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PASSI DOLOMITICI

Siccome Terna è titolare dei contratti, vogliono capire chi paga l'eventuale calo di energia prodotta rispetto a quella prevista nei contratti».Ecco, dunque, qual è la natura dello stallo. Tutto questo nonostante la legge sul tema sia chiara. «Prima l'uso potabile, poi quello irriguo e poi tutto il resto» ricorda Crestani. «L'autorità di bacino ha messo i soggetti intorno a un tavolo ma non emana norme. La situazione continua a essere critica. Urge una soluzione quanto prima». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Adige | 3 maggio 2022

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Flussi sui passi dolomitici, si punta ai fondi del Pnrr

Si è discusso ieri del vasto tema della moblità sui passi dolomitici: la volontà è quella di trovare una linea comune tra diversi territori, ma nessuna decisione definitiva è stata presa. Insomma, almeno per ora niente limiti al traffico. All seduta straordinaria del consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti UNESCO ha partecipato naturalmente anche il presidente della Fondazione e vicepresidente della Provincia Mario Tonina, oltre ai rappresentanti di Alto Adige, Veneto, provincia di Belluno, della Regione Friuli e della Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane e della Comunità di Montagna della Carnia. Presenti tra gli altri anche l'Assessore ai trasporti della Provincia autonoma di Trento Mattia Gottardi, l'Assessore alla mobilità della Provincia autonoma di Bolzano Daniel Alfreider e la vicepresidente e assessore alle infrastrutture e trasporti della Regione Veneto, nonché l'assessore al turismo della Regione Veneto.«Il CdA - fa sapere la Provincia in una nota - ha discusso delle strategie comuni sul tema, posto che poi saranno le singole Province e Regioni ad attuare le misure concrete».Durante la riunione è stato posto l'accento sulla volontà di trovare una linea comune sulla mobilità sui passi dolomitici, sottolineando come il punto di partenza sia il protocollo nell'aprile 2021 approvato da Veneto, Trentino e Alto Adige.L'assessore Alfreider, ha presentato alcuni dati del monitoraggio in corso: la composizione dei flussi è molto variegata, e non è composta solamente da turisti giornalieri. È stato dunque sottolineato come prima di attivare limitazioni alla mobilità, occorra fornire una alternativa al mezzo privato.L'obiettivo concordato dai partecipanti alla riunione di ieri è stato alla fine di puntare a una regolamentazione dei flussi di traffico sui passi dolomitici le cui misure saranno all'interno di un piano complessivo della mobilità cui si sta lavorando e che sarà presentato a Roma sui fondi del PNRR e illustrato in una conferenza stampa a giugno che sarà organizzata dagli Assessori delle due province autonome e della regione Veneto con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco.Il piano potrebbe beneficiare dei fondi del PNRR e prevederebbe di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune.Fra le ipotesi in discussione, presentate dall'Assessore Alfreider, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente in modo da informare preventivamente chi si mette in viaggio in merito all'affollamento del sito. Questa misura, oltre ad evitare l'eccessivo affollamento sui passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre facenti parte delle Dolomiti, ma appunto meno frequentate dai turisti.Per l'estate 2022 - prosegue la Provincia nella propria comunicazione sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l'introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti "parcheggi selvaggi". Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette.«La riunione è stata molto utile per avviare una discussione sul tema dei passi dolomitici con lo scopo di arrivare a una serie di misure concrete comuni ai territori che fanno riferimento alla Fondazione Dolomiti UNESCO e che consentano il massimo rispetto dell'ambiente dei passi dolomitici e allo stesso tempo di renderli accessibili a residenti e turisti. Sul tema della mobilità ai passi dolomitici c'è la consapevolezza che si tratta di un aspetto da affrontare con responsabilità assieme alle Province e alla Regione», ha chiarito il Presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina.

Alto Adige | 3 maggio 2022

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Più controlli sui passi e parcheggi prenotabili

Bolzano L'Unesco preme per una regolamentazione del traffico sui passi. Il consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco si è riunito a Trento per discutere sulle strategie da mettere in campo nel settore della mobilità sui passi dolomitici. L'incontro, presieduto dal presidente Mario Tonina, ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle Province autonome di Trento e Bolzano, della Regione

Veneto, della Provincia di Belluno, della Regione Friuli e della Magnifica comunità di montagna Dolomiti Friulane e della Comunità di montagna della Carnia. L'obiettivo concordato dai partecipanti, informa una nota, è di puntare a una regolamentazione dei flussi di traffico sui passi dolomitici, all'interno di un piano complessivo della mobilità cui si sta lavorando e che sarà presentato a Roma sui fondi del Pnrr. Il piano prevede di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune. Fra le ipotesi in discussione, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente. Il piano sarà illustrato in una conferenza stampa organizzata dagli assessori delle due Province autonome e della Regione Veneto, con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco, il prossimo a giugno. Per l'estate 2022 sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l'introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti "parcheggi selvaggi". Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette.

Corriere delle Alpi | 3 maggio 2022

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Velocità più basse e multe per la sosta: il piano per ridurre le auto sui passi

Francesco Dal Mas BELLUNO No, i passi dolomitici non saranno chiusi. Ma dall'estate arriveranno misure di probabile contenimento dei flussi d'auto. Dalla prenotazione dei parcheggi a valle alla disponibilità di navette per salire in quota, oppure di funivie, cabinovie e seggiovie. Dalla vigilanza sull'inquinamento acustico dei motori, specie quelli delle moto, a sanzioni severe per chi supererà i limiti di velocità e sui valichi parcheggerà all'esterno delle aree di sosta. La rivoluzione soft è stata decisa in una seduta straordinaria, ieri a Trento, del consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco. Con il presidente Mario Tonina erano presenti, tra gli altri, anche Elisa De Berti, vicepresidente del Veneto, Federico Caner, assessore regionale al turismo, Roberto Padrin, presidente della provincia di Belluno.Durante la riunione è stato posto l'accento sulla volontà di trovare una linea comune sulla mobilità sui passi dolomitici, sottolineando come il punto di partenza sia il protocollo dell'aprile 2021 approvato da Veneto, Trentino e Alto Adige. MONITORAGGIO DEL TRAFFICOL'assessore provinciale di Bolzano Daniel Alfreider ha presentato alcuni dati del monitoraggio in corso nei comuni intorno al Sella, fra cui anche Livinallongo. La composizione dei flussi è molto variegata. Non ci sono solo turisti giornalieri. È stato dunque sottolineato come prima di attivare limitazioni alla mobilità occorra fornire un'alternativa al mezzo privato. le misure in programmaFra le ipotesi in discussione, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente in modo da informare preventivamente chi si mette in viaggio in merito all'affollamento del sito.«Questa misura, oltre ad evitare l'eccessivo affollamento sui passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre facenti parte delle Dolomiti», hanno condiviso Tonina ed Alfreider. Per la prossima estate sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l'introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti "parcheggi selvaggi". Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette.UN PIANO PER LA MOBILITà A questi primi provvedimenti seguirà un piano complessivo della mobilità, al quale si sta già lavorando e che sarà presentato a Roma per puntare sui fondi del Pnrr e che verrà illustrato in una conferenza a giugno. Il piano prevederebbe, come ha riferito il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune. I COMMENTISoddisfatto il presidente Tonina. «La riunione è stata molto utile per avviare una discussione sul tema dei passi dolomitici con lo scopo di arrivare a una serie di misure concrete comuni ai territori che fanno riferimento alla Fondazione Dolomiti Unesco e che consentano il massimo rispetto dell'ambiente dei passi dolomitici e allo stesso tempo di renderli accessibili a residenti e turisti. Sul tema della mobilità sui passi c'è la consapevolezza che si tratta di un aspetto da affrontare con responsabilità assieme alle Province e alla Regione». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere del Trentino | 3 maggio 2022

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Casanova: «Bisogna agire con coraggio inaccettabile continuare a rinviare»

TRENTO

«Potevano decidere ma non hanno voluto farlo, nemmeno questa volta». L’ambientalista Luigi Casanova non è sorpreso che il cda della Fondazione Dolomiti Unesco non abbia preso provvedimenti sulla chiusura dei passi dolomitici: «Fanno nuovi monitoraggi. Ma cosa c’è da studiare? Sappiamo tutto. Bisogna agire, ma non si muovono». Dicono che Province e Regioni faranno una proposta. «Ma allora a cosa serve la Fondazione se non è capace di assumere la regia unitaria dei tre territori? È inconcepibile che su un tema strategico si decida per ambiti territoriali. Cosa aspettano?». Di avere un progetto condiviso sulla mobilità alternativa, per andare a Roma e presentarlo sui fondi del Pnrr. Non è la strada giusta? «E ripeto, cosa aspettano? Possono andare anche domani a Roma, e i soldi sono sempre riusciti a ottenerli. La volontà di procrastinare le decisioni è tutta politica». Ma sarebbe giusto usare gli impianti a fune? E i bus navetta? «Va benissimo, ma è urgente agire, mentre invece tutto è fermo. Bene l’uso degli impianti a fune, e non occorre aspettare chissà cosa per attivarli, basta un accordo con gli impiantisti. Ma nell’attesa di questi progetti perché non si ripropone la sperimentazione della chiusura perlomeno settimanale dei passi? Si fece nel 2017, il mercoledì, e fu un successo: i pullman che arrivavano ai passi erano pieni». Diceva che c’è urgenza di intervenire, perché? «Perché se abbiamo a cuore le Dolomiti c’è da agire subito, con coraggio. Non possiamo aspettare ancora. Si chiuda almeno per fasce orarie, permettendo ai ciclisti di salire senza le auto che sfrecciano a pochi centimetri, senza sentire per tutto il giorno i rombi delle moto. Siamo in emergenza, forse non è chiaro che per salvare le Dolomiti bisogna chiudere i passi al traffico privato». Se si chiude, gli operatori turistici si arrabbiano. «Non capiscono che potrebbero guadagnarci addirittura di più dalle Dolomiti senz’auto. Sarebbe uno spot formidabile, un marketing facile ed efficace. Pensano forse che chi arriva in macchina per il mordi e fuggi non abbia i panini? Quelli che si fermano a mangiare sono quelli che arrivano in bici, a piedi, o con autobus organizzati». Se ne parlerà nel 2023, per l’estate 2022 è deciso che non si chiude. «Era scontato, ma è inaccettabile. Per l’ennesima volta contano le macchine che passano, ma i numeri li conosciamo, così come sappiamo quantificare l’inquinamento acustico. Lo si dica chiaro e tondo, non c’è alcuna volontà politica di limitare il traffico sulle Dolomiti».

Corriere del Trentino | 3 maggio 2022

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Passi dolomitici, un’altra estate soft: previsti limiti di velocità e controlli Fondazione Unesco, ieri confronto tra cda e assessori: per ora niente numero chiuso

Donatello Baldo TRENTO «Conciliare tutela ambientale e accesso di turisti e residenti»: questa la sintesi fatta dal vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina a proposito della riunione del cda della Fondazione Dolomiti Unesco — di cui è presidente — che si è svolta ieri a Trento. Chi si aspettava una decisione sulla chiusura al traffico dei passi dolomitici è rimasto insoddisfatto: le aspettative della vigilia — suffragate anche da un’intervista dello stesso Tonina al Corriere del Trentino in cui diceva «basta chiacchere, si decida» — si sono infrante contro la linea degli assessori ai trasporti di Trentino, Alto Adige e Veneto che hanno ottenuto, anche per l’estate del 2022, la linea soft. Al massimo — hanno deciso ieri durante la riunione del cda — si mette il limite di velocità. La seduta di ieri del consiglio di amministrazione della Fondazione Unesco era straordinaria, e unico punto all’ordine del giorno la questione della mobilità sui passi dolomitici. Erano presenti, oltre al presidente della Fondazione Mario Tonina, anche i rappresentanti delle Province di Trento e Bolzano, di quella di Belluno, delle Regioni Veneto e Friuli e delle Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane e Carnia. Per trattare l’annoso tema sono stati invitati anche l’assessore trentino ai Trasporti di Trento Mattia Gottardi, l’omologo bolzanino Daniel Alfreider, la vicepresidente e assessora alle Infrastrutture Elisa De Berti e il suo collega al Turismo Federico Caner. «Durante l’incontro si è discusso delle strategie comuni sul tema — è la sintesi emersa dagli uffici della Provincia di Trento — posto che poi saranno le singole Province e Regioni ad attuare le misure concrete». E questo è forse il punto, perché la Fondazione non è riuscita a imporre una decisione, o comunque un percorso condiviso che porti a limitare l’afflusso turistico sui passi. Decideranno Regioni e Province: «Durante la riunione è stato posto l’accento sulla volontà di trovare una linea comune sulla mobilità sui passi dolomitici, sottolineando come il punto di partenza sia il protocollo nell’aprile 2021 approvato da Veneto, Trentino e Alto Adige». Ma per il 2022 tutto rimane così com’è, e ritorna il tema dei monitoraggi, quelli che Tonina solo pochi giorni fa definiva come «solite chiacchiere»: «L’assessore Alfreider —– scrive infatti Piazza Dante — ha presentato alcuni dati del monitoraggio in corso», da cui emergerebbe che «la composizione dei flussi è molto variegata, e non è composta solamente da turisti giornalieri». Da qui l’osservazione per la quale «prima di attivare limitazioni alla mobilità occorre fornire un’alternativa al mezzo privato». Come?

«Attraverso un piano complessivo della mobilità che sarà presentato a Roma sui fondi del Pnrr e illustrato in una conferenza stampa a giugno organizzata dalle due Province autonome e dalla Regione Veneto con il patrocinio della stessa Fondazione Unesco». Il piano prevederebbe di fornire un’alternativa al mezzo privato, «da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni», come l’introduzione di un servizio di navette o il potenziamento dell’intermodalità gli impianti a fune. Fra le ipotesi in discussione, presentate dall’assessore Alfreider, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente: «Questa misura — si legge nel comunicato — oltre ad evitare l’eccessivo affollamento sui passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre facenti parte delle Dolomiti». Ma per l’estate 2022, nessuna novità, se non quelle definite di «immediata attuabilità» che prevedono esclusivamente «l’introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi», oltre a «maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti parcheggi selvaggi». E inoltre, «possibili», ma non certi, «incrementi alle corsie dedicate alle biciclette». Nonostante gli auspici «traditi» dei giorni scorsi, il presidente della Fondazione Unesco è soddisfatto: «La riunione è stata molto utile per avviare una discussione sul tema. C’è la consapevolezza che si tratta di un aspetto da affrontare con responsabilità». Ma non subito.

Alto Adige | 4 maggio 2022

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Passi, montati i guardrail contro la sosta selvaggia

ezio danieli PASSO SELLA Sono iniziati ieri mattina sulla strada del Passo Sella, versante altoatesino, i lavori di sistemazione del guardrail nei punti dove la barriera non era presente: sono complessivamente 700 metri per un costo intorno ai 35 mila euro. L'obiettivo prioritario è di impedire il parcheggio selvaggio che tanti problemi aveva causato nel corso dei passati mesi estivi. Ora, con il guardrail nuovo, le auto non causeranno più i problemi e questo dovrebbe contribuire - questa è la speranza - anche a ridurre il numero dei mezzi diretti verso i passi dolomitici e in particolare sul Sella. È uno degli obiettivi che lo stesso assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider si é posto per l'estate prossima che sarà la prima dopo la pandemia e destinata dunque ad essere, per la zona dei passi dolomitici, una stagione ancora una volta di assalto per migliaia di autoveicoli. «Un passo alla volta è necessario. La sistemazione del guardrail nei punti più frequentati di Passo Sella impedirà, di fatto, la ricerca spesso affannosa di un posto dove lasciare in sosta l'auto. La polizia urbana dei vari Comuni era spesso impegnata a liberare parte della strada da un numero molto elevato di automezzi e questo non era né è un compito specifico degli agenti. Speriamo di poterlo risolvere con la sistemazione del guardrail che contribuirà anche a rendere più scorrevole la circolazione».Lo stesso Alfreider ha presentato, nel corso di una recente riunione a Trento della Fondazione Dolomiti Unesco, alcuni dati del monitoraggio che è in corso: la composizione dei flussi è molto variegata, e non è composta solamente da turisti giornalieri. È stato dunque sottolineato come prima di attivare limitazioni alla mobilità, occorre fornire una alternativa al mezzo privato. L'obiettivo prioritario di Alfreider e degli altri esponenti di Trentino e Bellunese, è quello di puntare a una regolamentazione dei flussi di traffico sui passi dolomitici le cui misure saranno all'interno di un piano complessivo della mobilità cui si sta lavorando e che sarà presentato a Roma sui fondi del Pnrr. Il piano potrebbe beneficiare dei fondi disponibili con il Pnrr e prevede di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune. Fra le ipotesi presentate dall'assessore Alfreider, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente in modo da informare preventivamente chi si mette in viaggio in merito all'affollamento del sito. Questa misura, oltre ad evitare l'eccessivo affollamento sui Passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre delle Dolomiti.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere del Veneto | 4 maggio 2022

p. 10, edizione Belluno – Treviso

Più controlli sulle auto ai Passi dolomitici I sindaci: «Ok ma personale insufficiente» Proposta di regolamentazione, le reazioni a Rocca Pietore e Livinallongo

Belluno Maggiori controlli su velocità, emissioni sonore e sui cosiddetti «parcheggi selvaggi». Queste, in sintesi, alcune delle misure immediate richieste dalla Fondazione «Dolomiti Unesco» per ridurre l’impatto del traffico veicolare sui Passi dolomitici. Il piano — spiega una nota

— prevede di fornire un’alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l’introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell’intermodalità col sistema degli impianti a fune. Fra le ipotesi in discussione, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente. Per l’estate 2022 sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l’introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai Passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore e sui cosiddetti «parcheggi selvaggi». Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette L’idea non entusiasma i sindaci del Bellunese. «Ben vengano i controlli contro i comportamenti sbagliati — commenta il primo cittadino di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin — ma ricordo che, ad esempio, nel mio Comune c’è solo un vigile urbano e così possiamo fare ben poco». Altra cosa, per De Bernardin, sono altre misure allo studio, come pedaggi o chiusure dei Passi in determinate occasioni. «Ci si deve pensare bene — spiega — Se chiudiamo un valico dobbiamo avere in fondovalle adeguate aree di parcheggio, altrimenti si sposterebbe solo il problema». Concorda col collega anche Leandro Grones, sindaco di Livinallongo del Col di Lana. «Facile parlare, ma poi bisogna fare i conti con la realtà — spiega — ovvero con Comuni con personale limitatissimo». Grones però è d’accordo con la necessità di mitigare i problemi del turismo di massa. E dà la sua ricetta: «Dobbiamo cercare di evitare gli assalti che si vedono in determinati momenti dell’anno. Su questo stiamo ragionando assieme agli altri 80 Comuni dell’area Dolomiti Unesco, attraverso lo specifico bando del ministero che mette a disposizione 4 milioni di euro per la valorizzazione turistico culturale».

Corriere del Trentino | 5 maggio 2022

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Cai e Sat uniti «Stop al traffico in quota»

Giovannini Sat e Cai Alto Adige chiedono più coraggio per limitare il traffico sui passi dolomitici. Dopo l’incontro di lunedì della Fondazione Unesco con gli assessori di Trentino, Alto Adige e Veneto, l’invito è a ragionare sulla chiusura a fasce orarie. E a ripetere la sperimentazione Dolomites vives attuata nel 2017. Lunedì, a poche ore dalla riunione del cda della Fondazione Unesco sul nodo del traffico sui passi dolomitici, a inviare un messaggio preciso a politici e tecnici era stato Luigi Casanova, voce storica dell’ambientalismo: «Bisogna agire, continuare a rinviare è inaccettabile». E a qualche giorno di distanza, a condividere quella linea sono anche Cai Alto Adige e Sat. Che di fronte alle misure «soft» annunciate per la prossima estate sulle strade del Sella — dai controlli di velocità all’utilizzo degli impianti a fune — invocano una marcia in più. «Serve — dicono all’unisono i presidenti Carlo Alberto Zanella e Anna Facchini — un ragionamento sulla chiusura delle strade a fasce orarie e la previsione di un sistema integrato dei trasporti». Alla vigilia dell’incontro di lunedì, al quale hanno partecipato anche gli assessori di Trentino, Alto Adige e Veneto, la prospettiva era sembrata portare verso una valutazione del numero chiuso sui passi: una ipotesi che il caso Braies — con 14 turisti finiti nelle acque gelide del lago nel weekend di Pasqua — sembrava aver reso più concreta. Ma la linea dura, alla fine, è stata accantonata, almeno per ora: per l’estate 2022 le misure rimarranno invariate, in attesa dell’elaborazione di un piano complessivo della mobilità «che sarà presentato a Roma sui fondi Pnrr». Un piano che, però, desta qualche inquietudine nel mondo dell’associazionismo di montagna. «A me pare — è la lettura del presidente del Cai Alto Adige — che si dilazionino le scelte e si punti ai fondi del Pnrr per uno scopo preciso». Che non è la chiusura dei passi alle auto, bensì — prosegue Zanella — «la costruzione di nuovi impianti a fune». «In ballo — osserva il presidente — ci sono diversi progetti. Se su San Martino di Castrozza hanno già deciso, potrebbe tornare in campo il collegamento Moena-Carezza». Ma anche gli impianti tra Arabba, il Falzarego e il Civetta. «Teniamo presente — ricorda Zanella — che quest’estate i biglietti delle funivie costeranno di più: come farà una famiglia a sostenere le spese delle risalite?». La risposta è semplice: «Andrà in macchina e continuerà a girare da un passo all’altro alla ricerca di un parcheggio». L’alternativa, secondo il Cai, è semplice: «Prevedere una chiusura a fasce orarie, calmierando i biglietti delle funivie». E, magari, riprendendo in mano il progetto Dolomites Vives che, nel 2017, aveva sperimentato la chiusura in alcune giornate dei passi dolomitici. «Ho partecipato a tutti i mercoledì di chiusura e non ho sentito alcuna voce critica». Cita a modello quell’esperienza anche Facchini: «Una sperimentazione — dice la presidente Sat — alla quale avevamo guardato con favore». «Siamo felici — aggiunge — che il tema del traffico sui passi sia tornato di attualità. E speriamo che si voglia trovare una linea condivisa per attivare azioni concrete che riducano l’impatto del traffico e dell’inquinamento acustico in quota». I dati del resto, ricorda Facchini, «ci sono ed è emerso che i turisti guardano con favore a queste politiche». Si intervenga dunque, dice la Sat, «con fasce orarie che distinguano il transito per motivi di lavoro» e con «un sistema integrato dei trasporti» che strizzi l’occhio anche all’elettrico.

A sostenere Dolomites vives , nel 2017, era stato l’allora assessore trentino Mauro Gilmozzi, insieme ai colleghi altoatesini Florian Mussner e Richard Theiner. «Allora — ricorda Gilmozzi — c’era la volontà politica di Trento e Bolzano di sperimentare». Una collaborazione forte tra le due Province che, nonostante le riserve del Veneto («Fieramente contrario» rileva l’ex assessore), aveva portato a dare vita al progetto. «Nel 2017 avevamo chiuso i passi il mercoledì, il secondo anno eravamo intervenuti con un gestione del traffico». Una strategia che dopo le elezioni del 2018 è stata rimessa nel cassetto. «Avevamo lanciato dei tasselli, che non sono stati raccolti». Tasselli elaborati «sulla base di studi: avevamo commissionato, tramite la Fondazione Unesco, uno studio all’Eurac. Era emerso che i turisti stranieri non apprezzavano il caos sui passi e si mostravano sensibili a limitazioni». Ma non era tutto rose e fiori: «C’era chi protestava, chi capiva, non era facile trovare un equilibrio. La questione del consenso va affrontata con coraggio». Lo stesso coraggio che anche Gilmozzi chiede alla politica: «Capisco le difficoltà, ma non si può continuare con questo atteggiamento dilatorio. Credo si debba tornare allo spirito del 2017, ripartire da lì e fare un passo in avanti».

Corriere del Trentino | 5 maggio 2022

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«Turismo, più strategie. E i passi restino aperti» Il coordinamento Coordinamento imprenditori, Bort nuovo presidente «Ci sono decine di alberghi in difficoltà economica»

Tommaso Di Giannantonio TRENTO Chiudere al traffico i passi dolomitici? Neanche per sogno, «non abbiamo bisogno di estremismi». Nel settore turistico l’emergenza è un’altra: «Ci sono decine di attività alberghiere in difficoltà, ma in Trentino manca una strategia comune tra Provincia, banche e privati». Il nodo del personale, invece, si risolve migliorando «la qualità della vita nelle località turistiche». Giovanni Bort, alla guida di Confcommercio e della Camera di commercio di Trento, ha appena raccolto da Roberto Simoni (Federcoop) il testimone della presidenza del Coordinamento provinciale degli imprenditori ed affronta senza peli sulla lingua alcune delle questioni più spinose per il Trentino. Tra queste non poteva non esserci il Not, Nuovo ospedale Trentino: «Non mi ha mai convinto l’area di via al Desert». Presidente, le tocca rappresentare le categorie in un momento particolarmente delicato per l’economia. «La guerra in Ucraina ha generato e genererà problemi non di poco conto. Il primo è lo scatto nei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici, ma anche di tanti prodotti alimentari. Aumenti che stanno mettendo in subbuglio lavoratori ed imprese. Ci auguriamo che la guerra finisca al più presto, ma purtroppo ci sono solo segnali di continuità». In vista della manovra di assestamento del bilancio provinciale quali richieste farete alla giunta per sostenere il tessuto imprenditoriale? «La prima richiesta è quella di alleviare le pene che affliggono cittadini e imprese, che sono quelle derivanti dalla burocrazia. Se non si fa un grande sforzo per semplificare tutti i procedimenti, credo che anche gli eventuali supporti economici non avranno peso. Anche sul fronte energetico si può fare di più». A cosa si riferisce? «Bisogna aprire il ragionamento all’utilizzo delle mini-centrali idroelettriche, che potrebbero aiutare a rendere il Trentino autosufficiente, pur continuando a mantenere la vendita del nostro prodotto al mercato nazionale. Credo che sia un dovere morale per il nostro territorio produrre più energia possibile, ma da parte degli apparati della Provincia non c’è la volontà di sbloccare le mini-centrali». Il partenariato pubblico-privato è ormai all’ordine del giorno, almeno nelle intenzioni: sui grandi progetti il project financing non sembra decollare, si veda il Not. Come mai? «Il project financing vuol dire trovare l’impresa, la banca e i cittadini che lo finanziano. Le risorse per realizzare un nuovo ospedale sono ingenti, forse adesso con tutte le nuove attrezzature le cifre potrebbero anche aumentare. La comunità trentina deve fare uno sforzo sul project financing, lasciando così alla Provincia la possibilità di fare investimenti più produttivi». Come definirebbe la vicenda del Not in due parole? «Credo che non ci siano modi per definirlo, se non parlare di follia. Devo dire che già vent’anni fa, quando si cominciò a parlare di nuovo ospedale, l’area di via al Desert mi sembrava sbagliata: una posizione più ingarbugliata di quella sarebbe difficile trovarla». Quindi il nuovo ospedale lo immagina a San Vincenzo, al posto della futura Trentino Music Arena? «Mi pare di ricordare che una volta si parlò addirittura di fare l’ospedale a Salorno per Trento e Bolzano: non ho mai visto le carte, ma non possiamo pensare di tenere tutto sotto casa. Al Trentino serve un ospedale di eccellenza, e quindi di grandi dimensioni. Non è da escludere neanche un ospedale che si apra a Rovereto, anche se nell’area di San Vincenzo ci sono progetti che dovranno essere affrontati, come lo stadio». Rimanendo in tema di collaborazioni pubblico-privato, ma orientando lo sguardo sul turismo, lei è tra i sostenitori della creazione di un «fondo alberghi» per le strutture in difficoltà. La proposta è stata rilanciata anche dall’assessore provinciale Roberto Failoni: ci si sta lavorando? «Voglio precisare, innanzitutto, che non si tratta di buttare soldi pubblici per salvare gli alberghi. C’è un problema però, o meglio, un’emergenza: ci sono decine di alberghi in difficoltà economica che non riescono a far fronte ai mutui contratti. Purtroppo, le banche

mettono in vendita gli Npl (ossia mutui che difficilmente saranno ripagati, ndr ) con la conseguenza che gli alberghi andranno all’asta. Lo sforzo — e in questo abbiamo colpa anche noi come associazione albergatori — dev’essere quello di vedere se è possibile sostenere l’imprenditore con un saldo e stralcio (cioè una riduzione dei debiti contratti, ndr ) per cercare di mantenere la proprietà degli alberghi nelle mani dei gestori. Banche, imprenditori e Provincia, se costituissero un fondo per rilevare questi debiti, potrebbero salvare gli alberghi in difficoltà. A Bolzano le banche hanno cercato in tutti i modi di fare operazioni di saldo e stralcio con l’albergatore e laddove non ci sono riusciti hanno cercato di mettere insieme un gruppo di imprenditori della zona, che rilevassero l’albergo e poi lo riaffittassero al precedente gestore. In Trentino non c’è invece una strategia». State avviando questo percorso con la Provincia? «Con la Provincia ci stiamo ragionando, la volontà c’è ma non riusciamo a tradurre la proposta in capitale sociale, cioè mancano gli investimenti». Il settore del turismo è gravato anche da un altro problema: la difficoltà a reperire manodopera. Non crede che ci sia anche un fattore di salari bassi? «L’incentivo economico è sempre una bellissima medicina. Va detto però che il lavoro nel turismo è molto impegnativo e i nostri rifuggono un po’ da questa attività, tant’è che moltissimi alberghi ricorrono a personale straniero. La voce salario è una voce importante, da non sottovalutare, anche se molte qualifiche sono adeguatamente retribuite a mio avviso. Una soluzione è quella di defiscalizzare gli aumenti salariali. Un’altra voce importante è quella della qualità della vita: lavorare in un paese sperduto non è così gradevole come lavorare in città. Su questo dovrebbero essere fatti degli sforzi». L’Apt Garda Dolomiti si è già mossa in tale direzione, ma anche in questo caso sembra mancare una strategia di sistema. «Certamente, bisogna trovare anche soluzioni abitative adeguate per i lavoratori. Su Riva del Garda abbiamo già trovato una location adeguata. Le località turistiche devono crescere in qualità sia per il turista che per chi ci lavora». Nei giorni scorsi la Fondazione Unesco è tornata a parlare della chiusura al traffico dei passi dolomitici, senza però dare un indirizzo netto, in virtù anche delle pressioni delle categorie economiche, che non vogliono rinunciare alla folla di turisti. Si parla tanto di turismo e sostenibilità ma poi… «Ok i bassi numeri, ma l’offerta deve essere qualificata. Se vado in val di Fassa vorrei andare anche a Passo Sella in auto. La chiusura dei passi è da prendere con molta attenzione: comprensibile l’aspetto ambientale, ma anche le imprese che vivono lassù devono essere tutelate». E la sostenibilità? «Sono affascinato dai discorsi sulla sostenibilità, ma ci vogliono scelte razionali, magari si può pensare ad una tassa sui veicoli o a chiusure in fasce orarie, ma i passi devono rimanere aperti. Non abbiamo bisogno di estremismi». Una domanda sull’occupazione, visto che ci siamo appena lasciati alle spalle la Festa dei Lavoratori: aumentano le assunzioni, ma anche e soprattutto i contratti a tempo determinato. Le imprese devono fare uno sforzo in più? «Da noi c’è questo modo di pensare che il lavoro a tempo determinato non sia un lavoro. Oggi la mobilità nel lavoro è una cosa intrinseca alla cultura della nostra società. Facciamo del contratto a tempo indeterminato una garanzia per i lavoratori, ed è giusto, però non demonizzerei il contratto a tempo determinato».

Alto Adige | 14 maggio 2022

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Motori rumorosi Via ai fonometri

Bolzano La bella stagione è ormai cominciata e migliaia di motociclisti sono pronti a percorrere le strade che si inerpicano sulle nostre montagne per godersi i paesaggi e, purtroppo, non di rado, per lanciarsi a tutta velocità su curve e tornanti. E anche quest'anno, le forze dell'ordine - in particolare la Polizia stradale - si preparano ad alzare l'attenzione per garantire la sicurezza di tutti, sulle strade. Stop al baccanoMa in questa estate ormai alle porte c'è una novità: gli agenti non si limiteranno a rilevare la velocità dei motociclisti, sanzionandoli se necessario, e a controllare l'omologazione di eventuali modifiche apportate alle motociclette. No, gli agenti misureranno anche il rumore dei bolidi da strada, utilizzando fonometri che nei mesi scorsi sono stati installati in punti dove di solito i biker aprono il gas "a manetta", liberando tutta la potenza dei motori. Si tratta di quattro sofisticate apparecchiatura di proprietà della Provincia di Bolzano che saranno utilizzate dalla Polstrada, ma sono a disposizione anche delle polizie locali, per testare i decibel liberati dai potentissimi propulsori dei bolidi a due ruote (ma ovviamente saranno controllati anche da quelli a quattro). Propulsori il cui baccano infernale, amplificato dalle caratteristiche dei luoghi, reca disturbo non solo alle orecchie degli umani, ma anche a quelli assai più sensibili della fauna e crea danni all'ambiente in generale. Il nuovo programma di controlli è stato fissato ieri, nel corso di una videoconferenza cui hanno partecipato i commissari del governo di Bolzano e Trento, i prefetti delle province di Sondrio e Belluno e i vertici delle varie forze dell'ordine. L'obiettivo comune, si legge nel comunicato, «è quello di garantire la regolarità del traffico veicolare, di prevenire gli

incidenti, di tutelare la sicurezza dei conducenti e dei passeggeri, nonché di contrastare e reprimere ogni comportamento pregiudizievole posto in essere in violazione delle norme del Codice della Strada, con specifico riguardo all'inosservanza dei limiti di velocità, alla guida in stato di ebbrezza alcolica e alla condotta di guida pericolosa».Le strade sotto la lenteIn Alto Adige, sotto la lente b finiranno soprattutto la SS 12 del Brennero, la SS 49 della Val Pusteria, la SS 38 dello Stelvio, alla SS 42 della Mendola, la SS 48 delle Dolomiti e altre arterie di raccordo fra le principali valli dolomitiche e alle strade che conducono ai passi alpini (Mendola, Stelvio, Giovo, Rombo, Palade ed Erbe).©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere dell’Alto Adige | 14 maggio 2022

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Passi, in arrivo controlli estivi «interforze» sulle strade

Videoconferenza ieri tra i commissariati di governo di Bolzano e Trento per mettere a punto il sistema di controllo di alcune delle strade più trafficate per raggiungere i passi di montagna durante l’estate. Nel dettaglio sono previsti servizi interforze aggiuntivi lungo le seguenti strade: statale 12 del Brennero, statale 49 della Val Pusteria, statale 38 dello Stelvio, statale 42 della Mendola, statale 48 delle Dolomiti oltre ai raccordi fra le valli, e verso i Passi Mendola, Stelvio, Giovo, Palade, Erbe e Rombo. La Provincia di Bolzano ha anche presentato un progetto di monitoraggio statistico sui flussi di traffico lungo le arterie altoatesine utilizzando un sistema da videosorveglianza da estendere su tutto il territorio. L’amministrazione, inoltre, metterà a disposizione delle forze dell’ordine appositi fonometri per prevenire o reprimere l’inquinamento acustico causato dal traffico motociclistico. Queste iniziative hanno lo scopo di rendere più sicure le strade e limitare i disagi causati dal traffico.

Corriere delle Alpi | 18 maggio 2022

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Supercar che sgommano sul Pordoi «Ora basta: metto i vigili a fermarli»

LIVINALLONGO Ferrari, Maserati, Lamborghini, Porsche: il passo Pordoi trasformato nell'autodromo del lago di Garda?«Adesso basta», si spazientisce Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, che il prossimo fine settimana schiererà la polizia locale. Il lungo, interminabile saliscendi di auto di grossa cilindrata che schizzano via, ma soprattutto che fanno un rumore infernale, inizia a volte dal venerdì pomeriggio e prosegue fino a domenica inoltrata.«Sia di giorno, ma anche di notte», conferma, allarmato, Osvaldo Finazzer, due alberghi sul Pordoi, «di giorno, a tutte le ore, sfrecciano soprattutto tedeschi, croati, inglesi. Di notte gli italiani, ma con altre auto, magari un poco più modeste. È curioso che, negli ultimi fine settimana, ci siano state molte fuoriserie con targa croata, piuttosto che della Slovenia».«C'è chi sempre più spesso», ammette il sindaco, «trasforma di fatto le strade e i passi Dolomiti in un autodromo dove tutto è permesso, emulando Valentino Rossi o Lewis Hamilton».Ormai le supercar superano di gran lunga le moto; Porsche, Ferrari, Lamborghini, spesso in gruppo, sfrecciano a velocità folli - sottolinea ancora Grones -ovviamente creando pericoli per pedoni o altri utenti della strada.«È una piaga che sta degenerando e alla quale occorre porre rimedio; ma i Comuni hanno armi spuntate e personale di polizia locale all'osso, peraltro con molte altre attività d'ufficio da svolgere».Gli alberghi del Pordoi hanno già aperto e la stagione promette bene: sempre più numerosi i pullman organizzati dal lago di Garda che si fermano a pranzare. Ma l'atmosfera "acustica" (e non solo) creata dai bolidi, spesso in folle corsa, non è proprio una cornice desiderata.«Il divertimento principe di questi ragazzotti pare quello di sgommare, con rumoracci che fanno sobbalzare», protesta Finazzer, «qui ci vogliono controlli. Basterebbe un vigile di giorno, e magari anche di notte, per rimpinguare un po' le casse di Livinallongo».Il sindaco Grones fa sapere che la situazione è ancora peggiore giù, in valle.«I vigili? Dobbiamo recuperarli altrove, e lo faremo, perché davvero l'inizio stagione è esasperante. Ma», afferma il sindaco, «proveremo anche ad installare nuovi autovelox. Quelli esistenti sono segnalati e chi arriva sa già dov'è il pericolo».E i limiti di velocità?«Immaginarsi chi li rispetta...». Per Grones non ci sono dubbi: questa è una piaga che sta degenerando e alla quale occorre porre rimedio. Ma i Comuni, come già detto, non hanno più le armi.«Limiti di spesa del personale imposti agli enti locali non ci permettono di assumere un numero congruo di agenti necessario per effettuare i controlli finalizzati al rispetto del codice della strada. In buona sostanza», conclude il sindaco, «o ci è consentito di assumere agenti o per noi è impossibile fronteggiare e contrastare efficacemente con posti di blocco e controlli mirati l'alta velocità di auto e moto, che stanno dando anche un gran da fare al servizio sanitario e a volte anche alle pompe funebri».I velox fissi hanno una efficacia apprezzabile per un tratto limitato, spiega Grones; una soluzione potrebbe essere l'installazione del sistema Tutor, ovvero quel sistema che calcola la media della velocità su un tratto definito

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