Il Napoli scivola al sesto posto Esclusiva Footballweb Vulpis risponde ai tifosi biancoverdi
Felice D’Aliasi fa le carte al suo Avellino
Il magazine sportivo del sito www.footballwe.it
Anno 1 numero 11
Vincono anche Lazio e Fiorentina
Aprile 2015
Footballweb
Grafica ed impaginazione a cura di Michele Pisani
- settimanale online -
Numero 11 Anno 1
Redazione www.footballweb.it Marcello Curzio Michele Pisani Vincenzo Di Siena Gianni Pagnozzi Vincenzo Celentano Valerio Lauri Stefano Sica Italo Borriello Raffaele Cioffi Mariano Messinese Maurizio Longhi Mauro Savini Gianluca Basile Luca Bosio Isidoro Niola
www.footballweb.it - il calcio in rete - Supplemento web di NF - registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Numero 323 del 2 Marzo 1985Direttore Responsabile Marcello Curzio
L’EDITORIALE
Arrivederci Roma Polemiche, ancora polemiche. Questa volta il calcio giocato c’entra poco quanto nulla. Ancora una volta a salire sul baco degli imputati non sono scoietà, arbitri o calciatori ma bensì le tifoserie.Andiamo con ordine. Nel match di sabato il Napoli perde a Roma contro i giallorossi. Quarta sconfitta consecutiva esterna per Benitez. Dopo il pareggio al San Paolo contro l’Atalanta gli azzurri, ancora una volta, deludono la tifoseria. Qualcuno prende posizione ed i difensori del tecnico iniziano a defilarsi. Nasce un fronte anti-Benitez che contesta duramente le scelte del trainer spagnolo. Sesto posto in classifica, il peggior risultato da quando il ‘Re di coppe’ è alla guida della compagine azzurra. Dopo Lazio e Sampdoria anche la Fiorentina di Vincenzino Montella scavalca il Napoli nella classifica per un posto in Champions League e per come si stanno mettendo le cose non è certo un momento favorevole per i tanti supportes partenopei. A Roma è di scena l’ennesima vergogna italiana.
Una piccola parte, per fortuna, del tifo giallorosso, anziché proporsi per un clima di distenzione in quello che era considerato, una volta, il derby del Sud, sceglie la via dell’offesa con striscioni contro la mamma di Ciro Esposito. Staremo a vedere cosa succederà anche se in molti si sono schierati contro questa, inutile, volgarità. In serie B non si placa la polemica di Catania. I tifosi avellinesi denunciano, ancora una volta, a loro dire, un comportamento poco ortodosso delle forze dell’ordine presenti allo stadio Massimino. Il direttore di sporteconomy.it, Marcel Vulpis si schiera in difesa dei tutoti della legge, parlando, in generale dei problemi che comportano il tifo organizzato senza però scendere nel particolare ovvero non riferendosi ad alcuna tifoseria in particolare. Intervenuto in una trasmissione ha avuto un acceso confronto con una rappresentaza del tifo irpino. A pagina sei l’intervista realizzata a Vulpis dall’attento quanto puntuale collega Mariano Messinese.
3
Arrivederci Roma, arrivederci Europa, ciao Rafa. Nell'anticipo della 29 ma giornata di campionato, il Napoli perde per 1 a zero all'Olimpico di Roma e inanella la quarta sconfitta esterna consecutiva con una prova che ricalca il solito copione delle ultime uscite, primo tempo prudente e secondo tempo all'arrembaggio senza riuscire mai a finalizzare nessuna delle tante occasioni create. De Guzman, Mertens, Higuain, Callejon e Gabbiadini devono arrendersi agli interventi prodigiosi dell'ex De Sanctis e della difesa giallorossa. Il risultato finale va strettissimo alla compagine partenopea se si considera il numero delle conclusioni in porta e il fatto che per tutto il secondo tempo il Napoli ha costretto la Roma nella propria area incapace di uscirne fuori con palla al piede, sintomo questo di una maggior condizione fisica degli azzurri e proprio per questo la delusione per l'esito della gara è ancora più grande. Probabilmente le scelte di Benitez questa volta verranno criticate molto più che in altre occasioni, il centrocampo con Jorginho Lopez e De Guzman non è apparso in grado di fornire adeguata assistenza alle punte, tenere Hamsik in panchina per un incontro del genere provocherà più di qualche malumore cosi come la sosituzione di Higuain che pur se apparso stanco nella seconda parte della partita, è pur sempre in grado di tirare fuori il coniglio dal cilindro in qualsiasi momento. La fragilità mentale e la scarsa consapevolezza dei propri mezzi ha caratterizzato tutta la stagione di questa squadra sono state una costante rilevata in più di una
circostanza anche dal tecnico iberico, e arrivati a questo punto è difficile illudersi che esistano dei margini di miglioramento sotto questo aspetto se non si apportano dei cambiamenti. In queste ore De Laurentis sta iniziando a valutare che forse è il caso di non insistere nel cercare di trattenere Benitez, d'altronde tutte le scelte di mercato sono state sempre avallate dall'allenatore che aveva assicurato altri traguardi per questo Napoli in campionato.
GIANNI PAGNOZZI
4
La voce del tifoso azzurro
Quarta sconfitta esterna consecutiva
NAPOLI
La Juventus batte l'Empoli 2-0 e continua la sua marcia inarrestabile verso la conquista del quarto scudetto consecutivo. A nove giornate dal termine sono sempre 14 i punti di vantaggio sulla Roma che, nella corsa Champions, ha regolato il Napoli. La forza dei bianconeri e' tutta nei numeri: Migliore attacco e migliore difesa del campionato, ventesimo risultato utile consecutivo raggiunto, Tevez capocannoniere. Contro i toscani di Sarri, Allegri ha dovuto rivoluzionare il centrocampo viste le assenze forzate di Pirlo, Pogba e Marchisio. Ha schierato un 3-5-2 di contiana memoria facendo giocare Padoin (udite udite) nel ruolo di
portiere empolese ed ha propiziato il raddoppio di Pereyra, entrato nella ripresa al posto di Sturaro, che con un comodo tapin ha ribattuto una respinta di Sepe su tiro dell'Apache. Con quello all'Empoli sono 17 i gol segnati dall'Apache in campionato, il numero 25 stagionale. Complimenti all'Empoli che è venuto allo Stadium a giocarsi la partita. I ragazzi di Sarri hanno tenuto testa validamente alla Juve ed anzi in due occasioni potevano rovinare la festa ai bianconeri se non ci fosse stato il sempre attento Buffon a compiere due grandi parate. A questo punto la Juve è tutta concentrata sul ritorno della semifinale di Coppa Italia contro la
Pirlo, Sturaro al posto di Marchisio ed Evra e Lichtsteiner esterni. Vidal, poi sostituito nel finale da Pepe, ha giocato poco dietro le punte. Ma ancora una volta il vero leader della squadra è stato Carlitos Tevez. Ha sbloccato il risultato con una punizione a due in area di rigore concessa dall'arbitro Giacomelli per retropassaggio di Rugani al proprio portiere Sepe. un autentico missile terra-aria sul quale nulla ha potuto l'incolpevole
Fiorentina. Sarà una missione impossibile recuperare l'1-2 dell'andata visto anche lo splendido momento di forma degli uomini di Montella, a ridosso della zona Champions dopo la vittoria sulla Samp. Ma a questa Juve nulla è precluso.
ISIDORO NIOLA
5
La voce del tifoso juventino
Per i bianconeri è una marcia inarrestabile
Juventus
A tu per tu con Marcel Vulpis
Allora direttore cos ‘è successo sul ring di Sportitalia? Rivedendo le immagini del confronto- scontro tra lei e Iannuzzi sembrava un dialogo tra sordi senza soluzione possibile “In effetti io parlavo in generale del tifo organizzato e dei problemi che esso comporta. Iannuzzi si è risentito, pensando che avessi mosso un’accusa precisa contro la tifoseria irpina. Ma non è così. Io non ho nulla contro i tifosi dell’Avellino. Quelle stesse cose le avrei dette anche a un capo-ultrà di un’altra squadra. Poi non ho nulla contro Iannuzzi. Anzi è stato simpatico, mi ha invitato a vedere la partita dell’Avellino con lui. Tuttavia su una cosa la pensiamo diversamente io e Iannuzzi”. Cioè? “Sul tifo organizzato. Penso che in Italia non abbia più ragione di esistere. E’ uno dei mali del nostro calcio. Io non mi sento rappresentato dai capiultrà: da tifosi un po’ vintage che giocano a fare i capipopolo. E che disprezzano le forze dell’ordine. Le forze dell’ordine non sono dei mostri. Sono una garanzia di sicurezza per la comunità. Non possono essere viste come un nemico. Questa contrapposizione tra tifosi e poliziotti non ha ragione di esistere. E ti dirò di più, se non ci fossero gli ultrà, ognuno seguirebbe privatamente la propria squadra del cuore e così non avremmo bisogno di schierare migliaia di poliziotti negli stadi. Poi tornando ai fatti di Catania, Iannuzzi ha accusato nel suo comunicato stampa le forze dell’ordine, ma nel corso della trasmissione è emerso che i responsabili di tutto erano gli steward…” Abolizione del tifo organizzato, sicurezza affidata agli steward, mi sembra di capire che lei sia a favore del modello inglese. “Assolutamente sì, sono a favore del modello inglese. Ma per realizzarlo servono delle “iniezioni endovena” di cultura sportiva. Cosa che manca in Italia. Cioè, la mia idea di calcio è questa: andare a vedere la mia squadra in trasferta da solo. Liberamente. E applaudire gli avversari se sono stati più bravi. Invece gli stadi italiani sono ostaggio dei violenti. Per risolvere questo problema l’unica soluzione possibile è la repressione dei teppisti. Solo così potremmo pensare a sviluppare il modello inglese e gustarci in santa pace una partita in uno stadio di proprietà con sicurezza privata e senza delinquenti. Ma se in tanti sono convinti che la soluzione sia il
“modello inglese”, perchè non si fa niente per realizzarlo? “Per due motivi fondamentali. Il primo è di carattere economico, il secondo è politico- culturale. Parto dal primo. Investire in uno stadio di proprietà ex novo ha i suoi costi. E non tutti possono permetterselo. L’altro motivo è più complesso. Uno stadio ripulito dai violenti e dagli ultrà in Italia sembra un’utopia. In primo luogo perchè il calcio è un ammortizzatore sociale, crea consenso. Del resto i tifosi sono elettori. Quindi si va con i piedi di piombo quando si tenta di fare qualcosa in questa direzione, perchè il politico cerca di non alienarsi il consenso di quei tifosi-elettori. Poi, sotto questo aspetto sono responsabili anche le società. I rapporti e le contiguità tra società calcistiche e tifo organizzato non sono mai state realmente approfondite. Ma una cosa è certa. In Inghilterra non vedremo mai un tesserato di una società andare a trattare con degli scalmanati… Mariano Messinese
L’intervista di Mariano Messinese
La risposta ai tifosi avellinesi
6
Pensavo Fosse Amore… Quando nel Maggio del 2013 venne annunciato il clamoroso successore di un Mazzarri, odio e amore dei tifosi, iniziarono i festeggiamenti e le celebrazioni come se il Napoli avesse già vinto il successivo scudetto. Sulla panchina partenopea si sarebbe seduto l’allenatore piu’ titolato della storia del Napoli di sempre. Benitez fu presentato ed accolto con il tappeto rosso, nonostante la sua unica esperienza italiana all’Inter sia durata pochissimi mesi e che l’amore con i milanesi, giocatori e tifosi, non sia mai nemmeno nato. Era l’Inter del triplete, quella post-Mourinho, si parlava di giocatori finiti e demotivati. Qualcosa di vero forse c’era, ma sicuramente le dichiarazioni di Materazzi, campione del mondo, che di lui disse: “ Benitez è cocciuto, capace di giocare in un solo modo e paraculo nei confronti di stampa e tifosi “, oggi trovano un forte riscontro tra tifosi napoletani e gli addetti ai lavori. Mai un’ammissione di colpa, se la squadra perde è solo perché hanno sbagliato i giocatori. Mai una volta che abbia provato, se non per pochi minuti in casi estremi, un modulo diverso da quel 4-2-3-1 che mal si adatta ai giocatori di questo nuovo Napoli, che lui ha voluto. Sabato all’Olimpico abbiamo assistito ad uno sterile tiro a bersaglio verso la porta della Roma, difesa da quel Morgan De Sanctis, primo epurato di una lunga serie dopo l’arrivo dello spagnolo. Di un Napoli che, con Mazzarri, lottava fino alla fine per il campionato arrivando secondo, senza grandi patemi, nel 2013 c’erano in campo solo Britos e capitan Maggio. Giocatori come Canna-
varo Dzemaili Behrami Pandev e, appunto De Sanctis, forse non meritavano di essere ceduti per far posto ai vari De Guzman, Lopez, Rafael e Michu . Il gioco del Napoli di Benitez non entusiasma tifosi e critica, che ormai disertano puntualmente il San Paolo nonostante una politica dei prezzi sempre piu’ al ribasso. Tra qualche giorno ci sarà l’annuncio della decisione sul futuro di Don Rafè. Una decisione che, alla luce dei risultati, mette piu’ paura che preoccupazione. La preoccupazione di perdere Benitez è stata surclassata di gran lunga dalla paura che possa invece rimanere. I tifosi ormai sono stanchi e non vedono l’ora che quest’incubo finisca presto per quello che Pensavo Fosse Amore… Invece era un Calesse.
GIANLUCA BASILE
7
Basile con stile
Pensavo fosse amore, invece era un calesse
Basile con stile
L’attesissimo scontro diretto tra Roma e Napoli, andato in scena allo stadio Olimpico, ha probabilmente deluso le aspettative di tifosi e addetti ai lavori. Non è stata una bella partita, né sul piano tecnico, né su quello dell’intensità. Il calcio italiano, per dirla alla Celentano, non è “rock”, ma “lento”. Spesso perdente, a prescindere da chi riesce a conquistare i tre punti. Le autorità politiche, per una partita di pallone, hanno predisposto misure di sicurezza degne di una guerra civile. Vietata la trasferta ai tifosi del Napoli residenti in Campania. Quelli che hanno acquistato un tagliando da altre regioni, invece, sono stati prima radunati in Saxa Rubra, poi scortati fin dentro lo stadio. Mille agenti di polizia impiegati. Anche l’educazione lotta per non retrocedere all’età della pietra. A inizio partita, sono stati intonati dalla curva Sud i soliti cori anti Napoli. Sul terreno di gioco, sono scese due compagini in evidente crisi, di gioco e di risultati. La Roma di Garcia aveva anche l’infermeria intasata. Il tecnico francese, infatti, è stato costretto a adattare Iturbe nel ruolo di centravanti, per sopperire alle tante assenze. Viceversa, il Napoli di Rafa Benitez aveva quasi tutti i titolari a disposizione. Il mister, però, ha scelto di lasciare in panchina diverse prime donne. Si è trattato di Koulibaly, Gargano, Hamsik. Per non parlare di Manolo Gabbiadini, che il furore popolare avrebbe voluto in campo dal primo minuto. Per circa metà della prima frazione, a regnare sovrana tra le due squadre è stata la paura. Alla prima, vera, occasione, la Roma è passata in vantaggio. Iturbe ha ricevuto palla sulla trequarti, l’ha difesa dall’aggressione dei difensori partenopei, e ha allargato il gioco sulla fascia destra per Florenzi. L’esterno romanista e
della Nazionale ha alzato la testa e ha servito un assist d’oro a Miralem Pjanić. Il bosniaco, lasciato completamente solo, all’altezza del dischetto del rigore, non ha avuto alcuna difficoltà a insaccare alle spalle dell’estremo difensore partenopeo. A pochi minuti dall’intervallo, è arrivato il primo squillo del “Pipita” Higuaìn. Defilato sulla sinistra, con un perfetto lancio da centrocampo ha messo Callejon davanti alla porta, tra l’altro nella posizione preferita dallo spagnolo.”Calleti”, ancora in ombra, invece di concludere, ha preferito temporeggiare e servire l’accorrente De Guzman, la cui conclusione è stata respinta da Manolas, forse con l’aiuto del braccio. Altro materiale per la moviola da bar, altro pane per i detrattori della classe arbitrale. L’argentino ha poi sfiorato il gol da antologia al minuto quarantuno. In piena area, ancora dalla sinistra, ha fintato un cross per provare a sorprendere De Sanctis sul secondo palo. Dal suo destro si è alzato un delizioso pallonetto. La sfera non si è abbassata al momento giusto. Nella ripresa, al settimo minuto, Napoli vicino al pareggio con Dries Mertens, il migliore dei suoi. Il folletto belga, imprendibile come nei momenti di miglior forma, si è liberato con un dribbling secco di Manolas al limite dell’area. A pochi passi dal portiere giallorosso, ha provato a sorprenderlo con un pregevole tocco di esterno destro, ma De Sanctis non si è lasciato ipnotizzare. Il Napoli ha preso coraggio. Dopo quella occasione, ha alzato il baricentro e costretto la Roma a chiudersi negli ultimi trenta metri. La manovra però, esattamente come nelle ultime uscite, è stata lenta e troppo orizzontale, con poche verticalizzazioni veloci. Benitez ha capito di dover fare qualcosa.
8
Il Bosio parlante
Napoli, lezioni di Pjanić
Il Bosio parlante
posizione centrale, appena dentro l’area di rigore, si è spento debolmente tra le braccia del portiere, dopo uno scambio con il sempre presente Mertens. Si è rivisto anche Lorenzo Insigne, rientrato dopo un lungo infortunio e subentrato a De Guzman. Non è successo più nulla. Oltre al danno, è mancata solo la beffa finale. Iturbe, assistito da Ibarbo, ha sfiorato un immeritato raddoppio per una Roma troppo brutta per essere vera, ma tornata a vincere da due partite. In quanto al Napoli, la
9
La prima mossa è stata abbastanza prevedibile: fuori un insufficiente Callejon per Gabbiadini. Il mancino azzurro si è reso pericoloso dopo pochi minuti. Servito da un buon De Guzman, ha scagliato il suo sinistro, dall’interno dell’area, contro la porta avversaria. De Sanctis ha nuovamente respinto. Al trente-
rubrica si chiude con un semplice interrogativo. La cronistoria delle occasioni è stata tediosa, ne conveniamo, ma utile a comprendere. Caro Napoli, se crei occasioni, pur giocando male, ma non segni, di chi è la responsabilità? Di Calvarese? Di Rocchi? Di Benitez? Oppure vogliamo rispolverare le perle “mazzarriane” della pioggia o della diarrea?
Luca Bosio
Il Bosio parlante
simo, decisione a sorpresa della panchina partenopea, destinata a scatenare infinite polemiche: fuori Higuaìn per Zapata. A rendersi pericoloso, invece, è ancora Manolo Gabbiadini. Stavolta, il suo piatto sinistro da
Amarcord
Intervista realizzata il 01-12-2009
Un download è come una iniezione di fiducia, può essere utilizzato anche per rimembrare o riportare alla luce accadimenti che appartengono al passato. Scarichi un software, rigorosamente freeware, e ti sembra di aver assistito allo sbarco sulla luna. Non è facile giocare con le parole, ancora più difficile e sarebbe del tutto da stigmatizzare se lo si facesse con i ricordi. Il semplice, quanto modesto, latore a volte ha il dovere di rendere piacevole ed emozionante quello che scrive e non sempre però gli riesce. Immaginate solo il confronto. Basta chiudere un attimo gli occhi e vi ritrovare a percorrere la "glory road". Essere presenti nel mentre a fare canestro è uno di nome Kareem Abdul Jabbar. Attenzione a scomodare i "santi", evitiamo di fare paragoni improponibili ma Lew Alcindor sta al basket americano come gli anni della massima serie dell'Avellino al calcio italiano. Pensatela come volete. Jabbar ha realizzato nella nba circa quarantaquattro mila punti mentre l'Avellino ha trascorso dieci lunghissi anni nell'olimpo del calcio e nn ha mai sfigurato, rinnovando per nove stagioni una favola tra le più belle mai scritte sino ad oggi. A distanza di tempo e con il garbo dovuto qualcuno dovrà pure scriverlo che quei tempi difficilmente si ripeteranno. Il calcio è cambiato, non basta solo la buona volontà. Ci vogliono tanti soldini, gli stessi che stanno rovinando questo magnifico quanto unico sport. Nel mentre l'Avellino ha brindato, da un calice amaro, i suoi novantasette anni e definitivamente lasciato il campo all'Avellino.12 che in quarta serie cerca di riportare nel calcio che conta una città orfana anche dei ricordi. Noi di ultrà avellino non influiremo sul vostro budget e non vi chiediamo molto, eccezion fatta il tempo di leggere, ancora una volta, un pezzo di storia, di quella storia che possiamo solo tramandare. La trovate su internet. Un download, rigorosamente freeware, benefico come una tisana alle erbe. Come è difficile ricucire un taglio di quasi trent'anni. Incredibile a dirsi. Oggi un calciatore, uno dei tanti, professionista o dilettante lo trovi dappertutto. Sito web con tanto di video. Dei giocatori, quelli del passato, a stento riesci a procurarti una foto. Una vecchia figurina sbiadita dal tempo. Segno che il tempo è passato, dovremmo farcene una ragione ed anche di questo. Voltiamo pagina ed entriamo nel vivo con la presentazione dell'ennesimo ricordo, dell'ennesimo
giocatore che ha donato il sorriso a migliaia di persone nelle domeniche uggiose su per contrada Zoccolari. Di chi parliamo? Questa volta dove siamo "arrivati" con ultrà ? Ad Alto, in provincia di Como. Abbiamo tentato, cercato e beccato un baffuto difensore che ha spazzato una quantità enorme di palloni dall'aria piccola irpina. Una impresa quella di "acchiappare" l'ex centrale difensivo biancoverde. Sembrava incollato a Salvatore Di Somma ma le strade si sono divise e molti anni orsono. L'ultima volta che ha indossato la maglia verde con il bordo bianco ai polsini ed al collo era nel lontano millenovecentottantuno. Quattro stagioni, una vittoriosa in cadetteria. Centosedici partite e tre gol. Cinquantotto anni compiuti ad Agosto, vive dalle sue parti ed allena in brianza. Non ha voluto lasciare il mondo del calcio che gli ha regalato tanta popolarità. Milan, Avellino ed Udinese, le squadre più importanti in massima serie. Non è stato facile trovarlo tra i tanti Cattaneo che vivono nelle province di Milano e Como. Qualcuno al tefefono ha anche detto ma chi? Quello che giocava con l'Avellino? Che piacere sapere che anche da quelle parti c'è chi non ha dimenticato la favola dei biancoverdi
10
Gli ex del calcio
Gli ex del calcio: Cesare Cattaneo
Amarcord
Gli ex del calcio: Cesare Cattaneo
Chiamiamo a Casa Catteneo, risponde la moglie. Gli diciamo chi siamo e lei con la naturalezza di una volta chiama il marito. "Cesare vieni che c'è al telefono un giornalista di Avellino". Nel mentre ci apprestiamo a pensare cosa dire e con quale voce, visto l'emozione che ci prende alla gola ci pensa lui a sciogliere la tensione con un accattivante quanto invitante: "Pronti, eccoci. Da quelle parti viricordate ancora del sottoscritto? " Un nordico dal cuore enorme che precisa. "Mia moglie è pugliese ed io so come siete fatti e quanto orgoglio per la vostra terra avete dentro. Prima di giudicare bisogna conoscere ed io so bene come siete realmente legati alla favola Avellino. Ho vissuto con orgoglio a Mercogliano e frequentavo gli avellinesi più degli stessi miei compagni di avventura. Ero già stato al sud, avevo giocato un anno a Taranto e sapevo che una esperienza del genere mi avrebbe aiutato a crescere in tutti i sensi. Ragazzi sono passati ventotto anni ma mi fate ricordare una parte significativa della mia vita". Vada pure, ha tutto il tempo che le serve. "Arrivamo ad Avellino nel 1978. Eravamo una armata Brancaleone. Molti avevano fallito negli anni precedenti e nelle rispettive squadre cercavano riscatto ma soprattutto c'erano molti infortunati tra le nostre fila. Li ricordo uno ad uno. Da Piotti a Croci, il mio amico Gianfilippo Reali, Salvatore Di Somma, Boscolo, Montesi, i fratelli Piga, Ferrara e l'indimenticato Adriano Lombardi. Non iniziammo bene ma con il tempo ci facemmo strada sino a giungere ed in maniera inaspettata in massima serie. Che soddisfazioni, in molti e parlo in generale quelli del mondo del calcio, non ci credevano e li lasciamo di stucco".Ci parli della massimaserie, i tre gol li ricorda? "Uno lo segnai al Milan di ginocchio, uno al Brescia ed uno non lo ricordo in questo momento. Di dove è lei esattamente?". Io sono nato a Solofra ma vivo a Napoli. A quei tempi sapevate tutto e giravate dappertutto è vero? "Certo. Ho visitato tutti i circoli in alta irpina ed aSolofra andai per comperare un giubbino che tra l'altro ho ancora a distanza ditanti anni. Insomma per farla breve non me lo fecero pagare in quanto giocavo nell'Avellino. Quanti ricordi, gli amici che abitavano vicino a Mercogliano, dopo tanto tempo. Scenderei volentieri per rivederli tutti. Ed il presidente? Come sta il mitico commendatore ?". Il commendatore è sempre lo stesso, un vero personaggio. Ci parli della massima serie, quello che le viene in mente, devesapere che di quei periodi sappiamo quasi tutto. "Tre anni stupendi quelli per me in massima serie. ricordo che tentavo di fermare in tutti i
modi Savoldi del Napoli ma era cosi bravo che riusciva sempre a farmi gol". A proposito di difesa e di Di Somma, come trattavate i vostri avversari? Alla domanda Cattaneo inizia ridere e poi ci dice. "Con il massimo del riserbo ache se allora la moviola non c'era.. Quante battaglie e quante vittorie. "Mettevamo paura a tutti. All'inizio pensarono che fossimo le vittime di turno ma con il tempo impararono ad avere rispetto per i lupi biancoverdi. Momenti irripetibili, capisco i tifosi e spero che un giorno possa riabbracciarne il più possibile. Il calcio ai miei tempi era diverso". In che senso ? "Oggi i genitori spingono i ragazzi a fare calcio abbagliati dai tanti soldi che girano mentre noi facevamo una vita di sacrifici e non pensavamo ai soldi. L'importante era esserci, poter giocare". In chiusura cosa pensa di quanto successo ai suoi lupi? "Dispiace e lo dico sinceramente. Credo che ad Avellino ci siano persone degne di rivivere quei momenti. Il tifo da voi è caloroso, unico ed inimitabile. Un augurio di un presto ritorno nel calcio che conta e con la speranza che un giono possa ritornare nella vostra città". Un saluto ad un uomoche ha dato e ricevuto tanto, dopo ventotto lunghi anni ci siamo ritrovati,grazie a Cattaneo e grazie a chi non lo ha mai dimenticato.
11
Gli ex del calcio
MICHELE PISANI
Avellino
12
Frattali 6,5 – Ottimo intervento nella ripresa su un bolide di Fedato. Si conferma attento e sicuro.
Ely 6.5 – Con lui in campo è tutta un’altra musica. La difesa non va mai in affanno. Chiosa 6,5 – Se Granoce, che anche al Partenio dimostra di essere un gran attaccante, non si rende mai pericoloso il merito è suo Bittante 6- Bene in fase d'attacco, un poco meno sotto l'aspetto difensivo. Schiavon 5,5 - Troppo nervoso e impreciso ancora una gara sottotono per l’ex cittadella. (13' st D'Angelo 5 - Il capitano non entra mai in partita. Da lui ci si attende di più). Arini 6 – Gara sufficiente per l’ex Andria ,che appare troppo impacciato in fase di impostazione Zito 7,5 - Grande prova dell'esterno ex Ternana. Un gol da cineteca e vera spina nel fianco per la difesa ospite Sbaffo 6 Bene nel primo tempo dove fa vedere alcune giocate importanti. Cala notevolmente nella ripresa. (37' st Soumarè sv). Castaldo 6,5 preciso il cross confezionato a Zito in occasione del gol del vantaggio. Dimostra ancora una volta di essere fondamentale per questa squadra Trotta 6 - Soffre le fatiche degli impegni con l'under 21. Preziosissimo il suo con-
tributo alla fase difensiva . (46' st Comi sv). All. Rastelli 6.5- Come al solito schiera benissimo la squadra in campo adottando un intelligente 4-3-1-2 che gli permette di coprire meglio tutte le zone del campo accorciando moltissimo la distanza tra centrocampo e attacco che spesso con il 3-5-2 diventano chilometriche. Questa volta a differenza della scorsa gara interna con il Perugia non stravolge l’assetto tattico quando sostituisce uno stanco Sbaffo con il frizzante Soumarè che gli consente con la sua dinamicità di tenere lontano dalla porta bianco verde la squadra avversaria. Nel complesso tatticamente la squadra è piaciuta moltissimo tenuto conto anche la striscia negativa di tre sconfitte da cui era reduce,però la difficoltà nel chiudere le gare rimane sempre un brutto neo da correggere, soprattutto in previsione degli spareggi per la promozione in serie A.
ITALO BORRIELLO
Le pagelle ai Lupi
Zito ‘impallina’ i canarini
Pisacane 6 – Ancora una buona gara per il centrale avellinese. Sempre rapidissimo nei ripiegamenti e molto partecipativo nella fase di impostazione.
L’opinione
Avellino, tre punti importanti
13
vati dalle parti di Frattali, se non uno in extremis con un colpo di testa di Garritano che ha trovato il portiere biancoverde molto reattivo. Insomma, è sembrato che il Modena nella ripresa mantenesse il proprio possesso palla, certamente maggiore di quello dell'Avellino, più per forza di inerzia che per reale volontà di far male. Un atteggiamento che i biancoverdi hanno accettato, magari senza brillare o rendersi pericolosi, ma controllando abbastanza tranquillamente la gara. Perfetta la linea difensiva di Rastelli e apprezzabile il solito lavoro taglia e cuci di Arini. Più in ombra Schiavon e impalpabile Trotta. La risposta tanto attesa dunque è arrivata e fa giustizia delle sconfitte forse immeritate con Perugia e Catania. E, col Bologna adesso a -4, anche l'Avellino rilancia la propria candidatura alla seconda piazza. Sperando magari che un nuovo ciclo positivo possa durare più di un mese. Perché, con sette squadre racchiuse in appena sei punti nella parte sinistra della classifica, i margini per sbagliare saranno sempre più ridotti. E il quarto posto che l'Avellino si è guadagnato dopo questa serata magica, può essere un tesoretto precario se non sorretto dalla continuità. Rastelli a fine partita giura sulla fedeltà di Taccone che, mai come negli ultimi tempi, gli sarebbe stato molto vicino. Ci sarà bisogno anche di questa empatia per garantirsi grandi obiettivi.
STEFANO SICA
L’opinione
Tre punti che per l'Avellino sono ossigeno puro. E che riscattano una seconda parte di marzo infeconda dal punto di vista dei risultati anche se non tutta da gettare sotto il profilo delle prestazioni. Gli irpini, suicidi col Perugia e sciuponi col Catania, contro il Modena hanno dato la certezza di essere vivi e vegeti. E di credere nel piccolo miracolo della promozione diretta. Lo si visto intanto dall'approccio al match, convinto e feroce. Un inizio che ha messo spalle al muro un Modena costretto costantemente alla difensiva e in palese difficoltà sulle palle alte. Ritmi forsennati e occasioni a grappoli per i Lupi (provvidenziale Pinsoglio in due delle tre chance capitate a Pisacane nel giro di pochi minuti). Poi il vantaggio griffato Zito (nella foto) con una fiondata su assistenza di Castaldo. Proprio l'esterno napoletano, piazzato come mezz'ala mancina nel 4-3-1-2 di Rastelli, ha vissuto una serata di grazia che ne certifica l'indispensabilità assoluta in questa fase della stagione. Di gran lunga il migliore dei suoi, dai suoi piedi sono partite praticamente tutte le trame più pericolose dei biancoverdi. Forma fisica al top e motivazioni al massimo: Zito è in questo periodo l'uomo in più dell'Avellino. E non sarà facile per Rastelli rinunciare a lui nel big match di Vicenza (ammonito, era diffidato e sarà squalificato). Il Modena ci ha messo una mezz'ora abbondante per prendere le misure agli irpini e capire di essere in campo non certo per una scampagnata. E' vero che, prima del gol incassato, era stata annullata una rete a Fedato, pescato in fuorigioco. Ma solo dopo lo svantaggio i canarini hanno provato ad imporre il loro gioco costringendo gli avversari ad arretrare il baricentro. E proprio sugli sviluppi di una combinazione velenosa, gli ospiti sono andati nuovamente a segno con Fedato, ancora fermato dal secondo assistente per un altro off-side. Volitivo il Modena anche ad inizio ripresa, un po' sulla falsariga dell'ultimo quarto d'ora del primo tempo. Maggiore l'ampiezza con le iniziative di Fedato a sinistra ed Acosty a destra. In ombra però Granoche, generoso (al pari, va detto, di Signori) ma non incisivo, persino sui tanti traversoni sfornati dagli esterni. Lupi, invece, molto attendisti e tesi perlopiù alle ripartenze. Una pressione, quella modenese, tuttavia sterile. Perché di pericoli veri non ne sono mai arri-
Serie B
Archiviata la trentaquattresima giornata, il campionato di serie B volge al termine. Mancano altre otto gare, ventiquattro punti a disposizione per le squadre impegnate nella lotta promozione ed in quella per evitare la retrocessione. Ci saranno i play-ff e play-out. Ulteriore speranze per alcune squadre di raggiungere il proprio obiettivo. Intanto Il capi di Castori si avvia, prepoten-
e con le rondinelle lombarde all'ultima giornata. Normale quanto scontato che il discorso scivoli su Rastelli, visto anche le critiche al tecnino pouvutegli addosso dopo le tre sconfitte consecutive. "Io penso che siano ingiuste le critiche all'attuale trainer biancoverde. In fondo in questo girone di ritorno sta facendo addirittura meglio del girone d'andata come media punti. Ha solo pagato la cronologia dei risultati negativi
temente a conquistare la sua prima quanto storica promozione in massima serie. Per tracciare un bilancio sul campionato sin qui disputato, abbiamo chiesto l’ausilio di un vero competente. Chi se non lui. L’uomo più titolato a fare calcoli. Uno che dice quello che pensa e lo fa senza mai nascondersi. Da apprezzare e non solo per questo. "Se facciamo 6 punti con le gare di Varese e Brescia, minimo il quarto posto è nostro". Felice D'Aliasi non usa mezzi termini del resto è nel suo modus operandi dire le cose con estrema schiettezza. Tra i più bravi opinionisti in circolazione il grande tifoso irpino ha fatto le carte alla sua squadra del cuore. Secondo D'Aliasi raggiungere, almeno, la quarta piazza per poi affrontare l'extender play da una posizione migliore è legato tutto alle due trasferte. Contro il Varese saremo alla trentaseiesima
ma quello che conta è la media punti. Cosa dovrà fare l'Avellino per andare in massima serie ? "Mancano nove partite alla fine della stagione ed in sette la squadra dovrà tirare fuori tutta la grinta necessaria per regalarci un sogno". Visto cosa successe l'anno scorso cosa deve fare la società per evitare un finale cosi disastroso ? Servirà una società forte che non si faccia trovare impreparata. Si, infatti lo scorso anno perdemmo cinque dei sei punti disponibili tra Castellamare e Padova, due trasferte nelle quali di poteva vincere". Chiaro il riferimento a Varese e Brescia che seocndo Felice D'Aliasi quando le affronterà l'Avellino non dovrebbero creare problemi per la loro deficitaria posizione di classifica che li vedrà con molta probabilità fuori dai giochi.
Michele Pisani
Il campionato cadetto
D’Aliasi fa le carte al suo Avellino 14
Il fatto
Il Paese degli indignati 15 Comincio con una domanda alla quale spero di dare una risposta alla fine di quest’articolo e alla quale invito tutti i gentili lettori a riflettere: ma il problema del calcio italiano è davvero rappresentato dagli ultras? Andiamo con ordine e ricostruiamo il tutto: il weekend calcistico-pasquale è stato incentrato sui “fatti di Catania” che avrebbero coinvolto tifosi dell’Avellino e gli striscioni esposti in Roma-Napoli. In un’intervista comparsa sul nostro sito, ad opera del nostro Mariano Messinese, Marcel Vulpis, noto volto televisivo ed esperto di economia legata allo sport, protagonista in uno “scambio di opinioni”, in quel di Sportitalia, con un “capo” del tifo organizzato irpino, sosteneva (riassumo per motivi di brevitas) che bisognerebbe cancellare i gruppi ultras, sbandierando (ancora!!!) il famigerato “modello inglese”. Mi sa che non tutti, anzi quasi nessuno, quelli che parlano di modello inglese ce lo abbiano ben chiaro in testa. Si racconta la favola che gli hooligans non esistono più, strangolati dalle spire della Thatcher: il che è vero come la storia dell’asino che vola. Nella terra d’Albione, e non solo lì (vedi i tifosi del Feyenoord a Roma e sospensione del campionato greco), il movimento ultras esiste ed è ben lontano dall’essere estirpato; solo che le loro “imprese” non sono a favore delle telecamere dei grandi network. Già perché chiunque mastichi un po’ di calcio inglese sa, e lo sa bene, che gli hooligans, pur non essendo numericamente e “organizzativamente” quelli che sconvolsero l’intera Europa negli anni ’80, sono sempre lì a darsele di santa ragione in nome di un ideale che vede nel calcio il loro completamento. Mi si potrebbe obiettare che almeno lì gli stadi sono sicuri, a misura di famigliola che a un pic-nic ad Hyde Park preferisce la partita dell’Arsenal; peccato però che per entrare in uno stadio inglese bisogna avere il 740 di un alto borghese. Lì le curve non più sono i “settori popolari” di un tempo e se gli stadi sono pieni è a causa di tre fattori che in Italia, al momento, sono un miraggio: bel gioco, invasività delle pay-tv ridotta al minimo, e stadi confortevoli e all’avanguardia. Tutte cose che nel nostro bel (?) paese ce le possiamo soltanto sognare. Il primo problema, paradossalmente, è quello più facilmente risolvibile: basterebbe cambiare mentalità, giocare a ritmi più alti, europei appunto, ed il gioco è fatto. Per gli altri due, vi rinvio alle kalende greche. Noi siamo il paese dei campionati-spezzatino nientemeno che in Lega Pro con partite in orari impensabili: la ratio di questa decisione presentata come “storica” dai vertici della lega di terza
serie, in realtà una puerile scusa, che ha finito con l’impoverire un campionato che aveva lo stesso fascino di Sandra Milo struccata, è stata che in questo modo i tifosi potevano seguire tutte le partite del loro girone. Giusto. A chi non interessa un Giana Erminio – AlbinoLeffe o un San Marino – Santarcangelo o un LUPA Roma – Paganese, magari alle undici di una domenica mattina o alle nove di un sabato sera? Oltre a quest’esempio: il Parma che in serie A è fallito a campionato in corso nonostante i controlli di Co.Vi.So.C e compagnia bella? E le prescrizioni che passano per assoluzioni? E le varie Scommessopoli? E Lotito che si permette di dire che sarebbe meglio che certe squadre non salgano in A? E Optì Pobà, ce lo siamo dimenticati? Giunti a questo punto, per rispondere alla domanda che ci siamo posti all’inizio, non è che si vuole colpire una categoria per distogliere lo sguardo da altre e ben più nefande schifezze? Giusto o sbagliato che possa sembrare l’ultras fa l’ultras, il suo “mestiere”: certo si potrebbe obiettare che in alcuni casi non c’è più un ideale, per quanto discutibile, a far da base al tutto ma una sorta di interessi economici gestiti da una mini-impresa o, peggio, da comportamenti simil associazione a delinquere. Ma quei dirigenti che hanno ucciso il calcio, che gestiscono i soldi delle pay-tv per ingrossare
Il fatto
Il Paese degli indignati le tasche delle solite quattro/cinque “grandi” del nostro calcio, quelli che si cuciono sulle maglie scudetti “a tavolino” e poi non rinunciano alla prescrizione, quelli che scambiano una prescrizione per un’assoluzione? Queste persone, che hanno realmente in mano le sorti del calcio, non sono davvero loro i “mostri” da combattere e da emarginare? Dove sono le tanto sbandierate riforme invocate da Tavecchio e dai suoi amichetti di merenda? Ci si indigna per degli striscioni, obiettivamente insulsi e fuori luogo, ma nessuno ci spiega perché chi scrive quegli striscioni sia sempre lì e soprattutto come e perché, quelle strisce di panno, siano entrate in uno stadio. Forse perché le mente che li ha ideati e messi in pratica è la stessa che guida la mano a mettere una “x” affinché qualcun’altro, cioè colui che dovrebbe reprimere, possa sedere su comode e ben retribuite poltrone? Davvero è
e pathos, dall’altra parte; non so se Ciro è stato davvero un eroe, preferisco attendere i resoconti della magistratura. Odio gli slogan, soprattutto quando sono scanditi in “certe situazioni” e da persone che magari salgono sul palco per recitare una tragedia che non gli appartiene. L’unica cosa vera e certa, in tutta questa spiacevole storia, tra pseudo-ultras e pseudo-moralizzatori, avvocati rampanti e attori da sceneggiata, è solo la ferma e ammirevole dignità della signora Antonella Leardi, una donna di Scampia che nonostante l’immenso dolore per la perdita di un figlio (e in che modo) non ha mai chiesto vendetta; una Signora (con la S maiuscola) che ha sempre e solo parlato di perdono e aperto le porte anche a quei “quattro” che oggi inneggiano all’assassino di suo figlio. Una donna che, grazie all’aiuto di una fede im-
quella la “mentalità ultras”, quella di cui si parla in tutte le curve del mondo e all’ombra della quale si è cresciuti quando da piccoli imberbi si cominciava a frequentare gli stadi? No, non credo proprio. Essere ultras è altra cosa, essere ultras, con tutte le contraddizioni del caso, non è scrivere baggianate del genere o uccidere altri tifosi. Ma noi siamo il paese degli indignati, del vorrei ma non posso, del momentaneo stupore, del facile perbenismo. La comunità napoletana si indigna, giustamente; un po’ più velatamente si indigna l’intera opinione pubblica nazionale, la stessa che siede sulle poltrone da Barbara D’Urso. “Ciro è un eroe” si risponde, con la classica enfasi
mensa, ha mostrato una forza inimmaginabile e un contegno che devono essere presi ad esempio e mostrati come esempio di dignità umana. A ben pensarci non è difficile immaginare Ciro come un ragazzo onesto, serio, lavoratore, innamorato del calcio e della vita, una persona “normale”! Ma la vera “Wonder Woman” è lei, signora Antonella: un’eroina in mezzo a tanti mostri mitologici.
Vincenzo di Siena
16
Il diploma di...Lauri
Premiare l'impegno, bacchettare gli insufficienti o valutare i risultati? Tanti spunti anche in questo 29° turno di Serie A. E allora diamo i voti ai protagonisti di questa giornata di campionato nella massima serie. VOTO 0: alla Curva Sud romanista. Assolutamente bocciata, possibilmente anche con sospensione (si spera da parte del Giudice Sportivo) la Curva giallorossa, che si rende protagonista di uno striscione deplorevole contro la madre di Ciro Esposito. La signora Leardi è colpevole, a loro dire, di lucrare sulla morte di suo figlio. Deplorevole il pensiero, figurarsi lo striscione. Non bastasse, ecco un "Daniele con noi", riferito a De Santis e vari cori. INCORREGGIBILI VOTO 1: all'INTER. Sulla carta, sarebbe dovuto essere un'impegno agevole per i nerazzurri, a San Siro contro il Parma ultimo in classifica e martoriato da mille problemi societari. Sulla carta, appunto. Perchè l'Inter riesce nell'impresa di essere l'unica squadra a non aver battuto (finora) i ducali in campionato, rendendosi protagonista di una prestazione "molle e caotica", testuali parole di Mancini. DELUSIONE VOTO 2: a Rafa BENITEZ. Il tecnico del Napoli finisce ancora una volta sul banco degli imputati. L'accusa è quella di essere il principale sospettato dell'omicidio delle speranze Champions dei tifosi partenopei. Scelta discutibile quella di tenere in campo un De Guzman poco concreto e togliere dalla mischia il bomber Higuaìn, proprio nel momento cruciale del match. INDIFENDIBILE VOTO 3: all'ATALANTA di Edy REJA. Tre sono anche i punti nelle 4 partite, da quando, in sella ai bergamaschi c'è il fantino goriziano. Piuttosto pochi, visto che, per ora, danno tranquillità. A poco serve la prodezza di Pinilla, la prima sconfitta dell'era Reja lascia gli orobici con il margine esiguo di 4 punti sulla terzultima (Cesena). Margine pericoloso. IN BILICO VOTO 4: a Mobido DIAKITE'. Più che Mobido, il difensore del Cagliari ex Lazio, è sembrato 'morbido'. Non è riuscito quasi mai a fermare l'avversario diretto, in molti casi perdendo la bussola. E' riuscito, peraltro, a rincarare la dose dei suoi errori, facendosi espellere e spalancando, di fatto, le porte della vittoria ai suoi ex compagni. DISASTRO VOTO 5: a Stefano SORRENTINO. L'estremo difensore del Palermo, spesso irreprensibile, incappa nella classica giornata no. Regala il vantaggio al Milan: una
sua insicurezza innesca, infatti, la carambola che porta al gol fortunoso di Cerci. Da lì, evidentemente intimorito, non riesce a dirigere la difesa come suo solito. LUNA STORTA VOTO 6: a Andi LILA. La tentazione di tirare del tutto i remi in barca deve essere stata forte. Portato a Parma dalla cordata di Taçi, l'albanese non ha battuto ciglio nemmeno quando i connazionali si sono rivelati un flop. Tanto lavoro in mediana e già due gol in Serie A. Una delle (poche) note positive di questo Parma. GUERRIERO VOTO 7: a Morgan DE SANCTIS. Il 'pirata' Morgan ha deciso di esporre la Jolly Roger, la bandiera dei pirati, proprio contro la sua ex squadra, salvando a più riprese la Roma dagli assalti del Napoli. Da grande bucaniere ha neutralizzato (aiutato dall'imprecisione sotto porta dei partenopei) le velleità di rimonta azzurre, almeno per ora. JACK SPARROW VOTO 8: ai "vecchietti" TONI e BRIENZA. A dispetto della carta d'identità, i due veterani danno spettacolo al Bentegodi. Il lungagnone dell'Hellas realizza una doppietta, portando i suoi sul 3-0 e arrivando a quota 15 nella classifica marcatori. Il fantasista del Cesena è il condottiero della rimonta con una pennellata straordinaria su punizione e l'assist del definitivo 3-3. SEMPREVERDI VOTO 9: a Baldè KEITA. Un servizio de Le Iene ha smascherato la sua passione per la velocità ( e per le Lamborghini). Ma al giovane talento laziale piace andare al massimo anche in campo. Entra e fa praticamente ammattire i difensori del Cagliari di Zeman, spostando gli equilibri della partita e procurandosi due rigori (di cui Biglia ne trasforma solo uno). GALLARDO VOTO 10: a Mohamed SALAH. Non ci sono più aggettivi per la facilità nell'esser decisivo del colpo di gennaio della Fiorentina. Diamanti aveva sbloccato con un gran destro a giro, ma l'egiziano col suo slalom vincente e conseguente gol, che vale il settimo centro stagionale (gol in tutte le competizioni), ha impreziosito la serata piovosa del Franchi con l'ennesima magia. SALAH-GODULA
VALERIO LAURI
Il diploma di...Lauri
Salah-godula, il 'Gallardo' Keita e il 'Morbido' Diakitè 17
Garcia cambia strumento e suona il Pjanic. Ma il Napoli meritava molto di più. Anche il pareggio stava stretto a Benitez. E la taglia XXL del tecnico spagnolo non c'entra niente stavolta. Non era rigore il fallo di Mano...las.
Vorresti essere un giocatore dell'Inter per evitare il pranzo di Pasqua con i parenti? Pensi che l'unico modo per RIALZARE l'Italia sia quello di dare il Viagra a Renzi? Credi che il telefilm "Un posto al sole" debba essere interpretato da Carlo Conti? Non ti preoccupare, per te c'è la RASOIATA, la rubrica più intransigente di Gesù nel Tempio.
Certo che Mancini proprio deve odiare il pranzo di Pasqua con i parenti. Pur di scappottarsela ha deciso di 1-1 pareggiare contro il derelitto Parma e inventarsi il ritiro punitivo nel giorno di festa. Anche se i complottisti avanzano ipotesi un'altra suggestiva: il pareggio contro l'ultima in classifica è un chiaro messaggio del ciuffo di Jesi per dire che la stagione dell'Inter è fallita. Proprio come il Parma. Intanto dopo gli scontri diretti contro Cesena e Cagliari, il Milan di Inzaghi Filippo torna a vincere in trasferta su un difficile campo come il Barbera di Palermo. A proposito dei rosanero, ho letto le meravigliose didi chiarazioni Zamparini in cui si vantava di aver consigliato - con effetti miracolosiil Viagra a Cecchi Gori e Sensi. A sto punto ci auguriamo che il p re s i d e nt i s s i m o smerci una pillola blu a Renzi. Ma-
gari con la pillolina riesce a RIALZARE l'Italia. Intanto è stato calcio spettacolo Sassuoloin Chievo. Spettatori paganti una decina. Tutti familiari dei giocatori. Ha vinto il Sassuolo con un rigore, causato da un intervento raffinato di Gambeha che rini leggermente alzato da terra Berardi. Giusto di un 3-4 metri. Dopo infiniti batti e ribatti, sbadigli e sostituzioni, l'ignoranza ha raggiunto picchi vertiginosi, in pratica sui livelli della pagella di Floro Flores. Come se non Paolo bastasse Cannavaro ha aggiunto:” Nel finale dovevamo essere ignoranti”. più Ammazza... Intanto l'Avellino risorge per Pasqua. E Michelone va in vacanza felice per la vittoria contro il Modena. Giovedì sera al termine del match è andato in pizzeria sfoggiando la maglia “Zito e muti” Eh, si, Michelone è proprio incorreggibile.
La Rasoiata
La Rasoiata di Mariano Messinese
18
IL PUNTO SULLA SERIE D
Nel Girone H il campionato si è riaperto grazie alla vittoria del Potenza sul campo della Fidelis Andria e, insieme al Taranto, si riapre la caccia alla Lega Pro. Il Monopoli si abbatte come un ciclone contro la Cavese (4-1), gli uomini di Agovino ancora una volta a mani vuote lontani dal Lamberti, è proprio il caso di dire che il tifo cavese è il 12° uomo in campo. La Sarnese frena la sua imbattibilità che durava da gennaio sarnese, in casa perde contro un ottimo Taranto. Il derby tra Arzanese e Puteolana lo vincono i ragazzi del direttore De Mare, per la Puteolana si fa sempre più notte fonda e ancora una volta dimostra tutte le sue difficoltà realizzative, ottimi tre punti per l’Arzanese trascinati dal rientrante Baratto dopo due gare in panchina, in goal con Figliolia e Roghi. Il Pomigliano ritorna alla vittoria che mancava dal 22 febbraio contro il Grottaglie, fa suo il derby contro l’appagato Gelbison ed alla ripresa del campionato l’aspetta la sfida salvezza contro la Scafatese che con Marcucci batte il San Severo 2-1. Proprio Marcucci, vero trascinatore, stende un blasonato Francavilla solo nei tabellini, ma in campo non pervenuto, come dicevo la Scafatese del trascinatore Marcucci, in inferiorità numerica, 10 contro 11, recupera nei titoli di coda con un rigore da lui procuratosi e poi realizzato (in precedenza aveva mancato un altro rigore sempre da lui procurato), nel recupero serve un cioccolatino per Farriciello che mette in rete. Un elogio va ai volenterosi ragazzi di Scafati che non hanno mai mollato, ma Marcucci nella gara in questione chiamarlo eroico è riduttivo. Nel Girone I si scrive una pagina poco allegra in quello che doveva essere un big match tra Akagras e Torrecuso, è calato il sipario senza che la partita si disputasse. Dopo aver condotto un gran campionato i ragazzi di mister Dellisanti non si sono presentati in Sicilia e questo sicuramente non per volere del tecnico e di giocatori, arrivare secondi oppure terzi non è una vergogna. Una pagina triste in un girone dove già da tempo aveva mollato l’Orlandina che manda la Juniores in
campo, campionato falsato secondo il mio parere ed ormai vinto meritatamente dall’Akragas di mister Feola. L’Agropoli si abbatte sul Tiger Brolo (4-0). Marcianise ormai in caduta libera perde in casa con il Rende (0-1) ormai lontana parente alla squadra che ci aveva abituato a vedere il direttore D’Anna. La Battipagliese batte una diretta concorrente alla salvezza ovvero il Noto (2- 0) e spera ancora in una salvezza diretta che dista solo quatto punti. Il Sorrento ancora una volta sconfitto in casa, vince il Neapolis (0-1) in un derby che rimanda i ragazzi di Moxedano nei play-off e nello sconforto i costieri del neo-presidente Damiano Genovese con Renato Cioffi che da le dimissioni dopo solo due gare in cui aveva raccolto un punto. La Frattese delle meraviglie viene travolta in Sicilia dalla Leonfortese (41), in un campionato così ricco di soddisfazioni ci può stare un piccolo incidente di percorso per i frattesi del tecnico Grimaldi e del direttore De Simone.
VINCENZO CELENTANO
Ristorante Stefano a Melito Via C. Colombo 12, 80017 Melito di Napoli
Il punto sulla serie D
Per chi suona la Campana 19
FOOTBALLWEB TV
Trasmissione sportiva
Sito di calcio
Magazine on-line
Le produzioni di Footballweb