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www.footballweb.it - il calcio in rete - Supplemento web di NF registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Numero 323 del 2 Marzo 1985Direttore Responsabile Marcello Curzio
La grande guerra
Siamo chiari, anche a Torino qualcuno ha scritto cose assurde, aiuti esterni, decisioni prese anche da ambineti malavitosi. Un modo poco corretto di infangare uno sport che e’ seguito da milioni di persone. A conti fatti la gara di Sabato non cambiera’ il campionato delle due contendenti, qualsiasi sia il risultato. Si rischia, anche se gioa’ siamo a buon punto, di creare due fazioni, guelfi da una parte e ghibellini dall’altra. Nord contro sud, assurdo. Che vinca il migliore e che sopratutto si accetti quello che sara’ il verdetto del campo. In serie B l’Avellino subisce una dura lezione in quel di Novara. In tanti anni di calcio non avevamo mai assistito ad un parziale cosi’ pesante ai danni della compagine biancoverde. Quattro a zero alla fine dei primi quarantacinque minuti. Uno schiaffo sul volto di una tifoseria che con sacrificio non fa mancare mai il suo apporto in qualsiasi parte d’Italia si giochi. La Salernitana e’ viva, l’avvento di Menichini, anzi il ritorno, cambia volto alla squadra. Per la salvezza i granata sono di nuovo in lizza. La Casertana perde la testa...della vetta. Dopo un girone di andata da protagonisti i rossoblu a Matera lasciano i tre punti e la leadership. Ora a comandare e’ il Foggia che e’ ad un solo punto dai falchetti di terra di lavoro. Forza ragazzi, forza Romaniello, la cadetteria vi aspetta.
L’EDITORIALE
Il dubbio sorge spontaneo e allora, muniti di buona volonta’, cerchiamo su internet. Un dizionario online ed il gioco e’ fatto. Ecco la dicitura di giornalismo: “Complesso delle attività volte a ricercare, elaborare, commentare, pubblicare o diffondere notizie attraverso i differenti mezzi di comunicazione”. Ci siamo capiti ? Il giornalista fa davvero il suo lavoro o spesso e’ prima tifoso ? Siamo alla vigilia di Juventus-Napoli e proprio non se ne puo’ piu’ di leggere corbellerie su una partita di calcio, soprattutto se si guarda al momento particolare che stiamo vivendo in Europa. Fame, poverta’ e disagio sociale che incombino su un futuro tutt’altro che roseo e c’è chi, invece, si sofferma su eventuali quanto fantomatiche congiure. Al Napoli non vogliono far vincere lo scudetto ? Ma non diciamo eresie. Non ci crediamo, non vogliamo crederci. Sara’ il campo e solo il campo a decidere chi e’ piu’ forte tra la compagine bianconera e quella azzurra. L’unico giudice di una stagione che sino a questo momento ci ha regalato solo e bellissime emozioni. Per fare odience si e’ capaci di inventarsi di tutto e di piu’ ma i tifosi non hanno l’anello al naso e sanno bene che esasperare i toni aiuta solo chi lo fa per guadagnare il proscenio. Tante trasmissioni sportive, forse anche troppe e per avere seguito alcuni giornalisti si spingono oltre ogni ragionevole raziocinio pur di battere la concorrenza.
MAURIZIO LONGHI
Il Punto – Vincono Napoli e Juve in attesa dello scontro diretto
Le prime due della classe, Napoli e Juve, avevano due scontri sulla carta agevoli ma, come spesso capita, non si sono rivelati tali. Entrambe le squadre hanno dovuto aspettare la parte finale della partita per riuscire a prevalere. Gli azzurri mantengono i due punti di vantaggio sulla Vecchia Signora grazie al rigore realizzato da Higuain in una partita veramente tosta e tignosa, dove si faticava a scardinare il bunker emiliano. Alla fine, dopo una gara più sofferta del previsto, il San Paolo è esploso di gioia per aver conservato il distacco dalla Juve proprio nella settimana che conduce allo scontro diretto, per il quale la febbre è già altissima. Comunque, anche per gli uomini di Allegri non è stato facile piegare un'avversaria in lotta per la salvezza. Il Frosinone ha venduto cara la pelle finché ha potuto poi, ad un quarto d'ora dalla fine, Cuadrado ha trovato il guizzo vincente e, nel recupero, Dybala ha posto il sigillo su una vittoria importante ma sofferta. Momento positivo per la Roma, alla terza vittoria consecutiva, la mano di Spalletti inizia a farsi vedere. I giallorossi hanno mandato al tappeto la Sampdoria, anche grazie alla prima rete di Perotti, arrivato nel mercato di gennaio e che, insieme ad El Shaarawy, si sta rivelando un acquisto azzeccato. Due giocatori che hanno alzato il tasso di competitività di una squadra già partita per vincere il campionato ma che, tra più bassi che alti, si è ritrovata ad accumulare un cospicuo ritardo col-
mabile solo con un filotto di successi in stile Juventus. Chi sta arrancando rischiosamente è l'Inter che, contro il fanalino di coda Verona, è stato sul punto di capitolare e non l'ha fatto perché, ad un certo punto, è emerso l'orgoglio nerazzurro. Il vantaggio iniziale, aveva illuso gli uomini di Mancini che potesse essere tutto facile ma gli scaligeri, ad inizio ripresa, si erano portati addirittura sul 3-1 prima che due giocatori chiamati a fare la differenza, come Icardi e Perisic, evitassero un ko mortificante. Balbetta anche la Fiorentina a cui non è riuscito il colpo di sbancare Bologna. Bernardeschi aveva solo illuso i viola, riagguantati subito da Giaccherini che, con la maglia rossoblu, sta dimostrando di essere un elemento di medio-alta fascia. Non si sono fatte del male Genoa e Lazio, partita terminata senza reti, mentre anche tra Sassuolo e Palermo è venuto fuori un pari, ma decisamente più spettacolare. 2-2 tra neroverdi e rosanero, in una gara in cui poteva succedere di tutto. Ci si aspettava sicuramente molto di più dal Milan, imbrigliato in casa dall'Udinese che, con il gol di Armero, ha fatto anche tremare la Scala del calcio prima che Niang, ottimo il suo rendimento, scongiurasse il rischio di un altro umiliante tonfo interno. 0-0 tra Atalanta ed Empoli, mentre il Chievo ha confezionato il blitz in casa del Torino superando proprio i granata in classifica e acciuffando il Bologna.
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E Sabato il big-match con il Napoli
E sono quattordici. Quattordicesima vittoria consecutiva della Juve che espugna il Matusa di Frosinone con un classico 0-2 e mantiene inalterata la distanza dal Napoli capolista ISIDORO NIOLA vittorioso di misura in casa contro il Carpi. Sabato prossimo le due dirette concorrenti per la vittoria del campionato si sfideranno allo Stadium e ne sapremo sicuramente di più sulla forza attuale delle due compagini che stanno viaggiando a ritmi altissimi. Che non fosse facile vincere al Matusa Allegri lo aveva detto, tanto che ha preferito rischiare il diffidato Bonucci (che giocherà comunque la super sfida col Napoli) e il rientrante Chiellini che purtroppo ad un quarto d’ora dalla fine è stato costretto a lasciare il terreno di gioco per la recidiva al polpaccio destro. Con tutta probabilità il difensore della Nazionale salterà il big match di sabato prossimo costringendo Allegri a cambiare impostazione difensiva. E cosi continua la sequela di infortunati che sta falcidiando la Juve da inizio stagione anche se e’ rientrato abile ed arruolato Pereyra (messo in campo nel secondo tempo e tra gli artefici del successo). Dicevamo di una partita non facile per i bianconeri, sbloccata nella seconda parte della ripresa dal solito Cuadrado e poi chiusa da un capolavoro balistico di Dybala nei minuti di recupero. Stellone aveva preparato la partita nei minimi particolari creando nella zona nevralgica del campo una sorta di barriera che ha imbrigliato gli estri di Dybala e Pogba, ragion per cui le uniche soluzioni per abbattere il muro ciociaro erano le fasce, dove Cuadrado a destra ed Alex Sandro a sinistra piano piano hanno perforato la difesa frusinate. Infatti, il gol di Cuadrado e’ nato proprio da una percussione del terzino brasiliano dalla sinistra che ha crossato teso al centro dell’area dove il colombiano ben appostato, di piatto destro, ha insaccato alle spalle di Leali. E’ stato il gol della liberazione per la Juve e per il popolo juventino che attendevano il vantaggio con ansia. Schierata col solito 3-5-2, la Juve era scesa al Matusa con la BBC davanti a Buffon. Cuadrado, Marchisio, Sturaro, Pogba ed Alex Sandro in mezzo. Dybala e Morata in at-
Foro Bianconero
Juventus
tacco. Al decimo del primo tempo la Juve sfiorava il vantaggio con Sturaro che arrivava con un attimo di ritardo su di un bel cross dalla sinistra ma poco dopo era il Frosinone a sfiorare il gol con Ciofani, lasciato solo in area, ma il pallonetto dell’attaccante finiva di poco alto sulla traversa. Ma la grande occasione capitava sui piedi di Morata allo scadere del primo tempo quando tutto solo entrava in area ma il suo sinistro a colpo sicuro si spegneva tra le mani di Leali. Nel secondo tempo la Juve scendeva in campo più tonica e determinata. Allegri però ricorreva ad un accorgimento tattico sostituendo Sturaro con Pereyra e così la manovra diventava più fluida. Pogba cominciava a prendere campo e sulle fasce il lavoro martellante di Alex Sandro e Cuadrado dava i primi frutti. Era però Dybala a sfiorare il gol del vantaggio quando un tiro a giro di sinistro si infrangeva sul palo alla destra di Leali. Il gol era nell’aria ed arrivava poco dopo con Cuadrado con l’azione descritta in precedenza. Chiellini si infortunava ed Allegri faceva entrare Rugani. Ma il gol della sicurezza arrivava in pieno recupero con Dybala che, servito da Morata, al limite dell’area faceva partire un sinistro velenosissimo che si insaccava nel sette alla destra di Leali. Solo il tempo, poi, di annotare l’esordio in serie A del primavera Favilli che rilevava un nervoso Morata. Appuntamento a sabato prossimo allo Stadium per una sfida che sarà un crocevia importante per l’assegnazione dello scudetto. Nel mirino della Juve la quindicesima vittoria di fila ed il sorpasso in testa alla classifica.
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Venerdi 12 Febbraio ore 19.30 su TvCampane1 645 del digitale terrestre
Pari ed orgoglio a Verona
L’alba del giorno dopo è sorta, pensieri contrastanti scuotono la mente del tifoso nerazzurro, felicità per il tempeMAURO SAVINI ramento mostrato nel raggiungere il pareggio o delusione per aver visto la propria squadra prendere tre goal su altrettanti calci d’angolo? A voi, l’ardua sentenza. La squadra “The Wall” che aveva la miglior difesa, si è trasformata in una squadra, che crea molte azioni da goal, con la difesa più battuta tra le squadre di vertice. Colpa dell’allenatore che ha squilibrato la squadra, inserendo più giocatori di attacco – movimento a discapito dei più fisici – difensivi? Perdita di certezza e convinzione della linea difensiva? Mancanza di giocatori sulla mediana capaci di velocizzare o rallentare il gioco in base alle esigenze?. Queste domande sono tra le più battute su tutte le principali testate giornalistiche odierne. E’ risaputo, in Italia, tutti sono allenatori ed ognuno è pronto a puntare il dito sule prime problematiche, di fatto, i dati reali sono altri, partite come: Bergamo, Carpi, Chievo e Verona, hanno mostrato un Handanovic, inoperoso, spettatore non pagante , di contro l’Inter ha dominato queste partite, non riuscendo a portare punti a casa. I nerazzurri, paradossalmente, stanno raccogliendo, meno di più quando giocavano male e non tiravano mai in porta. L’assenza di Miranda si è fatta sen-
Pensiero nerazzurro
Inter
tire, come la scelta sbagliata di marcare a zona sulle palle inattive, corretta tardivamente nella ripresa con il passaggio a uomo. Onestamente è difficile commentare le ultime prestazioni della squadra, poichè, se in precedenza era fortuna nel vincere 1-0, ora non può essere cattiva sorte se non si riesce a portare il risultato a casa. Si arriva con facilità nella tre quarti avversaria, non riuscendo a raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo, si manovra tanto e troppo, nel limite dell’area della squadra avversaria, senza verticalizzare mai per le punte. Il Verona, guidato, da un ottimo Del Neri, ha raggiunto il risultato con l’unica arma a sua disposizione il gioco aereo, previsto in conferenza stampa da Mancini, ma sul campo affossati dallo stesso, scarsa concentrazione?. Finalmente arrivano gli scontri diretti, dentro o fuori, la sorte gira per tutti, è il momento di spingere a mille, la Roma si avvicina, ma la Viola è sempre ad un punto. Dare il massimo per raggiungere l’obiettivo. Avanti Inter.
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VIOLA ROCK: Una settimana da… Fiorentina
ENZO PAUDICE
Una settimana movimentata – o meglio da Fiorentina – non c’è che dire. Tra espulsioni banali, critiche alla società, vittorie al 90° e pareggi sofferti, i tifosi viola non sono restati privi di argomenti nemmeno questa prima settimana di Febbraio. Iniziamo dall’espulsione di Mati. Il cileno ha senza dubbio fatto un’ingenuità, tuttavia non mi va di sparare a zero sul ragazzo . Mi piace guardare il bicchiere mezzo pieno. Mi soffermo quindi ad evidenziare come dopo una prima parte della stagione abbastanza in calo, soprattutto rispetto alle stagioni passate, durante il primo tempo con il Bologna Mati è sembrato in netto miglioramento. Il giocatore sembra si stia finalmente adeguando al gioco di Sousa. Durante il primo tempo, il cileno ha ottimamente scambiato
L’angolo viola
Fiorentina
la posizione con Tello e Bernardeschi, dando alla squadra una maggiore imprevedibilità. L’ingenuità resta, ma sono ottimista e credo che il cileno si farà perdonare molto presto la leggerezza fatta. Per quanto riguarda le critiche alla società, il discorso è un po’ più complesso. Sousa è stato abbastanza franco ed ha detto quello che pensa e pensano un po’ tutti i tifosi della Viola (me compreso). Il problema è che Sousa non è il primo allenatore ad avere tale uscita. Non molto tempo fa, Prandelli e Montella hanno avuto delle esternazioni abbastanza simili. Alla luce di come è andata a finire con i suoi predecesserori, non riesco pertanto ad apprezzare tali uscite. Se il copione è lo stesso difficilmente lo spettacolo avrà un finale differente. Arriviamo così alle due partite giocate questa settimana. Che con il Carpi non sarebbe stata una partita facile non c’erano dubbi, visto come sono andati i due precedenti incontri stagionali (andata e coppa Italia). Ma che si soffrisse in tal modo non ce lo si aspettava. Fortunatamente è arrivato il gol del nuovo acquisto Zarate (uno dei suoi) a togliere le castagne dal fuoco, portando non solo i tre punti a casa, ma anche un po’ di serenità a tutto l’ambiente viola. Completamente diversa è la questione inerente la partita di Bologna. Ritrovatasi in dieci, dopo tutto sommato un buon primo tempo, sono uscite le vere potenzialità di questa squadra. Ma anche qui voglio vedere il bicchiere mezzo pieno è dico che la Viola ha mostrato il carattere di una vera squadra. La Fiorentina non si è infatti disunita. Ha colpito nell’unico momento possibile con Bernardeschi, e ha arginato al meglio le avanzate del Bologna (fondamentale la parata di Tata). Peccato per la piccola disattenzione sul gol di Giaccherini, lasciato completamente solo in area. Un punto tuttavia che non fa poi così male, soprattutto contando i risultati delle inseguitrici (naturalmente a esclusione della Roma). Io resto pertanto ottimista, la squadra ha le potenzialità per raggiungere un traguardo importante, ingenuità e nervossismo permettendo. Stay Rock and Forza Viola
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Pari e rimpianti: l’Udinese rallenta la corsa del Milan
Ci risiamo. Dopo le vittorie senza subire reti con Inter e Palermo, il Milan frena di nuovo, pareggiando a San Siro VALERIO LAURI con l’Udinese. Passo indietro a un mesetto fa, quando i rossoneri erano soliti regalare un tempo agli avversari. L’Udinese passa, infatti in vantaggio con Armero, l’ex di turno. La reazione arriva nella ripresa, pareggio firmato da Niang (ripartenza dopo clamoroso errore sotto porta di Lodi). La vittoria, però, non arriva, complici gli errori di Bacca e la traversa colpita da Bertolacci. Grandi rimpianti per Mihajlovic che avrebbe potuto approfittare delle frenate di Fiorentina e Inter per recuperare terreno prezioso.
LA CRONACA – Mihajlovic deve fare i conti col forfait di Bonaventura, fermato da un problema all’anca, al suo posto, sulla sinistra, spazio a Kucka. Si fanno vedere subito i rossoneri con una percussione con cross teso di Antonelli, su cui Bacca non riesce a rendersi pericoloso. L’Udinese risponde con un tiro da fuori di Kuzmanovic che non impensierisce Donnarumma. Il portiere rossonero deve però arrendersi al 17′ quando, dopo un doppio miracolo, prima su Thereau e poi su Kuzmanovic, Armero insacca a porta praticamente vuota. Il colombiano è rientrato all’Udinese proprio in questa settimana ed ha anche militato nelle file rossonere senza lasciare di fatto
L’angolo del diavolo
Milan
traccia. Il vantaggio friulano lascia di sasso il Milan, che si sveglia solo al 33′, quando Carlos Bacca va in gol su azione da palla inattiva. L’arbitro Irrati, però, annulla giustamente la rete per la posizione irregolare del colombiano al momento del tocco di Antonelli. Nel primo tempo, c’è spazio ancora per una conclusione da lontano di Montolivo che Karnezis blocca in due tempi. Non succede altro nella prima frazione ed il Milan rientra negli spogliatoi con qualche fischio dagli spalti. Nella ripresa, Mihajlovic decide che è arrivato il momento di rischiare e inserisce Balotelli al posto di Kucka. Supermario va a fare coppia con Bacca in avanti, mentre Niang si sposta sull’esterno nel settore di sinistra. Passano pochi minuti ed il Milan passa dalla grande paura alla grande gioia. Occasione limpida creata dall’Udinese che porta al tiro in area Lodi, fermato con un grande intervento da Donnarumma, l’azione riparte e, sugli sviluppi della stessa, Bacca serve Niang per il gol del pari. L’inerzia della gara si sposta di fatto tutta a favore dei rossoneri, che spingono alla ricerca della vittoria.
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Milan
cambia. Il Milan si ferma sull’1-1, ma stavolta esce tra gli applausi di San Siro, che ha apprezzato la grande reazione nel secondo tempo. Due punti persi, sicuramente. Una grande occasione di accorciare il distacco si è spenta sulla traversa della porta difesa da Karnezis e timbrata da Bertolacci. Eppure, la sensazione per Mihajlovic e i suoi è quella di aver trovato una certa sicurezza nella
l’accelerazione vincente per la vittoria, ma Bertolacci viene fermato dalla traversa che rigetta il pallone sulla schiena di Karnezis e balla con uno strano effetto sulla linea senza oltrepassarla. Un chiaro segnale della sfortuna rossonera nella reazione. Negli ultimi minuti c’è spazio ancora per qualche recriminazione di Balotelli e un’altra ottima parata di Karnezis sul tentativo di Montolivo, ma il risultato non
manovra, soprattutto quando si potrà contare sul ritorno di Bonaventura. Il calciatore ex Atalanta è mancato tanto quest’oggi, soprattutto nel primo tempo. Un giocatore come lui resta insostituibile per l’imprevedibilità che dona al gioco rossonero. Il punto fa tutto sommato felice l’Udinese che impatta col terzo pareggio consecutivo, la vittoria manca ormai da un mese.
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L’angolo del diavolo
Al 10′ Bacca spreca malamente l’occasione buona sparando di testa su Karnezis. L’errore fa imbestialire Mihajlovic, conscio che la grande chance mancata peserà sull’economia del match. L’Udinese si ritrae e rischia al 12′ la clamorosa autorete con Wague, impeccabile nel primo tempo in marcatura su Niang. Al 23′ è ancora Bacca a fallire il gol del vantaggio con un colpo di testa che sfiora il palo. Il Milan pare sul punto di trovare
il ‘clasico’ Juve-Napoli, ‘Spiderman’ Donnarumma e l’arbitro ‘Dov’eri?’
VALERIO LAURI
VOTO 0 – all’arbitro DOVERI. Giudicare gli arbitri è sempre semplicistico, ma la direzione di gara di NapoliCarpi è stata disastrosa. Manca un rigore e un gol annullato ingiustamente a Callejon. Espelle Bianco per somma di ammonizioni, ma il fallo era di Zaccardo. E non è la prima volta che gli succede di scambiare i calciatori. DOV’ERI?
Il diploma di Lauri
Il diploma di Lauri
VOTO 5 – a FELIPE ANDERSON. Dov’è finito il brasiliano che faceva impazzire i tifosi biancocelesti. Il carnevale alle porte lo rende vittima del suo funambolismo carioca, ma, intanto nelle ultime gare, la Lazio gioca spesso in dieci. SAUDADE
VOTO 6 – alla FIORENTINA. La frenata col Bologna proietta i viola allo scontro con l’Inter con un solo punto di vantaggio. Ma gli uomini di Sousa fanno una gran partita, nonostante l’inferiorità numerica a cui Mati Fernandez li condanna nella VOTO 1 – al rendimento esterno della SAMPDO- mezz’ora finale. SACRIFICIO RIA. Anche volendo esser buoni per la differenza di tasso tecnico con la Roma, i blucerchiati dimo- VOTO 7 – alla ROMA di Spalletti. C’è ancora tanto strano una volta di più di essere disastrosi lon- da lavorare, Dzeko da recuperare e tanta soffetano da Marassi. Soli 6 punti in 12 partite. renza nel finale. Però sono ora 3 le vittorie consecutive collezionate e solo 2 i punti che CASALINGHI separano i giallorossi dal terzo posto. SE PO’ FA’ VOTO 2 – alla difesa dell’INTER. Che sia un periodo di crisi lo si è capito. Prima del derby, i ne- VOTO 8 – al cuore delle ULTIME TRE. Carpi e Frorazzurri erano impenetrabili sulle palle alte. sinone fanno sudare le sette camicie alle prime Dopo il gol di Alex nella stracittadina, col Verona della classe, l’Hellas Verona va vicinissima alla subiscono addirittura tre marcature di testa. vittoria con l’Inter. Per ora, sono ancora ben lontane dalla speranza di salvezza, ma l’impegno ce Qualcosa si è guastato. INCORNATI lo mettono tutto. ARTIGLI VOTO 3 – al TORINO di Ventura. Sette punti nelle ultime dieci gare o, se vogliamo, fatta salva la vit- VOTO 9 – a Gianluigi DONNARUMMA. Siamo sitoria col Frosinone, 4 pareggi e 5 sconfitte. L’ar- curi che abbia solo 16 anni? Richiediamo un conrivo di Immobile e la vena di Belotti non frenano trollo anagrafico per il nuovo ragno rossonero. il crollo verticale dei granata, che danno avvio Due miracoli prima che Armero lo infili e il salvaalla rimonta Chievo con l’autorete di Bruno taggio su Lodi che dà l’avvio all’azione del pareggio. SPIDERMAN Peres. SCORNATI VOTO 4 – alla ex favola SASSUOLO. La vittoria a San Siro con l’Inter e poi… la sazietà, a quanto pare. I neroverdi di Di Francesco non vincono proprio dallo ‘scherzetto’ ai nerazzurri. Da lì, solo 3 punti in 6 gare disputate. Calo fisico prevedibile o mancanza di motivazioni? BLACKOUT
VOTO 10 – a JUVENTUS e NAPOLI. Che spettacolo! Nessuna delle due vuole mollare, grinta e cuore fino allo scontro frontale di sabato. Higuain e Dybala, ma non solo. Lo scudetto, ormai, è affar loro. CLASICO
Foto Renato Epifano Vico Rose Melito di Napoli www.footballweb.it
Con il Carpi è vittoria di... rigore
GIANLUCA RUSSO
Napoli-Carpi 1 a 0, Frosinone-Juventus 0-2. La tensione era palpabile oggi, tanto a Napoli quanto in terra ciociara. Al San Paolo la terna abitrale ha azzeccato poco, tra un rigore ed un gol regolare (in entrambe le occasioni protagonista Callejon) negati al Napoli ed un’espulsione dubbia inflitta al Carpi. Tra quel poco di azzeccato dalla terna abitrale di Doveri c’è stato il rigore sacrosanto che Higuaìn, dopo errori che sono costati caro come quelli contro Lazio e Cile e dopo quello trasformato ma meno decisivo di Frosinone, torna a buttare dentro. Gambe un po’molli per gli azzurri e poche idee per una buon’ora di gioco, poi l’episodio della svolta, che ha visto protagonista un Koulibaly monumentale, come sottolineano anche i 40mila cartoncini esposti dal San Paolo dopo i cori beceri della Roma laziale. Il difensore francese, infatti, non solo ha disputato una grande partita ma si è procurato anche il rigore, causato da una trattenuta avversaria, nel cuore della ripresa. All’autobus del Carpi, parecheggiato davanti all’area di rigore per tutta la partita, questa volta hanno lasciato un finestrino aperto. Anche la Juve ha fatto fatica ma resta incollata agli azzurri (8 vittorie, striscia record per il club) alla vigilia di una partita che vale molto ma che, lo ricordiamo, non è e non può essere decisiva per le sorti di un campionato più che mai incerto. Le interviste Il bomber del Napoli, Gonzalo Higuaìn, ha gettato acqua sul fuoco a caldo, dopo la partita: “dobbiamo pensare- ha dichiarato l’attaccante- a quello che facciamo partita per partita, senza pensare all’obiettivo finale. Siamo in testa ma i conti si fanno soltanto alla fine. Pressione in vista del match di Torino? Non ne avvertiamo, loro sono fortissimi e vengono da 14 vittorie conse-
L’INVIATO AZZURRO
NAPOLI
cutive ma noi possiamo giocarcela alla pari”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il capitano, Marek Hamsik: “la partita di domenica- ha detto- è stata dura perchè il Carpi era in grande condizione. A Torino sarà dura ma abbiamo dimostrato di sapercela cavare anche in partite così. Non sarà una sfida decisiva, comunque, visto che mancheranno altre 13 partite alla fine. Abbiamo un’intera città dalla nostra parte”.
Così il tecnico azzurro, Maurizio Sarri, che ha parlato ai microfoni di qualche emittente ma non inconferenza stampa: “è stato difficile sbloccare il risultato contro il Carpiha detto- anche a causa di decisioni arbitrali sbagliate ma non parlerei di sofferenza. Contro la Juve non firmerei per il pareggio, voglio una squadra che abbia la faccia tosta”. Il tabellino:
NAPOLI-CARPI 1-0 (0-0) MARCATORI — Higuain 24′ s.t. su rigore NAPOLI (4-3-3) — Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Valdifiori, Hamsik; Callejon (dal 17′ s.t. Mertens), Higuain (dal 35′ s.t. Gabbiadini), Insigne (dal 39′ s.t. El Kaddouri). (Rafael, Gabriel, Maggio, Chiriches, Regini, Strinic, Lopez, Luperto, Chalobah). All.: Sarri CARPI (5-3-2) — Belec; Pasciuti (dal 13′ p.t. Zaccardo), Letizia, Romagnoli, Poli (dal 15′ s.t. Daprelà), Sabelli;, Crimi, Bianco, Martinho; Mancosu (dal 33′ s.t. Verdi), Lasagna. (Colombi, Porcari, Cofie, Gnahoré, Pasciuti, Di Gaudio, Mbakogu) All.: Castori ARBITRO — Doveri di Roma (Posado-Pegorin/Stallone; Gavillucci-Pezzuto) NOTE — Espulso Bianco (C) per doppia ammonizione all’11’ s.t. Ammoniti: Albiol (N), Romagnoli, Crimi, Poli, Bianco, Martinho (C). Recuperi: 2′ p.t., 4′ s.t.
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Gli emigranti del pallone Italiani all’estero A cura di FABRIZIO PARIOTA
Nel nostro paese si pone maggiormente l’accento sull’immigrazione, non dando lo stesso risalto all’emigrazione, cioè a quelle storie di persone “costrette” a varcare i confini nazionali, per cause di forza maggiore o per scelta, ma che non per questo sono meno italiani: il fenomeno è comunemente chiamato “Fuga di Cervelli”, e dilagando in maniera incalzante nella stragrande maggioranza dei settori, purtroppo non risparmia nemmeno il mondo del calcio. In questo weekend, però, gli italiani del pallone non hanno avuto grandissima fortuna all’estero, i loro nomi non sono comparsi su tabellini o sulle prime pagine dei giornali. Attraversando le Alpi, magari tramite il suggestivo “Tunnel du Mont-Blanc” si arriva in Francia, e nella Ligue 1, che è diventata terreno fertile per molti giocatori italiani. Nel Marsiglia, gioca (poco) Paolo De Ceglie, terzino sinistro ex Juve, che ha assistito dalla panchina al big match contro il Paris Saint Germain di domenica sera. Marco Verratti, invece, non era al “Velodrome”, mancata convocazione a causa di problemi fisici. 90 intensi minuti in campo per Thiago Motta con tanto di ammonizione per uno dei pilastri dei parigini, mentre Sirigu ha assistito alla partita dalla panchina, ormai relegato al ruolo di secondo portiere nel parco giocatori creato dagli sceicchi. Tutta la partita per Andrea Raggi, ex Bologna, nella vittoria di misura del Monaco sul Nizza di Sabato. Basta fare qualche altro chilometro, stavolta attraverso i Pirenei, per giungere in Spagna. Tutt’altro che positiva la partita di Daniele Bonera, entrato con il Villarreal contro l’ Athletic Bilbao al 72’, ed espulso nei minuti finali per doppia ammonizione. Non è riuscito Pepito Rossi ad evitare la sconfitta del Levante contro i marziani del Barcellona: buone notizie però per l’attaccante ex-Fiorentina che sta mettendo minuti
nelle gambe in Spagna e sta trovando quella continuità tanto ricercata. Soltanto panchina per Cristian Biraghi, talento ex-Inter, che ha assistito alla sconfitta del Granada dei Pozzo contro il Real Madrid. Dalla calda Spagna alla piovosa Inghilterra per un weekend di Premier League che è stato croce e delizia per gli italiani. Fuori ancora, per infortunio, sia Angelo Ogbonna del West Ham che Fabio Borini del Sunderland. A beneficiare dell’assenza del difensore italiano ex Juve e Torino, è stato il Southampton di Graziano Pellè che ha vinto per 1-0, con l’ariete italiano in campo fino al 72’ prima di essere sostituito. 90’ per Vito Mannone, portiere del Sunderland nel pareggio ottenuto dai Black Cats ad Anfield contro il Liverpool. Partita di grande sacrificio per Alberto Paloschi, arrivato a gennaio allo Swansea di Francesco Guidolin, che ha pareggiato 1-1 con il Crystal Palace. Stesso risultato per Matteo Darmian, e il Manchester United, allo Stamford Bridge contro il Chelsea, con i Red Devils raggiunti soltanto nel finale. Può gioire tanto, invece, Claudio Ranieri, allenatore del Leicester ed artefice del miracolo dei Foxes, dopo la vittoria per 1-3 all’Etihad Stadium contro il City dei campioni e dei soldi. Ora il buon Claudio guarda tutti dall’alto, con ben 5 lunghezze di vantaggio sul Tottenham secondo ed un sogno che appare ogni giornata meno impossibile. Ultima tappa del Grand Tour europeo è la Germania, che con la Bundesliga è ormai stabilmente nella top 5 dei campionati di maggior rilievo. Tarda ad arrivare l’esordio per Federico Barba, difensore dello Stoccarda e a lungo corteggiato dal Napoli, dopo il suo infortunio appena arrivato in Germania. Colpo fuori casa del Mainz di Gianluca Curci e Giulio Donati sul campo dell’Hannover, mentre nulla ha potuto Daniel Caligiuri nel 3-0 dello Schalke 04 sul suo Wolfsburg.
Il Milan torna a scandalizzare La rasoiata di Mariano Messinese
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La rasoiata di Mariano Messinese
Mercoledi la legge dei grandi del Mapei stadium. Dopo il gol di Defrel, ha annunnumeri. Domenica la norma- ciato:” Per il Sassuolo ha segnato GRE-GO-IRE-…Ma lità. Quindi: Zarate non nessuno ha risposto dalla curva. Il nostro eroe non segna, il Verona non vince e il s’è dato per vinto e ha gridato di nuovo:” Ha segnato Milan torna a scandalizzare. GRE-GO-IRE…” Niente. Silenzio. Dopo il terzo tentaE’ probabile che negli spoglia- tivo lo speaker s’è rotto il c…occodrillo (cit. Michetoi Mihajlovic abbia fatto un lone Pisani) e s’è messo in aspettativa. Probabile un genocidio armeRo. Tornando suo passaggio al Chievo. alla gara del Bentegodi, i tifosi dell’Inter mugugnano: Il Signor Doppia G. è stato eletto all’unanimità re“Abbiamo resuscitato una squadra di cadaveri”. In- sponsabile sindacale della sua azienda. Insomma, un fatti ha segnato un “Helander”. Comunque, sull’ 1-3 motivo in più per non lavorare. Armato di megafono qualcuno profetizzava: Mancini non mangerà la co- e maglietta contraffatta del Che, comprata in un suk lomba. In effetti stare un po’ a digiuno dopo l’abbuf- di Kathmandu, ha intimato al direttore del personale fata a base di Lasagna e Finocchio non può che fargli di concedere le ferie a tutti i dipendenti. Il direttore ha protestato:” Ma perchè?” Lui, sicuro, ha rispobene. Ma non è tutto. Scusate se continuo a parlare dello sto:”E’ il capodanno cinese!”. “Ma noi siamo in stupor mundi di Jesi. Nella conferenza pre-gara il India”. “Ci tiene al suo posto? O vuole che chiami la Mancio ha polemizzato: “Solo in Italia gli arbitri cac- casa madre di Pechino?” Il poveretto ha capitolato. ciano gli allenatori”. L’Aia è insorta:” Non è vero”. E E il signor Doppia G sta già pianificando di fare il giro per tutta risposta ha eletto Zamparini ai vertici fede- del mondo durante i giorni di vacanza. Ovviamente rali. A proposito di Aia, tra i DOVERI della federa- con la carta di credito aziendale. zione ci sarebbe quello di non far arbitrare più Male, anzi malissimo l’Avellino. Pensate che Michel’omonimo arbitro, dopo lo scempio del San Paolo. lone è andato fino a Novara per sostenere i biancoNon dà un rigore sacrosanto al Napoli ed espelle verdi. Si è seduto due file avanti al giornalista irpino Bianco per scambio di persona. La rai comunque sta Michele Criscitiello, fidanzato con la sorella del prepensando di ingaggiarlo per la conduzione di Chi l’ha sidente della squadra piemontese. Dopo il gol del 4visto?”. Continua il momento no dell’Atalanta. La 0, il traditore irpino ha cercato Michelone con lo squadra non vince e non segna. Invece bomber Bor- sguardo e poi gli ha fatto il segno del 4 alla Totti conriello si consola fuori dal campo. Lì è un cecchino in- tro la Giuve. Michelone s’è girato e gli ha risposto fallibile. Pare che dopo il suo arrivo, il tasso di con il gesto dell’ombrello, aggiungendo:”Tiè! A te e natalità (illegittima) a Bergamo sia aumentato del a quella maiala della presidentessa”. Vabbè, bisogna saper perdere. Anche quando è dura da digerire. Ma millemila per cento. Ah, vi svelo uno scoop. Oggi s’è dimesso lo speaker vuoi mettere la soddisfazione?
Ora è ufficiale, la Roma dura un tempo
Terza vittoria consecutiva per la nuova Roma di Spalletti contro una pericolosa Sampdoria. I nuovi acquisti El ANGELO BOSIO Shaarawy e Perotti sono stati i più propositivi. L’attaccante argentino ha siglato la prima rete con la maglia giallorossa e regalato la vittoria ai suoi. Stop. Le buone notizie sono finite. Come è già accaduto nella gara contro il Sassuolo, la Roma ha provato a creare qualche azione nel primo tempo, per poi abbassarsi tutta a ridosso della propria area nei secondi quarantacinque minuti. Una strategia, se così si può definire, che ha portato nove punti, ma che a modesto parere di questa rubrica non può durare a lungo. Prima o poi la fortuna si volta dall’altra parte. Di fronte c’era la compagine guidata dall’ex giocatore e poi tecnico Vincenzo Montella, detto l’aeroplanino (all’epoca). L’allenatore napoletano, come è sua abitudine, non è venuto all’Olimpico per alzare barricate o muraglie. Ha ordinato ai suoi di giocarsi la partita. E così è stato, soprattutto nel secondo tempo. Per circa cinquanta minuti, la nostra Roma ha tenuto alto il baricentro e ha provato a inventare qualcosa. Perotti ha svariato lungo tutto il fronte d’attacco, per far girare palla e favorire gli inserimenti degli esterni e dei centrocampisti. Il gol del vantaggio, però, è scaturito da un’azione rocambolesca e dunque fortunata, che ha permesso
Il romanista furioso
Roma
a bello de nonna Florenzi di colpire indisturbato di testa. Uno a zero, e risultato che tutto sommato ci poteva stare. Nella ripresa, ottima combinazione tra il “Faraone” e Perotti, con il secondo che ha fulminato il portiere con un potente destro al volo. La contesa sembrava chiusa. Invece la squadra giallorossa, come sempre, è stata capace di far riaprire la partita agli avversari. Colossale dormita difensiva al limite dell’area, Fernando ha concluso indisturbato. Deviazione involontaria dell’indolente (a proposito, anche ieri si è rivelato il solito fantasma) e 2 a 1. A quel punto, giustamente, gli undici dell’aeroplanino ci hanno creduto. Montella ha gettato nella mischia anche un altro ex di lusso: Antonio Cassano. Il fantasista barese, per il poco tempo in cui ha calcato il terreno di gioco, ha sfoggiato perle di alta scuola calcistica: passaggi, finte, e ha sfiorato pure il gol del pareggio. Ormai gioca quasi da fermo, ma contro questa Roma lenta e compassata sembrava Flash. Anche Dodò, altro ex, è stato tra i migliori in campo. Nella Roma, ancora una volta, questo spazio ha premiato Florenzi per l’impegno e per il gol, e ha ringraziato i provvidenziali Perotti e El Shaarawy. Sugli altri, meglio stendere un velo pietoso. Figuratevi che è riapparso anche Dzeko. Per la cronaca, non ha azzeccato una giocata. Sta bene seduto, è un vero peccato farlo alzare. E ci aspettiamo sempre qualcosa in più anche da Salah.
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La Lasagna stava per rimanerti sullo stomaco
LUCA BOSIO
E sono otto. Otto vittorie consecutive in campionato. Battuto il record che resisteva dall’epopea maradoniana. Il Napoli supera un coriaceo Carpi e si conferma capolista, in attesa della super sfida di sabato prossimo allo Juventus Stadium, contro i bianconeri di Massimiliano Allegri. Doveva essere una partita facile, sulla carta. Un buon allenamento o poco più. Invece, anche contro la prima della classe, il Carpi di Castori ha sfoderato una prestazione di grande intensità e applicazione tattica. Alla fine, al netto di qualche discutibile decisione arbitrale, il risultato finale è stato di uno a zero. Il match si è sbloccato solo su calcio di rigore, messo a segno dal sempre presente Higuaìn. La trama dell’incontro era già scritta, la conoscevano tutti e nessuno si sarebbe aspettato nulla di diverso. Fin dal calcio d’inizio, Hamsik e compagni si sono riversati nella metà campo avversaria, cercando insistentemente la rete per sbloccare la gara. Ma non si è visto il solito Napoli: feroce, rapido, preciso nelle conclusioni. Il campo è stato dominato in lungo e in largo, le occasioni, come sempre, sono state create, ma il tridente d’attacco partenopeo non ha brillato come nelle precedenti apparizioni. Il “Pipita” e Insigne sono stati ingabbiati nella morsa dei centrocampisti e dei difensori avversari, sempre pronti a raddoppiare le marcature.
Il Bosio parlante
NAPOLI
Nel primo tempo, il più pericoloso degli attaccanti del Napoli è stato Callejòn, ma senza impensierire più di tanto il portiere del Carpi. Nella ripresa, negato prima un gol regolare al Napoli, per inesistente fuorigioco, sempre di Callejòn, poi la svolta della partita: espulso un giocatore per fallo su Insigne. Doppio giallo e doccia anticipata. In dieci contro undici, gli azzurri hanno intensificato gli sforzi, premiati però da un’ingenuità della difesa del Carpi. Presa “rugbistica” su Koulibaly, in piena area, e rigore netto. Higuaìn si è caricato la squadra sulle spalle, e soprattutto si è preso una responsabilità non da poco, per uno che di rigori ne ha sbagliati diversi. Non ha pensato a nulla, se non a dove indirizzare la palla. Alla fine, il centravanti argentino si è abbandonato a una liberatoria esultanza. Scampato pericolo? Non proprio. Anche in inferiorità numerica, Lasagna ha ricevuto una palla interessante ai venti metri. Il suo sinistro è sceso pericolosamente, ma non abbastanza da inquadrare lo specchio della porta. C’è mancato poco che il giustiziere dell’Inter non facesse un altro scherzo a una grande del campionato. Del resto, siamo a Carnevale. Menzione speciale per la coreografia offerta dagli spalti della tifoseria napoletana. Maschere con il volto di Koulibaly e lo slogan “siamo tutti Koulibaly”. Il centrale senegalese ha apprezzato e ripagato il gesto di attenzione con una prestazione superlativa, da otto pieno. Non ha sbagliato neanche un passaggio e, in fase di chiusura, ha fermato tutti. Muro del pianto.
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o r e t s e o i c l a c l u s Punto A cura di FABRIZIO PARIOTA
Altro spettacolare e movimentato weekend di calcio europeo in cui non sono mancate conferme, delusioni e sorprese inaspettate. Ancora una volta, in Spagna, le big non deludono. Il Barcellona passa agevolmente sul campo del Levante, imponendosi per 2 reti a 0. Mantiene il passo l’Atletico Madrid che in casa contro l’Eibar supera l’esame con un netto 3-1. Il Real Madrid di Zinedine Zidane batte, con difficoltà e soltanto nei minuti finali grazie ad una perla di Modric, il Granada in trasferta per 1-2. I Galacticos sembrano ancora in costruzione, rispetto ai cugini allenati dal “Cholo” Simeone ed al Barcellona della MSN. 0-0 tra Villarreal ed Athletic e 1-1 tra Sevilla e Celta Vigo, scontri diretti in chiave Europa, con nessuna delle quattro compagini che è riuscita ad avere la meglio sulle altre e ad approfittare degli stop altrui. Vittorie fondamentali in ottica salvezza per Rayo Vallecano e Betis, mentre pesante “manita” subita dall’Espanyol per mano della Real Sociedad. Valencia sconfitto, come dicevamo, dal Betis e fermo quindi a 25 punti in 14esima posizione. Stagione davvero da dimenticare finora per la squadra allenata da Nuno Espirito Santo, prima, e da Gary Neville, poi. In Francia, invece, la lotta scudetto è chiusa ormai da prima di Natale. Il Paris Saint Germain di Ibra, Verratti e degli sceicchi, primo con 24 punti di vantaggio, batte al “Velodrome” il Marsiglia per 1-2 con reti di Ibrahimovic e Di Maria. Mente già proiettata sulla Champions per i parigini che possono dosare uomini ed energie, forti del divario incolmabile con le altre contenders. Al secondo posto troviamo il Monaco, che batte per 1-0 il Nizza, terzo. Roboante vittoria del Saint Etienne che vola al terzo posto, battendo per 4-1 il Bordeaux in trasferta. 0-3, invece, il risultato con il quale il Lione si libera dell’Angers, sorpresa di questa Ligue 1 insieme al Nizza, ristabilendosi in zona Europa. Vittorie per 2-0 e 0-2 per Reims e Bastia, che si allontanano cosi dalla zona calda della classifica. Al momento, a fare compagnia al Troyes sempre più ultimo, troviamo il Tolosa ed il Montpellier.
In Germania, il Bayern Monaco fallisce l’appuntamento con l’allungo sul Borussia. Entrambe le squadre, sono state fermate per 0-0 da Bayer Leverkusen ed Hertha Berlino. Ne approfittano Schalke 04 e Mainz per stabilirsi in zona Europa: lo Schalke battendo per 3-0 i lupi del Wolfsburg ormai in mini-crisi, mentre il Mainz vincendo di misura sul campo dell’Hannover. Perdono tutte le squadre impegnate nella lotta salvezza, tranne lo Stoccarda che battendo l’Eintracht Francoforte si stacca dalle altre. 51 il risultato con cui il Borussia M’gladbach asfalta il Werder Brema, relegati in terz’ultima posizione. Oltremanica, invece, uno dei weekend più spettacolari di questo altrettanto spettacolare campionato. Il big match della giornata era quello in scena all’Etihad Stadium tra i padroni di casa del Manchester City, secondi in Premier League, e la capolista Leicester. Il risultato finale ha dell’incredibile, con i Foxes che spadroneggiano e dominano in lungo e in largo contro i campioni ed i milioni dei più quotati avversari, e vincono per 1-3 con una doppietta di Hunt. Claudio Ranieri, e gli operai del Leicester, stanno scrivendo la storia e dimostrando al mondo intero che nella vita, oltre che nel calcio, i sacrifici e le idee contano e valgono molto più dei soldi. I Foxes sono ora a +6 sul City che scivola però in quarta posizione, superato dallo spumeggiante Tottenham di Mauricio Pochettino e dall’Arsenal di Mesut Ozil che hanno regolato le pratiche Watford e Bournemouth. Vince di misura il Southampton su un ottimo West Ham, mentre il Liverpool continua la sua stagione colma di alti e bassi con un rocambolesco pareggio per 2-2 con il Sunderland ad Anfield. L’altro big match, di scena a Stamford Bridge, tra Chelsea e Manchester United finisce con un pareggio per 1-1 che scontenta tutti e non accontenta nessuno. Pareggio anche tra lo Swansea di Guidolin ed il Crystal Palace mentre l’Aston Villa batte per 2-0 un Norwich in crisi nera e prova a riaprire una stagione finora fallimentare. Importanti vittorie del Newcastle sul West Bromwich, 1-0, e dell’Everton sullo Stoke City in trasferta per 0-3.
Avellino chiama, il cuore risponde. Al primo squillo. Troppo forte è il legame con il direttore ed il suo periodico che in circa quattro anni ha cercato e trovato i calciatori che hanno fatto la storia della compagine irpina. Qualcun altro se li è ritrovati…senza fatica, su un piatto d’argento. Piccola nota polemica. Duole scriverlo ma ed ultimamente i veleni viaggiano più velocemente delle stesse persone che li generano. Complimenti. Parliamo d’altro, è preferibile. Uno dopo l’altro. Con tenacia, abnegazione e sacrificio. Il nostro. Al cuore non si comanda. Crediamo sia vero. Altri potranno anche imitarci, fa parte del gioco. Inizia un’altra stagione calcistica, siamo al secondo appuntamento. Dopo Gil De Ponti un altro atleta nato nel centro Italia. Un portiere, di quelli bravi. Due stagioni in bianco verde. Quarantasette presenze. Dal 1983 al 1985. Due stagioni, la prima dopo alcune giornate proveniente dal Catanzaro, con rispettive salvezze. Inutile rimarcare che ogni anno in massima serie era uno scudetto per la città e tutti i suoi calorosi tifosi. Mario Paradisi è nato ad Acqualagna, in provincia di Pesaro ed Urbino, nel 1959. E’ arrivato ad Avellino a ventiquattro anni, dopo aver vestito le maglie di Fiorentina, Empoli e Catanzaro. Sapevate che per comprare su Ebay una figurina, usata, di Paradisi dovete tirar fuori almeno due euro ? Lo abbiamo contattato via telefono ed è stato di una disponibilità unica. Aveva degli impegni calcistici e ci ha chiesto di poterlo chiamare più tardi. Presto detto. Lo rintracciamo nel mentre guarda la
partita del Napoli con il Villareal. Gli diciamo della figurina e lui ci risponde: “Cosi poco? Eppure nella foto avevo i capelli…” Simpatico appunto, il gigante buono si scioglie ed incomincia a raccontarci del suo passato. Era quello che volevamo. Inizia l’intervista. Partiamo dall’inizio, lei arriva ad Ottobre del 1983, dopo aver giocato alcune partite con il Catanzaro in cadetteria. “Lo sai che non volevo venire ad Avellino ? Io ero sceso di categoria lasciando la Fiorentina per giocare. Davanti a me c’era Galli ed io volevo misurarmi per poter giocare titolare. A Catanzaro giocai tutte le gare dell’inizio di stagione e quando mi dissero che potevo venire da voi, in un primo momento mi rifiutai. All’Avellino c’era Zaninelli e quindi temevo di fare solo panchina. Poi mi andò bene, dopo cinque gare, inizia a giocare e da li filò tutto liscio”. Dopo circa trent’anni, qualche rimpianto ? “Nessuno. Avellino fu il mio trampolino di lancio. Venire a giocare in Irpinia significava molto per i giovani che volevano mettersi in luce. Una occasione che non si poteva perdere”.
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Gli ex del calcio
Michele Pisani
Mario Paradisi
Gli ex del calcio
prima della gara gli dissi che avrebbe dovuto fare attenzione, se si fosse impegnato lo avrei fatto bastonare dai miei colleghi in campo. Chiaramente scherzavo, sai bene che in quel periodo tutti temevamo l’ambiente del Partenio. Alla prima azione Bruni salta due avversari e proprio nel cerchio di centrocampo, manco farlo a posta, viene falciato da un mio compagno di squadra. Ricordo che da terra mi cercava con gli occhi, credeva davvero che avessi detto di stenderlo. Io glielo feci credere, ne andava della nostra fama di cattivi. A fine partita, vinta da noi con un gol di Colombo, andammo a cena assieme”. E’ stato, ultimamente, a Palermo come allenatore dei portieri, adesso ? “Sono in cerca di una squadra”. Magari può tornare ad Avellino ? “Sarebbe una idea affascinante. Tornare in Irpinia sarebbe davvero una bella cosa. Io torno e con me anche la massima serie che ne dici ?”. Ai tifosi avellinesi manca molto la serie A e le grandi sfide di una volta. “Il calcio non è più quello di una volta, io mi auguro che presto possiamo rivedere i lupi in massima serie”. Grazie a Mario Paradisi, il gigante buono. Dopo circa trent’anni gli abbiamo portato un po’ di Avellino e lui ha gradito. Come tutti del resto.
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Gli ex del calcio
Avellino in quegli anni cosa significava nel panorama calcistico italiano? “Una oasi felice. La salvezza era una grande vittoria per tutti i tifosi. Ricordo con commozione l’affetto dei sostenitori. Nei loro occhi c’era la voglia di riscatto. Mi fermavano per strada, giovani, mamme e papà. Ci esortavano a dare tutto, a farli vivere quella favola il più possibile. Qualcosa di indescrivibile, era una carica che ci permetteva di sfidare tutti con la convinzione che giocavamo per una intera comunità”. Cosa avevate inpiù agli altri, come mai eravate sempre all’altezza di qualsiasi sfida ? “Ad Avellino c’era una sinergia unica. Tifosi, giocatori e società. Un tutt’uno e poi chi veniva ad Avellino aveva fame. Tutti sapevano che indossando la maglia bianco verde potevano ambire al grande salto nelle squadre di alta classifica”. Due anni, tante battaglie, ci ricorda qualche aneddoto curioso ? “Mi viene in mente la gara con la Roma. Eravamo sotto di due reti. Allo scadere della gara il grande Tagliaferri segnò da trenta metri. Un boato accompagnò la realizzazione dell’indimenticato Gianpietro. La cosa che mi fa ancora sorridere mi capitò contro il Verona. Con gli scaligeri giocava Bruni, avevamo fatto assieme la primavera della Fiorentina. Ebbene
Special guest star OSCAR DI MAIO
MARIANO MESSINESE
Axel Konan: tormento di Buffon e dei sorrentini
Si era parlato tanto di lui quando indossava la maglia del Lecce e, a soli 21 anni, ebbe la sfrontatezza di freddare due volte Buffon quando i salentini espugnarono il Delle Alpi di Torino. Era considerato un astro nascente, una stella, uno di quei giocatori per cui i grandi club sarebbero stati disposti a svenarsi per assicurarsene i servigi. Invece, proprio quando ci si aspettava la sua consacrazione, si è impantanato senza riuscire a spiccare il volo. Dal Lecce passò in prestito al Torino senza fortuna, mentre con i giallorossi si tolse la soddisfazione di segnare nuovamente in casa della Juventus, ma stavolta all’Olimpico, nuova dimora dei bianconeri. Poi si è come eclissato, sulla sua parabola discendente hanno inciso anche alcuni problemi fisici, il suo momento di gloria era svanito così, per rilanciarsi, decide di approdare al Bellinzona in Svizzera. I suoi due gol, non consentono alla sua nuova squadra di evitare la retrocessione ma, per lui, dopo alcuni mesi di inattività, si riaprono le porte dell’Italia. Erano lontani i tempi in cui impressionava sui campi delle massima serie con chi ne preconizzava un’ascesa ai massimi livelli, ritornava con la fortuna di stare in uno dei posti più belli del Belpaese, ma in una categoria non proprio esaltante: la Prima Divisione, la vecchia C1. Era il mese di febbraio, l’offerta arrivava da Sorrento, una squadra invischiata in brutte acque di classifica e che aveva un impellente bisogno di un attaccante che la buttasse dentro. Chi meglio di uno che aveva strappato applausi in serie A?
Il suo acquisto, non è che sia stato accolto dagli osanna dei sorrentini, ma sicuramente con una buona dose di ottimismo, anche se qualcuno già vedeva i titoli di coda scorrere sulla sua carriera. Si pensava, comunque, che avrebbe potuto risolvere gran parte dei problemi di un attacco evanescente e spuntato, bisognava salvare i rossoneri dal baratro della retrocessione. Un “Barbaro” nella terra delle Sirene, come sarà andata l’esperienza, sarà riuscito a realizzare i gol necessari per brindare alla permanenza in categoria? Il doppio spareggio perso con il Prato condannò i costieri allenati da Papagni ad una mesta retrocessione, con Konan che vide pochissimo il campo senza mai andare a segno. Le uniche volte che mise piede sul rettangolo di gioco, i difensori erano indecisi se marcarlo o meno stante la sua goffaggine. A retrocedere direttamente, in quel girone, fu la Carrarese, squadra per cui batte il cuore di Gigi Buffon che, pur vantando un palmarès invidiabile, è probabile che si sia svegliato più volte durante la notte pensando a quando fu giustiziato da Konan. Qualcuno aveva immaginato un ipotetico spareggio salvezza proprio con la Carrarese, accettando che a difendere i pali dei marmiferi, fosse proprio il portiere campione del Mondo, e se fosse bastato per far deflagrare il killer instinct del colored ivoriano? Pare che, durante gli allenamenti settimanali del Sorrento, ci fosse una fila interminabile di persone per assistere alle prodezze di Konan, senza che nessuno si rendesse conto di un aspetto: i portieri avevano tutti lo stesso volto, in realtà indossavano la maschera di Buffon.
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RAFFAELE CIOFFI
“Ho visto una squadra che ha mostrato determinazione, spirito di gruppo, pur ridotta in 10 per tutto il secondo tempo. La squadra oggi ha giocato con il sorriso, tutti sono rimasti concentrati ed hanno dimostrato il loro valore”. E’ soddisfatto Claudio Lotito dopo la prima del Manichinibis. La Salernitana strappa al Pescara un pareggio con le unghie e con i denti, contro un avversario organico alla mano nettamente più forte. Lotito rivendica la bontà delle scelte effettuate a gennaio: “Ho detto che avrei fatto dei cambi e questo è accaduto, visto che abbiamo fatto ben nove acquisti. Siamo ancora penalizzati da infortuni pregressi, l’allenatore farà bene con la squadra a disposizione”. Lotito torna sull’esonero di Torrente: “Ho provato a salvare l’allenatore fino alla fine, ma quando ho visto che l’atteggiamento della squadra non era consono sono stato costretto a cambiare sia allenatore che calciatori. Non bisogna buttare la croce su chi non c’è più, lo spogliatoio ha dialettiche particolari, quando c’è bisogno di dare la scossa o cambi l’allenatore o cambi tutta la squadra. Speriamo che questi infortuni finiscano, tra guai fisici e squalifiche mai abbiamo sfruttato la formazione titolare. Oggi abbiamo perso altri due giocatori, ma abbiamo ricreato le condizioni per mettere la squadra nella possibilità di esprimere le proprie potenzialità. Il passato ha inciso sul morale, ma oggi la squadra ha mostrato un atteggiamento diverso, giocando anche bene. Ha
Spazio granata
Lotito soddisfatto di questo inizio SALERNITANA
vinto sul campo, anche se il risultato è stato 2-2 meritava la vittoria. Mi sono occupato in prima persona dei problemi, ho visto una condizione di difficoltà ed ho reagito. Io sono nel calcio da 11 anni, all’inizio sono state fatte scelte condivise anche da me, poi nella difficoltà ho deciso di cambiare. Menichini in questa piazza ritengo possa essere l’allenatore giusto, dà esperienza, tranquillità e serenità. La squadra l’ho vista con il sorriso, anche nell’intervallo, ho assistito alle considerazioni fatte dall’allenatore, Menichini ha mostrato con eleganza e senza ansia i suoi pensieri. Questo è importante”. Lotito poi sorprende tutta la sala stampa e si cosparge il capo di cenere, facendo mea culpa ed assumendosi alcune responsabilità : “Io non ho fatto di tutto per mandarlo via a giugno, ora ho preso in mano in prima persona le cose ed ho cambiato alcune situazioni, cambiando giocatori e tecnico. Speriamo di aver rimesso in carreggiata la squadra. Oggi avremmo meritato di vincere. La scelta estiva di cambiare il mister è stata fatta con il mio avallo. Alcuni giocatori non sono voluti venire, ho provato fino all’ultimo ma se mi dicono di no non si può fare nulla. Questi calciatori hanno sbagliato, sia Braafheid che Morrison, prima erano d’accordo e poi hanno cambiato idea. La squadra è buona, non merita il terzultimo posto. Le espulsioni? Andate a chiedere all’arbitro. Io ho le mie opinioni, ma le opinioni non risolvono i problemi. Sono convinto che il mister metterà in condizione la squadra di uscire dai problemi”.
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Avellino
Si è consumata al Silvio Piola di Novara la seconda sconfitta consecutiva subita dall’Avellino di Attilio Tesser che dopo appena venti miITALO BORRIELLO nuti di gioco del primo tempo ha pensato bene di congedarsi dal lotto delle squadre che si affrontavano per le gare valevoli per il quarto turno di ritorno del campionato cadetto, non prima però di aver concesso il consueto regalo settimanale all’avversario di turno come, accaduto contro il Cagliari la settimana prima. Ma se quella subita contro la capolista di Massimo Rastelli era stata metabolizzata in fretta dall’ambiente irpino, quella di Sabato contro il Novara di Baroni ha letteralmente ghiacciato il sangue nelle vene dei fantastici tifosi avellinesi che pure in Piemonte non hanno fatto mancare il proprio calore. Eppure nulla faceva presagire che un normale pomeriggio di febbraio si sarebbe trasformato presto nella più orribile delle notti fonde visto il modo disinvolto cui Castaldo e compagni stavano gestendo le sortite offensive degli avanti azzurri non disdegnando mai la replica ad ogni attacco subito. Però poi, subire un gol come quello del vantaggio dei locali, con ben otto calciatori in maglia verde posizionati al di sopra della linea della palla incuranti delle praterie lasciate libere agli avanti del Novara ha fatto si che la partita prendesse il corso suo,
L’angolo del Lupo
Novara – Avellino pagelle: tutti bocciati. E’ da somari beccare gol del genere
quello sfociato con la goleada di Evacuo e soci. È incredibile il modo con cui l’Avellino regala i gol agli avversari addirittura da somari quello incassato sabato. Forse, neanche i giovani delle scuole calcio commettono orrori tattici come quello che ha permesso al Novara di portarsi in vantaggio. Sicuramente anche il mister ha le sue colpe, la prima e forse la maggiore, quella di aver troppo sopravvalutato le conoscenze tattiche dei suoi tanto da volersi permettere alcune novità in formazione, ma stravolgere il triangolo centrale, per la precisione quello formato da Jiday centrale di difesa e Biraschi, Paghera o Arini mediano basso e Pucino sulla corsia sinistra, che tanto equilibrio aveva garantito alla squadra irpina è un lusso che difficilmente può permettersi in futuro. Intanto si fanno le solite riflessioni, campo di ‘gioco’ un noto social-network. Curiosa quanto vera la considerazione di un tifoso che fa presente la perdurante difficolta’ de reparto arretrato. Cambiano gli uomini ma non certo il risultato visto che siamo soliti prendere gol in modo davvero inusuale. La colpa non era di Nica e di Nitrianský, pare e detto francamente di no. La sconfitta fa male, quasi quanto il solito commento di qualche solone che appare, incredibilmente, quando l’Avellino perde. Bisogna ripartire, senza se e senza ma l’obiettivo Play-Off e’ possibile ma primae meglio pensare alla salvezza.
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CARMINE D’ARGENIO
Il rinnovato Perugia di gennaio, dopo "le prove tecniche" a porte aperte di inizio settimana, alzava 'ufficialmente' il sipario sui suoi innesti, contro lo Spezia nella venticinquesima gara di campionato serie b. Sotto la direzione di Nasca di Bari, Bisoli affidava l'estrema difesa dei pali biancorossi all'inossidabile Rosati, che salvava il risultato nei minuti finali. La terza difesa meno battuta della cadetteria si riappropriava dopo tre turni di squalifica di Belmonte. Andavano a completare il terzetto dell'ormai collaudato 3-5-2, Volta al centro e Rossi sulla sinistra. La novità nel modulo era apportata da Prcic, il Franco-bosniaco, chiuso a Torino dalla presenza di Boselli. Per lui 46 presenze in League 1, in serie A, 2 spezzoni di partita con il Toro, in nazionale Serba 4 presenze al fianco di Lulic, Pianic, Dzeco. Davanti alla difesa, da regista basso a fare da raccordo con la linea mediana, prende le chiavi del centrocampo ed ogni azione sia di interdizione che di impostazione parte dai sui lanci, dalle sue aperture e dai sui cambi di campo. Al suo fianco, sulla destra buoni anche i movimenti dell'altro acquisto di 'riparazione', Molina. Alla sua sinistra Della Rocca completava l'interno centrocampo. Sugli esterni a sinistra con le sue discese che hanno attirato le mira dalla serie A, rispedite al mittente almeno per questa sessione invernale, Leonardo Spinazzola. Sulla destra, per affondare con i suoi cross, il capitano Lorenzo Del Prete. Bianchi a prenderle tutte di testa, e dopo quasi 4 anni di astinenza dai campi, Stefano Guberti, ad impensierire in attacco la difesa a quattro degli uomini di Di Carlo. Quest'ultimo schierava Chichizola in porta. De Col, Postigo, Terzi e Migliore sulla linea difensiva. Errasti, Pulzetti, che lasciava in dieci i compagni per una entrata scomposta sanzionata con il rosso, Canadija e Piccolo, alle spalle di Calaiò e Situm. Entrambi organici di tutto rispetto: 3 giocatori
I grifoni
Pareggio a reti bianche tra Perugia e Spezia PERUGIA
oggi seduti sulle due panchina, Mancini per il Perugia nonché Acampora e Vignali per lo Spezia, richiamati per l'amichevole Under 21 di mercoledì 10 febbraio. Dei 'nuovi' gettava la spugna com'era comprensibile, prima Guberti. Sostituito da Rodriguo Aguirre. Il calciatore portato in Italia dell'Udinese a 19 anni, già allenato da Stramaccioni, Sarri e Colantuono. Tanta corsa e rapidità per lui. L'unico colpo di testa verso la porta spezzina è opera sua. Si esibisce anche in una rovesciata che però non termina nello specchio. Dopo l'ennesimo recupero palla con relativa messa in gioco dei compagni, come vuole Bisoli, è Prcic a chiedere il cambio. Al suo posto Rizzo. Per sbloccare uno zero a zero, che come dirà di li a poco in conferenza Pier Paolo Bisoli, "si aveva netta la sensazione che fosse stata la 'classica' in cui anche con minuti aggiuntivi ed altri tentativi, difficilmente sarebbe entrata"; usciva un difensore, Rossi ed entrava l'ex, attaccante Ardemagni. Probabilmente la più ghiotta occasione per i padroni di casa proprio sui suoi piedi, che però non riescono ad agganciare un pallone ad 1 metro dalla linea di porta. Mancata deviazione. Tre punti mancati sul campo amico. Per la legge dei grandi numeri al Curi finisce a reti inviolate: nelle ultime quattro, 10 reti subite e 3 fatte per lo Spezia. Un pareggio, come una sola volta nelle ultime otto complessive, le restanti quattro se le era aggiudicate il Perugia, per tre vittorie Spezia. Tuttavia, come sottolineato sempre dell'allenatore in conferenza post gara, due punti recuperati sulle perdenti dirette concorrenti play-off. Due squadre, Perugia e Spezia, ben messe in campo, solide, difficili da superare, che concedono poco o nulla agli avanti avversari. Dopo le due vittorie consecutive a Vercelli e con la Salernitana al "Picco", gli uomini di Mimmo Di Carlo tornano al pareggio, come nella prima dell'anno nuovo con il Bari. I grifoni, con maggiori possibilità di scelta, restano a quota 23 goal segnati. Dopo tre sconfitte casalinghe e la vittoria a Crotone che a sua volta non perdeva in casa da febbraio 2015, ripartano dallo zero a zero della prima partita a calcio mercato chiuso.
RAFFAELE CIOFFI
In sede di presentazione della sua nuova esperienza sulla panchina granata, momento che è diventato anche una sorta di anticipata vigilia del primo cimento agonistico in programma all’Arechi, il tecnico Menichini si era augurato di vedere una squadra mentalmente centrata sulla partita, vogliosa di impedire all’avversario di portare eccessivi pericoli nella propria metà campo e, soprattutto, un gruppo sempre pronto a ripartire e ad attaccare con coraggio e convinzione una volta riconquistata palla. Un progetto speranzoso che, considerando il valore tecnico del Pescara (reduce da sette vittorie consecutive) e la precarietà tattica e psicologica esibita dai calciatori granata al ”Picco” di La Spezia, sembrava più un tentativo poco convinto di voler trasmettere coraggio alla sua truppa che non una una reale consapevolezza sulla possibilità di riuscire a compiere sul campo la strategia pianificata nelle poche sedute di allenamento avute a disposizione. Ed invece il terreno di gioco ha mostrato una Salernitana molto vicina a quell’idea di match e di squadra concepita nei giorni che hanno peceduto la sfida ai lanciatissimi abruzzesi di mister Oddo. Il team granata visto all’opera ieri, infatti, nonostante diversi errori individuali che hanno impedito di portare a casa l’intera posta in palio, ha colpito soprattutto per il desiderio di accontentare il suo allenatore sul piano della ricerca costante di quel pragmatismo tattico, intriso di volontà, spirito di sacrificio e tenacia, volto a contendere ogni singolo centimetro di campo ai rivali. Pestrin e compagni hanno sofferto e fatto soffrire, attaccato con determinazione e resistito con orgoglio quando il Pescara portava la sua qualità tecnica nei pressi dei sedici metri granata. Ma il tutto è avvenuto adottando una condotta maschia e concreta, dal primo minuto di gioco fino alla fine del recupero. In attacco, infatti,
Spazio granata
Considerazioni su cambio tecnico SALERNITANA
hanno viaggiato a braccetto fisicità e movimento, con una proposta offensiva che, depurata da inutili velleitarismi tecnici individuali, badava a creare continuamente le condizioni per portare messaggi bellicosi alla porta difesa da Fiorillo. Un progetto essenziale, privo di svolazzi e leziosismi, caratterizzato da prestanza fisica e determinazione nell’aggredire le porzioni di campo scoperte; un piano che ha sorpreso, ed a tratti stordito, un Pescara convinto forse di giungere a Salerno per giocare nella metà campo dei padroni di casa senza soluzione di continuità. Nulla di particolarmente trascendentale dal punto di vista dell’estetica calcistica, intendiamoci, ma la manovra offensiva granata ha colpito per quella sostanza, marchiata di semplicità e grinta, finalizzata a cercare il varco, lo spiraglio e l’accelerazione giusta per castigare il portiere ospite.Ed il medesimo atteggiamento caparbio e combattivo si è registrato per lunghi tratti anche in fase difensiva, così come è apparso palese il desiderio di non disunirsi e sfilacciarsi tatticamente, anche nei momenti in cui gli abruzzesi provavano ad imporre la loro notevolissima cifra tecnica. L’idea messa in campo per proteggere la porta di Terracciano, infatti, era fondata su attenzione massimale e densità; peccato che la tensione generata dalla classifica ha finito per rendere approssimativi alcuni disimpegni, che traducendosi in due reti subite hanno finito per macchiare una prestazione collettiva sostanzialmente ordinata in fase passiva. Perchè, è giusto sottolinearlo, Lapadula e compagni, abitualmente fucina inesauribile di giocate in grado di produrre spettacolo e reti, ieri, al di là dei due gol regalati da errori individuali dei calciatori granata, non hanno mai dato l’impressione di poter aver vita facile sulla fase difensiva (comprendente anche il lavoro di centrocampisti ed attaccanti) opposta da Bernardini e compagni.Provando ad entrare più dettagliatamente nelle pieghe tattiche della diversità strategica impressa alla gara dal tecnico di Ponsacco, sono diversi gli aspetti da porre sotto la lente d’ingrandimento.
SALERNITANA
anche per alcune prestazioni individuali. Pestrin ed Odjer su tutti, che hanno smesso panni che non potevano indossare – il primo, quelli di improbabile ed unico custode della trequarti; il ghanese, invece, quelli di incursore di qualità – limitandosi a dare il loro contributo in un contesto di squadra caratterizzato da una più equa e congrua distribuzione di funzioni. Pestrin, giocando di posizione e di gestione, ha fatto emergere la sua visione di gioco (illuminante il lancio che ha attivato Ceccarelli a destra nell’azione del definitivo pareggio) ed evitato soprattutto figure barbine nel vano tentativo di inibire da solo il trquartista rivale. Odjer è ritornato ad essere il soldatino disciplinato da schierare a supporto del play maker, sollecito nello sradicare e portare avanti palloni, ma sgravato dalla responsabilità di essere determinamte anche nella metà campo avversaria. Dal punto di vista offensivo, infine, la nota più lieta è rappresentata dalla contemporanea presenza in campo di Coda e Donnarumma, i quali hanno impedito alla difesa pescarese di avere l’abituale sopravvento sull’unico attaccante centrale, come si è spesso registrato in passato. Le due punte granata hanno dimostrato di poter giocare insieme, evitando di pestarsi i piedi, muovendosi tanto, difendendo palla, svariando sulle corsie esterne, attaccando la profondità e facendo sentire la loro presenza nell’area di rigore avversaria. Importante anche il loro movimento, in entrambe le fasi di gioco, finalizzato costantemente a dettare il passaggio ai compagni al fine di favorire le azioni di rimessa della squadra lungo le corsie esterne, con Ceccarelli a destra – davvero bravo l’ex bolognese a tamponare ed a ripartire – e Zito a sinistra, opzione rimasta monca a causa della superficialità dell’ex irpino. Coda e Donnarumma lasciati giustamente in campo anche con la squadra ridotta in inferiorità numerica, per continuare a mantenere in uno stato di allerta il Pescara ed evitare di subire un assedio lungo e continuo. Adesso però, con una classifica che conserva comunque un aspetto truce, è severamente vietato andare oltre una legittima soddisfazione condita di maggiore fiducia in vista dell’immediato futuro. Perchè c’è ancora molto da migliorare – la gara di ieri contro la corazzata Pescara era ‘semplice’ da un punto di vista psicologico – e soprattutto ci sono tanti punti da conquistare attraverso una necessaria continuità di risultati ed un’identità calcistica tutta da sviluppare e consolidare.
Spazio granata
Partendo dalla fase difensiva, la quale ha compiuto il salto di qualità soprattutto dal punto di vista della mentalità. La squadra, infatti, sembra aver preso innanzitutto coscienza della sua impossibilità, causa ridotta capacità dinamica e una condizione atletica di base che stenta a stabilizzarsi, ad esercitare ritmi alti e continui in fase di pressing sui portatori di palla avversari. Una sorta di esercizio di umiltà e consapevolezza che ha indotto il tecnico ed il gruppo a pianificare un’oculata gestione del match sul piano del podismo e della resistenza fisica. Pertanto, tentativi di portare pressing alto, soprattutto nei frangenti in cui il Pescara aveva uno sviluppo iniziale di manovra più ferraginoso, hanno lasciato frequentemente spazio ad una più saggia densità da costruire a ridosso della propria area di rigore, con le due linee di difesa e centrocampo strette e compatte.Scelta saggia che ha impedito al Pescara di rendersi pericoloso ed imprevedibile tra le linee, come abitualmente accade, con centrocampisti offensivi e attaccanti che offrono pochi punti di riferimento. Quando i calciatori granata, ingolositi e ringalluzziti da qualche difficoltà creata alla retroguardia biancazzurra, hanno pigiato il piede sull’acceleratore, dimenticando però di preservare i giusti equilibri difensivi alle loro spalle e di attuare le tempestive coperture preventive, sono stati dolori, il Pescara si è reso assai insidioso ed ha rischiato di capitalizzare le sue qualità migliori dalla trequarti in avanti. Inoltre ai più attenti osservatori non sono sicuramente sfuggite le similitudini tra il camaleontico ‘4-3-3′ di ieri (almeno fino al momento in cui Zito non ha commesso l’imperdonabile sciocchezza che gli è costata l’espulsione) e quello visto di frequente all’opera lo scorso anno. Un ‘4-3-3′ che in fase di non possesso diventa un conservativo ‘4-4-1-1′. Ieri infatti, quando a menar le danze era il Pescara, l’esterno alto di destra, Oikonomidis, si abbassava sulla linea mediana, mentre Zito si allargava a sinistra e Donnarumma si posizionava alle spalle di Coda. In sostanza, quello che accadeva spesso lo scorso anno quando si partiva con il terzetto avanzato – composto da Nalini, Negro e Calil – il quale in fase di non possesso modificava le sue funzioni dando vita a due linee di quattro calciatori, con Nalini pronto ad abbassarsi in mediana, Favasuli ad allargarsi a sinistra e Negro a posizionarsi alle spalle di Calil. Consapevolezza del ruolo e delle funzioni da svolgere che si è rivelata autentica manna dal cielo
Casertana – Abdicare a Matera
I numeri nel calcio non saranno tutto, ma così come li si cita quando tutto va bene, altrettanto bisogna fare quando ti sbattono in faccia la dura realtà: sei punti in cinque partite sono Vincenzo di Siena troppo pochi per chi ha sogni di gloria. Il che unito al fattore campo, cioè che da quella maledetta trasferta di Foggia, questa squadra qualcosa ha perso; la brillantezza di gioco, la capacità di controllare le gare, la solidità difensiva, la velocità nella manovra d’attacco. Ed anche Romaniello ultimamente sembra meno lucido, rispetto al tecnico che, durante il girone d’andata, aveva saputo guidare la squadra a terminare in testa la prima metà del campionato. Per carità, non si cada nel giochino perverso che vuole una piazza esaltarsi al massimo dopo una vittoria e deprimersi dopo una sconfitta. In fondo la classifica ci vede ad un punto dal Foggia; e con tredici partite ancora da giocare. Ma le recenti prestazioni, compresa quella di oggi, forse la peggiore della stagione insieme a quelle di Foggia e di Andria, una qualche preoccupazione la lasciano. Massima fiducia in questo gruppo, chiariamo anche questo. A scanso di equivoci. Ma ora bisogna assolutamente rialzarsi. Da oggi comincia un nuovo minicampionato; la classifica dice che ci sono cinque squadre, Foggia, Casertana, Benevento, Lecce e Cosenza in pochissimi punti. Nulla è perduto, ma non si poteva sperare di conservare la testa della classifica continuando a vivere di rendita all’infinito. Testa della classifica che i rossoblù occupavano praticamente da inizio stagione. Che la sconfitta di oggi serva dunque di sprono e che sia un’iniezione di sano agonismo e forza per le ultime tredici partite. Tredici finali se si vuol puntare a vincere il torneo. Formazione a sorpresa per Romaniello che preferisce Marano a Matute e lascia fuori Mangiacasale che va in panchina a far compagnia a Negro. Il Matera risponde con un 4-5-1 che lascia subito capire quale sarà l’atteggiamento dei lucani. Brutta partita senza emozioni ne spunti degni di nota. E difficile da commentare per la prestazione sostanzialmente scialba dei casertani, mai davvero pericolosi e che si lasciano risucchiare
Falchetti di terra di lavoro
Casertana
dalle trame degli uomini di Padalino. Poi se ci si mette anche la cabala (la Casertana non vince a Matera da 45 anni) allora le premesse da preoccuparti che erano, si trasformano in orribili. La prima occasione è del Matera e arriva su una mezza papera del reparto arretrato della Casertana; da retropassaggio Gragnaniello, impossibilitato a prenderla con le mani, la spedisce sui piedi di un avversario che spedisce alto nel tentativo di pallonetto per superare il portiere rossoblù. Dopo il tentativo di Iemmello, ci prova anche Carretta ma il suo tiro non può impensierire Gragnaniello. La partita è brutta, i ritmi sono lenti e la Casertana… è rimasta in albergo. Non c’è gioco, non c’è intensità, un po’ per demerito dei ragazzi di Romaniello, un po’ per la ragnatela tattica impostata da Palladino. Per mettere a taccuino qualcosa bisogna attendere la mezz’ora, e non è per una bella notizia: Marano accusa un malore, difficoltà di respirazione, e deve lasciare il campo. Le sue condizioni non destano preoccupazioni ma, come ovvio in questi casi, il ragazzo viene subito fatto uscire per evitare complicanze. Quindi ancora nulla di nulla. Il Matera fa la sua gara, la Casertana evidentemente no; e sono ancora gli azzurri a rendersi pericolosi al 35′ quando Armellino tenta con un tiro che però non sortisce gli effetti sperati. Quando meno ce lo si aspettava Mancosu compie una vera e propria magia: azione personale, galoppata per metà campo, arrivo al limite dell’area e destro al fulmicotone che si insacca alle spalle di Bifulco. La reazione del Matera è immediata: al 42′ proteste per un eventuale tocco di mano fi Murolo su tiro di Armellini, con l’arbitro che lascia correre; il rigore arriva dopo pochi minuti quando Potenza atterra Infantino. Rigore, trasformato dallo stesso attaccante lucano. Dura poco la gioia in casa rossoblù e si va negli spogliatoi con il risultato di parità.
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Casertana
nato è ancora tutto da giocare. Mancano tredici partite, ben tredici partite, ancora tredici partite. Guai a perdere la speranza, il sogno è ancora li a portata di mano. A patto però che la Casertana torni a fare la Casertana. Bisogna ritrovare la brillantezza del girone d’andata e remare tutti dalla stessa parte. A partire da domenica nel derby con la Juve Stabia.
mezz’ora Bifulco dorme sonni tranquilli. E li continuerà a dormire quando Giannone calcia verso la porta (si fa per dire…) avversaria, col pallone che però si spegne lontanissimo dal bersaglio. Quindi i ritmi si riabbassano, il Matera controlla e la Casertana si arrende senza l’onore delle armi. Una brutta, bruttissima Casertana perde la partita, la prima del 2016, e la testa della classifica. Conseguenza ovvia viste le ultime prestazioni non certo esaltanti della squadra. Ma nessun funerale, e guai a mollare proprio adesso! La vetta dista un solo punto, e il campio-
Angelis, Jefferson (11′ s.t. Negro). A disp.: Maiellaro, Bonifazi, Varsi, Finizio, Som, Tito, De Marco, Mangiacasale, De Filippo. All.: Romaniello.
Falchetti di terra di lavoro
Nemmeno il tempo di riprendere le ostilità e la Casertana va sotto: calcio di punizione di Tomi che la mette in rete, spezzando le gambe alla Casertana. Gragnaniello non certo perfetto, avrebbe potuto sicuramente fare di più. Ma tant’è. Ed ecco la cosa preoccupante: oltre ad una condizione psico-fisica non al meglio, è la mancata reazione che lascia l’amaro in bocca. Il manuale del calcio insegna che chi vuol vincere un campionato dovrebbe cercare di imporre sempre la sua legge; non ci si può riuscire sempre, ovvio, ma almeno il provarci è segno di volontà di potenza. Una volontà che manca da un po’… Romaniello tenta di correre ai ripari inserendo Negro al posto di Jefferson, ma la musica non cambia. È sempre il Matera ad attaccare. Sia chiaro nulla di trascendentale, ma ancor peggio riesce a fare la truppa rossoblù. Carretta al quarto d’ora colpisce in pieno il palo. La Casertana cerca di attaccare ma, quelle poche volte che ci riesce, lo fa più che con l’organizzazione di una squadra, con l’improvvisazione di chi si vede sfilare il primato dalle mani. Anche se fino alla
Lega Pro 2015-2016, Girone C, 21a giornata MATERA – CASERTANA 2-1
MATERA (4-5-1): Bifulco; Di Lorenzo, Ingrosso, Piccinni, Tomi (42′ s.t. Meola); Casoli (31′ s.t. Rolando), Iannini, De Rose, Armellino, Carretta; Infantino. A disp.: Biscarini, De Franco, Zaffagnini, Zanchi, Scognamillo, D’Angelo, Gammone, Pagliarini, Albadoro, Dammacco. All.: Padalino. CASERTANA (3-5-2): Gragnaniello; Idda, Potenza, Murolo; Alfageme (22′ s.t. Giannone), Marano (30′ p.t. Matute), Agyei, Mancosu, Pezzella; De
ARBITRO: A. Di Martino di Teramo. ASSISTENTI: N. Grieco di Macerata e A. D’Alberto di Teramo
MARCATORI: 39′ Mancosu, 45’+2′ Infantino (rig.), 3′ s.t. Tomi
SPETTATORI: 3000 circa (200 circa provenienti da Caserta).
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Vittoria importante e meritata ma quanta sofferenza! E' il commento corale dei presenti che hanno assistito all'incredibile Paganese Juve Stabia. Azzurrostellati avanti di tre Raffaele Cioffi gol (4-1) all'intervallo, padroni incontrastati del campo, capaci quasi di farsi rimontare nei secondi quarantacinque minuti dalle vespe che, però, hanno trovato sulla loro strada un Marruocco in stato di grazia abile a neutralizzare due penalty. Paganese da applausi nella prima frazione dando l'impressione fin dal primo minuto di poter colpire in ogni affondo. Quattro giri di lancette e gli azzurrostellati passano: Caccavallocolpisce in pieno il 'legno' alla sinistra di Polito, sulla ribattuta il più lesto è Guerri che insacca a porta vuota. Centottanta secondi dopo arriva anche il raddoppio con Cunzi, servito in profondità da Caccavallo, in versione assistman. E' monologo indiscusso azzurrostellato che al quarto d'ora sfiorano il tris: accelerazione disarmante di Deli che, dopo aver saltato in rapida successione due avversari, calcia debolmente tra le braccia di Polito. Al 22' arriva il primo squillo ospite con Nicastro, abile a sfruttare una leggerezza difensiva e battere Marruocco. Neanche il tempo di credere ad una
PAGANESE
Poker servito PAGANESE
ipotetica rimonta che la Paganese riaccelera: azione corale sulla sinistra con Deli, palla al centro per Cunzi che viene atterrato al momento della conclusione. Dal dischetto Caccavallo fa dodici. Sul finale della prima frazione giunge anche il poker: lancio millimetrico dalla propria area di Marruocco per Cunzi che realizza la prima doppietta stagionale. Applausi a scena aperta per gli uomini di Grassadonia! Nel corso della ripresa accade ciò che non ti aspetti: la Paganese smette di giocare non riuscendo a gestire il possesso palla se non nei primi quindici minuti, concedendo cosiì alla Juve Stabia la possibilità di riaprire il match al 27' con Nicastro, autore di una splendida volee. All'affondo successivo le vespe hanno l'occasione giusta per l'ipotetico 4-3: Dozi frana su un avversario in piena area. Calcio di rigore che Diop vede respingersi di piede da Marruocco. Nonostante il pericolo scampato la Paganese continua a farsi 'male' e al minuto 89 Del Sante porta ad una sola lunghezza il distacco dalla Paganese. Nel secondo dei quattro di recupero gli azzurrostellati sfiorano un autentico harakiri concedendo agli ospiti il secondo penalty. Superlativo Marruocco a distendersi sulla sua destra e respingere la conclusione a botta sicura di Del Sante. Termina così, tre punti fondamentali ma quanta sofferenza!
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Il Nola riparte con Fabiano: 4-0 al Comprensorio Atellano NOLA
VALERIO LAURI
Un solo risultato: la vittoria. Il Nola si riprende la vetta, concessa in solitaria al R. Us Vico per sole 24 ore, e non lascia spazio a dubbi. Il Comprensorio Atellano fa le spese della voglia di riscatto dei bianconeri, determinati e cattivi sin dalle prime battute della gara. Due gol per tempo, in una partita giocata a porte chiuse e un esercizio di possesso palla nel finale, sintomo della voglia di non lasciare niente agli avversari. Gli atellani sono stati travolti dai bianconeri: si è salvato il solo Abdullai autore di un’ottima prestazione. Riparte da Fabiano e dal Barassi di Secondigliano, il “nuovo” Nola, con un 4-0 perentorio e più che meritato.
LA CRONACA – Tridente praticamente obbligato in attacco per il Nola con Ventre e Russo ai lati di Di Biase. I bianconeri partono subito forte e mettono in apprensione la difesa atellana. Il vantaggio arriva quasi subito. Infatti, al 3′ Ventre indovina col mancino la traiettoria di una punizione dal limite e batte Tartaglione. I bruniani appaiono piuttosto decisi nell’incedere e pressano alti su ogni pallone. Al 9′ Di Biase, da buona posizione, in area fa la barba al palo con un diagonale velenoso. Raddoppio rimandato solo di 3 minuti, perchè al 12′ il Nola infila il 2-0. Verticalizzazione precisa e illuminante di Di Meo per Maturo, che si incunea tra i difensori atellani e batte il portiere Tartaglione con freddezza. Piove sul bagnato per il Comprensorio Atellano, perchè, alle reti subite, si aggiunge l’infortunio di Cinquegrana, seguito da quello del suo subentrante Marotta, che costringe l’allenatore Sena a due cambi nel giro di pochi minuti. Al 20′, però, il Nola rischia di commettere una sciocchezza: un passaggio arretrato troppo corto lancia Francese in porta. L’attaccante atellano salta Avino, ma non sfrutta il “cadeau” della difesa bianconera, concludendo su Lucignano e l’occasione sfuma. E’ solo un’oasi nel deserto, perchè il Nola continua a martellare gli avversari: al 22′ Russo colpisce la traversa con un bel fendente di collo pieno
dal limite. Passano solo pochi minuti e uno scambio stretto tra Di Biase e Ventre porta al tiro l’attaccante esterno bianconero, ma il diagonale di destro sfiora il palo ed esce. Al 35′, invece, tocca a Di Biase sfiorare il terzo gol: conclusione dell’avanti bianconero che viene deviata da Tartaglione sul palo e che poi lo stesso Di Biase spedisce alta. La prima frazione si chiude con il punteggio di 2-0 per i bianconeri, un primo tempo di fatto senza storia. Nella ripresa, il canovaccio della gara resta lo stesso, il Nola domina il gioco con una fitta rete di passaggi e con un atteggiamento caparbio e costante in fase di non possesso. I bianconeri di mister Fabiano impiegano solo una dozzina di minuti per arrivare al terzo gol. Tutto nasce da un recupero palla di Alfieri sulla destra, Di Biase riceve palla in orizzontale, entra in area e appoggia a Russo che non deve far altro che spingere la palla in rete, per la più facile delle occasioni. La partita va definitivamente in ghiaccio e il Comprensorio Atellano esce, di fatto, dal campo. Pochi minuti e il Nola serve il poker. Su passaggio di Porto, Di Biase scappa via e, a tu per tu con il portiere Tartaglione, lo dribbla e deposita la palla in fondo al sacco. Da qui alla fine, il Nola decide di gestire la gara. Fabiano concede spazio ad Ascione, Porto e Simonetti. Proprio quest’ultimo firma l’ultimo sussulto della gara. Una sua punizione dal limite, scaturita da un fallo da ultimo uomo di Arena (espulso nell’occasione) su Ascione, viene salvata sulla linea da Angelino appostato sul palo. E’ l’ultima emozione di una gara che non ha più nulla da raccontare, il Nola batte con merito e senza appello il Comprensorio Atellano.
Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Fabiano si presenta nel migliore dei modi sulla panchina bianconera, centrando subito il successo all’esordio. Punteggio rotondo e partita addormentata e controllata sapientemente, che rendono fedelmente la fotografia del lavoro del nuovo tecnico. Non si può più sbagliare, l’avevamo detto. Fabiano e il Nola ne sono consapevoli e, quest’oggi, lo hanno dimostrato.
REAL VICO
In ricordo di Ferdinando Spano
Nel nuovo corso del Real Vico Equense, il direttore Aniello Guidone ha voluto affidare l’incarico di allenatore della prima squadra al vicano Tommaso Spano, allenatore giovane e ambizioso, che la Prima Categoria l’ha già vinta con il Football Club Sant’Agnello. Negli ultimi tempi, Spano, è stato collaboratore della scuola calcio ”Giovanni Ferraro” dove ha guidato in modo magistrale i tanti giovanissimi vicani e non. I tifosi vicani conoscono molto bene Tommaso Spano, visto che da calciatore, con le maglie di Aequa Calcio e Vico Equense, ha messo a segno tanti gol (indimenticabile la sua doppietta contro la capolista Sorrento nel campionato di Promozione 19921993). Ma la passione per il calcio e soprattutto per quello vicano è stata tramandata da padre in figlio. Tommaso Spano, infatti, è il figlio del compianto Ferdinando Spano, uno sportivo sincero, da sempre vicino alla società, il cui ricordo è sempre vivo nella memoria dei tifosi, in particolare di quelli irriducibili che non hanno mai abbandonato la nostra squadra, anche negli anni difficili della chiusura del campo Sportivo di Massaquano. Un grande uomo e giornalista, amato e
stimato da tutti, per molti è stato un maestro ed un esempio di vita. In uno dei suoi articoli scrisse: “Fare calcio a Vico è difficile, assai difficile: ci riusciremo ancora, solo nell’ipotesi di una corale partecipazione di tutti. La squadra è come un’orchestra: non può registrare flauti e trombe stonate. Ma il Vico Equense Calcio andrà sempre avanti, questa è la nostra certezza”. Ciao Ferdinando, non ti dimenticheremo mai, è una promessa.
Vincenzo Celentano