7 minute read
OLIMPIADI: GLI AGGIORNAMENTI
I distacchi di roccia dalle pareti dolomitiche è un evento piuttosto frequente. A testimoniarlo è Franco Nicolini, nota guida alpina e istruttore di soccorso in montagna, quando gli si chiede se la frana caduta venerdì era un evento prevedibile.«Che succedano dei distacchi di roccia è piuttosto frequente - osserva - perché, da sempre, quando arriva la primavera con le prime giornate calde è normale che si verifichino questi smottamenti. Oddio: quella di venerdì è stata una frana di grandi proporzioni, ma se non fosse caduta in un punto ben visibile dal rifugio «La montanara», nessuno se ne sarebbe accorto. Infatti, le centinaia di telefonate arrivate ai vari enti preposti per il soccorso sono arrivate solo a turisti ed escursionisti che si trovavano sul punto panoramico del rifugio».Fortunatamente, in quel momento, non passava alcun escursionista, ma la zona del sentiero che sale verso la malga di Andalo è molto frequentato? «La frana è caduta nella valle del Casinati, una delle rare valli trentine dove non ci sono sentieri e non passa mai nessuno. Si è staccato parecchio materiale e questa è l'unica anomalia rispetto ai tanti smottamenti che si verificano soprattutto nei canaloni». In inverno il freddo e, soprattutto, il ghiaccio sono un collante dei sassi e detriti rocciosi; quando arriva il caldo, con il disgelo questi blocchi di roccia si staccano ovunque. «Se fate caso, visto che la nicchia è ben visibile, salendo verso il rifugio Croz dell'Altissimo - aggiunge Nicolini - si è staccato di recente un grande pezzo di roccia, ma nessuno se n'è accorto». Tuttavia, Nicolini il Brenta lo conosce come le sue tasche e non ricorda, nella sua lunga esperienza di alpinista, una frana di così grandi dimensioni. M.M.
Corriere del Trentino | 13 maggio 2022
p. 4
Di corsa verso i Giochi invernali «Ma c’è il nodo infrastrutture» Novari: «Milano-Cortina, progettazione partita con due anni di ritardo
Monica Malfatti Trento Un’atmosfera di generale ottimismo e fiducia in merito al percorso finora intrapreso coniugata al desiderio di far crescere — anche e soprattutto economicamente — tutti i territori che ospiteranno i Giochi olimpici invenali: è quanto emerso durante il roadshow promosso dalla Fondazione Milano-Cortina 2026, che ieri ha fatto tappa a Trento per incontrare i rappresentanti del territorio. Un evento che ha riunito, negli spazi del teatro Sanbàpolis, quasi 300 partecipanti: non soltanto autorità locali — fra cui il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, gli assessori Roberto Failoni (sport e turismo) e Mirko Bisesti (istruzione, università e cultura) e svariati sindaci — ma anche atleti, rappresentanti di associazioni sportive, categorie economiche e volontariato locale. Presente la delegazione della Fondazione Milano-Cortina: il ceo Vincenzo Novari, Diana Bianchedi (games project director), Andrea Monti (communications director), Pietro Fea (head of rights protection) e il coordinatore provinciale Tito Giovannini. «Per quanto riguarda la previsione in merito all’indotto economico per il Trentino è davvero prematuro e difficile fare delle stime serie — ha dichiarato proprio Tito Giovannini — La guerra in Ucraina insegna come le cose possano cambiare repentinamente e proprio per questo dobbiamo farci trovare pronti a qualsiasi cambiamento. Nella costruzione degli impianti in Provincia (l’icerink a Baselga di Piné, il fondo a Tesero e il trampolino a Predazzo, ndr) siamo tecnicamente in linea con i tempi previsti, nonostante alcuni ritardi accumulati su Piné, dove si sta ancora decidendo se implementare la struttura con una copertura fissa o mobile. Occorre tener conto che la mole d’investimento è notevole, pertanto maturare e condividere scelte importanti, dilatandole anche nel tempo, è fisiologico e per nulla preoccupante». «Dal punto di vista organizzativo stiamo andando estremamente rapidi — ha aggiunto in merito Vincenzo Novari — anche se permane il problema delle infrastrutture, deboli nel tenere il passo perché partite, nella progettazione, due anni più tardi. Una vasta area di lavoro è quella commerciale, vale a dire il reperimento delle risorse, e su questo mi sento di dire che siamo davvero a buon punto. Bisogna in seconda battuta definire tecnicamente le competizioni in essere e in questo la Direzione sport sta operando molto bene, in sinergia con le federazioni internazionali. Per quanto riguarda le zone che andranno a costituire le venue olimpiche e paralimpiche, il Comitato olimpico internazionale sta vagliando un paio di nostri progetti, finora apprezzati». «Il Trentino è terra d’eccellenza per lo sport — ha concluso il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti — e abbiamo subito incentivato la realizzazione di questi Giochi olimpici e paralimpici 2026, in pieno accordo con le altre regioni e province autonome coinvolte. È fondamentale dunque continuare a mantenerci uniti, per un’occasione di sviluppo che riguarda tutto il nostro territorio».
Alto Adige | 14 maggio 2022
p. 34
«Poca trasparenza sui progetti per le Olimpiadi»
Dolomiti Sono "forti" le "preoccupazioni dei cittadini per la mancata trasparenza e per l'approssimazione con la quale vengono portate avanti le attività di organizzazione dei Giochi Olimpici invernali 2026". Lo sottolineano in una lettera a Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale - Cio a Losanna le associazioni Italia Nostra - Consiglio Regionale Veneto, Peraltrestrade Dolomiti, Comitato Civico Cortina e Gruppo Parco del Cadore ricordando che "già il sondaggio effettuato in vista dell'assegnazione dei Giochi era parso inadeguato, avendo coinvolto 2.515 italiani, di cui solo 607 veneti, e nessuno di Cortina".Il recente incontro con una rappresentanza della Regione Veneto, evidenziano gli ambientalisti, "ha confermato le nostre più pessimistiche previsioni: sono stati confermati sia i gravissimi ritardi, sia le vistose difformità da quanto indicato nel Dossier di candidatura olimpico, con le conseguenze sociali, economiche e ambientali che ne derivano. In concreto, la progettazione preliminare del rifacimento della pista da bob (in quanto di rifacimento si tratta e non di "riqualificazione" come scritto nel citato Dossier, dal momento che l'attuale struttura andrà completamente demolita) è già stata portata a termine, ma nulla è stato reso pubblico su costi, tracciato, opere connesse, disboscamento, volumi di scavo e movimenti di terra"."La valutazione delle alternative progettuali - continuano le associazioni - risulta carente in quanto non è stata sufficientemente approfondita l'utilizzazione della pista di Innsbruck. Anche la prevista realizzazione del villaggio olimpico, in una zona compresa fra un corso d'acqua a rischio idraulico e un pendio con rischio geologico in località Fiames, non risponde ai criteri di sicurezza. Analogo discorso vale per il centro stampa, soggetto a rischio geologico in modo ancora più marcato". "Ma le perplessità maggiori - si legge nella lettera a Bach - si incentrano sugli aspetti ambientali: le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) nazionale di tutto il piano delle opere e degli interventi essenziali, previste dalle norme e inserite nel Dossier fra le disposizioni da attuarsi, sono in forse o saranno parcellizzate così da depotenziare la loro efficacia; in forse è anche l'attuazione di uno strumento ancor più importante, lo Strain, il bilancio del valore ecologico. Di sicuro vi sono solo le determinazioni, anche governative, che prevedono un lungo elenco di opere, dall'alta velocità alle autostrade agli aeroporti, che interesseranno un vasto territorio già ampiamente compromesso".
Corriere delle Alpi | 14 maggio 2022
p. 29
«Scarsa trasparenza sulle opere olimpiche» Ambientalisti dal Cio
CORTINA Un milione di metri cubi di scavi, nella sola Cortina e dintorni. Tanto hanno calcolato gli ambientalisti; che tornano alla carica, addirittura appellandosi a Thomas Bach, presidente Cio, «per la mancata trasparenza e per l'approssimazione con la quale vengono portate avanti le attività di organizzazione dei Giochi olimpici invernali 2026».Italia Nostra, Peraltrestrade Dolomiti, Comitato Civico Cortina, Gruppo Parco del Cadore lamentano infatti di non venire consultati nelle diverse ricognizioni che gli organizzatori compiono sul territorio. E gli interessati lo fanno sapere anche alle grandi organizzazioni, dal Cai a Legambiente, a Mountain Wilderness. In concreto, la progettazione preliminare del rifacimento della pista da bob («in quanto di rifacimento si tratta», dicono, «e non di "riqualificazione" come sta scritto nel citato dossier, dal momento che l'attuale struttura andrà completamente demolita»), è già stata portata a termine dallo studio Planingsburo Deyle di Stoccarda, ma - è la prima osservazione critica - nulla è stato reso pubblico su costi, tracciato, opere connesse, disboscamento, volumi di scavo e movimenti di terra. A loro avviso, l'alternativa di Innsbruck, per risparmiare se non 60 milioni, pochi di meno, non è stata neppure presa in considerazione. Anche la prevista realizzazione del villaggio olimpico, in una zona compresa fra un corso d'acqua a rischio idraulico e un pendio con rischio geologico in località Fiames, «non risponde ai criteri di sicurezza e tradisce la natura speculativa del progetto».Analogo discorso vale per il contiguo centro stampa, soggetto a rischio geologico in modo ancora più marcato. La medal plaza, prevista alla base del vecchio trampolino olimpico di Zuel, ove nel 1956 si svolsero le gare di salto, risulta poco funzionale in quanto ubicata in zona fuori Cortina, in località priva di parcheggi e di ogni servizio.«Ma le perplessità maggiori si incentrano sugli aspetti ambientali», annotano le associazioni, «la Valutazione di impatto ambientale (VIA) e la Valutazione ambientale strategica (VAS) nazionale (di tutto il piano delle opere e degli interventi essenziali, connessi e di contesto, funzionali alla realizzazione dei Giochi, ndr), previste dalle norme e inserite nel dossier fra le disposizioni da attuarsi, sono in forse o saranno parcellizzate così da depotenziare la loro efficacia». --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA