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RASSEGNA STAMPA OTTOBRE 2017
1 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
01 OTTOBRE 2017 L’Adige | 01 Ottobre 2017
p. 13 “Stop caroselli e via traffico dai passi” LORENZO BASSO «Il futuro del turismo in Trentino non sta nel creare nuove infrastrutture o nuovi caroselli sciistici, ma nell'utilizzare al meglio ciò che abbiamo, lavorando alla destagionalizzazione della montagna, al ricambio generazionale nelle categorie del comparto, nella mobilità e nella riduzione del traffico anche con la chiusura dei passi alpini. Il cambiamento va costruito assieme partendo subito, altrimenti ci troveremo a scontare un ritardo incolmabile rispetto ai nostri concorrenti internazionali». L'assessore provinciale alla tutela ambientale ed ai trasporti Mauro Gilmozzi ha tracciato ieri mattina, presso la sala della Fondazione Caritro, la strada per le future politiche di sviluppo turistico dell'amministrazione locale. Prendendo 2 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
la parola nella seduta plenaria conclusiva della diciottesima edizione della Borsa internazionale del turismo montano (Bitm), guidata dal direttore dell'Adige Pierangelo Giovanetti , l'esponente di giunta, intervenuto in qualità di vicepresidente della Fondazione Dolomiti Unesco, ha infatti sottolineato l'esigenza di «allinearsi alle nuove aspettative di chi viaggia», rinunciando ai grandi impianti invernali a favore della tutela ambientale e paesaggistica ed in vista di un perfezionamento dei trasporti pubblici anche in alta quota. Una serie di misure che, a suo dire, dovrebbero essere supportate da «un cambio di passo culturale per la definizione di modelli nuovi». «Se vogliamo assicurare un futuro al turismo nel nostro territorio - ha quindi precisato Gilmozzi - dobbiamo riformare i nostri modelli, risalenti al secolo scorso, per un'offerta in grado di anticipare le esigenze del mercato futuro, in grado di essere appetibile ai giovani di oggi. Se i nostri operatori hanno meno sensibilità per l'ambiente (vedi come i rifugisti si sono approcciati alla questione della chiusura al traffico dei passi montani), i turisti di domani si dimostrano infatti attenti alla sostenibilità ed alla mobilità ad impatto zero. Il cambiamento va costruito assieme, ma occorre iniziare fin da subito per evitare di perdere una sfida che riguarda tutti». Della necessità di un cambiamento nel settore, che oggi conta circa 5mila imprese e oltre 28mila addetti, ha parlato anche il segretario generale della Camera di commercio di Trento Mauro Leveghi che, ponendo la realtà trentina in confronto con quella dell'Alto Adige, ha rilevato l'opportunità di un cambio di posizionamento in vista di una maggiore competitività. «Il reddito prodotto sul territorio - ha detto, definendo in 700milioni di euro il mercato generato dal comparto turistico locale ogni anno - deve essere reinvestito in crescita e sviluppo, mentre la filiera deve puntare maggiormente sull'identità del territorio per differenziarsi dal resto dell'arco alpino». L'incontro, in cui si è discusso anche di marginalità di esercizi economici, di agricoltura di montagna e di servizi decentrati, è stato anche l'occasione per fare il punto sulla situazione all'indomani di un'estate da record, che ha visto una crescita del turismo del 6,5% rispetto all'anno passato (con un incremento di visitatori di 500mila unità e il superamento dei 9milioni di presenze totali). «La montagna - ha specificato al proposito l'amministratore unico di Trentino Marketing Maurizio Rossini - sta riscuotendo un nuovo interesse, mentre le nostre strutture stanno investendo in qualità. Ora cerchiamo di valorizzare ciò che abbiamo cogliendo tuttavia le nuove tendenze di mercato, puntando su elementi come la salute ed il benessere o l'ambiente». Corriere delle Alpi | 01 Ottobre 2017
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p. 20 «È stata una sperimentazione, parliamone» LIVINALLONGO «Noi siamo aperti al confronto con il Veneto. Quindi le nuove misure per un accesso diverso, più compatibile, ai passi, le prenderemo anche con gli amici veneti. Speriamo nella massima condivisione».Così Mauro Gilmozzi, assessore provinciale di Trento, sui provvedimenti che verranno presi alla luce dell'esperienza dei "green days" estivi.Gilmozzi sa che il Veneto non ha condiviso la chiusura di mercoledì, in luglio ed agosto, del Sella, ancorché sia in territorio di Trento e Bolzano.«Me ne ha parlato direttamente l'assessore Caner, chiedendomi cortesemente perché non li avevamo coinvolti. Ho risposto», racconta Gilmozzi, «che era una sperimentazione, fra l'altro limitata al nostro territorio, ma che provvederemo la prossima volta ad invitarli al nostro tavolo».Tavolo che sarà convocato il 24 o 25 ottobre: Trento e Bolzano analizzeranno tutti i dati delle 9 giornate di accesso sostenibile al Sella.«Tireremo un bilancio, lo approfondiremo, valuteremo se continuare l'esperienza, chiuderla o proseguirla in modo diverso. Le proposte sono tante. Nessuna sarà scartata dalla nostra valutazione». Gilmozzi e Caner si sono visti in sede di Fondazione Dolomiti Unesco. Fondazione che ha calcolato in 2 milioni i veicoli in transito nell'estate di qualche anno fa, ai tempi della prima (ed ultima) indagine Eurac. Ed è proprio la Fondazione a suggerire un flusso più creativo, dal punto di vista ambientale, ai valichi tra una valle dolomitica e l'altra. Non solo Caner, d'altra parte, ma anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha ripetutamente affermato che il diritto alla mobilità non può essere in alcun modo limitato, pur riconoscendo la necessità di limitare al massimo ogni forma di inquinamento, specie in un paradiso ambientale quale sono le Dolomiti. (f.d.m.) Gazzettino | 01 Ottobre 2017
p. 13 edizione Udine Dolomiti, il valore aggiunto sono gli uomini che ci vivono CIMOLAIS «Con la Fondazione Dolomiti Unesco stiamo dando valore, attraverso le comunità locali, non solo all'unicità delle montagne, ma anche alle tradizioni, agli stili di vita e alle buone pratiche che chi vive ogni giorno in questi luoghi mette in atto per preservarle». Così Mariagrazia Santoro, assessore regionale alle Infrastrutture, è intervenuta, in qualità di presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, alla presentazione di Dolomiti. Montagne - Uomini - Storie, il documentario del giornalista Piero Badaloni, realizzato con Fausta Slanzi e Nicola Berti. Santoro ha ricordato con soddisfazione che a marzo, alla Fiera mondiale del Turismo di Berlino, l'esperienza delle Dolomiti Friulane è stata presa ad esempio dal rappresentante Unesco di Parigi. Un'esperienza che secondo l'esponente francese va replicata anche in altri siti di valenza mondiale, per gli obiettivi raggiunti in termini di progettualità turistiche sostenibili.Le attività vengono svolte in stretta collaborazione con il Parco delle Dolomiti Friulane, e le Uti delle Valli e delle Dolomiti friulane e della Carnia a cui vengono trasferiti fondi per 82 mila euro.L.P. 4 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
02 OTTOBRE 2017 Gazzettino | 2 Ottobre 2017
p. 7 Cadore Capitale: in Provincia verrà illustrata la candidatura PIEVE DI CADORE Sarà una presentazione stampa in grande stile quella per la candidatura del Cadore a Capitale italiana della cultura per l'anno 2020. Del resto non era mai successo che a candidarsi fosse un'area vasta, un insieme di valli, ventidue comuni insieme. Finora erano state singole città, per tutto questo la candidatura del Cadore assume una valenza del tutto originale. Le caratteristiche della proposta, che si articola intorno ai temi della Cultura, delle Dolomiti e dell'Innovazione e i contenuti del dossier che la sostengono, saranno presentati in una conferenza stampa in programma venerdì 6 ottobre alle 12.30 a Palazzo Piloni, sede dell'amministrazione provinciale. Con il presidente della Magnifica Comunità di Cadore, Renzo Bortolot, interverranno la presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Marcella Morandini, il presidente di Confindustria Belluno Luca Barbini e Riccardo Palmerini di Apindustria Servizi, curatore del progetto. Interverrà Pier Paolo Baretta, sottosegretario dell'Economia e delle Finanze. La prossima data chiave sarà il 15 novembre, da qual momento il Ministero svelerà le dieci candidate rimaste, quelle che hanno superato il primo turno.G.B.
03 OTTOBRE 2017 Il Sole 24Ore | 03 Ottobre 2017 http://www.ilsole24ore.com/art/viaggi/2017-10-02/nofilter-l-estate-indiana-dolomiti-121755.shtml?uuid=AEYmx5cC #nofilter: le tappe per catturare l’estate indiana nelle Dolomiti Luisanna Benfatto Le foto scattate qui non hanno bisogno né di filtri, né di fotoritocco. Stiamo parlando delle Dolomiti, patrimonio Unesco dal 2009, che in autunno stupiscono con effetti speciali. E’ nella cornice di Dolomiti SuperSummer, 12 valli tra Trentino, Alto Adige e Veneto, dove il foliage è il plus offerto agli escursionisti anche della prima ora, che possono approfittare della luce particolare che illumina la montagna in autunno per scattare foto ricordo di notevole impatto cromatico. Qui 5 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
e in questa stagione, all’esperienza salubre e rinvigorente di una bella passeggiata ad alta quota, si può unire quella estetica di catturare prima con gli occhi e poi con l’apparecchio fotografico il gioco dei contrasti tra il giallo dorato dei larici e il manto verdeggiante delle conifere, con punte occasionali di rosso vermiglio, arancio e ocra delle varie latifoglie tipico dell’indian summer (per gli italiani l’estate di San Martino). Ecco alcune proposte di escursioni. CORTINA D'AMPEZZO In autunno nel lago Sorapiss, nel Parco Naturale Dolomiti d'Ampezzo, acquisisce un'aura ancora più romantica, perché meno frequentato è possibile incontrare stambecchi, cervi o intravedere il volo delle aquile. Il lago offre un colpo d'occhio notevole: è uno specchio dai colori surreali, tra il turchese e l'acquamarina, che brilla come un gioiello grazie alle sottili polveri di roccia in sospensione, portate dal ghiacciaio. Si sale con la funivia del Faloria, e giunti alla forcella Faloria si sceglie uno dei percorsi, lungo il sentiero 223 e poi 216, oppure lungo il 215, che vedono come tappa appunto il lago, perfetto per prendere un ultimo scampolo di sole e fare un pic-nic. PLAN DE CORONES Un tempo questo era il granaio della Val Pusteria. Oggi c'è il “Sentiero dei Mulini”: ad acqua, vecchi anche di cinque secoli, oggi restaurati con cura, si trovano lungo il torrente di Terento, testimoni muti di un passato affascinante. Una passeggiata con lieve dislivello, lunga quasi 5 chilometri. ALTA BADIA Un inizio autunno più colorato che mai in Alta Badia, dove la tradizione agricola alpina risplende in maniera ancora più marcata in questo periodo dell'anno, con i campi bruni, i boschi gialli, il cielo terso e le montagne zuccherate. E non è raro incontrare animali al pascolo dietro casa o lungo i sentieri panoramici. Tra questi anche i cavalli Avelignesi, o i Norici. E sono loro i protagonisti indiscussi di una delle manifestazioni più tipiche autunnali in Alta Badia: la Cavalcata di San Leonardo. La data da segnare in calendario è domenica 5 novembre: i cavalli di razza Noriker e Haflinger, che sfileranno con in sella cavalieri in costume, accompagnati da bande e carri allegorici, daranno vita ad un lungo corteo in centro a San Leonardo. Non mancheranno gli stand gastronomici dove gustare i piatti della tradizione locale, come “turtres” e “furtaies”, e il mercato contadino. VAL GARDENA L'enrosadira la conoscono tutti: è quando al tramonto i “Monti Pallidi”, le Dolomiti, si accendono di sfumature rosate, viola e cremisi. Uno spettacolo accentuato dalle tinte calde dell'autunno, il periodo in cui viene organizzato “Burning Dolomites”, nel cuore della Val Gardena. Fino al 3 novembre, un doppio appuntamento settimanale: il mercoledì e il venerdì. ALPE DI SIUSI Macchina fotografica al collo, andiamo a scoprire due degli itinerari più amati dell'Alpe di Siusi, alla portata delle famiglie e dei meno allenati. Il sentiero dei masi ad Aica di Fiè, chiamato anche “Oachner Höfeweg”, si sviluppa su antichi cammini carrabili e comunali, i cosiddetti “Kirchsteigen”, ripuliti e collegati tra di loro, attraverso prati e castagneti. Un percorso che gode di una bella esposizione solare. Un altro sentiero facile e di grande bellezza è quello intitolato alla coppia di sciatori e alpinisti Hans e Paula Steger, che si snoda da Compaccio fino a Saltria attraverso prati e pascoli. ARABBA Uno dei luoghi più suggestivi che si può scoprire a Livinallongo del Col di Lana nella valle di Fodom è il sentiero delle cascate di Retiz: impossibile non restare affascinati dalla varietà di piante, rocce e scorci caratteristici che si incontrano, in particolare dove il Rio Chiesa si getta con grande fragore da un salto roccioso. Il sentiero si chiama, un dialetto, “Teriol dei pisciándoi de Retic”, ed è un vero e proprio percorso botanico – storico – geologico in mezzo a prati e boschi, cespugli di rosa canina e sambuco, che si dipana lungo i piccoli borghi di Col, Retic e Fopa. SAN MARTINO DI CASTROZZA Anche qui la passeggiata cromatica è assicurata sotto le Pale di San Martino. Si consiglia la Val Canali, con i suoi faggi e larici che si specchiano nelle acque del Lago Welsperg. Anche i boschi di Sagron Mis regalano suggestivi spettacoli coem pure la passeggiata Cordognè-San Giovanni, oppure il sentiero Marciò, che attraversa la famosa Foresta di Paneveggio, dove larici, sorbi e aceri creano contrasti di colore con gli abeti rossi impiegati per le casse armoniche dei violini. In autunno diventa il regno dei cervi. VALLE ISARCO 6 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
A bordo della cabinovia della Plose, a quota 2050 metri, si è di fronte a un paesaggio imponente, che si apre sulle Dolomiti. Chi lo desidera può trascorrere prendere il sole, fare pic-nic e giocare con i bambini nel parchetto dedicato all'arrampicata, oppure proseguire verso la vetta della Plose. Per concludere la giornata, niente di meglio del Törggelen, tradizione tipica dell'autunno che segue il periodo della vendemmia, proposta da taverne e locande: gustare le specialità culinarie della zona, tra castagne arrosto, prodotti locali e vino delle cantine di zona, in una Stube.
04 OTTOBRE 2017 Corriere delle Alpi | 04 Ottobre 2017
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p. 31 Ai piedi delle Dolomiti il tocco romantico che conquistò Dino Buzzati di Valentina Voi BELLUNO Il cielo di Belluno come soffitto, l'erba tenera al posto del pavimento, un arredo di fiori profumati e colorati dipinti. Sono poche le dimore che possono vantare un "salotto" così e gli abitanti di Villa Buzzati lo custodiscono con cura: il giardino è il fulcro della vita di questa abitazione antica e moderna al tempo stesso. Tra passato e presente. Abbiamo visitato la villa, casa natale dello scrittore Dino Buzzati, insieme alle sorelle Morassutti che dal 2006 portano avanti con l'associazione culturale "Villa Buzzati San Pellegrino - Il granaio" l'obiettivo di far vivere questo luogo in modo artistico e contemporaneo, valorizzandone il passato ma facendolo vivere nel presente. «Vogliamo far conoscere questa dimora» spiega Valentina Morassutti, pronipote di Buzzati, «che ora comincia ad essere visitata anche dai bellunesi. Ma si potrebbe fare di più, penso in particolare alle scuole». Sulle orme di Buzzati. Il giardino è un punto di partenza ideale per visitare l'antica villa trasformata nell'800 in un bell'esempio di residenza di campagna di stile "romantico": un tappeto verde attorniato da un lato dall'orto e dall'altro da una fila di carpini a cui si accede da una piccola scalinata. Quei gradini, racconta la pronipote dello scrittore, erano la sua "scrivania" personale. «Attraversava il giardino, si sedeva lì e osservava quella che lui chiamava la montagna della sua vita». È il monte Schiara, che dall'alto veglia sull'infanzia di Dino, sui suoi giochi in cortile, sulle sue incursioni nel granaio e in età adulta sui suoi soggiorni a Belluno. «La famiglia si trasferiva qui da giugno a novembre» continua Valentina, «c'era un mondo che aspettava solo di essere scoperto». Oggi quel giardino è ancora il fulcro della casa. La sua particolarità, oltre al meraviglioso panorama delle prime Dolomiti bellunesi, sta nelle pareti affrescate che corrono lungo tutto il corpo principale della villa. È decorata anche la parete del granaio, un edificio staccato dal corpo principale i cui dipinti contribuiscono ad incorniciare il giardino. Gusto romantico. L'antico impianto del complesso era ben diverso da come lo vediamo oggi. Nel '500, periodo a cui risale la chiesetta di San Pellegrino che annuncia a chi si trova in Sinistra Piave che siamo nei dintorni della villa, doveva trattarsi di una residenza ad uso agricolo. La famiglia Buzzati ne prende possesso nel 1811 e pochi anni dopo iniziano una serie di lavori che le danno l'aspetto moderno. Fondamentale fu il contributo del pittore Pompeo Molmenti, ospite abituale della villa. La dimora assunse così un aspetto di gusto romantico con dettagli come il pozzo in ferro battuto o la facciata del lato est in stile gotico. Una dimora vissuta. L'entrata della villa si trova sul lato opposto, da dove si accede anche agli ex rustici e alla zona dell'antico forno. La zona che un tempo ospitava i contadini e le attività agricole si trova a pochi metri dalla villa vera e propria e, nel caso dell'ala est, le è addirittura adiacente. Una commistione di vitalità che ancora oggi sopravvive: una parte della dimora è abitata, un'altra è stata adibita a bed&breakfast e un'altra ancora ospita l'azienda agricola Villa Buzzati. L'antico granaio è oggi sede di mostre ed attività culturali. «Anche quando Dino abitava qui la casa era molto vissuta» ricorda la pronipote, «a parte i nonni, nessuno aveva una stanza fissa ma variava di volta in volta. Era sempre piena di persone con cui si condivideva la passione per la montagna. Non era una casa-museo, e non vogliamo che lo sia neppure adesso». La dimora, visitabile tramite l'associazione su prenotazione la prima domenica del mese tra aprile ed ottobre, è inserita nel percorso delle ville venete dedicato alle scuole, per le quali sono pensate delle specifiche attività, ed è visitata da curiosi e appassionati. «Ci piacerebbe restaurare il granaio» spiega Valentina Morassutti, «in modo da creare un polo buzzatiano bellunese in collegamento con quello milanese. Entrambe queste anime, quella cittadina e quella montanara, facevano parte di Dino Buzzati. Da questi posti ha preso la poesia».
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Messaggero Veneto | 04 Ottobre 2017
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«Il mio sogno di scalare le vette del mondo è nato sulle Dolomiti» di FAUSTA SLANZI I più giovani forse nemmeno la ricordano, a meno che non abbiano visto immagini d'epoca o foto, ma la più importante fabbrica italiana di automobili - prima che le sorti la separassero (in parte) dal Bel Paese - produceva una piccola, anzi piccolissima, autovettura: la 126. «Che c'entra con le Dolomiti?", starete pensando». In quell'autovettura, grande quando una scatola di sardine XXXL, la coppia più solida e unita nel mondo dell'alpinismo (e nella vita), Nives Meroi e Romano Benet, ci dormivano. Per quanto sembri impensabile, viste le dimensioni, loro l'invincibile coppia che ha scalato i quattordici ottomila della Terra (aggiungendone uno, il quindicesimo, il più difficile), usavano la 126 "di seconda mano" come camper. «Avevamo vent'anni, pochissimi soldi, anzi niente, amavamo arrampicare e il modo più economico per trovarci al cospetto delle meravigliose Dolomiti di buon mattino, praticamente all'alba, era dormirci (o quasi) sotto», racconta una Nives Meroi raggiante. Sono rientrati dall'ultima fatica himalayana-Annapurna, Nepal - che hanno raggiunto insieme ad altre 4 persone (anzi cinque perché Romano sale grazie al preziosissimo dono del "fratello" donatore di midollo) -, ultima perla della loro preziosa collana di conquiste degli ottomila. Nives ricorda con emozione e con la quasi leggendaria timidezza determinata, le loro prime salite dolomitiche. «Chissà - ci dice - se non fossimo partiti da qui, dalle Dolomiti, forse io e Romano non avremmo mai coronato questo nostro grande sogno, andare insieme, sulle cime più alte del mondo». Perché, chiedo: «Le Dolomiti ci hanno insegnato ad amare e apprezzare la lentezza, il silenzio. Abbiamo imparato a riavvicinarci alla naturalità, all'essenzialità. Conquiste indispensabili per poi affrontare le infinite e complesse cime degli ottomila. La necessità di cambiare passo, io e Romano, l'abbiamo imparata in Dolomiti. Volevamo assolutamente rifuggire dallo stereotipo (allora parecchio in voga), delle Dolomiti come parco giochi per turisti annoiati, volevamo arrivare, insieme, alla nostra essenza di singoli e di coppia, ma anche all'essenza stessa della montagna e, tanto più, a quella delle Dolomiti, scrigno prezioso di emozioni imparagonabili». Nives Meroi, la signora dell'alpinismo himalayano per eccellenza, ha mosso (insieme al marito) i suoi primi passi dolomitici nell'adolescenza, affrontando, manco a dirlo, le impressionanti pareti verticali del Civetta e poi su, verso le vertigini di altri picchi del Sella e i campanili tipici delle ebbrezze dolomitiche. Ostinatamente determinata, l'alpinista Nives Meroi, continua: «L'arrampicata, in Dolomiti era diversa rispetto alle nostre salite nelle Alpi Giulie dove si va più di forza, ma meno di tecnica e le vie erano così abbondantemente chiodate rispetto alle nostre!», cioè? «sulle Alpi Giulie, vicino casa, su vie lunghe 800 metri si trovavano appena una decina di chiodi, ed era proprio un gran bel divertimento, sulle vie dolomitiche, molto più frequentate, era tutta un'altra cosa. Le Alpi Giulie sono più "appoggiate2, questo non significa più facili, mentre le pareti strapiombanti delle Dolomiti a volte ti lasciano senza fiato». Che cos'è per Nives Meroi quella "straordinaria bellezza", decretata dall'Unesco per i nove gruppi dolomitici divenuti patrimonio dell'Umanità? «E' il cibo della mente, dell'anima, è qualcosa di irrinunciabile oltreché di indispensabile. L'uomo ha bisogno di bellezza per nutrire il proprio cuore, per colorare le proprie emozioni, Ne ha bisogno allo stesso modo del cibo che gli consente di rimanere in salute e in vita. La bellezza dolomitica, per giunta, è qualcosa di imparagonabile, di sublime, difficile descriverla, ma per dare un'immagine, basta pensare che in Dolomiti alcune centinaia di milioni di anni fa vi nuotavano pesci bellissimi in un mare tropicale che forse nemmeno riusciamo più a visualizzare: un paradiso, un paradiso di bellezza ineguagliabile». Racconta Nives Meroi e i suoi occhi si illuminano di quella magnifica bellezza di cui si sono nutriti in Dolomiti e sulla catena dell'Himalaya al cospetto di quel cielo e quell'orizzonte che, da lassù, forse, sembrerà ancora più infinito. È del 1998, il suo primo ottomila, il Nanga Parmat, raggiunto con Romano e, anche in quel caso, prima donna italiana in vetta. I due, compagni di vita e di ascese impensabili per noi comuni mortali, salgono senza l'ausilio di ossigeno supplementare né di portatori d'alta quota. Perché? «È un atto di responsabilità imparato qui, in Dolomiti, dalla gente che vive alle pendici dei Monti Pallidi, la loro identità e cultura ci ha insegnato molto. Se Romano ed io decidiamo di salire e di mettere a rischio la nostra vita - in montagna non esiste mai il rischio zero, figuriamoci in Himalaya - non vuol dire che possiamo sentirci padroni delle vite degli altri e, dunque, saliamo da soli, con le nostre forze, con i nostri limiti e le nostre mancanze». Sull'Annapurna, raggiunta l'11 maggio scorso dopo due tentativi, 2006 e 2009, i due sono arrivati di primo mattino ed è l'unica coppia ad aver compiuto, finora, quest'impresa. Che cos'è per Nives Meroi, l'unione, l'alleanza fra persone? «È un valore altissimo, molto più alto di tutti i nostri quattordici ottomila. Senza l'unione, senza l'estrema solidarietà fra noi, io e Romano (e con gli altri nostri compagni di viaggio) non avremmo fatto niente di ciò che, effettivamente, abbiamo compiuto insieme». Sbaglio o questo valore si è ancora più consolidato 10 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
nel 2009 quando avete abbandonato il Kangchenjunga, per poi riconquistarlo, con grandissima soddisfazione, nel 2014? «Sì, vero. In quell'occasione, nel 2009, Romano si sentì stranamente male. Lui è sempre stato molto più forte di me, ma in quell'ascesa le sue forze vennero meno e, a quelle quote, non c'è tempo per pensarci troppo, bisogna decidere subito. A rischio è, appunto, la vita. In quel momento ero, senza troppa convinzione, in una sorta di competizione con alcune altre alpiniste donne nel tentativo di raggiungere, noi donne, tutti gli ottomila della Terra. Ma quando Romano accusò così tanta stanchezza e difficoltà, non ci pensai un attimo e tornammo a casa per affrontare quello che poi abbiamo definito il nostro quindicesimo ottomila, il più difficile, ma il più... vitale: una gravissima e lunga malattia che Romano e io, per quel po' che ho potuto fare, abbiamo vinto». Meroi ha raccontato questa bellissima storia nel libro "Non ti farò aspettare. Tre volte sul Kangchendzonga, la storia di noi due raccontata da me", Rizzoli, 2015.©RIPRODUZIONE RISERVATA Messaggero Veneto | 04 Ottobre 2017
p. 48 MONTAGNE, UOMINI, STORIE: il primo dvd a 8,50 euro LA NASCITA DELL'ARCIPELAGO Nel primo Dvd della collana che sarà proposto venerdí 6 con il Messaggero Veneto, a 8 euro e 50 centesimi, piú il prezzo del quotidiano , il viaggio parte da lontano: 280 milioni di anni fa. Sulle Dolo miti si succedono sconvolgimenti vulcanici, estinzioni di massa. Da mari tropicali nascono gli atolli che oggi conosciamo come Dolomiti. Tra straordinarie immagi ni Piero Badaloni, racconta come sono nate le montagne più belle del mondo, di impronte di dinosauri e di omicidi irrisolti da millenni, di caverne e forre scavate dall'acqua. Quella delle Dolomiti è una storia piena di contrasti tuttora visibili nel paesaggio di crode pallide e distese boscose. La storia di queste straordinari e montagne continua: i profili si trasformano, i ghiacciai si riducono, le acque continuano a scavare labirinti di gallerie.
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05 OTTOBRE 2017 Corriere delle Alpi | 05 Ottobre 2017
p. 29 Parte ‘Oltre le vette’ con mostre e libro e il grande Bruno Brunod BELLUNO Due mostre fotografiche, un libro e l'incontro con un atleta protagonista di tante imprese in montagna per il taglio del nastro della ventunesima edizione di "Oltre le vette - Metafore, uomini e luoghi della montagna". La rassegna, che quest'anno ha come tema "La montagna fertile", prenderà il via nella giornata di domani.Numerosi gli appuntamenti in programma, che culmineranno nella serata al Teatro comunale che vedrà come ospite d'eccezione Bruno Brunod. Prima, alle 17.30 negli spazi di Palazzo Fulcis, verrà inaugurata la mostra "Dolomiti: il cuore di pietra del mondo" del fotografo di Merano Georg Tappeiner. L'esposizione, realizzata in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, rimarrà aperta fino a domenica 29 ottobre e arriva nel capoluogo dopo gli allestimenti in Germania, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca e Croazia. La grande capacità del fotografo si rivela già nell'immagine ufficiale della mostra: una magnifica ripresa aerea della Moiazza e della Civetta in un'alba invernale, con le creste delle montagne che disegnano un percorso sinuoso in cui l'osservatore riconoscerà, sorprendendosi, cime e pareti tante volte ammirate da prospettive più consuete. Le oltre 40 fotografie, anche di grande formato, scattate dalla Hasseblad di Tappeiner accoglieranno quindi il visitatore già nel chiostro del Fulcis, per poi accompagnarlo nei locali che in futuro saranno destinati a 12 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
caffetteria e ristorante del Museo.«Fotografare le Dolomiti è un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio», sottolinea l'autore degli scatti. «La loro sublime bellezza regala sempre emozioni che valgono più di mille parole». Ma il Fulcis, nello specifico il Lapidario, ospiterà da domani e fino al 29 ottobre un'altra mostra: "Architettura arco alpino", ossia la rassegna voluta dall'associazione Architetti Arco Alpino, la quale raccoglie sotto le proprie insegne ben nove Ordini di Architetti che, da Cuneo a Udine, vedono nell'alta quota italiana un tratto comune, quotidiano, decisivo dei propri territori. L'inaugurazione si terrà mercoledì alle 17.30, ma l'esposizione sarà visitabile già da domani, negli orari di apertura del Museo di Palazzo Fulcis. L'ingresso è libero, eventuali offerte saranno destinate l'iniziativa "Oltre le Vette Spirit", volta a incentivare i cittadini a sostenere la rassegna.Sempre domani, alle 18.30 nella sala teatro del Centro Giovanni XXIII, verrà presentato il libro "Atlante degli anfibi e dei rettili del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi", collana "Rapporti". Il volume raccoglie il contributo di oltre 120 fra studiosi ed escursionisti che hanno effettuato osservazioni di questi animali nel territorio del parco o nelle zone limitrofe. Per l'occasione il Museo naturalistico del Parco, in piazza Piloni, sarà aperto in via straordinaria dalle 15 alle 18. Anche in questo caso eventuali offerte andranno a "Oltre le Vette Spirit". La prima giornata della rassegna dedicata alla montagna si concluderà alle 21 al Teatro, per una serata dedicata alla specialità del trail running, la corsa in alta quota di cui Brunod, con le sue imprese e i suoi record, è stato uno dei fondatori in Italia. Classe 1962, Brunod è diventato una leggenda per tanti sportivi della montagna, e non solo.Al di là dei record e delle imprese, resta un personaggio molto amato da tutto il mondo della corsa in montagna. Altro ospite della serata sarà Ivano Molin, atleta di Auronzo molto noto per i suoi risultati nel trail running. (m.r.) Corriere delle Alpi | 05 Ottobre 2017
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p. 29 Vajont nel mondo, i luoghi sono su Google di Martina Reolon LONGARONE Un progetto nato con l'obiettivo di far aumentare la conoscenza dei luoghi del Vajont. Che sono diventati accessibili a un pubblico mondiale. Perché quanto accaduto rimanga sempre impresso nella memoria. I luoghi del disastro avvenuto il 9 ottobre di 54 anni fa sono ora visitabili virtualmente attraverso le immagini di Google Street View. Le riprese panoramiche a 360 gradi e la mappatura sono state effettuate a ottobre dello scorso anno. Il progetto è stato curato dalla Fondazione Vajon e ha potuto contare sull'appoggio di Google: un operatore specializzato si è recato sui luoghi con indosso il trekker di Street View, uno zaino tecnologico dotato di un sistema di 15 fotocamere, che hanno catturato automaticamente le immagini lungo il percorso. Oltre al trekker è stato utilizzato anche il tripod, attrezzatura dotata di una fotocamera con lente a grandangolo poggiata su un trepiede. Ed ora sul web si possono visualizzare il coronamento della diga del Vajont, la Chiesa di Longarone dedicata alle vittime della tragedia, gli abitati di Erto e Casso, che oggi stanno rinascendo. Ma anche la terrazza del nuovo spazio di Casso, una vera e propria icona, il cimitero delle vittime di Fortogna, il Museo del Vajont, il Campanile di Pirago, uno dei simboli della tragedia, e Palazzo Mazzolà, oggi sede del Comune di Longarone.«Questo progetto ha una straordinaria valenza dal punto di vista mondiale», mette in risalto Roberto Padrin, sindaco di Longarone e presidente della Fondazione Vajont, «e si inserisce in un contesto di iniziative che mirano a far conoscere questi luoghi a un pubblico sempre più vasto». «È stato svolto un lavoro di ottima qualità e non posso che ringraziare Giuliano Vantaggi e Google. Un ringraziamento anche ad Enel per averci permesso di fare le riprese sulla diga», continua Padrin. «I significati che viene ad assumere questa iniziativa sono molteplici. In particolare, aumentare la conoscenza del Vajont è un modo per rendere tutti consapevoli di quelli che sono i comportamenti da evitare - come per esempio andare contro la natura - affinché un disastro e una tragedia simili non accadano mai più». L'obiettivo del progetto è anche utilizzare la tecnologia per lo sviluppo di un turismo più accessibile e consapevole. «Viaggiare ancor prima del viaggio», fanno presente dalla Fondazione Vajont, «Scoprire i luoghi della memoria del mondo dove immergersi in un'esperienza toccante e unica, organizzare un'escursione avendo la possibilità di ammirare i siti in anteprima sul web. O semplicemente tornare virtualmente nei posti visitati tanti anni fa, luoghi dell'anima, della memoria, mai dimenticati. Oggi il viaggiatore inizia il suo viaggio online. Soprattutto il viaggiatore internazionale recepisce la stragrande maggioranza delle informazioni nell' ambiente virtuale e quindi questo progetto servirà enormemente in futuro». La presentazione ufficiale del progetto si terrà domani alle 11 nella sede della Provincia, a Belluno. «Abbiamo scelto una data il più vicina possibile all'anniversario, per dare un valore ancor più pregnante a questa iniziativa», conclude Padrin. Gazzettino | 05 Ottobre 2017 p. 13 edizione Belluno Cibiana approva il balcone Unesco sul monte Rite CIBIANA Un balcone panoramico sul Monte Rite. Sarà realizzato il prossimo anno. Si tratta di un'installazione particolare, con annesso punto informativo del patrimonio Dolomiti Unesco per la diffusione della conoscenza del territorio e la sua valorizzazione. Il consiglio comunale di Cibiana di Cadore ha provveduto ieri sera ad autorizzare il cambio di destinazione dei terreni ad uso civico dove sarà realizzata la postazione panoramica. Il Rite offre una visione a 360 gradi sulle Dolomiti. Nell'occasione è stato approvato anche lo schema di concessione alla Provincia di Belluno del terreno in questione. «Il Rite è una terrazza privilegiata, diventerà un punto di conoscenza ed informazione sulle Dolomiti per turisti e residenti - assicura il sindaco Luciana Furlanis che crede e lavora per svegliare il Paese dei Murales da una sonnolenza pericolosa -. L'estate è andata bene, forse è partita a rilento, ma da metà luglio le cose 14 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
sono andate per il meglio. Siamo partiti anche con l'ospitalità diffusa, era la prima estate ma le sensazioni sono buone, stiamo aspettando i dati per un primo bilancio». Sono una cinquantina i posti letto offerti da Cibiana e altri ne stanno venendo avanti dopo aver constatato che funziona. Il paese sta lentamente cambiando, ci sono novità importanti come l'albergo diffuso e il Toulà dei Bos, ristorante e punto d'incontro; c'è il forte richiamo del Monte Rite anche se quest'estate non c'è stata l'inaugurazione ufficiale con Reinhold Messner come negli anni prima ma restano anche le chiusure. Il panificio, il bar tabaccheria ed edicola sulla strada principale che ha cessato l'attività a fine maggio lasciando il paese sguarnito. Mentre per il panificio non ci sono interessi di sorta per il bar è questione veramente di poco: fine ottobre, inizio novembre l'attività riparte con una nuova gestione. E in materia di gestione l'estate appena finita era l'ultima per i gestori del Rifugio Dolomites, toccherà al comune che è proprietario dell'immobile su Rite indire un nuovo bando di gara. «I primi risultati si sono visti ad agosto - assicura il sindaco - quando abbiamo realizzato che i trequarti dei clienti del ristorante sono gli ospiti dell'albergo diffuso. Si è realizzato parte di quel progetto che tre anni fa era solo un sogno. Siamo partiti, certo si può e si deve migliorare sempre ma comunque un risultato c'è già».Giuditta Bolzonello Corriere del Veneto | 05 Ottobre 2017
p. 10 “Oltre le Vette” al via Attese 15 mila presenze Al via la 21esima edizione di «Oltre le Vette» nel capoluogo da domani al 18 ottobre. Al timone dell’evento restano Flavio Faoro e Valeria Benni, direttori artistico e organizzativo. Attese circa 15.000 presenze da tutt’Italia per il festival sul mondo della montagna e dell’alpinismo. Un numero cospicuo che animerà la città e riempirà alberghi, ristoranti, bar. «Oltre le vette è una manifestazione in crescita. Dopo un periodo non proprio positivo siamo riusciti a rilanciarla nel 2012 — spiega afferma il sindaco Jacopo Massaro — Ci aiuterà a coprire un periodo, da ottobre a novembre, che non è turistico e che stiamo cercando di rivitalizzare. Parlando con gli albergatori ed enti locali il ritorno economico c’è e aumenta ogni anno». Il tema di questa edizione sarà la fertilità della montagna. Ed è proprio a un animale, il cervo, che è dedicata l’immagine ufficiale di Oltre le Vette. «Come i cervi hanno ripopolato questi territori, così si potrebbe pensare a un ripopolamento della montagna da parte degli uomini — ha detto Marco Perale, assessore alla Cultura del Comune di Belluno — L’obiettivo resta sempre lo stesso: aiutare i bellunesi a ricordarsi che vivono in una città di montagna che vuole continuare a esistere». Ricco il calendario di «Oltre le vette». Ospiti d’eccezione gli scrittori Vito Mancuso e Francesco Vidotto, il sociologo Diego Cason, lo sky runner valdostano Bruno Brunod, la guida alpina di Gorizia Enrico Mosetti. Aperto al pubblico il rifugio anti-aereo di Lambioi. E poi spettacoli teatrali, film, mostre, concerti e presentazioni di libri. La manifestazione comincerà domani, alle 17.30 a Palazzo Fulcis, con l’inaugurazione della mostra «Dolomiti: il cuore di pietra del mondo» del fotografo Georg Tappeiner aperta fino al 29 ottobre. Nello stesso periodo, il lapidario del Fulcis 15 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
ospiterà la rassegna «Architettura arco alpino» con progetti sull’abitabilità della montagna (inaugurazione mercoledì alle 17.30). A Palazzo Crepadona arriverà la mostra itinerante «Foulard delle montagne». Realizzata al Museo nazionale della montagna a Torino, l’esposizione conta 70 pezzi unici dell’accessorio «fashion» che raccontano la montagna da un punto di vista insolito Alla montagna sono dedicati tre eventi. Si parlerà di «Bellezza e responsabilità» con lo scrittore-teologo Vito Mancuso sabato 7 ottobre alle 10.30 al Teatro Comunale. «Futuro dell’agricoltura in montagna» sarà invece al centro della conferenza di giovedì pomeriggio al Centro «Giovanni XXIII» col sociologo Diego Cason. Mentre la sera, al Comunale, il giornalista-documentarista Piero Badaloni presenterà il film «Dolomiti-economia del bene comune». Importante anche la parte sportiva. Domani sera, l’atleta valdostano Bruno Brunod spiegherà la nascita dello sky running. Venerdì 13 toccherà invece a Enrico Mosetti, giovane guida alpina di Gorizia, raccontare le sue scalate e discese in tutto il mondo. Franco Perlotto, gestore del rifugio sul Monte Bianco, parlerà il 14 sera della sua esperienza nel free climbing. Al Cinema Italia, martedì 10, saranno presentati tre film del «Trento Film Festival» dedicati all’Himalaya. Mentre mercoledì 11 due film ambientati sulle Alpi. Per la sezione libri saranno ospiti gli scrittori Francesco Vidotto e Paolo Salvini. Mauro Corona presenterà invece la ristampa anastatica de «La montagna presa in giro», libro del 1931 di Giuseppe Mazzotti. Info sul sito www.oltrelevette.it e sul Facebook dell’evento. Davide Piol
06 OTTOBRE 2017 Alto Adige | 06 Ottobre 2017
16 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
p. 33 Dolomiti UNESCO il futuro passa anche dalla mobilità di Ezio Danieli SESTO PUSTERIA Quella del 2 ottobre è stata la prima edizione del Dolomites Unesco Forum, ma gli organizzatori hanno già in mente il futuro. La Fondazione Dolomiti Unesco, Eurac Research, l’associazione turistica di Sesto e il consorzio turistico Drei Zinnen hanno concepito questo momento di confronto come un appuntamento annuale di riflessione sulle strategie per la valorizzazione delle Dolomiti. Al centro congressi Haus Sexten amministratori ed esperti hanno portato la loro esperienza, discutendo con gli attori del territorio di opportunità e criticità legate al riconoscimento Unesco. Come gestire al meglio gli spostamenti dei turisti e dei residenti attraverso i passi è una delle questioni al centro delle discussioni sul futuro dell’area dolomitica. Il riconoscimento Unesco comprende infatti un’area vasta e variegata e interessa cinque province e tre regioni diverse. Soprattutto d’estate, la pressione del traffico in alcune valli e su alcuni passi è molto elevata. Proprio la mobilità e il suo legame con la bellezza del territorio è stato il tema al centro della prima edizione del Dolomites Unesco Forum, intitolata “Beauty on the move”. La bellezza del paesaggio è infatti uno dei criteri, insieme alla geologia, che motivano il riconoscimento e come tale deve essere tutelata. Ma cosa potrebbe comprometterla? La bellezza del paesaggio va intesa come un concetto statico, quindi da conservare a ogni costo, o dinamico, quindi accettandone anche un’evoluzione? Che influenza ha la cultura locale sulla conservazione e la valorizzazione della bellezza paesaggistica e della montagna? Di tutto questo hanno discusso esperti locali e internazionali. Il noto teologo e scrittore Vito Mancuso ha riflettuto su diversi modelli di bellezza e sulla possibilità di concepire un’idea di bellezza in dinamica evoluzione. Si è soffermato anche sulla relazione tra bellezza e mobilità, pensando alle questioni estetiche legate all’automobile, ma anche alla fascinazione del bel viaggio su strade panoramiche. I due esperti di Eurac Research Harald Pechlaner e Anna Scuttari hanno fatto invece il punto sugli studi che il centro di ricerca ha realizzato per la Fondazione Dolomiti Unesco. Dopo il riconoscimento, infatti, in un approfondito studio preliminare i ricercatori hanno individuato nella mobilità uno degli ambiti strategici per valorizzare le Dolomiti e su questa tematica hanno condotto diverse ricerche. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 06 Ottobre 2017
17 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
p. 26 Una terrazza sulle Dolomiti dalla cima del Monte Rite di Vittore Doro CIBIANA DI CADORE La vetta del monte Rite avrà entro la prossima primavera un punto d'osservazione panoramico dal quale osservare le montagne del Cadore. Sulla cima del monte Rite, a quota 2183 metri, dove Messner ha realizzato il suo Museo nelle Nuvole, sorgeranno infatti un balcone panoramico e un punto informativo della Fondazione Dolomiti Unesco finalizzato alla valorizzazione e alla conoscenza del territorio. La sua costruzione è stata autorizzata all'unanimità dal consiglio comunale di Cibiana nella sua seduta di mercoledì alla presenza di tutti i consiglieri. «Della realizzazione del balcone panoramico» ha spiegato il sindaco Luciana Furlanis, «si è parlato anche in precedenti consigli ma solo questa sera potremo decidere se autorizzare la piccola opera pubblica che sarà realizzata dalla Provincia di Belluno». Su richiesta della minoranza il vicesindaco Enrico Da Col ha poi spiegato nei dettagli dove sarà posizionato il balcone: «Sarà costruito sulla cima del monte Rite» ha affermato, «ad una certa distanza dal tetto del "Museo nelle nuvole", proprio sul punto più alto, dove ci sono due collinette. Sulla piattaforma saranno posizionate delle tabelle informative con la possibilità per gli osservatori di sedersi ad ammirare il panorama. Il balcone informativo sarà costruito sulla collinetta con la superficie piana maggiore, che è anche quella che confina con il burrone sopra il paese di Cibiana. Il posizionamento della struttura sarà fatto proprio sul precipizio, con una parte della piattaforma pensile. Da quel punto, che avrà tutto il centro Cadore davanti, sarà possibile spingere lo sguardo dal monte Pelmo al monte Antelao e a tutte le Dolomiti orientali. Sarà un punto di osservazione che non avrà uguali». L'autorizzazione per la realizzazione della struttura ha richiesto due votazioni da parte dei consiglieri comunali: la prima relativa al mutamento di destinazione dello d'uso dei terreni civici interessati; la seconda per l'approvazione dello schema di concessione alla Provincia di Belluno dei terreni per il periodo di 99 anni. Poiché la concessione prevedeva anche il pagamento di un canone, i consiglieri hanno deciso, considerato l'uso sociale del terreno, di non chiedere nessun compenso. Anche lo schema della concessione è stato approvato all'unanimità. In precedenza, il consiglio aveva affrontato una interrogazione del gruppo consiliare di minoranza relativo al problema sorto l'estate scorsa, quando due consiglieri della maggioranza non si erano presentati ai consigli comunali del 21 giugno, del 26 e del 31 luglio, senza aver presentato giustificazioni. Secondo la minoranza ci sarebbero stati gli estremi per la dichiarazione di decadenza dei consiglieri. Da quanto è emerso dalle dichiarazioni del sindaco le giustificazioni, seppure con ritardo, sarebbero pervenute. Perciò la loro posizione è stata giudicata regolare.
