Footballweb il magazine numero 52 del 16-02-2016

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Diretto da Marcello Curzio



un’altro errore. Ognuno, dotato di libero arbitrio, puo’ sceglersi la propria squadra del cuore senza influenze di nessun genere quanto meno quelle territoriali. Il napoletano che tifa Juventus non e’ sportivamente ‘diverso’, e’ una sua scelta, magari non condivisibile ma va accettata.Noi di footballweb ci siamo permessi di ospitare in studio tifosi del Napoli e della Juventus, tutti assime, fianco a fianco nel rispetto dei ruoli. Cosi’ dovrebbero fare tutti sia a Napoli che a Torino. Niente di piu’ e niente di meno. Lasciate stare i ‘cantori’ quelli che vedono complotti ovunque, non vogliono il bene della tifoseria azzurra e ve ne accorgerete. In serie B l’Avellino pareggia contro il Bari e la Salernitana rimedia un’altra figuraccia a Terni. Tempi magli per le campane anche se i Lupi sono a buon punto per la salvezza, i granata, invece, rischiano di ritornare di nuovo in Lega Pro. La Casertana non e’ piu’ la stessa. Pari casalingo contro la Juve Stabia. Il Foggia puo’ allungare e tentare la fuga. Tempo ce n’e’ ma sarebbe un peccato perdere di vista un obiettivo tanto agognato e che in fondo i falchetti meriterebbero pure. Forza Napoli e Casertana, forza Avellino e Salernitana, forza Frattese e sostegno a tutte le compagini campane ma anche la consapevolezza che chiunque puo’ tifare per la squadra che vuole. E’ nel loro diritto e noi lo rispettiamo, fatelo anche voi.

L’EDITORIALE

L’editoriale di Footballweb

Il Napoli ha perso una partita, non il campionato. Ci poteva stare, una gara dominata dal tatticismo e risolta da un episodio. In molti pensano che il pareggio sarebbe stato il risultato piu’ giusto, siamo d’accordo ma alla fine, non solo nel calcio, vince chi sbaglia meno. La Juventus vince e passa in testa, ne prendiamo atto, la cosa piu’ importante e’ un’altra e va detto a chiari lettere ovvero la sfida e’ stata regolare, l’arbitro ha fatto, brillantemente, la sua parte cosi come il tifo di ambedue le contendenti. C’erano, seppure pochi per via delle restrizioni ma era capitato anche all’andata, pochi supporters partenopei ma quelli presenti allo Juventus Stadium hanno assistito al match e potuto professare, liberamente, la loro fede calcistica. Qualcuno che non ha digerito la sconfitta ha tentato di creare inutili spazi per polemiche stucchevoli. Il lancio del sacchetto di immondizia non c’e stato e Reina ha raccolto solo un pezzo, di colore nero, della coreografia di una tifoseria che ha utilizzato il bianco ed il nero ovvero i colori sociali dell’attuale capolista. Pur di avere proseliti alcuni giornalisti hanno scritto di tutto e di piu’, scomodando i Borboni e l’unita’ d’Italia mettendo di fronte, come se ce ne fosse ulteriore bisogno, il nord contro il sud. Sbagliato. Era solo una partita di calcio e anche il voler, anzi, pretendere a tutti i costi, che a Napoli tutti dovessero tifare per i colori azzurri e’

E’ stata solo una partita di calcio


MAURIZIO LONGHI

Il Punto – La Juve comanda la classifica, Roma e Fiorentina vittorie Champions

C'era tanta attesa per la sfida scudetto tra Juventus e Napoli, riflettori puntati su Torino per la madre di tutte le partite. I napoletani così la considerano, da tempo immemore e, a maggior ragione in quest'annata, dove ci si sta contendendo la leadership del campionato. La Juve è abituata a stare lì in alto, mentre il Napoli ci sta arrivando pian piano e quest'anno, contrariamente ai pronostici iniziali, la squadra sta stupendo tutti meritando la vetta. Ma adesso c'è una nuova capolista ed è la Juventus che si è aggiudicata la sfida scudetto con un guizzo di Zaza a due minuti dal 90'. Il Napoli si era presentato allo Juventus Stadium da capolista, con il piglio della grande squadra, giocando con l'autorevolezza di sempre, mentre i bianconeri di mister Allegri dovevano cercare i tre punti per disarcionare gli azzurri. La gara si è giocata sul filo di un sottile equilibrio, erano i partenopei ad avere in mano il pallino del gioco mantenendo per larghi tratti il possesso della palla, ma la Juve comunque non dava punti di riferimento e quando ripartiva poteva far male. Ci si stava incanalando verso uno giustissimo 0-0, il risultato più giusto visto il grande equilibrio in campo, poi quasi al fotofinish, Zaza ha fatto partire un tiro da fuori area con la deviazione che ha sorpreso Reina mandando in estasi il popolo juventino. La squadra di Sarri si è sentita un po' beffata, sia per come è maturata la sconfitta e sia per aver perso il comando della classifica, passato ora nelle mani della truppa di Allegri. Il campionato è più aperto e appassionante che mai, ora la Juve è chiamata a difendere questo punto di vantaggio dopo una rincorsa che ha dell'incredibile viste le quindici vittorie consecutive. Attenzione a questa Roma di Spalletti che, dopo il quarto successo

consecutivo, sta rilanciando le sue quotazioni per quanto riguarda la corsa al podio della classifica. Il successo di Carpi è stato importante anche perché è ritornato al gol Dzeko, uno su cui si era puntato tantissimo per il tricolore e poi a gennaio sono arrivati veramente degli innesti preziosi che hanno alzato il tasso di competitività dell'organico. Che gara al Franchi tra Fiorentina e Inter! Proprio allo scadere Babacar ha regalato ai viola un successo che vale il terzo posto. I nerazzurri avevano gelato lo stadio con il vantaggio di Brozovic ma poi Borja Valero e il fortunoso ma decisivo gol di Babacar quasi a tempo scaduto, hanno fatto esplodere di gioia la tifoseria gigliata mentre quella nerazzura è sempre più perplessa. Ora l'Inter, che fino a qualche settimana fa lottava per il tricolore, occupa la quinta posizione e deve guardarsi le spalle dall'inseguimento dei cugini del Milan che, battendo 2-1 il Genoa, si sono portati a soli due punti da loro. Honda e Bacca hanno firmato la vittoria contro i grifoni, e l'attaccante colombiano ha messo a segno il suo tredicesimo gol raggiungendo Dybala. La Lazio, con una cinquina, ha mortificato il Verona, vittoria che porta le firme di quei giocatori offensivi che sicuramente possono rendere la squadra biancoceleste competitiva per ben altri posti, e stiamo parlando di gente come Matri, Mauri, Felipe Anderson, Keita e Candreva. In coda, colpo grosso del Frosinone ad Empoli, la doppietta di Ciofani ha regalato ai ciociari tre punti che fanno ben sperare per la salvezza, un Immobile show ha permesso al Torino di sbancare Palermo, il Bologna è stato corsaro ad Udine con un battito animale di Destro, mentre sono terminate in parità le sfide tra Chievo e Sassuolo e quella tra Sampdoria e Atalanta.

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Napoli beffato ma non ridimensionato

GIANNI PAGNOZZI

Ci sono sfide equilibrate affidate ad un tatticismo esasperato per il profondo rispetto che si nutre nei confronti dell’avversario, che molte volte vedono prevalere una squadra sull’altra solo per un episodio favorevole e cosi è stato. La partita tanto attesa tra Juventus e Napoli la vincono i bianconeri a 3 minuti dal 90°, con una conclusione da fuori area del neo entrato Zaza, che grazie ad una deviazione decisiva dello sfortunato Albiol mette fuori causa l’incolpevole Reina e consegna la vittoria e la testa della classifica alla squadra allenata da Allegri. La gara è stata caratterizzata da una ricerca spasmodica delle coperture applicata in maniera fin troppo evidente da entrambe le compagini, che ne ha compromesso lo spettacolo riducendo al minimo le occasioni da gol. Le squadre si temevano e non lo hanno mai nascosto, tanto che per tutta la durata dell’incontro nessuna delle due si è mai scomposta allungandosi alla ricerca del gol. Il Napoli ha dimostrato una grande autorevolezza costringendo gli avversari

Il Pagnozzi pensiero

NAPOLI

nella propria metà campo per larghi tratti dell’incontro, particolare non trascurabile dal momento che un atteggiamento simile, in quello stadio è alla portata solo dei grandi club d’Europa. Certo che se si gioca sempre in 20 metri gli spazi si riducono cosi come i rifornimenti per gli attaccanti, e non è un caso quindi che sia Higuain che Dybala per tutti i 90 minuti non sono mai riusciti a tirare nello specchio della porta. L’episodio questa volta premia i bianconeri ma non ridimensiona questo Napoli, che ora ha davanti a 13 partite per continuare a dimostrare di essere quella grande squadra che la classifica continua a certificare, non ci si può deprimere per questo risultato negativo che se pur porta in vantaggio di un punto in classifica la Juve, pareggia la situazione negli scontri diretti e vede ancora gli azzurri nettamente in vantaggio per differenza reti. Decisiva non sarà questa sfortunata partita per gli azzurri ma queste 13 finali che si disputeranno da qui a Maggio, una cosa è certa, mai come quest’anno il Napoli sta dimostrando che nella lotta al vertice può essere un protagonista e non un semplice comprimario, come ha già detto qualcuno, il bello viene adesso.

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Sorpasso riuscito

È il minuto 43 della ripresa quando Zaza, subentrato a Morata alla mezz’ora del secondo tempo, controlla di sinistro il pallone, evita un difensore del Napoli e fa partire una sassata dal liISIDORO NIOLA mite che si infila nel sette alla sinistra di Reina: è il gol che decide la super sfida tra Juve e Napoli allo Stadium e proietta i bianconeri da soli in testa alla classifica. È un gol fantastico, tutto del repertorio di quest’attaccante che vede la porta come pochi e decide il big match, fino ad allora povero di emozioni. Le due squadre si sono praticamente equivalse, bloccate a vicenda, consapevoli dell’altissima posta in palio. La Juve ha avuto però il merito di crederci fino alla fine, sicuramente con una rosa migliore di quella del Napoli, se pensiamo che, oltre agli infortuni di Mandzukic, Caceres e Chiellini, all’inizio del secondo tempo si è infortunato anche Bonucci, scontratosi fortuitamente con Khedira. E così il giovanissimo Rugani ha dovuto mettersi al centro della difesa nel bloccare Higuain e compagni, ieri con le polveri bagnate e mai pericolosi. Zaza, il quarto attaccante di Allegri, ha così risolto la partita, il che la dice lunga sul l’importanza di avere delle rose competitive se si vuole gareggiare su tre fronti. Dicevamo di una Juve che ci ha creduto fino alla fine anche se il risultato di parità sarebbe stato più giusto. I bianconeri collezionano così la loro quindicesima vittoria consecutiva e ritornano in testa alla clas-

Foro Bianconero

Juventus

sifica del campionato dopo nove mesi. Il Napoli ha forse avuto il demerito di accontentarsi del pareggio, nonostante i proclami di Sarri della vigilia, ma la disposizione tattica della Juve, ieri con la difesa a quattro e con un centrocampo mobile, ha interrotto i rifornimenti per le punte se solo pensiamo che Higuain, re dei bomber, non ha mai toccato palla al pari di Insigne e Callejon troppo avulsi dalla manovra. Allegri ha mandato in campo Barzagli (ieri monumentale), Bonucci, Lichtsteiner ed Evra davanti a Buffon. Cuadrado, Marchisio, POGBA e Khedira in mezzo. Dybala e Morata in avanti. Le uniche emozioni del primo tempo si contano sulle dita di una sola mano. Pericoloso il Napoli con un cross di Callejon dalla destra ma Bonucci in spaccata anticipa Higuain bene appostato. Per la Juve Pogba ci prova dalla distanza. Nella ripresa assolo di Insigne, ma Buffon sventa di piede ma la palla gol più limpida e costruita dalla Juve: Pogba se ne va sulla sinistra, mette al centro per Dybala ma il suo sinistro sfiora la traversa. Ci prova Hamsik dalla distanza ma il suo sinistro termina di poco alto. Alla mezz’ora Zaza rileva uno spento Morata mentre nel Napoli Mertens rileva Insigne. Esce Dybala per Alex Sandro ed è proprio l’attaccante di Policoro, servito da un vittorioso contrasto del terzino brasiliano, a decidere il Match a due minuti dalla fine con l’azione descritta in apertura. Juve quindi vincente e di nuovo capolista assoluta, a coronamento di una rimonta che ha dell’incredibile. Venerdì testa al Bologna prima dell’andata dell’ottavo di Champions contro il Bayern.

Foto Vincenzo Cicala

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Venerdi 19 Febbraio ore 19.30 su TvCampane1 645 del digitale terrestre


: i l o p a N – s u t n e v Ju a c i t t a t a l l e d l a v i t s il Fe Perchè Juventus-Napoli è Juventus-Napoli! Concedeteci questo scandaloso adattamento dell’arcinoto slogan di Sanremo. La partita delle partite, diretta tv in mondovisione in oltre 200 paesi, una sfida planetaria capace di oscurare anche il Festival della canzone italiana, da sempre veicolo di ascolti da tutto il mondo. La partita di ieri non era una partita come le altre, lo si sapeva. Le conferenze stampa della lunghissima vigilia si sono susseguite con cadenza giornaliera per quasi una settimana intera, a colpi di dichiarazioni di circostanza e slogan temerari. Ogni Festival che si rispetti ha il suo bel contorno di polemiche preventive e anche qui non sono mancate. A cominciare dalla ante-designazione: i tifosi del Napoli hanno cominciato ad auspicare che non fosse un arbitro troppo juventino, di contro quelli juventini lamentavano che la polemica potesse influenzare la scelta. Un po’ come se venisse contestata, prima ancora di nominarla, la giuria di qualità. E allora ecco servito il colpo di scena: Rizzoli, presidente della giuria di qualità, si infortuna mentre redige lo schemino per valutare gli interpreti in gara. Al suo posto subentra un altro esperto e valido direttore di gara come Orsato di Schio. Al netto dei complottismi su questo “strano” cambio di arbitro, da una parte e dall’altra, si arriva all’immediata vigilia. Gli artisti azzurri si mettono in viaggio per raggiungere il Teatro Ariston della disputa o, se volete, lo Juventus Stadium. La voce Higuain e la sua orchestra vengono accolti in passerella di partenza con una carica eccezionale da parte dei tifosi, pardon fans. Nel frattempo, a Torino, la concentrazione la fa da padrona, a parte qualche sporadica dichiarazione. Sono due modi diversi di vivere il pre-gara e ci stanno entrambi. E’ il giorno più atteso e i big del (appunto) big match scendono in campo, pardon sul palco. Si

A cura di VALERIO LAURI

vede da subito che l’emozione di una competizione così importante frena un po’ l’improvvisazione. Le prime esibizioni sono governate dalla paura di sbagliare, a dire il vero il Napoli appare ben più dentro la gara, nonostante il divieto ai fans di sedere in galleria. Dirige l’orchestra il maestro Sarri, navigato direttore d’orchestra che imbriglia le note avversarie in pentagrammi ben studiati. Non è da meno il corrispettivo avversario Allegri che, con bacchetta astuta, tiene alta l’attenzione dei suoi ottoni di difesa. Ne scaturisce una competizione fondamentalmente tattica, in cui nessuna delle due compagini prevale sull’altra. La stanchezza di un festival stressante, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico, però si fa sentire ed allora diventa determinante la serata delle cover. Allegri si gioca la carta Zaza-Alex Sandro, una canzone grintosa pronta al riscatto, con ritmi carioca. Sarri risponde con il ritornello belga Mertens, capace spesso di trascinare. Ma quella del Festival non è una competizione come le altre ed un singolo errore/episodio può costarti la vittoria. E, infatti, accade proprio questo, una nota stonata nel ritornello belga favorisce l’avanzata nelle preferenze del corrispettivo subentrante. Zaza trafigge Reina con un do di petto (deviato da un la bemolle difensivo) e la Juventus, di fatto, si porta a casa il Festival. Non è bastato il televoto agli accreditati azzurri, per avere la meglio degli avversari. Forse, ma non ci è dato averne la certezza, la voglia di sovvertire i pronostici ha sbaragliato la sicurezza di due risultati a favore. Fatto sta che, per fortuna del Napoli, la vittoria del Festival non sancisce che si scriva la storia della musica. C’è ancora tempo per piazzarsi nella Hall of Fame. L’albo d’oro è pieno di cantanti perdenti a Sanremo, che hanno scritto poi la storia della musica italiana.


Silence please per il Mazzoleni show

Dopo aver visto un fuoriclasse assoluto, Sig. ORSATO, dirigere in modo esemplare, la partita di cartello della 25^ MAURO SAVINI giornata del nostro campionato (Juventus – Napoli), ieri sera, all’ Artemio Franchi, è andata in scena la sagra degli “Orrori arbitrali”, diretta dal Sig. MAZZOLENI. Di fatto, come e’ evidente, la differenza tecnica, tra una squadra di Seria A ed una dilettantistica è altrettanto plateale, la differenza tra un Arbitro ed un altro. Il Sig. Mazzoleni, ha sbagliato tutto quello che poteva, impietosi i voti attribuitigli dalle maggiori testate giornalistiche a fronte di una prestazione indegna. Nulla togliere ad una Fiorentina che ha giocato una partita all’attacco, vincendola nel finale, grazie ad una bella intuizione di Mister Sousa, espulsione inventata per doppia ammonizione di Telles, dentro Babacar, viola a trazione anteriore, goal al 93°, partita e terzo posto in cassaforte. Dopo i primi venti minuti a favore della Fiorentina, l’Inter prende campo, Mister Mancini schiera per la terza volta la stesa formazione, un 4-3-3 debalcanizzato, che, dopo tante prove, sembra essere la formazione finale, Kondogbia sulla mediana con Brozovic e Medel, Palacio , Icardi ed Eder a completare il fronte offensivo. La partita da questo momento verte a favore dei nerazzurri, goal e meritato riposo a fine primo tempo. La ripresa, riparte

Pensiero nerazzurro

Inter

da dove si era fermato il primo tempo, ma una disattenzione difensiva, sull’ennesimo calcio piazzato, provoca il pareggio viola. Il resto è Mazzoleni show con errori da arbitro di partita di “calciotto tra amici”, ammonisce a ripetizione, prima medel e telles poi nega un rigore alla viola , espelle Telles, Zarate e Kondogbia, sintesi:confusione più totale. Risultato finale della sua performance, l’Inter, in dieci, perde la partita, centrocampo decimato dalle le squalifiche per la partita contro la Sampdoria e comprensivo silenzio stampa della società e addetti ai lavori nerazzurri. Sicuramente l’Inter poteva fare di più, perché dal potenziale espresso dalla viola, sicuramente la partita era alla portata della squadra di Mancini, però non si può comprendere come gli attaccanti nerazzurri cercano solo la profondità, rinunciando a partecipare alla manovra d’attacco. Le statistiche sono impietose verso i nostri attaccanti, manca qualità. L’errore è stato fatto nel mercato invernale, quando si poteva rimediare con l’acquisto di un centrocampista di ragionamento e di costruzione, invece di portare in rosa un altro attaccante esterno. Questi ultimi mesi di campionato, potranno dare adito a tutti questi “cattivi pensieri”….. Rispetto all’inizio, l’Inter gioca meglio ma non vince. Quale può essere la giusta chiave? Sperando di trovarla presto…sempre Avanti Inter…

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VIOLA ROCK: Viola di sera…

ENZO PAUDICE

“Viola é il colore della sera” cantava il sempre eterno Lucio Battisti, nella bellissima “Potrebbe essere sera”. Guardando le due partite serali di quest’anno con l’Internazionale di Milano, lo è di sicuro. Sento pertanto l’obbligo morale di organizzare una petizione nella quale si esiga che con la squadra nerazzurra si giochi solo di sera. Bisogna tuttavia dire che confrontandola con quella di stasera, quella dell’andata sembra una vera passeggiata. Dopo un prima parte di gioco in cui la Viola ha imposto il suo gioco, sfiorando il gol con Ilicic (salvataggio sulla linea di Telles), il gruppo di Sousa ha infatti concluso il primo tempo in svantaggio. Bella l’azione che ha portato al gol di Brozovic, soprattutto per il taglio e il successivo assist di Palacio. Una doccia gelata in realtà, in quanto il gol ha di fatto demoralizzato la squadra viola, che ha faticato non poco nella costruzione del gioco. Sullo stesso ritmo è partito il secondo tempo, fino a che Ilicic si è ricordato di essere in campo per giocare a calcio e non per mostrare a tutti come un uomo possa fare 100m in tre ore e quarantasette minuti. È infatti il calciatore più illustre mai nato a Prije-

L’angolo viola

Fiorentina

dor, tira fuori dal cilindro un assist al bacio per Borja, che di testa ristabilisce la parità tra le due squadre. Una liberazione ma anche l’inizio della sofferenza. Perché dopo il pareggio e l’espulsione di Telles, la Fiorentina non riesce ad affondare il colpo decisivo, o almeno non ci riesce nei 90’ minuti regolamentari. Perché nel primo minuto di recupero, su una respinta di Handanovic (ed in modo molto rocambolesco) Babacar segna il gol fa esplodere il Franchi e regala una vittoria che vale oro. Due righe vanno spesse per Bernadeschi. Il ragazzo sta crescendo a passi da gigante. Quel numero 10 sembra calzargli sempre più a pennello. Di fatto, Berna non ha più l’etichetta da giovane promessa, ma si sta ritagliando sempre più un ruolo da leader, il che si addice perfettamente a quel numero prestigioso. La Viola si riprende così il terzo posto, perso per il momentaneo sorpasso della Roma. Ma soprattutto si guadagnano tre punti su una diretta avversaria per un posto in Champion’s, sempre più in caduta libera. Domani saranno in molti che cercheranno di spiegare i motivi di quest’ennessima battuta d’arresto della squadra di Mancini. Tra questi pochi crederanno che ciò sia dovuto ad un mancato ascolto di Battisti. Tuttavia l’ultima strofa parla chiaro: “Tu cedi all’insistenza dolce e VIOLA, seguendo la pendenza della sera”.

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Propulsione Honda: il Milan brucia il Genoa

Eccellenza giapponese. Potrebbe essere questo il riassunto di Milan – Genoa, perchè, nella vittoria di quest’oggi a San VALERIO LAURI Siro, c’è una gran parte di merito di Keisuke Honda. Spesso criticato, è da qualche mese che ha presentato una nuova versione di sè. L’Honda 2.0 è un esterno di qualità, magari non velocissimo, ma tignoso e caparbio. A ciò si aggiunge il solito Bacca implacabile sotto porta e per Mihajlovic tre punti che valgono oro, nonostante le paure finali.

LA CRONACA – Mihajlovic recupera Bonaventura e Niang all’ultimo e li schiera regolarmente in campo. Gasperini, invece, deve fare a meno di Pavoletti ed Ansaldi, due elementi importanti per il grifone. Il Genoa parte senza paura e pressa il Milan, ma i rossoneri non sono da meno. Al 4′ Honda mette i brividi a Perin con un mancino velenoso da fuori. Sul calcio d’angolo seguente, il Milan passa. Bonaventura in posizione di fuorigioco rinuncia a rincorrere il pallone, Honda non fa lo stesso, lo tiene in gioco e crossa per Bacca che mette giù e trafigge Perin con una saetta. Il colombiano si conferma sempre più il bomber dei rossoneri con la tredicesima perla, il quinto gol nelle ultime 6 gare. Il Genoa non riesce a reagire subito e Matavz all’esordio in rossoblu non riesce a sostituire adeguatamente Pavoletti nel dare peso all’attacco. Il

L’angolo del diavolo

Milan

Milan preme, cerca la pressione alta, ma spesso a mancare è l’ultimo passaggio. Il campo inzuppato e scivoloso non permette trame precise sul lungo e ne perde l’ariosità del gioco. Per vedere un’altra occasione da gol bisogna arrivare al 30′, quando Antonelli verticalizza in area per Bacca, che sfrutta un velo di Niang, ma viene chiuso in scivolata da Perin in versione libero. Il Genoa però è vivo e si fa vedere 4 minuti dopo: iniziativa di Fiamozzi sulla destra che taglia tutta l’area con un cross velenoso, su cui però nessuno riesce ad arrivare. I rossoblu sono vivi e battono un colpo anche al 40′ quando, dopo una ripartenza veloce, Suso prova la conclusione da fuori che viene deviata in angolo all’ultimo. E’ l’ultimo sussulto di un primo tempo che non ha più nulla da dire, le squadre rientrano negli spogliatoi sul’1-0 per i padroni di casa.

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Milan

campo e torna dopo mesi passati in infermeria Jeremy Menez, accolto dal boato di San Siro. Da qui in poi, il Milan addormenta la partita e attende il Genoa, sfruttando solo le ripartenze. La partita sembra chiusa, ma al 92′ il Genoa accorcia le distanze con Cerci che sfrutta una dormita difensiva dei suoi ex compagni. Brividi finali, ma il risultato non cambia più. Il Milan coglie il bottino pieno in una partita trappola, dominata per 90 minuti. Poi, il black-out difensivo che non t’aspetti, che fa infuriare Mihajlovic e riporta in apprensione i rossoneri. La squadra del tecnico serbo è an-

il terzo gol al 75′: Su schema da calcio d’angolo Bonaventura serve Montolivo al limite dell’area, botta precisa di sinistro al volo e palla che si stampa sul palo alla destra di Perin. Gesto tecnico notevole del centrocampista rossonero, in un ottimo momento di forma. Gasperini prova a buttare nelle mischia anche Ntcham e Lazovic e Al 77′ un gradito ritorno tra le file rossonere: Niang lascia il

cora una squadra schiava di alcuni cali di concentrazione che, a certi livelli, non ci si può permettere. Gasperini invece dovrà catechizzare i suoi e fare qualche riflessione: in 8 partite senza Pavoletti sono arrivate altrettante sconfitte, non è un dato da sottovalutare. Alla fine, il Milan può sorridere: la prestazione resta ottima e il terzo posto resta (provvisoriamente occupato dalla Roma) a 4 punti

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L’angolo del diavolo

Avvicendamento tra ex rossoneri in avvio di ripresa nel Genoa: Suso lascia il posto a Cerci, subissato dai fischi di San Siro. Inizialmente il cambio non sortisce effetti, anzi, il Milan cerca con insistenza la rete del raddoppio nel primo quarto d’ora. Ci prova Bonaventura su calcio di punizione al 10′, ma la mira non è delle migliori. Al 63′ la rete del 2-0 arriva: è un lampo improvviso, una botta da 30 metri di Honda rimbalza sul terreno viscido e beffa Perin, andandosi ad infilare nell’angolino. E’ una rete meritata per il giapponese, tra i migliori dei suoi quest’oggi. Occasione nitida per


L’algido Orsato, ‘Ginseng’ Spalletti e ‘Turbo’ Honda

Il diploma di Lauri

Il diploma di Lauri

sta cattiveria, anche se non era facile. COLPO IN CANNA

VOTO 2 – alla SAMPDORIA. A quanto pare, la piccola rivoluzione del mercato di riparazione non è servita. I blucerchiati continuano a stentare e si ritrovano pericolosamente (coi cugini genoani) a soli 3 punti dal baratro. Montella non sa più volare. REQUIEM

VOTO 8 – a Keisuke HONDA. Sia chiaro, il Milan ha visto numeri 10 di ben altra caratura. Però, nei 7 risultati utili consecutivi dei rossoneri, c’è anche il suo piede. Contro il Genoa firma assist e supergol, regalando sorrisi a Mihajlovic. TURBO

VALERIO LAURI

VOTO 0 – all’arbitro MAZZOLENI. Se voleva che si parlasse di lui, ci è riuscito. L’arbitro di Fiorentina – Inter non scontenta nessuno. Un rigore (e mezzo) negato ai viola ed espulsione ingiusta di Telles, senza contare gli altri due rossi a Zarate e Kondogbia. Che ci fa in Serie A? SCARSO

VOTO 1 – al PALERMO. La società rosanero sta offrendo ai tifosi un calvario insostenibile. Ogni settimana c’è un nuovo allenatore, nella prossima ci sarà Iachini. Più che una panchina, ormai, sembra un quiz a premi. AVANTI UN ALTRO

VOTO 6 – al FROSINONE. Magari non riuscirà ad evitare la retrocessione (ma noi ce lo auguriamo), eppure i ciociari ci stanno mettendo il cuore. La doppietta di Ciofani regala il sesto sorriso a Stellone e l’uscita del tunnel ora è a sole 3 lunghezze. SQUADRA

VOTO 7 – al carattere della FIORENTINA. Sembrava un’altra serata storta, dopo il gol di Brozovic. Ma i viola, con carattere e grinta, grazie ai cambi di Paulo Sousa, trovano la forza di reagire allo svantaggio e conquistare, nel recupero, una vittoria importantissima in chiave terzo posto. ATTRIBUTI

VOTO 9 – a Luciano SPALLETTI. E’ presto per valutare, certo. Ma quattro vittorie consecutive, due punti di distanza dal terzo posto e il ritorno al gol di Dzeko sono fattori da non sottovalutare. GINSENG

VOTO 3 – all’UDINESE. Il pareggio di San Siro col Milan, com’era prevedibile, è stato solo frutto del caso. I friulani continuano a stentare e la vittoria manca ormai da 7 giornate, nelle quali è stato racVOTO 10 – a Massimiliano ALLEGRI. Le partite si vincolto il misero bottino di 3 punti. RICADUTA cono anche con l’astuzia e il tecnico livornese lo sa. VOTO 4 – a Roberto MANCINI. Continua la serie più Difesa solida e cambi azzeccati, quando le energie nera che nerazzurra. Solo 9 punti nelle ultime 9 gare vengono a calare. Quindici timbri consecutivi, vetta per la sua Inter, rimontata dalla Fiorentina e spedita conquistata e sicurezza ritrovata. STRATEGA a – 4 dal terzo posto. Il silenzio stampa dice tutto. VOTO 10 (con lode) – all’arbitro ORSATO. Le poleCRISI miche di una settimana, l’improvviso subentro a VOTO 5 – a Dries MERTENS. Sostituisce Insigne al Rizzoli e uno scontro scudetto sarebbero un peso 77′, ci si aspetta che metta le sue energie per tro- gravoso per chiunque. Nel post gara, nessuno parla vare il guizzo decisivo del Napoli e invece… lo regala dell’arbitraggio: segno che il fischietto di Schio ha alla Juventus. Il belga non entra in campo con la giu- fatto un eccellente lavoro. ALGIDO

Foto Renato Epifano Vico Rose Melito di Napoli www.footballweb.it


Pagati gli errori, partita e primato alla Juve

GIANLUCA RUSSO

Il campionato ha una nuova capolista, che poi è quella vecchia. La Vecchia Signora, appunto, la Juventus. Tra i tanti pareri espressi in settimana sul big match dello Juventus Stadium di Torino, ad avere ragione sono stati quelli che davano la Juve vincente soprattutto per un motivo: la maggior abitudine a giocarsi un’alta posta in palio, a lottare per il tricolore. A vincere insomma. E le vittorie consecutive dei bianconeri diventano 15, a meno due dalla striscia-record dell’Inter, 17, della stagione 2006-2007. Il Napoli di Sarri è salito a Torino con i galloni della capolista e bloccando sul nascere le iniziative bianconere. Efficace, in particolare, Allan, un maestro nel tenere a bada Pogba, mentre Hysaj ed Hamsik hanno commesso qualche errore di troppo in fase d’impostazione. La tensione è stata palpabile per tutta la partita, una gara sostanzialmente corretta, arbitrata all’inglese dall’ottimo Orsato di Schio, sostituto dell’infortunato Rizzoli. Due le occasioni vere e proprie, entrambe nella ripresa, una per parte. Bianconeri pericolosi con Dybala, alto il sinistro in area sull’assist di Pogba, azzurri pericolosi con Hamsik, immobile Buffon sul suo sinistro dai 20 metri, di poco alto. Il Napoli, che aveva tenuto bene il campo fino a pochi minuti dalla fine, stava per ottenere uno 0 a 0 che sarebbe stato ottimo per la sua classifica anche in considerazione di un calendario non agevole, con almeno tre trasferte (Roma, Milano, Firenze) decisamente insidiose. L’inesperienza nel disputare partite così importanti si è mostrata, stasera, nell’errore di Mertens che, palla al piede nella trequarti avversaria, appoggia al centro dove non ci sono compagni anzichè tenere il possesso della sfera o cercare di affondare sull’esterno. Il suo errore consente ai bianconeri di ripartire velocemente e a Zaza (graziato dal giudice sportivo in quanto

L’INVIATO AZZURRO

NAPOLI

squalificato per una sola giornata dopo il rosso rimediato contro il Genoa) di ricevere l’assist per il sinistro che diventa vincente per effetto di una deviazione decisiva di Ghoulam. Il Napoli viene così scavalcato dalla Juventus, per la prima volta capolista in questo campionato ma reduce da 4 scudetti consecutivi, ma con la consapevolezza che questo campionato è ancora alla portata, considerato che la distanza dai bianconeri è di un solo punto. Di contro ci sono trasferte ostiche, come detto, ed un morale in questo momento non al massimo. Il gioco, i mezzi e la fame però ci sono. E poi la Juventus, decimata dagli infortuni, non potrà, ragionevolmente, vincerle tutte. Campionato, dunque, leggermente pendente sul bianconero ma se gli azzurri non molleranno gli ormeggi ne vedremo delle belle. Così il tecnico azzurro, Maurizio Sarri, ai microfoni di Sky: “non abbiamo fatto circolare la palla velocemente come al solito, ma avevamo di fronte una squadra dalla difesa solidissima, c’erano difficoltà oggettive. Scudetto ancora possibile? Non so, a me interessa il fatto che la squadra non si faccia pesare questa sconfitta avvenuta con un tiro deviato a pochi minuti dalla fine, poi non so cosa possiamo fare. Dobbiamo avere la capacità di assorbire bene quest’episodio negativo”.

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Gli emigranti del pallone Italiani all’estero A cura di FABRIZIO PARIOTA

Il Belpaese ha esportato tanto talento quest’anno in Europa ma nonostante questo, abbiamo assistito ad un altro weekend avaro di gioie ed emozioni per i tanti italiani impegnati nei campionati esteri. In Germania, sorride a metà Luca Caldirola che se da un lato gioca 90 minuti con il Darmstadt, dall’altro esce sconfitto dal campo contro un Leverkusen in gran forma. Assist per Daniel Caligiuri nella vittoria dei lupi del Wolfsburg contro l’Ingolstadt. Appartengono alla rosa del Mainz due italiani, Gianluca Curci e Giulio Donati. Il primo è praticamente chiuso nel ruolo dall’ennesimo talento della scuola tedesca, Loris Karius, etichettato da tutti come il nuovo Manuel Neuer, mentre Donati ha preso parte per intero al match contro lo Schalke 04 che ha visto trionfare proprio il Mainz per 2-1. Ancora fuori Federico Barba, sempre per infortunio. In Premier League, gli italiani sono abbastanza e giocano con maggiore regolarità. Sorride Graziano Pellè, titolare nel Southampton vittorioso in Galles contro lo Swansea di Alberto Paloschi e Francesco Guidolin. Piange invece Claudio Ranieri con il suo Leicester sconfitto al 95’ contro l’Arsenal in uno scontro al vertice. Fortunatamente questa è una delle poche volte per il tecnico italiano quest’anno, artefice di una stagione molto al di sopra delle aspettative di inizio anno e con un primato ancora tutto da difendere. Allo Stadium of Light sorride il Sunderland di Vito Mannone (90’ per lui) e di Fabio Borini (subentrato nel finale) che batte il Manchester United di Matteo Darmian. Un augurio di pronta guarigione proprio allo sfortunato terzino dei Red Devils che ha lasciato il campo nel primo tempo per un infortunio alla spalla. Intera partita anche per Angelo Ogbonna che ha guidato la difesa del West Ham nel pareggio in rimonta con-

tro il Norwich. In terra francese, piccolo stop per il PSG che annovera nel proprio organico ben tre italiani. Nel pareggio a reti bianche contro il Lille, fuori Sirigu e Thiago Motta, mentre Verratti dalla panchina ha cambiato l’inerzia del match con il suo ingresso ma non è riuscito a risolvere la partita. I parigini sono attesi ora dall’impegno in Champions e probabilmente il regista, fresco di rinnovo, tornerà titolare. Pareggio per Andrea Raggi del Monaco sul campo del Saint Etienne mentre non ha preso parte alla trasferta di Nizza, Paolo De Ceglie, sempre meno utilizzato al Marsiglia. Non hanno giocato nel weekend spagnolo Daniele Bonera e Marco Andreolli. Il primo ha scontato il turno di squalifica dopo l’espulsione di settimana scorsa mentre il secondo è ancora fermo ai box dopo il grave infortunio ai legamenti. Giuseppe Rossi e Cristiano Biraghi, non sono riusciti ad evitare le sconfitte ai rispettivi club. Pepito Rossi è uscito nel finale contro l’Eibar mentre Biraghi ha partecipato alla debacle del Granada contro la Real Sociedad. Chiusura con Alberto Aquilani e lo Sporting Lisbona, vincenti per 4-0 e sempre più su in classifica.


Gran galà della tattica

LUCA BOSIO

Non è stata una bella partita quella tra la prima della classe e l’immediata inseguitrice. Allo Juventus stadium si sono affrontate due squadre molto forti, ma che hanno avuto troppo timore l’una dell’altra. E soprattutto la paura di vincere. Dalla Juventus tutti si aspettavano un inizio infuocato, un assalto alla baionetta. I bianconeri invece, dal primo al novantesimo minuto, hanno mantenuto sempre lo stesso tipo di atteggiamento tattico: corti e bassi, attentissimi a coprire tutti gli spazi e a non concedere nulla. Del resto, la compagine di Allegri non ha potuto contare sull’apporto di due giocatori importanti come Chiellini e Mandzukic. E, dopo circa metà partita, anche Bonucci ha chiesto il cambio dopo uno scontro accidentale con un suo compagno di squadra. Al suo posto Rugani, utilizzato sempre con il contagocce dal tecnico bianconero. L a vecchia signora non ha imposto mai la sua forza, non ha dato prova di superiorità, come accaduto negli anni precedenti. Si è comportata da provinciale. In questo modo, però, è riuscita a bloccare tutte le iniziative del Napoli. Gli attaccanti azzurri, in particolar modo i più attesi, Higuaìn e Insigne, non sono mai riusciti a rendersi pericolosi e a concludere verso lo specchio della porta. Nel primo tempo, il Napoli è però riuscito a costruirsi una potenziale occasione. Fuga sulla fascia destra di Hysaj, uno dei più positivi, e cross millimetrico per la testa di Higuaìn, lasciato incredibilmente solo a due passi da Buffon. Il Pipita stava per avventarsi sulla palla come un falco. Sarebbe stato gol, sicu-

Il Bosio parlante

NAPOLI

ramente, se Bonucci non gli avesse letteralmente tolto il pallone dalla testa, con un intervento da ballerina di danza classica. Alla faccia di chi lo ha sempre considerato scarso. Nella ripresa, stesso copione. Juventus e Napoli si sono aspettate, studiate, ma nessuna sembrava in grado di piazzare il colpo del k.o. Ci sono andati molto vicino Pogba e Dybala, al termine di un bellissimo scambio. Di poco alto il tiro del falso nueve argentino. Ci è quasi riuscito il capitano azzurro, Marek Hamsik, al termine di una bella azione rifinita da Allan, un altro dei migliori. Il tiro dello slovacco, anche in questo caso, è finito alto sulla traversa, ma non di molto. Solo un episodio avrebbe potuto sbloccare un risultato quasi scontato, cioè lo zero a zero. L’azione è stata anche bella e manovrata, ma il tiro di Zaza è stato deviato da Albiol. La traiettoria ha ingannato un incolpevole Reina. Poteva accadere anche a parti inverse, la vecchia signora ha avuto una buona dose di fortuna. In ogni caso, onore sia ai vincitori che ai vinti. I primi si sono dimostrati, oltre che forti, anche furbi. Hanno capito subito che non avrebbero potuto affrontare questo Napoli a viso aperto, quindi lo hanno aspettato e respinto, con una gara perfetta sul piano tattico. Quando gli azzurri, infatti, provavano a fare pressing alto e concentrato, i bianconeri erano bravissimi a allargarsi e a sfruttare il campo in ampiezza, costringendo gli avversari a disperdere l’aggressione sul portatore di palla. I singoli giocatori, poi, non hanno mai perso il pallone in una zona nevralgica del campo. Anche il Napoli, però, è stato grande. Perché, per la prima volta, da qualche anno a questa parte, è riuscito a intimorire la Juventus a casa sua. L’ha costretta a modificare sistema di gioco. E questo può farlo solo una grande squadra.

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VINCENZO CHIANESE

Madalina Ghenea meglio di Pogba e Hamsik ?

“E che ve site perso “! Sono certo che le bacheche virtuali ne sarebbero state inondate! Ogni napoletano, tifoso del Napoli calcio presente o non presente a Capodichino non aspettava altro che le 22:30 circa di sabato 13-2016 e 25 anni dopo, con lo stesso orgoglio ritrovato e con negli occhi sempre più sfumature tricolore avrebbe rispolverato quella scritta che al tempo fu destinata alle mura di un cimitero cittadino. Le 22:30 circa sono appena passate e nella notte delle stelle argentine è un ragazzo di Policoro a spegnere quel sogno di rivalsa popolare. La legge dello Stadium non risparmia nessuno..cade il Napoli, cade con dignità proprio come Roma e Genoa tanto per citare le ultime due ..ma cade! Per 88 minuti abbiamo capito di

che pasta è fatto il calcio italiano ! Partita tatticamente perfetta ma nella notte delle grandi star a trionfare è quel fenomeno di Carlo Conti , lui si capace di far sobbalzare sui divani ogni volta che invitava Madalina Ghenea a scendere le scale dell’Ariston.. altro che Pogba e Hamsik con le loro discese a vuoto ! Dicono che anche Garko con la sua grammatica abbia impallinato nettamente per fantasia Cuadrado Dybala Higuain e Insigne …ha vinto la Juve ma forse non lo meritava , ha vinto perché è una vecchia spigolosa senza sentimenti che non molla mai neanche un centesimo della sua secolare pensione ! Per ora ..ma solo per ora ci alziamo dai divani certi che di sobbalzi e discese ce ne saranno ancora tanti e per ora ..ma solo per ora.. Nun ve site perso ancora niente !

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o r e t s e o i c l a c l u s Punto A cura di FABRIZIO PARIOTA

Secondo appuntamento con il grand tour dei campionati europei. Weekend spettacolare e ricco di colpi di scena, quello appena passato, con qualche sorpresa ed alcune delusioni. In Bundesliga, continua la cavalcata del Bayern Monaco che con il solito Lewandoski regola abbastanza facilmente la pratica Augsburg. Tiene il passo il Leverkusen che batte fuori casa il Darmstadt per 2-1. Terza vittoria consecutiva per il Mainz contro lo Schalke 04, nell'anticipo del venerdì. Si riprende il Wolfsburg, 2-0 ai danni dell' Ingolstadt, mentre vince di misura il Borussia Dortmund sull'Hannover. Stoccarda in scioltezza contro l'Hertha Berlino mentre il Colonia inguaia l'Eintracht Francoforte, più che mai invischiato nella lotta per non retrocedere. Scontro diretto per le ultime due della classe, Hoffenheim e Werder Brema che, dividendosi la posta in palio, non smuovono la classifica e restano entrambe lontane dalla zona salvezza. 3-2 dell'Amburgo sul Borussia M'Gladbach. Colpo di scena, seppur ininfluente, in Francia. Il Paris Saint Germain conosce anche risultati diversi oltre alla vittoria. 0-0 è infatti il punteggio del match tra i parigini e il Lille, con la striscia che si ferma a 16 vittorie consecutive. Il margine resta però invariato perché Monaco e Saint Etienne pareggiano 1-1 con la squadra del principato che ottiene l'insperato punto nel finale. Stesso risultato tra Nizza e Marsiglia, sorpresa e delusione di questa Ligue 1. Balzo in avanti per il Lione che asfalta per 4-1 il Caen, e per il Nantes, che esce vincitore dal match contro il Lorient. Va al Rennes lo scontro diretto per l'Europa League contro l'Angers mentre il Bordeaux va a vincere per 4-2 sul campo del Guingamp. Punti preziosi per il Montpellier, che si allontana dalla zona calda, a discapito del Tolosa che è ora penultimo. Vittoria di orgoglio del Troyes che vince 3-2 in Corsica in casa dell'Ajaccio. Vittoria per 0-1 del Bastia in trasferta col Reims. Avvincente il turno di Liga Spagnola, aperto dal pirotecnico 2-2 tra Sporting Gijon e Rayo Vallecano, e chiuso dall'altrettanto spettacolare 6-1 tennistico di un fenomenale Barcellona contro il Celta Vigo. In mezzo, le vittorie di misura di Villareal e Atletico Madrid, rispettivamente in casa col Malaga e sul campo del Getafe. 3-0 della Real Sociedad sul Granada terz'ultimo mentre il Levante perde la sfida contro l'Ei-

bar. Las Palmas ed Espanyol, in lotta per la salvezza, si arrendono contro Sevilla e Valencia, due nobili del calcio spagnolo che stanno provando ad aggiustare una stagione partita davvero in sordina. 2-2 tra Betis e Deportivo. Dulcis in fundo, il 4-2 del Real Madrid sull'Athletic. I galacticos di Zidane, attesi dall'impegno Champions contro la Roma, sono in netta ripresa e finalmente convincono dopo i problemi della guida Benitez. Ultima tappa del giro nel vecchio continente è quella Premier League, ormai universalmente riconosciuta come il campionato più bello del mondo. A catalizzare l'attenzione dei media in questo weekend è stato sicuramente il big match dell'Emirates tra l'Arsenal di Arsène Wenger e l'ormai non più sorpresa Leicester di Claudio Ranieri. Decide al 95' Danny Wellbeck, di rientro dall'infortunio dopo svariati mesi. Grande rammarico per i Foxes che sono stati in vantaggio grazie al rigore di Vardy ed hanno giocato in dieci per gran parte del match. Nel novero delle contenders al titolo non si può più non considerare il Tottenham. La macchina quasi perfetta degli Spurs, sapientemente guidata da Mauricio Pochettino, vince e convince all'Etihad Stadium contro il City che in poche settimane ha visto drasticamente ridursi le chance di vittoria finale. Buio pesto per il Manchester United che perde 2-1 allo Stadium of Light contro il Sunderland. Una stagione, quella dei diavoli rossi, iniziata male e che sta finendo anche peggio, dopo l'eliminazione ai gironi di Champions e la distanza dal 4° posto che ora si è portata a 6 punti. A quota 40, ad un solo punto dal Manchester United, troviamo il Southampton di Ronald Koeman, che ha battuto 1-0 lo Swansea, e il West Ham, che ha rimontato due goal in casa del Norwich. Vittorie esterne per Stoke City, Watford e West Bromwich ai danni di Bournemouth, Crystal Palace e Everton. Queste sei squadre possono tutte vantare una situazione abbastanza tranquilla, a metà classifica, che le permette di alternare risultati senza troppi patemi d'animo. Tornano alla vittoria il Chelsea, con un roboante 5-1 sul Newcastle, mai come quest'anno a reale rischio retrocessione, e il Liverpool che con un tennistico 60 al Villa Park, conferma l'ultimo posto dell'Aston Villa.


Altro giro, altra corsa. Oramai siamo entrati, di diritto, nel novero dei piu' famosi amarcordisti d'Italia ( a Carnevale ogni scherza vale e ci possiamo anche prendere in giro da soli ). Una intervista ad un calciatore dello spareggio del millenovecentoquarantanove, roba per pochi fortunati come i lettori, sono tantissimi, di Ultrà Avellino. Il Magnifico DiRettore gongola e quando lo chiamiamo risponde al primo squillo. Potere del successo. Il treno dei ricordi e' in movimento, altra tappa nel nord dello stivale. Dopo Lodi ci spostiamo verso est, direzione Treviso. Ad Aspettarci c'è Fortunato Cereso. Nato a Dicembre del millenovecentoquarantasette e' stato un calciatore, di ruolo attaccante. Tre anni in maglia biancoverde, Dal millenovecentosessantasei al millenovecentosessantanove, trentadue reti all'attivo. Un bomber di tutto rispetto per quel periodo. Cresciuto nel Treviso a soli diciassette anni fa l'esordio in serie C con la maglia della sua citta' poi il Milan di Nereo Rocco. "Due stagioni tra le riserve, giocavo con la De Martino, in prima squadra davanti avevo gente del calibro di Altafini, Pivatelli e Barison. Insomma giocare titolare era praticamente impossibile". Continuiamo ricostruendo la sua carriera. "Dopo Milano andai alla Novese in serie D. Giocai poco in quanto ero militare : in sole otto gare misi a segno sette reti, l'anno dopo un grave infortunio". Cosa successe ? " Era la stagione del millenovecentosessantatre, fui ceduto al Grosseto in C. In un intervento di gioco Boranga mi ruppe quattro vertebre e rimasi fuori gioco per ben sei mesi, in pra-

tica quasi una stagione. Un peccato per la mia carriera ma nel calcio capita anche questo. Comunque giocai dodici gare e misi a segno tre reti". Poi di nuovo in D con il Vittorio Ve-

neto, due stagioni piene di soddisfazioni. "Infatti realizzai vetiquattro reti in due campionati, nel secondo ben diciassette. Mi misi in luce e mi cercarono alcune societa'". E venne il giorno dell'Avellino, chi glielo comunico' che avrebbe indossato la maglia biancoverde ? "Ci spostammo al mercato che si teneva a Firenze, mi cercarono Monza, che vinse il campionatro dopo lo spareggio con il Como ed il Cesena, entrambe in C. Scelsi Avellino per la piazza e perchè guadagnavo di piu'. Sono sincero e dico che feci anche una scelta personale e non solo per la carriera. Venne a chiedermi direttamente l'allora presidente Abate, un gran signore. Uno dei migliori che io abbia mai incontrato. Mi convinse subito". Siamo ad Avellino, tre stagioni. Pregi e difetti di una esperienza di vita. "L'inizio e' stato difficile, debbo essere sincero. Io non segnavo e la gente non gradiva, l'anno prima c'era stato Mujesan che aveva fatto tanto gol".

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Gli ex del calcio

Michele Pisani

Fortunato Cesero Gli ex del calcio


tanto. Una citta' che ama il calcio, il tifo e' eccezionale". Chi ricorda dei suoi compagni in quei tre anni ? "Tutti. Da Ghio a Versolato, Alberti e tanti altri". I piu' bravi ? "Recchia, un portiere fortissimo. Bagagli mi piaceva, Cattoner era un difensore che poteva giocare in massima serie. Versolato un centrocampista capacissimo, poi c'era Pez". Alberti ? "Un vero peperino, velocissimo. Un argentino con tante qualita'". Tre gironi, quale le piaceva di piu' ? "Io ho giocato sia al nord che al sud. Il piu' facile era il primo, interessante il girone B ma quello del sud era il piu' tecnico, c'erano squadre fortissime ma soprattutto giocatori di qualita' che non trovavi negli altri due gironi". Parliamo di tifo, uan leggenda o e' verita' che al sud i tifosi sono piu' calorosi ? "Tutta verita'. Da voi il tifoso e' vero, appassionato ed impagabile, al nord sono piu' freddi. Non ci piove su questo e lo dico sinceramente: non c'è paragone". In ultimo un pensiero per i tifosi avellinesi. "Avellino e' una piazza senza eguali, il calcio e' vita e si respira tutta la settimana. Mi farebbe piacere tornare, rivedere i posti che ho frequentato per tre anni. Non vi ho dimenticati". Grazie anche a Fortunato Cesero, un altro amarcord ed un assist per Felice D'Aliasi, lui capira'. Altro giro, altra corsa. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene.

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Gli ex del calcio

Come ha risolto ? "Una cosa strana, in quell'anno presi diciotto legni, incredibile. Una jattura. ci penso' la moglie del vicepresidente che mi tolse il malocchio. Sara' stato un caso ma da quel momento inizia a fare gol e ne feci anche abbastanza". Come termino' la stagione il suo Avellino ? "Al secondo posto dietro al Bari". La seconda stagione lei fece otto reti, meglio no ? "Ad essere sinceri posso dire che a Novembre con l'arrivo di Ghio ho fatto tanto in termini di rifinitore. Gian Piero segno' ben venti reti in ventinove gare, vinse il titolo capocannonieri e fu ceduto alla Lazio in serie B e con i biancocelesti approdo' l'anno dopo in massima serie. Io, pur realizzando solo otto reti disputai una stagione positiva senza dubbio". Un piazzamento non eccezionale come il precedente o sbaglio ? "Il girone lo vinse la Ternana, noi facemmo peggio chiudendo all'ottavo posto dietro il Pescara con trentotto punti". Arriviamo all'ultimo anno, quello dei diciassette gol. "Vinse il Taranto davanti ad una sorprendente Casertana, noi terminanno la stagione al decimo posto. Feci diciassette reti, un buon bottino personale". L'anno dopo fu ceduto all'Internapoli per sostituire Giorgione Chinaglia, poi Trieste dova ha chiuso la carriera ma torniano ad Avellino, alla sua esperienza, cosa ricorda ? "Tutto, Avellino mi ha dato


Special guest star OSCAR DI MAIO


MARIANO MESSINESE

Francois Omam-Biyik: un leone addomesticato in panchina

Quando sei sulla cima puoi solo scendere. Così recita l’antico adagio. E come spesso accade, la saggezza popolare ci azzecca. Lo sa benissimo Francois Omam Biyik. Il camerunese raggiunse il punto più alto della sua carriera nella partita inaugurale di Italia ’90. Minuto sessantasette della sfida. Il pallone spiove nell’area di rigore argentina. Omam Biyik sale in cielo a colpire la sfera. Resta sospeso lassù per attimi interminabili, quasi a contemplare gli dei. Ma quel giorno gli dei del calcio sono scesi sulla terra e sembrano comuni mortali, nonostante la maglia albiceleste. Insomma, i campioni del mondo sono irriconoscibili, mentre qualche buontempone ha cosparso di olio i guanti di Pumpido, perchè il pallone scivola dalle mani del portiere argentino e termina docilmente in rete. Clamoroso. Camerun in vantaggio nonostante l’inferiorità numerica. Ecco, questo fu lo zenit dell’ex attaccante di Rennes e O.Marsiglia. Quello che viene dopo è solo una lenta e inesorabile parabola discendente, con un fugace apparizione alla Sampdoria nel gennaio ’98. A metà campionato la Samp vivacchia a centro- classifica. E’ vero, è il primo anno dell’era

post Mancini, e Morales non è all’altezza, ma Il potenziale per migliorare la posizione ci sarebbe. In pratica i blucerchiati sembrano scolaretti intelligenti, ma svogliati, nonostante il pugno di ferro del maestro Boskov. E’ in questo clima di rilassatezza che arriva l’ormai quasi 32enne Omam Biyik. La conferenza stampa di presentazione è già tutto un programma: ” A novembre sembrava che il mio sogno di giocare da voi si fosse realizzato. Ma poi il Lecce mi mando’ via, e nemmeno mi spiego’ perche”. I tifosi doriani lo capiranno dopo. Intanto Boskov chiarisce:” Non lo conosco, aspetto di vederlo all’opera per giudicare. Certo, per il campionato italiano occorre essere davvero al massimo per fare bene”. Per carità, il camerunese ce la mette tutto: l’impegno c’è. Ma i gol non si vedono. Anche se sulla Gazzetta insistono” La Samp si e’ aggiudicata sino al termine della stagione un bomber maturo, ma di sicura esperienza”. Invece la sua avventura si concluderà con 0 reti e sei presenze, cioè una al mese. La stessa media di un dipendente pubblico lavativo.

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RAFFAELE CIOFFI

Solo proclami sterili e chiacchiere al vento. Allo stato attuale, le dichiarazioni di Lotito, sono state portate via dal vento, come disperde il profumo di un fiore nell’aria. I rinforzi che avrebbero dovuto dare la svolta non si stanno rivelando tali. Una campagna di rafforzamento condotta con le indicazioni (ammesso che ne dava) di un allenatore che era stato esonerato nei pensieri dopo lo stop di Como, e di fatto allontanato dopo un mese ed a mercato chiuso. Chissà ….se tutto deciso a tavolino per condurre un mercato sparagnino, portando in granata autentiche scommesse da vincere. Questa squadra così com’e oggi si rivela inadeguata alla cadetteria, ma con potenzialità da alta Lega Pro. E se non ci imboccherà un passo da squadra da promozione, il destino appare segnato. Dalla disfatta, meglio dire calata di braghe andata di scena al Liberati conferma le nostre idee già esposte prima. Il mercato di gennaio non ha ancora avuto l’impatto auspicato sul rendimento della Salernitana. Lo confermano i numeri ed i tabellini, dove hanno trovato spazio relativo gli acquisti di gennaio. Partendo in ordine cronologico, il primo arrivo del mercato invernale è stato Antonio Zito. In evidente deficit atletico, l’ex Avellino ha disputato quattro gare sulle prime cinque del 2016, saltando proprio la sfida da ex a Terni per squalifica. Un rigore (ingenuo) causato a La Spezia ed un rosso (altrettanto sciocco) rimediato col Pescara il magro bottino del jolly napoletano. Non è andata meglio al brasiliano Ronaldo, finito nuovamente sotto i ferri del professor Mariani per una lesione parziale al menisco. Avrebbe dovuto conferire qualità e geometrie al centrocampo granata. Un discreto impatto con Avellino e Brescia, in cui ha comunque palesato evidenti limiti in fase di interdizione oltre che una condizione atletica a dir poco approssimativa, prima dell’infortunio. Un mese (se va bene) di stop e Menichini nuovamente costretto a “friggere il pesce con l’acqua minerale”. L’unico sempre presente dei rinforzi invernali è Luca Ceccarelli, capace di alternare ottime prestazioni come quelle con Avellino, Brescia e Pescara ad auten-

Spazio granata

Salernitana, mercato fallimentare SALERNITANA

tici disastri a La Spezia e ieri con la Ternana.Alti e bassi anche per il greco-australiano Chris Oikonomidis. Dopo la panchina al “Partenio-Lombardi”, il pupillo di Lotito ha sempre giocato titolare mostrando buoni spunti ma anche evidenti carenze tattiche da colmare e migliorare con il lavoro sul campo.Oggetti misteriosi restano al momento i croati Franjo Prce e Ricardo Bagadur. Il primo è già sparito dai radar a causa di una pubalgia che non gli impedisce di allenarsi regolarmente. Vien da interrogarsi come quello che è comunemente indicato come tra gli infortuni più fastidiosi per i calciatori, sia spuntato praticamente dalla sera alla mattina. Ma tant’è. Discorso diverso per ciò che concerne Bagadur. Pienamente disponibile ed arruolabile, il difensore scuola Fiorentina non ha ancora assaggiato il campo di gioco. Torrente prima e Menichini poi gli hanno preferito il balbettante Empereur, finanche un Pestrin in improbabile ed improponibile posizione di difensore centrale. “Lo devo conoscere, è un giovane ed ha bisogno di tempo. A Salerno si fa presto a bruciare calciatori”, s’è giustificato Menichini nel post-Terni. Il rischio, per la verità, pare sussistere anche se s’insiste nel preferire schierare elementi fuori ruolo, anziché lanciare giovani. Sicuramente inesperti, ma che non accumuleranno mai il necessario background se resteranno perennemente a guardare. Un po’ quanto accaduto per Pollace, insomma. A proposito di oggetti misteriosi. Finora Mamadou Tounkara s’è fatto notare solo per un’intensa attività sui social network. Se la Salernitana cercava un erede di Sciaudone, lo ha sicuramente trovato nell’ispano-senegalese. Almeno per ciò che concerne i selfie. Arrivato in pompa magna prima della trasferta di La Spezia, l’ex Crotone s’è infortunato praticamente subito. Potrebbe rientrare in gruppo domani, in tempo per la sfida alla sua vecchia squadra. Promettente l’impatto di Leonardo Davide Gatto, duttile jolly d’attacco che Menichini non disdegnerà di adattare all’occorrenza sulla linea dei centrocampisti. L’ex Vicenza ha mostrato gamba e una condizione atletica più che buona, avendo praticamente giocato tutte le partite con la maglia biancorossa. Proprio per questo, probabilmente, meriterebbe maggior minutaggio. Lo avrà, forse già da domenica col Crotone. Last but not least il romeno Sergiu Bus. Per lui scampoli di gara, troppo poco per confermare le positive referenze sul suo conto. Avrà (si spera) tempo di rifarsi.


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Avellino

E’ salita a quattro la striscia negativa dell’Avellino fermato in casa dal Bari di Camplone nonostante abbia goduto per buona parte della gara della suITALO BORRIELLO periorità numerica in seguito all’espulsione di Cissokho in occasione dell’azione che decretato il calcio di rigore fallito da Castaldo. Se nel secondo tempo si è rivisto il vecchio Avellino combattivo e voglioso di portare a casa l’intera posta in palio, che avrebbe sicuramente meritato visto le molte occasioni sciupate sotto porta, lascia molto perplessi invece la prima frazione di gioco quella giocata undici contro undici e chiusa con il Bari meritatamente in vantaggio. Come già avvenuto in passato ,anche quest’anno la serie B dimostra che difficilmente il modulo di gioco adottato nel girone d’andata riesce ad essere incisivo anche in quello di ritorno perché gli allenatori di questa categoria hanno l’abilità di imparare bene tutti gli avversari incontrati. Giocare sempre con il lancio lungo per la spizzicata di Castaldo, soprattutto ora che Mokulu non è al top e la mancanza di Trotta, ci sembra un invito a nozze per gli avversari. È da considerarsi sicuramente un punto d’oro, in conclusione, quello conquistato oggi dai lupi per il semplice motivo che è almeno servito ad evitare di allungare la serie di sconfitte consecutive. Pagelle:

Frattali 6- Incolpevole sul gol subito. Dovrebbe però essere più preciso e reattivo nei rinvii e nelle uscite

Nica 6 – gioca bene fino a quando Camplone non piazza Rosina, nella sua catenaria di competenza . L’ex senese non solo crea spesso la superiorità numerica su quella fascia ,ma propizia anche il vantaggio di Maniero. Molto meglio nella ripresa quando grazie ad un uomo in meno il Bari si rintana nella sua metà campo. Biraschi 6.5: Nel suo ruolo naturale è tutto un

L’angolo del Lupo

Gavazzi il migliore in campo. Bene Biraschi e Bastien. Insigne ancora decisivo

altro calciatore. Ancora una buona gara per il giovane under21 Rea 6 – Sufficienza anche per lui. Il centrale ex Cesena e Varese disputa una partita molto attenta.

Chiosa 6 – Il Bari nella prima parte di gara sviluppa gran parte del gioco sulla fascia opposta, per questo motivo soffre molto meno rispetto a Nica. Si fa notare nella ripresa anche in fase di impostazione

Gavazzi 7 – Se avesse centrato anche la porta con suoi tiri da lontano sarebbe stato veramente perfetto. In casa è davvero devastante .

Arini 6 – non capiamo il perché si ostini sempre a cercare di passare la palla di prima senza vedere. Per il resto solita gara battagliera e tosta.

Paghera 6.5 – Visione di gioco straordinaria. Copre benissimo i due esterni in fase di pressing. Con lui in campo la difesa soffre molto meno (9′ st Insigne 7 – Come al solito il suo ingresso cambio il volto dei lupi.

Bastien 6.5– Un vero funambolo ,crea scompiglio sempre ed ovunque. Sta imparando anche a seguire le spizzicate dei suoi colleghi attaccanti Tavano 6,5 – Calciatore da serie A. Giocate d’alta scuola ,ha il merito di procurarsi il primo calcio di rigore stagionale (15′ st Mokulu 6- Entra bene in gara, lotta su ogni pallone. Il gigante belga come sempre è un guerriero.)

Castaldo 6 – Un po’ al di sotto del suo standard. Nonostante tutto e il rigore fallito ,è lui a servire l’assist ad Insigne in occasione del gol del pareggio.

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CARMINE D’ARGENIO

Così non è stato. Tra le due squadre che hanno raccolto i maggiori zero a zero della cadetteria incombeva lo spettro dell’ennesimo pareggio a reti bianche. Per scongiurarlo in mille e cinquecento erano partiti da Perugia tra pullman ed auto per colmare i circa 150 chilometri che separano il capoluogo umbro dalla città di Cesena. E per spingere Bisoli, che vivrà una settimana con la “spada di Damocle” sul collo, ove già sente il fiato dei fantasmi di allenatori di casa in quel di Perugia; ed i suoi ragazzi verso una nuova incursione esterna stile Crotone. Ma anche quasi a volersi sostituire alle assenze in attacco degli infortunati Parigini, Fabinho, Drole. Almeno loro ci hanno creduto e provato. Lo spettacolo di Cesena – Perugia arbitratata da Candussio di Cervignano, lo hanno messo loro. La tifoseria umbra, che ha praticamente trasferito la curva Nord al Manuzzi. E la tifoseria di casa, che al goal partita ha “trascinato” l’allenatore bianconero Drago sotto la curva e poi diretto negli spogliatoi per consequenziale allontanamento. In campo al 42-3-1 dei padroni di casa: Gomis, Perico (13′ st Falco), Lucchini, Magnusson, Renzetti; Kessie, Cascione; Ciano, Sensi (38′ st Kone), Ragusa (13′ st Garritano); Djuric. A disp.: Agliardi, Valzania, Falasco, Capelli, Rosseti, Fontanesi; rispondeva il 35-2 ospite: Rosati, Belmonte, Volta, M. Rossi, Del Prete (37′ st Milos), Rizzo, Prcic, Zebli (10′ st Della Rocca), Spinazzola, Ardemagni, Aguirre (26′ st Molina). A disp.: Zima, Taddei, Alhassan, Mancini, Zapata, Bianchi. Per i primi non recupera dunque Caldara. Kone e Falco partono invece dalla panchina e contribuiranno, il secondo anche in goal del momentaneo pareggio, fattivamente alla rimonta cesenate. Per i secondi, l’avvicendamento dei due nuovi acquisti, il centrocampista Molina per l’attaccante Aguirre, viveva una subitaneita’ tempistica eccessiva, mancando ancora metà tempo da giocare in seguito all’espulsione, anche quella probabilmente

I grifoni

La vittoria in rimonta del Cesena vale il quarto posto PERUGIA

affrettata per somma di ammonizione, dell’altro nuovo acquisto perugino, Prcic. L’ex Molina, liberato nell’ultima sessione di mercato dal Cesena per far posto a Filippo Falco, a sua volta a Bologna chiuso da Giaccherini e Mounier, non riusciva a riequilibrare l’unità mancante in zona centrale di campo. Sull’unico cross di Del Prete, Ardemagni illude di testa l’altro ex d’eccezione Bisoli e gli accorsi tifosi bianco azzurri. La differenza la fa il subentrante acquisto di gennaio bianconero Filippo Falco. Si fa trovare subito pronto. Raccoglie una deviazione corta in area e gira in rete. Completa la rimonta il vivaio Napoli Ciano. Già ci aveva provato direttamente su punizione ad impensierire Rosati. Il goal della vittoria per lui arriva su cross di Renzetti quasi allo scadere. Schiaccia di testa. Stavolta neanche Rosati può nulla. L’eccessiva esultanza giustificata dall’aggancio al quarto posto al Novara. In virtù anche del punto di penalizzazione restituito in settimana alla classifica del Cesena. L’immagine del Perugia è tutta nella ‘pietrificazione’ in tribuna del presidente Santopadre. Silente e meditante la dirigenza societaria fa rientro a casa come tutto il pubblico. L’esodo inverso ha un carico diverso. Ma sempre con un plauso riservato a fine gara alla propria squadra. Il Cesena continua la sua marcia trionfale tra le mura amiche. 34 sono i punti casalinghi sui 42 complessivamente conquistati.


I nuovi talenti Saranno famosi

Uno sguardo alle giovani promesse della serie B. Un campionato come sempre avvincente dove regna sovrano l’equilibrio (Cagliari a parte). Mai come quest’anno ci potrebbero essere sorprese. In positivo e in negativo. Chi si sarebbe aspettato un Crotone che vola verso la serie A grazie a un gruppo di ragazzini terribili? Oppure chi avrebbe mai detto che la Salernitana del duo Lotito-Mezzaroma sarebbe stata ingoiata fino alla penultima posizione in classifica? Come detto, questo di serie B è un campionato anomalo ma che regala spunti di riflessione molto interessanti. Focalizziamo alcuni campioncini che si stanno mettendo in luce a suon di gol e assist. Tutti gli addetti ai lavori stanno seguendo con interesse le prodezze di Simone Ganz del Como. Cognome pesante ma personalità decisa. Un bomber vecchio stampo a dispetto della giovane età. Un cecchino implacabile che raramente perdona in area di rigore. Scuola Milan, da solo sta tenendo in vita le residue speranze del Como per aggrapparsi a quel sogno che si chiama permanenza in cadet-

A cura di Osvaldo Galluccio

teria. Un altro giovanotto di sicuro avvenire risponde al nome di Federico Furlan della Ternana. Sconosciuto ai più, le Fere umbre lo hanno scovato in Lega Pro e subito lo hanno messo sotto contratto. Fisico esile, ma scatto bruciante e dribbling secco. Furlan è una delle note liete di questo campionato. 4 gol all’attivo e innumerevoli assist a suo favore. Un esterno d’attacco difficile da contenere. I tifosi rossoverdi del Liberati di Terni lo hanno eletto giustamente a loro idolo. Oggi ha letteralmente fatto a pezzi la scalcinata difesa della Salernitana offrendo una prestazione da urlo condita da un gol, due assist e altre giocate molto apprezzate da chi era allo stadio. Menichini ( allenatore dei granata) è stato costretto più volte a richiamare i suoi difensori che non riuscivano a contenerlo. Inutilmente. Sentiremo sicuramente parlare ancora di Furlan. Il ragazzino terribile. Una curiosità.. A giugno va in scadenza di contratto. Speriamo che Avellino o Salernitana ( auguriamo ai granata la permanenza in cadetteria) diano un occhiata alle prestazioni di questo vero talento.


Avellino

Il commento di un competente. Come d’abitudine ospitiamo l’analisi della gara del nostro opinionista principe Mauro Pantani. “Non e’ MAURO PANTANI stato sufficiente il solito Insigne a far indossare all’Avellino l’abito della festa. L’avversario e’ stato un buon Bari per almeno mezz’ora e meritava ampiamente il successo,poi nella seconda azione degna di questo nome Tavano e’ stato abbattuto in area barese, e tutto, negli attimi che hanno preceduto il calcio di rigore lasciava prevedere che da quel momento in campo si sarebbe scritta un’altra storia. In realta’ non e’ stato cosi’,l’errore di Castaldo dal dischetto ha scombussolato i piani sia del tecnico che di noi tifosi e fortuna che in un paio d’occasioni a inizio ripresa prima Rosina calciava

L’angolo del Lupo

Mauro Pantani: “Non basta Insigne contro un buon Bari”

maldestramente fuori dai pali una palla che chiedeva solo di essere messa dentro e poi Frattali compiva un mezzo miracolo intercettando con i piedi un’altra conclusione ravvicinata. Finalmente Tesser, che devo dire secondo me in questa gara non ha tessuto bene la sua tela cerca di correre ai ripari, cambia un paio di giocatori e le cose cominciano a prendere la piega giusta, anche se forse il centrocampista di riferimento con un uomo in piu’ non andava cambiato e sarebbe stato piu’ lodevole e se vogliamo intelligente togliere un esterno difensivo confinando in quel ruolo Arini che l’ha gia’ fatto in tante altre occasioni con ottimi risultati. Comunque Insigne, appena entrato, imbeccato magistralmente da Castaldo realizza la rete del pareggio e cosi’ ci troviamo nella situazione di avere ancora un uomo in piu’, per altri 20-25 minuti. Questa superiorita’ numerica onestamente andava sfruttata meglio, un arrembaggio confuso e inutile con cross prevedibili e facile preda dei difensori baresi, qualche tiro da fuori inguardabile e almeno due occasioni non sfruttate per errori nel controllo della palla in un’area completamente affollata. Troppo poco, quasi niente. L’ Avellino non e’ tornato alla vittoria e soffro a dirlo, non l’avrebbe meritata, la bella squadra di un mese fa, sembra aver perso lo smalto e oggi dopo un mercato asfittico, sul terreno di gioco piange la propria incapacita’ e si contorce in soluzioni farraginose che non lasciano intravedere niente di buono. Termina la partita e sento di non essere soddisfatto, cerco di capire, giustificare, ma non riesco a trovare punti cui appigliarmi. Dubito che di questo passo i play -off siano alla nostra portata, anche se spero d essere io ad aver interpretato male la gara. Lontano da me l’idea di trasformarmi nel TROISI di “NON CI RESTA CHE PIANGERE “ ma se non si cambia registro ho tanta paura che dovro’ farlo……ad MAJORA con tanto affetto.”

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RAFFAELE CIOFFI

Tanto tuonò che piovve. Il vulcanico Lotito non ha preso per nulla bene il poker rimediato in Umbria. Tanto che ha affidato alla stampa un suo sfogo pregno di rabbia: “Pestrin in difesa? Non accadrà più”. Netto, perentorio, il giudizio di Claudio Lotito sulle colonne del quotidiano “Il Mattino” oggi in edicola. Il co-patron granata non ha gradito – e ci mancherebbe – la scoppola del Liberati, men che meno lo schieramento tattico disposto da Leonardo Menichini. Il 3-5-2 con il capitano al centro della difesa non ha convinto nessuno, proprietà compresa: “Ho parlato due ore con l’allenatore al telefono dopo la partita, bisogna guardare avanti. Una cosa sia chiara, monitoro costantemente tutto ciò che accade. Domenica con il Crotone bisogna capire bene cosa fare, dobbiamo giocare a pallone. Ormai è andata così, i punti persi non tornano.

Spazio granata

Menichini : “L’ambiente ci sia vicino” SALERNITANA

Mi auguro che il ko di Terni serva da lezione. A tutti. La squadra ha qualità, sul mercato abbiamo preso nove giocatori di livello. Ora rientrano Tounkara e Schiavi, c’è pure Bagadur”, chiosa Lotito che ne ha anche per Denilson Gabionetta. “Invece di rappresentare un valore aggiunto sta diventando un problema – tuona il co-patron granata – Ho parlato con chi di dovere, non con lui. Ci sono troppe espulsioni e questo elemento non si spiega”. Al termine di Ternana-Salernitana è intervenuto in sala stampa Leonardo Menichini :”Siedo su questa panchina da pochi giorni ed oggi non c’era molto da fare. Le tante assenze mi hanno costretto ad avere scelte obbligate, gli episodi non hanno girato a nostro favore. La prima conclusione verso la porta è stata la nostra ed anche sotto di un gol un miracolo compiuto da Luca Mazzoni ha evitato il pari. Nella ripresa e’ arrivato il rosso comminato a Gabionetta, una scelta arbitrale che non condivido e di fatto ha chiuso la contesa. E’ necessario che l’ambiente resti vicino alla squadra, perchè per compiere questo miracolo serve il supporto di tutti”


RAFFAELE CIOFFI

Non si sono mai voluti bene, ed anche per questo motivo, nonostante forte un rinnovo automatico, fu allontanato per le sue pressioni sulla società. Il momento è di quelli delicati. Bisogna essere compatti. Per essere compatti ed uniti e' giunto il momento di deporre i fucili, al massimo dotarsi solo di armatura e scudo, evitare di guardare al passato (glorioso e inglorioso) per potersi concentrare sulla disperata missione salvezza. Mantenere la categoria si può e si deve, se tutte le componenti faranno (bene) il proprio ruolo. Al bando le vecchie ruggini o gli interessi individuali, in cima ai pensieri dev’esserci la Salernitana in sedici partite che restano. Per certi aspetti, un’eternità. Sotto altri punti di vista, il tempo inizia a stringere. E la Salernitana ha un tremendo bisogno di normalità, di assunzione di responsabilità da parte dei calciatori che vanno in campo (anche se non gli garba un contratto non rinnovato o un ruolo non preferito), dell’allenatore che va in panchina (anche se non ha condotto il mercato di riparazione), della dirigenza che continua ad operare il ruolo di raccordo con la proprietà (anche se non ha scelto in prima persona il sostituto di Torrente) e dello stesso duo di presidenti che, se in questo momento è proprietario di una squadra penultima in classifica, avrà anche le sue responsabilità. Il direttore sportivo Fabiani dovrebbe essere in città tra oggi e domani per un vis à vis con calciatori e staff tecnico, la voce sua ma anche quella della proprietà, che ha avuto lunghissimi confronti telefonici sia col dirigente romano che con l’allenatore per fare il punto sulla débacle ternana. Guardarsi a quattro, a otto, a sessantadue occhi per capire dove si può andare, cosa si è sbagliato e cosa va assolutamente fatto – con la convinzione reale di tutti – per invertire una rotta fino ad oggi fallimentare, rispetto alla “salvezza tranquilla e poi chissà” che era stata prospettata a tifoseria e media nel mese di agosto

Spazio granata

Salernitana, il momento della pace SALERNITANA

dalla proprietà. Negli ultimi tempi Fabiani è parso un po’ defilato dopo l’esonero di Torrente, presenziando alle partite ma svicolando spesso via lontano da telecamere e microfoni. A Terni ha fatto capolino a bordo campo prima della gara, poi non s’è più visto, impegnato a ragionare evidentemente con Lotito sui perchè della sconfitta. La scelta del Menichini-bis, non è un segreto, è farina di altri sacchi. Nel suo, sicuramente tanti errori nel mercato estivo e il colpo delle affermazioni di Lotito nel dopopartita contro il Brescia, quando affermò di “aver preso finalmente in mano la situazione per condurre in prima persona le operazioni di mercato”. Frasi che, al di là delle (parziali) successive retromarce, suonarono come una bocciatura delle operazioni di mercato estive. Adesso il mercato è chiuso, Fabiani deve far valere il suo carisma: se è rimasto al suo posto, è perchè la società gli ha confermato fiducia pur esonerando Torrente e s’aspetta qualcosa anche in questa fase, nonostante i rapporti pessimi vigenti con Menichini. Che devono assolutamente essere ripristinati. Alla ripresa direttore ed allenatore potrebbero tendersi la mano, dovrebbero farlo almeno, perchè le scintille interne servirebbero a peggiorare solo le cose: tregua a tempo fino a maggio, quando tutta la Salernitana dovrà correre nella stessa direzione. Non saranno ammesse deviazioni, ora, serve il contributo di tutti. E se si continua a disperdere forze mentali nell’andare alla continua ricerca di alibi, il cammino sarà ancor più duro di quanto non lo sia già.


Così proprio non va! Addio ai sogni di gloria?

Così proprio non va! Altri due punti gettati al vento e classifica che si fa “preoccupante”, in attesa dei posticipi che vedranno impegnati Foggia e Benevento. Unica nota positiva Vincenzo di Siena le mancate vittorie di Lecce e Cosenza, che però avevano impegni ben più ardui. E per la prima volta, da inizio stagione, si comincia a percepire un certo sconforto, non solo dei tifosi, che comunque anche oggi hanno sostenuto la squadra per tutti i novanta e passa minuti, oltre che a salutarli con un applauso dopo il triplice fischio dell’arbitro; quest’oggi (causa il silenzio stampa indetto nei giorni immediatamente successivi alla “farsa guardalinee” della gara col Lecce) ha parlato solo il presidente Corvino che, come riporta il sito ufficiale della società rossoblu, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Pecchiamo di mancanza di personalità in alcune fasi chiave delle partite. Nel momento in cui abbiamo cambiato obiettivo non abbiamo più visto la squadra brillante di inizio stagione. Insomma degli indizi che ci fanno capire che siamo una buona squadra, ma non una grande. Ci sono formazioni che hanno dimostrato di avere maggiore esperienza e personalità. Non dobbiamo abbatterci, ma ricordarci da dove veniamo. Dobbiamo pensare di partita in partita e provare ad arrivare quanto più lontano possibile. La mia gratitudine nei confronti di questi ragazzi è invariata. Grazie a loro siamo lì in alto. Dobbiamo semplicemente combattere le nostre paure”. Parole che se non sanno di resa poco ci manca. Indubbiamente è almeno dalla gara di Pagani, nell’ultima del girone di andata, che la Casertana non esprime più il bel gioco, la forza di volontà e la determinazione che l’avevano portata al titolo di campione d’inverno. Da allora una lunga serie di risultati deludenti e prestazioni ancor peggiori; ed anche quando sono arrivate le vittorie, anzi “la” vittoria, (l’unica, nella trasferta di Melfi) la prestazione non ha certo convinto. D’altronde tredici punti

Falchetti di terra di lavoro

Casertana

nelle ultime dieci gare (ovvero dalla maledetta trasferta di Foggia) sono una media che non lascia adito a sogni di gloria. Ovviamente suonare oggi, a dodici partite dalla fine, e con una classifica che nel peggiore dei casi vedrà i falchetti a tre punti dalla testa con gli scontri diretti ancora da giocare, è presto e risulterebbe pure di cattivo augurio. Ma è fuori da ogni dubbio che la partita contro il Cosenza di sabato prossimo, visto il concomitante duello che vedrà di fronte Lecce e Foggia al “Via del Mare”, determinerà una grossa fetta del futuro della squadra rossoblu per questa stagione. Gli infortuni impongono a mister Romaniello di rivoluzionare ancora una volta gli undici in campo; a sorpresa dal primo minuto l’allenatore campano schiera Bonifazi (al debutto stagionale dal primo minuto), Giannone e De Marco. Ancora out Negro e Capodaglio, assenze che si fanno sempre più pesanti nell’economia della squadra. Sugli spalti aria di festa con le due tifoserie unite da un’amicizia di lunga data. Confermato, come sempre, il modulo 3-5-2. Partita subito bella e combattuta; dopo le prime avvisaglie firmate Romeo, per gli ospiti, e Giannone, per i padroni di casa, all’ottavo minuto Mangiacasale sfonda sulla destra ma serve male per De Angelis, favorendo l’intervento del portiere stabiese. Quindi al 12′ si fa molto pericolosa la Juve con Del Sante che a tu per tu con Gragnaniello tira a botta sicura, trovando però il miracoloso intervento del portiere, bravo ad evitare il peggio, in collaborazione con Idda che con un intervento alla disperata si frappone tra Lisi e la rete. Scampato il pericolo la Casertana cerca di prendere le redini dell’incontro, ma senza riuscirvi; è la Juve Stabia a rendersi ancora pericolosa con Nicastro. Per vedere i rossoblu sul taccuino bisogna attendere il 22′: ma prima Tito, poi Giannone calciano alto. Ritmi alti e squadre che si affrontano a viso aperto: la Casertana sfonda sulle fasce, la Juve Stabia sfrutta la fisicità dei suoi attaccanti giocando centralmente. L’ultima occasione prima del duplice fischio dell’arbitro, capita sui piedi di Agyei che mette in difficoltà Russo, con un tiro da fuori smanacciato dal portiere in calcio d’angolo.

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Casertana

quanto inoffensivi, al 70′ la Juve Stabia raggiunge il pareggio: lancio lungo di Maiorano per Diop che supera Idda e supera con un tocco morbido Gragnaiello che tenta un’uscita alla disperata. Il pallone si infila in rete lentamente ma inesorabilmente. Un gol preso in modo assurdo, un errore che costa caro. Attorno all’80’ clamorosa doppia occasione per i casertani che prima con Jefferson, che manca di calciare un pallone messo al centro da Mangiacasale, poi con Tito, che sugli sviluppi dell’azione tira alla disperata col pallone che si spegne di poco sul fondo. Dopo tre minuti vibranti proteste della Casertana: Con-

tessa atterra Mangiacasale, l’arbitro indica il dischetto del rigore ma il guardalinee alza la bandierina. Strippoli di Bari torna sui suoi passi e nega il rigore ai rossoblu. Francamente dalla nostra posizione il fuorigioco sembrava non esserci; o comunque si tratta di pochi centimetri. L’ultima occasione è comunque della Juve Stabia con Del Sante che impegna Gragnaniello che evita guai ben peggiori. Dopo tre minuti di recupero la partita trova la sua conclusione sul risultato di 1 a 1. Pareggio deludente, lo abbiamo già detto. Come sempre in questi casi, inutile piangere sul latte versato. Si poteva fare di più? Indubbiamente si. E non sarebbe neanche la prima volta. In attesa dei posticipi di Foggia e Benevento, testa a sabato per la partita contro il Cosenza.

Falchetti di terra di lavoro

Secondo tempo con le squadre che vedono schierarsi con gli stessi ventidue della prima fazione. La Casertana sembra però avere una marcia in più; prima occasione per De Angelis che, servito da Agyei, impegna Russo, quindi sulla ribattuta Giannone con un gran sinistro mette seriamente in apprensione il portiere stabiese. Quindi ancora De Angelis e Agyei, fino al 52′ quando è Mancosu che tenta da fuori trovando ancora una volta i guantoni dell’estremo difensore gialloblu. Dal susseguente calcio d’angolo è il nuovo arrivato Bonifazi che con un fantastico inserimento in area incorna di testa portando in vantaggio i suoi. I ragazzi di Romaniello cercano il raddoppio ma si deve registrare solo un’occasione capitata sul sinistro di Giannone che termina di poco a lato. Quindi al 63′ è ancora Bonifazi che, dopo un’azione coast-to-coast, serve De Angelis che però si fa parare ancora una volta la conclusione da Russo. Pian piano la Casertana diminuisce la pressione e di conseguenza il controllo della gara sfugge di mano; dall’altra parte Zavettieri indovina il cambio della giornata facendo entrare il giovane camerunense Diop. Dopo tentativi timidi

Lega Pro 2015-2016, Girone C, 22a giornata CASERTANA – JUVE STABIA 1-1 Casertana: Gragnaniello, Potenza, Tito, Agyei, Idda, Bonifazi, Mangiacasale, Mancosu, Giannone, De Marco (73′ Alfageme), De Angelis (76′ Jefferson, poi al 92′ Varsi). A disp.: Signoriello, Rainone, Murolo, Finizio, Som, Matute, Pezzella, Guglielmo, De Filippo. All.: N. Romaniello.

Juve Stabia – Russo, Romeo, Contessa, Obodo, Polak, Navratil, Cancellotti, Maiorano (75′ Favasuli), Del Sante, Nicastro (83′ Liotti), Lisi (56′ Diop). A disp.: Polito, Rosania, Izzillo, Carrotta, Grifoni, Gatto, Gomez, Mascolo. All.: N. Zavettieri Arbitro: Strippoli di Bari. – Assistenti: Argentieri di Viterbo e Dessena di Ozieri. Reti: 53’ Bonifazi, 70’ Diop.

Spettatori: 3500 circa (circa 500 provenienti da Castellammare di Stabia)

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Al triplice fischio finale, Mastica amaro mister Gianluca Grassadonia dopo il roccambolesco 2-2 col Messina. L'autorete di Acampora ad un quarto d'ora dalla fine ha costretto la Paganese a Raffaele Cioffi porre fine alla striscia di vittorie consecutive. Nel dopo-gara tengono banco le parole di Baranca, segretario della Federbet, che ieri a TuttoLegaPro aveva detto riguardo alla gara che "il volume di giocate sul segno X, unito al segno 2 primo tempo e alla variante gol-gol, è stato elevatissimo, costringendo numerosi bookmakers alla cancellazione dell'evento dal palinsesto".Effettivamente è andata così: pareggio, dopo momentanea vittoria al 45' della Paganese, poi 2-2 finale. Grassadonia respinge le illazioni e spiega che anche la Procura Federale ha voluto vederci chiaro. "Anzichè preparare la gara, stamattina in ritiro ho dovuto parlare con la Procura Federale, per parlare e chiarire cose che non fanno parte di questo mondo. Cose che sinceramente non ci riguardano. Purtroppo queste cose non fanno parte del calcio, è un circo sempre più malato". Sulla gara, invece, il commento è amarissimo.

PAGANESE

Ombre sulla Paganese PAGANESE

"Dispiace perchè poteva essere uno snodo importante. Abbiamo affrontato un buon Messina, giocandoci la partita su ogni campo. Purtroppo abbiamo commesso degli errori pesanti, a partire dal rigore concesso finendo all'autorete. Acampora? E' un '98, era alla sua seconda partita. Fa parte del gioco, la nostra è una squadra giovane, può starci l'ingenuità. Purtroppo è un'ingenuità anche ci fa buttare al vento la vittoria, che avevamo in pugno". Grassadonia era ex della partita. L'anno scorso è stato esonerato, dopo aver vinto con una rimonta eccezionale il campionato di Seconda Divisione. "Sono stati un anno e tre mesi che mi resteranno dentro, sono cresciuto come allenatore e uomo. Oggi ho rivisto tanti amici che lavorano dietro le quinte, ho condiviso una grande esperienza con loro. Il secondo anno è stata una stagione drammatica, finita in maniera inevitabile secondo me. Qualsiasi allenatore avrebbe fatto fatica, nonostante ciò ho avuto il piacere di un gruppo che ha dato tutto. Ho tante responsabilità per quello che è successo, ma le condivido con tutti, così come ho fatto per i successi. Mi auguro un giorno di ritornare in questa splendida piazza".

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Liquidato: “La promozione? Un sogno che va alimentato”

STEFANO SICA

La sua Frattese coniuga bel gioco e risultati. Le dirette concorrenti, Cavese e Siracusa, non mollano di un millimetro ma, per il tecnico nerostellato Stefano Liquidato, intervenuto ai microfoni di FootballWeb dopo la vittoriosa gara con lo Scordia, sognare la promozione diretta si può. Perché l’entusiasmo è alle stelle e va alimentato. L’ANALISI – “Nei primi minuti abbiamo avuto qualche difficoltà, forse c’era una eccessina frenesia nel voler segnare troppo presto. E questo ha penalizzato il nostro gioco. Tuttavia loro giocavano con almeno 7 atleti dietro la linea della palla che ripiegavano in area e, di conseguenza, abbiamo preferito trovare delle alternative. Cosa che ci ha consentito di sfornare la prestazione che tutti avete visto”. TANTE CHANCE SPRECATE – “Noi facciamo la gara sempre, che il punteggio sia sullo 0-0

o sul 5-0. Mi dispiace che Celiento e Vacca, quest’ultimo sicuramente tra i migliori in campo, non abbiano capitalizzato qualche occasione avuta, ma non mi va di cercare il pelo nell’uovo. Teniamoci questa ottima performance e guardiamo alla gara di Palmi che sarà piena di insidie”. SOGNO PROMOZIONE – “Siamo partiti in netto ritardo. Lo stesso club aveva problemi di gestione, poi si è formata un’ottima compagine societaria. Non eravamo inizialmente strutturati per vincere il campionato, ma già dopo sei giornate abbiamo lavorato per far avverare questo sogno. Siamo sempre stati dalla prima alla quinta posizione, non uscendo mai dalla zona play-off. Non ci siamo mai nascosti, semmai siamo stati sempre lineari dicendo che non eravamo costruiti per arrivare primi. Ora, però, stiamo lassù ed è giusto sognare. Viviamo questo momento come una favola. E si spera sempre che, come tutte le favole, anche questa abbia un lieto fine”.

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Le pagelle del Sorrento Fc

STEFANO SICA

Santaniello 6,5. Il Sorrento ha trovato indubbiamente il portiere del presente e del futuro. La gara non gli fornisce alcuna possibilità di mettersi in evidenza, visto che l'Ebolitana non tira quasi mai in porta, ma il miracolo con la mano di richiamo sulla bordata di Iuliano è strepitoso. E' un baby che farà parlare di sé.

Maury 6,5. In apertura si perde Landolfi, che quasi centra la porta di Santaniello, poi si riscatta comandando il reparto con autorità ed esperienza. Soprattutto nella ripresa è lesto negli anticipi e feroce nelle chiusure. E sigilla col gol una bellissima prestazione.

Serrapica 6,5. In crescita rispetto al derby col Massa. Buona la dose di palloni smistati e la fase di copertura, nonostante un campo che non può favorire i suoi piedi educati. Mai in affanno, Vanin 6,5. I numeri sono inequivocabili e raccon- svolge una prova assai diligente. tano più di mille teorie: da quando ha ripreso posizione nel pacchetto difensivo a 4 di Ferraro, la Scognamiglio 6,5. La sua intesa con Maury cresce squadra non ha più incassato gol. Non sfonda a dismisura e di questo ne beneficia tutto il pacmolto sulla sua fascia di competenza ma, dietro, chetto arretrato rossonero. Buona la perforfornisce il solito apporto fondamentale per dare mance anche contro una Ebolitana che, pur accreditandosi per larghi tratti del match il palequilibri e stabilità a tutto il reparto. lino del gioco, non punge quasi mai. De Gregorio 6,5. Non lesina maniere spicce, quando è il caso, e interpreta la gara con la sua Esposito 6. Prestazione molto dignitosa quella consueta diligenza. Favolosa la sua intuizione dell'under rossonero, il quale sarà un giocatore quando vede da solo Scarpa lungo la fascia ed che non si nota eccessivamente ma che spesso ispira così il raddoppio rossonero che chiude de- riesce a garantire la giusta quantità alla mediana. finitivamente i giochi.


Temponi 6,5. Cuore e sacrificio su un'erba impossibile ma che non può limitare il suo strapotere e le sue caratteristiche. E' uno di quelli che guida per mano il riscatto rossonero in un pomeriggio delicato e quasi decisivo per le sorti del campionato.

Può fare ancora meglio ma è attivo e tonico. E ancora una volta decisivo.

Gargiulo 6. Si fa notare positivamente quando nel primo tempo serve su un piatto d'argento un bel pallone per Vitale che non la inzucca bene e fallisce il raddoppio. Nella ripresa, però, sbaglia Vitale 6. Meno brillante rispetto al giocatore che due volte il gol del ko e perde la sua forza propultutti conosciamo. Un po' per via del terreno di siva sulla fascia destra. gioco, che lo penalizza, un po' perché il Sorrento Dal 79' De Rosa SV punta tutte le sue carte sulla forza e sull'esperienza, piuttosto che su un gioco prettamente of- Ferraro 6,5. Forse quella dei suoi ragazzi non sarà fensivo. Gli spunti sono pochi (solo una stata dal punto di vista estetico la migliore preoccasione nel primo tempo) ma la dedizione è stazione della sua gestione, come asserito in sala stampa a fine match, ma di sicuro ha rappresencomunque ammirevole. tato la giornata del riscatto e di un ritrovato otDal 60' Del Sorbo 6,5. Una verticalizzazione ma- timismo. Perché il suo Sorrento questa partita gistrale per Gargiulo, e la rete del tris rossonero l'ha vinta con la forza dell'esperienza e della pasugli sviluppi di una assistenza al bacio di De zienza. La reazione da uomini veri c'è stata e queRosa, ne fotografano la prestazione gagliarda e sto è stato senz'altro anche merito del trainer di incisiva. Entra bene e con la testa giusta. Ora Vico. I tempi del ben gioco forse non arriveranno mai, ma sono del tutto secondari rispetto ad una deve trovare solo continuità e convinzione. mentalità che, da ora fino alla fine del campioScarpa 6,5. Ci mette lo zampino nei primi due gol nato, non dovrà arretrare di un millimetro. Sere qualche volta sfonda sulla fascia sinistra trasfe- vono conferme, ma la pronta reazione allo schiaffo del Massa Lubrense fa ben sperare. rendo qualche bel pallone in mezzo.


Paso doble Nola: steso anche il S. Maria La Fossa NOLA

VALERIO LAURI

Due. Un numero significativo, quest’oggi, per il Nola e per il suo cammino nel girone A del campionato di Promozione. Innanzitutto perchè conquista, d’autorità e rischiando pochissimo, il secondo successo di fila dall’arrivo di Fabiano sulla panchina, battendo il S. Maria la Fossa. Il ‘Nola 2’ è anche una nuova versione della squadra bianconera, perchè la mano del nuovo tecnico si incomincia ad intravedere. Maggiore velocità negli scambi, gioco prevalentemente in verticale e grande corsa. Un Nola d’assalto, insomma, spietato e affamato al punto giusto. Due come i gol di giornata di Luca Borrelli: quando l’ariete nolano sta bene, è semplicemente devastante. LA CRONACA – Fabiano sceglie ancora Di Meo in cabina di regia e schiera Ventre nei tre di centrocampo con Porto e Cerrato a formare il tridente d’attacco con Luca Borrelli. I bianconeri partono subito forte e provano a mettere paura agli avversari al 6′ con una conclusione di Ventre da fuori, alta di poco. Quattro minuti dopo, su lancio in verticale di Maturo, si inserisce Porto, ma viene fermato all’ultimo istante da L. Parente. All’11’ episodio dubbio: Cerrato sfida Ravo, entra in area e viene atterrato, per l’arbitro c’è solo calcio d’angolo. Molto attivo Cerrato intorno al 20′, quando raccoglie un invito di Ventre da sinistra e conclude a rete, ma la conclusione viene parata da Topa. Ancora Cerrato, qualche minuto dopo, converge e prova il tiro, che finisce alto di un soffio. La partita si sblocca al 34′: calcio d’angolo dalla sinistra, palla che arriva sul secondo palo dove L. Borrelli esplode un destro al volo che fa secco Topa. Al minuto 37, il Nola sfiora il raddoppio: su schema da calcio di punizione Ventre lascia partire una botta mancina tremenda che fa tremare la traversa, sfortunato il numero 10 bianconero. Raddoppio solo rimandato, perchè, al 40′ Luca Borrelli concede il bis: cross preciso di Maturo e incornata poderosa dell’ariete nolano che lascia di sasso Topa. Il S. Maria La Fossa è alle corde e cede di schianto. Al 43′ il Nola trova il 3-0: corner di Di Meo da sinistra battuto corto per Ventre, cross mancino sul secondo palo e Contestabile, nel tentativo di anticipare Maturo, insacca nella propria porta. Il primo tempo va in archi-

vio con una bella conclusione a giro del solito Cerrato che sfiora la traversa della porta avversaria. La ripresa si apre con un brivido per i padroni di casa: al 48′ Lucignano viene ingannato da un rimbalzo lungo del pallone sul campo scivoloso, Parente ne approfitta e incrocia un diagonale mancino che va a stamparsi sul palo più lontano della porta difesa da Avino. Pericolo scampato per il Nola, che prova ad abbassare i ritmi con un buon possesso palla. Al 55′ i bruniani sfruttano una ripartenza, tacco in area di Ventre che appoggia per Cerrato, ma la conclusione finisce alta di poco. Passa solo un minuto e il Nola confeziona un altro contropiede bruciante con soli tre passaggi: Di Meo va da Maturo che cerca e trova Cerrato in profondità, ma Topa nega la gioia del gol all’attaccante bianconero con un grande intervento di piede. Al 24′ Russo, appena entrato al posto di Cerrato, sfiora il gol sfruttando una verticalizzazione di Ventre, chiuso in angolo coi piedi dal portiere avversario. Minuto 30, ancora Russo pericoloso: percussione veloce sulla sinistra, penetrazione in area e tiro mancino parato da Topa. La partita va spegnendosi lentamente, il Nola controlla agevolmente il risultato. L’ultima azione pericolosa è degli ospiti: Celio sfrutta una sponda di Parente e conclude di sinistro, ma Avino è attento e si oppone sulla sua sinistra. Un successo schiacciante e perentorio, ancora una volta. Vittoria costruita nel primo tempo con un gran lavoro ai fianchi del S. Maria La Fossa, ben messo in campo, fino alla combinazione di colpi ben assestati che hanno, di fatto, chiuso la gara nella prima frazione. Esperimenti tattici superati per i bianconeri, spregiudicati con giudizio, che non mollano la vetta. Il Nola c’è.


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