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La diagnosi del tumore al pancreas

Libertà di sapere. Libertà di scegliere

La diagnosi di tumore del pancreas

La diagnosi si basa essenzialmente sulle indagini radiologiche, sulla biopsia e su alcuni marcatori tumorali nel sangue. Quando sussiste il sospetto di un tumore pancreatico, generalmente viene eseguita una tomografia computerizzata (TC) come esame di riferimento per l’identificazione di masse pancreatiche. La risonanza magnetica (RM) viene impiegata quando il quadro non è chiaro e/o per meglio definire la presenza di possibili metastasi nel fegato. Un’altra indagine molto importante per studiare il pancreas è l’ecoendoscopia (o ecografia per via endoscopica), un esame simile alla gastroscopia: attraverso un endoscopio munito di una piccola sonda a ultrasuoni permette una valutazione più accurata della massa pancreatica e, soprattutto, consente di eseguire un prelievo di cellule (biopsia o agoaspirato) per la conferma della diagnosi. A questo proposito è importante sottolineare che non tutti gli ospedali offrono un adeguato servizio di ecoendoscopia pancreatica: il pancreas è piuttosto complesso da studiare, e l’affidabilità dei risultati dell’ecoendoscopia dipende in gran parte dall’esperienza dell’operatore. Ecco perché è estremamente importante rivolgersi a centri specializzati. Infine, nei casi di tumore pancreatico si

Le collane

osserva spesso l’innalzamento ematico di un marcatore tumorale, una proteina chiamata CA 19.9 (o GICA). Il suo aumento non è necessariamente associato alla presenza di una neoplasia, ma il valore di CA19.9 può contribuire a interpretare la diagnosi o a monitorare l’evoluzione del tumore del pancreas. Un altro marcatore utilizzato prende il nome di CEA: quando elevato, può fornire informazioni utili soprattutto nel 10% dei casi in cui il CA 19.9 non mostra variazioni.

Ittero ostruttivo: una complicanza nel tumore pancreatico

Una delle possibili complicanze di una massa tumorale del pancreas è la comparsa di ittero ostruttivo: il transito della bile dal fegato al tratto gastroenterico è ostacolato e occorre ripristinarlo mediante la colangiopancreatografia retrograda endoscopica (endoscopic retrograde cholangiopancreatography, ERCP). L’ERCP consiste nel passaggio di un endoscopio attraverso la bocca del paziente, sino al duodeno, per poi risalire in senso “retrogrado” i dotti biliari. Questa manovra consente di eliminare l’ostruzione, ripristinando il regolare deflusso biliare verso l’intestino, grazie al posizionamento di uno stent metallico che dilata la parete dei dotti biliari. Quando l’ERCP non ha successo, si può ricorrere alla colangiografia transepatica percutanea (percutaneous transhepatic cholangiography, PTC) che prevede il posizionamento di uno stent biliare "pungendo" direttamente le vie biliari intraepatiche sotto guida ecografica.

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