L’ex Rastelli vince al Partenio I granata perdono a La Spezia
Casertana, solo un pari con il Lecce
Numero 49 del 2 Febbraio 2016
Diretto da Marcello Curzio
Redazione www.footballweb.it
Footballweb
- settimanale online -
Marcello Curzio Michele Pisani Vincenzo Di Siena Gianni Pagnozzi Vincenzo Celentano Valerio Lauri Stefano Sica Italo Borriello Raffaele Cioffi Mariano Messinese Maurizio Longhi Mauro Savini Luca Bosio Isidoro Niola Gianluca Russo Pasquale Casale Angelo Bosio Mario Fantaccione www.footballweb.it - il calcio in rete - Supplemento web di NF registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Numero 323 del 2 Marzo 1985Direttore Responsabile Marcello Curzio
La grande fuga
consecutiva e la solita zolfa la lasciamo a chi crede nei complotti. I bianconeri sono forti e non hanno bisogno di alcun aiuto anche se qualche volta gli aribitri potrebbero anche fare piu’ attenzione. La stupidata che le avversarie abbassino e sin dai primi minuti la guardia con la rispettiva intenzione di favorire la compagine di Allegri non ci convince e prendiamo le distanze da tutti coloro che non, antipatia a parte, riconoscono la forza di Dybala e compagni. Forza, va detto, che non puo’ e non deve impressionare gli azzurri che sono, se non piu’ forti, allo stesso livello. Sara’ una sfida avvincente e che vinca il migliore, se dovesse risultare il Napoli ci farebbe di certo piu’ piacere. In serie B si ferma, dopo sette risultati utili consecutivi, la corsa dell’Avellino di Tesser. Il Cagliari dell’ex Rastelli vince al Partenio ma grazie ad un errore grossolano di un difensore. La Salernitana perde a La Spezia dopo essere passata in vantaggio addirittura in dieci. Espulso Gabionetta, rimonta dei bianchi con gol di Sciaudone che in mezza stagione non ne aveva fatto nemmeno uno con i granata. Anche questo e’ calcio. La Casertana non riesce nell’impresa di battere il Lecce e impatta al Pinto contro i pugliesi continuando pero’, dopo molte giornate, ad essere la prima posizione in classifica.
L’EDITORIALE
Rieccoci. Siamo al quarantanovesimo numero, prossimo ad un altro, piccolo ma sempr significativo traguardo. Prendiamo spunto dalla realizzazione grafica del nostro Gianni Pagnozzi. Sembrerebbe, ci riserviamo il condizionale, un discorso a due tra la compagine di Sarri e le belve bianconere. Un bel duello tra due compagini di gran lunga superiori alle altre, oramai ex, contendenti che dopo ventidue giornate sono a debita distanza. Vince la Roma, dopo quattro gare senza i tre punti, ma la compagine di Spalletti e’ distante dodici lunghezze dalla vetta e seppure potra’ giocarsi il jolly di ospitare le prime due della classifica ha, a conti fatti, pochissime chance di tornare in corsa per il tricolore. La Fiorentina gioca bene, diverte, ma non ha piu’ il passo di inizio stagione e a questo punto la Champions League sarebbe un traguardo piu’ che decoroso. L’Inter che aveva nella difesa il punto forte non sembra piu’ una squadra capace di puntare al massimo traguardo. Tre reti subite in coppa Italia, altrettante nel derby. Insomma e per farla breve la grande fuga e’ in atto sara’ una corsa sino all’ultimo punto anche se qualcosa di piu’ chiaro saremo in grado di poter dire sin dalla sera del tredici febbraio anche se non sara’ nulla di definitivo, chiariamolo.La Juventus vince la sua dodicesima gara
La Grande Fuga
GIANNI PAGNOZZI
Prendendo in prestito il titolo di un famoso film di Steve McQueen, possiamo dire che quella tra il Napoli di Sarri e la Juve di Allegri è la Grande Fuga del Campionato 2015/2016. Queste due squadre prendono il largo sulle altre, perché sono nettamente più forti delle altre, in quasi tutte le partite dove una delle due incontra un altra avversaria, generalmente si finisce in goleada e in manifesta superiorità di gioco. Guardando poi le ultime uscite di azzurri e bianconeri si avverte la netta sensazione che entrambe stiano ancora crescendo sotto il profilo del gioco ed anche e soprattutto sotto l’aspetto mentale. I progressi caratteriali degli uomini di Sarri poi sono abbastanza evidenti, la reazione ragionata della squadra dopo aver incassato lo svantaggio per una deviazione sfortunata, ne è la testimonianza. Gli azzurri contro l’Empoli non hanno mai perso la calma e il ribalta-
Il Pagnozzi pensiero
NAPOLI
mento del risultato è arrivato cosi come era giusto che fosse, nel rispetto dei valori espressi in campo e i 5 gol rifilati all’ottima compagine allenata da Giampaolo, rappresentano l’ennesima dimostrazione di superiorità che gli azzurri dispensano durante questo campionato. La Juve dal canto suo aveva già archiviato la pratica Chievo con un rotondo 4 a zero e per qualche ora si era portata in testa al campionato, ci sono tutti i presupposti perchè questa corsa a due si protragga fino alla fine. Lo scontro diretto che si disputerà allo Juventus Stadium fornirà preziose indicazioni e probabilmente anche probabili contraccolpi emotivi se il risultato finale vedrà soccombere in maniera schiacciante una tra le due, ma di sicuro non potrà risultare decisivo dal momento che mancheranno ancora tante partite. La tenuta fisica e mentale alla fine risulterà determinante e chi manterrà più a lungo queste condizioni prevarrà sull’altro, una cosa è certa, questo è uno dei campionati più appassionanti degli ultimi anni.
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E sono dodici. Dodicesima vittoria consecutiva della Juve che espugna il Bentegodi di Verona ai danni del Chievo con un 4-0 che non ammette scuse. Con questa vittoria Allegri eguaglia il record stabilito dalla Juve di Antonio Conte di due stagioni fa offrendo ai milioni di tifosi bianconeri sparsi nel mondo una prestazione maiuscola. Per Allegri i record non hanno importanza perché ciò che conta è la vittoria finale ma possiamo dire senza tema di smentite che i suoi ragazzi stanno compiendo qualcosa di straordinario se solo pensiamo che alla decima di campionato la Juve era quattordicesima. Per poche ore i bianconeri erano addirittura soli in testa alla classifica ma la vittoria straripante del Napoli al San Paolo contro L’Empoli (5-1) ha consolidato il secondo posto in virtù del pareggio della Fiorentina a Marassi contro il Genoa, in attesa del derby di Milano. Tutto rinviato a mercoledì prossimo nel turno infrasettimanale che ci dirà se la partita del prossimo 13 febbraio tra bianconeri ed azzurri sarà decisiva o quasi per le sorti dello scudetto. La Juve dovrà vedersela in casa con il Genoa mentre gli uomini di Sarri saranno ospiti della Lazio. Dicevamo di una partita senza storia al Bentegodi dove la Juve ha giganteggiato in lungo e in largo. Non esageriamo se diciamo che il bottino di gol poteva essere più largo per la Juve che, oltre ai quattro gol, ha colpito due traverse e ha più volte sfiorato la segnatura. La Juve ha dimostrato di essere una squadra completa in tutti i reparti ma a Verona hanno impressionato per qualità e quantità di gioco Dybala, Pogba, Alex Sandro e Morata. Lo spagnolo dopo essersi sbloccato in coppa contro l’Inter ha segnato una doppietta mentre Pogba e Dybala hanno recitato grande calcio con dei duetti di grande classe che hanno deliziato il pubblico veronese. Se l’argentino non ha segnato ha però messo lo zampino in almeno due reti, Pogba ha siglato il quarto gol con uno slalom degno del migliore Alberto Tomba e ha colpito la traversa con una gran giocata che, se fosse stata coronata dal gol, adesso avrebbe fatto il giro del mondo. Alex Sandro invece ha dimostrato tutte le sue doti di incursore sulla fascia sinistra andando a segnare il gol del 3-0 e colpendo la traversa a colpo sicuro dopo una pre-
Foro Bianconero
ISIDORO NIOLA
Dodicesimo sigillo consecutivo Juventus
gevole azione sull’asse Dybala-Morata. Schierata col classico 3-5-2 la Juve era scesa al Bentegodi con la novità Caceres al posto di Chiellini e Barzagli-Bonucci davanti a Buffon. A centrocampo Marchisio, Pogba, Khedira, Lichtsteiner e Alex Sandro. In avanti Dybala-Morata dove il canterano prendeva il posto dell’infortunato Mandzukic. Al minuto 13 la Juve passa in vantaggio: dalla destra Lichtsteiner affonda, fa partire un cross teso che attraversa tutta l’area clivense, Morata anticipa Frey ed insacca sotto misura. Un quarto d’ora dopo la Juve raddoppia: Dybala in slalom supera due avversari, serve in area Khedira sulla sinistra che crossa teso per Morata e palla in rete. Verso la fine del tempo e’ Pogba che con un gran tiro dal limite sfiora il palo alla sinistra di Bizzarri. Nella ripresa Allegri manda in campo Sturaro al posto di Khedira ma la musica non cambia. Al decimo della ripresa la Juve cala il tris: Dybala lancia Lichtsteiner sulla destra, cross per Pogba in area, tocco per l’accorrente Alex Sandro che di sinistro batte Bizzarri. Dopo poco il brasiliano ex Porto sfiora il poker andando a colpire la traversa con un gran tiro di destro in area. Il tempo per registrare l’ingresso in campo di Hernanes al posto di Marchisio che la Juve serve il poker ad un quarto d’ora dalla fine: Pogba prende palla ai venticinque metri e con uno slalom semina due avversari, tiro preciso di destro che si infila nell’angolino alla sinistra di Bizzarri. Nel finale potrebbe arrivare il pokerissimo: lancio di 50 metri di Bonucci per Pogba che con uno stop volante di tacco elude l’intervento di Sardo in area, tira di destro ma la palla si stampa sulla traversa. Appuntamento a mercoledì prossimo quando allo Stadium arriverà il Genoa di Gasperini. Nel mirino della Juve la tredicesima vittoria consecutiva che segnerebbe il nuovo record assoluto nei campionati.
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Venerdi 6 Febbraio ore 19.30 su TvCampane1 645 del digitale terrestre
VIOLA ROCK: Luci spente
ENZO PAUDICE
C’è una luce che non si spegne mai cantavano i The smith nell’ormai lontano 1986. Commentando – a luci spente – la partita tra Genoa e Fiorentina di questo pomeriggio potremmo dire che l’unica luce che non abbiamo visto spegnere è stata la grinta di Paulo Sousa. Quella determinazione caratterizzante la personalità dell’allenatore della Viola non è stata palese anche oggi. A confermarlo la sua entrata in campo nell’intento di stoppare una palla, destinata alla rimessa laterale, per non perdere tempo. Sousa non è tuttavia riuscito a trasmetterla, come spesso è accaduto, ai suoi giocatori. Troppo spenta la Viola di Marassi. Gran merito anche del Genoa che ha pressato costantemente il centrocampo della Fiorentina in modo tale da togliergli qualsiasi opportunità di pensare con lucidità come impostare un azione degna di questo nome. Da
L’angolo viola
Fiorentina
qui, la squadra di Gasperini ha saputo creare alcune azioni che sarebbero valse l’intera posta in palio (su tutte il palo di Suso e l’errore sotto porta di Pavoletti) Ma se gran parte del merito va al Genoa (voglio parlare con franchezza, se il Genoa avesse vinto non avrebbe rubato nulla) a tratti è apparso evidente come la Viola sia una squadra alquanto stanca. I troppi errori in fase di palleggio ne sono la prova evidente, soprattutto se questi sono arrivati dai piedi di Ilicic e Borja Valero e nel momento in cui il Genoa allentava la pressione. Qualcosa si era già intuito durante la partita con il Torino, ma in quel caso si era notato come la Fiorentina sembrava aver sviluppato una fare cinico da grande squadra. Oggi tutto questo è mancato, così che quelle poche occasioni avute (le due di Babacar) non sono state per nulla sfruttate. È questa luce che Sousa deve riaccendere, nell’attesa che i nuovi acquisti, compreso quel famoso difensore che si aspetta da mesi, si integrano negli schemi della squadra e diano quel contributo importante per continuare a sognare un posto in Champions’.
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Black-out ma Gennaio finalmente è finito…
MAURO SAVINI
Un mese da incubo per la squadra nerazzurra, tutto quello fatto vedere di buono sembra essersi sgretolato nelle ultime apparizioni, dopo la sconfitta contro la Lazio e la sosta natalizia, sul rettangolo di gioco è apparsa un’altra squadra. Quella grinta, quel cinismo e quell’agonismo, sembra essere sparito di fronte ad un semplice goal, che non vuole arrivare… Quello che sembrava essere un pregio, l’alternanza degli esterni e dei centrocampisti, sembra essere diventata la vulnerabilità nerazzurra. Non riescono a scambiare, facendo girare velocemente la palla, non c’è quell’alchimia fondamentale in una grande squadra. I giocatori sembrano non conoscersi, non giocano a memoria, sembrano smarriti, perdendo di fatto i tempi di passaggio, sintomo di scarso feeling… Questa involuzione è frutto dei risultati che non vogliono arrivare, il vento dovrà cambiare, gli episodi, che in passatoi hanno favorito l’Inter, sembrano essersi schierati a sfavore: rigore di Candreva contro Lazio, parata di Handanovic, ribattuta sui piedi, goal, Niang, nel derby, ribatte Handanovic, sempre sui piedi, goal, rigore di Icardi, palo, ribattuta lunga per Perisic. Senza voler commentare le decisioni arbitrali , ieri sera, disastrose (Sembra assurdo che sei arbitri, non hanno cognizione del regolamento del gioco del calcio). Sommato a tutto questo, bisogna
Pensiero nerazzurro
Inter
aggiungere, prestazioni incolore di alcuni giocatori della rosa, così , la discesa libera della classifica diventa inevitabile.… Nel tre a zero inflittoci, dai cugini rossoneri, a dir il vero, l’Inter ha giocato un buon primo tempo, ma non può essere di giustificazione per la sconfitta patita. Il mister deve dare fiducia, a quei top player, acquistati a suon di milioni nel mercato estivo, perché solo giocando possono crescere. La maglia dell’ Inter pesa, non è per tutti, questa sera si chiude il mercato di Gennaio, bisogna prendere la decisione finale è inutile comprare frecce, quando non c’e’ la corda per tendere l’arco… Mercoledì si rigioca, gennaio e le giustificazioni sono finite, prendiamoci questo posto Champions League… Avanti Inter
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Tris rossonero nel derby: il Milansorprende, l’Intercrolla
VALERIO LAURI
Imprevedibile. Poca qualità in campo, forse, ma il derby della Madonnina numero 217 ha regalato, a suo modo, grande spettacolo. A gioire è il Milan, che ha saputo mettere in campo la voglia di vincere, nonostante un gioco ancora carente. Inter piuttosto imprecisa, soprattutto nella ripresa, quando i rossoneri hanno assestato i colpi decisivi alla gara. Mihajlovic batte Mancini su tutta la linea, l’allenatore nerazzurro ora sarà pesantemente sul banco degli imputati.
LA CRONACA – Sin dai primi minuti si capisce che a fare la partita sarà il Milan, l’Inter attende e riparte. I primi pericoli li crea l’Inter: particolarmente attivo il nuovo acquisto Eder che al 5′, su un cross di Perisic dalla sinistra, incorna male e Alex chiude in angolo. Pochi minuti dopo, Brozovic impegna Donnarumma da 25 metri, il giovane portiere blocca in due tempi. Il Milan risponde con una cavalcata di 30 metri di Kucka, chiusa da Miranda con un fallo non sanzionato da Damato. Partita vibrante, giocata su alti ritmi, il Milan sfonda principalmente sulla destra sull’asse Kucka-Honda, dove Juan Jesus soffre. Anche i rossoneri hanno sulla sinistra il loro anello debole, Jovetic e Perisic provano l’affondo, ma Alex tiene a galla i suoi con l’esperienza. Non succede nulla fino al 32′, quando Jovetic converge dalla destra e prova la con-
L’angolo del diavolo
Milan
clusione mancina, ma Donnarumma blocca agevolmente. Risponde il Milan con una discesa di Abate, su cui Honda interviene in scivolata, ma Miranda salva in angolo. Sugli sviluppi del corner successivo, al 35′, il Milan passa in vantaggio. Battuta corta, palla a Honda, cross a rientrare verso il secondo palo e Alex svetta battendo Handanovic. Grande timing del centrale brasiliano, che impreziosisce l’ottima prestazione difensiva con la rete del vantaggio milanista. La reazione dell’Inter non produce pericoli degni di nota e si va al riposo sull’1-0 per i rossoneri.
La ripresa regala un inizio scoppiettante. Al 48′ Bacca prova a puntare Miranda che allarga l’alettone e lo stende al limite dell’area, per Damato non c’è nulla. Al 50′ reclama l’Inter per un presunto rigore non concesso, ma Donnarumma prende palla e non c’è fallo su Eder. Nelle proteste nerazzurre conseguenti, viene espulso Mancini. La stanchezza comincia a farsi sentire e le panchine prendono le contromisure. L’Inter sostituisce al 64′ Jovetic, al suo posto Icardi. Il cambio ha l’effetto sperato, perchè al 69′ Icardi si guadagna un calcio di rigore. Dal dischetto, va lo stesso attaccante argentino, ma colpisce clamorosamente il palo alla sinistra di Donnarumma, che esulta come se avesse fatto gol. L’Inter accusa il colpo e il Milan ne approfitta. Al 73′ Niang mette dentro un cross molto teso dalla destra e Bacca si infila tra i centrali, spingendo la palla in rete.
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Milan
una botta da lontano, ma la mira è imprecisa. Primo gol subito di testa dall’Inter in questo campionato, ottava rete di testa del Milan. E’ da qui che parte l’analisi di questo derby, sbloccato da un Alex versione bomber. Partita chiusa dal solito implacabile Carlos Bacca e risultato arrotondato dall’enfant terrible Niang. Un tris rossonero nel derby non si vedeva addirittura dall’aprile 2011. Il Milan confeziona la seconda vittoria contro una squadra che lo precede in classifica, dopo quella con la Fiorentina. L’Inter, invece, si allontana dalla zona Champions, l’obiettivo minimo adesso è veramente rischio.
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L’angolo del diavolo
E’ la rete che fa esplodere la San Siro rossonera, l’undicesima del centravanti colombiano in questo campionato. Quattro minuti dopo, il Milan serve addirittura il tris: Bonaventura ruba palla a Santon e serve Niang, il francese spara su Handanovic il primo tiro, ma sulla respinta fa secco il portierone sloveno. Mihajlovic concede gli applausi a Niang, sostituendolo con Balotelli. Supermario impiega pochi minuti a regalarsi un’ammonizione per un fallo su Medel. All’81’ Kucka ruba palla e verticalizza per Honda, il cross del giapponese trova Balotelli, ma Handanovic nega la gioia del gol al grande ex. Pochi minuti dopo, ci prova anche Kucka con
Alex l’Ariete, Moratatouille e l’Insigne Nazionale
Il diploma di Lauri
Il diploma di Lauri
VALERIO LAURI
come mai la Fiorentina non è riuscita a battere il Genoa, probabilmente dovete guardare la partita del giovane difensore napoletano. Annulla prima Babacar e poi Kalinic. E ci si chiede perchè nessuna big lo abbia ancora puntato. SCUGN-IZZO VOTO 7 – a Stephan EL SHAARAWY. Galliani ne ha toppata un’altra. L’italo-egiziano confeziona un debutto coi fiocchi, impreziosito dalla spettacolare rete di tacco che riporta la Roma in vantagVOTO 1 – a Rolando MARAN. Forse fare esperi- gio e consegna, di fatto, a Spalletti la prima gioia. menti tattici contro questa Juventus non è stata PACCO REGALO una buona idea. Lascia fuori Gobbi e schiera Cacciatore, fuori ruolo a sinistra. E’ una scelta che VOTO 8 – ad ALEX. Non ce ne voglia Bacca, autore pesa, perchè i primi due gol bianconeri partono dell’11esima rete stagionale. Nella magica serata del derby, è il difensore brasiliano l’uomo deciproprio da quella fascia. PASTICCIONE sivo. Si fa muro difensivo sulle sfuriate di inizio VOTO 2 – ad Ighli TARE. Il ds della Lazio non è gara e poi incorna la rete scardina-partita. ARIETE soddisfatto della prestazione offerta dai biancocelesti. E probabilmente nemmeno dello spetta- VOTO 9 – ad Alvaro MORATA. Allegri ha trovato colo complessivo a cui assiste contro l’Udinese. la ricetta giusta per ovviare all’assenza di ManLo fa notare in maniera polemica, addormentan- dzukic per infortunio. Lo spagnolo si regala 4 gol in quattro giorni e, dopo la doppietta all’Inter in dosi come un bimbo. PAMPERS Coppa Italia, arriva pure quella al Chievo. MORAVOTO 3 – a Michele CAMPORESE. Debutto non TATOUILLE esaltante per il difensore Empolese, scuola Fiorentina. L’ingrato compito di sostituire il partente VOTO 10 – a Lorenzo INSIGNE. Bisogna ammetBarba, nel tandem difensivo con Tonelli, non è terlo, quando è in giornata, è decisivo per il Nasufficiente e viene aggravato dall’autogol. RI- poli. Pennella l’assist del pareggio di Higuain, poi disegna la punizione perfetta del vantaggio. Da MANDATO lì, tutto in discesa. NAZIONALE VOTO 4 – alla FIORENTINA. Perchè quattro sono i punti racimolati nelle ultime quattro gare. La squadra di Paulo Sousa rischia parecchio e viene salvata dal palo sul mancino di Suso. Si sveglia tardi e non riesce a trovare la vittoria. ASSOPITA VOTO 0 – a Roberto MANCINI. Il ciuffo più invidiato della Serie A non sa più che pesci prendere. Derby straperso, espulsione rimediata, dito medio ai tifosi e litigio con la povera Mikaela Calcagno. ISTERIA
VOTO 6 – ad Armando IZZO. Se vi state chiedendo
Foto Renato Epifano Vico Rose Melito di Napoli www.footballweb.it
Il Napoli vince divertendosi: 5 a 1 all’Empoli
GIANLUCA RUSSO
Juve chiama… e Napoli risponde. Si potrebbe descrivere così, con questo slogan coniato dal grande Luigi Necco, la giornata dell’ennesima doppia vittoria di Juventus e Napoli. In scioltezza il match dei bianconeri, non senza qualche ambasce quello giocato dal Napoli. Eppure gli azzurri partenopei hanno dominato sul piano del gioco quelli toscani ma hanno dovuto subire l’immeritato quanto fortunoso vantaggio degli avversari. Non c’è problema, però, se Insigne è in gran giornata e serve prima al Pipita Higuaìn, 22 gol in 22 partite, l’assist per il pareggio e poi realizza in prima persona quello del vantaggio, su punizione. La ripresa è nel segno di Callejon: provoca un autogol, quello di Camporese, e segna le due reti che chiudono il conto sul 5 a 1. Partita al top di un po’tutti i calciatori del Napoli con Insigne e Callejon, quest’ultimo anche per il solito, preziosissimo, lavoro tattico, su tutti.
L’INVIATO AZZURRO
NAPOLI
Eppure l’Empoli non era esattamente una squadretta. Mercoledì, contro la Lazio, mancheranno, per squalifica, due elementi fondamentali come Allan ed Hysaji. Probabile l’impiego, al posto loro, di David Lopez e Maggio. La sfida a Roma sarà l’ostacolo più duro, anche considerate queste assenze, prima della supersfida del 13 febbraio. “Credo- ha dichiarato il tecnico partenopeo, Maurizio Sarri, in conferenza stampa- che abbiamo disputato un grande inizio di partita, siamo andati sotto su tiro deviato, non era semplice reagire: l’Empoli era reduce da sette trasferte e ne aveva vinte quattro. Siamo stati bravi a cercare di rimediare e ancor di più a non concedere niente agli avversari. Credo che la nostra sia stata una buona partita, i ragazzi hanno avuto l’approccio giusto, avevano considerazione dell’avversario e sono andati in campo con la giusta determinazione. Sbagliare partita contro l’Empoli sarebbe stato pericolosissimo. In certi momenti abbiamo visto la qualità della squadra toscana, sono usciti dalla nostra pressione a volte, come poche squadre hanno fatto contro noi. Dopo il 3-1 l’hanno mollata ma fino al 3-1 io ho visto un buonissimo avversario” Poi, sulle condizioni del Pipita, dopo uno scontro di gioco, ha aggiunto: “Higuain ha preso un colpo, ha dolore, spero sia recuperabile per mercoledì a Roma con la Lazio ma non ho ancora riscontri. Hamsik? Da un paio di mesi dico che sta diventando un calciatore completo, è una sensazione che avevo da diverso tempo. Sta diventando estremamente completo, un centrocampista box to box per dirla all’inglese, partecipa in difesa, in attacco, ha tempi di inserimento. Lui è un centrocampista di livello mondiale”- ha concluso Sarri.
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Un derby tutto rossonero La rasoiata di Mariano Messinese
confronti del calcio. Intanto alla vigilia del match contro la Lazio, Colantuono aveva assicurato:”Il momento negativo passerà. Ne usciremo. Abbiamo uno spogliatoio unito”. Infatti a un certo punto Thereau e Badu se le stavano dando di santa ragione. Dal labiale si evince che il francese gli abbia detto:”Ueee, mollami faccetta nera”. Il ghanese ha risposto:”Taci, thereauN di mer..”. Insomma, come dice Luciano De Crescenzo:” Si è sempre meridionali di qualcuno”. Fronte mercato. Polemiche roventi per l’operato della dirigenza della Fiorentina. I rinforzi in difesa promessi non si vedono ancora. Anche Paulo Sousa è nervoso per questa situazione. Pensate che è entrato in campo per stoppare un pallone sulla linea del fallo laterale ed è stato espulso. Andrea Della Valle dopo aver assistito all’episodio ha detto a Pradè:”Non male quel terzino. Che eleganza. Che stop di suola. Prendiamolo. Come si chiama?” Il signor Doppia G ha nostalgia dell’Italia. Gli è venuta la saudade. Sta pensando di tornare nel Bel Paese. Ha anche spedito un po’ di curriculum agli enti pubblici. Il giorno dopo lo ha contattato il ministero della pubblica amministrazione. Il direttore delle risorse umane gli ha detto:” Sto sfogliando il suo cv. Dunque, leggo: assenteismo, fancazzismo, ritardi immotivati, appropriazione indebita di materiale di ufficio, abigeato! Perfetto, lei è il nostro candidato ideale. La aspettiamo domani per la firma sul contratto.” Rastelli torna al Partenio e si prende i tre punti. Michelone Pisani ha provato a ostentare indifferenza mentre il tecnico del Cagliari gli sfilava davanti in mixed zone. Rastelli l’ha riconosciuto e gli ha detto:” Pisaniiiiii, mi fai uno SBAFFO! Pisani gli si è avvicinato e gli ha sussurrato qualcosa nell’orecchio. Rastelli è scappato di corsa toccandosi le parti intime. Qualche ora dopo ho chiesto a Michelone cosa gli avesse detto. Lui mi ha risposto:”Ma niente. Lo sai che lo stimo. Gli ho augurato di allenare in serie A per 30 campionati di fila. Con altrettante retrocessioni, però!” Vabbè, ormai lo sapete: le previsioni di Micheloni Pisani sono più pungenti della magia voodoo.
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La rasoiata di Mariano Messinese
Un testa a testa emozionante. La grande fuga. Napoli e Juve prendono il largo. I bianconeri calano il poker. La squadra di Sarri risponde con il pokerissimo, mentre il tecnico partenopeo chiude l’incidente con Mancini:” Sono contento per la vittoria. La festeggerò andando al family Gay con Mancini”. Ma Sarri ne ha anche per la carta stampata: “Piantatela di dire che siamo da scudetto. Il fatto che abbiamo il capocannoniere del torneo non dà la garanzia di conquistare il Tricolore”. Aurelione De Laurentiis ha colto la palla al balzo per vendere il Pipita. Contatti già avviati con Rolandinho Bianchi e Tommasino Rocchi per il dopo Higuain. Ma che bel derby. Sky c’ha provato in tutti i modi per inchiodarci davanti allo schermo. Millemila telecamere, approfondimenti, highlights delle vecchie partite, Boban, Adani, Costacurta e Bergomi che definiscono la stracittadina con aggettivi altisonanti. Poi accendi la tv e scopri che i capitani sono Juan Jesus e Montolivo. Geniale. In pratica è come comprare l’ultimo iPhone e scoprire una volta a casa che in realtà è una patacca cinese. Comunque alla fine ha vinto il Milan 3-0. Per la cronaca. Per il resto la domenica è scivolata via tra tanti sbadigli e altrettanti 0-0. Ragazzi, fatelo un gol, eh. Non ci offendiamo. Comunque la partita più spettacolare è stata al Dall’Ara: vittoria del Bologna e scroscianti applausi per Ranocchia e Alvarez per il debutto dal 1′ con la maglia blucerchiata. Ovviamente gli applausi sono dei tifosi rossoblù, eh! Che avete capito? Il primo regala il gol del 20. Il secondo il rigore del definitivo 3-2. Nel post gara alcuni giornalisti hanno chiesto a Donadoni:”Cosa ha la sua squadra in più rispetto a quella di Delio Rossi?” Il tecnico del Bologna senza peli sulla lingua:” Delio Rossi non ha mai giocato contro Ranocchia e Alvarez”. Date una medaglia al guardialinee che ha annullato il gol a Kuzmanovic. E’ stato un atto di profondo amore nei
Il turno con il Frosinone all’Olimpico non poteva mica rappresentare la partita della svolta. Vincere era il minimo sindacale. Meglio prendere tre punti anziché uno, però. Ma c’è voluto l’intervento, la collaborazione, la supervisione di un giovanotto di quarant ’anni: Francesco Totti. Suo l’assist a Pjanic, l’indolente, per il definitivo 3 a 1, suoi un altro paio di passaggi illuminanti. E, come al solito, ha preso tanti calci dai difensori avversari. Sostituirlo sarà un problema enorme. Mister Spalletti, intanto, fa i conti con gli uomini che ha a disposizione. Il mercato di gennaio ha visto sbarcare a Trigoria Zukanovic e il “Faraone” El Shaarawy. Entrambi sono stati subito gettati nella mischia. Il terzino ex Sampdoria si è fatto notare per un discreto sinistro in fase di appoggio e di spinta, ma la sua tenuta difensiva va misurata quando si troverà ad affrontare squadre di altro spessore. Per quanto riguarda l’attaccante con la cresta, non si possono discutere le doti tecniche e di corsa. Il problema è la tenuta fisica. Non è mai esploso a causa di infortuni che ne hanno pregiudicato la continuità. Bellissimo il gol di tacco comunque. La speranza è che possa essere il preludio a un finale di stagione in crescendo e con qualche gol, per portare la Roma al terzo posto e convincere la società a riscattarlo
Il romanista
ANGELO BOSIO
Il Romanista furioso:piano, era solo il Frosinone
Roma
dal prestito. Nainggolan continua a fare il trequartista, e ha ritrovato pure il gol. Chissà che non abbia ragione il buon Luciano a schierarlo in quella posizione. Parentesi Dzeko: manco contro una squadra di bassa classifica, nettamente inferiore, riesce a sbloccarsi. Mezza occasione che gli capita la spreca. Non usa né i piedi, né il fisico. Imbarazzante. Pacco da restituire al mittente. E veniamo al gioco. La pecca più grande della precedente gestione era la lentezza del giro palla e delle chiusure preventive. A tratti, la Roma è sembrata già muoversi diversamente, ma ci vuole più personalità e soprattutto qualità negli ultimi trenta metri. Alcuni uomini devono trovare maggiore coinvolgimento nella manovra. Contro il Frosinone, si è visto ancora poco Salah. Forse non si è ancora ripreso dall’infortunio, ma è un peccato vederlo relegato al ruolo di gregario. La Roma ha bisogno delle sue accelerazioni. A Sassuolo saranno ca…amari. E ci sarà il primo vero test, contro una squadra che fa parecchi punti in casa e gioca un buon calcio.
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Il Bosio parlante: Napoli, la manita è servita
LUCA BOSIO
Il Napoli sta diventando noioso: gioca bene, segna tanti gol, vince. La vittima di turno è l’Empoli di Gianpaolo, ex squadra di Maurizio Sarri. L’impianto di gioco dei toscani, infatti, è rimasto lo stesso. Palla a terra, verticalizzazioni, e centrocampisti dai piedi buoni. Come Paredes, per esempio. Suo il momentaneo vantaggio su punizione dalla lunga distanza, propiziato da una deviazione involontaria di Callejòn. Ma è stato solo un attimo, un batter d’ali di farfalla. Gli azzurri salgono in cattedra e confezionano pareggio e vantaggio in pochi minuti. L’uno a uno porta la firma, stavolta di testa, di Gonzalo Higuaìn, servito da un preciso cross di Insigne. Il centravanti argentino è stato lasciato colpevolmente solo dalla coppia Camporese-Tonelli. Il sorpasso è tutto
Il Bosio parlante
NAPOLI
merito del folletto di Frattamaggiore: disegna all’angolino una punizione dal limite e spegne le speranze avversarie. L’Empoli sparisce dal campo e non si rende mai pericoloso. IL colpo del k.o. lo mette a segno, nella sua porta, ancora Camporese. La ripresa è appena iniziata ma la partita è praticamente finita. I partenopei iniziano a divertirsi e a fare accademia. Sarri decide di concedere un po’ di riposo alla premiata ditta d’attacco del Napoli, inserendo sia Gabbiadini che Mertens. Il primo non si fa notare, ma il secondo è ispirato. Con due azioni in fotocopia, serve due assist per Callejòn, i cui tagli in area di rigore sono più puntuali del segnale orario. Lo spagnolo, con la collaborazione ancora della difesa empolese e poi del portiere, mette a segno la sua prima doppietta in campionato. Cinque a uno, senza dimenticare un altro paio di occasioni per Higuaìn. Il rendimento del gruppo è altissimo. Sette in pagelle per tutti. Ma non c’è tempo per riposare o per gioire. Mercoledì si torna in campo. Il Napoli è di scena all’Olimpico, contro una Lazio diversa da quella annientata con un perentorio cinque a zero casalingo. Inoltre, sia Allan che Hysaj rimediano due cartellini gialli contro l’Empoli. Diffidati, salteranno il match infrasettimanale. La Juve intanto non si ferma. Distrugge il Chievo e tiene il fiato sul collo alla compagine di Sarri. Per gli appassionati di calcio, questo è sicuramente il campionato più bello da quattro anni a questa parte. Ci sono due squadre che creano calcio e hanno un tasso tecnico molto alto. Higuaìn è il giocatore più forte della serie A, ma Dybala gli corre dietro. Sarà una sfida all’ultimo punto. Come sempre, veleni e polemiche a parte, l’unico giudice naturale è il terreno di gioco.
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Altro giro, altra corsa. Questa volta ci siamo superati. Provare per credere. Non ci eravamo mai spinti cosi' lontano, davvero un bel colpaccio. La macchina del tempo fa un bel passo indietro e ferma il tuo 'cronografo' al ventinove Giugno del millenovecentoquarantanove. Una pagina amara per il calcio avellinese, un furto perpetrato ai danni di una citta' e di una tifoseria. Tutti sapete come ando' a finire ma noi vogliamo ripercorrere, in maniera esaustiva, quella giornata e quanto ne scaturi'. Lo facciamo con un testimone oculare, una persona che era presente in campo, anzi un calciatore che partecipo', fattivamente, al trionfo calcistico con l'assist per Camillo Fabbri l'autore della rete che permise all'Avellino, sul campo, di battere il Catania. Si, in effetti, l'Avellino la promozione in cadetteria la conquisto' molto prima dei magnifici ragazzi del settantadue ma una questione legata a degli illeciti sportivi ne nego' la ratificazione. A raccontarci tutto e' Franco Tanelli, nato a Lodi il nove Febbraio millenovecentoventicinque, novantunanni portati benissimo. Ha giocato nel Milan, Avellino e Livorno dove ritrova il suo trainer Ricciardi. Mister dieci milioni ha una memoria di ferro, ricorda tutto con una dovizia impressionante. "Vi siete dimenticati di me mentre io porto sempre Avellino nel mio cuore". L'esordio promette bene. A Tanelli gli chiediamo di iniziare dalla fine, ovvero dalla finale dell'Arena di Milano. "Vincemmo meritatamente grazie ad un mio assist. Il Catania non ne aveva piu', erano sulle gambe. Al quarantatreesimo del secondo tempo presi palla e inizia a correre, nessuno degli avversari mi veniva appresso. Vidi Fabbri da solo in area e lo servii senza pensarci su due volte. Camillo non si fece pregare e riusci' a battere il
portiere rossoblu'". Poi cosa successe ? "Tutte falsita'. Ci accusarono di aver comprato delle partite. Non fu cosi anche perche' noi le gare le vincevamo sul campo e del resto per essere chiari contro il Catania vincemmo tre volte. Al Piazza d'Armi, secondo la ricostruzione del giornalista Carosio (siciliano di Palermo) si tratto' di un pareggio per uno ad uno, in Sicilia e lo spareggio a Milano, eravamo piu' forti e lo dimostrammo ampiamente ma a quanto pare non basto' visto che quelle accuse infamanti presero piede ed alla fine, immeritatamente, ci fecero scivolare al diciottesimo posto." quanti tifosi avellinesi vennero a Milano per lo spareggio ? "Una marea. Non potevi contarli. Ricordo come fosse allora, un caldo insopportabile ma i tifosi furono eccezionali. Affollavarono le gradinate e ci sostennero per tutto il tempo. Roba da brividi". Quanti anni ha giocato ad Avellino e come giunse in Irpinia ? "Ad Avellino ho giocato per tre stagioni, ottanta presenze e circa sessanta reti. Ero un centravanti ma Antonio Vojak nel millenovecentoquarantasei, l'allora allenatore dell'Avellino, mi cambio' ruolo e si invento' il finto centravanti ovvero giocavo con il numero nove ma mi posizio' a centrocampo.
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Gli ex del calcio
Michele Pisani
Franco Tanelli
Gli ex del calcio
ricorda il campo sul quale giocavate ? "Come potrei dimenticarlo, era il Piazza D'armi, stava vicino al penitenziario di Avellino, un campo in terra battuta altro che erba sintetica di adesso. Pensa che sono legato molto a questa citta', lo sai che io e Grimaldi creammo la Scandone ?". No ma puo' raccontarcelo lei. "Eravamo molto legati al basket. Un giorno decidemmo di creare una squadra, la chiamammo Scandone e prendemmo i ragazzi del Liceo Colletta". Tornando alla gara e guardando con attenzione il filmato con il commento di Nicolò Carosio (leggermente di parte e' dir poco) si capisce anche perche' e' stato facile avere la meglio sull'Avellino e non sul campo ma a forza di carte bollate. Davide che batte Golia ma non abbastanza forte da avere successo anche nella sfida che fu affidata alla giustizia sportiva con un Catania 'leggermente' favorito e' dir poco. E' passato tanto tempo, anche troppo ma la delusione resta uguale per quei magnifici ragazzi che almeno sul campo, quello che conta, ebbero la meglio sul Catania allenato dall'ungherese József Bánás. Siamo a fine intervista e Franco Tanelli ci chiede di Taccone, della squadra e della possibilita' di vincere il campionato, poi si congeca con un caloroso arrivederci. "Caro Michele vorrei tanto tornare ad Avellino, mi farebbe piacere rivedere la citta' e magari qualche amico. Sono passati tanti anni ma serbo sempre un ricordo stupendo della citta' e dei tifosi". Che bello, dopo tanti anni un amore che non conosce il tempo. Un uomo, un calciatore con sani principi non come qualcuno che dopo aver indossato la maglia biancoverde dopo nemmeno qualche giorno si dimentica di Avellino e degli avellinesi. Altro giro, altra corsa. Siamo soddisfatti e capirete il perche'. Siamo riusciti a dar voce ad un calciatore dell'Avellino del dopo guerra. Chiamatelo anche scoop. Caro DiRettore adesso non hai piu' scampo, devi sganciare l'obolo senno' il prossimo amarcord te lo fai da solo. Consentiteci di salutare un amico prezioso, il grande Giancarlo Schilliro' che oramai fa parte della famiglia di Ultra' Avellino. Grazie, lui sa bene il perche'.
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Gli ex del calcio
Ci arrivai perche' facevo il militare, ero del Milan, quell'anno mi proposero di giocare ad Avellino per una sola stagione ma poi per un errore da parte del segretario rossonero mi ritrovai di proprieta' della compagine irpina e ci restai sino al trasferimento a Livorno. L'Avellino mi vendette per dieci milioni e a quell'epoca era davvero una bella cifra". Ho notato che lei non dice biancoverdi, come mai ? "Perche' allora non era cosi'. La nostra maglia era di colore rosso con i bordi neri, poi passammo ad una casacca a quadroni bianco e blu e solo dopo a quella attuale". Come si arrivo' alla fatidica trasformazione ? "Fu tutto merito di Fausto Grimaldi un noto giornalista di quell'epoca. Era la vigilia del derby contro il Benevento. Gia' a quell'epoca era una gara particolare. C'era sempre un bel numero di poliziotti e carabinieri. Gli stregoni avevano una maglia tutta gialla per via del liquore Strega e a Grimaldi venne in mente di contrapporci ai beneventani con una maglia verde, il colore di un prodotto dei frati irpini. Cosi ci ritrovammo a giocare con una casacca verde a bordi bianchi". Quante squadre c'erano in un girone ? "Diciotto e trentaquattro gare tra andata e ritorno. Nel primo anno, quello di Vojak per capirci feci circa trenta reti. Non male non trovi ?" Cosa pensa del calcio attuale ? "Che debbo pensare. Oggi dicono che scoprono tutto loro ma noi abbiamo avuto il merito di migliorare il calcio solo che allora non c'era la televisione". Chi era l'allenatore della promozione ? "Un irpino, giocava praticamente in casa. Il nostro mister era Alfonso Ricciardi, gia' ex calciatore dell'Avellino." si ricorda qualche aneddoto curioso ? "Certo. Nell'Avellino giocavo io che sono di Todi a Catania due miei concittadini e vale a dire Bruno Zucchelli un difensore e Ottorino Bossi un centrocampista. A Lodi loro frequentavano un bar ed io un altro. Si chiamavano bar Lodi e bar Savini. Per la finale i due ritrovi si divisero ulteriormente, facendo tifo uno per l'Avellino e l'altro per il Catania. Fecere anche delle scommesse con cifre di soldi che per allora erano davvero molti. Insomma e per farla breve dopo quella finale non ci siamo piu' salutati". Si
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MARIANO MESSINESE
Eric Tinkler: il raffinato erede di Bisoli
Ci sono paragoni che te li porti dietro per tutta la vita. Non si scrostano via, proprio come la sabbia più ostinata. Per esempio quello all’ultimo banco a scuola sarà sempre il ciccione casinaro. Anche se nella vita diventerà una persona seriosa e perderà 40 kg. Più o meno la stessa cosa è accaduta a Erik Tinkler. Ancora oggi i tifosi del Cagliari lo ricordano come il “Bisoli raffinato” e non come il primo sudafricano a vestire la maglia rossoblu. Ma che significa Bisoli raffinato? Significa che il capitano della nazionale sudafricana era, sì, uno che menava come un fabbro, ma era anche un gran tiratore da fuori e specialista sui calci piazzati. O almeno così sperava Gregorio Perez, il suo tecnico durante l’avventura in rossoblu. Tinkler sbarcò in Sardegna nell’estate del ’96, insieme a Fish e Masinga. Ma mentre questi ultimi erano parvenu nel calcio europeo, il mediano del Cagliari vantava invece diverse stagioni in Portogallo, al Vitoria Setubal. Non proprio una big, ma comunque più nota degli Orlando Pirates di Fish. Perez gli affida le chiavi del centrocampo e lo schiera sempre titolare nelle prime giornate di campionato. Sarà un caso, ma il Cagliari dopo 6 partite ha raccolto appena 4 punti, frutto di una vittoria, un pareggio e quattro sconfitte. Tanto basta a Cellino per dare il benservito al tecnico uruguaiano e ingaggiare l’italianissimo Carlo Mazzone.Il ‘sor Carletto” intuisce subito che la situa-
zione è disperata e che per evitare il tracollo sia necessaria una rivoluzione. Mazzone mette quindi al bando, anzi in panchina, la campagna acquisti esotica di Cellino per puntare tutto sugli indigeni. L’epurazione colpisce anche Tinkler. Da lì in poi, il sudafricano vede il campo solo per pochi spezzoni di gara. Inutile aggiungere che il rapporto con l’allenatore si è guastato. Anzi, non è mai nato. Ma la guerra fredda, nonostante il clima mite della Sardegna, si trasforma in scontro aperto dopo qualche mese. Il Cagliari boccheggia in fondo alla classifica. E’ il momento di stare tutti uniti per difendere con le unghie una Serie A che sta sfuggendo di mano. Invece Tinkler chiede il permesso di andare a Lisbona per giocare un’amichevole di lusso tra star dell’Europa e dell’Africa. Mazzone, o chi per lui, gli nega il permesso. E lui per tutta risposta abbandona l’allenamento infuriato. Insomma, non proprio l’atteggiamento giusto per riconquistare un posto nell’11 titolare.
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Spazio granata
SALERNITANA 4 Febbraio 1976
Auguri sinceri ad un amico di sempre. Raffaele Cioffi, il nostro Filuccio, compie quarant’anni. Auguri di vero cuore da tutta la redazione di www.footballweb.it, un abbraccio ad uno dei fondatori del gruppo che con la sua esperienza ci aiuta a migliorarci giorno dopo giorno. Se non ci fossi bisognerebbe inventarti. Ancora grazie di far parte di questa ‘accolita’ di inguaribili sognatori, tu che, come noi, hai una grande passione per il calcio.
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Bene Paghera e Mokulu. Disastro Sbaffo Migliorini esordio ok
Si ferma a sette risultati utili la serie positiva dell’Avellino, battuto al Partenio dal Cagliari di Massimo Rastelli nell’anticipo della terza giornata di ritorno del campionato di serie B. Era anche iniziata bene la gara per gli irpini ,che scampato il pericolo sulla prima incursione ospite innescata da un controllo maldestro di uno Sbaffo in giornata no,grazie all’ottava marcatura del gigante Mokulu riuscivano a sbloccare subito il risultato concretizzando così quel pressing alto che aveva sorpreso non poco la squadra avversaria. Peccato però, che la catenaria destra dello scacchiere biancoverde imbarcasse acqua ad ogni affondo degli ospiti che impiegavano poco a riequilibrare le sorti della gara grazie alla marcatura di Munari bravo a concretizzare l’ennesima sortita offensiva di un Joao Pedro che ha fatto letteralmente ammattire Davide Biraschi. Se a questo aggiungiamo l’espulsione ingenua subita da Sbaffo al 26°del primo tempo ci rendiamo conto che più di questo contro una squadra che probabilmente in serie A navigherebbe in acque tranquille ai lupi non si poteva chiedere . Ci aspettavamo molto di più in conclusione dalla corazzata sarda ,che nonostante il parco calciatori di tutto rispetto ci sembra molto indietro rispetto alle dirette concorrenti per la promozione diretta Pescara e Crotone ,che grazie ad un gioco concreto e propositivo hanno annullato il gap tecnico con la squadra di Massimo Rastelli.
L’angolo del Lupo
ITALO BORRIELLO
Avellino
Spesso non solo perde l’uomo di riferimento, ma tarda anche ad alzarsi nel momento in cui la linea difensiva sale per mettere gli avversari in fuorigioco Pucino 5.5: stava giocando una gara tutto sommato sufficiente però il grossolano errore che ha propiziato il gol del vantaggio ospite è stato molto grave Jidayi 6: l’inferiorità numerica consente al Cagliari di attaccare con molti uomini, e questo lo manda in confusione. Spesso davanti alla nostra difensiva si formava un vero assembramento causato dalle due linee mediane che si affrontavano senza esclusione di colpi. Meglio nella ripresa quando con la difesa a tre Tesser riusciva a riequilibrare l’assetto difensivo Chiosa 6: ancora una buona gare dell’ex Torino ,che conferma il suo buon momento di forma Sbaffo 4: gara da dimenticare per l’ex lariano riesce a subire due ammonizioni in appena cinque minuti. Paghera 6.5: è il mediano che mancava. Straordinario in tutte le fasi di gioco riesce a garantire un grande equilibrio. Peccato per l’ammonizione che lo costringerà a saltare la prossima gara Gavazzi 6: i suoi dirimpettai lo raddoppiavano spesso impedendo così le sue incursioni ,bene in fase di non possesso. Bastien 6 : è un vero funambolo, corre come un dannato e non si risparmia mai. Peccato per il gol mancato, però è piaciuta la sua determinazione nel buttarsi su quel pallone schizzato da Castaldo. Castaldo 6: da solo in avanti fa quello che può. Subisce una miriade di falli ma per l’arbitro forse indossa la maglia sbagliata, visto che non lo tutela per niente. Pagelle: Mokulu 6.5: non abbiamo nulla da dire su questo calciatore. Quando tutti lo criticavano, noi Frattali 6: non a colpe sui gol subiti. Mantiene dicevamo che era un grande. Figuratevi ora. in vita le speranze dei lupi grazie a un paio di in- Insigne 5: il suo ingresso questa volta non incide terventi nel finale di gara Migliorini 6.5: ottimo esordio per l’ex stabiese. Biraschi 5.5: l’assenza di D’Angelo lo condanna È piaciuta la sua disinvoltura nel comandare una ad andare spesso in balia della catenaria sinistra retroguardia per lui nuova. Ottime anche le sue dei rossoblu. Detto questo e premesso che co- conoscenze tattiche ,da non sottovalutare per munque gioca in un ruolo non suo ,ultimamente un calciatore nuovo e proveniente da una catelo vediamo un po’ distratto in alcune fasi dgioco. goria inferiore
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RAFFAELE CIOFFI
Al momento, tutto va in direzione che il Bus non arriverà. Anzi chissà se arriverà un bus di quello vero che possa portare via un allenatore in confusione ed un direttore sportivo senza reali poteri e senza idee. Che al momento sono i principali protagonisti di questo scempio. Ma dare le colpe solo a loro, sarebbe ingeneroso. Se negli ultimi minuti di mercato non cambia qualcosa, a loro si unirà la proprietà, che ha promesso, promesso e ripromesso ciò che non è arrivato al Momento a Salerno. Mentre la gente ha promesso i 10.000. Che non sono abbonati vero. Ma sono 10.000 presenze quasi fosse all'Arechi e tutte paganti. Nella sfida di La Spezia, il gol di Sciaudone è la fotografia del momento vissuto dalla Salernitana. Quando prevale l’improvvisazione e quando la società vuole gestire tutto da Roma senza vivere da vicino le dinamiche di uno spogliatoio mai unito e che non ha mai mostrato mordente e attaccamento alla maglia i risultati non possono essere che questi. Del resto, agli orrori del mercato estivo commessi da Lotito, Mezzaroma e dalla dirigenza, si aggiunge la volontà di non esonerare un allenatore, come già affermato prima; in palese confusione da ottobre, incapace di valorizzare i giocatori a propria disposizione e che non ha saputo dare un’identità ad una squadra troppo brutta per essere vera e che non merita l’affetto della sua tifoseria. Se avere Menichini a busta paga significa non avere il potenziale economico per prendere un terzo tecnico lo si dica chiaramente, almeno non ci faremo illusioni: la Salernitana è allenata male da un tecnico che meriterebbe da tempo di tornare a casa e senza puerili attenuanti affidate esclusivamente al sito ufficiale e senza contraddittorio alcuno. Prima gli arbitri, poi gli infortuni (la colpa sarà pur di qualcuno), infine il mercato: ad ora la classifica piange, la Salernitana rischia di retrocedere e Lotito e Mezzaroma non hanno fatto nulla per rinforzarla in inverno. Sono arrivati otto giocatori? Tra questi
Spazio granata
Scempio Granata SALERNITANA
Ceccarelli fermo da un anno, Zito che sta palesando difficoltà fisiche, Ronaldo lentissimo per quanto tecnicamente dotato, Gatto è una scommessa e il resto sono una nidiata di giovani di belle speranze che andavano presi prima. Dove sono i due colpi promessi da Lotito? Dove è il milione di euro da investire dal momento che la Salernitana ha risparmiato tanti ingaggi pesanti accollandosi solo gli stipendi onerosi di Zito (180mila euro) e in parte di Gatto? Perchè non convocare Trevisan e Pestrin, in emergenza, dal momento che in un anno non si è stati capaci di cederli? L’approssimazione si paga e i granata restano carenti in tutti i reparti. Terracciano alterna buone parate ad errori clamorosi, se Bernardini non indovina la giornata la difesa balla, a sinistra restano problemi (Franco è stato imbarazzante stasera) il centrocampo manca di fosforo e piedi buoni (Moro e Bovo sono rimasti mentalmente in Lega Pro), in avanti non c’è il bomber che serve per fare il salto di categoria. Se poi aggiungiamo l’atteggiamento indolente di Gabionetta il gioco è servito: i tifosi meritano di più, ma questa società non si è dimostrata da serie B. Almeno fin ora.
Casertana – Lecce: cronaca di una farsa
Vincenzo di Siena
Quello che state per leggere, cari lettori, non sarà il solito articolo. Perché quella che stasera si è consumata al “Pinto” di Caserta è stata una farsa, di pessimo gusto in aggiunta. Una partita tra due squadre di vertice, tirata, combattuta, che ad un certo punto si trasforma nella partita Scapoli – Ammogliati delle comiche di Fantozzi. Siamo al quarto d’ora della ripresa, il Lecce ha appena pareggiato con Surraco, quando all’improvviso il guardalinee, il signor Meozzi di Empoli si accascia al suolo: problemi al polpaccio per lui. Che si fa? Dieci minuti di imbarazzo totale, la Lega Pro (da ora Lega “Pro”) non prevede la presenza del quarto uomo.”Quindi che si fa?” si domandano i presenti. Semplice. Soluzione all’italiana. Fuori anche l’altro guardalinee e in campo guardalinee “di parte”. Manco se stessimo giocando in Terza Categoria. Ovvio, la partita perde di intensità con i giocatori di entrambi gli schieramenti che perdono quella vis agonistica necessaria per affrontare una partita così importante. D’altronde come dar loro torto? Chi avrebbe deciso su fuorigioco, calci d’angolo etc.? La posta in palio era altissima. E per fortuna che il fattaccio è successo sull’1 a 1. Fosse accaduto con una delle due squadre in vantaggio, cosa sarebbe capitato? Come minimo al primo errore si sarebbe scatenato l’inferno. Come commentare poi, una partita così importante, visto anche il pareggio pomeridiano per 1 a 1 tra Foggia e Benevento, che viene falsata da una buffonata del genere? E Gravina ancora parla di 60 squadre, quando non ci sono nemmeno fondi per assicurare la presenza del quarto ufficiale. Partita falsata? Ma certo! Come altro la si potrebbe definire? Ennesima occasione sprecata per la Casertana che, ancora una volta, non riesce ad approfittare del passo falso della diretta concorrente. Parlare di calcio è complicato, perché quando all’ilarità iniziale, comincia a subentrare la consapevolezza della precarietà di quello a cui si assiste, allora ci si rende conto di come sia difficile conti-
Falchetti di terra di lavoro
Casertana
nuare a credere in un “sistema” che ogni volta non perde occasione di dare il peggio di se. Ma almeno la cronaca dei gol ve la dobbiamo: passa in vantaggio la Casertana al quarto d’ora quando Jefferson, raccolto un lungo lancio dalle retrovie, semina la difesa avversaria mettendo in mezzo dove De Angelis, bravo a smarcarsi, non deve fare altro che spingerla nel sacco. Dopo un’ora, da palla persa a centrocampo da Marano, su proseguimento dell’azione, Moscardelli difende bene il pallone servendolo a Surraco che tira a botta sicura insaccando il gol del pareggio. Palla al centro e… Guardalinee accasciato. La partita finisce li. Insieme alla serietà di un campionato che, già prima ne aveva poca, si ritrova ad avere una credibilità che rasenta il ridicolo. Le due squadre non si fanno più del male, con grande sospiro di sollievo, ne siamo sicuri, anche da parte dell’arbitro. E dire che i sentori della serata strana si erano avuti già prima dell’inizio della partita. Si arriva in tribuna e si trova, in uno spicchio, venti allegri tifosi leccesi. Ma il prefetto e il famigerato “Osservatorio” non avevano vietato la trasferta? E questi? Da dove escono? Non dall’uovo di Pasqua evidentemente. Che si fa? Ma ovvio! Sempre all’italiana: sfilata d’onore dei venti tifosi giallorossi scortati da cinquanta poliziotti che si affannano affinché gli allegri salentini non corrano ad abbracciare i loro beniamini, che ignari svolgevano il loro riscaldamento, e non venissero a contatto con la tifoseria avversaria. Fino ad arrivare al settore ospiti che da chiuso che doveva essere viene aperto come le acque del Nilo al passaggio di Mosè. Meglio così: il calcio senza tifosi non ha senso. Così come non hanno senso la tessera del tifoso e i divieti di assistere alle partite! Cos’altro aggiungere? Fate un po’ voi! Al triplice fischio dopo un quarto d’ora di recupero l’unico pensiero era la volontà di lasciare al più presto questa categoria. Perché a livello istituzionale non si ha nessuna volontà di riforma, nessuna volontà di prendere atto dello stato di cose, di guardare in faccia alla realtà. Mancano quattordici partite e la Casertana è sempre in testa.
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Il Nola perde la testa: 4 sberle dal Cicciano NOLA
VALERIO LAURI
Si vince e si perde. E’ il fantastico gioco del calcio, che regala emozioni contrastanti. Ciò che fa la differenza è dare il massimo in campo, talvolta anche nelle sconfitte. Il Nola, quest’oggi, non ha regalato ai soliti encomiabili tifosi una prestazione degna del blasone. Il prezzo da pagare è stato pesante, ma tutto sommato “meritato”. Il Cicciano esce dallo ‘Sporting’ coi 3 punti, dopo aver infilato per 4 volte Avino. Galluccio avrà il suo bel carico di lavoro nelle prossime settimane, perchè, nei minuti finali, non bastasse la sconfitta, sono arrivate anche le espulsioni di Luca Borrelli e Sansone. Doppia ammonizione per il primo, nervoso e poco incisivo in attacco. Espulsione diretta, invece, per il secondo, per qualche parola di troppo rivolta all’arbitro. Quello che è certo è che il Cicciano ci ha messo grinta, sacrificio e malizia. Per la malizia ci ha pensato Sasà Montaperto: l’esperto attaccante ha regalato gomitate per tutta la gara, riuscendo a ricevere una sola ammonizione dall’arbitro. LA CRONACA – Pronti via e si avverte subito la sensazione che il Nola parta intimorito dai biancorossi. Dopo 10 minuti interlocutori, il Cicciano passa in vantaggio. Punizione dalla sinistra a cercare la torre di Scafaro, palla che arriva a Colesanti che batte Avino. Il Nola prova a reagire, ma lo fa con la forza dei nervi e non riesce a scalfire le maglie del Cicciano. Al 22′ ci prova Alfieri da fuori su invito di Ventre, ma la mira è alta. Poche emozioni regalate agli spettatori nella prima mezz’ora, il Cicciano inaridisce le fonti di gioco del Nola con un buon pressing sul play Sansone. Al 32′ i padroni di casa ci provano ancora da fuori con una punizione di Russo, che manca il bersaglio per questione di centimetri. Passa solo un minuto e il Cicciano raddoppia. Su un campanile da dietro, Montaperto sposta Salvatore Borrelli ed apre, di fatto, una prateria a Pastore, che non può fare altro che trafiggere imparabilmente Avino. L’esperto attaccante nolano classe ’81 del Cicciano regala un dispiacere ai suoi concittadini, che aveva salutato calorosamente nel pre-gara. Il Nola reagisce e dopo tre minuti accorcia le distanze: su una verticalizzazione di Maturo, Russo taglia dietro la difesa e batte Celentano. I bianconeri provano a cambiare marcia nel finale della prima frazione e sfiorano il pareggio con Ventre che
converge e lascia partire un mancino che esce a fil di palo. La ripresa si apre male per i padroni di casa, perchè, dopo 5 minuti, il Cicciano firma il 3-1. Contropiede fulminante sulla destra, discesa spettacolare di Pastore e assist per Ildebrante ben appostato in area. Il Nola accusa il colpo e dopo pochi minuti rischia il tracollo: dormita difensiva, ma Spera, appena entrato, complice un grande salvataggio di Avino, fallisce il poker, che è solo posticipato. Al 14′ è ancora Cicciano: punizione di Ildebrante dalla destra, Montaperto incorna, ma ancora Avino dice no, con un gran colpo di reni. Il minuto 24 è un minuto importante. Prima, una punizione di Sansone mette in apprensione Celentano che si rifugia in angolo. Poi Borrelli realizza il 3-2 sull’azione da angolo successiva, ma l’arbitro annulla per il fuorigioco (dubbio) dell’ariete bianconero. Un minuto dopo, il Cicciano chiude definitivamente la gara, qualora ce ne fosse bisogno. Ancora un buco nella difesa nolana, la conclusione di Spera sbatte su Avino, ma Colesanti, ben appostato, realizza il tap-in del 14. Anche il minuto 26, a suo modo, è un minuto importante, perchè finalmente l’arbitro, dopo varie gomitate di Montaperto, decide che è il caso di ammonirlo. Al 31′ Simonetti prova a svegliare i nolani con una punizione mancina che fallisce di poco il bersaglio, ma la partita si spegne lentamente. C’è spazio solo per le ultime emozioni negative per i nolani. Dapprima, Luca Borrelli rimedia la seconda ammonizione (la prima era arrivata per proteste in precedenza). Poi, nel finale, l’arbitro D’Errico sanziona con il rosso qualche parola di troppo di Sansone. Non il miglior modo per i nolani per concludere una gara persa. Dopo 4 minuti di recupero, l’arbitro decreta la fine delle ostilità e gli ospiti possono festeggiare. Un brutto tonfo. Il Nola cade per la quarta volta in questo campionato (la seconda in casa), ma questa volta senz’appello. Il Cicciano fa la voce grossa allo Sporting e costringe i nolani, dopo questa sconfitta, a dividere la testa della classifica col Rinascita Vico. Prestazione compatta e arcigna dei biancorossi, che non hanno brillato nel gioco, ma ci hanno messo grande grinta. Grinta che è mancata, invece, ai bianconeri che, adesso, dovranno dimostrare di meritare la fiducia che i tifosi hanno deciso di concedergli ancora una volta, tributandogli a fine gara un caloroso applauso. La sensazione, però, è che sia l’ultima volta. Adesso, non si può più sbagliare.
Numero 49 del 2 Febbraio 2016
REAL VICO
Ancora un nulla di fatto
Termina a reti inviolate la sfida tra Real Vico Equense e Sanità Calcio. La squadra vicana non riesce a scardinare la retroguardia napoletana ed impatta nel primo risultato senza goal di tutta la gestione di mister Tommaso Spano; al Vico, nonostante l’impegno profuso da tutti, è mancato quel pizzico di convinzione nei propri mezzi e nell’assumersi rischi per cercare di ottenere i tre punti. L’arbitro Giuseppe Chierchia ha negato alla squadra ospitante due rigori netti, per due falli di mano in area di rigore, che avrebbero sicuramente cambiato la partita. Il primo tempo è avaro di emozioni; la Sanità dimostra di essere una compagine rognosa, molto aggressiva e che effettua un pressing asfissiante, non permettendo al centrocampo vicano di creare gioco e smistare i palloni giusti per la coppia d’attacco De Simone e Bilgini. Mentre i vicani provano ad essere più propositivi, gli ospiti pungono in contropiede, senza, però, impensierire il portiere Inserra. L’unica vera occasione da gol è quella che spreca De Simone che, a tu per tu con il portiere, tira debole e centrale. La ripresa continua sulla falsa riga dei primi quarantacinque minuti; la Sanità contiene le offensive senza spingersi in avanti e gli azzurro-oro non riescono a trovare lo spazio giusto per lanciare in rete gli attaccanti. Il Real Vico Equense va vicino al gol con un tiro magistrale
da fuori area di Giugliano che esce fuori di poco. L’ingresso di Palumbo non modifica il match, che si conclude con un pareggio a reti bianche che non soddisfa certamente Giuliano Apuzzo e compagni.
REAL VICO EQUENSE: Inserra, Maresca, Giugliano, Ruocco (73’ Palumbo), Raganati, Fiore, Ostieri, Apuzzo, De Simone, Staiano, Bilgini. A disposizione: Schettino, Sorrentino, Dilengite, Paola, Rapicano, Esposito. Allenatore: Spano SANITA’ CALCIO: Esposito Pietro, Calise, Nacci, Massaro, Mango, Barone (70’ Di Pauli), Campese (89’ Fabozzi), Buonfante, Coppola (48’ Di Maio), Avolio, Formato. A disposizione: Milo, Piccolo, Palumbo Pierfrancesco, Palumbo Piercarlo. Allenatore: Cuomo Arbitro: Chierchia di Castellammare di Stabia Angoli: 7-1 Ammoniti: 21’ Giugliano, 47’ Fiore e 64’ Ruocco (R) 4’ Nacci, 62’ Mango, 71’ Massaro, 79’ Buonfante, 86’ Campese e 91’ Di Pauli (S) Espulso: 93’ Formato (S) per doppia ammonizione Recupero: primo tempo 1 minuto, secondo tempo 5 minuti. Spettatori: 50 circa Vincenzo Celentano