Giornale Footballweb il Magazine numero 46

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Diretto da Marcello Curzio

Torna, sta casa aspetta a te

Avellino vs Salernitana: il derbissimo ...senza Trotta che va al Sassuolo

Servizi di Raffaele Cioffi e Italo Borriello

Amarcord: correva l’anno 1973 La gara tra Avellino e Sorrento

servizio di Stefano Sica

Casertana, continua il sogno

Servizio di Vincenzo di Siena


Footballweb

- settimanale online -

Marcello Curzio Michele Pisani Vincenzo Di Siena Gianni Pagnozzi Vincenzo Celentano Valerio Lauri Stefano Sica Italo Borriello Raffaele Cioffi Mariano Messinese Maurizio Longhi Mauro Savini Luca Bosio Isidoro Niola Gianluca Russo Pasquale Casale Angelo Bosio Mario Fantaccione www.footballweb.it - il calcio in rete - Supplemento web di NF registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Numero 323 del 2 Marzo 1985Direttore Responsabile Marcello Curzio

Numero 46 del 13 Gennaio 2016

Redazione www.footballweb.it


Napoli capitale d’Italia

Certo e’ che il Napoli il suo miracolo lo ha gia’ compiuto e si puo’ considerare, capitale d’Italia per quanto riguarda il calcio, almeno quello giocato. L’anno scorso il Napoli rincorreva la Signora d’Italia, senza Benitez e con Sarri in sella in molti hanno pensato ad un ridimensionamento. Lo spagnolo e’ stato esonerato, il napoletano sta strabiliando con il suo gioco spumeggiante. Faccia ammenda chi ad inizio stagione lo ha considerato inadatto ad un piazza importante come quella di Napoli. Due parole sul derby di Sabato. Al PartenioLombardi si sfideranno Avellino e Salernitana, gara sentitissima da ambedue tifoserie. L’Avellino tentera’ di vincere la sesta gara consecutiva, la Salernitana di fermare un trend negativissimo. Che vinca il migliore ma soprattutto che a vincere sia lo sport.

L’EDITORIALE

Il Napoli torna in testa, da solo, come era successo prima della sconfitta di Bologna. Questa volta gli azzurri raggiungono il primo obiettivo della stagione, inutile o utile lo lasciamo giudicare a chi legge, ovvero essere campioni d’inverno. L’Inter, alla seconda sconfitta consecutiva al Meazza, perde la leadership, ironia della sorte, con lo stesso risultato che l’ha accompagnata per quasi tutto il girone di andata. La Roma perde e vistosamente colpi, la Fiorentina continua a stupire, sia nel bene che nel male, la Juventus fa paura. Dopo quattro scudetti consecutivi la fame di vittorie dei bianconeri sembrava appagata ma le ultime, nove, vittorie consecutive ci consegnano una squadra in gran salute e che per molti appare, giustamente, la maggiore accreditata alla vittoria finale. Vedremo.


MAURIZIO LONGHI

Napoli in testa al giro di boa, Inter beffata dal Sassuolo, crisi Roma

premio ma c’è la soddisfazione di rendersi conto che, a metà del cammino, non si poteva stare in posizione migliore. Può sembrare un paradosso ma, proprio nell’anno in cui si era partiti per migliorare un mediocre quinto posto, si è in vetta alla classifica. Merito di mister Sarri che, dopo un inizio vacillante che aveva già scatenato malumori e polemiche, è riuscito a plasmare il gruppo a sua immagine e somiglianza, rinnegando l’iniziale 4-31-2 optando per un 4-3-3 che ormai, si è capito, è il modulo migliore per questo Napoli. Il 2016 è iniziato alla grande per i partenopei che, hanno prima piegato in casa il Torino, e poi sono andati a Frosinone a miracol mostrare. Una prestazione perfetta quella del Matusa, già dopo il primo tempo, la gara era archiviata con i gol di Albiol e Higuain su rigore. Il Frosinone, che aveva avuto un approccio super agonistico alla gara, avrebbe potuto fare ben poco contro un Napoli in versione capolista. Hamsik, ancora Higuain e Gabbiadini, tre gol uno più straordinario dell’altro, hanno letteralmente steso i ciociari. 5-1 il risultato finale e, in virtù degli altri risultati, gli azzurri si sono laureati campioni d’inverno, non si tratta di un titolo, ripetiamo, ma è un modo per rendersi conto che la strada intrapresa è quella giusta. Clamoroso ciò che era successo nel lunch match domenicale tra Inter e Sassuolo. Al San Siro, gli uomini di Mancini hanno preso d’assalto la porta di uno straordinario Consigli, stavolta la palla non è entrata e, nell’ultimo minuto di recupero, un pasticcio difensivo ha provocato il rigore per gli emiliani. Dal dischetto,

Berardi è stato freddo firmando il blitz neroverde alla Scala del calcio. Tanti applausi per la truppa di mister Di Francesco per un girone d’andata spettacolare, partito con la vittoria sul Napoli e chiuso trionfando in casa dell’Inter. Sesto posto meritatissimo per questa matricola sempre più terribile che ha soli tre punti in meno alla Roma, accreditata come la favorita numero uno per la vittoria del campionato prima di questa crisi infinita. La questione giallorossa è veramente spinosa, questo doveva essere l’anno del definitivo salto di qualità, quello giusto per vincere qualcosa, invece, nonostante i tanti investimenti, si sta rivelando il peggiore

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Contro il Milan doveva essere la partita del rilancio e, il vantaggio immediato di Rudiger, poteva sembrare il preludio proprio ad una vittoria scaccia-crisi. Ma i rossoneri hanno trovato il pari con Kucka strappando un punto importante in terra capitolina anche se, entrambe, stanno deludendo le aspettative. Questo pari, a meno di clamorosi colpi di scena, è costato la panchina a Garcia, con Spalletti verso la fumata bianca per ritornare in sella alla “sua” Roma. È caduta in malo modo la Fiorentina in casa contro la Lazio, una gara sui generis in cui ben tre gol sono stati siglati oltre il 90′. I biancocelesti conducevano la partita con una rete di vantaggio, a recupero iniziato e inoltrato, hanno raddoppiato per poi subire il gol gigliato e chiudere definitivamente i giochi con il tris. Impressionante la crescita della Juventus, un’ascesa che sta sbalordendo tutti e che l’ha condotta a due punti dalla leadership. Pogba e Khedira hanno firmato il

colpo corsaro in casa della Samp, a cui non è bastato un ispirato Cassano. A questo punto, dopo averla considerata già defilata dalla lotta, la Juve, oltre ad essere ritornata in corsa, viene indicata come la candidata più autorevole per la vittoria dell’ennesimo scudetto consecutivo, sarebbe il quinto. In coda, il Carpi non si arrende e, battendo l’Udinese, vuole continuare a giocarsi le sue carte per la permanenza in massima serie, il Verona pare ormai spacciato dopo essere stato piegato a domicilio anche dal Palermo. Girone d’andata straordinario per l’Empoli che ha chiuso questi mesi di grandi soddisfazioni espugnando Torino, corsaro anche il Chievo in casa del Bologna ma è stata una giornata piena di colpi esterni visto che il Genoa è andato a sbancare Bergamo. Ultima giornata del girone d’andata nel segno del “2”, si può tranquillamente ritenere che questo sia il campionato più equilibrato e avvincente degli ultimi anni.

Foto Renato Epifano Vico Rose Melito di Napoli www.footballweb.it


Il Napoli travolge il Frosinone al Matusa per 5-1 e si laurea campione d’inverno. Alla fine del girone di andata, dopo che tutte le squadre si sono incontrate, i numeri dicono che gli azzurri sono la squadra che ha fatto più punti, ha segnato più gol e ha la miglior differenza reti. I numeri alla fine dicono sempre la verità e i tifosi azzurri sperano che questi numeri diano sempre ragione alla propria squadra, ma il campionato è solo al giro di boa e tutto può sempre accadere, ma se alla lucida analisi numerica, volessimo contrapporre l’altro aspetto di cui si

nutrono gli appassionati di calcio, ossia lo spettacolo, scopriremmo che anche qui il Napoli primeggia tra tutte le altre. L’unica squadra che fino ad oggi ha dimostrato di saper praticare un gioco corale, e a larghi tratti spettacolare è proprio la compagine allenata da quel signore che in molti avevano considerato inadeguato per questi livelli. Le trame di gioco espresse dal Napoli sono sempre in grado di mettere in difficoltà qualunque avversario, la velocità di circolazione della palla è forse il doppio rispetto all’anno scorso, la ricerca continua del pressing e del passaggio ravvicinato con un solo tocco sta diventando piano piano, il vero marchio di fabbrica di questa squadra. Hamsik, Jorginho, Allan, David Lopez, Callejon, Mertens, Insigne, Higuain, Gabbiadini, stanno fornendo prestazioni di elevato spessore da un bel pezzo, addirittura il centravanti argentino sta strabiliando per la capacità di fare gol e per la qualità della propria tecnica. Per ritrovare un Napoli con tanti elementi competitivi nel reparto avanzato dobbiamo ritornare a quello del secondo scudetto, Fusi, Crippa, Alemao, De Napoli, Mauro, Zola, Careca, Maradona, Carnevale. Ora qualcuno potrà dire che è presto con i paragoni ed infatti lo è, però è giusto anche tributare un applauso quando si raggiungono certi risultati, ed alla fine del girone d’andata gli applausi sono tutti per questi ragazzi, per il tecnico e anche se a qualcuno non fa piacere, alla società e al suo Presidente. Sarebbe bello che chi critica quando le cose vanno male, si ricordasse anche di riconoscere qualche merito quando le cose vanno bene, ma poi … ah certo, dimenticavo la fortuna…

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Il Pagnozzi pensiero

GIANNI PAGNOZZI

Campioni d’inverno è meglio che campioni di niente

NAPOLI


Juventus, nona sinfonia Juventus

due novità: Rugani al posto dell’infortunato Barzagli ed Hernanes al posto dello squalificato Marchisio. Per il resto si è rivista la stessa formazione che aveva battuto il Verona quattro giorni prima, con la coppia d’attacco Dybala-Morata. Dopo le solite schermaglie iniziali, la Juve si rende pericolosa dopo dieci minuti con Hernanes il cui sinistro impegna severamente Viviano. Ma non perdona al minuto 17 quando Bonucci pesca in area Pogba che stoppa di petto, si gira e di sinistro fa partire un tiro sporco che inganna Viviano e si insacca nell’angolino alla sua sinistra. La Sampdoria sembrava stordita dal vantaggio juventino e non creava situazioni di pericolo per Buffon. La Juve controllava la partita e andava al riposo con un gol di vantaggio. Nella ripresa la Juve raddoppiava: passaggio filtrante di Dybala per Khedira che entrava in area e di esterno destro infilava Viviano. Dopo poco i bianconeri potevano chiudere la partita con Morata ma il suo colpo di testa su perfetto lancio di Hernanes finiva di pochissimo a lato. Gol mangiato, gol subito e così la Samp dopo poco accorciava le distanze: bellissimo scambio Carbonero-Cassano che in area faceva partire un preciso rasoterra che si insaccava nell’angolino alla destra di Buffon. Partita riaperta. Per poco la Samp non raggiungeva il pareggio con Fernando il cui destro da fuori area sibilava alla destra di Buffon. Allegri mandava in campo Cuadrado al posto di Lichtsteiner mentre Montella giocava la carta Muriel al posto di Eder. I padroni di casa tentavano l’ultimo disperato forcing costringendo la Juve a rintanarsi nella propria area ma ne sortivano solo calci d’angolo. La Juve stringeva i denti e portava a casa il risultato di 2-1 quando Zaza, subentrato a Morata nel finale, costringeva all’espulsione Fernando, togliendo così ai blucerchiati l’ultima stilla di energia. Appuntamento a domenica prossima al Nuovo Friuli quando la Juve sarà di scena contro l’Udinese. Nel mirino la decima vittoria consecutiva e la vendetta sportiva nei confronti di una squadra che è stata la prima a battere i bianconeri in questo campionato. Ma quella era un’altra Juventus.

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Foro Bianconero

ISIDORO NIOLA

E sono nove. La Juventus emula Beethoven suonando la sua nona sinfonia consecutiva espugnando il Ferraris di Genova battendo a domicilio la rigenerata Sampdoria di Vincenzo Montella, reduce da due vittorie consecutive, l’ultima nel derby. 2-1 il risultato finale che proietta i bianconeri al secondo posto in classifica in condominio con l’Inter (battuta in casa dal Sassuolo), supera la Fiorentina (battuta in casa dalla Lazio) ed è a sole due lunghezze dal capolista Napoli che ha disintegrato il malcapitato Frosinone. Una rimonta incredibile da parte degli uomini di Allegri che stabiliscono un piccolo record: nei campionati europei nessuna squadra è riuscita a vincere nove partite di fila, nemmeno il Barcellona dei fenomeni, né il Bayern che praticamente ha già vinto la Bundesliga. Appena due mesi fa parlavamo di una Juve che aveva abdicato al suo ruolo di leader in campionato ma adesso i bianconeri sono lì, a contendersi di nuovo lo scudetto. Stavolta sarà una lunga e durissima battaglia che probabilmente si deciderà sul filo di lana. Ma la Juve è ancora affamata con gli occhi della tigre, quegli occhi che si sono rivisti anche a Genova durante una partita di sofferenza e che per poco non stava compromettendo l’esito di un risultato che sembrava scontato. Il doppio vantaggio, ottenuto grazie a Pogba e Khedira, aveva illuso la Juve di poter tranquillamente gestire la partita. Anzi, i bianconeri hanno fallito il gol del 3-0 con Morata che avrebbe consentito agli ospiti di giocare in scioltezza ma il gol di Cassano, dopo pochi minuti dall’errore dello spagnolo, ha riaperto la partita e dato ai blucerchiati nuove speranze di raggiungere il pareggio. La Juventus ha stretto i denti fino al triplice fischio di Mazzoleni e ha portato a casa un risultato importantissimo grazie alle concomitanti sconfitte delle dirette avversarie. Schierata col classico 3-52, la Juventus era scesa in campo al Ferraris con


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Viola Rock: (Forse) non ora! Fiorentina

tare di un passo falso di qualcuno. In secondo luogo, credo vada ricordato che non si tratta della prima volta che intorno alla squadra si sia creato dello scetticismo subito dopo una sconfitta. Si è verificato dopo la sconfitta contro il Napoli e quella con la Juve. In entrambi i casi mi è sembrato che la squadra di Sousa abbia smentito rapidamente i più critici, è mostrato che non fosse tra le prime del campionato per caso. Inoltre, c’è da contare che ieri mancavano due pedine fondamentali, nonché i giocatori più in forma di questa squadra, ovvero Bernardeschi e Ilicic. Ragionare con i se e con i ma naturalmente non serve a nulla, ma nulla ci vieta di pensare che se ci fossero stati entrambi, forse oggi avremmo parlato di altro. Infine, elemento che sembra non doverci fare disperare è la reazione che ha avuto la squadra durante la ripresa. Anche se spesso disordinata e in modo molto confusionario, la Viola ha mostrato ancora una volta di avere un forte carattere. La squadra non molla mai, come l’ha dimostrato soprattutto la reazione che avuto dopo il secondo gol subito nei minuti di recupero, tanto da averci fatto sperare in un miracoloso pareggio. Bisogna quindi dimenticarsi al più presto di questa sconfitta e di guardare avanti, pensando che una battuta d’arresto arriva a chiunque, anche ai più forti. Consapevoli del fatto che le basi per creare una squadra competitiva ci siano tutte, l’invito è quello di non perdere la speranza. Stay Rock and Forza Viola

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L’angolo viola

ENZO PAUDICE

Il titolo dell’ultimo articolo pubblicato da questa rubrica poneva in primo piano una questione molto importante: se non possiamo sognare in grande adesso, quando ciò dovrebbe avvenire? I più potrebbero oggi avanzare una risposta sulla base della partita di ieri con Lazio, ovvero non ora. Come dargli torto? Ieri sera la Viola ha mostrato tutti i suoi limiti e soprattutto confermato ciò che molti addetti ai lavori ripetono dall’inizio del campionato: la Fiorentina non ha una rosa attrezzata per competere per lo scudetto. Sebbene siano tutti giudizi e valutazioni più che lecite, stasera voglio andare controcorrente, senza lasciarmi prendere dallo sconforto che sembra regnare oggi tra i tifosi Viola, tanto che una manciata di tifosi è arrivata addirittura a criticare fortemente la società. Premetto che io non credo nella vittoria dello scudetto della Viola, ma vedo in quest’anno l’inizio di un ciclo che può portare la Fiorentina a vincere qualche trofeo. Comincerei allora dal fatto che la Viola chiude il girone di ritorno con ben 38 punti, e soprattutto a tre punti di distacco dalla capolista Napoli. Nulla è perduto. La Fiorentina è ancora, da un punto di vista di posizione, tra le aspiranti al titolo, il che la mette ancora in condizione di poter approfit-


Napoli “Generale Inverno”, le ragioni del primato NAPOLI

League invece sì), ma ha sfoderato prestazioni di grande sostanza e intelligenza tattica. Infatti Sarri lo ha sempre schierato titolare e sostituito di rado. Perché Callejòn ha corso su e giù per tutta la fascia: ha fatto non solo l’attaccante, ma anche il centrocampista e il terzino. Insostituibile. Ecco perché Maurizio Sarri è stato un rivoluzionario della semplicità: ha capito di dover adattare la sua idea di gioco alle caratteristiche della rosa che la società gli aveva messo a disposizione, non il contrario. Ha preso il meglio della gestione Benitez, cioè gli schemi d’attacco, e li ha uniti a un quadro tattico più corto e attento alla fase difensiva. Il Napoli gioca in quaranta metri, con passaggi corti e calciatori che si aiutano l’uno con l’altro. Del nuovo assetto ne hanno beneficiato tutti, soprattutto calciatori che con Benitez hanno corso il serio rischio di finire nel dimenticatoio o di veder svalutato il valore del loro cartellino. Partiamo dal reparto arretrato. Kalidou Koulibaly sembrava un difensore discreto e nulla più, un gigante che alternava buoni interventi a errori grossolani, spesso pagati a caro prezzo. Nella prima parte della stagione in corso, Koulibaly è stato il perno della difesa. Le pagelle degli organi di stampa gli hanno sempre assegnato voti tra il 7 e il 7,5. Il mister ha pure aggiunto che “se imparasse a fare altre due o tre cose, sarebbe da Barcellona”. Nel frattempo, speriamo resti a Napoli il più a lungo possibile. Un altro che non sapeva proprio difendere era Ghoulam. Sarri gli sta insegnando il mestiere, e in verità il ragazzo ha risposto e si sta impegnando. Se poi sbaglia qualche cross di troppo, il buon Maurizio non può farci proprio nulla.

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Il Bosio parlante

LUCA BOSIO

Con il permesso di Boban, Ilaria D’Amico e Massimo Mauro, il Napoli e i napoletani possono festeggiare, al termine del girone d’andata, il primo posto solitario e il simbolico titolo di “Campione d’inverno”. Per carità, i partenopei non hanno vinto ancora nulla, e la squadra detentrice del Tricolore, l’odiata Juventus, è a soli due punti. Anche Inter e Fiorentina ci proveranno fino alla fine. I giochi sono aperti. Ciò non significa che l’ambiente azzurro non debba provare legittima soddisfazione per quanto il gruppo è riuscito a fare fino alla roboante prova di Frosinone. Cinque gol, dominio assoluto, e un chiaro messaggio alle inseguitrici. Il Napoli c’è e ha fame di vittoria. E le componenti ci sono tutte per arrivare primi. Analizziamole nel dettaglio. Maurizio Sarri, il condottiero toscano. È arrivato in punta di piedi, predicando calma e senza fare proclami. Ha cercato di importare da Empoli la sua idea di gioco con il relativo modulo: 4-3-1-2, con Insigne alle spalle di Higuaìn e Callejon. Si è ben presto reso conto, risultati alla mano, che quella disposizione non riusciva a esaltare le caratteristiche dei suoi uomini. A quel punto, ha sistemato lo scugnizzo di Frattamaggiore e l’ex prodotto della “cantera” del Real nella parte di campo a loro più congeniale: la fascia. E i risultati sono arrivati subito. Il primo ha confezionato 6 assist decisivi e siglato 8 reti, tutte di pregevole fattura. Il secondo non si è ancora sbloccato in campionato (in Europa


Il Bosio parlante

NAPOLI

Servirebbe un trapianto di piede. Passiamo al centrocampo. Jorginho, l’aspirante regista. Nel centrocampo a due di Benitez faceva una fatica tremenda. Sempre in affanno, spesso impreciso nelle giocate e pure falloso. Adesso “studia” da Pirlo e Verratti, maestri del ruolo. Sempre padrone della mediana, con un altissima percentuale di passaggi riusciti e verticalizzazioni. Un giocatore pienamente recuperato. E veniamo al capitano Marek Hamsik. È da almeno tre anni che non si vedeva lo slovacco così coinvolto nella manovra, così bravo a passare dalla fase di interdizione a quella di costruzione e finalizzazione. Forse la trasformazione è dovuta al fatto che pure lui è tornato alle origini, alla posizione che ha ricoperto nel

Brescia e nel Napoli di Reja: la mezz’ala sinistra. In attacco, a parte l’esplosione di Insigne, che ha cominciato per sua fortuna e per quella del Napoli a vedere la porta, c’è poco da dire su Gonzalo Higuaìn. Basta guardarlo in azione. È il top player di questo Napoli, perfettamente assistito dal leader in porta e di spogliatoio, Pepe Reina. In panchina siedono rincalzi di qualità, anzi, guai a definirli così. Manolo Gabbiadini e Dries Mertens che tengono compagnia a Sarri sono un lusso. L’oro di Napoli in banca. Ma si può fare qualcosa in più, e può farlo solo il presidente. Nessuna follia: due rinforzi di qualità, un difensore e un centrocampista, per puntare allo Scudetto. Lo Scudetto.

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L’Inter fa festeggiare “il nulla” alle dirette concorrenti Inter

ed irrazionale, dal mio punto di vista arrivare a parlare di favoritismi o malafede, però la “manata” di Berardi al terzo minuto su D’Ambrosio…… si commenta da sola…… giusto per onor di cronaca , credo che giocare in dieci per 87 minuti qualcosa avrebbe cambiato, ma va bene anche così, in fondo anche gli errori arbitrali fanno parte del gioco del calcio, bisogna saperli accettare con sportività ….. L’obiettivo dell’Inter rimane sempre lo stesso, la sospirata qualificazione in zona Champions, la quale potrebbe aprire le porte del paradiso fiscale, la squadra c’è, la società pure, ora bisogna ricompattare “fare gruppo” che tra sei giorni si giocherà, una difficile trasferta a Bergamo. Facciamo festeggiare “il nulla” agli altri, il cammino è ancora lungo e tortuoso. Ad inizio campionato tutti davano i nerazzurri già per spacciati, invece la squadra è li a lottare per le prime posizioni, sicuramente gli impegni europei delle altre squadre porteranno via energie, bisogna saperne approfittare e alla fine si tireranno le somme… Avanti Inter…………….

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Pensiero nerazzurro

MAURO SAVINI

In casa contro un Sassuolo in piena forma, l’Inter si gioca il titolo insignificante ma gratificante di campione d’Inverno. Dopo la sconfitta della Fiorentina è obbligatorio vincere e convincere. Mancini schiera la stessa formazione che ha sconfitto l’ Empoli fuori casa, escludendo ancora una volta per scelta tecnica Jovetic. I nerazzurri partono bene, creando azioni e solo l’imprecisione e la grande vena del portiere Consigli, negano un largo vantaggio nel primo tempo all’inter. Esaurita la sfuriata iniziale dei ragazzi di Mancini, il Sassuolo comincia a giocare rendendosi pericoloso su palle inattive(non costruendo azioni), sbattendo sempre contro un grande Handanovic. Nel secondo tempo l’Inter riprende a giocare creando molto ma sprecando di più. E’ un dato di fatto, quando l’ Inter gioca a calcio, inevitabilmente perde la partita, minuto 95°, Murillo sbaglia l’intervento, Miranda stende Defrel in area, giallo e rigore, tira Berardi, goal e partita in cassaforte per il Sassuolo. La domenica della consacrazione diventa la domenica della beffa. Dopo gli innumerevoli post della settimana scorsa,apparsi sul web, sembrava scontato che dovesse arrivare il rigore contro i nerazzurri, sarà un caso, ma ogni volta che arbitra Doveri , succede qualcosa, tutti possiamo sbagliare ed è illogico


Rudiger chiama, Kucka risponde: tra Romae Milanvince la paura Milan

hajlovic soffre e al 19′ Rudiger sfiora il raddoppio: su un calcio d’angolo battuto da Pjanic, torsione in anticipo del difensore e miracolo di Donnarumma, con l’aiuto della traversa. La Roma è veemente nell’attaccare, la difesa rossonera traballa. Al 24′, però, un po’ fortunosamente, Bacca si ritrova a tu per tu con Szczesny, l’estremo difensore giallorosso però chiude bene lo specchio e l’occasione sfuma. Le squadre si affrontano a viso aperto e difficilmente i calciatori tirano indietro la gamba. Tanti capovolgimenti di fronte, ma la gara sembra vivere 20 minuti di tregua dal punto di vista delle palle gol. Fino al 45′, quando Nainggolan scappa sulla sinistra, scarica per Iago Falque, ma il tiro dell’ex canterano del Barcellona è debole e finisce lemme lemme tra le mani di Donnarumma. E’ l’azione che chiude il primo tempo, si va al riposo con la Roma in vantaggio. La ripresa si apre tutto sommato sulla stessa falsariga della prima frazione, molto agonismo e poca tattica. Manolas non rientra dagli spogliatoi per problemi fisici, al suo posto Castan. A colpire subito è il Milan, che trova il pareggio al 50′: cross di Honda dalla destra e Kucka stacca sul secondo palo, trafiggendo Szczesny. I rossoneri prendono coraggio e provano ad avanzare il loro baricentro. Al 55′ valzer di cambi: Garcia inserisce Salah al posto di Iago Falque, Mihajlovic risponde sostituendo Luiz Adriano con Kevin Prince Boateng.

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L’angolo del diavolo

VALERIO LAURI

Chi si aspettava spettacolo, non è rimasto deluso. Chi si aspettava qualità, probabilmente aveva sbagliato partita. Lontane dai fasti di un tempo, Roma e Milan non brillano per trame di gioco, in una gara all’Olimpico fra due squadre che hanno tanta paura di perdere. A vincere è il pareggio, l’unico risultato che non serviva a nessuna delle due e che non allontana le ombre dell’esonero dalle panchina di Garcia e Mihajlovic. LA CRONACA – Garcia sceglie di affidarsi ancora al classe ’97 Sadiq al centro dell’attacco. Mihajlovic deve fare a meno di Alex e affianca Zapata a Romagnoli al centro della difesa. Pronti via, Romagnoli rischia la frittata dopo pochi secondi, ma Donnarumma è prodigioso su Sadiq a colpo sicuro. Partenza choc per il Milan che si addormenta anche pochi minuti dopo e la Roma passa in vantaggio. Punizione di Pjanic dalla destra tagliata e Rudiger sul secondo palo corregge in rete e punisce i rossoneri. Il Milan rischia addirittura di subire il raddoppio al 6′, quando Sadiq sfonda sulla destra, scarica per Pjanic, ma il tiro del bosniaco finisce largo. La reazione del Milan è tutta in un tiro sbilenco di De Sciglio da fuori. Il Milan soffre, soprattutto, i movimenti dei velocissimi Gervinho e Sadiq. La squadra di Mi-


Milan

Florenzi prova la soluzione da fuori all’83’, viste le scarse linee di passaggio. Il Milan sostituisce, al minuto 84, Bonaventura con Niang, nel tentativo di trovare forze fresche per gli assalti finali. Ma non cambia più nulla e la partita finisce con un pari che non accontenta nessuno. Una gara dai due volti. La Roma nel primo tempo ha messo sotto il Milan, ma non è riuscita a concretizzare il raddoppio. Il Milan, nella ripresa, ne ha approfittato, pareggiando e provando a vincerla, con i giallorossi in netto calo fisico. Garcia fa i conti con l’ennesima prestazione poco esaltante dei suoi e, ancora una volta, coi fischi dei tifosi dagli spalti. Mihajlovic non sta certo meglio, sa-

di Sadiq. Mihajlovic sfoga la sua stizza contro una bottiglietta e viene espulso da Orsato. Tanti errori nella costruzione del gioco sia da una parte che dall’altra fanno sì che la gara viva un momento di stallo.

rebbe stata una vittoria importante, ma è mancato cinismo là davanti e anche questa non è una novità. Prova d’appello mercoledì in coppa Italia contro il Carpi: lì, Sinisa, non potrà sbagliare.

L’angolo del diavolo

Subito protagonista il nuovo entrato milanista, prima propizia un’occasione per Bacca in profondità che non sfrutta. Poi, ruba palla a Rudiger e scappa sulla sinistra, serve al centro, velo di Bacca e Kucka fallisce clamorosamente un vero e proprio rigore in movimento. Ancora un pericolo per la Roma al 63′: ripartenza con Bacca che prende alle spalle Rudiger, lo attende, lo punta e poi stampa un tiro potentissimo a giro sulla traversa. Provano a scuotersi al 69′ i giallorossi, quando Salah e Gervinho scambiano in velocità in area avversaria, ma il tiro dell’ivoriano è poco preciso ed esce. Garcia decide di giocarsi la carta Francesco Totti e lo manda in campo al posto

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Da vipera a lepre NAPOLI

tista e, lo scugnizzo di Frattamaggiore mostrava anche una certa disinvoltura nel nuovo ruolo, ma la squadra era priva di equilibrio. Così, dopo le prime tre giornate deludenti e di polemiche, si è passati al 43-3 e c'è stata una crescita costante fino a diventare impressionante. La parola scudetto era considerata una “bestemmia” da Sarri” ogni volta che veniva pronunciata, ma ora non ci si può più nascondere, anche perché sono andati via tutti quei difetti che caratterizzavano e viziavano le scorse annate. Il tallone d'Achille di questa squadra è sempre stato la difesa ma che, quest'anno, è diventata ermetica e da punto debole si è riscoperto punto di forza. E poi c'è finalmente un equilibrio tra i reparti, continuità di risultati e anche una mentalità da grande. Il Napoli a Frosinone già sapeva che vincendo si sarebbe laureato campione d'inverno e, nel clima infuocato del Matusa, ha dettato legge sin dai primi minuti collezionando l'ennesima manita di questi primi mesi da sogno. In campionato si è in testa da soli, in Europa League il girone è stato superato con numeri da brividi: sei vittorie su sei, 22 gol segnati e 3 subiti. Sono state davvero poche le partite sbagliate, si pensi a quella di Bologna ma si è trattato della classica giornata no, eppure, se fosse durata un po' di più la partita, non si sarebbe persa, contro la Roma, la sfortuna l'ha fatta da padrona in una gara giocata 90' ad una sola porta con i giallorossi tutti asserragliati nella propria metà campo a mo' di bunker. Diciamo che Sarri aveva bisogno di tre giornate di tempo per plasmare il suo Napoli e ciò che ne è venuto fuori è un qualcosa di strabiliante. Vincere lo scudetto è un sogno, incideranno tanti fattori ma, rispetto agli ultimi anni, almeno si lotterà per aggiudicarselo e la gente non è mai stata così entusiasta come in questi mesi. La lepre azzurra non si è stancata, corre, corre e corre, verso un sogno troppo grande...

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Il Bosio parlante

MAURIZIO LONGHI

Dopo la rivoluzione estiva che ha portato la società a scegliere un tecnico venuto dalla gavetta come Sarri, ci si aspettava un anno di transizione, uno in cui gettare solide basi per il futuro. In molti speravano di vedere un Napoli simile a quello del primo anno di serie A dell'era De Laurentiis, quella squadra, alle dipendenze di Reja, era una “vipera”. Batteva tutte le grandi, di notte era straordinaria, alla penultima giornata umiliò il Milan negandogli la Champions, superò le aspettative e chiuse il campionato all'ottavo posto. Ci si aspettava un Napoli simile a quello, in grado di esaltarsi nei grandi appuntamenti ma privo dell'esperienza giusta per avere continuità. Invece, altro che Napoli vipera! Questo è un Napoli lepre che, al giro di boa, è addirittura primo in classifica. Una marcia straordinaria quella degli azzurri, gran parte del merito va attributo proprio a Sarri che sta dimostrando di avere la mentalità giusta per gestire un gruppo forte e i campioni che lo compongono. Non si è mai visto un Higuain così tonico ed entusiasta, dopo due anni passati con il broncio e a sbraitare a destra e a manca. Il Pipita si sta accreditando sempre di più tra gli attaccanti più forti d'Europa, con una media gol impressionante e pare non abbia molti antagonisti per la vittoria del titolo di cannoniere del campionato. Poi c'è un Reina che è un vero leader, lo sta dimostrando sempre di più, quanto è importante uno come lui! Sta girando tutto alla perfezione, e Sarri è stato bravo ad adottare il modulo alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. In estate, avrebbe voluto Saponara per optare il suo marchio di fabbrica: 4-3-1-2. Non avendo avuto il suo pupillo, schierava Insigne da trequar-


Galleria’ Padelli, ‘Maggiordomo’ Khedira e la SAR-RIvolta

Il diploma di Lauri

VOTO 0 – a Maurizio ZAMPARINI. Il presidente del Palermo è uno dalle idee chiare. Via Iachini, dentro Ballardini. Di nuovo Iachini, anzi no. Viviani, poi Schelotto. Il Palermo vince, ma il merito non è certo suo. METEREOPATICO

VOTO 5 – a Roberto MANCINI. Deve essere dura vedere così tante palle gol create dall’Inter in una sola gara, per lui che è abituato agli 1-0. Ancora di più, se non bastano a evitare la sconfitta. Per 1-0. DESTINO CRUDELE

Foto Renato Epifano Vico Rose Melito di Napoli

Il diploma di Lauri

VALERIO LAURI

VOTO 6 – al MILAN. Subire gol da Rudiger affosserebbe chiunque. Per fortuna, nella ripresa, il Boaten di ritorno regala vitalità ad uno dei pochi Milan belli di questa stagione. Meritava la vittoria. VOTO 1 – a Rudi GARCIA. L’in- LAZZARO tento è tributargli un ultimo brutto voto, prima che lo VOTO 7 – al SASSUOLO. Squinzi fa sul serio. Quamandino via. La sua Roma lora ci fossero dubbi, i neroverdi stanno conferdura 15 minuti, il tempo che mando di voler sognare l’Europa. Lo fanno il Milan ci ha messo ad entrare in campo. Ha battendo l’Inter a San Siro in una gara intensa, sofl’unico merito di far segnare Rudiger. Non è mica ferta, ma vittoriosa. DETERMINAZIONE da tutti. AU REVOIR VOTO 8 – a Marco GIAMPAOLO. Ai blocchi di parVOTO 2 – a Massimo ZAPPINO. Nulla togliere ai tenza nessuno avrebbe scommesso uno spicciolo meriti di Higuain e soci, per carità. Ma le statisti- sul tecnico di Bellinzona, anzi. Ha il merito di aver che depongono assolutamente a sfavore del sfruttato il lavoro di Sarri, dandogli ancora mag35enne portiere: 9 gol subiti in 2 partite que- giore continuità di risultati. SCOMMESSA st’anno. COLABRODO VOTO 9 – a Sami KHEDIRA. Lavora sottotraccia, va VOTO 3 – a Daniele PADELLI. Ci è ricascato. a prendersi i palloni scomodi, offre sempre una alL’estremo difensore del Torino, dopo quello subito ternativa di passaggio ai compagni e si toglie pure da Hamsik, incassa un altro gol sotto le gambe. la soddisfazione del gol. Un vero esempio di effiVentura sta pensando di fargli giocare la prossima cienza tedesca. MAGGIORDOMO con una tuta alare. GALLERIA VOTO 10 – a Maurizio SARRI. Non ce ne voglia lo VOTO 4 – a Gigi DEL NERI. L’Hellas Verona naviga straordinario Higuain, ma l’allenatore operaio mestamente verso la B. Forse i giocatori hanno tutto caffè e sigarette ha creato un’opera magniqualche problema nel comprendere il tecnico. I fica. Gioco spettacolare e risultati impressionanti. SARRIVOLTA giornalisti, nel post gara, pure. INDECIFRABILE

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Napoli, manita a Frosinone e titolo d’inverno NAPOLI

giro. Ancora non pervenuto in zona gol Josè Callejon. Ci sarà tempo. Il Napoli dunque vince ed è primo mentre L’Inter sbatte contro il muro dell’organizzatissimo Sassuolo ed alla fine ci lascia le penne. La fortuna avuta in gare come quelle con L’Empoli, con il Torino o con il Verona ha avuto il suo rovescio in partite come quella di oggi e come quella con la Lazio. Il mercato sarà decisivo per capire se e quanto questi equilibri possano essere mantenuti. Deve acquistare il Napoli, a centrocampo ed in difesa, ma devono farlo anche l’Inter e la Fiorentina, per mantenere questo ritmo. Dovrebbe cambiare allenatore la Roma, sta bene così, soprattutto in caso di vittoria a Genova, la Juventus. Nel dopogara, sia il tecnico Sarri che i condottieri Hamsik ed Higuaìn predicano umiltà ma questa volta non troppo: “il nostro obiettivo è la qualificazione in Champions ma ora siamo lì e speriamo di restarci. L’avversario principale siamo noi stessi”-ha dichiarato il Pipita, capocannoniere solitario a quota 18 gol e, si spera, tornato anche efficace cecchino dal dischetto.

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L’INVIATO AZZURRO

GIANLUCA RUSSO

Il Napoli primo in classifica, ma soprattutto campione d’inverno è un favola a colori. Una favola che molti dei nostri lettori hanno vissuto in gioventù o da piccoli, altri ancora solo nei ricordi dei propri cari. Fu così nelle stagioni 1986/97, 1989/90, quelle dei due scudetti, e 1987/88, quella dello scudetto perso a vantaggio del Milan. Con il 5 a 1 roboante ottenuto a Frosinone, gli azzurri ottengono dunque il prestigioso piazzamento per la quarta volta nella loro storia. Maurizio Sarri, che compie oggi 57 anni, ritrova Jorginho a centrocampo e schiera nuovamente Allan dal primo minuto mentre, rispetto alla formazione consueta, sono una novità le presenze di Mertens, in luogo di Insigne (ma il ct della Nazionale, Antonio Conte, presente in tribuna, si sarà consolato con Gabbiadini) e di Strinic in luogo di Ghoulam. Sagge le decisioni del tecnico toscano, bisogna infatti amministrare le energie in vista di un mese di febbraio che sarà molto caldo, e non ci riferiamo al clima. Troppo modesto il Frosinone, guidato da quel Roberto Stellone artefice, da attaccante del Napoli in coppia con Schwoch, della promozione in Serie A nel 2000. Ingenui i ciociari, schierati con il consueto 4-4-2, in occasione delle prime due reti, poi molli alla distanza, troppo in palla gli uomini di Sarri. Albiol sorprende Zappino, Higuaìn è letale come al solito, e stavolta anche dal dischetto, segna ancora il ritrovato Hamsik e partecipa alla festa un altro, importante, capitale recuperato: Manolo Gabbiadini, professore del tiro a


Adl e le mani come il leone della Peugeot La rasoiata di Mariano Messinese

difendere la Signora: “Basta gufi. Stiamo ripartendo”. Intanto Sorrentino ha rubato il mestiere a Zamparini. Nel dopo gara ha esonerato Ballardini, dal momento che il suo presidente non ci riusciva. Ma a Zamparini non è andata giù:” Sorrentino non si doveva permettere. L’allenatore è mio e lo licenzio io”. Ah, per la serie “cronache ignoranti”: ha segnato Rudiger. Pallotta non ci ha visto più:”Stavolta sono disgustato”. Il Signor Doppia G, reduce dalle vacanze alternative a Raqqa, ha deciso di non tornare a lavoro in India. L’ispirazione gli è venuta guardando il fim di Zalone. L’ho chiamato per sentire come aveva fatto. Lui mi ha risposto:”E che ci vuole? Gli ho detto che sono diventato ortodosso. E siccome il capodanno ortodosso è ‘sta settimana, mi hanno dato una settimana di ferie”. “E loro ti hanno creduto?” “E’ logico, questi qui credono a una dea con 4 braccia, vuoi vedere che diventavano scettici proprio con me?” Dunque avevamo lasciato Michelone Pisani in un resort romeno: 6 mesi di vacanza pagati dal presidente dell’Avellino, dal momento che dalla partenza del popolare conduttore i biancoverdi avevano vinto 5 partite consecutive. Tuttavia Michelone Pisani ha eluso la sorveglianza ferrea (si fa per dire) di Togni (ecco dov’era finito) e s’è incamminato a piedi verso il confine. Mi ha chiamato per avvertirmi:” Sono nella neve, ma ‘sta tranquillo per il derby con la Salernitana torno. Iniziassero a tremare i Pisciuaiuoli. Sarò allo stadio con il mio amico portafortuna: Marco Masini.” Vabbè, ma tanto chi ci crede alla sfortuna? Io no, ma nel dubbio mi tocco.

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La rasoiata di Mariano Messinese

Quando l’interista non arriva al titolo d’inverno sapete che dice? Che non serve a niente. Infatti è quello che hanno scritto i tanti sostenitori della Beneamata su fb. Mancini invece era alla vigilia era stato più chiaro:”Vincere 1-0 mi fa godere”. Robertì, noi preferiamo gli 0-1 al 95′ su rigore. Vabbè, comunque Mancio ha le idee chiare per il mercato: ha chiesto un paio dei piccioni di San Siro. Tanto giocano meglio di Nagatomo sulla fascia. Insomma, tutto questo preambolo per annunciare (ma tanto lo sapete già, in caso contrario avrete sentito i fuochi d’artificio in lontananza) che il Napoli chiude in vetta il girone d’andata. Siamo sinceri: se Sarri continua a vincere siamo tutti contenti. Pure ADL che avrà la scusante per non spendere un euro. Non l’ha detto apertamente, ma tra una scalata sulle pareti rocciose alla Mauro Corona e un’arrampicata sugli specchi alla Berlusconi versione Ruby ter., ha lasciato intendere che le sue mani sono come quelle dello stemma della Peugeot. (citazione doverosa di un mio alunno). Si stacca la Fiorentina. Ammazza che sfiga ‘sta squadra. Non bastavano i gol degli ex (Moretti, Quagliarella, Salah, Cuadrado e Gilardino, in ordine cronologico) adesso segna anche il “quasi ex” Milinkovic Savic. Questa cosa ha fatto bestemmiare pure la suora che era al Franchi vicino al presidentissimo Della Valle, detto “braccino” per le origini genovesi e gli studi liceali a Tel Aviv. Invece la Juve non si ferma più nonostante le gufate di mezza Italia. Persino Renzi è sceso in campo per


VALERO LAURI

Maledizione, Luiz Adriano non è mai stato il ‘9’ adatto al Milan

Luiz Adriano va in Cina. Qualora fosse mai veramente arrivato, l’ipertricotico jolly d’attacco, proveniente dallo Shaktar e pagato 8 milioni, lascia la truppa di Mihajlovic dopo solo mezzo campionato. Dicono che scegliere la 9 rossonera l’ha travolto nella maledizione che, ormai, affligge questo numero di maglia dal dopo-Inzaghi. Così come fu per Torres e Destro, il suo primo gol è arrivato contro l’Empoli e l’ha condannato all’addio nella sessione di mercato successiva. Il sottoscritto si permette di dissentire, Luiz Adriano non ha mai avuto le caratteristiche del numero che gli è stato affidato. E il risultato è stato che rimarrà nella storia rossonera tanto quanto Kluivert, tanto per dirne uno. Cabala a parte, Luiz a Milano è durato il tempo di un paio di gol e un paio di selfie coi compagni. Il magro bottino di 18 presenze condite da sole 3 reti è un carnet che poco si addice a un attaccante. Più nello specifico, l’ex Shaktar non è mai esploso nello scacchiere tattico di Mihajlovic. Non è mancata certo la buona volontà, ma il brasiliano ha confermato di essere un giocatore fu-

moso e inconcludente, che gira spesso a vuoto e lontano dalla porta. Senza ombra di dubbio, la confusione di Sinisa nel cambiare continuamente schemi e stili di gioco, senza mai fornirne veramente uno, ha contribuito alla non esaltante resa. Nel 4-3-1-2 proposto a inizio stagione, Luiz Adriano ha mostrato una buona intesa con Bacca e ha fatto sperare in un tandem prolifico. Speranza vana, perchè il meccanismo si è inceppato presto. Colpa anche e soprattutto di un centrocampo poco adatto a fornire palle giocabili agli avanti rossoneri. Bacca, però, ha dimostrato maggiore duttilità (e maggiore tasso tecnico) del brasiliano. Ovviamente, ha avuto la sua parte nell’addio di Luiz Adriano anche il fattore economico. A Galliani non è sembrato vero di poter realizzare una plusvalenza economica di almeno 5 milioni di euro su un giocatore 29enne, che non ha nemmeno reso al meglio. E così, il condor, ha colto la palla al balzo per mettere da parte un tesoretto di 13-14 milioni. Il destino di questo tesoretto non ci è ancora dato sapere.

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Nei convulsi giorni di mercato, in cui i nomi si rincorrono ma non s’acciuffano mai, appare azzardato fare ipotesi. Certo è che, se si vuole davvero puntare ancora sui recuperi di Balotelli e Menez, con Bacca e Niang confermati e con Honda e Cerci ancora in bilico, il reparto su cui investire non è di certo l’attacco. Rischia di diventare ridondante, ma la necessità primaria è un centrocampista che dia qualità alla linea mediana. Il profilo più attinente è sempre quello di Ever Banega, metronomo del Siviglia. Meno adeguati Fellaini del Manchester United (più fisico che tecnica) e Witsel (più mezzala che mediano). Volendo, si potrebbe anche intervenire in difesa. Punto fermo Romagnoli (almeno finchè ci sarà Mihajlovic), Alex

ha dimostrato di saper fornire ancora prestazioni di buon livello, ma l’età si fa sentire e la tenuta fisica è altalenante. Rodrigo Ely, peraltro infortunatosi negli ultimi giorni, a malapena un buon rincalzo. Mexes, ma soprattutto Zapata, sono sempre sul piede di partenza, causa le scadenti performance, eppure restano in rosa. A Galliani, dunque, l’arduo compito di far sì che l’affare Luiz Adriano non resti soltanto un disavanzo economico rilevante in termini di bilancio. Perchè, quando la squadra sarà ancora una volta fuori dall’Europa, l’unico bilancio di cui si terrà conto saranno le scelte dell’ad rossonero. E, al momento, per quanto riguarda quelle, i conti sono in rosso.


Michele Pisani

Altro giro, altra corsa. Occhio ai numeri. E’ da un bel po’ di tempo che portiamo avanti con rinnovato ottimismo questa rubrica. Speriamo e crediamo sia sempre gradita. C’è chi la legge e ci fa anche qualche prezioso complimento, chi, invece, fa finta di guardare solo le foto. Anche questa volta accontenteremo entrambi. Ultrà è di nuovo in distribuzione, una costante e del tutto preziosa se si calcola anche l’aria che ultimamente si respira nel campo dell’editoria. Ancora presenti, il magnifico direttore sa bene che mai siamo mancati. Un modo garbato per mettere le mani avanti? Affatto. Siamo riusciti a contattare un altro grande giocatore che ha indossato la maglia biancoverde, questa volta, per coloro che guardano solo le foto, ci sarà da sorridere ulteriormente in quanto qualche bella immagine, elargita dal diretto interessato, riguardante un calcio che contava sui rullini sviluppati in camera oscura. Tempi andati che, purtroppo, non tornano ma che avevano di certo un fascino indiscusso. Tante domeniche di sano calcio fatto di espulsioni, falli, calcioni e qualche sputo. Oggi? Stendiamo un velo di pietoso silenzio. Diciamo pure lo sport più popolare quanto praticato nel nostro stivale sta prendendo una brutta piega. Una sorta di buco oscuro. Polemica a parte, rituffiamoci nel vivo della rubrica “amarcord”. C’è chi lascia la propria terra per cercare la fortuna che non gli è stata amica, chi lo fa per amore e chi è spinto da una questione personale. Tutti però sono accomunati dallo stesso desiderio e non vedono l’ora di ritornare. Otto anni in Liguria non sono molti ma ba-

stano per farsi conoscere, per evitare di restare ai margini. L’indifferenza, il più delle volte anche la diffidenza, non ti consentono di dimostrare tutto il tuo valore. Costanzo Celestini è uno che non molla. Caparbio, sincero, onesto e corretto. Doti queste ultime che proprio non vanno a braccetto con le “qualità” che urgono per poter allenare. Se non sei l’amico dell’amico non vai da nessuna parte e poco importa se capisci o meno di calcio, non puoi allenare. “Io non accetto compromessi e non riesco a propormi con la stessa capacità che hanno alcuni. Credo nel lavoro che alla fine paga. Mi sono trasferito in Liguria e debbo dire che mi trovo bene, mi vogliono bene e la mia integrazione non è stata sofferta.” Otto stagioni passate sulle panchine di Lavagnese, Setri Levante, Virtus Entella, Savona, Caperanese la squadra della città di Chiavari. Esperienze pregne di soddisfazioni anche se l’ex irpino ha il suo sogno nel cassetto. “Inutile nasconderlo, anche se mi trovo bene la mia più grande ambizione resta poter ritornare in Campania ed allenare una quadra della mia regione. In Liguria mi esprimo con tranquillità, il calcio è di certo meno stressante in quanto da noi ogni partita è una battaglia all’ultimo sangue. Sarà tutto quello che vuoi ma non faccio fatica a scegliere il nostro calcio”.

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Gli ex del calcio

Costanzo Celestini

Gli ex del calcio


ma l’esperienza avuta ad Avellino ha rappresentava una soddisfazione non comune alle altre. Il Partenio era uno stadio dal fascino unico e che metteva i brividi a chiunque veniva a giocare. Il pubblico caloroso e competente. Ho delle foto di quel periodo che custodisco gelosamente”. Diciamo ed in chiusura che quando Avellino chiama non è facile resistere. “Mi hai chiamato ed io ho risposto. Lo rifarai e troverai sempre la mia disponibilità. Fammi sapere cose buone e speriamo che alla fine i lupi riescano a raggiungere sempre più lusinghieri obiettivi”. Sono passati tanti anni ma da queste parti il ricordo di Costanzo il guerriero è intatto. Sono passati tanti anni ed anche Celestini ha sempre un ricordo, indelebile e stupendo di quattro stagioni con la casacca bianco verde. Altro giro, altra corsa. Non ci perdete di vista potreste pentirvene. Noi, imperterriti, continuiamo per la nostra strada. L'intento è di trovarli tutti, prima o pio ci riusciremo. Siamo alla fine, scorrono i titoli di coda però noi, come al solito, rivolgiamo il pensiero, con affetto, al nostro direttore. "Ma a ro voui i cu sto giornale senza l'amarcord ?"

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Gli ex del calcio

Eppure hai iniziato proprio dalle tue parti, esattamente nella tua bellissima isola per poi avere tra le mani la grande occasione con il Giugliano del presidente Donato Poziello in C2 ma un problema di tesseramento…”Sai bene tutta la vicenda in quanto quell’anno seguivi come inviato per il Roma proprio i tigrotti. Abbiamo passato bei momenti, c’era anche modo di divertirsi. Già allora facevi di tutto per parlare del nostro Avellino anche nelle trasmissioni che parlavano dei gialloblu”. Che momenti, resteranno custoditi gelosamente. Parliamo di calcio giocato ma allunghiamo anche l’occhio al futuro prossimo. Poniamo il caso che arrivasse una chiamata da Avellino, cosa faresti? “Le valigie. Avellino rappresenta ha rappresentato una tappa importante della mia vita calcistica. Quattro anni indimenticabili. Non esiterei un solo istante, verrei di corsa ad allenare i lupi ed in qualsiasi categoria”. Sei stato l’angelo custode del giocatore più forte al mondo. Hai giocato per molte domeniche a pochi metri dal pibe de oro, raccontaci qualcosa. “Ho visto fare cose a Maradona che nessuno fino ad adesso riesce a fare. Era un vero campione e le cose belle le faceva anche in allenamento. Sbaglia chi crede che facesse i numeri solo nelle partite, amava la palla e ci giocava continuamente, non smetteva mai. Il primo ad iniziare, l’ultimo a smettere.” Parlami della tua esperienza ad Avellino. “Venni dal Pisa. Tentammo subito la risalita in massima serie e per poco non ci riuscimmo. Con me giocavano Baldieri, Marulla, Fonte e tanti altri bravi giocatori. Poi arrivarono anche Garella, Ferrario e Bagni. Sai Michele io ho giocato un po’ dappertutto ma ti ho sempre detto che il Napoli e l’Avellino li porto nel mio cuore, rappresentavano il massimo per chiunque in quanto sono le squadre più importanti della mia regione. Io sono nato a Capri e sai che la mentalità degli isolani, non è provinciale e guarda oltre”. Avellino, centottanta partite non sono certo poche. “Sai che nel calcio conta scendere in campo. Posso dire di essere stato fortunato in quanto ho sempre dato tanto e ricevuto in egual misura. Te lo ripeto ho grande rispetto per le squadre nelle quali ho militato



Lotito promette altri acquisti SALERNITANA

passione e, nel contempo, è al fianco di quanti non sono riusciti a entrarne in possesso per sostenere la squadra”, si legge sul sito ufficiale dell’Avellino, che ha comunicato l’esaurimento dei tagliandi disponibili sul proprio sito ufficiale. Già da tre giorni erano stati polverizzati quelli del settore ospiti, 800 in tutto. Da Salerno qualcuno annuncia di voler partire senza biglietto ma è un’azione assolutamente da sconsigliare: in primis perchè i botteghini dello stadio saranno ovviamente chiusi e non sarà possibile entrare in possesso dei tagliandi; inoltre, tutto il percorso da Salerno ad Avellino sarà controllato dalle forze dell’ordine con delle verifiche tese ad evitare proprio l’avvicinamento di sostenitori salernitani sprovvisti di biglietto. Ovviamente sarà una giornata particolare per i tutori dell’ordine. Previsti sensibili aumenti degli agenti e degli steward in servizio, dato che l’Osservatorio nazionale sulle Manifestazioni Sportive ha connotato Avellino-Salernitana col bollino del “rischio massimo”. Si è già tenuto a fine dicembre un Gos preliminare, giovedì ci sarà un’altra riunione con rappresentanti della Questura, i Supporters Liason Officers dei due club (con i rispettivi delegati alla sicurezza, per la Salernitana Gianluigi Casaburi) e rappresentanti dell’amministrazione comunale avellinese. Secondo i colleghi di Irpinianews, tra i provvedimenti che potrebbero essere messi in atto per evitare assembramenti di tifosi nel piazzale dello stadio, ci sarebbe l’apertura dei cancelli già da mezzogiorno, ovvero tre ore prima dell’inizio della gara.

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Spazio granata

RAFFAELE CIOFFI

“In questo momento non abbiamo i calciatori necessari per affrontare il derby con l’Avellino. Niente paura, li compreremo in tempo utile”. E’ determinato Claudio Lotito, battagliero e per nulla arrendevole malgrado la deficitaria classifica dei granata. Al Partenio, potrebbe scendere in campo una Salernitana inedita, che potrebbe avere un altro gap, oltre quello della classifica. Il poco affiatamento tra gli uomini appena giunti in granata. Al momento ne sono già in 5 i nuovi, e si attende a breve l’ufficialità del laterale destro Ceccarelli del Bologna. Il co-patron ammette le lacune dell’organico attualmente a disposizione di Torrente, ulteriori nuovi innesti in tempo utile per la supersfida del “Partenio”: “In settimana rinforzeremo in maniera massiccia l’organico – ha spiegato Lotito ai colleghi del quotidiano Metropolis – Ci muoveremo a 360 gradi, valuteremo tutte le possibilità che ci sono sul mercato senza analizzare troppo le provenienze. Ronaldo? Abbiamo preso un grande centrocampista. Zito l’abbiamo visto nella gara del debutto in B, è forte. Altrimenti non l’avrei preso”. Infine un messaggio ed una rassicurazione ai tifosi: “Li ringrazio per il sostegno, ho saputo che in poche ore hanno polverizzato i biglietti del settore ospiti del Partenio assicurando la loro calorosa presenza in una partita così importante. Adesso si devono fidare di questa società, stiamo facendo tutti gli sforzi necessari per render ancora più competitiva la rosa e tagliare il traguardo stagionale”. Sold out definitivo allo stadio Partenio Lombardi per il derby tra Avellino e Salernitana a cinque giorni dalla disputa della partita. Era prevedibile che i diecimila posti disponibili sarebbero stati tutti occupati per la sentita gara di sabato: l’impianto irpino ha infatti una capienza ridotta per motivi di agibilità e non sarà possibile fare uno strappo alla regola in vista del match tra biancoverdi e granata. “La società ringrazia i tifosi che nell’arco di pochi giorni hanno acquistato tutti i biglietti, dimostrando grande


Avellino

L’analisi del tifoso: Avellino ora basta con il mercato e pensa al derby

solo ma è passato sottobanco anche il lavoro strategico del patron granata che da grande uomo di calcio qual è ha prima portato i suoi lavorare in territorio nemico per temprare la voglia di riscatto dopo un girone d’andata deludente,e poi ha sottratto a sette giorni dalla gara uno degli uomini più carismatici e in cerca di rivincite, dallo spogliatoio biancoverde. Quale miglior regalo poteva aspettarsi mister Torrente dal calciomercato prima di una gara in cui si gioca tutto? Marcature su calci piazzati, singoli movimenti dei calciatori nelle diverse fasi di gioco sono i motivi per cui gli allenatori moderni preferiscono svolgere gli allenamenti a porte chiuse ,noi invece abbiamo preferito offrire al nemico un manuale umano su cui lavorare. Chi crede di giocare contro un avversario allo sbando,è meglio che sabato rimanga a casa visto che la Salernitana quart’ultima in classifica ha raccolto molto meno di quello che avrebbe meritato ,perdendo molte gare per errori individuali e provvedimenti disciplinari. Tatticamente la squadra è stata sempre disposta bene e con i nuovi acquisti sarà sicuramente protagonista di un girone di ritorno importante. Non bisogna dimenticare infine che ,nelle prime cinque gare del girone di ritorno sulla carta la prossima è quella più abbordabile e vincerla sarebbe importantissimo per consolidare l’ottima classifica dell’Avellino.

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L’angolo del Lupo

ITALO BORRIELLO

Con il capitolo Trotta ai titoli di coda la cessione del bomber ex Fulham al Sassuolo è in dirittura d’arrivo è giunto il momento per l’ambiente avellinese di concentrarsi sul prossimo avversario che sarà ospite sabato al Partenio. Definire la Salernitana un semplice avversario sarebbe una grande bugia visto che l’incontro tra irpini e granata, chiamato derby mare e monti, è uno di quelli insieme a Pisa-Livorno,Palermo-Catania,e Brescia-Atalanta ,dei più sentiti d’Italia. In generale si definisce derby quella gara tra squadre della stessa città o con accese rivalità agonistiche che appartengono a una comune entità geografica in cui le motivazioni emotive delle due formazioni prevalgono sul reale valore dei due sodalizi onde per cui non è raro vedere squadre sulla carta deboli tener testa a quelle molto più forti . Detto questo preoccupa non poco il modo con cui l’Avellino di Tesser arriva mentalmente ad una gara difficilissima ,ma sicuramente alla portata, come quella di sabato dopo tre settimane in cui si è parlato solo di capienza stadio, vendita di biglietti e ovviamente di calcio mercato al contrario della Salernitana che invece sgobba e lavora da dopo le ferie nel ritiro di Serino. Non


In edicola il nuovo libro di Felice D’Aliasi scritto da Rino Scioscia e Michele Pisani

I ragazzi del ‘72

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Avellino

Avellino, non puoi dire gatto se non ce l’hai nel sacco

poter rinforzarsi come come ha gia’ fatto nelle ultime ore e non mi meraviglierei se prima della gara di Sabato dovesse arrivare qualche altro giocatore alla corte di mister Torrente. Sara’ una gara da tripla, scaramanzia a parte, noi abbiamo qualcosa in piu’ ma attenzione a prendere sotto gamba la partita. Dobbiamo vendicare la brutta sconfitta dell’andata e continuare a fare punti per tentare di agganciare la zona play-off. Non siamo partiti benissimo ma il pokerissimo di vittorie ci ha dato un importante slancio anche motivazionale. Adesso c’è’ il derby, gara difficile ma sono convinto che i nostri giocatori ce la metter a n n o tutta per vincerlo e continuare a recuper a r e p u n t i sulle avversarie. La stagione e’ ancora lunga, s i a m o solo alla prima del girone di ritorno. Mancano ancora t a n t e gare e tutto e’ possibile. Tranne Cagliari e Crotone che hanno una evidente marcia in piu’ per il resto tutto e’ in discussione. Ci siamo rinforzati in difesa, sono felice pe ril ritorno di Sbaffo e quello di Comi (siamo in attesa), calciatori che hanno bene impressionato in passato.

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L’angolo del Lupo

ITALO BORRIELLO

Una massima del grande Trap che ci fa spesso sorridere ma in questo caso suona come un ammonimento per chiunque creda che faremo e facilmente un sol boccone della Salernitana. Il derby e’ sempre una gara a se e i pronostici della vigilia spesso non sono validi. Noto, lo dico in tutta onesta’, che molti tifosi sono interessati piu’ al calciomercato che alla gara di Sabato contro gli uomini di Torrente, come se dessero per scontato il risultato. Non e’ cosi’. Sara’ una gara difficile contro una compagine che ha bisogno, assolutamente di punti e non credo che daranno vita facile ai ragazzi di Tesser. Mancherà Trotta ma a mio avviso in attacco siamo comunque ben messi. Giocheranno Tavano e Castaldo due calciatori che hanno sempre messo a disposizione della squadra la loro, enorme, esperienza. La voce che circola di una Salernitana allo sbando non mi convince. La squadra e’ stata rivoluzionata e la dirigenza puoà contare sulla evidente sinergia con la Lazio per


Volti nuovi al Partenio SALERNITANA

RAFFAELE CIOFFI

Un ripresa degli allenamenti al campo Volpe per la Salernitana, stile stazione ferroviaria. Con gente che è arrivata e gente che invece saluta e va via. Dopo il giorno di riposo concesso domenica, la ripresa è stato il primo giorno di scuola per i croati Prce e Bagadur, a differenza del brasiliano Ronaldo, che è giunto solo nella serata di lunedì in città. Mentre Zito ormai ègià un granata effettivo da giorni. Si è rivisto anche Rossi, mentre Lanzaro ha preso in fretta i suoi ultimi effetti personali, ed è solo questione di ore e potrebbe essere un nuovo calciatore della Casertana. Toccata e fuga anche per Eusepi, il quale si è trattenuto il tempo di un amen presso l’impianto di via Allende: anch’egli, infatti, è al passo d’addio ed ha raggiunto la sede del club per discutere gli ultimi dettagli prima della cessione in prestito al Pisa. Eusepi ma non solo, visto che nelle segrete stanze della sede societaria ha fatto visita al direttore Fabiani anche il serbo Milinkovic. In predicato di andar via? Probabile, su di lui è forte il pressing di Paganese e Messina, anche se non si escludono altre destinazioni in Lega Pro. Una Salernitana che si presenterà al Partenio piena di facce nuove, cui spicca l’ex Zito. Nonostante la Posizione poco lusinghiera in classifica, i tifosi ci credono e seguiranno in massa la squadra. I biglietti del settore ospiti sono stati esauriti in poche ore ieri, tra file, mugugni ed attese. Gli 800 tifosi della Salernitana che sono riusciti ad accaparrarsi il biglietto per il settore ospiti (ma, loro malgrado, anche chi non ce l’ha fatta) hanno vissuto una giornate movimentate in attesa della prevendita ufficiale. Di buon animo in mattinata s’erano recati nelle ricevitorie Go2 (solo due attive a Salerno) impazienti di sottoscrivere il biglietto valevole per la partitissima del 16 gennaio allo stadio Partenio-Lombardi di Avellino. Presidi di tifosi che hanno arrecato anche qualche rallentamento al traffico circostante: tutti impazienti di mettere le mani sul sospirato tagliando e l’inesorabile scandire del

Spazio granata

tempo, senza notizie sulla reali modalità ed ora di inizio emissione, provocava piccoli capannelli di persone che nell’attesa, oltre a fraternizzare e dialogare sulle sorti granata, si interrogavano sulla reale possibilità di entrare in possesso del biglietto, vista l’esigua quantità messa a disposizione dalla società biancoverde rispetto all’enorme numero di persone desiderose di partecipare alla trasferta più sentita dell’anno per i colori granata. I gestori dei due punti vendita hanno avuto il loro bel da fare per tenere a bada le continue domande sulla tempistica di emissione, arrivando addirittura a distribuire improvvisati ticket con numero sequenziale tra i presenti, rigorosamente in ordine di arrivo. Ciò non ha fatto desistere la gran parte dei sostenitori che, imperterriti, sono rimasti in zona in attesa del fatidico sblocco. Poi giunto, con polverizzazione in pochi minuti dell’esigua scorta di tagliandi.Qualcuno si è addirittura recato in provincia pur di eludere la coda ed impossessarsi del tagliando. Tanti invece i sostenitori salernitani rimasti pazientemente in coda che sono stati costretti a rincasare a bocca asciutta. Molti, però, non si sono persi d’animo e pur di assistere alla gara hanno scelto di aderire alla fidelity card…dell’Avellino per poter avere la possibilità di acquistare i biglietti della Tribuna Terminio: di fatto un buon numero di supporters granata si accomoderà fianco a fianco con tifosi locali. Sabato prossimo sono previsti gli straordinari, insomma, per i tutori della sicurezza.


Casertana

Due disattenzioni che costano molto caro

causa dei suoi mali, visto che i due gol dei padroni di casa sono giunti dopo altrettanti errori della retroguardia. Le prime avvisaglie sono a favore della Paganese che nei primi dieci minuti si fa vedere per due volte dalla parte dell'estremo rossoblu, con Cicerelli, ma senza mettere in grosse difficoltà gli avversari. I casertani si fanno vedere intorno al quarto d'ora con un tiro di Negro, stasera leggermente in ombra, che però finisce parecchio alta sopra la trasversale della porta difesa da Marruocco. Pian piano la Casertana sale in cattedra pur non dimostrando un gioco eccellente: è soprattutto Marano a mettersi in mostra con parecchie sgroppate sulla fascia destra, con i falchetti bravi a rendersi pericolosi in più di un'occasione. Al 17' con De Angelis e dopo un minuto con Matute che liscia un pallone partito dai piedi del figliuol prodigo di ritorno da Benevento. Al 21' lampo di Negro che con un lancio millimetrico pesca De Angelis che a tu per tu con Marruocco lo infila portando in vantaggio la truppa rossoblu. Casertana sugli scudi e Paganese che accusa il colpo; ma dopo l'occasione di Matute, contro il quale ci vuole il miglior Marruocco, i padroni di casa escono dal torpore, anche se Gragnaniello deve compiere solo una parata, e che parata!, al 41' su rovesciata dell'ex Cunzi, ex col dente fin troppo avvelenato. Se il primo tempo ha visto una predominanza territoriale e di possesso palla a favore della Casertana, la seconda frazione registra una mezza inversione di tendenza. Infatti nemmeno dieci minuti e la Paganese perviene al pareggio: la difesa, in particolare Tito, sbaglia totalmente i tempi e Caccavalo, altro ex, lasciato da solo tira a botta sicura trovando però la miracolosa opposizione di Gragnaniello, che però non può nulla quando Guerri ribadisce in gol il pallone vagante in area. Uno a uno e palla al centro; partita decisamente sottotono con i asertani che sembrano accontentarsi del pareggio. Per mettere a referto azioni da gol ci vuole tutta la fantasia e la capacità oratoria di chi racconta gli eventi. Solita girandola di sostituzioni, da registrare il ritorno in campo di Mancosu dopo l'infortunio che lo aveva tenuto più fuori che dentro nelle ultime settimane.

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Falchetti di terra di lavoro

Vincenzo di Siena

Guai a prendere sotto gamba le insidie e i pericoli che questo campionato nasconde; fin'ora la forza della Casertana è stata proprio la sua ferocia, la voglia, la forza, la caparbietà profuse in ogni incontro, tutte cose che hanno permesso ai rossoblu di posizionarsi in testa. Indubbiamente nelle ultime trasferte, almeno le ultime tre, Foggia, Andria e Pagani, i rossoblu hanno raccolto la miseria di un punto; e se a Foggia poteva starci di non portare a casa il risultato, contro la Fidelis e oggi contro gli azzurrostellati si poteva fare qualcosa di più. Certo l'amarezza per i due punti persi in modo così rocambolesco nella partita del "Torre" è ancora forte, ma se si vuole qualcosa in più, bisogna osare di più, anche in trasferta. Il titolo, aleatorio ma comunque importante, di campione d'inverno doveva essere difeso meglio e, soprattutto, bisognava allungare sulla seconda, il Foggia bloccato ieri in casa dalla Juve Stabia. L'amarezza finale di Romaniello ai microfoni di Raisport e in sala stampa non lascia scampo ad altre interpretazioni: si voleva la vittoria, magari non proprio cercata con decisione durante le fasi centrali della gara, sfumata per un grossolano errore difensivo a pochi metri dal traguardo. Assente Idda per squalifica e Alfageme per infortunio, Romaniello preferisce un centrocampo di sostanza, lasciando Mancosu in panchina e facendo debuttare i nuovi arrivati Marano e Matute. Tantissimi assenti per Grassadonia che riesce a portare solo sette giocatori in panchina. Partita rognosa soprattutto a "causa" della Paganese il cui gioco è intenso ma anche mediocre: la classica squadra di categoria che fa giocare male gli avversari. A ciò si aggiunga, lo ripetiamo, le indubbie difficoltà che la Casertana sta incontrando nelle partite in trasferta. Del resto lo stesso Gragnaniello aveva messo in guardia l'ambiente in vista delle difficoltà che si sarebbero potute incontrare in quel di Pagani. Ciò non toglie che comunque la Casertana è stata


Casertana

state le sconfitte. Alla voce gol, 27 quelli fatti e 14 i subiti. Da domenica col Catanzaro comincia un altro girone, un altro campionato. Bisognerà tornare a fare i tre punti. Lega Pro 2015/2016 - Girone C - 17a giornata PAGANESE - CASERTANA 1-1

PAGANESE: Marruocco; Esposito, Sorbo, Dozi, Bocchetti; Guerri, Carcione, Deli (40’ st Palmiero); Caccavallo, Cunzi, Cicerelli (24’ st Gurma). A disp. Borsellini, Acampora, De Feo, Grillo, Martiniello. All. A. Grassadonia.

CASERTANA: Gragnaniello; D’Alterio, Rainone, Murolo; Mangiacasale, Marano (11’ st Mancosu), Capodaglio, Matute, Tito; Negro (13’ st Jefferson), De Angelis. A disp. Maiellaro, Gala, Guglielmo, Finizio, De Marco, Cesarano, Pezzella, Varsi, De Filippo. All. N. Romaniello. ARBITRO: Mainardi di Bergamo.

MARCATORI: 21’ pt De Angelis; 9’ st Guerri, 42’ st Matute, 44’ st Caccavallo (r.).

SPETTATORI: 2000 circa (di cui 450 provenienti da Caserta)

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Falchetti di terra di lavoro

Poco dopo la mezz'ora gli azzurri restano in dieci per l'espulsione, per fallo da dietro su Mancosu, dell'autore del gol Guerri. Approfittando della superiorità numerica la Casertana sembra crederci di più, anche se di azioni davvero pericolose non se ne registrano. Infine, quando tutto sembrava pendere per un pareggio, Matute concludere in rete una bella girata che porta i rossoblu, inaspettatamente, in vantaggio. Nemmeno il tempo di esultare che da azione partita dalla sinistra, oggi la fascia destra è stata la nota dolente dei rossoblu, l'arbitro si vede costretto a fischiare rigore per un ingenuo fallo di Gragnaniello che non riesce a trattenere, forse per un incomprensione con i compagni di reparto, un innocuo pallone senza pretese. E dal dischetto Caccavalo insacca. La cosa più bella della serata? I fantastici 450 tifosi giunti da Caserta! Il risultato lascia tanto amaro in bocca, anche se la prestazione dei falchetti, soprattutto nel secondo tempo, non è stata sufficiente. Bisognava chiudere la partita già nel primo tempo contro un avversario ben messo in campo ma indubbiamente, e con tutto il rispetto dovuto, dalla qualità alquanto mediocre. Indubbiamente due punti persi. I numeri comunque dicono che la Casertana è stata la miglior squadra del girone d'andata: 34 punti conquistati grazie a 10 vittorie e 4 pareggi mentre 3 sono


Chissà se si possa parlare di fuga, sta di fatto che l'Herculaneum non sbaglia un colpo. Con il Mondragone, è stata dura ma Caso Naturale è comunque riuscito a trovare il gol vittoria che vale doppio visto che il Portici, secondo in classifica, ha impattato al “San Ciro” contro la Virtus Volla. Gli uomini di Squillante volano a +8 sulla principale inseguitrice, anche se il club porticese è più interessato a mantenere la seconda piazza che ad insidiare la vetta. Comunque, a questo punto, solo l'Herculaneum può perdere il campionato, mentre il Portici deve riprendere assolutamente la corsa perché, dopo due pareggi consecutivi, la Boys Caivanese si fa minacciosa. Il team di Amorosetti dista due punti dal Portici ed è reduce da una vittoria più che sonora contro il malcapitato Stasia. Sei gol a certificare uno strapotere assoluto di una squadra affiatata e travolgente e che segna tantissimo. Con 47 gol, i gialloverdi sono il miglior attacco ma in ogni partita le bocche da fuoco si esaltano prendendo a pallonate il portiere di turno, in questo momento la Boys è la squadra più fresca e tonica. Chi ormai ha sbracato è il Savoia, annichilito e mortificato in casa da un San Giorgio impostosi con un poker. Le doppiette di Corace e Guadagnuolo hanno steso una compagine, come quella oplontina, che sta vivendo uno dei periodi più brutti della sua storia. Si sperava che nel 2016 sarebbe iniziato un altro campionato per il Savoia, invece, peggio di così proprio non si può fare. Non benissimo la Sessana che, impegnata nella semifinale di coppa Italia contro il Portici, non è riu-

scita a superare in casa l'Hermes Casagiove, segno che gli impegni infrasettimanali finiscono per essere pagati in campionato. Il Gladiator, nonostante gli investimenti effettuati nella finestra invernale di mercato, è caduto tra le proprie mura, giustiziato da Sorrentino del Casalnuovo, mentre l'Isola di Procida, grazie alla tripletta di Fragiello, arrivato a dicembre dal FC Sorrento, ne ha rifilate cinque all'Arzanese, sempre più derelitta in fondo alla classifica. Per concludere il quadro, la Sibilla si è imposta sul Real Forio in virtù della rete di Colella, in una sfida tra due squadre che potrebbero tranquillamente lottare per i play off.

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Il punto sull'Eccellenza di Maurizio Longhi

MAURIZIO LONGHI

Il punto sull’Eccellenza campana


Nel girone B, prosegue il testa a testa infinito tra FC Sorrento e Città di Nocera. I costieri sono andati a vincere a Teggiano contro il Valdiano, mentre i molossi hanno espugnato Pontecagnano contro il Faiano. Erano due trasferte da prendere con le molle perché nascondono molte insidie, anche perché due club blasonati, che si trovano di passaggio in questa categoria, richiamano sempre un certo fascino. E, per alcune realtà, già il fatto di incontrare piazze come Sorrento e Nocera è un onore, riuscire anche a strappargli punti, sarebbe il top. Per questo, le prime due della classe, devono prestare attenzione in ogni partita perché basta un piccolo black out per inciampare. I numeri certificano lo strapotere del FC Sorrento che vanta un +34 contro il +25 del Città di Nocera, il testa a testa continua, da un lato c'è chi prova ad allungare e chi a disarcionare l'attuale battistrada del girone. A cambiare è la terza della classe, l'ottimo e sorprendente San Vito Positano è caduto i casa della Palmese, altra squadra tra le più arcigne e scorbutiche che ha fermato le prime due della classe, e ne ha approfittato l'Ebolitana che, violando il campo del San Tommaso, si è issata da sola sul terzo gradino del podio. Gli eburini, del resto, vantano un organico importante, sicuramente da terzo posto in classifica dal momento

che annoverano tra le proprie file giocatori di categoria superiore. In coda, il Massa Lubrense qualche segnale lo sta lanciando: la compagine nerazzurra è andata ad imbrigliare la Scafatese 1922 strappando un punto prezioso, mentre il Sorrento Calcio ormai cola a picco, il Montesarchio è passato in casa di una squadra che non ha mai vinto una partita e che sta gettando un'onta ulteriore su una maglia gloriosa ma, negli ultimi anni, infangata e vilipesa.

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STEFANO SICA

I ragazzi del ‘72 la sfida contro il Sorrento

Miniussi-Codraro-Piaser. Un mantra melodioso, che ancora oggi risuona nei neuroni e nelle viscere di chi ha vissuto in prima persona la splendida cavalcata dell'Avellino dalla serie C alla B nel 1973. Lo ricordava sei giorni fa, presso il carcere borbonico di Avellino, Felice D'Aliasi, co-estensore, insieme a Rino Scioscia e al nostro direttore Michele Pisani, dell'ultimo lavoro "I ragazzi del '72", che di quel romanzo tinto di biancoverde narra con accuratezza straordinaria e stile raffinato. In quella stagione, i Lupi incrociarono i destini di un Sorrento reduce dai fasti della serie B ma che faticava a riemergere. Abbandonata la cadetteria nel 1972, dopo una sola stagione di militanza, i rossoneri sarebbero addirittura retrocessi in C2 sei anni più tardi dopo tanti alti e bassi. Avellino e Sorrento, peraltro, vantano un gustoso record in comune, essendo state le uniche due squadre campane a violare il tempio del San Paolo in gare ufficiali. Il 29 agosto del 1971, fu il Sorrento a vincere nel girone preliminare di Coppa Italia grazie ad una magia di Bozza che però non servì ad assicurarsi il passaggio del turno, mentre il Napoli staccò il pass. Otto anni dopo, all'ottava giornata di campionato in A, gli irpini prevalsero sugli azzurri a pochi minuti dal termine con un tocco sottomisura di Valente su cross di De Ponti. Era il 10 giugno del 1973 quando l'Avellino ottenne proprio col Sorrento la matematica promozione in serie B. Da al-

lora nessun incrocio fino al novembre del 2011: in quel mese, i rossoneri di Sarri consumarono la "vendetta" andando ad espugnare il Partenio con un gol di Ginestra. Uno sfizio che tuttavia non poteva cancellare con un colpo di spugna quanto accaduto 38 anni prima. In questo senso, sono tanti e controversi i racconti di quel pomeriggio indimenticabile. L'Avellino archiviò la pratica 3-1 con una doppietta di Marchesi e il rigore di Nobili, intervallati dal momentaneo pari di Paesano su rigore. Nel Sorrento del Comandante Lauro, che la domenica successiva avrebbe chiuso l'annata con un mesto pari ad occhiali al campo Italia ed un anonimo 12/mo posto (ospite la Pro Vasto), militavano tanti protagonisti del campionato disputato in B come Fiorile, Albano, Lorenzini, Angrisani, Furlan e Bozza, tutti titolari al Partenio nella formazione schierata da Danilo Nencetti. Quel derby, del tutto irrilevante per i costieri, consegnava invece all'Avellino la possibilità di scrivere un pezzo di storia. Eppure non fu tutto "ebony and ivory" come ci si sarebbe potuti aspettare. Colpa delle scorie del match di andata (finito 0-0) quando, secondo il racconto di D'Aliasi, alcuni giocatori biancoverdi sarebbero stati minacciati di morte. Si giocò sotto un diluvio bestiale e le squadre non si risparmiarono colpi proibiti, con Cherubini che ne pagò le spese per tutti facendosi buttare fuori per un brutto fallo su un avversario.

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Dei fatti accaduti al ritorno ne parlano anche i fratelli Gianni e Tonino Siniscalchi, da sempre al seguito del Sorrento ed autori del volume "Il calcio a Sorrento. Settant'anni di storia". Una relazione appetitosa, che rapisce i lettori per la cura dei particolari e la narrazione dei retroscena. Per preparare il derby, il Sorrento scelse di andare in ritiro a Pontecagnano. Una decisione presa in gran segreto ma che, tuttavia, fu svelata da un giovane cronista d'assalto che poi sarebbe diventato un vero e proprio maestro di giornalismo: Antonio Corbo. Fu così che i rossoneri pensarono bene di spostarsi a Cava de' Tirreni (altra località segreta) ma oramai la notizia era filtrata e non fu presa affatto bene negli ambienti irpini. Ci si chiedeva: come mai una squadra che non ha più nulla da chiedere al campionato decide di raccogliersi in ritiro in vista di una gara inutile? In sostanza, il tutto fu visto come una dichiarazione di guerra inaccettabile. Che gli attimi che hanno preceduto la partita siano stati turbolenti, è fatto ormai acclarato e comune alle ricostruzioni tanto di D'Aliasi quanto dei fratelli Siniscalchi. Felice parla di una rissa scatenata da Eddy Lorenzini, l'alter ego sorrentino di Fraccapani per compiti tattici e spigolosità agonistica, e che in breve tempo coinvolse diversi atleti costretti addirittura ad accurate cure mediche. In buona sostanza, l'episodio sarebbe stato indotto dal custode del Partenio poco propenso a consentire l'ingresso degli ospiti nella struttura. Per D'Aliasi, si trattò semplicemente di "controlli scrupolosi". E' accertato, inoltre, che il match cominciò con 30 minuti di ritardo per attendere il rientro dall'ospedale degli artefici della zuffa. Particolarmente stuzzicanti sono invece i dettagli esposti dai Siniscalchi. Il Sorrento, annusando ostilità e possibili pericoli, arrivò allo stadio praticamente mimetizzato, a bordo di un pullman recante un cartello con la dicitura "Suore Orsoline". Un trucco geniale che fece in modo di aggirare ostacoli e contrattempi nel tragitto verso il Partenio. All'epoca, i rossoneri erano seguiti da un tifoso affezionato, che non mancava ad un solo appuntamento, l'ingegnere Michele Gargiulo. Fu lui a dialogare direttamente con Antonio Sibilia, chiedendogli placidamente se la sua Mercedes non avrebbe corso pericoli nel parcheggio antistante il terreno di gioco. La risposta del Commendatore fu glaciale: "Se vinciamo non ci sono problemi, altrimenti...". Per Gargiulo, che nel pranzo pre-partita in compagnia del presidente Andrea Torino aveva un rito irrinunciabile, la trasferta irpina si chiuse lì, perché il rientro in Peni-

sola fu immediato. Meglio salvaguardare l'incolumità della propria auto, anche a costo di divorziare momentaneamente dall'amore di una vita. Non meno burrascoso, secondo i Siniscalchi, fu il congedo dei rossoneri dall'impianto dopo la sconfitta. Perché, scoperto l'escamotage, il bus che li trasportava fu preso d'assalto da pseudo-tifosi avellinesi con pietre e altri oggetti contundenti. Altro che Orsoline, avranno pensato. Fatto sta che il Sorrento avanzò riserva scritta avverso l'omologazione del risultato, portando a conforto della propria tesi soprattutto ciò che era successo al momento del suo arrivo al Partenio. Nell'Avellino di capitan Mauro Pantani, scese in campo anche Antonio Bongiorni, il match winner di Siracusa. Cinque reti in 37 apparizioni per l'attaccante toscano, presente con altri ex Lupi alla bellissima kermesse organizzata dal trio D'Aliasi-Scioscia-Pisani per la presentazione del libro. Lui del Sorrento fu avversario quasi per caso. Perché, in base alle reminiscenze di qualche memoria storica rossonera, il Sorrento si era praticamente assicurato le sue prestazioni a quei tempi. A 21 anni, Bongiorni si era già messo in luce con l'Anconitana, e successivamente con la Reggina, e tanto bastò per indurre il presidente Andrea Torino a fargli sottoscrivere il contratto. L'Avellino si propose per prenderlo e Torino mise in cassaforte una sontuosa plusvalenza prima di trovarselo di fronte da nemico in una giornata che ancora oggi suscita ricordi vividi ed emozioni infinite. Quando si dice il destino.


Lo sgambetto di Vitulazio NOLA

VALERIO LAURI

Protagonismo. E’ un difetto di molti, a volte può sfociare addirittura in una patologia. Forse, però, in un campionato con poca risonanza mediatica come quello di Promozione, è l’unico appiglio per chi non riesce ad emergere. La partita al ‘Comunale’ di Vitulazio tra Nola e Vitulazio sarebbe potuta essere un pomeriggio di calcio gradevole. Non è stato così ed il merito, manco a dirlo, è stato soprattutto della terna arbitrale. La squadra di casa conquista tre punti pesantissimi contro la capolista, giocando una partita attenta e diligente. I bianconeri di Galluccio, apparsi comunque deconcentrati e sotto tono, subiscono entrambe le reti su calcio di rigore, giocando un tempo in inferiorità numerica per effetto dell’espulsione (ingiusta) di Lucignano, in occasione del primo rigore. LA CRONACA – Primo tempo caratterizzato da confusione ed errori. Che il Nola non fosse quello delle ultime uscite lo si è potuto notare sin da subito. A fare la differenza, però, è stata la determinazione dei vitulatini, cinici al punto giusto da cogliere al balzo tutti le distrazioni bruniane. I campanelli d’allarme per Avino si accendono soprattutto col passare dei minuti e con l’avvicinarsi alla fase finale del primo tempo. A sparigliare gli eventi ci pensa un calcio d’angolo dalla destra, battuto da Rosi: la palla arriva sul primo palo, ma, sul secondo, c’è una reciproca trattenuta tra Lucignano e De Lucia, come se ne vedono tante in tutti i campi di calcio. L’arbitro Terrone, senza nemmeno esitare un attimo, decide per il calcio di rigore in favore del Vitulazio. Ad aggravare la decisione, già di

per sè discutibile, arriva anche il cartellino rosso per Lucignano, la cui trattenuta non comporta l’ostacolo ad una chiara occasione da rete. Le proteste risuonano veementi sia dagli spalti che in campo, ma il direttore di gara di Torre del Greco è irremovibile. De Lucia va dal dischetto e batte, Avino sceglie l’angolo giusto ma non riesce ad impedire che la palla varchi la linea. E’ il gol del vantaggio per la squadra di casa che, di fatto, chiude la prima frazione. Dagli spogliatoi, nonostante l’inferiorità numerica per una decisione iniqua, esce un Nola determinato e propositivo. Galluccio sposta Maturo dalla mediana al centro della difesa, sia per non sprecare una sostituzione e sia perchè in panchina non ha centrali di ruolo. Probabilmente, però, a lungo andare, la mossa gli farà perdere del peso quantitativo determinante a centrocampo. Ventre e Di Biase testano i riflessi di Della Corte, ma il portiere è in grande giornata e respinge le offensive con sicurezza. Passano 5 minuti dall’inizio del match e il Nola subisce, di fatto, il colpo di grazia. Un contropiede ben orchestrato, ma viziato da un evidente fuorigioco, porta Della Valle a trovarsi di fronte ad Avino, ma l’attaccante viene fermato da un intervento lieve ma improvvido di Di Meo. Terrone, ancora una volta, non ci pensa due volte ed assegna il secondo rigore ai locali.


Il Nola cade tra rigori ed applausi NOLA

De Lucia dal dischetto è implacabile e Avino può solo raccogliere la palla in fondo al sacco. Da qui, Galluccio tenta di dare freschezza al Nola con gli inserimenti di Russo, Piga e Simonetti al posto di Ventre, De Biase e Alfieri. Le difficoltà nel creare palle gol dei nolani, nella giornata storta di Vitulazio, tuttavia, sono evidenti. Nemmeno quando riescono a segnare, i loro sforzi vengono premiati. Infatti, in occasione di un calcio d’angolo dalla destra, al minuto 65, Piga calcia a rete, il tiro viene deviato e Della Corte interviene quando la palla ha già varcato la linea di porta. L’arbitro, con una ottima visuale, decide di far finta di nulla tra le proteste allibite di giocatori e spettatori. E’ la ciliegina sulla torta di una gara arbitrata malissimo e i giocatori bianconeri accusano il colpo psicologico, trascinandosi stancamente fino al fischio finale, senza produrre ulteriori pericoli degni di nota. APPLAUSI D’AMORE – Il fischio finale chiude una gara già avviati sui binari della vittoria per il Vitulazio. I calciatori rosanero, però, non sono gli unici vincitori di giornata. Perchè, nonostante la sconfitta e la prestazione abbastanza incolore, dal settore ospiti i tifosi nolani chiamano a gran voce i calciatori bianconeri. I bruniani si avviano sotto il settore pronti a chiedere scusa, ma vengono ac-

colti da fragorosi applausi e cori di incitamento di intensità ancora maggiore rispetto a quelli, incessanti, arrivati durante la partita. E’ un atto d’amore incondizionato per la maglia, un abbraccio affettuoso e materno che consola, un gesto che riscalda il cuore di coloro che sanno ancora emozionarsi in un mondo spesso finto come quello che è diventato il calcio moderno. Se è vero che le sconfitte insegnano sempre qualcosa, i calciatori della capolista ricorderanno a lungo quel momento, ripromettendosi di non permettere più che quei cori e quegli applausi arrivino dopo una sconfitta. Un passo falso inatteso alla ripresa del campionato. Le ottime indicazioni, che erano pervenute nelle amichevoli dei bruniani, non sono state confermate nella prima gara del girone di ritorno. L’undici bianconero è apparso molle e prevedibile e, al di là delle discutibili decisioni arbitrali, ha lasciato troppo spazio alle sortite avversarie. Circoscrivere le colpe a qualche protagonista in particolare sarebbe sbagliato, è stata una sconfitta di squadra. Così come, di squadra, dovrà essere la reazione, pronta e implacabile, come si conviene ad una capolista che non vuole lasciare spazio ai sogni delle inseguitrici.


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