Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Settembre2016

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RASSEGNA STAMPA SETTEMBRE 2016


Alto Adige | 01 Settembre 2016

L’Unesco: «Soluzioni su misura per ogni Passo» Le strade delle dolomiti» la nostra campagna

di Maddalena Di Tolla BOLZANO. Maria Grazia Santoro, architetta, è assessora regionale del Friuli Venezia Giulia alle infrastrutture e territorio ed è la presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. Con molta diplomazia ma sulla base di una visione di lungo corso della Fondazione, espressione dei territori che custodiscono il patrimonio delle Dolomiti Unesco, ha risposto alle nostre domande in merito alla limitazione del traffico di auto e moto. Presidente, che posizione esprime la Fondazione? Innanzitutto la Fondazione è un tavolo dove riunire la politica e i portatori di interesse dei territori e portare contributi informativi. Le decisioni le prende poi la politica. Detto questo, esiste una base oggettiva dalla quale partire: è lo studio prodotto dall’Eurac, dal titolo “I passi dolomitici. Analisi del traffico e dei suoi impatti e proposta di misure di gestione”. Lo studio si pone in continuità con l’attività di ricerca di Eurac in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco. Citiamo altri due studi: “Turismo sostenibile nelle Dolomiti. Una strategia per il bene patrimonio mondiale Unesco” (Elmi, Wagner, 2013) - che mirava a definire le strategie per uno sviluppo sostenibile del bene patrimonio dell’umanità - e “Turismo sostenibile nelle Dolomiti. Approfondimento dell’analisi” (Elmi, 2014; Omizzolo, Bassani, 2014), che approfondiva l’analisi della domanda, dell’offerta e dell’accessibilità tramite mezzi di trasporto pubblico in 22 punti di accesso selezionati). Il problema del traffico importante, tanto è vero che dalle valutazioni dell’ Unesco è emerso come criticità. Per questo abbiamo commissionato lo studio di cui parlavo prima. Crediamo che sia un tema complesso e che vada affrontato con strumenti di conoscenza adeguati. Nel dibattito sono emerse varie idee: pedaggio, chiusura a fasce orarie, ampliamento dell’offerta di mobilità con parcheggi di attestamento. La Fondazione quale valutazione dà di queste idee? Ribadiamo la complessità della situazione e la necessità di fondare le soluzioni su una base fattuale, conoscitiva. Lo studio Eurac evidenzia come ogni passo abbia caratteristiche e flussi di traffico propri, dunque dovremmo parlare di soluzioni differenziate, con vari strumenti. In autunno si terrà l’ispezione del comitato valutatore. Cosa si aspetta l’Unesco dal territorio? Abbiamo presentato il Piano strategico di gestione del bene. L’Unesco valuterà 2

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come riusciremo a rendere coerenti quelle linee guida rispetto ai problemi come anche quello del traffico. Ripeto che la Fondazione ha un ruolo di coordinamento e non sostitutivo della politica. Diciamo comunque che se ipotizziamo che in un anno alcune azioni si possano realisticamente attuare, altre richiedono un tempo maggiore. Penso ad infrastrutture come i parcheggi o al servizio pubblico di mobilità che richiede appalti, investimenti, procedure. Stiamo parlando insomma di un processo e non di una possibile deadline precisa.

Trentino | 01 Settembre 2016

La presidente della Fondazione Unesco: «Problema complesso, in autunno saremo valutati anche su questi temi»

«Soluzioni differenziate per i vari passi» di Maddalena Di Tolla TRENTO Maria Grazia Santoro, architetta, è assessora regionale del Friuli Venezia Giulia alle infrastrutture e territorio ed è la presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. Con molta diplomazia ma sulla base di una visione di lungo corso della Fondazione, espressione dei territori che custodiscono il patrimonio delle Dolomiti Unesco, ha risposto alle nostre domande in merito alla limitazione del traffico di auto e moto. Presidente Santoro, che posizione esprime la Fondazione in merito alla questione? Innanzitutto ci tengo a ribadire quanto diciamo sempre: la Fondazione è un tavolo dove riunire la politica e i portatori di interesse dei territori e portare contributi informativi. Le decisioni le 3

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prende poi la politica. Detto questo, esiste una base oggettiva dalla quale partire: è lo studio prodotto dall’Eurac, realizzato, fra marzo 2014 e aprile del 2015, dal titolo “I passi dolomitici. Analisi del traffico e dei suoi impatti e proposta di misure di gestione”. (Lo studio si pone in continuità con l’attività di ricerca svolta da Eurac in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco a partire dal 2010. Citiamo altri due studi: “Turismo sostenibile nelle Dolomiti. Una strategia per il bene patrimonio mondiale Unesco” - Elmi, Wagner, 2013 - che mirava a definire le strategie per uno sviluppo sostenibile del Bene patrimonio dell’umanità - e “Turismo sostenibile nelle Dolomiti. Approfondimento dell’analisi” -Elmi, 2014; Omizzolo, Bassani, 2014 -, che approfondiva l’analisi della domanda, dell’offerta e dell’accessibilità tramite mezzi di trasporto pubblico in 22 punti di accesso selezionati. Ndr). Il problema del traffico è senza dubbio importante, tanto è vero che dalle valutazioni dell’ Unesco è emerso come criticità. Per questo abbiamo commissionato lo studio di cui parlavo prima. Crediamo che sia un tema complesso e che vada affrontato con strumenti di conoscenza adeguati. Nel dibattito sono emerse varie idee: pedaggio, chiusura a fasce orarie, ampliamento dell’offerta di mobilità pubblica con parcheggi di attestamento. La Fondazione quale valutazione dà di queste idee? Noi ribadiamo la complessità della situazione e la necessità di fondare le soluzioni su una base fattuale, conoscitiva. Lo studio Eurac evidenzia come ogni passo abbia caratteristiche e flussi di traffico propri, dunque dovremmo parlare di soluzioni differenziate, con vari strumenti. Sappiamo che è centrale un lavoro di coinvolgimento dei territori nelle decisioni. In autunno si terrà l’ispezione del comitato valutatore Unesco. Cosa si aspetta l’Unesco dal territorio? Abbiamo presentato il Piano Strategico di gestione del bene. L’Unesco valuterà come riusciremo a rendere coerenti quelle linee guida rispetto ai problemi come anche quello del traffico sui passi dolomitici. Ripeto che la Fondazione ha un ruolo di coordinamento e non sostitutivo della politica. Diciamo comunque che se ipotizziamo che in un anno alcune azioni si possano realisticamente attuare, altre richiedono un tempo maggiore. Penso ad infrastrutture come i parcheggi o al servizio pubblico di mobilità che richiede appalti, investimenti, procedure. Stiamo parlando insomma di un processo e non di una possibile deadline precisa. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 01 Settembre 2016

In Primiero

Inaugurato il «balcone sulle Dolomiti» davanti alle Pale TRENTO È stato inaugurato ieri il «Balcone panoramico delle Dolomiti» realizzato sull’alpe Tognola in Primiero. «Questo intervento - hanno sottolineato il presidente dell’ente parco, Giacobbe Zortea e il direttore, Vittorio Ducoli – rappresenta un nuovo e significativo tassello che ha come obiettivo principale quello di promuovere la conoscenza e la valorizzazione di un territorio patrimonio Unesco. Attraverso una serie di pannelli si configura anche come punto informativo e didattico del bene naturale. Un intervento realizzato dal parco, grazie ad un finanziamento del fondo provinciale per lo sviluppo sostenibile, in base al progetto redatto dalla Fondazione Dolomiti Unesco». Questo balcone panoramico è uno dei primi che sono stati realizzati ed è posto all’ex arrivo della slittovia Panzer in località Tognola, a 2036 metri primo impianto di risalita esistente nell’area di San Martino di Castrozza, costruito nel lontano 1937. La struttura offre una visione d’insieme sul gruppo delle Pale ed è attrezzata con un adeguato percorso interpretativo, ad elevata accessibilità e idoneo allo svolgimento di attività didattiche. 4

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Alto Adige | 02 Settembre 2016 Trentino | 02 Settembre 2016

L’albergatore Franz Kostner (Zirm di Corvara): «Abbiamo abitudini sbagliate». «Strade senza automobili e senza moto, ce lo chiedono da anni i turisti»

Passi da chiudere a ore. «Si cambi la mentalità» BOLZANO "Bisogna cambiare la mentalità: non si può mantenere le abitudini se queste sono in contrasto con le esigenze dei nostri ospiti. Il traffico, eccessivo, sui passi dolomitici va contenuto. Abbiamo, qui in Alta Badia e in tutta la zona dolomitica delle attrazioni che meritano di essere valorizzate. E l'eccessivo traffico, con il rumore fastidioso che provoca, non aiuta a rilanciare la nostra zona". Chi parla è Franz Kostner, titolare dell'albergo Posta Zirm di Corvara e figlio di quell'Heinz che è stato a lungo sindaco del paese e che ha lottato (per ora invano) contro l'eccessiva presenza di moto e di auto sui passi. Suo padre diceva spesso, denunciando la cosa anche alle autorità competenti, che attorno al Sella c'erano delle proprie gare notturne di motociclette. Cosa è cambiato nel frattempo? "Nulla, le gare si fanno ancora con grave rischio per chi vive nei paesi, per i turisti e per gli stessi protagonisti di questi caroselli". Che fare per limitare il traffico o le esagerazioni? "Penso che l'introduzione di un pedaggio sia la soluzione più sbagliata, Ha dimostrato, e penso al Rombo dove il ticket è stato introdotto da anni, che non porta ad una riduzione del traffico che anzi è aumentato". Meglio dunque una riduzione parziale, magari concedendo di transitare per alcune ore al giorno. "E' la soluzione che preferisco a patto però che si prendano per tempo i necessari provvedimenti che sono il potenziamento del servizio di trasporto pubblico, la creazione di adeguati parcheggi nei paesi, una capillare informazione che deve riguardare soprattutto gli ospiti". Resta il problema della mobilità dei residenti nelle vallate. "E' un loro diritto muoversi. Ma io credo che lo potranno fare comunque: è una questione di organizzarsi. Ecco perché parlo della necessità di un cambiamento di mentalità e di abitudini." Stesso discorso per chi ha un esercizio sui passi e che vuol mantenere il suo giro di affari. "Certo, deve adeguarsi alla nuova realtà. E sono certo che non avrà ripercussioni negative". Quindi una chiusura limitata dei passi in alcune ore del giorno? "E' l'idea sulla quale bisogna insistere per poterla realizzare. So che non sarà facile trovare un accordo che però è assolutamente necessario. Lo chiedono i nostri ospiti che sono coloro che vogliono godere dell'offerta naturale che solo le Dolomiti sanno offrire. Abbiamo, qui in Alta Badia, varie eccellenze in campo turistico. Penso alla gastronomia e alla cortesia verso l'ospite, a grandi manifestazioni di richiamo come la Coppa del Mondo di sci o la Maratona dles Dolomites. Ma le Dolomiti, con il loro fascino, restano insostituibili. Facciamo subito qualcosa per salvaguardarle dal traffico eccessivo che le sta rovinando. Cambiamo la nostra mentalità"(e.d.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corriere delle Alpi | 02 Settembre 2016

Altoatesini e trentini si sono dati appuntamento sul Sella Gli operatori: «È tutto assurdo, siamo pronti alla protesta»

Passi chiusi al traffico il 10 settembre, le misure sperimentali di Francesco Dal Mas BELLUNO Giorni decisivi per la chiusura dei passi. E a Belluno e Venezia scatta l’allarme. Il 10 settembre sarà formalmente annunciata, sul passo Sella, la chiusura di quel passo, almeno un giorno alla settimana, in via sperimentale, dall'anno prossimo. Gli operatori turistici di tutti i valichi, compresi il Pordoi, il Campolongo, il Falzarego, lo stesso Fedaia, sono sul piede di guerra. Ieri sono stati interpellati dai sindaci trentini della Val di Fassa perché indicassero una soluzione: la chiusura ad ore piuttosto che il pedaggio. «Noi abbiamo diritto di vivere, non di morire, quindi non vi suggeriamo un bel niente», è sbottato Osvaldo Finazzer, albergatore al Pordoi. «Al massimo vi chiediamo di vigilare sul traffico, specie quello motociclistico, ma non sulle strade pei bassi, bensì nelle città e nelle valli di provenienza. Sono obiettivamente eccessivi i rumori di talune moto». Le Province di Trento e di Bolzano ascolteranno i sindaci nelle prossime ore e il 10 settembre, a meno di sorprese, illustreranno le misure sperimentali: chiusura delle strade dei passi dolomitici a ore o a giorni, potenziamento dei mezzi pubblici, da mettere a disposizione a titolo gratuito per incentivarne inizialmente l'uso, limitazioni all'inquinamento acustico e atmosferico, impianti di risalita aperti anche d'estate e via dai tornanti gli automezzi Eur0 1 e 2. È all'interno di queste indicazioni che la scelta verrà fatta. Sul Sella, tra l'altro, verrà portato un autobus ecologico, che si pensa di utilizzare come navetta. Se l'esperimento dovesse funzionare, sarà ripetuto sugli altri passi. La risposta degli operatori turistici è la più drastica. «Entro fine settembre ci riuniremo in assemblea sul Pordoi e decideremo le contromisure», annuncia Finazzer. «Nessuno di noi, neppure i più lontani dal Sella, possono accettare questa sperimentazione che si ripercuoterà su tutti i valichi e nelle nostre valli». Nei giorni scorsi gli assessori provinciali di Trento e Bolzano hanno tenuto un vertice, a porte chiuse, per verificare che cosa fare. Difficile individuare una proposta condivisa. Si va dalla chiusura un giorno alla settimana, alla chiusura ad ore per più giorni, al pedaggio. E, in ogni caso, le soluzioni sono da concordare anche con la Provincia di Belluno, quindi con la Regione Veneto. A tal riguardo, il presidente Luca Zaia e l'assessore regionale bellunese Gianpaolo Bottacin ribadiscono il loro no a misure che possano danneggiare l'economia locale. Un no che per i due amministratori scaturisce dal rispetto di un diritto costituzionale, quello alla mobilità. Zaia si dice sicuro che gli ottimi rapporti con Bolzano e con Trento eviteranno soluzioni così drastiche, che potrebbero addirittura a richiedere l'impugnazione a Roma e in sede europea. E pare che Arno Kompatscher, il governatore dell'Alto Adige, ne sia pienamente cosciente. «Stiamo lavorando», ha detto il numero uno dell’Alto Adige. Vogliamo risolvere la questione e scovare la soluzione migliore», ha dichiarato a commento della riunione a porte chiuse in cui si sono abbozzate le prime soluzioni. «Dovremo però confrontarci prima coi territori e tener conto delle esigenze dei vari 6

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soggetti interessati». La necessità di un accordo con Belluno e Venezia non prescinde, fra l'altro, da quella di un'intesa con gli stessi operatori turistici che sono tutti contrari a interventi draconiani. Leandro Grones, sindaco di Livinallongo e assessore provinciale, con due passi da gestire, il Pordoi e il Campolongo, mette le mani avanti, anticipando che ci sono azioni più morbide da poter assumere: dal pattugliamento delle strade ai sistemi di controllo della velocità e dell'inquinamento acustico; solo in via eccezionale, ma pochissime volte l'anno, potrebbe scattare la chiusura oraria delle strade. Nel frattempo, il 9 settembre, dal Pordoi, si pronunceranno i club alpini della regione dolomitica. È prevedibile che anche da parte loro ci sarà la sollecitazione a non aspettare altro tempo per una decisione conclusiva. Il giorno dopo la kermesse sul Sella. Ma Zaia osserverà, allarmato, dal binocolo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 02 Settembre 2016

Primiero, Johnny Zagonel: «Il punto panoramico sull’alpe Tognola ha un impatto ambientale limitato»

Balcone delle Dolomiti promosso dalla Sat PRIMIERO È stato inaugurato il "Balcone panoramico delle Dolomiti" realizzato sull'alpe Tognola. All'inaugurazione era presente anche l'Assessore provinciale all'ambiente Mauro Gilmozzi. Una progetto che ha ricevuto il via libera anche da parte della Sat, dopo le polemiche dei mesi scorsi, come ha confermato Johnny Zagonel, presidente della sezione locale, evidenziando «il ripristino di un rudere di valore storico», «la vicinanza ad un impianto» e «il limitato impatto a livello paesaggistico». «Questo intervento – hanno sottolineatio il presidente del Parco, Giacobbe Zortea e il direttore, Vittorio Ducoli – rappresenta un nuovo e significativo tassello che ha come obiettivo principale quello di promuovere la conoscenza e la valorizzazione di un territorio Partimonio Unesco. Attraverso una serie di pannelli si configura anche come punto informativo e didattico del bene naturale. Un intervento realizzato dal Parco, grazie ad un finanziamento del Fondo provinciale per lo sviluppo sostenibile, in base al progetto redatto dalla Fondazione Dolomiti Unesco». L’assessore provinciale Mauro Gilmozzi nel suo intervento ha evidenziato inoltre «il grande valore dell’ambiente in cui è situata l’opera», rimarcando «l’importanza dell’equilibrio tra uomo, sviluppo sostenibile e natura». L’intervento ha compreso anche la sistemazione del sentiero di accesso alla struttura. Il balcone panoramico è uno dei primi che sono stati realizzati ed è posto presso l'ex arrivo della slittovia Panzer in località Tognola, a 2036 m slm, primo impianto di risalita esistente nell'area di San Martino di Castrozza, costruito nel lontano 1937. La struttura offre una visione d'insieme sul gruppo delle Pale ed è attrezzata con un adeguato percorso interpretativo, ad elevata accessibilità e idoneo allo svolgimento di attività didattiche. L'intervento ha previsto anche una sistemazione ambientale del luogo, intesa come consolidamento dei ruderi dell'arrivo dell'ex slittovia Panzer, murature in pietra di notevole pregio costruttivo. Il Balcone di Tognola è posto in un luogo strategico per il panorama mozzafiato offerto sulle Pale di San Martino. Inoltre la visuale si spinge anche sulla Marmolada, sulle Dolomiti Feltrine e alle spalle offre una visuale su parte del Gruppo del Catinaccio e del Lagorai.

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Alto Adige | 03 Settembre 2016

Il sacerdote lancia l’allarme e invita a una riflessione sulle abitudini dei turisti «Un milione di auto sono troppe, bisogna lavorare per tutelare il creato»

Il monito di don Gretter: «Salviamo i nostri passi» di Federico Sanzovo BOLZANO «Dobbiamo riflettere sulle nostre abitudini e concentrarci sulle possibili alternative al nostro stile di vita». Don Mario Gretter, referente diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, spiega così la sua posizione circa il traffico sui passi. Il sacerdote bolzanino è intervenuto sul tema alla Giornata ecumenica per la salvaguardia del creato, celebrata in Val Visdende e organizzata dalla Diocesi di Belluno-Feltre con il tema “La misericordia di Dio per ogni essere vivente”: «La bellezza della vallata - sottolinea - con i suoi picchi e i suoi alti abeti, i prati ampi e i ruscelli intonsi, ha sicuramente aiutato a ricordarci di quanto la natura può essere bella e stimolante per una rigenerazione personale e comunitaria. L’impegno ad una gestione responsabile e lungimirante di queste e altre risorse, in armonia con i bisogni della popolazione, è un obbligo di ogni persona, al di là di credo e ideologia politica. La salvaguardia del creato è un atto dovuto di giustizia verso il prossimo presente e futuro». «Ho voluto lanciare una provocazione - prosegue don Gretter - facendo un parallelismo legato al tema del milione: il milione di veicoli che ogni anno transitano sui quattro passi dolomitici attorno al Sella (Gardena, Pordoi, Campolongo e lo stesso Sella), il milione di litri d’acqua che servono per il primo innevamento di una pista di un ettaro». Una provocazione che, nelle intenzioni del sacerdote bolzanino, serva a smuovere le coscienze: «Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, davanti a questo uso enorme di risorse e chiederci dove ci porterà questo nostro modo di vivere». La riflessione in questo senso è necessaria, secondo don Gretter, perché un cosa è certa: non si può proseguire in questo modo, la natura deve essere preservata. Il ragionamento del prete bolzanino sposa in pieno l’enciclica papale “Laudato Sì”, dedicata proprio ai temi del rispetto dell’ambiente. Il problema del traffico e dello sfruttamento eccessivo delle risorse delle montagne, però, non è facilmente risolvibile: «Durante l’intervento, non ho dato delle soluzioni. In questo momento è fondamentale riflettere sulle alternative che abbiamo, anche perché le soluzioni non sono facili da trovare». Don Gretter si concentra sull’idea di chiudere i passi: «Uno degli aspetti legati alla chiusura che mi lascia un po’ perplesso è la necessità di creare dei grandi parcheggi a valle: questo non significa risolvere il problema dell’inquinamento, ma spostarlo a valle». E in quel caso le lamentele proseguirebbero: «Se ciò venisse realizzato a opporsi sarebbero le popolazioni interessate dalla creazione dei posti per auto e moto». Il messaggio di don Gretter si concentra sul ritorno alle tradizioni: «Possiamo riscoprire idee di turismo più rispettose dell’ambiente, come le camminate con le ciaspole. Allo stesso tempo dobbiamo rivedere le nostre abitudini: non possiamo pretendere di avere tutto e subito. Inoltre è importante ragionare su quelli che sono realmente i nostri bisogni e quali invece sono solamente bisogni indotti dalla società nella quale viviamo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Trentino | 03 Settembre 2016

I vertici del mondo cattolico di Bolzano, Belluno ed il vescovo di Trento Lauro Tisi: «Urge riflettere sui veicoli che attraversano i passi e sull’acqua per fare la neve»

Il richiamo delle diocesi: «Montagna da difendere» di Maddalena Di Tolla TRENTO Arriva anche dai massimi esponenti regionali del mondo cattolico una riflessione forte e precisa sui problemi ambientali nelle Alpi, con un riferimento chiaro anche al traffico sui passi dolomitici, come all’abbandono delle terre di montagna. Il 1 settembre si svolge oramai da undici anni la Giornata per la salvaguardia del Creato e da otto anni la ricorrenza viene celebrata congiuntamente da quattro diocesi dell’arco alpino. In questa occasione giovedì scorso, una delegazione trentina con l'Arcivescovo Lauro Tisi ha condiviso e lanciato il “messaggio per il Creato” dalla bellunese Val Visdende, insieme alle Diocesi di Belluno-Feltre, di Bolzano-Bressanone e di Como. Erano presenti circa duecento persone. “Custodire il creato - dice l'appello letto nella chiesa della Madonna delle Nevi a Pra Marino - non significa sfruttarlo fino a compromettere la vita dei più poveri". Il documento, firmato anche da due delegati dall'arcidiocesi ortodossa d'Italia e di Malta, sottolinea la responsabilità personale nel governo del territorio: "Ciascuno di noi non può pensare che i cambiamenti climatici siano ineluttabili, ma si deve impegnare con un personale stile di vita a ridurre gli sprechi, ad assumere comportamenti consoni e rispettosi, anche a evitare nuove infrastrutturazioni ove non necessarie al bene comune”. Nel suo intervento, monsignor Tisi, accompagnato dai delegati don Andrea Decarli e don Rodolfo Pizzolli (che ha la particolare delega al turismo, restando in tema del nostro dibattito sui passi) e dai laici della Pastorale sociale, ha osservato come la conversione ecologica, ribadita pure da papa Francesco nel messaggio per la giornata (“la cura della casa comune – scrive Bergoglio – è opera di misericordia), si realizza anche "nel riconoscere l'altro non come una minaccia ma come una risorsa e un'opportunità". Don Mario Gretter, in rappresentanza della Diocesi di Bolzano-Bressanone ha accostato nella sua riflessione il milione di veicoli che ogni anno passano sui quattro passi dolomitici attorno al Sella (Sella, Gardena, Pordoi, Campolongo) “al milione di litri d’acqua che servono per l’innevamento di base, il primo innevamento, di una pista di un ettaro.” Come "vera emergenza e priorità" è stata citata anche "la cura di prati e pascoli, da affrontare cercando di conciliare, senza compromessi al ribasso, i valori naturalistici con le comprensibili esigenze di garantire a chi lavora in montagna un dignitoso livello di vita, senza lasciarsi peraltro travolgere da iniziative di carattere speculativo e consumistico". La celebrazione è stata possibile con la collaborazione delle Amministrazioni comunali, dalle Regole o comunioni familiari, come quella di Campolongo, delle parrocchie e dal Cai del Comelico, presieduto da Gianluigi Topran D’Agata. Ha firmato il messaggio anche Roberto De Martin, presidente emerito del Cai nazionale e presidente del Trento Film festival.

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Corriere delle Alpi | 03 Settembre 2016

Giuseppe Pat, presidente Dolomitibus, guarda alla settimana della mobilità sostenibile: «In arrivo 39 bus a emissione zero»

«Chiusura dei passi? Meglio il pedaggio» di Francesco Dal Mas BELLUNO Avete presente la vignetta che il turista paga per utilizzare il sistema autostradale della Slovenia piuttosto che dell'Austria? Ecco, Giuseppe Pat, presidente di Dolomitibus propone che le istituzioni di competenza studino qualcosa di analogo per le strade più turistiche delle Dolomiti, a cominciare da quelle dei passi. «Si parla di razionalizzare i flussi turistici a Venezia», ricorda Pat. «Qualcosa di simile dovremmo studiarlo anche noi. Con gradualità, ben s'intende, e tenendo conto delle varie categorie sociali, nonché dei residenti, che ovviamente non dovremmo tassare». Per quanto riguarda i passi dolomitici, lei è più favorevole alle chiusure o ai pedaggi? «Io ho la moto, quindi mi piace viaggiare, però a 80 km l'ora, non a 140. Il diritto alla mobilità va dunque garantito. Un pedaggio, però, non lo vedrei male. Sarebbe anche un doveroso contributo alla manutenzione». Le Province di Trento e Bolzano presenteranno al passo Sella, la sperimentazione della chiusura di un giorno alla settimana del valico, mettendo a disposizione anche degli autobus a trazione elettrica. Dolomitibus ha di queste navette? «Fra 3 o 4 anni le avremmo anche noi. Stiamo vagliando la tecnologia migliore e, soprattutto, stiamo predisponendo un sistema di approvvigionamento, con le centraline sul territorio. Però i pullman Euro 6 che abbiamo già sono a emissione zero. Quanto alle misure per i passi, qualche iniziativa bisognerebbe prenderla anche da noi, ma la sensibilità non è così avanti come in Trentino Alto Adige. Bisogna lasciar maturare questa cultura». “Smart Mobility - Strong Economy” è il tema scelto per la Settimana europea della Mobilità sostenibile che si terrà dal 16 al 22 settembre. Quale il vostro contributo? «Il più concreto è il rinnovo della flotta con l'avvio di una procedura di gara triennale congiunta Dolomiti Bus-Autoguidovie, per acquistare 39 autobus Euro 6 di cui 15 opzionati per il 2017, rottamando altrettanti mezzi altamente inquinanti di classe ambientale 0, 1 e 2, con una previsione di investimento di 2,7 milioni». È allo studio il treno delle Dolomiti. La vostra società sarà della partita? «Sì, come integrazione del servizio. Già oggi siamo molto avanti su questo piano con Trenitalia e Regione sul percorso cadenzato Feltre Belluno Calalzo e viceversa». Qual è il risultato della sperimentazione del trasporto intermodale treno-bici-autobus tra la pianura veneta e le Dolomiti,? «Ancora qualche giorno è consegneremo i risultati. L'esperienza è stata di successo per il buon numero di ciclisti saliti in treno con le loro bici da Vicenza, Padova, Venezia fino a Calalzo e proseguiti verso Cortina a bordo dei mezzi di Dolomitibus attrezzati per il trasporto biciclette. Bene anche il servizio settimanale Bike'n Bus sempre da Calalzo e Cortina tra giugno e agosto, molto apprezzato da turisti italiani e stranieri. Da non dimenticare il servizio pubblico Ski Bus, svolto durante la stagione invernale per il trasporto sciatori dalle vallate agli impianti di risalita». Il turismo delle due ruote sta davvero decollando. Avete in mente altre iniziative? «Abbiamo cercato di farlo coinvolgendo altri soggetti, come la Cooperativa Cadore che gestisce il punto sosta “La Tappa” sulla ciclabile Calalzo-Cortina, interessando operatori privati per un loro ruolo attivo nella rete». Fin dove volete spingervi? «Il servizio Bike'n Bus dovrebbe essere allargato non solo in termini di durata estiva ma anche verso zone come l'Agordino, la Valbelluna e il Feltrino, Auronzo e le Tre Cime, il Comelico. I presupposti non mancano. C'è 10

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stata una formidabile occasione di crescita territoriale grazie ai forti investimenti sulle ciclabili realizzati da Comuni, Provincia, Bim, Fondo Comuni Confinanti, Regione. Dobbiamo solo crederci e investire, investire, investire, organizzare l'accoglienza e la qualità dell'offerta. Qui ci sono percorsi tra i più suggestivi d'Europa». Non resta che sperimentare la bigliettazione elettronica. È in fase di attuazione. Saremo pronti tra fine anno e l'inizio del prossimo». E il biglietto unico tra gomma e ferrovia? «I tempi sono un po' più lunghi. Ci sta lavorando la Regione. Senz'altro disporremo di questa opportunità per l'elettrificazione dell'anello ferroviario». Perfino l'etica del trasporto entra nel vostro programma. «Abbiamo costruito, come Dolomiti Bus, iniziative non commerciali dall'alto valore etico sostenendo il progetto “Bikers for Africa”, che raccoglie biciclette usate, le ricondiziona e le porta in alcuni Paesi africani per donarle ai ragazzi delle scuola privi di mezzi per accedere al diritto fondamentale della conoscenza». Lei sostiene spesso che la mobilità è il presupposto per contrastare lo spopolamento. Vuole spiegare? «Consideriamo i progetti “Aree Interne” Agordino e Comelico. Tra le azioni previste troviamo la mobilità quale elemento essenziale per contrastare lo spopolamento di queste aree, al pari di altri servizi indispensabili come la sanità, la scuola, le politiche di sviluppo. Dolomitibus ha partecipato alla fase di ascolto/individuazione delle cause e continuerà a farlo nei prossimi mesi ai tavoli di lavoro. Dal successo di questi progetti possono scaturire azioni e risorse in grado di affrontare un ridisegno del trasporto pubblico locale, sia interno a queste aree “interne”, sia tra queste per connetterle col resto della provincia e della regione». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 04 Settembre 2016 Trentino | 04 Settembre 2016

Dezulian, presidente del Consorzio della valle di Fassa: «Rispettare i limiti» Scettico invece sulle ipotesi di chiusura: «Il turista chiede libertà di movimento»

La ricetta degli impiantisti: «Più controlli sul rumore» di Maddalena Di Tolla BOLZANO Daniele Dezulian è il presidente del Consorzio degli impianti a fune della Valle di Fassa e Carezza, 15 società socie che gestiscono 56 impianti a fune. Abbiamo chiesto la sua opinione sul problema del traffico sui passi dolomitici. Dezulian, dopo settimane di interviste, cosa pensa? «Parlo a titolo personale, perché ancora non abbiamo definito una posizione ufficiale come consorzio. Ritengo che sia un problema complesso. Nelle valli turistiche intorno ai passi i turisti hanno l’esigenza e il desiderio di spostarsi, e noi dobbiamo garantire la mobilità interna. In valle di Fassa sono attivi 22 impianti per la stagione estiva. La domanda di trasporto pubblico esiste, ma ancora non ci sono servizi sufficienti, che coprano gli orari e le tratte di rientro dalle escursioni o come alternativa all’uso del mezzo privato per effettuare il giro dei passi. Se pensiamo che per esempio al solo passo Pordoi vediamo centinaia di autobus di asiatici, capiamo quanto sia richiesto quello spostamento». Fra le ipotesi circolate come soluzione per 11

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ridurre il traffico, quale la convince? Si è parlato di pedaggio, di chiusura a fasce orarie, oppure di una combinazione di soluzioni secondo lo studio commissionato all’Eurac dalla Fondazione Dolomiti Unesco. «Credo che si debba distinguere fra i turisti stanziali nelle nostre valli e quelli solo di passaggio proprio sui passi. Ritengo che si possa e si debba fare un grande lavoro per sensibilizzare i turisti stanziali ad usare i mezzi pubblici, magari introducendo anche un ticket a fronte di un servizio efficiente. Serviranno però parcheggi, nuove tratte pubbliche e fonti di finanziamento di opere e servizi. Ma per i turisti di passaggio continuo a pensare che non sia possibile restringere la libertà di movimento, nel turismo è una scelta sbagliata». L’esempio della soddisfazione degli esercenti dell’Alpe di Siusi, dove la Provincia di Bolzano ha imposto forti limitazioni al traffico privato, non dimostra che innovare porta benefici al turismo? «Certo, l’innovazione è sempre utile ma resto contrario alle limitazioni di movimento, quindi dico no alla chiusura per fasce orarie. I Passi sono luoghi di transito. La Valle di Fassa ha 50.000 posti letto: a questi numeri bisogna dare risposte. Meglio educare alle alternative, che imporre limiti». Cosa dice del rumore e della sicurezza per quanto riguarda i motociclisti? «Dico che questo è forse la vera ragione iniziale di questo dibattito. Bisogna fare controlli rigorosi e punire chi viola le regole, stabilire limiti di rumorosità e far rispettare quelli di velocità. Però non possiamo impedire ai motociclisti di attraversare i passi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 04 Settembre 2016

Danta. Roberto De Martin, già presidente Cai, resta contrario all’autostrada ed è perplesso sulla chiusura dei passi

«La soluzione è il treno delle Dolomiti» DANTA Non ha dubbi Roberto De Martin: la priorità infrastrutturale per la provincia di Belluno è il treno delle Dolomiti, con l'elettrificazione di tutta la rete. Soltanto successivamente si potrà parlare di chiusura ad ore dei passi dolomitici e di altre strade turistiche. Il proseguimento dell'Autostrada? Verso Nord assolutamente no; semmai è necessario aggiustare la viabilità ordinaria. E da questo punto di vista De Martin suggerisce di studiare un eventuale tunnel tra Cortina e la Val Badia. L'A27 verso Est, invece, si può ristudiare, purchè sia in tunnel. Ma chi è De Martin? È stato uno dei più apprezzati presidenti generali del Cai. Vive a Danta di Cadore, è presidente del Film Festival di Trento e ha diretto per qualche anno l'Associazione industriali di Belluno. Il 9 settembre, sul passo Pordoi, i Club alpini della regione dolomitica si riuniranno per discutere delle misure da adottare per l'intenso traffico estivo sui valichi. Preferisce la chiusura o il pedaggio? «È un tema sul quale il Cai si è pronunciato anche nel passato. Non si può generalizzare. Le Province di Trento e Bolzano, essendo puntualmente infrastrutturate, hanno scelto bene una sperimentazione sul Sella, mi sembra con la chiusura un giorno alla settimana, per qualche ora. Sulla base dell'esperimento poi si procederà o si adotteranno altre misure». Non vede la stessa fretta per i passi bellunesi? «È una questione di tempistica, ma in altro senso. Ai nostri passi non ci può che arrivare in auto. Quando si materializzerà il treno delle Dolomiti, si potranno studiare eventuali misure». Per il treno delle Dolomiti ci vogliono almeno 10 anni. «I presidenti Arno Kompatscher e Luca Zaia non ci deluderanno. Sono certo che faranno più in fretta possibile. La ferrovia va potenziata nel suo complesso, con l'elettrificazione e 12

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con il collegamento da Calalzo alla Val Pusteria. È una priorità assoluta per portare turisti sulle Dolomiti. Anche la Fondazione Dolomiti Unesco dovrebbe spendersi in questo senso». Bolzano propone un secondo treno, per la Val Gardena e la Val Badia, fino a Cortina. «Ben venga ma è prioritario procedere con l'opzione istituzionale. Perché, invece, non studiare un collegamento diretto con queste valli, attraverso una galleria?». Per i mondiali di sci a Cortina, nel 2021, forse si vedrà solo l'aeroporto. «Non so se è una scelta vincente. Non credo. Il mercato è limitato. E Bolzano vuol rilanciare il suo di aeroporto». C'è chi insiste per riaprire il capitolo dell'A27. «Nel pellegrinaggio ecumenico in Valvisdende ho ricordato le battaglie che facemmo a Padola, con la Regola, per contrastare il progetto di attraversamento autostradale. L'asfalto sarebbe uscito dal Col d'la tenda. Il sindaco Staunovo Polacco non potrebbe immaginare progetti interessanti se ci fosse l'autostrada». Ma proprio il suo Comelico è isolato, come altre aree della provincia. «Sono stati programmati dei lavori, ambientalmente compatibili, sulla statale di Alemagna. Si proceda, con la stessa filosofia, per gli altri punti neri della viabilità. Un'autostrada di attraversamento delle montagne di confine non è permessa dalla Convenzione delle Alpi. Semmai, quando ci sono le condizioni, si riprenda lo studio del collegamento con l'A23, oggi sottoutilizzata, lavorando sempre con i tunnel. Ma, ripeto, la priorità assoluta è il treno». Dove recuperare un miliardo e 200 milioni? «Il Brennero è in continuo finanziamento. Si provi ad immaginare questa linea collegata a quella del Brennero, avendo come destinazione le Dolomiti e Venezia». Gli ortodossi, in Valvisdende, hanno sollecitato a chiedere perdono per l'abuso che abbiamo fatto del creato. «Sì, bisogna chiedere perdono. Pensiamo solo alla moltiplicazione delle centraline idroelettriche. Ma, attenzione: non si perda l'autostima, di cose positive ne abbiamo fatte. In Comelico andiamo a testa alta per il no all'autostrada. Il Cai ha costruito rifugi e bivacchi. Il sentiero Frassati di Danta testimonia un rapporto diverso con le terre alte. E poi le molteplici iniziative sociali, ma soprattutto l'impegno per il riconoscimento Unesco delle Dolomiti come patrimonio dell'umanità». Francesco Dal Mas

Alto Adige | 05 Settembre 2016 Trentino | 05 Settembre 2016

Il 67% dei votanti ritiene che così si potrebbe risolvere il problema del traffico Ma c’è chi la vuole applicare assieme al pedaggio per investire sui mezzi pubblici

Passi dolomitici, i lettori: «Chiusura a fasce orarie» BOLZANO Chiudere le strade dei passi a fasce orarie. È questa la soluzione migliore secondo la maggior parte dei nostri lettori. Centinaia, infatti, i tagliandi che sono stati inviati alle redazioni di Trento e di Bolzano. E il 67,2% dei lettori ha infatti optato per questa soluzione tra le tre proposte. A seguire, invece, l’ipotesi legata all’introduzione di un pedaggio, che si è attestata al 20,9%. Chiudono la classifica, infine, i sostenitori della giornata di chiusura settimanale che rappresentano l’11,9% dei lettori. La situazione cambia leggermente se si prende in considerazione, invece, il sondaggio online: le posizioni restano le stesse, ma le percentuali cambiano. Degli oltre milleseicento che hanno votato sui siti www.altoadige.it e 13

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www.trentinocorrierealpi.it, infatti, il 52% sostiene la chiusura a fasce orarie, il 30% l’introduzione del pedaggio, mentre il 17% approva la chiusura per una giornata alla settimana. Ma le tre opzioni, in alcuni casi, sembrano non essere sufficienti: sono stati molti i lettori che hanno preferito prendersi il tempo di scrivere due righe al giornale per estendere il discorso oltre le scelte proposte. C’è chi si è limitato a indicare gli orari migliori per la chiusura a fasce dei passi. Come ha fatto Elisa Lombardo, di Fortezza che ha specificato come sulle strade non si dovrebbe transitare per sei ore ogni giorno, dalle 10 del mattino fino alle 16 nel pomeriggio. La storica proprietaria dell’Art Hotel Cappella di Colfosco, Renata Pizzinini chiede invece che la chiusura quotidiana a fasce orarie valga solamente dal lunedì al venerdì, garantendo così agli ospiti delle strutture alberghiere di arriva re e partire in tutta tranquillità. Il bolzanino Luciano Ottolini, anch’egli favorevole alla chiusura quotidiana a fasce orarie, chiede però che venga vietato il transito alle moto sul Passo della Mendola: «Il loro comportamento - scrive - è insopportabile». Tra i sostenitori dell’introduzione di un pedaggio per il transito sui passi c’è Umberto Minguzzi di Bolzano il quale, però, precisa: «Il pedaggio deve essere pagato dai non residenti in Trentino Alto Adige». Mentre Hubert Dalponte scrive che il pedaggio non solo deve essere introdotto su tutti i passi, ma anche che a pagarlo dovrebbero essere pure i taxi e gli autobus dei turisti. C’è poi chi crede che la soluzione migliore sia rappresentata da due delle tre opzioni indicate sul tagliando. Tra questi c’è Giacomo Comite che propende, allo stesso tempo, per la chiusura a fasce orarie e per il pagamento di un pedaggio: «Gli utili - sottolinea il lettore bolzanino - vanno investiti nel trasporto pubblico come, per esempio, i treni, le funivie e i torpedoni». Infine, trova spazio anche una voce fuori dal coro. È quella di Gaspare Bernardo, residente nel capoluogo altoatesino che chiede maggiori controlli e più sanzioni per chi supera i limiti di velocità e che aggiunge: «Il ricavato venga usato a beneficio della viabilità». (fs) ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 06 Settembre 2016

Sabato ci sarà l’annuncio ufficiale di Bolzano e Trento: «Partiremo dal Sella»

Passi, nuove regole dal 2017 di Massimiliano Bona BOLZANO Le due Province di Bolzano e Trento, dopo mesi di lunghe trattative e incontri allargati ai sindaci dei Comuni direttamente interessati (Selva Gardena in primis, ma anche Canazei sull’altro versante), hanno deciso (finalmente) di annunciare una serie di misure per arginare il traffico sui passi dolomitici. Giovedì a Bolzano ci sarà l’ultimo incontro tra tecnici e politici, mentre per sabato mattina è in programma una conferenza stampa al Dolomiti Mountain Resort di Passo Sella, nella quale i tre assessori direttamente coinvolti (gli altoatesini Mussner e Theiner e il trentino Gilmozzi) prenderanno posizione e illustreranno una corta di cronoprogramma con gli interventi in agenda. «L’intenzione - spiega il dirigente provinciale Valentino Pagani - è quella di partire da Passo Sella. I provvedimenti riguarderanno mobilità e ambiente». L’assessore provinciale Florian Mussner assicura che questa volta, anche grazie alla campagna di sensibilizzazione lanciata da Alto Adige e Trentino, «le due Province faranno per intero la loro parte». Per adesso i diretti interessati sono ancora abbottonati, ma l’impressione è che saranno previsti autobus gratuiti aggiuntivi (richiesta caldeggiata da Mussner), ma anche controlli fissi (con almeno una pattuglia, dotata anche di fonometro, per misurare i rumori). L’ipotesi della chiusura a fasce orarie, per una o più giornate nell’arco della settimana, non sembra aver convinto soprattutto i Comuni confinanti e gli esercenti direttamente interessati. «Bisogna - sottolinea il sindaco di Selva Roland Demetz - fare più controlli sui passi sia per la velocità che per i rumori, rendere il traffico più fluido realizzando delle stradine 14

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a lato della carreggiata per far passare i ciclisti e prevedere una segnaletica a valle con il numero dei posti auto disponibili in quota. Bisogna puntare, da subito, su un’informazione massiccia. Mi lascia piuttosto perplesso il fatto di partire, anche se a livello sperimentale, da Passo Sella. Se così fosse davvero si rischia solo di spostare il problema sul Gardena e sul Pordoi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 07 Settembre 2016

Pitscheider, direttore marketing: «Partire solo con il Sella sarebbe un errore» Si punta al binomio impianti-bus ma in prospettiva la strada sembra il ticket

Passi, la Gardena: «Serve un accordo complessivo» di Massimiliano Bona ORTISEI La soluzione per ridurre il traffico sui passi dolomitici non è ancora stata presentata ma fa già discutere. Dalle prime informazioni trapelate dalla Provincia nel 2017 si dovrebbe partire dal Sella, probabilmente con un potenziamento significativo dei mezzi pubblici (gratuiti), per arrivare (forse) dal 2018 all’introduzione di un ticket, ipotesi caldeggiata in particolare dall’assessore Florian Mussner. Il cronoprogramma delle misure sarà presentato sabato mattina in una conferenza stampa a Passo Sella e uno dei relatori sarà Günther Pitscheider, direttore di Val Gardena Marketing ed esperto conoscitore dei flussi turistici sulle Dolomiti. Direttore, come valuta la decisione delle due Province di partire (finalmente) con una serie di misure a tutela dei passi dolomitici? «Se ne parla da anni, se non da decenni. In assoluto mi sembra molto importante aver capito l’importanza di dare un valore ai passi». Cosa vuol dire esattamente? «I turisti che raggiungono le Dolomiti possono vivere un’esperienza davvero straordinaria e toccare le nostre montagne da vicino. Dal punto di vista naturalistico ma anche sportivo (per chi pratica le discipline più gettonate ndr) si tratta di un’offerta quasi unica nel suo genere. Non possiamo e non dobbiamo ignorarlo». L’intenzione, almeno secondo le prime indiscrezioni, sembra quella di partire dal Sella, almeno a titolo sperimentale. Cosa ne pensa? «Personalmente sarei propenso ad adottare una soluzione complessiva, che consenta di affrontare il tema nel suo insieme». Niente compromessi al ribasso, dunque... «Dobbiamo essere in grado di partire subito con il piede giusto e di spiegare in modo chiaro ed efficace le varie misure a coloro che vorranno scoprire i passi dolomitici. Non voglio parlare di commercializzazione, perché è una brutta parola, ma dobbiamo riuscire a veicolare le informazioni nel modo migliore, nell’interesse di tutte le parti coinvolte». Bastano bus gratuiti con maggiore frequenza per risolvere (almeno in parte) il problema? «Il potenziamento dei mezzi pubblici è importante e necessario, ma da solo non può bastare. Bisogna necessariamente trovare il modo di coinvolgere gli impiantisti e di adottare tariffe realmente convenienti per turisti e residenti». Partendo dal Sella non si rischia di spostare solamente il problema sul Gardena o il Pordoi? «Non possiamo certo escluderlo ed è per questo che auspico una soluzione d’insieme». Quanti turisti - fra coloro che soggiornano in Gardena tra estate e inverno - sono potenzialmente interessati a salire sui passi dolomitici? «Così, su due piedi, direi quasi tutti. Abbiamo 2,4 milioni di pernottamenti e circa 400 mila arrivi. Chi soggiorna sulle Dolomiti vuole ammirarle da vicino e deve essere messo in condizione di visitarle al meglio. Anche per questo la mobilità in quota è strategica». ©RIPRODUZIONE RISERVATA 15

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Trentino | 07 Settembre 2016

Attesa la fine dell’estate per asfaltatura e consolidamento della strada. Gilmozzi: «Interventi per favorire i ciclisti»

Auto sui passi, per il Sella pronto il mini-restyling TRENTO «Condivisione e gradualità». L’assessore provinciale all’ambiente Mauro Gilmozzi indica i due principi a cui si ispireranno le misure sperimentali per arginare il traffico sui passi dolomitici che insieme ai colleghi altoatesini Florian Mussner e Richard Theiner annuncerà sabato in una conferenza stampa al Dolomiti Mountain Resort di Passo Sella, il passo da cui partirà - nel 2017 - la sperimentazione. Le bocche restano per ora molto cucite, la sensazione è che - almeno in questa prima fase - si eviteranno provvedimenti forti. «Ho detto e ripeto che a volte l’ottimo è nemico del bene», dice Gilmozzi, «quello che stiamo facendo è affinare una serie di misure per avviarsi verso l’obiettivo che è quello di avere sui passi più gente e meno auto. Un obiettivo che parte da lontano, dalla Fondazione Dolomiti–Unesco - ricorda l’assessore - e noi come Provincia abbiamo commissionato lo studio all’Eurac sulla mobilità sui passi. La campagna del Trentino e dell’Alto Adige in questo ci ha aiutato a creare sensibilità». A chi invoca un tavolo di confronto, Gilmozzi risponde che «il tavolo è stra-aperto da più di un anno, con gli operatori del turismo, albergatori, ristoratori, gestori degli impianti a fune. Oggi siamo alla sintesi». Ecco, la sintesi. Le indiscrezioni, in linea con i sostantivi usati da Gilmozzi - «condivisione con il territorio e gradualità» parlano di un potenziamento degli autobus gratuiti (richiesta caldeggiata da Mussner) e di controlli fissi su rispetto dei limiti di velocità e rumori. L’ipotesi di chiudere il passo alle auto a fasce orarie, per uno o più giorni a settimana, piuttosto che di istituire dei pedaggi, appare difficilmente digeribile per i Comuni confinanti e gli esercenti del Sella. In attesa di capire quanto sarà coraggiosa la politica, Gilmozzi spiega che la scelta di partire da Passo Sella dipende dal fatto che «il Sella, con il Costalunga, è uno dei due passi che mette in connessione Trentino e Alto Adige, visto che il Veneto si è chiamato fuori dalla sperimentazione, ed è quello che per passaggi meglio si presta a fare da apripista». I provvedimenti partiranno dal prossimo anno. Quello che arriverà in tempi più brevi, chiusa ormai la stagione estiva di punta, è un mini-restyling per Passo Sella. Ad annunciarlo è Gilmozzi in una nota di pochi giorni fa in cui fa il punto sullo stato di attuazione di una mozione (promotore il consigliere ladino Beppe Detomas) approvata lo scorso marzo dal consiglio provinciale. L’assessore spiega che si è atteso settembre per realizzare i lavori di asfaltatura (importo 200 mila euro) proprio per non creare troppi disagi alla circolazione estiva, mentre tra l’autunno e la primavera 2017 verrà completato il rilievo della strada, si avvierà il consolidamento dei tratti che hanno ceduto (realizzando dei micropali) e la progettazione delle opere paravalanghe. Nella nota di Gilmozzi si parla poi del progetto di «una pista ciclopedonale»: «In coerenza con tale progetto verranno definiti i tratti di muri e le opere di contenimento compatibili e da consolidare e quelli che andranno spostati o rifatti». 16

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Infine verrà progettato l’allargamento del ponte sul rio Antermont, dove dovrebbe trovare posto anche la nuova ciclopedonale. Ma è lo stesso Gilmozzi, interpellato, a ridimensionare il progetto ciclabile: «Ci sono punti della strada dove piccoli allargamenti possono favorire la ciclabilità in sicurezza lungo il passo, è questo su cui stiamo lavorando». (ch.be.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA La società Sma ha presentato alla Provincia il progetto di una cabinovia

«Mobilità dolce per il Costalunga» TRENTO Non solo auto, ma anche impianti di mobilità alternativa che potrebbero eliminare il traffico dai passi. Nel dibattito si inserisce la società Sma di Moena che da anni ha chiesto, senza successo, alla Provincia di poter realizzare una cabinovia che colleghi il fondovalle al passo Costalunga. L’amministratore delegato della Sma Chiara Bari chiede alla Provincia di analizzare bene il progetto di mobilità alternativa che, tra le altre cose, è stato premiato anche in un concorso internazionale dell’Arge Alp per la sua qualità. E’ la stessa Bari a spiegare la sua proposta: «Negli ultimi mesi abbiamo seguito con molta attenzione e interesse il dibattito relativo al traffico sui passi dolomitici. Soluzioni che ne limitino il traffico sono certamente in linea con la nostra idea di turismo sostenibile. In particolare, per quanto riguarda il passo Costalunga (che direttamente ci interessa) possiamo dirci concordi e favorevoli ad una chiusura per fasce orarie della strada che lo attraversa. Ricordiamo che si tratta, così come documentato dagli studi Eurac, del passo più trafficato delle Dolomiti. Affinché ciò sia possibile è chiaro che debba esserci un’alternativa all’autoveicolo che permetta comunque di poter raggiungere il passo senza percorrere la strada. In questo contesto si inserisce il nostro progetto che, tra l’altro, ha vinto il primo premio come miglior progetto di mobilità al concorso internazionale Arge Alp. Per quanto riguarda il versante altoatesino l’accesso al passo da Nova Levante, e allo stato di valutazione anche da Tires, è garantito da un impianto a fune. Quello a cui pensiamo e che proponiamo, poi, è un sistema di mobilità con un servizio navetta mediante un trenino turistico elettrico da Malga Frommer al Passo di Costalunga per quanti non siano in grado di servirsi di mezzi di mobilità dolce messi comunque a disposizione: biciclette e biciclette assistite elettricamente. L’obiettivo è quello di chiudere la traffico la zona dal passo Nigra al Costalunga puntando su un’esperienza turistica completamente ecologica nella visita al massiccio del Catinaccio-Rosengarten-Latemar e in grado di attrarre un turismo qualitativamente diverso dall’attuale. È chiaro anche il nostro impegno a voler investire in questo senso. L’obiettivo è sicuramente raggiungibile mettendo in rete, collegandole tramite un impianto a fune, le infrastrutture territoriali già presenti. Trattasi di iniziative e progetti con valenza interprovinciale e di fondamentale importanza strategica in un contesto Unesco. Motivo per cui abbiamo deciso di interessare la Fondazione per avere una regìa più ampia e una guida al rispetto di quelle che sono le finalità da questa proposte per le zone dolomitiche. Sull’argomento la Provincia di Trento ha dichiarato la necessità e l’intento di “agire subito”. Ci auguriamo che questo trovi a breve concretezza riguardo al Passo Costalunga. Per questo motivo chiediamo anche noi alla Provincia di Trento, collaborando con quella di Bolzano e con la Fondazione Unesco, di “agire subito” e in modo coerente: di fare del Passo Costalunga, grazie al nostro progetto e a ingenti investimenti privati (degli operatori del territorio), il primo passo dolomitico chiuso alle auto».

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Alto Adige | 10 Settembre 2016

Saranno 8-10 da giugno a settembre e si partirà da Passo Sella. I tre assessori illustreranno oggi un pacchetto di misure

Bolzano e Trento lanciano i green days di Massimiliano Bona wBOLZANO Bolzano e Trento ritengono fondamentale ridurre il traffico sui passi dolomitici. E proprio oggi le due Province presenterrano - d’intesa con i Comuni interessati - un piano articolato per arrivare gradualmente ad una mobilità sostenibile. Si partirà con otto-dieci «green days», ovvero una serie di eventi (da giugno a settembre) senza auto e moto che saranno sfruttati anche come volano dal punto di vista turistico. A decidere il numero delle iniziative e a stabilire le date sarà un comitato interregionale ristretto che si troverà a febbraio per mettere nero su bianco il calendario per il 2017. Come avevano anticipato nei giorni scorsi Alto Adige e Trentino - nell’ambito della campagna portata avanti per tutta l’estate - si partirà da passo Sella, ma con l’intenzione di estendere l’iniziativa nei prossimi anni anche agli altri passi dolomitici. «Sono convinto - spiega il sindaco di Selva Gardena Roland Demetz - che debba valere la filosofia del “meglio pochi ma buoni”. Un paio di eventi al mese da giugno a settembre per il primo anno sono sufficienti. Per organizzarne uno, come il Sella Ronda Bike Day a luglio, il nostro Consorzio spende 50 mila euro. È anche, dunque, una questione di risorse». Previsti anche un potenziamento dei mezzi pubblici (soprattutto sul versante trentino) ma anche dei pannelli elettronici per avere in tempo reale la disponibilità dei parcheggi in quota. Già oggi chi non vorrà salire al passo con l’auto potrà fruire di un bus elettrico della ditta Solaris con partenza dalla funivia di Plan de Gralba alle 10.45. E tra le iniziative di contorno c’è anche un giro ecologico sui passi con mezzi elettrici. A Passo Sella ci saranno, tra gli altri, i tre assessori provinciali interessati (Theiner, Mussner e Gilmozzi), la segretaria della fondazione Dolomiti Unesco Morandini, la Procuradora fassana Testor, il sindaco di Selva Demetz, il sindaco di Canazei Parmesani, il direttore di val Gardena Marketing Pitscheider e il direttore della ripartizione mobilità della Provincia di Trento De Col. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Un centinaio di mezzi oggi faranno Campolongo, Pordoi e Sella

Auto elettriche sulle Dolomiti di Ezio Danieli SELVA Un centinaio di mezzi elettrici hanno aderito con entusiasmo quest’anno alla settima edizione di Ecodolomites che quest'anno si avvale della sponsorizzazione di Alperia. Oggi è prevista la tappa conclusiva dell’evento con un giro attorno al massiccio del Sella. Fra i mezzi, che faranno anche un giro sui passi dolomitici, c'è pure un autobus che presta da tempo servizio all'Alpe di Siusi con un ottimo riscontro. I mezzi a trazione elettrica sono il futuro se davvero si arriverà, ad una limitazione del traffico sulle strade dei passi dolomitici. La campagna, condotta da Alto Adige e Trentino ha evidenziato che oramai non si può più 18

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aspettare. Urgono le decisioni che dovranno però tenere conto delle esigenze di mobilità dei residenti. E, non a caso, sono in molti a considerare i mezzi a trazione elettrica il futuro, concreto, per la circolazione nella zona dolomitica. Dal 2010 Letsmode cerca di sensibilizzare in specifico l'economia turistica ad una mobilità ecosostenibile. Le vallate dolomitiche sono uno scenario ideale per una regione pilota. La manifestazione Alperia Ecodolomites crea una piattaforma vivente nell'utilizzo delle più moderne tecnologie di mobilità elettrica su strada. Giovedì i primi veicoli elettrici sono arrivati in piazza municipio a Brunico. Ieri invece è stata data ufficialmente la partenza della manifestazione. Lo slogan della Alperia ECOdolomites 2016 è «alla ricerca di stazioni di ricarica». I partecipanti hanno seguito un percorso caratterizzato da diverse stazioni di ricarica messe a disposizione da Alperia. La prima fermata del Trophy Cap con veicoli elettrici è stata San Vigilio sul passo Furcia. La pausa pranzo è stata a Plan de Corones nel e nel primo pomeriggio è stato visitato il Mountain Messner Museum. Poi si è proseguito alla volta di Corvara. La sfida più grande della manifestazione era quella di prevedere una ricarica a circa 100 vetture elettriche. È servita una disponibilità di almeno 200kW di potenza e circa 3.000kWh di energia complessiva. I partecipanti si sono incontrati poi con gli operatori locali nella sala comunale di Corvara per dialogare sulle tecnologie di ricarica. Oggi alle 10 la seconda partenza. Questa volta il percorso è tracciato attorno al massiccio del Sella in senso orario attraversando i passi Campolongo, Pordoi e Sella. Dopo la pausa pranzo nel Passo Sella Dolomiti Mountain Resort della Val Gardena i veicoli scenderanno in valle per arrivare a Ortisei. Qui termina il viaggio ecologico e le auto elettriche saranno esposte al pubblico in piazza San Antonio. La conclusione sarà festeggiata con una premiazione dei partecipanti e con una tavola rotonda sulla e-mobility per fare conoscere i vantaggi delle mobilità elettrica. Per partecipare alla manifestazione è richiesto un veicolo elettrico, a idrogeno o anche ibrido (plug in), ma bisogna coprire l'intero percorso in modalità elettrica a zero emissioni, La vera sfida dei partecipanti nel percorrere i 3.000 metri di altitudine e gli oltre 100 chilometri di strada è quella di consumare meno energia possibile. L’evento, di sicuro, ha ottenuto un ottimo riscontro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 10 Settembre 2016

Trento e Bolzano lanciano i «green days»: 10 giorni all’anno di chiusura al traffico da giugno a settembre. Più autobus e promozione di eventi. Si parte dal Sella

Passi, arrivano le giornate senza automobili in quota TRENTO Si chiameranno «green days», giornate verdi senza auto sui passi dolomitici: 8-10 giorni all’anno, da giugno a settembre, di chiusura al traffico a fasce orarie, quando sui passi si arriverà solo a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Si parte con Passo Sella. L’annuncio ufficiale del piano per la mobilità sostenibile arriverà oggi in una conferenza al Mountain Resort Passo Sella, dagli assessori Mauro Gilmozzi per il Trentino e Florian Mussner e Richard Theiner per l’Alto Adige. Saranno presenti anche la segretaria generale della Fondazione Dolomiti Unesco, Marcella Morandini, la procuradora del Comun general de Fascia Elena Testor, il sindaco di Selva Gardena Roland Demetz, il sindaco di Canazei Silvano Parmesani, il direttore della ripartizione mobilità della Provincia di Trento Raffaele De Col e il direttore di Val Gardena 19

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Marketing Günther Pitscheider. Assente la Regione Veneto, che di chiusura non vuol sentir parlare e si è sfilata. Trento e Bolzano invece procedono, alla luce dello studio commissionato all’Eurac (come ha ricordato pochi giorni fa sul Trentino l’assessore Gilmozzi) e del pressing della campagna messa in campo da Trentino e Alto Adige per salvare i passi dal traffico: centinaia i tagliandi dei lettori arrivati nelle redazioni, con i due terzi (67%) che hanno optato per la chiusura quotidiana a fasce orarie (al 21% l’introduzione di un pedaggio, al 12% l’opzione della giornata di chiusura settimanale). A decidere il numero delle iniziative e a stabilire le date sarà un comitato interregionale ristretto che si troverà a febbraio per mettere nero su bianco il calendario per il 2017. Come anticipato nei giorni scorsi, nel 2017 si partirà da passo Sella, ma con l’intenzione di estendere l’iniziativa nei prossimi anni anche agli altri passi. Se n’è discusso mercoledì pomeriggio al tavolo di lavoro tra le due Province, gli amministratori locali e gli operatori economici, e di nuovo giovedì in una riunione ufficiale. Il modello individuato per la sperimentazione sul Sella è quello del Sella Ronda Bike Day (che si è svolto a luglio). Le giornate senz’auto saranno supportate da iniziative promozionali per lanciare la chiusura al traffico come un evento turistico, e da un potenziamento del trasporto pubblico. «Sono convinto - spiega il sindaco di Selva Gardena Roland Demetz - che debba valere la filosofia del “meglio pochi ma buoni. Un paio di eventi al mese da giugno a settembre per il primo anno sono sufficienti. Per organizzarne uno, come il Sella Ronda Bike Day a luglio, il nostro Consorzio spende 50 mila euro. È anche, dunque, una questione di risorse». Per i green days è previsto anche un potenziamento dei mezzi pubblici (soprattutto sul versante trentino, visto che già oggi la Sad di Bolzano investe più di Trentino Trasporti) ma anche dei pannelli elettronici per avere in tempo reale la disponibilità dei parcheggi in quota. Già oggi chi non vorrà salire al passo con l’auto potrà fruire di un bus elettrico della ditta Solaris con partenza dalla funivia di Plan de Gralba alle 10.45. E tra le iniziative di contorno c’è anche un giro ecologico sui passi con mezzi elettrici. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 10 Settembre 2016

Oggi la presentazione del Piano mobilità sostenibile del Trentino Alto Adige Grones: «Non ci hanno coinvolti. E se noi fermassimo i turisti sul Pordoi?»

Passo Sella chiuso a ore l’ira del Bellunese LIVINALLONGO È bufera, dal versante bellunese, sul piano per la mobilità sostenibile che verrà presentato oggi al Passo Sella dagli assessori Florian Mussner e Richard Theiner di Bolzano e da Mauro Gilmozzi di Trento. «Non siamo stati coinvolti, hanno deciso tutto da soli ed è evidente che la Provincia di Belluno è contraria a qualsiasi soluzione che non sia condivisa» anticipa, a muso duro, leandro Grones, sindaco di Livinallongo e assessore provinciale. Anche se lui stesso ammette che «misure di contenimento del traffico vanno assolutamente prese, per l'eccessivo numero di automezzi e motociclette che salgono lungo i tornati in determinate giornate estive, ma anche per l'insopportabile rumore, specie dei motociclisti». Ancor più contrari sono gli operatori turistici dei passi. «Contrarietà di tutti, proprio di tutti», fa sapere Osvaldo Finazzer, coordinatore del comitato. «È vero che la sperimentazione che verrà decisa per il Sella si ferma a questo passo, ma la ricaduta sarà negativa per tutti i passi». Il risultato sarà, secondo Grones, un traffico ancora maggiore sugli altri valichi, compresi i nostri, il Pordoi e il Campolongo. Questa mattina, dunque, la 20

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presentazione al Sella del piano per la mobilità, condiviso anticipatamente ieri dai dirigenti dei Club alpini della regione dolomitica che ne hanno discusso in una riunione al Pordoi. Saranno presenti al Sella la segretaria generale della Fondazione Dolomiti Unesco, Marcella Morandini, la Procuradora del Comun general de Fascia (Fassa), Elena Testor, il sindaco di Selva Gardena, Rolando Demetz, il sindaco di Canazei, Silvano Parmesani, il direttore della ripartizione mobilità della Provincia di Trento, Raffaele De Col, il direttore di Val Gardena Marketing, Günther Pitscheider, l'assessore alla mobilità, Florian Mussner, quello all'ambiente Richard Theiner e l’omologo trentino, Mauro Gilmozzi. I dettagli del piano saranno illustrati al Mountain Resort Passo Sella, a Passo Sella, alle 11. Per i partecipanti che rinunceranno al mezzo privato sarà a disposizione un servizio con bus elettrico della ditta Solaris (Consorzio LiBUS). La partenza dal parcheggio della funivia di Plan de Gralba avverrà alle ore 10.45. Come manifestazione di contorno è previsto infine un giro ecologico sui passi dolomitici con mezzi elettrici (Alperia ECOdolomites). Il piano, da quanto si è saputo, prevede la sperimentazione, il prossimo anno, della chiusura oraria del Sella. «Ribadisco che è necessario prendere delle misure», interviene Grones, «ma dentro analisi e proposte condivise. Quanto e come chiudere? Oppure è meglio affidarsi ai pedaggi? Non basta, forse, limitarsi a programmare determinate chiusure in relazione a particolari manifestazioni?». Secondo Grones, le priorità sono due: controlli sulla velocità specie delle moto e sui rumori. Quanto alle auto e ai bus elettrici, «rischiamo di promuovere solo degli spot pubblicitari, perché non abbiamo ancora soluzioni definitive, che ci devono essere, prima o poi». C'è il problema dei parcheggi, da realizzare a valle. «Noi sindaci non ci stiamo a farci invadere da spianate di auto, come fossimo all'esterno di San Siro». Per Grones non ci sono dubbi: ci vogliono i parcheggi interrati. Ma - insiste - «lasciateci tempo e, soprattutto, dateci i necessari finanziamenti». Agire unilateralmente come fanno Trento e Bolzano ha, secondo Grones, delle conseguenze: «potrebbe autorizzarci a chiudere, che so, il versante del Pordoi e del Campolongo nella stagione invernale per trattenerci gli sciatori; è questo che vogliono le altre Province». Per l'esponente bellunese è emblematica, in ogni caso, l'assenza dei presidenti di Trento e Bolzano. «Rossi e Kompatscher sanno bene che cosa rischiano col Veneto di Zaia che ha minacciato ricorsi in sede nazionale ed europea». Francesco Dal Mas

L’Adigetto.it | 10 Settembre 2016

Passi dolomitici, progetto pilota di chiusura oraria nel 2017 Valorizzare i passi dolomitici puntando su raggiungibilità e mobilità sostenibile

Da mesi un gruppo di lavoro formato da rappresentanti delle Province di Bolzano e Trento, nonché dei comuni interessati, sta lavorando ad un progetto di mobilità e raggiungibilità sostenibile dei passi inseriti nel patrimonio mondiale UNESCO, cercando di far combaciare le esigenze di turisti, residenti e operatori economici. 21

Rassegna stampa - Settembre 2016


Il tutto partendo dalla mole di dati contenuti in un ampio studio realizzato dall'EURAC in collaborazione con la Fondazione Dolomiti UNESCO. «Si tratta di elaborare una strategia comune fra tutte le forze in campo – ha sottolineato l'assessore altoatesino Florian Mussner – puntando non solo sul trasporto pubblico, con l'ulteriore ampliamento della flotta di mezzi a bassissime emissioni inquinanti, ma anche sul sostegno ad auto e biciclette elettriche. «In quest'ottica, un ruolo fondamentale dovranno svolgerlo gli impianti a fune, che sono il mezzo di trasporto più eco-compatibile che esista.» Sulla stessa lunghezza d'onda si è espresso anche l'assessore all'ambiente Richard Theiner, il quale ha sottolineato che «un progetto di mobilità sostenibile è assolutamente necessario, e di ciò ne potranno trarre beneficio principalmente la natura e il paesaggio di uno dei luoghi più belli del mondo». Il primo concreto punto di partenza sono i Greendays previsti per l'estate del 2017. «Si tratta di un progetto pilota – ha spiegato Theiner – che interesserà Passo Sella. In alcune fasce orarie di un giorno fisso alla settimana, la strada sarà aperta solamente al traffico di ciclisti e pedoni.» Secondo l'assessore trentino Mauro Gilmozzi, l'obiettivo deve essere quello di «impostare un nuovo stile di vita per turisti e residenti, che possa rendere anche più attrattive le Dolomiti. «Le chiavi – ha detto Gilmozzi – sono tre: il lavoro di rete, una gestione armonica e più semplice della questione, e una mobilità ancora più integrata. La chiusura a fasce orarie programmata per il 2017 ci farà capire cosa significa veramente un passo dolomitico senza auto.» «Bisogna poi passare – ha aggiunto Gilmozzi – dalla semplice regolamentazione della viabilità a un governo complessivo dei flussi di traffico. «Questo vuol dire essere consapevoli che la natura stessa del traffico è cambiata, poiché non esistono più soltanto automobili, ma anche motociclette e biciclette, mezzi pubblici e impianti a fune. «Dobbiamo quindi perfezionare un sistema di mobilità,integrata capace di offrire al turista un modo diverso di muoversi in queste delicate zone.» Una terza pista di lavoro riguarda infine le modalità di regolazione di questo attraversamento. «Qui – ha spiegato Gilmozzi – proponiamo l'istituzione di alcune giornate, vere e proprie "green days", per sperimentare modalità innovative di gestione dei flussi di traffico, pensando ad esempio a eventi che sappiano richiamare più persone ma meno automobili.»

L’Adige | 11 Settembre 2016

Passo Sella, chiusure al via dal 2017 Traffico sulle Dolomiti, prime azioni: dieci “green days“ e più autobus 22

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Passo Sella sarà il primo valico dolomitico a subire limitazioni al traffico motorizzato nel 2017: la sperimentazione, che coinvolgerà la strada statale 242 che congiunge le Province autonome di Trento e Bolzano attraverso il passo, è stata annunciata ieri in un'affollata conferenza stampa, dove è stato fatto il punto sull'opera svolta da marzo a oggi dal gruppo di lavoro trentino-altoatesino costituito per studiare nuovi sistemi di mobilità nell'area tutelata dall'Unesco. È stato così illustrato un nuovo e dettagliato studio sui flussi di traffico (articolo in basso) , base di partenza per stabilire come valorizzare e proteggere i siti dall'assalto dei mezzi motorizzati: un assalto misurato il mese scorso dalle nuove telecamere installate dalle due Province autonome sulle strade che conducono al Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo complessivamente in 60mila tra auto, camper, corriere e moto, cui hanno fatto da silenzioso ed ecologico contraltare ben 25mila biciclette. Ma, anche se il lavoro di analisi continuerà nei prossimi mesi, alcune azioni sono già delineate, partendo proprio dai dieci «Green Days» della prossima estate, dieci giornate ecologiche in cui sarà fortemente limitato il traffico motorizzato sul Sella: l'assessore alle Infrastrutture e Ambiente della Provincia di Trento Mauro Gilmozzi , presente insieme ai colleghi bolzanini Florian Mussner e Richard Theiner , ha chiarito che «si tratterà di una chiusura parziale, probabilmente a fasce orarie, nelle quali i mezzi pubblici e anche qualche privato munito di permesso potranno circolare: una chiusura connessa ad eventi particolari, studiati appositamente per richiamare comunque i turisti in vetta». A questa azione, che coinvolgerà un valico ma avrà probabili effetti anche sugli altri passi, si aggiungerà un forte incremento di mezzi pubblici in valle di Fassa e verso i passi Pordoi e Sella, «perché è inutile dire ai turisti di lasciare l'auto negli hotel se non si offrono sufficienti servizi alternativi», ha detto Gilmozzi, che ha insistito sulla necessità di «proporre nuovi stili di vita in linea coi tempi e capaci di essere attrattivi». Ecco dunque che dal prossimo anno, da Predazzo a Penìa e viceversa, la Provincia di Trento istituirà corse ogni mezz'ora con corriere di normali dimensioni, mentre per salire al Sella e al Pordoi saranno utilizzati mezzi più piccoli (25-30 posti) e coinvolti operatori privati, come già avviene per il trasporto da Pozza di Fassa al rifugio Gardeccia. Trasporto pubblico già potenziato dalla Provincia di Bolzano da molti anni, cui deve ora affiancarsi un maggior utilizzo degli impianti di risalita, secondo l'assessore altoatesino Florian Mussner: «Le funivie sono il mezzo più ecologico per salire in montagna, gli impiantisti vanno coinvolti maggiormente». E all'integrazione tra mezzi pubblici e impianti di risalita, cui si sta lavorando, dovrebbe aggiungersi secondo il sindaco di Selva Val Gardena Roland Demetz una migliore gestione dei parcheggi sui passi, un aumento dei biglietti di sosta e un sistema informativo a valle che scoraggi i turisti a salire con il proprio mezzo se i parcheggi sono esauriti. Un'altra azione importante sarà però anche quella volta al rafforzamento della sicurezza: il sindaco di Canazei Silvano Parmesani ha insistito sul punto, dicendo che polizia locale e carabinieri dovranno coordinarsi per effettuare controlli continui. Un'azione facilitata dal fatto che, come hanno spiegato i funzionari della Provincia di Trento, le telecamere installate lo scorso mese per analizzare il traffico saranno usate in futuro anche per il controllo della velocità. E di fronte ai dati che parlano di un movimento cicloturistico in continua ascesa, Parmesani ha detto: «Mi auguro che si cominci anche a investire per realizzare piste ciclabili intorno ai passi».

Il SellaRonda, un giro per pochi Lo studio. Le rilevazioni fatte in agosto parlano di tour limitati a uno-due passi

Un parco di mezzi elettrici (motociclette, autobus e automobili di Alperia EcoDolomites esposte nel parcheggio antistante) ha accolto ieri quanti sono saliti a Passo Sella per la presentazione del nuovissimo studio sui flussi di traffico intorno al massiccio, realizzato dalle Province autonome di Trento e Bolzano. I funzionari dei due enti sono stati impegnati tutto il mese di agosto nelle rilevazioni, nello studio e nell'incrocio dei dati per capire non solo quante auto, moto e altri mezzi impegnino le statali 48, 242, 243 e 244 che congiungono le valli di Fassa, Gardena e Badia coi passi Sella, Pordoi, Gardena e Campolongo, ma anche quali siano le loro provenienze, se facciano o meno il giro di tutti i passi, quali siano i tempi medi di fermata sui valichi. Interessanti i dati emersi, illustrati ieri mattina nell'incontro a Passo Sella dal dirigente del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità della Provincia di Trento, Raffaele De Col . Sei le telecamere e cinque le stazioni di rilievo dei flussi montate sulle quattro strade dolomitiche: il periodo scelto per l'analisi dei flussi è andato 23

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dal 5 al 31 agosto mentre quello per l'analisi dell'origine e destinazione dei mezzi ha riguardato nove giorni, tra il 5 e il 15 agosto. Le telecamere e stazioni attive dalle 6 alle 20 di ogni giornata hanno evidenziato, solo sul Passo Sella, un passaggio di circa 2.300 veicoli al giorno nelle due direzioni (circa 300 le moto), molti dei quali però non effettuano il giro di tutti i passi. La stessa cosa avviene sul Gardena, dove sono stati conteggiati circa 2.800 mezzi dalla Val Gardena verso la Val Badia e viceversa, di cui circa 700 però tornano indietro. E anche sul Campolongo, solo l'8% dei veicoli provenienti dalla Val Badia e dalla Val di Fassa attarverso il Pordoi effettua il giro del SellaRonda, mentre tutti gli altri no. Il 56% e il 60% del traffico proveniente rispettivamente dalla Val Gardena e dalla Val Badia gravitano sui passi Sella e Gardena, mentre il 48% del traffico proveniente dalla Val di Fassa va verso il Pordoi e un altro 22% si muove tra Gardena e Sella. A completare il SellaRonda sono invece soprattutto le motociclette: in media una moto su quattro ha targa straniera, il traffico motociclistico si concentra soprattutto tra le 12 e le 15, ma è stata rilevata una permanenza media di 30 minuti su ogni passo. Un «mordi e fuggi», insomma, che contrasta con l'obiettivo, perseguito dal gruppo di lavoro che sta mettendo a punto nuove politiche di mobilità, di un turismo di maggior qualità. Il monitoraggio proseguirà nei prossimi mesi e in futuro le telecamere installate dalle due Province serviranno anche a rilevare e controllare la velocità dei mezzi, ha spiegato Raffaele De Col: ma le prime indicazioni raccolte portano a dire che se l'anello del SellaRonda viene completato da un numero tutto sommato ridotto di mezzi (il 50% circa), una chiusura parziale dei passi al traffico, a fasce orarie o con altre limitazioni, accompagnata da un forte incremento di mezzi alternativi, può essere realizzabile senza che ciò incida pericolosamente sulle attività economiche. La maggiore opposizione a questi provvedimenti arriva però proprio dagli operatori che vivono e lavorano nell'area. Non a caso, il coordinatore del Comitato per la salvaguardia dei Passi Dolomitici, Osvaldo Finazzer, si è già espresso negativamente sull'ipotesi di una chiusura sperimentale e a fasce orarie di Passo Sella, sicuro che questo comporterà una ricaduta negativa su tutti gli altri passi. G. Car.

Alto Adige | 11 Settembre 2016 Trentino | 11 Settembre 2016

Bolzano e Trento hanno deciso. Il calendario dei «Green Days» a febbraio Canazei e Selva si attrezzano con il sostegno della Fondazione Unesco

Estate 2017: passo Sella chiuderà per 10 giorni 24

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di Davide Pasquali BOLZANO Si chiameranno Dolomiti Green Days e partiranno la prossima estate. Una sperimentazione che per il 2017 riguarderà esclusivamente passo Sella. Stop ai mezzi mossi da motore a scoppio, sì alla mobilità alternativa: auto, bus e pure moto elettriche, bici tradizionali e a pedalata assistita, pedoni trasportati in alta quota dagli impianti di risalita “inglobati” nel sistema di trasporto pubblico. Se dovesse funzionare, si penserà di coinvolgere anche gli altri passi della Sella Ronda. E poi, magari, chissà... Lo hanno annunciato ieri a passo Sella tre assessori provinciali, il trentino Mauro Gilmozzi (Infrastrutture e ambiente) e gli altoatesini Florian Mussner (Mobilità) e Richard Theiner (Ambiente), con il sostegno dei Comuni di Canazei di Fassa (sindaco Parmesani, salito al Sella in bici!) e Selva di val Gardena (sindaco Rolando Demetz). Il tutto in collaborazione con le associazioni turistiche, alle quali spetterà la funzione trainante del marketing e della informazione, e infine il supporto - fattivo, concreto - della fondazione Unesco, che patrocina il progetto. Non sarà facile, si è spiegato ieri al Sella. Perché chiudere e basta non funzionerebbe e risulterebbe controproducente. Ci vuole ben altro. Si dovrà imparare a governare il fenomeno traffico, cosa finora mai fatta davvero. Fino ad oggi, infatti, si è soltanto posto qualche paletto, si è imposto qualche divieto. Ora serve una rivoluzione copernicana: si deve introdurre il concetto di change management: far cambiare mentalità alla gente, però solo dopo aver predisposto tutto il necessario. Con coraggio ma senza fretta. Soprattutto, ha tenuto a sottolineare la politica ieri, senza imposizioni. Innanzitutto - anziché le solite chiacchiere e con il fondamentale contributo della campagna avviata dai giornali Alto Adige e Trentino, citata ieri come esempio virtuoso di impegno civile - stavolta c’è stato a monte un lavoro preparatorio, partito nell’estate 2016 con il monitoraggio dei flussi di traffico tramite tecnologie innovative, tipo quelle utilizzate nelle «Ztl»: telecamere in grado di riconoscere e registrare le targhe. Così si è potuto verificare quanti passano e basta, quanti poi tornano indietro, che giro fanno, su di qua, giù di là, da che valle partono, dove arrivano. Per il 2016 si è lasciato fuori il passo Campolongo e si sono monitorati solo Sella Gardena e Pordoi. Ora che si conoscono in dettaglio i flussi di traffico in termini quantitativi, si vuole passare a riqualificare i passi. Per il gruppo di lavoro presieduto dall’Unesco significherà questo: gestire il trasporto veicoli (camion, bus, auto, moto) di residenti, ospiti, escursionisti, impiegati e fornitori; potenziare l’offerta di trasporto pubblico locale con mezzi più “maneggevoli”; integrare l’offerta con i servizi a fune; promuovere offerte alternative: noleggio e messa a disposizione gratuita di e-bike; regolamentare la circolazione dei fornitori; proporre una mobilità a chiamata (sull’esempio dei night liner sudtirolesi) con navette private in noleggio on demand; offrire shuttle per pacchetti enogastronomici “assaggia le Dolomiti” con partenza in centro paese per portare gli ospiti alle strutture di ristoro lungo i passi. Soprattutto, però, l’Unesco ha proposto (e Trento e Bolzano hanno accettato): istituire i Green Days. I tecnici li chiamano “giorni di trasporto programmato e promozione dell’accesso sostenibile, con un lasso di tempo dedicato ai ciclisti, un percorso favoreggiato a una mobilità sostenibile e una serie di eventi e manifestazioni”. Tradotto: 8-10 giorni - quanti e quali verrà deciso in inverno - con chiusura al traffico motorizzato. Nel 2017, si è annunciato ieri, si approveranno due delibere delle rispettive giunte provinciali per istituire un gruppo di lavoro operativo permanente che possa trattare gli aspetti tecnici di gestione: sulle proposte di infrastrutture, sull’individuazione dei parcheggi, sugli studi di viabilità cicloturistica, per una analisi volta all’integrazione degli impianti di risalita nell’offerta del trasporto pubblico locale, per il piano finanziario. L’organizzazione comune riguarderà: monitoraggio dei flussi, controlli al traffico (compresi speed check e telecamere), personale necessario, coinvolgimento delle forze dell’ordine, gestione dei permessi, definizione del cronoprogramma con suddivisione dei compiti, piano di comunicazione al pubblico. Non si tratta, si è spiegato ieri, di chiudere i passi dolomitici, bensì di aprirli alla sostenibilità. La vera sfida, spiega infine la fondazione Unesco, è una responsabilità comune e continuativa tra residenti, economia locale e pubblica amministrazione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA La nicchia di mercato

L’altra frontiera commerciale: auto, bus e moto elettriche BOLZANO Non sono certo una novità, per chi conosce il settore. Ma ieri, al passo Sella, in occasione della settima edizione di Eco Dolomites, il giro elettrico delle Dolomiti, molti turisti hanno strabuzzato gli occhi, nel trovarsi davanti pure le moto elettriche. Non motorini o scooterini, ma proprio moto. Con la spina per caricarle. «Ma quanto va?», chiedevano i turisti. «160 all’ora», rispondevano entusiasti i centauri elettrici. Ovviamente, lo scopo non sarà far smettere di correre le moto a scoppio per permettere di correre alle 25

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moto elettriche. Ma l’elettrico potrà rappresentare un volano per l’intera operazione. Se si diffonderà l’idea, grazie al marketing e al passaparola, che almeno in certi giorni, tipo di martedì o giovedì, almeno a luglio e ad agosto, al Sella si circolerà solo con mezzi elettrici, gli appassionati di tutta Europa (ce ne sono) arriveranno qui. E le Dolomiti potrebbero diventare uno o il polo di attrazione dell’elettrico in Europa. Con vantaggi anche per le concessionarie locali, e per Alperia che fornirà l’elettricità. Eccetera. I rilievi effettuati ad agosto: in media ogni giorno transitano 2.300 veicoli Il 50% dei mezzi ritorna da dove è salito, l’altro 50% invece prosegue oltre

Sella Ronda: in un mese 60 mila auto e 25 mila bici PASSO SELLA Lo studio completo verrà pubblicato soltanto nei prossimi mesi, dopo che i dati saranno stati elaborati e filtrati a dovere. Per ora, però, dal monitoraggio effettuato ad agosto sui tre passi Sella Gardena e Pordoi emergono diversi dati interessanti, ma uno su tutti colpisce in maniera particolare: se nel corso del mese di agosto 2016 sui tre passi sono transitati 60 mila veicoli a motore, le biciclette sono state fra le 25 e le 30 mila. Un dato davvero impressionante, inimmaginabile. Che schiude orizzonti per molti inaspettati. Se oggi, coi pericoli che si corrono, ci sono già così tanti amanti del pedale, figurarsi cosa potrebbe accadere se la Sella Ronda, almeno una volta alla settimana, almeno in luglio e agosto, fosse de-motorizzata. Non si tratta esclusivamente di un ragionamento paesaggistico-ambientale. Qui c’è di mezzo l’economia. «Vogliamo meno auto e più gente», come hanno ben sintetizzato gli assessori provinciali altoatesini e trentino. I rilievi sono stati effettuati dai tecnici provinciali in nove giornate, dal 5 al 31 agosto. Sono stati analizzati i flussi in ingresso all’anello viario che circonda il massiccio del Sella provenienti da Fassa Gardena e Badia. La fascia oraria di monitoraggio andava dalle 6 alle 20. L’orario critico, si è visto, era quello dalle 12 alle 15. Si sono posizionate telecamere in grado di leggere la targa e quindi di dire se la tal auto è salita da lì, poi scesa da là, e in che orari lo ha fatto. Dati complessi da analizzare in dettaglio, ma utili per elaborare le migliori strategie di governo dei flussi. In media, nelle giornate considerate dal monitoraggio, attorno al massiccio del Sella si sono registrati 2.300 passaggi motorizzati in senso antiorario, e 2.200 in senso orario. Il 50% dei veicoli tornano al punto di partenza, ossia salgono e ridiscendono dalla stessa strada, dallo stesso passo. Il restante 50% dei mezzi, invece, prosegue. Ma soltanto l’8% percorre l’intera Sella Ronda. Considerando valli e passi a due a due, il 13% dei veicoli totali registrati attorno al Sella va dalla Badia alla Gardena, il 20% va in senso inverso. Tra Gardena e Fassa i flussi sono i medesimi: il 20% del traffico complessivo va in un senso, il 20% nell’altro. Dalla Gardena parte il 56% del traffico totale in direzione passi Sella e Gardena. Dalla Badia, il 25% del traffico va verso il passo Gardena, il 20% verso il Campolongo. Dalla val di Fassa il 50% del traffico finisce al passo Sella, l’altro 50% al Pordoi. Il passo più gettonato dalle auto è il Gardena, quelli più amati dai motociclisti sono Sella e Pordoi, meglio ancora se in accoppiata. In agosto nel resto della bella stagione le cose non vanno così, come noto a tutti gli operatori turistici e ai frequentatori dei passi - soltanto un quarto dei motociclisti è straniero. Il resto sono italiani. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 11 Settembre 2016

Dopo la nostra campagna, arrivano i primi 10 giorni “green”

Passi chiusi, si comincia dal Sella 26

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di ALBERTO FAUSTINI La montagna, dirà qualcuno, ha partorito il topolino. La montagna, diranno altri, finalmente pensa un po’ a se stessa. E passa dagli slogan ai primi atti concreti. Per mestiere, io non sono né ottimista né pessimista: sono realista. E per questo considero determinante il risultato raggiunto ieri: un passo importante per i passi, per dirla con un gioco di parole. Non è un traguardo: è l’inizio di un cammino. I test, gli esperimenti, le prove, servono a questo. A cambiare le cose: cercando di trovare la soluzione migliore. Per il Trentino, che ancora una volta s’è messo in gioco per chiedere alla politica di muoversi, non è una vittoria: è, semmai, la dimostrazione del fondamentale valore di una campagna di carta e d’inchiostro. Nel silenzio generale, noi abbiamo ancora una volta gridato: come sui vitalizi, come sulle slot, come sull’autonomia provvisoria, sulla presenza delle donne in politica e su molti altri temi. Abbiamo sentito più voci, abbiamo aperto più strade, abbiamo scelto di stare da una parte molto precisa: quella dei passi, quella dell’ambiente, quella di un futuro che per esistere ha bisogno di essere tutelato e (ri)pensato ora, in un presente che - come queste fragili montagne che sono la nostra carta d’identità - non è infinito. Il tema lascerà la prima pagina. Ma non il giornale. Perché verificheremo cosa ne sarà dell’impegno preso ieri dalle due Province. E non faremo come chi, troppe volte, ha sperato che l’arrivo dell’autunno e dell’inverno fosse un tappeto sotto il quale nascondere tutto. Vigileremo. Con l’ottimismo della volontà caro a Gramsci.

Corriere delle Alpi | 11 Settembre 2016

Il progetto: mezzi elettrici contro l’assalto di auto e moto

Nel 2017 passo Sella chiuso per 10 giorni di Davide Pasquali BELLUNO Si chiameranno Dolomiti Green Days e partiranno la prossima estate. Una sperimentazione che per il 2017 riguarderà esclusivamente passo Sella. Stop ai mezzi mossi da motore a scoppio, sì alla mobilità alternativa: auto, bus e pure moto elettriche, bici tradizionali e a pedalata assistita, pedoni trasportati in alta quota dagli impianti di risalita “inglobati” nel sistema di trasporto pubblico. Se dovesse funzionare, si penserà di coinvolgere anche gli altri passi della Sella Ronda. E poi, magari, chissà... Lo hanno annunciato ieri a passo Sella tre assessori provinciali, il trentino Mauro Gilmozzi (Infrastrutture e ambiente) e gli altoatesini Florian Mussner (Mobilità) e Richard Theiner (Ambiente), con il sostegno dei Comuni di Canazei di Fassa e Selva di Val Gardena. Il tutto in collaborazione con le associazioni turistiche locali, alle quali spetterà la funzione trainante del marketing e dell’informazione, e infine il supporto fattivo, concreto - della Fondazione Unesco che patrocina il progetto. Non sarà facile, si è spiegato ieri al Sella. Perché chiudere e basta il passo non funzionerebbe e risulterebbe controproducente. Ci vuole ben altro. Si dovrà imparare a governare il fenomeno traffico, cosa finora mai fatta. Fino ad oggi, infatti, si è soltanto posto qualche paletto, si è imposto qualche divieto. Ora serve una rivoluzione copernicana: si deve introdurre il concetto di change management: far cambiare mentalità alla gente, però soltanto dopo aver 27

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predisposto tutto il necessario. Con coraggio ma senza fretta. Soprattutto, ha tenuto a sottolineare e ribadire più volte la politica ieri, senza imposizioni. Innanzitutto - anziché le solite chiacchiere - stavolta c’è stato un lavoro preparatorio, partito nell’estate 2016 con il monitoraggio dei flussi di traffico tramite tecnologie innovative, tipo quelle utilizzate nelle «Ztl»: telecamere in grado di riconoscere e registrare le targhe. Così si è potuto verificare quanti passano e basta, quanti poi tornano indietro, che giro fanno, da che valle partono, dove arrivano. Per quest’anno si è lasciato fuori il passo Campolongo e si sono monitorati esclusivamente i passi Sella, Gardena e Pordoi. Nove i giorni, compresi tra il 5 e il 31 agosto dalle 6 alle 20, in cui è stato effettuato il monitoraggio: 60 mila le auto contate sui tre passi, mentre si stima il passaggio di 25-30 mila bici. L’orario critico è quello compreso tra le 12 e le 15. Quanto ai percorsi, il 50% dei veicoli torna al luogo di partenza, il restante 50% invece transita. Il passo più gettonato dalle auto è il Gardena, mentre i centauri - che per il 75% sono italiani - scelgono i tornanti del Pordoi e del Sella. I dati riportati nella tabella, invece, si riferiscono al 2015 e sono tratti dallo studio commissionato dalla Fondazione Unesco. Ora che si conoscono in dettaglio i flussi di traffico in termini quantitativi, si vuole passare a riqualificare i passi. Per il gruppo di lavoro presieduto dall’Unesco significherà questo: gestire il trasporto veicoli (camion, bus, auto, moto) di residenti, ospiti, escursionisti, impiegati e fornitori; potenziare l’offerta di trasporto pubblico con mezzi più “maneggevoli”; integrare l’offerta con i servizi a fune; promuovere offerte alternative come il noleggio e la messa a disposizione gratuita di e-bike; regolamentare la circolazione dei fornitori; proporre una mobilità a chiamata (sull’esempio dei night liner sudtirolesi) con navette private in noleggio on demand; offrire shuttle per pacchetti enogastronomici “assaggia le Dolomiti” per portare gli ospiti alle strutture di ristoro lungo i passi. Soprattutto, però, l’Unesco ha proposto (e Trento e Bolzano hanno accettato) l’istituzione dei Green Days. I tecnici li chiamano “giorni di trasporto programmato e promozione dell’accesso sostenibile, con un lasso di tempo dedicato ai ciclisti, un percorso favoreggiato a una mobilità sostenibile e una serie di eventi e manifestazioni”. Tradotto: 8-10 giorni - quanti e quali verrà deciso in inverno - con chiusura al traffico motorizzato. Nel 2017, è stato annunciato ieri, ci saranno due delibere delle giunte provinciali di Trento e Bolzano per istituire un gruppo di lavoro operativo permanente che possa trattare gli aspetti tecnici di gestione. L’organizzazione comune riguarderà monitoraggio dei flussi, controlli al traffico (compresi speed check e telecamere), personale necessario, coinvolgimento delle forze dell’ordine, gestione dei permessi, definizione del cronoprogramma con suddivisione dei compiti, piano di comunicazione al pubblico. Non si tratta di chiudere i passi dolomitici, bensì di aprirli alla sostenibilità. La vera sfida, spiega infine la fondazione Unesco, è una responsabilità comune e continuativa tra residenti, economia locale e pubblica amministrazione. Zaia all’attacco: «Decisione unilaterale, impugneremo le delibere». Contrari gli operatori turistici

«Scelta anticostituzionale, ci opponiamo» di Francesco Dal Mas LIVINALLONGO «La montagna ha partorito un topolino»: tira un sospiro di sollievo Leandro Grones, sindaco di Livinallongo e assessore provinciale di Belluno. «Ci auguriamo che la Regione Veneto impugni il provvedimento, se ci sarà», aggiunge. «Ci sarà, ci sarà», conferma Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che recentemente aveva anticipato «la più dura opposizione» alla possibile chiusura dei passi. Le limitazioni al traffico saranno una sperimentazione, esclusivamente sul Sella: dieci giornate l’estate prossima, da giugno a settembre. «La chiusura del Sella avrà ricadute, con l’aumento del traffico anche sugli altri valichi, dal “mio” Pordoi», protesta l’albergatore Osvaldo Finazzer, portavoce del comitato degli operatori turistici dei passi, «al Campolongo. Passi che in quei giorni saranno soffocati dal traffico». Ecco perché Zaia ha deciso di intervenire. «Non appena usciranno le delibere sui Dolomiti Green Days, come sono stati chiamati, la Regione Veneto le impugnerà perché anticostituzionali», anticipa Zaia, «Interferiscono infatti con il diritto alla mobilità». Zaia non sottovaluta quanto è accaduto ieri al Passo Sella, anche se gli assessori delle Province di Trento e Bolzano hanno preso tempo e hanno precisato che le misure devono essere accompagnate da azioni da concordare in una sede interregionale. «Si tratta di un atto unilaterale», lamenta Zaia, «Trento e Bolzano non hanno informato né la Regione Veneto, né la Provincia di Belluno, né il Comune di Livinallongo». Il governatore ribadisce che i rapporti con Arno Kompatscher di Bolzano, ed Ugo Rossi di Trento, i due presidenti, «non sono buoni, ma ottimi. Enon solo a motivo dei collegamenti ferroviari che stiamo progettando». «Confermo tutti gli impegni in atto, ci mancherebbe, ma sulla vicenda dei passi ci poniamo in netta contrapposizione perché, oltre ad un vincolo 28

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anticostituzionale, la sospensione ripetuta del traffico rischia di rappresentare un colpo fatale per il turismo». Dal Pordoi Finazzer lo conferma perché i passi dolomitici più noti, dal Sella al Pordoi, dal Gardena al Campolongo rientrano nei sempre più numerosi programmi turistici internazionali che hanno per base Venezia piuttosto che il Garda. «Mi auguro che dopo questa concessione ai media, che tanto hanno promosso la chiusura, ancorché unilaterale», sottolinea il sindaco Grones, «le due Province, nelle persone dei presidenti, prendano in mano la situazione, promuovano tavoli di confronto anche con Belluno ed il Veneto, per condividere insieme le decisioni che comunque vanno prese, ma che non possono limitarsi alla chiusura». Dall’incentivazione dei veicoli elettrici, moto comprese, alla costruzione di piste ciclabili nella vicinanza delle strade di salita ai passi, dalla creazione di parcheggi a valle («ma interrati perché non possiamo mortificare il panorama con park come quelli di San Siro», puntualizza Grones): sono tutte iniziative e, quindi, investimenti che si devono concretizzare prima e non a seguito di eventuali provvedimenti sul traffico. «E se intanto», sospira Grones, «venisse organizzata una vigilanza più puntuale, sarebbe già un grosso contributo alla sicurezza, come pure al contenimento della rumorosità che dà quasi più fastidio della corsa delle moto o dello smog prodotto dalle auto in fila indiana lungo i tornanti». E su questo piano, lo stesso presidente della Regione si dice pronto a collaborare: «Ma nessuno deve fare il primo della classe», conclude Zaia.

Alto Adige | 12 Settembre 2016

Green Days per l’ambiente. Una vittoria dei lettori Le strade delle dolomiti»la nostra campagna

BOLZANO Dieci giorni di chiusura per avviare una prima sperimentazione delle tante soluzioni proposte durante tutta l’estate. I Green Days a passo Sella diventeranno realtà già a partire dal prossimo anno. Si tratterà di un primo passo concreto, dopo molti anni di discussioni incentrate sui possibili interventi da mettere in pratica lungo le strade dei passi dolomitici. Un risultat che arriva grazie, soprattutto, alla grande partecipazione dei lettori di Trentino e Alto Adige che hanno aderito alle iniziative portate avanti dai due quotidiani per chiedere una regolamentazione del traffico sulle Dolomiti. Sono stati centinaia, infatti, i tagliandi spediti alle redazioni di Trento e Bolzano, mentre il sondaggio online sui due siti internet ha visto la partecipazione di oltre milleseicento persone. Una partecipazione, questa, che non poteva certo passare inosservata e che ha portato moltissimi esponenti della politica locale e nazionale, ma anche a spingere affinché venisse trovata una soluzione al traffico, al rumore e all’inquinamento che, durante la bella stagione, sono causa di disagio sulle strade dei passi. Ma la discussione, sulle pagine dei giornali, ha 29

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coinvolto un po’ tutti: dagli albergatori agli alpinisti, da chi percorre quelle curve in moto a chi, invece, preferisce affrontarle in bicicletta. La sperimentazione, che partirà durante l’estate del 2017, prevede che a transitare sulle del passo Sella saranno solamente mezzi elettrici come auto e moto, ma anche pullman, bici tradizionali o a pedalata assistita e pedoni che potranno sfruttare il trasporto pubblico per salire in quota. Insomma, saranno dieci giorni all’insegna dell’ambiente per capire se questo tipo di soluzione possa essere efficace per salvare i passi e, allo stesso tempo, garantire i guadagni portati dal turismo. Così come chiesto dall’Unesco che spinge per riqualificare i passi dolomitici come vie di entrata al patrimonio naturale promuovendo un accesso sostenibile ai fruitori del territorio. La stessa sperimentazione ha alimentato, nel corso della presentazione del progetto tenutasi sabato a passo Sella, un nuovo dibattito su quelle che devono essere le iniziative da attuare al fianco della chiusura come la creazione di rotonde per far tornare indietro, comodamente, chi si trova davanti alla strada chiusa. Ma sono diverse le proposte messe in evidenza all’incontro: «Uno dei grandi problemi del traffico sui passi è la situazione parcheggi - ha spiegato Roland Demetz, sindaco di Selva Gardena - difatti il gran numero di autoveicoli, che nei giorni di punta non trovano un posteggio autorizzato, parcheggiano lungo la strada provinciale, in mezzo ai prati o comunque dove trovano una piccola area libera. Ma anche in giornate normali il visitatore ha la tendenza a parcheggiare fuori dalle aree previste, in modo da evitare di pagare per la sosta». Per risolvere questo problema, il primo cittadino di Selva, ha deciso di realizzare dei posti chiaramente delimitati e di impedire il parcheggio selvaggio: «Importante, in questo contesto, il controllo e soprattutto l’informazione istantanea a valle, tramite pannelli informativi dello stato di occupazione dei parcheggi». Oltre alle proposte del sindaco Demetz sono arrivate anche quelle del primo cittadino di Canazei, Silvano Parmesani, che si è concentrato sul tema della sicurezza e di Günther Pitscheider di Val Gardena Marketing che propone di migliorare quanto già fatto per incentivare il trasporto pubblico con i biglietti cumulativi che permettano ai turisti di muoversi liberamente con autobus e impianti di risalita. Insomma, è chiaro come le iniziative che verranno messe in pratica a partire dal prossimo anno costituiranno un ottimo banco di prova per capire come salvare i passi dolomitici da traffico, rumore e inquinamento.(fs) ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Mountains Wilderness critica «Misura debole» Mountain Wilderness in una nota esprime invece “delusione su quanto è stato prodotto con la decisione resa pubblica nella conferenza stampa di sabato scorso a Passo Sella”. «La decisione di impedire il transito dei veicoli a motore per dieci giorni è insufficiente - sottolinea- ci saremmo attesi più coraggio, almeno una sperimentazione di poche ore diffusa su tutto il periodo estivo». Non sono soddisfatti i rappresentanti dell’organizzazione internazionale fondata nel 1987. Per Mw la decisione non offre alcuna garanzia alla maturità del confronto diffuso in questi mesi, offende la certificazione Unesco offerta alle Dolomiti e non può ridurre, in maniera efficace, il traffico e l’inquinamento. «Preoccupante - spiegano - è stato il diniego al confronto pervenuto dalla Regione Veneto e dai sindaci del versante bellunese, Arabba e Livinallongo».

Trentino | 12 Settembre 2016

Mountain Wilderness boccia i “green day” sul Sella: «Troppo poco»

«Passi, soluzione insufficiente» 30

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TRENTO Sulla proposta delle due province di Trento e Bolzano dei dieci “green day” sul passo Sella per tentare di limitare l’accesso di auto e moto, interviene oggi l’associazione ambientalista Mountain Wilderness con un duro comunicato: «Dopo anni di proposte del mondo ambientalista la politica delle due province autonome ha emesso un soffio, rauco: la chiusura al traffico a motore del solo passo Sella per 10 giorni all’anno e un certo potenziamento del trasporto pubblico nel versante trentino. La risposta offerta a migliaia di cittadini che chiedevano l’abbattimento dei rumori, la chiusura dei passi del giro del Sella, tutti, per sei ore al giorno è totalmente inadeguata, una presa in giro del lavoro di formazione e di proposta svolto in tutti questi anni dal mondo ambientalista e alpinistico delle Dolomiti. Preoccupante - continua la nota - è stato il diniego al confronto pervenuto dalla Regione Veneto e dai sindaci del versante bellunese, Arabba e Livinallongo. Questa assenza impedisce di fatto la soluzione dei problemi legati al traffico tanto evidenti anche nel territorio bellunese. La decisione di impedire il transito dei veicoli a motore per 10 giorni è insufficiente. Ci saremmo attesi più coraggio, almeno una sperimentazione di poche ore diffusa su tutto il periodo estivo. Non si è preso in considerazione il problema del traffico delle principali vallate dolomitiche. Tutte le vallate, per oltre 20 giorni come del resto a Cortina e attorno al lago di Misurina si procedeva a passo d’uomo. In molte giornate si rimaneva fermi. Dal mondo politico ci aspettavamo l’avvio di un ragionamento e di decisioni che dovrebbero portare al drastico ridimensionamento della mobilità privata in tutte le Dolomiti. Gli impianti di collegamento fra aree sciabili e dai paesi ai passi realizzati ovunque da anni - prosegue Mountain Wilderness - dimostrano l’inefficacia nel rispondere alla diminuzione del traffico nei fondovalle: non sono un servizio pubblico ed i costi del trasporto sono insostenibili per la maggioranza delle famiglie residenti nelle valli. Questi impianti non rappresentano mobilità alternativa. Mountain Wilderness esprime una piena delusione. E’ una decisione che non offre alcuna garanzia alla maturità del confronto diffuso in questi mesi, che offende la certificazione Unesco offerta alle Dolomiti e che in pratica maschera una incapacità della riflessione politica tesa a cambiare marcia e fare delle Dolomiti un vero e proprio laboratorio internazionale di sperimentazioni coraggiose».

Alto Adige | 13 Settembre 2016 Trentino | 13 Settembre 2016

“Green Days”, finalmente sulle Dolomiti si cambia di Michil Costa. Voglio solo vedere la luce/Non voglio perdere la mia vista/Voglio solo vedere la luce/Ho bisogno di sapere per cosa vale la pena combattere. È il ritornello di una canzone dei Green Day, punk band americana. SEGUE A PAG. 11

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La canzone s’intitola See the light ed è nell’album 21st Century Breakdown. Mi è venuta in mente l’altro giorno mentre ero al passo Sella. L’anno prossimo in estate prenderà quota un progetto pilota di revisione della mobilità sui passi dolomitici chiamato appunto Green Days. E me lo sto canticchiando contento perché finalmente si può iniziare a vedere una luce dopo tanti anni di battaglie e discussioni. Certo, è solo l’inizio: so già che non si riuscirà a trovare la soluzione perfetta con i ladini di tutte le valli. Sono ancora convinto che sarebbe meglio una chiusura giornaliera a fasce orarie. L’importante, però, è cominciare da qualche parte. E questo è un buon punto di partenza. Vediamo l’effetto che fa e poi avremo modo di correggere la traiettoria. Certo, la mobilità delle persone deve comunque essere garantita. Nei modi prestabiliti, però. I dati riscontrati nel monitoraggio del via vai sul passo Sella nel mese di agosto di quest’anno ha dell’incredibile: 60 mila veicoli a motore, quasi 30 mila le bici. Qui bisogna meditare e agire, senza perdere più un minuto. Dipende da noi: perché ognuno ha l’ospite che si merita. E se vogliamo turisti consapevoli, rispettosi, soavi, leggeri, puliti, in armonia con quello che le montagne esprimono, allora dobbiamo essere noi a dare il là. Al turismo servono confini ben delineati, perché una società deve sempre chiedersi: economicamente e socialmente quello che facciamo è sostenibile? Con incoscienza ambientale e imprenditoriale; con irresponsabilità, usare l’Unesco ad esempio solo come strategia di marketing; con ignoranza, vale a dire non conoscenza del territorio; con campanilismo ottuso e diffidenza miope, vale a dire incapacità di coltivare una visione d’insieme del territorio e cura di piccoli interessi locali e particolari; con l’incompetenza non andremo lontani. Qui bisogna agire subito. Non esistono mete irraggiungibili, ma esistono solo passi più o meno lunghi da fare. Adesso o mai più. Ben vengano, allora, questi Green Days. Ne sono convinto: stavolta ce la faremo. Emerge forte la volontà di un cambiamento, vista anche la grande partecipazione dei lettori alla campagna lanciata dai quotidiani Trentino e dall’Alto Adige. E poi, incredibile a dirsi, lo vuole la politica, e lo vuole il tenace assessore Theiner, certo più visionario di molti albergatori e operatori turistici. Ebbene sì, adesso so per che cosa vale la pena combattere: have a green day, Dolomites! Michil Costa

Corriere delle Alpi | 13 Settembre 2016

Livinallongo. Mountain Wilderness e ambientalisti sono delusi dai progetti presentati per il Sella, dieci giorni non bastano Le associazioni chiedono di sperimentare una interdizione di poche ore al giorno ovunque e diffusa in tutto il periodo estivo

“I passi vanno chiusi:ci vuole coraggio” LIVINALLONGO Non bastano, secondo gli ambientalisti, dieci giornate di chiusura ad ore del passo Sella. Lo stop andava raddoppiato, triplicato, anche di più. E moltiplicato su tutti i valichi dolomitici, compresi quelli bellunese. Senza escludere le stesse strade, come quelle per Cortina e Misurina, Tre Cime. «La montagna ha partorito un topolino» aveva commentato Leandro Grones, sindaco di Livinallongo ed assessore provinciale di Belluno, soddisfatto dell'esito di quanto deciso dalle Province di Trento e Bolzano sul contenimento del traffico lungo i passi. Una questione di “mobilità” che nei giorni scorsi s’era trascinata una ridda di 32

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polemiche, a quanto pare non ancora finite. «Piena delusione», all'opposto, da parte degli ambientalisti. «Mountain Wilderness esprime una piena delusione su quanto è stato prodotto», anticipa Luigi Casanova, portavoce di Mountain Wilderness e di Cipra -. «È una decisione che non offre alcuna garanzia alla maturità del confronto diffuso in questi mesi, che offende la certificazione Unesco offerta alle Dolomiti e che in pratica maschera una incapacità della riflessione politica tesa a cambiare marcia e fare delle Dolomiti un vero e proprio laboratorio internazionale di sperimentazioni coraggiose ed efficaci in tema di riduzione del traffico automobilistico e dell'inquinamento nelle alte quote. Questa ultima riflessione è quella che più ci preoccupa e ci scoraggia». La delusione ambientalista ha le stesse motivazioni della soddisfazione degli amministratori bellunesi e degli operatori turistici. «La chiusura al traffico a motore del solo passo Sella per 10 giorni all'anno e un certo potenziamento del trasporto pubblico nel versante trentino» sono "un soffio", tra l'altro 'rauco': rispetto alle attese di migliaia di cittadini che chiedevano l'abbattimento dei rumori, la chiusura dei passi del giro del Sella, tutti, per sei ore al giorno è totalmente inadeguata, una presa in giro del lavoro di formazione e di proposta svolto in tutti questi anni dal mondo ambientalista e alpinistico delle Dolomiti. Per Casanova non ci sono dubbi: ha vinto la Regione Veneto. «Preoccupante è stato il diniego al confronto pervenuto dalla Regione Veneto e dai sindaci del versante bellunese». Per Casanova, questa assenza impedisce di fatto la soluzione dei problemi legati al traffico tanto evidenti anche nel territorio bellunese. Dunque, «la decisione di impedire il transito dei veicoli a motore per dieci giorni è insufficiente. Ci saremmo attesi più coraggio, almeno una sperimentazione di poche ore diffusa su tutto il periodo estivo». Non solo. «Non si fa menzione alla necessità di impedire il transito a tutti i veicoli inquinanti e obsoleti come del resto non ci si preoccupa di controllare e intervenire per diminuire drasticamente la rumorosità delle motociclette». Di peggio, secondo gli ambientalisti, non si è preso in considerazione il problema del traffico delle principali vallate dolomitiche. Tutte le vallate, per oltre 20 giorni come del resto a Cortina e attorno al lago di Misurina si procedeva a passo d'uomo. In molte giornate si rimaneva fermi. «Dal mondo politico ci aspettavamo l'avvio di un ragionamento e di decisioni che dovrebbero portare al drastico ridimensionamento della mobilità privata in tutte le Dolomiti». La decisione che è stata presa è, insomma, frutto di un compromesso di basso profilo costruito da alcuni sindaci e dalle amministrazioni provinciali di Trento e Bolzano. Francesco Dal Mas

L’ Adige | 14 Settembre 2016

«Green days, solo interventi spot» Traffico Sat critica la proposta di chiusura parziale del Passo Sella nel 2017

«Non bastano interventi spot per il traffico sui passi dolomitici». Sat, la Società degli alpinistri tridentini, boccia - per voce del suo presidente, Claudio Bassetti - i dieci «green days» proposti, dal 2017, dalle Province di Trento e Bolzano. «Si tratterà di una chiusura parziale, probabilmente a fasce orarie, nelle quali i mezzi pubblici e anche qualche privato munito di permesso protranno circolare: una chiusura connessa ad eventi particolari, studiati appositamente per richiamare comunque i turisti in vetta» ha spiegato l'assessore alle infrastrutture e all'ambiente della Provincia di Trento, Mauro Gilmozzi , sabato scorso al Passo Sella (il passo oggetto della sperimentazione, ndr), assieme agli assessori altoatesini Florian Mussner e Richard Theiner . Ebbene, proprio il giorno prima del summit al Passo Sella, i club alpini del Trentino (la Sat), del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia, dell'Alto Adige (Cai e Alpenverein) si sono riuniti per affrontare il tema della mobilità sui passi dolomitici. «Stiamo lavorando alla definizione di un documento comune, che 33

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presenteremo a breve» dice Claudio Bassetti. Che subito aggiunge: «Da più di dieci anni, chiediamo una regolamentazione del traffico sui passi, ma non in questa maniera con giornate a spot. Serve invece una strategia generale per tutta l'area dolomitica. Una strategia» precisa il presidente della Sat «in grado di avere effetti anche sui fondovalle, diventati una piastra di parcheggio mobile». Il documento congiunto dei club alpinistici dell'area dolomitica avrà, secondo Bassetti, un valore aggiunto: «Esprimerà un'unità di fondo in un momento in cui le realtà politiche sono tra loro divise. Perché» ricorda il presidente della Sat «il Veneto ha detto no, non ci sta. Anzi, con il governatore Zaia ha già minacciato ricorsi, in caso di chiusura dei passi, perché ritengono che sarebbe leso il diritto alla mobilità». Do. S.

Trentino | 14 Settembre 2016

Traffico, la Sat pungola le due Province. Presentato il 122° congresso, tutto al femminile: sempre più le donne in montagna

«Passi, ci vuole una strategia diversa» È doppio il successo ottenuto dalla Fp Cgil per gli asili nido e le scuole d'infanzia di Trento. I precari potranno infatti essere impiegati anche se hanno superato i 36 mesi di lavoro e, nel triennio 2016 - 2018, il Comune di Trento sfrutterà la possibilità di stabilizzare personale inserito in graduatorie. Un deciso cambio di rotta rispetto all'allarme di qualche mese fa quando, per effetto del Jobs act, si era stabilita l'impossibilità di impiegare persone che avessero superato i 36 mesi di contratti precari e non si prevedevano assunzioni a tempo indeterminato. Soddisfatto Giampaolo Mastrogiuseppe e le delegate di ente della Fp Cgil, che col Comune hanno intavolato una lunga concertazione mentre, a livello provinciale, hanno sollecitato il recepimento di norme nazionali che favoriscono i lavoratori. La questione, a Trento, riguarda circa 200 persone, di cui almeno 19 potrebbero essere assunte a tempo indeterminato.di Elena Baiguera Beltrami wTRENTO Il ruolo della donna, nelle professioni tipiche della montagna, nel volontariato, nella cultura, nella formazione, nel soccorso e nella pratica dell’alpinismo, si fa strada anche in ambiti tradizionalmente declinati al maschile. E sarà proprio la Sat a scandagliare un tema a tutt’oggi inesplorato nel corso del 122° congresso annuale dal titolo “Montagna al femminile”. Ad allestire il fitto calendario di iniziative le sezioni di Lavis, Pressano e Zambana, attraverso un percorso con cinque tappe di avvicinamento al 16 ottobre (data di apertura dei lavori congressuali). Si parte il 16 settembre, all’auditorium di Lavis, alle 20.30, come hanno illustrato ieri i presidenti delle sezioni di Lavis Adriana Moser, di Zambana Chiara Rossatti e di Pressano Stefano Fava, con la presentazione ufficiale da parte del presidente Claudio Bassetti, l’esibizione del corpo di ballo “Ritmo misto” e la proiezione di del film “Ninì”. Il 23 settembre al teatro comunale di Lavis, sempre alle 20.30, sarà la volta della piece teatrale “Storie di Donne del 900...”, una personificazione, da parte dell’attrice Luana Albergo, di tre grandi interpreti della vita di montagna dei primi anni del secolo scorso Maria Piaz, Nella Detassis e La Mariona. Venerdì 30 settembre all’Auditorium di Lavis alle 20.30 le professioni a confronto, con Roberta Silva, rifugista, Marika Favé guida alpina, Mandra Scennach casara, Cheyenne Daprà pastora, Elisabetta Monti e la pratica dei fiori di Bach, Luisa Zappini responsabile della Centrale Unica di Emergenza e Agitu Gudeta, allevatrice di capra mochena. Nella serata del 7 ottobre 34

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invece al teatro di Pressano alle 20.30, a cura di Sat centrale, si parlerà di donne e volontariato, con Anna Facchini Presidente Commissione Cultura e Biblioteca, la sociologa Barbara Poggio e Federica Frazzetta. Dulcis in fundo “Donne in cordata”, venerdì 14 ottobre all’Auditorium di Lavis, con le coppie storiche dell’alpinismo: Lella Cesarine e Gianni Mazzenga, Palma Baldo e Giovanni Groaz, Caterina Mazzalai e Giorgio Espen, Ilaria Mattivi e Lino Celva. Seguiranno sabato 15 e domenica 16 ottobre, le giornate dedicate al Congresso. Inevitabile, a seguito della campagna sulla chiusura dei passi dolomitici proposta dal nostro giornale, la richiesta di un parere del presidente Sat Claudio Bassetti sulla sperimentazione decisa delle due province di Trento e Bolzano, di 10 giornate di stop al traffico veicolare sul Passo Sella. «Non è quello che abbiamo proposto – commenta – occorre una strategia diversa che influisca anche sul fondo valle. A breve verrà reso noto un documento congiunto di Sat, Alpenverein, Cai Alto Adige, Veneto e Friuli. Noi siamo concordi, ma è la politica a dividersi, Zaia ad esempio, ha già annunciato che farà ricorso».

Il Gazzettino | 18 Settembre 2016

«Stop alle auto sui passi dolomitici» “La sola sperimentazione del Sella rischia di dare risultati poco incoraggianti, servono modelli alternativi di circolazione”

Passi chiusi. Ma non vuoti. Il Cai sta dalla parte del silenzio sulle Dolomiti. Però spinge per creare un sistema in grado di portare ad una chiusura «indolore» dei valichi. Di tutti, non solo del Sella. La sperimentazione va bene, dicono dai club alpini del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, del Trentino e dell'Alto Adige. «Purché non diventi controproducente». Ergo, avanti tutta con la regolamentazione del traffico veicolare e con la creazione di modelli alternativi: bus navette dal fondovalle, spazio alle biciclette, eventi culturali e iniziative mirate per far scoprire i passi a piedi. Niente auto e niente moto sul Sella, sul Pordoi, sul Fedaia e su tutti gli altri grandi passi dolomitici. «Che rappresentano una preziosa sintesi della storia naturale e umana del patrimonio dell'umanità - premettono i Cai del Triveneto -. Tali peculiarità hanno determinato negli ultimi decenni una crescente pressione, urbanistica e viabilistica, che ne ha stravolto la fisionomia, arrivando a trasformare alcuni tra i più bei valichi alpini in «non luoghi». In alcuni casi il caotico affastellarsi di costruzioni prive di rispetto delle tradizioni locali ha determinato il sovraffollamento edilizio e la progressiva perdita dei caratteri originari. Il traffico in costante aumento ne cancella i silenzi, occupa gli spazi, ne deteriora la valenza ambientale». Proprio da qui, dal rumore e dal traffico di un mese all'anno, è partita la richiesta di chiudere i passi ad auto e moto. Suffragata dalla Fondazione Dolomiti Unesco e da uno studio dell'Eurac di Bolzano relativo ai flussi di traffico. A metà agosto, poi, i «puristi» avevano lanciato la proposta: trasformare le strade dei passi in grandi piste ciclo-pedonali. E la settimana scorsa è stato ufficializzato che dal prossimo anno partirà la chiusura sperimentale del Passo Sella. Il tutto tra le ire più o meno dichiarate della Regione Veneto e delle 35

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associazioni degli albergatori, preoccupati delle conseguenze sui flussi turistici del Veneto e della montagna bellunese in particolare. Adesso il Cai rilancia: non solo chiusura, ma ripensamento integrale di cosa devono essere i passi dolomitici. «La sperimentazione deve partire da una pianificazione complessiva dell'intervento che contempli la creazione di aree per il parcheggio nei fondovalle, l'attivazione di un sistema di trasporto collettivo in quota, la valorizzazione delle aree sommitali in termini di fruizione paesaggistica, ma anche culturale e scientifica - dicono i club alpini -. Non si può pensare che un «balcone vuoto» sia in grado di sostituire l'attuale facilità d'accesso con un futuro interesse d'accesso se questo non viene stimolato attraverso una serie di offerte ideate per rafforzare il concetto di opportunità unica, che invitano alla visita e che esercitano attrazione. La sperimentazione del Passo Sella nasce debole e rischia di restituire risultati poco incoraggianti su chi privilegia il mezzo privato e soprattutto effetti controproducenti sugli altri passi, sottoposti a pressioni ancora maggiori. Ormai è il momento di scelte strategiche complessive, che riguardano anche la mobilità sui fondovalle».

L’Adige | 18 Settembre 2016

«Passi, un progetto complessivo» Ambiente. Le società alpinistiche del Triveneto bocciano la mini sperimentazione

«La sperimentazione deve partire da una pianificazione complessiva dell'intervento che contempli la creazione di aree per il parcheggio nei fondovalle, l'attivazione di un sistema di trasporto collettivo in quota, la valorizzazione delle aree sommitali in termini di fruizione paesaggistica, ma anche culturale e scientifica, aumentando attraverso una serie d'interventi e di strutturazioni la capacità di attrazione dei passi chiusi». In un documento congiunto firmato da Sat, Cai Regionale Veneto, Cai Alto Adige, Cai Friuli Venezia Giulia e Alpeverein Sudtirol, oltre ad esprimere un giudizio di debolezza della proposta avanzata dalle due Province, chiedono una pianificazione complessiva e strutturata della regolamentazione dei passi. Da tempo le associazioni alpinistiche, socie sostenitrici fin dall'inizio della Fondazione Unesco, auspicano un ripensamento generale sull'utilizzo di queste aree, soprattutto dopo l'attribuzione del riconoscimento. In particolare le società alpinistiche del Triveneto evidenziano che si è formata una forte, motivata, convinta domanda di regolamentazione del traffico motorizzato nelle ore centrali dei mesi estivi nel periodo di punta (15 luglio-31 agosto). Con tutte le attenzioni sia al trasporto pubblico, sia alle esigenze di chi si deve spostare per lavoro. Domanda inoltrata più volte a enti e istituzioni. La risposta che è stata data in questi giorni dal tavolo di lavoro, Province autonome e comuni interessati non convince i club alpinistici, in quanto focalizza la sperimentazione su un singolo passo (Il Sella) per un numero limitato di giorni nel corso dell?estate. «Occorre registrare negativamente il diniego della Regione Veneto - viene evidenziato - che in un ragionamento complessivo di gestione del bene Unesco in particolare, ma dolomitico più esteso, si sarebbe dovuta sentire impegnata a fornire un contributo in termini di idee e proposte». Non si può pensare, sottolineano che un "balcone vuoto" sia in grado di sostituire l'attuale facilità d'accesso con un futuro interesse d'accesso se questo non viene stimolato attraverso una serie di offerte ideate per rafforzare il concetto di opportunità unica, che invitano alla visita e che esercitano attrazione. Solo partendo da un'idea di valorizzazione dei passi dolomitici elevata a «sistema», viene evidenziato, si 36

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potranno «leggere gli effetti in termini di accessi, fruibilità, apprezzamento e perché no, anche promozione di opportunità economiche per gli operatori locali».

Alto Adige | 18 Settembre 2016 Trentino | 18 Settembre 2016

La convinzione: i «Green Days» solo al Sella creeranno ingorghi sulle altre strade La richiesta di Cai, Sat e Avs: «Ridurre subito i prezzi degli impianti di risalita»

I club alpini del Triveneto: passi chiusi tutta l’estate di Davide Pasquali BOLZANO Chiudere un solo passo per soli dieci giorni l’anno non basta. Servirebbe molto più coraggio: chiudere più passi dolomitici, almeno dal 15 luglio al 31 agosto, nelle ore centrali. Introducendo prezzi calmierati per gli impianti di risalita. E si deve ampliare l’azione anche a Veneto e Friuli. Serve soprattutto un progetto culturale per dare un senso all’operazione. Lo sostiene il Card, l’organismo di coordinamento dei Club Alpini della Regione Dolomitica: Sat trentina, Alpenverein sudtirolese, gruppi regionali del Cai di Veneto e Friuli Venezia Giulia, gruppo provinciale del Cai Alto Adige. La lettera. «I passi dolomitici - scrivono i Card - rappresentano una preziosa sintesi della storia naturale e umana del patrimonio dell’Umanità». Punti di collegamento e scambio, di presidio e unione fra culture, balconi straordinari sui gruppi montuosi più affascinanti del Pianeta. «Tali peculiarità hanno determinato negli ultimi decenni una crescente pressione, urbanistica e viabilistica, che ne ha stravolto la fisionomia, arrivando a trasformare alcuni tra i più belli valichi alpini in ‘non luoghi’». I non-luoghi. In alcuni casi «il caotico affastellarsi di costruzioni prive di rispetto delle tradizioni locali ha determinato il sovraffollamento edilizio e la progressiva perdita dei caratteri originari». Il traffico in costante aumento «ne cancella i silenzi, occupa gli spazi, ne deteriora la valenza ambientale». Da tempo le associazioni alpinistiche, socie sostenitrici fin dall’inizio della Fondazione Unesco, chiedono un ripensamento generale sull’utilizzo di queste aree, soprattutto dopo l’attribuzione del riconoscimento. In particolare «si è formata una forte, motivata, convinta domanda di regolamentazione del traffico motorizzato nelle ore centrali dei mesi estivi nel periodo di punta (15 luglio-31 agosto)». Attenti però: «Con tutte le attenzioni sia al trasporto pubblico, sia alle esigenze di chi si deve spostare per lavoro». Domanda inoltrata più volte a enti e istituzioni. Il passo Sella non basta. I Card per fortuna non sono soli. «La consapevolezza di un’azione di tutela sta crescendo anche tra i frequentatori, gli abitanti, gli stessi operatori». La risposta che è stata data nei giorni scorsi dal tavolo di lavoro - Province autonome e comuni interessati - non convince però i club alpinistici «in quanto 37

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focalizza la sperimentazione su un singolo passo (il Sella) per un numero limitato di giorni nel corso dell’estate (massimo dieci)». Occorre inoltre registrare negativamente il diniego della Regione Veneto, che in un ragionamento complessivo di gestione del bene Unesco in particolare, ma dolomitico più esteso, «si sarebbe dovuta sentire impegnata a fornire un contributo in termini di idee e proposte». I passi concreti. Ad avviso dei Club alpini della regione dolomitica, la sperimentazione deve partire da una pianificazione complessiva dell’intervento, che contempli la creazione di aree per il parcheggio nei fondovalle, l’attivazione di un sistema di trasporto collettivo in quota, la valorizzazione delle aree sommitali in termini di fruizione paesaggistica, ma anche culturale e scientifica, aumentando attraverso una serie d’interventi e di strutturazioni la capacità di attrazione dei passi chiusi. «Non si può pensare che un “balcone vuoto” sia in grado di sostituire l’attuale facilità d’accesso con un futuro interesse d’accesso se questo non viene stimolato attraverso una serie di offerte ideate per rafforzare il concetto di opportunità unica, che invitano alla visita e che esercitano attrazione». Solo partendo da un’idea di valorizzazione dei passi elevata a sistema, «si potranno leggere gli effetti in termini di accessi, fruibilità, apprezzamento e, perché no, anche promozione di opportunità economiche per gli operatori locali». Il corto circuito. La sperimentazione presentata al Sella «nasce debole e rischia di restituire risultati poco incoraggianti su chi privilegia il mezzo privato (“ci vado un altro giorno”) ed effetti controproducenti sugli altri passi, sottoposti a pressioni ancora maggiori». Fosse così «sarebbe un assist per chi si batte per una circolazione senza limiti in una delle aree più affascinanti del mondo». Preme infine sottolineare come, ad avviso dei Card, «sia ormai il momento di scelte strategiche complessive, che riguardino anche la mobilità sui fondovalle, con particolare attenzione ai servizi pubblici ed alla promozione dell’uso degli impianti attraverso misure che ne abbassino i costi per i fruitori». Occorre far crescere in tutti «la consapevolezza della delicatezza del bene comune Dolomiti e della responsabilità che sta in carico ad ognuno di noi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 18 Settembre 2016

Le associazioni non sono soddisfatte della sperimentazione: «Vanno coinvolti tutti i Passi dolomitici»

I club alpini: «Non basta chiudere il Sella» BELLUNO Non solo gli ambientalisti, anche i Club alpini ritengono insufficienti le misure sperimentali adottate dalle Province di Bolzano e Trento contro l’eccessivo traffico sui passi dolomitici, a partire dal Sella. E il Veneto sbaglia a dire radicalmente di no. È quanto affermano in un documento Claudio Bassetti, della società Alpinisti Tridentini, Francesco Carrer del Cai Veneto, Antonio Zambon (Cai Fvg), Claudio Sartori del Cai Alto Adige e Giorgio Simeoni di AVS Alpenverein Südtirol, che si sono incontrati al Pordoi per fare il punto della situazione. «La risposta che è stata data in questi giorni dal tavolo di lavoro, Province autonome e Comuni interessati, non convince i club alpinistici in quanto focalizza la sperimentazione su un singolo passo (il Sella) per un numero limitato di giorni nel corso dell’estate», affermano i presidenti commentando la decisione di chiudere ad ore, per 10 giorni la prossima estate, solo quel valico, peraltro introducendo forme di mobilità sostenibile. «Occorre registrare negativamente il diniego della Regione Veneto, che in un 38

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ragionamento complessivo di gestione del bene Unesco in particolare, ma dolomitico più esteso, si sarebbe dovuta sentire impegnata a fornire un contributo in termini di idee e proposte». Non ci sono dubbi per Carrer e i colleghi: la sperimentazione deve partire da una pianificazione complessiva dell’intervento che contempli la creazione di aree per il parcheggio nei fondovalle, l’attivazione di un sistema di trasporto collettivo in quota, la valorizzazione delle aree sommitali in termini di fruizione paesaggistica, ma anche culturale e scientifica, aumentando attraverso una serie di interventi la capacità di attrazione dei passi chiusi. «Non si può pensare che un "balcone vuoto" sia in grado di sostituire l’attuale facilità d’accesso con un futuro interesse d’accesso se questo non viene stimolato attraverso una serie di offerte ideate per rafforzare il concetto di opportunità unica, che invitano alla visita e che esercitano attrazione», si legge ancora nella nota. «Solo partendo da un’idea di valorizzazione dei passi dolomitici elevata a "sistema" si potranno leggere gli effetti in termini di accessi, fruibilità, apprezzamento e perché no, anche promozione di opportunità economiche per gli operatori locali». Invece che cosa accade con le limite misure che Trento e Bolzano vogliono introdurre? «La sperimentazione presentata nasce debole e rischia di restituire risultati poco incoraggianti su chi privilegia il mezzo privato (ci vado un altro giorno) e soprattutto effetti controproducenti sugli altri passi, sottoposti a pressioni ancora maggiori», concludono le associazioni. «Fosse così sarebbe un assist per chi si batte per una circolazione senza limiti in una delle aree più affascinanti del mondo». (fdm)

Alto Adige | 21 Settembre 2016

Liberare i passi dalla morsa del traffico è possibile 39

Rassegna stampa - Settembre 2016


Davvero degna di plauso la campagna di sensibilizzazione dei giornali Alto Adige e Trentino rispetto alla chiusura del traffico sui passi. Una interessante azione mediatica di democrazia. I PASSI «LIBERI»? ORA SAPPIAMO CHE È POSSIBILE Far parlare ed intervenire la gente, i cittadini con il voto attraverso il coupon, personaggi noti per proposte, suggerimenti e idee, è stata una scelta interessante. Certo che se tocchiamo il tasto della salvaguardia dell'ambiente e del territorio viene in automatico a vincere la proposta di chiudere il transito dei passi andando ad intervenire con ampi parcheggi a valle, offerte di pullman per raggiungere le mete in quota, il ripristino di qualche vecchio percorso in treno o l'uso mirato degli impianti di risalita. Si sa che il Trentino Alto Adige è territorio rinomato per la sua forte vocazione turistica, proprio in considerazione di questo vien da se capire l'impossibilità di chiudere il transito a chi, come i motociclisti ad esempio, altro non aspettano che affrontare le salite con rombi di motore e affrontare i tornanti con moto curve. Ci ritroviamo quindi con transiti di moto, di macchine e pullman che inquinano facendo pure rumore da una parte, biciclette e mtb dall'altra. Eh sì, perchè tutte le nostre strade sono super frequentate dagli amatori ciclisti che dei nostri passi ne fanno una vera collezione, d'altronde la regione, il Trentino in particolare, è da sempre la terra dei grandi campioni, proprio per questo sono stati segnati 23 percorsi (le grandi salite) che spesso vengono utilizzati quali tappe del Giro d'Italia. Di tutto questo non ci si può dimenticare. Il nostro habitat deve essere rispettato da tutti, da qui la grande difficoltà per mettersi d'accordo. Un tavolo trasversale fra le due provincie ed i comuni interessati ha deciso per la chiusura nel 2017 per ben 10 giorni del Passo Sella, una sperimentazione di apertura verso la mobilità, ma c'è già chi dice che questo non è sufficiente. Mi sento concorde con i Club Alpini del Triveneto, non possiamo limitarci a considerare il passo Sella per cercare di trovare una soluzione per la salvaguardia delle nostre Dolomiti e per soli 10 giorni all'anno. E tutti gli altri passi dove li lasciamo? Togliamo il traffico dal Sella per portarlo sulle altre cime? Ed il traffico nel fondovalle, ricordiamo le lunghe code che bloccano per gli automobilisti per molto tempo in strada, non è un problema di minor conto, va fatto un ampio ragionamento per farlo scorrere diversamente. Va di sicuro aiutata la cultura della gente nell'affrontare questi percorsi, ricordo la proposta del sindaco di Sagron Mis, Luca Gadenz, che potrebbe essere interessante, ossia quella di aiutare e accompagnare il percorso di cambiamento culturale fin dal fondovalle prevedendo un incentivo da riscuotere sul passo. L'incentivo potrebbe essere rappresentato dalla gratuità dei bus per risalire, o un premio per chi si appresta a salire in bici. Sappiamo quanto sia difficile imporre un cambiamento, ma con le giuste motivazioni sarà possibile. E Ricordiamo la bellissima campagna di mobilità sostenibile che dal 18 marzo al 16 settembre ha incentivato i lavoratori trentini a recarsi al lavoro in bici, un ciclo concorso per far porre l'attenzione ai cittadini, sulla necessità di movimento fisico per il benessere psico fisico, oltre che per il risparmio di Co2 e quindi sostenibilità ambientale. Tanti davvero i chilometri percorsi dai 2201 partecipanti che fanno capire quanto si possa fare per il nostro ambiente, pochi i comuni che vi hanno aderito per cercare di sensibilizzare su questo tema oggi sempre più importante. Una bici sulla strada significa una macchina in meno in circolazione. Da qui il ragionamento torna sui transito dei nostri passi, ed ecco che può e dovrà diventare d'obbligo la chiusura giornaliera dei passi ad ore per permettere a sempre più biciclette di affrontare le salite, biciclette che, per chi non ha l'allenamento possono e potranno essere a pedalata assistita. Ed una risalita in bicicletta o in e-Bike fa e farà davvero la differenza su come sia possibile ammirare le nostre montagne meravigliose. Provare per credere! Flavia Angeli

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www.lastampa.it | 21 Settembre 2016

Alpe Tognola: nuovo punto panoramico Inaugurato un balcone per ammirare la bellezza delle Dolomiti

Non sono certo pochi i punti panoramici sulle Dolomiti di San Martino di Castrozza: le Pale sono uno spettacolo garantito, quindi ovunque ci si fermi per ammirare il paesaggio intorno si rimane incantati. Eppure è stato fatto ancora qualcosa quest’estate: a fine agosto è stato inaugurato un nuovo balcone panoramico Dolomiti Unesco. L’opera è stata creata dal Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino grazie ad un finanziamento del Fondo provinciale per lo sviluppo sostenibile, in base al progetto redatto appunto dalla Fondazione Dolomiti UNESCO. Il balcone si trova all’Alpe Tognola, a poco più di 2000 metri di quota, dove un tempo arrivava la slittovia Panzer (impianto storico di San Martino, datato 1937). Ci si può arrivare facilmente a piedi: o partendo dall’alto della stazione di arrivo della cabinovia Tognola, in circa 15 minuti, oppure dal paese percorrendo il sentiero del Panzer (che tra l’altro è stato da poco restaurato), in questo caso ci vuole circa un’ora e mezza. Una volta raggiunto il punto panoramico ci si gode la vista che spazia dalla catena del Lagorai fino alle Vette Feltrine: sulla piattaforma ci sono pannelli esplicativi che descrivono la storia geologica delle montagne che si hanno di fronte facendo scoprire tutti i segreti delle Dolomiti.

Trentino | 23 Settembre 2016

Un corso della Fondazione per creare competenze specifiche

(S)parlando di Dolomiti Unesco di Delia Lorenzi TRENTO Si fan un gran parlare di Dolomiti Unesco, a proposito e, a volte, (anche da personaggi più o meno noti) a sproposito. Evidentemente ciò dà adito a fraintendimenti ma, soprattutto, contribuisce alla formazione di un’opinione pubblica disorientata. La campagna di questo giornale ha contribuito a parlare di Dolomiti con pertinenza ma, ahinoi, sono ancora poche le persone che possono parlare con competenza del ruolo che il Bene Naturale Dolomiti può avere per lo sviluppo sociale, culturale 41

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e (molto) anche economico della “regione dolomitica”. E non si intende dell’eccezionalità geologica o della straordinaria bellezza paesaggistica, quelle sono sotto gli occhi di tutti e sono magnifica base di partenza. La questione è molto più complessa e va parecchio in profondità. La Fondazione Dolomiti (ha sede a Cortina d’Ampezzo, è il riferimento unico per l’UNESCO e, soprattutto, svolge un ruolo di armonizzazione delle politiche di gestione delle Dolomiti) promuove, in collaborazione con la tsm-step, scuola per il governo del territorio e del paesaggio-area UNESCO, un corso per amministratori e opinion leader che apre nuove opportunità a chi ha il compito (per delega degli abitanti attraverso il voto) di amministrare i territori dolomitici. Il corso, aperto alla partecipazione di 15 persone, prevede tre giornate di formazione (i prossimi: 7, 14 e 21 ottobre). L’Unesco quando ha iscritto i nove sistemi dolomitici delle cinque province - BZ, TN, BL, PN e UD - nella Lista dei Beni Naturali, non le ha solamente riconosciute come patrimonio dell’Umanità, ha consegnato agli abitanti di questo vasto territorio opportunità “d’oro”per percorrere con fierezza la strada del proprio futuro. Certo, singolarmente, magari ci si informa, si va a cercare (i cittadini più attivi) ciò che più interessa ma, se non ci sono riferimenti precisi, costruttivi, se non si è guidati da amministratori e opinion leader competenti, l’occasione per promuovere sviluppo socio-economico diventa, di molto, più difficile da costruire. Bene fanno la Fondazione e la scuola di formazione trentina a stimolare amministratori e opinion leader con questo tipo di opportunità, peraltro ad un costo d’iscrizione esiguo: 100 euro. Ora si tratta di capire quanta volontà avranno amministratori e opinion leader di mettersi in gioco con i fatti e non soltanto a parole. Parteciperanno alle giornate di formazione anche la presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO, Mariagrazia Santoro, (assessore al territorio della regione Friuli Venezia Giulia, nonché vicepresidente della regione friulana) e la direttrice Marcella Morandini. A detta degli esperti di ambito nazionale e internazionale, la Fondazione, guidata da due donne , sta “assolvendo con grande competenza e professionalità” al suo ruolo. Attraverso la partecipazione (soprattutto), la strategia di gestione complessiva attuata lo scorso anno, denominata“Dolomiti #2040”, è un percorso preso a modello in ambito internazionale, con buona pace di qualche malinformato che arditamente e arrogantemente si ritiene opinion leader condizionando, a volte, qualche penna di troppo. Il Corso per amministratori e opinion leader è un banco di prova importante. Il sito www.tsm.tn.it è a disposizione delle persone che intendano cogliere l’opportunità di contribuire a governare le Dolomiti con competenza.

L’Adige | 25 Settembre 2016

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Corriere delle Alpi | 26 Settembre 2016

Il ministro sarà il 17 ottobre sulle Dolomiti a uno workshop che spiegherà i passi avanti compiuti in materia di sostenibilità

Galletti: esporteremo la Carta di Cortina di Francesco Dal Mas CORTINA D'AMPEZZO «I Mondiali 2021 di Cortina dimostreranno che i grandi eventi si possono organizzare senza cementificare, rispettando quindi l'ambiente. E anche evitando sprechi, addirittura combattendo la corruzione». Il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti rimanda alla “Carta di Cortina”, che il 17 ottobre sarà al centro di un vertice decisivo ai piedi delle Tofane. E l'onorevole Roger De Menech, che segue l'implementazione degli interventi per conto del governo, prova ad esemplificare, certificando che l'organizzazione farà il suo lavoro con sobrietà, oltre che con onestà. «Sulla Carta di Cortina», anticipa il ministro Galletti a “Il Corriere delle Alpi”, «il lavoro sta andando avanti: per quanto riguarda in particolare i progetti di carbon e il water footprint discuteremo i passi in avanti che abbiamo compiuto il 17 ottobre a Cortina con i portatori d'interesse. E stiamo anche lavorando in collaborazione con la Fisi perché il modello Cortina possa essere esportato in altre realtà interessate dalla Coppa del Mondo». Il workshop è organizzato dal ministero dell'Ambiente, con il supporto scientifico di Enea. Si tratterà di un'occasione per far conoscere ai principali portatori d'interesse e ai cittadini i passi in avanti compiuti sulla Carta di Cortina. «Il modello partecipativo che abbiamo individuato assieme alle istituzioni del territorio e alle autorità dello sport è quello vincente», sottolinea ancora il ministro. «Lo è per la Cortina di oggi e per quella che si prepara a ospitare sia le stagioni di maggior afflusso turistico-sportivo che i Mondiali 2021 nel segno della sostenibilità». La Carta, quali ricadute avrà? Proviamo ad esemplificare. Anzitutto sulle infrastrutture stradali: «L'Anas», assicura De Menech, «sta concludendo le progettazioni per la messa in sicurezza e la velocizzazione lungo la statale di Alemagna, senza opere invasive. Le circonvallazioni intorno ai paesi puntualmente inserite nell'ambiente e i tombotti per far defluire la frana fangosa di Acquabona rispondono a questo criterio». «Le piste da sci nuove saranno costruite secondo le regole richieste dalla Fisi, ma nel pieno rispetto dell'ambiente, così come richiesto dagli stessi ambientalisti», assicura ancora De Menech. Per i nuovi impianti, dal palasport alla piscina si recupereranno i volumi esistenti: «La piscina, ad esempio, troverà posto nel vecchio sito, oppure in un'area nuova per destinare l'ex piscina al palasport. Questo lo si deciderà dopo le verifiche in corso». La Carta di Cortina prevede il contrasto a ogni forma di inquinamento. «Avremo i Mondiali con le auto elettriche», conferma ancora De Menech, «e i rifornimenti anche lungo i passi che, di conseguenza, non occorrerà chiudere al traffico». Il treno delle Dolomiti rientra in questa logica, ma ci vorranno almeno dieci anni per realizzarlo. Avanti, pertanto, con l'autostrada A27, come si è proposto alla convention dei Conservatori e Riformisti : «Assolutamente no, anche se viene mascherata con la condotta tecnologica». Con favore», invece, il Governo guarda all'aeroporto di Cortina. De Menech ritiene positiva la disponibilità degli imprenditori, ma li mette in guardia: «Dovremo confrontarci sui 300 metri in più di pista, per verificare se possono rientrare nella logica della sostenibilità».

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Il Gazzettino | 30 Settembre 2016

Il Consiglio sostiene la Fondazione Unesco PIEVE DI CADORE PIEVE DI CADORE - (G.B.) L'amministrazione comunale di Pieve di Cadore condivide gli scopi istituzionali della Fondazione "Dolomiti Unesco" e così «dando atto di aver preso visione e di accettare integralmente il contenuto dello statuto sociale e del regolamento per la qualifica di sostenitore» ha deciso di autorizzare il sindaco a richiedere al Consiglio d'Amministrazione della Fondazione l'attribuzione al Comune di Pieve di Cadore della qualifica di sostenitore della medesima. A fronte dell'accettazione Pieve si impegna a corrispondere per l'adesione una quota annuale in servizi, rappresentata dalla messa a disposizione dei locali e della piscina di proprietà comunale.

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