7 minute read

IL GHIACCIAIO DEL POPERA: IL NUOVO DOCUMENTARIO DI CARRARO

fra tante difficoltà, riescono a prendersi cura della montagna e di chi la frequenta. A dire la sua, in questa quinta edizione, ai rifugisti che si sono iscritti (tra cui 11 partecipanti bellunesi) ci sarà la direttrice Dolomiti Unesco, Mara Nemela. Informazioni: 0436.86739

Gazzettino | 14 Novembre 2021

p. 14, edizione Belluno

La memoria del ghiaccio

Diradati gli escursionisti estivi, mai come in questa stagione il Vallon Popera appare agli antipodi dal clamore dei consessi internazionali con ministri ed esperti, dalla ressa mediatica, dai sit-in di protesta. Eppure è proprio qui, nel cuore delle Dolomiti, che si deve venire per toccare con mano gli effetti perversi del bla- bla- bla sul cambiamento climatico. Il drone scruta da vicino le pareti, fin sotto il celebre passo della Sentinella: «Si notano chiaramente le fasce di colore diverso sulla roccia, quasi come il passaggio dell'acqua alta: sono in realtà i livelli raggiunti anticamente dal ghiacciaio pensile» sottolinea Giovanni Carraro. Oggi ne sopravvive a stento qualche chiazza, smangiata dalle ghiaie. Le foto della Grande Guerra, che su questi monti visse pagine tremende ed epiche, mostrano uno spessore di cinquanta metri: sembra un'altra era geologica. Ma basta osservare anche solo una carta topografica di vent'anni fa, dov'era segnato con un'estensione ancora apprezzabile, per rendersi conto a prima vista della velocità del ritiro.

LA TROUPE

Carraro, insieme ai suoi compagni d'avventura, è salito quassù, tra Comelico, valle di Sesto, val d'Ansiei e val Fiscalina, proprio per documentare il drammatico scioglimento dei giacchi, provocato dal riscaldamento globale. Dopo le esperienze delle Tre Cime di Lavaredo, Setsass, Col Quaternà e Col dei Bos e quelle sulle Colline del Prosecco, alla fine dell'estate scorsa, la troupe guidata dal giornalista e scrittore e composta dal direttore di Telebelluno Andrea Cecchella, dallo storico Giovanni De Donà, dal geologo Gianluca Piccin e dall'operatore video Mauro Dalle Feste, ha percorso il sentiero 101 realizzando un nuovo docufilm - Popera, gli antichi giacciai - della serie dedicata ai due siti veneti Patrimonio dell'umanità (Carraro è socio sostenitore sia della Fondazione relativa al primo, sia dell'Associazione per il secondo). Il video sarà presentato in anteprima in un evento speciale nei prossimi giorni, per essere poi inserito nella programmazione dell'emittente bellunese. «La scelta del Popera - conferma Carraro - è nata perché lì vi sono chiare testimonianze del fenomeno del ritiro. Dei ghiacciai che fino a qualche decennio fa pennellavano le valli orientali del comprensorio, oggi non resta quasi più nulla».

LA STORIA

Ventimila anni fa nelle Dolomiti bellunesi, durante il picco della cosiddetta glaciazione wurmiana, il limite delle nevi perenni era situato tra i 1.600 e i 1.300 metri di quota e le lingue ghiacciate sfociavano in pianura. Da lì, inizia un progressivo ripiegamento in tutto il pianeta. Non senza, però, periodiche inversioni di tendenza. La morena laterale alla base del Sentinella, mostrata anche nel film, per esempio, è eredità di quella che i tecnici chiamano Piccola età glaciale, un periodo freddo, cominciato nel XV secolo e culminato a metà del XIX, quando gela anche la Laguna di Venezia e i londinesi pattinano sul Tamigi. «Un ghiacciaio lo possiamo definire come una grande fabbrica naturale di ghiaccio dove la materia prima è la neve - spiega il geologo Piccin nel documentario - Se fa freddo per molto tempo, il limite delle nevi si abbassa e il ghiacciaio si espande. Viceversa, quando il clima diventa più caldo, il limite si innalza e il ghiacciaio si ritira». E' quanto sta avvenendo da più di un secolo e mezzo, con, tuttavia, un'allarmante accelerazione recente, a causa delle attività umane, su tutte le emissioni di gas serra. Il gruppo del Popera, però, è custode pure di altre storie.

LA GUERRA

Quelle della Prima guerra mondiale: i combattimenti tra Alpini e Kaisejager, le gesta di Sepp Innerkofler, la mitica traversata di Cima Undici da parte dei Mascabroni, reparto speciale delle Penne nere. Carraro e compagni raccontano soprattutto la Valanga di Selvapiana: il 24 febbraio 1916, 46 fanti della Milizia territoriale, richiamati delle classi anziane, tutti originari della Marca Trevigiana, mentre avanzava tra la neve alta e i lastroni di vetrato (altri inverni, appunto) per portare i rifornimenti agli avamposti sul Crestòn, vengono travolti da una valanga. Perdono la vita in undici. Quelle stesse guglie e cime, in tempo di pace, sono state poi campo d'azione di alcuni dei più forti alpinisti italiani: Dibona, Comici, Carlesso. E il Popera rimane uno degli scenari più spettacolari delle Dolomiti, anche per chi vuole avvicinarlo con una semplice camminata: il documentario propone un facile itinerario tra i rifugi Lunelli e Berti e fino al Vallon Popera, alla base dei ghiaioni, dove si trova un incantevole laghetto. Memoria e attualità. «Le Dolomiti non smettono mai di raccontare - afferma la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Mara Nemela - e in questo caso lo fanno parlando dell'emergenza di oggi e di come dovrebbe essere il nostro comportamento per preservare l'integrità non solo di questo stesso ambiente, ma dell'intero pianeta. Dobbiamo agire subito, è una responsabilità di tutti». Mattia Zanardo