18 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
07 OTTOBRE 2017 Alto Adige | 07 Ottobre 2017
p. 33 Ritornano in Alto Adige i resti dell’Ursus Ladinicus VAL BADIA Dopo trent’anni, sono rientrate in Alto Adige, per essere inventariate al Museo di Scienze Naturali a Bolzano, gli oltre 5.000 reperti suddivisi fra ossa, frammenti ossei e denti appartenuti all’orso preistorico delle caverne Ursus ladinicus vissuto circa 50.000 anni fa nelle Dolomiti. Rinvenuti all’interno della Grotta delle Conturines in Val Badia, esplorata per la prima volta nel 1987 da Willy Costamoling, negli anni successivi gli importanti reperti furono trasferiti all’Istituto di paleontologia dell’Università di Vienna, dove sono stati a lungo studiati dallo staff del professor Gernot Rabeder e da altri scienziati. Proprio tali analisi hanno rivelato che i resti andavano attribuiti a una nuova specie di orso preistorico delle caverne, poi denominata Ursus ladinicus. Una specie che si distingueva da altre, ad esempio, per i denti molto sviluppati. Le ricerche, in particolare quelle sui numerosi denti da latte e scheletri di esemplari giovani rinvenuti, hanno anche portato a concludere che l’Ursus si nutrisse principalmente di piante che crescevano nella zona intorno alla grotta. Ciò dimostra che a quei tempi il limite della vegetazione si trovava presumibilmente molto più in alto di oggi. Con i suoi 2.800 metri di altitudine, la Grotta delle Conturines è in assoluto il punto più elevato nel quale siano stati rivenute ossa di orso delle caverne. Attualmente, un team di geologi dell’Università di Innsbruck guidati dal professor Christoph Spötl sta studiando il suo spesso strato (fino a tre metri) di depositi e concrezioni, che custodisce una vera e propria banca dati di informazioni sulla storia climatica delle Dolomiti dell’ultimo milione di anni, una storia che a sua volta può fare capire molto sull’evoluzione del territorio e sullo sviluppo delle sue immense ricchezze faunistiche e floristiche. In futuro le ossa appartenute agli esemplari dell’Ursus ladinicus, riportate in Alto Adige dal Museo di Scienze 19 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Naturali in collaborazione col Museum Ladin su incarico dell’Ufficio provinciale Beni archeologici, rimarranno a disposizione per mostre e attività di ricerca e saranno al centro di ulteriori approfondimenti e di nuove iniziative informative e divulgative dedicate all’affascinate storia preistorica del territorio dolomitico. Fino ad oggi una piccola parte di resti era già visibile nelle esposizioni che erano state curate e proposte dal Museum Ladin Ursus ladinicus a San Cassiano, dal Museo di Scienze naturali dell’Alto Adige e dal Centro visite del Parco naturale Fanes-Senes-Braies a San Vigilio di Marebbe. Alto Adige | 07 Ottobre 2017
p. 18 Passi chiusi, moto e turismo: forum di EURAC e operatori Turismo sostenibile nelle Dolomiti: ne hanno discusso a Sesto, al primo Dolomites Unesco Forum esperti di Eurac Research e addetti ai lavori. Non esiste in tutta Europa un motociclista che non conosca i panorami della statale 48 delle Dolomiti. Ma il traffico che per anni ha contribuito a far conoscere le Dolomiti nel mondo, oggi ne minaccia la bellezza. Sono oltre quattro milioni i mezzi di trasporto privati che ogni anno raggiungono l’Alto Adige per turismo. La limitazione del traffico viene vista con scetticismo dagli operatori. Quest’estate, per iniziativa delle Province di Trento e Bolzano, ogni mercoledì il passo Sella è stato chiuso al traffico. La ricerca presentata a Sesto propone un cambio di prospettiva: ripensare la mobilità significa cambiare il prodotto turistico, quindi la destinazione potrebbe perdere alcune tipologie di turisti ma acquistarne altri. 20 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Corriere delle Alpi | 07 Ottobre 2017
p. 24 Baretta sta con il Cadore, Zaia con Treviso di Martina Reolon CADORE Cultura, Dolomiti, capacità imprenditoriale. Questi i tre pilastri su cui poggia la candidatura del Cadore a "Capitale italiana della cultura 2020". Il dossier, già presentato al ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, è stato illustrato ieri mattina nella sede della Provincia, a Belluno. Presente anche Pier Paolo Baretta, sottosegretario ad Economia e Finanze, che ha sostenuto la candidatura dall'inizio. Sono state 46 le città che, nei mesi scorsi, hanno 21 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
presentato la propria manifestazione d'interesse al bando del MiBact. E per il Veneto sono due i concorrenti: Cadore e Treviso. Al bando potevano partecipare i Comuni oppure enti come la Provincia. E la candidatura, proposta da Selva e poi presentata come manifestazione d'interesse da Pieve, è stata prontamente accolta dalla Magnifica, che ha optato per una scelta davvero originale. «A essere candidata non è una singola città, ma un'area formata da 22 Comuni, che costituiscono l'intero Cadore», ha sottolineato Renzo Bortolot, presidente della Magnifica, «questo progetto è stato colto come occasione per rinsaldare l'identità storico-culturale del nostro territorio, pianificando anche una programmazione che ha l'obiettivo di costruire un turismo culturale territoriale, oggi assente, attraverso un lavoro coordinato tra le varie realtà e istituzioni culturali». La candidatura conta su un partenariato tra pubblico e privato ed è portata avanti da un comitato tecnico-scientifico e da un comitato operativo-organizzativo. Entro il 15 novembre il ministero renderà nota la selezione delle dieci realtà finaliste, che avranno l'opportunità di presentare il proprio dossier in un incontro pubblico a Roma. Il nome della città vincitrice si saprà entro il 31 gennaio 2018. Alla domanda sui due concorrenti veneti, Cadore e Treviso (Luca Zaia nei giorni scorsi ha ufficializzato il proprio sostegno a quest'ultima città), Baretta ha risposto che la sua presenza ieri a Belluno è un chiaro segnale di impegno nei confronti del Cadore. «Ho accolto volentieri l'invito per due motivi», ha evidenziato, «in primis perché sono veneto e in secondo luogo per la ricchezza della proposta fatta dal vostro territorio. Tra l'altro, emerge anche un nuovo modo di vedere la candidatura: il concetto di città si trasforma in quello di comunità. Dovrà essere ben presentato a coloro che dovranno decidere. Quando viene fatta una scelta di questo tipo», ha aggiunto, «vuol dire anche che si fa un salto di qualità, in quanto si pensa a una programmazione che tiene insieme una comunità che si presenta unita, con orgoglio. Il Cadore rappresenta l'Italia migliore, la sfida di un Paese che cresce». Da parte sua, Bortolot ha fatto presente che «il Cadore sosterrà Treviso se quest'ultimo arriverà tra i primi 10 e ci aspettiamo che venga fatto altrettanto se saremo noi a essere selezionati». Ma quando si parla di cultura e turismo non si può non considerare il tema risorse. E, nel corso dell'incontro di ieri, Baretta è stato sollecitato a esprimersi sul doppio referendum del 22 ottobre. «Il Governo non ha alcuna obiezione nei confronti di quello voluto dalla Provincia di Belluno», ha commentato, «per quanto riguarda il referendum della Regione Veneto la questione è invece diversa e il negoziato è aperto. Toccando la questione dei trasferimenti di risorse, a Roma il "laboratorio" è più avanti di quanto si pensi. E se il Cadore diventerà "Capitale della cultura" ci saranno investimenti nazionali». Tra l'altro, la progettualità sottesa alla candidatura a "Capitale della cultura" sta facendo rete anche con le iniziative portate avanti dalla Fondazione Cortina 2021. Corriere delle Alpi | 07 Ottobre 2017
p. 24 22 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Un dossier corposo nel segno di Tiziano CADORE Tutela e valorizzazione del sito preromano di Lagole; valorizzazione di percorsi di alta montagna per renderli accessibili alle persone diversamente abili; studio delle frane e della loro genesi nel territorio; restauri e recuperi di monumenti, spazi comuni, piazze, giardini, parchi e sentieri; promozione di un'accoglienza turistica diffusa, omogenea e organizzata. Questi solo alcuni dei progetti inseriti nel dossier inviato a Roma, illustrato da Riccardo Palmerini di Apindustria Servizi. Ma c'è anche l'idea di una grande mostra sulla bottega cadorina di Tiziano; la proposta di portare il "piano di rifabbrico" alla Biennale di architettura 2020; la riscoperta della tradizione della scultura lignea e del linguaggio del sacro in Cadore; lo sviluppo della Rete museale Cadore Dolomiti e la creazione di un sistema attivo di promozione e offerta turistica. Lo "slogan" scelto per la candidatura è "DolomiTiziano". «La cultura è uno dei pilastri», ha evidenziato Matteo Da Deppo, responsabile della rete museale della Magnifica, «e, come sosteneva Celso Fabbro, "Tiziano è l'astro più grande posseduto dalla costellazione culturale cadorina"». Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, ha puntato l'attenzione sull'importanza di una strategia di lungo periodo: «L'estate scorsa ci ha aiutato a capire quanto il riconoscimento Unesco aiuti a incrementare la frequentazione delle nostre montagne: abbiamo registrato aumenti, in media, del 10-15%». «Il distretto culturale evoluto della provincia di Belluno ha tre colonne portanti: Tiziano, le Dolomiti e l'occhialeria, che ha come luogo di nascita il Cadore. Per questo la candidatura considera anche gli aspetti legati a creatività e innovazione», ha aggiunto Luca Barbini, presidente di Confindustria Belluno, che sta collaborando all'organizzazione di due convegni di presentazione del dossier che si terranno nelle prossime settimane a Belluno e in Cadore. (m. r.)
23 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Corriere delle Alpi | 07 Ottobre 2017
p. 27 Le vette dolomitiche viste da Tappeiner di Martina Reolon BELLUNO Immagini che schiudono la bellezza delle Dolomiti e dicono molto sulla necessità di conservarle. Scatti che riescono a sprigionare forza e poesia, riportando a una dimensione quasi arcaica della montagna. "Dolomiti: il cuore di pietra del mondo" è il titolo della mostra inaugurata a Palazzo Fulcis, nel chiostro e negli spazi che in futuro saranno destinati a caffetteria e ristorante del museo. Autore è il fotografo di Merano Georg Tappeiner, i cui scatti sono stati pubblicati su riviste e siti on line, tra cui l'edizione italiana di Geo e quella tedesca di National Geographic. L'inaugurazione dell'esposizione di Tappeiner ha anche coinciso con il taglio del nastro della 21ª edizione di "Oltre le vette".«Il tema di quest'anno è "La montagna fertile" e le immagini del fotografo meranese rispecchiano appieno quella che è la filosofia della rassegna», ha evidenziato Flavio Faoro, direttore artistico della rassegna. «Del resto, "Insegnare alle persone ad 24 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
aver cura del pianeta" è il motto di National Geographic, per cui Tappeiner ha lavorato e continua a lavorare. E le sue foto ci mostrano montagne che conosciamo bene, viste però in un modo particolare».La grande capacità del fotografo si rivela già nell'immagine ufficiale della mostra: una ripresa aerea di Moiazza e Civetta in un'alba invernale, con le creste delle montagne che disegnano un percorso sinuoso in cui l'osservatore riconosce cime e pareti tante volte ammirate da prospettive più consuete. Ma tra le 25 immagini in mostra ci sono anche Tre Cime, Pelmo, Gusela, Schiara, Cridola, Pale di San Martino, Altopiano del Puez. L'esposizione approda a Belluno dopo gli allestimenti in Germania, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca e Croazia. Un vero e proprio viaggio tra immagini dalla straordinaria definizione e riprese originali e inconsuete delle montagne Patrimonio dell'Umanità. «Ci sono sia foto aeree che altre scattate dopo ore di cammino», ha spiegato Tappeiner. «Penso che le immagini non abbiano bisogno di essere spiegate, ma debbano sprigionare in modo autonomo emozioni e significati». «Ho esposto in diverse parti del mondo», ha aggiunto, «e devo fare i complimenti a Belluno per l'organizzazione, che difficilmente ho trovato altrove».L'esposizione, realizzata in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, rimarrà aperta fino a domenica 29 ottobre, negli orari di visita del Museo del Fulcis. L'ingresso è libero. Ma per "Oltre le vette" di quest'anno è solo l'inizio, visto che nel programma ci sono 30 eventi e 3 mostre. «Il tema della fertilità della montagna sembra in contraddizione con le tematiche che trattiamo quotidianamente. Basti solo pensare allo spopolamento», ha commentato il sindaco Jacopo Massaro. «Una rassegna come "Oltre le vette" è occasione per trovare risposte e costruire significati, ripartendo da zero, soprattutto per quanto riguarda il concetto di comunità».«Il riconoscimento Unesco non deve essere considerato banalmente come un marchio per la promozione dei luoghi», ha messo in risalto Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco. «Rappresenta invece occasione per creare connessioni orizzontali tra i territori dolomitici, perché è solo così che si possono portare avanti progettualità. E le fotografie aeree ci aiutano a guardare le nostre montagne e i nostri territori dall'alto, senza campanilismi, ma riconoscendoli come arcipelago fossile che l'Unesco ha riconosciuto dal 2009». Faoro ha voluto poi insistere sul tema della fertilità: «Ci sono animali che stanno tornando nel nostro territorio, basti pensare all'orso e al lupo. E questo a volte crea problemi di convivenza», ha detto. «Ma ci sono anche tanti giovani che stanno tentando di rimanere in montagna, con attività di tipo tradizionale».Se ne parlerà in due dei prossimi appuntamenti, entrambi nella giornata di giovedì: una tavola rotonda, coordinata dal sociologo Diego Cason, a cui parteciperanno giovani protagonisti della piccola rivoluzione agricola e zootecnica indotta in montagna dai cambiamenti climatici; la presentazione del film "Dolomiti - Economia del Bene comune", con il giornalista e documentarista Piero Badaloni. Corriere delle Alpi | 07 Ottobre 2017
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p. 29 La bellezza per Vito Mancuso "La responsabilità della bellezza". Questo il titolo dell'incontro che, nell'ambito della rassegna "Oltre le vette", vedrà come protagonista Vito Mancuso (nella foto). Il teologo e scrittore sarà nel capoluogo oggi dalle 10.30 alle 12.30 al Teatro. La conferenza è organizzata dalla Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e dall'Ordine degli architetti di Belluno, con il contributo di Glip the lighting partner. «Quando viene davvero percepita, la bellezza rapisce», sottolinea Mancuso. «E questo rapimento si tramuta in un'uscita da sé da parte del soggetto, che viene posto di fronte a una realtà più grande che lo domina e gli si presenta come una richiesta. La risposta matura a tale emozione suscitata dalla bellezza si chiama responsabilità. Per questo in chi percepisce autenticamente la bellezza sorgono sempre sia la meraviglia sia il senso etico dell'impegno e del dovere a servizio di tale bellezza». La conferenza è rivolta alla cittadinanza, ai professionisti e agli studenti. (m.r.) Gazzettino | 07 Ottobre 2017
26 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
p. 17 edizione Belluno Cadore: uniti dalla cultura CADORE Tre valli e 22 comuni uniti dal marchio Cadore si presentano nella gara per la Capitale della Cultura 2020. Presentazione del dossier ieri a Belluno a Palazzo Piloni con la partecipazione del prefetto Francesco Esposito. Cultura, Dolomiti e Innovazione sono i cardini intorno ai quali ruota la candidatura presentata dalla Magnifica Comunità con il comune di Pieve di Cadore capofila. Renzo Bortolot della Magnifica: «Vediamo in questa candidatura una straordinaria occasione per rinsaldare il territorio, rafforzare le identità storico culturali e dare visibilità alle tante iniziative che il territorio propone. Comunque vada sarà utilissima per far conoscere il Cadore». Il valore aggiunto della proposta cadorina sta proprio dalla singolarità della progetto; trasformare il concetto da città in comunità della cultura. Gli industriali bellunesi ci credono, Luca Barbini: «Abbiamo voluto il distretto culturale nel quale Tiziano e le Dolomiti sono i pilastri assieme all'occhialeria.Questa candidatura è una grande occasione». Per la presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Marcella Morandini: «Tiziano e le Dolomiti, non c'è collegamento più forte e vincente». Ed è da Tiziano che tutto ha origine tanto che è stato coniato il titolo: DolomiTiziano, Cadore Città Diffusa Capitale della Cultura 2020. Candidatura che vuole realizzare un programma che incentivi la riscoperta dell'identità del Cadore in tutti i suoi aspetti.Appoggio convinto anche da Pietro Paolo Baretta che ha voluto essere presente per ribadirlo. Ma fra Cadore e Treviso il sottosegretario all'Economia e Finanze tifa per il primo nella corsa che vede due realtà venete contendersi il titolo di Capitale della cultura 2020. «La mia presenza qui oggi è la dimostrazione, sono qua per il Cadore» ha affermato nel corso della presentazione ufficiale della candidatura nella sede dell'amministrazione provinciale. Tanto deciso sulla scelta fra le due candidature del Veneto quanto poco incisivo sulle problematiche quotidiane perchè se il Cadore vincesse il prestigioso riconoscimento e per il 2020 diventasse il riferimento culturale nazionale come rispondere ai bisogni primari a cominciare dalla mobilità? Facile ricordare al rappresentate di Governo che servono soldi per la gestione della viabilità al di la di come andrà la candidatura, fra poco sarà tempo di sgombero neve ma se le risorse non arrivano come fare? «C'è un'attenzione importante nella logica dei trasferimenti per una provincia tutta montana ha assicurato il Sottosegretario - stiamo ragionando anche sulle modalità di rinnovo dei patti dei comuni di confine, grande attenzione è già stata riservata in vista dell'appuntamento con le Olimpiadi del 2021». Piccolo grande lapsus, il riferimento era ai Mondiali di sci di Cortina. E sull'appoggio di Baretta al Cadore il presidente Bortolot ha giocato di fino e indossato i panni di mediatore, che ultimamente porta spesso, dichiarando: «Se Treviso entra nelle prime 10 classificate noi siamo pronti a sostenerla».Giuditta Bolzonello Ventidue Comuni pronti alla sfida La prossima tappa per il Cadore in gara per la Capitale della Cultura 2020 è il 15 novembre, in quella data si saprà quali sono le dieci finaliste, bisognerà poi attendere gennaio 2018 per l'assegnazione del titolo. Il Cadore che si presenta al giudizio della commissione che sceglierà la capitale culturale in cifre è questo: 32 mila abitanti su una superficie di 1.427 chilometri quadrati, 22 i comuni, 24 i musei e le collezioni con 30 mila ingressi l'anno, 12 biblioteche, 22 gli archivi storici, 3 teatri, 6 siti Unesco, 1 sito wilderness, 3 siti termali, 355 chilometri di piste da sci, 850 mila visitatori l'anno. Per dirla come la presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Marcella Morandini: «C'è una frequentazione turistica diversa, lo abbiamo capito dalla straordinaria estate con un aumento a due cifre, il movimento turistico è cresciuto del 10, 15% grazie all'Unesco».
27 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Gazzettino | 07 Ottobre 2017
p. 21 edizione Belluno La fertilità Oltre le Vette Partiti. La 21. edizione di Oltre Le Vette ha tagliato il nastro di partenza. L'ha fatto ieri sera, nello spazio suggestivo del chiostro del museo Fulcis, con una doppia inaugurazione. Quella della rassegna 2017, certo, ma anche quella della mostra allestita in una sala del grande palazzo di via Roma e dedicata agli scatti di Georg Tappeiner. In pochi minuti una manciata di parole hanno dato la cifra di tutto il resto dal calendario. Di cosa significheranno i prossimi incontri, gli ospiti, i temi. La fertilità è il mantra di questa edizione e mai come quest'anno la rassegna dedicata alla montagna, alla sua genti, ai suoi luoghi e costumi, parla all'attualità e a tutti. «La fertilità è un tema che pare essere in contraddizione rispetto alle tematiche che oggi affliggono la montagna ha osservato il sindaco Jacopo Massaro nel suo discorso -. Parlo dello spopolamento. Le nostre terre si ripopolano di animali rimasti lontani per decenni, ma perdono la presenza dell'uomo. In un momento come questo unire i due concetti è un'occasione di stimolo, un input per riflettere come sia cambiato il nostro modo di vivere i luoghi». Anche Flavio Faoro, direttore artistico, si è soffermato sul temine fertilità parlando davanti ad una platea di un centinaio di persone, affezionati della rassegna e amanti della fotografia. Ha tirato fuori ottimismo, quasi un augurio futuro, puntando sui piccoli segnali di svolta che si notano negli ultimi tempi. «Abbiamo scelto come tema quello della fertilità pensando a quanto sta succedendo nel pianeta ha aggiunto -. Stanno tornando 28 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
gli animali, ma stanno tornando anche giovani con realtà imprenditoriali che cercano di coniugare le nuove tecnologie con la vita in questo territorio. Proprio su questo argomento è in calendario una tavola rotonda il 12 ottobre». E poi la mostra. Il fotografo Georg Tappeiner, i cui scatti sono ammirati nel National Geographic, ha portato una selezione delle sue immagini delle Dolomiti a Belluno. Ne è stata allestita una personale dal titolo Dolomiti: il cuore di pietra del mondo visibile in una delle sale affacciate sul chiostro di Palazzo Fulcis e aperta fino al 29 ottobre. Le oltre 40 fotografie, anche di grande formato, scattate dalla Hasseblad di Georg Tappeiner accolgono il visitatore già nel chiostro del Palazzo, per poi accompagnarlo nei locali interni, come in un viaggio ideale sulle vette più belle del mondo. «Parte delle foto sono aeree, parte le ho scattate alla fine di una camminata le parole del loro autore, Tappeiner presente ieri al Fulcis -. Spero suscitino un'emozione, positiva o negativa che sia, se saranno in grado significherà che ho fatto un buon lavoro».Alessia Trentin Corriere del Veneto | 07 Ottobre 2017
Il Cadore potrebbe diventare la «Capitale italiana della cultura 2020». Tutto è pronto. Il dossier di candidatura, un documento di 60 pagine con la storia del Cadore e i progetti di riqualificazione, è stato inviato a Roma. Una commissione di esperti valuterà le proposte dei vari Comuni d’Italia. Una cosa è certa: nessuna sarà come quella del Cadore che si candida con 22 Comuni. «Una grande novità da sottolineare ai tecnici — spiega Pier Paolo Baretta, sottosegretario al ministero di Economia e Finanze e sostenitore del progetto — Si avverte forte la candidatura di una comunità e non, come avviene di solito, di una città». Il progetto si apre con un’immagine che contiene in sé i due punti di forza su cui insisterà il Cadore: in basso un dipinto di Tiziano, in alto sullo sfondo le Dolomiti. «Qualsiasi discorso culturale non può che partire da Tiziano — spiega Matteo De Deppo, direttore dei Musei della Magnifica Comunità del Cadore — Uno dei pittori più famosi al mondo nato proprio nelle nostre valli che si firmava Titianus Cadorinus sottolineando la sua provenienza. Oltre a sette lettere autografe di Tiziano e ad alcune opere, qui c’è la sua bottega». La candidatura, partita da Selva di Cadore, vuol realizzare un programma per la riscoperta delle tre vallate cadorine. Gli oltre venti musei del Cadore, ad esempio, sono gestiti da volontari e hanno bisogno di una rete più strutturata e professionale. Manca poi la pianificazione di un turismo culturale: escursioni, folklore, gastronomia. Altri progetti 29 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
riguardano lo studio e l’analisi della frane nel territorio e la messa in sicurezza di percorsi in montagna.«Si sta facendo un salto di qualità — conclude Baretta — Il Cadore è la rappresentazione di un’Italia che esce dalle sue difficoltà e guarda al futuro». Corriere del Veneto | 07 Ottobre 2017
p. 15 Oltre le Vette un avvio col turbo Gran successo per l’apertura ufficiale di «Oltre le Vette», il festival della montagna. Ieri l’inaugurazione della mostra fotografica di Georg Tappeiner «Dolomiti: il cuore di pietra del mondo» e l’incontro al Teatro Comunale con lo sky runner Bruno Brunod. Oggi il teologo-scrittore Vito Mancuso alle 10.30 al Comunale che parlerà della «Responsabilità della bellezza». Due appuntamenti poi a Palazzo Fulcis. Alle 15, «Buzzati e le vicende storiche della biblioteca di famiglia», alle 17 «Le prime immagini delle Dolomiti nell’arte». Alle 18 sarà inaugurata alla Crepadona la mostra itinerante «Foulard delle montagne». Infine alle 21 al Comunale con lo spettacolo «Anatomie di un viaggiatore. Girolamo Segato» di Michele Sbardella. Domattina visite a Villa Buzzati (tre turni da 40 partecipanti) alle 10, 12 e 14. © RIPRODUZIONE RISERVATA
08 OTTOBRE 2017 Corriere delle Alpi | 08 Ottobre 2017 p. 25 Rilanciato il gemellaggio con il comune di Lipari AURONZO I sindaci dei Comuni di Auronzo e Lipari hanno deciso di rilanciare lo storico gemellaggio che lega le Dolomiti alle isole Eolie.A sancirlo Tatiana Pais Becher ed il collega siciliano Marco Giorgianni: "galeotto" è stato un viaggio tenuto nei giorni scorsi dal primo cittadino cadorino che ha trascorso un breve periodo di vacanza sul suolo siciliano: «Il progetto di gemellaggio nacque quando ero assessore alla Cultura» ricorda la Pais Becher, «negli anni 2010 e 2011 il gemellaggio, attraverso un progetto finanziato dal ministero dell'Ambiente, aveva coinvolto gli istituiti superiori del liceo linguistico Cadore di Auronzo e l'istituto Isa Conti Eller Vainicher di Lipari, incontratisi in un viaggio-ricerca di carattere esplorativo ed al tempo stesso educativo. Il gemellaggio tra Auronzo e Lipari venne celebrato nel 2009 anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della cerimonia di riconoscimento delle Dolomiti 30 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
patrimonio dell'umanità».L'iniziativa venne interrotta negli anni a seguire in concomitanza con il cambio di Amministrazione in seno al Comune di Auronzo, ma l'elezione di Tatiana Pais Becher (così come quella del collega Marco Giorgianni) ha riportato in auge il gemellaggio, risorto nei mesi scorsi a Longarone per intercessione del consigliere comunale siciliano Giuseppe Finocchiaro che, in occasione dell'ultimo Dolomiti Expo, ha incontrato proprio la Pais Becher con l'obiettivo di rilanciare il rapporto di amicizia.«Il prossimo passo sarà quello di avviare un progetto scolastico per l'anno 2018/2019 coinvolgendo, oltre agli istituti superiori, anche il consorzio turistico Tre Cime Dolomiti e l'associazione Federalberghi delle Isole Eolie per una collaborazione proficua anche sotto il profilo turistico», annuncia la Pais Becher. (dierre) Gazzettino | 08 Ottobre 2017
p. 17 edizione Belluno Gemellaggio Auronzo Lipari: un matrimonio tra siti Unesco AURONZO Auronzo di Cadore e Lipari, due siti naturali Patrimonio dell'Umanità che, simbolicamente, uniscono l'Italia da nord a sud. I sindaci Tatiana Pais Becher e Marco Giorgianni hanno deciso di riproporre e rilanciare il progetto di gemellaggio fra le Eolie e le Dolomiti con la volontà di rendere le nuove generazioni consapevoli della inscindibilità del patrimonio di storia e di bellezza che fa grande la nostra Italia da Nord a Sud. Con le parole usate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della cerimonia di riconoscimento delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità tenutasi ad Auronzo nel 2009, si stringe questa nuova alleanza. Il gemellaggio, finanziato dal Ministero dell'Ambiente, aveva coinvolto negli anni 2010 e 2011, i giovani del Liceo Linguistico Cadore di Auronzo e dell'Istituto Isa Conti Eller Vainicher di Lipari in un viaggio-ricerca esplorativo ed educativo nella storia, nella cultura dei due siti Unesco per ampliare ed approfondire la conoscenza del territorio, delle sue potenzialità, delle sue risorse. Il successo della prima iniziativa ha spinto i due neo eletti sindaci a riproporre il progetto. Questa volta l'idea è di mettere in campo per l'anno scolastico 2018-19 un progetto più ampio coinvolgendo non solo gli istituti scolastici superiori e le amministrazioni comunali, ma anche il Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti e l'associazione Federalberghi Isole Eolie per una collaborazione anche sotto il profilo turistico che permetta anche la realizzazione di una azione di marketing congiunto. 31 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
La presentazione sarà nell'estate 2018 con un interscambio di eventi culturali nelle due località gemellate. Anche la Fondazione Dolomiti Unesco, attraverso il suo direttore Marcella Morandini, ha manifestato interesse per l'iniziativa. Gazzettino | 08 Ottobre 2017
p. 5 Leggimontagna le città alpine fanno squadra RICONOSCIMENTO TOLMEZZO Creare ulteriori legami con le città alpine europee per concentrare ancor più i riflettori sulla montagna friulana, evidenziandone le ricchezze e per trovare, nel confronto, idee per affrontare le criticità del vivere in questi luoghi. È uno degli obiettivi peculiari dell'edizione 2017 del premio Leggimontagna che, arrivato ai 15 anni di vita, il 28 ottobre a 32 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Tolmezzo, nella sala convegni dell'Uti della Carnia, premierà i vincitori della sezione narrativa-saggistica. Per la sezione video Cortomontagna, invece, l'appuntamento è per metà dicembre, in una data ancora da stabilirsi. A sintetizzare lo spirito particolare di questa edizione è la coordinatrice del Premio, Adriana Stroili, che l'iniziativa l'ha vista nascere nel 2002 e da alcuni anni ha raccolto il testimone per il coordinamento. «Nel corso del tempo spero che l'evento abbia dato modo di riflettere sui problemi e la positività del vivere in montagna riflette , grazie al confronto con realtà simili, alla voce di importanti studiosi, all'impegno e alla caparbietà di chi ama e vive tra i monti». Elementi che, messi insieme, «auspichiamo, soprattutto, facciano sentire meno soli coloro che vivono la montagna quotidianamente». Anche per ciò, quest'anno, Leggimontagna ha inteso raccogliere lo stimolo che arriva dal riconoscimento ottenuto da Tolmezzo a giugno, decretata «città alpina per eccellenza» dall'omonima associazione europea che premia i centri distintisi per lo sviluppo sostenibile e per l'impegno nell'attuazione della Convenzione delle Alpi. «Complessivamente le città alpine sono per ora 19 ricorda Stroili e stiamo lavorando per coinvolgerne alcune, per far conoscere il premio e far convergere su Tolmezzo interessi e attenzioni». Organizzato dall'Asca, l'associazione delle sezioni del Cai di Carnia, Canal del Ferro, Val Canale, il premio è sostenuto da diverse realtà, fra le quali la Fondazione Friuli, e anche quest'anno è riuscito ad avere un numero interessante di adesioni per la sezione narrativa-saggistica. «Abbiamo avuto 19 adesioni spiega Stroili -, un numero che riteniamo significativo, tenuto anche conto della specificità del tema. Al centro dei lavori, infatti, ci deve sempre essere la montagna vista nei suoi diversi aspetti». Dopo la serata d'inizio ottobre dedicata allo scrittore Spiro Dalla Porta Xydias, ora l'appuntamento è per sabato 28 ottobre, quando saranno premiati per la narrativa Andrea Nicolussi Golo, con l'opera Di roccia di neve di piombo, e Silvia Petroni, Il vuoto tra gli atomi, che nelle precedenti edizioni si erano affermati tra gli inediti. Sarà presente anche Franco Michieli, autore di Estasi della corsa selvaggia. Piccoli voli a corpo libero dalla terra al sogno. Autore particolarmente atteso per la sezione narrativa è Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2016 con l'opera Le otto montagne, edito da Einaudi. Per la saggistica è atteso Diego Leoni con La guerra verticale. Uomini, animali e macchine sul fronte di montagna 1915-1918, edizione Einaudi. Ci saranno anche Roberta Clara Zanini, autrice di Salutami il sasso. Dinamiche della popolazione e della memoria in una comunità alpina di confine, e Mauro Varotto, con Montagna del Novecento. Il volto della modernità nelle Alpi e Prealpi venete. Novità 2017 è la collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, che, all'interno della sezione saggistica di Leggimontagna, ha istituito un premio speciale attribuito a Ferruccio Vendramini, autore di Prima del Vajont. Per una storia di Longarone e dintorni.Antonella Lanfrit
33 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
10 OTTOBRE 2017 Trentino | 10 Ottobre 2017 p. 33 Una serata celebrerà Rosa conquistatore del Campanil Basso LAVIS Otto uomini, quindici gambe, una vetta. Non una vetta qualunque però, ma quella del Campanile Basso, nel gruppo del Brenta. Arrivare in vetta non è facile per nessuno. Ancora di più se un incidente in moto, a soli 17 anni, ti ha strappato una gamba. Invece Gianluigi Rosa ha saputo superare tanti ostacoli, con grinta e grande determinazione fuori del comune, per arrivare, con una protesi alla gamba, lo scorso mese di agosto, in cima appunto al Campanile Basso. Un'impresa che sarà rivissuta e raccontata dallo stesso Gianluigi Rosa, lavisano ora 29enne, che fra sette giorni sarà ospite all'auditorium di Lavis per una serata speciale organizzata in suo onore. Si tratta di “Brenta Open 2017”, il racconto dell'evento che ha portato otto uomini lassù, in cima alla montagna. L’appuntamento è in programma alle 21 all'auditorium lavisano. Sarà una serata nella quale musica e immagini di quella indimenticabile giornata faranno da cornice al racconto di tutti i membri della spedizione. Una serata organizzata da Dolomiti Open e dell'Associazione accompagnatori di media montagna del Trentino, pensata non solamente per celebrare Gianluigi Rosa e tutti gli altri protagonisti di questa impresa, ma anche per riflettere sul rapporto che da sempre esiste e laga quasi indissolubilmente l'uomo e la montagna. (niba)
11 OTTOBRE 2017 L’Adige | 11 Ottobre 2017
34 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
p. 37 Tovel, domenica da record Staccati ben 675 biglietti VALLE DI TOVEL Nemmeno i più ottimisti potevano pensarlo. Sicuramente lo splendido autunno che ci sta accompagnando aiuta, così come una serie di servizi sia giornalistici che pubblicitari sui giornali nazionali hanno dato una mano a far conoscere la Valle di Tovel ma che una domenica di ottobre riesca a battere il record di ingressi, è davvero qualcosa di straordinario. Domenica 8 ottobre infatti sarà ricordata. E' stato registrato l'afflusso più alto dal 2004 di visitatori allo specchio lacustre. Lo conferma una nota dell'Ufficio stampa del Parco Adamello Brenta che si occupa della gestione e della logistica della Valle. Si può dunque parlare di un effetto Tovel, definito da un quotidiano nazionale «La Valle di Tovel regina del foliage» ovvero lo spettacolo del fogliame degli alberi che in autunno si trasforma in un caleidoscopio di colori. Domenica scorsa un afflusso di visitatori del tutto inaspettato ha dunque spodestato il 17 agosto dal record assoluto di ingressi mai registrato dal 2004 (546 ingressi complessivi). Un primato che è durato poco dal momento che domenica gli ingressi in valle sono stati ben 685, composti da 555 ticket di paganti ai parcheggi e 130 ingressi gratuiti, riservati ai residenti nel Comune di Ville d'Anaunia. ll record di domenica scorsa si aggiunge ad un'estate eccezionale, con un +32% di veicoli in più rispetto al 2016 e un +54% di persone trasportate con le navette (dati di luglio e agosto rapportati allo stesso periodo del 2016), l'autunno sta addirittura superando ogni più rosea aspettativa. «Tovel non smette mai di regalare ai visitatori momenti di stupore autentico, così come ogni angolo di Brenta commenta Gloria Concini, assessore del Parco Adamello Brenta e del Comune di Ville d'Anaunia - Siamo orgogliosi di accogliere i tanti turisti che desiderano vivere quest'esperienza, pur nella consapevolezza che si tratta di un territorio da preservare con soluzioni sempre più sostenibili. Un sincero ringraziamento va agli operatori del Parco e al personale degli Enti a vario titolo coinvolti, per gli sforzi e la professionalità messi in campo per gestire una stagione turistica da record». Il successo tuttavia è frutto di un lungo lavoro iniziato nel 2004 quando fu realizzato il progetto di mobilità sostenibile con un massiccio afflusso, sempre in aumento nel corso degli anni, in piena estate, mentre l'autunno ha sempre rappresentato, nell'immaginario, un periodo stagionale di secondo piano. Solo dall'anno scorso, la richiesta particolarmente vigorosa di mantenere ordinata la valle ha catturato l'interesse degli amministratori di Parco e Comune di Ville d'Anaunia che hanno quindi deciso di applicare una strategia di destagionalizzazione, offrendo il servizio di trasporto collettivo anche in settembre e nei due primi weekend di ottobre. Che domenica sia stato eccezionale lo si poteva riscontrare nello staff dei ragazzi del Parco che presidiava la vallein forte sottorganico ma nonostante ciò hanno saputo gestire la situazione molto bene evitando ogni disagio. Considerate le previsioni meteo del prossimo fine settimana e la concomitanza con Pomaria (vedi sotto), Parco e Comune di Ville d'Anaunia si aspettano nuovamente un afflusso considerevole. A tal propositi verrà rafforzato il servizio, mettendo a disposizione il bus navetta anche sabato (era previsto solo domenica), la presenza del vigile nelle ore centrali per regolare il traffico e un operatore in più ai parcheggi. La mobilità sostenibile sarà attivata in tutti i fine settimana di ottobre dalle 9 alle 18 e rimarrà aperta la Casa del Parco sulle rive del lago dedicata all'approfondimento del fenomeno di arrossamento delle acque di Tovel con orario: 10-13; 14- 18. Il record già trema.
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Corriere delle Alpi | 11 Ottobre 2017
p. 30 – 31 segue dalla prima Georg Tappeiner e il ‘cuore di pietra’ delle Dolomiti di Martina Reolon BELLUNO Ci sono paesaggi gentili, che ti "entrano dentro" e ti colpiscono un po'alla volta. E poi ci sono le Dolomiti: l'impatto che hanno sulle persone è immediato e molto forte. Il fotografo Georg Tappeiner usa un'immagine chiara per descriverle: «Sono come una botta in testa», dice, «e quando le vedi non puoi più dimenticarle». Tappeiner, nato a Merano nel 1964, ha coltivato sin da giovanissimo la passione per la fotografia. I suoi soggetti preferiti sono sempre stati paesaggio e ritratto. E, ovviamente, le montagne: dal 2005 esplora quelle di casa, le Dolomiti, per catturare la magia dello spettacolo naturale che offrono. La sua bravura non è passata inosservata, tanto che i suoi scatti sono stati pubblicati su un gran numero di riviste e siti on line, tra cui l'edizione italiana di "Geo" e quella tedesca di "National Geographic".Ci può raccontare, in particolare, come è nata la collaborazione con "National Geographic"?«Ho lavorato per anni a Londra e a Milano e ho poi deciso di tornare alle mie origini, tra le montagne, che ho sempre amato fotografare, girando soprattutto tra le Dolomiti. Una decina di anni fa avevo in mano una cinquantina di fotografie e, prendendo l'indirizzo mail del caporedattore dalla rivista, ho deciso di mandarle a "National Geographic". Ad essere sincero non mi aspettavo di ricevere risposta. E invece, con tanta sorpresa, mi è arrivata appena dopo mezz'ora una telefonata: i miei scatti erano piaciuti e, insieme a questi, volevano una storia. Anche perché era il periodo, tra 2008 e 2009, in cui il World Heritage Commitee dell'Unesco stava conducendo l'istruttoria per decidere se accogliere le Dolomiti nell'elenco del Patrimonio dell'Umanità. Un riconoscimento, come ben sappiamo, poi avvenuto. Nel febbraio 2010 le mie foto hanno conquistato la copertina e 17 doppie pagine nell'edizione tedesca di "National Geographic". È stato il numero più 36 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
venduto in Germania. Gli scatti sono stati poi utilizzati in varie edizioni locali, arrivando in Italia, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Messico, America Latina, India».Poi è nata la mostra "Dolomiti: il cuore di pietra del mondo", che ha fatto un viaggio in diverse città europee.«Con la collaborazione anche della Fondazione Dolomiti Unesco ho esposto a maggio 2017 alla Galerie Novomestské radnice di Praga. Nel giugno 2016 le foto erano approdate al Museo di archeologia di Zagabria. E da qualche giorno, fino al 29 ottobre, sono a Belluno, a Palazzo Fulcis, dove ho potuto contare su un'organizzazione difficilmente trovabile altrove».Come definirebbe il suo approccio alla fotografia? E come lo applica alla sua passione per il paesaggio e la montagna?«La fotografia, per me, è una passione. E credo con questo termine racchiuda tutto, anche la soddisfazione che mi dà prendere in mano la mia Hasseblad e cercare di scorgere particolari inediti. La fotografia è la mia vita. Ed è anche la mia professione. Ritengo comunque che si debba ritagliare un po'di tempo per se stessi, trovando dei momenti in cui scattare foto per il proprio piacere personale, al di là del lavoro. Per quanto riguarda la montagna, solitamente la salgo a piedi, anche se sono un po' pigro. Quando riesco a raggiungere dei traguardi inaspettati sono molto soddisfatto. Utilizzo anche l'elicottero, per immagini aeree e riprese originali e inconsuete. Ultimamente sto usando anche i droni, ma soltanto a livello sperimentale».I suoi scatti riescono a cogliere la forza arcaica delle montagne e, nello stesso tempo, la loro poesia...«La prima impressione che si può avere è che la montagna sia sempre uguale, immutabile. Se si ha invece la pazienza di aspettare, di trovare momento e posto giusti, ci si accorge, invece, che cambia in continuazione. Per cogliere i mutamenti la preparazione, naturalmente, aiuta. E più sei preparato, più anche sei fortunato nel riuscire a captare qualcosa di inedito, fugace, sorprendente. In ogni scatto metto la mia anima e l'obiettivo è raggiunto nel momento in cui una foto genera emozioni e "vive" da sola, al di là di chi l'ha realizzata. Pensando in particolare alle Dolomiti, fotografarle è un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio. La loro sublime bellezza regala sempre emozioni che valgono più di mille parole».Tappeiner, il suo lavoro dice anche molto sulla necessità di conservare le montagne: un tema attualissimo, specie in un periodo in cui si parla di consumo e poco rispetto.«Verissimo. Pensiamo anche che il lavoro della "National Geographic Society" si fonda sulla necessità di "ispirare le persone ad aver cura del pianeta».Questo vale anche per le montagne e le Dolomiti. In quest'ultimo caso, il riconoscimento dell'Unesco è una grandissima opportunità, qualcosa di straordinario. Dall'altro lato, però, ci si è trovati di fronte a una frequentazione più elevata e non sempre rispettosa. «Bisogna trovare un equilibrio tra questi due aspetti: se c'è un maggior numero di persone ci vogliono anche regole più rigide, senza però andare a compromettere la libertà di chi la montagna l'ha sempre vissuta e amata. Rispettandola. Perché chi ama veramente questi luoghi li tratta con riverenza, consapevole della straordinarietà che si trova davanti. E non lascia rifiuti e immondizie: solo un esempio della mancanza di rispetto. Il guaio è che poche persone che adottano comportamenti scorretti lasciano un impatto enorme».Lei ha viaggiato molto, come si può immaginare: ci sono luoghi che le sono rimasti più impressi di altri?«Sì, viaggio parecchio. Ogni luogo ha la propria particolarità. Ci sono posti che ti colpiscono lentamente, un po' alla volta. Altri che hanno un impatto fortissimo, come le Dolomiti: ti entrano in testa e non escono più. Amo molto anche l'entroterra della Puglia o le Isole Eolie. All'estero mi sono rimasti nel cuore i paesaggi dell'Andalusia, ma anche la Scozia e un paese più lontano, l'India, una terra molto vasta e con un impatto, all'inizio, più culturale che visuale, ma che poi rivela qualcosa che non ti aspetti, anche dal punto di vista paesaggistico».©RIPRODUZIONE RISERVATA I suoi capolavori esposti a Palazzo Fulcis fino al 29 ottobre La mostra di Georg Tappeiner "Dolomiti: il cuore di pietra del mondo" è ospitata in questi giorni (fino al 29 ottobre) al museo di Palazzo Fulcis a Belluno, nell'ambito dela rassegna "Oltre le vette". Tappeiner ha frequentato in giovane età la scuola professionale di fotografia in Austria. A 20 anni, nel 1984, il trasferimento a Londra. «Il mio obiettivo era imparare l'inglese, ma poche settimane non bastavano. Decisi allora di restare. Alla fine sono rimasto lì per dieci anni, fino al 1994», spiega il fotografo. «Mi sono specializzato nel settore automobilistico, un ambito che avevo trovato molto interessante: anche fare le foto in studio aveva il suo fascino».Dopo Londra è stata la volta di Milano, dove Tappeiner ha lavorando per clienti e agenzie di pubblicità di tutta Europa. Negli anni Duemila il ritorno a Merano e al suo amore originario, quello per il paesaggio, la montagna e il ritratto. Ha pubblicato le sue fotografie in tre libri, in collaborazione con Reinhold Messner. Le sue immagini sono entrate a far parte di diversi magazine come "Condé Nast Traveller" New York, Italia, Corea del Sud e Cina; "Geo" Italia, Germania, Francia, Spagna, Brasile Turchia ed India; "Geo Saison" Germania; "National Geographic" Germania, Italia, Polonia, Slovenia e Messico e con "Geo Saison" Germania ha 37 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
anche pubblicato due calendari. Un altro, dedicato alle Dolomiti, è nato ancora una volta con Messner. «In questo momento sto lavorando a un progetto, in vista del decennale, che cadrà nel 2019, dell'ingresso nel Patrimonio dell'Umanità Unesco delle Dolomiti e del Wattenmeer (il Mare dei Wadden, condiviso da Danimarca, Germania e Paesi Bassi)», mette in risalto Tappeiner. «Il tutto è partito dall'iniziativa di un imprenditore e l'organizzazione è in progress. Probabilmente si tratterà di eventi itineranti, che per le Dolomiti andranno a toccare anche Belluno». (m.r.)
12 OTTOBRE 2017 Trentino | 12 Ottobre 2017
p. 12 Le Dolomiti di Dino Buzzati Mostra fotografica “La cartolina delle Dolomiti” Trento, Casa Sat, via Manci TRENTO È aperta fino al 10 novembre, dal lunedì al venerdì (9-13 / 14-18), alla Casa Sat in via Manci a Trento la mostra fotografica “La cartolina delle Dolomiti – Premio Dino Buzzati”, ideata e curata dall’Assessorato provinciale e dal Servizio Dolomiti Unesco della Provincia di Pordenone. La rassegna si compone di una selezione dei 131 scatti raccolti con il concorso dedicato al giornalista, scrittore e appassionato di montagne Dino Buzzati, una delle grandi figure della letteratura del Novecento italiano. La mostra è stata ospitata in tutta la regione dolomitica. (c.l.)
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Alto Adige | 12 Ottobre 2017
p. 33 Destinazioni alpine in Italia, Val Gardena al primo posto indagine dell’enit VAL GARDENA Secondo una recente indagine dell’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo la stagione appena conclusa può essere definita come l’estate dei record, nell’arco alpino. Un segno dei tempi, che porta la gente a preferire destinazioni più tranquille e meno affollate ma anche il segno di un’inversione di tendenza: non è più vero che d’estate gli italiani preferiscono le bianche spiagge. La gente a quanto sembra è sempre più attirata dalle montagne e dall’ospitalità autentica delle varie località alpine, in grado di garantire un’offerta turistica che spazia dalla cultura allo sport, dalla natura all’enogastronomia tipica. Una rivoluzione, se si pensa che sino a pochi anni fa la vacanza estiva in montagna era considerata fuori moda ed era scelta solamente dal 15% degli italiani (indagine Eumetra 2016). Quest’anno, invece, la vacanza in montagna è diventata di tendenza, specie se trascorsa in località famose. Anche le Dolomiti (Patrimonio mondiale Unesco) hanno approfittato di questo boom e sono risultate essere la meta alpina più apprezzata. La cosa che però fa maggiormente piacere, soprattutto negli operatori turistici, è che la Val Gardena risulta essere la destinazione alpina più apprezzata d’Italia davanti alla Val di Fassa, Courmayeur e Madonna di Campiglio. «Questa notizia ci riempe naturalmente di grande orgoglio e può essere considerata come il giusto riconoscimento per il grande lavoro svolto negli ultimi anni da parte di tutti gli operatori turistici in Val Gardena», spiega Günther Pitscheider, direttore di Val Gardena-Gröden Marketing. «Questo primo posto - sottolinea Pitscheider - è un forte segnale che la strada intrapresa è quella giusta, e ci regala ulteriori motivazioni a continuare su questa via». Le Dolomiti sono entrate a far 39 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
parte della lista del Patrimonio dell’umanità Unesco il 26 giugno 2009. Non è solo un riconoscimento di altissimo prestigio: infatti, è anche un monito ed un dovere. Esorta a proteggere e sostenere in maniera sostenibile le Dolomiti.(e.d.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 12 Ottobre 2017 p. 31 Economia dei monti fra turismo, natura ed agricoltura BELLUNO Oltre le vette: il programma di oggi prevede due appuntamenti. Alle 17.30 in sala Bianchi di viale Fantuzzi, incontro dal titolo «La montagna fertile - l'agricoltura di montagna ha di nuovo un futuro?». Si tratta di una tavola rotonda che mette a confronto esperienze innovative e concorrenziali di produzione agricola in montagna: esempi, testimonianze, criticità. Partecipano giovani protagonisti della piccola rivoluzione agricola e zootecnica indotta in montagna da cambiamenti climatici, dalle crisi dei modelli di sviluppo incentrati sulle produzioni di pianura, dalla crescente domanda di nuove autenticità. Coordina i lavori il sociologo Diego Cason. Alla sera alle 21, al Teatro Comunale, viene presentato il film «Dolomiti - Economia del bene comune». Intervengono il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Mariagrazia Santoro, il direttore della Fondazione Marcella Morandini, il giornalista e documentarista Piero Badaloni e alcuni protagonisti del film. Il film racconta la vita di chi ha scelto di vivere in montagna, lavorando in diversi settori dell'economia alpina. Si trovano anche qui le esperienze di giovani coraggiosi e imprenditori di successo, di personaggi famosi e di appassionati ricercatori, di cuochi, insegnanti, studiosi. La rassegna prosegue fino a domenica. Gazzettino | 12 Ottobre 2017
p. 18 edizione Belluno BADALONI AL COMUNALE
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Per quanto riguarda la stretta attualità, Oltre le vette prosegue oggi con due appuntamenti: alle 17.30, in sala Bianchi, il sociologo Diego Cason coordinerà la tavola rotonda dedicata al tema La montagna fertile. L'agricoltura di montagna ha di nuovo un futuro?. Alle 21 il Teatro comunale ospiterà la presentazione del film Dolomiti. Economia del bene comune: intervengono il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, Mariagrazia Santoro, il giornalista e documentarista Piero Badaloni, oltre ad alcuni protagonisti dell'opera. Il lungometraggio racconta la vita di chi ha scelto di vivere in quota, lavorando in diversi settori dell'economia alpina.Marco D'Incà Messaggero Veneto | 12 Ottobre 2017
p. 47 Danelin: “Dolomiti patrimonio UNESCO un’opportunità di sviluppo turistico” Continuano le interviste riguardanti la collana Dolomiti, Montagne - Uomini - Storie, che potete trovare in edicola assieme al Messaggero Veneto, al prezzo di 8.50. Il prossimo dvd, dei sei previsti, uscirà venerdì 13: I successivi: il 20, il 27 ottobre e il 3 e il 10 novembre.di FAUSTA SLANZI«Il riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio dell'Umanità dovrebbe essere, per queste aree, il principale riferimento per una promozione turistica del territorio», così risponde Graziano Danelin direttore del Parco Dolomiti Friulane alla nostra domanda sulle opportunità di sviluppo del Bene Naturale Dolomiti, sistema 4 (Friulane e d'Oltrepiave).«Altre zone dolomitiche scoppiano di turisti; qui c'è ancora spazio per loro e, di conseguenza, per opportunità economiche a beneficio delle popolazioni locali. Le Dolomiti Friulane sono la parte meno conosciuta e frequentata del Bene seriale. Qui ci sono ampi margini di sviluppo per promuovere un turismo che sia però sostenibile e non di massa: un turismo di nicchia, rispettoso e interessato alla 41 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
conservazione dell'ambiente naturale". Quale, dal suo punto di vista, la percezione degli abitanti del Friuli Venezia Giulia verso questo magnifico patrimonio dell'Umanità? «Non ho un'idea precisa in merito. Sicuramente in tutta la regione si è parlato molto del riconoscimento Unesco, ma forse, fra la gente, c'è ancora un po' di incredulità. Solo dall'istituzione del Parco (1996, ndr) si è cominciato ad evidenziare che anche nel nostro territorio ci sono le Dolomiti che, probabilmente erano pensate, prima, solo in Veneto o in Trentino. Certamente le iniziative come il programma Dolomiti Days contribuiscono a incrementare la conoscenza del patrimonio. La consapevolezza deve riguardare, soprattutto, il fatto di abitare in un territorio di elevato valore naturale». Lei è direttore del Parco Dolomiti Friulane dal 1999 come è cambiato, nel corso del tempo, l'approccio del Parco al Bene Naturale Unesco? «L'ente Parco fin da subito si è impegnato collaborando attivamente con la Fondazione Dolomiti Unesco; in qualità di direttore faccio parte della Rete funzionale dei Parchi e del Paesaggio. In particolare, grazie allo stimolo della Provincia di Pordenone, abbiamo contribuito a dar corso alle iniziative ora consolidate nel programma Dolomiti Days. Il recente Piano di conservazione e sviluppo del Parco è stato realizzato prendendo come riferimento i valori riconosciuti dall'Unesco. Vi è la piena consapevolezza di essere gestori di un territorio che va conservato integro per le generazioni future». Il Parco si avvale della collaborazione di guide alpine e guide naturalistiche: dopo il riconoscimento sono stati fatti percorsi di formazione e aggiornamento sul Bene Naturale? «Fin dall'inizio della sua istituzione l'Ente Parco svolge attività di educazione ambientale con le scuole all'interno del progetto A scuola nel Parco; in questo coinvolgiamo sia guide naturalistiche che guide alpine. All'attività formativa diamo molta importanza: quest'anno proponiamo per il terzo anno un progetto dal titolo Io vivo qui, nelle Dolomiti Friulane. In questa iniziativa le guide naturalistiche svolgono la funzione di tutor in classe; l'obiettivo è evidenziare l'autoconsapevolezza dei ragazzi di vivere in un territorio riconosciuto patrimonio mondiale. Le guide, a loro volta, sono state formate ed aggiornate in più momenti, sia direttamente, sia con il coinvolgimento della Fondazione Dolomiti Unesco». L'acqua, di cui il Parco è particolarmente ricco, è una risorsa indispensabile, preziosa e va gestita: cosa ha insegnato la tragedia annunciata del Vajont del 9 ottobre del 1963? «L'insegnamento principale penso sia che il territorio va rispettato e non unicamente sfruttato. L'acqua è un bene prezioso, soprattutto in montagna, serve per la vita; ritengo che dobbiamo adoperarci affinché sia un bene comune. Come dice uno dei principi fondamentali dell'Unesco, si deve vivere ogni Bene Naturale considerando che dovrà essere godibile anche dalle generazioni future: dovrebbe bastare questo principio per guidare ogni azione dell'uomo sul territorio».Che tipo di turismo è quello che frequenta le Dolomiti Friulane? Si incontrano molti Danesi, per esempio. Chi frequenta le Dolomiti Friulane ama l'ambiente naturale, vero ed integro. I nostri territori sono riconosciuti e apprezzati per l'altro grado di 'wilderness', di naturalità. Non essendoci strade che lo attraversano, ma unicamente piste di fondovalle, bisogna muoversi quasi essenzialmente a piedi lungo i sentieri per goderne le bellezze paesaggistiche; quindi bisogna faticare! Ritengo però che questo sia un valore, non un limite. I Danesi che da oltre una decina d'anni organizzano escursioni nel Parco cercano l'integrità dell'ambiente". Il Friuli Venezia Giulia ha due ambienti naturali - le montagne, le Dolomiti e il mare - parimenti attraenti da molti punti di vista: c'è sufficiente consapevolezza dell'intrinseca ricchezza di opportunità che questo comporta? « Ritengo che le nostre Dolomiti possono dare un'opportunità di sviluppo se sono promosse secondo i principi di un turismo sostenibile, e non solo legato alla frequentazione degli sport della neve».©RIPRODUZIONE RISERVATA
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13 OTTOBRE 2017 Trentino | 13 Ottobre 2017
p. 10 «Il tempo cambia, non “perdiamolo”» Luca Mercalli, torinese, classe 1966, è sicuramente un riferimento, negli approfondimenti sui mutamenti climatici. Meteorologo, divulgatore scientifico e climatologo, sicuramente è molto noto al pubblico televisivo italiano per la partecipazione alla popolare trasmissione «Che tempo che fa». La storia del clima delle Alpi è il suo principale argomento di ricerca, ma si occupa anche di temi ambientali ed energetici come membro di Aspo Italia, l'associazione per lo studio del picco del petrolio. Responsabile dell'Osservatorio Meteorologico del Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, è docente in varie università italiane. di Matteo Ciangherotti «Non possiamo più aspettare. La lotta ai cambiamenti climatici è peggio di una guerra. Con il clima non si siglano armistizi. La temperatura globale è già aumentata di 2 gradi, con tutto ciò che ne consegue: ora possiamo solamente decidere se non farla crescere ulteriormente. Non stiamo parlando di un gioco. Con un aumento della temperatura pari a + 5 gradi, le conseguenze sarebbero tragiche: distruzione e morte». Non sono “tinte” di terrorismo le parole dello scienziato del clima Luca Mercalli. Il meteorologo - climatologo sarà protagonista domani sera al Teatro di San Giacomo di Laives (ore 20.30) di un incontro pubblico dal titolo più che mai significativo, “Perdere... tempo”, in dialogo con il direttore del nostro giornale, Alberto Faustini. E poi domenica alle 18 Mercalli sarà in Trentino, a Brentonico al Teatro Monte Baldo, per la conferenza dal titolo “Il nostro futuro: noi e l’ambiente”. Occasioni per ribadire proprio come «stiamo perdendo tempo» di fronte a 43 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
cambiamenti climatici ormai irreversibili. Perché se è vero che sulle nostre montagne, Dolomiti comprese, lo scioglimento dei ghiacciai e la mancanza di precipitazioni nevose sono ormai fenomeni a vista d’occhio, forse si potrebbe ancora evitare il giorno in cui anche “sparare” la neve sulle piste da sci diverrà impossibile, viste le alte temperature. Possiamo ancora invertire la rotta? Forse, a patto che ogni cittadino esca dal “clima” di eterna rassegnazione e prenda finalmente coscienza e consapevolezza sulla necessità di agire. Ora o mai più. Mercalli, perché non vi è più alcun tempo da perdere? «Stiamo perdendo tempo, decenni. Dalle prime conferenze sul clima sono passati già 20 anni. Oggi una posizione come quella del presidente Trump, intenta a disfare apertamente un processo di cambiamento messo in moto dagli accordi sul clima di Parigi, non desta troppa preoccupazione. Ma se guardiamo al clima attuale, dobbiamo pensare a un paziente malato il cui medico gli consiglia di mettersi a dieta, pena il rischio di avere un infarto. Esattamente come per il clima. Non si può più aspettare, altrimenti l’infarto è solo una delle conseguenze. Il clima è malato, intossicato com’è dalle emissioni di CO2 provocate dalla combustione dei fossili. Un'ulteriore perdita di tempo sarebbe fatale». Ma allora perché a livello mondiale si continua a fare poco? Soliti interessi economici di pochi o siamo piuttosto così stupidi da non agire? «Siamo stupidi, esattamente. Perché siamo stati stupidi tante volte nella storia, basti pensare alle guerre. Occorre invece prendere coscienza della situazione e agire al più presto. La sfida oggi è veramente grande, se il clima “esce dai suoi limiti” sarà un disastro, e non si tratta di un gioco. I cambiamenti climatici sono peggio di una guerra, con il clima non si firmano armistizi; pensiamo agli uragani, senza che l’uomo possa fare più nulla. Dobbiamo prevenirlo». Ma dai cambiamenti climatici non si torna più indietro? «È così purtroppo, non è più possibile invertire un fenomeno; oggi possiamo ancora “decidere” se l’aumento della temperatura sarà di 2 o 5 gradi e c’è una bella differenza; se non si agisce, l’aumento a +5 gradi sarà irreversibile e provocherà lo scioglimento dei ghiacciai fino al 90%, lunghi periodi di siccità, alluvioni ed eventi estremi nella loro frequenza e intensità, vedi uragani. Non solo: più migranti costretti a scappare da terre aride e improduttive oppure sommerse dall’acqua. I primi migranti, costretti magari a rifugiarsi proprio in Trentino Alto Adige, sarebbero gli abitanti di Rovigo e Venezia, in fuga dall’acqua alta. Il mare già ora cresce di 3 millimetri ogni anno». Scenario apocalittico… «Una concreta possibilità». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 13 Ottobre 2017
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p. 17 I giovani ritornano ‘ostinati e resistenti’ all’agricoltura di Martina Reolon BELLUNO L'altitudine fa la differenza, non è una questione di poco conto. E influenza molto le pratiche agricole. Per questo fare agricoltura e allevamento in provincia di Belluno è più difficile rispetto alle altre realtà del Veneto. Ma c'è chi resiste e risponde alle criticità introducendo modelli che, pur basandosi sulle produzioni di un tempo, adottano elementi di novità. «Una resistenza e un'ostinazione che possiamo definire commoventi», ha detto ieri sera in sala Bianchi, a Belluno, il sociologo Diego Cason. «Ma sono queste le virtù che ci salveranno». Già, perché una piccola rivoluzione agricola e zootecnica costituisce uno dei fattori che possono sottrarre la montagna allo spopolamento. Anche se c'è ancora parecchia strada da fare. Lo hanno dimostrato le testimonianze portate nel corso della conferenza "L'agricoltura di montagna ha di nuovo un futuro?", organizzata nell'ambito della rassegna "Oltre le vette", che quest'anno ha scelto non a caso un tema specifico: quello della "montagna fertile". «Le criticità per chi lavora nel settore primario di montagna sono parecchie», ha spiegato Andrea Omizzolo, ricercatore Eurac e consulente per la Fondazione Dolomiti Unesco. «In primis la frammentazione fondiaria. Ma anche il ritorno dei grandi carnivori, la difficoltà di accesso ai servizi internet, la carenza idrica (che diventerà sempre più un problema), riuscire a coltivare senza utilizzo di prodotti chimici». Ma sono anche numerose le potenzialità e gli spazi su cui si può andare a investire. Omizzolo ha parlato per esempio della viticoltura legata alle varietà resistenti, della sfida dell'agriturismo e delle altre forme di ospitalità, del settore legno e della selvicoltura (ancora troppo trascurato), dei prodotti di nicchia e di elevata qualità, dell'allevamento e della pastorizia, della coltivazione di erbe aromatiche e spezie. «Sempre tenendo presente che a fare la differenza sono specificità e tipicità», ha aggiunto. «I prodotti tradizionali devono essere di alta qualità, altrimenti non si può andare sul mercato. Come minimo bisogna avere una certificazione». Ma a rendere il tutto più complesso in montagna, come si diceva all'inizio, è l'orografia stessa del territorio, «e il fatto che, guardando la carta geologica della parte alta della provincia», ha riflettuto Cason, «è impossibile trovare quattro ettari di terreno che abbiano la stessa natura e fertilità». L'area sotto i 500 metri, della Valbelluna, è quella che più assomiglia all'agricoltura di pianura. Ma i numeri sono ben diversi. Tra i 1.000 e i 1.300 metri vi è un frazionamento che ostacola comunicazione e attività economiche. Sopra i 1.300 metri la residenza è fortemente condizionata da fattori climatici e geomorfologici e le attività economiche sono spesso di difficile esercizio. «Dal 2000 al 2010 le imprese agricole sono diminuite in tutto il Veneto, eccetto Padova e Rovigo», ha aggiunto Cason. «In provincia di Belluno il calo è stato di quasi il 40%. Fortunatamente, negli anni successivi c'è stato un ritorno dei giovani in agricoltura. E ci sono per esempio alcune realtà, come Livinallongo, Sappada e Comelico, che continuano a praticare l'allevamento bovino. Questo è commovente non perché residuo del passato, ma perché se una comunità non rimane ancorata al proprio territorio, occupandosene anche in termini produttivi, è destinata a sparire». In provincia la formula di conduzione prevalente è quella diretta.«La superficie utilizzabile è minore rispetto alla pianura», ha aggiunto Cason, «e si assiste a una frammentazione di proprietà allucinante. Per fare agricoltura in montagna ci vogliono strumenti e metodi particolari, molto simili a quelli dei nostri vicini di casa "speciali", che possono però contare su tutte altre opportunità e risorse».
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14 OTTOBRE 2017 Messaggero Veneto | 14 Ottobre 2017
p. 32 Casso, workshop sull’energia nelle Dolomiti Dalle 9.30 alle 17.30 di oggi nel Nuovo spazio di Casso appuntamento col workshop "L'energia nelle Dolomiti patrimonio mondiale Unesco". Obiettivi dell'incontro sono porre la questione del rapporto tra la conservazione dei valori universali riconosciuti dall'Unesco e la tematica dell'uso delle risorse energetiche rinnovabili e costruire un quadro degli oggetti di attenzione per territori e comunità. L'evento è organizzato in collaborazione con l'ordine degli architetti e Ppc di Pordenone. Per informazioni è possibile contattare Irma Visalli al 347 4005973 oppure scrivere un'email all'indirizzo irmavisa@me. com. (g.s.)
15 OTTOBRE 2017 Alto Adige | 15 Ottobre 2017
p. 33 46 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Alto Adige | 15 Ottobre 2017
p. 47 La cartolina delle Dolomiti, Premio Buzzati TRENTO È aperta alla Casa della SAT – Laboratorio alpino Dolomiti UNESCO la mostra fotografica La cartolina delle Dolomiti – Premio Dino Buzzati, ideata e curata dall’Assessorato provinciale e dal Servizio Dolomiti UNESCO della Provincia di Pordenone. Questa rassegna si compone di una selezione dei 131 scatti raccolti in occasione del concorso dedicato al giornalista, scrittore e appassionato di montagne (ma in particolare delle Dolomiti) Dino Buzzati, una delle grandi figure della letteratura delCircuito SAT di corsa in montagna all’epilogo Novecento italiano. La mostra, coerentemente con il concetto di unitarietà del Bene Naturale Dolomiti, viene ospitata in tutta la regione dolomitica, dal Brenta alle Dolomiti Friulane. Da mercoledì 4 ottobre è visitabile a Trento, dal lunedì al venerdì (in orario 9 -13/14- 18), fino al 10 novembre. Oltre 2800 fotografie di 652 fotografi (suddivisi in 2 sezioni, ‘fotografi professionisti e appassionati’ e ‘studenti’) avevano aderito, nel 2012, al concorso organizzato in occasione del terzo anniversario del riconoscimento UNESCO. Una iniziativa di successo contraddistinta da un’ampia partecipazione internazionale che si è potuta concretizzare grazie al lavoro sinergico con Fondazione Dolomiti UNESCO, CRAF (Centro Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo), LABA (Libera Accademia dei Belle Arti di Firenze), FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e le riviste Digital Camera Magazine, Foto Cult, Fotografia Reflex e Il Fotografo. Merito anche di una modalità di lavoro che, fin dall’iter di candidatura, sta coinvolgendo positivamente e con risultati significativi tutti gli attori del grande e complesso territorio dolomitico. In 5 anni la mostra “La cartolina delle Dolomiti” è stata visitata da migliaia di persone curiose di vedere come il resto del mondo vede questa straordinario paesaggio che l’UNESCO ha riconosciuto Patrimonio dell’Umanità. L’esposizione è una delle proposte del Laboratorio Alpino e delle Dolomiti Bene UNESCO voluto da: Provincia autonoma di Trento, Fondazione Dolomiti UNESCO, Società Alpinisti Tridentini (SAT), TSM/Step e MUSE. Tutti gli appuntamenti del calendario del Laboratorio Alpino delle Dolomiti UNESCO sono ad ingresso libero e gratuito. (ma.be.) Gazzettino | 15 Ottobre 2017 p. 21 Gita a Sossai: oggi gran finale della rassegna Oltre le vette sconfina. Oggi, nel giorno di chiusura, la rassegna esce dal perimetro del centro storico e sale a Sossai. Qui è previsto il primo appuntamento della giornata, con partenza alle 9.30. Pane uomini e montagna Passeggiata per 47 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
famiglie e bambini alla scoperta del cibo dei nostri nonni sarà, appunto, una camminata a zonzo per la campagna, condotta lungo il fil rouge dei sapori e dei mestieri di un tempo. Dopo 25 minuti di percorso a piedi su strada sterrata si arriverà all'anfiteatro all'aperto Al Mut, dove Annamaria Canepa e Nanni Dorigo intratterranno i presenti con storie e leggende. Alle 18 ci si sposta in sala Bianchi. Qui i professori Alfonso Bosellini e Piero Gianolla dell'Università di Ferrara parleranno de La geologia come base per la cultura della montagna: il caso delle Dolomiti Unesco, conferenza a cura di Dolomiti Project e Cai Tam Belluno. L'evento è parte del programma della 5^ Settimana del Pianeta Terra. Ingresso libero. Quindi la sera, alle 21 al Teatro Comunale: la 21^ edizione della rassegna si chiude in musica. Per l'ultima serata, infatti, l'organizzazione e il Coro Minimo Bellunese presentano un grande concerto corale con un ospite di alto livello, Coro de Iddanoa di Villanova Monteleone in provincia di Sassari. Un importante gruppo diretto dal maestro Paolo Carta, già esibitosi in molte prestigiose sale in Italia e all'estero. Aprirà l'esibizione il Coro Minimo, con l'esecuzione di cinque canti, prima di lasciare il posto agli amici sardi. Insomma sul palco del teatro potranno confrontarsi due gruppi corali di provenienza molto lontana, ma vicini nell'interpretazione dei grandi temi della vita e della montagna come dice il titolo stesso dell'evento, La cultura sarda incontra la montagna.A.Tr.
19 OTTOBRE 2017 L’Adige | 19 Ottobre 2017
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p. 16 La Google car è a Trento, ecco i suoi «segreti» L’auto di Google non passa inosservata e molti - ieri a Trento - sono rimasti incuriositi di fronte a quest’auto che fotografa strade e palazzi per riproporli nella mappa digitale di Google Street View. Il servizio ha ormai una decina d’anni e abbiamo imparato a conoscerne ogni dettaglio, ma ecco alcune cose che forse non sapevate su quest’auto e sui suoi autisti. Come si può essere assunti? Di fronte alle tantissime richieste Google si rivolge all’agenzia Adecco per selezionare i propri autisti, ma non cercate gli annunci: si tratta di inserzioni generiche e solo in fase di colloquio (che avviene in teleconferenza) vi verrà detto di che si tratta esattamente. Quali sono i requisiti? Uno su tutti: avere tutti i punti patente, perché per la società informatica il rispetto del codice della strada è fondamentale, considerato anche che si tratta di un’auto che dà molto nell’occhio e soprattutto documenta ogni metro del proprio passaggio. Per il resto non ci sono distinzioni di sesso e di età, ma alla fine gli uomini sono più numerosi delle donne. Infine, per fotografare una determinata zona vengono in genere selezionate persone del posto che possono garantire una migliore conoscenza del territorio. Nella nostra area il territorio di riferimento è il Trentino Alto Adige. Quanti chilometri vengono percorsi? Fino a 200 al giorno, che fanno 4-5 mila chilometri al mese. Ma dipende anche dalle condizioni meteo e dalla stagione: l’indicazione agli autisti è infatti quella di viaggiare per lo più con il bel tempo (e sempre di giorno) in modo da avere la migliore qualità possibile per le riprese. Chi sceglie i percorsi? Gli autisti ricevono istruzioni molto dettagliate sulle zone da riprendere. Il Trentino - terra turistica e molto interessante dal punto di vista commerciale - è tutto coperto, anche nelle più piccole frazioni (provare per credere!) ma la società è interessata ad avere mappe aggiornate soprattutto nelle zone più importanti per la vendita della pubblicità. Quanto si guadagna? Il contratto è a tempo determinato e lo stipendio è attorno ai mille euro al mese. Quanto costa l’auto? L’auto che in questi giorni sta “mappando” il Trentino è una semplice Opel Astra 1400 a benzina, ma il vero costo è quello dell’attrezzatura che costa più del doppio dell’automobile. Sull’auto di Google non è autorizzato il trasporto di passeggeri. La riservatezza Gli autisti di Google non possono rilasciare interviste, né dare informazioni sul proprio lavoro e sugli itinerari che si preparano a percorrere, anche per evitare la possibilità che qualcuno si organizzi per approfittare delle riprese organizzando manifestazioni o semplici scherzi. C’è solo l’auto? No, l’occhio elettronico di Google (dotato di 15 telecamere che riprendono la realtà a 360 gradi da circa 2,5 metri d’altezza) in Trentino è stato montato sulle motoslitte (per riprendere le piste da sci) e anche su zaini speciali (per riprendere i sentieri). In quest’ultimo caso Google aveva pubblicato annunci diretti per la ricerca di personale e sulle Dolomiti ha organizzato il servizio in accordo con la Fondazione Dolomiti Unesco. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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20 OTTOBRE 2017 Corriere delle Alpi | 20 Ottobre 2017
p. 27 Posata la prima pietra del nuovo Bivacco Fanton AURONZO Posata la prima pietra del nuovo bivacco dedicato ai fratelli Fanton, sulla forcella Marmarole, nelle Dolomiti di Auronzo. Terminata la lunga fase preliminare, durata tre anni, impiegati dalla sezione Cai di Auronzo nell'arduo compito di 50 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
ottenere il progetto esecutivo con le relative autorizzazioni, mercoledì, complice una giornata perfetta sotto il profilo meteorologico, il presidente Stefano Muzzi (insieme al vicepresidente Massimo Casagrande e accompagnati dai titolari della ditta cadorina che si è aggiudicata la costruzione progettata a sua volta dallo studio Demogo di Treviso) sono saliti a quota 2670 metri d'altezza per avviare ufficialmente i lavori. Si è alzato dunque il sipario sulla prima fase del progetto di ricostruzione del bivacco Fanton: per una settimana intera, una squadra composta da tre operai rimarrà in pianta stabile sulla forcella Marmarole per realizzare le fondamenta del futuro bivacco.Per questo motivo, nella giornata di mercoledì, grazie all'ausilio di un elicottero, è stato portato in quota, oltre al materiale necessario per i lavori, anche un container che sarà provvisoriamente la nuova casa degli operai. Proprio l'intervento dell'elicottero ha reso il momento particolarmente suggestivo ed altamente spettacolare per chi l'ha vissuto.«Senza l'aiuto dell'elicottero non avremmo potuto fare molto, vista la particolare posizione in cui sorgerà il nuovo bivacco Fanton. All'opera c'era peraltro un elicotterista molto esperto, che conosciamo da tanti anni e che chiamiamo in causa ogni volta che ne abbiamo bisogno, soprattutto quando si tratta di rifornire il rifugio Carducci alla Croda dei Toni», spiega il presidente della sezione Cai di Auronzo Stefano Muzzi, «da qui ad una settimana al massimo verranno completate le fondamenta della struttura. In quel momento il nostro compito potrà considerarsi temporaneamente concluso. I lavori infatti verranno sospesi, visto l'arrivo ormai prossimo dell'inverno, e riprenderanno a primavera inoltrata quando, con una seconda spedizione in quota, si provvederà a completare il tutto».Muzzi racconta con emozione la posa della prima pietra avvenuta contestualmente all'apertura del cantiere.«Abbiamo lavorato in una condizione assolutamente estrema, vista la posizione geografica. Si tratta di un posto magnifico che, con la rinascita del bivacco Fanton, tornerà ad essere meta di numerosi turisti. L'area delle Marmarole, così come quella del vicino Sorapis, è rifornita da una lunga serie di bivacchi. Per questo motivo si potrebbe individuare nel futuro bivacco Fanton il punto di partenza di una simbolica Alta Via dei bivacchi».La ricostruzione del bivacco Fanton affonda le radici nel marzo del 2015 quando una giuria altamente specializzata, presieduta dall'allora presidente della sezione Cai di Auronzo Massimo Casagrande (oggi vicepresidente), scelse il lavoro firmato dallo studio Demogo di Treviso su quasi trecento progetti esaminati. Il futuro bivacco Fanton, che avrà la forma di un moderno ed elegante "cannocchiale", è stato ideato da quattro giovani architetti: Simone Gobbo, Alberto Mottola, Davide De Marchi e Fabio Tossutti. Gianluca De Rosa
21 OTTOBRE 2017 L’Adige | 21 Ottobre 2017
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p. 36 Gilmozzi ‘spinge’ il Parco del Baldo con l’UNESCO BRENTONICO In questi giorni sono in trentino i partecipanti al corso International Course on Promoting People-Centred Approaches to Conservation of nature and Culture 2017 (ICCROM) dell'Unesco, provenienti da 21 Paesi diversi. Giovedì hanno incontrato l'assessore Mauro Gilmozzi, che ha perorato la causa del Baldo: «Siamo qui per mostrarvi le sfide del futuro di questo territorio. Dopo i riconoscimento delle Dolomiti bene Unesco stiamo lavorando ad una candidatura del monte Baldo - ha detto Gilmozzi - Il clima del più grande specchio d'acqua dolce d'Italia ha permesso lo sviluppo di una natura talmente speciale che ci spinge a candidarlo come bene naturale e culturale insieme. Una grande sfida che pensiamo possa essere interessante anche per l'Unesco». Un tema, quello delal candidatura del Baldo, approfondito poi da Giuliana Cristoforetti, del dipartimento Affari istituzionali e legislativi e Alessio Bertolli del museo civico di Rovereto. Bertolli in particolare ha inquadrato la zona del Monte Baldo con i suoi «390 chilometri quadrati, di cui 228 in territorio trentino e 161 in territorio veneto. L'importanza del monte Baldo è sintetizzabile così: ricchezza floristica; specie endemiche e rare; fasce vegetazionali; infine l'importanza storico-botanica. Il Baldo è un hot spot floristico: delle 4.491 specie presenti sulle Alpi 2131 sono qui, dai 65 metri del Lago di Garda ai 2.218 della cima, con una differenza climatica che va dal l'olivo alla stella alpina. In 450 anni di attività scientifica - ha concluso il direttore - oltre 600 studiosi hanno pubblicato sulle specie floristiche e del Monte Baldo». Trentino | 21 Ottobre 2017
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p. 24 “Il Baldo Patrimonio dell’UNESCO” TRENTO Si avvia a conclusione la visita in Trentino dei partecipanti al corso internazionale dal titolo «International Course on Promoting People-Centred Approaches to Conservation of nature and Culture 2017» dell'Unesco, provenienti da 21 Paesi diversi. Nel pomeriggio di ieri, si è tenuta la sessione finale dei lavori al castello del Buonconsiglio. Il giorno prima, invece, nell'ambito di un'agenda fitta di impegni, l'incontro con l'assessore Mauro Gilmozzi. "Siamo qui per mostrarvi le sfide del futuro di questo territorio. Dopo i riconoscimento delle Dolomiti bene Unesco stiamo lavorando ad una candidatura del monte Baldo - ha detto Gilmozzi - Il clima del più grande specchio d'acqua dolce d'Italia, il lago di Garda, ha permesso lo sviluppo di una natura talmente speciale che ci spinge a candidarlo il monte Baldo Bene naturale e culturale insieme. Una grande sfida che pensiamo possa essere interessante anche per l'Unesco". “Il nostro paesaggio alpino - ha proseguito Gilmozzi - non è uno spazio naturale isolato, non è wilderness ma è abitato. Sono luoghi vissuti che nel contempo preservano una ricchezza straordinaria - ha sottolineato l'assessore - . La conservazione di questi habitat aiuta, dunque, non solo a preservare le specie ma a creare opportunità di sviluppo anche economico”. Alto Adige | 21 Ottobre 2017
53 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
p. 34 Chiusura del Sella, martedì i risultati sulla qualità dell’aria SELVA GARDENA Con #dolomitesvives, che in lingua ladina significa “Dolomiti vive”, ha preso il via una nuova era per i passi ladini. Ogni mercoledì a luglio e agosto la strada di passo Sella è stata chiusa ai veicoli a motore, nell’ambito di una strategia lungimirante orientata ad una maggiore qualità e ad un minor inquinamento del turismo e della mobilità in quota. La circolazione è stata consentita solo ai mezzi elettrici, alle bici e ai pedoni e agli autobus del servizio pubblico. Grazie ad un programma con eventi culturali e culinari è stata promossa la mobilità sostenibile e suggerito un nuovo modo di vivere le Dolomiti con tutti i sensi. Per verificare come la chiusura del passo abbia inciso su turisti, esercenti e residenti è stato condotto - con il contributo di Eurac Research - un monitoraggio con questionari qualitativi durante le giornate dell’azione. L'Ufficio provinciale aria e rumore, da parte sa, ha invece eseguito un controllo dettagliato sui valori relativi alla qualità dell'aria. Gli assessori all’ambiente e alla mobilità della Provincia di Bolzano, Florian Mussner, Richard Theiner e di Trento, Mauro Gilmozzi ne parleranno martedì 24 a Bolzano assieme al responsabile del gruppo di ricerca Gerhard Vanzi. E proprio le cifre aiuteranno a delineare anche la strategia per l’estate 2018. Messaggero Veneto | 21 Ottobre 2017
p. 54 «Valorizziamo le Dolomiti senza stravolgere la natura» 54 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
di FAUSTA SLANZI «La nostra Regione ha la fortuna di avere nel proprio territorio la parte "più incontaminata" dalla presenza antropica delle Dolomiti, oltre ad avere uno dei suoi simboli, il Campanile di Val Montanaia», dice la presidente della Fondazione Dolomiti Mariagrazia Santoro, assessore regionale Fvg al territorio. «Questo ci permette di poter valorizzare e far conoscere anche questa parte del "bene" Unesco a favore di un turismo meno di massa rispetto ad altre località molto rinomate e conosciute, investendo quindi sulla rete del turismo di qualità, della mobilità sostenibile e del rispetto dell'ambiente. La ricerca di mete incontaminate e meno prese d'assalto è una tendenza del turismo moderno, poterla alimentare con un bene paesaggistico, geologico e ambientale come questo è sicuramente una grande potenzialità».Il patrimonio dell'Umanità Dolomiti, a distanza di otto anni dal riconoscimento Unesco, gode di una rete estesa e complessa di collaborazioni su cinque territori diversi: cosa significa questo in termini di responsabilità di gestione del "bene"? «Si tratta di una responsabilità enorme, in quanto gli strumenti a disposizione della Fondazione non sono nulla se non adeguatamente supportati, condivisi e coordinati con gli enti territoriali che governano questi differenti territori. Essere i depositari della tutela del bene nei confronti delle future generazioni è qualcosa che va oltre le normali responsabilità amministrative, politiche e istituzionali, ma deve rappresentare una vera e propria missione culturale e sociale. Ciò che si è formato in centinaia di migliaia di anni, può essere compromesso nel giro di pochissimi anni per via di scelte errate o poco lungimiranti. Avere la forza di far prevalere i ragionamenti e pensieri di lungo periodo sulle esigenze contemporanee, trovando i necessari equilibri tra il modello della "campana di vetro" e lo sviluppo sostenibile, è la vera sfida con cui ci confrontiamo quotidianamente».Presidente Santoro, vogliamo illustrare ai nostri lettori il ruolo e le funzioni della Fondazione Dolomiti Unesco? «La Fondazione ha il compito di coordinare le politiche pubbliche che i diversi enti istituzionali presenti nel territorio dolomitico mettono in atto, sia direttamente sia per gli effetti indiretti. È importante ricordare che non essendo un ente territoriale e con competenze previste dalla Costituzione o da leggi specifiche, il compito della Fondazione è ancora più arduo, perché si deve basare non sull'imposizione di proprie scelte, ma sulla condivisione delle scelte che prende, con le scelte dei singoli territorio. Un vero e proprio sistema di coordinamento tra le istituzioni».Le Dolomiti sono un bene comune per i territori su cui si elevano e per l'Umanità: questo comporta notevoli responsabilità, come accrescere questa consapevolezza? «Per poter rispettare qualcosa, bisogna conoscerla e bisogna conoscere la sua storia. Tra i compiti della Fondazione rientra sicuramente un'attenda attività scientifica e di divulgazione che trova svariati partner sul territorio, dalle istituzioni alle associazioni, dalle categorie economiche agli amanti della natura e della montagna. Abbiamo inventato quest'anno questo ciclo di incontri di presentazione del "bene" Dolomiti puntando sulle città: Udine, Trieste e Pordenone per far conoscere anche a chi è più distante i tesori nascosti del nostro territorio».Lei vive in Friuli Venezia Giulia già da prima dell'impegno politico e amministrativo che la vede protagonista negli ultimi anni: percepisce un approccio diverso dei suoi corregionali rispetto alle Dolomiti - dopo il riconoscimento Unesco? «Con il passare degli anni sicuramente la consapevolezza è accresciuta, ma non penso sia ancora un fenomeno pienamente patrimonio di tutta la comunità regionale, ma è più qualcosa di locale. Come Regione su questo stiamo lavorando molto e il recente riconoscimento come "bene" Unesco di Palmanova, dopo Aquileia e Cividale, oltre al Palù di Livenza, sicuramente aiuta nel accrescere questo valore».Le Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave sono la parte del "bene naturale" meno conosciuta e meno popolata: un vantaggio? «In primo luogo una responsabilità per conservare questa parte del "bene" affinché mantenga i suoi aspetti e caratteristiche, ma anche un vantaggio perché è un luogo che ha un valore speciale per la sua scarsa popolarità al momento. Dobbiamo valorizzare questa parte senza snaturarla, creando poi anche nel sistema territoriale circostante benefici per il mantenimento della vita in montagna e della manutenzione del territorio. È sempre una questione di equilibri».Promuovere sviluppo economico in questa parte delle Dolomiti, come? «Il turismo di qualità, di nicchia, alla riscoperta dei valori della natura più profonda è un brand in continua crescita. Avere un luogo famoso e incontaminato è il prerequisito ottimale per lavorare in questa direzione, con l'attenzione però di estendere a tutta l'area montana il valore di questa "piccola" porzione territoriale. Fondamentale lavorare sulle reti che vedono al centro queste perle preziose». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
55 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
22 OTTOBRE 2017 L’Adige | 22 Ottobre 2017
p. 45 Il futuro è nell’ambiente Denise Rocca COMANO TERME Cinquant'anni di Piano Urbanistico Provinciale spiegati in un paio di ore: era il 1967 quando l'idea di Bruno Kessler si concretizzò nel Pup: all'epoca, il cuore dell'idea era quella di uno sviluppo basato sull'industrializzazione, la crescita anche «volumetrica», dimensionale. Vent'anni dopo, il nuovo Pup fece pendere l'asse della bilancia verso l'ambiente, nel frattempo anche la tragedia di Stava giocò il suo ruolo e infine, nel 2007, il terzo Pup ha posto proprio l'ambiente alla base delle strategie di sviluppo del territorio, all'insegna della qualità e della partecipazione responsabile. Questa nuova sensibilità è ampiamente diffusa secondo una recente rilevazione che ha mostrato come il 95% dei trentini consideri l'ambiente una risorsa indispensabile. «Oggi l'attenzione all'ambiente non è più solo una sensibilità di 56 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
pochi ? un passaggio dell'intervento di Michele Lanzinger , direttore del Muse, a sottolineare le nuove sensibilità ? . Ma l'idea di pianificazione conserva tutta la sua modernità. Il 70% del nostro territorio è oltre i 1000 metri. Un terzo è sottoposto a tutela. Possiamo esserne orgogliosi. Ma non possiamo sederci. Ci sono nuovi fattori. Pensiamo a quelle componenti del paesaggio classificate come invarianti. Ma anche gli elementi propri dell'azione umana oggi fanno parte dell'ambiente: da qui la carta del paesaggio, laddove il paesaggio non è inteso in un'accezione da cartolina, ma come paesaggio abitato e nel tempo anche trasformato». Il geografo Giuseppe Dematteis ribadisce il concetto: «Preservare l'ambiente montano diventa un valore positivo anche per i cittadini, che vedono in essa una alternativa possibile ai grandi agglomerati urbani. Dal turismo "verde" si passa al fenomeno dei nuovi montanari, numericamente ridotti, ma portatori di modi di vivere innovativi, sia nei confronti della città sia nei confronti della popolazione rurale. La montagna continua a dipendere dalla città per un certo numero di servizi. Al tempo stesso a sua volta fornisce un contributo importante alla città, pensiamo all'acqua. Ma il suo contributo è anche culturale e antropologico». Ambiente e Trentino a tutto tondo: «Spero che il nuovo Pup vada verso una sempre maggiore valorizzazione delle periferie» ha detto il sociologo Antonio Scaglia , ed è un messaggio che in Giudicarie fa ampiamente presa e ricorda rivendicazioni vecchie di decenni. La salvaguardia ambientale passa anche da aree protette e le Giudicarie anche qui sono chiamate in causa direttamente: «Ormai almeno a parole tutto è sostenibile ? ha sottolineato Antonello Zulberti di Federparchi - Ma la sostenibilità non è una parola, va applicata. Le aree protette sono nate per essere luoghi educanti, dove si insegna cos'è la sostenibilità. In questi anni l'idea di parco è cambiata: meno musealizzata, più orientata alla convivenza uomo-ambiente. La Provincia è stata antesignana in questo percorso, con le aree protette. Ci sono le premesse affinché il Trentino continui ad essere all'avanguardia». E il nuovo Pup? «Il terzo Pup - ha concluso l'assessore provinciale Mauro Gilmozzi - ha posto l'accento sulla partecipazione e sul decentramento delle responsabilità politiche attraverso le comunità di valle e altri strumenti come le reti di riserve. Le aree protette sono state da questo punto di vista un'esperienza di successo che ci permette di avere oggi in Trentino 10 aree riconosciute dalla Carta europea del turismo sostenibile e una realtà come la fondazione Dolomiti Unesco che costituisce una delle migliore 10 esperienze di rete a livello mondiale, Tutto ciò dimostra come ci siano nel percorso di sviluppo attuale del Trentino cose assai buone, che vanno ulteriormente rilanciate e valorizzate. Il paesaggio del futuro dipende dalla cultura e dalla capacità delle comunità di fare le scelte giuste. La conoscenza e la partecipazione sono il migliore strumento per pianificare». Trentino | 22 Ottobre 2017
p. 30 Rilanciata l’idea del Baldo come Patrimonio Unesco 57 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
MOLTE BALDO Si avvia a conclusione la visita in Trentino dei partecipanti al corso Iccrom dell'Unesco, provenienti da 21 Paesi. E nell'ambito di un'agenda fitta di impegni, i corsisti hanno incontrato l'assessore Mauro Gilmozzi. "Siamo qui per mostrarvi le sfide del futuro di questo territorio. Dopo i riconoscimento delle Dolomiti bene Unesco stiamo lavorando ad una candidatura del monte Baldo - ha detto Gilmozzi - Il clima del più grande specchio d'acqua dolce d'Italia ha permesso lo sviluppo di una natura talmente speciale che ci spinge a candidarlo come Bene naturale e culturale insieme. Una sfida che pensiamo possa essere interessante anche per Unesco". Giuliana Cristoforetti del dipartimento Affari istituzionali e Alessio Bertolli del Museo Civico di Rovereto hanno poi approfondito il tema della candidatura del monte Baldo. Cristoforetti ne ha illustrato lo "spirito" ripercorrendo la storia dei rapporti fra questo luogo e la comunità scientifica internazionale. "Dal 1566, anno di pubblicazione del Viaggio di Monte Baldo di Francesco Calzolari, abbiamo a disposizione documenti e report importanti in merito alle erborizzazioni effettuate per approfondire la conoscenza delle specie presenti sulle sue pendici. Oggi questi report ci consentono una lettura diacronica del mutare del clima, del paesaggio nonché delle frequentazioni e dell'uso di questo luogo unico al mondo". Il direttore del Museo civico Alessio Bertolli ha poi inquadrato la zona del Monte Baldo con i suoi "390 chilometri quadrati, di cui 228 in territorio trentino e 161 in territorio veneto. L'importanza del monte Baldo è sintetizzabile così: ricchezza floristica; specie endemiche e rare; fasce vegetazionali; infine l'importanza storico-botanica. Il Baldo è un hot spot floristico: delle 4.491 specie presenti sulle Alpi 2131 sono qui, dai 65 metri del Lago di Garda ai 2.218 della cima, con una differenza climatica che va dall'olivo alla stella alpina". Corriere delle Alpi | 22 Ottobre 2017
58 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
p. 29 "Eleanor's dream", Auronzo in campo per i diritti umani AURONZO Ancora una volta, dopo due edizioni della catena umana intorno alle Tre Cime di Lavaredo, Auronzo si propone come capitale dei diritti umani.Lo ha annunciato colei che è stata l'anima della catena e che oggi è sindaco del paese delle Tre Cime, Tatiana Pais Becher. Ai 25 gestori di siti Unesco provenienti da Messico, Iran, Zambia, Sud Africa, Cina, USA, Norvegia, Finlandia, India, Romania e altri Paesi, riuniti a Paneveggio, Pais Becher ha illustrato il progetto "Eleanor's dream", che porterà Auronzo ad essere protagonista, nel 2018, con le capitali mondiali con un sindaco donna, di una serie di eventi artistici per celebrare il 70° anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.Il progetto, ideato dal fondatore di "Art for Amnesty", Bill Shipsey, prenderà il via l'11 dicembre a Parigi con un concerto dell'artista Damien Rice. Al parco di Paneveggio e Pale di San Martino l'evento è stato organizzato dalla Fondazione Dolomiti Unesco; presenti il direttore Marcella Morandini, il direttore del Parco Vittorio Ducoli, il project manager di Iccrom Gamini Wijesuriya.I partecipanti al corso "International course on promoting people-centred approaches to conservation" hanno così potuto visitare le Dolomiti, le cui caratteristiche sono state illustrate nei dettagli da Morandini. Pais Becher ha avuto l'opportunità di presentare il territorio della val D'Ansiei. Particolare attenzione è stata data alle Tre Cime, presentate con varie immagini non solo come montagne simbolo delle Dolomiti patrimonio dell'Umanità, ma anche come luogo di pace e incontro tra i popoli. Pais Becher le ha descritte come «una trinità naturale che si eleva verso il cielo, divenuta simbolo di pace, libertà e giustizia per tutti i popoli del mondo con le catene umane organizzate dal Comune e da "Insieme si può" nel 2009 e 2015».L'evento è stato riproposto attraverso il video, realizzato dal video maker Giovanni Carraro, che è entrato nella Top10 dei più visti al mondo di tutte le sezioni di Amnesty International. L'incontro con i vari gestori dei siti Unesco si è rivelato anche opportunità interessante per un confronto sulle problematiche che attanagliano la montagna cadorina. Pais Becher ha illustrato lo spopolamento della montagna bellunese e la fuga dei cervelli, la salvaguardia dell'identità, l'importanza di rendere i residenti consapevoli del privilegio di essere nati e di poter vivere in un contesto ambientale unico al mondo. La presenza delle stesse problematiche in altre zone, come i fiordi norvegesi, ha innescato un proficuo confronto con successivi contatti con i gestori di queste aree in vista di un futuro scambio di progetti. Francesco Dal Mas Gazzettino | 22 Ottobre 2017
59 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
p. 15 Le Dolomiti protagoniste al corso della Fondazione AURONZO Tre Cime protagoniste. E Auronzo sugli scudi, con wow ammirati da Messico, Zambia, Sud Africa, Usa, Norvegia, Cina e altri Paesi del globo. Tutto merito delle montagne rosa. Il Comune cadorino ha preso parte al corso di Iccrom (International Course on Promoting People-Centred Approaches to Conservation) andato in scena mercoledì scorso al parco di Paneveggio e Pale di San Martino, per la regia della Fondazione Dolomiti Unesco. Presenti tra gli altri, anche il project manager di Iccrom, Gamini Wijesuriya, e 25 gestori di siti Unesco provenienti dai quattro angoli del mondo, dal Messico, dall'Iran, dallo Zambia, dal Sud Africa, dalla Cina, dagli Stati Uniti, dalla Norvegia, dalla Finlandia, dall'India e dalla Romania. I partecipanti del corso, con base a Trento, hanno potuto visitare le Dolomiti e il Cadore. Anche con la guida della sindaca Tatiana Pais Becher, che ha avuto l'opportunità di illustrare il territorio della Val d'Ansiei, le sue montagne, i tre laghi di Santa Caterina, Misurina e Antorno, e gli eventi sportivi e culturali organizzati dal Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti e dall'amministrazione comunale. Particolare attenzione è stata data alle Tre Cime di Lavaredo. Pais Becher le ha descritte come una trinità naturale che si eleva verso il cielo, divenuta simbolo di pace, libertà e giustizia per tutti i popoli del mondo con le due catene umane organizzate dal Comune di Auronzo e dall'Ong Insieme Si Può nel 2009 e 2015. L'evento è stato riproposto attraverso il video, realizzato dal video maker Giovanni Carraro, che è entrato nella Top10 dei video più visti al mondo di tutte le sezioni di Amnesty International. Pais Becher ha illustrato anche il progetto Eleanor's Dream, che porterà Auronzo ad essere protagonista nel 2018 di una serie di eventi artistici per celebrare il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. L'incontro con i vari gestori dei siti Unesco si è rivelato anche un'opportunità interessante per un confronto sulle problematiche che attanagliano la montagna cadorina.DT
60 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
25 OTTOBRE 2017 L’Adige | 25 Ottobre 2017
p. 39 Chiusura dei passi: “E’ stato un successo” BOLZANO Il primo test congiunto e transfrontaliero di limitazione del traffico per un'esperienza delle Dolomiti all'insegna della sostenibilità ha dato esiti positivi. Lo dimostrano i risultati del monitoraggio condotto da «Eurac » su incarico delle Province di Bolzano e di Trento tramite IDM Alto Adige e Trentino Marketing e presentati ieri a Bolzano dagli assessori all'ambiente e mobilità della Provincia autonoma di Bolzano, Florian Mussner, Richard Theiner e di Trento, Mauro Gilmozzi, nonché da Gerhard Vanzi e Anna Scuttari del gruppo Eurac. Per verificare come la chiusura del passo abbia inciso su turismo, quotidianità dei residenti e attività economiche è stato svolto un monitoraggio con questionari qualitativi (440 questionari distribuiti a turisti e una trentina di videointerviste a imprenditori, popolazione locale e ospiti durante le giornate dell'azione), mentre l'Agenzia provinciale per l'ambiente ha eseguito un controllo dettagliato dei valori relativi al rumore. Dal monitoraggio è emerso che nei mercoledì di #dolomitesvives si stima un afflusso medio di visitatori pari a 2.600 persone al giorno, mentre agli eventi organizzati sul passo hanno partecipato in media 380 persone al giorno, pari al 15% circa dei visitatori totali. 61 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
I minori flussi di traffico del mercoledì sembrano in parte compensati da maggiori visite di martedì e giovedì (compensazione infrasettimanale), mentre solo una minima parte dei visitatori risulta deviata sui Passi Gardena e Campolongo (compensazione tra valli). Il 50% degli intervistati sul passo è salito in autobus (erano il 6% nel 2014 senza limitazioni di traffico) e il numero di obliterazioni è più che triplicato rispetto all'anno precedente. L'iniziativa della limitazione del traffico è stata accolta dai turisti con grande entusiasmo. Il 97% è infatti soddisfatto o molto soddisfatto della propria esperienza sul passo e il 67% valuterebbe come un'ottima idea l'estensione della limitazione a tutti i passi del Sellaronda. Il gradimento rispetto all'esperienza sul passo è mostrato sia dai turisti al corrente delle iniziative collaterali (3 su 10), sia dai turisti informati soltanto sulla limitazione del traffico (6 su 10). Anche i residenti hanno apprezzato il valore dell'iniziativa nell'ottica della sostenibilità, consapevoli dei forti impatti della congestione e del rumore sul passo, evidenziando però, problemi per gli spostamenti tra le valli. Gli operatori economici sul passo si mostrano invece tendenzialmente contrari ed evidenziano le perdite subite di mercoledì, anche se in alcuni casi ne riconoscono il carattere innovativo e la compensazione dei flussi durante altri giorni della settimana (di martedì e giovedì), mostrandosi disposti a fare delle proposte migliorative. Nella presentazione di ieri, anche alcune idee per l'anno prossimo: «Per farla diventare una iniziativa di pieno successo da perfezionare organizzazione e comunicazione coinvolgendo gli operatori turistici sul passo e nelle valli interessate e migliorare la gestione dei "gates" dalla Val Gardena e dalla val di Fassa fornendo più informazioni». «L'iniziativa può considerarsi un successo - ha detto Theiner - e l'intera regione ha tratto profitto dalla chiusura di passo Sella a fronte del minor traffico e del minor rumore. Non si tratta di imporre dei divieti, ma di giungere a una mobilità sostenibile che sul lungo periodo si dimostrerà una scelta vincente anche per l'economia». I dati sull'inquinamento acustico rilevati dall'Agenzia provinciale hanno evidenziato una riduzione del rumore. Trentino | 25 Ottobre 2017
p. 24 Passi chiusi, soddisfatto il 97% dei turisti 62 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
di Davide Pasquali BOLZANO Passo Sella chiuso al transito motorizzato (privato) nei mercoledì di luglio e agosto 2017. Esperimento riuscito, nonostante luci e ombre su cui si dovrà lavorare, specie sul fronte del convincimento degli operatori turistici sul passo (più che in valle, dove già sono più propensi), dell'informazione ai turisti (perché non tutti sapevano, soltanto sei su dieci) e della predisposizione dei gates dove si stoppano le auto, per trasformarli in punti informativi, diciamo di marketing per convincere sulla bellezza di andare a piedi in bici o in bus, invece che in mere aree di deviazione del traffico motociclistico ed automobilistico. La prospettiva? Ampliare la chiusura a due, tre, magari a quattro passi attorno al Sella. Coinvolgendo al più presto, oltre a Bolzano e Trento, anche il terzo partner, ovverosia il Veneto. Questo il distillato politico dei dati sui passi presentati ieri sera a palazzo Widmann dall'Accademia europea, alla presenza degli assessori altoatesini Richard Theiner e Florian Mussner e del trentino Mauro Gilmozzi. Ogni mercoledì si sono registrati o meglio stimati 2.600 turisti al passo Sella, il 97% soddisfatti della chiusura; in media ogni mercoledì in 380 hanno allungato la loro permanenza sul passo grazie agli eventi culturali eno-gastronomici e musicali organizzati ad hoc. Il 67% degli arrivati su in bici bus elettrico o a piedi vorrebbe si ampliasse l'iniziativa ad altri passi. Gli utenti dei bus sono aumentati del 50%, le obliterazioni triplicate rispetto all'anno precedente. Perplessità sono state invece espresse dagli operatori turistici del passo, che hanno spedito due pagine fitte fitte di rilievi all'assessore Mussner. Ultimo dato davvero interessante e sul quale occorrerà discutere: se il mercoledì non si è potuti salire in auto, lo si è fatto di più al martedì e al giovedì. E se il mercoledì si sostiene di aver incassato meno, si spiega anche di aver incassato un pochino di più il resto della settimana. In gergo tecnico, i ricercatori dell'Eurac hanno spiegato che la compensazione infrasettimanale (se non posso andare in auto di mercoledì ci vado un altro giorno) è stata più significativa della compensazione tra valli (se non posso salire al Sella, oggi vado al Pordoi).«Con il progetto #dolomitesvives ci siamo assunti la responsabilità di tutelare la nostra area alpina sensibile che è anche patrimonio Unesco, e assieme alla Provincia di Trento abbiamo posto in essere i primi passi concreti per una maggiore tutela ambientale e una migliore qualità di vita sui passi dolomitici», ha affermato ieri Theiner, ricordando che per la prima volta in Italia si è disposta la chiusura della strada di un passo, segno che si fa sul serio con la sostenbilità dell'area Unesco.«La prima cosa positiva - ha spiegato invece Gilmozzi - è sicuramente questo tavolo: non credo sia mai successo che, non solo assessori e dipartimenti, ma anche comuni e comunità, aziende del turismo, portatori di interesse, ecc. si siano trovati per ragionare assieme sulla mobilità nei passi dolomitici. Siamo di fronte a un cambiamento di cultura che coinvolgerà non solo noi, ma anche i turisti che frequentano le nostre zone. Dobbiamo anticipare questi cambiamenti». L'altro aspetto positivo, ha proseguito Gilmozzi, «è che, come si pensava, a minor traffico sul passo è corrisposta comunque un'alta frequentazione di turisti, certamente migliorabile, ma significativa. Inoltre va rilevato che passo Sella ci sta spingendo a cambiare i modelli di trasporto anche nel fondovalle. I nostri dati sono, da questo punto di vista, straordinari». Per quanto riguarda gli aspetti meno positivi, Gilmozzi spiega che «gli stessi andranno affrontati a partire dai rapporti con i proprietari dei rifugi ed un maggiore coinvolgimento delle categorie economiche nel proseguo del progetto per giungere con intelligenza a una situazione win-win. Fatto il primo passo ora dobbiamo andare avanti e individuare il modo, tutti insieme, per proseguire». In tal senso ha fatto cenno alla necessità in occasione di ulteriori interventi sugli altri passi di aprire il dialogo con la Regione Veneto.©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere dell’Alto Adige | 25 Ottobre 2017 p. 5 In migliaia sui passi chiusi «Un successo» Raffaele Puglia A Palazzo Widmann, ieri sera — alla presenza degli assessori altoatesini all’ambiente e alla mobilità, Florian Mussner e Richard Theiner e del collega trentino Gilmozzi — sono stati presentati gli esiti del monitoring sulle chiusure estive di passo Sella ogni mercoledì nei mesi di luglio e agosto scorsi. 63 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
«Secondo i dati del monitoraggio fatto con Eurac Research, possiamo dire che è stata un’operazione positiva, anche grazie all’ottima collaborazione tra le due province», ha detto Theiner, riferendosi al progetto Dolomitivives. «È stata una collaborazione straordinaria sia a livello politico che di competenze tecniche e professionali — ha chiosato Gilmozzi — il nostro obiettivo è quello di dare vita a una nuova tipologia di mobilità nelle zone turistiche. Il turista del futuro vuole muoversi di più con i trasporti. Dobbiamo gestire questo cambiamento, tessendo un contatto diretto anche con il Veneto, in modo da aprire a tutti i quattro passi». Per diffondere la mobilità sostenibile sui passi, facendo nascere un nuovo modo di vivere le Dolomiti, sono stati organizzati diversi eventi culturali e culinari durante le giornate di chiusura. La scelta di chiudere il passo, nonostante le polemiche che l’hanno accompagnata, ha dato risultati positivi, nonché ottimi spunti per la prossima estate. «Ci sono stati in media 2.600 visitatori — ha sottolineato Gerhard Vanzi dell’Eurac — la permanenza sui passi si è allungata. Circa 380 persone hanno partecipato agli eventi sul passo. Più del 50% delle persone ha utilizzato il bus per andare sul passo Sella, rispetto al 5% del 2014. Il 97% dei turisti si è detto soddisfatto dell’esperienza. Il 67% si è detto favorevole all’estensione dell’iniziativa. È stato altamente positivo anche l’abbassamento dell’impatto acustico, nonché l’inquinamento. Nel mese di luglio ci sono stati 1.800 veicoli in meno rispetto all’anno prima. Nel mese di agosto sono stati invece 2.500 in meno». Non sono mancati i pareri negativi in merito all’iniziativa, provenienti soprattutto dagli operatori economici ma — come ha concluso Mussner — «Dolomitivives rappresenta una chance per il futuro e per aumentare la qualità di vita. È un messaggio su come dobbiamo comportarci in futuro con le nostre bellezze e il nostro ambiente. Fino al 15 settembre sono state portate al passo 30.000 persone, nel 2016 erano 20.000. Rafforzeremo senz’altro la possibilità di utilizzare anche in estate gli impianti di risalita per raggiungere i passi».
27 OTTOBRE 2017 Gazzettino | 27 Ottobre 2017
p. 18 Proroga per le foto di Tappeiner (a.tr.) Proroga fino a domenica 12 novembre, a grande richiesta, per la mostra fotografica di Georg Tappeiner. Le Dolomiti: cuore di pietra del mondo sono piaciute oltre ogni aspettativa, così la mostra con una trentina di scatti rubati dal fotografo del National Geographic alle montagne più belle del mondo resterà visibile al pubblico nella saletta che si affaccia sul chiostro interno di Palazzo Fulcis ancora per due settimane. Organizzata in collaborazione con la 64 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Fondazione Dolomiti Unesco e inaugurata il 6 ottobre all'interno di Oltre le Vette 2017, l'esposizione è stata ormai visitata da oltre un migliaio di persone. Le immagini offrono uno sguardo sulle Dolomiti riprese anche dall'aereo, con luci radenti, il tutto riportato su pannelli di grandi dimensioni.La personale è visitabile negli orari di apertura di Palazzo Fulcis e l'ingresso è gratuito. Messaggero Veneto | 27 Ottobre 2017
p. 15 Il turismo continua a crescere grazie anche al ritorno dei russi di Maura Delle Case UDINE Cresce il turismo in Friuli Venezia Giulia. Cresce tanto da superare, tra gennaio e settembre, il 5%. Il miglioramento è stato ancor più spinto: +6,8% negli arrivi e +5,6% nelle partenze. Motivo di «grande soddisfazione» per il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, che ieri mattina ha presentato i dati insieme al direttore generale di Promoturismo Fvg, Marco Tullio Petrangelo, sottolineando come la crescita sia diffusa in tutto il territorio: dal mare alla montagna e ancora alle città d'arte che nell'insieme consolidano l'inversione di tendenza avviata nel 2014, dopo tre anni consecutivi di calo. Da allora, il turismo ha ripreso quota e l'istantanea scattata ieri dal Bolzonello è decisamente la più lusinghiera. In valore assoluto gli arrivi totali nelle strutture ricettive, che complessivamente contano su 117.349 posti letto, sono state 2.157.414, 8.018.631 le presenze. Entrambe in aumento, trainate in particolare dagli stranieri, cresciuti dell'8,4% negli arrivi e del 7,3% nelle presenze. I più fedeli alla meta Fvg sono ancora gli austriaci che nei primi nove mesi del 2017 sono arrivati in ben 428.876 (+8,6% rispetto allo stesso periodo 2016) per un totale di 1.510.292 presenze (+7%). Seguono la Germania con +10% di arrivi e +8,1% di presenze, quindi la Repubblica Ceca che in valore assoluto è ancora distante dalle prime due (gli arrivi sono stati 47.809, le presenze 243.685) ma che registra una grande crescita: +17,2% negli arrivi, +17,8% nelle partenze. Al quinto posto si rifà vedere la Russia, che dopo due anni di calo ritorna prepotente con arrivi in crescita del 32,4% e presenze del 18,2%.«Vedremo se è un fuoco di paglia o se invece è un 65 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
trend destinato a consolidarsi negli anni prossimi» ha commentato Bolzonello certo invece che la crescita di Austria e Germania sia il frutto degli importanti investimenti promozionali realizzati in quell'area. «Il grande lavoro fatto sul piano strategico e sugli investimenti, soprattutto nei confronti dei nostri ospiti storici, ha prodotto risultati importantissimi - ha aggiunto Bolzonello -: si tratta di turisti che oggi non vanno solo al mare ma godono delle offerte dell'intera regione».Crescono anche le quote dei turisti italiani: 979.232 gli arrivi e 3.335.744 le presenze nei primi nove mesi, rispettivamente +5% e +3,3%. Con un aumento delle presenze pari a 105.701 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quello italiano si consolida come il primo mercato per le destinazioni regionali dalla montagna (+7,7% di arrivi e +7,2% di presenze) al mare e le città storiche (+6,1% e +5% di presenze). Percentualmente è Grado la località che registra il maggior incremento (+11,1% di arrivi e +9,6 di presenze); Lignano invece si conferma inarrivabile per volumi, sono infatti ben 3.536.245 le presenze. Il Tarvisiano in valore assoluto è il più attrattivo, anche grazie alla presenza della ciclovia Alpeadria, ma il risultato migliore per incremento è di Piancavallo e delle Dolomiti friulane (+13,2% di arrivi e +17,3% di presenze, +24.470 in valore assoluto), frutto della "specializzazione" sportiva che si è data la località. Infine la Carnia, meta prediletta dagli stranieri, che sono cresciuti del +9,2% in termini di presenze. Vanno bene anche le città capoluogo. Udine fa +6,7% di arrivi e +8,9% di presenze, Pordenone +5% e +9,9%, Gorizia +4,5% e +2,2%, infine Trieste, che con +9,4% e +5,4% resta la prima meta.Sotto il profilo delle strutture ricettive, campeggi e villaggi turistici sono stati protagoisti di un boom (+13% di arrivi e +9,4% di presenze pari a 134.764 presenze in più nell'ambito delle 37 strutture regionali). In valore assoluto, lo zoccolo duro è però sempre il settore alberghiero (+161.050 presenze, pari al +4,4%). Complessivamente i pubblici esercizi registrano in totale +6,5% negli arrivi ( in tutto 1.932.772) e +6,1 nelle presenze (6.285.387). Continua la crescita di case e appartamenti per vacanze (+9,1% arrivi e +3,6% presenze). «Un buon dato - ha commentato Bolzonello - che potrebbe aumentare di molto il prossimo anno: troveremo infatti nel 2018 il beneficio della norma varata ad hoc per questo settore».©RIPRODUZIONE RISERVATA
28 OTTOBRE 2017 Corriere delle Alpi | 28 Ottobre 2017
p. 34 Mostra di Tappeiner prorogata Sarà prorogata fino a domenica 12 novembre la mostra fotografica «Dolomiti: cuore di pietra del mondo» con le opere del fotografo meranese Georg Tappeiner, allestita al museo Fulcis. La mostra è una delle esposizioni allestite per la rassegna Oltre le vette e raccoglie una trentina di scatti già esposti in rassegne curate dalla rivista National Geographic in diverse capitali europee. Organizzata in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco e inaugurata il 6 ottobre 66 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
scorso, l'esposizione è stata ormai visitata da oltre un migliaio di persone e i promotori - Comune di Belluno e Fondazione Teatri delle Dolomiti -, visto il particolare gradimento del pubblico, hanno deciso di prorogarne l'apertura per altre due settimane. Chiudono invece oggi le mostre «Foulard delle montagne» e «Rassegna Architettura Arco Alpino», le altre due esposizioni di questa edizione di Oltre le vette. Gazzettino | 28 Ottobre 2017
p. 17 segue dalla prima edizione Belluno Le Dolomiti falcadine?! Spacciate per fassane Meno mondano, più montano è il motto della pubblicità che promuove l'amaro Braulio. E la dicitura dello spot prosegue con Una passeggiata in quota a Fuciade è l'ideale per ammirare le imponenti e leggendarie vette della Val di Fassa. Peccato, però, che quelle cime siano in comune di Falcade, nel Bellunese e non in Trentino. Il Mulaz, il Focobon e le montagne della val Veneggia sono in Valle del Biois (e in minima parte in val di Fiemme). E la polemica, esplode. Soprattutto sui social network che gridano all'ennesimo scippo geografico». Questa volta per mano dell'azienda Valtellinese che produce il liquore Braulio alla ricerca di una riproposizione sul mercato. Corale la richiesta che la pubblicità venga corretta pur essendo vero che le Dolomiti non dovrebbero avere confini e che andrebbero considerate a tutti gli effetti patrimonio dell'umanità capaci di unire le comunità e non di dividerle. «Ma è vero anche - sottolineano alcuni commenti in Facebook - che i cugini fassani realizzano la promozione del proprio territorio stanno molto attenti a non menzionare le realtà circostanti».Marzio Milani, neo presidente dell'Associazione albergatori, ristoratori e rifugisti della Valle del Biois sorride alla richiesta di un parere su questa pubblicità errata. «Posso fare un po' di ironia - afferma - se ai fassani piacciono tanto le nostre montagne possono venire con noi, li accogliamo a braccia aperte». Il consigliere comunale Erwin De Pellegrini sottolinea invece che «il fatto che ci rubino le montagne per le pubblicità può anche dire che le nostre sono le più belle. Al di là di questo, per il turista non esistono confini: le Dolomiti sono tutt'uno e questo Trentino e Bolzano lo hanno capito. Noi invece, purtroppo, recriminiamo spesso per questo e molto altro». Gli fa eco il consigliere Luigi De Toffol: «Concordo pienamente: l'ospite viene in Dolomiti senza preoccuparsi di sapere a quale provincia o comune appartengono. In piccola parte appartengono invece a noi che abbiamo il privilegio di viverci per 365 giorni l'anno». Un'altra consigliera, Antonella Schena: «Non so se i vicini lo hanno capito o se fanno i furbi, immagino che se succedesse il contrario non sarebbero molto a favore le Dolomiti non hanno confine. Comunque concordo assolutamente che se rubano le immagini è perché hanno un alto valore. Sarebbe bello che sotto la foto non ci fosse il logo val di Fassa ma quello di Dolomiti Unesco. Come bello sarebbe aprire un dialogo per promuovere le Dolomiti nella loro interezza».Dario Fontanive
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Messaggero Veneto | 28 Ottobre 2017
p. 33 Leggimontagna sceglie i vincitori È fissato per oggi alle 15 a Tolmezzo, nella sala convegni dell'Unione Territoriale Intercomunale della Carnia in via Carnia Libera 1944, l'appuntamento con le premiazioni del concorso internazionale Leggimontagna, il premio dedicato alle opere di narrativa, saggistica e racconti inediti giunto alla quindicesima edizione, che proclamerà i vincitori per le varie categorie. Per quanto riguarda la sezione narrativa ci saranno due autori che si erano affermati anche in edizioni precedenti: Andrea Nicolussi Golo, con l'opera "Di roccia di neve di piombo", e Silvia Petroni, con l'opera "Il vuoto tra gli atomi", e Franco Michieli, autore di "Estasi della corsa selvaggia. Piccoli voli a corpo libero dalla terra al sogno". La loro presenza è indice del ruolo propulsivo di Leggimontagna. Tra i premiati per la sezione narrativa è Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2016 con l'opera "Le otto montagne" della casa editrice Einaudi. Per la sezione Inediti, saranno premiati Giuseppe Mendicino di Bellusco (MB) con il racconto "Così lontano dall'ardua Grivola bella", Marisa Plos di Buja con "Appuntamento all'alba", Paolo Borsoni di Ancona con "Il filo sottile". Sul fronte della saggistica è atteso Diego Leoni con "La guerra verticale. Uomini, animali e macchine sul fronte di montagna 1915-1918", anche questa opera della casa editrice Einaudi. Ci saranno poi Roberta Clara Zanini, autrice di "Salutami il sasso. Dinamiche della popolazione e della memoria in una comunità alpina di confine", e Mauro Varotto, con l'opera "Montagna del Novecento. Il volto della modernità nelle Alpi e Prealpi venete". La novità per il 2017 è la collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, che, all'interno della sezione saggistica di Leggimontagna, ha istituito un premio speciale attribuito a Ferruccio Vendramini, autore di "Prima del Vajont. Per una storia di Longarone e dintorni", un'opera incentrata sull'esplorazione di Longarone e del suo circondario prima del disastro del Vajont. Gli appuntamenti non finiscono qui: a dicembre 2017 sarà la volta di Cortomontagna, concorso parallelo a Leggimontagna dedicato ai corti 68 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
di montagna che ha visto la partecipazione di oltre trenta cortometraggi oltre che dall'Italia, anche dalla Spagna, dalla Francia, dall'Austria, da diversi paesi dell'America Latina.
29 OTTOBRE 2017 Messaggero Veneto | 29 Ottobre 2017
p. 30 Leggimontagna la premiazione Si è svolto ieri a Tolmezzo nella sala convegni dell'Uti della Carnia, la premiazione del concorso internazionale Leggimontagna, dedicato alle opere di narrativa, saggistica e racconti inediti giunto alla 15a edizione. Per la sezione "Narrativa", il primo classificato è Paolo Cognetti con "Le otto montagne" (Einaudi). La motivazione riguarda la capacità di riferirsi alla "montagna come termine di confronto costante. Romanzo ben congegnato, in cui la dimensione naturale della montagna diventa il mezzo per la ricerca di sé e per l'accettazione del proprio destino". Secondo classificato Andrea Nicolussi Golo con "Di roccia di neve di piombo" (Priuli & Verlucca). Terzi ex aequo Silvia Petroni, "Il vuoto degli atomi" ( ETS) e Franco Michieli, "L'estasi della corsa selvaggia", ( Ediciclo). Per la sezione "Saggistica", il primo premio è andato a di Diego Leoni con "La guerra verticale. Uomini, animali e macchine sul fronte di montagna 19151918" (Einaudi). Secondi classificati a pari merito Roberta Clara Zanini con "Salutami il sasso. Dinamiche della popolazione e della memoria in una comunità alpina di confine" (Franco Angeli) e Mauro Varotto con "Montagne del Novecento. Il volto della modernità nelle Alpi e Prealpi venete" (Cierre). Paolo Borsoni con "Il filo sottile" ottiene il riconoscimento nella sezione "Inediti". Secondo classificato Giuseppe Mendicino con il suo racconto "Così lontano dall'ardua Grivola bella". Marisa Plos è la terza classificata con "Appuntamento all'alba". La novità per il 2017 è la collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, che, all'interno della sezione saggistica di Leggimontagna, ha istituito un premio speciale attribuito a Ferruccio Vendramini, autore di "Prima del Vajont". Durante il pomeriggio è stato assegnato anche il riconoscimento all'Amico Alpinista, attribuito ogni anno al termine del Premio, quest'anno consegnato ad Antonio Beorchia Nigris.Gli appuntamenti non finiscono qui: a dicembre 2017 sarà la volta di Cortomontagna, concorso parallelo a Leggimontagna. 69 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
Messaggero Veneto | 29 Ottobre 2017
p. 51 Dolomiti, libro aperto sulla storia della terra Nel quarto dvd "L'ambiente naturale e la sua tutela" in edicola, Piero Badaloni spiega, tra spettacolari riprese, perchè i parchi sono cosi importanti per le Dolomiti tra marmotte, aquile e orsi, una ricchissima flora e la forra più bella delle Alpi. Le Dolomiti sono tuttora un paradiso di flora (2400 sono le specie che costituiscono questo ecosistema) e fauna. Dall'orso alle stelle alpine, la ricchezza naturale dell'area dolomitica è tutelata da nove parchi e dall'istituzione delle Regole. Le Regole sono un'antichissima forma di gestione collettiva delle risorse naturali - in montagna più che altrove limitate - che si è conservata fino ai giorni nostri. I boschi, i prati, le bestie, l'acqua sono ricchezze che i popoli dolomitici hanno sempre saputo di dover amministrare con parsimonia e attenzione: la tragedia del Vajont è un esempio di cosa può succedere quando l'uomo non ascolta la montagna.di FAUSTA SLANZI«Le Dolomiti offrono la concreta possibilità di far capire che la storia della Terra è in continuo movimento, è dinamica, è figlia di una evoluzione che ancor oggi presenta le sue impressionanti trasformazioni sotto la spinta delle placche che si muovono e che hanno generato le stesse Dolomiti», così Mauro Pascolini, geografo, docente universitario a Udine, componente del Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco. «Vedere i fossili nelle pareti dolomitiche o i grandi strati geologici insegna immediatamente a tutti quale è stata questa storia e che il cambiamento è un concetto con cui dobbiamo fare i conti», continua il professore riferendosi alla "lettura" dell'eccezionale importanza geologica. «Le rocce che si sgretolano, i ghiacciai che si ritirano, i corsi d'acqua che modificano il loro percorso dimostrano a tutti che la Terra continua a modificarsi e prendere coscienza di questo attraverso la lettura dei percorsi geologici è fondamentale. Le Dolomiti sono un libro aperto e ci sono oggi molti strumenti per leggerlo: basti pensare ai parchi geologici, ai geositi, ai percorsi tematici, a tutte le iniziative di divulgazione e formazione. Cerchiamo di essere dei 'dinosauri' come quelli che hanno calpestato i suoli dolomitici, ma di diventare tutti un po' scienziati...».Straordinaria bellezza paesaggistica, con queste parole l'Unesco ha voluto riconoscere le Dolomiti patrimonio dell'Umanità, ci aiuta a trasferire questo concetto ai nostri lettori? «Il paesaggio può essere letto in diversa maniera: come esperienza estetica, percettiva, visiva, ma pure come lettura profonda delle civiltà e delle popolazioni che lo hanno plasmato e costruito. Nel primo caso l'emozione è data dalla varietà delle sensazioni che colpiscono i cinque sensi: colori, odori, sapori, suoni, percezioni fisiche che si legano al bosco, ai prati, ai pascoli, agli insediamenti, alle pareti verticali, alle stagioni; nella seconda dimensione il paesaggio racconta di uomini, di lavoro, di fluitazione, di alpeggio, di migrazioni, di una ricchissima cultura materiale e immateriali 70 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
che ha plasmato i luoghi». Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave, una opportunità per il Friuli Venezia Giulia? «In questi ultimi anni finalmente il nome Dolomiti Friulane è entrato a far parte, pur con fatica, nell'immaginario collettivo in quanto come tutte le nuove denominazioni ha fatto fatica a soppiantare il tradizionale appellativo di Prealpi Carniche. Un grande lavoro è stato fatto dal Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane che ha molto lavorato per valorizzare un territorio poco conosciuto, ma proprio per questo ricchissimo di un elevato grado di naturalità e di patrimonio culturale riconducibile alla civiltà alpina. Certamente il riconoscimento Unesco è una formidabile opportunità di sviluppo locale legato al turismo, ma pure ad un progetto di governo complessivo del territorio". Lei è geografo e, dunque, voglio approfittarne: come descrivere le Dolomiti da questo punto di vista?«La geografia moderna non è più la geografia descrittiva del passato, quando le Alpi e di conseguenza anche le Dolomiti erano solo un lungo elenco di suddivisioni, di cime e di valli. Oggi la geografia delle Dolomiti è un complesso mosaico di relazioni tra l'uomo e l'ambiente, di flussi, di incontri e di scontri, di nuove e vecchie popolazioni, di nuove forme di paesaggio figlie da un lato del turismo e dei nuovi turismi, ma anche di nuovi modelli di sviluppo dal basso che cercano di riportare gli abitanti a essere comunità che gestiscono un territorio speciale. La geografia deve raccontare tutto questo cercando soprattutto di mettere a disposizione gli strumenti di lettura del territorio e della società».
31 OTTOBRE 2017
Gazzettino | 31 Ottobre 2017
p. 14 Forcella Marmarole: spuntano le fondazioni del nuovo bivacco Fanton AURONZO Si è conclusa sabato scorso la prima fase della costruzione del nuovo bivacco Fanton sulla Forcella Marmarole a 2 mila 675 metri di quota. Sono difatti ultimati i lavori di posa in opera delle fondazioni, su un affioramento roccioso emergente dai ghiaioni sciolti, che dovranno sostenere quello che è stato definito come un elegante containercannochiale puntato sulle Dolomiti del Cadore. Oltre alle fondazioni in cemento armato operate dal Consorzio Disgaggi Padolesi è stata collocata un'asta di circa 6 metri visibile dal fondovalle auronzano per controllare gli accumuli di neve, poiché nel periodo invernale si possono creare coltri nevose di diversi metri. La forcella infatti è da alcuni inverni frequentata da appassionati sempre più numerosi di sci alpinismo e dagli free riders. Durante l'estate invece è meta degli escursionisti che amano frequentare luoghi selvaggi e panoramicamente eccezionali come le Marmarole con la loro traversata. La nuova realizzazione non solo costituisce un prezioso punto di sosta, ma anche la base di partenza per delle ascensioni come sulla cima più alta del gruppo dolomitico, il Monte Froppa, o per l'apertura di nuove vie particolarmente interessanti sia sotto il profilo tecnico, sia per la compattezza della roccia. Lo sottolinea il vicepresidente del Cai auronzano, Massimo Casagrande, che assieme al presidente del sodalizio Stefano Muzzi e a uno dei progettisti, Simone Gobbo anche a nome dei colleghi Alberto Mottola, Davide De Marchi e Fabio Tossutti dello Studio Demogo di Treviso, hanno presenziato alla posa della prima pietra. I lavori puntualizza Massimo Casagrande 71 Rassegna Stampa – Ottobre 2017
riprenderanno nella prossima primavera con il trasporto in quota della pesante intelaiatura in monoblocco, per cui sarĂ necessario utilizzare questa volta un elicottero ben piĂš potente di quello usato per la posa dei plinti di ancoraggio che dovranno reggere a venti di oltre 100 chilometri all'ora. Il nuovo bivacco in una posizione del tutto strategica, passaggio ed incrocio di due importanti sentieri escursionistici del Cai, il sentiero 260 e il 262, occupa una superficie di circa 27 metri quadri con a disposizione 12 posti letto e un piccolo angolo cottura, dotato di finestroni rivolti verso la Val d'Ansiei e le Dolomiti che la coronano. Il costo della realizzazione si aggira sugli 80 mila euro. Intanto, proprio per il reperimento dei fondi necessari ad ultimare l'iniziativa, il Cai auronzano oltre ai finanziamenti europei, nazionali, regionali o locali ha aperto una sottoscrizione rivolta ai privati o ad uno sponsor che la sostenga.Gianfranco Giuseppini
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