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DOLOMITI FRAGILI

su gran parte del ghiacciaio, fa pressing sulla Provincia di Trento perché l'accordo non sia un cedimento. Luca Guglielmi, consigliere provinciale fassano, pur essendo della Lega, tiene alta l'asticella col presidente veneto Luca Zaia, con l'assessore Federico Caner, con lo stesso sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin. «Siamo pronti all'accordo», afferma, «purché la Regione Veneto rinunci a qualsiasi azione legale, riconosca la delibera della Giunta provinciale di Trento, ancora del 2015, sullo sviluppo del ghiacciaio e rinunci pure ai confini del "trattato" Galan Dellai, ma accetti il confine sul displuvio, quindi sulle creste, così come ha sentenziato l'Agenzia del territorio»."Troppa roba", verrebbe da dire. La frontiera concessa nel 2002 dal veneto Galan e dal trentino Dellai prevedeva un arretramento di 70 metri dalla linea del displuvio, in modo da concedere le stazioni della funivia della Marmolada al territorio comunale di Rocca. Rocca Pietore, si sa, teme che a Punta Rocca, la seconda cima della Marmolada, possa arrivare una seconda funivia, dal passo Fedaia, anzi da Pian dei Fiacconi, attraversando il ghiacciaio. «Si tranquillizzino gli amici di Rocca Pietore, nessuno dei noi vuole arrivare fin lassù con un nostro impianto. Ci basta collegare passo Fedaia con Pian dei Fiacconi, o poco più su, sostituendo la vecchia cestovia», dice Guglielmi. Arriverà il Giro d'Italia al Fedaia. Salirà anche il presidente Zaia. Ci saranno i trentini. Se ne discuterà? Il braccio di ferro, checché si faccia intendere, è solo apparente. Proprio perché ci sono in ballo le prossime risorse di Bruxelles.«Attenzione, però: il baratto non verrebbe accettato se significasse la cessione sul confine», avverte Aurelio Soraruf, albergatore sul Fedaia. Sull'incontro della scorsa settimana, promosso dal Comune di Canazei, il sindaco fassano Giovanni Bernard è molto cauto. Si limita a dire che si voleva capire dalla Provincia come stava di fatto la questione. Il suo vicesindaco, Dimitri Demarchi è ancora più cauto. «Parla solo il sindaco», dice, «se decide di parlare». Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, con i media trentini ha ricordato una cosa importante. E cioè che le direttive Unesco permettono di intervenire per ammodernare gli impianti esistenti. In questa prospettiva potrebbe essere ricostruita anche la cestovia di Pian dei Fiacconi, seppure con una linea leggermente diversa e rettificata per una migliore razionalizzazione.Netta, invece, la sua contrarietà a nuovi impianti. E in particolare alla salita dal Fedaia a Punta Rocca. Anche perché, a suo avviso, creare nuove costruzioni significherebbe rimettere in discussione il riconoscimento di Patrimonio dell'umanità Unesco, «valore aggiunto che non possiamo permetterci di perdere». E dello stesso avviso sono gli ambientalisti di Mountain Wilderness. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Adige | 28 maggio 2022

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Si è staccato un pezzo di Brenta frana di 20 mila metri cubi

Un distacco di 15- 20 mila metri cubi, con una nicchia alta 60-70 metri, larga 25-30 metri e profonda 10-15 metri, è avvenuto ieri verso mezzogiorno sul versante est del Monte Daino, nel gruppo del Brenta, nel comune di Molveno.Fortunatamente - scrive in una nota la Provincia - non ci sono segni di persone coinvolte ma il distacco è stato davvero impressionante. Si parla di un fronte di 250 metri in lunghezza e altrettanti in larghezza. Interrotto il sentiero Sat 332, tra il rifugio Selvata e malga Andalo che rimarrà momentaneamente chiuso per evitare pericoli agli escursionisti. Sia il rifugio Selvata che la malga Andalo (la cui apertura, dopo la ristrutturazione, è prevista probabilmente solo per l'estate 2023), possono essere comunque raggiunti tramite altre vie di accesso. L'ipotesi è che la frana sia stata causata dalle forti piogge dei giorni scorsi. Piogge che probabilmente hanno destabilizzato la roccia.Tra i massi precipitati verso valle c'è anche un grosso blocco di roccia, di circa 120 metri cubi, arrivato vicino al sentiero. Sul posto, con l'elicottero , è salito per verifiche il geologo del servizio geologico provinciale. «É stato effettuato il sopralluogo sia con l'elicottero che con i droni - conferma il sindaco di Molveno, Matteo Sartori - e sembra che la situazione sia abbastanza stabile e che non ci sia pericolo di ulteriori smottamenti. L'indicazione è di tenere chiuso il sentiero per qualche giorno. Poi la prossima settimana verrà effettuato un ulteriore sopralluogo».L'allerta è scattata intorno a mezzogiorno di ieri, quando - soprattutto dal rifugio Montanara, che si trova proprio di fronte - è stato avvertito un forte boato. Poi in molti hanno assistito e anche ripreso con i telefoni cellulari il crollo di una ampia sezione della montagna. Mobilitati i vigili del fuoco di Molveno per posizionare la segnaletica di avviso e di informazione sui sentieri dell'area dove appunto è al momento non è possibile transitare. Allertati anche i custodi forestali. P.T.

L’Adige | 29 maggio 2022

p. 27

I timori dopo la frana di venerdì Anomala la quantità di detriti

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