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COLLEGAMENTO COMELICO-PUSTERIA: GLI AGGIORNAMENTI

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EDITORIALI

EDITORIALI

Gli industriali bellunesi, con i colleghi di Trento e di Bolzano, stanno portando avanti da diversi mesi uno studio volto a definire lo stato attuale e gli scenari «pre» e «post» Olimpiadi del sistema delle infrastrutture di trasporto d’interesse per le province sulle quali insiste il Patrimonio Unesco. A elaborarlo i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale-Icea dell’Università di Padova. «Progetto in tre step — ricorda Berton — Dalla ricognizione e mappatura dell’esistente alla programmazione futura, guardando a uno sviluppo integrato dei territori alpini e delle loro interconnessioni, anche virtuali, con pianura e i Paesi confinanti». Nel caso del Bellunese focus specifici dedicati ai collegamenti intervallivi, dall’Alto Agordino al Comelico, passando per il Basso Feltrino. In chiave trans-provinciale. «Penso alla viabilità tra Falcade e Moena, ma anche tra la parte bassa della provincia e la Superstrada pedemontana veneta, altro asse strategico per merci e persone» rimarca Berton. Un capitolo specifico sarà dedicato allo sbocco a nord da intendersi come «corridoio multimodale», aperto alle varie soluzioni stradali, ferroviarie e telematiche.

Corriere delle Alpi | 8 Luglio 2021

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Collegamento sciistico: progetto corretto, ok dalla Vas

Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE La Valgrande senza traffico? È solo una delle tante soluzioni suggerite al Comune di Comelico Superiore dallo Studio Planning di Mauro Colz (Belluno). Il collegamento sciistico con la Val Pusteria va avanti, ma si contestualizzerà all'interno di un programma di turismo naturalistico - così come sollecitato anche dal mondo ambientalista - che recependo le intuizioni della Fondazione Dolomiti Unesco rilancerà questa parte del Comelico verso quel turismo che nella post pandemia sta andando per la maggiore. Dalle passeggiate alle ciclovie, dalla riscoperta culturale e storica del territorio alla valorizzazione gastronomica, dai musei alle terme. Solo un anno fa, nel municipio di Comelico Superiore si incrociavano le dita augurandosi che per la fine di quest'anno il collegamento tra Padola, precisamente l'ingresso della Valgrande, e il Col Colesei sarebbe stato una realtà. Così non sarà. E difficilmente l'opera potrà essere pronta per la fine del prossimo anno. È più probabile che la data giusta sia quella del 2023. Ma è già un successo, per il sindaco, Marco Staunovo Polacco, e i suoi collaboratori, aver portato a casa da Venezia il benestare della Vas, la Commissione di valutazione ambientale strategica della Regione. Lo studio progettuale è stato approvato, con alcune correzioni che di fatto allontanano il percorso dall'area buffer delle Dolomiti Unesco.La raccomandazione è anche di "mascherarlo", soprattutto l'arrivo, che fra l'altro sarà abbassato di quota in direzione di passo Monte Croce. Adesso, però, si tratta di perfezionare il progetto. Un compito che si era assunta la società pusterese Drei Zinnen, l'investitore privato del collegamento (per la parte pubblica sono a disposizione circa 40 milioni di euro, peraltro fermi da anni). Bisogna adesso vedere chi predisporrà il progetto esecutivo: i collaboratori di Franz Senfter, l'ex magnate dei salumi che ora gestisce la maggior parte degli investimenti nell'Alta Pusteria? Oppure il Comune, attraverso propri professionisti? Il sindaco mantiene sull'argomento il più stretto riserbo, limitandosi a dire che ne parlerà solo nel momento in cui si appalteranno i lavori. Si sa, comunque, che l'impianto sarà articolato in due tronconi, il primo dalle piste del Col d'La tenda verso Bagni, al centro della Valgrande. E da qui parte il secondo che s'innalza in direzione della Val Pusteria. Tante osservazioni recepiscono, di fatto, le obiezioni avanzate dalla Soprintendenza e dagli ambientalisti. Saranno sufficienti, le "correzioni" per consigliare al mondo ambientalista di non ripartire con la "guerra" quando il progetto sarà depositato? Il sindaco Staunovo Polacco ha fatto il primo passo con l'introduzione del blocco del traffico in Valgrande nei fine settimana di luglio e per tutto agosto. Un'iniziativa molto apprezzata fra gli ambientalisti. -© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 14 Luglio 2021

p. 26

Mw, ancora no al collegamento anche dopo le prescrizioni Vas

COMELICO SUPERIORE Ancora un no del movimento Mountain Wilderness al collegamento tra Padola e la Val Pusteria, in Comelico, attraverso due tronconi di telecabina. La Commissione Vas ha verificato lo studio progettuale del Comune, dando sostanzialmente il via libera, ma con alcune

prescrizioni che di fatto verrebbero incontro ad istanze espresse sia dal mondo dell'ambientalismo che dalla Soprintendenza.Ma MW ribadisce il suo no, anche se il collegamento alto abbassa l'arrivo rispetto alla iniziale collocazione sul Collesei.«Anche il collegamento basso comporterà comunque gravissime ferite a un territorio rimasto finora quasi integralmente intatto», afferma MW, «si pensi, tra l'altro, al grande bacino in progetto artificiale per consentire il continuo innevamento artificiale, all'impianto da Camporotondo al Col de la Tenda, con relative piste e grande parcheggio alla nuova stazione di arrivo in corrispondenza dell'attuale sciovia». Gli ambientalisti affermano che, anche alla luce del fallimento di tante strutture legate agli impianti sciistici di bassa quota, continuano ad essere convinti che le prospettive per il Comelico non possano basarsi sullo sviluppo di un turismo insostenibile, fondato sulla monocultura dello sci da discesa, ma piuttosto su un turismo che si rivolge ai luoghi dove la natura non ha subito aggressioni, che si sta diffondendo sempre di più, come si auspica viene confermato proprio in questa fase di riapertura post Covid. Va peraltro proprio in questa direzione la chiusura alle macchine (nei fine settimana, in luglio e in agosto) della Valgrande. Ma - obietta Mountain Wilderness - la realtà è che questa operazione è funzionale a grandi interessi economici esterni che con opportunismo hanno deciso di utilizzare il notevole finanziamento pubblico per completare un collegamento che darà vita a uno dei più grandi caroselli sciistici delle Alpi; un vero e proprio luna park delle nevi, che lascerà al Comelico, più che le briciole, un territorio devastato. «Si chieda agli investitori privati se sono disposti a portare avanti il progetto anche in assenza di 40 milioni di soldi pubblici. La realizzazione di questo progetto distrugge un bene comune a favore dell'interesse economico di pochi».Ben altra deve essere, secondo MW, la destinazione di quel finanziamento: servizi per i cittadini a partire da quelli sanitari, del tutto carenti, e da quelli scolastici, senza i quali è vano parlare di prospettive per i residenti; strade da mettere in sicurezza e per prime quelle dove più alto è il pericolo di frana; acquedotti da sistemare; alberghi e altre strutture turistiche già esistenti da ristrutturare e valorizzare. --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 23 luglio 2021

p.27

La Consulta respinge il ricorso veneto contro la blindatura del paesaggio imposta dal Ministero dei beni ambientali Vincoli, mazzata per Comelico e Auronzo «La Regione non può fermare lo Stato»

Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE Devi recintare un orto? Non puoi farlo, se non sei autorizzato dalla Soprintendenza. Hai la canna fumaria da rinnovare? Passa, ancora, per Venezia. Tanto più se ti devi fare la casa nuova. Il nuovo cappotto termico non puoi realizzarlo, se la Soprintendenza non ti dà l'ok. Questi (ed altri) vincoli paesaggistici, imposti un anno e mezzo fa ai Comuni del Comelico e a quello di Auronzo dal Ministero dei beni ambientali e culturali, non verranno tolti. La Regione ha fatto ricorso, un anno fa, per far valere la sua pianificazione, meno restrittiva, ma la Corte Costituzionale li ha di fatto confermati. Le Regioni - si legge nella sentenza n. 164 depositata ieri (redattore Augusto Barbera) - non possono pianificare lo sviluppo del proprio territorio con scelte di carattere urbanistico se non quando queste ultime siano rispettose dei vincoli posti dallo Stato per tutelare beni di valore paesaggistico. Inoltre, lo Stato può adottare la dichiarazione di interesse paesaggistico di un bene anche quando la Regione sia contraria. La tutela di questi beni risponde infatti a una «logica incrementale», che consente alle Regioni di allargarne l'ambito ma non di ridurlo, neppure per mezzo dei piani paesaggistici di competenza regionale, da redigere d'intesa con lo Stato. La Corte ha riconosciuto che neppure la circostanza che il piano paesaggistico della Regione sia in corso di approvazione può privare lo Stato del proprio potere di indicare i beni da tutelare. Essi dovranno perciò essere inseriti nel piano regionale senza modifiche. Si è perciò concluso che la dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area del Comelico rientrava tra le competenze costituzionali dello Stato nei confronti della Regione e si è quindi respinto il ricorso proposto dal Veneto. Questo significa che, come avviene da un anno, ogni intervento che modifichi in qualche modo il paesaggio deve passare dalla Soprintendenza. Non solo il grande impianto, come il collegamento sciistico con la Val Pusteria, o la costruzione di una strada, magari urgente e limitata alle misure di una pista forestale, ma anche il restauro di una casa, la semplice tinteggiatura di una facciata, il cambio di colore delle imposte, la costruzione del più piccolo camino. Non puoi decidere da solo di trasformare l'orto in un giardino (o al contrario), né di recintarlo con una rete anziché con una staccionata. Il che significa che la cantierabilità del progetto, ancorché di nessun impatto, deve ritardare da un minimo di 4 o 5 mesi e arrivare ad anni. Il titolare di una pratica porta il progetto in Comune. L'ufficio tecnico aspetta che si accumulino altri dossier per passarli all'esame di una commissione allargata, comprendente anche un rappresentante della Sovrintendenza. Se il fascicolo riceve il via, il Comune lo inoltra a Venezia, dove riceverà l'esame definitivo. È evidente che se l'intervento è complesso, passano i mesi, se non l'anno, prima di una risposta.«Questo pronunciamento della Consulta», commenta l'assessore regionale Cristiano Corazzari, «non fa altro che contrastare quel principio di autonomia che più volte abbiamo rivendicato, anche in campo urbanistico e paesaggistico. Questo accadeva, in particolare, nel negoziato per l'Autonomia avviato con lo Stato, nel quale abbiamo chiesto la possibilità di assumere la gestione delle Sovrintendenze, vale a dire del settore paesaggistico, a fronte di una profonda conoscenza che la Regione ha del proprio territorio e di una forte sinergia stabilita con le comunità. Questo al fine di evitare che vengano imposti vincoli e definite imposizioni da parte del Ministero non condivisi con il territorio. Situazioni che, ben sappiamo, possono creare problematiche o ostacoli significativi su fronti molto importanti, quali lo sviluppo dei territori, lo sviluppo turistico e la possibilità di dare un futuro concreto ai territori stessi».Per Corazzari non ci sono dubbi: il principio affermato dalla Consulta va in direzione di un centralismo che il Veneto ha sempre combattuto.

Non solo, questa sentenza interpreta una competenza concorrente quale quella della Pianificazione, giustificando l'individuazione di vincoli da parte del Ministero come un'attribuzione costituzionale nella materia della tutela dell'ambiente, riservata alla competenza legislativa esclusiva statale dall'articolo 117. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Bottacin: «Il ministero della Cultura decidere se tagliare un albero in un torrente: è assurdo» I sindaci: «Uccidono la montagna, Non si ferma così lo spopolamento»

LE REAZIONI Oltre al ricorso della Regione Veneto, ce n'è un altro in ballo, al Tar, da parte dei sindaci, della Provincia e ancora della Regione. «L'esito non è una sorpresa», ammette il sindaco di San Nicolo Comelico, Giancarlo Ianese, e presidente dell'Unione Montana. Purtroppo i vincoli ci sono e sono destinata rimanere. A meno che il Veneto, con la sua battaglia per l'autonomia, non riesca a regionalizzare la Sovrintendenza. La vicenda si è snodata tra polemiche molto vivaci, con proteste di piazza, come a Padola. «Sarà in virtù di quelle mobilitazioni e del pressing di Comune, Provincia e Regione», constata Ianese, «che, per la verità, l'iter tecnico burocratico delle pratiche si è rapidizzato». Se tecnicamente è vero, politicamente resta il problema. «Sono esterrefatta», commenta a caldo il sindaco di Auronzo, Tatiana Pais Becher. «Sono sempre più convinta che imporre un vincolo a un territorio montano già vincolato per il 95% della sua superficie significhi un aumento dei costi e della burocrazia per i nostri cittadini, che già stanno vivendo mille difficoltà per poter rimanere a vivere in montagna. Lo spopolamento è la piaga più grande che sta attanagliando il Cadore, i vincoli paesaggistici imposti senza alcun consenso delle comunità locali non faranno altro che accelerare tale fenomeno». Pais Becher, Ianese e gli altri sindaci sostengono che non possono essere i meri esecutori di ordini imposti dallo Stato senza alcuna condivisione: «Le esigenze della cittadinanza delle nostre valli cadorine sono lontane anni luce dai palazzi romani, così si elimina qualsiasi autorità e autonomia decisionale dei Comuni. Nessun coinvolgimento delle comunità locali e nessuna considerazione nemmeno della Regione Veneto». L'assessore regionale Giampaolo Bottacin che, da bellunese, ha seguito tutta la vicenda, è sconsolato. «Lo Stato decide senza alcuna possibilità per le Regioni di incidere (se non in maniera più restrittiva). Lo potrebbe però fare se fosse attuata l'autonomia che abbiamo richiesto su ambiente e beni paesaggisti regionalizzando le soprintendenze. Nel 2016 avevo fatto una legga regionale che prevedeva la deroga alle autorizzazioni paesaggistiche per i lavori di difesa del suolo legati a questioni di sicurezza. La mia legge fu impugnata da Renzi e la Corte costituzionale ha dato ragione allo Stato. Siamo alla follia, tra l'altro anche in difformità alla direttiva europea sulle alluvioni che pone al primo posto l'incolumità umana e la tutela dell'ambiente al secondo posto».È una situazione assurda, constata Bottacin. «Siamo l'unico paese al mondo che per tagliare un albero in un corso d'acqua deve avere il permesso del Ministero della cultura da cui dipendono le soprintendenze», sospira l'assessore regionale. «Organismi che hanno potere assoluto e con ampia discrezionalità. Sono assolutamente imbarazzato perché questa via presuppone la morte della montagna e di conseguenza della pianura». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Gazzettino | 23 luglio 2021

p.13, edizione di Belluno

Vincolo su Comelico e Val d'Ansiei la Consulta dà ragione allo Stato

VENEZIA Spettava al ministero dei Beni Culturali l'apposizione del vincolo sull'area alpina compresa tra il Comelico e la Val d'Ansiei. Con questo verdetto la Corte Costituzionale ha risolto a favore dello Stato il giudizio per conflitto di attribuzione tra enti promosso dalla Regione Veneto, che si era schierata a fianco dei Comuni di Santo Stefano di Cadore, Auronzo, Comelico Superiore, San Nicolò, San Pietro e Danta. Restano comunque pendenti davanti al Tar del Lazio i ricorsi delle istituzioni locali, nel timore che la dichiarazione di notevole interesse pubblico, proposta dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, sia il preludio dello stop al progetto di un collegamento sciistico tra Padola e la Val Pusteria. LE MOTIVAZIONI Secondo la Consulta, le Regioni non possono pianificare lo sviluppo del proprio territorio con scelte di carattere urbanistico, se queste ultime non sono rispettose dei vincoli posti dallo Stato per tutelare i beni di valore paesaggistico. Inoltre, lo Stato può adottare la dichiarazione di interesse paesaggistico di un'area anche quando la Regione sia contraria. La difesa di questi beni risponde infatti a una «logica incrementale», che consente alle Regioni di allargarne l'ambito ma non di ridurlo, neppure attraverso i propri piani paesaggistici da redigere d'intesa con lo Stato. Si legge nelle motivazioni: «La tutela ambientale e paesaggistica, gravando su un bene complesso ed unitario, considerato dalla giurisprudenza costituzionale un valore primario ed assoluto, e rientrando nella competenza esclusiva dello Stato, precede e comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle Regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali». Per i giudici costituzionali, il conferimento allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema «rende del tutto coerente con il disegno costituzionale» la previsione secondo cui «l'autorità statale possa autonomamente rinvenire in un bene le caratteristiche che lo rendono meritevole di tutela, anche se la Regione nel cui territorio il bene si trova dovesse essere di contrario avviso».

LE REAZIONI Furiose le reazioni a Palazzo Balbi. «Questo pronunciamento della Consulta tuona Cristiano Corazzari, assessore all'Urbanistica non fa altro che contrastare quel principio di autonomia che più volte abbiamo rivendicato, anche in campo urbanistico e paesaggistico. Questo al fine di evitare che vengano imposti vincoli e definite imposizioni da parte del ministero non condivisi con il territorio. Il principio affermato oggi va in direzione di un centralismo che noi abbiamo sempre combattuto». Il collega Gianpaolo Bottacin, titolare dell'Ambiente, condivide la preoccupazione dei sindaci bellunesi: «Ora bisognerà capire la percorribilità di una via normativa che, sul progetto dell'impianto di risalita, non renda vincolante il parere della Soprintendenza». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 24 Luglio 2021

p. 29

Vincoli, dai legali un barlume di speranza «La sentenza che conta è quella del Tar»

AURONZO «La partita dei vincoli paesaggistici non si chiude con la sentenza della Consulta. Rimane ancora del tutto aperta con il ricorso che i Comuni hanno presentato al Tar del Veneto». Lo afferma l'avvocato Bruno Barel che, per conto dell'Amministrazione di Auronzo e insieme ad un pool di altri legali, ha presentato al Tribunale amministrativo regionale l'opposizione ai vincoli imposti dal Ministero dei Beni culturali e ambientali.Le ragioni dell'ottimismo«La Consulta ha esaminato solo l'aspetto della competenza amministrativa dei vincoli, asserendo che essa è in capo allo Stato e non alle Regioni. I sindaci, il presidente della Provincia e la Regione hanno chiesto al Tar, attraverso il ricorso presentato insieme», spiega Barel, «che i nuovi vincoli siano tolti in parte perché illegittimi e in parte anche perché danno adito a confusione in una materia che esige la massima chiarezza». Il Tribunale amministrativo potrebbe pronunciarsi nel merito entro la fine dell'anno. Il supplemento di tutela imposto dal ministero dei Beni ambientali ha vincolato sostanzialmente il 100% del territorio dei Comuni di Auronzo, Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano e San Pietro. A dire dei sindaci - in particolare di Tatiana Pais Becher, prima cittadina di Auronzo - si tratta di un decreto che porta all'esasperazione: non solo amplia il territorio ingessato, ma di fatto prescrive quello che si può fare e quello che non si può. «Si tratta, dunque, di prescrizioni impositive», osserva il sindaco, «che in precedenza non c'erano. Anche prima del decreto, infatti, c'erano dei vincoli da rispettare, ci mancherebbe altro; ma sostanzialmente il proponente inviava il proprio progetto al Comune e alla Soprintendenza, per ottenere l'autorizzazione. Adesso, invece, vengono prospettati già prima quali sono i limiti da rispettare».Il nocciolo della questioneE proprio su questo eccepisce il ricorso presentato al Tar. La convinzione in Comelico ed in Val d'Ansiei è che la nuova pianificazione paesaggistica sia, di fatto, la risposta della Soprintendenza all'insistenza con cui viene portato avanti il progetto di collegamento sciistico con la Val Pusteria. «Se il vincolo paesaggistico resta tale e quale», commenta l'avvocato Barel, «è difficile che si possa concretizzare quel progetto. Ma noi abbiamo la grande speranza che il Tar, dovendo esaminare la situazione nel suo complesso, trovi il modo di alleggerire il vincolo paesaggistico, riconoscendo quanto in materia è già stato determinato dalla Regione del Veneto» . È infatti inaccettabile, per il legale del Comune di Auronzo, che da Roma si imponga, ad esempio, quanta erba va tagliata nel più remoto pascolo del territorio auronzano, o di quale colore deve essere la recinzione dell'ultimo orto sperduto nellai Val Visdende. Dal Tar, dunque, potrebbe essere riaperto tutto questo capitolo. E, con l'eventuale riduzione dell'ingessatura paesaggistica, facilitare così le procedure per l'autorizzazione dei due tronconi di telecabina tra Padola e Col Colesei. Anche i sindaci, per la verità, nutrono fiducia in tal senso, a cominciare da quello di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco. --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 28 Luglio 2021

p. 28

Vincoli, Mw ci mette il "carico" «La montagna si salva solo così»

COMELICO SUPERIORE Gli ambientalisti condividono la protezione paesaggistica da parte della Soprintendenza e del Ministero dell'Ambiente e replicano a Confindustria Belluno Dolomiti asserendo che «non sono certo i vincoli a definire la morte della montagna. Anzi, i vincoli, cioè le regole di comportamento di noi umani nei confronti dei beni collettivi naturali, la montagna ad oggi l'hanno parzialmente salvata». Quindi afferma Giancarlo Gazzola, vicepresidente di Mountain Wilderness - sono un valore, frutto di specifiche valutazioni ed attenzione

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