Corriere delle Alpi | 24 Novembre 2021

p. 30

Popera, il ghiacciaio scomparso: tra riscaldamento globale e storia

IL REPORTAGE I ghiacciai del Popera testimonianza diretta del riscaldamento globale. L'ultimo reportage del giornalista e scrittore Giovanni Carraro è concentrato in Comelico, lungo il sentiero 101 che dal rifugio Lunelli conduce al passo della Sentinella.«Dei ghiacci che fino a qualche decennio fa pennellavano le valli orientali del comprensorio oggi non resta quasi più nulla», osserva Carraro, che sabato alle 18 nella sede polifunzionale di Dosoledo presenterà in anteprima un documentario a metà tra lo storico e lo scientifico realizzato in collaborazione con la fondazione Dolomiti Unesco (ingresso gratuito con obbligo di Green pass). L'anteprima è stata organizzata in collaborazione con l'Um del Comelico.«Crediamo che il film possa essere non solo un'occasione di valorizzazione turistica ed economica del nostro territorio», spiega il presidente Um, Giancarlo Ianese, «ma possa anche lanciare un monito, in particolare alle giovani generazioni, ad impegnarsi per la tutela dell'ambiente straordinario in cui abbiamo la fortuna di vivere».Il lavoro ha visto in prima linea, al fianco di Carraro, il direttore di Telebelluno Andrea Cecchella, lo storico Giovanni De Donà, il geologo Gianluca Piccin e l'operatore Mauro Dalle Feste.«Oggi non c'è quasi più niente, ma basta osservare una carta dei sentieri di qualche anno fa per scoprire che il ghiacciaio era indicato», ha spiegato il geologo Piccin. Non solo scienza ma anche storia nel reportage.«Il documentario rievoca la tragedia di Selvapiana», anticipa lo storico cadorino Giovanni De Donà, «il 24 febbraio 1916 quarantasei soldati vennero radunati a Casera Selvapiana per portare i rifornimenti ad alcuni commilitoni bloccati dalla tormenta sul Creston Popera. Facevano parte della fanteria Milizia Territoriale costituita dalle classi più anziane di richiamati, militari considerati troppo attempati per le missioni di guerra e adibiti a umili mansioni logistiche. I soldati seguirono a stento il tracciato in direzione del vallon Popera perché la coltre di neve era particolarmente spessa e coperta di lastroni di ghiaccio, tanto che dovettero fermarsi in un anfratto insidioso al di sotto delle guglie di Stalata e i fulmini del Popera. Proprio da qui, alle ore 15, si staccò una valanga che investì il gruppo di soldati uccidendone undici». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzettino | 26 Novembre 2021

p. 15, edizione Treviso – Belluno

Il ritiro del ghiacciaio nel vallone del Popera tra scienza e storia

Il ritiro di uno dei ghiacciai delle Dolomiti orientali, quello del vallone del Popera è la produzione filmica realizzata dalla troupe guidata dal giornalista e regista Giovanni Carraro con le immagini girate per il nuovo documentario storico-scientifico realizzato in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco.

L'ANTEPRIMA

L'opera documentaristica verrà presentata in anteprima sabato 27, alle ore 18.00, nella sala polifunzionale delle scuole elementari di Dosoledo, su iniziativa dell'Unione montana Comelico.

UN MONITO

«Siamo lieti di poter ospitare la troupe che ha realizzato il film perché crediamo che esso possa essere non solo un'occasione di valorizzazione turistica ed economica del nostro territorio spiega il presidente Giancarlo Ianese ma anche lanciare un monito, in particolare per le giovani generazioni, ad impegnarsi per la tutela dell'ambiente straordinario in cui abbiamo la fortuna di vivere». Il progressivo innalzarsi della temperatura del pianeta in questi ultimi decenni ha avuto come effetto constatabile il ritiro dei ghiaccia su tutto l'arco alpino e quello del Popera ne è un esempio. «La scelta del Popera dice il regista del filmato Giovanni Carraro - è nata perché lassù vi sono chiare testimonianze di questo fenomeno. Dei ghiacciai che fino a qualche decennio fa pennellavano le valli orientali del comprensorio, infatti, oggi non resta quasi più nulla». Una prima constatazione del ritiro dei ghiacci si era avuta nel 1983, quando emersero i resti di un soldato della guerra 15-18, di cui nelle scorse settimane si è rievocata la vicenda, con il riconoscimento della persona a cui corrispondevano i resti rimasti intrappolati in una valanga nel 1916, il tenente medico di Napoli Carlo Maria Cosi. Del livewllo del ghiacciaio del Popera parla il geologo Gianluca Piccin.

SPARITE LE NEVI ETERNE

«Oggi non c'è quasi più niente - sostiene - mentre basta osservare una carta dei sentieri di qualche anno fa e scopriamo che il ghiacciaio era indicato. Ma non finisce qui, se guardiamo più in alto, vediamo una tipica valle glaciale sospesa dalla classica forma a U. Qui vi era il ghiacciaio pensile, documentato nelle foto della Grande Guerra con uno spessore di ben cinquanta metri. Nel film

This article is from: