Footballweb il Magazine numero 50 del 4 febbraio 2016

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IL SORPASSO NON C’E’ STATO

Salernitana, torna Menichini

Numero 50 del 4 Febbraio 2016

Diretto da Marcello Curzio

Nola, Franco Fabiano al posto di Galluccio


Redazione www.footballweb.it

Footballweb

- settimanale online -

Marcello Curzio Michele Pisani Vincenzo Di Siena Gianni Pagnozzi Vincenzo Celentano Valerio Lauri Stefano Sica Italo Borriello Raffaele Cioffi Mariano Messinese Maurizio Longhi Mauro Savini Luca Bosio Isidoro Niola Gianluca Russo Pasquale Casale Angelo Bosio Mario Fantaccione www.footballweb.it - il calcio in rete - Supplemento web di NF registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Numero 323 del 2 Marzo 1985Direttore Responsabile Marcello Curzio


Il sorpasso

piu’ difficile ovvero a Roma contro la Lazio. E’ successo quello che sapete, gli azzurri hanno vinto, meritatamente, contro la compagine di Pioli, dimostrando, caso mai ce ne fosse ancora il bisogno, che e’ la squadra piu’ forte di questo campionato. Parliamo di un sorpasso che non c’è stato. La Juventus alla sua tredicesima vittoria consecutiva voleva festeggiare l’impresa mettendo la freccia ma a stento e’ riuscita ad avere la meglio sul Genoa, almeno qualcuno non dira’ che i grifoni si sono tolti davanti per favorire le furie bianconere. I ragazzi di Allegri non sono sazi e questo è in effetti un problema per Hihuain e compagni. La sete di vittorie, quattro titoli consecutivi, non si e’ placata ma dovranno fare i conti con una squadra che non teme alcuna rivale. Il tredici di febbraio, in anticipo serale ci sara’ la madre delle sfide. Allo Juventus stadium di fronte le due squadre che lottano per lo scudetto. Le altre al momento stanno a guardare. Non sara’ una partita decisiva ma una cosa è certa al Napoli vanno bene due risultati su tre ed anche una ipotetica sconfitta, toccate ferro se volete, non cambiera’ nulla in quanto siamo appena all’inizio del girone di ritorno e di strada bisognerà farna tanta.

L’EDITORIALE

Il Cinema, ultimamente, lo utiliziamo, anche se impropriamente, per prendere spunto. Lo facciamo da cinefili e soprattutto perchè il grande schermo è un utile quanto infinito serbatio di idee. Il sorpasso è un film di Dino Risi, un capolovaro. Considerato uno degli affreschi cinematografici più rappresentativi dell’Italia del benessere e del miracolo economico di quegli anni. A me assai caro, tema di esame, all’università. Chi conosce la pellicola, non sono in pochi, realizzata nel 1962 sa che parliamo di un storia, di due personaggi con un carattere, diametralmente opposto. L’uno dall’altro. Serio, introverso e con un futuro radioso davanti a se è Jean-Louis Trintignant. Di contro c’è Vittorio Gassman, in pratica un sognatore, un saltimbanco, separato e padre di una figlia a cui non da nemmeno gli alimenti ma soprattutto un fallito. Due modi di vivere con uno che, inevitabilmente, prende il sopravvento sull’altro. Di sorpasso si parlava anche Mercoledi’ o meglio qualcuno se lo asupicava, qualcun altro, lo annunciava. Dopo una feroce rincorsa la Juventus, in casa contro il Genoa, poteva balzare al primo posto in quanto, sulla carta, al Napoli toccava un impegno


MAURIZIO LONGHI

Napoli e Juve su tutti, turno infrasettimanale favorevole alle big

È sempre più Napoli-Juve. I partenopei, sbancando l'Olimpico biancoceleste, hanno ottenuto la settima vittoria consecutiva, è salito invece a dodici il numero dei successi di fila di Madama, che ha piegato di misura il Genoa. La squadra di mister Sarri era impegnata in una trasferta delicatissima in casa della Lazio che, seppur con tante assenze, è comunque temibile nella propria tana. Eppure, gli azzurri hanno fornito una prova di grande carattere e autorevolezza ipotecando i tre punti già nel primo tempo in virtù delle reti di Higuain e Callejon. Il Pipita ormai è sempre più il bomber principe del campionato, si fa fatica a trovare un aggettivo per chi realizza ventitre reti su altrettante partite, una media gol che parla da sola. Lo spagnolo, invece, sembra aver ritrovato la lucidità di un tempo sotto porta, ed è sicuramente un valore aggiunto per l'attuale capolista del campionato. La Juve si è imposta sul Genoa grazie ad un'autorete di De Maio, magari la squadra di Allegri non sarà più feroce e travolgente come negli ultimi anni ma è molto più solida e pragmatica, due caratteristiche che servono per vincere i campionati. Il duello è più avvincente che mai perché i bianconeri, alla dodicesima vittoria consecutiva, vogliono il quinto scudetto consecutivo, mentre il Napoli, dettando legge anche in casa della Lazio, ha lanciato un grande segnale al campionato in

ottica primo posto. Al momento, si parla di una volata a due per la leadership, un testa a testa azzurro-bianconero, ma non vanno escluse squadre come l'Inter cui Icardi ha regalato tre punti importanti contro il Chievo dopo settimane di perplessità e docce gelate

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C'è la Fiorentina che ha dovuto sudare settecamice per piegare il Carpi: sembrava tutto facile per i viola dopo il vantaggio di Borja Valero ad inizio gara, Lasagna (ancora lui) aveva illuso gli emiliani di strappare almeno un punto al Franchi ma, nel finale, ci ha pensato il nuovo arrivato, Zarate, a disegnare una parabola perfetta, un colpo da tre punti. È ritornata la Roma? Questo lo si vedrà ma, dopo tante peripezie, già il fatto di aver vinto due partite consecutive, lascia ben sperare in casa capitolina. Gli uomini di Spalletti sono passati sul campo del Sassuolo in una gara rocambolesca. Dopo il vantaggio di Salah, nel finale i neroverdi hanno avuto la possibilità di pareggiare con un rigore che Berardi ha fallito e, a tempo scaduto, è arrivato anche il sigillo di El Shaarawy. Buon momento per il Milan, impostosi a Palermo

grazie alle reti di Bacca e Niang, due giocatori che godono della massima fiducia di Mihaijlovic e su cui si fondano le speranze di risalita dei rossoneri. Partita pirotecnica tra Sampdoria e Torino, i blucerchiati sono passati due volte in vantaggio, prima con Muriel e poi con Soriano, ma puntualmente ci ha pensato Belotti a regolare i conti. Un gol di Zapata ha illuso l'Udinese che pregustava il sapore del colpo esterno in casa dell'Empoli ma Pucciarelli, al fotofinish, ha evitato il ko interno ai suoi. Vittorie importanti per Frosinone e Verona, sia ciociari che scaligeri sono chiamati a dare il massimo per scongiurare il rischio di lasciare la categoria. Il campionato è più avvincente che mai, imprevedibile e incerto, sia in vetta che nei bassifondi, ogni settimana si possono registrare sorprese.

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Napoli da paura, anche per i razzisti

GIANNI PAGNOZZI

Il Napoli si impone anche in casa della Lazio, con un autorevolezza che a questo punto si manifesta in maniera fin troppo evidente. Si perchè nel rotondo 2 a zero rifilato agli uomini di Pioli, si è visto oltre al gioco anche una piena consapevolezza dei propri mezzi, il pressing asfissiante e collettivo sul primo portatore di palla avversario, la circolazione in velocità della sfera con massimo due tocchi, il possesso prolungato della manovra con gli avversari affannati a rincorrere una palla che si muove lungo delle traiettorie dove è sempre presente un azzurro a riceverla, per poi servirla immediatamente ad un compagno che la attende e nel frattempo questi poveri avversari devono anche preoccuparsi dei tagli operati in maniera ossessiva dagli avanti azzurri. In poche parole c’è da diventar matti e ieri sera gli aquilotti sono ammattiti per tutto il primo tempo, poi con il doppio vantaggio conseguito, i ragazzi di Sarri hanno cominciato a tirare i remi in barca e il secondo tempo è andato via

Il Pagnozzi pensiero

NAPOLI

con il Napoli che ha amministrato il risultato fino alla fine, senza per altro mai rischiare seriamente di prendere gol. Ovviamente questo atteggiamento avuto nel secondo tempo non è piaciuto al Mister che se ne è lamentato davanti ai microfoni a fine partita, un fine partita che è stato alimentato dalle polemiche e dalle infinite discussioni per i soliti cori beceri e razzisti che hanno costretto il direttore di gara Irrati a sospendere per qualche minuto l’incontro. A tal proposito ritengo dannoso e inutile sospendere partite e disquisire su questi argomenti per giorni, perchè cosi facendo non si fa altro che alimentare il razzismo, la visibilità e il dibattito creano inevitabilmente ulteriori divisioni in fazioni che poi sono proprio quelle le spinte che alimentano le discriminazioni. Francamente il moralismo da telecamera mi provoca l’orticaria, dare tutta questa rilevanza mediatica a 4 deficienti che invocano eruzioni e fischiano un calciatore di colore, mi sembra eccessivo. Multare la società e ignorarli, senza offrirgli tutta questa visibilità gratuita, il silenzio è sempre il miglior disprezzo.

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E sono tredici. Tredicesima vittoria consecutiva della Juve che allo Stadium supera il Genoa per 1-0 e resta nella scia del Napoli a due lunghezze in attesa della partitissima del prossimo 13 febbraio. Superato il record della Juve di Antonio Conte e quasi raggiunta quella della scorsa stagione che alla ventitreesima di campionato aveva soltanto tre punti in più. Si può dire che la rimonta cominciata con il derby dello scorso ottobre sia stata quasi completata ma per Allegri ciò che conta è la vittoria finale. Lo scopriremo nelle prossime due gare di campionato ma soprattutto in quella contro il Napoli che rappresenta il crocevia del campionato. La vittoria contro il Genoa è stata ottenuta di misura grazie ad un autogol di De Maio al trentesimo minuto del primo tempo sugli sviluppi di una grande azione di Cuadrado, riscopertosi nuovo Garrincha, ma non si può dire di aver assistito ad una brillante prestazione dei bianconeri che sul piano del gioco hanno sicuramente fatto un passo indietro rispetto alle performances offerte nelle ultime quattro gare di campionato e di coppa Italia. A cio si aggiunge il grave infortunio patito a Caceres nel secondo tempo che, nel tentativo di superare di testa Pavoletti, cade male sul terreno di gioco e si fa male al tendine d’achille del piede destro. La smorfia di dolore dell’uruguaiano, uscito in barella, la dice lunga sulla gravità dell’infortunio. In mattinata si attendono gli esiti degli esami strumentali. Così come non è piaciuto il comportamento di Simone Zaza, subentrato a metà secondo tempo ad uno spento Morata, che si è fatto espellere dall’arbitro Russo per un fallaccio gratuito ai danni del difensore genoano Izzo, lasciando così i compagni in inferiorità numerica negli ultimi minuti di gara, aumentando la sofferenza dei bianconeri nella difesa del prezioso vantaggio. La Juve era scesa allo Stadium con alcune defezioni visti gli infortuni di Khedira, Mandzukic e Asamoah. Precauzionalmente senza Chiellini e Sturaro, quest’ultimo papabile sostituto di Khedira, Allegri aveva mandato in campo il classico 3-5-2 con Caceres, Bonucci e Barzagli

Foro Bianconero

ISIDORO NIOLA

La Juventus fa tredici in campionato Juventus

davanti a Buffon. Cuadrado, Pogba, Marchisio, Padoin ed Evra a centrocampo. Dybala e Morata in attacco. Il Genoa di Gasperini aveva tenuto egregiamente il campo imbrigliando le manovre dei bianconeri ed aveva in Tcham il francobollatore di Marchisio. In avanti troppo isolati Cerci e Pavoletti. Per sbloccare il risultato occorreva soltanto una invenzione degli uomini di maggior fantasia e così è stato. Ci provava Dybala attorno al quarto d’ora della prima frazione di gioco con un sinistro di poco a lato ma il gol vittoria arrivava un quarto d’ora dopo. Cuadrado, di gran lunga con Barzagli il migliore dei suoi, se ne va sulla destra e con una finta degna del miglior Garrincha penetra in area, crossa al centro per l’accorrente Morata ma il pallone viene deviato in rete da De Maio nel tentativo di anticipo sull’attaccante spagnolo. Sarà questa l’unica emozione del primo tempo. Nella ripresa Allegri è costretto a fare dei cambi. Evra esce per problemi intestinali ed entra Alex Sandro mentre Zaza rileva uno spento Morata. È proprio l’attaccante di Policoro ad avere la migliore occasione per raddoppiare e chiudere la partita: Dybala lancia l’attaccante che entra in area ma a tu per tu con Perin si fa bloccare il pallone dal giovane portiere genoano. Il Genoa risponde con Pavoletti il cui destro dalla distanza viene respinto da Buffon. Poi l’infortunio a Caceres costringe il tecnico livornese ad inserire Rugani mentre l’espulsione comminata a Zaza a pochi minuti dalla fine costringe la Juve a difendere con una certa sofferenza il vantaggio. Tutto è bene quel che finisce bene. Adesso il prossimo appuntamento è per domenica prossima al Matusa di Frosinone dove i bianconeri proveranno a centrare la quattordicesima vittoria consecutiva.

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Venerdi 5 Febbraio ore 19.30 su TvCampane1 645 del digitale terrestre


Inter, 1 a 0 forever…

MAURO SAVINI

Dopo un Gennaio ad essere buoni “disastroso”, i nerazzurri ripartono con una convincente vittoria, anche se di misura , contro un ottimo Chievo, messo molto bene in campo da Maran. L’Inter cambia, gli esterni con Telles e Nagatomo, che sfoggiano una grande prestazione sulle rispettive corsie, un centrocampo con Kondogbia in grande spolvero, Medel e Brozovic altalenanti ,con il croato in difficoltà, quando deve uscire palla al piede per far ripartire la manovra nerazzurra. A completare lo scacchiere tattico (4-3-3), un attacco con Eder, Palacio ed Icardi, quest’ultimo finalmente voglioso di mettersi in mostra. La partita ha prospettato un monologo nerazzurro con il 70% di possesso palla. Nel primo tempo, solo un grande Seculin, all’esordio, nega più volte il vantaggio all’Inter, il goal è maturo ed all’inizio del secondo tempo, Icardi sotto porta, in mischia, non perdona e porta meritatamente i nerazzurri in vantaggio. La partita scivola via, Handanovic non dovrà mai intervenire, chiuderà la partita con zero parate. A dir il vero, il Chievo negli ultimi 5 minuti preme, facendo rintanare l’Inter nella propria meta campo, di fatto, non riuscendo mai a rendersi pericoloso. Ennesimo 1 a 0, differentemente da quanto visto prima con una prestazione all’altezza, ricca di conclusioni nella

Pensiero nerazzurro

Inter

porta avversaria. (10 a 1). Credo che sia presto per dire “la crisi è finita”, sicuramente le vittorie portano morale e punti in classifica. In un turno infrasettimanale, dove tutte le dirette avversarie hanno vinto, i tre punti erano fondamentali per mettere pressione a chi è avanti e scoraggiare gli inseguitori. Domenica a Verona, bisogna alzarsi presto dal letto entrando subito in clima partita, cercando di sfruttare tutte le occasioni da goal che ci concederanno. Si rigioca subito, Febbraio prospetta un calendario ricco di incontri per i nerazzurri, bisogna, da qui alla fine, fare sempre risultato per garantire la qualificazione Champions League che permetterà all’Inter, di allestire un “Squadrone” per l’anno prossimo… Avanti Inter…

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Bacca-Niang: doppia coppia anche a Palermo

VALERIO LAURI

Parola d’ordine: c o n t i n u i t à . L’aveva detto Sinisa Mihajlovic e, alle parole, è riuscito stavolta a far seguire i fatti. Dopo la splendida vittoria nel derby di appena tre giorni fa, a Palermo il Milan (in livrea brasileira da carnevale di Rio) si prende i tre punti nel primo tempo con la premiata ditta Bacca – Niang ed addormenta la partita nel secondo. E’ pur vero che il Palermo ci ha messo del suo, ma la sensazione di solidità della banda Miha nelle ultime uscite è palese. Seconda trasferta in cui i rossoneri non subiscono reti (dopo il pareggio a reti inviolate col Carpi) e la sensazione che qualcosa nella sicurezza di questa squadra stia lentamente cambiando.

LA CRONACA – Mihajlovic conferma gran parte dei titolari del derby, fatta eccezione per Alex, al suo posto dentro Zapata. Pronti, via ed il Milan si fa vedere subito dalle parti di Sorrentino con un cross di Honda, su cui Bonaventura non riesce a trovare la deviazione vincente. La velocità degli avanti rossoneri tiene in costante apprensione la difesa rosanero. Al 17′ combinazione tra Bacca e Niang che penetra in area ma viene chiuso, palla a Bonaventura che prova il tiro, controllato agevolmente da Sorrentino. Sono le avvisaglie del pericolo per i palermitani, perchè, un minuto dopo, il Milan passa.

L’angolo del diavolo

Milan

Abate si invola in una prateria e lascia partire un cross basso e teso, velo di Niang sul primo palo e Bacca trafigge Sorrentino. Con questo gol, il dodicesimo sigillo in stagione, Bacca diventa il colombiano ad aver segnato più reti in una stagione in Serie A, superando Asprilla e Muriel. La prima mezz’ora di gioco è un inferno per il Palermo. Il Milan si chiude bene, raddoppia spesso sugli uomini di maggiore inventiva come Vazquez e Quaison e resta alto in pressione. Il minuto 31, però, regala al match il colpo di grazia dei rossoneri. Honda prova il mancino da fuori, Sorrentino respinge, la palla arriva ad Antonelli che sfonda sulla sinistra e crossa basso, palla respinta e controllata ingenuamente con un braccio da Goldaniga. Per Mazzoleni non ci possono essere dubbi, è calcio di rigore. Dal dischetto, dopo un conciliabolo con Bacca, va Niang, che fa secco Sorrentino con un destro potente. Il raddoppio rossonero regala ulteriore confusione al Palermo e, un minuto dopo, Bacca prova ad approfittarne con una botta da fuori su cui, però, Sorrentino fa buona guardia. Il primo squillo di marca palermitana arriva solo al 40′, quando Quaison pesca Gilardino che, di testa, sbaglia la mira e non impensierisce Donnarumma. Si va dunque al riposo sul 2-0 per i rossoneri, coi tifosi rosanero sugli spalti tutt’altro che soddisfatti.

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Milan

prova a rendersi subito pericoloso con un tiro a giro da fuori, ma la mira non è delle migliori. L’ultimo quarto d’ora è tutto di stampo rosanero, pressione costante alla ricerca del gol che riaprirebbe la partita, ma il Milan tiene bene ed il risultato non cambia più. Vittoria d’autorità. Se i gol di Bacca, ormai, non fanno più notizia, regalano un sorriso, invece, quelli di Niang. Il francesino, trattenuto nel mercato di gennaio nonostante l’offerta del Leicester capolista in Premier League, è andato a segno per due partite di fila per la prima volta in Serie A. La cosa curiosa è che l’ha fatto contravvenendo alle gerarchie, visto che Bacca era il rigorista designato. Se non fa più notizia nemmeno la sicurezza di Gigio Donnarumma tra i pali, c’è un classe ’95 in difesa, tale Alessio Romagnoli, che passa l’esame di maturità, guidando la difesa con fare da stopper navigato. Tanti i motivi per sorridere in casa rossonera, la classifica è tornata a farsi interessante e, continuità permettendo, sognare è ancora lecito.

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L’angolo del diavolo

La ripresa si apre col doppio cambio nel Palermo: Quaison e Struna lasciano il posto a Trajkovski e Morganella. Giovanni Tedesco prova a rimettere in piedi la partita, dando ai suoi un assetto più offensivo. Per i primi 5 minuti, la mossa sortisce gli effetti sperati, perchè il Milan si schiaccia nella propria metà campo. Il primo vero pericolo del secondo tempo, però, lo crea il Milan al 51′: Bacca punta Lazaar e gli va via, crossa basso, ma Kucka ben appostato arriva col corpo troppo sotto al pallone e non riesce a deviarlo in rete. Poche emozioni, il Milan prova ad addormentare la gara e controlla gli attacchi poco convinti del Palermo. I rosanero si affidano, per lo più, ai cross su cui Romagnoli e Zapata fanno sempre buona guardia. Una occasione per parte a cavallo della mezz’ora della seconda frazione: Niang saggia i riflessi di Sorrentino e Trajkovski viene chiuso all’ultimo da Bertolacci (subentrato a Montolivo). Mihajlovic, al 75′ decide di mandare in campo Balotelli, per far riposare Niang. Il centravanti rossonero


Martin Luther Koulibaly, ‘Casa Vianello’ Bacca-Niang e Zazarone

VALERIO LAURI

VOTO 0 – ai RAZZISTI di Lazio-Napoli. Basta. Non se ne può più di vedere gente che va allo stadio solo per sfogare le proprie frustrazioni. La moglie fedifraga, il mobbing del capo, le bollette da pagare non devono fermare il gioco più bello del mondo. Come invece fa, giustamente, Irrati. IMBECILLI VOTO 1 – a Simone ZAZA. Entra al della ripresa e trova, nell’ordine, il tempo di fallire un’occasione solo davanti a Perin e farsi cacciare dopo aver falciato senza motivo il povero Izzo. Nervosismo per il mancato turn-over con Morata? ZAZA-RONE VOTO 2 – ad Andrea RANOCCHIA. Chiuso da Miranda e Murillo, ha trovato spazio nella Samp, ma finora ha combinato solo pasticci. Suo l’errore sul primo gol di Belotti, ma la sensazione è che sia sempre l’anello debole del reparto arretrato. Dov’è finito il ragazzo prodigio di Bari? SPAESATO VOTO 3 – all’ATALANTA. Dalle parti di Bergamo devono porsi qualche domanda. Tre sono i punti nelle ultime 8 gare, con cinque sconfitte e la sensazione che gli addii di Moralez e Denis pesino parecchio. Regala la prima vittoria in campionato al Verona. CALO VOTO 4 – a Domenico BERARDI. Ok, i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli. Quello che lascia sorpresi è la discontinuità del talento neroverde, che alterna prestazioni eccellenti a improvvisi blackout. Rischia di rimanere una promessa in eterno. CROCE E DELIZIA VOTO 5 – a Paulo SOUSA. Non è certo un campanello d’allarme importante, ma un dato sì. Seconda espulsione di fila per il tecnico viola, preda facile del nervosismo nelle ultime gare. Che sia piuttosto un sintomo di insoddisfazione per un

Il diploma di Lauri

Il diploma di Lauri

mercato al di sotto delle aspettative? STIZZITO VOTO 6 – alla ‘nuova’ ROMA. Salah fa, Nainggolan disfa, Berardi grazia, El Shaarawy punisce. Non è ancora una Roma che convince, soprattutto in difesa, ma i due faraoni regalano una vittoria importantissima col Sassuolo. CONVALESCENZA VOTO 7 – a BELOTTI e ZARATE. La bellezza del calcio sta anche nel fatto che le partite durano novanta minuti… più recupero. La doppietta del ‘Gallo’ e la magia di Zarate Kid rendono onore alla zona più bella del calcio. CESARINI VOTO 8 – al duello ICARDI-SECULIN. L’attaccante argentino è determinato a riscattare le ultime scialbe prestazioni, ma trova sulla sua strada il portiere “di riserva” del Chievo. La spunta il capitano dell’Inter, ma il clivense fa comunque un figurone. EPICO VOTO 9 – alla coppia BACCA-NIANG. Che Bacca, che N(o)iang. I due attaccanti del Milan hanno ridato lustro al 4-4-2 di Mihajlovic. In gol entrambi da due partite, il primo segna addirittura da 4 turni consecutivi. Ma, quando si tratta di calciare un rigore, litigano. Proprio come una vera coppia. SANDRA E RAIMONDO VOTO 10 – a NAPOLI e JUVENTUS. Il Napoli cala il settebello, eguagliando quello della stagione 87/88, mentre la Juve vince il totocalcio, mettendo in schedina la tredicesima vittoria consecutiva. Un testa a testa, fino alla fine. O almeno fino allo scontro diretto del 13 febbraio. RECORD VOTO 10 (con lode) – a Kalidou KOULIBALY. Potremmo dedicargli un gran bel voto già solo per la prestazione in campo. Merita il gradino più alto, però, per la reazione ai ‘buu’. Composto, silenzioso, regala la maglia ad un bambino sugli spalti. Perchè il calcio è il sogno di ogni bambino e lui lo sa. MARTIN LUTHER KOULIBALY

Foto Renato Epifano Vico Rose Melito di Napoli

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Napoli, lezione di calcio anche a Roma

GIANLUCA RUSSO

Il passo sicuro della capolista. Le preoccupazioni dei tifosi del Napoli, di quelli che temevano la trasferta romana contro la Lazio, erano legittime. Le assenze dell’intera catena di destra (Allan-Hysaji) ed un avversario insidioso in uno stadio insidioso avevano creato qualche apprensione di troppo. La Lazio, pur anch’essa con diverse assenze, resta una squadra con degli ottimi valori. Tornando alle assenze azzurre, David Lopez, Maggio e Strinic (che nell’occasione Satti ha preferito a Ghoulam a sinistro) hanno giocato la loro onesta partita nel contesto di una macchina quasi perfetta. Con il gioco il Napoli ha infatti distrutto la Lazio nel primo tempo, con il gioco resta meritatamente capolsita, tallonato da una Juve che, come prevedibile, non molla. Fortunato Higuaìn nel rimpallo sulla prima rete, geniale assist del solito Insigne per l’ormai ritrovato Callejon per il colpo del ko. La corsa tricolore continua e è anche tempo di record di vittorie consecutive, superato quello della Juve (che fa 13 per la prima volta), eguagliato quello del Napoli, con 7, come

L’INVIATO AZZURRO

NAPOLI

nel 1987/88. Il record assoluto resta quello dell’Inter della stagione 2006/2007. Un plauso finale all’arbitro, Irrati di Pistoia, che crea un precedente importante. Fermata la gara a metà ripresa per i cori razzisti nei confronti dei napoletani e di Koulibaly. Un doppio tipo di discriminazione, insomma, tanto per la provenienza geografica, quanto per il colore della pelle. Queste cose, probabilmente, non meriterebbero nemmeno importanza ma, per tentare di educare le giovani generazioni di calciofili, giusto intervenire, giusto non lasciar sempre correre. Il tabellino:

Lazio-Napoli 0-2

LAZIO (4-3-3): Marchetti 5.5; Basta 5, Mauricio 6, Hoedt 5.5, Konko 6; Parolo 5, Onazi 5.5, Lulic 5.5; Candreva 6.5 (39’pt Keita 5.5), Klose 5 (25’st Mauri 5), Felipe Anderson 5.5 (42’st Djordjevic sv). In panchina: Berisha, Guerrieri, Gentiletti, Patric, Murgia. Allenatore: Pioli 5. NAPOLI (4-3-3): Reina 6.5; Maggio 6, Albiol 6, Koulibaly 6.5, Strinic 5.5; Lopez 5.5, Jorginho 6, Hamsik 6 (44’st Chalobah sv); Callejon 6.5, Higuain 7 (26’st Gabbiadini 6), Insigne 6.5 (19’st Mertens 6). In panchina: Gabriel, Rafael, Ghoulam, Regini, Chiriches, Luperto, Valdifiori, El Kaddouri. Allenatore: Sarri 6.5. ARBITRO: Irrati di Pistoia 6.5. RETI: 24’pt Higuain, 27’pt Callejon. NOTE: serata umida e fredda, terreno in buone condizioni, spettatori 20.000. Ammoniti: Lulic, Mauricio, Koulibaly, Jorginho. Angoli: 4-3 per la Lazio. Recupero: 1′; 5′. Irrati ha sospeso al 22′ della ripresa il match per cori contro Koulibaly ed il Napoli.

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Ranocchia appenderà... La rasoiata di Mariano Messinese

La legge dei grandi numeri. No, non mi riferisco alla tredicesima vittoria di fila della Giuve o alla settima gara consecutiva vinta dal Napoli. Che palle. Parlo di cose serie, io! Per chi mi avete preso? Dunque per la legge dei grandi numeri (aridaje): dopo 70 tiri in porta, pure da casa sua, Zarate doveva beccare la deviazione culosa. Il Verona doveva vincerne una e il Milan fare due partite decenti di seguito. Quindi sempre per la suddetta legge, alias teorema di Mariano Messinese, prima o poi una fra Napoli e Giuve smetterà di conquistare i tre punti. Anzi, sono sicuro: accadrà fra due giornate. Anche perchè c’è lo scontro diretto.

stina, per dirla alla Salvini. Contro il Sassuolo segnano due egiziani. La Lega ha pronto lo slogan (che poi è lo stesso da una ventina d’anni): stop all’invasione. Borghezio invece non ha dubbi: meno Salah, più Gyomber. Invece all’ Olimpico sospesa la gara per un paio di minuti per via dei cori razzisti contro Koulibaly da parte della moderatissima tifoseria laziale. La causa? Il difensore del Napoli ha il volto nero, non il cuore.

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La rasoiata di Mariano Messinese

Invece il signor Doppia G ha stracciato il contratto che la pubblica amministrazione gli aveva offerto. C’era una clausola che non lo ha convinto. Gli volevano assegnare un appartamento da 200 metri quadrati in centro a Roma in equo canone a 5 centesimi mensili. Lui s’è inalberato e ha risposto:”Ma siete pazzi? 5 centesimi. Ma è una ingiustizia. Voi prendete in giro la povera Intanto, dopo la seconda vaccata in tre dì, Ranoc- gente. Con 5 centesimi voglio almeno un palazzo chia appenderà le scarpe al chiodo. Per lui c’è già intero con vista San Pietro”. Quindi l’accordo è un contratto per la pubblicità della cera per pa- saltato e il signor Doppia G è tornato in India. vimenti. Come liscia lui, nessuno mai, per citare Muccino (che vergogna). A proposito di anti-eroi. L’Avellino gioca sabato a Novara. Al Piola. MicheNiente male AutogolDANIGA. Giocasse sempre lone Pisani ha deciso di promuovermi: “Senti, sei contro di lui, Niang sarebbe da pallone d’oro. Il in gamba. Mi piace quello che scrivi. Domenica difensorone del Palermo prima lo scaraventa a prossima ti accredito per Real-Barça. Vai, bello, terra, dando a tutti l’impressione che Forever vai”. “No, ma davvero. Michelone, sono onorato. Niang abbia fatto il velo per Bacca, poi il pallone Sei un grande”. E giù una serie di slurpate stile gli cade sul suo italico braccio proteso in area e Umilio Fede con il Cav. Mentre stavo prenotando l’albergo per Madrid mi è arrivato l’accredito. Sì, aria per il saluto romano. mi è arrivato. Confermo. Ma era per Real VicoRisorge la Roma grazie all’immigrazione clande- Barça Ercolanese. Lascio a voi i commenti.


Era un banco di prova importante per la nuova Roma targata Spalletti. Il Sassuolo è avversario difficile per tutti. I giallorossi infatti hanno vinto, ma non senza una buona dose di sofferenza. In terra emiliana si è vista una Roma dai due volti: brillante nel primo tempo, alle corde nella ripresa. I problemi, oltre che nel gioco, si annidano nella condizione fisica di molti elementi. Nel corso del secondo tempo, un telecronista Sky ha detto che Luciano Spalletti ha dovuto rallentare i carichi di lavoro in allenamento, perché alcuni giocatori avrebbero accusato infortuni. Se fosse vero, sarebbe gravissimo. Significherebbe che la squadra ha un’oretta scarsa di autonomia per ogni partita. Il tecnico toscano, per questa stagione, potrà fare ben poco sul piano della preparazione atletica. Qualcosa di nuovo, però, si è verificato negli schemi di gioco. Assente Dzeko per infortunio, è stato schierato Diego Perotti nel ruolo di “falso nueve”, ossia

Il romanista

ANGELO BOSIO

Salah-El Shaarawy, le mummie si sono svegliate

Roma

finto centravanti. Lui, che è un esterno di natura, ha svariato per tutto il fronte d’attacco e attirato su di sé i difensori avversari, per poi aprire il gioco verso gli esterni dai piedi invertiti, Salah a destra e El Shaarawy a sinistra. Una soluzione tattica molto cara al nuovo allenatore, che la ha già adottata durante la sua prima esperienza sulla panchina della Roma. Il finto ariete era Francesco Totti, ai suoi lati agivano Rodrigo Taddei e Amantino Mancini. Il capitano aveva tutt’altro spessore e qualità, ma Diego Perotti sa tenere la palla tra i piedi e ha disputato una buona partita, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Suo l’assist, ma soprattutto la giocata, che ha portato la Roma sul 2 a 0, realizzato dal “Faraone” El Shaarawy. Anche Salah ha mostrato la sua arma migliore, la velocità palla al piede, sfornando una prestazione più che sufficiente, impreziosita da un’autentica perla che ha portato la Roma in vantaggio. Pjanic, sempre indolente e poco combattivo, ha confezionato però, per onore di cronaca, dei passaggi illuminanti.

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Il tracciante per Salah che ha poi fulminato il portiere del Sassuolo con un sinistro a giro, un lancio millimetrico, ancora per l’esterno egiziano, la cui assistenza per El Shaarawy è stato neutralizzata da un provvidenziale intervento di Cannavaro. Ancora, nella ripresa, è stato sempre lui a innescare Salah per un contropiede da manuale, anche se il mancino dell’ex viola si è spento debolmente tra le braccia del portiere del Sassuolo. Insomma, qualche segnale di risveglio c’è stato. Anche Maicon, per circa mezz’ora, è tornato a e s s e r e quello dei b e i tempi. Un terzino con la qualità di un attaccante. Gli è mancato solo il gol, e l ’o c c a sione l’ha a v u t a . Nella rip r e s a , c o m e detto all’inizio, la Roma è letteralm e n t e s c o m parsa dal campo. Tutte le linee si sono abbassate, gli stessi attaccanti si sono preoccupati solo di contenere e non riuscivano più a ripartire. Il Sassuolo, per l’impegno profuso nei secondi quarantacin-

que minuti, avrebbe meritato il pareggio. Berardi ha pensato bene di stampare il rigore concesso dall’arbitro, per netto fallo di Nainggolan in piena area, sulla parte esterna della traversa. L’azione incriminata è nata da un evidente svarione di Rudiger, che si è fatto saltare con una finta elementare. Questa rubrica consiglia alla società una gita a Lourdes, con successiva immersione del maldestro centrale tedesco nella celebre vasca. Magari fuoriesce un Aldair ringiovanito. Scherzi a parte, ennesima bocciatura per lo stopper ex S t o c c a r d a . Non è un calciatore da Roma. Si s o n o sentite le assenze di Manolas e Flor e n z i , insostituibili. E c h i u d i a m o c o n u n ’a l t r a nota di merito, da assegnare a Stephan El Shaarawy. Ha già realizzato due gol in maglia giallorossa, su azione. Più di quelli messi a segno dal pachiderma Dzeko. Si è mosso bene e potrà essere utile alla causa romanista.


Il Bosio parlante: aquila abbattuta, Napoli inarrestabile

LUCA BOSIO

E sono sette. Sette vittorie consecutive per il Napoli da record della prima era Sarri. Travolta anche la Lazio all’Olimpico con un secco 2 a 0. Higuaìn ha un conto sempre aperto con la seconda squadra della capitale. Callejòn ha confermato la ritrovata vena realizzativa. E allora via, a vele spiegate, verso il big match allo Juventus Stadium del 13 febbraio. Il prossimo turno casalingo contro il Carpi, sulla carta, è poco più di una partita d’allenamento per gli azzurri, ma vietato abbassare la guardia. Dopo aver trafitto Inter e Fiorentina, il mitico Kevin Lasagna è sempre pronto a fare altri scherzi alle formazioni di vertice. Ma torniamo alla perfetta serata in salsa romana. In virtù delle assenze di Hysaj e Allan, sono scesi in campo dal primo minuto David Lopez e Christian Maggio. La catena di destra, dal punto di vista della qualità, risultava indebolita. Ma l’organizzazione e gli automatismi tattici sono riusciti, anche questa volta, a nascondere le lacune. Nessuno si è accorto della differenza. Neanche la Lazio, che non è mai riuscita a rendersi pericolosa. Pioli aveva preparato bene la partita, e l’atteggiamento dei suoi undici in campo è stato positivo e propositivo. Squadra corta, che agiva in 30 metri, pressing e passaggi veloci. Con la fondamentale differenza, però, che il Napoli riusciva a allungarsi e a restringersi in base alle necessità, come una fisarmonica, mentre i calciatori della Lazio hanno fallito miseramente. Il tentativo di linea alta guidato dal lento Mauricio ha permesso a Higuaìn prima, e a Callejòn

Il Bosio parlante

NAPOLI

poi, di trovare due comode marcature. Senza fare chissà quale sforzo. Il “Pipita”, ormai, segna in tutti i modi. Ieri ha segnato di petto, dopo che la sua conclusione è stata respinta da Marchetti. A questo punto, gli manca solo il gol di sedere. Callejòn è andato di nuovo a segno con un perfetto inserimento dei suoi, al limite del fuorigioco, imbeccato da un preciso lancio di Insigne. Nella ripresa, nulla di rilevante da segnalare. Per quanto riguarda le azioni in campo. Un certo spettacolo, si fa per dire, è stato offerto dai tifosi della Lazio, che nei secondi quarantacinque minuti hanno intensificato i “buu” razzisti nei confronti del difensore azzurro Kalidou Koulibaly. Il centrale senegalese, in perfetto stile british, ha ignorato i vagiti di parte della tifoseria avversaria e ha continuato a fare la sua partita. Infatti è stato uno dei migliori in campo, a parte un paio di sbavature. L’arbitro Irrati, poi, è entrato di diritto nel cast dei migliori attori. Con una decisione insolita, ma corretta in termini di regolamento, ha sospeso la partita per qualche minuto. Razzisti e ignoranti sono stati richiamati all’ordine. Anche smemorati, tra l’altro. Se la memoria non ci inganna, nella Lazio di ieri hanno giocato Konko, Mauricio, Onazi, Felipe Anderson e Keita. Che non sono frutti della razza ariana. Assomigliano molto a Koulibaly. All’attivo del direttore di gara, sempre a beneficio del Napoli, un mancato fischio in area azzurra per fallo di Callejòn su Keita. Ripensandoci, però, un fatto importante da segnalare c’è stato. Jorginho ha fatto di tutto per farsi ammonire, e al terzo tentativo ci è riuscito. Diffidato, salterà la prossima gara contro il Carpi. Rientrerà, manco a dirlo, contro la Juventus.

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Sempre sul trono della classifica

A volte è tutta una questione di pazienza, bisogna saper aspettare quando si ha la consapevolezza di lavorare duramente e per un obiettivo importante. Quello del Napoli era di creare una compattezza di gruppo e una squadra solida, ma l'inizio di campionato è stato tremebondo, altro che stagione di transizione, si temeva una di anonimato. Pian piano, sono arrivate le prime vittorie, i primi cinque gol rifilati agli avversari, il punto è che non ci si è più fermati scalando così tante posizioni da ritrovarsi in vetta alla classifica. L'autore di questo capolavoro si chiama Maurizio Sarri, uno che ha saputo incassare anche le critiche, ricordiamo la risposta ai rilievi di Maradona? “Lui è il mio idolo e può permettersi di dire tutto”. Una risposta di grande stile e signorilità, più che pensare a rispondere, ha preferito permettersi a lavorare, come ha sempre fatto, e i risultati sono questi. Da settimane, il Napoli è assiso sul trono della classifica, guarda tutti dall'alto e non soffre di vertigini, anzi. L'ha dimostrato soprattutto in casa della Lazio, giocando con personalità e autorevolezza, chiudendo la gara già nel primo tempo con le reti di Higuain e Callejon. Sul primo, ogni aggettivo è riduttivo, avere la media di un gol a partita è da fuoriclasse e lui lo è, ormai l'hanno capito tutti, impossibile metterlo in discussione. L'esterno spagnolo è ritornato ad essere un cecchino anche sotto rete, finora aveva pagato il suo dispendioso lavoro a livello tattico ma adesso sembra aver ritrovato quella lucidità anche sotto porta. Siamo a febbraio e il Napoli è primo in classifica, con due punti di vantaggio dalla Juventus, chissà da quanto tempo non succedeva. Difficilmente, dall'entourage partenopeo, si accenna al tricolore ma

ora non ci si può tirare indietro, può essere l'anno giusto, proprio quello che doveva essere di ricostruzione. Poi se la Juve, già al dodicesimo successo consecutivo, dovesse continuare a vincere ancora, come una macchina da guerra, allora non resterebbe che rivolgerle i complimenti. Ma questo Napoli vince e convince, anche se bisogna sempre essere pignoli in questi casi: contro la Lazio, nel secondo tempo, ci si è limitati troppo ad amministrare il doppio vantaggio con la conseguenza di lasciare troppa iniziativa ai biancocelesti e rischiando in più occasioni di subire gol. Naturalmente, subire una rete, avrebbe significato riaprire una gara che nel primo tempo non aveva avuto storia, quindi, la sensazione è che il Napoli, pur avendo una ottima fase difensiva a differenza degli ultimi anni, debba comunque tenere i ritmi sempre alti. Questa squadra, comunque, è troppo bella da vedere, offre il miglior calcio della serie A, a detta di tutti, segna in quantità industriale, c'è intesa tra i reparti, non regna il singolo ma un complesso armonico. Non è un caso che non si butti mai via la palla, a Roma si è capito che, quando gioca come sa, questa squadra è da scudetto. È vero, la Juve è più abituata a vincere, magari farà prevalere questo, ma anche al Napoli non manca la fame, a partire dal suo allenatore che ha saputo trarre il meglio da ognuno, ridando fiducia e autostima a chi non ne aveva più o l'aveva in consunzione. Questa squadra merita applausi, perciò che sta facendo ma che deve continuare a fare, guai a sottovalutare la sfida interna con il Carpi, chi si deve salvare farà la partita della vita, a maggior ragione contro la capolista, poi verrà la volta di andare allo Juventus Stadium...


A volte ritornano. Ultrà Avellino non conosce pausa e la rubrica “Amarcord” è ancora una volta presente. Sono passati alcuni anni dall’inizio di questa avventura giornalistica e l’effetto non scema. Siamo felici di continuare a narrare le gesta di campioni indimenticabili. Oramai, presunzione a parte, di articoli ne abbiamo messi alle spalle. Da Salvatore Di Somma ad Andrea Carnevale, passando per Trevisanello e Buccilli. La massima serie e non soltanto. Uno spaccato di una storia calcistica centenaria, una città ed il suo orgoglio. Avellino è stata una parte importante del calcio italiano ma non basta. I tifosi leggono volentieri le pagine del passato ma nello stesso tempo si augurano di avere un futuro ancor più ricco di episodi da raccontare. Come dargli torto. Bene, avanti tutta. Dopo la prefazione, d’uopo, si va avanti con il nostro oramai consolidato slogan. Insert coin. Altro giro, altra corsa. Di calciatori ne sono passati ad Avellino, dai fratelli ad addirittura ai gemelli, sino ai cugini. Questa volta parliamo di un altro curioso caso. Quello dell’omonimia. Non c’è due senza tre. In questo caso bastano due. Antonio, Roberto e Vincenzo Carannante. Tre uomini legati da destini diversi ma tutti hanno a che fare con il mondo del calcio. Precisiamo che hanno indossato la casacca bianco verde solo in due ed addirittura nello stesso anno. Antonio e Roberto erano i due difensori dell’Avellino di Papadopulo prima e Boniek dopo. Correva l’anno 199495, la finale a Pescara nella oramai storica data del 24 Giugno. 1-1 la

gara, 5 a 4 per i lupi dopo i calci di rigore.Dopo Roberto è la volta di Antonio. Nato nel 1965 a Pozzuoli in provincia di Napoli è uno dei prodotti del vivaio partenopeo degli anni 80. Ha giocato con gli azzurri ai tempi di Maradona vincendo uno scudetto, una coppa Italia e la coppa Uefa. Una carriera densa di soddisfazioni ma c’è un episodio curioso che lega l’esterno a sinistra alla casacca bianco verde. Quello che non tutti sanno è che Carannante rifiutò la serie A ed esattamente il Bari per giocare in C1 con i lupi. Un gesto d’altri tempi, giusto quindi iniziare proprio nello svelare il suo approdo in terra irpina. “Mi chiamò direttamente il presidente Antonio Sibilia. Mi disse che cercava un giocatore con le mie caratteristiche e che mi inseguiva da tempo. Potevo andare al Bari ma per giocare nell’Avellino rifiutai il trasferimento in Puglia”.

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Gli ex del calcio

Michele Pisani

Antonio Carannante

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sugli esterni ma debbo dire che tutta la difesa era forte. In porta c’era Landucci. Il Partenio in quel periodo era un bolgia, entusiasmo alle stelle. Giocare in C con quel pubblico era un lusso che poche squadre potevano permettersi. Ogni volta che si giocava in casa era una festa anche se qualche problema c’è stato. Il presidente era uno che non le mandava certo a dire. In quell’anno fu esonerato Papadopulo ed arrivò Boniek ma alla fine riuscimmo ad arrivare in B assieme alla Reggina che vinse il campionato direttamente”. All’attivo anche un bel numero di gol. “Si, ben quattro e tutti da calcio d’angolo. Un vero e proprio record per me. A Napoli non li battevo, al mio posto lo faceva un certo Diego Armando Maradona. Ad Avellino mi capitò di fare spesso centro. Bei tempi, una esperienza irripetibile che porto sempre con me. Chi gioca ad Avellino non dimentica. Mai.” Altri tempi, adesso l’Avellino, dopo un periodo travagliato, pare abbia trovato la strada giusta. “Auguro a tutti i tifosi dell’Avellino le migliori fortune ed alla società di raggiungere obiettivi consono al blasone”. “Ah, scusa Michele ma sai già che mi devi conservare una copia?” Certo mister. Ultrà Avellino non è solo nei cuori dei suoi tifosi ma anche nei vostri che avete reso possibile una favola con tanti anni di calcio indimenticabile. Missione compiuta, ancora una volta. Insert coin. Altro giro, altra corsa.

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Quindi fu una scelta dettata soprattutto dal rispetto che nutriva nei confronti del commendatore Sibilia ? “Esatto. Don Antonio è stato un vero presidente, come pochi. Di gente come lui non ce n'è più in circolazione. La sua parola valeva più di una firma su un contratto. Ho giocato per tanti anni al calcio ma Sibilia rappresenta in un certo senso l’essenza di un sport che viveva di valori unici. A dire il vero volevo anche giocare ad Avellino, una piazza che mancava nella mia carriera. Ho vinto uno scudetto, un campionato dalla A alla B, ma per chiudere serviva una vittoria in C e con l’Avellino ci sono riuscito”. Lei sa che chi ha giocato con la maglia bianco verde è sempre nel cuore dei tifosi irpini, cosa ci può dire del rapporto che ha avuto con questi ultimi in quell’anno che si dimostrò per come finì anche abbastanza fortunato ? “La gente tornò allo stadio entusiasta come ai vecchi tempi. Avevamo una squadra fortissima, fatta di ragazzi in gamba. Facemmo una storica finale a Pescara contro il Gualdo e la vincemmo ai rigori”. Come dimenticare. Duplice veste. Prima come tifoso ma anche in quanto il sottoscritto fu inviato dal “il Giornale di Napoli” a narrare le gesta dei lupi. Il primo importante incarico. La gara si decise dai tiri dal dischetto, sbagliò il rigore Carmine Esposito. “Hai buona memoria, io non lo calciai ma realizzò anche Roberto Carannante. Io e lui giocavamo


Special guest star OSCAR DI MAIO


MARIANO MESSINESE

Mark Fish: lo psicologo assonnato

La moda delle Vuvuzela è stata un tormento. Soprattutto per le nostre povere orecchie al mondiale sudafricano del 2010. Eppure non è stata l’unica cosa che l’Italia ha importato dal paese più a Sud del continente Nero. Qualche anno prima, nell’estate del 96, alcuni dirigenti delle società italiane puntarono i riflettori sui Bafana Bafana ( i nostri ragazzi), cioè sulla nazionale di calcio del Sudafrica, fresca vincitrice della Coppa continentale. Sia chiaro, non fu un successo epico come quello degli Spingbok al mondiale di Rugby nel ’95. Tanto che sull’impresa calcistica non è mai stato prodotto un film come Invictus. Eppure i nostri talent-scout intravidero del talento fra i ragazzi che formavano quella squadra, nata sulle ceneri dell’apartheid e della lunga esclusione dalle competizioni, imposta dalla Fifa negli anni 60. Tre giocatori su tutti colpirono gli osservatori: Phil Masinga, Marc Fish e Eric Tinkler. Il primo finì in B alla Salernitana, gli altri due alla Lazio e al Cagliari. Mark Fish era il capitano della nazionale. Ed era un difensore centrale promettente. Ma si ritrovò a giocare nella Lazio di Zeman, non proprio l’ideale per chi ricopriva quel ruolo. Senza dimenticare i problemi di ambientamento per un ragazzone sudafricano di 22 anni. Addirittura una volta non si presentò all’allenamento. Stava dormendo beato a casa. Ma il jet-lag non c’entrava niente. Semplicemente Fish si era dimenticato di regolare la sveglia. Se la cavò con una multa. Dopo tutto era un sonnellino innocente. Il problema è che si addormentava anche in campo e nell’uno contro uno veniva sistematicamente bruciato dagli attaccanti avversari. Troppo alto(1,92) e troppo lento per il nostro

calcio. Questa era la sentenza dopo due mesi in Italia. A novembre poteva andare anche già via, ma strinse i denti e scelse di continuare la sua avventura in biancoceleste. I sacrifici furono ripagati con un gol in un deludente 1-1 contro il Verona. Si illuse allora di aver finalmente compreso Zeman e il suo calcio tutto impeto, assalto e difesa alta come l’Everest. Già, così credeva, magari anche perchè confidava sui suoi studi in psicologia. Ma la psicologia è interpretazione, non previsione. Infatti il gigante sudafricano non poteva sapere che il Boemo sarebbe stato cacciato di lì a poco per fare posto a Zoff. E con il “Friulano Vertical” le cose volgeranno al peggio. Dopo una sconfitta con due gol al passivo, fu accantonato e relegato in panchina. Il capitano dei Bafana Bafana concluse la sua stagione con 15 presenze e 1 gol. Non bastarono per la riconferma. E non erano certo cifre interessanti per chi diceva di ispirarsi a Baresi e somigliare a Desailly. Qualche mese dopo finì al Bologna. Ma ci restò poco. In pratica appena 15 giorni. Giusto il tempo per conoscere il suo allenatore Renzo Ulivieri che lo bocciò con queste parole.“Non è rapido nei movimenti e quando viene attaccato può trovarsi in difficoltà”. Colpito e affondato. E rispedito al mittente. La Lazio trovò il modo di piazzarlo in Inghilterra: 3 anni al Bolton, 5 al Charlton, 1 al Ipswich Town, Poi il ritorno in patria dove intraprese anche la carriera da allenatore. Ma nessuno è profeta in patria. E dopo 4 mesi alla guida dei Thada Royal Zulu fu esonerato. Magari il presidente voleva dare una svegliata alla squadra. E forse Mark si era dimenticato di regolare la sveglia.

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RAFFAELE CIOFFI

Seppur arrivato solo da poche ore il tecnico di Ponsacco ha le idee chiare e sa cosa vuole dai giocatori : “Voglio una squadra di temperamento, grinta e corsa”, dice Menichini al suo esordio bis da tecnico granata in conferenza stampa. Dovrà però scontrarsi con le risultanze del campo. Se la Salernitana staziona al terzultimo posto in graduatoria, tuttavia, è anche perché ha qualche problema di condizione atletica globale emerso a La Spezia ancora una volta. Pure pochissimo tempo, quasi nullo, per risolverlo.Solita storia, soliti argomenti in questo inizio 2016, dal ritiro-farsa di Serino che non ha compreso un richiamo di preparazione (non poteva essere altrimenti, data l’esiguità degli elementi a disposizione di Torrente e del suo staff, una dozzina) andando a ritroso fino alcalciomercato estivo che ha portato in dote in buona parte ottimi calciatori, tutti però senza ritiro, nè preparazione nelle gambe. Non solo, a gennaio il rito si ripete: dopo esordi convincenti, le scorie della stanchezza per l’improvviso impiego con continuità probabilmente a La Spezia si sono fatte sentire per quanto riguarda i calciatori giunti nel mercato di riparazione, validissimi dal punto di vista tecnico ma che hanno visto il campo col contagocce nella prima metà di stagione. Anche Vincenzo Torrente, interpellato lunedì sera sull’argomento nella sua ultima intervista da allenatore granata, non ha potuto negarlo: “Purtroppo la condizione di alcuni non è al top, a Brescia i nuovi erano partiti in maniera sufficiente, col Brescia sono stati ottimi e stavolta hanno un po’ pagato”. Vale per Ceccarelli in particolar modo (zero presenze a Bologna da agosto a dicembre), che ha sofferto anche l’assenza per infortunio del suo vice naturale, Colombo, che avrebbe potuto dargli il cambio. Dati di fatto che valgono pure per Ronaldo (3 spezzoni con l’Empoli a settembre e

Spazio granata

Menichini ha le idee chiare SALERNITANA

poi solo panchina, ieri ha accusato un affaticamento al polpaccio), Zito(ultima gara a inizio dicembre dopo una serie di panchine e poche manciate di minuti concessigli a gara in corso da Tesser ad Avellino), Oikonomidis (2 presenze con la Lazio, una in Primavera e l’altra in Europa League) e poi ancora Tounkara, che non gioca da novembre /7 presenze a Crotone) ed ha avuto subito problemi muscolari e finanche Sergiu Florin Bus: il suo score allo Sheffield parla di 3 gettoni per complessivi 34′, con ultima presenza ad ottobre della durata di un solo minuto contro il Roterham. L’unico ad aver avuto un minutaggio corposo è Gatto, seguito a ruota da Zito. Tutta roba da mettere in conto, se le contingenze e gli errori commessi a luglio costringono a rivoluzionare la rosa con ben 10 nuovi acquisti. A meno di investimenti principeschi, potrà accettare l’offerta solo chi è scontento altrove. La soluzione? Lavoro, lavoro, lavoro soprattutto ora che, rispetto allo scorso anno, la rosa è più giovane. Ma occorrerà anche sapersi gestire in settimana. Con Menichini arrivano anche due nuovi componenti dello staff, ovvero il vice Bonatti (che l’anno scorso curava anche la parte atletica) e il preparatore atletico Ferrini, proveniente dal Rimini. Silurati i precedenti collaboratori, resta solo il preparatore dei portieri Genovese che fa parte della vecchia guardia, anzi della storia. Via Mariani, ormai ex allenatore in seconda, Scarpellino (di fatto il preparatore atletico sebbene sul sito ufficiale del club fosse indicato come collaborazione tecnico) e Angelicchio, addetto al recupero degli infortunati. Proprio con Scarpellino, agli albori dello scorso campionato, Menichini ebbe alcuni screzi che portarono la società a retrocedere il preparatore alle squadre giovanili. Menichini sembra consapevole che dovrà far lavorare molto i suoi collaboratori sotto l’aspetto fisico (e l’innesto di Ferrini chiesto ed ottenuto ne è testimonianza), ma anche che il tempo e tiranno, bisognerà farlo con oculatezza per evitare infortuni e risentimento come quello accusato ieri da Ronaldo, figlio di un affaticamento al Picco.


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SALERNITANA 4 Febbraio 1976

Auguri sinceri ad un amico di sempre. Raffaele Cioffi, il nostro Filuccio, compie quarant’anni. Auguri di vero cuore da tutta la redazione di www.footballweb.it, un abbraccio ad uno dei fondatori del gruppo che con la sua esperienza ci aiuta a migliorarci giorno dopo giorno. Se non ci fossi bisognerebbe inventarti. Ancora grazie di far parte di questa ‘accolita’ di inguaribili sognatori, tu che, come noi, hai una grande passione per il calcio.

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RAFFAELE CIOFFI

Parla poco, ma quando lo fa, e’ deciso e lancia messaggi chiari. “Purtroppo l’allenatore è sempre l’anello debole della catena di responsabilità che coinvolge tutti, ci metto la faccia io per primo. Serviva dare la scossa a tutto l’ambiente, mi auguro che questa scelta possa dare i risultati sperati”. Così Marco Mezzaroma motiva la scelta di esonerare Vincenzo Torrente e richiamare sulla panchina granata Leonardo Menichini, il tecnico della promozione dei record in B. Intervenuto nel corso dell’odierna edizione del Tg Sport di TvOggi Salerno, il co-patron granata s’è soffermato anche sull’argomento mercato, chiusosi proprio il giorno prima del ribaltone tecnico: “I rinforzi arrivati mi sembrano di livello a prescindere, mister Menichini ha visionato la squadra e sulla carta è d’accordo. C’è da lavorare molto senza accampare altre scuse e alibi. Mi aspetto che la squadra abbia uno scatto d’orgoglio e cambi l’inerzia delle cose. Parlare col senno di poi è molto facile, ricordo com’era visto Sciaudone a Salerno finché non l’abbiamo ceduto. Il gol di lunedì ha improvvisamente fatto cambiare i giudizi, così è semplice ma fa parte del gioco”. Mezzaroma richiama tutti all’ordine, squadra in testa, ed invita ad anteporre l’obiettivo salvezza a qualsivoglia interesse personale: “Torna Menichini non solo perché è già a busta paga, ma in quanto è tecnico ed uomo d’esperienza e riteniamo possa dare il suo contributo alla causa. L’unico interesse al di sopra di tutti è la salvezza della Salernitana, bisogna lavorare uniti e compatti a testa bassa le partite sono poche e la situazione è difficile. Spero ce ne rendiamo conto tutti, giocatori in primis. E’ inutile fare dietrologia su quel che poteva essere e non è stato. Ora ho un solo obiettivo che è quello di salvare la squadra. Fabiani e Menichini lavoreranno a braccetto per il bene della Salernitana, i diretti interessati concordano”. A Mezzaroma è toccato l’ingrato compito di comunicare l’esonero all’or-

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Mezzaroma: ci voleva una scossa SALERNITANA

mai ex allenatore Torrente: “Mi sembra doveroso salutarlo e ringraziarlo per il lavoro fatto. Alcune scelte vanno fatte, ma Torrente resta un bravo tecnico ed una bravissima persona. Con Menichini abbiamo concordato che adesso bisogna mettere da parte qualsiasi elemento estraneo all’unico obiettivo che abbiamo, la salvezza. Crediamo che il tecnico abbia tutte le carte in regola per farcela. La squadra è competitiva, a patto che tutti i giocatori si esprimano per le potenzialità che hanno. La salvezza passa per ogni singola partita, le chiacchiere stanno veramente a zero. I calciatori devono rendersi conto della situazione in cui tutti, loro per primi, siamo coinvolti. Insieme dobbiamo uscirne. L’unico consiglio che mi sono permesso di dare al mister è di parlare chiaro alla squadra. Sarà una sfida durissima, solo per chi ha gli attributi. Chi non se la sente lo dica subito, amici come prima ma non può far parte di questo gruppo. Premi salvezza e contratti ora sono discorsi che non mi interessano, bisogna lavorare a testa bassa per salvarsi. I tifosi posso solo ringraziarli, capisco la loro amarezza e prego di credermi che è in primis la mia. Faremo di tutto per uscire da questa situazione anche grazie al loro fondamentale apporto”.


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Un Menichini tranquillo quello che si è presentato a taccuini e microfoni. Il messaggio che ha lanciato e’ che non ci sarà Nessuno stravolgimento tattico in vista, almeno per ora. “C’è poco tempo”, spiega il tecnico toscano nella conferenza stampa di (ri)presentazione al Seci Center. Si proseguirà sulla falsariga del 4-3-3: “Sono intenzionato a non stravolgere tantissimo, ma voglio valutare bene la condizione dei giocatori. Ronaldo non s’è allenato oggi, ma domani dovrebbe esserci. Valuterò lui e tutti gli altri in modo da mettere in campo una squadra che abbia qualità agonistiche e temperamentali. Voglio corsa in fase di non possesso, mentre in fase di possesso voglio giocare. Ho detto alla squadra che avrei scelto secondo le mie convinzioni per il bene della Salernitana, non ci sono titolari né riserve. Di partita in partita si vede, cercherò di mettere in campo chi può dare il meglio per la squadra”. Un ritorno in panchina all’indomani della chiusura del mercato di riparazione: “Il mercato è chiuso, trovo una squadra che non ho fatto io, né in estate né a gennaio. Ci sono dei valori, sta a me tirarli fuori. La situazione è difficile, non possiamo nascondere l’andamento di questo campionato. Spero di riuscire a trovare la formula giusta. Ho il dovere di provare a migliorare questa squadra per quanto riguarda la forma fisica, la disposizione tattica e l’aspetto mentale”. Menichini non esclude a priori cambi di modulo, soprattutto quando avrà avuto più tempo per valutare il materiale umano a disposizione: “Lo scorso anno mi avete aspramente criticato per questo, ma così facendo non dai riferimenti agli avversari e sfrutti al meglio le tue qualità. Pochi

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Menichini: “Sta a me far uscire i valori della squadra” SALERNITANA

allenatori sono fedeli esclusivamente allo stesso modulo. Credo possa essere un vantaggio, ma in pochi giorni non si può fare più di tanto. Bisogna avere la forza di prendere iniziativa anche nei momenti di difficoltà, la maglia della Salernitana pesa molto perché c’è una richiesta importante – aggiunge Menichini soffermardosi sull’aspetto mentale della squadra – Il giocatore sente l’essere continuamente sotto esame, si passa da prestazioni esaltanti a critiche feroci. La B è un patrimonio di tutti, anche i ragazzi vanno aiutati. Sabato arriva una grande squadra, che ha un potenziale molto alto. Cercheremo di fare la nostra partita, gli episodi possono recitare un ruolo importante. Il Pescara sta dimostrando di essere più forte della Salernitana, ma dobbiamo avere la curiosità di vedere come stanno i nostri avversari. In certe partite il massimo può essere anche un pareggio”. Menichini si sofferma anche su alcuni singoli: “Più spazio per Donnarumma? Devo decidere, sto facendo una serie di colloqui singoli per capire le difficoltà che hanno avuto i ragazzi e dar loro una mano. Gabionetta è partito alla grande, ora non riesce più a fare quello che faceva all’inizio. Gli dirò di giocare semplice e di non ostinarsi a cercare il numero a tutti i costi. Non è importante giocare tutte le partite, l’importante è che si raggiunga l’obiettivo. C’è bisogno di tutti, lo scorso anno a turno sono tutti fuori. Voglio calciatori capaci di fare anche le riserve”. In chiusura sulla lista da consegnare entro domani: “Onestamente non s’è parlato di svincolati, ma se dovessi avere bisogno valuteremo con la proprietà. Devo valutare alcune cose, ci sono giocatori infortunati. Nalini ha fatto grandi partite, sta incontrando difficoltà a recuperare. Devo valutare e parlare con i medici se può recuperare o meno. Bus? Gli ho detto quello che dissi a Cristea lo scorso anno. Non lo conosco, ma se è più bravo degli altri lo faccio giocare. In questo momento preferisco andare più su gente che conosco. Bisogna avvicinarsi ai 50, senza fare calcoli o tabelle”.


Ancora su Casertana – Lecce: la società rossoblù farà ricorso?

Vincenzo di Siena

Da quanto si legge da un sito vicino al Lecce calcio, leccecalcioweb.it (ma ribadiamo, sito non ufficiale) la Casertana avrebbe presentato, o sarebbe in procinto di farlo, un ricorso al Giudice Sportivo della Lega Pro in quanto la società giallorossa avrebbe utilizzato come “assistente di parte” dell’arbitro (dopo l’infortunio del guardalinee) un non tesserato. Il sig. Fasano infatti, magazziniere della società salentina, non figurerebbe tra i tesserati del Lecce, essendo egli un semplice collaboratore. Questo sarebbe in contrasto con quanto stabilisce l’articolo 17 del Codice di Giustizia Sportiva, di cui riportiamo lo stralcio del caso in questione: “La società ritenuta responsabile, anche oggettivamente, di fatti o situazioni che abbiano influito sul regolare svolgimento di una gara o che ne abbiano impedito la regolare effettuazione, è punita con la perdita della gara stessa con il punteggio di 0-3. La punizione sportiva della perdita della gara è inflitta alla società che:… (comma b) utilizza quali assistenti dell’arbitro soggetti squalificati, inibiti o che comunque non abbiano titolo”. A prima vista, da quanto si legge dal comma b, il codice sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) avallare i fautori del ricorso. Che, e lo ribadiamo ancora, sarebbe ancora un’ipotesi più che una realtà concreta. Oggettivamente un 3-0 a tavolino sarebbe mortificante per il Lecce; ma, d’altra parte, come diceva Fernandel in un famoso film con Totò “la legge è la legge”. Chiaro che tutto questo poteva essere evitato in ben altri modi. D’altronde gli interessi in gioco sono molto alti, e le leggi dovrebbero parlar chiaro. Al momento tutto ciò non rappresenta altro che discorsi fumosi e null’altro. La vera responsabilità, ancora una volta, e chi vi scrive ne è sempre più convinto, è di una Lega che non può andare avanti con queste modalità. Trasformare una partita di un campionato professionistico in una partitella di piacere è un qualcosa di indegno. Si attendono ulteriori sviluppi, ed eventualmente, comunicati ufficiali da parte dei soggetti

Falchetti di terra di lavoro

Casertana

interessati. Ultimi aggiornamenti: la Casertana F.C. è in silenzio stampa a tempo indefinito. L’U.S. Lecce invece emette, tramite il suo sito ufficiale questo comunicato: “L’U.S. Lecce, pur ribadendo l’unicità dell’episodio verificatosi sabato scorso e per il quale non ci sono precedenti simili nei campionati professionistici, non ha fatto altro che seguire rigorosamente le indicazioni dell’arbitro Sig. Paolini, il quale pur essendo tenuto da regolamento a reperire altro assistente (anche tramite comunicazioni fonica), ha ritenuto invece di poter continuare a dirigere la gara da solo senza la collaborazione dei guardalinee. In tale ruolo sono stati individuati, a scopo puramente formale, dei soggetti inseriti in distinta, soggetti, che peraltro, non sono stati mai presi in considerazione dall’arbitro nello svolgimento della parte residua della partita. L’iniziativa della società Casertana di avvalersi di cavilli formali per stravolgere il risultato del campo è in contrasto con ogni valore etico dello sport e con il Codice di Giustizia Sportiva, che esclude conseguenze che possano incidere sul risultato sportivo quando vengano eccepite contestazioni puramente formali” (fonte uslecce.it)

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Raffaele Cioffi

Chissà se sarà stata la mancata collaborazione invernale con la Salernitana, che la Paganese mette a segno in parte i colpi auspicati da Grassadonia. La prima operazione dell’ultimo giorno utile di mercato, effettuata dal dg Preiti, arriva a metà pomeriggio, quando si esaudisce la richiesta dell’attaccante Mario Gurma che aveva chiesto di cambiare aria visto il poco utilizzo, quasi mai dall’inizio, avendo messo insieme 17 presenze e due reti. L’attaccante italo albanese si trasferisce a titolo definitivo alla Lupa Castelli Romani. Per controbilanciare l’uscita in attacco dell’attaccante centrale è arrivato in prestito dal Trapani, 2 presenze ed una rete contro il Vicenza, la punta Pasquale De Vita 22 anni. L’attaccante napoletano è cresciuto nelle giovanili del Palermo, dell’Atalanta e del Verona, passando per le esperienze in Lega Procon il Pavia, 15 presenze e 2 reti, ed ancora al Monza, proveniente dal Lanciano in B. Nel frattempo si concretizzava l’ultima uscita di questo mercato invernale con la rescissione del contratto con il centrocampista Berardino trasferitosi al Martina Franca che dava il via all’arrivo di un pari ruolo. Nel finale delle operazioni giungeva infatti Niccolò Corticchia, 23 anni dal Vicenza, il centrocampista nativo di Torino e cresciuto nel settore giovanile della Juventus, vanta già esperienze in Lega Pro nelle fila della Carrarese, del Comoe del Savona, ultima sua esperienza con sei presenze dalla scorsa estate.

PAGANESE

Presentati i nuovi De Vita e Corticchia PAGANESE

Si chiude il mercato con Grassadonia che come dicevamo non viene accontentato del tutto: non è arrivato il vice Marruocco, si andrà avanti con il giovanissimo Borsellini, ne quell’esperto difensore centrale, che doveva sostituire Sorbo, avendo preferito un altro profilo giovane come Penna, giunto la scorsa settimana dal Lanciano e affidandosi in quella zona a Bocchetti In vista del derby di domenica contro la Juve Stabia, la Paganese ieri ha presentato gli ultimi due arrivati: l’attaccante di proprietà del Trapani Pasquale De Vita e il centrocampista Nicolò Corticchia, del Vicenza, ex Savona. “Arrivo in una squadra-ha spiegato De Vitadove si gioca con un modulo, il 4-3-3, ideale per le mie caratteristiche, perché so fare l’esterno di desto o di sinistra sul fronte offensivo, ma all’occorrenza so adattarmi anche a fare il centrale. Col Trapani ho realizzato una rete anche molto bella contro il Vicenza ma non è servita a nulla in quanto abbiamo perso. Spero di rifarmi alla Paganese in questo girone di ritorno. Ho voglia di mettere a disposizione della squadra il mio impegno”. Queste invece le parole di Corticchia: “Ero al Savona e già c’era stato in estate un contatto: non ho avuto difficoltà ad accettare l’offerta della Paganese. Sono molto carico e non vedo l’ora di dare il mio contributo. Gioco al Sud dove si pratica un calcio più intenso e lo avevo assaggiato già anni fa giocando contro la Paganese, faccio della mia forza la cattiveria agonistica, ho grande motivazione e credo di poter far bene in questo girone”.

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Dall’addio di Galluccio all’identikit di Fabiano NOLA

VALERIO LAURI

Era nell’aria. Il tonfo interno del Nola, nella gara di domenica 31 gennaio col Cicciano, valevole per la 19esima giornata del campionato di Promozione – Girone A, ha prodotto la vittima più pronosticabile. Nel calcio moderno, quando le cose non vanno secondo i piani, i primi a rimetterci, o per meglio dire, i più ‘sacrificabili’ sono gli allenatori. E così è stato, anche nel caso di mister Galluccio. Il destino beffardo ha voluto che, a decidere, di fatto, l’uscita di scena del tecnico dallo scenario bianconero, sia stata la sconfitta contro la sua ex squadra. All’ormai ex allenatore bruniano, non è rimasto altro che rassegnare le proprie dimissioni alla società, dopo la quarta sconfitta in un campionato che vedeva i bianconeri candidati ad una vittoria facile. “La S.S. Nola 1925 comunica di aver ricevuto le dimissioni da parte del mister Angelantonio Galluccio. Nel pomeriggio verrà reso noto il nome del nuovo allenatore che guiderà la squadra bianconera.” Questo il comunicato, apparso sulla pagina Facebook ufficiale, con il quale la società ha reso note le dimissioni dell’allenatore. Galluccio lascia il Nola in testa alla classifica (leadership divisa con il Rinascita Vico), con un vantaggio di 5 punti sulle altre inseguitrici, con il migliore attacco e la miglior difesa del torneo (nonostante le 4 reti subite nell’ultimo match), dopo aver regalato agli spettatori dello ‘Sporting’ (e non solo) un gioco comunque piacevole e superiore alla categoria. I risultati, talvolta, sono bugiardi, ma a certi livelli sono l’unica cosa che conta. Nel pomeriggio della giornata di ieri, è arrivato l’annuncio, sul sito ufficiale della società, dell’accordo con quello che sarà il nuovo tecnico bruniano. “Dopo la clamorosa sconfitta interna contro il Cicciano in casa bianconera sono arrivate le dimissioni di mister Galluccio. La società prendendo atto di tale scelta e, ringraziando mister

Galluccio ed il preparatore atletico Meo per l’impegno e la dedizione alla causa, decisa a dare una scossa all’ambiente ha affidato l’incarico di allenatore a mister Franco Fabiano. Mister Fabiano, certamente nuovo in questa categoria, ma con un curriculum di tutto rispetto (Giulianova, Aversa Normanna e Arzanese in Lega Pro, per dirne alcune) in passato già ha vestito i colori bianconeri riuscendo nella storica impresa di vincere lo Scudetto di categoria con la “Beretti” del Nola nella stagione 1993-94. Il neo allenatore bianconero ha già diretto la prima seduta di allenamento insieme al preparatore atletico Bianco in vista del prossimo impegno dei bianconeri che faranno visita al Comprensorio Atellano.” Come si legge nel comunicato, la figura scelta è quella di Franco Fabiano. Per chi non lo conoscesse, e’ un uomo di calcio senza “se” e senza “ma”. Il suo maestro e’ stato Zeman, ai tempi della Salernitana, ama lavorare con i giovani, conosce il sacrificio e l’impegno. Uno che non si tira mai indietro e, del resto, la sua carriera parla chiaro. Avellino e Salernitana, appunto, ma non solo. Capace di fare miracoli (Arzano ne e’ l’esempio). Non ama parlare, preferisce il campo e gli allenamenti. Insomma l’uomo giusto al posto giusto per riportare il Nola nelle categorie che merita.


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