinata una chiusura dei passi in specifiche fasce orarie, indicativamente dalle 9 alle 16. Non bisogna chiudere tutti i passi, quelli meno trafficati, come il Cibiana, possono continuare a seguire il modello di monitoraggio della circolazione». Iniziative simili, in passato, hanno incontrato l’obiezione di alcune categorie del turismo, che vedevano nella chiusura dei Passi un ostacolo alle attività economiche in quota. Si ritorna al trade-off tra esigenze economiche e ambientali-paesaggistiche. «In realtà è una scelta che accontenta tutti, anche ristoranti e alberghi. Il turismo diventa economicamente benefico se il turista si ferma. Il più delle volte, chi fa tour in macchina o moto non si ferma sul territorio e non porta beneficio economico. Al tempo stesso, dà ai turisti lo spazio e il respiro che si aspettano dalla montagna. Dovremmo prendere quest’estate come periodo di prova per decidere l’applicazione di un modello di mobilità sostenibile negli anni a venire».

Per quanto ha potuto vedere in quest’inizio di stagione, il modo di vivere la montagna è cambiato in adeguamento alle norme postCovid che regolano i flussi turistici? «Alcune zone rimangono hotspot, punti affollati che non risentono della nuova situazione. Qui è cambiato poco rispetto agli anni passati. Ma la pandemia ha accentuato il divario tra queste aree e quelle meno battute dal turismo, che oggi riscontrano una totale carenza di presenze e vanno incontro a periodi difficili».

Alto Adige | 14 Luglio 2020

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Traffico sui passi, arrivano i dati

FRANCESCA GONZATO bolzano Archiviate le sperimentazione di limiti alla circolazione, l'estate è arrivata anche sui passi dolomitici. Il turismo riparte, anche se a rilento. E la Provincia raccoglie i dati. Domenica la prima impennata sulla circolazione di auto e moto sui passi. A Passo Gardena sono stati contati in una direzione 1.583 mezzi, tra cui 1.361 auto e 166 moto. È circa la metà del traffico registrato in anni «normali», prima della pandemia.Giovedì l'assessore provinciale alla Mobilità Daniel Alfreider presenterà a Plan de Gralba numeri e iniziative. Non arriveranno annunci rivoluzionari. Alfreider da tempo ha messo in chiaro che «chiudere i passi è impossibile». E di fronte a iniziative recenti, come la delibera tirolese che blocca le moto più rumorose, Alfreider risponde che «la Provincia di Bolzano non ha questi poteri». Al governo era stata chiesta, già un paio di anni fa, una modifica al codice della strada per consentire provvedimenti ad hoc. Intanto i numeri, dunque, per inquadrare il fenomeno. A controllare ogni passaggio di mezzi sui passi c'è la rete di 24 telecamere installate grazie a una convenzione che vede insieme la Provincia di Bolzano, la Provincia di Trento e Veneto Strade. Le telecamere sono entrate in funzione tra gennaio e febbraio. Poi è arrivato il lockdown, con numeri del traffico ridotti al minimo. «Adesso iniziamo ad analizzare i passaggi, anche se restiamo lontani dai picchi degli ultimi anni. È l'effetto post pandemia», raccontano in assessorato. Le telecamere registrano ogni passaggio di auto, moto, bus e camion. Attraverso le targhe viene individuato il traffico locale, ricorrente, e quello saltuario dei turisti. I dati delle targhe vengono criptati, chiariscono in assessorato. Partirà a breve il secondo braccio dell'operazione di analisi del traffico, con gli annunciati fonometri, grazie ai quali verrà rilevato il livello del rumore. E qui si parla sopratutto delle moto. I fonometri sono installati, ma non ancora in funzione. «Il tema del rumore è fondamentale», chiarisce Alfreider, che saluta con favore i controlli sulla velocità effettuati dalle forze dell'ordine negli ultimi due fine settimana.Le telecamereLe 24 telecamere sono installate, tra l'altro, a Passo Sella, Plan de Gralba, Passo Gardena, Colfosco, Corvara, Passo Campolongo, Arabba, Passo Pordoi e Livinallongo. La sintesiAnalizzando i dati degli ultimi trenta giorni, questa la sintesi dell'assessorato: «La tratta tra Colfosco e Passo Gardena presenta una mole di traffico più che doppio rispetto a quella della tratta tra Arabba e Passo Pordoi. Traffico maggiore si ha sul Sella, poi leggermente meno Gardena e Campolongo e decisamente meno il Pordoi, sia per il traffico totale che per le moto».I datiNonostante il lockdown sia terminato ormai da settimane, l'ultima domenica è stata la più significativa come movimento sui passi. Il tratto evidenziato Colfosco-Passo Gardena ha visto domenica, come detto, 1.583 mezzi in una direzione. Sabato erano stati 1.171. Domenica 5 luglio la medesima telecamera aveva registrato 301 mezzi, mentre mercoledì 8 luglio erano stati 926. I 1.583 passaggi di domenica vanno così suddivisi: 29 mezzi traffico pesante e 1.554 traffico leggero, di cui 166 moto, 1.361 auto, 27 transporter e 14 bus. All'incrocio «Miramonti» verso il passo Sella domenica sono passati 1.485 mezzi, di cui 1.262 auto e 141 moto. Una delle telecamere tra Corvara e Passo Campolongo domenica ha rilevato 1.214 mezzi (sempre in una direzione), tra cui 914 auto e 261 moto. Tra Arabba e Passo Pordoi la cifra scende a 583 mezzi, di cui 482 auto e 72 moto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 14 Luglio 2020

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Il Tirolo vieta le moto rumorose, Alfreider ci sta pensando

Bolzano A partire dal 10 giugno scorso e fino al 31 ottobre prossimo, in Tirolo sarà vietata la circolazione di moto il cui rumore supera i 95 decibel. Il divieto è stato imposto in seguito a una richiesta degli abitanti del distretto di Reutte, nel quale uno studio ha analizzato come il 70 per cento dell'inquinamento acustico relativo al traffico sia causato dalle motociclette. E di moto, in quella zona, ne passano quotidianamente oltre 3.000. Il divieto viene applicato a qualsiasi motociclista: residente o non, straniero o austriaco che sia. Le strade interessate sono la B 198 Lechtalstraße, la B 199 Tannheimerstraße, la L 21 Berwang-Namloser Straße, la seconda parte della L 72 Hahntennjochstraße, la prima parte della 246 Hahntennjochstraße e la L 266 Bschlaber Straße. Salatissima la contravvenzione: 220 euro. Con la possibilità da parte degli agenti di polizia di effettuare controlli acustici e imporre alle moto di tornare indietro. Il fatto che questo limite colpisca alcuni modelli che di serie producono più di 95 decibel ha acceso numerosi dibattiti sulla legittimità del provvedimento. Una legge cui stanno guardando con favore anche Svizzera, Germania e lo stesso assessore provinciale Daniel Alfreider, favorevole all'adozione di misure . Una misura contestata dalle molte associazioni motociclistiche che,

oltre a sottolineare come i divieti costringano migliaia di appassionati delle due ruote a cambiare itinerari, ricordano che il provvedimento colpisce anche motociclette regolarmente omologate, ma non tocca le automobili di grossa cilindrata, spesso rumorose quanto e più di una motocicletta. Si stima che le moto "fuorilegge", in base a quanto fissato dal Tirolo, siano il 5/10 per cento del parco circolante. Ma a storcere il naso non ci sono solo i biker. Non piace nemmeno a molti tra gli operatori turistici ed economici della regione austriaca che, senza i centauri, rischiano di vedere gli incassi ridotti di parecchio, in una stagione che, a causa del Covid, è già di per sé difficilissima. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 16 Luglio 2020

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Passi dolomitici: piano soft per la riduzione del traffico

BOLZANO Il Dachverband, la Federazione dei protezionisti, è entusiasta e spinge perché l'Alto Adige si adegui a quanto stanno facendo al di là del confine. I Freiheitlichen invece sono contrari, perché - dicono - il divieto, oltre a non produrre alcun reale effetto, danneggerebbe l'economia in un momento già difficile. L'assessore provinciale Daniel Alfreider guarda invece con interesse all'esempio tirolese. Stiamo parlando dell'introduzione in Tirolo appunto - dal 10 giugno al 31 ottobre - del divieto di circolazione alle moto il cui rumore superi i 95 decibel.«Sarebbe - dice - una buona misura da adottare sui passi dolomitici, per evitare il carosello in particolare di moto in transito. Il problema è che a differenza del Tirolo, noi non abbiamo la competenza in materia. Però abbiamo un'ottima collaborazione con la Polizia stradale e vediamo cosa si potrà fare». Ammesso che si possa fare, quello di stoppare le moto più rumorose, sarebbe l'unico divieto che Alfreider si dice disposto ad introdurre per cercare di limitare traffico e rumore sui passi. Per il resto si punta su un miglioramento dell'offerta di mezzi pubblici da integrare con la rete degli impianti a fune, per convincere residenti e turisti a lasciare a casa la macchina.Questa mattina intanto, a Plan de Gralba, Alfreider assieme al collega trentino Roberto Failoni; ai sindaci Roland Demetz (Selva Gardena), Robert Rottonara (Corvara), Silvano Parmesani (Canazei), Leandro Grones (Fodom), presenteranno i risultati del monitoraggio del traffico sui passi e le possibili soluzioni per cercare di mitigarlo.Nel 2018 si era sperimentato la chiusura ai veicoli a motore un giorno in settimana - per poche ore - di passo Sella. Ma la decisione aveva provocato la sollevazione di quasi tutti gli operatori turistici. «È facile dire - spiega l'assessore Alfreider - vietiamo il transito ai mezzi a motore, poi però ci si rende conto che il passaggio alla fase attuativa è complicata se non impossibile. Anche perché dal monitoraggio dei flussi risulta che il 40% dei passaggi è originato dai locali. Allora cosa facciamo: blocchiamo tutti, locali e turisti? Assieme ai colleghi trentini e veneti stiamo lavorando per creare i presupposti, perché usino i mezzi pubblici e gli impianti a fune. Se un divieto ci sarà - ma bisogna vedere come si può attuarlo - riguarderà le moto più rumorose: a breve dovrebbero entrare in funzione i fonometri che misurano appunto l'inquinamento acustico». Per gli appassionati della bici, Alfreider pensa alla predisposizione di tratti protetti - massimo un metro e mezzo di larghezza - lungo le strade dei passi, per garantire maggior sicurezza. «Per settembre stiamo organizzando il Bike Day, una giornata senza auto e moto, che - causa Covid - è saltato a giugno».

Trentino | 17 Luglio 2020

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Passi dolomitici, torna l'ipotesi pedaggio

trento «Scusi, lei ritiene che l'accesso a pagamento delle auto sui passi dolomitici possa fare bene all'ambiente?». A questa domanda - rivolta a 1.600 turisti durante l'estate scorsa da un gruppo di ricerca incaricato dalla Provincia di Bolzano - il 39% degli intervistati ha risposto «sì». E un altro 27% ha detto «forse». Così rispunta l'ipotesi di pedaggio sui passi dolomitici che, questo pare assodato, non servirà da sola a diminuire il numero di auto in transito sulle strade (come insegnano esperienze precedenti) ma potrà essere utile per sensibilizzare i turisti sul tema della sensibilità ambientale e per raccogliere fondi da destinare al trasporto pubblico o comunque sostenibile.Trento, Bolzano e BellunoSi è parlato di passi dolomitici ieri a Pian del Gralba (Selva Gardena) dove l'assessore trentino Roberto Failoni è intervenuto assieme al collega altoatesino Daniel Alfreider e ai sindaci Ivo Insam (Selva) e Leandro Grones (Livinallongo - Arabba) assieme al presidente di Dolomiti Superski, Sandro Lazzeri. Quest'anno il traffico non fa paura: «I picchi di traffico massimo sono circa il 25 per cento rispetto a quelli registrati negli anni scorsi» ha detto Alfreider. Ma comunqe, grazie anche alle telecamere installate l'anno scorso per il monitoraggio del traffico, si torna a parlare di sostenibilità: «La grande scommessa - ha detto Failoni - è quella di creare una mobilità alternativa, in grado i portare benefici al territorio e di dare al turista la sensazione di vivere la montagna in maniera diversa». La Regione Veneto e la Provincia di Belluno non hanno inviato rappresentanti alla conferenza stampa di ieri, ma comunque Failoni ha detto che "confermiamo la volontà di continuare a lavorare assieme all'Alto Adige e al Veneto, cosa che un anno fa sembrava quasi impossibile". E poi l'accenno alla Valle di Fassa, dove l'assessore Failoni sa bene che qualunque ipotesi di limitazione del traffico non troverà terreno fertile: «Naturalmente con un'attenzione particolare alla valle di Fassa» ha voluto mettere le mani avanti.Gli obiettiviL'assessore altoatesino Alfreider ha sottolineato che per il momento si procede

con l'analisi dei dati e con gli investimenti sul trasporto pubblico. In realtà sono anni che vengono raccolti dati sulla mobilità. E pure le interviste dell'estate 2019 non hanno fatto altro che confermare quello che già si sapeva, ad esempio che sono le moto (in particolare quelle più rumorose) la principale lamentela da parte dei turisti. L'altra cosa nota è che ai picchi di traffico estivo (almeno le estati scorse, prima dell'epidemia Covid) corrispondono lunghi periodi in cui sui passi dolomitici non c'è praticamente traffico. Proprio questo è stato uno dei punti maggiormente sottolineati dagli operatori economici dei passi Pordoi, Sella, Gardena, Campolongo. Ora i dubbi degli operatori economici sono affidati ai due presidenti delle Camere di Commercio di Trento e Bolzano, Giovanni Bort e Michl Ebner, che ieri hanno diffuso una nota congiunta: «Attualmente in Trentino-Alto Adige si sta valutando la possibilità di limitare il traffico sui passi dolomitici. È importante trovare una soluzione a questo problema, ma senza introdurre provvedimenti restrittivi di transito perché costituirebbero un ulteriore fattore di contrazione per l'attività degli operatori turistici già colpiti dalla crisi innescata dall'emergenza sanitaria. Secondo gli ultimi dati forniti dall'Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio di Bolzano, a maggio in Alto Adige il fatturato del settore alberghiero e della ristorazione è diminuito del 71% rispetto allo stesso mese del 2019 e, a giugno, l'85% delle imprese turistiche registra una domanda inferiore rispetto al livello precedente la pandemia. Anche in Trentino i fatturati del settore turistico registrano una forte contrazione, che nel primo trimestre era compresa tra il 25 e il 30%. E per il periodo aprile-giugno l'Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento stima una perdita economica ancora più severa, sia per il settore ricettivo, sia per quello della ristorazione, superiore al 60% rispetto allo stesso periodo del 2019. Possiamo capire che si pensi a come limitare il traffico sui passi delle Dolomiti - concludono Ebner e Bort - tuttavia, non è questo il momento di introdurre restrizioni. Non appena l'economia e, soprattutto, il turismo della nostra regione si saranno ripresi a sufficienza, sarà possibile prendere provvedimenti anche rispetto alla riduzione del traffico sui valichi dolomitici».A.S.

Alto Adige | 17 Luglio 2020

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Passi Dolomitici, nessun divieto ma tolleranza zero con le moto

Antonella Mattioli BOLZANO Nessun divieto. Per quest'estate, fortemente condizionata dalla paura del Covid, la strategia concordata tra Alto Adige, Trentino e Veneto, per cercare di mitigare il traffico sui passi Dolomitici, prevede solo un potenziamento del servizio pubblico. Ma tolleranza zero con le moto, in particolare le più rumorose, perché sono quelle che - anche in base al sondaggio effettuato nell'estate 2019 e al quale hanno partecipato 1.619 persone - sono considerate "estremamente fastidiose".Le moto rumoroseA questo proposito Salvatore Erich Atorino, commissario e vicedirigente della Polizia stradale di Bolzano, ricorda che nelle ultime tre settimane sono stati controllati 220 motociclisti e rilevate 75 infrazioni, tra le quali eccesso di velocità e sorpassi vietati. In 10 casi era stato tolto il DBKiller, il piccolo silenziatore che posto all'estremità d'uscita di un terminale di scarico, riduce dal 15% al 25% il rumore. Perché al motociclista piace sentire il rombo del motore che invece infastidisce gli altri utenti della strada e coloro che in montagna passeggiano, fanno escursioni o semplicemente vivono. Per questo anche l'assessore provinciale Daniel Alfreider, guarda con interesse al divieto di circolazione - introdotto dal 10 giugno al 31 ottobre in Tirolo - per le moto il cui rumore superi i 95 decibel. «Per farlo anche da noi - dice il dirigente della Stradale - serve però un'ordinanza. Inoltre le forze dell'ordine devono essere dotate di fonometri per misurare le emissioni acustiche». Il ticketPer il futuro non si esclude - ma al momento siamo solo a livello di ipotesi - l'introduzione del ticket per accedere ai passi. Soluzione questa che trova d'accordo sia l'assessore Alfreider che il collega trentino Roberto Failoni e il sindaco di Livinallongo/Fodom Leandro Grones. Oltre al 39% degli intervistati nell'ambito del sondaggio promosso tra gli ospiti delle Dolomiti. Gli incassi verrebbero poi reinvestiti in interventi sulla rete stradale. Questo in sintesi quanto emerso ieri dalla conferenza stampa, organizzata a Plan de Gralba, per discutere - come ogni estate ormai - del problema traffico sui passi intorno al Sella. La domanda - per ora senza risposta - è sempre la stessa: come ridurre la pressione di auto, moto, pullman, camper senza danneggiare il turismo e penalizzare i locali. Il monitoraggio«La base per realizzare un progetto complessivo - ha spiegato Alfreider - è rappresentata dal monitoraggio del traffico che comunque, al momento, è ancora molto contenuto: l'ultima domenica si sono registrati 1.500 passaggi contro i 6-6.500 dello stesso periodo degli anni precedenti». Ci sono 24 telecamere installate a passo Sella, Plan de Gralba, passo Gardena, Colfosco, Corvara, passo Campolongo, Arabba, passo Pordoi e Livinallongo. E a breve verranno installati anche i fonometri, per registrare il rumore che è quello che più preoccupa. Analizzando i dati degli ultimi 30 giorni, emerge che la tratta tra Colfosco e passo Gardena presenta una mole di traffico più che doppio rispetto a quello della tratta tra Arabba e passo Pordoi. Traffico maggiore si ha sul Sella, poi leggermente meno Gardena e Campolongo e decisamente meno il Pordoi, sia per il traffico totale che per le moto.Bus e funivieNumeri alla mano - alla fine di questa strana estate - si deciderà assieme come muoversi per il 2021: «La sfida - ha detto Failoni - è quella di creare una mobilità alternativa». Che in concreto punta sul potenziamento del servizio pubblico integrato con la rete degli impianti di risalita. Per l'Alto Adige significa collegare con degli shuttle, che partono dai paesi, le stazioni a valle delle funivie Col Raiser, Dantercepies e Ciampinoi in Val Gardena; funivie di Colfosco, Boè ed Arlara in Val Badia. Obiettivo: dare la possibilità soprattutto al turista di lasciare l'auto in garage. Una soluzione questa che piace ovviamente a Sandro Lazzari, presidente del Dolomiti Superski. D'accordo anche Ivo Insam, vice sindaco di Selva: «Bisogna incentivare l'uso di bici e funivie, per ridurre il traffico». E ancor più i turisti che dicono di prediligere per spostarsi il trasporto pubblico (45%) e la bici (41%); meno l'auto (27%). Percorsi per le biciBuone notizie per gli appassionati: la Provincia ha elaborato uno studio di fattibilità per tracciare sulle strade dei passi percorsi riservati. Non sono previste invece giornate dedicate esclusivamente alle bici, se non il Bike Day sul Sella che quest'anno si vorrebbe fare a settembre.

Corriere delle Alpi | 17 Luglio 2020

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Passi dolomitici, due residenti su tre chiedono di introdurre il pedaggio

Francesco Dal Mas livinallongo Un pedaggio per tutelare le valli e in particolare i passi. Lo chiede convintamente il 39% dei residenti delle terre alte, ai quali si aggiunge un 27% di possibilisti. Questo significa che due abitanti su tre ritengono ormai necessario un accesso a pagamento per migliorare la protezione della flora e della fauna. L'indagine è stata fatta su oltre 1.600 residenti nei paesi intorno al gruppo del Sella, quindi la partecipazione è risultata davvero massiccia. «Sorprendente per adesioni e per conclusioni», afferma il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Plan de Gralba nel Comune di Selva Gardena al quale hanno preso parte l'assessore provinciale alla mobilità di Bolzano, Daniel Alfreider, il suo omologo trentino, Roberto Failoni, il vicesindaco di Selva Gardena, Ivo Insam, e il presidente di Dolomiti Superski, Sandro Lazzari. Solo il 16% ha risposto di no. E il prezzo del ticket? Il 52% propone meno di 10 euro, il 23% tra i 10 e i 20, l'11% oltre i 20 euro. Naturalmente non pagherebbero gli abitanti dei territori coinvolti, neppure i villeggianti stanziali. «La gabella sarebbe a carico», ipotizza Grones, «del turista mordi-e-fuggi che ci invade la domenica, portandosi dietro di tutto e lasciandoci i sacchetti delle immondizie, tante volte purtroppo neppure dentro gli appositi cestini». L'indagine ha considerato parecchie voci tra le quali la contestazione alle moto e ai ciclisti maleducati.Salvatore Atorino, della polizia stradale di Alto Adige, Trentino e Belluno ha presentato alcuni dati riguardanti i controlli effettuati dalle forze dell'ordine sui centauri nel corso di alcune giornate estive caratterizzate da traffico intenso. Nelle ultime tre settimane sono stati controllati complessivamente 220 motociclisti e sono state rilevate 75 infrazioni, tra le quali eccesso di velocità, sorpassi vietati e modifiche ai mezzi non consentite dalla legge. Alla lettura di questi dati, il commento di Osvaldo Finazzer, coordinatore degli 80 operatori turistici dei passi, è stato lapidario: «Fanno bene le forze dell'ordine a fermare i motociclisti e ad obbligarli alla revisione dei motori o di ciò che hanno truccato o è fuori regola, ma la sanzione rischia di allontanarli dal nostro territorio».Albergatori e ristoratori, in ogni caso, stiano tranquilli, non è in programma la chiusura dei passi. Le province di Trento e Bolzano e il Comune di Livinallongo vogliono, invece, lo sviluppo dei mezzi di trasporto pubblici, un monitoraggio complessivo del traffico sui valichi e una programmazione strategica comune nell'elaborazione di soluzioni per una mobilità sostenibile. «L'obiettivo è quello di elaborare un progetto complessivo e di realizzarlo passo dopo passo. Nel corso del 2020, a causa della situazione d'emergenza», ha sottolineato l'assessore Daniel Alfreider, «verranno effettuati i primi passi nel campo della riduzione del traffico e del suo spostamento sui mezzi pubblici». Da parte sua l'assessore trentino Roberto Failoni ha affermato che «la grande scommessa è quella di creare una mobilità alternativa, in grado di portare benefici al territorio e dare al turista la sensazione di vivere la montagna in maniera diversa». Del tutto nuovo l'impegno nel potenziamento dei collegamenti degli autobus verso sei impianti di risalita presenti sui passi dolomitici. «In questo modo non solamente colleghiamo tra loro due mezzi di trasporto sostenibili, ma diamo anche al turista l'opportunità di lasciare in garage la propria macchina», ha sottolineato Alfreider. Il presidente di Dolomiti Superski, Sandro Lazzari, a questo proposito ha sottolineato l'importanza di una combinazione efficiente tra le funivie e i mezzi di trasporto pubblici. «L'offerta di servizi turistici da parte delle vallate dolomitiche deve avere come obiettivo prioritario il costante miglioramento della propria offerta per consentire agli ospiti di apprezzare appieno ed in libertà le bellezze della natura ed il panorama unico delle Dolomiti». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 18 Luglio 2020

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Pedaggio per il "mordi e fuggi"? «Cauti, però se ne può parlare»

CORTINA Un pedaggio per il turista "mordi e fuggi" che attraversa le valli dolomitiche e sale sui passi? L'idea non piace soltanto al 16% dei 1619 residenti nelle valli intorno al gruppo del Sella, quindi anche Livinallongo ed Arabba, interpellati attraverso un'approfondita indagine sulla protezione dell'ambiente. Il 66% dice convintamente sì.«Un pedaggio come sulle Tre Cime o a Braies? La proposta richiede un po' di riflessione», risponde Federico Caner, assessore al Turismo del Veneto, «è vero però che se ne parla da qualche tempo, perché indubbiamente i Comuni vanno incontro a spese anche soltanto per essere attraversati da decine di migliaia di auto il sabato e la domenica, senza un ritorno economico. Eppure il Comune deve provvedere alle strade e agli altri servizi. Qualcosa bisognerà fare, ma starei piuttosto attento a moltiplicare l'imposizione fiscale».Nei prossimi giorni Caner, la collega ai Trasporti Elisa de Berti e gli assessori di Trento e Bolzano si incontreranno per individuare le possibili alternative alla chiusura dei passi. Per tutta la giornata di ieri hanno esultato albergatori e ristoratori del Falzarego, del Giau, del Val Parola, del Campolongo, del Gardena, del Sella, del Pordoi e del Fedaia alla notizia che da parte delle Province e della Regione Veneto è stata accantonata l'idea di chiudere il traffico auto nelle giornate di maggiore afflusso.«Abbiamo vinto una battaglia durata 13 anni e siamo soddisfatti, ma il tempo

prezioso e sprecato per queste inutili e spregevoli controversie che si potevano risolvere con dei semplici e proficui incontri amichevoli è impagabile», afferma Osvaldo Finazzer, coordinatore del Comitato degli operatori, «lo stress causato da alcuni politici, dirigenti e presidenti arroganti ci ha guastato il sorriso; loro hanno fatto il bello e il cattivo tempo, hanno divulgato asserzioni non vere per confondere gli animi. Credo che la vita trascorsa in questa maniera sia una grande "schifezza". Non trovo altro termine, provo dispiacere e delusione per ciò che ho provato ed incontrato in questi 13 anni».Adesso, dunque, spazio alle alternative. Il Comune di Auronzo introita oltre un milione l'anno dal pedaggio sulla strada delle Tre Cime.«Qui si giustifica, anche per le spese che abbiamo nella gestione dei parcheggi; altrove», pone qualche dubbio la sindaca Tatiana Pais Becher, «ritengo che sia controproducente. Meglio incentivare il trasporto pubblico, come si sta facendo proprio verso le Tre Cime».Così la pensa anche il 64% dei residenti (il campione è sempre di 1619). Ma - ricorda Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, che ha partecipato all'organizzazione dell'indagine - la stessa percentuale del 64% "sponsorizza" la bicicletta". E l'auto?"Solo" il 43%. L'inquinamento, soprattutto acustico, non è più sopportato da chi vive in montagna. Il rumore delle moto è ritenuto «estremamente fastidioso» dal 40%, con un'aggiunta del 38% che sostiene che «spesso disturbano». Le auto non sono sopportate, per lo stesso motivo, dal 63% dei residenti. E, allora, quali sono le misure da adottare per migliorare il traffico?«Anzitutto», è la risposta, di cui fa sintesi Grones, « è la sensibilizzazione degli ospiti già prima che arrivino in valle. Così ritiene il 18%, mentre il 16% vorrebbe che fossero migliorati i trasporti pubblici, l'11% desidererebbe una corsia preferenziale per i ciclisti». Ritorna, nell'indagine, l'ipotesi di chiusure del traffico specie motorizzato, almeno quello individuale: il 10%. Il contingentamento sarebbe preferito dal 9%, l'% sostiene che ci vorrebbe il pedaggio almeno a carico del traffico individuale motorizzato (il 5% vuole la chiusura completa).«Questa indagine merita uno specifico approfondimento», riconosce il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, «il turismo post Covid sta dimostrando che la sostenibilità è la condizione con la quale la maggior parte dei cittadini vuole andare in vacanza. Se, come si dice, le Olimpiadi 2026 dovranno avere questo marchio, c'è di che pensare e progettare immediatamente. Anche per non trovarci impreparati al ritorno d'immagine dopo la prossima stagione della fortunata fiction "Un passo dal cielo"». Per Padrin non ci sono dubbi: «Non vogliamo fare la fine di Braies». --Francesco dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alto Adige | 19 Luglio 2020

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Auto sui passi dolomitici, Messner: basta studi inutili, adesso occorre coraggio

Enzo Coco BOLZANO La montagna va protetta. Con provvedimenti coraggiosi. Parola del «Re degli Ottomila» Reinhold Messner, uno che di coraggio se ne intende parecchio avendo compiuto alcune delle imprese più temerarie del nostro tempo. Un coraggio che però sembra mancare alla politica ogni volta che si approccia al tema della mobilità sui passi dolomitici. Ma se sulla questione della mobilità, il Re degli Ottomila strizza l’occhio agli ambientalisti, per quanto riguarda lupi ed orsi il suo giudizio è tranchant. Vanno allontanati perché sono incompatibili con il turismo. Come valuta le decisioni che sono state prese nell’ultimo vertice tra Alto Adige, Trentino e Veneto? «In sostanza sono solo un espediente per non decidere e per accontentare albergatori e operatori turistici poco lungimiranti in un periodo di crisi». Come andrebbe affrontato secondo lei il problema della mobilità sui passi? «Capisco il problema contingente creato dal coronavirus, ma gli studi non servono. Sappiamo già come stanno le cose e lo sappiamo da almeno una decina d’anni. Il rumore eccessivo è insopportabile quando si è in montagna e nella natura. Possono fare tutti gli studi e le rilevazioni che vogliono, ma la sostanza non cambia: i passi più frequentati hanno bisogno di un sistema di calmierazione del traffico e spetta alla politica decidere e intervenire. L’assessore Alfreider ha buona volontà e si impegna al riguardo e va molto bene la collaborazione con Belluno e Trento, ma lui è frenato dalle varie lobby». Secondo lei bisognerebbe prendere provvedimenti più drastici? «Certamente e lo dico dal punto di vista essenzialmente turistico. Chi viene in vacanza da noi lo fa anche per fuggire dal caos delle città, perché vuole la pace, il silenzio, una vacanza “slow” a contatto con la natura, l’agricoltura. A questa gente dobbiamo offrire un turismo di qualità senza andare al traino degli altri». A cosa si riferisce? «In Tirolo hanno vietato il transito su alcune strade per il problema dell’eccessivo rumore e da noi si vorrebbe subito cercare di imitarli. Dobbiamo invece essere un’avanguardia, proponendo soluzioni innovative per riconquistare il primato di un turismo di qualità che Austria e Svizzera cercano di sottrarci». E quali potrebbero essere queste soluzioni innovative? «Dobbiamo offrire ad alto livello quello che il turista cerca. Se è pace, aria pulita, vita agreste allora questo è quello che si deve fare eliminando tutto ciò che è di disturbo alla realizzazione di questo obiettivo. Non solo le moto troppo rumorose. E qui si innesta anche un altro problema». Quale? «Quello degli orsi e dei lupi. Il contadino di montagna è una componente di questo turismo di qualità. É l’elemento che cura la natura alle quote più alte, quelle dei passi appunto e anche più in su. Se lui rinuncia all’alpeggio delle proprie greggi per via soprattutto dei lupi, la montagna si spopola e viene a cadere una parte dell’offerta».

Che fare dunque con i plantigradi e i lupi? «Gli orsi sono un problema relativo, mentre i branchi di lupi sono in crescita. Vanno allontanati e se occorre soppressi per non causare lo spopolamento delle malghe che sono una parte integrante della domanda turistica».

Alto Adige | 25 Luglio 2020

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Limite dei 60 all'ora in montagna Bolzano non seguirà Trento

bolzano Decisa venerdì, in vigore da ieri. La Provincia di Trento adotta la linea dura contro la velocità sulle strade di montagna. Imposto il limite dei 60 chilometri all'ora su numerosi tratti. E sui passi dolomitici nel versante trentino i 60 chilometri estivi erano già previsti. La delibera della giunta trentina penalizza in particolare le moto, protagoniste della maggior parte dei divieti, estesi alle auto solo in alcuni tratti. Palazzo Widmann non seguirà l'esempio dei colleghi trentini. «Anche noi abbiamo numerosi tratti di strade montane con il limite dei 60 chilometri all'ora. Un cartello in più non cambia la situazione», prende posizione l'assessore provinciale alla Mobilità Daniel Alfreider, «Noi puntiamo sui controlli». Così Alfreider, fresco di conferenza stampa nella zona del passo Sella proprio per parlare di mobilità sui passi: «I limiti di velocità ci sono, ciò che serve è una campagna di controlli, per tirare fuori dalle strade chi non intende rispettare la montagna. È quanto sta accadendo questa estate, grazie all'intesa del Commissariato del governo con le forze dell'ordine: nei fine settimana vengono organizzati controlli straordinari, che danno risultati. Eccome». In parallelo, assicura l'assessore, «prosegue il nostro lavoro di raccolta dei dati sul numero dei passaggi e, a breve, sul rumore. Sarà la base delle future iniziative, in dialogo con la Provincia di Trento e di Belluno». Robert Rottonara, sindaco di Corvara in Badia, è più che scettico sulla novità trentina: «Santa Polenta, aggiungere qualche divieto non serve a nulla. Purtroppo. I motociclisti non li rispettano. Stanno calmi solo quando ci sono i controlli. Appena spariscono i carabinieri, tutto torna come prima. E non puoi chiedere alle pattuglie di presidiare le strade di montagna dieci ore al giorno. Per questo mi tengo lontano dalle ordinanze: se individui un bisogno, devi essere in grado di provvedere». Non resta che arrendersi? «Allora, la chiusura dei passi non è fattibile, perché gli operatori turistici sono tutti contrari, con poche eccezioni. Ecco, magari con dei controlli automatici si potrebbe iniziare a ragionare», così Rottonara. Come detto, la Provincia di Trento ha deciso di andare oltre il limite dei 60 chilometri previsto sui principali passi dolomitici. Le limitazioni si allargano e riguardano le strada del Monte Bondone, con la salita da Trento (via Sardagna e Candriai) e poi la discesa fino alla valle dei Laghi passando dalle Viote da Lagolo: lungo questi tratti la velocità massima sarà di 60 all'ora con alcuni tratti in cui il limite scende a 50. Situazione analoga lungo la strada che da Garniga sale alle Viote. Velocità ridotta anche sull'altopiano di Brentonico (fino al confine con il Veneto) e nel tratto della Val d'Ampola, fino al centro abitato di Storo.Lungo le strade del passo Tonale (da Fucine al passo) e del passo Manghen (dalla val Calamento fino a Molina di Fiemme) il limite di velocità è stato fissato a 60 chilometri orari ed è valido solamente per le motociclette. Questo ad eccezione di alcuni tratti, ad esempio l'attraversamento di centri abitati, in cui il limite è inferiore (50 chilometri orari) ed è valido per tutti i veicoli. «L'obiettivo è innalzare il livello di sicurezza della circolazione, riducendo il numero degli incidenti stradali» ha spiegato la giunta. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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